Il PonteSettimanale Cattolico dell’Irpinia
ANNO XLI - N°. 36 - euro 0.50Sabato 22 Ottobre 2016
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“Et veritas liberabit vos”
sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino
Il Ponte è il primo settimanale dell’Irpinia
IL MERITO ED IL BISOGNO
SPECIALE pag. 3
“Il merito e il biso-gno”? Le donne gli uo-mini e i giovani diquesto Paese atten-dono disperatamenteche vengano ricono-sciuti i loro meriti e
vengano soddisfatti iloro bisogni. Quindi c’èsolo da augurarsi chequalcuno possa farcela
davvero. Che si chiami Matteo Renzio Pinco pallino, non importa. Il Paeseha un bisogno disperato di nuovi ri-formisti. Ma sempre e solo riformisti.Di populisti, massimalisti, neo nazio-nalisti, settari e giustizialisti via inter-net e rivoluzionari (da salotto e nonsolo) un Paese democratico come ilnostro potrebbe e dovrebbe comin-ciare a farne a meno. C’è un virus chesi annida maligno nelle viscere del si-stema politico italiano, che ha conta-minato la cultura italiana svuotandolaprogressivamente di senso civico,che ha ammorbato sino allo sfini-mento l’opinione pubblica al punto damitridatizzarla, assumendo neltempo forme e modi diversi.
pag. 3
In attesa del REFERENDUM sulle Riforme Costituzionali del 4 Dicembre
INCALZA IL DIBATTITO IN TUTTE LE PROVINCEPER DISCUTERE LE RAGIONI DEL NO E DEL SI
POLITICA
MEDICINA
FISCO pag. 12
pagg. 6 - 7
ALL’INTERNO:
MISSIONI pagg. 4 - 5
pagg. 8 - 9
VANGELO pag. 10
ALTO CALORE
SERVIZI
L'A.D. DE STEFANO
REPLICA
ALLE ACCUSE
DELL'ONOREVOLE
SIBILIA
pag. 7
DomenicoDelle FoglieDirettoreAgensir
Salza Irpina - Inaugurato il Centro “Divina Misericordia”
alla presenza del Vescovo,Monsignor Francesco Marino
pag. 2
RAPPORTO CARITAS
Mario Barbarisi pag. 2
AL SUD GLI ITALIANI
SONO PIU’ POVERI
DEI MIGRANTI
2 22 Ottobre 2016ilPonte
Diocesi
Altro che dati di ripresa economica e di mi-glioramento! Aumenta la miseria e cambiaanche la composizione della povertà, checolpisce di più gli italiani, rispetto agli stra-nieri presenti nel nostro Paese. Peggioranole condizioni al Sud, dei giovani in partico-lare : dall’aggiornamento dei dati contenutinel rapporto CARITAS emerge che al Sudla percentuale di connazionali bisognosi,nella fascia di età giovanile, supera quelladegli immigrati. Ad essere colpite dagli ef-fetti della crisi sono tutte le regioni del Mez-zogiorno: Campania, Calabria, Puglia,Molise, Basilicata, incluse le isole. L’etàmedia di coloro che si sono rivolti ai Centri
di Ascolto è di 44 anni, tra queste le per-sone coniugate sono (dati 2015) il 47,8%,il 26,9% celibi o nubili. I disoccupati rap-presentano nel totale il 60,8%. Le princi-pali richieste di aiuto riguardano: per il76,9% la povertà economica, per57,2% il disagio occupazionale,25,0% problemi abitativi, 13% pro-blemi familiari. A livello nazionale i dati ri-feriscono che i profughi e i richiedenti asiloche si sono rivolti alla Caritas sono staticomplessivamente 7mila e 700 (il 79,2%proveniente dal continente africano).A marzo 2016 le parrocchie italianehanno accolto oltre 3mila persone uti-
lizzando fondi diocesani. Sono dati chedestano preoccupazione e che hanno su-bìto un deciso incremento negli ultimi36mesi. Ciononostante la CARITAS haprovato ripetutamente a spiegare in occa-sione delle presentazioni del Rapporto: unautentico screening proveniente dall’Os-servatorio centrale in cui confluiscono idati raccolti nelle 173 diocesi italiane,tra cui Avellino. Ed è proprio dalla nostradiocesi che, attraverso questo giornale,era stato lanciato, già nel 2014, l’allarmepovertà. Sono infatti aumentate visibil-
mente le richieste di aiuto, la mensa dormi-torio diocesana “monsignor Antonio Forte”,in particolare, ha fatto registrare un incre-mento di “ospiti”, e tra questi è progressi-vamente aumentato il numero di cittadiniitaliani rispetto agli stranieri. Si tratta di undato che ora trova conferma dal RapportoNazionale che accomuna la nostra diocesia tante altre realtà del Mezzogiorno d’Italia.Vogliamo augurarci che le Istituzioni, consenso di responsabilità, incrementino ne-cessariamente la collaborazione e l’impegnoaffinché si riescano a soddisfare le nume-rose emergenze sociali.
RAPPORTO CARITAS
AL SUD GLI ITALIANI SONO PIU’ POVERI DEI MIGRANTI di Mario Barbarisi
Salza Irpina - Inaugurato il Centro “Divina Misericordia”alla presenza del Vescovo, Monsignor Francesco Marino
Domenica scorsa (16 ottobre) il Vescovo Francesco Marino, il parrocoDon Antonio De Feo e il sindaco Gerardo Iandoli hanno inaugurato ilnuovo Centro “Divina Misericordia” nel Comune di Salza Irpina.La struttura, destinata alle attività pastorali, è stata realizzata grazieai fondi dell’8 X 1000, e al contributo della diocesi di Avellino, su unavasta area di terreno donato dall’Amministrazione comunale.Il Vescovo Monsignor Francesco Marino, al termine della cerimoniae della benedizione, a cui hanno partecipato numerosi fedeli e auto-rità, ha ringraziato tutti i presenti, in particolare coloro che hanno resopossibile la realizzazione di un’opera simbolo della generosità e del-l’amore della Chiesa verso le comunità, sempre più bisognose di centridi aggregazione sociale e di formazione. I tempi che viviamo, è statoricordato nel corso dell’evento, sono caratterizzati dall’aumento dellerichieste di aiuto e di sostegno alle famiglie ed è pertanto da conside-rarsi un sommo dono per una comunità parrocchiale e diocesanapoter vantare sul proprio territorio un nuovo presidio utile alla forma-zione, dove praticare attività catechistiche, e azioni di carattere so-ciale, culturale e pastorale.
Fabrizio Gambale
L’opera è stata realizzata con i fondi dell’8X1000
322 Ottobre 2016 ilPonte
Attualità
“Il merito e il bisogno”? Le donne gli uominie i giovani di questo Paese attendono dispe-ratamente che vengano riconosciuti i loromeriti e vengano soddisfatti i loro bisogni.Quindi c’è solo da augurarsi che qualcunopossa farcela davvero. Che si chiami MatteoRenzi o Pinco pallino, non importa. Il Paeseha un bisogno disperato di nuovi riformi-sti. Ma sempre e solo riformisti. Di populisti,massimalisti, neo nazionalisti, settari e giu-stizialisti via internet e rivoluzionari (da sa-lotto e non solo) un Paese democraticocome il nostro potrebbe e dovrebbe comin-ciare a farne a meno. C’è un virus che si an-nida maligno nelle viscere del sistemapolitico italiano, che ha contaminato la cul-tura italiana svuotandola progressivamentedi senso civico, che ha ammorbato sino allosfinimento l’opinione pubblica al punto damitridatizzarla, assumendo nel tempoforme e modi diversi. Chiamatelo oltranzi-smo, estremismo, massimalismo, giustizia-lismo o benaltrismo, il risultato è semprestato uguale a se stesso: la sconfitta del ri-formismo. Non v’è dubbio che, superata laprima stagione irripetibile del riformismosociale e istituzionale a trazione democri-stiana, il riformismo italiano abbia inanellatouna lunga stagione di sconfitte più o menomeritate, più o meno motivate, più o menonecessitate. Anche le leadership riformistehanno subito lo stesso destino, spesso ac-comunate dall’oblio a cui sono destinati glisconfitti. Dalle urne, ma ancor più dagliscandali veri o presunti. Giusto per fare me-moria breve, si sono dichiaratiriformisti Bettino Craxi, Giuliano Amato,Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi, Ro-
mano Prodi, Mario Monti e Matteo Renzi. Piùsinistra che destra, ma questa è la galleriariformista del Paese. Craxi è stato sepoltovivo da Mani Pulite. Amato, Ciampi e Montihanno avuto piuttosto il profilo dei “grandcommis” o degli uomini delle istituzioni e inquesta veste hanno servito la causa rifor-mista, senza però riuscire a incidere sulPaese al quale hanno dato un contributo so-prattutto sul piano del rigore finanziario,pure necessario in un’Italia vittima dellapropria dissipazione economico-finanziaria.Un discorso a parte meritano Berlusconi,Prodi e Renzi.
Il Cavaliere ha ipnotizzato gli italianicon la sua promessa di una “rivolu-zione liberale” che aveva una base ri-formista, ma abbiamo visto come èandata a finire, con il discredito perso-nale e l’azione incessante delle Pro-cure italiane che hanno scatenato unacaccia senza quartiere alla lepre Silvio,che dal canto suo ha offerto tanta ma-teria con i suoi eterni conflitti d’inte-resse oltre che con i suoi discutibilicostumi privati. Lo storico avversario diBerlusconi, Romano Prodi, l’unico capace dibatterlo per ben due volte nelle urne, ha do-vuto arrendersi ai limiti del proprio progettoriformista: regolarmente tradito, dentro efuori del Parlamento dalle forze massimali-ste che ne avevano decretato il successoelettorale, ma non la tenuta governativa. Adimostrazione che le forze riformiste sonocondannate a vincere da sole e perciòhanno il dovere innanzitutto di radicarsi nelPaese reale. Infine c’è Matteo Renzi, l’ultimo
a tentare la scalata più ardua: rilanciare ilPaese con le ricette del riformismo. Si puònon essere d’accordo su nulla con il giovaneleader fiorentino, ma non si può discono-scere che la sua sia una ricetta riformista.
Una proposta che nella lotta politica puòanche comprendere la discutibile prassidella “rottamazione” come espediente re-torico-programmatico al fine di liberarsi diavversari interni più o meno scomodi, madipingerlo come un tiranno è inverosimile.Magari possono non piacere certi suoi vezzipresi in prestito agli avversari (Berlusconiinnanzitutto), ma è indiscutibile che la suaprassi politica sia riformista. La sua ricercadel “nuovo” a tutti i costi può anche suonarestonata in un Paese conservatore, corpora-tivo e bloccato qual è l’Italia, ma ancora nonvediamo nascere altre forme di riformismo.Cioè una nuova idea di Stato, di partito, disocietà, di cultura e di relazione sociale.Quando il presidente del consiglio per spie-gare la manovra economica ha evocato “ilmerito e il bisogno”, abbiamo fatto un saltoall’indietro, al Claudio Martelli del 1982.Un’era geologica per la vita politica. A queltempo Renzi aveva solo sette anni. Oggi luiscopre “il merito e il bisogno”? Vorremmoprenderlo molto sul serio. Perché le donnegli uomini e i giovani di questo Paese atten-dono disperatamente che vengano ricono-sciuti i loro meriti e vengano soddisfatti iloro bisogni. Quindi c’è solo da augurarsiche qualcuno possa farcela davvero. Che sichiami Matteo Renzi o Pinco pallino, non im-porta. Il Paese ha un bisogno disperato dinuovi riformisti, anche in campi politici di-versi dal suo. Ma sempre e solo riformisti.Di populisti, massimalisti, neo nazionalisti,settari e giustizialisti via internet e rivoluzio-nari (da salotto e non solo) un Paese demo-cratico come il nostro potrebbe e dovrebbecominciare a farne a meno. Tutti loro fannoparte dell’anomalia italiana. Cioè di una de-mocrazia occidentale che ha paura del rifor-mismo.
Domenico Delle Foglie
Direttore Agensir
IN attEsa DEl REFERENDUM sUllE RIFoRME CostItUzIoNalI DEl 4 DICEMbRE
IL MERITO ED IL BISOGNO
INCalza Il DIbattItoIN tUttE lE pRovINCE
pER DIsCUtERE lE RagIoNIDEl No E DEl sI
4 22 Ottobre 2016ilPonte
Missioni
I 90 AnnI DI unA CELEBRAzIonE
Domenica 23 ottobre tutta la Chiesa in tuttoil mondo celebra la novantesima GiornataMissionaria Mondiale. Forse pochi saprannoche l’idea di celebrare ogni anno una Gior-nata Missionaria Mondiale nacque dal cuoredi due giovani seminaristi del Seminario diSassari nel 1926, che proposero al loro padrespirituale e al rettore di chiedere al Papa que-sta celebrazione. Fu inviata la proposta alPrefetto della Congregazione de PropagandaFide che la inoltrò al Papa Pio XI, il quale ri-spose accettando la proposta e stabilendo lacelebrazione di una Giornata MissionariaMondiale ogni anno nella penultima dome-nica del mese di ottobre. I nomi dei due se-minaristi: Luigi Chessa, di Bessude (SS) eAntonio Ghisaura, di Ozieri (SS). Tutti e dueentrarono poi nel Pontificio Istituto MissioniEstere (PIME). Padre Chessa fu missionarioin Cina e Padre Ghisaura in India. Nella suavisita a Sassari, il 19 ottobre 1985, Papa sanGiovanni Paolo II nel suo primo discorso pub-blico volle ricordare questo storico evento.
ChIESA MISSIonARIA, TESTIMonEDI MISERICoRDIA
Nel Messaggio per questa novantesima Gior-nata Missionaria Mondiale, che Papa France-sco ha voluto intitolare: Chiesa missionaria,testimone di misericordia, ha legato subito idue eventi: il Giubileo straordinario della Mi-sericordia e la Giornata Missionaria Mondiale:“Il Giubileo Straordinario della Misericordia,che la Chiesa sta vivendo, offre una luce par-ticolare anche alla Giornata Missionaria Mon-diale del 2016: ci invita a guardare allamissione ad gentes come una grande, im-mensa opera di misericordia sia spiritualeche materiale. In effetti, in questa GiornataMissionaria Mondiale, siamo tutti invitati ad“uscire”, come discepoli missionari, ciascunomettendo a servizio i propri talenti, la propria
creatività, la propria saggezza ed esperienzanel portare il messaggio della tenerezza edella compassione di Dio all’intera famigliaumana”. Anzi, per Papa Francesco il mandatomissionario di Gesù alla Chiesa nasce propriodal suo amore misericordioso, come avevagià detto san Giovanni Paolo II: “La miseri-cordia trova la sua manifestazione più alta ecompiuta nel Verbo incarnato. Egli rivela ilvolto del Padre ricco di misericordia, «parladi essa e la spiega con l’uso di similitudini edi parabole, ma soprattutto egli stesso la in-carna e la personifica» (Giovanni Paolo II,
Enc. Dives in misericordia, 2)… La Chiesa perprima, in mezzo all’umanità, è la comunitàche vive della misericordia di Cristo: sempresi sente guardata e scelta da Lui con amoremisericordioso, e da questo amore essa traelo stile del suo mandato, vive di esso e lo faconoscere alle genti in un dialogo rispettosocon ogni cultura e convinzione religiosa”. LaMissione della Chiesa è nell’annunciare atutte le genti la salvezza eterna che il Padreopera nel Figlio donando con lui lo SpiritoSanto. Questa natura missionaria dellaChiesa fonda per ogni battezzato l’obbligo didire a tutti ciò che è stato detto e fatto a lui.Papa Francesco precisa anche le modalitàche la missione esprime oggi per essere rea-lizzata compiutamente: “Accanto all’operaevangelizzatrice e sacramentale dei missio-nari, le donne e le famiglie comprendono
spesso più adeguatamente i problemi dellagente e sanno affrontarli in modo opportunoe talvolta inedito: nel prendersi cura dellavita, con una spiccata attenzione alle per-sone più che alle strutture e mettendo ingioco ogni risorsa umana e spirituale nel co-struire armonia, relazioni, pace, solidarietà,dialogo, collaborazione e fraternità, sia nel-l’ambito dei rapporti interpersonali sia inquello più ampio della vita sociale e culturalee in particolare della cura dei poveri”.
IL PAPA PRIMo MISSIonARIo
Papa Francesco prima di insegnare le coseagli altri le realizza e lo dice. Parlando di sestesso e della missione della Chiesa ha scrittonella sua prima Esortazione Apostolica LaEvangelii Gaudium: “La missione al cuore delpopolo non è una parte della mia vita, o unornamento che mi posso togliere, non èun’appendice, o un momento tra i tanti del-l’esistenza. È qualcosa che non posso sradi-care dal mio essere se non vogliodistruggermi» (273). La prova è il suo conti-nuo uscire per raggiungere le periferie geo-grafiche ed esistenziali dell’umanità. Da quinasce pure il suo sogno missionario: “Sognouna scelta missionaria capace di trasformareogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gliorari, il linguaggio e ogni struttura ecclesialediventino un canale adeguato per l’evange-lizzazione del mondo attuale, più che perl’auto-preservazione. La riforma delle strut-ture, che esige la conversione pastorale, sipuò intendere solo in questo senso: fare inmodo che esse diventino tutte più missiona-rie, che la pastorale ordinaria in tutte le sueistanze sia più espansiva e aperta” (La Gioiadel Vangelo, 2).
LA PRIMA MISSIonARIA
La conclusione del Messaggio di Papa Fran-cesco è un riproporre Maria, prima Missiona-ria del Figlio, come “icona sublimedell’umanità redenta, modello missionarioper la Chiesa, perché insegni a tutti, uomini,donne e famiglie, a generare e custodireovunque la presenza viva e misteriosa del Si-gnore Risorto, il quale rinnova e riempie digioiosa misericordia le relazioni tra le per-sone, le culture e i popoli”. Nell’Esortazionecitata l’aveva pregata così: “Stella dellanuova evangelizzazione, aiutaci a risplenderenella testimonianza della comunione, delservizio, della fede ardente e generosa, dellagiustizia e dell’amore verso i poveri, perchéla gioia del Vangelo giunga sino ai confinidella terra e nessuna periferia sia priva dellasua luce”.
P. Giuseppe Buono, PIME
23 ottobre - GIornata MISSIonarIa MondIale
“Il giubileo straordinariodella Misericordia, che la Chiesa stavivendo, offre una luce particolareanche alla giornata Missionaria
Mondiale del 2016: ci invita a guardarealla missione ad gentes come una
grande, immensa opera di misericordiasia spirituale che materiale”
LA MISERICORDIA MISSIONE DELLA CHIESA
522 Ottobre 2016 ilPonte
Missioni
La carità è il tema di questapenultima domenica di ot-tobre dove la Chiesa cele-bra la Giornata MissionariaMondiale che è anchel’evento culmine di questoprezioso tempo di grazia.Siamo arrivati alla celebra-zione della 90esima gior-
nata, che assume un valoreparticolare quest’anno per tuttoquello che la Chiesa sta vivendo grazieal Giubileo Straordinario della Miseri-cordia voluto fortemente da PapaFrancesco. Il titolo diquesta giornata è “Nelnome della miseri-cordia”, con il qualetutte le comunità par-rocchiali sono chiamatea vivere e confrontarsiattraverso la collettanelle S. Messe di que-sto giorno. Le PontificieOpere Missionarie cer-cano di coinvolgeretutti nella costruzionedi una umanità fraternavalorizzando ogni gestodi solidarietà, un gestocostituito dalle offertedei fedeli di tutto ilmondo, grazie al qualeogni anno si provvedealle necessità delleChiese più bisognose. nel messaggio perla 90° Giornata Missionaria Mondiale,Papa Francesco scrive: “Il GiubileoStraordinario della Misericordia che laChiesa sta vivendo, offre una luce partico-lare anche alla Giornata Missionaria Mon-diale perché ci invita a guardare allamissione ad gentes come una grande e im-mensa opera di misericordia, sia spiritualeche materiale. In questa giornata siamo
tutti invitati ad “uscire”, come discepolimissionari, ciascuno mettendo a servizio ipropri talenti, la propria creatività, la pro-pria saggezza ed esperienza, nel portare ilmessaggio della tenerezza e della compas-sione di Dio all’intera famiglia umana”.Questa giornata è nata 90 anni fa su sug-gerimento all’opera della Propagazionedella Fede da parte del circolo missio-nario del seminario di Sassari, chepropose al Papa Pio XI di indire unagiornata annuale a favore dell’attivitàmissionaria della Chiesa universale. Larichiesta fu accolta con entusiasmo dal
Papa e lo stesso annofu celebrata la primagiornata, stabilendoanche che ciò avve-nisse ogni penultimadomenica di ottobre.Fu sul finire degli annisessanta che ebbe unrichiamo forte in tutto ilmondo grazie al BeatoPaolo VI, che esortò icristiani a rendere lagiornata missionaria“espressione di un’evan-gelizzazione perma-nente e al passo delcambiamento della no-stra società”, racco-mandando preghiere esacrifici quotidiani, inmodo che la celebra-
zione di questa giornata fosse frutto di unimpegno missionario costante da parte ditutti i battezzati. Ognuno di noi, secondo leproprie disponibilità, deve sostenerel’azione missionaria, non solo nei diversicontinenti ma anche vicino a noi con la pre-ghiera e aggiungendo una raccolta di fondida destinare alle comunità più povere peresprimere la volontà di essere veramentefigli di Dio. Le offerte pervenute alle Ponti-
ficie Opere Missionarie vengono ripartiteadeguatamente tra le giovani Chiese dimissione, secondo i bisogni di ciascuna, ri-spondono alle esigenze primarie dell’evan-gelizzazione senza trascurare lapromozione umana e lo sviluppo, impe-gnandosi a sostenere gli studi ai seminari-sti, costruendo e mantenendo seminari,cappelle e aule per la catechesi e le attivitàpastorali. Assicurano l’assistenza sanitaria,l’educazione scolastica e la formazione cri-stiana ai bambini. Sovvenzionano radio, te-levisioni e stampa cattolica locale;forniscono mezzi di locomozione ai missio-nari.
ottobre MISSIonarIo - “GIornata MISSIonarIa MondIale”
PasqualeDe Feo
siamo tutti invitatiad “uscire”, come
discepoli missionari,ciascuno mettendo a
servizio i propri talenti,la propria creatività,la propria saggezza
ed esperienza, nel portareil messaggio
della tenerezza e dellacompassione di Dio
all’intera famiglia umana”.
La carità è il tema di questapenultima domenica di ottobre
dove la Chiesa celebra laGiornata Missionaria Mondialeche è anche l’evento culmine diquesto prezioso tempo di grazia.
NEL NOME DELLA MISERICORDIA
6 22 Ottobre 2016ilPonte
Politica
la RIDUzIoNE DEllE spEsE è stato UNo slogaN, Così CoME l’abolIzIoNEDEI pRIvIlEgI DElla Casta. aNChE sE sapEvo bENE ChE ERa UN’IMpREsa
IMpossIbIlE, ChE I sUoI stEssI aMICI NoN l’avREbbERo pERMEssa!
INTERVISTA ALLA POLITICA
L’ottimismo della “signora” misorprese. Pensai: ne ha viste ditutti i colori, ha conosciuto ipersonaggi più squallidi cheriescono ad intrufolarsi neipartiti, probabilmente, è statadelusa da tanti politici ai qualiaveva concesso la sua stima,eppure, era ancora tanto fidu-
ciosa. Perciò, mi lasciai tentare dalla do-manda: Quindi, Lei non è tra i rosiconiche fanno tanto arrabbiare il nostroPresidente del Consiglio? A propositodi Renzi, cosa mi può dire?Il suo sguardo espresse subito un disap-punto. Capii che ero venuto meno alla pro-messa e precisai: non le chiedo ungiudizio personale, mi interessa unasua valutazione politica!“E’ un po’ difficile, non le pare? Ricorda cosadiceva Nenni?: ”Le idee camminanosulle gambe degli uomini”! Lei vorrebbeche io parlassi delle idee senza occuparmidi chi le ha proposte e, in qualche caso, rea-lizzate. Veda, quando “il fiorentino” è ap-parso sulla scena politica io mi sonoemozionata come non mi succedeva daanni. L’idea della rottamazione della classedirigente, lo sguardo volto al futuro, una vi-sione nuova della società italiana e dei suoiproblemi e la promessa di risolverli con ini-ziative concrete, tutte cose da far accappo-nare la pelle. L’Italia sembrava disposta adabbandonare “il nulla” che aveva dominatola scena e pronta ad una svolta epocale”.Anch’io ho provato gli stessi senti-menti.“Mi lasci continuare. Quando, prima, le hodescritto le buone qualità dell’uomo politico(senso dell’ascolto, senso degli insiemi esenso della prospettiva) pensavo anche acome Renzi era riuscito, nelle prime appa-rizioni, ad interpretare il suo ruolo. Le sueproposte di rinnovamento nascevano, pro-prio, da una “speciale” capacità di ascoltodei cittadini: dei loro sogni e delle loro spe-ranze e, se vuole, anche della loro rabbia!Mi entusiasmò l’idea di eliminare glisprechi, di ridurre i privilegi, di lottarela burocrazia e di riformare la scuola,la giustizia, il mercato del lavoro, met-tendosi contro tutti coloro (i sindacati,ad esempio) che erano espressione diuna mentalità che non vuole morire!Per la prima volta si facevano proposte diriforma che tenevano in considerazione tuttigli aspetti del nostro vivere sociale (il sensodegli insiemi): la riforma del lavoro che di-
ventava anche una riforma “fiscale”; la ri-forma della scuola che era anche occasioneper dare lavoro stabile a migliaia di precarie così via! Infine, lo sguardo volto al futuroche i giovani hanno naturalmente, insiemealla capacità di capire edutilizzare le nuove tec-nologie!”Quindi Lei è unafan di Renzi,scommetto che loha anche votato?“L’ho votato, alle pri-marie del PD edanche alle Europee.Non so se lo rivotereiancora”.Perché, cosa ècambiato in cosìpoco tempo?“Non saprei dirle sesono più delusa chepreoccupata. Mi hadeluso il parziale tradi-mento delle promesse:la riduzione delle spese è stato uno slogan,così come l’abolizione dei privilegi dellacasta. Anche se sapevo bene che era un’im-presa impossibile, che i suoi stessi amici nonl’avrebbero permessa! Il rinnovamentodella classe dirigente si è ridotto a pochipersonaggi “invadenti ed ostili”: in periferiatutto è rimasto drammaticamente uguale alpassato! Ma la cosa che più mi ha infastiditoè stata l’abitudine alla spettacolarizzazione!Ecco, io apprezzo i politici che sanno comu-nicare con i cittadini, quelli che sanno ascol-tare e che sanno dare risposte concrete:che sanno dialogare, cioè! Mi stizzisconoquelli che sembrano strumentalizzare tutto:l’inaugurazione di una scuola o di un repartoospedaliero piuttosto che una vittoria spor-tiva o un successo artistico di personaggiitaliani.
Ma a volte serve. non dimentichi chegli avversari sono pronti a gravare sulgoverno anche le responsabilità delpassato. Pensi ai politici schierati per ilno: nella loro lunga carriera si sono la-mentati per le difficoltà a governare ilPaese ma non hanno fatto nulla perrendere più efficiente il sistema istitu-zionale. Ed oggi si oppongono a chiqualcosa l’ha fatta!“Allora lei è a favore della riforma costitu-zionale? Guardi, in qualche modo anche ilmio è un giudizio positivo. Mi permetta,però, di segnalarle un aforisma, tratto dal-l’ultimo libro che ho letto, “Avrò cura di te”di Gramellini e Gamberale: “Il vero rivo-luzionario parte dall’accettazione dellarealtà per cambiarla con l’esempio!”.Mi spiego: chi vuole cambiare gli altri, chi
vuole innovare nella casa co-mune, dovrebbe, innan-
zitutto, cambiare séstesso, cominciandoad innovare in casapropria. Diversa-mente non è credibile,appare più un imboni-tore o un ciarlatanoche un rivoluzionariovero! Sta qui la dif-ferenza tra i mae-stri e i testimoni! Ilvero problema dellariforma è che essa èaffidata ad una classedirigente immutata.Pensi all’elezione di 74(dei 100) senatori,
fatta da (e tra) i consi-glieri regionali e non diretta-
mente dai cittadini, per capire dove è ilrischio! Provi a pensare al “mercato dellevacche” che si è verificato per l’elezione deiconsiglieri provinciali dopo la semi-aboli-zione delle province e non potrà che essered’accordo con me! Però, voglio rassicu-rarla: voterò Si! Perché è l’unico modoper dimostrare che un cambiamento èpossibile. E perché i miglioramenti sa-ranno più facili, se vince il Si. Se vinconogli altri la palude ingoierà tutti: i partiti,i loro dirigenti ed i loro egoismi e pro-babilmente anche le speranze di cam-biamento!”.
(continua nel prossimo numero)[email protected]
MicheleCriscuoli
L’Italia
sembrava disposta
ad abbandonare
“il nulla” che aveva
dominato la scena
e pronta ad una
svolta epocale”
722 Ottobre 2016 ilPonte
Politica
Un bando in fase di pubblica-zione del Cosip, la centraleacquisti della Pubblica Ammini-strazione, controllata dal Mini-stero dell’Economia, prevedel’arrivo di 5000 auto in lea-sing per le forze dell’or-dine. Noleggiarle costerà 200
milioni, oltre il doppio circa, rispettoa quanto spenderebbe lo Stato se vo-lesse acquistarle. La spesa sarebbe ra-teizzata per la durata di 10 anni.Il numero delle auto da noleggiare èstabilito dalla Presidenza del Consigliodopo le consultazioni con i Ministri del-l’Interno, dellaGiustizia e della Difesa.Le auto noleggiate, secondo fonti dei sin-dacati di Polizia, saranno blindate e condotazioni interne di Polizia. Fino ad oggi lesuddette vetture venivano prese diret-tamente in affitto dai reparti dell’élitedell’Arma dei Carabinieri, dal DAP (Di-
partimento dell’Amministrazione Peniten-ziaria) e da alcune Questure delle cittàpiù importanti. Alcuni noleggi nonerano sufficientemente motivati. Perporre fine al leasing selvaggio che per
anni ha assorbito diversi milioni disoldi pubblici, Palazzo Chigi si è ri-volto al Cosip, chiedendo il suo inter-vento per evitare sperpero di denaro.
LE AUTO DELLA POLIZIA COSTANO IL DOPPIO LA SPENDING REVIEW PREVEDE SOLO IL LEASING
AlfonsoSantoli
L’Alto Calore, con una nota, a firma dell’Amministratore Delegato,(che pubblichiamo integralmente) interviene per “precisare” e chia-rire i contenuti di quanto scritto dal deputato 5 Stelle, Onorevole Si-bilia, che aveva avuto un’ampia diffusione in rete senza, tuttavia, chei diretti interessati avessero potuto smentire le accuse ivi contenute.Dal tono usato sembra quasi che De Stefano se la prenda con il no-stro settimanale, che ha scelto di pubblicare la notizia scritta dal-l'Onorevole Sibilia, che è presente tuttora sui siti internet, senza chela stessa fosse smentita o precisata. La scelta di pubblicarla dimostra, appieno, a nostro avviso, “utilità edopportunità”: proprio perché ha permesso alle persone, società e/oistituzioni chiamate in causa da Sibilia di smentire, chiarire e pre-
cisare tutte le eventuali falsità contenute nella nota. Prendiamo atto della notizia, indiretta, di iniziative giudiziarie intraprese dai soggetti privati citati in unanota e soprattutto siamo lieti di poter offrire ai cittadini irpini (nostri lettori) la conferma dell’im-portante operazione societaria in corso, attinente al processo aggregativo in atto con Acque-dotto Pugliese e Gesesa Spa.
L’A. D. DI ALTO CALORE SERVIZI, DE STEFANO, REPLICA ALLE ACCUSE DELL'ONOREVOLE SIBILIA
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Con riferimento all’articolo pubblicato sull’edizione de “Il Ponte” dell’8 ottobre 2016, si precisa:a) Nel generale si afferma l’infondatezza delle dichiarazioni rese dall’Onorevole Carlo Sibilia, che non hannoavuto alcun rilievo sugli organi di stampa locali, sia cartacei che online, e, comunque, riportate in risalto, ein modo inopportuno dal vostro settimanale. Si stigmatizza, in particolare, l’associazione tra un’importanteoperazione societaria in corso e uomini e fatti assolutamente non attinenti al processo aggregativo con Ac-
quedotto Pugliese SpA e Gesesa SpA;b) Nello specifico si rende noto che i soggetti impropriamente citati, per i fatti ad essiricondotti o attribuiti, hanno intrapreso le iniziative giudiziarie a tutela della loro reputazione, dignità e in-tegrità morale.
Firmato
Il Presidente A.D
Dott. Raffaello De StefanoOn. Carlo Sibilia
Corso Europa sede ACS
8 22 Ottobre 2016ilPonte
I greci chiamavano“rheuma” (scorrimento) ildolore e le difficoltà dimovimento dovuto se-condo Ippocrate agli“umori” patologici che
colpivano l’uomo e che mi-gravano da un’articolazione ad un’al-tra. Per questo i reumatismi, con imeccanismi di difficoltà motoria e con ildolore, corrispondevano al concetto ippo-cratico di “flussione” dei cattivi umori,che si impadronivano del corpo quando cisi ammalava e …”scorrevano” da unaparte all’altra della struttura umana. oggile malattie reumatiche sono sempredi più e sempre più complicate e nesoffrono cinque milioni di italiani, con22 milioni di giornate lavorativeperse e con un deficit di tre miliardi dieuro di produttività.Sono numeri vera-mente importanti soprattutto per il costosociale in termini di ricorso alle terapie, airicoveri, alle indagini clinico-strumentali,alla riabilitazione fino all’assistenza domi-ciliare. A fronte di queste situazioni medi-che ed economiche allarmanti, nel nostroPaese non vi è attenzione verso questotipo di patologie, nonostante la loro impor-tanza clinica con il 50% dei pazienti chepresentano disabilità e otto su dieci sonocostretti a convivere con il dolore cronico(al primo posto in Europa). Visto che lemalattie reumatiche sono sottostimate,l’Associazione Italiana che raggruppa gliammalati, ha deciso recentemente di or-ganizzare uno studio osservazionale pertestare la conoscenza di tali malattie tra gliitaliani. ne sono stati scelti a random4.500 con l’età tra i 20 ed i 65 anni esono stati sottoposti ad una serie didomande, le cui risposte hanno dimo-strato che la scelta dei soggetti erastata oculata per il test (non dovevanoessere né medici né infermieri), ma so-
prattutto l’ignoranza totale degli ita-liani sulle malattie reumatiche.La prima domanda su quali fossero le
principali malattie nel campo specifico, il56% ha risposto la lom-balgia. Alla secondadomanda su quantefossero in senso nu-merico hanno rispostoda 10 a 20, in realtàsono 150 ed oltre, tuttediverse una dalle altre enon colpiscono solo laschiena o le articola-zioni, ma anche mu-scoli, tendini, scheletro,ecc. Altra credenza dasfatare è l’età media.Non è vero che colpi-scono solo gli anziani, pur-troppo la maggior parte colpisce giovanisoggetti in piena attività. Non per nientel’artrite reumatoide è caratterizzata ancheper colpire fasce di età molto basse, comepure le malattie sistemiche del connettivo“attaccano” le donne in età fertile. Giustoper fare una chiosa: le malattie reu-matiche più gravi colpiscono proprioi bambini. non è vero che queste pa-tologie sono legate al freddo ed al-l’umidità, come risponde il 32% degliintervistati, che aggiunge anche che
si possono curare rimanendo al caldod’inverno, ed evitando movimenti pe-ricolosi e sforzi di grossa intensità.Abbiamo già accennato alla caratteristica,per lo più, delle malattie reumatiche, cheè rappresentata dall’infiammazione di ar-ticolazioni, tendini, legamenti, ossa, mu-scoli ed altri organi che possono
comunque essere coinvolti. Le più diffusein assoluto sono: l’artrite reumatoide, illupus sistemico, la sclerodermia, laspondiloartrite, la polimiosite e la
dermatomiosite. Altresono classificate tra leconnettiviti (malat-tie del tessuto con-nettivo) ed altreancora tra le ma-lattie infiammato-rie articolari(artriti). Le cause diqueste malattie sonouna combinazione trafattori genetici edambientali. Si puònascere, quindi, con
una predisposizione alloro sviluppo e poi, per
fare un esempio di cause ambientali, esi-stono molti virus che giocano nel determi-nismo delle malattie reumatiche, come ilvirus di Epstein – Barr per lo sviluppodel Lupus Eritematoso Sistemico.Altro aspetto è la maggiore incidenza trala popolazione femminile che ha indotto glistudiosi a cercare negli ormoni un ruolonello sviluppo di queste patologie. Ovvia-mente per combattere le malattie reuma-tiche e rare, al di là della conoscenzadiretta o meno, ci vogliono servizi sanitariefficienti, disponibilità di farmaci efficaci,assistenza integrata e prevenzione, comeabbiamo già detto. Nella prevenzioneentra in gioco uno stile di vita sano, un’ali-mentazione equilibrata, la riduzione deifattori di stress, il riposo e la protezione dairaggi solari. Ci sono poi altre due armi adisposizione: una molto costosa ed effi-cace rappresentata dai farmaci biologici,soprattutto di ultimissima generazione, eduna senza costi ma allo stesso modomolto efficace: una regolare attività fisica,la regina della prevenzione in assoluto, enon solo per le malattie reumatiche.
Gianpaolo
Palumbo
Nella prevenzione
entra in gioco uno
stile di vita sano,
un’alimentazione
equilibrata, la riduzione
dei fattori di stress,
il riposo e la protezione
dai raggi solari
Le malattie reumatiche sono sempre di più e semprepiù complicate e ne soffrono cinque milioni di
italiani, con 22 milioni di giornate lavorative persee con un deficit di tre miliardi di euro di produttività
L’UMIDITA’ ED IL FREDDO NONCAUSANO LE MALATTIE REUMATICHE
Medicina
922 Ottobre 2016 ilPonte
La dermatite da contatto ir-ritativo è una malattia in-fiammatoria della cute che siosserva con una frequenzamolto più alta della derma-tite allergica da contatto inetà pediatrica.L’origine di questa malattianon è dovuta a una reazioneimmunitaria ma è legata a
un danno ai tessuti, di tipo infiammato-rio, provocato da agenti irritanti capaci diledere la barriera epidermica, cioè quellestrutture della pelle (film idrolipidico,strato corneo, membrane dei cheratino-citi), che proteggono il corpo dall’attaccodelle sostanze chimiche dell’ambiente.Le cause della malattia sono sostanzecontenenti principi attivi eccessivamenteaggressivi, dotati cioè di un Ph (acidità obasicità) diverso da quella della cute de-licata del bambino, e di un’elevata reatti-vità chimica (capacità di cedere oacquisire elettroni).Tra tali sostanze c’è l’urea, una sostanzachimica molto usata in cosmetologia e indermatologia, che a basse concentrazioniagisce come un idratante per la cute,mentre a concentrazioni più alte agisceda cheratolitico, scioglie e disgrega glistrati più esterni della barriera idrolipidica.Questa sostanza, e altre simili, anche seapplicate a concentrazioni terapeutiche,
quindi basse, sulla cute già irritata daprecedenti malattie, quali la dermatiteatopica, possono condurre ad un peggio-ramento della sintomatologia del bam-bino. Quindi, quando si è in presenza diun’infiammazione della pelle dei bambinioccorre porre molta attenzione nellascelta della crema o emulsione che sivuole adoperare, in quanto molti farmacipossono condurre ad un peggioramentodella malattia per la loro particolare na-tura chimica. Il consiglio migliore è sem-pre evitare le cure fai da te o consigliate
dal vicino di casa.I detergenti aggressivi sono un’altra pos-sibile causa di dermatiti irritative, quindiper i bambini andranno scelti saponi conacidità e potere emulsificante adeguatoalla cute delicata dei piccoli pazienti, inparticolare in caso di preesistenti malattiequali le malattie esantematiche, l’acne, ladermatite da contatto e l’atopia (già il ri-scontro di tale patologia all’anamnesi fa-miliare deve indurci a un atteggiamentoprudente nella scelta dei farmaci topici).Tra i vari detergenti è meglio evitare il sa-pone di Marsiglia, dotato di un pH par-ticolarmente alcalino, e quelli ad altocontenuto di sodio laurilsolfato, untensioattivo particolarmente aggressivo.Dopo aver adoperato un sapone, semprenella giusta quantità, è opportuno risciac-quare bene la pelle, specie dei neonati,per evitare la protratta permanenza diquesti prodotti chimici sulla cute.La dermatite più frequente in età pedia-trica è la dermatite da pannolino. Questapuò estendersi dall’inguine fino alle nati-che e coinvolgere la radice delle cosce,provocando un bruciore che fa piangere ipiccoli ammalati. È provocata dal perma-nere dell’urina per molto tempo sullacute. Fattori favorenti la comparsa delladermatite sono l’uso di pannolini non distoffa ma sintetici, una frequenza delcambio dei pannolini non corretta e unadetersione esagerata o non adatta allaparticolare fisiologia cutanea dei neonati.Clinicamente le dermatiti da contatto ir-ritativo spesso non appaiono particolar-mente gravi, così che alla visita i genitoririferiscono di aver notato delle macchierosse e secche sulla pelle dei figlioli e diaverle fatte sparire con l’uso di una cremaidratante. Nella fase acuta la pelle si presenta più omeno arrossata, essudante e poi fine-mente desquamante. Le lesioni appaiononelle aree cutanee che sono state in con-tatto con l’agente causale. Se questocontatto viene persistentemente reite-rato, la malattia evolve verso la croniciz-zazione, caratterizzata da un colore menoacceso e da una maggiore desquama-zione.
I piccoli pazienti possono lamentare dauna sensazione generica di fastidio, finoa un bruciore così forte da essere riferitocome dolore.Generalmente non si osservano vescicolee non viene lamentato prurito, e tantocostituisce la base clinica per la diagnosidifferenziale con la dermatite aller-gica da contatto, che verrà completa-mente esclusa con il patch-test, il test per
le allergie della pelle.La terapia si basa sull’uso di creme idra-tanti che nella maggior parte dei casi, dasole, sono risolutive. Nelle forme gravi può essere adoperatol’drocortisone anche in associazione conantimicotici in caso di complicazioni infet-tive (impetiginizzazione), mentre gli an-tibiotici e bene darli per via generale(sciroppi o gocce).
Per saperne di più:
www.allergytherapeutics.it/pub/AreaApprofondimenti/
LA DERMATITE DA CONTATTO IRRITATIVO IN ETà PEDIATRICA
RaffaeleIandoli
Medicina
I detergentiaggressivi sono un’altra
possibile causa didermatiti irritative,
quindi per i bambiniandranno scelti saponi
con acidità e potereemulsificante adeguato
alla cute delicatadei piccoli pazienti
anche una crema idratante può irritarela cute di un bambino atopico.
Evita le cure fai da te e i consigli del vicino di casala cosa più importate nella terapia delle dermatiti
è scegliere la crema idratante adeguata.
10 22 Ottobre 2016ilPonte
Vangelo
il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc
Proprietà diocesi di avellino
Fondazione “opus solidarietatis pax onlus”
editrice “Coop. Il Ponte a r.l.”
direttore responsabile Mario Barbarisi
redazione: Via Pianodardine - 83100 Avellino
fax 0825 610569
Stampa: International Printing - Avellino
registrazione presso il Tribunale di Avellino
del 22 dicembre 1975
Iscrizione al rnS n. 6.444
Iscrizione roC n. 16599
Coperta di un mantello color arancione,
ho incontrato Dio che piangeva per via
Le lacrime scendevano come perle bagnate
e si fissavano nella calda terra assetata.
Passò un tipo vestito alla moda,
ma per Dio neppure uno sguardo;
poi un ricco imbottito di stoffa,
e anche lui allungò il suo passo;
anche un prete socialmente impegnato
non fece caso al pianto di Dio;
così una donna vestita di fiori,
neppure d’uno gesto degnò il Signore.
Solo un bimbo, giocando per via
si fermò dinanzi a Dio che piangeva,
e l’abbracciò, stringendolo al petto
e con una carezza asciugò il suo pianto.
Si fermarono intanto le lacrime di Dio,
e sul suo volto tornò il sereno.
L’abbraccio, la carezza, il bacio d’un bimbo,
e il pianto di un Dio si mutò in dolce sorriso.
le lacrime di Diodi Pierluigi Mirra
LITURGIA DELLA PAROLA: XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
nelle parabole precedenti si chiedevanocose (Lazzaro chiedeva di mangiare, la ve-dova chiedeva giustizia, i 10 lebbrosi chie-devano la guarigione); in questa ilpubblicano chiede la remissione dei suoipeccati, che è la cosa essenziale; la suapreghiera è silenziosa perché sa che il Si-gnore ascolta. Prima ancora, nel capitolo15, Luca aveva raccolto le parabole dellamisericordia (la 99esima pecora, la monetasmarrita, il ritorno del figlio prodigo). Tuttoè unito dal grande tema della fede – in-sieme all’insegnamento sulla preghiera –che mostra il rapporto giusto tra noi e Dio.Al contrario, c’è del demoniaco nell’accusadel fariseo che si esalta aggredendo l’altroche è più povero. Due tipi di fede a con-fronto. Il fariseo è grossolano: parte beneringraziando Dio, ma conclude male perchéattribuisce tutto il merito a se stesso. Il fa-riseo non parla con Dio, ma con se stesso,non ha bisogno di nulla, si percepisce giàsalvato, giustificato. Il pubblicano, invece,tocca il cuore perché, quasi nascosto eumiliato nello sguardo e nel silenzio, con-fessa la propria miseria, non si ritienedegno di niente, ma ha fede nella miseri-cordia di Dio. Il fariseo fa tutto quelloche deve fare, anche più di quanto è ri-chiesto (due digiuni la settimana, invece diuno al mese; paga la decima di quello cheacquista, mentre era riservata al produt-tore). Non rende grazie per il dono di Dio,ma per quello che lui ha fatto per Dio. Il
soggetto della sua preghiera non è Dio, mal’io. La sua è una preghiera atea. Si con-danna alla solitudine nel momento stessoin cui si confronta – giudicandolo! – con ilpubblicano, invece di rapportarsi con Dio.Più che alzare gli occhi al cielo, guarda dal-l’alto in basso chi gli sta accanto/dietro. Ilpubblicano, invece è guardato da Dio per-ché il suo sguardo è verso il basso, perchési sente nulla e bisognoso di perdono. Ilpubblicano fa la sola preghiera efficace:“Signore, io sono niente e tu sei tutto”.Quando si dice “la Chiesa dei poveri”,si afferma che essa lo è non solo perché èla soccorritrice e la madre dei poveri, maprima di tutto perché essa stessa è fatta“di” poveri, dove la miseria è innanzituttola condizione dell’umanità che ha bisognodi essere salvata. Questa è la consapevo-lezza che fa la differenza fra il pubblicano eil fariseo. La preghiera del pubblicano, “ODio, abbi pietà di me peccatore”, è dram-maticamente e straordinariamente con-creta perché egli ha veramente bisogno diessere salvato. Meravigliosa chiusura: ilpeccatore torna a casa sua giustificato, invera comunione con Dio, arricchito daquella povertà che ci mette nelle mani mi-sericordiose del Signore.
Angelo Sceppacerca
Vangelo secondo Luca 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabolaper alcuni che avevano l’intima presunzione di essere
giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare:
uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé:
“O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altriuomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo
pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pagole decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osavanemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva ilpetto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casasua giustificato, perché chiunque si esalta sarà
umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Il pubblicano tornòa casa giustificato,
a differenza del fariseo.
1122 Ottobre 2016 ilPonte
Ecclesia
Carissimi confratelli nel sacerdozio,nel nostro incontro a Salerno (10-11 ot-tobre) abbiamo riflettuto sulla recezionesull’Esortazione apostolica “Amoris lae-titia” nelle nostre comunità. RingraziamoPapa Francesco per questo dono fattoalla Chiesa: il documento offre unagrande opportunità. Anche noi Vescovisiamo coinvolti in un cammino di discer-nimento e ci interroghiamo sulla ricadutadel documento nel vostro ministero.Il documento non dà “ricette” ma aprepercorsi da intraprendere e possibilità dascrutare. Esso richiede una conversionedella nostra pastorale, che consiste neldare maggiore centralità alla personaconcreta e nell’investire tempo e compe-tenze per il suo ascolto e accompagna-mento.Sappiamo che già la pastorale ordinariaassorbe molto del vostro tempo e dellevostre energie. Ora, anche a causa di unainadeguata interpretazione del docu-mento, siete ancora più pressati da tantifedeli che vivono situazioni di relazioni fe-rite, i quali si rivolgono a voi per avere ri-sposte immediate (come, ad esempio,per l’accesso ai sacramenti, l’idoneità dipadrino, ecc.…).Nell’attesa di indicazioni più organiche daparte nostra, vogliamo rivolgervi subito unaparola di orientamento e di sostegno. Voi,infatti, siete “il prossimo più prossimodel Vescovo e il comandamento diamare il prossimo come se stesso co-mincia per noi Vescovi precisamentecon i nostri preti” (Papa Francesco).In primo luogo, vi invitiamo a non proce-dere ad una lettura affrettata e parzialedel documento, ma ad approfondirlo,preferibilmente insieme con gruppi di fa-miglie, con spirito sinodale. Inoltre, è ne-cessario un percorso serio diaccompagnamento delle persone, senzasconti né scorciatoie. Siamo consapevoliche dobbiamo apprendere tutti la difficile“arte dell’accompagnamento e del
discernimento”, per la quale dobbiamoriconoscere che c’è una carenza di forma-zione. Infine, “siamo chiamati a formarele coscienze, non a pretendere di sosti-tuirle” (nr.37).Vogliamo anche richiamare alcuni possi-bili rischi, quali, ad esempio, quello di
procedere in ordine sparso o in modoframmentario, con l’inevitabile conse-guenza di mettere in atto pratiche dif-formi che inducano a separare i sacerdoti,dividendoli in cosiddetti “lassisti” e “ri-goristi”, creando disorientamento tra ifedeli.In questi giorni ci siamo posti alcuni in-terrogativi che vogliamo condividere convoi. Dobbiamo chiederci come è impo-stata la pastorale familiare nelle nostre
diocesi:- c’è una preparazione remota al matri-monio?- Come è strutturata la preparazioneprossima al matrimonio?- Ci si limita a interventi di esperti o, in-vece, è un vero cammino catecumenaleal sacramento?- Come mettere in atto nelle nostre dio-cesi l’accompagnamento di coloro la cuirelazione matrimoniale si è infranta?- Come impostare l’itinerario di discerni-mento che orienta i fedeli alla presa di co-scienza della loro situazione davanti a Dioe alla comunità?- E noi, Vescovi e Presbiteri, siamo pre-parati per il discernimento in questione?- E le persone che vivono le situazioni difragilità sono disponibili a fare un cam-mino di discernimento oppure voglionotutto e subito?- Infine, come discernere quali forme diesclusione attualmente praticate (adesempio, l’incarico di padrino, di catechi-sta, di lettore, ecc..) possano essere su-perate?- E, in generale, come riannunciare labellezza del Vangelo della famiglia?Come Vescovi, ci impegniamo a conti-nuare la riflessione e ad offrire in tempicongrui alcune linee comuni, evitandoche esse diventino una sorta di “prontua-rio” ma siano orientamenti di un cam-mino concreto. Siamo, infatti, consapevoli che è certa-mente opportuno indicare dei criteri maogni pastore non può evitare la fatica deldiscernimento.Cari Presbiteri, facciamo nostro l’invitoche Papa Francesco rivolge alle famigliea conclusione dell’Esortazione: “Cammi-niamo, famiglie, continuiamo a cam-minare! Quello che ci vienepromesso è sempre di più. Non per-diamo la speranza a causa dei nostrilimiti, ma neppure rinunciamo a cer-care la pienezza di amore e di comu-nione che ci è stata promessa”(Nr.325).
I vostri vescovi
lettera aI PreSbIterI delle dIoCeSI della CaMPanIa
La recezIonesuLL’esortazIone
apostoLIca “aMoRIs laEtItIa”
“Non perdiamo lasperanza a causa dei
nostri limiti, ma neppurerinunciamo a cercarela pienezza di amore edi comunione che ci
è stata promessa” (Nr.325).
DOCUMENTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CAMPANA (CEC)
12 22 Ottobre 2016ilPonte
Fisco
Si avvicina la stagione inver-nale e molti progettano dicambiare i vecchi infissiesterni con quelli di più nuovagenerazione per avere, in tal
modo, un maggiore risparmio energe-tico.Ora, alla domanda di quali agevolazioni fiscalisi può usufruire per tali tipi di interventi si ri-sponde nel modo seguente riassumendo lemodalità da seguire per sfruttare detti benefici.Innanzitutto, è il caso di precisare che lasostituzione degli infissi non dà semprediritto alla detrazione prevista per la ri-qualificazione energetica degli edificiesistenti (pari al 65% delle spese soste-nute fino al 31 dicembre 2016, salvo ul-teriori proroghe già di fatto preventivate nellaprossima legge di stabilità). Infatti, in alcunicasi, in assenza dei requisiti, maggior-mente stringenti, per fruire del bonusenergetico, è possibile rientrare nelmeno “esigente” bonus ristrutturazioni(attualmente e fino a fine anno pari al50%, anche qui salvo proroghe, invece dellamisura ordinariamente prevista al 36%).Poiché spetti la detrazione del 65%, è
necessario che i nuovi infissi delimitinoil perimetro del volume riscaldabile (cioè,non sono agevolabili gli infissi di cantine, boxo locali dove non è presente il riscaldamento);rispettino determinati valori di trasmit-tanza termica che sono stati definiti daldecreto 6 gennaio 2010 del Ministrodello Sviluppo Economico. Tuttavia, se taliindici erano già soddisfatti in precedenza, lasemplice sostituzione degli infissi non con-sente di usufruire della detrazione, poiché ilbeneficio è finalizzato ad agevolare interventida cui deriva un risparmio energetico e in talicasi, pertanto, è necessario che, a seguito deilavori, questi valori di trasmittanza si riducanoulteriormente.Quando il bonus spetta, ha puntualiz-zato l’Agenzia delle Entrate, vi rientranoanche le strutture accessorie che hanno
effetto sulla dispersione di calore (peresempio scuri o persiane) o che risultanostrutturalmente accorpate al manufatto(per esempio, cassonetti incorporati neltelaio dell’infisso). Sulla base di quest’ul-tima considerazione, ci si è chiesto se fossepossibile detrarre il 65% anche per la spesasostenuta per le zanzariere incorporate agliinfissi. La stessa Agenzia delle Entrate, inter-pellata in merito, ha fornito risposta negativa,sostenendo che possono beneficiare della de-trazione IRPEF del 65% solo i costi sostenutiper strutture accessorie incorporate nell’in-fisso ma che abbiano lo scopo di migliorarneil rendimento energetico e la resa termica.Pertanto, le zanzariere, pur se incorporate agliinfissi, non possono in generale beneficiaredella detrazione, se le stesse non esercitanonessun effetto sulla dispersione del calore.Dunque, in caso di detraibilità al 65%spettante per i soli infissi, il relativo pa-gamento (non anche quello per le zan-zariere) va effettuato con bonificobancario o postale, dal quale devono ri-sultare: la causale del versamento; il co-dice fiscale di chi usufruiscedell’agevolazione; il numero di partita
IVA o il codice fiscale della ditta che haeseguito la prestazione. Inoltre, occorreacquisire e conservare: il documento dispesa (fattura o ricevuta fiscale) e l’as-severazione rilasciata da un tecnico abi-litato attestante che l’interventorealizzato è conforme ai prescritti requi-siti tecnici; tale asseverazione può es-
sere sostituita da una certificazionedella stessa ditta fornitrice dei beni, cheattesti il rispetto dei medesimi requisiti.Se la sostituzione degli infissi non risultaagevolabile con la detrazione del 65%,è da verificare se l’intervento può invecerientrare tra quelli che danno diritto albonus ristrutturazioni (ora al 50%).A talfine, è necessario che i suoi elementi abbianosagoma, materiali o colori diversi: solo in taleipotesi si parla di manutenzione straordinaria,altrimenti si ricade nella manutenzione ordi-naria, che è detraibile esclusivamente se ri-guarda le parti comuni condominiali, nonanche quando riguarda singole unità immo-biliari: se l’intervento è qualificabile come ma-nutenzione straordinaria, si ritiene che sianoagevolabili anche quelli, collegati, di manu-tenzione ordinaria (come l’istallazione dellezanzariere) che viceversa, se eseguiti da soli,non fruirebbero della detrazione. E’ lastessa Agenzia delle Entrate ad affer-mare che, se le opere di manutenzioneordinaria fanno parte di un interventopiù vasto, l’insieme delle stesse è co-munque ammesso al beneficio.Nel caso in cui non siano presenti le caratte-ristiche per qualificare l’intervento di manu-tenzione straordinaria, vi è ancora un’ulteriorechance per detrarre il 50% di quanto spesoper il nuovi infissi a condizione che con glistessi si consegua, comunque, un risparmioenergetico, senza però raggiungere i valori ri-chiesti per la detrazione del 65% (potrebbeessere il caso, ad esempio, della sostituzionedei balconi e finestre dotati di vetro singolocon altri provvisti di doppio vetro).Anche per fruire del bonus ristruttura-zione il pagamento deve avvenire conbonifico dal quale risulti la causale delversamento e gli altri dati come sopra.All’Agenzia delle Entrate non va inviataalcuna comunicazione: né in caso di“bonus energetico” né in caso di “bonusristrutturazioni” (il decreto sulle sempli-ficazioni fiscali – n. 175 del 2014 – haeliminato l’obbligo di comunicare alFisco gli interventi che proseguono oltreil periodo d’imposta, cioè che vengonoeseguiti a cavallo di due o più anni).
RUBRICA “A TU PER TU CON IL FISCO” a cura di Franco Iannaccone
RISTRUTTURAZIONI: QUALI BONUS PER LA SOSTITUZIONE DEGLI INFISSI
PUo’ CoMPetere, alternatIVaMente,QUello del 65% o del 50%
è il caso di precisare che la sostituzione degli infissinon dà sempre diritto alla detrazione previstaper la riqualificazione energetica degli edifici
esistenti (pari al 65% delle spese sostenute fino al31 dicembre 2016, salvo ulteriori proroghe già di
fatto preventivate nella prossima legge di stabilità)
1322 Ottobre 2016 ilPonte
Rubriche
Avere in mente una precisacanzone, ascoltarla spesso ingiro, canticchiarne il ritornello,ma non poterla ascoltare perconto proprio perché non siconosce né il titolo, né tanto-
meno il gruppo o l’artista che la canta, unasituazione questa in cui è facile incapparema che finalmente risulta risolvibile graziead un’applicazione rapida e facilissima da
usare: Shazam.L’applicazione è disponibile per svariati si-
stemi operativi: Android, ioS, WindowsPhone, BlackBerry, Symbian, Win-dows Mobile, macoS, Windows e con-sente di venire immediatamente aconoscenza del titolo di una canzone, del-l’autore e dell’album nel quale è inserita.Utilizzare Shazam è facilissimo: toccando
il pulsante che comparirà sul display del-l’apparecchio, il microfono incorporato neltelefono cellulare inizierà a raccogliere uncampione dell’audio che si sta ascoltando,per poi creare un’impronta digitale acusticasulla base dello stesso campione, questa
verrà esaminata e confrontata con un da-tabase centrale alla ricerca della somi-glianza. Una volta trovata la somiglianza,sul display dell’utente verranno automati-camente mostrate le informazioni sull’arti-sta, il titolo e il testo della canzone sullosfondo raffigurante il frontespizio dell’albumdi riferimento.Per visualizzare, invece, le ricerche deibrani precedenti, basterà cercare la scher-mata “i miei tag” in alto all’applicazione.Inoltre, con Shazam è possibile condividerei propri tag su Facebook o Twitter, inmodo da tenere informati i propri amici suinostri personali gusti musicali.
PIANETA WEB TREPUNTOZERO a cura di Mirko Bianco
CON SHAZAM LA MUSICANON HA PIU’ MISTERI
Molte sono le persone che si le-gano, per le più svariate ragionidi più agli animali che ai proprisimili; da ciò ne scaturisce unrapporto morboso più da partedei padroni che dagli animalimedesimi, ai quali nulla è vie-tato o quasi. Se consideriamola tenuta dei marciapiedi dellacittà di Avellino non è esage-rato affermare che si inorridi-sce, per l’alternarsi di coloriorganici ai colori del piastrel-lato. Sì, perché i cani, non col-pevoli, lasciano le loroimpronte organiche, i cui pa-droni, molto spesso, non hannola civiltà di pulire o asportare,anche se severe norme dilegge lo impongono. I controllinon sono serrati e non si in-cappa spesso nelle multe cosìcome le circostanze oggettiverichiederebbero. E’ meravi-
glioso avere un cane o ungatto per amico, è straordinariol’affetto e la fedeltà che ricam-biano, ma è altrettanto impor-tante che il padrone o lapadrona sappiano gestirne icomportamenti istintivi, iscrittinelle caratteristiche specifichedella specie e le conseguenzenormali degli stessi. Amare unanimale è tratto di alta sensibi-lità, ma ignorare l’ambiente chelo stesso deturpa (cosa di cuinon è direttamente il colpe-vole) e il non fare nulla daparte dei padroni è un contro-senso.Possedere un animale, al dilà dell’amore, comporta no-tevoli sacrifici, adeguaticomportamenti di salva-guardia ambientale e il ri-spetto delle regole sanitarieimposte dai Comuni.Possedere un animale ri-chiede buon senso e amoreper il decoro della propriacittà, della casa e/o delcondominio in cui si vivecon la bestiola che si ama.Non bisogna inoltre dimenti-care che mancano in città eperiferie comprese dei casso-netti specifici per l’organico ani-male pertanto ne auspichiamol’acquisto e l’installazione daparte del Comune.
L’Angolo del Sociologoa cura di Paolo Matarazzo
Amore per gli animali e... Ambiente...
LA FONTANA DI GRIMOALDO CONOSCIUTA COME FONTANA TECTA
Nei pressi del “MERCATonE” dove scorreil fiume Fenestrelle c’è una vecchia fontanache per secoli è stata uno dei pochi elementiartistici del vecchio borgo dove confluivanoRampa Macello e Rampa S.Antonio Abate;lungo la strada che scende da Corso Um-berto I, sotto la Torre dell’Orologio e poi ri-sale per immettersi subito dopo il Pontedella Ferriera. Questa fontana fu costruita
nel 1057. Fu conosciuta nel 1900 come FonTAnA TECTA (perché le sue acque,a differenza di quelle dei pozzi, erano “coperte” ovvero incanalate). Nel XII secolofu resa accogliente e graziosa dall’artista GRIMoALDo, che apparteneva ad unadelle famiglie più importanti di Avellino. Poiché questa fontana si trovava in unastrada frequentata da molti passeggeri che si recavano verso Salerno o che face-vano ritorno ad Avellino meritava di essere valorizzata: così GRIMoALDo l’abbellìcon pietre scolpite, fregi architettonici, colonne lavorate. Sulla parte superiore dellafontana, prima del terremoto dell’80,esistevano dei quadroni in pietra con figuredi animali scomparse misteriosamente. Questa fontana diventò un luogo moltoimportante per gli abitanti di quel borgo che, con grande piacere si avvicinavanoal suo getto di acqua limpida e fresca. Tantissime donne si recavano a lavare labiancheria, molte sono state le “lavandaie” che con il loro duro lavoro hanno aiu-tato i mariti a crescere la numerosa prole, i pellegrini e i viandanti assetati, i viag-giatori e i trafficanti, ma soprattutto i bambini che rallegravano l’aria con le lorovoci, quando giocavano in strada. Dopo i tumulti della rivoluzione di MASANIELLO,nel 1650 la fontana fu ristrutturata e accanto ad essa venne costruita la chiesa diS.Gennaro e furono costruiti anche due lavatoi. Alla fine del’700, come ci riferisceil Pionati, la fontana e il vecchio borgo furono abbandonati nel completo degrado.Nell’800 fu costruito il macello che aumentò enormemente i disagi. Nel 1843 enel 1878 due tragiche inondazioni interessarono seriamente l’antica fontana. Piùgrave fu l’inondazione del 13 e 14 ottobre 1878 che distrusse molte case, dan-neggiò la chiesa di Sant’Antonio dove si venerava la Madonna della Salette, la cuistatua fu ritrovata dopo alcuni giorni a Molino S.Spirito. La fontana di GRIMOALDOfu sommersa dalle acque, dalle pietre e dai detriti. In seguito fu ristrutturata macon il terremoto dell’80 rischiò di essere completamente abbandonata. Per pochianni siamo riusciti ad ammirarla ma oggi giace lì, da sola, conservando la sua sto-ria,ricca di tante cose ancora da raccontare.
Antonietta urciuoli
14 22 Ottobre 2016ilPonte
Questa Fotografia è stata scattata presso una delle "Gal-lerie" di Corso Vittorio Emanuele II, ad Avellino. Il Corso,lungo circa un chilometro presso cui è possibile ammiraregli edifici più significativi della città, sopravvissuti al sismadell’80, è considerato il "vivace punto di ritrovo" degli Avel-linesi. I cittadini vi si recano numerosi, specialmente neifine settimana, per non rinunciare ad una passeggiata,fare dello shopping nei vari negozi e per assistere a qual-che - seppur sporadico - evento, partecipando così allavita sociale della loro Città.
Corso Vittorio Emanuele II:il “ritrovo” degli Avellinesi
LA SIDIGAS SOFFRE MA VINCE CONTRO PISTOIA
b a S K e t
Sabato scorso, nell’anticipo serale,la SIDIGAS Avellino, nonostante ilmatch in salita fin dall’inizio, ha fattosuo il risultato battendo, al PalDel-Mauro, ThE FLEXX Pistoia con il pun-teggio di 83 a 67.La squadra avellinese è scesa in campoforse poco concentrata e, quindi, ha datospazio alla squadra di Pistoia che ha con-dotto la gara per ben tre frazioni di giocoma, nell’ultimo quarto, la SIDIGAS, con unareazione rabbiosa e con un finale travol-gente, è riuscita a sovvertire il risultato aproprio favore.Il trascinatore per i biancoverdi è statosenz’altro capitan GREEn, che ha suo-nato la carica trascinando la squadra allaconquista del secondo successo del cam-pionato: 12 i punti realizzati, 7 gli as-sist, 6 le palle recuperate, il tutto peruna valutazione totale di 21.Il migliore in assoluto è stato senzadubbio RAnDoLPh che, per l’assenzaforzata del suo compagno di repartoThoMAS, ha avuto una responsabilitàmaggiore sul parquet che ha esercitatobene, mettendo in risalto tutte le sue capa-cità, ovviamente anche quelle di segnare;è stato, infatti, il miglior realizzatoredella serata con 22 punti. Sulla stessa lunghezza d’onda ancheoBASohAn, che ha fatto vedere dellegiocate di alto livello che hanno mandato invisibilio il pubblico presente.
Buona questa volta la prova di CuSIn,che finalmente si è espresso ai suoi li-velli, grazie anche all’aiuto dei compa-gni di squadra.Anche FESEnKo ha dato il suo gene-roso apporto, questa volta non comepunteggio ma generando una grandequantità di falli da parte degli avversari,mettendoli tutti fuori gioco.Ancora non del tutto brillante la prova diRAGLAnD che, però, nel finale è stato deci-sivo, dapprima al recupero del risultato e, poi,al raggiungimento della vittoria. Tutti gli altriatleti biancoverdi si sono espressi al di sottodella sufficienza.Coach SACRIPAnTI, in conferenzastampa, così ha commentato la gara “èstata una partita molto difficile, sonovenuti fuori tanti limiti ma anche tantipregi. Bisogna dare merito a Pistoiache ha giocato 30 minuti di grande ba-sket e sicuramente non meritava di
perdere di così tanti punti. Il giocatoreche ci ha cambiato, la partita - ha pro-seguito - è stato sicuramente MarquesGreen che nel momento del bisogno èriuscito con i suoi recuperi a spezzareil ritmo offensivo dei biancorossi. Unanota di merito va anche a Marco Cusinche, sotto il nostro canestro, ha chiusoil ferro agli avversari in maniera eccel-lente. Siamo una squadra muscolare -ha concluso - un po’ meno tecnica ri-spetto all’anno scorso ma sono moltocontento di questa vittoria e per comestiamo maturando. Sarebbe bellis-simo, in futuro, vedere il palazzettoesaurito come nei play-off. Stasera,nel momento del bisogno, il pubblicobiancoverde ha risposto presente”. La SIDIGAS Avellino domenica dovrà af-frontare la trasferta in quel di Pesarocontro la ConSuLTInVEST dopo aversuperato martedì, in trasferta, la primagara di ChAMPIonS LEAGuE contro lasquadra serba del MEGA LEKS con ilpunteggio di 82 a 70 grazie soprat-tutto ad uno splendido RAGLAnD, topscorer della serata con 25 punti realiz-zati, e a tutti gli altri compagni disquadra che hanno ben figurato nel-l’esordio in campo europeo. Soddi-sfatto di ciò anche coach Sacripanti,che ha dedicato la vittoria ai tifosi alseguito della squadra.
Franco Iannaccone
1522 Ottobre 2016 ilPonte
SAMBuCo - noME SCIEnTIFICo: Sam-bucus nigra, è una pianta della FAMIGLIAdelle Caprifoliacee, che cresce lungo le siepi,nei boschi, nelle campagne. Attenzione a di-stinguere la specie ebulus, simile alla nigra,dai fiori e dai frutti tossici!oRIGInE: Il sambuco nero è presente inItalia fino ai 1.400 s.m.l. e predilige terrenifreschi e fertili, specie se ricchi di azoto; men-tre il sambuco rosso è più comune nelle re-gioni settentrionali ed è diffuso soprattutto frai 1.000 e i 1.800 m di altezza circa, ma arriva
anche ai 2.000 m., perchéè in grado di sopportare letemperature fredde.DESCRIzIonE: La ilfusto della Nigra si pre-senta come un arbusto oun piccolo albero, che puòraggiungere altezze tra icinque ed i dieci metri.L’Ebbio, invece, arriva almassimo ai due metri,
senza ramificarsi. Il primo è legnoso con lacorteccia bruna; il secondo verde e rigido. Lefoglie sono a coppia e si dilatano alla base. Ifiori sono grandi e bianchi: quelli della Nigraraggruppati in ombrelli con sfumature digiallo; mentre le infiorescenze dell’Ebbiohanno forma ovale e tendono al violaceo. Ilfrutto, che matura tra maggio e giugno tal-volta anche insieme ai fiori, è una drupa nera.Quello dell’ebbio è tossico, senza essere peròletale; mentre il frutto della Nigra fa male solo
se non ben maturo o consu-mato crudo. In ogni casonon si può esagerare,anche quando se ne man-gia la pur gradevole mar-mellata.CoMPonEnTI ChIMICI:per la maggior concentra-zione di princìpi attivi si uti-lizzano per lo più i fiori e ifrutti. Ricco di vitamina A,B1, B2, B3, B5 B6 e C, recaanche sambucina, rutina,isoquercitina, astragalina,campferolo, olio essenzialee, nella corteccia, tannino.Nelle foglie sono presentiemulsina, invertina, sam-bunigrina e benaldeide; neifiori, oltre al tannino, anchela colina, la mucillagine,l’acido valerianico e quellotartarico. Infine nei frutti ri-troviamo l’acido citrico, maanche cera, gomma, ace-tato e acido tartarico.uSo InTERno: la droga,cioè l’estratto, può essereutilizzato sia nella formadell’estratto liquido che ditintura madre, per la prepa-
razione di infusi e decotti. Questi ultimi, dabere a bicchieri non molto grandi, possono es-sere realizzati anche con la corteccia, i fiori ele foglie essiccate, per avere effetti diuretici elassativi. Si raccomanda comunque di nonesagerare nel consumo, perché un’assunzioneeccessiva può provocare intossicazione.SToRIA : il termine deriva dal greco “sam-byke”, una specie di flauto fabbricato con irami cavi della pianta. Già Teofrasto ne parlanel suo Aktè, per le sue proprietà medicinali.Secondo la leggenda di sambuco è parte dellaCroce di Cristo e ad un sambuco si impiccòGiuda. I Romani se ne cibavano e, successi-vamente, i suoi fiori furono usati per aroma-tizzare l’aceto e il vino. Nelle credenze popolariaverlo piantato vicino casa attira gli spiritibuoni e allontana i serpenti. Nella medicinapopolare cura l’eccesso di acido urico, l’artritee i foruncoli.
PRoPRIETA’: Foglie, corteccia e fiori, maanche le bacche, contengono una droga dalleproprietà terapeutiche e nutrienti. Le bacchehanno elementi antiossidanti che rinforzano ilsistema immunitario. La droga che se neestrae è consigliata nella cura di raffreddore,tosse, faringiti, bronchiti, riniti, ma anche sti-tichezza, emorroidi, aritmie, infezioni uro-ge-nitali, cistiti, reumatismi, gotta (perché aiutaad eliminare l’acido urico che la causa); fino acoadiuvare nelle dermatiti, nevralgie e pertutto ciò che richiede una depurazione dell’or-ganismo.ConTRoInDICAzIonI: utilizzato in dosimaggiori di quelle consigliate, risulta alta-mente velenoso, a causa della presenza dellasambunigrina. Fiori e foglie, applicati sullapelle, provocano forti irritazioni ed eritemi.
Francesca Tecce
pIaNtE oFFICINalI: Il saMbUCo
PROPRIETA’: Foglie, corteccia e fiori, ma anche lebacche, contengono una droga dalle
proprietà terapeutiche e nutrienti.Le bacche hanno elementi
antiossidanti che rinforzano il sistemaimmunitario. La droga che se ne
estrae è consigliata nella curadi raffreddore, tosse, faringiti,
bronchiti, riniti, ma anche stitichezza,emorroidi, aritmie, infezioni
uro-genitali, cistiti, reumatismi,gotta (perché aiuta ad eliminarel’acido urico che la causa); fino
a coadiuvare nelle dermatiti,nevralgie e per tutto ciò che richiede
una depurazione dell’organismo
Il termine deriva dal greco “sambyke”, una speciedi flauto fabbricato con i rami cavi della pianta.
Già Teofrasto ne parla nel suo Aktè, per le sue proprietàmedicinali. Secondo la leggenda, di sambuco è parte
della Croce di Cristo e ad un sambuco si impiccò Giuda
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