Il monopolio della forza
Stato e antistato
1. Terra e libertà?
Garibaldi in Sicilia: decreti di giugno e dittatura
Contadini e proprietari terrieriLe rivolte locali: 1860-63 (Bronte,
Biancavilla, Adernò, Nissoria ecc)Alla radice: la questione demaniale
La questione demaniale
La Costituzione siciliana del 1812: abolizione della feudalità e trasformazione dei feudi in allodi; abolizione degli usi civici e nascita dei demani comunali
Usurpazioni delle terre demaniali nella prima metà dell’800
La lotta politica locale tra fazioni per la quotizzazzione (divisione) dei terreni demaniali
La censuazione (vendita) delle terre> nobiltà e borghesia dei “galantuomini”, ceti dirigenti locali
Le liste degli “eleggibili” alle cariche amministrative locali (consiglieri comunali, decurioni, sindaci): il nuovo ceto borghese mercantile e delle professioni
Gruppi politici locali e la strumentalizzazione delle proteste contadine contro le usurpazioni
Il desiderio di rivalsa dei contadini nel 1860
Ma non tutti gli “usurpatori” erano filo-borbonici
La delusione per la mancata applicazione dei decreti garibaldini del 2 giugno (che riservavano una parte del demanio a coloro che avevano combattuto contro i Borboni)
I moti dell’estate 1860: Bronte, Biancavilla, Nissoria, Adernò, Centuripe ecc
La strumentalizzazione della lotta politica (filo-borboni contro filo-piemontesi liberali) nell’ambito della questione demaniale
Sbagliate le equazioni: filo-borboni=usurpatori; filo-piemontesi=“comunisti”
Biancavilla
Tra i rivoltosi: Angelo Biondi e Placido Milone> ceto dirigente locale
Angelo Biondi: dalla rivoluzione del ’48 alla restaurazione borbonica sempre al governo; nel ’60 a capo della fazione dei “comunisti” e animatore del Comitato rivoluzionario anti-borbonico
Leonardo Biondi capo del partito avverso formato dalle famiglie degli “usurpatori”: Piccione, Uccellatore, Reina, Rubino, Milone
27 maggio-7 giugno: la rivolta dei “comunisti” favorevoli alla divisione delle terre demaniali; la distruzione delle migliorie; gli omicidi (14)
L’intervento del generale Poulet e la condanna a morte di uno dei capi
Biondi e Milone prosciolti
Nissoria
La famiglia Squillaci La conversione della élite cittadina dai Borboni
ai piemontesi e la nascita del Comitato rivoluzionario
La rivolta dei “comunisti” e la strage (11 morti) A capo della rivolta: Epifanio Mazzocca e
Giuseppe Buscemi, membri del Comitato Gli esecutori: campagnoli, gessari e carbonai
Bronte
La versione verghianaLa rilettura di S. Lupo (Meridiana, n° 2,
1988)La Ducea di NelsonLa privatizzazione delle terreDucali contro “comunisti”Una parte delle élite locale con i
“comunisti” (Saitta, Minissale, Lombardo)
Le migliorie dei ducali e i danni per i brontesi Lo scontro interno al ceto borghese Liberali e democratici Sbagliato collocare “il conflitto paesano feroce
e arcaico nel movimento risorgimentale” Il grido “Viva l’Italia, morte ai cappeddi” che
pure risuonò in quei tragici giorni a Bronte non rappresentava adeguatamente la realtà che era invece più complessa
Il Comitato di liberazione brontese: moderati ducali e leader “comunisti”
Le elezioni per il rinnovo del consiglio civico e la sconfitta di Lombardo
Le 3 compagnie della Guardia nazionaleLa corrispondenza tra Bronte e il
governatore (prefetto) di Catania
La rivolta: 1° agosto 1860
Una risposta tardiva“Armonizzare fra loro le autorità locali”La rivolta travolge lo stesso LombardoStrage (14 omicici) e devastazioneNino Bixio a Bronte (6 agosto)Le condanne a morte (5)Nuove minacceLa versione “piemontese”
La richiesta di giustizia sommariaLa risposta del governatoreI processi: 247 scagionati su 360
processatiTrecastagniLa soluzione della vicenda: le
quotizzazioni del 1862-68 (oltre 100.000 ha)
Borbonici e mazziniani
Disordine socio-politico>La militarizzazione del Sud per combattere l’eterogenea resistenza politica interna (borbonici e mazziniani)
Costruire lo Stato contro i tentativi di farlo morire sul nascere, di disgregarlo, di trasformarlo con la rivoluzione
Diversi scopi ma stessi soggetti: le masse popolari come strumenti della lotta antistatale
La mancanza delle riforme, l’arretratezza economica e sociale, la delusione dei contadini
La necessità del mantenimento dell’ordine
Le tesi di Riall: un tentativo di accentramento fallito
Ma le resistenze delle élites locali furono fortissime
La politica di normalizzazione e di garanzia della pubblica sicurezza
I nostalgici
Le trame cospirative, le sobillazioni, le manifestazioni, i proclami, i contatti con i fuoriusciti a Malta, gli sbarchi di uomini e armi
I comitati borbonici a Catania, Messina, Caltanissetta, Castellammare del Golfo
I rivoluzionari
Garibaldi e il II tentativo su Roma (1862)Lo stato d’assedioAspromonte
Spie e doppiogiochisti: Raeli e le nuove trame borboniche del 1863-1864
Il partito d’Azione: 1864
La saldatura
Trame borboniche e mazziniane (Giuseppe Badia e Saverio Friscia)
1865> Il pugno forte di Gualterio, Medici, Interdonato
La relazione di Gualterio (1865)La presunta normalizzazione> da
Gualterio e Torelli
La rivolta del 7 e 1/2
1866> La leva per la guerra contro l’Austria, la crisi granaria
Torelli prefetto e Di Rudinì sindaco di Palermo
Settembre ’66: la rivolta a PalermoLa perdita di status della cittàIl generale Cadorna e la dura
repressione
La relazione di Ricasoli (pp. 60 sgg)
La debolezza dello StatoL’inaffidabilità dei funzionari stataliL’incomprensione delle particolarità localiLa responsabilità delle classi dirigenti
comunaliIl ruolo progressivo dei prefettiIl concetto positivo di Stato
Il declassamento di Palermo (vedi relazione di Giuseppe Borsani, p. 64)
La commissione parlamentare del 1867Le soluzioni proposte contro la crisi di
Palermo (p. 67)1867-68: le nuove trame mazziniane1868: la prefettura Medici e le opere
pubbliche
1869: la vittoria dei clericali a PalermoLa politica di Medici: repressione e opere
pubblicheAnni ’70: nuovi tentativi dei mazziniani>
l’arresto di Giuseppe Mazzini (13 agosto 1870)
La breccia di Porta Pia e l’esaurimento della spinta propulsiva mazziniana
1873-75: la prefettura Rasponi e il contrasto tra il prefetto e i magistrati
La proposta di leggi eccezionaliLa sconfitta della Destra in Sicilia nel
1874La commissione d’inchiesta
La nazione armata
14 maggio 1860: la milizia garibaldina (17-50)
18 maggio 1860: Consiglio di guerra2 giugno 1860: la leva obbligatoria per la
milizia popolare4 maggio 1861: atto di nascita
dell’esercito italiano (uno dei pilastri del processo di State e di Nation building)
L’esercito borbonico e quello garibaldino La normalizzazione dei volontari garibaldini L’assorbimento degli ufficiali borbonici La coscrizione a carattere nazionale: il
rimescolamento degli italiani Il sistema di reclutamento: 5-7 anni di ferma
ed esenzioni (la “liberazione” e la “surrogazione”)
La “scuola” dell’esercito: ‘Ntoni Malavoglia
La “guerra civile” contro il brigantaggioLe cause del brigantaggio: rivolta rurale,
desiderio di rivincita, protesta contro la leva e le tasse> la questione meridionale
La commissione d’inchiesta Massari> la forza
La lotta al brigantaggio: 120.000 soldati e 5 anni di guerra
I sottoufficiali borboniciI rapporti dei carabinieri nell’Italia
meridionale (maggio 1862)Il brigantaggio-banditismo siciliano (la
renitenza alla leva e la mafia)
Gli stati d’assedio e il contrasto della renitenza
Le incomprensioni e l’ostilità contro il nuovo Stato
La strumentalizzazione dell’odio contro la leva
La relazione anonima al presidente del consiglio del gennaio 1862
I tumulti contro la coscrizione obbligatoria
La risposta dura e i contrasti tra prefetti e giudici (Girgenti)
Govone e la legge Pica contro la renitenza (1863)
Le proteste dei deputati di Sinistra
Sorvegliare e punire
L’unificazione amministrativa: 1861-1865La PS e la legge del 13 novembre 1859L’epurazione delle forze di PS dei vecchi
Stati preunitariIl modello napoleonico: una polizia civile
e una militare (carabinieri)
Le scarse risorse finanziarie e la militarizzazione della polizia
I prefetti e i questori1861: la Direzione generale di PS1863: le Divisioni di PS1864: nuova Direzione1866: Direzione superiore di PS
1865: leggi unificazione amministrativa, anche per la PS
Compiti della PS: prevenzione e controllo
Ammonizione e domicilio coattoI reati perseguiti: contro lo Stato e la PA;
contro l’ordine, la persona e la proprietà
L’ordine pubblico e i nemici dello StatoIl banditismo e il “manutengolismo”Il disordine dopo lo sbarco dei Mille e
l’esigenza di uno Stato per il mantenimento dell’ordine pubblico (la supplica degli abitanti di Ciminna)
La guardia nazionale
La luogotenenza di Montezemolo (dicembre 1860)
Il crollo dello StatoI decreti di Montezemolo (15 dicembre
1860: legge sarda sulla Guardia nazionale)
I problemi: la sfera d’azione della GN limitata al comune
La qualità degli effettivi della GNI militi a cavallo: le origini e la cauzione Le guardie campestri: le collusioni con i
malandriniI reali carabinieri> i carabinieri siciliani
Lo stato preoccupante della PS in SiciliaIl banditismo diffuso, l’impunità, la
collusione degli elementi localiGli abusi della PSLa mafia I provvedimenti eccezionali del 1875 e la
commissione d’inchiesta (1875-76)
Giustizia e potere politico
La magistratura: il modello sabaudo e i magistrati degli Stati pre-unitari
1859-1865: 1.000 nuovi magistratiLa piemontesizzazione e la limitazione
dell’autonomia del potere giudiziarioI poteri del ministro (art. 120 legge 1859)L’unificazione dei codici
L’organizzazione del sistema giudiziario da parte della Destra rispondeva all’esigenza di poter contare su una magistratura affidabile e fedele esecutrice dei provvedimenti per la costruzione dello Stato
Rattazzi e la struttura burocraticaGiudici di mandamento, di appello e di
cassazione (dopo l’uditorato)L’organizzazione gerarchica e piramidaleIl pubblico ministero longa manus del
ministro
La conferma dell’impianto sabaudo con la legge del 1865
Laurea in legge, uditorato, concorso Dopo un anno di uditorato: esame per pretore Dopo tre anni: esame per aggiunto giudiziario Dopo due anni di pratica come aggiunti>
giudici o sostituti procuratori
La limitazione della inamovibilità e il controllo dei magistrati da parte del ministro
Il pubblico ministero controllore dei magistrati per conto del governo
I magistrati come “classe politica”L’organizzazione territoriale: preture,
tribunali, Corti d’Appello e di Cassazione
L’ordinamento giudiziario del Regno delle Due Sicilie: più autonomia
Gran corti civili e criminali La Gran Corte a Palermo La legge del 17 febbraio 1861
sull’ordinamento giudiziario nelle province napoletane: conciliatori, giudici di mandamento (nel 1865 sostituiti dai pretori), tribunali circondariali, Corti di Appello e di Assise
I problemi dell’epurazione e della riorganizzazione del sistema giudiziario in Sicilia
Giudici borbonici e mazzinianiInterdonatoIl garantismo di CarnazzaI contrasti tra le autorità politiche e la
magistratura garantista
La gestione militare dell’ordine pubblico e la magistratura
La nuova politica di Interdonato (1865-66)
L’accordo tra magistratura e autorità politiche, amministrative e militari
I nuovi contrasti alla fine degli anni ’60 (Medici)
1871: la denuncia dell’ex procuratore generale della Corte di Appello di Palermo, Diego Tajani
L’incriminazione del questore AlbaneseL’elezione di Tajani a deputato nel 1874
e la requisitoria in parlamento nel 1876Gli abusi della polizia
Una lettura più complessa dei rapporti politica-magistratura rispetto a quella più semplificata della totale subordinazione della seconda rispetto alla prima
Provvedimenti eccezionali vs eccessivo garantismo
Magistratura e potere localeLe accuse della Sinistra contro la Destra e
la politica giudiziaria della Sinistra
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