Download - Il Fatto Quotidiano del 18 maggio 2013

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Venerdì 24 maggio 2 01 3 – Anno 5 – n° 141 € 1,20 – Arretrati: € 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

I ladri e i Penatidi Marco Travaglio

In perfetta coerenza con la sua missione didepistare i lettori anziché informarli, la gran

parte della stampa titola sul falso scandalo diFilippo Penati che incassa la prescrizione a suainsaputa dopo aver giurato che vi avrebbe ri-nunciato, anziché sul vero scandalo della leggeSeverino, umoristicamente chiamata “anticor-ruzione”, che gli ha regalato la prescrizione an-ticipata. Penati ha lasciato la politica, è tornatoa fare l’insegnante (non osiamo immaginare diquale materia) e, in un paese dove neanche ipolitici rinunciano alla prescrizione di reatigravi, figuriamoci se possiamo pretenderlo daiprivati cittadini. Lo schifo è un altro: la leggebipartisan del governo Monti che “spacchettò”il delitto di concussione, lasciando intatta quel-la “per costrizione” e scorporando quella “perinduzione” (quando il pubblico ufficiale estor-ce denaro al privato con le buone maniere, fortedel suo potere intimidatorio, cioè nella mag-gior parte dei casi). La prima fattispecie restòpunita fino a 12 anni, con prescrizione di 15. Laseconda divenne un reato minore, con penamassima di 8 anni e prescrizione di 10. Il tuttosu proposta del Pd, con i voti del Pd e del Pdl econ la firma della cosiddetta ministra della Giu-stizia, i cui conflitti d’interessi di superavvocatodei maggiori gruppi imprenditoriali e finan-ziari furono segnalati dal Fa t to in beata soli-tudine. Ciascun artefice di quel capolavoro ave-va da guadagnarci: B. risparmiava anni di ga-lera in caso di condanna per il reato più gravedel processo Ruby (concussione per induzio-ne); e Penati vedeva evaporare per legge le tan-genti che è accusato di aver estorto agli im-prenditori fino al 2001 e girato in parte allecasse dei Ds. Perciò scrivemmo (insieme al-l’E s p re ss o e a Liana Milella di Re p u b b l i ca ), che lalegge anticorruzione non era solo inutile, mapure dannosa. Ricevemmo piccate letterinedelle molto onorevoli pd Ferranti e Finocchia-ro che negavano l’evidenza del colpo di spugna.Ora che i fatti si sono incaricati di sbugiardarle,tacciono e fanno carriera: l’una è presidentedella commissione Giustizia, l’altra degli AffariCostituzionali. Certi meriti vanno premiati. El’unico che si oppose in Parlamento alla por-cata, Antonio Di Pietro, è stato espulso dalcentrosinistra e dunque dalla politica attiva,per lesa omertà. Certi demeriti vanno puniti. Epoi difficilmente un centrosinistra con Di Pie-tro e Ingroia avrebbe potuto riallearsi con B.Bisognava fare pulizia degli onesti. Ora che tut-te le carte sono scoperte, lorsignori ci rispar-mino almeno le tartuferie. Quelle del centro-destra e dei suoi house organ che sparano su“Penati furbetto” che “intasca la prescrizione”(il Giornale), “si distrae un attimo e lo prescri-vono” (L i b e ro ), ma quando il furbone B. intascala prescrizione parlano di assoluzione. E quelledel centrosinistra su Penati che promette di“impugnare la prescrizione in Cassazione” (l’U-nità) e sul Pd che annuncia una nuova leggeanticorruzione firmata dal Grasso ridens, bensapendo che non passerà mai perché il Pdl le-verà le castagne dal fuoco a tutti bloccandola.Lo vedono anche gli orbi che l’inciucio è figliodei ricatti incrociati che avviluppano uominichiave di Pdl e Pd in un unico sistema marcio:da Telecom a Parmalat, dalla banda Furbettialla banda Tarantini, da Finmeccanica a Mon-tepaschi. Io copro te, tu copri me: e la chiamano“pacificazione”. In mezzo, visti come sabota-tori della presunta “tregua”, un pugno di pmche si ostinano a fare il loro mestiere. In duegiorni la Procura di Palermo ha sequestrato 80milioni di beni mafiosi e quella di Milano 1,2miliardi (miliardi!) sottratti dai Riva all’Ilva.Con una vera legge anti-corruzione-riciclag-gio-evasione si potrebbero recuperare enormifortune per risolvere “i veri problemi del Pae-se”. Invece questi tartufi del Partito Unico,Cancellieri in testa, ripetono che “le prioritàsono altre”. Il che, con i ladri e i loro amici algoverno, è pure vero.

dc

C’È DEL METODOIN QUEL RICATTOdi Paolo Flores d’A rc a i s

Dire provocazione non rende l’idea. Ber-lusconi ieri oltraggia la memoria di Fal-

cone e Borsellino facendo proporre l’a b r o-gazione di fatto del “concorso esterno in as-sociazione mafiosa” (dimezzamento delle pe-ne e dunque impossibilità di intercettazioni earresto). L’altro ieri, nel comizio di Brescia,aveva sputato sulla Costituzione repubblica-na e orinato (è il meno che si possa dire, visto

il linguaggio che usa con-tro i giudici) sul principioche sorregge tutte le co-stituzioni liberal-demo-cratiche da due secoli emezzo: l’autonomia dellamagistratura. E ogni gior-no la cronaca registrapuntualmente una o piùindecenze di Berlusconi edei suoi contro la demo-

crazia e i valori elementari di una convivenzacivile.Diciamo la verità: tanto di cappello! Berlu-sconi oltraggia, sputazza, orina e non pagadazio, se la cava con una rettifica, una mezzasmentita, un apparente passo indietro, tanto ilPd non reagisce, si accontenta che l’insultosanguinoso venga ridimensionato, plaude ad-dirittura al successo se una legge ignominiosaviene messa in stand by. Dal Colle più altonessun alto monito, ovviamente. Perché Ber-lusconi non dovrebbe continuare? Lo farà,insulto su insulto, aggressione su aggressione,menzogna su menzogna, perché il Pd e Na-politano glielo consentono e con la loro ac-cidia di fatto lo incoraggiano.Lucra due volte, la strategia dell’ineleggibiledi Arcore. Con la sua quotidiana oscenitàeversiva vellica il suo elettorato nelle più pro-fonde pulsioni antidemocratiche e sostanzial-mente fasciste (compreso razzismo, omofo-bia, ecc.), facendosi però passare per vittima,in una campagna elettorale continua con cuiconsolida i consensi. Mentre il Pd, con la suapostura remissiva, il suo atteggiamento suc-cube e la patetica rassegnazione del “potrebbeandare peggio”, perde voti a rotta di collo.Potrebbe porre fine all’esistenza politica diBerlusconi (ho scritto politica, lo sottolineoper il dottor Sallusti) con un semplice omag-gio al principio di legalità, applicando nellagiunta elettorale del Senato la legge del 1957che rende Berlusconi ineleggibile.Non lo fa, e resta misterioso il perché. Ber-lusconi va sconfitto politicamente, gorgheg-giano, come se il rispetto della legge non fossel’abc di ogni politica. Sono stati comprati,sono ricattabili, sono diventati antropologi-camente Casta-affaristico-privilegiata-cor-rotta? In politica la propensione al suicidionon esiste, se vogliono salvare Berlusconi efarlo vincere di nuovo ci sono motivi e in-teressi, per quanto inconfessabili. La follianon c’entra.

Lettere minatorie e buste con proiettili contro il pm del processo Ruby: un clima irrespirabile alimentatodagli uomini di Berlusconi. Ancora più furiosi dopo le motivazioni dell’appello Mediaset (“D e c i d ev atutto lui anche da premier”). E della Cassazione: “Ha diffamato i giudici”

Dopo 13 mesi di carcerazione Valter L av i to l a torna a casa ma con il “brac -c i a l e t to”. Non ha mai accusato B. Ora l’attende una serena vecchiaia

IL PARTITO DELL’AMOREMINACCIA LA BOCCASSINI

ANDREA GALLO

Grazie DonIl popolo di Genovasfila in ricordo delprete degli ultimi

Il ministro Mauro: “Gli F35 servonoa costruire la pace”. Almeno così gliha detto quello che glieli ha venduti

» w w w. s p i n oza . i t

LA CATTIVERIA

» SANGUE A LONDRA

La caposcoutferma i tagliatoridi teste islamici

Soffici » pag. 17

Un getto d’acido uccisePierpaolo Pulvirenti nellostabilimento di SarrochIl pm consideradirettamente responsabilii due industriali milanesiche controllano l’aziendaÈ la prima volta chesuccede Meletti » pag. 4

» SARDEGNA » Un ragazzo è morto nella raffineria nel 2011

I Moratti indagatiper omicidio alla Saras

U di Barbara Spinelli

LA GUERRAF R E D DAAI MAGISTRATIANTIMAFIA

L’offensiva contro i magi-strati più impegnati nella

lotta a Cosa Nostra e alle mafiein genere non è diminuita do-po l’articolo che LeonardoSciascia scrisse, il 10 gennaio1987, contro chi questa lottal’usava, la cavalcava politica-mente. » pag. 22

L’A SS E M B L E A

Confindustr iain declinosmette didettare l’a ge n d aalla politica

Feltri » pag. 5

Mascali, Trinchella » pag. 2 - 3

LE SOCIETÀ DELLO SHOWMAN

Greggio e i 23 milionidi stipendio all’esteroTapiro per Striscia

Franco » pag. 8

Rosselli » pag. 15

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2 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

Mi n i ste ro,sulle nomine il Csmaggira il blocco

DAL CSM arriva il sì, ma tra le pole-miche, alle nomine di vertice al mini-stero della Giustizia che AnnamariaCancellieri si appresta a compiere:Renato Finocchi Ghersi, sostituto Pgin Cassazione, Capo di Gabinetto eDomenico Carcano, vicedirettore delMassimario, Capo dell’Ufficio legisla-

tivo. Il via libera è arrivato dal plenum,ma secondo la minoranza così si sonoaggirate le regole. La decisione è pas-sata con il no di tutto il gruppo di Ma-gistratura Indipendente e di NelloNappi (ex Area) e l’astensione dei laicidel Pdl, Romano Ezanon, e dei togati,Corder e Liguori. Mentre i voti a favore

sono stati 16. Una delibera tutt'altroche facile: il ministro aveva chiesto dicollocare i due magistrati, entrambi diMagistratura Democratica, fuori ruo-lo. Ma c'era un ostacolo insuperabile:la legge anticorruzione ha stabilitoche le toghe non possano svolgerefunzioni fuori ruolo per più di dieci an-

ni e tutte e due hanno superato questotetto. Così sono stati collocati inaspettativa: un istituto che a differen-za del fuori ruolo, prevede che la re-tribuzione sia a carico non degli ufficidi provenienza ma del ministero di ViaArenula; e che non è soggetto alla re-gola dei dieci anni.

PARTITO DELL’A M OR E

di Antonella Mascali

Silvio Berlusconi è l’i-deatore indiscusso delsistema illecito di com-pravendita dei diritti

televisivi Fininvest-Mediaset. Èstato lui, anche da presidente delConsiglio, a perpetuare il mec-canismo dei costi gonfiati percostituire fondi neri all’estero dicui era l’unico beneficiario. Èstato lui a gestire “una enormeevasione fiscale”. Per una con-dotta così “grave” non merita leattenuanti generiche pure se an-ziano e incensurato.

LO SCRIVONO i giudici d’Ap -pello di Milano nelle motivazio-ni della condanna, l’8 maggio,per una frode fiscale di 7 milionie 300 mila euro, a 4 anni di re-clusione (3 indultati) e a 5 annidi interdizione dai pubblici uf-fici. Nello stesso giorno la Cas-sazione scrive che Berlusconi hachiesto il trasferimento dei pro-cessi Mediaset e Ruby a Bresciasolo per prendere tempo. La Su-prema Corte, che aveva respintol’istanza il 6 maggio scorso, l’havalutata piena di accuse false e“infamanti” per i giudici: un fat-to ancora più grave per le “ca -riche pubbliche” che il leader delPdl e senatore, ricopre.Per quanto riguarda il merito del processo Me-diaset, il collegio presieduto da Alessandra Galliha descritto “un sistema portato avanti per moltianni” da Berlusconi e “proseguito nonostante iruoli pubblici assunti. Condotto in posizione diassoluto vertice”. A proposito del “giro dei diritti”,i giudici scrivono che “si inseri-sce in un contesto di societàoff-shore, anche non ufficiali,ideate e realizzate da Berlusconiavvalendosi di fidati collabora-tori quali Berruti (Massimo Ma-ria, ex ufficiale della Gdf e par-lamentare Pdl, ndr) David Mills ePaolo Del Bue, nonché di alcunidirigenti finanziari del GruppoFininvest. Era riferibile a Berlu-sconi l’ideazione, creazione esviluppo del sistema che con-sentiva la disponibilità di denaroseparato da Fininvest, e occulto,al fine di mantenere e alimentareillecitamente disponibilità patrimoniali esterepresso conti intestati a società amministrate da fi-duciari di Berlusconi”.Che Berlusconi fosse non solo “il reale beneficia-rio” dei fondi neri, ma anche il regista del sistema,si evince anche dal dato che “Bernasconi (managerFininvest morto nel 2001, ndr) rispondeva a Ber-lusconi senza nemmeno passare per il cda”. Tral’ex premier e il manager non c'era “altro soggettocon poteri decisionali nel settore dei diritti, nep-pure dopo la quotazione in Borsa e la c.d. 'discesain campo’ nella politica di Berlusconi. Vi è la pienaprova, orale e documentale, che Berlusconi abbiadirettamente gestito la fase ini-ziale del gruppo B (il compartoestero riservato della Fininvest,ndr) e, quindi, dell’enorme eva-sione fiscale realizzata con le so-cietà Off Shore”. Il Cavaliere hasempre detto che non si è maioccupato di diritti televisivi, maper i giudici “era ovvio che la ge-stione dei diritti, il principale co-sto sostenuto dal gruppo, fosseuna questione strategica, quindifosse interesse della proprietàche, appunto, rimaneva interes-sata e coinvolta nelle scelte ge-stionali, pur abbandonando l’operatività giorna-liera”. La Corte non crede al Berlusconi ignaro ditutto: “L’odierno imputato avrebbe dovuto essereun imprenditore così sprovveduto da non avve-dersi del fatto che avrebbe potuto notevolmenteridurre il budget di quello che era il maggior costoper le sue aziende e che tutti questi personaggi, chea lui facevano diretto riferimento, non solo gli oc-cultavano tale fondamentale opportunità ma che,

su questo, lucravano ingenti somme, sostanzial-mente a lui, oltre che a Mediaset, sottraendole”.

PER I GIUDICI non regge neppure la tesi di qualchemela marcia in azienda: “Non è verosimile chequalche dirigente di Fininvest o Mediaset abbia

organizzato un sistema comequello accertato e, soprattutto,che la società abbia subito per 20anni truffe per milioni di eurosenza accorgersene”. Il sistemadelle società off-shore è statoideato ”per il duplice fine di rea-lizzare un’imponente evasionefiscale e di consentire la fuoriu-scita di denaro dal patrimonio diFininvest e Mediaset a beneficiodi Berlusconi”. Quanto alla pe-na, per i giudici “è del tutto pro-porzionata alla gravità materialedell'addebito e alla intensità deldolo dimostrato”. Quindi nes-

suna attenuante generica. E l’imputato Berlusconici ha provato a far slittare le sentenze Mediaset eRuby, prevista, salvo colpi di scena, entro il 24 giu-gno. Ha chiesto un trasferimento dei processi aBrescia per clima “ostile”, per pregiudizio. Ma laCassazione, sesta sezione, il 6 maggio gli ha dettodi no. Ieri ha spiegato il perché: la sua tesi “è fon-

data su mere illazioni o sulla generica adduzione,causalmente irrilevante, di timori o sospetti per-sonali non espressi da fatti oggettivi e muniti diintrinseca capacità dimostrativa”. Berlusconimuove ai giudici “un’accusa infamante, perchécolpisce una precondizione irrinunciabile dellaprofessionalità e dell’onorabilitàdel giudice: il dovere di impar-zialità e l'indipendenza di giudi-zio”. Quanto ai “contesti delibe-ratamente persecutori o com-plottistici dell’intera autoritàgiudiziaria milanese” si tratta diun “assunto che, per palese as-senza” di presupposti si traduce“in una sommaria e ingiusta ac-cusa” mossa a tutti i giudici mi-lanesi “che per avventura e loromalgrado si siano occupati o sistiano occupando delle nume-rose vicende giudiziarie del se-natore Berlusconi”. Accusa “piùgrave per il ruolo pubblico e politico ricoperto”.

LA SUPREMA Corte difende la scelta dei giudicidel processo Ruby di ordinare un accertamentofiscale quando Berlusconi ha opposto legittimoimpedimento per l’ormai famosa uveite, ricono-sciuta anche dalla Cassazione come un disturbo

non grave: “Non è dato comprendere quale vistosaanomalia o pervicace grave lesione dei diritti didifesa dell’imputato possano ravvisarsi”nella scel-ta dei giudici di ordinare la visita fiscale dato che “ilsemplice volontario ricovero ospedaliero dell’im -putato per una infermità segnalata in sé come non

grave non rappresenta un impe-dimento oggettivo per far slitta-re un’udienza”.La Suprema Corte se la prendecon Berlusconi anche perché so-no state '”superficialmente di-leggiate” le giudici civili del Tri-bunale milanese (definite fem-ministe e comuniste) che hannoassegnato 100 mila euro al gior-no all’ex moglie Veronica Lario.Quanto agli “aggressivi” pm Fa-bio De Pasquale e Ilda Boccas-sini “fanno il loro mestiere e cer-to non può addursi a motivo diterribili intenti persecutori il fat-

to che si adoperino con tenacia e determinazione,anche polemica e decisa, ma mai esorbitante dallanormale dialettica processuale”.Insomma “piuttosto che da reali e profonde ra-gioni di giustizia” la richiesta di Berlusconi “è stataispirata da strumentali esigenze altamente dilato-rie”.

IL SENSO DI B. PER LA LEGGE: “D I L ATAVAI TEMPI E GESTIVA UNA MAXI E VA S I O N E ”LE MOTIVAZIONI SUL NO ALLO SPOSTAMENTO DEI PROCESSI E SULLA CONDANNA MEDIASET

FRODE FISCALE

La Corte d’appello:

“Perpetuò il

meccanismo, anche

quando era premier

Fatti gravissimi

Nessuna attenuante”

Silvio Berlusconi La Pre ss e

LA MELINA

La Cassazione:

“Nessun accanimento

Accuse false e

infamanti ai giudici

Voleva solo rimandare

il verdetto”

Consulta, il sonno di primavera

fattoa mano

Il palazzo della Consulta a Roma Ansa

Si aspetta dal 24 aprile, ma nep-pure questa settimana la Cor-

te costituzionale ha deciso sulconflitto di attribuzioni sollevato,nel 2011, da Silvio Berlusconi pre-sidente del Consiglio e imputato,contro i giudici di primo grado delprocesso Mediaset.Davvero singolare la decisione

presa ormai un mese fa dalla Con-sulta: ha interrotto la camera diconsiglio, rinviando la decisione adata da destinarsi. Le motivazionisono tutte politiche: in quei giornidi aprile si stava consolidando lagrande alleanza tra Pd e Pdl, Enri-co Letta, presidente del Consiglioincaricato, era nel pieno delleconsultazioni per formare il go-verno. E allora per “opportunità”la Corte ha deciso di rinviare unasentenza che coinvolge colui cheha nelle mani il destino di questoesecutivo tanto caro al Quirinale.Dunque, camera di consiglio in-terrotta e giudici, alcuni, presential lancio di un libro sul presidenteGiorgio Napolitano.“Entro giugno” ci sarà la sentenza,hanno fatto sapere fonti dellaCorte nei giorni scorsi. Ma la set-

timana prossima è “bianca”, cioè ilavori sono fermi, quindi potreb-be esserci una decisione dal 3 giu-gno in avanti.

AL CENTRO del conflitto lasciatoin sospeso, un legittimo impedi-mento che i giudici milanesi, ilprimo marzo 2010, non riconob-bero a Berlusconi: si era appellatoa un Consiglio dei ministri inizial-mente previsto per venerdì 26 feb-braio e quel giorno stesso rinviatoal lunedì successivo, proprio incoincidenza con l’udienza Media-set fissata già un mese e mezzoprima con il consenso degli av-vocati Niccolò Ghedini e PieroLongo.Se la Corte costituzionale dovessedare ragione a Berlusconi, secon-do la difesa sarebbe nullo il pro-

cesso.In realtà potrebbe essere annullatasolo l’ordinanza “incriminata” delTribunale senza ripercussioni sul-le sentenze di condanna in primogrado e in Appello.Nel momento in cui la Consultaavrà deciso, la parola passerà allaCassazione perché il processo Me-diaset si troverà nell’ultima fase digiudizio. Un giudizio che Berlu-sconi teme fortemente non tantoper la pena carceraria (non andràmai in cella) ma per i 5 anni diinterdizione dai pubblici uffici chepotrebbero diventare definitivi. Inquel caso, se ci sarà ancora questogoverno e questo Parlamento, saràla Giunta del Senato per le elezionia doversi pronunciare sulla suadecadenza da Palazzo Madama.

a.masc

CONFLITTO DI ATTRIBUZIONI

3il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

Il Caimanosi distrae: visitaall’amico Putin

di Giovanna TrinchellaMilano

Un “crescendo” diminacce, anche dimorte. Insulti e,infine, due proiet-

tili infilati in una busta. Non èla prima volta che il procura-tore aggiunto di Milano IldaBoccassini viene attaccato eminacciato. Pubblica accusa inprocessi di criminalità orga-nizzata e terrorismo, il magi-strato napoletano è da annisotto scorta. Ma dopo la requi-sitoria del processo Ruby, incui ha chiesto sei anni per con-cussione e prostituzione mi-norile per Silvio Berlusconi, leminacce si sono moltiplicate.Le lettere, alcune scritte a ma-no, sono diventate decine. Fi-no all'ultimo messaggio di die-ci righe, corredato da due pal-lottole di fucile: “Brutta put-tana... frena... ti spareremo”.Parole scritte con un penna-rello blu e con un chiaro ri-ferimento al caso della ragazzamarocchina, spacciata da Ber-lusconi per la nipote dell'expresidente egiziano Mubarak.Poi la firma, una sigla scono-sciuta agli investigatori, maanche una stella a cinque pun-te, un probabile scimmiotta-mento del simbolo delle Br.Difficile decifrare da dove siastata spedita la busta, perché iltimbro non risulta leggibile.Edmondo Bruti Liberati, pro-curatore della Repubblica diMilano, ha deciso di renderepubbliche le minacce a Boc-cassini con una nota di pocherighe in cui denuncia l'escala-tion d'intimidazioni e poichiarisce che l'ufficio, “contutti i suoi magistrati, adempiee continuerà ad adempiere con

immutata serenità al compitodi svolgere indagini e sostene-re l’accusa in dibattimento nelpiù rigoroso rispetto delle re-gole e delle garanzie proces-suali, fedele al principio costi-tuzionale della eguaglianza ditutti di fronte alla legge”.

FEDELTÀ in cui non mostra dicredere la difesa Berlusconi etutto il Pdl. Già l'11 marzo unafolla di parlamentari di quelpartito, tra cui alcuni ex e fu-turi ministri, aveva occupato ilTribunale di Milano, per pro-testare contro lo “scandalo” di“volere eliminare per via giu-diziaria” l'ex presidente delConsiglio. Ne aveva accennatola stessa Boccassini in un pas-saggio della sua requisitoria alprocesso Berlusconi-Ruby:“Mi sono sentita smarrita per-ché non riuscivo a capire le ra-gioni per cui i rappresentantidelle istituzioni avevano inva-so il palazzo di Giustizia”. L'ex

presidente del Consiglio avevareplicato rispolverando il vec-chio mantra: “Odio e bugie”. Ecosì ancora una volta il magi-strato, già pubblica accusa ne-gli anni Novanta nei processiImi-Sir e Sme, era stata inve-stita da una lunga serie di de-finizioni, tra cui quella di“boia” pronto a far scattare una“ghigliottina giudiziaria”. Soloun paio di settimane fa invece ilPopolo della libertà aveva or-ganizzato una manifestazionea Brescia per contestare “l'usopolitico della giustizia”, un'a-dunata in cui fan e contestatorisi erano poi scontrati a colpi dislogan e non solo. Sarà propriol'autorità giudiziaria di Bre-scia, competente per i reati chevedono come vittime o autori imagistrati di Milano, a coor-dinare gli investigatori dellaDigos milanese che lavoranosulle minacce arrivate alla pm.A Ilda Boccassini è arrivata lasolidarietà dei colleghi. “Grave

e vile episodio”, secondo l'As-sociazione nazionale magistra-ti. “Solidarietà e vicinanza” lesono state espresse da Magi-stratura democratica. “Sapràreagire da par suo”, dice ilConsiglio superiore della ma-gistratura. La politica ha invecetaciuto quasi del tutto. Se haparlato, lo ha fatto per attac-care le motivazioni della sen-tenza Mediaset che ha recen-temente condannato Berlu-sconi. “Vera e propria perse-cuzione giudiziaria” per il ca-pogruppo Pdl alla Camera Re-nato Brunetta, “siamo stufi”.“Motivazioni erronee e scon-nesse”, per gli avvocati-parla-mentari Nicolò Ghedini e Pie-ro Longo. Verdetto “surreale”per l'imputato Berlusconi.Reagisce, dal Pd, soltanto RosyBindi: “I commenti pesanti delcentrodestra alle motivazionidella sentenza della corte d'Ap-pello sono l'ennesimo inaccet-tabile attacco all'autonomiadella magistratura. Sono anniche assistiamo a una sassaioladi parole ingiuriose con le qua-li si tenta di screditare l'operatodei giudici per alimentare unclima di diffidenza e sfiduciaverso la giustizia”.Parole gentili di Ghedini, in-vece, per l'avversario in aulavittima di minacce anonime:“Non vi è alcun apprezzamen-to, come è noto, nei toni e neimodi che la dottoressa Boccas-sini ha utilizzato in questi anninei processi nei confronti delpresidente. Ma si deve da partedi tutti esprimerle la massimasolidarietà e la richiesta chesiano rafforzate le misure diprotezione, di fronte a minacceintollerabili e che non debbo-no trovare giustificazione al-cuna”.

Il Pdl accerchia le togheAl pm arriva un proiettileMINACCE DI MORTE DOPO LA REQUISITORIA RUBY, IERI ALTRALETTERA PER ILDA BOCCASSINI. IL PROCURATORE: UN CRESCENDO

di Fabrizio d’E s p o s i to

Ogni giorno ha la sua “mina”, per EnricoLetta. E così nemmeno il tempo di respi-

rare perché il prode Schifani l’altro giorno ha“sminato” il ddl del Pdl per dimezzare le penedel concorso esterno mafioso, ed ecco che ar-rivano le motivazioni della sentenza d’Appellodel processo a B. per Mediaset. Il premier smi-natore è entrato subito in azione, sul terreno piùminato in assoluto: la giustizia. Prima una te-lefonata al vice Alfano: “Mi raccomando, ricor-dati dello spirito dell’abbazia di Spineto, i mi-nistri parlano solo del loro lavoro”. Poi l’ordineal suo partito, il Pd, di tacere.Sminare, sminare, sminare. Il risultato è che ilPdl, tranne il suo segretario Alfano, ha ovvia-mente attaccato a manetta i magistrati e gridatoalla “persecuzione giudiziaria” del Cavaliere,con la rassicurazione però che “il governo noncadrà per le vicende giudiziarie di Berlusconi”.Tutto merito dello sminamento, che è ormai

l’obiettivo principale dell’esecutivo delle largheintese. L’importante non è governare ma smi-nare. Enrico Letta ha mutuato il verso dal suopadrino politico, il capo dello Stato. Sminare è laloro ossessione comune. Il motivo per cui Na-politano nominò i dieci saggi per guadagnaretempo? Semplice: “Sminare il campo tra le duecoalizioni”. Ci sono verbi o parole che s’incol-lano come etichette insostituibili ai governi.Monti aveva la “sobrietà”, Letta ha lo “smina-mento”.

SINORA, il premier ha sminato tutti i giorni,dall’Imu al comizio di B. a Brescia, dall’inter -cettazioni alla legge elettorale. L’epoca di Clin-ton e Blair, che D’Alema ha tentato maldestra-mente di imitare, ci ha consegnato l’agenda set-ting e la capacità dei politici di dettare le paroled’ordine all’opinione pubblica. Al contrario, l’e-secutivo lettiano subisce, non detta. L’agenda lascrivono i seminatori di mine, o guastatori, chesono davvero tanti. Per un giorno intero, il go-

verno ha inseguito il ddl di un se-natore del Pdl, autodefinitosi“umile”, che voleva salvare Mar-cello Dell’Utri dal concorsoesterno mafioso. E prima ancorac’erano stati la Finocchiaro eZanda con il loro ddl anti-Grillo.Sminare, sminare, sminare. NelPdl i guastatori hanno il profilodei falchi guidati dall’energicocapogruppo alla Camera RenatoBrunetta. Da lui mine a grappoli, sempre lì a fareil controcanto alle iniziative di un esecutivo con-siderato “amico”, come ai tempi dei governi de-boli e passeggeri della Dc, e che lo stesso premierdisconosce un giorno sì e l’altro pure con questaformula: “Questo non è il mio governo ideale”.La somma di tutti questi paradossi porta allosminamento quotidiano. L’ultimo campo dovesono state sotterrate mine a iosa è il recinto dellalegge elettorale. In questo il vero problema delpremier è il fuoco amico, anzi la mina amica del

Pd. Il maquillage del Porcellum,che sia Porcellinum o Maiali-num, non lo vuole nessuno. Apartire da Matteo Renzi. Poi, giùgiù tutti gli altri, compreso il neo-segretario Epifani.In merito, le riunioni a vario ti-tolo del Pd vengono ritenute“esplosive”, giusto per rimanerein tema. Tocca sminare a oltran-za. Un compito che, sulla legge

elettorale, si sono caricati sulle spalle i ministriDario Franceschini e Gaetano Quagliariello. Lacondizione indispensabile chiesta dal premier èquella di “abbassare i toni”. Quando il tono siabbassa è più facile per lo sminatore mettersiall’opera. Alla Camera, inizia a prevalere la vul-gata che la forza di Letta risieda nella sua estremafragilità e che per questo andrà avanti per un belpo’. Assisteremo quindi a uno stillicidio perennedi mine seminate dall’assidua folla di guastatori.Ma l’importante è sminare, non governare.

PARTITO DELL’A M OR E

L’AMICIZIA tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putinsi arricchisce di un nuovo capitolo, da scrivere, an-cora una volta, sulle rive del Mar Nero. Domani,anche per dimenticare i guai giudiziari dopo le mo-tivazioni dei giudici, il Cavaliere volerà a Sochi peruna visita privata al presidente della FederazioneRussa, come già aveva fatto in passato, forte di unrapporto personale che si è consolidato negli ul-

timi undici anni. L'amicizia con il leader del Cre-mlino è di antica data. Politica, economia e bu-siness il filo rosso che li ha sempre uniti. A partiredal vertice di Pratica di Mare, nel maggio del 2002,con la firma dell’accordo tra la Nato e la Federa-zione russa. Ma anche la passione per il mare,quello di Sochi per Putin, e quello verde smeraldodi Villa La Certosa a Porto Rotondo per il Cavaliere.

Molti gli episodi, anche curiosi, che hanno segnatoil loro rapporto più che decennale: dalla foto in col-bacco alla gaffe del mitra. Nell’ottobre scorso Ber-lusconi è stato in Russia. Due mesi prima, in ago-sto, il Cavaliere, sotto il sole del Mar Nero, avevaraggiunto l'amico russo per un incontro top secret.A maggio Berlusconi era stato tra gli ospiti vip allacerimonia di insediamento al Cremlino di Putin.

di Gianni Boncompagni

TUTTI HANNO APPREZZATO da parte delPdl la buona volontà di praticamente elimina-re il famigerato Porcellum per sempre. Anche lostesso Calderoli e addirittura Borghezio, notoria-mente il più moderno dei due, si sono subito prestati atrovare una soluzione al problema che , anche se non diimportanza capitale, non era gradito del tutto a molti elet-tori e anche a qualche parlamentare di sinistra. Subito idirigenti del Pdl hanno accettato di togliere quell'inutileironia sul doppio senso del neologismo latino. Quindi sidovrebbe chiamare semplicemente "Porcello", in italianoche è un bel passo in avanti. Rimarrebbe il discutibile pre-mio di maggioranza ma si aggiungerebbe, se tutti sarannod'accordo, un premio di minoranza ancora tutto da defi-nire. Un po’ ingarbugliata rimane la data del cambiamentoche, anno più anno meno, dovrebbe essere intorno al2022. E quì il buon Letta ha storto un po’ la bocca, masono cose che succedono tutti i giorni. Speriamo bene.

CO M P L I M E N T I

Col premio di minoranzaarriva il “Po r c e l l o ”

AZIONE, REAZIONE

Il Cavaliere: “S e n te n za

s u r re a l e ”. Brunetta: “È

una persecuzione”. I

legali: “È tutto sbagliato,

i m p u g n e re m o”. Nel Pd

parla solo la Bindi

ACCUSA E DIFESAUno dei legali di Silvio Berlu-sconi, Niccolò Ghedini. In al-

to, il pm titolare dell’accusanel processo Ruby, Ilda Boc-

cassiniAnsa / LaPresse

Intanto il governo pensa solo a “sminare”LARGHISSIME INTESE

Enrico Letta Ansa

4 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

di Enrico Fierroinviato a Siena

Uno vuole rottamare, ma con prudenza. L’al -tro vuole sfasciare tutto. Di là un sistema di

potere agli sgoccioli che cerca di sopravvivereriaggiustandosi. Di qua una rivoluzione urlata,con tante idee anche buone, ma moltissima con-fusione. Beppe e Matteo. Grillo e Renzi, un excomico e un politico in ascesa che ama vestirsicome i vecchi personaggi della tv americana. Sie-na degli scandali come palcoscenico. Per BeppeGrillo che sale sul palco nei Giardini Lizza, dovegià parlò nella campagna elettorale per le poli-tiche regalandosi un tondo 22%, Renzi è “l’ebe -tino di Firenze”. Il “povero ebetino” che nel suodiscorso a sostegno della candidatura di BrunoVa l e n t i n i , un suo fedelissimo candidato alla ca-rica di sindaco dal Pd, aveva detto che “non si puòfare una legge per dire che Berlusconi è ineleg-gibile dopo 19 anni che sta in Par-lamento”. Grillo è feroce nella ri-sposta: “Ebetino, quella legge esi-ste già, informati, basta solo appli-carla”. Volano stracci nella Sienadel Monte.Se Matteo Renzi, galvanizzato dal-lla gente che affolla la sala dell’U-niversità per stranieri (200 posti asedere, semivuota quando parlòEpifani, zeppa con il sindaco di Fi-renze) dice che “le banche devonostare fuori dalla politica”, che “ aSiena si è sbagliato ma si è avuto ilcoraggio di mettere un punto e ri-partire”, Grillo spara ad alzo zero.“O avrete il coraggio di dire basta aquella banca, o avrete quel piedesporco che vi schiaccia la testa per

credit guadagnava 1400 volte più di un suo im-piegato, mi guardava e ridacchiava Voglio saperedove sono finiti 21 miliardi, prendeteli dallo scu-do fiscale, sono lì”. Parla sotto la statua equestre diun Garibaldi perplesso e con la spada nel fodero,Beppe-Beppe, come lo incitano i suoi, “di questoPaese dove ormai siamo invisibili, non contiamopiù un cazzo”. E allora “referendum sull’euro”,ricontrattazione con l’Europa, protezionismoladdove serve e sgradevoli attacchi alle tv e ai gior-nali. “Gentaglia, Ballarò ha mandato le telecame-re sotto casa mia”.La gente si spella le mani. Sul palco il candidatosindaco Michele Pinassi (classe 1978) laureato instoria e impiegato all’università e gli altri suoicandidati, 13 donne e 19 uomini. Giovani e menogiovani, attivisti di movimenti ed ex comunisti,che vogliono ripetere “il miracolo di Parma”. “Sipuò fare, può succedere se negli ultimi giorni delvoto i padroni della città non fanno strani accor-

La Banda del 5%rivelata daibanchieri Dresdner

IL COLLOQUIO della cena tra due ban-chieri di Dresdner, Antonio Rizzo e Mi-chele Cortese, avvenuta nel dicembre2007, durante la quale viene confermatal’esistenza all’interno di Mps della bandadel 5%, è stata ripresa da una registra-zione video e pubblicata ieri dal sito Re-pubblica.it. Il dialogo, già pubblicato dal

Fatto Quotidiano due mesi fa, svela laconsapevolezza da parte dei due di Dre-sdner, all’epoca controparte di Mps sulderivato tossico Alexandria, che Gianlu-ca Baldassarri percepiva “le stecche”."Con Baldassarri c'era uno che gli facevail lavoro sporco - racconta Cortese - sichiamava Cantarini. Dentro Mps li chia-

mavano la banda del 5%. Pigliano stec-che da anni, è risaputo".Baldassarri, ex capo dell’area finanza diRocca Salimbeni ora in carcere, dovevaessere allontanato. La banca tedesca de-cide di farlo fuori: “Urge una motivazioneper licenziarlo lo dice anche l'avvocatoTr i f i r ò ”.

di Giorgio Meletti

Concorso in omicidiocolposo: i fratelliGianmarco e Massi-mo Moratti sono con-

siderati direttamente e perso-nalmente responsabili dellamorte di Pierpaolo Pulvirenti,l'operaio ucciso il 12 aprile didue anni fa da un getto di acidosolfidrico all'interno della raffi-neria Saras di Sarroch. Il pub-blico ministero Emanuele Sec-ci, nell'avviso di conclusionedelle indagini, usa parole severeper i due industriali milanesi ein vista della richiesta di rinvio agiudizio sostiene una tesi che,come suol dirsi, farà discutere.Anche se la raffineria è a cen-tinaia di chilometri dagli ufficimilanesi della Saras, anche se ifratelli Moratti hanno alle lorodipendenze, dirette e indirette,migliaia di persone, in quantodatori di lavoro essi devono oc-cuparsi personalmente della si-curezza di chi lavora per loro.

SECCI cita l'articolo 17 del de-creto legislativo n. 81 del 2008,architrave della normativa sullasicurezza in fabbrica: dice che “ildatore di lavoro non può dele-gare la valutazione di tutti i ri-schi con la conseguente elabo-razione del documento previstodall'articolo 28”.Gianmarco e Massimo Morattisaranno quindi chiamati a ri-spondere di tutti gli atti e di tuttele omissioni derivanti da “im -prudenza, imperizia e negligen-

za” che sono costati la vita a unragazzo di 23 anni. Cinque inparticolare le colpe dei Moratti:non hanno assicurato la correttabonifica dell'impianto che Pul-virenti era stato mandato a pu-lire, cosicché l'ha trovato saturodi acido solfidrico; non hannoassicurato l'isolamento dal restodell'impianto dell'apparecchiodove Pulvirenti doveva entrareper la pulizia; “omettevano diadottare appropriate misure or-ganizzative e di protezione eprevenzione collettiva”; hannodelegato ai capiturno (cioè aoperai) le valutazioni dei rischiche la legge vieta di delegare;hanno lasciato che la vita di Pul-virenti fosse affidata a un “do -cumento di valutazione dei ri-schi” privo dell'individuazionedelle procedure di sicurezza.

PIERPAOLO Pulvirenti lavoravaalla Saras da tre giorni e non eraun operaio, bensì uno studentedella facoltà di Farmacia di Ca-

tania. La storia della sua morte èper molti aspetti incredibile. Ilsuo compagno di studi GabrieleSerranò gli aveva segnalato chela Star Service, ditta catanese do-ve lavorava suo padre e fornitri-ce della Saras, cercava avventiziper un contratto da venti giorninella raffineria di Sarroch. I dueragazzi sono partiti per fare duesoldi per le vacanze. Prendonoservizio l'8 aprile, l'11 l'acido sol-fidrico li travolge. Si sono ar-rampicati a 17 metri di altezza

sulla colonna DEA3-T1, e han-no aperto il cosiddetto "passod'uomo", una specie di tappo dilamiera che dà accesso al mac-chinario per ispezione e pulizia.La colonna era piena di acidosolfidrico, che appena di è aper-ta una fessura nel passo d'uomoha investito Pulvirenti, asfis-siandolo. Il ragazzo è morto al-l'ospedale di Cagliari poche oredopo, all'alba del 12 aprile. Ser-ranò, considerato per alcune orein pericolo di vita, se l'è poi ca-

vata con un ginocchio rotto. Unaltro operaio, Luigi Catania, an-che lui della Star Service, si è ar-rampicato per la scala esterna al-la colonne per soccorrere i duecompagni in difficoltà, ma haperso i sensi a causa del gas ed ècaduto riportando diversi trau-mi.

INSIEME ai fratelli Moratti sonoindagati altri otto dirigenti Sa-ras, tra i quali il direttore gene-rale Dario Scaffardi e l'allora di-rettore della raffineria di Sarro-ch, Guido Grosso. Due anni fa,poche settimane dopo la mortedi Pulvirenti, i due dirigenti fu-rono condannati per omicidiocolposo per la morte dei tre ope-rai (Bruno Muntoni, di 58 anni,Daniele Melis di 29 e PierluigiSolinas di 27), uccisi il 26 mag-gio 2009 in circostanze del tuttoanaloghe a quelle che sono co-state la vita a Pulvirenti: fermataprimaverile per manutenzione epulizia, con l'azoto puro al postodell'acido solfidrico. In quel ca-so i fratelli Moratti non hannopagato dazio.Tra gli indagati anche i dirigentiAntioco Mario Gregu, GiulioMureddu e Gian Luca Cadeddu,oltre agli operai e tecnici Mas-simo Basciu, Luciano Capasso,Francesco Casula. Sotto accusaanche il numero uno della StarService, Adriana Zappalà, il di-rigente Antonio Condorelli e iltecnico Pietro Serranò, padre diGabriele che stava per morirecon l'amico Pierpaolo.

Tw i t te r @ g i o rg i o m e l e t t i

LE RESPONSABILITÀ

Il pm attribuisce ai

vertici della società

il dovere di occuparsi

p e rs o n a l m e n te

della sicurezza di chi

lavora per loro

I TA L I E

MORTE IN FABBRICAI M O R AT T I I N D AG AT IPER OMICIDIO COLPOSOUNO STUDENTE DI 23 ANNI IMPIEGATO A TEMPO COMEOPERAIO ALLO STABILIMENTO SARAS DI SARROCH MORÌPER UN GETTO D’ACIDO SOLFIDRICO NELLA RAFFINERIA

A Siena la sfida di piazze tra Grillo e RenziIL LEADER DI M5S PROPONE DI NAZIONALIZZARE MPS, IL SINDACO FIORENTINO ACCUSA LA BANCA D’ITALIA: “D OR M I VA”

sempre”. In mattinata i deputati del M5s hannopresentato una proposta di legge per istituire unaCommissione parlamentare d’inchiesta sullaBanca più antica d’Italia. A Siena il Monte è tutto,4mila posti di lavoro in città, 33mila in tutta Italia.L’iniziativa può diventare un boomerang in cam-pagna elettorale.“Sento una città in bilico – dice l’ex comico – in -certa se fare scelte contro se stessa o cambiare.Qui non c’è da chiudere una banca, qui dobbiamofare una rivoluzione”. E allora la proposta è quelladetta, ripetuta, urlata in tutti i comizi del tour:“Nazionalizzare”. “C’è un buco di 14 miliardi, vo-glio sapere dove sono finiti i soldi, voglio che iresponsabili dello sfascio paghino tutto. E voglioche la banca torni ai cittadini di Siena. Se non sinazionalizza arrivano i russi, Caltagirone al qualeavete venduto tutto, anche l’acqua”. Grillo ricor-da il suo ingresso come piccolo azionista nell’as -semblea della Banca. “Profumo, uno che a Uni-

di”, ci dice il giovane parlamentare Massimo Ar-tini. “E’ dura, durissima, qui hanno distrutto se-coli di storia. Siena ha da sempre privilegiato ilbene comune. Trentamila persone lavorano alMonte Paschi, nell’Università fondata nel 1248 cisono 25mila studenti per una città di 56mila abi-tanti. Dati straordinari, ma i nuovi feudatari, iLuigi Berlinguer, i Pierluigi Piccini (ex sindaco,ndr), hanno rovinato tutto”. Chi ci parla è M a u roAu r i g i , bestia nera del Mps, ultima tessera del Pcidatata 1984, morte di Enrico Berlinguer. Sienaassiste trepidante alla disfida, in bilico tra il rin-novare la fiducia ad un vecchio e radicato sistemadi potere e l’avventura del cambiamento. Alle ul-time politiche i senesi hanno mandato un mes-saggio durissimo al Pd e al centrosinistra bloccatoal 45% e nostalgico del 56 conquistato nel 2008.Oggi la lotta è durissima: otto candidati a sindaco,16 liste, il Pd dilaniato da lotte di gruppi di potereche qui navigano dentro gli agi delle grandi fa-miglie e i misteri delle massonerie. Grillo tenta isenesi, li provoca quando gli ricorda che “è unaballa quella del Monte dei Paschi come banca piùantica del mondo. Non è così la banca più antica ègenovese, la San Giorgio, la fondammo 70 anniprima”, ma sa anche coccolarli. “Hanno una pau-ra fottuta, temono che arriviamo noi, per questohanno fatto una leggina che cancella i rappresen-tanti del Comune di Siena dal cda della Fonda-zione dell’Mps”. E’ “un golpe continuo, fanno ditutto per tenerci fuori”, urla dal palco. Renzi ten-de la mano, “è allucinante che si faccia una leggeper dire che i movimenti non possono correre alleelezioni, se vogliamo vincere non possiamo squa-lificare”, ma Grillo non lo sente. Renzi è sempre“l’ebetino”, perché il leader del M5s sa che la par-tita è tra loro due. Uno vuole dare una lucidatinaad un sistema di consenso e potere malconcio,l’altro vuole mandarli tutti a casa.

IL MAIALINUM

Renzi boccia l’i p o te s i

del correttivo al

Porcellum perché “se

lo cambi anche solo

un pochino diventa

un maialinum”

BEPPE GRILLO a Imola,uno dei tre incontri di ieri del tourdel leader M5S Ansa

I FRATELLI Gianmarco e Massimo Moratti rispettivamente pre-sidente e amministratore delegato della Saras La Pre ss e

5il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

Giù il ratingdi Telecom, prontaa vendere la rete

SI DOVRÀ ATTENDERE fino al 30maggio la decisione definitiva sullapossibilità di scorporo della rete di ac-cesso di Telecom Italia: il valore del-l’infrastruttura - secondo alcune indi-screzioni rilanciate da Bloomberg - sa-rebbe di 14 miliardi di euro (ma questoè il punto di tensione con la Cassa de-

positi e prestiti). Il consiglio di am-ministrazione di Telecom Italia, riuni-tosi ieri sotto la presidenza di FrancoBernabè, ha infatti “proseguito l’e s a-me del percorso operativo di fattibilitàper la separazione della rete di acces-so, in base al mandato attribuito almanagement lo scorso 11 aprile, e ha

deciso di riunirsi nuovamente il 30maggio prossimo per assumere unadecisione definitiva”, si legge in unanota. Intanto l’agenzia di rating Stan-dard & Poor's ha tagliato il giudizio suldebito di Telecom da BBB a BBB-, l’u l-timo gradino prima del livello junk(s p a zza t u ra ) .

E C ONO M I A

VITA DA LOBBY

Barilla, Pesentie il regolamentodi conti internoNUOVI INGRESSI IN GIUNTAMENTRE SALE IL MALUMORE

Un frequentatore di lungo corso dei cor-ridoi di viale dell’Astronomia, la sede di

Confindustria all’Eur, a Roma, ridimensiona lapolemica: “Guido Barilla è sempre stato così, unpo’ fumantino, minacciava di andarsene ancheai tempi di Antonio D’A m a to ”. Però l’intervistadel presidente della Barilla, due giorni da allaS ta m p a , ha rovinato la già mesta assemblea an-nuale degli industriali: “Oggi Confindustrianon persegue l’interesse generale delle imprese,ma interessi particolari. Rischiamo di essereuguali a quel sistema politico e istituzionale chetanto critichiamo perché non riesce a espri-mere una politica industriale”. La polemica nonè culturale, ma molto concreta: Guido Barillasostiene che è impossibile fare lobbying per tut-ti quando gli interessi da difendere sono con-trapposti. Le imprese energetiche – sempre piùforti nell’associazione, con l’Eni di Paolo Sca-ro n i che sceglie i vertici della milanese Asso-lombarda e Fulvio Conti dell’Enel che guida ilcentro studi – cercando sussidi per tenere alti iprezzi dell’energia. Le imprese manifatturierevorrebbero almeno ridurre la bolletta, più facileda comprimere che i salari. “Non abbiamo nes-sun conflitto di interessi. Lui ha un conflitti diinteressi con chi gli fornisce la farina?”, ha re-plicato Conti dell’Enel.Cresce la frustrazione di molti associati nel ve-dere una struttura pletorica che chiede quotecostose in cambio di servizi sempre meno fon-damentali. La giunta, il “parlamentino” degliindustriali, conta ben 190 membri. Due giornifa, nell’assemblea a porte chiuse, sono cambiatialcuni membri: è entrato in giunta il costrut-tore-editore-finanziere Francesco Gaetano Cal-t a g i ro n e , così come l’amministratore delegatodi Telecom Marco Patuano (sempre un po’ inombra, con un presidente come Franco Ber-nabè) e poi l’eterno Chicco Testa, che oggi guidal’associazione dei produttori di elettricità. Nelsistema confindustriale una poltrona non si ne-ga a nessuno, ce ne sono così tante. Troppe,come sostiene anche Carlo Pesenti che sta pre-parando la riforma dell’associazione: dal 2014dovrebbe cambiare lo statuto e dal 2016 vararela nuova organizzazione, molto più leggera,adatta alla stagione di magra che stiamo at-traversando. Ma chissà se Confindustria sapràriformarsi davvero o se, come in politica, allafine vinceranno sempre i gattopardi.

IN IMBARAZZOIl ministro delloSviluppo, FlavioZanonato Ansa

CONFINDUSTRIA, BUROCRATIIN LOTTA PER SOPRAVVIVERESQUINZI PESSIMISTA, CHIEDE INTERVENTI AL GOVERNOINCLUSO L’ALLENTAMENTO DEI VINCOLI ALL’E L U S I ON E

di Marco Palombi

Siamo alle solite. I ministri competenti van-no in giro a promettere cose, il Parlamento

vota meditate mozioni, ma quando si tratta ditrovare i soldi persino una spesa tutto sommatominore diventa un problema insormontabile.La pietra del contendere stavolta sono i bonusfiscali per i lavori di efficienza energetica e leristrutturazioni edilizie: le detrazioni – rispet -tivamente al 55% e al 50% - rischiano di scom-parire dal 1 luglio se non verranno rifinanziatedal governo (quella sulle ristrutturazioni, inrealtà, tornerebbe al 36%). Tutti vogliono ilprovvedimento: la maggioranza, il ministrodello Sviluppo Flavio Zanonato che ieri ne haannunciato l’arrivo al Consiglio dei ministri dioggi davanti alla platea di Confindustria, i co-

struttori e persino il Tesoro, perché l’impatto diquesto provvedimento sui conti è positivo (allafine entrano più soldi tra Iva e tasse di quanti necosti la detrazione in mancato gettito). Solo cheil bilancio dello Stato è talmente bloccato cheanche gli spiccioli generano trattative infernali,riunioni a palazzo Chigi con ministri che vannoe vengono, previsioni contrapposte e un gene-rale clima di incertezza. A suo tempo il ministroper lo Sviluppo aveva parlato di un provvedi-mento dal costo complessivo di 300 milioni peril secondo semestre 2013, poi scesi a duecento(l’Imu sulla prima casa, per capirci, costa 4 mi-liardi). Non solo: “Tra il 1998 e il 2012 lo Statoitaliano ha incassato dall’attività avviata con gliincentivi 49,5 miliardi di euro, a fronte di minorgettito maturato pari a 31,7 miliardi di euro –sostiene il centro studi della Cna – Il saldo al

2012 è quindi positivoper 17,8 miliardi di eu-ro, oltre due dei qualisolo l’anno scorso”.Un provvedimento re-

lativamente poco costoso e assai remunerativoche però non si riesce a fare: è così che si declinanella pratica il dogma del 3% di deficit in rap-porto al Pil. “Stiamo lavorando sulle coperture”dice il sottosegretario Pd Pier Paolo Baretta.Quel che è certo, al momento, è che il decretosul tema non è stato inserito all’ordine del gior-no: “Se il ministro Fabrizio Saccomanni arrivacon i soldi lo facciamo, altrimenti no”, spiegauna fonte di governo. L’ultima suggestione del-la serata è che il tutto sarebbe rinviato ad unennesimo “decreto per la crescita” da appro-vare a giugno.

di Stefano Feltri

L’unica nota di squillan-te ottimismo è la cra-vatta verde-nera diGiorgio Squinzi, a ri-

cordare a tutta l’assemblea di Con-findustria che mentre le impreseitaliane sprofondano la Mapei delpresidente produce tanti utili dapotersi permettere di mantenere ilSassuolo, portandolo addirittura inSerie A. Per il resto la relazione an-nuale ha i toni pessimistici del rap-porto dell’Istat presentato duegiorni fa: il Nord è “sull’orlo del ba-ratro”, la tenuta sociale del Paese “èmessa a dura prova”, lo stallo po-litico combinato con la crisi sta“bruciando quanto di buono ab-biamo saputo costruire nei decennipassati”. E così via.

IL DISCORSO DI SQUINZI e alcunidettagli del cerimoniale tradisconoperò che se l’Italia è in difficoltà, laConfindustria se la passa anchepeggio. Nell’auditorium progettatoda Renzo Piano, a Roma, il primo aparlare è il presidente del ConsiglioEnrico Letta, che prova a rassicu-rare gli imprenditori: “Siamo dallastessa parte: la politica, forse troppotardi, ha capito la lezione”. Di solito,

invece, il presidente del Consigliointerveniva soltanto dopo il presi-dente di Confindustria. Primaascoltava le geremiadi, poi provavaa rispondere. Quest’anno va diver-samente: gli industriali sono troppodeboli per avanzare richieste peren-torie, si limitano ad ascoltare il capodi un governo che sostengono aprescindere (Squinzi chiama unlungo applauso anche per il capodello Stato Giorgio Napolitano). Epoi si limitano a sentire la replicadel ministro dello Sviluppo, FlavioZanonato, che non può promettererivoluzioni. E l’unico annuncioconcreto – la riconferma degli sgra-vi per le ristrutturazioni edilizie –

già nel pomeriggio pare vacillare,per problemi di coperture.

SQUINZI RINUNCIA alle ambizioserelazioni degli anni precedenti,quando Confindustria ambiva a fa-re come la Banca d’Italia, cioè a sug-gerire la linea politica al governo, aspiegare a politici paralizzati da in-teressi particolari quali erano le ri-cette per salvare il Paese. Il presi-dente della Mapei, esponente ormairaro di quel capitalismo familiareche si rinnova nel confronto con imercati globali, lontano dalla Borsae dalla finanza, si permette qualchebuffetto a Letta. “In tutta franchez-za non nascondo la mia contrarietàsul modo in cui il governo ha re-perito le risorse destinate a finan-ziare gli ammortizzatori in deroga”(i soldi arrivano da fondi per la for-mazione dei lavoratori). E sollecital’approvazione della delega fiscale,legge in cui c’è una parte che stamolto a cuore agli industriali: la re-visione della normativa sull’abusodi diritto (l’ammorbidimento dellenorme anti-elusione che hannopermesso al fisco di recuperare cen-tinaia di milioni di euro).Per il resto il discorso di Squinzi ètutto a uso interno. Da anni il si-stema Confindustria è in disfaci-mento, ma la tendenza è acceleratadal perdurare della crisi: il gruppoSole 24 Ore ha conti difficili, la per-dita dei soli primi tre mesi 2013 è dioltre 10 milioni di euro, l’associa -

zione continua a perdere iscritti (equindi quote), dalla Fiat di SergioMarchionne ai piccoli costruttori,le tensioni tra i sempre più potentiproduttori di energia e le declinantiimprese energivore strozzate dallebollette è una problema incancre-nito, così pure come la parallelacontrapposizione tra capitalismopubblico e privato. “Qualcuno hascritto che non facciamo che la-mentarci. Considerando le condi-zioni in cui siamo costretti a lavo-rare, se siamo ancora il secondoPaese manifatturiero d’Europa,l’ottavo del mondo, forse lamentar-ci non è la principale attività”, diceSquinzi sulla difensiva. Che duegiorni fa, da uomo del Vinavil,scherzava: “'Faccio collanti, sonoabituato a tenere insieme i pezzi”.L’allusione è all’attacco di GuidoBarilla, che chiede di mettere fuorida Confindustria i servizi (cioè iproduttori di energia) per tutelaredavvero la manifattura.

IL VINAVIL PERÒ RISCHIA di nonbastare: la recessione sta spingendola politica a incentivare la flessibilitànei contratti, a spostare il dialogotra parti sociali a livello delle singoleaziende, riducendo quei “tavoli”che tanto piacciono a confindu-striali e sindacalisti. E la celebrazio-ne romana di primavera all’audito -rium diventa ogni anno meno im-prescindibile.

Twitter @stefanofeltri

LARGHEIMPRESECi sono propriotutti, all’audito-rium di Roma,passerella inuti-le ma apprezza-ta: FrancescoBoccia (Pd) traAnna MariaBernini e Mi-chaela Bianco-fiore, entrambePdl

Non si trovano i soldi neppureper le ristrutturazioni edilizie

STRANE COPPIE G i o rgi oSquinzi con la cravatta del suoSassuolo, Susanna Camusso conRaffaele Bonanni e, sotto, EmmaBonino con il presidente di Alita-lia Roberto Colaninno

R I F I ATA N D OBreve pausa dai suoi guai societariper Marco Tronchetti Provera

I N T RA M O N TA B I L EDa ex presidente confindustrialeLuigi Abete (Bnl) non può mancare

foto di Umberto Pizzi

6 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

di Antonello Caporale

La pancia di Goffredo Betti-ni contiene tutta la sinistra

romana. È il depositario di ogniaccordo che su Roma, ai suoi la-ti (potremmo dire ai suoi fian-chi) negli ultimi vent’anni si so-no conclusi. È un uomo di po-tere intelligente, ama i libri, haamato il Pci fino a patirne fisi-camente la scomparsa (“mivenne la depressione e durò treanni”). Ama la classe operaiama gli ispira tanto stare al fiancodei costruttori. Discepolo diBerlinguer, amico di tutti i Cal-tagirone della capitale, ha fatto edisfatto sindaci e giunte e ha da-to la spinta necessaria a IgnazioMarino, l’ultimo prescelto. Ri-

trovarlo con la maglietta dellasalute e la barba di qualche gior-no nel salottino della casa “chedivido con una famiglia maroc-china in difficoltà”, e l’aria del-l’osservatore partecipe ma sfac-cendato è insieme utile e singo-lare. “Ignazio sarà un ottimosindaco. Ha dato prova di gran-de spessore etico, è un Argandella scienza, un bel tipo”.

GALOPPA in solitaria, corre daun giardinetto all’altro, un po’alla rinfusa. “Sta facendo unacampagna elettorale guascona”(ride). Non è romano e si vede, esembra che patisca l’assenza diuna qualche connessione senti-mentale con la città: “È un irre-golare, vero”. Lui irregolare, il

partito defunto. Non è che l’hainvece mandato contro un mu-ro? “Andiamo per ordine: Nico-la Zingaretti, il più bravo di tutti,ha scelto la Regione Lazio. PaoloGentiloni ha la competenza e laconoscenza, ma gli faceva difet-to una capacità di coinvolgeretutta Roma nel suo progetto.David Sassoli, idem. IgnazioMarino è il meglio. Gli mancaquel po’ di ansia che fece dire aFrancesco Rutelli, quando glicomunicai che sarebbe stato luiil nostro candidato: se faccio ilsindaco di Roma andrò a piedifino a Milano. Non ci è andato,ma ha scarpinato in città per l’e-quivalente dei chilometri pro-messi come atto di gratitudine”.Con i costruttori ha costruito le

vittorie di Rutelli, ha gestito ilpotere con Veltroni, con GianniLetta ha pianificato le ope-re-simbolo della capitale, una sututte: l’Auditorium della Musi-ca. Un concentrato di amicizieaffluenti che adesso sembra sva-nito nel nulla. “Roma è una cittàdi destra. E se la sinistra volevagovernarla doveva allargare ilproprio campo. Era e resta il miopensiero. Posso convenire conlei su un punto: ho esercitatoun’influenza morale su questacittà, mi hanno riconosciuto co-me rappresentante di un poterepolitico forte, limpido, identifi-cabile. Ho sempre parlato conloro sentendomi alla pari. Lanostra visione, le nostre sugge-stioni e anche la qualità del ceto

politico che con me è cresciuto esi è affermato ha prodotto ri-spetto nei nostri interlocutori”.Ora zero. “Mi pare che si sianmessi di traverso”. Il Pd non esi-ste. “Un partito personale chegenera tanti partitini personali.Una matrioska che contiene mi-cro potentati, con uno sviluppoautarchico, disordinato. Nonc’è nessuno che domanda, nes-suno che risponda, nessuno cherenda conto. Per questo ho de-ciso di promuovere una mozio-ne congressuale”.

E UN GOVERNO da tenere in vi-ta: “Mi sembra che Letta nellasua pancia abbia un ordigno diautodistruzione. Le caratteristi-che dell’esecutivo sono note e la

Attacco omofobocontro candidata Pd:”Lesbica da curare”

ROMA INFETTA

elenco di sequestri, figura un ap-partamento in via Trionfale, doveaveva sede una società edile (poifallita). E ancora: la società con se-de a Roma “Sweet and food srl”,terreni e appartamenti in provin-cia, imprese edili e di demolizione,molte delle quali al nord, tra Mi-lano e il Veneto, dove la cosca ave-va investito gran parte delle sue ri-sorse. Ma è Roma il vero obiettivodel clan Tripodi. Che non è l’unicoa spartirsi gli affari capitolini. Ilflusso di droga spacciata al detta-glio, l’investimento in alberghi e ristorazione, il ri-ciclaggio di soldi sporchi: la ’ndrangheta a Roma haimpiantato un sistema criminale in ogni settore. Lacittà è divisa in aree dove la pax mafiosa consente aiclan – circa 20 famiglie criminali – di spartirsi gli af-fari. I Gallico di Palmi e gli Alvaro di Cosoleto ri -ciclano nella capitale comprando bar e ristoranti. Perripulire i soldi s’investe nel mattone e in mutui. I se-

questri della magistratura vannodai bar alle catene di discount. Adun Alvaro, Vincenzo, era ricondu-cibile il Café De Paris in via Ve-neto, culla della dolce vita, finitosotto controllo giudiziario. L’anti -co Café Chigi, riconducibile aiGallico, a due passi dalla Cameradei Deputati, è stato confiscato loscorso anno. I Bellocco di Rosar-no a Roma erano di stanza: duerampolli del clan arrestati nella ca-pitale, lo scorso anno, in zona Ca-salotti. E ancora: i Pelle di San Lu-

ca. All’imprenditore Federico Marcaccini, vicino alclan, è stato sequestrato l’immobile che ospitava ilteatro Ghione, appartamenti in via di Ripetta, dueville sul litorale laziale, un albergo, 32 società. A Ro-ma, però, non si lava solo il denaro: s’intrecciano re-lazioni che contano. Non solo Maruccio o D’Am -brosio. Anche Gianni Alemanno: nel 2008, proprio alCafé de Paris, l’allora ministro delle Politiche Agri-

cole – estraneo totalmente all’inchiesta e inconsape-vole del profilo degli astanti –partecipò a un incontroorganizzato da Giulio Lampada, presunto boss con-dannato, in primo grado, a 16 anni di carcere. Lam-pada raccontò la serata al telefono: “Tu immagina ilministro con il microfono in mano, seguimi: ringra-zio il gruppo Lampada, noto industriale calabrese aMilano”. Poi chiosò: “Eravamo i vip diciamo, la Reg-gio bene, Bellezza!”. La Reggio bene, a cui era con-tigua Francesco Morelli, poi condannato a 8 anni e 4mesi di carcere. Morelli –appoggiato alle regionali daAlemanno, che andò in Calabria per sostenerne lacandidatura – ottenne un ruolo nella partecipata co-munale Tecnopolo Spa. Sul narcotraffico c’è l’ege -monia delle cosche calabresi: le ’ndrine intrecciano gliinteressi dei gruppi locali, come i Casamonica, i DeRo s a e i Di Silvio, attivi anche nel settore dell’u-sura. Alleanze e convivenza anche con la camorra,presente, con i M a l l a rd o e i Casalesi, anche nelsettore ristorazione e immobiliare. Origini parte-nopee anche per Michele Senese, detto ’o pazzo, ilsuo clan spadroneggia a Roma.

di Antonio Massarie Nello Trocchia

Ibar gestiti in zona Prati e Borgo Pio, il Ritrovola Dolce Vita e lo Sweet and Food. I contatticon la politica e con Giulio Violati, marito diMaria Grazia Cucinotta, imprenditore cine-

matografico, perquisito ieri dai finanzieri del Gico.Anche la cosca Tripodi di Vibo Valentia – decimatadai 24 arresti e dai sequestri disposti ieri, in totale 42indagati – aveva messo le mani su Roma. E sulla po-litica regionale: “Al fine di procurare voti (…) a can-didati compiacenti che si sono presentati alle elezionidel 2010, per il rinnovo del Consiglio del Lazio, re-gione in cui l’associazione intendeva espandere lapropria attività imprenditoriale”. Le indagini dellaDda di Catanzaro – condotte dal procuratore Giu-seppe Borrelli e dai pm Pierpaolo Bruni e SimonaRossi – confermano quanto rivelato da il Fatto Quo-tidiano nell’ottobre scorso: “Nel corso delle investi-gazioni –si legge negli atti –è emerso come VincenzoMaruccio (Idv, ex assessore ai lavori pubblici del La-zio con la giunta Marrazzo e all’opposizione con laPolverini, ndr) abbia ottenuto, grazie all’aiuto diFrancesco Comerci, voti per la candidatura alleconsultazioni elettorali del Lazio del 2010, incambio della promessa di “aiuti” in favore dellesocietà vicine o designate dalla cosca Tripodi perottenere lavori pubblici”. Le indagini precisano,però, che i contatti con l’ex assessore “non sonomai stati diretti” e gli interessati hanno semprenegato d’essersi mai cono-sciuti. Non risulta che Ma-ruccio, come l’ex consigliereUdc Raffaele d’Ambrosio,sia indagato. Francesco Co-merci invece è stato arresta-to ieri, insieme con i verticidella cosca Tripodi ed è lui,in un interrogatorio, a rac-contare di aver “partecipatoa una cena elettorale (…) a fa-vore di D’Ambrosio”.

GLI AMICI influenti del fac-cendiere Comerci, a Roma, sembrano parecchi.L’uomo legato alla cosca è in ottimi rapporti con Giu-lio Violati, marito di Maria Grazia Cucinotta, che ol-tre ad avere grossi interessi nel ramo cinematogra-fico, ha buoni agganci nel mondo della politica e degliaffari. Guido Della Giacoma – imprenditore dellaMedialink, estorto dal clan Tripodi – racconta ai pmcome la cosca tenta di afferrare un bando, dell’As -sociazione Industriali di Roma, che vale 600 milionidi euro per realizzare videocamere e fibre ottiche intutta la Capitale: attraverso Violati provano a con-tattare – e secondo le testimonianze ci riescono – ilpresidente degli industriali di Roma, Aurelio Regina,per favorire l’aggancio dell’appalto. L’incontro conRegina non avverrà mai, ma Della Giacoma raccontauna sorta di “sistema Festa”: la Medialink, per ac-cedere al giro degli appalti romani, doveva entrare inun “club”, stipulando un contratto di consulenza da50mila euro. La cosca guidata da Nicola Tripodi pro-vava a fare il salto di qualità ma, nel frattempo, avevamesso le mani su alcuni bar, come il “Ritrovo la DolceVita”, dopo gli investimenti nell’edilizia: nel lungo

Da Walter a Ignazio Potere all’ombra del Colosseo

Filosofia Bettini: senza i costruttori dove vai?

L’OPERAZIONE

Perquisito Giulio Violati,

marito della Cucinotta

I boss puntavano al capo

degli industriali Regina

e aiutavano l’ex dipietrista

Vincenzo Maruccio

sua eccezionalità conosciuta atutti”. Bettini è fuori la politicama è dentro. “Ancora sono nelcoordinamento nazionale delpartito, ammesso che valga”.Non più parlamentare. “Dimes -somi con onore”. Con la testa unpo’ in Thailandia: “Vivo lì alme-no sei mesi all’anno. Organizzoil festival Movie Mov, una granderassegna cinematografica sui ta-lenti italiani tra Manila, Ban-gkok e la Birmania. Sa, devo purvivere”. Tre legislature se le è fat-te: “La pensione è di sei mila eu-ro al mese. Che divido con la miamamma novantaduenne”. MaRoma resiste nel cuor: “Al miosessantesimo compleanno hovoluto invitare anche persona-lità distanti dal nostro mondo,

È NATA UNA STELLA e si chiama Cascella. Che dinome fa Pasquale e per sette anni ha portato la vo-ce di Giorgio Napolitano al Quirinale. Spiazzato(?) dal mandato bis di Re Giorgio, il buon Cascellaaveva nel frattempo accettato di fare il candidatosindaco a Barletta, sua città natale. E così oggi si leggono cro-nache entusiastiche sulla disfida dell’ex portavoce. Altrove lasinistra è in macerie, ma a Barletta è viva, vivissima e lotta conPasquale. Dall’Unità di ieri: “Barletta: da Renzi a Vendola, Ca-scella unisce la sinistra”. Lì ci sono ben quattro candidati di si-nistra, compreso Cascella, ma le trombe suonano squilli trion-fali: “Ricostruisce un’ampia coalizione nella città pugliese se-gnata dalle divisioni del centrosinistra”. La S ta m p a , poi, fa l’e-lenco completo di tutti big, semi-big, colonnelli di partito e at-tori discesi sul suolo pugliese per sostenere il candidato Ca-scella: Enrico Letta, Sergio Zavoli, Massimo D’Alema, AndreaOrlando, Gianni Pittella, Nichi Vendola, Matteo Renzi, LucianoViolante, Roberto Speranza, Massimo Ghini: “Politici che si di-vidono a Roma ma che Barletta unisce”. Resta solo un dubbio:lo chiamiamo “modello Pasquale”, nel senso della resurrezio-ne, o “modello Cascella”, nel senso della stella?

L ECC AL ECC ABarletta caput mundic’è la stella di Cascella

“DONNE a casa a fare figli”, “No gay al Comune”,“Lesbiche al rogo”, “Praitano lesbica da curare”,“Praitano no lesbiche in Campidoglio”. Queste lescritte che hanno imbrattato i muri e la porta diingresso del Circolo di Cultura Omosessuale Ma-rio Mieli di Roma ieri notte: presa di mira RossanaPraitano, ex presidente del circolo Mario Mieli,candidata in Campidoglio come indipendente nel-

le liste del Pd. “Questa campagna dà evidente-mente fastidio a chi non accetta che Roma possacrescere e dimostrare di essere quella città apertaed europea che da trent’anni vogliamo costruire”,dice Andrea Maccarrone, presidente del CircoloMario Mieli, dando la notizia delle scritte. “Non èla prima volta che la nostra Associazione subiscequesto genere di attacchi a sfondo omofobo –

spiega Maccarrone – Per noi è la dimostrazionedella necessità e dell’attualità del nostro quoti-diano lavoro contro tutte le discriminazioni e per idiritti civili. In questo caso ancor più che in passatonon di semplice omofobia si può parlare ma di unvero tentativo di intimidazione politica. Comesempre saremo ancor più determinati nella nostralotta. Rossana Praitano è la nostra candidata”.

RETATA CALABRO-ROMANA, MA LE COSCHESI SPARTISCONO ANCORA LA CITTÀ ETERNADECIMATO IL CLAN TRIPODI. COME CAMBIA LA MAPPA DELLE MAFIE NELLA CAPITALE

7il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3SCELTA CAPITALE

I N T EG R A L I ST I

Molte le formazioni

di estrema destra

Non manca neppure

Militia Christi: “C a t to l i c i

aprite gli occhi, l’ex An

sostiene il gay pride”

RICICLATI DELL’URBE

PIAZZE A ROMA, PRIMA DELLE URNEI COMIZI FINALI: ARRIVANO I BIGIl giorno dei comizi incrociati, con i big a fiancodei candidati sindaco e il dubbio Berlusconi. Nelgiorno dello sciopero dei mezzi pubblici, Romadovrà reggere il peso delle quattro manifesta-zioni di chiusura dei principali candidati al Cam-pidoglio. Marcello De Vito e i parlamentari di

5Stelle saranno in piazza del Popolo a partiredalle 16. Grillo dovrebbe intervenire attorno alle21. Ignazio Marino (Pd) invece sarà in piazzasan Giovanni: inizio alle 17, con esibizioni di variartisti. Marino terrà il suo comizio attorno alle20. Presente anche il segretario nazionale Pd,Epifani. Dalle 17, via anche alla manifestazionedel centrodestra nei pressi del Colosseo, in via

di San Gregorio. Alemanno verrà affiancato daBerlusconi. O almeno dovrebbe esserlo, vistoche ieri alcuni siti parlavano di dubbi dell’expremier, timoroso di contestazioni. Infine, chiu-sura nel Parco Schuster, di fronte alla Basilica diSan Paolo, per Alfio Marchini. Si inizia alle18,30. Si esibiranno Antonello Venditti e il co-mico Maurizio Battista.

ON LINEG o f f re d o

Bettini, ex spindoctor

di Veltroni.Oggi il video

dell’intervistaon line su

i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

Il copione è rodato. Il sindaco che inveisce, sialza e se ne va: o minaccia di andarsene. Dal-

l’altra parte una conduttrice, sorpresa e balbet-tante. Comunque spiazzata dall’Alemanno fu-rioso, che in tv quando vede rosa diventa una fu-ria. Un mese fa se l’era presa con Myrta Merlino,durante l’Aria che tira su La7, dopo un servizio suldebito di Roma: “Avete detto un sacco di ballevergognose, informatevi prima di dire le cose,vergognatevi”. Si era pure alzato in piedi, ma allafine rimase. Tre giorni fa, durante il confrontosul Tg r Lazio, se ne è andato per alcuni minuti. Maprima ne ha dette di ogni alla giornalista, An-tonella Armentano, “rea” di aver citato dati Eu-rispes sui reati a Roma: “Lei deve citare i dati dellaprefettura, non quelli che fanno comodo a lei. Stamoderando male”. La conduttrice provava a pro-seguire, ma Alemanno ha infierito: “Lasci per-dere, sta andando fuori del seminato”. Sulloschermo, l’imbarazzo di una donna e professio-nista. Fuori, l’impressione di un sindaco che alzala voce di proposito, contro chi non recita la suaverità. E magari è anche donna.

L’ALEMANNO URLANTE

Gianni il neronon ama il rosa

ma che a mio avviso hanno se-gnato la crescita di Roma”. Pun-tuale si è presentato Caltagiro-ne. “E con lui Toti e Parnasi. Ebasta”. Basta? “Le ripeto: legamiinstaurati alla luce del sole, rap-porti alla pari, potenze che si ri-conoscono”. Riporto la denun-cia di un architetto: Bettini è sta-to il regista delle nefandezze ur-banistiche di Roma. “Quel tizioè stato querelato”. Marino ce lafa? “Alemanno è partito male, alsecondo turno non vedo gara”.

Voglia di CampidoglioDa Sandro Er Pirataa Cicciolina e MarraUNA SCHEDA DI UN METRO E VENTI: 19 ASPIRANTI SINDACOIN LISTA ANCHE L’EX PORNOSTAR ILONA STALLER

Manifesti di candidatial Campidoglio:dal popolare GiovanniPalladino, in alto a sinistra,a Gerardo Valentini(accanto), che vuole“ricostruire Roma”. Sopra,il manifesto del monarchicoNovellino: niente foto,meglio la corona

di Luca De Carolis

Messi in fila su carta as-sieme ai quattro big,valgono una schedaelettorale lunga un

metro e venti. Grosso modo, l’altezzadi un bimbo di sette anni. Dai cen-timetri si passa a nomi e cognomi, e ilconto fa 19 candidati sindaco al Co-mune di Roma. Perché la corsa alCampidoglio non è affare solo diAlemanno, Marino, Marchini e DeVito, quelli che finiscono sempre suigiornali e se la giocano per arrivare alballottaggio. Ci sono altri 15 concor-renti: tutti uomini, spesso di destra,talvolta curiosi. Di certo, speranzosidi rimediare uno spicchio di stra-puntino, nel Palazzo senatorio e din-torni. O almeno qualche foto e ci-tazione. Certo, non sono tutti uguali.Ad occhio, Sandro Medici pesa piùdegli altri. Ex consigliere comunaleper Rifondazione Comunista, dal2001 presidente del X Municipio(periferia sud, comprende Cinecit-tà), Medici conta su sostenitori di pe-so (gli attori Elio Germano e ValerioMastrandrea) e sigle varie in appog-gio: dalla sua lista, Repubblica roma-na, a Rifondazione, sino al Partito deipirati. L’appoggio “corsaro” gli è val-so un soprannome, “Sandro er pira-ta”. La sua campagna ha come paroled’ordine il lavoro, “la lotta ai palaz-zinari che hanno reso schiava Roma”(da minisindaco ha dato case sfitte aisenzatetto), l’ambiente. Potrebbe to-gliere voti ai 5Stelle e soprattutto a

Marino, che ha attaccato per il suoelogio della marcia per la vita antia-bortista (“il candidato del Pd è statoculturalmente devastante”). Rima-nendo a sinistra, spunta A l e ss a n d roBianchi, ministro ai Trasporti del se-condo governo Prodi, transitato poidai Comunisti italiani al Pd.

DOVEVA CORRERE alle primariedel centrosinistra. Ma alla vigilia si ètirato fuori, “perché il Pd ha sbar-rato la strada della partecipazione,resa possibile solo a chi aveva ren-dite interne”. Bianchi è sostenutodalla sua associazione Progetto Ro-ma. Il suo programma punta a “unacittà sostenibile”, dal traffico al ri-sparmio energetico. L’elenco dicandidati prosegue, e si arriva aiprimi effetti speciali. Edoardo deBlasio corre per Pli LiberiAmo Ro-ma. Ha 37 anni e sul profilo Face-book si dice fidanzato ufficialmentecon LiberaLitalia, associazione diriferimento. Soprattutto, nella sualista spicca Cicciolina, al secolo Ilo -na Staller: l’ex pornostar che nel1987 venne eletta deputata per i Ra-dicali con venti mila preferenze. DeBlasio, da buon liberale, non haguardato alle trasparenze. Tra le sueproposte, un ufficio dedicato “all’e-conomia degli sprechi”. Della par-tita è anche l’avvocato Alfonso LuigiM a r ra , celeberrimo per i suoi librisostenuti da costosi spot autofinan-ziati (memorabile quello con voltoe favella di Manuela Arcuri). Mar-ra, già parlamentare europeo per

Forza Italia, invita i cittadini a or-ganizzarsi “per rompere la coscamediatica che fa di tutto per oscu-rarci”. La sua eterna battaglia è con-tro le banche e il signoraggio. Puòcontare su un bel po’ di liste, connomi d’impatto: “Dimezziamo lostipendio ai politici”, “No alla chiu-sura degli ospedali”, sino alla sem-preverde Forza Roma. Più minima-lista Giovanni Palladino, l’uomo deiPopolari liberi e forti. Il nume tu-telare è Luigi Sturzo, una delle idee è“far tornare agli imprenditori la vo-glia di fare gli imprenditori”.Ci si sposta verso destra, e il pano-rama si fa affollato. CasaPound,l’associazione dei “fascisti del terzomillennio”, è nata proprio a Roma,dove si è conquistata fama con leoccupazioni. Il suo candidato è Si -mone Di Stefano, già in gara per laRegione Lazio. Giorni fa è stato ag-gredito mentre era in auto, nelquartiere Statuario, da un gruppoarmato di caschi e manici di picco-ne. “Gli hanno distrutto l’auto e lohanno colpito al volto”, ha denun-ciato CasaPound. Poche ore dopo,una trentina di persone ha fatto ir-ruzione in un centro sociale e hacolpito con delle catene due ragazzi.“Erano di CasaPound” accusa Gia-nluca Peciola (Sel). L’associazionesmentisce, annunciando querela. Icamerati del nuovo millennio po-trebbero togliere consensi ad Ale-manno, in particolare tra i giovani.Per inciso: il figlio del sindaco è at-tivista di Blocco Studentesco, la

giovanile di CasaPound. In ambito“nero” è derby con Forza Nuova,che presenta Gianguido Saletnich.

NEL CONFRONTO sul Tg r Rai ha at-taccato Alemanno “per non avermantenuto gli impegni nella lotta aicampi nomadi”. Saletnich ha chie-sto le dimissioni del ministro Kyen-ge, per la sua posizione sullo ius soli,ma anche “per le sue aperture velatealla poligamia”. Tanti i candidati diispirazione cristiana. La lista civicadi Militia Christi punta su ArmandoMantuano. Sul proprio sito ammo-nisce: “Cattolici aprite gli occhi,Alemanno sostiene il Gay pride”.Fabrizio Verduchi (Italia cristiana)ha un profilo Facebook dissemina-to di messaggi contro l’aborto. Sullosfondo, con la sua nostalgia, A n ge l oN ove l l i n o di Italia Reale: dottorecommercialista e monarchico. “Néa destra, né al centro, né a sinistra”informa. I monarchici vorrebberostare altrove: vicino al trono.

di Paolo Fantauzzi

Alemanno non ha cambiatonulla del piano regolatore

né ha fatto investimenti strate-gici sulle infrastrutture. La sua èstata una gestione insufficien-te”. A parlare, appena un annofa, era Luciano Ciocchetti, ex rasdell’Udc a Roma ora cacciatodal partito. Ma soprattutto fu-turo vicesindaco se Gianni Ale-manno verrà confermato pri-mo cittadino. “La sua sembrava una stagioneaperta al cambiamento ma si è aperta con la piùbecera continuità anche a causa di una giunta dibasso profilo”, attaccava ancora a novembre.Come spiegare l’improvvisa metamorfosi non èdato sapere. Forse perché della prossima giunta,in caso di vittoria, farà parte anche lui. Eccoliqui, i “sempiterni”. Un’armata di riciclati, tran-sfughi e trombati che nella capitale chiamataalle urne per eleggere il sindaco va alla ricerca diuno strapuntino purché sia. Esponenti dellasquadra di Alemanno già respinti dagli elettori,tipo Fabrizio Ghera: si era dimesso da assessoreper correre alle regionali con Fratelli d’Italia.

Non eletto, dopo meno di unmese è tornato al suo posto,tenuto in caldo dal suo caposegreteria, con cui il genero-so Alemanno lo aveva sosti-tuito. Proprio come il collegadi giunta Marco Visconti(Pdl), bocciato per la Pisana eora di nuovo in corsa. Nomidi fugace celebrità come Ve -ronica Cappellaro, l’ex consi-gliera regionale che realizzòun book fotografico coi fondi

del gruppo. O sconosciuti come Gilberto Ca-sciani (ex Psdi, Ccd e Ulivo), cinque anni fa elet-to con l’Idv e per ora col Pdl.Più fresco di “tradimento” è invece Daniele Pe-r i fa n o : eletto nel 2001 con Veltroni e fino a qual-che settimana fa vicepresidente Pd a Cinecittà, èsaltato a piè pari nelle lista civica del sindaco. Ilgià ministro Mario Baccini, gran collettore dipreferenze ai tempi della Dc, ha invece optatoper il ricambio generazionale lanciando il figlioAlan. A sostegno di Ignazio Marino corre il mi-rabolante Claudio Bucci, passato da Forza Italiaall'Idv via Sdi. “Non sarei mai potuto rimanerein un partito dove vige la legge del padrone”, ha

spiegato in seguito. Insomma, non si era accor-to di chi era davvero Silvio Berlusconi. E adessoche il Gabbiano di Antonio Di Pietro non volapiù, ha trovato riparo sotto il garofano del Psi.Folgorati neo-socialisti anche Luigi Canali (exlista Marrazzo) e Ivano Caradonna (confluitodai Ds nel Pd e poi passato all’Api). Non malenemmeno la parabola di Gianfranco Bafundi:Forza Italia, Udc, Udeur. Una inarrestabile at-trazione verso sinistra che ora lo ha portato inlizza col Pd. C’è anche la milanese Barbara Con-tini, senatrice Pdl, poi Fli e ora con Centro de-mocratico. Non rieletta a Palazzo Madama, ciriprova: da governatrice di Nassiriya alle buchedel centro storico. Con lei anche Roberto Ra-ste l l i (ex Udc ed ex Pdl) e Rocco Belfronte (exUdc). Pure l’ex costruttore rosso Alfio Marchinipuò contare su una discreta pattuglia di riciclati:Massimo Marino, re delle notti trash sulle tv pri-vate romane e dal 2005 candidato sempre colcentrosinistra; Alessandro Onorato, passato inCampidoglio dal Pd all’Udc e già bocciato allePolitiche; Lucio D’Ubaldo, assessore con Veltro-ni, senatore Pd e poi Api. E ancora: Nicola Illuzzi(ex lista Polverini), Fabio Desideri, Valerio Cian-ciulli (entrambi ex Pdl) e Roberto Alagna (listaVeltroni, lista Marrazzo, Centro democratico).

Barbara Contini, dal Pdl a Cd Ansa

Quelli che si candidano sempreI trasformisti delle mille liste

Alfonso Luigi Marra La Pre ss e

8 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

di Luigi FrancoMilano

Di ramanzine apersonaggi più omeno noti, EzioGreggio ne ha fat-

te un bel po’. Maghi truffal-dini, terapeuti imbroglioni,politici beccati in fuori ondaimbarazzanti. Il prossimo Ta-piro d’oro, però, potrebbemeritarselo proprio lui, dopo25 anni passati alla conduzio-ne di Striscia la notizia. Perchéil suo caso è tra quelli chestanno suscitando l’interessedell’Agenzia delle entrate. Peraggiudicarsi le sue battute e lesue frecciate irriverenti, Me-diaset ha speso negli ultimiquattro anni più di 23 milionidi euro, parte dei quali sonofiniti a una società con base inIrlanda. E da valutare, per l’a-genzia, c’è soprattutto la re-sidenza dello showman, chenon si trova a Milano o nellevicinanze di Cologno Monze-se, ma in uno dei paradisi fi-scali più prossimi a casa no-stra, il principato di Monaco.

VICINO SÌ, ma da Montecarloagli studi tv della famiglia Ber-lusconi – ragionano gli ispet-tori del Fisco – sono semprepiù di 300 chilometri ad an-dare e altrettanti a tornare. Unbel viaggio da fare per ognunadelle oltre 160 puntate all’an -no che Greggio conduce a Stri-scia. Insomma, di tempo neidintorni di Milano, deve pas-sarne parecchio, soprattuttonei mesi in cui il tg satirico èaffidato a lui. Ci sono poi da

fare i promo, le riunioni congli autori e con la produzione,ogni tanto pure qualche pro-va. Il contratto con Mediaset,poi, oltre a Striscia comprendeanche le ospitate a Pa p e r i ss i m a ,una fiction e trasmissioni se-rali come Ve l i n e , andata in on-da l’estate scorsa.Per ogni partecipazione diGreggio a Striscia, la societàRti del gruppo Mediaset spen-de intorno ai 24mila euro. Lacifra va moltiplicata per tuttele puntate di un anno e poivanno aggiunte le altre pre-senze sullo schermo. Così nel-le quattro stagioni che vanno

dal 2009 al 2013 Greggio è co-stato a Rti oltre 23 milioni dieuro. Di questi, più di 12 mi-lioni sono stati versati diret-tamente a lui per le trasmis-sioni e quasi 2,5 per l’esclu -siva. Mentre altri 8 milioni so-no finiti alla Wolf PicturesLtd, una società con sede aDublino, in Irlanda, in cui inpassato ha lavorato ancheLeonardo Recalcati, una vec-chia conoscenza con cui

Greggio ha collaborato nel2011 per produrre ‘Box Office3D – Il film dei film’, la suaultima fatica cinematograficada regista.Alla Wolf Pictures Ltd Greg-gio ha ceduto tutti i diritti disfruttamento economico dellasua immagine, che poi sonostati venduti a Mediaset. Untriangolo su cui l’Agenzia del-le entrate vuole vederci piùchiaro. Come sulla residenza aMonaco, grazie a cui Greggiopuò cavarsela con una ritenu-ta alla fonte del 30 per cento suquanto ricevuto da Mediaset,invece di versare nel nostroPaese imposte con aliquoteche per importi così elevatisuperano il 40 per cento. Laresidenza monegasca, tra l’al -tro, non vale a Greggio solovantaggi fiscali. È capitato in-fatti che per partecipare a unapuntata di Pa p e r i ss i m a , ai60mila euro di cachet ne sianostati aggiunti 25mila per lespese di viaggio da Monaco,600 chilometri davvero benpagati.Greggio non è il primo vip cheattira l’attenzione del Fisco.Tra gli altri, nel 2008 Valen-tino Rossi ha dovuto firmareun accordo da 35 milioni dieuro per chiudere il conten-zioso con l’Agenzia delle en-trate che gli contestava la re-sidenza londinese. LucianoPavarotti invece ha sostenutodi essere residente a Monte-carlo, finché nel 2000 ha do-vuto rimborsare all’Erario 24miliardi delle vecchie lire. DaGreggio, per ora, nessun com-mento: il suo cellulare ieri ha

suonato a vuoto per tutto ilgiorno, né gli sms hanno avu-to risposta. È all’estero, fannosapere dalla Greggio Comu-nicazione di Milano, l’a g e n-zia della sorella Paola. Inogni caso, nulla dovrebbeaccadere a Mediaset, che nelcontratto si è fatta garantiredall’artista una manleva nelcaso di sanzioni fiscali persue dichiarazioni false. Ma ilGabibbo, di certo, una bellapredica non la risparmiereb-be. Quella, del resto, è pursempre l’azienda di chi peranni ha governato il Paese.

Tw i t te r @gigi_gno

L’Aquila, Equitaliar i co m i n c i aa lavorare

L’ATTIVITÀ dell’agenzia di riscossioneriprenderà a breve nelle zone de L’Aq u i l ae provincia colpite dal sisma del 2009.Assicurano che la ripresa terrà contodella gravità della situazione determi-nata dal terremoto, ma non si può piùattendere per recuperare gli importi do-vuti allo Stato. Secondo la vecchia legge

di stabilità, Equitalia avrebbe dovuto ri-prendere a lavorare già dal primo gen-naio del 2012 ma la data era stata rin-viata per consentire alle famiglie e alleimprese di riprendersi. La situazione nonè migliorata, ma dai prossimi giorni par-tiranno circa 7.000 “ve cc h i ” avvisi e poialtre 58.000 nuove cartelle.

UN TAPIRO PER EZIO GREGGIOLO STIPENDIO PAGATO ALL’ESTEROMEDIASET IN QUATTRO ANNI HA SBORSATO 23 MILIONI DI EUROPER IL VOLTO DI STRISCIA: VANNO TUTTI IN IRLANDA E MONTECARLO

Ezio Greggio Ansa

dI Andrea Scanzi

Èarduo farsi fare la morale da chi è riuscitoa (voler) credere perfino a “Ruby nipote

di Mubarak”. Eppure il Pd, che non conosce laparola “impossibile” (se non applicata alla pa-rola “vincere”), ce l’ha fatta. Se la politica fosseuno sport estremo, e per certi versi lo è, DarioFranceschini e Luigi Zanda sarebbero feno-meni di free climbing. Sono loro a subire inquesti giorni la morale da Belpietro e Sallusti(un po’ come prendere lezioni di simpatia daBrunetta). In entrambi i casi, l’accusa è avereraccomandato amici e parenti. Franceschini,Ministro per i Rapporti con il Parlamento e ilCoordinamento delle attività di governo, hainviato nei giorni scorsi ad alcuni amici unsms in cui consigliava di votare per la suacompagna, Michela Di Biase, candidata Pdalle comunali di Roma. L’sms è stato pub-blicato anche da Beppe Grillo. Zanda, capo-gruppo Pd al Senato, inviò nel 2007 una lettera

di raccomandazione al Presidente dell’Ama(l’azienda dei rifiuti di Roma) Giovanni Her-manin, perorando l’assunzione di una per-sona che neanche conosceva personalmente(“Mi è stato richiesto di richiamare la tua at-tenzione sulla richiesta di assunzione in Amadel […] di cui allego il curriculum e la copia diuna sua lettera ad Ama. Non conosco per-sonalmente il […] ma mi vengono garantite lesue capacità professionali e la sua correttezzapersonale”).

IN ENTRAMBI I CASI, il peccato è quantomenoperdonabile. Soprattutto quello di Franceschi-ni. La pensa così – a differenza del compagno -persino Daniela Santanché: “Sono basita, in-dignata. Che Franceschini debba essere addi-tato alla pubblica gogna per avere fatto ciò chequalsiasi uomo che ama veramente dovrebbefare nei confronti della sua donna è qualcosache fa venire il voltastomaco. Io sto con Fran-ceschini”. Il trasporto della Santanché è quasi

LA GAFFE Il ministroFranceschini ha inviato ai co-noscenti romani un sms di“p r o p agan d a ” per la sua com-p ag n a Ansa

commovente: “Che vengamassacrato per avere mandatodei messaggini per sostenere lasua fidanzata alle elezioni diRoma è assurdo, incivile, in-decente. Cosa avrebbe dovutofare? L’amore è solidarietà, vi-cinanza, condivisione. Non èquesto il mondo in cui vogliovivere. Mi sarei stupita dadonna se il mio compagno sifosse comportato diversamente da Franceschi-ni. Mi congratulo con lui e gli auguro di noncambiare mai”. Premesso che una persona do-vrebbe quasi sempre preoccuparsi, e non poco,quando subisce la solidarietà della Santanchè,Franceschini ha certo commesso gesti più cri-ticabili. E così Zanda, che un giorno è per laineleggibilità di Berlusconi e l’altro no, oppureche un giorno è (era) per il governo con il M5Se quello dopo propone una legge che estro-metterebbe quello stesso Movimento dalle ele-

zioni. Il problema, qui, nonrisiede tanto nell’atto in sé,quanto in ciò che provoca.Il centrodestra, e i suoi hou -se organs, non aspettavanoaltro. È irrilevante far no-tare che quegli stessi gior-nali abbiano ingoiato rospiinfinitamente superiori aquelli di Franceschini eZanda; non importa che le

firme che oggi moraleggiano siano le stesse cheancora rilanciano la favoletta delle “cene ele-ganti”: l’unica certezza è l’ennesimo harakiridel centrosinistra, i cui assist sono sufficienti adalimentare la grancassa “dei censori dell'etica”che “cadono sulle raccomandazioni”. Più pre-cisamente, della “sinistra” che fa le pulci aglialtri ma che non vede le sue. Il rovesciamento ètotale. L’onestà intellettuale continua a latitare.E l’autolesionismo piddino non accenna a de-crescere.

CASTA CONTINUA

Zanda e Franceschini,l’arte di farsi del male da soli

SC I VO LO N I

O LT R A L P E

Quasi 15 milioni

sono stati versati a lui,

residente nel Principato

Altri 8 milioni sono finiti

a una società

con sede a Dublino

La contestazione èandata in scena a

Brescia, una delle tappedel tour di Beppe Grillo.Protagonista, Franz Ba-raggino, video-cronistaper i l fa t to q u o t i d i a n o. i t . Lasua colpa? Aver fatto al-cune domande al leaderdei Cinque Stelle chenon sono piaciute ai suoisostenitori: spintoni, ur-la (“Andate a fare i giornalisti da un’al-tra parte”, “Sono domande del cazzo”),gli occhiali strappati dalla faccia. Grillosi dissocia dagli insulti: “Non l’ho dettoio”, ma di certo, se il clima con gli organidi informazione non è mai stato idil-liaco, ora sta toccando uno dei suoi pun-

ti più bassi. Basta vederequello che è successo aMilena Gabanelli: primatrionfatrice delle Quiri-narie, ora rinnegata perle domande fatte da Re -por t. Ieri Grillo ha dettoche la giornalista hasvolto il suo lavoro “inmaniera forse solo unpo’ superficiale, sotto leelezioni. Lei è dentroun’azienda che non èproprio super partes”,ha aggiunto. Ma nel po-meriggio è stato uno deideputati eletti nel Movi-

mento che ha preso le distanze dalle paroledel capo: “La Gabanelli resta la mia gior-nalista preferita, farla passare per asservitaa Pdl e Pd è sbagliato - ha detto WalterRizzetto - Ha fatto solo il suo mestiere. Misarei meravigliato del contrario, cioè senon avesse fatto un’inchiesta sul M5S”.

DOMANDE SGRADITEM5Scontro il cronista del Fatto

9il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

Regione Lazionuovi indagatidopo Fiorito

SONO UNA DECINA , secondoquanto si è appreso in Procura, gliavvisi di garanzia notificati dallamagistratura romana a ex consiglie-ri regionali del Lazio del Pdl e ai lorocollaboratori coinvolti nell’inchiestasull'utilizzo improprio di fondi pub-blici destinati per finalità politiche.

Tra gli indagati, per concorso in pe-culato, Carlo De Romanis - prota-gonista della celebre “festa deimaiali”, il quale sarà interrogato il30 maggio prossimo, e Lidia Nobi-li.A piazzale Clodio c'è grande riserbosui destinatari dei provvedimenti

firmati dal procuratore aggiuntoFrancesco Caporale e del sostitutoAlberto Pioletti. Gli accertamentisono uno sviluppo del caso Fiorito,ex capogruppo Pdl alla Pisana at-tualmente sotto processo con unarichiesta di condanna a cinque annidi reclusione.

Fiorito, nel respingere le accuse diessersi appropriato illecitamente dioltre un milione di euro dalle cassedel Pdl, aveva parlato di “un moduso p e ra n d i ” che coinvolgeva, in so-stanza, non solo colleghi del suogruppo, ma anche quelli di altre for-mazioni politiche.

di Carlo Tecce

Un numero a caso,un ex ministro: chinon sopporta Re-nato Brunetta nel

partito? Risata non facile da fre-nare: “Se vuoi una lista deviprendere appunti! Sono tantis-simi”. Al capogruppo Pdl nonpiace delegare, così ha decisoche qualsiasi proposta di legge,qualsiasi interpellanza e qual-siasi interrogazione deve passa-re fra le sue mani. I deputati piùcarini, durante l'as-

semblea, l'hanno definita unamossa sovietica. Ma Brunettanon si corregge, non apprezza leimperfezioni e non crede chepossa capitare a lui, di essereimperfetto: “Ho nemici nel Pdl?Fisiologico. Anche lei li avrà alFa t to . Direi uno 0,5 per cento”.L'ex ministro è un po' ottimista.Fra chi lo evita e chi lo combatteci sono Annagrazia Calabria,Mariastella Gelmini, StefaniaPrestigiacomo, Saverio Roma-no, Raffaele Fitto sino ad Ange-lino Alfano. A voce bassa, fioca,senza identità, tutti conferma-no. Ma se chiedi un commento,cercano di smussare: “Ha un ca-rattere particolare...”, dice Ro-mano. “Ci vuole chiarezza conRenato e si va d'accordo”, ag-giunge Fitto. L'hanno eletto ca-pogruppo per tiepida acclama-zione: i nuovi deputati non loconosce -

vano, i vecchinon avevanoil coraggioper oppor-si. Quando

passeggiaper il Tran-satlantico, a

Montecito -

rio, fa l'effetto Mosè: i capannel-li si scindono e lui passa senzapoter sentenziare la cosa giustae la cosa sbagliata. Nessunosmentisce che Brunetta sia esi-gente. Maurizio Bianconi ne faun vanto: “Ci spedisce decine didocumenti al giorno, ci tieneaggiornati!”. Non ha perso l'a-bitudine. Ottobre 2008, la bollaimmobiliare è diventata unapioggia di meteoriti. E il fanta-sioso Brunetta, che ambiva aguidare l'economia italiana e in-vece doveva educare quelli chechiamava “fannulloni” al mini-stero per la Funzione pubblica,inviò a Palazzo Chigi una solu-zione immediata: 4 mosse perrisolvere la crisi, tanti disegninie le faccine dei calciatori per si-mulare la traiettoria giusta daseguire. Il giorno in cui la Bancacentrale europea, agosto 2011,mandò una lettera al governoBerlusconi per imporre la pri-ma ondata di rigore, Brunetta –che ne corridoi di palazzo vieneindicato come uno degli autori– voleva presenziare la confe-renza stampa al posto di Tre-monti, allora ministro del Teso-ro. Per scalare il partito e il po-tere, Brunetta riunisce i suoicollaboratori di mattina presto,mai dopo le 7:30: ufficio da in-terno notte, soltanto una luce dascrivania accesa. Una volta, ilcapo di gabinetto Filippo Patro-ni Griffi fu un po’ discolo e sibeccò un telefono addosso. Mala vera antologia dei gesti d'ira lamerita Giorgio Stracquadanio:“Ero un grande amico di Rena-to, ci volevamo davvero bene”.Un giorno Renato chiamaGiorgio per un favore “perso -

nale”, pratiche di libri da scri-vere e pubblicare in fretta, eGiorgio cerca di eseguire. Macommette un errore imperdo-nabile: “Faccio quello che vuole,però in maniera diversa, e luis'incazza. Si rifiuta di rispon-dermi al telefono, si fa scudocon la segretaria”. Stracquada-nio entra d'imperio nello studiodel ministro: “E comincio a but-tare i libri per aria, sbatto il suocellulare contro il muro”. Squil-la il telefono: “È il caposcorta diBrunetta, avrà visto tutto, pen-so. Diciamo che mi consegno:mi prendo tutte le responsabi-lità, dico”. Ma il caposcortaquasi si complimenta: “Mi con-fessa che da tempo voleva esseresostituto, andare altrove perchéRenato gli faceva fare qualsiasicosa tranne il ruolo per cui erain servizio”. Appena si è inse-diato negli uffici che furono diFabrizio Cicchitto, Brunetta haletteralmente (e fisicamente) ri-mosso tutto e tutti. Anche Fran-co Pallotta, da 40 anni funzio-nario di Montecitorio, ex segre-tario generale con Cicchitto.Una mattina, Pallotta è statofermato dai commessi perché latessera magnetica non funzio-nava e le porte restavano ineso-rabilmente serrate, per la primavolta dal '73. Poi gli è arrivata lasolita telefonata della solita se-gretaria: “Il presidente Brunettavuole che sgombri la sua stanzaentro oggi”. E così a 10 suoi col-leghi. L'uomo di Venezia, cheambiva al Nobel per l'econo-mia, non aveva dimenticato cheCicchitto gli aveva negato unpaio di uffici per i suoi collabo-ratori.

L’EXMINISTROAlla Pubblica am-ministrazione di-venne celebre conla “b at t u t a ” suifannulloni. Ora èil nuovo presiden-te dei deputatipidiellini

Il lavoro di una vita. Lette-ralmente. Parliamo della li-

quidazione di Giulio Andreot-ti – parlamentare ininterrot-tamente dalla prima legislatu-ra (1948) a un paio di setti-mane fa: 65 anni tondi, al nettodell’Assemblea costituente, incui pure il nostro fu presente,tra Montecitorio e palazzoMadama (dove arrivò nel 1991da senatore a vita). Roba di un

certo peso, come si capisce, sucui l’ufficio competenze delSenato è – dicono - ancora allavoro: calcolando a spannel’80% dell’indennità mensileper ogni anno passato in Par-lamento – che a cifre di oggi fapoco meno di 10mila euroogni 12 mesi - più la rivalu-tazione del montante (assaigenerosa nei decenni passati)e frattaglie varie si arriverebbe

ad una cifra che potrebbe ag-girarsi attorno al milione dieuro, cifra record che andrà didiritto agli eredi dell’ex presi-dente del Consiglio. Nienteesborsi straordinari, però: sitratta di soldi che vengonomensilmente sottratti aglieletti ed accantonati nel cosid-detto “fondo di solidarietà” dacui viene fuori, alla cessazionedalla carica, l’assegno di fine

mandato o, appunto, di soli-darietà (quello che più su ab-biamo chiamato impropria-mente “liquidazione”). Più in-teressante, però, è una notiziaapparsa ieri sul Mattino di Na-poli: la cifra è talmente ingenteche a palazzo Madama stareb-bero cercando il modo di met-terla insieme, visto che in cas-sa non c’è. Non c’è nessun pro-blema, fanno sapere gli ufficidella Camera alta, si tratta solodi normale accortezza ai flussidi cassa quando si deve faruscire improvvisamente unasomma così alta. D’altronde, sitratta davvero di un caso uni-co: Emilio Colombo, che è an-cora senatore a vita, e comeAndreotti è in Parlamento findalla Costituente, in realtànon fu eletto per tre legislatureprima del laticlavio (2003) e laliquidazione la prese allora.

m . p.

Un milione, la pensione da DivoIL VITALIZIO RECORD DI ANDREOTTI, PARLAMENTARE PER 65 ANNI

Ansa

di Marco Palombi

Gianfranco Fini è scomparso dai radar: dopo le elezioni èriapparso solo l’8 maggio per rassegnare ufficialmente le

sue dimissioni da leader di Futuro e Libertà e poi è tornatonell’ombra. Il suo predecessore alla presidenza della CameraFausto Bertinotti, invece, ogni tanto compare: rilascia inter-viste, partecipa a convegni oppure, come ieri, si presenta al-l’assemblea annuale di Confindustria a Roma e discetta con igiornalisti della “fine della sinistra” e del “sistema politico da

buttare” su cui “ha ragione ilMovimento 5 Stelle”. Curiosoperché in queste settimane è incorso una silenziosa guerriccio-la di palazzo in cui l’ex sinda-calista – e pure l’ex segretariodel Msi – si ritrova ad essereproprio il sistema che il M5S hapreso di mira. I fatti. La questio-ne riguarda, volgarmente, i be-nefit di cui continuano a goderegli ex presidenti di Camera e Se-nato ancora per un decenniouna volta cessati dal mandatoparlamentare: ufficio, staff e au-to, in sostanza. A palazzo Ma-dama si tratta – in ordine di ele-zione - di Pera, Marini e Schi-fani, a Montecitorio invece pro-prio di Bertinotti e Fini (Casinie Violante hanno già rinunciatodi loro). Novità? Nessuna almomento, ma a Montecitorio i

provvedimenti “anticasta” sponsorizzati dalla presidenteLaura Boldrini hanno aperto il varco alle scorribande M5S esulla graticola sono finiti proprio i due di cui sopra.Ieri il vicepresidente grillino della Camera Luigi Di Maio hafatto sapere al Mattino che la prossima settimana verrà ca-lendarizzata nell’ufficio di presidenza una sua delibera che,per così dire, sfratta Bertinotti e Fini dai loro uffici di palazzoTheodoli-Bianchelli (di proprietà della Camera) per ridurre laspesa per affitti: “Non si capisce perché persone non più elettecontinuino a godere di privilegi pesando sulle spalle dei con-tribuenti. È un accanimento nel voler restare ad ogni costo”.La faccenda, però, non è così certa come la mette il deputato 5Stelle. Intanto la prossima settimana l’ufficio di presidenzanon è stato ancora convocato, ma questo è il meno: gli staff deidue ex presidenti avrebbero avuto rassicurazioni sul fatto chenon si arriverà ad una soluzione così traumatica in tempi bre-vi. Insomma, gli altri partiti – Sel compresa a quanto pare –non hanno intenzione di mandare in mezzo alla strada i dueattempati ex capi politici e la delibera presentata da Di Maiopotrebbe essere bocciata o emendata in modo sostanzioso.Una delle soluzione prospettate è che a Bertinotti e Fini – a cuiè stato pure sottratto con la chiusura il giocattolino della Fon-dazione Camera che aveva allietato i giorni dei suoi prede-cessori - si conceda ancora tutta questa legislatura. Certo se ilCavaliere s’impunta e porta tutti a votare tra qualche mesepotrebbe non essere questa soluzione di lungo periodo.

Stop all’ufficioper gli ex presidenti(ma non da subito)I BENEFIT DI FINI E BERTINOTTINEL MIRINO DEI 5 STELLE

PA L A Z ZO

CASTA CONTINUA

L’insopportabile RenatoChe fatica con BrunettaTELEFONI CHIUSI IN FACCIA, FUNZIONARI CONGEDATI E RIUNIONIA L L’ALBA. IL NUOVO CAPOGRUPPO CHE FA PENARE IL PDL

L I Q U I DA Z I O N E

Il Senato alle prese

con i problemi

di cassa:

bisogna capire

come pagare l’uscita

i m p rev i s t a

Fini e Bertinotti Ansa

Ansa

10 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

Piscina dei mondialidi nuoto, indagala Corte dei Conti

FINISCE AL VAGLIO della Corte deiConti la vicenda dell’appalto dal va-lore di 12 milioni di euro per il ValcoSan Paolo, che faceva parte delle pi-scine destinate ai Mondiali di nuotodi Roma del 2009 e che oggi risultaa b b a n d o n a to.La vicenda è oggetto anche di un’in-

chiesta penale. Dietro l’iter burocra-tico per ottenere l'appalto secondol’accusa ci sarebbe una lunga seriedi tangenti a funzionari di vario gra-do legati alla Consiglio superiore peri lavori pubblici, quando era presi-dente Angelo Balducci. Per questo, ipm romani hanno già iscritto 5 per-

sone nel registro degli indagati, tracui l'ex giudice della Corte dei ContiAntonello Colosimo, arrestato a no-ve m b re .Per i magistrati contabili però l’as-segnazione dell’appalto avrebbecomportato anche un danno erarialeallo Stato, ancora da quantificare.

Per questo il 14 giugno sarà inter-rogato presso la corte dei contiFrancesco Maria De Vito Piscicelli,l’imprenditore “p e n t i to” che raccon-ta di aver versato un milione di euroalla cricca per aggiudicarsi gli ap-palti.

Val. Pal.

io stesso l’ho presa. E’ stato unattacco drammatico, di malariacattiva, quella che ti ammazza,se non la curi". Ma voltare pa-gina non è così semplice, datoche la Procura di Roma, a fineaprile, ha chiesto il rinvio a giu-dizio anche per lui, accusato dicorruzione perché, da pubblicoufficiale, avrebbe favorito Ane-mone in cambio di denaro e fa-vori. In occasione delle ultimePolitiche, il Pdl gli ha propostola candidatura: “L’ho rifiutataanche a questogiro, non han-no più il co-raggio di insi-stere”.

D I EG OANEMONEIl potente excostruttoreromano, Diego Anemone, sem-bra non svolgere nessuna attivi-tà lavorativa. L'imprenditoreedile, finito in una miriade diprocessi - ma per ora senza con-danne - è indagato nell'ambitodell'inchiesta su uno scambio difavori e corruzioni tra impren-ditori e pubblici ufficiali per l'as-segnazione degli appalti per iGrandi Eventi. I reati contestatisono l'associazione per delin-quere e la corruzione. Nella cric-ca, Anenome era colui che si oc-cupava anche di soddisfare inogni modo gli alti funzionariche gestivano i Grandi Eventi,procacciando loro, dalle ragazzeallo champagne. Solo pochi me-si fa, la GdF ha contestato allesocietà del gruppo che gestivacol fratello un'evasione fiscaleda 166 milioni di euro e fatturefalse per altri 38 milioni.

ANGELO BALDUCCINon è solo chiamato a rispon-dere dai magistrati romani, as-sieme ad Anemone, di associa-zione per delinquere. Il 17 mag-

gio scorso infatti la Procura diRoma ha sequestrato beni per 12milioni di euro ad Angelo Bal-ducci. Tra questi ci sono anchele quote della società Edelweiss,quella che produceva i film in-terpretati da uno dei suoi figli,Lorenzo. Condannato già daltribunale di Roma per la vicendadell'appalto della caserma Ma-rescialli di Firenze a tre anni e 8mesi di reclusione, oggi ha unapensione da grosso dirigentepubblico.

FRANCESCO PISCICELLISi è rifugiato in una magnificavilla all’Argentario FrancescoPiscicelli, l’imprenditore che,intercettato, rideva del terremo-to a L’Aquila. “La mia giornatadi oggi? Meglio che non la rac-conti. Continuo a subire minac-ce, anche a mano armata. Tan-tissime: mi hanno bruciato l’e-licottero, mi lasciano proiettilinella cassetta della posta. Ora houna tutela molto blanda delleforze dell’ordine. Anche perchéle istituzioni, solo perche’ inqui -sito, mi hanno tolto il portod’armi”. E che fa, oggi, Piscicel-li? “Continuo con il mio lavoro,che è quello del costruttore. Epoi collaboro con i pm”.I giudici romani per l'appaltodella caserma Marescialli di Fi-renze, lo hanno condannato a 2anni e 8 mesi.

FABIO DE SANTISDa ingegnere a oste. È la nuovavita di Fabio De Santis, ex prov-veditore alle Opere pubblichedella Toscana, che dopo esser fi-

di Beatrice Borromeoe David Perluigi

Il luogo d'incontro deidue grandi protagonistidella cricca, di per sé evo-ca brutti ricordi: Il pastic-

c i a cc i o in via Merulana a Roma.Un bar a pochi metri dal palazzoche ha ispirato il romanzo ca-polavoro di Carlo Emilio Gad-da. Sono da poco passate le 8 disabato 20 aprile, in un tavolinonel retro del bistrot, si incontra-no Angelo Balducci e DiegoAnemone. L’ex potente provve-ditore alle Opere pubbliche, el'imprenditore che era riuscitoad accaparrarsi i lavori più im-portanti per i Grandi Eventi,parlano fitti fitti. “Ma poi tu miaiuterai?” dice Balducci quasiprostrato verso l’amico di sem-pre. Anemone chiede di uscireper fumarsi una sigaretta. Unatelecamera del Fa t to li immor-tala. Tranne che in vecchie fotodel Ros dei Carabinieri, mainessuno li ha ripresi assieme.Di lì a pochi giorni, i magistratiromani chiederanno il rinvio agiudizio per i due e altre 14 per-sone coinvolte a vario titolo nel-l’inchiesta relativa ad irregola-rità negli appalti per la realizza-zione dei cosiddetti Grandieventi. Ma che fine hanno fattogli altri protagonisti della cric-ca?

GUIDO BERTOLASO“A giugno torno in Sudan. C’èbisogno di una grande mano enoi facciamo il possibile”, rac-conta Guido Bertolaso. Per l’excapo della Protezione civile, lavita di oggi è lontanissima daquella “gelatinosa” di qualcheanno fa. "Passo sette mesi all’an -no tra Haiti, dove lavoro conuna suora straordinaria, e l'Afri-ca: sta per ricominciare la sta-gione delle piogge, che portapazzesche epidemie di malaria:

E S C L US I VA Anemone eBalducci, il video sul sito del Fatto

IL RITORNO DELLA CRICCACHE SI DIVIDEVA APPALTI E FAVORIANEMONE INCONTRA BALDUCCI, MENTRE BERTOLASO VOLA IN AFRICA

SISTEMA GELATINOSO

PROTEZIONE CIVILEGuido Bertolaso ha lasciato

tutto ed è andato in Sudan

a curare la malaria

L’I M P R E N D I TO R EIl cuore del sistema, Ane-

mone, in aprile si è visto

con Balducci in un bar

FABIO DE SANTISDopo la condanna ha aper-

to un rinomato ristorante

di pesce a Roma

nito negli scandali della criccadel G8 ha preferito lasciarsi ilpassato alle spalle e dedicarsi al-la ristorazione. Ad oggi consi-glia piatti di pesce e vini pregiatiin un gettonato ristorante nel-l'elegante quartiere Prati a Ro-ma. Ha ricevuto dalla Corte diRoma una condanna a tre anni e8 mesi per l’appalto di Firenze.

RICCARDO FUSINon ha tanta voglia di parlareperché “sono molto stanco disubire ingiustizie, e nessuno divoi è interessato alla verità”. An-che per lui i travagli giudiziarinon sono affatto finiti. L’ex pa-tron del gruppo di costruzioniBtp è stato da poco iscritto nelregistro degli indagati a Firenzecon l’accusa di bancarotta sem-plice e fraudolenta. L’indaginenasce proprio da uno sviluppodegli accertamenti che la procu-ra fiorentina fece sulla cricca,procedimento per il quale Fusi ègià stato condannato in primogrado. I magistrati romani inve-ce per la caserma di Firenze lo

hanno condannato a 2 anni, lapena è stata poi sospesa.

REGINA PROFETAL’ex soubrette brasiliana, dal 17maggio a processo per favoreg-giamento della prostituzione (eintercettata nello scandalo checoinvolge Bertolaso), tiene aprecisare: “Io non ho mai fattoCacao Meravigliao con Arbore,come dicono tutti”. Regina giu-ra che la sua carriera non è stataaffatto offuscata dalle inchieste:“Continuo a organizzare feste alSalaria Sport Village e punto allapolitica. Sono gia' stata candida-ta alle comunali con Rutelli, orapenso a Grillo, con cui ballavo inRai vent'anni fa”.

DON EVALDO BIASINILo hanno ribattezzato “DonBancomat” per i rapporti che ilpadre aveva con Diego Anemo-ne, al quale ha celebrato anche lenozze e al quale custodiva e davadenaro. Spiegava: “Io a Diego glidavo i soldi perché lui faceva la-vori per noi”. Archiviata la vi-

cenda cricca è spuntato in un fi-lone di inchiesta sullo Ior, labanca vaticana. Don Bancomatè stato anche indagato per rici-claggio, indagini ancora in cor-so a Roma. Vicende che sonocostate a Biasini il ruolo di eco-nomo nella “Congregazione deimissionari del preziosissimosangue” di cui fa ancora parte”.

ANGELO ZAMPOLINI“Lavoro, nonostante la crisi: horipreso dopo la sospensione daparte dell’ordine degli architet-ti”. Angelo Zampolini, l’archi -tetto che ha patteggiato 11 mesidi carcere a Perugia, pena sospe-sa, per favoreggiamento nel-l’ambito di un filone di inchiestasulla cricca, è tornato alla sua at-tività. Ha ammesso di aver por-tato gli 80 assegni serviti a com-prare la casa con vista Colosseodi Claudio Scajola, ad “insapu -ta” dell’ex ministro. “Non miparli più di Anemone, ho trecause con lui”.

Hanno collaboratoNello Trocchia e Valeria Pacelli

11il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

Regione Calabriarimborsi per “G ra t t ae vinci”, 13 indagati

L’ACCUSA è peculato. Inviti a compariree avviso di garanzia per tredici consiglieriregionali della Calabria di vari partiti, in-dagati in relazione alla gestione dei rim-borsi delle spese sostenute dai gruppi.L’inchiesta della Guardia di finanza ècoordinata dal procuratore aggiunto diReggio Calabria Ottavio Sferlazza e dal

pm Matteo Centini, riguarda principal-mente un periodo che inizia nel 2010sino ai giorni nostri. Dagli accertamentisarebbero emerse irregolarità nella ge-stione dei fondi assegnati ai gruppi: iconsiglieri coinvolti nell’inchiesta avreb-bero ottenuto il rimborso anche di speserigardanti l’acquisto di Gratta e vinci,

viaggi all’estero, detersivi, il pagamentodi cartelle esattoriali, ricariche telefoni-che, telefoni cellulari e tablet. Dalle in-dagini è emerso anche il pagamento difatture per centinaia di migliaia di euroche non troverebbero alcuna giustifica-zione nell’attività amministrativa deiconsiglieri indagati.

di Marco Lillo

VaIter Lavitola tornaa casa, ma dovràportare il braccialet-to elettronico per

permettere il controllo dei suoispostamenti. Il Tribunale delRiesame di Napoli ha concessogli arresti domiciliari all’ex di-rettore dell’Ava n t i ! accogliendol’appello del suo avvocato, Gae-tano Balice. L’amico di SilvioBerlusconi sarà uno dei pochidetenuti scarcerati ma costrettia portare alla caviglia o al polsoil dispositivo che invia un se-gnale di posizionamento all’a-zienda fornitrice, Telecom Ita-lia, e di rimando al Dipartimen-to Amministrazione Peniten-ziaria. Lavitola è stato condan-nato in primo grado a 2 anni eotto mesi per tentata estorsioneai danni di Silvio Berlusconi. La

vicenda è quella del tentato ri-catto all’ex premier al quale l’al -lora latitante, secondo i pm, in-viava messaggi minacciosi allu-dendo probabilmente alle con-seguenze delle sue possibili ri-velazioni. Lavitola era statomolto vicino a Silvio Berlusconinegli anni di Palazzo Chigi e inuna lettera consegnata a unemissario e diretta al presidentedel Consiglio elencava tutti iservigi resi.In realtà l’obbligo del braccia-letto discende però da un secon-do provvedimento disposto dalgiudice di Napoli per un’altraaccusa: Lavitola deve scontare idomiciliari con il braccialettoper la truffa milionaria sui fondiper l’editoria nella sua veste dipatron dell’Ava n t i ! . Dopo gliadempimenti burocratici, Lavi-tola uscirà nelle prossime oredal carcere di Secondigliano

dove era entrato il 16 aprile2012, quando fu bloccato all’ae -roporto di Fiumicino appenaritornato dall’Argentina. Dopouna fuga rocambolesca tra Bul-garia, Panama e il Sudamerica,costellata di messaggi minac-ciosi, lettere accorate all’ex ami-co Silvio e interviste conciliantiin tv, Lavitola aveva lasciatol’Argentina e si era consegnatoagli inquirenti. Probabilmentenon immaginava di dovere af-frontare 13 mesi di carcerazio-ne preventiva. Il suo avvocatoGaetano Balice commenta:“Questo provvedimento è la ri-sposta alla nostra linea di difesanel processo, contrassegnata dauna fiducia nella giurisdizioneche è stata ripagata. Anche se c’èun po’ di rammarico perché -prosegue Balice - siamo convin-ti che c’è stata un’esasperazionenell’uso del carcere. Gli arresti

P RO C E SS I

Condannato per tentata

estorsione a B., ha

patteggiato 3 anni

e 8 mesi per la truffa dei

fondi all’editoria. Restano

aperte diverse inchieste

Lavitola può tornare a casa,ma con il “b ra c c i a l e t t o ”L’EX DIRETTORE DELL’AVANTI! NON HA MAI ACCUSATO BERLUSCONINONOSTANTE LE PROMESSE DI RIVELAZIONI DURANTE LA LATITANZA

L’AMICO DI PANAMA

domiciliari sarebbero stati piùproporzionati alla vicenda e so-prattutto al comportamentoprocessuale del mio assistito,ancora incensurato”. Lavitolanon ha mai accusato Berlusconie non ha confermato le paroledurissime e minacciose che ti-ravano in ballo il Cavaliere con-tenute in una lettera scritta du-rante la latitanza. “Lavitola non

ha mai aderito alle tesi dell’ac -cusa e ha esercitato in pieno ilsuo diritto”, chiosa Balice. Lasua situazione processuale nonè delle migliori: condannato ingiudizio abbreviato a due anni e8 mesi per il tentativo di estor-sione ai danni di Berlusconi, hapatteggiato 3 anni e 8 mesi per latruffa dei fondi all’editoria rice-vuti dalla Presidenza del Con-siglio per l’Ava n t i ! . Inoltre deveaffrontare l’indagine sui suoirapporti con Gianpaolo Taran-tini che lo vede indagato a Romaper tentata estorsione a Berlu-sconi. Inoltre resta indagato aNapoli assieme all’imprendito -

re Angelo Capriotti per l’affare,non riuscito, della vendita dellecarceri modulari al governo diPanama. Sempre a Napoli èpendente un’inchiesta nata dalgrande calderone della cosid-detta inchiesta P4. Mentre a Ro-ma è indagato con alcuni diri-genti di Finmeccanica per l’af -fare della vendita dei radar e de-gli elicotteri sempre al governodi Panama. Insomma una situa-zione difficile per Lavitola checomunque non ha mai puntatoil dito su Berlusconi. E ora, do-po 13 mesi di carcere, può guar-dare con più serenità il suo fu-turo dalla sua casa romana.

Valter Lavitola il giorno del suo rientro in Italia dopo la latitanza Ansa

“Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono”

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ciaoAndrea

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13il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3COSE LORO

Mancino: “Maisaputo nulladella trattativa”

“NON HO MAI saputo di una trattativa e se loavessi saputo lo avrei pubblicamente denunciato”.A parlare ai microfoni di Porta a Porta è Nicola Man-cino, ex ministro dell’Interno, imputato per falsa te-stimonianza al processo di Palermo sulla trattativaStato-mafia. “Non sapevo cosa ha fatto Conso edissi nella mia risposta che se riguardava mano-valanza non avevo nulla da obiettare, ma se riguar-

dava mafiosi pericolosi ero nettamente contrario”,ha detto Mancino, in merito alla questione dell’ al -leggerimento del carcere duro come corrispettivoper i mafiosi. Riguardo alle sue telefonate intercet-tate con Loris D’Ambrosio, ex consigliere giuridicodi Giorgio Napolitano, morto nel luglio scorso,Mancino si difende sostenendo che furono solo perchiedere “un coordinamento. Mai un’avo c a z i o n e ”.

di Sandra RizzaPalermo

Dal Porto di Palermo,dove ieri mattina leNavi della Legalitàhanno sbarcato il

presidente del Senato Piero Gras-so e il capo di Libera don LuigiCiotti, fino al grande albero dimagnolia di via Notarbartolo,dove nel pomeriggio i palermita-ni hanno osservato un minuto disilenzio nell’ora esatta della stra-ge di Capaci, la lunga giornatadella “Falconeide” (così è stata ri-battezzata l’annuale celebrazionedel botto sull’autostrada) ha avu-to un solo ritornello: la memoriae il suo valore. La prima a sotto-linearlo è stata Maria Falcone, so-rella del giudice ucciso, tra i pro-moter della manifestazione:“Questa non è una vuota passe-rella – ha detto -, vogliamo man-tenere viva la memoria di Gio-vanni: vogliamo impedire chequesta memoria vada persa”.

Concetto più volte ribadito an-che nel bunker dell’Ucciardonedurante la consueta lezione an-timafia che per l’intera mattinatadi ieri ha radunato gli studenti ditutta Italia nel luogo sacro delcontrasto a Cosa nostra: l’auladove lo Stato processò le coschecon il maxiprocesso e dove da lu-nedì prossimo la Corte d’assise diPalermo processerà gli ex mini-stri e ufficiali dei carabinieri chetrattarono con i boss nel bienniodello stragismo mafioso.

IN QUELL’AULA, Giorgio Napo-litano ha inviato il suo tributo al-la memoria ricordando Falconee Borsellino come “servitori ec-cezionali, autentici eroi che sa-crificarono la vita per la legalità ela democrazia”, il premier Enri-co Letta ha giurato che, per ono-rare la memoria delle vittime, la“lotta alla mafia deve esseresempre l’obiettivo principale”, eil suo vice Angelino Alfano si èletteralmente tuffato nei ricordi

Grillo ha sottolineato che “abbia -mo ancora al governo chi ha uc-ciso Falcone e Borsellino”, ieri ilgup della trattativa PiergiorgioMorosini, ha ricordato come “lecommemorazioni di facciata nonbastano”, perchè “è sufficienteriascoltare le parole di Borsellinoper capire che le sue preoccupa-zioni sulla strage di Capaci nonerano rivolte ai corleonesi, ma atutte quelle dinamiche istituzio-nali che hanno penalizzato il suolavoro e quello di Falcone”.

per raccontare che quella dome-nica di 21 anni fa “cambiò il suomodo di concepire l’attivitàpubblica”. Anche il presidentedella Camera Laura Boldrini,davanti alla stele di Capaci, lo haribadito: “L’importante è tenereviva la memoria di Falcone”.Un festival della memoria, in-somma, ma di quella memoriabuona solo come slogan per le sfi-late istituzionali, come ha ricor-dato nei giorni scorsi il pm NinoDi Matteo, titolare dell’indaginesulla trattativa: “I magistrati, pertanti, sono da onorare solo damorti: siamo stanchi dell'ipocri-sia di chi, quando erano in vitaFalcone e Borsellino, non esitavaad attaccarli, mentre ora finge dionorarli”. E non è l’unica criticaai professionisti del “non ricor-do’’, quei politici pronti a celebra-re la memoria degli eroi antima-fia davanti ai microfoni, ma poiincapaci di fornire un contributoalle ricostruzioni giudiziarie delbiennio stragista. E se Beppe

La festa della memorianel Paese che non saperché morì FalconeVENTIMILA RAGAZZI IERI A PALERMOPER COMMEMORARE LA STRAGE DI CAPACI

La nave della legalità sbarca i ragazzi a Palermo Ansa

di Giuseppe Lo Biancoe Sandra Rizza

Palermo

Ucciso a Brancaccio, regnodei boss Graviano, per lan-

ciare un messaggio alla Chiesa nelpieno della trattativa Stato-mafia.Padre Pino Puglisi, il parroco assassinato con uncolpo di pistola il 15 settembre 1993, il martire chedomani radunerà oltre 60 mila persone al Foro Ita-lico di Palermo per il rito di beatificazione officiatodai cardinali Salvatore De Giorgi e Paolo Romeo(alla presenza del presidente del senato Piero Grassoe del vice premier Angelino Alfano), potrebbe es-sere l’ennesima vittima del ricatto allo Stato lanciatoa suon di bombe tra il ’92 e il ’93 daCosa nostra per obbligare le isti-tuzioni a ridimensionare il rigorecarcerario contro i detenuti ma-fiosi. É questa l’ipotesi che i pmNino Di Matteo, Roberto Tarta-glia e Francesco Del Bene, titolaridell’indagine sul dialogo apertotra i boss e le istituzioni, hannoformulato riesaminando gli attidei processi sull’omicidio Puglisiche si sono conclusi con la con-danna all’ergastolo per i man-danti Giuseppe e Filippo Gravia-no e per i killer Gaspare Spatuzza,Nino Mangano, Cosimo Lo Ni-gro e Luigi Giacalone. Il quinto uomo del comman-do, Salvatore Grigoli, che per primo iniziò a col-laborare e che è stato condannato a 16 anni, ha ri-costruito l’esecuzione del parroco: ‘’Durò pochi se-condi: ebbi il tempo di notare Spatuzza che si av-vicinò e gli disse piano: ‘Padre, questa è una rapina’.

Puglisi si girò, sorrise, una cosa questa che non pos-so dimenticare, e disse: ‘Me l’aspettavo’. Io allora glisparai un colpo alla nuca’’.Non c’è ancora una ria-pertura ufficiale dell’indagine, ma i pm della trat-tativa sospettano che la morte del prete fu voluta daiGraviano nell’ambito della strategia di attacco alcuore dello Stato che aveva tra i suoi obiettivi anchele gerarchie ecclesiastiche, affinché collaborassero al

ridimensionamento della politica di contrasto a Co-sa nostra.

NEI GIORNI scorsi, proprio commemorando pa-dre Puglisi a Palermo, il pm Di Matteo ha ricor-dato che ‘’anche i settori ecclesiastici non si di-mostrarono insensibili alle richieste avanzate dal-le famiglie di Cosa nostra’’, facendo riferimentoalla lettera inviata nel febbraio del 1993 dai fami-liari di alcuni mafiosi all'allora capo dello StatoOscar Luigi Scalfaro, e per conoscenza ad una de-cina di destinatari istituzionali: dal Papa al vesco-vo di Firenze, dal vescovo di Palermo al Giornale diSicilia, per finire con Vittorio Sgarbi e Maurizio Co-

stanzo. La lettera a Scalfaro, oggi ritenuta impor-tantissima per capire gli eventi del 1993, si aprivacosì: “Siamo un gruppo di familiari di detenuti, chesdegnati da tante disavventure, ci rivolgiamo a Leiperché riteniamo che si è responsabili in prima per-sona...”. Ora dice Di Matteo: “In quella lettera in-dirizzata a Scalfaro erano contenute minacce gravimascherate da invocazioni’’.

I pm di Palermo ipotizzano, infatti, che almeno altritre attentati sarebbero stati annunciati da quella mis-siva che lamentava un trattamento carcerario disu-mano nei confronti dei boss detenuti: avvertimenticontenuti non tanto nel testo, quanto nell’elenco deidestinatari, che oltre a Costanzo, comprendeva il ve-scovo di Firenze, dove due settimane dopo la stragedei Georgofili ucciderà cinque persone; poi il Papa, ilcui vicario Camillo Ruini sentirà saltare il letto perl’esplosione di San Giovanni in Laterano del 28 lu-glio; e il vescovo di Palermo, dal quale dipendeva donPino Puglisi, eliminato proprio a Brancaccio, il for-tino dei Graviano, braccio armato di tutti gli attentatidel biennio ’92-’93. Ma cosa c’era scritto nella lettera

a Scalfaro? I familiari dei detenuti si rivolgevano cosìal capo dello Stato: “Lei dovrebbe vergognarsi”, e ac-cusavano i secondini delle carceri di comportarsi co-me “teppisti della peggior specie”. Poi, con un apertoriferimento a Nicolò Amato, all’epoca direttore delDap, intimavano a Scalfaro di “togliere gli squadristial servizio del Dittatore Amato”.

UNA COSA è certa: quello che a febbraio del ‘93 ifamiliari dei boss detenuti chiedevano all’inquilinodel Quirinale si realizza pienamente entro la fine diquello stesso anno con una serie di scelte istituzio-nali finalizzate ad ammorbidire il rigore carcerario.Il 9 maggio ’93 Papa Giovanni Paolo II, in visita adAgrigento, si rivolge direttamente ai mafiosi: ‘’Nelnome di Cristo: convertitevi!’’, ma il 27 maggio ar-riva l’esplosione dei Georgofili a Firenze e poco do-po Scalfaro convoca il capo dei cappellani delle car-ceri, monsignor Cesare Curioni, e il suo segretarioFabio Fabbri, proprio per trovare un successore adAmato, che viene rimosso dal vertice del Dap, il 4giugno del 1993, e sostituito con un magistrato piùmorbido: Adalberto Capriotti. Che fa Capriotti ap-pena insediato? Indirizza, il 26 giugno ’93, una notaal Guardasigilli Giovanni Conso consigliandolo dinon prorogare i 41 bis, per lanciare un “segnale didistensione’’.La notte tra il 27 e il 28 luglio, scattano gli attentatidi Roma e di Milano, le citta’ del Papa e di Sgarbi.A questo punto, la strategia terroristico-mafiosa, se-condo i pm di Palermo, avrebbe puntato il grillettoalla nuca di padre Puglisi, prete antimafia assai sco-modo nel territorio dei Graviano, per dimostrare dinon fermarsi neppure davanti ai simboli religiosi. Dilì a poco, l’epilogo: il 3 novembre ’93, il ministro Con-so decide la mancata proroga di 334 provvedimentidi 41 bis. Dice di averlo fatto “in perfetta solitudine”.Ma è il segno che lo Stato ha ceduto al ricatto.

Don Pino Puglisi Ansa

“Anche don Pino Puglisifu vittima della trattativa”

L’I N C H I E STA

STATO E MAFIA

I magistrati ipotizzano

che il prete palermitano

fu ammazzato,

per mandato dei

Graviano, per lanciare un

altro messaggio ai palazzi

LA CHIESA

Il pm Di Matteo

ha ricordato: “Anche

settori ecclesiastici

non furono insensibili

alle richieste

di Cosa Nostra”

IL GUP MOROSINI

“Le commemorazioni

di facciata non bastano,

bisogna capire quali

dinamiche abbiano

ostacolato il lavoro

di Falcone e Borsellino”

Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso presentatodall’ex procuratore di Palermo Antonio Ingroia

per sospendere la decisione con la quale il plenum delCsm l’11 Aprile scorso ha stabilito la sua assegnazionealla procura di Aosta (dove non era candidato), dopoil periodo di aspettativa elettorale. Ingroia, che hapreso servizio nel capoluogo valdostano in qualità disostituto procuratore il 15 maggio scorso, sta usu-fruendo di un periodo di ferie fino al 20 giugno. Insede di udienza i suoi legali hanno chiesto oltre allasospensione del provvedimento del Csm anche l’il -legittimità dell’intervento in giudizio da parte del Co-dacons. Il 29 aprile scorso il presidente della sezionedel Tar ha detto no a un provvedimento urgente disospensiva presentato dal magistrato rimettendo ladecisione finale all’udienza collegiale, che ha bocciatoil ricorso. Ora l’ultima possibilità sarebbe ricorrere alConsiglio di Stato. “Ingroia deve decidere la sua veravocazione: se vuole fare il magistrato o il politico”: hadetto il vice presidente del Csm Michele Vietti.

INGROIA Il Tar bocciail ricorso: va ad Aosta

15il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

di Elena RosselliGenova

Ciò che è storto non sipuò raddrizzare, néciò che manca si puòcontare”. “L'Italia è

una Repubblica democraticafondata sul lavoro”. Bibbia eCostituzione, sacro e profano,parola di Dio e parola dell'uo-mo. Il feretro di don Gallo è latestimonianza di tutta la suavita, il simbolo di una doppiez-za mai sinonimo di ambiguità,semmai di differenza. E “dif-ferenti” sono i ragazzi di “San-be”, la comunità di San Bene-detto al porto fondata dal “Gal-lo” o dal “Don”, come diconoloro, negli anni '70, dopo lacacciata dell'allora cardinaleGiuseppe Siri dalla chiesa dipiazza del Carmine, la stessache domani, alle 11.30, lo ac-coglierà per l'ultimo saluto.Sull’altare ci sarà Angelo Ba-gnasco. E la scelta non lasciaindifferenti i ragazzi, che forsepreferivano meno clamore inun momento così: “La chiesadel Carmine è piccola – spiegauno di loro –. Vorrà dire che ilnostro saluto lo daremo dafuori, o dopo”. Una sorta diprotesta, ma silenziosa “per ri-spetto”. Una punta di polemi-ca che al Don non sarebbe di-spiaciuta. Anzi.

LA “S UA” G E N OVA lo salutacon una giornata di sole. Uncielo blu che spacca e de-finisce ogni angolo, rendespigoloso e insieme pienodi bellezza ogni angolodella città, dalla punta diPortofino all'estremitàopposta. Tutto il golfo,tutto il porto, ogni vi-colo riflette una luce. Edai vicoli vengono le“sue” creature. Gli ex (oattuali) tossici pelle e os-sa. Quelli che, se anchesmettono, l'eroina rimaneincollata addosso comeuna sorta di peccato origi-nale. Le “princese”, le transche il don tanto amava. E la“Genova bene”, quella che tantifigli e nipoti ha sacrificato sul-l'altare degli anni '80. Scappatidai salotti di Albaro e Castel-

letto per finire negli angoli piùsucidi del centro storico.“San Benedetto è la comunitàpiù libera e insieme più respon-sabilizzante che esista. Non cisono regole. Ci sei tu e il fuocoche hai dentro di tornare allavita”, spiega D. che ha iniziato abucarsi a 16 anni per poi smet-tere poco dopo, ma ricomin-ciare a 28 e di nuovo smettere,

Ansa

“Già ci mancano le sue sfuriate”IL SORRISO DEGLI AMICI E UNA MAGLIA SPECIALE DEL GENOA PER COPRIRE LA BARA

L’ABBRACCIO DI GENOVA“LA PORTA DI SANBEERA APERTA PER TUTTI”A ONORARE IL FERETRO IERI L’INTERA CITTÀ, DAI TOSSICIALLE AUTORITÀ, DAI TRANS AI SUOI COMPAGNI DI LAVORONELLA COMUNITÀ DI SAN BENEDETTO

GRAZIE

E Avvenire dedica al Donsolo un rimbrotto a pagina 13

questa volta “per sempre” a 32anni, “grazie al Gallo” perché“quello è l'unico posto che hafunzionato”. “Nessuno ti ob-bliga a entrare o uscire”. Si cadee ricade anche cento volte, ma“nessuno ti punta il dito con-tro, nessuno giudica chi sei,perché hai sbagliato”. Non c'ènessuno da prendere in giro,nessuno a cui mentire: sì, i dot-

tori ci sono “e controllano”, ma“non è quello il punto”.

IL PUNTO È che quando arrivic'è un gruppo di persone che tiaccoglie, “persone come te, chehanno i segni dentro di quelloche hanno vissuto, persone chesi annusano a metri di distan-za”. A loro non potrai mentire,“né quando entrerai, né quan-

do deciderai che lì dentro la tuastrada è finita”. Sei arrivato daldon? Nessuno ti ha costretto.Vuoi andare? Vai. Vuoi resta-re? Resta. Insomma, “tu e solotu decidi, è la tua partita , la tuavita ”. La porta, a Sanbe, è aper-ta. “Si entra che si è zero” e “sitorna alla vita”.“Don Andrea è stato un padreper gli ultimi, per tutti quelli

che pur non avendo nulla tro-vavano accoglienza, amore, so-lidarietà, una pacca sulla spallama anche una sberla al mo-mento giusto” ha detto il tran-sessuale Valentina, portuale aGenova, vicinissima al prete distrada. “Don Gallo mi ha inse-gnato a spendere tutto quelloche ho per il prossimo. E anchequello che non ho”.

Pianeta terra

MILANO CONDANNATO IL GIORNALISTA MULÉIl Tribunale di Milano ha condannato il direttore di Pa n o ra m a ,Giorgio Mulé, a 8 mesi di reclusione, senza sospensione con-dizionale della pena, per una presunta diffamazione verso il pro-curatore di Palermo, Francesco Messineo. L’articolo è del 2010.

MARINA UFFICIALE TROVATO SENZA VITAIl capitano di vascello Raffaele Gargiulo, caporeparto infrastrutture dello Stato Maggioredella Marina, è stato trovato privo di vita ierimattina, in una pozza di sangue. Non sarebberostati riscontrati segni di arma da fuoco.Fra le ipotesi, una caduta dal quinto piano.

BOLOGNA SCONTRI STUDENTI-POLIZIAScontri tra la polizia e collettivi studenteschi inpiazza Verdi, zona universitaria. Il Cua, collet-tivo universitario autonomo, aveva improvvisatoun’assemblea di solidarietà ai lavoratori dellaSodexo. Quando le forze dell’ordine sono entra-te in piazza sono nati i tafferugli.

M E R I TA R E il Paradiso è ben altra cosa, perfortuna, che guadagnarsi la prima pagina diAv ve n i re , ma suscita comunque tristezza,tanta tristezza più che rabbia, la decisionedel quotidiano dei vescovi italiani di de-dicare alla morte di Don Gallo solo un ar-ticoletto nel basso di pagina 13, in cui su-bito dopo la notizia si avverte il lettore chele “prese di posizione” del Don “non di radoerano apparse in aperto contrasto con l’i n-segnamento della Chiesa”. Il giornale dellaChiesa dei Ruini, dei Bertone, dei Bagnascoha mostrato il suo volto duro e arido per-sino dinanzi alla “salita in cielo” di uno deisuoi sacerdoti certo più criticati, ma anchepiù amati, seguiti e conosciuti.Ieri, quelle cinque striminzite colonnine infondo alla pagina davano una sensazione net-ta di condanna, non di pietà. Chissà perchévenivano in mente le porte sbarrate dellachiesa del quartiere Don Bosco a Roma difronte alla bara di Piergiorgio Welby. A DonGallo, Av ve n i re non fa sconti. Anzi: “Un sa-

cerdote controverso che nel corso degli anni,pur con la lodevole intenzione di avvicinarsievangelicamente ai poveri, non sempre pareaver tenuto nel debito conto quello che Be-nedetto XVI avrebbe definito nella sua en-ciclica il necessario connubio tra verità e ca-rità”. Per il quotidiano della Cei, la conferenzaepiscopale italiana, Don Gallo è stato un prete“s co m o d o” fino all’ultimo, un eretico rispettoall’ortodossia e al religiosamente corretto.Ma Don Gallo si consoli: se Av ve n i re fo ss euscito ai tempi di Cristo, avrebbe nascosto apagina 13 la notizia che la prima persona avedere Gesù risorto fu un’ex prostituta.Anche il Corriere della Sera evita di mettere lanotizia in prima pagina. La morte di DonGallo è avanti, molto avanti. A pagina 25.Nell’occhiello si dà conto del desiderio ma-nifestato dal cardinale Bagnasco, presiden-te della Cei: “Vorrei celebrare i funerali”.Parole che suonano in modo ipocrita, visto iltrattamento di Av ve n i re . E per Gesù gli ipo-criti erano gli scribi e i farisei.

Io sono nato nella parrocchia di DonGallo. Era un prete che faceva scan-

dalo perchè ospitava tutti, era un preteon the road”. L’ha detto ieri FrancescoBaccini, uno dei tanti genovesi che nonriescono a convincersi che davvero ilDon se ne sia andato. Mica facile.

“QUANDO INCONTRI una personaspeciale te ne accorgi subito, senti nel-l’aria qualcosa di molto particolare.Noi abbiamo avuto il piacere di co-noscere Don Gallo, di parlarci a lungo,di osservarlo nella sua disarmante ebellissima semplicità e spontaneità,lontana anni luce dalle gerarchie va-ticane” dicono Nico Colonna,Luigi Vignali e Michele Moz-zati, in arte Gino e Michele.Aggiungendo: “Don Galloamava i giovani, li capiva, li in-citava a non mollare, a vivere.Siamo onorati di averlo avutocon noi, sappiamo già oggi che

ci mancheranno tanto i predicozzi delnostro adorabile pretaccio di strada”.Su facebook il ricordo di Vasco Rossi:''Don Gallo non morirà mai. Nelle sueopere, nelle sue azioni, nei suoi gesti enei nostri cuori. Onore a un uomo, uneroe, che ha combattuto e contribuitocon le proprie mani a rendere questomondo un pò migliore. Viva Don Gal-lo!” conclude Vasco.Un messaggio è stato inviato a Genovaanche dal governatore della Sicilia, Ro-sario Crocetta: “Don Gallo propone unsacerdozio che vive nella strada, chenon guarda alle differenze di religione,di etnia, di sesso e che ritrova la dignità

in qualsiasi essere umano, che è fatto aimmagine e somiglianza di Dio; unaspiritualità che si contamina coi biso-gni dei poveri e degli emarginati. Hocondiviso molte sue idee, anche nelmio modo di essere cristiano, forse conun imbarazzo maggiore del suo”.

TUTTI VICINI AL DON, tutti stretti finoall’ultimo con i fili dell’affetto. La so-cietà Genoa calcio ha fatto stampareuna maglia rossoblù con scritto “CiaoDon” che domani sarà distesa sul fe-retro per omaggiare il grande tifoso ge-noano. Per i funerali arriveranno GianPiero Gasperini e l’attuale allenatore

della squadra, DavideBallardini.Soprattutto, il Don hacostretto la Chiesa uf-ficiale a ricordarsi dilui con gratitudine. Ie-ri il direttore della salastampa vaticana, Fe-

derico Lombardi, ha spiegato che il se-gretario di Stato Ugo Bertone è stato“compagno di studi” di Gallo e che du-rante gli anni trascorsi a Genova comearcivescovo il porporato ha avuto conlui un dialogo “a volte franco e vivace”.Tuttavia “la dedizione in favore dei bi-sognosi non poteva non avere comesorgiva ispirazione la sua identità sa-cerdotale”. E domani, insieme all’ami -co don Luigi Ciotti, sarà l’arcivescovodi Genova - nonché capo dei vescoviitaliani - Angelo Bagnasco a dare l’ul -tima benedizione: "Lo faccio imman-cabilmente per tutti i miei sacerdoti -ha detto il presidente della Cei -. ConDon Gallo il rapporto era molto fra-terno e sempre molto rispettoso, solopochi giorni fa ero andato a trovarlo incanonica, appena dimesso dall'ospeda-le; abbiamo preso il caffè e detto unapreghiera insieme. Era molto consape-vole della sua condizione di salute, maera comunque sereno”.

DAL SACRO AL PROFANOA concelebrare domani il rito funebre saranno

l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, e Don Ciotti

Vasco Rossi: “Un eroe che non morirà mai. Viva Don Gallo!”

Gian Piero Gasperini La Pre ss e

Angelo Bagnasco Ansa

Francesco Baccini Ansa

16 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto QuotidianoALTRI MONDI

di Mario Seminerio

Pessima giornata per imercati azionari, tut-ti in calo dopo unasalita durata alcuni

mesi e che ha sfidato la forza digravità e i fondamentali, che in-dicano una crescita economicaglobale ancora debole. Il Giap-pone è sprofondato, perdendo il7,32 per cento sull’indiceNikkei, Milano ha perso il 2,9. Ilrischio di deflagrazione dell’Eu -rozona si è ridimensionato, gra-zie alla Bce e alla volontà di Ber-lino di anestetizzare la situazio-ne sino alle elezioni tedesche.Ma i problemi sono molti. Oltrealla crescente divaricazione traeconomia reale debole e quota-zioni azionarie esuberanti, suimercati pesa la possibilità che labanca centrale statunitenseproceda gradualmente a ri-muovere l’eccezionale stimolomonetario sin qui praticato.L’ultimo meeting di politicamonetaria della Federal Reser-

ve americana ha evidenziatoche alcuni governatori vorreb-bero ridurre il flusso di acquistidi titoli di Stato e obbligazioniipotecarie (oggi 85 miliardi didollari al mese) già da giugno. Ilpresidente Ben Bernanke, nel-l’audizione semestrale davantial Congresso, ha confermatoquesta dialettica interna allaFed ma ha anche confermato lapropria posizione di “colombain capo” alla politica monetariastatunitense.

LO SCHIANTO DEL MERCATOazionario giapponese giunge alculmine di un rialzo senza pre-cedenti cominciato dopo la vit-toria elettorale di Shinzo Abe e ilsuccessivo avvio di un mix dipolitica economica volto a faredeficit fiscale (nonostante unrapporto debito-Pil del 250 percento) e tentare di stroncare ladeflazione che attanaglia il paeseda un ventennio. La manovragiapponese ha galvanizzato gliinvestitori, giapponesi e inter-

hedge fund internazionali, cheda qualche tempo hanno cedutoil testimone agli investitori do-mestici giapponesi, soprattuttoquelli piccoli, le famiglie.

IL MERCATO AZIONARIOgiap -ponese nelle ultime settimane èstato quindi trascinato al rialzoda quello che sui mercati si chia-ma “dumb money”, il “denarotonto” dei piccoli risparmiatori.Oltre a questa bollicina specu-lativa domestica giapponese edalla spada da Damocle della finedello stimolo monetario dellaFed, i mercati sono preoccupatianche dalle notizie provenientidalla Cina, il maggior motore dicrescita globale, dove la mani-fattura arranca, il sospetto di bu-chi neri nei conti pubblici localiè sempre più forte, e dove è inatto una delicata transizione daun modello di sviluppo basatosu investimenti ed export a unofondato su consumi.Occorre abituarsi a conviverecon queste dinamiche: enormi

nazionali. Solo che, come sem-pre capita in queste situazioni, imercati si portano un po’ trop -po avanti, nello scrutare scenariindossando occhiali con le lentirosa, e questo prosegue sin

quando non si verifica un even-to-catalizzatore che causa cor-rezioni violente. Nel caso giap-ponese, le evidenze disponibiliindicano che il mercato aziona-rio è stato spinto nella prima fa-se del rialzo dal denaro degli

impulsi di liquidità, iniettati nelsistema per contrastare il rischiodi collasso, alimentano nuoveforme di “esuberanza”, sino almomento in cui accade unevento che ha la stessa funzionedello spillone su un palloncino.

A seconda dell’entità del crollo,le banche centrali accorrono insoccorso dei mercati, riman-giandosi l’ipotesi di rimuoveregli stimoli monetari o fornendo-ne di nuovi, ed il ciclo ricomin-cia.

MOMENTI DI PANICO

Con il mercato inondato

di liquidità dalle Banche

centrali per evitare

il collasso, gli sbalzi

saranno sempre più

frequenti. Milano -3%

Primo scoppio della bollagiapponese, Borse a piccoTOKYO SPROFONDA DEL 7 PER CENTO, COME DOPO FUKUSHIMATRAVOLTI I RISPARMIATORI CHE AVEVANO CREDUTO NELL’A B E NO M I C S

Giornata difficile per gli impiegati della Tokyo Stock Exchange La Pre ss e

di Nancy PorsiaMisurata (Libia)

Sono venuto a Misurata per-ché, al confine egiziano, mi

hanno detto che è la città più si-cura della Libia”, racconta al Fat -to Taha, scappato da Hama, Si-ria, nell’ottobre del 2012. Sono circa 5000mila isiriani che, rassegnati alla loro condizione di ri-fugiati per via della morte e della distruzione, per-petrati nel loro Paese da oltre due anni, hannodeciso di ricostruirsi una vita a Misurata.Famosa per il forte spirito imprenditoriale della suagente, per i rifugiati siriani la terza città portualedella Libia garantisce buone prospettive lavorativee di inserimento. Tuttavia il motivo principale che aoggi ha spinto migliaia di siriani verso Misurata è lagaranzia di sicurezza entro i suoi confini.

DISTRUTTA DALLE TRUPPE DEL RAÌS DOPO ES-SERE INSORTA CONTRO IL COLONNELLOPrima città nella regione orientale della Tripoli-tania a insorgere contro Gheddafi, per tre mesiMisurata è rimasta sotto assedio delle forze lea-liste, durante il quale circa 2000 persone sonomorte e 600 sono andate disperse. Alle vittime delfuoco si aggiungono i circa 1800 casi di stupro,riportati dalle autorità locali. Una carneficina chenon ha uguali in nessun’altra città libica. Su unapopolazione di circa 600mila persone, ogni fami-glia conta almeno una vittima e questo triste pri-mato ha dato alla città il diritto ad una sorta diautogestione della sicurezza. Infatti gli ex gruppiarmati rivoluzionari, oggi al libro paga degli uo-mini d’affari locali, continuano a presidiare il ter-ritorio, come durante le giornate d’assedio. InoltreMisurata vanta anche il più grande arsenale di ar-mi del Paese.La città più temuta della Libia ha dunque stupito

tutti aprendo le porte ai siriani, che inquanto elemento esterno potrebberorappresentare un elemento destabiliz-zante per l’equilibrio faticosamenteraggiunto. Addirittura in nome del-l’appoggio politico offerto all’opposi -zione del presidente siriano Bashar AlAssad, a giugno del 2012 le autorità lo-cali, in via del tutto straordinaria dallafine della Rivoluzione libica, hannochiesto l’intervento sul territorio di or-ganizzazioni nazionali e internaziona-li per gestire l’emergenza.Da Febbraio del 2013, l’Alto Commis-sariato per i Diritti dei Rifugiati(Unhcr) effettua le registrazioni dei si-riani come richiedenti asilo politico,con il supporto di altre organizzazioninon governative come Libyan Red Crosse l’italiana Cesvi. Secondo i dati fornitidall’Unhcr il 13 maggio, i siriani regi-strati presso l’agenzia Onu sarebberocirca 500 a Misurata e circa 8000 in tut-ta la Libia, su una presenza reale sti-mata dal Ministero degli Interni intor-no ai 110mila. “Inizialmente le auto-rità libiche avevano proposto all’Unhcr la co-struzione di campi profughi, contrariamentealla volontà dei siriani. L’Unhcr si è oppostoalla soluzione dei campi. Quindi prevediamoun prossimo incremento massiccio nelle regi-strazioni”ha detto al Fa t to Anis Serrari, respon-sabile associato della Protezione dell’Unhcr.Al di là del sostegno espresso dalle autorità lo-cali, la comunità siriana a Misurata, come nelresto del Paese, vive una condizione di estremaemarginazione sociale, dove i rapporti con lagente locale si limitano a questioni lavorative eabitative. Per lo più impiegati nella ristorazio-ne e nell’edilizia, i siriani riparati a Misurata

guadagnano all’incirca 600 di-nari libici al mese a fronte di unaffitto mensile medio di 400 di-nari. Inoltre per loro la preoccu-pazione maggiore rimane l’assi -stenza medica. “Devo affrontareun cesareo, ma l’ospedale pub-blico mi ha rifiutata e ora mi toc-

ca pagare 1000 dinari libici in una clinica privata”,dice Ranya proveniente da Damasco, al quintomese di gravidanza. Tuttavia la carenza nel siste-ma sanitario libico è una piaga nazionale che sindai tempi di Gheddafi affligge i libici, costringen-doli a recarsi in Tunisia per ricevere cure medi-che.

DAL PORTO PARTONO A DECINE I GIOVANI CHEVANNO ALLA JIHAD CONTRO DAMASCOMa l’esclusione sociale in cui sono costretti i si-riani non è frutto solo della cultura di diffidenza,tipicamente libica e esasperata dalla guerra civiledel 2011. È anche segnale della società civile con-tro alcuni gruppi salafiti locali, che fanno leva sullapresenza in città di membri dell’Esercito LiberoSiriano per reclutare nuovi jihadisti in nome dellesofferenze dei siriani. “Della brigata con cui io hodifeso il mio quartiere contro i gheddafiani, quat-tro ragazzi su 8 sono partiti per la Siria. Tre sonogià morti, un ragazzo ha rivelato al Fa t to in con-dizioni di anonimato, il problema è che i ragazzireclutati per la jihad in Siria sono tutte persone giàtraumatizzate dalla guerra combattuta qui”.

Ma la paura di una deriva fonda-mentalista sembra non aver rag-giunto il mercato delle armi di Mi-surata dove, secondo un codiceascritto, i trafficanti locali possonovendere armi solo ad altri misura-tini e ai siriani, in quanto gente difiducia.

DESTINI GEMELLIMisurata aprile 2011e Aleppo aprile 2013La Pre ss e

La città-martire della Libiaè divenuta il rifugio dei siriani

DA GHEDDAFI AD ASSAD

Pianeta terra

SIRIA IL NOBEL EBADI: GLI IRANIANI NON CON ASSAD“Il popolo iraniano non condivide la politica pro-Assad di Teheran”ha detto il Nobel per la Pace Shirin Ebadi. “Mi scuso, come iraniana,per il sostegno del regime iraniano ad Assad che causa vittime civili”,ha detto Ebadi, a meno di un mese dalle elezioni a Teheran. La Pre ss e

FRANCIA LAGARDE (FMI) IN TRIBUNALEOre cruciali per Christine Lagarde, direttrice delFmi (al posto di Strauss-Khan, travolto dallo scan-dalo sessuale), che rischia di finire sotto inchiestaa Parigi - audizione ieri al tribunale di Parigi - perfalso e distrazione di fondi pubblici nell’affare Ta-pie-Credit Lyonnais- Adidas (1993). Ansa

17il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

di Caterina SofficiLondra

Eora? Cosa vorrestefare?”. Ingrid Lo-yan-Kennet, 48 an-ni, due figli, capo-

scout, è scesa dall’autobus, si èavvicinata al cadavere che gia-ceva per la strada e si è rivoltaall’uomo con il coltello in mano.Lui: “Vogliamo cominciare unaguerra a Londra”. Lei: “Perde -rete, siete soli contro molti”. Lafrase è stata ripresa dal premierCameron: “Ha parlato per tuttinoi”. Alla termine del comitatodi sicurezza Cobra il premier haaggiunto: “È un attacco allaGran Bretagna, ma anche un

tradimento dell’Islam e dellecomunità musulmane che tan-to danno a questo paese” .Da una parte la follia religiosadei due uomini che in pienogiorno a Woolwich hanno fattoa pezzi un militare britannico innome di una personale jihad re-golata dall’occhio per occhio,dente per dente. Dall’altra lacalma serafica di Ingrid, diven-tata la nuova eroina britannica.Ieri in tv sembrava stupita ditanto clamore. Ha spiegato chel’ha fatto semplicemente perproteggere alcune madri chepassavano con i bambini: “Erameglio che le armi fossero pun-tate su una persona sola”.Keep calm and carry on. Ancora

una volta Londra è Londra. EIngrid è la londoner allo stato pu-ro. Se un parallelo si può fare ècon i riots di due estati fa, quan-do cittadini comuni sono scesiin strada armati di mazze da ba-seball per difendere i negozidalla furia dei dimostranti.Ma i paralleli possibili sono tan-ti. C’è l’aspetto nuovo e inquie-tante del terrorismo fai da te.Quello che è stato chiamato il“jihadismo della porta accanto”dove ogni combattente è invi-tato a perseguire la sua guerrapersonale, anche con un ma-chete, se non ha altro sotto ma-no. O con una pentola a pres-sione armata come una bomba,come a Boston.

C’è anche la follia personale chenon trova altri sfoghi se nonnell’atto esemplare, come loscrittore di estrema destra che siè sparato a Notre Dame per fareun “gesto simbolico e spettaco-lare” contro i matrimoni gay.La radicalizzazione sembra il fi-lo conduttore di tanti atti in ap-parenza separati. Scontri di re-ligione, ideologie, identità.Ma si possono citare anche le ri-volte che stanno infiammando isobborghi di Stoccolma. Comea Londra, anche lì è il sistemamulticulturale a finire sotto

pressione. Disoccupazione, ta-gli al welfare, austerità colpisco-no le classi più basse. Nei paesiad alta immigrazione colpisco-no gli immigrati, non importase di seconda generazione, co-me i due nigeriani di Londra.Cosa li ha spinti verso l’estremi -smo islamico? Non è chiaro.Entrambi sono nati in Inghil-terra. Hanno studiato qui.Quello che parla nel video con lemani insanguinate. Si chiamaMicheael Olumide Adebolajo,28 anni, nato a Lambeth nel1984, un fratello e una sorella.Qualcuno parla di una certa ag-gressività, ma lo raccontano co-me un ragazzo normale, a scuo-la in bus, amici, calcio. La fami-glia è cattolica e praticante. Lamadre attiva in parrocchia. Poila svolta: nel 2003 si converte al-l’Islam. La famiglia si trasferisceper cercare di contrastare lascelta e le nuove amicizie.

P E RC H É nel frattempo Michaelinizia a seguire il movimento al-M u h a j i ro u n , oggi messo al bandodal governo. È una setta ultra-radicale, che festeggia l’anniver -sario dell’11 settembre e reclutacombattenti per l’Islam in Oc-cidente. Dicono che dal 2011hanno perso le tracce del ragaz-zo. Chissà se è vero. Lui era sci-volato nella politica estremista edistribuiva volantini control’intervento in Iraq e Afghani-stan. Si è saputo che i gli atten-tatori, piantonati in due ospeda-li, erano già noti a servizi segreti.Pare fossero stati fermati tempofa quando avevano provato apartire per la Somalia. Un vicinodi casa ha detto che avrebbe vo-luto partire per la Siria ma poiavrebbe aggiunto: “Non c’è bi-sogno di andare fin là perché iloro soldati sono anche qui”.A Londra intanto l’allerta è stata

aumentata, con 1.200 poliziottiin più per strada ma non sonoscattate le procedure antiterro-rismo. Ieri in serata è stato rive-lato il nome della vittima: sichiama Lee Rigby, 25 anni, diManchester, padre di un bimbodi 2 anni. Scotland Yard ha an-che rivelato di aver arrestato unaltro uomo e una donna, en-trambi 29enni, accusati di com-plicità nell’omicidio. Ma al mo-

mento non si sa niente di più.La situazione a Londra è tesa.Mercoledì sera militanti del mo-vimento di estrema destra Engli -sh Defence League sono scesi instrada a Woolwich, dove è av-venuto l’omicidio: scontri con lapolizia. Rappresaglia anti-isla-mica anche in Essex, dove unuomo è stato fermato mentrecercava di dare fuoco a una mo-schea, con un coltello in mano.

Il terrorista col machetefa a fette il multiculturalismoARRESTI DOPO LA DECAPITAZIONE DEL SOLDATO A LONDRA

di Alessandro Oppes

Dopo cinque giorni - anzi cinque notti - in-fiammate dalla violenza, il vero incubo del-

la Svezia è che si ripeta, con la stessa tragica in-tensità, l'esplosione di protesta sociale che nel2005 sconvolse le banlieue parigine e le periferiedi altri grandi centri francesi. I problemi, e larabbia, sono gli stessi: quelli delle giovani ge-nerazioni di immigrati che vedono sfuggire,ogni giorno di più, la prospettiva di un lavoro edi una piena integrazione sociale. Proprio nelpaese che, per decenni, è stato considerato a ra-gione il vero paradiso del welfare, e in più la terradell'accoglienza per eccellenza. Ma l'equilibrio siè rotto da tempo, il “modello svedese” è in crisi.E la battaglia campale permanente che dalloscorso fine settimana tiene in scacco le autoritàlocali ne è solo la riprova più clamorosa. Decinedi arresti tra i giovani e giovanissimi (parecchisono minorenni), centinaia di auto date allefiamme, vetrine in frantumi, l'assalto a una sta-zione di polizia, un ristorante incendiato. Daiquartieri marginali di Stoccolma a quelli di Mal-

moe, terza città del paese, è un ripetersi inces-sante di scene di guerriglia urbana, con il lavorodei vigili del fuoco ostacolato in continuazioneda gruppi di teppisti che accolgono i soccorritoricon fitte sassaiole.

SIN DA DOMENICA , il centro della contesta-zione resta Husby, 17 chilometri a nord-ovestdella capitale, un quartiere dormitorio di 12milaabitanti dove l'85% della popolazione è formatoda immigrati di prima o seconda generazione. Èqui che, lunedì 13 scoppiò la scintilla che ha pro-vocato la sollevazione: un anziano migrante di 69anni, con problemi psichici, abbattuto a colpi dipistola dalla polizia nel suo appartamento perchéaveva miinacciato gli agenti con un machete.Nei giorni successivi, la tensione nel quartiereandò crescendo fino a quando, domenica, ungruppo di una cinquantina di giovani cominciò adare fuoco alle auto in sosta, rispondendo poicon il lancio di pietre all'arrivo della polizia. In-vano, prima che fosse troppo tardi, e temendoquello che poi sarebbe accaduto, per giorni l'ongMegafonen, molto attiva nelle zone marginali

della capitale, aveva chiesto che la polizia si scu-sasse con la vedova dell'anziano ucciso e che ve-nisse aperta un'indagine sui poliziotti che ave-vano sparato.Tutto inutile. Anzi, secondo numerose testimo-nianze, le forze dell'ordine non farebbero altroche inasprire le tensioni, rivolgendosi spesso agliimmigrati con espressioni sprezzanti, come “ne -gri”, “topi” o “scimmie”.Ulteriore benzina sul fuoco nella situazione

esplosiva di un quartiere, come Husby dove, se-condo le statistiche ufficiali, un giovane su cin-que nè studia nè lavoro, mentre l'8,8% ricevono ilsussidio di disoccupazione e il 12% vivono degliaiuti sociali. Difficile, dunque, credere al mini-stro dell'Integrazione del governo di centro-de-stra, Erik Ullenhag, quando sostiene che ciò chesta accadendo in questi giorni in Svezia è solo“un problema di ordine pubblico”.In crescente difficoltà, il premier Fredrik Rein-

feldt lancia, inascoltato, un ap-pello alla calma. Il tabloid di si-nistra Af tonbladet gli rispondeche gli scontri rappresentano“un gigantesco fallimento” del -la politica di un governo che haportato a incrementare la ghet-tizzazione delle periferie urba-ne. In ascesa nei sondaggi, ilpartito di estrema destra De-mocratici di Svezia cerca di ca-valcare la situazione dicendo“basta all'immigrazione e almulticulturalismo”.

Il rogo della via svedese all’i n t eg ra z i o n eCINQUE GIORNI DI FUOCO PER LA RIBELLIONE DEGLI STRANIERI DI STOCCOLMA, PRIME VITTIME DELLA CRISI

SANGUE INGLESEI due assalitori del soldato aWoolwich e Ingrid Loyau-Ken-nett, la signora che si è fermataa parlare con gli assassini. Adestra, il luogo dell’uccisione eLee Rigby LaPresse - Ansa

ALTRI MONDI

Da Guantanamo allo Yemen

OBAMA: TRASFERIREMO I PRIGIONIERINel suo discorso sulla lotta al terrorismo (la confermadell’uso di Droni per le eliminazioni mirate), Obamaha annunciato la chiusura del carcere cubano La Pre ss e

COSCIENZA CIVICA

La signora (caposcout)

che scesa dal bus ha

fermato l’a ss a ss i n o

è divenuta il simbolo del

senso di responsabilità

e ordine britannico

MODELLO ROTTO

Il Welfare scandinavo

si è inceppato

da tempo, lasciando

scoperte le categorie

più deboli. E il razzismo

spinge l’estrema destra

USA/1 IL NUOVO OBAMA HA 9 ANNINel caos delle proteste per la chiusura di 50scuole pubbliche a Chicago appare (spopolandosui siti) Asean Jonhson, 9 anni. tra gli applausidella folla, in un acclamatissimo discorso per con-vincere il sindaco, Rahm Emanuel (ex braccio de-stro di Obama) a non chiudere il suo istituto.

USA/2 BARACK CAPELLONE A 17 ANNIBarack Obama, in una foto di quando aveva an-cora 17 anni al ballo di fine anno. È l'istantaneapubblicata da Time. Capellone, sorridente e ingiacca e cravatta, la foto che ritrae Obama ac-canto alla fidanzatina di allora Megan Hughes èstata scattata a Honolulu nel 1979.

18 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

Siamo molto dispiaciuti nel comunicare che la nostra sto-ria d’amore è finita”. Federica Pellegrini e Filippo Ma-

gnini ufficializzano, con una dichiarazione all’Ansa, la con-clusione di una relazione. Noi, almeno un po’, siamo dispia-ciuti anche per l’omicidio della consecutio temporum, ma tuttopassa. Non c’è da stupirsi che l’ufficializzazione di cotantodolore venga affidata a un comunicato stampa: Pellegrini sipiace molto, anche se ha smesso di vincere da un pezzo, siadora sempre e comunque. Non le basta la tv: vuole il sabatosera. Non si accontenta di sfilare, pretende l’alta sartoria. Se siparla di lei pretende la cover. È stata la nuotatrice italiana piùforte di tutti i tempi. Ci permettiamo di consigliarle la letteraa san Cristoforo di Alex Langer. Breve passaggio: “Il mottodei moderni giochi olimpici è diventato legge suprema e uni-versale di una civiltà in espansione illimitata: citius, altius,fortius, più veloci, più alti, più forti, si deve produrre, con-sumare, spostarsi, istruirsi... competere, insomma. La corsaal “più” trionfa senza pudore, il modello della gara è diventatola matrice riconosciuta ed enfatizzata di uno stile di vita chesembra irreversibile e incontenibile”.

(e . l i u . )

PELLEGRINI-Magnini, fineamore a mezzo stampa

S P E T TAC O L I . S P ORT. I DE E

L’UEFA VARA NORME PIÙ DURECONTRO IL RAZZISMOChiusura parziale dello stadio, e poi chiusuratotale; squalifica minima di 10 turni aicolpevoli di razzismo. Sono le nuove misureapprovate dall’Uefa, in vigore dal 1° di giugno

NIBALI, LE MANI SUL GIRO,DOMINIO NELLA CRONOSCALATAVincenzo Nibali domina la cronoscalatatrentina e ipoteca la vittoria finalenel Giro d’Italia. Evans crolla a 4’02’’,Uran a 4’12’’, Scarponi, a 5’14’’

ADDIO A GEORGES MOUSTAKI“LO STRANIERO”PIÙ AMATO,Aveva 79 anni e da tempo soffriva di problemirespiratori. Autore di “Milord”, portata alsuccesso dalla grande Edith Piaf, nel 1969 fuprimo in classifica in Italia con “Lo Straniero”

di Andrea Scanzi

La stella di Adriano Galliani, aMilanello, brilla meno di pri-ma. Lui si affretta a smentiredissapori con il grande capo,ma Silvio Berlusconi vuole li-berarsi del tecnico Allegri, ilcui primo sostenitore è pro-prio Galliani. Forse pure luiin procinto di andarsene, oquantomeno non più intoc-cabile. A difenderlo arrival’artista che ne ha eternato laparodia, Teo Teocoli. Mila-nista e (si scopre) altamentegallianista. “Lui non si toc-ca”.Berlusconi non sembra del-lo stesso parere.Dopo trent’anni possonoscattare simpatie o anti-patie, ma Galliani ha la-vorato benissimo. E cosìAllegri. Gli hannosmontato la squadra,venduto almeno diecifuoriclasse (mi ostino anon chiamarli “top pla-yer”) e cambiato tutto.L’inizio è stato disastro-so. Galliani ha continuato adifenderlo. E alla fine il terzoposto, che sembrava impen-sabile, è arrivato.Non senza evidenti spinte ar-b i t ra l i .Tante partite sono state vintecon fortuna. E qualche aiuto– specifico: involontario e ca-suale – c’è stato. È però unfatto che il Milan, in tutto ilgirone di ritorno, ha persouna sola volta e su rigore, pe-raltro contro la Juventus. Imeriti di Allegri, e quindi diGalliani, sono evidenti.L’ex premier sbaglierebbe ap r i va rs e n e?Galliani non si tocca. È lui ilvero Milan, mica Berlusconi.I presidenti sono volubili eBerlusconi è in mille faccen-de affaccendato. Gallianipensa al Milan 24 ore su 24.Vive per il Milan, conoscepensieri e umori di ogni gio-catore. È emotivo, in tribunaha reazioni da tifoso vero.Oltretutto ad agosto avremoi preliminari di Champions:di lui c’è più bisogno chemai.Una dichiarazione d’a m o reautentica. Perché decise dii m i t a r l o?Sarà stato dieci, anzi quindicianni fa. Era famoso, ma noncome adesso. Ho semprepreferito imitare i miei coe-tanei, magari un po’ riservati,

L’I M I TA Z I O N E

R I US C I TA

Fanno ridere

le esultanze e le smorfie,

ma la chiave di tutto sono

gli occhi. Intuii che sono

tristi e malinconici

Spesso addirittura vitrei

Lo ammise anche lui

Teo Teocoli

“Nessuno tocchi Gallianiil Milan è lui, non l’altro”

L’attore tifoso

di Luca Pisapia

Una sfida all’ultimo respiro. Nellaretorica e nei fatti, che ben prima

degli 8.848 metri sull’Everest l’ossigenotende a rarefarsi, fino a scomparire quasidel tutto. E il respiro manca davvero.Una sfida che assume contorni favolosi.Perché sulle pareti ghiacciate della mon-tagna più alta del mondo, i duellanti so-no due alpinisti ottuagenari. Tutto è co-minciato quando il giapponese Yu i c h i roM i u ra , habitué di quelle vette, ha annun-ciato qualche giorno fa di essere arrivatoalle soglie dei tremendi chilometri finali,e di essere pronto a diventare a 80 annicompiuti il più vecchio alpinista ad ave-re concluso la salita. Ecco che a distanza

di poche ore e qualche chilometro, si èsentita un’altra voce, quella del suo an-tico ed eterno rivale. Il nepalese MinBahadur Sherchan rivelava a lui e almondo intero che, ancora una volta, gliera alle calcagna. La rivalità tra i due haradici antiche.

GIÀ NEL 2003, compiuti i 70 anni, ilgiapponese Yuichiro Miura diventa l’al -pinista più vecchio ad aver conquistatola cima. Figlio della leggenda dello scigiapponese Keizo Miura, Yuichiro a suavolta era stato il primo uomo ad aversciato oltre gli 8.000 metri – impresa im-mortalata nel documentario L’uomo chesciò l’Eve re s t , premio Oscar nel 1976 – epensava di aver messo a segno un record

difficilmente battibi-le. Eppure, pochi an-ni dopo, ecco che nelMin Bahadur Sher-chan gli soffia il pri-mato, conquistandola vetta a 76 anni. Co-sì, appena compiutigli 80 anni, Miura èripartito quest’annoassieme al figlio Go-ta. E alle 9.05 ora locale del 23 maggio2013, ha annunciato di essere arrivato incima con queste parole: “Ci sono, ce l’hofatta! È il sentimento più bello che si puòprovare”. E dal campo base, il respon-sabile Gyanendra Shrestha ha certificatoil raggiungimento della vetta. E il record.

Proprio mentre, po-chi metri più in là,nello stesso campobase, l’antico rivale disempre Sherchan siriposava in vista del-l’attacco finale. L’as -salto decisivo del ne-palese, 81 anni, giu-sto uno in più delgiapponese, sarà

sferrato la settimana prossima.Perché, se come ha raccontato lo scrit-tore e alpinista Erri De Luca “l’alpinismoè stato l’ultimo paragrafo della geogra-fia”, questa epica storia di eterni duel-lanti merita che ci sia ancora un para-grafo da scrivere.

Duello di ottuagenari sull’E ve r e s tIL GIAPPONESE MIURA BATTE IL RECORD DI ANZIANITÀ IN CIMA. IL RIVALE SERCAN RIPARTE PER SOFFIARGLIELO

come Galliani o Maldini. Iltrucco e la pelata aiutavano,ma il segreto di quegli sketchera un altro: gli occhi. Glieliho rubati.In che senso?Di Galliani fan-no ridere leesultanze e lesmorfie, mala chiavedi tutto

sono gli occhi. Intuii che so-no tristi, malinconici. Spessoaddirittura vitrei. Lo ammiseanche lui. Mi incontrò e disseche la mia imitazione lo di-

vertiva molto. Poi mi fissòe pronunciò queste

parole: “Teo, mihai rubato gli oc-chi. Sono un po’tristi, propriocome li rappre-

senti tu”.Galliani ha commesso anchee r ro r i .Tutti sbagliano, ma lui moltomeno di altri. Ha vinto tutto.E poi pensi a Balotelli. Ha in-tuito che era in rottura colManchester City e ha messosotto contratto un campionevero con tempistiche e mo-dalità praticamente perfette.Bravissimo.Galliani è anche quello chenel 1991 ritirò il Milan per ilampioni rotti a Marsiglia.Quali lampioni? Ah sì, ora ri-cordo. Be’, preistoria. Unareazione negativa, sbagliatis-sima. Il calcio stava cambian-do, di lì a poco la tivù avrebbeevidenziato e amplificatoogni reazione. Galliani sof-friva per la sconfitta e reagìda tifoso. Immagino che tan-ti dirigenti di altre squadre,magari più freddi e distaccatidi lui, non avrebbero agitocome lui.

Di Galliani parlava anche conEnzo Jannacci?Sì, è capitato. Enzo è una del-le cose che hanno reso piùbella la mia vita. Quandoguardo Romanzo popolare, sucui dovevo recitare anche io,rivedo la mia Milano e il mioMilan. In Vincenzina e la fab-b r i ca c’è dentro tutto. SenzaJannacci non avrei mai fattospettacolo. Ero un cantantebeat: un altro po’ e mi sareitrovato disoccupato. Invecenel ’69 incontrai lui.Cosa le disse?

Boh. Farfugliava, si mangia-va le parole. Non capii quasiniente, se non che dovevopresentarmi al Nuovo peruna parte. Lo feci e mi pre-sero. Due stagioni intere conJannacci, Cochi, Renato e Li-no Toffolo. A Enzo devo tan-to, per i riferimenti artistici eper l’affetto. Mi manca tanto,ma non voglio salutarla contristezza e allora le ripeto unacosa.Co s a?Galliani, per i milanisti, nonsi tocca.

Teo Teocoli neipanni di Adriano

G a l l i an i

19il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3SECONDO TEMPO

di Stefano Ciavatta

N on dite alla mamma che fac-cio la segretaria (Sperling &

Kupfer, 266 pagine, euro 16) rac-coglie “le memorie di una ragaz-za normale”, Debora Attanasio,giornalista di Marie Claire e cheper nove anni, in gioventù, è stataassistente di Riccardo Schicchi.Oggi racconta il dietro le quintedi ciò che accadeva negli anni 90nel residence che ospitava gli uf-fici di Diva Futura, una specie dicolonia erotica in fondo alla viaCassia, oggi in disuso, dove perscelta di Schicchi abitavano an-che tutte le grandi pornostar del-la scuderia: Moana Pozzi, MillyD’Abbraccio, Ilona Staller, EvaHenger. Come nella Playboy Man-sion di Hugh Hefner, Schicchiaveva previsto anche un appar-tamento per le “stelline volanti” eaveva egemonizzato la piscinacondominiale dove le ragazzeprendevano il sole in topless e laAttanasio era sollecitata a ri-spondere al telefono stando inacqua.

IL DIARIO ruota intorno a Schic-chi, irrequieto folletto in giacca ecravatta che irrompe negli uffici,sbuffa, pensa continuamente aslogan, spettacoli e nuove starlet-te, sempre attaccato al suo in-gombrante cellulare Nec P3 dalcosto di due milioni. Le mura delquartiere generale trasudano ero-tismo kitsch: murales di MiloManara, pannelli sexy-futuristici,

specchi serigrafati, tavoli a vetrocon zampe di legno dorato, va-sche a forma di cuore, salvadanaidi Moana che quando ci infili unamoneta dicono “I love you”. Poic’è da dettare l’agenda alla gio-vane Debora, studentessa vegeta-riana con un mutuo da pagare, acui il re del porno darà del Leifino alla fine. Ecco allora le serateda organizzare, i provini fissatiper il primo giovedì del mese, inomi delle ragazze da cambiaresui manifesti anche se sono lestesse della sera prima, le finte let-tere dei lettori per la rubrica suE xce l s i o r tenuta dalla “pornover -gine” Mercedes Ambrus, l’an -nuncio per il party “Internet nelboudoir” anche se il web non esi-steva, il commiato per la mortedel pitone che viveva nella pira-mide di vetro dentro l’ufficio.Ci sono inoltre le Dive da gestire:bisogna inviare a Jeff Koons inAmerica i fax sdolcinati di Cic-ciolina che lo ha sposato rompen-do il sodalizio lungo 18 anni conSchicchi, e ricevere dalla stessaIlona Staller i nastri con i mes-saggi per le hotline registrati dinascosto nella casa di Koons.Sopportare le sfuriate di MillyD’Abbraccio contro le colleghed’Ungheria, “una nazione conquattro abitanti e centomila stel-line”, e i deliri di passione perBossi e Sgarbi. Tollerare le ritro-sie di Mercedes Ambrus, cheSchicchi non riuscì mai a sposaree di cui ascoltava la voce, pagandola hotline, prima di addormen-

tarsi. C’è Moana, smalto colorcarne e unghia del mignolo lac-cata d’oro, che si lamenta di Clau-dio Amendola “perchè l’acquarionon è un buon segno”, quandoarriva dentro Diva Futura lasciauna lunga scia di Tresòr Lanço-me.

IN APPOGGIO a Moana per le co-munali del 1992, l’Attanasioprenderà dieci voti come consi-gliere comunale. C’è la giovaneEva, che colleziona orsetti di pe-luche inglesi ma in realtà è moltofredda e non batte ciglio quandoSchicchi la fa posare nuda a Fon-tana di Trevi alle 5 del mattinoper evitare la polizia.Ci sono pure le starlette che nonpagano le percentuali d’agenzia, i“pornomariti” gelosi che caccia-no di casa Barbarella e Koons che

si presenta sulla Cassia a sorpre-sa, per riprendersi il figlio. C’èl’appartamento segreto che cu-stodisce l’archivio fotografico euna sacca di palline di polistirolo,le “bollicine” di un bagno di Moa-na dentro una coppa di cham-pagne. Per Schicchi però l’impor -tante è esibire l’erotismo, l’arre -sto per atti osceni in luogo pub-blico è il simbolo della consacra-zione a star. Con opportunismodi scuderia l’Attanasio si ritrovacosì a falsificare autografi e bacidi Cicciolina per un’asta di be-neficenza battuta da Aldo Busi.Andranno a ruba mentre nessu-no comprerà quelli autentici diLorella Cuccarini e Marta Flavi.Un aneddoto che racconta per-fettamente il divismo eroticocreato dal folletto siciliano mortol’anno scorso.

di Elisa Battistini

Lars von Trier vorrebbefar uscire Nymphoma-niac il giorno di Natale.Intanto ci fa sapere che

la versione pornografica del film –ce ne sarà anche una soft – saràterminata con la computer gra-phic, sovrapponendo in digitale ibacini degli attori porno a quellidelle star (Charlotte Gainsbourg,Christian Slater, Willem Dafoe)che non hanno fatto realmentesesso sul set.La vita erotica di una donna verràpoi squadernata nelle sale e spe-riamo non sia una noia letale. Già,perché sono lontani i tempi in cuiveniva bruciato Ultimo tango a Pa-rigi ma pure quelli in cui risultavaliberatorio – anche per l’industriacinematografica – l’amplesso sultavolo della cucina tra Jack Ni-cholson e Jessica Lange ne Il po-stino suona sempre due volte (1982).E mentre la Croisette si dimenatra le scene lesbo di Abdellatif Ke-chiche (La vie d’Ad è l e ), gli amorigay (Behind the Candelabra di So-derbergh) e la prostituzione della“giovane e bella” del film di Fra n -çois Ozon, la Cina censura il nudointegrale in Django di Ta ra n t i n o .Hollywood preferisce produrreIron Man più che nuove versioni diBasic Instinct: il mercato cinese, ilpiù importante del mondo, nongradisce prurigini. E il sesso restaroba da festival e autori, sparendodai prodotti più esportabili.I primi filmini “hard” risalgonoall’inizio del Novecento perché unaccoppiamento è oggetto di ripre-sa come ogni altro. Più di ognialtro però è sottoposto al comunesenso del pudore, ai costumi e aiconsumi. Nel 1943 Jane Russell

scandalizzava con un vestito suc-cinto (Il mio corpo ti scalderà), magli studios facevano passare allastoria vestito e attrice, guada-gnando dollari a suon di allusioni.E così continuarono a fare a lun-go. Dopo gli anni Sessanta e il de-cennio della pornografia, con Golaprofonda (1972) e la rivista Hustlera marcare i confini, il cinema “uf-ficiale” sembra voler la propriaparte. La scena di sesso è quasiimmancabile nei campioni di in-cassi anni Ottanta, persino in To pGun dove non se ne sente proprioil bisogno. Per non parlare diAdrian Lyne che tra 9 settimane em e zzo , Attrazione fatale, Pro p o s tai n d e ce n te ci ha fatto una carriera.

L’ONDA ARRIVA nei primi anniNovanta, quando Basic Instinctconferma che accavallare le gambecome si deve produce profitto. Manell’era di Youporn è impensabileche il sesso abbia lo stesso valorecommerciale. Di sesso, infatti, siparla più volentieri ai festival, conaccezione intellettuale: per C ra s hdel canadese C ro n e n b e r g , per Sha-me dell’inglese McQueen, oggi peril tunisino Ke c h i c h e , per il daneseVon Trier con Antichrist, per il tai-wanese Ang Lee (Brokeback Moun-ta i n e L u ss u r i a : due Leoni d'Oro).E in generale per film d’autore, co-me anche Caos Calmo di Grimaldidove la scena anale tra Nanni Mo-re t t i e Isabella Ferrari fu un tor-mentone ancor prima dell’uscita.In tutti questi casi, il regista at-traverso il sesso vuole rivelarci l’e-motività dei personaggi, il valoredi un vissuto, il senso della storia.Il sesso vuol esser rappresentatocon uno stile, avere una necessità,addirittura porsi come metaforadi una società. Pertanto frequenta

le kermesse dove può essere vistocon la dovuta serietà. Anchequando in realtà non ce n’è bi-sogno. Se in Ken Park di Larry Clark(Venezia, 2002) l’orgiastico recavagli ultimi segni del contatto uma-no e in Shame (Venezia, 2011)l’impossibilità dello stesso contat-to, la fellatio in The Brown Bunnydi Vincent Gallo (Cannes, 2003)era una pura provocazione. E lafamosa scena lesbica di MullhollandD r i ve (Cannes 2001, miglior regia aLy n c h ) non serve a un tubo dalpunto di vista narrativo, ma mo-stra pur sempre due belle donnenude.E forse male non fa al botteghino,

Al cinema del sesso noiosoDOPO I FASTI DELLE SCENE EROTICHE ANNI 80 E 90, ABBONDANO NEI FESTIVAL LE SEQUENZEDI AMPLESSI ESPLICITI, CHE SPESSO AGGIUNGONO POCO, MA FANNO BENE AL BOTTEGHI NO

visto che un’orda di ragazzini af-frontò per sbaglio le tre difficili oredi L u ss u r i a (Venezia 2007) perchésperava di “vedere qualcosa inpiù”. Il valore del sesso dipendedal film, ma anche dal contesto(commerciale e non solo) che ac-coglie il film. Se sul primo puntoEyes Wide Shut mostra l’inelutta -bile stilizzazione della scena ero-tica sullo schermo, oltre alla suaritualistica ripetitività (forse Ku -brick non aveva torto), sul secon-do vale la pena ricordare che inUltimo tango a Zagarolo Fra n coFra n c h i il burro lo stendeva sul pa-ne, alla faccia delle paturnie bor-ghesi.

Memorie di una “porno-colonia”L’ETÀ D’ORO DELL’HARD ITALIANO NEL LIBRO DI DEBORA ATTANASIO, LA SEGRETARIA DI RICCARDO SCHICCHI

GIOVANE E CARINA Marine Vacth in una scena del film di F. Ozon Ansa

SCHICCHI MOTEL Anni 80, il re del porno italiano e le sue dive La Pre ss e

Adèle ègià cult

© La vie d’Ad è l edi Abdellatif Kechiche

LILLE, LA QUINDICENNE Ad è l e(Exarchopoulos) ci prova a farsi il ra-gazzo, ma le basta incrociare lo sguar-do per trovare Emma (Seidoux), occhie capelli blu, futuro da artista. Adèlecresce, insegna a scuola e impara avivere: una passione totalizzante, lei eEmma tre metri sopra tutto. Non fan-no sesso, ma amore, si danno senza undomani, e domani non c’è: Emma haamici intellettuali e un’amica speciale,Adèle barcolla e tradisce, perdendo sestessa e la compagna. Dal graphic no-vel Il blu è un colore caldo, dopo couscous e Denus noire il grande registaAbdel Kechiche sbanca Cannes 66:per i cronisti, c’è lo scandalo lesbo, peri cinefili e i critici il capolavoro tantoatteso, che indica una nuova, corag-giosa strada per il cinema. Oltre l’e-ducazione sentimentale e il Bildun-gsroman, il regista parte dalla Vie deMarianne di Marivaux, passa dal dis-sidio sartriano tra essenza ed esisten-za e ci offre una succulenta, illetteratae umanissima tranche de vie: la Exar-chopoulos si regala senza filtri, dopotre magnifiche ore sappiamo che lavita non è un film, ma questo film è lavita.

Federico Pontiggia

© Muhammad Ali’s Greatest Fightdi Stephen Frears

IL PIÙ GRANDE combattimento diMuhammad Ali? Ovvio, la Rumble inthe Jungle con George Foreman a Kin-shasa ‘74. Invece no, Stephen Frears(The Queen) sostiene che il suo mat-ch più importante è stato giocato pri-ma contro la Corte Suprema degli StatiUniti: convertitosi alla Nation of Islame cambiato nome in Muhammad Ali,si rifiutò di combattere in Vietnam,perdendo il titolo e finendo sul bancodegli imputati per renitenza alla leva. Ilpugile compare in immagini di reper-torio, mentre nella parte docu-fictionalla Corte Suprema un giovane avvo-cato liberal, assistente di un giudiceconservatore, si batte perché vengariconosciuta la legittimità del rifiutoalla coscrizione: 28 giugno 1971, lacausa Clay v. United States si risolveper KO tecnico. Vinse Ali, e oggi ri-vince Frears: committenza televisiva(HBO), qualità cinematografica, ungancio fuori concorso e dentro la sto-ria. Frears si conferma un acuto os-servatore delle stanze del potere.

Fed. Pont.

© N e b ra s kadi Alexander Payne

NEL PROFONDO Montana, l’80enneWoody Grant (Bruce Dern, perfetto)riceve un avviso che gli annuncia lavittoria di 1 milione di dollari. Palesetrovata di marketing di una rivista, èinvece interpretata alla lettera dall’an -ziano signore, pronto a partire per Lin-coln per ritirare il cospicuo bottino.Dopo gli invani tentativi di dissuasionedi moglie e figli, che chiaramente com-prendono la strategia pubblicitaria,Woody convince il secondogenito Da-vid ad accompagnarlo verso la metadel suo tesoro. Entrati in Nebraska lasosta obbligata è nel borgo natìo diWoody, da uno dei numerosi fratelli.Non appena l’intera famiglia è infor-mata sul futuro Re Mida, vi si riunisceattorno, avida di una quota della (ine-sistente) fortuna fraterna. Splendidoaffresco formato famiglia in b/n delregista di Sideways sull’America delSogno e della Memoria che si trasmet-tono di padre in figlio come l’unica Ere-dità di valore. Cinema puro su un’u-manità adorabilmente difettosa.

Anna M Pasetti

20 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto QuotidianoSECONDO TEMPO

ONDA SU ONDA

Lo sbarco in Raidei marines del Pdl

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Il brindisi di C rozzaa lambrusco e champagne

CROZZA nel paese delle meraviglie conclu-de stasera il suo fortunato ciclo

di Loris Mazzetti

Il Pdl ha l’obiettivo di blindarela Rai nel caso si andasse al voto

anticipato. L’indipendenza del duoTarantola-Gubitosi non è gradita aBerlusconi, per questo ha deciso dimettere in Commissione di Vigilan-za pezzi da novanta: Bonaiuti, Min-zolini, Brunetta, Gelmini, Lainati,Gasparri, compreso l’ex presidentedel Senato Schifani. Un parterre dicani da guardia di razza. Gasparri,nell’intervista di Tecce, è stato moltoesplicito: “Non possiamo tollerareerrori e sprechi”. Dimenticando chese oggi la Rai ha un debito di 370 mi-lioni di euro la responsabilità è prin-cipalmente di direttori nominati dalcentrodestra, incapaci di governareun’azienda (qualsiasi non solo laRai), colpevoli del degrado qualita-tivo dei programmi e del conse-guente calo d’ascolto (Tg1 e Rai2).

MINZOLINI è l’esempio tipico. Il se-natore non andava sostituito per lanota vicenda della carta di creditoma per il disastro degli ascolti (sottola sua direzione il Tg1 ha perso tra gli8-10 punti di share), con ripercus-sioni drammatiche sulla venditapubblicitaria. Poteva il dg MauroMasi sostituire il caro Minzo, amicodi Berlusconi? Sempre a propositodell’ennesimo assalto alla Rai, il Pdlfa sbarcare su Rai 2 Nicola Porro (il

meno dotato della coppia checonduce su La7 In Onda), il ter-

zo componente, prendendo ildetto in prestito dal grande Brera,degli angeli dalla faccia sporca (Sal-lusti, Belpietro, Porro) che all’epocadi Santoro in Rai venivano usati percontrobilanciare Travaglio. Porrotra i tre è quello più presentabile (hatratti somatici normali, piace allemamme e alle nonne), che poi sappiafare la tv è relativo, in Rai si è vistoanche peggio. Porro debutterà il 3 lu-glio con un talk dal titolo inquietan-te: Vi r u s . Perché non portare in primaserata L’ultima parola di Paragone (ilprogramma più visto della secondaserata di Rai2), e che nella prova diprime time aveva realizzato un ono-revole 8% di share. Paragone non èun cane fedele, troppo vicino al mo-vimento di Grillo. Mentre le truppecammellate del Cavaliere si stannoorganizzando, la Rai sta per rinun-ciare a due maestri della tv: GiovanniMinoli e Carlo Freccero. È vero che ilmondo ha fatto a meno di LeonardoDa Vinci e di Galileo, pensando allatv di Minoli (i programmi di RenzoArbore, Blitz di Gianni Minà, M i xe r ,Fo r m a t , scopritore di talenti comeMilena Gabanelli) e alla straordina-ria Rai2 di Freccero (a cui affidereiimmediatamente la direzione deipalinsesti), prima di rottamarli e diregalarli alla concorrenza ci pensereidue volte.

di Luigi Galella

Si conclude stasera l' “one man show”de La7: “Crozza nel Paese delle me-

raviglie”. Nella prima puntata - 19 ot-tobre 2012 - gli spettatori sono stati2.149.000. Nell'ultima - 17 maggio - cir-ca un milione in più, con un picco di sha-re il 15 marzo: 12.67%. Un risultato cla-moroso, considerati i consueti indici auna cifra della rete, superato solo da“Servizio Pubblico” di Michele Santoro.Si è già detto dell'attuale edizione, piùbreve della precedente, che Crozzaavrebbe finalmente trovato la misuraperfetta. È vero. Come i romanzieri san-no, scritte quattrocento pagine, bisognaeliminarne la metà. L'arte di togliere èpiù sapiente di quella dell'aggiungere.Ma ciò che è rilevante non è la duratadello spettacolo (50 minuti), che puregiova, ma l'invenzione di quei personag-gi che sono già dei cult (i demenziali“puppets” Bossi e Maroni del“mah-na-mah-na” sopra gli altri) e laparticolare qualità artistica dei testi.L'ultimo - Francesco Guccini dallo psi-canalista - l'esempio più alto. Limitativodefinirlo un semplice sketch comico. In

realtà si ride poco, ma si è incantati percome in un breve spazio di tempo si rie-sca a raccontare ciò che eravamo e ciòche siamo. E come gli ideali del passato sisiano infranti in una realtà quasi sadica,crudele, racchiusa in un epitaffio: “So -gnavamo Che Guevara e rincorriamoCicchitto”.Crozza mira a un doppio bersaglio: ilprimo è lo psicanalista Sergio Castellittodella serie Sky, “In treatment”, il secon-do è il cantautore bolognese in crisi d'i-dentità, che ormai ripudia il Pd: “Non èpiù il mio partito”, ha affermato il veroGuccini.

DA APPREZZARE la cura minuziosa del-la voce, che si piega a disegnare quella delcantautore bolognese, riproducendoneogni sfumatura regionale, con intentomimetico, senza forzature. L'esigenza èpiù realistica che parodica. Come se die-tro la satira si intravedesse un modo par-tecipato e intimo, quasi un atto d'amorein cui la maschera si fa schermo, che celalo stesso profilo dell'imitatore, nel qualeinfine non può non rispecchiarsi un'in-tera fetta di società. Un Crozza che imitaGuccini, dietro cui si nasconde Crozza.

“A tratti”, confessa allo psicanalista l'ar-tista in crisi, “vacillo”. E sogna, sognamolto. Sogna d'entrare in una gioielleriapreso da un impulso irrefrenabile: “il de-siderio di un fermacravatte coi lapislaz-zuli”, o di possedere una “Golf GT da 0 a100 in 4 secondi e 9”. Ha mollato il Lam-brusco, ora beve Baileys e si chiede: “Per -ché dovrei crederci ancora – alla sinistra– se non ci crede lei?” Infine si convince:piuttosto che somigliare a loro, non è for-se meglio “essere loro”?Un ritratto disperante e poetico. Con iltragico, quasi fantozziano epilogo di ri-trovarsi in un proprio concerto non piùad attaccare con le note de “L'avvelena -ta”, ma “catapultato in un “attico fancaz-zista di New York, circondato da don-zelle in negligé”, mentre si canta al ritmodei “Black Eyed Peas”.Dall' “Avvelenata” di Guccini - “Ma se ioavessi previsto tutto questo/ dati causa epretesto, le attuali condizioni/ credeteche (…) avrei scritto canzoni?” - a un at-tico fancazzista di un'immaginaria NewYork. Come meglio descrivere lo straziocomico della storia che cambia e ci cam-bia?

l u i g a l e l @ g m a i l .co m

Gli ascoltidi mercoledì

COME UN DELFINOS p e t t a to r i 3 ,9 Share 15,82%GIOVANNI FALCONES p e t t a to r i 3 ,9 m l n Share 15, 39%

CHI L’HA VISTOS p e t t a to r i 3mln Share 1 2 ,9 9 % .EMOZIONI RENATO ZEROS p e t t a to r i 2,4mln Share 9, 26%

18.30 Transatlantico Attual.19.00 News Notiziario19.25 Sera Sport Notiziario

sportivo19.30 Il Caffé: il punto

Attualità20.00 Il Punto alle 20.00

AttualitàMeteo Previsioni deltempo (all’ interno)

20.58 Meteo Previsioni deltempo

21.00 News lungheNotiziario

21.26 Meteo Previsioni deltempo

21.30 Visioni di futuroAttualità

21.56 Meteo Previsioni deltempo

22.00 Visioni di futuroAttualità

22.26 Meteo Previsioni deltempo

22.30 News lungheNotiziario

22.56 Meteo Previsioni deltempo

23.00 Il Punto + RassegnaStampa Attualità

23.27 Meteo Previsioni deltempo

23.30 Il Punto + RassegnaStampa Attualità

23.57 Meteo Previsionitempo

0.00 News + RassegnaStampa Attualità

0.27 Meteo Previsioni deltempo

8.40 Hunter "Fine diun'epoca - prima parte"Telefilm

9.50 Carabinieri 6"La ragazza con ilcagnolino" Telefilm

10.50 Ricette all'italianaRubrica

11.30 TG4 Informazione12.00 Un detective in corsia

"I sette peccati capitali"Telefilm

12.55 La signora in giallo"Un Natale con la pistola" Telefilm

14.00 TG4 Informazione14.45 Lo sportello

di Forum Real Tv15.35 Come si cambia

Academy Real Tv16.20 My Life - Segreti e

passioni Soap16.40 I giganti del mare -

Avventura (GB/Usa1959). Di MichaelAnderson, con GaryCooper

18.55 TG4 Informazione19.35 Tempesta d'amore

Soap20.30 Quinta Colonna il

Quotidiano Attualità21.10 Quarto Grado "I casi di

Roberta Ragusa eAngela Celentano"Attualità (Diretta)

23.55 Safe Harbour - Thriller(Usa 2006). Di MarkGriffiths, con TraceyGold, Steve Bacic

8.40 Una mamma peramica Telefilm

10.30 E.R. - Medici in primalinea Telefilm

12.25 Studio Aperto -Meteo.it Informazione

13.00 Sport MediasetNotiziario sportivo

13.40 I Simpson Cartonianimati

14.35 What's my destinyDragon Ball Cartonianimati

15.00 Prima tv NarutoShippuden Cartonianimati

15.25 Le avventure di LupinIII Cartoni animati

16.10 Smallville "Fuga a LasVegas" "Emarginati"Telefilm

17.50 The Middle Telefilm18.15 Prima tv Life Bites

Sit com18.30 Studio Aperto -

Meteo.it Informazione19.20 C.S.I. NY "Il tatuaggio"

"Un amore finito male"Telefilm

21.10 Prima tv True Justice II- Reazione violenta -Azione (Usa 2012). DiKeoni Waxman, conSteven Seagal, ZakSantiago

23.00 Person of Interest"Il testimone" "Oltre ilmuro" Telefilm

0.50 Sport MediasetNotiziario sportivo

7.45 Miami Vice Telefilm8.40 Hunter Telefilm9.50 Carabinieri 6 Telefilm

10.50 Ricette all'italianaRubrica

11.30 TG4 Informazione12.00 Un detective in corsia

"I sette peccati capitali"Telefilm

12.55 La signora in giallo"Un Natale con lapistola" Telefilm

14.00 TG4 Informazione14.45 Lo sportello di Forum

Real Tv15.35 Come si cambia

Academy Real Tv16.20 My Life - Segreti e

passioni Soap16.40 I giganti del mare -

Avventura (GB/Usa1959). Di MichaelAnderson, con GaryCooper, CharltonHeston

18.55 TG4 Informazione19.35 Tempesta d'amore

Soap20.30 Quinta Colonna il

Quotidiano Attualità21.10 Quarto Grado "I casi di

Roberta Ragusa eAngela Celentano"Attualità (Dir.)

23.55 Safe Harbour - Thriller(Usa 2006). Di MarkGriffiths, con TraceyGold, Steve Bacic

1.50 TG4 Night NewsInformazione

6.00 TGLa7 - Meteo -Oroscopo - TrafficoInformazione

7.00 Omnibus AttualitàTG La7 Informazione

9.50 Coffee Break Attualità11.00 L'aria che tira Attualità12.25 I menù di Benedetta

Rubrica (Replica)13.30 TG La7 Informazione14.05 TG La7 Cronache

Attualità14.40 Le strade di San

Francisco "Ondate diterrore" Telefilm

15.30 Diane, uno sbirro infamiglia "Genitoriresponsabili" "Voglia divendetta" Telefilm

17.10 Il CommissarioCordier "Sicurezzagarantita" Telefilm

18.45 I menù di BenedettaRubrica (Replica)

20.00 TG La7 Informazione20.30 Otto e mezzo Attualità21.10 Ultima puntata Crozza

nel paese dellemeraviglie VarietàCondotto da MaurizioCrozza (Diretta)

22.20 Zeta - La Commediadel Potere "Ospiti:Michela Marzano,Ouejdane Mejri,Joumana Haddad eImen Ben Mohamed"Attualità (Dir.)

0.15 Omnibus NotteAttualità

6.10 Unomattina caffèRubrica

6.30 TG1 Informazione6.45 Unomattina Attualità

10.00 Unomattina VerdeRubrica

10.25 Unomattina RosaAttualità

10.55 Che tempo faInformazione

11.00 TG1 Informazione11.05 Unomattina Storie Vere

Rubrica12.00 La prova del cuoco

Varietà Condotto daAntonella Clerici

13.30 TG1 Informazione14.00 TG1 Economia

Informazione14.10 Verdetto Finale "Un

medico tropposcrupoloso" Attualità

15.15 La vita in direttaAttualità

18.50 L'eredità Gioco20.00 TG1 Informazione20.30 Affari tuoi Gioco21.10 La terra dei cuochi

"Quinta puntata"Varietà Condotto daAntonella Clerici

23.35 TV7 "La stragesilenziosa dei negozi"Attualità

0.35 Cinematografo RubricaTG1 Notte - Che tempofa Informazione(all'interno)

2.10 Rai Educational Rewind- Visioni Private Rubrica

6.40 Cartoon Flakes Ragazzicontenitore

8.05 Ultima puntata TGR -Montagne Rubrica

8.35 Le sorelle McLeod"La telefonata" "Cosac'è sotto?" Telefilm

10.00 TG2 Insieme Attualità11.00 I Fatti Vostri Attualità13.00 TG2 Giorno

Informazione13.30 TG2 Eat Parade

Rubrica13.50 TG2 Sì , Viaggiare

Rubrica14.00 Detto fatto Attualità16.10 Senza traccia "Che fine

ha fatto Eve?" "Doppiogioco" Telefilm

17.45 TG2 Flash L.I.S. -Meteo 2 Informazione

17.50 Rai TG Sport Notiziariosportivo

18.15 TG2 Informazione18.45 Cold Case "Pioniere del

volo" Telefilm19.35 Squadra Speciale

Cobra 11 "L'arma delricatto" Telefilm

20.30 TG2 - 20.30Informazione

21.05 Prima tv Rai Faster -Azione (Usa 2011). DiGeorge Tillman Jr., conDwayne Johnson

22.55 TG2 Informazione23.05 L'ultima parola

Attualità0.35 Rai Parlamento

Telegiornale Attualità

8.00 Agorà "La crisi delNord" Attualità

10.00 La Storia siamo noiDocumentario

10.50 Codice a barreAttualità

11.30 Buongiorno ElisirAttualità

12.00 TG3 Informazione12.25 TG3 Fuori TG Attualità12.45 Le storie Attualità13.10 Prima tv Lena Soap

14.00 TG Regione - TG3Informazione

14.50 TGR Leonardo Rubrica15.05 TGR Piazza Affari

Rubrica15.10 Ciclismo, 96° Giro

D'Italia 19a tappa(Diretta)

17.15 Processo alla tappaRubrica sportiva

18.05 Equitazione, Piazza diSiena 2013 Coppa delleNazioni - 2a manche(Diretta)

19.00 TG3 - TG RegioneInformazione

20.00 Blob Varietà20.15 Celi, mio marito!

Rubrica20.35 Un posto al sole Soap21.05 Amore criminale

"La storia di Barbara -Ospite Massimo DeFrancovich" Attualità

23.20 E' uno di quei giorniche... Documentario

24.00 TG3 Linea notteAttualità

LA TV DI OGGI

LA RADIO

SC1 Cinema 1SCH Cinema HitsSCP Cinema

PassionSCF Cinema

FamilySCC Cinema

ComedySCM Cinema MaxSCU Cinema CultSC1 Sport 1SC2 Sport 2SC3 Sport 3

17.35 Le avventure di Tin Tin: il segretodell'unicorno SCF

17.35 Fantozzi va in pensione SCC

17.35 Il ventaglio segreto SCP

17.35 Perfect Stranger SC118.50 Godzilla SCH19.00 Another Happy

Day SCU19.15 Maximum

Conviction SCM19.20 Il superpoliziotto del

supermercato SCC19.20 The Joneses SCP19.25 Fuchsia, una strega

in miniatura SCF19.30 Prospettive

di un delitto SC1

21.00 Pulp Fiction SCU21.00 Il Gatto con

gli stivali SCF21.00 Benvenuti

al Nord SCC21.00 Quasi amici -

Intouchables SCP21.00 Prima tv Quella casa

nel bosco SCM21.10 Prima tv Il trono

di spade SC121.10 This Is Beat -

Sfida di ballo SCH22.35 Il campeggio

dei papà SCF22.40 Gothika SCM22.50 The Great Raid SCH22.55 2 Single a nozze SCC23.00 Quel mostro

di suocera SCP

11.00 Golf, PGA EuropeanTour 2013 BMW PGAChampionship: 2agiornata (Diretta) SP2

12.00 Calcio, Serie B 2012/1342a giornata Sassuolo- Livorno (Replica) SP3

14.15 Calcio, Premier League2012/2013 38a giornataTottenham Hotspur -Sunderland (R) SP3

16.30 Calcio, Serie B 2012/1342a giornata Brescia -Varese (Replica) SP3

18.45 Calcio, Copa Libertadores 2013Quarti di finale. AndataBoca Juniors - Newell's Old Boys(Replica) SP3

21.00 Golf, PGA EuropeanTour 2013 BMW PGAChampionship: 2agiornata (Replica)SP3

21.00 Calcio, ChampionsLeague 2011/2012Finale Bayern Monaco - Chelsea(Replica) SP1

22.45 Basket, NBA 2012/13Finali di Conference.Gara 1 MiamiHeat - Indiana Pacers(Replica) SP2

23.00 Calcio, Copa Libertadores 2013Quarti di finale. Andata Boca Juniors -Newell's Old Boys(Replica) SP3

I film Lo sportRadio3 Mondo: La felicitàcome misura economicaBasta un cambio di mentalità per adottare una nuovo criterio che misuri il benessere di un Paese?Oltre al tradizionale Pil la New Economics foundation di Londra ha introdotto l’ Indice del pianetafelice e secondo questo indicatore in testa alla classifica per il secondo anno troviamo il CostaRica. Perché? Quali sono i criteri per considerare un Paese più felice di un altro? E che posto occu-pa il benessere economico in questi nuovi parametri? A Radio3 Mondo, Roberto Zichittella neparla con l'Ambasciatore della Repubblica del Costa Rica presso la Santa Sede Vaticana e l'Italia,Fernando Felipe Sanchez Campos e con Leonardo Becchetti, docente di Economia Politicaall’ Università di Roma Tor Vergata. Radio3 Mondo va in onda ogni giorno anche alle 6.50 con laRassegna della Stampa Estera che può essere scaricata in podcast su www.mondo3.rai.itRADIOTRE 11.00

21il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

QUATTRO PASSI SU SPOTIFY

TROUBLE WILL FIND ME©The National4 A D/ S e l f

DA CHE ESISTE il pop, chi vuole intercettare lospirito dei tempi può cercarne un riflesso nellamusica che va per la maggiore. Il fatto che inquesti tempi di crisi uno dei gruppi più amati siano i National è in-dicativo. Il sesto album della band di Brooklyn riproduce gli stilemi(malignamente definibili “luoghi comuni”) che abbiamo imparato aconoscere nei precedenti cinque. La voce baritonale di Matt Berninger,i suoi testi infarciti di verbose metafore e citazioni, la cura ossessiva peri dettagli sonori, la spessa coltre di romanticismo che uniforma le at-mosfere. Un romanticismo sfibrato ed estenuante, però, che allo sturmund drang preferisce la contemplazione rassegnata del proprio om-belico spirituale e culturale. Non si prende mai dei rischi, questa mu-sica. Formalmente elegante, sobria, ma senza il battito pulsante delcuore e l’odore della vita vera di modelli più o meno dichiarati comeTindersticks e American Music Club. Anche in questa versione leg-germente più spoglia, i National finiscono con il sembrare degli eternitravet del sentimento. E, ci spiace, con l’annoiare profondamente.

Carlo Bordone

DA ASCOLTARE

di Guido Biondi

Èla storia di una pas-sione che cerca disopravvivere aicambiamenti. 45 gi-

ri, Lp, musicassette, dodici pol-lici o discomix, cofanetto raro,deluxe edition, rarità introvabi-li. Una comunità di irriducibililegati al supporto fisico, perso-ne che nutrono una naturale av-versione al file mp3 e al negozioonline iTunes. Assistere a unadiscussione tra audiofili su unacopertina di un 33 giri o sullastoria di un gruppo non haprezzo ed è lontana anni lucedalla filosofia di un clic.In una città come Milano (masuccede in tutto il mondo) i ne-gozi di dischi hanno chiuso ibattenti oppure stanno per far-lo; qualcuno resiste e ha inten-zione di sopravvivere all’assaltodella tecnologia e del download

illegale. Oltre ai grandi storeFeltrinelli e Mondadori (Fnacha appena cambiato proprieta-rio e vedremo se la sezione mu-sica durerà a lungo), dei negozispecializzati – quelli con repu-tazione e competenza dei gesto-ri, seppur tra mille difficoltà –tengono duro Buscemi e Ros-setti. In particolare quest’ulti -mo, è stato aperto nel 1981; l’an -no successivo usciva in Giappo-ne il primo cd sul mercato: BillyJoel con 52nd Street in venditacon il lettore. Trent’anni doporischia di sparire anche questoformato: ecco che il punto diforza di Rossetti diventa l’usatogarantito e una serie di articoliintrovabili a prezzi modici.Maurizio, cuore rock’n’roll –oggi 63enne – e il figlio Aron(36) rappresentano un mondoin via di estinzione: sono com-petenti, gentili con il pubblico;fanno enormi sacrifici per pa-

gare spese, mutui, bollette ma,nonostante tutto, cercano diportare avanti il loro lavoro condeterminazione. Il tutto ebbeinizio da un ardore giovanilecon l’intento della condivisio-ne; nel cuore esperienze londi-nesi e sogni d’oltreoceano.

UN PICCOLO ritrovo in cui lagente parlava e parla la stessalingua: in alcuni casi sono natevere amicizie grazie a infinite di-scussioni inter-generazionali:“Per noi è un piccolo mondo dalquale osservare l’esterno e inte-ragirci”, racconta Maurizio, “ciè sempre piaciuto considerare laporta d’ingresso come un filtrodal quale ogni persona che vipassa porta la propria ricchez-za”. Si riesce a tenere botta?“Tutti i punti cardinali sono sta-ti sconquassati. Anni fa chie-demmo un prestito in banca perrifare l’arredamento e inserire

una piccola libreria; il funziona-rio, saputo della natura del no-stro commercio, ci disse cheavremmo dovuto ripensarci e cisuggerì addirittura di cambiarebusiness. La sola parola ci feceaccapponare la pelle! Noi oggisiamo ancora qui, forse lui avràfatto carriera!”. Essendo total-mente vintage, Maurizio sta allalarga anche da un sito web dirappresentanza: unica conces-sione la pagina facebook (Ros-setti dischi), originariamenteaperta da un cliente; è il modomigliore per scrivere una mail

chiedendo informazioni suqualche pezzo introvabile. L’u-nica vera notizia positiva perMaurizio è il ritorno in auge delvinile: “Dopo gli anni 90 in cuisembrava un suppellettile desti-nato alla polvere mi ritrovo oggia discutere con ragazzi dell’etàdei miei figli di puntine, calibra-ture, panni antistatici e graficadelle copertine”. E chiosa conuna sfida da vero idealista: “Spe -rando di non risultare come imaniscalchi all’epoca dell’uscitadelle autovetture, resistiamo perpassione”.

Maurizio che resisteal tempo virtuale“RO S S E T T I ”, UNO DEGLI ULTIMI NEGOZI DI MILANO,DOVE LA MUSICA È ANCORA QUESTIONE DI 5 SENSI

LA BOTTEGA DELLE NOTE

HOT HEAD SHOW©JORDAN COPELANDRbl

TEMA del giorno: i figlid’arte sono all’altezza deigenitori? Dal figlio di BobDylan ai rampolli di John Lennon ci sono semprestati pareri discordanti sulla reale capacità dicontinuare il “m e s t i e re ” di musicisti/cantanti. In-curiosisce ascoltare – in questo caso – il figlio diStewart Copeland, fondatore e “m o to re ” dei Po-lice. “Bodie Doesn’t Take It Siting Down” cata -pulta in una bizzarra jungla di suoni illogici e ir-resistibili vicini alla colonna sonora di Pulp Fic-tion; “The Unberable Lightness Of Bang” ha –timidamente accennata – la tipica batteria “madein Copeland” di reggae bianco. Le diverse traccesono pura follia, oscillano tra Zappa, jazz e funk. Ilmatch con Sting junior (Joe), leader del gruppoFiction Plane, è totalmente a favore di Copeland(Jordan). In Perfect c’è stoffa e competenza eanche un tocco di genialità, la qualità migliore delpadre Stewart, sempre insofferente alle formulepop-rock. Nel frattempo la band Hot Head Showha aperto il tour di Primus e ha all’attivo duedischi e un Ep Live registrato a Roma.

Gui. Bio.

The National, usatosicuro e scontato

Led Zeppelin,mitologia e realtàROCK BABILONIA©Led Zeppelin, Una storia oraleA rca n a

CHIUNQUE sia cultore dell’epoca aurea delrock, a proposito dei Led Zeppelin ha mandato amemoria non solo la musica ma pure una certamitologia boccaccesca: le groupie, il satanismo debosciato, i giornalistibrutalizzati, gli squali pescati dalle camere d’albergo. Mitologia quasisempre basata su testimonianze di seconda o terza mano, ingigantitenel corso dei decenni. Giunge quindi benvenuta la traduzione dellamonumentale indagine di Barney Hoskyns sul Dirigibile, costruitaesclusivamente su fonti dirette: la band, parenti, amici, mogli, fidan-zate, conquiste occasionali, colleghi musicisti, giornalisti, produttori,tecnici e chiunque abbia fatto parte dell’entourage zeppeliniano: unastoria orale appassionante appena meno fosco della leggenda. Col-pisce la scarsa simpatia di molti per Jimmy Page: grande musicista, mauomo inquietante e incapace della minima empatia. Poco importa:come ci hanno insegnato loro, “the song remains the same”.

C. Bord.

IL LIBRO

Copeland Jr.passa l’esame

DA ASCOLTARE/2

VESTITI LEGGERI©Gatti MézziPi c i cca

SI CHIAMANO Fra n ce s coBottai e Tommaso Novi, to-scani e piuttosto affiatati.Compongono ballate ironiche, con qualche stilet-tata che strappa un sorriso; sono raffinati musical-mente con un occhio particolare allo stile di Bu-scaglione e Riccardo Marasco. Senza grandi budgeto multinazionali sono riusciti nell’impresa di con-quistarsi un pubblico fedele con ottime vendite.Colpisce la disillusione (ma con un pizzico di ot-timismo), la gioia spontanea (tipica di Benigni) macon una punta di malinconia. Chiaroscuri, equilibrioda funamboli, i due gatti mézzi (bagnati in toscano)riescono a dipingere affreschi quotidiani senza maiannoiare. “Soltanto i tuoi baffi” – commovente -scuote anche il più cinico ascoltatore; “No, l’a m o re‘un lo faccio più” è deliziosa.

Gui. Bio.

DA ASCOLTARE/3

L’ironia deigatti bagnati

Il complesso di Elioe la psichedelia

Maurizio e Count Basie nel negozio di via Cesare Da Sesto, 24

P S I C H E DE L I A ©Elio e le Storie TeseGattini

IL NONO disco in studio di Elio e le StorieTese, L’album biango, svetta nelle classi-fiche trainato dai successi sanremesi edalla strepitosa Complesso del primomaggio. Nella settimana della morte deltastierista e fondatore dei Doors, RayManzarek, si può frugare tra le tante“peeerle” di intelligenza della band mila-nese e riascoltare “Ps i c h e d e l i a ”, dalla co-lonna sonora del film della Gialappa's“Tutti gli uomini del deficiente”, ripropostanella raccolta “Gattini” (la cover cover ri-calcata sullo stile Deutsche Grammopho-ne è un capolavoro). Entrata della batteria,accordo di pianoforte e poi la voce com-posta di Elio che con classicità intona un

irresistibile “Psichedelia, ti fai un acido epoi sei in acido/Psichedelia, ti fai una basee poi sei basico”. Contro-inno ironicissimoalla cultura “s i x ty ” dell’Lsd e dei “viaggi” –indimenticabile il motto “Psichedelia, tut-te le teste ti porti via” – la canzone procedeaprendosi beffardamente all’esperienza li-sergica. La voce da tranquilla viene distor-ta, aumentano gli effetti sonori, il poveroconsumatore di acidi inizia a vaneggiare dibolle verdi che lo inseguono, di essere in-ghiottito dal proprio letto o essere alto die-ci metri, fino al gran finale in cui il nostro sipresenta alla gente credendosi Saturno,Giove e infine Dio. A questo punto, nellaversione originale, a Elio subentra un’a l t ravoce, quella di Lucio Dalla, lasciato a gor-gheggiare in una lunghissima coda di qua-si 2 minuti. Brano grandioso.

Elisa Battistini

SECONDO TEMPO

B e ck ,basta lospar titoIl discolo suoni tudi Pasquale Rinaldis

L’anno passato Beck – unadelle menti più brillanti del

panorama musicale mondiale,nonostante l’aria da antistar, ve-stito come un impiegato appenauscito dall’ufficio – aveva fattoparlare di sé per le modalità concui aveva deciso di lanciare il suonuovo disco: pubblicarlo sottoforma di spartito dalla rinomata“Faber and Faber”. Una scelta co-raggiosa ispirata al passato,quando c’erano i supporti mec-canici e per essere ascoltate leopere dovevano essere per forzaeseguite allo strumento.“L’opera – aveva affermato al ri-guardo Lee Brackstone della Fa-ber and Faber – è una radicalepresa di posizione circa il valoree l’importanza di eseguire e re-gistrare musica, in un periodoin cui questo valore e questa im-portanza vengono messi sem-pre più in discussione”. Beck hainoltre offerto a chiunque di in-terpretare e arrangiare, a secon-da dei propri gusti, i suoi brani,con la promessa che sarebberostate pubblicate sul suo sito uf-ficiale le migliori performanceinviate dagli utenti. Un modo,questo, per offrire l’opportunitàa qualsiasi musicista di avere vi-sibilità, bypassando i talentshow perché, è certo, iniziativedel genere attirano l’attenzionedei media. E magari anche diqualche discografico. Estate2013: qualche giorno fa è statadiffusa la notizia che Beck pre-senterà dal vivo i brani scrittiper Song Reader e il 4 luglio alBarbican di Londra accompa-gnato da un cast d’eccezioneeseguirà – per un evento unico –dal vivo le musiche dallo spar-tito. Con lui sul palco ci sarannoJarvis Cocker frontman deiPulp, i Franz Ferdinand, Char-lotte Gainsbourg, Conor JO’Brien dei Villagers, MichaelKiwanuka e tanti altri.

22 VENERDÌ 24 MAGGIO 2013 il Fatto Quotidiano

me. Va bene, è vero, il Comunenon ha soldi, sono tempi duri,hanno riconosciuto. Diamocida fare, hanno deciso. Così so-no andate dalla direttrice e sisono offerte di imbiancare imuri; la tinta la compriamonoi, hanno chiarito; veniamonel pomeriggio, quando l’asiloè vuoto, oppure il sabato o ladomenica, come vuole. E poi –hanno continuato – c’è un pa-pà che sa fare un sacco di cose;i battiscopa nel bagno li cam-bia lui e li compriamo noi.Ma guarda che brave, ho pen-sato; e sono stato orgogliosodi mia figlia. Sì però non se nefa niente, mi ha gelato lei; la di-rettrice ha detto no. Ma comeha detto no? E perché? Mah,non vuole responsabilità, sequalcuno si fa male... Ma vi

di Barbara Spinelli

L’offensiva contro imagistrati più im-pegnati nella lottaalla mafia non è di-

minuita, dopo l’articolo cheLeonardo Sciascia scrisse, il 10gennaio 1987, contro chi questalotta l’usava, la cavalcava politi-camente (non scelse lui il titolodell’editoriale sul Corriere dellaS e ra , “I Professionisti dell’anti -mafia”). Un testo che più cheuna gaffe, fu una lama di coltel-lo: Paolo Borsellino lo conside-rava uno spartiacque tragico,anche se prima di essere uccisoebbe due incontri chiarificatori,nel gennaio 1988, con lo scrit-tore siciliano. Il 25 giugno 1992,qualche settimana prima dellastrage di via D’Amelio, disse inun discorso a Palermo che Gio-vanni Falcone aveva “comincia -to a morire”, quando “Sciasciabollò me come un professionistadell’antimafia, e Orlando comeprofessionista dell’antimafianella politica”. (...)

L’OFFENSIVA DEL 1987 restatuttavia momento di svolta, econ gli anni andò crescendo ediramandosi, man mano che imagistrati inquirenti approfon-divano quel che ribolliva sotto lestragi del 1992-1993, la cadutadella Prima Repubblica, l’irru -zione di Berlusconi nella vitapolitica italiana: una serie dipatti Stato-mafia, il cui obietti-vo non concerneva solo le peneinflitte ai condannati (v. 41 bis),ma le istituzioni della Repubbli-ca, che la mafia si proponeva ditrasformare in istituzioni sottoinfluenza. Non è detto che Scia-scia avrebbe scritto lo stesso ar-ticolo, nel primo decennio delXXI secolo. Quel che è avvenutodopo, infatti, getta una luce si-nistra sulle accuse di professio-nismo antimafia. Diramandosie sistematizzandosi, esse s’iscri -vono ormai in una storia lungadell’Italia repubblicana: sonouno dei fili, non minori, dellastoffa di cui essa è fatta. Una sto-ria che ha avuto come protago-nisti Silvio Berlusconi e Marcel-lo Dell’Utri, ma anche politici dicentrosinistra come LucianoViolante e Nicola Mancino, poiimputato con l’accusa di falsatestimonianza nel processo diPalermo sulla trattativa Sta-to-mafia. Una storia dominatadal professionismo politico del-la lotta anti-magistrati: il con-trario esatto di quel che Sciasciaaveva creduto di intravedere.Ne è risultato un isolamentoprogressivo delle procure chehanno indagato sul patto Sta-to-mafia, e in particolare di ma-gistrati come Antonio Ingroia eRoberto Scarpinato: i due prin-cipali continuatori, con GianCarlo Caselli, dell’opera di Fal-cone e Borsellino. La scelta di

Ingroia di lasciare la magistra-tura e di entrare in politica, allavigilia delle elezioni legislativedel febbraio 2013, è frutto diquesto isolamento. (...)Una delle vette più drammati-che, in questa storia lunga di ve-rità negate e di patologie celate,è stata toccata nel 2012, quandol’inchiesta palermitana sulletrattative Stato-mafia raggiunsel’acme, e concludendosi incri-minò tra molti altri una figurachiave della Prima e della Se-

IL LIBRO

SECONDO TEMPO

Le mamme “o p e ra i e ”contro lo Stato inerte

GIUSTAMENTE

VO L O N TA R I AT O

Rifiutata dalle “autorità”

l’offerta di un gruppo

di genitori che vogliono

ristrutturare aule

e bagni di un asilo. Ma

l’iniziativa ridà speranza

di Bruno Tinti

n HO 4 NIPOTINI, due vannoa scuola: prima elementare easilo. Scuole pubbliche, a Ga-rino, un piccolo comune vicinoTorino. Sono due costruzionibasse, con un piccolo giardinointorno e qualche alberellospelacchiato; ma di invernosono bianche e tenere e, con labella stagione, quasi ridenti.Ogni tanto li vado a prendere imiei nipotini; porto il mio cane,le sorelline e mia figlia, la loromamma; quando escono dallascuola, andiamo tutti insiemea mangiare il gelato. E, ognitanto, entro io nell'aula di Bubi,quello più piccolino che va al-l'asilo. È quella arancione (lealtre due sono l’azzurra e laverde). Gli levo il grembiulino egli metto le scarpe: in classeporta delle pantofoline.L’aula non è un granché, tuttosembra malandato e triste, co-me un ospedale mal tenuto.Sembra che sia l’effetto “m u rove cc h i o”, quando il bianco si èstancato di essere bianco e ge-nerazioni di manine lo hannoricoperto di avanzi di merendee disegni mal cancellati. An-che i bagni sono così; mia figliami ha detto che puzzano per-ché i vecchi battiscopa di le-gno sono impregnati di pipì;non capisco bene perché ibambini dovrebbero fare pipìsui muri invece che nei gabi-netti, ma mia figlia mi ha dettoche non capisco niente: nonfanno pipì sui muri ma certevolte gli scappa e finisce in ter-ra e si infiltra negli angoli. Fattosta che questo asilo pieno dicreature vivaci e ridenti e chepotrebbe essere accogliente ecarino è invece piuttosto tristee anche sporco.Mia figlia mi ha raccontato chec’è stato un summit di mam-

preparo una dichiarazione... Sì,glielo abbiamo già detto. Nonse ne parla. Sono andate an-che dal sindaco e dall’assesso -re queste mamme; niente dafare. Muri e gabinetti resteran-no così.Perché racconto questa sto-ria? Un po’ perché spero chequalcuno che può la legga e in-tervenga: le mamme imbian-cheranno i muri (come hannofatto o faranno nelle loro case)e i bambini staranno nel pulitoe luminoso; e il papà pianteràdue chiodi e metterà i batti-scopa nuovi, previa un po’ dipulizia rasoterra. Ma soprat-tutto perché in questa Italiadel perché proprio a me mi vo-lete far pagare le tasse quandoc’è quello che lui sì che evade,un gruppetto di mamme checapisce che soldi c’è n’è pochie che non esistono pasti gratismi sembra una cosa che ti ridàsperanza. Oggi giovani signo-re capiscono che l’asilo nonappartiene a un’entità astrattaa cui chiedere, chiedere, chie-dere perché “c’ho diritto”; cheil Comune, la Provincia, lo Sta-to sono solo comunità di per-sone che hanno delegato agente come loro la responsa-bilità di organizzare moltiaspetti della vita quotidiana;che però resta una “l o ro” re -sponsabilità; che vivere insie-me significa collaborare; che,quando “ave re ” non è più pos-sibile, è il momento di “d a re ”.Domani, forse, molti cittadinisi renderanno conto che unoStato in bancarotta (vero, nonper colpa loro; ma la bancarot-ta resta) è una tragedia pertutti; e che le “battaglie per idiritti” possono facilmentetramutarsi in un asilo sporco epuzzolente che tale resta an-che per chi ha ragione a chie-derne uno pulito e profumato.

I professionistidell’anti antimafia

frenata in tempo utile, dai ver-tici massimi del potere politico.L’intervento del Quirinale nonsortì gli effetti sperati, ma Gior-gio Napolitano indebolì i magi-strati antimafia in altro modo eobliquamente: giudicandoinammissibili le intercettazioniindirette che testimoniavano isuoi contatti con Mancino, esollevando un conflitto di attri-buzione contro i pubblici mini-steri di Palermo davanti allaCorte costituzionale. Quest’ul -

tima gli diederagione, il 2dicembre2012, e chiesel’immediatadistruzionedelle intercet-tazioni.

L’INIZIATIVA PRESIDENZIA-LE, criticata da importanti giu-risti e costituzionalisti comeFranco Cordero, Lorenza Car-lassare, Gustavo Zagrebelsky,Alessandro Pace, oltre che dagiornali come Il Fatto, ha pesatonon poco nell’offensiva contro imagistrati. Ha isolato ancor piùle procure, e senza volere aper-tamente bloccare le indagini hasuggellato tuttavia il dominiodella ragion di Stato sul poteregiudiziario. La diatriba suscitataattorno alle telefonate fra il capodello Stato e Mancino era di persé insensata, visto che nessunonella procura palermitana leaveva giudicate penalmente ri-levanti: secondo molti osserva-tori, è servita come pretesto,blindando una carica dello Sta-to più del necessario. In qualchemodo è stata il secondo spar-tiacque, 25 anni dopo l’articolodi Sciascia. Sentendosi legitti-mata dal fastidio presidenziale,l’offensiva contro i magistratiantimafia è così ripartita, intor-bidando ancora una volta la di-scussione pubblica e i rapportifra politica e giustizia. Sono stati

rimessi in causa risultati giudi-ziari già acquisiti. È ripresa labattaglia contro il reato di con-corso in associazione mafiosa,specialmente dopo la condannain secondo grado di Dell’Utri.Sulle trattative Stato-mafia calòuna nebbia singolare e più den-sa, proprio quando la loro veritàemergeva con maggiore evi-denza. Si cominciò a mettere indubbio il patto stesso, nono-stante la sua esistenza fosse statagiudiziariamente accertata insentenze passate in giudicato inCassazione nei processi cele-

brati a Caltanissetta sulle stragidel 1992 e nel verdetto dellaCorte d’assise di Firenze del2012, al termine del processoche condannò all’ergastolo ilboss stragista Francesco Taglia-via (“La trattativa – è scritto nel-la sentenza fiorentina – indub -biamente ci fu e venne, quan-tomeno inizialmente, imposta-ta su un do ut des. L’iniziativa fuassunta da rappresentanti delleistituzioni e non dagli uomini dimafia (...) l’effetto sui capi ma-fiosi fu quello di convincerli de-finitivamente che la strage era

idonea a portare vantaggio al-l’organizzazione”).

LA VERITÀ FATTUALE si tra-sformò di nuovo in opinione –per definizione opinabile – co -me se nessun verdetto bastasseper certificare l’esistenza di uncrimine. Gran parte della stam-pa, intimidita, tornò a parlare di“cosiddetto”, o “presunto” pat -to Stato-mafia. Pochi spiriti li-beri s’opposero a questa vera epropria neo-lingua orwelliana,che sanciva l’inviolabilità dell’e-stablishment politico e dei suoisovrani. Una storia italiana an-tica si ripeteva.Oggi non si parla più di profes-sionisti dell’antimafia, ma digiustizialisti, di magistraturapoliticizzata o rossa. Solo i mor-ti ammazzati si salvano; ma lamemoria di Falcone e Borselli-no, offesa, fatica a sopravvivere.All’ombra della loro apoteosi, ilgrande processo occulto controchi chiede verità sulla storia d’I-talia continua. Il vocabolarioberlusconiano ha mostrato dipossedere una vasta forza dicontaminazione. Ha soppianta-to quello di Sciascia, e per Scia-scia è una fortuna. Per i romanziche ha scritto, per le battaglieche ha ingaggiato contro le ma-fie, ogni contiguità è ormaiesclusa, fra il linguaggio del ro-manziere e quello dei politiciche hanno esercitato il coman-do nella Prima come nella Se-conda Repubblica.

PATTI E DENUNCE

Dall’articolo di Sciascia

nel 1987 a Berlusconi

e Dell’Utri, fino

all’inchiesta sulla

trattativa Stato-mafia

e le polemiche con il Colle

DIZIONARIO ENCICLOPE-DICO DELLE MAFIE IN ITA-LIA ©©©Autori vari - Castelvecchi

conda Repubblica: Nicola Man-cino, ministro dell’Interno neglianni delle stragi e poi presidentedel Senato e vicepresidente delConsiglio superiore della magi-stratura. La sua vicenda perso-nale e giudiziaria è divenutad’un tratto vicenda di Stato, e havisto schierarsi di fatto al suofianco, come consiglieri e tutori,alti rappresentanti del Quirina-le e il presidente stesso. Manci-no si era rivolto direttamente alui e ai suoi consiglieri, nellasperanza che la magistratura diPalermo sarebbe stata inibita e

A cura di Claudio Camarca con la presentazionedi Nicola Zingaretti, la prefazione di Gian CarloCaselli e la postfazione di Raffaele Cantone, illibro racconta i boss e i killer; i delitti eccellenti ele vittime dimenticate. Gli eroi e gli aguzzini. Lecollusioni e i misteri irrisolti. Le stragi e iprocessi. I pentiti e i testimoni di giustizia.Migliaia di voci biografiche e tematiche cheoffrono un inedito affresco storico sull’evo l u z i o n e

di Cosa Nostra, ’ndrangheta, Camorra, SacraCorona Unita e altre organizzazioni criminali. Tragli autori: Lirio Abbate, Raffaele Cantone,Rosaria Capacchione, Luigi Ciotti, Nando dallaChiesa, Enrico Fierro, Rino Giacalone, NicolaGratteri, Udo Gümpel, Saverio Lodato, MarcellePadovani, Giuseppe Pipitone, Barbara Spinelli,Nicola Tranfaglia, Nello Trocchia, VincenzoVa s i l e .

23il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 MAGGIO 2 01 3

A DOMANDA RISPONDOFurio Colombo

SECONDO TEMPO

Addio al prete di stradadalla parte degli ultimi

Mercoledì è morto DonGallo, un uomo con dotiumane eccezionali. Unvero sacerdote che ha sa-puto fare del suo impegnocon la Chiesa dalla qualeha avuto sempre moltecritiche e dalla quale inpassato è stato ancheespulso, quello che tutti isacerdoti che si legano aDio dovrebbero fare: aiu-tare le persone bisognose.Negli anni ha creato tantecomunità e ha aiutatopersone con problemi di-versi a trovare uno scoponella vita. Ha scritto pa-recchi libri, tutti molto in-teressanti e spesso con-trocorrente. Se ne va ungrande uomo che faràsentire terribilmente lasua mancanza.

Monica Stanghellini

Pagano semprei soliti noti

Assistiamo a un pressingdi Confindustria che miraa sterilizzare “l’ abuso didiritto”, cioè il tentativodelle aziende di pagaremeno le tasse con qualchestratagemma. Ho la sen-sazione che toccherà aisoliti noti (pensionati edipendenti) farsi caricodei tanti miliardi chemancano all’appello deiconti pubblici. Non vedochi potrebbe cercare di tu-telare le “vittime designa-te di cui sopra”. Non il Pdl,non il Pd, non Monti. Miviene in mente la canzone“Ho visto un re”: sempreallegri bisogna stare che ilnostro piangere fa maleagli industriali, banchieri,ed a tutti quelli che purguadagnando tanto cre-dono giusto far pagare letasse ai poveracci.

Leonardo Gentile

Scomparsa di Don Gallo,il cordoglio dell’Anpi

La segreteria nazionaleAnpi esprime profondocordoglio per la scompar-sa di Don Gallo e si stringeattorno alla Comunità diSan Benedetto e dei citta-dini di Genova. Il Paeseintero perde con DonGallo un autentico servi-tore dell’antifascismo edella Costituzione. Un

esempio, non un’omelia.Un partigiano della soli-darietà, della giustizia so-ciale, dei diritti. Esempiodella Resistenza che ama-va nominare in ogni occa-sione. La memoria di DonGallo, delle sue lotte e delsuo impegno non ci ab-bandonerà. La porteremonel cuore e nella coscien-za. Fino a farla scenderenelle piazze, tra la gente.Con la Costituzione inmano.

Segreteria Nazionale Anpi

Renzi sempre piùlontano dai democratici

Tutti parlano di Renzi, maè un genio come Leonar-do o un grande politicocome Aldo Moro? Nientedi tutto questo. Al comu-ne di Firenze assume tanticonsulenti e elargisce in-carichi a chiamata diretta.Quando c’è stata a Firenzela manifestazione dellaCgil era assente e dichia-rava di essere vicino alleposizioni di Marchionne.Quando abbiamo vinto ilreferendum per l’acquapubblica si dichiarava perla gestione privata. Nel2011 decreta l’aperturadei negozi il primo Mag-gio mentre definisce ilsindacato “un tabù da ab-battere”. Il centrodestra èaffascinato da Renzi.Questo campione è arri-vato (contrapponendosi aBersani) a perorare un go-verno di alleanza fra Pd e

Pdl. Come abbiano fatto ifiorentini a votarlo restaun mistero. Un’analogiac'è: quella con la Polverinialla Regione Lazio.

Ferdinando Spera

Una truffada Poste Italiane

Vorrei spiegare quella chemi sembra una truffa diPoste italiane. Tutto è co-minciato lo scorso annoquando le Poste hanno in-vitato i possessori di un li-bretto postale ad aprire

un conto corrente. L'of-ferta è stata di passare dal-l'interesse dello 0,25% dellibretto al 3% del contocorrente. Sono rimastosconcertato, mi sono ri-volto al difensore civicoche mi ha dato ragione maha affermato di non averalcuna possibilità di inter-vento.

Vincenzo Carlino

La vergognadegli elettori del Pd

Sono un ex iscritto al Pd.Nel 2012 non ho rinnova-to la tessera per manifestaincapacità del Pd a farepolitica. Ignoranti di tut-to, anche della storia. In-vece di essere attori sonostati dei semplici convita-ti. Non sapete nemmenoquale sia il vostro elettora-to di riferimento. Un mi-stero. È il triste drammadegli elettori del Pd: chi loha votato adesso ha ver-

gogna di confessarlo. Lavostra unica preoccupa-zione è stata quella di farebella figura con il Mae-stro.

Serafino Costantini

Questa sinistradeve andare a casa

L’ultima chicca che dimo-stra l'aberrazione politicariguarderebbe la norma-lità per una parte deglionorevoli a intascare dai1000 ai 2000 euro per vo-tazioni a favore dei lobbi-sti. A queste notizie pur-troppo ci dobbiamo abi-tuare perché tutta la poli-tica è volutamente impo-tente, in modo particolarela sinistra con il suo avvi-lente silenzio. Le “grandiintese” nascono dall’esi-genza di non aver maiconsiderato ineleggibileBerlusconi in quanto pos-sessore di tre reti televisi-ve. Questa anomalia na-

CARO FURIO COLOMBO, mi sembraimpossibile che Roberto Formigoni, giàtrionfante governatore di Milano nono-stante la disputa sulle firme false raccol-te per le sue liste, lo stesso giorno è sta-to eletto presidente della commissioneAgricoltura e rinviato a giudizio “co m epromotore di un’associazione per delin-quere finalizzata alla corruzione, che gliavrebbe fruttato benefit per 8 milioni die u ro”. Mi dica che non è vero.

M a u ra

COME RIPORTA correttamente la lette-ra, il caso Formigoni risale all’indietro,con la questione delle firme false, e poi bal-za in avanti con la nuova incriminazione.Va all’indietro perché ci ricorda la lungabattaglia condotta da Marco Cappato edai Radicali milanesi, su migliaia di firmeesibite per sostenere la presentazione di li-ste pro Formigoni, e risultate, fin dai primicontrolli richiesti dai Radicali (solo daiRadicali) false o copiate o ripetute dallastessa mano. La scoperta non ha mai im-pedito la continuazione del beato regnolungo e ininterrotto (ora ci dicono: “lucro-so”, ma decideranno i giudici) di Formigo-ni né ha mai intaccato la serenità o le ce-lebri vacanze del Formigoni stesso. Però,santo cielo, il Pd (che pure ha i suoi conti

da saldare a Milano) non poteva amiche-volmente suggerire al caro alleato (con cui“fa spogliatoio”) che ci sono anche, dob-biamo credere, esponenti Pdl che nonhanno usato per la loro candidatura firmefalse? E quando arriva un rinvio a giudi-zio così pesante come l’“associazione a de-linquere a fini di corruzione” non sarebbemeglio, in mancanza di un dignitoso ritirospontaneo (sia pure nella legittima pre-sunzione di innocenza), che il Pd facessepresente con fermezza il problema al caroalleato, insistendo gentilmente per una so-luzione dell’increscioso problema invecedi fare educatamente finta di niente? Lacaduta delle istituzioni agli occhi e nellapersuasione dei cittadini avviene così. Seun presidente di Commissione è Formigo-ni, che cosa mi fa pensare che i suoi colle-ghi siano diversi e non siano anch’essi par-te di una “associazione a delinquere a finidi corruzione”? Non è vero, ma come lo so,se ci sono voluti anni, trascorsi in un go-verno celebrato e in vacanze memorabili,per dichiarare pubblicamente una impu-tazione che è tra le più gravi per un poli-tico?

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sce dalla esistenza di unasinistra che ha taciuto. Pernon parlare della suddi-tanza che ha dimostratonei confronti dell’Ilva diTaranto e il suo padrone.Qualche volta l’ho anchevotata, ma ora penso checon queste premesse que-sto partito deve andaredefinitivamente e persempre a casa.

Marco Grasso

L’importanza della leggesul conflitto di interessi

I sostenitori di Berlusconiargomentano che agli ita-liani non importa che sifaccia una legge sul con-flitto di interessi, sullacorruzione e che si ripri-stini il reato di falso in bi-lancio. Ma senza questeleggi si uccide la leale con-correnza, si scoraggianogli investitori stranieri e siuccide l’economia. Tuttoquesto dovrebbe neutra-

lizzare l’invadenza deiberluscones, addestrati asilenziare i propri interlo-cutori urlando e sbraitan-do in modo indecoroso.

Luciana Reali

DIRITTO DI REPLICA

La Zecca di Statoe i biglietti da 500 euro

Abbiamo letto con inte-resse l’articolo di GianniBoncompagni pubblicatomercoledì 22 maggio2013, sotto il titolo “Com -plimenti a quelli che fan-no circolare falsità”, ap-prezzandone l’ironia etrovandoci d’accordo so-prattutto sull’incipit: “Or -mai se ne sentono di tutti icolori!”. I biglietti da 500euro cui fa riferimento ilSig. Boncompagni, sono –infatti – non solo falsi, mafalsi al quadrato, difettan-do anche del requisito diprovenienza: l’Istituto

Poligrafico e Zecca delloStato, tra le sue molteplicifunzioni, ha sì la respon-sabilità di produrre gli eu-ro, ma esclusivamente inmoneta.

Ufficio stampa Ipzs

In realtà la mia è stataun’inesattezza anche senon certamente voluta.Comunque mi scuso con laZecca dello Stato che, spe-ro, mi perdonerà.

Gianni Boncompagni

Non cacciato,ma autosospeso

Chiedo di rettificare l’in -formazione erronea ri-portata nell’edizione del23 maggio, secondo quisarei stato sospeso dalgruppo EFD. Al contra-rio, come potrà confer-mare il gruppo EFD delParlamento europeo, misono autosospeso per darmodo al gruppo di verifi-care, con un testo tradottonelle lingue dei parlamen-tari degli altri Paesi, l’esat -to contenuto della miapartecipazione alla tra-smissione “la Zanzara”.

Mario Borghezio

Ringraziamo l’onorevoleBorghezio per il suo inter-vento sul nostro giornale,ma lo invitiamo a leggerecon maggiore attenzionegli articoli del Fatto Quo-tidiano: il termine “au -to-sospensione” da lui re-clamato, compare per bendue volte nelle prime cin-que righe. Riguardo al tito-lo è solo una sintesi giorna-listica legata alla sostanzadella questione: l’auto-so -spensione è stata richiestada più componenti delParlamento europeo comeammesso dal suo collega,Francesco Speroni.

I NOSTRI ERRORIIn merito all’articolo “Pe -riodici Rcs, Santanchè of-fre di più: zero euro” ap -parso ieri, precisiamo cheil cdr cui si fa riferimento èdei periodici di via Rizzolie non solo del settimanaleA.

GIUGNODomenica 23Burt BacharachLunedì 24 Doppio concerto

OsannaBanco delMutuo SoccorsoMartedì 25Opening

Museo Rosenbach PFM Premiata Forneria MarconiMercoledì 26Franco BattiatoAria di Rivoluzionespecial guests Claudio Rocchi & Gianni Maroccolo

Sabato 29Goran Bregovic Wedding and Funeral Band e l’Orchestra deLa Notte della TarantaDomenica 30The National

LUGLIOLunedì 1Antony & The JohnsonsShe’s so blue

Mercoledì 3MIT Meet in TownFat Freddy’s Drop + Neneh CherryRocketNumberNine

Giovedì 4Sala Sinopoli

Steven WilsonGiovedì 4 Paco de Luciay El GrupoVenerdì 5 e Sabato 6Mario BiondiSun

Domenica 7Diana KrallGlad Rag Doll

Lunedì 8Cat PowerMercoledì 10Francesco De GregoriSulla strada

Venerdì 12Alessandro MannarinoCorde: concerto per sole chitarre

Domenica 14Rokia TraoréBeautiful Africa

Martedì 16Asaf AvidanDifferent pulses

Giovedì 18Orquesta Buena Vista Social Club®

Feat. Omara PortuondoEliades Ochoa

Venerdì 19Crosby, Stills, & NashSabato 20Orchestra Popolare Italianadirige

Ambrogio Sparagna Ballo!Le danze popolari italiane

Domenica 21Wayne Shorter QuartetFeat. Brian Blade, John Patitucci, Danilo Pérez

Martedì 23Niccolò FabiEcco Tour

Mercoledì 24 Sala Santa Cecilia

Ludovico EinaudiIn a time lapse

Mercoledì 24Marcus MillerGiovedì 25WoodkidSabato 27BaustelleFantasma

Lunedì 29Paolo Fresu, Uri CainePMJO Parco della Musica Jazz OrchestraReflections on Sketches of Spain

Martedì 30Giovanni Allevicon l’Orchestra Sinfonica ItalianaSunrise

Luglio suona bene

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GRANDI CONCERTI IN CAVEA

M A I N P A R T N E R

Luglio suona WebUNA SELEZIONE DICONCERTI VERRÀ

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viale Pietro de Coubertin, 00196 Roma • Info 06.80.241.281 Biglietteria e prevendita telefonica: tel. 89.29.82 (servizio a pagamento)

Linea A Stazione Flaminio + tram 2; dalla Stazione Termini bus linea M (dalle ore 17.00).Agenzia delle Doganee dei Monopoli

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