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  • Giovanni Melosi

    IL DIAVOLO A PALESTRINADella ricezione italiana del Doctor Faustus di Thomas Mann

    Hieronymus Bosch, Linferno musicale, particolare de Il giardino delle delizie, 1480-1490 ca.

  • DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICACorso di Laurea Triennale in Lettere

    ELABORATO FINALE

    Il Diavolo a PalestrinaDella ricezione italiana del Doctor Faustus di Thomas Mann

    CANDIDATO RELATORE Giovanni Melosi Chiar.mo Prof. Luca Crescenzi

    ANNO ACCADEMICO 2012/2013

  • INDICE

    - Was ist das? I-VIII

    - Capitolo I: Prima del Doctor Faustus I.1 LItalia in Mann 1

    I.2 Mann in Italia 12

    - Capitolo II: Doctor Faustus II.1 Un romanzo complesso 23

    II.2 La prima ricezione in Italia (1947-1955) 41

    - Capitolo III: Il Doctor Faustus dopo la morte del suo autore III.1 Dallanno della morte al centenario della nascita (1955-1975) 89

    III.2 Sviluppi (pi o meno) recenti della critica 176

    - Bibliografia 274

    - Ringraziamenti 277

  • WAS IST DAS?

    Che cos?... Che... cos?... sono le prime, incerte parole pronunciate dalla

    piccola Antonie Buddenbrook nel romanzo che rese celebre Thomas Mann e che gli

    valse, diversi anni dopo, il premio Nobel, assegnatogli a Stoccolma il 10 dicembre del

    1929. La formula che apre I Buddenbrook, ripetendosi, nel corso del racconto, per ben

    ventidue volte, non soltanto un esempio del tipico utilizzo manniano del Leitmotiv;

    lo scrittore la mutua infatti dal Piccolo catechismo di Martin Lutero, dove essa viene

    utilizzata a mo di apertura per introdurre le successive spiegazioni ai Dieci

    comandamenti, ai tre articoli del Credo e al Padre Nostro1. In sostanza come se

    Lutero si immaginasse le domande dei piccoli bambini tedeschi, le prevenisse

    esordendo con esse, e infine vi rispondesse. Noi abbiamo deciso di fare lo stesso, ma

    in altro senso, cambiando per cos dire campo e prospettiva, passando da quella

    religiosa allaltra, pi consona ai nostri studi, critico-letteraria. Che cos, dunque,

    questo elaborato? potremmo dire a questo punto, e la domanda sarebbe completa.

    Ebbene, la tesi che seguir a questa breve introduzione intende essere uno studio

    riguardo alla ricezione critica italiana di uno dei romanzi pi importanti e conosciuti di

    Thomas Mann; con ci non alludiamo, come potrebbe venir fatto di pensare, ai

    sopracitati Buddenbrook, bens al Doctor Faustus, il libro della fine, il romanzo-

    saggio che lo scrittore tedesco compose negli Stati Uniti durante gli anni della seconda

    guerra mondiale e pubblic, sempre a Stoccolma, nellottobre del 1947.

    Fatta questa precisazione, non ci stupiremmo affatto se ci venisse posto un altro

    interrogativo, vale a dire il seguente: perch proprio il Doctor Faustus? La risposta,

    anche in questo caso, abbastanza semplice. Il Faustus va infatti considerato, il

    romanzo pi significativo scritto da Mann, cos come Adrian Leverkhn, che ne

    protagonista, , fra tutti i personaggi ideati dallo scrittore tedesco, quello cui lautore

    per sua stessa ammissione rimarr in assoluto pi legato. Ci significativo, poich

    testimonia quanto questopera intensamente sofferta, fortemente pessimista (ma non,

    lo vedremo, in tutto e per tutto), e a suo modo modernissima, fosse importante prima

    I

    1 Cfr. Luca Crescenzi, Notizie sui testi e note di commento. I Buddenbrook, nota 1, in Thomas Mann, Romanzi (vol. 1), Mondadori, collana i Meridiani 2007 (pag. 1269).

  • di tutto per lo stesso Mann, il quale, considerandola come una sorta di voluminoso

    epilogo della sua lunga e prolifica carriera di scrittore, ne fece un vero e proprio

    testamento poetico, una confessione, se si preferisce, recuperando per essa i temi pi

    cari dellintera sua produzione letteraria, ribadendo alcune sue linee di pensiero,

    ritrattandone altre, tentando, al tempo stesso, di fornire una propria chiave di lettura ai

    terribili eventi che avevano scosso il mondo negli anni immediatamente precedenti,

    eventi che lo riguardavano da vicino in quanto scrittore tedesco per antonomasia:

    dovera lui, l infatti andava cercata la vera Germania. Perci il Doctor Faustus va

    inteso innanzitutto come imponente affresco della Germania stessa, nonch del suo

    popolo, un popolo dannato e degenere da cui Mann, al pari del deuteragonista del suo

    romanzo, il narratore Serenus Zeitblom, si affretta a prendere le distanze, rimanendovi

    tuttavia intimamente legato. Non solo: la proficua collaborazione col filosofo-

    musicologo della scuola di Francoforte Theodor Wiesengrund-Adorno, anche lui

    esiliato e residente in California, permette allo scrittore tedesco di affrontare, sempre

    allinterno del Faustus, la vexata questio relativa allarte moderna, al problema

    dellespressione, alla crisi del linguaggio e delle forme tradizionali. Ecco perch il

    Doctor Faustus: perch in esso confluiscono temi storici, sociologici, psicoanalitici e

    artistici, la Germania, il nazismo, Nietzsche, Schnberg e la dodecafonia, Dio e il

    Diavolo, il bene e il male, in una parola: luomo, con tutta la sua irriducibile e atavica

    complessit.

    naturale che unopera di tale eterogeneit comporti reazioni eterogenee,

    interpretazioni diverse e spesso in contrasto fra di loro, giudizi che spaziano dal pi

    favorevole al meno lusinghiero. Un grande romanzo anche questo, o, per meglio

    dire, un romanzo per essere veramente grande deve sapersi prestare a sempre nuove

    chiavi di lettura, fornendo spunti inediti proprio quando si credeva di averli esauriti

    tutti. Il Faustus, come vedremo, si dimostrato capace di tutto ci, instaurando una

    sorta di dialogo ininterrotto con i tantissimi critici che, dopo averlo letto, sentirono il

    bisogno di esprimere il loro personale parere su di esso. Obiettivo del nostro lavoro

    mettere in luce proprio tale processo cos tipico di molti classici della letteratura, di

    quelli, almeno, che si dimostrano capaci di evolversi nel tempo, che possiedono la

    Introduzione

    II

  • miracolosa facolt di attualizzarsi, riflessa, questultima, nella diversa percezione che

    ne hanno i lettori di periodi storici differenti. Ma visto che non ci pareva il caso di

    cominciare lanalisi cos, ex abrupto - partendo cio dal 1947 -, e visto che, per nostra

    sfortuna, il Faustus rappresenta una delle ultime tappe della carriera del lubecchese,

    abbiamo preferito esordire con un capitolo che potremmo definire introduttivo. Anche

    perch, come accennato di sfuggita poco sopra, il panorama critico che prenderemo in

    considerazione solamente quello italiano, dove lutilizzo che abbiamo appena fatto

    del termine solamente davvero non rende giustizia alla quantit e qualit dei

    contributi saggistici stilati dai vari studiosi italiani.

    In Prima del Doctor Faustus cercheremo perci di svelare i legami intercorsi tra

    Mann e lItalia nei decenni precedenti luscita del romanzo faustiano, acch il lettore

    possa grosso modo comprendere quale fosse il rapporto fra lo scrittore tedesco e il

    nostro Paese. Nel primo dei due paragrafi, LItalia in Mann, tratteremo di vicende,

    luoghi e personaggi italiani presenti nelle opere maggiori e minori di Thomas Mann, e

    vedremo brevemente quale idea avesse il lubecchese del nostro popolo e della nostra

    terra. Nel secondo paragrafo, Mann in Italia, opereremo il processo inverso,

    occupandoci della prima ricezione manniana in Italia e soffermandoci, sempre

    brevemente, sui contributi pi importanti (per esempio il saggio di Mittner del 1936),

    sui pi discussi e controversi (alludiamo soprattutto alle polemiche sorte intorno a

    Mario e il mago e alla strumentalizzazione che la propaganda fascista fece della

    novella Sangue velsungo), o ancora su personalit alquanto significative come Lavinia

    Mazzucchetti e Benedetto Croce, veri e propri mediatori culturali e divulgatori

    quantomai preziosi delle opere del nostro.

    Arriveremo cos al secondo capitolo della presente trattazione, cui abbiamo dato il

    sobrio titolo Doctor Faustus. Anchesso al pari del precedente suddiviso in due

    paragrafi: in II.1, Un romanzo complesso, diremo la nostra su alcuni temi che ci sono

    parsi particolarmente importanti per una corretta analisi del romanzo, pronunciandoci

    sui personaggi principali della vicenda, sulla particolare tecnica compositiva utilizzata

    da Mann (la cosiddetta tecnica del montaggio), sugli imprestiti autobiografici e su

    quelli derivati da altre opere letterarie, fossero esse al momento della stesura gi

    Introduzione

    III

  • consacrate dalla storia, o al contrario ancora da pubblicare (e qui il pensiero va alla

    Filosofia della musica moderna di Adorno). Per una pi ampia comprensione dei

    nostri intenti riguardo al suddetto paragrafo rimandiamo alla nota a pi di pagina 44,

    che il lettore trover posta proprio in coincidenza del titolo del paragrafo stesso. Con il

    successivo e ultimo paragrafo, La prima ricezione in Italia (1947-1955), avr invece

    inizio il vero e proprio lavoro di ricapitolazione dei contributi critici pubblicati in Italia

    nellarco di tempo preso in considerazione, che in questo caso ha come estremi da una

    parte la pubblicazione del romanzo grazie alla edizione della Mondadori del 49,

    dallaltra lanno della morte di Mann, avvenuta il 12 agosto 1955 a Zurigo. Oltre agli

    scritti della Mazzucchetti e agli articoli di Vincenti e Cecchi usciti rispettivamente su

    La Nuova Stampa e il Corriere della Sera, ci soffermeremo sui diversi saggi, pi o

    meno estesi, di Cambon, Fortini, Caracciolo, Actis Perinetti, Chiarini e Devescovi. A

    questultimo in particolare verr dedicato ampio spazio, poich il volume da lui

    composto, Il Doktor Faustus di Thomas Mann. Problemi e considerazioni (1955),

    risulta essere uno dei pi corposi (per la precisione il secondo) totalmente incentrati

    sul romanzo da noi preso in considerazione. Un altro scritto significativo senza

    dubbio quello di Fortini, critico la cui voce pu essere a ragione definita fuori dal

    coro; nel breve saggio Il Doctor Faustus di Thomas Mann pubblicato sul numero

    di marzo-aprile 1950 della rivista Comunit, egli infatti non lesina di certo critiche

    nei confronti sia del romanzo, sia di chi il romanzo ha scritto. Giunti a questo punto

    non ci pare superfluo avvertire fin da subito il lettore che le nostre analisi non saranno

    propriamente oggettive, bens soggettive, nel senso che, riportando il pensiero dei vari

    studiosi, esprimeremo via via il nostro giudizio personale, in quello che pu essere

    considerato come un dialogo immaginario non pi a due, ma a tre elementi, allinterno

    di una sorta di triangolo che ha come vertici il libro stesso, il critico di volta in volta

    preso in considerazione e infine noi, che tentiamo di rispondere a tale critico

    chiamando in causa il romanzo. un gioco pi complesso a spiegarsi che non a

    capirsi. Comunque sia, da questo punto in poi che lestensione dei paragrafi della

    nostra tesi subir un processo di dilatazione abbastanza sostanzioso ed evidente.

    Introduzione

    IV

  • Con lanalisi di Devescovi e la morte dello scrittore terminer il secondo capitolo,

    cui naturalmente seguir il terzo, cio lultimo, Il Doctor Faustus dopo la morte del

    suo autore. Per amor di simmetria anchesso sar diviso in due paragrafi, dei quali il

    primo prosegue lanalisi dei contributi saggistici nel periodo che va - come suggerito

    dal titolo - Dallanno della morte al centenario della nascita (1955-1975) dello

    scrittore, coprendo cos un ventennio davvero fervido e denso di scritti sul Faustus; il

    secondo, Sviluppi (pi o meno) recenti della critica, far riferimento al restante lasso

    di tempo che principia nel 1976 e perdura fino ai giorni nostri, senza peraltro potersi

    considerare concluso. In III.1 troveranno spazio i lavori di Papi, Tecchi, Mittner,

    Cases, Traverso, Checconi, Fornasarig, Tiburzio, Asor-Rosa, Jesi, Perlini, Ferretti e

    Oberti. Quale sia a nostro parere il pi importante fra di essi? Cos su due piedi non

    sapremmo davvero che cosa rispondere, poich quasi tutti, a loro modo, possiedono

    una qualche particolarit che li rende degni di nota. Ci che pu essere detto senza

    troppe ambagi che, rispetto ad esempio al vulcanico saggio di Devescovi, si nota col

    passare del tempo il profilarsi di un certo distacco emotivo nei confronti del romanzo

    oggetto di analisi, distacco ovviamente inteso soprattutto in senso positivo, come spia

    cio di un ritrovato rigore critico e analitico. Questo discorso per non pu essere

    esteso a tutti gli interventi (quello di Jesi ad esempio risulta a tratti un po

    impalpabile), ma riscontrabile in modo abbastanza evidente nelle approfondite

    analisi dei vari Fornasarig, Tiburzio e Ferretti (rispettivamente del 1968, 1969 e 1975).

    Molto importante poi la lettura del Faustus da parte di Asor-Rosa, che nel suo saggio

    del 71 sottolinea lambiguit del romanzo ed esorta il lettore a prediligere il

    problematicismo delle opere di Mann, anzich sforzarsi nella ricerca a tutti i costi di

    una sintesi fra tendenze opposte che risulterebbe necessariamente posticcia e affettata.

    Un caso particolare poi quello di Perlini (1973), il quale nella prima parte del suo

    scritto espone in maniera convincente ed efficace molti dei temi principali del

    racconto, ma poi, giunto alla fine, esprime dei giudizi critici a nostro avviso poco

    condivisibili (giudizi che, come diremo a suo tempo, sembrano quasi scritti da unaltra

    persona). Ma, si direbbe, ogni paragrafo deve necessariamente avere almeno un Fortini

    che funga da vero detrattore dellopera, cos da riportare in prossimit dello zero la

    Introduzione

    V

  • somma totale dei pareri positivi e negativi riguardanti il Faustus. Tale ruolo spetta in

    questo caso soprattutto a Ladislao Mittner, lo stesso Mittner che nel 36 ebbe il merito

    di scrivere la prima, importante monografia sullo scrittore tedesco; peccato che gli

    accenni al Doctor Faustus contenuti nei due capitoli del suo volume del 1960 La

    letteratura tedesca del Novecento e altri saggi dimostrino una superficialit di analisi

    che stupisce in un critico di tale levatura. Il penultimo paragrafo terminer infine con il

    breve articolo della Ferretti, che lascer per cos dire campo aperto allultimo

    paragrafo, il III.2. In esso il lettore potr trovare un sunto degli importanti scritti di

    Porena, Becagli, Schiavoni, Manzoni, Magris, Cases, Isotta e Chiusano, tutti anteriori

    al 1985; poi, con un salto temporale che tenteremo di giustificare e rendere meno

    brusco attraverso una metafora fluviale che potr apparire a chi ci sta leggendo pi o

    meno convincente, balzeremo di colpo negli anni Duemila, soffermandoci sugli scritti

    di Freschi, Sandrin, Pascal e Zurletti. Nel suddetto paragrafo notevoli sono

    innanzitutto i contributi di Porena, Manzoni e Isotta, in primo luogo perch opera,

    rispettivamente, di due compositori e di un musicologo. Nonostante lacutezza di certe

    vedute di Porena, sono tuttavia le riflessioni sul Faustus contenute nel volume Il

    ventriloquo di Dio di Paolo Isotta a catturare maggiormente la nostra attenzione; il

    critico infatti, pur giungendo a conclusioni che spesso non approviamo (come quella

    ad esempio che considera lopera di Leverkhn irrimediabilmente fascista), compie

    unanalisi davvero sottile e accurata dei principali temi del romanzo, ponendo

    laccento su alcuni aspetti precedentemente trascurati. Potremmo dire che anche Isotta

    fa parte della schiera dei Fortini, perch il suo giudizio sul romanzo risulta essere nel

    complesso negativo, ma va comunque riconosciuta al musicologo una capacit di

    penetrare addentro alle problematiche dellopera di certo non comune a tutti i suoi

    colleghi. Per quanto riguarda invece Manzoni, possiamo intendere la sua

    interpretazione come parzialmente opposta a quella di Isotta: il compositore infatti

    vede in Mann una sorta di inconsapevole e recalcitrante profeta del nuovo verbo della

    musica davanguardia, poich scorge nelle teorie espresse da Leverkhn e in molte sue

    composizioni delle vere e proprie anticipazioni di quel processo di razionalizzazione

    del materiale musicale che avr luogo negli anni successivi alla pubblicazione del

    Introduzione

    VI

  • romanzo. La sua lettura del Faustus tende dunque a esaltare (forse in modo eccessivo)

    quei pochi balenii di speranza che sono effettivamente presenti allinterno del

    romanzo. Infine lultimo contributo che analizzeremo sar quello di Sara Zurletti. Le

    dodici note del Diavolo, pubblicato nel 2011 dalla casa editrice Bibliopolis, un

    saggio importante sotto vari aspetti. In primo luogo esso in assoluto il pi esteso

    lavoro che sia stato scritto fino a questo momento sul Doctor Faustus, pi esteso pure

    di quello, prima di allora insuperato, di Guido Devescovi. Inoltre anche la Zurletti

    esperta di musica, il che significa che allinterno del suo saggio trovano ampio spazio

    questioni legate ai vari temi musicali che informano il romanzo, prima fra tutte quella

    relativa al rapporto fra Mann e Adorno e fra il Faustus e la gi citata Filosofia della

    musica moderna. Tuttavia ci che attrae maggiormente la studiosa quella struttura

    nascosta che a suo dire governerebbe lintera narrazione, una struttura alquanto

    complessa, costituita da diversi livelli di realt, che non riguarderebbe soltanto il

    romanzo, ma anche la Genesi del Doctor Faustus, il diario-racconto che Mann

    pubblic nel 1949. Tale scritto, secondo la Zurletti, sarebbe nato dalla volont da parte

    dellautore di chiarire una volta per tutte i legami tra se stesso e i due protagonisti del

    romanzo (soprattutto Adrian), tra il libro e le composizioni di Leverkhn (in primo

    luogo la Lamentatio Doctoris Fausti), tra la dodecafonia schnberghiana e quella,

    traslata in campo letterario, utilizzata da Mann grazie allinnovativa tecnica del

    montaggio. Le riflessioni della Zurletti, la quale prende le mosse dalle precedenti

    analisi di altri studiosi italiani e stranieri (Isotta e Bergsten in primis), sono nel

    complesso interessanti e convincenti, nonostante pecchino, forse, di un eccessivo

    rigore geometrico. Se si considerano unaltra volta i due contributi pi voluminosi

    incentrati sul Faustus, vale a dire questo e quello del 55 di Devescovi, si capir al

    volo il discorso che facevamo poco sopra riguardo al mutare, col passare degli anni,

    dellapproccio critico-analitico degli studiosi: laddove infatti il saggio di Devescovi

    tutto incentrato sulla sostanza dellopera e sugli aspetti filosofici e simbolici, quello

    della Zurletti opta al contrario per una dissezione quasi chirurgica della struttura

    formale del romanzo, concedendo minore spazio ai contenuti propriamente detti.

    Inoltre, se da una parte la studiosa esprime la sua ammirazione per labilit tecnica e

    Introduzione

    VII

  • costruttiva dello scrittore tedesco, daltra parte spesseggiano nel saggio giudizi

    negativi riguardo alla riuscita artistica di numerosi episodi della trama, nonch dei

    personaggi primari e secondari, che lesperta di musica ritiene nel complesso poco

    credibili.

    Una volta giunto al termine della sintesi riguardante lanalisi della Zurletti, il lettore

    sar a un passo dalla conclusione del nostro lavoro. Non gli rester a quel punto che

    leggere la breve conclusione, consultare la successiva bibliografia e soffermarsi per un

    attimo, qualora lo volesse, sui ringraziamenti di rito posti in calce alla tesi. Dopodich

    non trover pi pagine da voltare e potr pure richiudere il presente volume, non

    possiamo di certo dire con quale espressione in volto, ma soltanto limitarci a sperare

    che non sia delle pi contrariate.

    Introduzione

    VIII

  • CAPITOLO I: PRIMA DEL DOCTOR FAUSTUSSanto Dio, mi lasci in pace con lItalia Lisaweta! LItalia mi indifferente fino al disprezzo. passato molto tempo da quando pensavo che quella fosse la mia patria. Larte, non vero? Il cielo azzurro, come di velluto, il vino denso, la dolce sensualit... In poche parole: tutto questo non mi piace, ci rinuncio. Tutta questa famosa bellezza mi rende nervoso. E non posso nemmeno sopportare tutti quegli uomini spaventosamente vivaci con quello sguardo nero animalesco. Quei romani non hanno il minimo segno di coscienza negli occhi...Thomas Mann, Tonio Krger.

    I.1 LItalia in Mann

    Non occorre di certo essere esperti conoscitori dellopera omnia di Thomas Mann

    per accorgersi in breve tempo del filo sottile ma continuo che lega il grande scrittore di

    Lubecca allItalia. Pescando a caso fra i suoi numerosi romanzi e novelle, avremo

    infatti buone probabilit di imbatterci in un qualche elemento che rimandi al Bel

    Paese, consista esso in uno dei tanti personaggi usciti dalla sua fantasia o, pi

    frequentemente, in uno scenario magistralmente evocato che faccia da sfondo alla

    vicenda di volta in volta narrata. Ebbene, da dove nasce questo interesse da parte di

    Mann, scrittore tedesco se mai ve ne furono, per lassolata e distante Italia?

    Innanzitutto occorre sottolineare, come del resto si fatto spesso, una caratteristica

    peculiare del processo creativo di Mann, ovvero il suo continuo attingere alla vita

    vissuta in prima persona, alle esperienze quotidiane, in una parola alla propria

    biografia. Anche questo caso non fa eccezione: per rispondere alla domanda dobbiamo

    senzaltro rivolgerci alla storia dello scrittore, consapevoli che non ne rimarremo

    delusi.

    Thomas Mann mette piede per la prima volta in Italia nel 1895 per raggiungere il

    fratello Heinrich e passare con lui lestate a Palestrina, al riparo dalle focose

    temperature della capitale. Successivamente i due trascorreranno lunghi periodi nella

    Penisola, soprattutto a Roma, con un duraturo soggiorno che avr come base un

    appartamento in via di Torre Argentina 34. Thomas, dei due fratelli il minore,

    allepoca un giovane ventenne inquieto e scontento di s che avverte, non senza una

    certa apprensione, di non essere ancora riuscito a imboccare la strada che

    1

  • maggiormente gli si addice. Egli ha un impiego a Monaco in una compagnia

    assicurativa, ma lavora controvoglia e preferisce dedicarsi alla lettura quasi

    compulsiva dei grandi classici della letteratura. Inoltre, nelle molte ore di inattivit che

    il lavoro gli concede, si cimenta nella scrittura e compone i suoi primi racconti e

    articoli di giornale. Gli studi universitari, anchessi iniziati a Monaco, vengono presto

    interrotti. I viaggi in Italia che intraprender in quegli anni, in sostanza, pi che viaggi

    verso lItalia risultano essere fughe dalla Germania e da quellambiente monacense

    che lo rende inquieto e insoddisfatto. Non a caso lo stesso Mann parler pi volte di

    esilio volontario, di ricercata lontananza, di benefico isolamento:

    Passammo una lunga e cocente estate italiana a Palestrina [...]. Non avevamo nessuna relazione. Quando sentivamo parlare tedesco prendevamo la fuga. Consideravamo Roma un nascondiglio per la nostra irregolarit, e, quanto a me, ci venivo non per amore del Sud, che in fondo non amavo, ma soltanto perch in patria non cera ancora posto per me2.

    Non amore del Sud dunque, ma puro e semplice escapismo, almeno a prima vista. E

    in effetti I Buddenbrook (Buddenbrooks), prima grande prova3 delle proprie capacit

    che lo scrittore tedesco forn al mondo letterario e non, sembra confermare questa

    impressione. Iniziato a Roma nel 18974, il romanzo narra, come suggerito dal

    sottotitolo, la lunga decadenza di una ricca famiglia alto-borghese di Lubecca, una

    decadenza che si prolunga per quattro generazioni, attraversando di fatto gran parte del

    XIX secolo. se non altro singolare, per non dire paradossale, che Mann abbia quasi

    sentito il bisogno di distaccarsi dai luoghi e dalle persone della sua citt natale per

    poterli poi descrivere e reinventare, si direbbe, da un punto dosservazione pi

    tranquillo, pi libero, meno coinvolto. Non dobbiamo infatti dimenticare che la storia

    della famiglia Buddenbrook legata a doppio filo a quella degli stessi Mann e che tutti

    i personaggi presenti nel racconto riproducono pi o meno fedelmente membri della

    LItalia in Mann

    2

    2 Citato in Marino Freschi, Thomas Mann, il Mulino 2005 (pag. 46).3 Si decide qui di partire da I Buddenbrook essendo questa la prima opera di grande impegno dello scrittore. Tuttavia val bene una nota a pi di pagina il ricordare tre racconti brevi composti da Mann nel biennio 1896-1897, i quali hanno come comune ambientazione lItalia. Alludiamo a Desiderio di felicit (1896), Delusione (1896) e Il pagliaccio (1897).4 Si riporta spesso, negli studi italiani dedicati a Mann, la data che apre la prima pagina del manoscritto del romanzo: Rom, Ende Oktober 1897.

  • famiglia e parenti stretti dello scrittore5, come dimostra anche la lunga e astiosa

    polemica che segu la pubblicazione del romanzo. Sembra insomma che Mann,

    scrivendo da quel Sud che avverte come profondamente estraneo a s e alla sua

    Weltanschauung, riscopra come per contrasto la sua vera identit nordica. Eppure

    quella sensualit, quella mollezza che tanto pareva infastidirlo non doveva essergli del

    tutto estranea, se vero che in essa riconosceva leredit materna: la madre dei due

    fratelli, infatti, si chiamava Jlia da Silva-Bruhns, era nata in Brasile nel 1851 e si era

    trasferita a Lubecca dopo la morte del padre. Nel recente saggio di Marino Freschi si

    legge che nel cuore della bellissima Jlia, nelle cui vene scorreva sangue creolo,

    rimase il culto per i profumi, gli odori, i colori, la libert e la musica del Sud6.

    Linfluenza che essa ebbe sui figli, soprattutto riguardo alla comune vocazione

    letteraria, dovette essere decisiva e sempre presente alla coscienza di questi ultimi.

    LItalia rappresenta dunque per Mann il Sud, con tutti i suoi pregi e ancor pi con

    gli inevitabili difetti. Nel grande gioco di contrapposizioni che informa lintera

    produzione artistica del Mago7 e che diventa fin da subito una delle sue caratteristiche

    principali e immediatamente riconoscibili, lintero meridione, e con esso lItalia, si

    trasforma in un simbolo geografico polarmente contrapposto al Nord, che invece

    efficienza, rigore, disciplina. Ma questo Sud sar in un modo o nellaltro spesso

    presente, probabilmente proprio perch la sopracitata tensione fra elementi opposti,

    cos profondamente avvertita dal meticcio Mann, non sarebbe pi tale se uno di essi

    venisse a mancare.

    Il nostro lascer definitivamente Roma alla fine dellaprile del 1898, ma torner a

    pi riprese in Italia per brevi periodi di vacanza insieme alla moglie Katja (al secolo

    Katharina Pringsheim), conosciuta a Monaco nel salotto del padre, lillustre

    matematico Alfred Pringsheim e successivamente sposata nel 1905. Da ogni viaggio,

    come vedremo fra poco, lo scrittore trarr la materia viva di molti suoi racconti, quei

    LItalia in Mann

    3

    5 Si pensi che nelle librerie di Lubecca veniva venduta, insieme al romanzo, una specie di legenda con i nomi dei personaggi decriptati. 6 Marino Freschi, Thomas Mann, il Mulino 2005 (pag.13).7 Zauberer era il soprannome che i figli di Mann dettero al padre.

  • dati effettuali che debbono poi essere trasfigurati e reinventati dal poeta. Ma andiamo

    con ordine.

    Nel 1903, a due anni dalluscita presso la casa editrice berlinese Fischer de I

    Buddenbrook, Mann pubblica il racconto Tonio Krger, altro pezzo di bravura a

    carattere fortemente autobiografico. Anche in questo caso infatti lo scrittore prende le

    mosse da uno spunto realistico, un soggiorno in Danimarca nel 1899. Tonio,

    esattamente come il suo doppio reale, un ragazzo irrequieto in perenne esitazione tra

    un Nord e un Sud che non sono e non vogliono essere, lo abbiamo visto,

    esclusivamente geografici. In questo caso per il baricentro si sposta, per cos dire,

    verso lalto, cosicch a fare le veci del Sud troviamo, anzich Roma o una qualsiasi

    localit italiana, quella Monaco dalla quale Mann era evaso pochi anni prima,

    riparando poi a Roma. Il Nord invece rappresentato dalla gelida Danimarca, dove lo

    scrittore soggiorn per un breve periodo. Eppure nella novella c spazio anche per

    lItalia (in questo caso lestremo Sud), a partire proprio dallo strano nome del

    protagonista, il quale in un colloquio con i suoi amici si affretta a precisare:

    S, un nome stupido, io vorrei chiamarmi Heinrich o Wilhelm, potete credermi. Ma viene dal fatto che mi hanno battezzato col nome di un fratello di mia madre che si chiamava Antonio, perch mia madre straniera...8

    Poi, allinizio del capitolo V, quando lo stesso protagonista comunica allamica

    Lisaweta Iwanowna la sua imminente partenza e questultima pensa subito che la

    destinazione scelta sia lItalia, egli le risponde piccato9 e perentoriamente conclude:

    no, vado un po in Danimarca10. Seguendo le orme del suo creatore, Tonio alla fine

    opta per il Nord, per lordine e per la norma, mentre lItalia sembra assumere sempre

    pi i tratti di una metafora negativa, di ci che lo stesso Mann respinge ed esorcizza in

    diversi suoi racconti giovanili.

    Passano soltanto due anni e lItalia torna a far capolino nellunico componimento

    teatrale uscito dalla penna dello scrittore di Lubecca: Fiorenza. Il dramma,

    LItalia in Mann

    4

    8 Thomas Mann, La morte a Venezia - Tonio Krger - Tristano, Feltrinelli 2006 (pag. 76).9 Cfr. citazione a inizio capitolo.10 Thomas Mann, La morte a Venezia - Tonio Krger - Tristano, Feltrinelli 2006 (pag. 99).

  • rappresentato a Francoforte nel 1907, ambientato nella Firenze dei Medici e vede

    come protagonisti Lorenzo de Medici e il suo intransigente oppositore, Girolamo

    Savonarola. La Fiorenza del titolo altri non che lamante del Magnifico, vero pomo

    della discordia in quanto amata in giovent dallo stesso Savonarola, il quale, dopo aver

    ricevuto un netto rifiuto da parte della donna, sceglie per compensazione la vita

    monacale, diventando cos il terrore dei patrizi dissoluti e degli artisti fiorentini. Si

    tratta dunque di unaltra opera che vive di contrasti e contrapposizioni, ma resta

    notevole e insolita la scelta dellambientazione, oltre che della forma narrativa, che di

    fatto costituisce un unicum nella lunga e prolifica carriera del lubecchese.

    Dobbiamo aspettare il maggio del 1911 perch Thomas, convinto dal fratello

    Heinrich, faccia di nuovo ritorno in Italia, stavolta assieme alla moglie: sono queste le

    fatidiche settimane trascorse al Lido di Venezia (precedute da una breve tappa presso

    le isole Brioni, in Istria) che gli ispireranno il celeberrimo11 romanzo breve La morte a

    Venezia (Der Tod in Venedig), scritto al ritorno in Germania e pubblicato lanno

    successivo sulla Neue deutsche Rundshau, la rivista diretta dalleditore Samuel

    Fischer. La novella, senza dubbio una delle pi italiane fra tutte quelle composte da

    Mann, ha come protagonista lo scrittore tedesco Gustav von Aschenbach, figura

    dartista austera e compassata, sempre soggetta a un tenace autocontrollo delle proprie

    pulsioni. Dapprincipio Aschenbach decide di partire per un viaggio sulle coste della

    Dalmazia, ma poi allimprovviso, come folgorato da unepifania, fa ci che non ha

    mai fatto in vita sua: segue listinto e devia verso Venezia, pure subodorando in parte,

    almeno a livello inconscio, limminente sciagura che lo colpir. Giunto col si

    innamora perdutamente del giovane Tadzio, figlio di una distinta famiglia polacca

    alloggiata anchessa allHotel des Bains. Per Gustav sar linizio della fine. La

    passione pederasta per ladolescente far crollare una volta per tutte il suo fragile

    equilibrio psichico, ponendolo di fronte ai pi reconditi e inconfessabili desideri della

    sua anima. Alla fine morir sotto una maschera di cerone, in riva al mare, tendendo

    pateticamente le braccia verso loggetto del suo amore impossibile. Laltro grande

    protagonista della novella senza dubbio Venezia. La citt lagunare, in preda a

    LItalia in Mann

    5

    11 Celeberrimo grazie anche alla trasposizione cinematografica che ne fece Luchino Visconti nel 1971.

  • unepidemia improvvisa di colera, non semplicemente lo sfondo passivo di questa

    sorta di catabasi. Al contrario, leggendo il racconto si ha quasi limpressione che essa

    partecipi attivamente alla vicenda, come se il destino del grande scrittore fosse

    irrimediabilmente segnato fin dallinizio, diremmo quasi fin dalla nascita. E in effetti

    Aschenbach avverte questa intima simpatia tra la sua situazione emotiva e il degrado

    che regna nella decadente citt, la avverte e segretamente se ne compiace. La storia,

    per un verso indecente e scandalosa, si sublima in uno stile di rara eleganza e

    raffinatezza, un periodare classico che ben si conf alle grecizzanti elucubrazioni del

    protagonista. Proprio riguardo a questultimo sappiamo che Mann si ispir in parte a

    Gustav Mahler, il famoso compositore austriaco deceduto nello stesso 1911, ma ancora

    una volta decisiva risulta essere la biografia dellautore: vera la scena iniziale del

    gondoliere abusivo, vera quella del bagaglio disperso e dello spettacolo dei guitti

    allhotel; veri, soprattutto, la famiglia polacca e lefebico fanciullo, che dovette turbare

    non poco lo scrittore, a giudicare dalle sventure del suo doppio immaginario. Il breve

    romanzo fece una certa impressione allepoca, cos come pure continua a farla ai nostri

    giorni, nonostante il concetto stesso di impressionante (meglio ancora:

    scandaloso) sia mutato e abbia ristretto di molto i suoi confini. A lungo ci si

    interrogati sullomofilia di Mann e sui mezzi che lautore utilizz per frenarla e

    controllarla, ma purtroppo non questo il luogo adatto per trattare la questione; il

    dovere di essere brevi e concisi ci obbliga nostro malgrado a procedere oltre.

    Del 1924 La montagna magica (Der Zauberberg), opera di grande impegno e

    complessit a tuttoggi tra le pi lette e apprezzate. La vicenda, come noto, si svolge

    interamente in un sanatorio di Davos sulle Alpi svizzere e ha come protagonista Hans

    Castorp, un giovane uomo come tanti, seppur accattivante12. Mann in questo caso

    prende spunto dal reale soggiorno che la moglie Katja, afflitta da uninfezione

    polmonare causata dalle numerose gravidanze, fu costretta a intraprendere nel

    sanatorio del dottor Jessen. Il fatto del 1912, dunque quando lautore si appresta alla

    stesura del romanzo sono gi passati diversi anni. Mann per dimostra di non essersi

    affatto dimenticato di quella particolare esperienza e decide cos di comporre una

    LItalia in Mann

    6

    12 Thomas Mann, La montagna magica, Mondadori, collana I Meridiani 2010 (pag. 3).

  • novella sul tema della malattia che faccia pendant con quella veneziana. Quando per

    comincia a scrivere, proprio come gli era capitato tempo prima con I Buddenbrook, la

    storia stessa pare accrescersi enormemente sotto la sua penna, e quello che doveva

    essere un breve romanzo si trasforma in una vasta opera che supera le mille pagine,

    nonostante una trama estremamente parca di eventi e di significativi colpi di scena.

    Hans Castorp, partito inizialmente per andare a trovare il cugino Joachim, giunge al

    sanatorio Berghof e dopo poco tempo vi si perde, catturato e quasi ipnotizzato

    dallatmosfera sospesa e fiabesca delle magiche montagne che lo attorniano. Anche il

    viaggio, esattamente come il romanzo, avrebbe dovuto essere breve, ma ben presto il

    nostro protagonista (e noi con lui) perde totalmente la cognizione del tempo. Giorni,

    mesi, anni, tutto si relativizza per Hans Castorp e quella che doveva essere unascesa

    verso le cime aguzze dei monti si trasforma paradossalmente nellennesima descensus

    ad inferos manniana. Egli si aggira spettrale per il sanatorio, conosce e conversa con i

    malati che vi dimorano, tutti rappresentanti dellalta societ europea, esponenti di un

    ceto in netto declino, relitti, fantasmi, eppure in un certo senso eletti in quanto malati e

    dunque diversi da coloro che vivono in pianura, i cosiddetti normali, i sani. Fra questi

    personaggi attira la nostra partigiana attenzione litaliano Lodovico Settembrini,

    massone, ottimista, progressista, carducciano, il quale per buona parte del romanzo

    ingaggia unaccanita lotta con il suo acerrimo rivale, il gesuita comunista Naphta. I

    due educatori si contenderanno a lungo lanima ancora tutta da plasmare del giovane

    Castorp, in un duello che terminer tragicamente con il suicidio del nichilista Naphta.

    La figura di Settembrini, che in questa sede quella che pi ci interessa, pare ispirarsi

    al Mazzini tratteggiato dallautore stesso in un passo delle Considerazioni di

    unimpolitico (Betrachtungen eines Unpolitischen), il saggio del 1918 che caus

    vastissime polemiche e che, come vedremo, svolger un ruolo fondamentale nella

    diffusione di Mann in Italia:

    Trovo in Mazzini, allo stato puro e nel suo rigoglio, il massone latino, il democratico, il letterato della rivoluzione, il retore del progresso; da lui imparo a considerare lo spirito come

    LItalia in Mann

    7

  • qualcosa di mezzo fra il Grande Oriente e il club giacobino, giusto come oggi, riabilitata ormai la virt, vuole e deve essere nuovamente considerato13.

    Quella polemica su Mazzini era in parte rivolta anche al fratello Heinrich, il

    democratico, leuropeista che, secondo la concezione di Thomas, tradiva in un certo

    senso lessenza della vera Kultur tedesca. Con gli anni le idee politiche di Mann

    cambieranno, egli smusser le sue punte pi velenose passando di fatto sempre pi a

    sinistra, soprattutto per linfluenza che ebbero su di lui i figli Erika e Klaus. Ma gi

    nella Montagna magica la figura di Settembrini ha perso molta della negativit che ci

    si sarebbe potuti aspettare, risultando anzi sovente comica e affatto simpatica. Su di

    essa non pare pesare la condanna dellautore e anzi a ben guardare fra i due pedagoghi

    sar Naphta a uscirne sconfitto, optando per un simbolico suicidio. Daltra parte

    litaliano non pu ritenersi il vincitore della lunga disputa, poich Hans, dopo aver

    attentamente ascoltato e lungamente riflettuto, non si lascer convincere da nessuno

    dei due e sceglier una via tutta sua, appena percepita e afferrata in mezzo a una

    tormenta di neve, ma poi quasi subito dimenticata.

    Gli anni successivi furono molto movimentati per Mann. La sua fama crebbe

    sempre pi, culminando con lassegnazione del Nobel, ufficialmente conferitogli il 10

    dicembre 1929 dal re Gustavo V in particolare per il grande romanzo I Buddenbrook,

    che nel corso degli anni si solidamente affermato come un classico del presente14.

    Nellagosto dello stesso anno, durante un soggiorno a Rauschen sul Mar Baltico,

    Mann cominci a scrivere il racconto Mario e il mago (Mario und der Zauberer),

    basandosi, secondo le sue stesse parole, su un aneddoto la cui idea risaliva a un altro

    viaggio estivo, a un soggiorno a Forte dei Marmi presso Viareggio15. Lo scrittore

    infatti aveva passato due settimane in Versilia nellestate del 1926, ma la sua vacanza

    era stata alquanto spiacevole, in parte anche per il pesante clima politico che si era

    venuto a creare dopo la presa del potere da parte di Mussolini nel 1922. Il lubecchese

    si trov faccia a faccia con unItalia diversa e dovette affrontare numerosi contrattempi

    LItalia in Mann

    8

    13 Citato in in Marino Freschi, Thomas Mann, il Mulino 2005 (pag. 130).14 Citato in in Thomas Mann, La montagna magica, Mondadori, collana I Meridiani 2010 (in Cronologia, CXXI).15 Citato in ibidem (in Cronologia, CXXI).

  • che lo infastidirono non poco: innanzitutto fu costretto insieme alla famiglia a

    cambiare camera nellalbergo che li ospitava perch la figlia aveva la tosse e

    infastidiva gli altri ospiti; poi, e pare che sia stato questo lepisodio che lo irrit di pi,

    dovette subire lumiliazione di una denuncia con annessa multa perch laltra figlia,

    che allepoca aveva otto anni, si era tolta il costume in spiaggia causando un vero e

    proprio scandalo. Nonostante fossero passati diversi anni, Mann si prese la sua

    personalissima vendetta componendo per lappunto Mario e il mago. Sarebbe per

    sbagliato pensare che la novella consista tutta in un mero sfogo di vecchi rancori e

    infatti fin da subito anche in Italia, ivi chiamata in causa da Mann come mai forse

    prima di allora, la storia del mago-incantatore Cipolla e del cameriere Mario, che in un

    primo momento viene ipnotizzato e ingannato da questi, poi finalmente si ridesta e lo

    uccide, venne interpretata principalmente come unallegoria politica, per dirla tutta

    anche abbastanza trasparente. Le risposte dei critici italiani non si fecero attendere:

    Mann fu polemicamente accusato di essere schiavo di errati pregiudizi e invitato, in

    poche parole, a farsi gli affari propri, anzich immischiarsi in questioni che, in quanto

    tedesco, non lo riguardavano16. In buona sostanza ci si preoccup di difendere

    limmagine dellItalia da quellattacco velato ma abbastanza deciso contro il regime

    fascista salito al comando pochi anni prima. Non si tenne di conto che la novella non

    era stata scritta a caldo, al rientro dalle vacanze, ma dopo quattro anni, quando ormai

    anche in Germania la situazione si faceva sempre pi preoccupante e lascesa del

    nazionalsocialismo sempre pi certa. Cos il monito del mago Mann cadde nel vuoto,

    mentre laltro mago (lo si chiami Cipolla, Mussolini oppure Hitler) pot continuare

    indisturbato a incantare le masse.

    Infine, a partire dal maggio del 1943, Mann inizia a lavorare a quello che sar poi

    considerato il capolavoro della sua fase senile, il libro della fine17 che chiude

    simbolicamente18 il ciclo dei grandi romanzi del lubecchese: Doctor Faustus (Doktor

    LItalia in Mann

    9

    16 Cfr. Arno Schneider, La prima fortuna di Thomas Mann in Italia, tesi di dottorato 2008 (pag. 109-117).17 Tale lo riteneva Mann e tale lo defin Hans Mayer (Thomas Mann, Doctor Faustus, Mondadori 2012; in Introduzione, XV).18 Simbolicamente perch di fatto non sar lultimo: oltre al romanzo breve Linganno (1953), Mann infatti avr ancora tempo di scrivere Leletto (1951) e di riprendere e pubblicare la prima parte delle Confessioni del cavaliere dindustria Felix Krull (1954), romanzo che per rimarr incompiuto per il sopraggiungere della morte dello scrittore.

  • Faustus). Egli si ormai da tempo trasferito negli Stati Uniti e ha appena concluso

    limmensa fatica della tetralogia biblica Giuseppe e i suoi fratelli (Joseph und seine

    Brder), con la quale si era imposto larduo compito di strappare il mito dalle mani del

    nazionalsocialismo. La stesura del romanzo faustiano lo terr occupato per diversi anni

    e culminer con la pubblicazione a Stoccolma nel 1947. La vicenda, nonostante il

    titolo, non ha come protagonista n un mago, n un dottore, n tantomeno un

    negromante di nome Faust, bens un compositore, Adrian Leverkhn, la cui triste

    storia, come ci suggerisce il lungo sottotitolo19, viene narrata dallamico Serenus

    Zeitblom. Mann, rinunciando per una volta al narratore onnisciente, al cosiddetto

    spirito della narrazione, ha la possibilit di sdoppiarsi in due tipi di caratteri del tutto

    contrapposti tra loro, contrapposti eppure evidentemente compresenti nella personalit

    dellautore stesso. Soprattutto, in questo modo egli pu sviluppare il racconto su due

    piani cronologici differenti e intrecciare polifonicamente le esperienze20. La vita di

    Adrian infatti ha luogo nella Germania di inizio Novecento, ma Serenus la racconta

    durante gli anni finali del secondo conflitto mondiale, a pochi anni dal decesso

    dellamico. Il romanzo, la cui importanza simbolica stata pi volte ribadita dallo

    stesso Mann, risulta complesso non solo da un punto di vista strutturale, ma anche e

    soprattutto sul piano tematico. Vera e propria summa dellintera carriera artistica del

    lubecchese, lopera pu essere considerata quasi come un imponente pastiche21 di

    elementi eterogenei: alle lunghe e addolorate riflessioni di Serenus sul tragico destino

    della Germania ammorbata da Hitler e dal nazismo, si alternano le vicende della vita di

    Adrian, la cui storia da un lato segue il canovaccio faustiano del patto col diavolo,

    dallaltro ricalca da vicino la biografia di Friedrich Nietzsche, il filosofo che tanta

    parte ebbe nellevoluzione del pensiero del nostro. Oltre a ci di fondamentale

    importanza il tema della musica, altra grande passione di Mann, cui lautore dedica

    intere pagine di digressioni, avvalendosi della consulenza di Theodor Wiesengrund-

    Adorno, del direttore dorchestra Bruno Walter e basandosi soprattutto sulle teorie

    LItalia in Mann

    10

    19 Il titolo completo sarebbe infatti: Doctor Faustus. La vita del compositore tedesco Adrian Leverkhn, narrata da un amico.20 Thomas Mann, La genesi del Doctor Faustus, in Romanzo di una vita, il Saggiatore 2012 (pag. 84).21 O montaggio, secondo la definizione che lo stesso Mann utilizza pi volte ne La genesi del Doctor Faustus per descrivere il modus operandi che egli adotta nel romanzo.

  • musicali di Arnold Schnberg, lideatore della tecnica dodecafonica. Ma Mann in

    quegli anni, come dimostra la tetralogia biblica e lo studio approfondito di Freud,

    anche attratto dal tema del mito, dellarchetipo, della storia che si ripete nei secoli

    seguendo gli stessi schemi, ritessendo le stesse trame. Cos, con mirabile grazia, in

    questa opera totale e totalizzante, Adrian ripercorre le orme del giovane Thomas in

    Italia e il soggiorno a Palestrina prende di nuovo vita:

    Il luogo era Palestrina, il paese nativo del compositore, detto anche Preneste, e ricordato da Dante nel ventisettesimo canto dellInferno come Prenestino, roccaforte dei principi Colonna, una cittadina pittoresca appoggiata ai monti [...]22.

    Mann, non a caso, cita anche lInferno di Dante, cos come non a caso aveva deciso

    di premettere al romanzo un passo del canto II dellInferno stesso. Adrian avr il suo

    dostoevskijano colloquio con il Diavolo23 proprio in questo paese rurale, uno spicchio

    di campagna nel quale il tempo pare essersi veramente fermato a un medioevo pieno di

    demoni e spiriti. Lautore, lo abbiamo detto, rispolvera i suoi ricordi giovanili, ed ecco

    dunque che alcune pagine dopo ritroviamo anche Roma, la stessa medesima via nella

    quale alloggiava Mann, persino lo stesso piano del palazzo:

    [Adrian e Schildknapp] abitavano nella via di Torre Argentina, vicino al Pantheon, a un terzo piano, da una padrona che preparava loro il caffelatte del mattino e la colazione a mezzogiorno24.

    Il vecchio Mann, cos affascinato dal tema del mito, del pedissequo ripetersi degli

    eventi, chiude il cerchio della propria biografia rievocando il soggiorno romano

    proprio in quello che , pur non essendo lultimo, il suo libro della fine. Anche noi,

    con questa breve carrellata dei luoghi e dei personaggi italiani presenti nelle sue opere,

    abbiamo voluto e dovuto fare lo stesso, partendo da Palestrina e a Palestrina facendo

    infine ritorno.

    LItalia in Mann

    11

    22 Thomas Mann, Doctor Faustus, Mondadori 2012 (pag. 245).23 Anchesso descritto secondo un ricordo giovanile, una visione diabolica che Mann confessa di aver avuto mentre sedeva alla scrivania. Da l, infatti, vide un individuo seduto sul divano, una figura piuttosto allampanata dalle ciglia rossastre, il viso cereo, i pantaloni disgustosamente stretti e scarpe gialle, logore (citato in Sara Zurletti, Le dodici note del diavolo, Bibliopolis 2011; p. 276). Individuo dunque molto somigliante alla prima delle tre maschere assunte dal Diavolo durante il colloquio con Adrian a Palestrina.24 Ibidem (pag. 254).

  • I.2 Mann in Italia

    Ora che abbiamo esaminato in breve le occasioni in cui lItalia e gli italiani ebbero

    la possibilit di ritagliarsi un qualche spazio allinterno delle opere di Thomas Mann,

    tocca fare con la stessa rapidit il processo inverso, concentrandoci stavolta

    sullaccoglienza che la critica nostrana riserv allo scrittore di Lubecca. In questo

    breve paragrafo assumeremo perci allincirca lo stesso punto di partenza del

    precedente, quel primo importante soggiorno del giovane Mann in Italia, procedendo

    poi passo passo fino agli anni dellesilio. L ci arresteremo, affidando la ricezione del

    Doctor Faustus ai capitoli successivi.

    Stando alle parole dello stesso Mann, il primo suo libro apparso in Italia sarebbe

    nientemeno che Il piccolo signor Friedemann (Der kleine Herr Friedemann). Con

    questo titolo non dobbiamo tanto intendere il racconto singolo, apparso per la prima

    volta nel maggio 1897 nella rivista di Samuel Fischer, la Neue deutsche Rundschau,

    quanto piuttosto la raccolta dei racconti stessi:

    Gi durante il soggiorno romano apparve il mio primo libretto, un volume di novelle che recava il titolo di quel racconto. Potei, quindi, vedere me nelle vetrine delle librerie di Roma25.

    Se la notizia fosse vera si tratterebbe senzaltro di un caso singolare, vista la

    lentezza con la quale lItalia cominci a interessarsi allo scrittore tedesco. Inoltre la

    pubblicazione sarebbe stata sicuramente in lingua originale, poich le prime

    sporadiche traduzioni avverranno soltanto negli anni Venti. Daltro canto potrebbe

    anche essere che Mann nel suo saggio autobiografico abbia in qualche modo

    romanzato la sua stessa biografia e che non tutto corrisponda totalmente a realt. Per

    quanto dubbia, resta comunque suggestiva lidea che questa raccolta giovanile

    circolasse fin da subito nelle librerie della capitale.

    I primi significativi contributi da parte della critica italiana risalgono invece agli

    anni iniziali del Novecento. Stando alla ricerca bibliografica effettuata da Arno

    Schneider, il primo articolo dedicato a Mann dovrebbe essere quello uscito dalla penna

    12

    25 Thomas Mann, Saggio autobiografico, in Romanzo di una vita, il Saggiatore 2012 (pag. 16).

  • di Gustavo Sacerdote, pubblicato su un numero della Rivista dItalia del 1903.

    Lautore, che in seguito sar anche traduttore di Giuseppe e i suoi fratelli, recensisce

    nel suo pezzo alcuni nuovi romanzi tedeschi, e fra questi riserva una pagina anche a

    Mann, lodandolo per le sue capacit di osservazione dellambiente, ma esprimendo al

    contempo un giudizio alquanto negativo sui Buddenbrook, libro chegli giudica troppo

    lungo e minuzioso. Sacerdote, pur riconoscendo il grande successo che il romanzo

    ebbe in Germania, non condivide affatto gli entusiasmi del pubblico tedesco. Inoltre,

    cosa che capit spesso ai primi lavori di Mann, egli afferma che le qualit dello

    scrittore tedesco fanno pensare ai migliori rappresentanti del naturalismo26,

    inquadrandolo di fatto in una corrente letteraria ben definita e dunque tralasciando,

    almeno in apparenza, lintero, fondamentale apparato simbolico della narrazione.

    Sei anni pi tardi, nel 1909, Giulio Caprin dedica un articolo ad Altezza reale

    (Knigliche Hoheit), il romanzo che Mann aveva appena pubblicato. Lo studioso

    triestino si preoccupa principalmente della realt storica della Germania e della

    rappresentazione, allinterno del libro, dei piccoli staterelli indipendenti che

    continuano a sopravvivere allinterno dellImpero. Ci dovuto, secondo il suo parere,

    al vivo sentimento monarchico di tutta la Germania, la quale appunto perch

    monarchica ha bisogno di avere molti monarchi27. Caprin pare insomma attribuire

    eccessiva importanza a un romanzo che in realt ha molti aspetti fiabeschi, lontani

    dalla reale situazione politica, e definisce Mann addirittura il romanziere pi storico

    degli storici28. inoltre caratteristico che ancora una volta ci si soffermi pi su

    elementi secondari dellopera che non sul suo valore artistico.

    Successivamente, nel gennaio del 1915, Alberto Spaini pubblica sulla Nuova

    Antologia il primo saggio interamente dedicato a Thomas Mann. Lobiettivo quello

    di presentare in Italia le ancor poco conosciute (per non dire sconosciute) opere del

    lubecchese, a partire dai Buddenbrook, per procedere poi con Tonio Krger, il dramma

    tutto italiano Fiorenza e il romanzo breve anchesso ambientato in Italia La morte a

    Venezia. Spaini cita direttamente alcuni passi dei vari testi, soffermandosi talvolta

    Mann in Italia

    13

    26 Arno Schneider, La prima fortuna di Thomas Mann in Italia, tesi di dottorato 2008 (pag. 39).27 Citato in ibidem (pag. 42).28 Citato in ibidem (pag. 43).

  • anche su alcuni contributi in lingua tedesca. Per la prima volta si analizzano con la

    dovuta attenzione lo stile e le tematiche tipiche del narrare manniano, riconoscendo,

    per quanto riguarda il primo, il Leitmotiv dellironia, per quanto riguarda il secondo, il

    conflitto spesso presente tra arte e vita. Spaini conclude con un giudizio molto positivo

    su Mann e si dice certo che lo scrittore otterr ben presto il successo che merita.

    Questo saggio lultimo contributo critico dedicato a Mann prima dellirrompere

    della guerra: durante gli anni del conflitto, cos come in quelli immediatamente

    successivi, non sono a noi noti scritti su di lui. Riassumendo possiamo concludere che

    fino agli anni Venti la conoscenza in Italia delle opere di Mann fu molto influenzata

    dal contesto storico-politico, risultando di fatto scarsa, limitata a quella stretta cerchia

    di persone colte ed erudite che avevano una conoscenza del tedesco tale da

    permettergli di comprendere la complessa ed elegante prosa del lubecchese.

    A partire dagli anni Venti, esattamente nel 1920, la situazione comincia per pian

    piano a cambiare, soprattutto per il fondamentale lavoro di mediazione svolto da due

    personaggi decisivi, e decisivi non solo per quanto riguarda la fortuna di Mann in

    Italia, ma pi in generale per la diffusione della letteratura tedesca nel nostro Paese:

    Lavinia Mazzucchetti e Benedetto Croce. Entrambi infatti dedicheranno molte

    attenzioni a Mann e instaureranno con lui dei rapporti personali sempre pi intensi,

    come dimostrano i vivaci scambi epistolari che intercorsero fra il tedesco e i due

    letterati italiani. Lavinia Mazzucchetti, in particolare, scriver una ventina di

    contributi, in aggiunta alle numerose traduzioni e introduzioni alle opere del nostro.

    Sia Croce sia la Mazzucchetti continueranno inoltre a occuparsi di Mann anche

    durante lesilio di costui, cogliendo al volo ogni occasione per promuovere lo scrittore

    in Italia e cercando di superare tutte le difficolt di un periodo quantomai ostico e

    delicato, quello degli anni precedenti il secondo conflitto mondiale.

    Il primo scritto della Mazzucchetti appare il 1 febbraio del 1920 su Il Secolo di

    Milano. Fin dal titolo29 lattenzione parrebbe concentrarsi pi che altro sul fratello di

    Thomas, Heinrich Mann, conosciuto e apprezzato anche in Italia soprattutto per due

    romanzi, Il professor Unrat (Professor Unrat) del 1905 e Il suddito (Der Untertan) del

    Mann in Italia

    14

    29 Il romanziere della rivoluzione e... suo fratello, citato in ibidem (pag. 60).

  • 1916. Larticolo parla proprio di questultimo romanzo, il quale era stato tradotto in

    italiano appena un anno prima, ma nellultima parte la Mazzucchetti riserva uno spazio

    anche a Thomas e alle sue Considerazioni di un impolitico, scritte durante gli anni

    della guerra e pubblicate in Germania nel 1918. Secondo la studiosa il lungo e

    vulcanico saggio di Mann esprime con forza la posizione dei conservatori, i non-

    politici, i non-occidentali, i non-latini, soprattutto i non-democratici30. La

    Mazzucchetti critica le vedute fortemente conservatrici del minore dei due fratelli,

    parteggiando piuttosto per Heinrich, che lautrice definisce, come da titolo,

    romanziere della rivoluzione. In questo scritto dunque sono ancora una volta le

    ragioni politiche a farla da padrone. Ci nonostante esso assume unimportanza

    particolare, perch Mann lo lesse e rispose divertito allautrice, ringraziandola per aver

    visto in lui un conservatore piuttosto che un reazionario. Si tratta, come detto da

    Schneider nel suo elaborato, della prima comunicazione scritta che Thomas Mann

    spedisce in Italia. Da questo momento in poi lo scrittore tedesco e la Mazzucchetti

    cominceranno un proficuo scambio epistolare, cui si aggiungeranno presto alcune

    visite della studiosa italiana alla famiglia Mann a Monaco. Sar la stessa

    Mazzucchetti, nel 1963, a curare Tutte le opere, la fondamentale edizione Mondadori

    dedicata allo scrittore di Lubecca.

    Larticolo di Benedetto Croce esce invece sul numero di maggio del 1920 de La

    Critica, il periodico letterario da lui fondato nel 1902. Esso interamente dedicato

    alle Considerazioni, a dimostrazione di quanto lo zibaldone manniano riusc a far

    parlare di s anche in unItalia che dello scrittore tedesco sapeva poco o niente. Croce,

    al contrario della Mazzucchetti, loda fin da subito il saggio e riconosce in esso lo

    scontro tra lo spirito tedesco rappresentato e difeso da Thomas e quello democratico e

    civilizzatore, in sostanza tra il Dichter e il Zivilisationsliterat, il poeta e lintellettuale

    illuministico e occidentale, impersonato questultimo, pur senza venir mai

    espressamente nominato, dal fratello Heinrich. Il critico osserva che il tema del libro

    [...] ritrae in forma simbolica e mitologica (di storico mitologismo) lumana ed eterna

    Mann in Italia

    15

    30 Citato in ibidem (pag. 61).

  • opposizione tra aristocrazia e volgo31. Non sar superfluo ricordare che linfluenza di

    Croce in quegli anni era altissima, e che nello stesso 1920 egli era ministro della

    Pubblica istruzione nel governo Giolitti. Risulta dunque ancora pi significativa e

    importante lattenzione che il filosofo-critico-scrittore abruzzese rivolse al

    misconosciuto, almeno in Italia, scrittore tedesco. Come gi abbiamo accennato, i

    rapporti tra i due diventeranno pi intimi col passare degli anni, culminando con la

    dedica al tedesco anteposta alla Storia dEuropa nel secolo XIX, il saggio che Croce

    pubblic nel 1932.

    Ad ogni modo entrambi i contributi, quello della Mazzucchetti e quello di Croce,

    pur avendo il merito di interessarsi al Mann im-politico e saggista, non concedono

    alcuno spazio al Mann romanziere. Essi danno piuttosto inizio a due filoni

    interpretativi del pensiero manniano: da una parte ( la lettura che ne d la

    Mazzucchetti) si vede nello scrittore tedesco il classico conservatore antidemocratico,

    dallaltra (assecondando il punto di vista crociano) si tender ad accentuarne sempre

    pi laspetto liberale.

    Negli anni seguenti aumenteranno considerevolmente gli scritti dedicati a Mann e,

    soprattutto, usciranno le prime traduzioni in lingua italiana. Procedendo con ordine

    sono da segnalare innanzitutto gli articoli di Alberto Spaini e Rudolf Kayser, entrambi

    del 1923. Ambedue gli autori, parlando della situazione contemporanea della

    letteratura tedesca, citano Mann come uno dei rappresentanti pi importanti di essa e

    lodano la ricchezza spirituale delle sue opere. Kayser in particolare nomina I

    Buddenbrook e successivamente paragona lo scrittore a Theodor Fontane;

    effettivamente sappiamo che Mann lesse con molta attenzione i romanzi del suo

    connazionale, il quale esercit, almeno nella fase giovanile del lubecchese, un

    notevole influsso sulla sua poetica.

    Nel 1924 appare invece la prima voce di enciclopedia dedicata al nostro: la palma

    spetta in questo caso alla Grande Enciclopedia Popolare Sonzogno. In essa si fa

    riferimento non solo ai Buddenbrook, ma anche a Tristan (la seconda raccolta di

    novelle pubblicata in Germania nel 1903) e alla Morte a Venezia. Ampio spazio

    Mann in Italia

    16

    31 Citato in ibidem (pag. 65).

  • concesso ancora una volta alle Considerazioni, dunque al Mann saggista piuttosto che

    al Mann romanziere. Ci probabilmente dovuto anche alla lunga eco lasciata dai

    precedenti interventi del 1920 della Mazzucchetti e di Croce, che come detto ebbero

    fin da subito uninfluenza e una diffusione non indifferenti. Nel primo Supplemento

    dellenciclopedia la voce dedicata a Mann si amplia ulteriormente, soprattutto grazie a

    una trattazione pi approfondita dei romanzi. Anche in questo caso, facendo

    riferimento ai Buddenbrook, si tenta di inquadrare lautore in un filone letterario ben

    definito: dopo il naturalismo, limpressionismo e il realismo, stavolta tocca al verismo,

    corrente, giusto sottolinearlo, del tutto italiana. Il Supplemento si sofferma poi su

    Altezza reale e soprattutto cita La montagna magica (Der Zauberberg), o meglio in

    questo caso la Montagna del prodigio, romanzo che era appena stato pubblicato in

    Germania. Fedele alla definizione che si voluta dare dello scrittore di Lubecca,

    lopera viene definita addirittura come una esagerazione della formula veristica32,

    opinione oggi davvero poco condivisibile. Sempre riguardo alla Montagna magica, v

    da notare come luscita del libro in Germania non passi inosservata in Italia: anche se

    le prime traduzione di alcuni estratti del romanzo saranno del 1929, esso viene

    comunque presentato al pubblico nostrano grazie agli articoli di Lionello Vincenti e di

    Lavinia Mazzucchetti.

    Lanno successivo, il 1925, Thomas Mann festeggia il suo cinquantesimo

    compleanno; a celebrarlo in Italia ci pensa, puntuale come sempre, Lavinia

    Mazzucchetti, cui si aggiunge Aldo Sorani, che in un articolo uscito su La Stampa

    definisce Mann il pi grande romanziere tedesco33. Gli anni dal 1926 al 1929 sono

    invece particolarmente importanti per le pubblicazioni delle prime traduzioni e per

    diversi altri contributi, ad opera, tra gli altri, di Alberto Spaini, Bonaventura Tecchi e

    Mario Puccini. Per quanto riguarda le prime, si tratta in principio di brevi estratti

    pubblicati su quotidiani o riviste, per poi passare in un secondo momento a traduzioni

    integrali in forma di volume. Risalgono al biennio 1923-1924 uno stralcio del Tonio

    Krger tradotto su La Stampa e le quattro lettere riguardanti il panorama artistico

    Mann in Italia

    17

    32 Citato in ibidem (pag. 78).33 Citato in ibidem (pag. 79).

  • contemporaneo tedesco composte da Mann e pubblicate in italiano dalla rivista

    LEsame. Sempre su LEsame, dopo questi quattro testi di saggistica, viene

    tradotto di nuovo un testo narrativo, stavolta peraltro in versione integrale: si tratta del

    racconto Larmadio (Der Kleiderschrank), vlto in italiano da Guido Isenburg. La

    prima traduzione ad opera di Lavinia Mazzucchetti appare invece nel 1926 sulla rivista

    Il Convegno e consiste in un estratto di Disordine e dolore precoce (Unordnung und

    frhes Leid).

    Il 1926 anche lanno delle prime pubblicazioni editoriali. Ad occuparsene la

    Morreale di Milano, che fa uscire in rapida successione il Tonio Krger di Guido

    Isenburg e la raccolta Ora greve, Tristano e altri racconti, la cui traduzione affidata a

    Rosina Pisaneschi e Alberto Spaini. Tre anni pi tardi, nel 1929, la casa editrice

    Sperling & Kupfer d alle stampe il testo integrale di Disordine e dolore precoce, che

    comprende anche Cane e padrone (Herr und Hund), il breve idillio composto da Mann

    nel 1918. Sulla rivista Il Convegno escono invece due capitoli, i primi tradotti in

    italiano, della Montagna magica.

    Poi, nel 1929, viene conferito a Mann il premio Nobel e la fama dello scrittore

    tedesco in Italia cresce non solo notevolmente, com lecito aspettarsi, ma anche in

    maniera piuttosto repentina. Lassegnazione del premio al lubecchese Mann fece pure

    un certo scalpore, poich fu lui il primo scrittore tedesco a ricevere quel prezioso

    riconoscimento dopo la recente conclusione del conflitto mondiale. In Italia il primo a

    riportare la notizia fu Mario Puccini, seguito a ruota dalla solita Mazzucchetti, ma

    soltanto a partire dal 1930 che i contributi dedicati a Mann aumentano drasticamente,

    concentrandosi finalmente su quella parte della sua produzione fino ad allora

    maggiormente trascurata, quella cio relativa ai romanzi. Nello stesso 1930 e negli

    anni successivi le grandi opere di Mann, pur con colpevole ritardo, vengono

    finalmente tradotte in italiano: la casa editrice Fratelli Treves pubblica in un unico

    volume La morte a Venezia e Le confessioni di un cavaliere dindustria, mentre la

    Barion si occupa dei Buddenbrook, il romanzo che di fatto valse a Mann il premio

    Nobel, ma che in Italia, quando ormai erano passati venti anni dalla prima edizione

    tedesca, in pochissimi avevano avuto il privilegio di leggere. Due anni pi tardi sar

    Mann in Italia

    18

  • invece la volta della Montagna incantata34, pubblicata in due volumi dalla casa

    editrice Modernissima. Lopera riscosse fin da subito un discreto successo, successo

    destinato non soltanto a consolidarsi, ma a crescere sempre pi col passare del tempo.

    Del 1933 sono invece le prime due edizioni in italiano di Altezza reale, uscite presso

    Barion e Corbaccio. Negli stessi anni si avvia anche il fondamentale sodalizio tra

    Mann e la Mondadori, la quale si occuper della pubblicazione dei quattro libri che

    compongono la tetralogia biblica Giuseppe e i suoi fratelli: nel 1933 esce infatti Le

    storie di Giacobbe, nel 1935 Il giovane Giuseppe e nel 1937, in due volumi, Giuseppe

    in Egitto; per lultimo capitolo della saga, Giuseppe il nutritore, si dovr invece

    attendere il 1949.

    Negli anni Trenta linteresse verso lo scrittore di Lubecca aument dunque sempre

    di pi, e con esso si approfond la conoscenza della sua opera. Tra gli scritti di settore

    meritano di essere ricordati i contributi di Bonaventura Tecchi, Lionello Vincenti, Italo

    Maione e soprattutto Ladislao Mittner, autore della prima monografia italiana dedicata

    interamente al nostro, Lopera di Thomas Mann, pubblicata nel 1936. Il Mittner

    analizza sistematicamente le opere del tedesco, prestando attenzione agli aspetti

    linguistici e stilistici ed escludendo del tutto la parte saggistica della sua produzione.

    Che si tratti di un saggio dimportanza fondamentale lo dimostra ad esempio il fatto

    che Claudio Magris, in uno scritto del 198035, lo definisca addirittura insuperato.

    Anche se di l a poco la guerra avrebbe complicato ogni cosa, si pu dire insomma

    che durante gli anni Trenta, in gran parte grazie al Nobel del 1929, Thomas Mann

    diventa anche in Italia un autore affermato, conosciuto e soprattutto - questa la cosa

    pi importante - letto. Mai come in questo decennio si assistette infatti a un aumento

    cos considerevole degli interventi dedicati al Mago, siano essi traduzioni e successive

    pubblicazioni di romanzi, articoli di quotidiani o riviste specializzate, saggi di pi o

    meno ampia estensione.

    Mann in Italia

    19

    34 In Italia sar per lungo tempo questo il titolo adottato, sia dalla Mondadori, sia dal Corbaccio, sia dalla Tea. La stessa Mondadori ha per recentemente pubblicato una nuova edizione per la collana I Meridiani, cambiando per loccasione il titolo in La montagna magica. Anche la versione inglese suona in questo modo (The Magic Mountain).35 Cfr. infra, pag. 199.

  • Gli avvenimenti politici successivi cambieranno per drasticamente (e in negativo)

    la situazione, soprattutto in unItalia che, con lavvento e il consolidarsi del fascismo,

    non era mai stata prima di allora cos al centro dellattenzione mondiale. Facendo un

    passo indietro possiamo cogliere le prime avvisaglie del mutato clima politico nella

    polemica sorta intorno alla novella tutta italiana Mario e il mago, della quale abbiamo

    gi parlato in I.136. Pubblicato in Germania nel 1930, pur non venendo

    immediatamente tradotto in italiano37, il racconto fu comunque in grado di catturare

    lattenzione di diversi nostri critici, proprio in virt del fatto che in esso parevano

    entrare in gioco degli aspetti che trascendevano il lato prettamente narrativo. Fra i

    contributi pi originali ricordiamo quelli di Enrico Rocca, Bonaventura Tecchi e

    Francesco Bruno, tutti usciti nello stesso 1930.

    Rocca definisce la novella come lo stereotipato resoconto di viaggio dello straniero

    che non si trova bene in Italia38, affermando che se il suddetto straniero non si

    sentito a suo agio soltanto perch s tirato dietro tuttun bagaglio di pregiudizi

    vari. La posizione di Tecchi risulta invece pi equilibrata, soprattutto perch lesperto

    germanista evita con cautela di alimentare ulteriormente la polemica. Egli apre il suo

    articolo citando i vari contrattempi occorsi a Mann durante il soggiorno a Forte dei

    Marmi, affermando, daccordo in questo con Rocca, che si poteva certamente evitare

    di inserirli nella novella. Poi lascia per da parte i nazionalismi e si dedica allanalisi

    del racconto, concentrandosi principalmente sullo stile, in particolare sulla

    caratteristica e funzionale lentezza delle descrizioni manniane. Infine, Francesco

    Bruno si dichiara al contrario contento che in questo racconto la narrazione proceda

    abbastanza rapida, senza inceppi e senza lungaggini descrittive39, ma quando arriva

    a parlare della trama e delle tematiche in esso affrontate ribadisce lidea secondo la

    quale lo scrittore tedesco, come del resto molti uomini del Nord, sarebbe vittima dei

    tanti pregiudizi che offuscano limmagine dellItalia e degli italiani. Per dare unidea

    Mann in Italia

    20

    36 Cfr. supra, pp. 8-9.37 Il libro, edito dalla Libreria Editrice Eclettica, uscir nel 1945 con il titolo Mario e lincantatore. Una tragica avventura di viaggio.38 Citato in ibidem (pag. 111).39 Citato in ibidem (pag. 114).

  • del tono fortemente irritato e polemico dellarticolo di Bruno, basti il citare linvito

    che egli rivolge, pur fra parentesi, a Mann e ai suoi colleghi teutonici: ma perch,

    benedetti letterati tedeschi, non ve ne state in casa vostra?40

    Come gi avevamo detto nel paragrafo precedente, nessuno a quanto pare tent di

    andare oltre gli aspetti superficiali della novella, cercando di coglierne il significato

    pi profondo e allegorico.

    In seguito il panorama politico europeo peggiorer di anno in anno e gi dal 1933

    Mann sar costretto allesilio. Egli dapprima si trasferisce in Svizzera, dove trova il

    conforto, tra gli altri, dellamico Herman Hesse; poi nel 1938 emigra negli Stati Uniti,

    accettando il titolo di Doctor of letters offertogli dallUniversit di Princeton. LItalia

    nel frattempo, con il consolidarsi dellAsse Roma-Berlino, si alline sempre pi alla

    Germania anche riguardo alle posizioni assunte da questultima in campo culturale,

    pur se con minor rigore.

    Giungiamo cos al 1938, lanno della promulgazione delle leggi razziali e del breve

    estratto di Sangue velsungo (Wlsungenblut) pubblicato sulla rivista di propaganda

    fascista La difesa della razza. La novella, che narra la cupa storia di un incesto fra

    una ragazza ebrea e il suo fratello gemello, era stata scritta da Mann nel 1906 in

    seguito al matrimonio con Katja, in parte prendendo ispirazione proprio dalla famiglia

    della sposa, che era di origine ebrea. Dobbiamo innanzitutto ammettere che il testo

    risente del diffuso antisemitismo di quegli anni e contiene al suo interno diversi clich

    sugli ebrei. Detto ci, difficilmente si potr inferire che il breve racconto sia stato

    scritto da Mann con lo scopo precipuo di colpire e denigrare gli ebrei in quanto razza

    inferiore; che poi proprio quanto tent di fare la propaganda fascista, traducendo

    arbitrariamente il titolo della novella in Sangue riservato ed estrapolandone la parte

    finale. Anche questultima peraltro appare manipolata, poich la rivista vi reintroduce

    il termine Goy41, che Mann aveva espunto prima della pubblicazione, in seguito alle

    proteste ricevute in fase di lettura da parte di amici e conoscenti. Si tratta infatti di una

    Mann in Italia

    21

    40 Citato in ibidem (pag. 115).41 Citato in ibidem (pag. 123). Il racconto si conclude con lincesto, cui segue un breve dialogo tra i due fratelli. Alla domanda della sorella riguardo al futuro marito e al ruolo che esso assume nello scandalo che si appena consumato, il fratello risponde sprezzante: Ebbene credi che glielabbiam fatta, al Goy!

  • parola per certi versi offensiva utilizzata dagli ebrei per indicare i non ebrei, la quale

    avrebbe potuto far apparire lincesto come una sorta di meschina vendetta contro il

    futuro marito della ragazza, pi in generale contro tutti i non ebrei.

    Lestratto, come suggerisce Schneider, serv alla propaganda fascista per giustificare

    le leggi razziali appena promulgate, soprattutto quella che vietava i matrimoni misti,

    dimostrando come gli stessi ebrei osservassero delle leggi ancora pi severe. In

    sostanza, come si legge anche nella breve introduzione, ci si scagli contro il

    cosiddetto razzismo dIsraele, rispetto al quale il razzismo praticato dai cristiani nei

    riguardi dei giudei diventa un innocuo scherzo42. Come se non bastasse, nella

    seconda parte dellintroduzione Thomas Mann viene dichiarato ebreo, un ebreo che

    per si scaglia anchesso contro i non ebrei tramite questa novella che descrive cos

    bene lostilit ereditaria dellebreo per il cristiano43. Si aggiunga che a quellepoca

    lo scrittore tedesco era gi vietato dal regime e la triste vicenda si completa in tutta la

    sua imbarazzante paradossalit.

    Fu questa di fatto lultima traduzione di Mann che usc in Italia prima e durante la

    seconda guerra mondiale. A causa dellAsse Roma-Berlino le sue opere vennero infatti

    bandite anche nel nostro Paese, e qui come l, a Roma come a Berlino, fu come se egli

    durante quegli anni cessasse di esistere. Invece Mann per fortuna continuava a esistere,

    viveva, grazie al cosiddetto Gegenachse (laltro Asse), nelle lettere e nelle attenzioni

    di Benedetto Croce, di Lavinia Mazzucchetti e di pochi altri isolati intellettuali, i quali

    fortunatamente non furono cos sviati dalla barbarie di quei tempi, e riuscirono sempre

    e comunque, almeno loro, a non dimenticarsi di lui.

    Mann in Italia

    22

    42 Citato in ibidem (pag. 125).43 Citato in ibidem (pag. 126).

  • CAPITOLO II: DOCTOR FAUSTUSQuesta sola volta sapevo che cosa volevo e quale compito mi imponevo: nientemeno che di scrivere il romanzo della mia epoca travestito nella storia di una vita di artista, molto precaria e peccaminosa.Thomas Mann, La genesi del Doctor Faustus.

    II.1 Un romanzo complesso44

    Che il Doctor Faustus sia unopera complessa, sfuggente e per certi versi

    irriducibile a una sintesi critica che possa dirsi definitiva, lo si trova scritto nella gran

    parte dei saggi, anche in quelli che, nonostante tutto, si pongono pi o meno

    scopertamente quello stesso obiettivo, il voler cio giungere a uninterpretazione la

    meno problematica e ambigua possibile. Gi negli anni immediatamente successivi

    alluscita del romanzo, pubblicato a Stoccolma nel 1947, assistiamo a un vero e

    proprio proliferare di contributi critici a esso dedicati, interventi che si

    moltiplicheranno vieppi nel tempo e che daranno luogo a un intenso dibattito

    culturale spesso assai prossimo alla polemica vera e propria, non solo in Germania, ma

    anche, come vedremo, in Italia. Effettivamente di pochi romanzi si discusse cos

    spesso e cos a lungo come del Doctor Faustus. Significativa, in questo senso, la

    gustosa testimonianza di Italo Alighiero Chiusano, che nel suo breve scritto Il Doctor

    Faustus dopo una generazione, annota:

    Non vi dico che cosa furono, per alcuni mesi, i salotti letterari, i circoli studenteschi, gli uffici della Rai, le sedute al ristorante o al caff dove intervenissero uomini di cultura. Bastava lasciar cadere la parola Faust, e gi si accendeva una discussione, si arroventava una diatriba, iniziava a planare un monologo esplicativo. Niente di arbitrario. Lo stesso autore, forse, non desiderava di meglio. E allora via con le ipotesi, con le varie chiavi di lettura45.

    23

    44 La breve analisi del romanzo compiuta in questo paragrafo non ha affatto la presunzione di potersi definire esauriente. Oggetto specifico della nostra tesi la ricezione italiana del Doctor Faustus; non, dunque, linterpretazione diretta e non filtrata del romanzo, ma piuttosto linterpretazione delle interpretazioni e esso collegate. Per questo motivo, anche se la cosa non ci sarebbe affatto dispiaciuta, non abbiamo potuto dedicare pi di tanto spazio alle nostre considerazioni. Ci sembrava tuttavia doveroso introdurre in prima persona alcuni temi fondamentali dellopera, fondamentali o perch tali sono parsi a noi, o perch ricorrono spesse volte negli interventi critici che analizzeremo a partire dal prossimo paragrafo. Il lettore che conosce il Faustus come fosse opera sua vorr dunque scusarci se lamenter nella nostra breve analisi la mancanza di certe problematiche che gli stanno particolarmente a cuore. Del resto, come lo stesso lettore vedr, avremo modo di trattare numerosi altri temi nel prosieguo della tesi, via via che essi saranno tirati in ballo dai vari studiosi. Va aggiunto infine a nostro parziale discarico che la natura stessa del romanzo, vista la sua complessit, non facilit di certo la sintesi.45 Italo Alighiero Chiusano, Il Doctor Faustus dopo una generazione, in Literatur, Rusconi 1984 (pag. 255).

  • Ed probabile in effetti che lautore, con quella lieve civetteria che spesso non

    riusciva del tutto a reprimere, davvero non desiderasse di meglio. Eppure leggendo il

    romanzo, nonostante anchesso sia, al pari dei precedenti, tutto rinsanguato dal tipico

    utilizzo manniano dellironia (ma qui diremmo meglio: parodia), si ha limpressione di

    trovarsi di fronte a un qualcosa di molto serio e doloroso, oltre che - naturale -

    inquietante. Come i convitati al drammatico rinfresco organizzato da Adrian, anche a

    noi lettori inizialmente viene fatto di sorridere; ma poi restiamo in ascolto con aria

    sempre pi preoccupata, e arrivati alla fine, proprio come loro, quasi vorremmo

    darcela a gambe.

    Del resto quanto Mann tenesse al suo libro della fine lo dimostra la

    pubblicazione, nel 1949, de La genesi del Doctor Faustus, sapiente resoconto dei

    fervidi anni di stesura del romanzo. Tra conferenze, eventi mondani e serate in societ,

    emerge bene da questo documento tutta la tribolazione interna che accompagn lo

    scrittore in quel periodo, la paura di non riuscire a completare la propria opera, il

    timore di essersi impaludato in un progetto che superava le forze di un vecchio

    ancorch espertissimo narratore come lui. Cos, scorrendo le pagine del diario-

    racconto, vi leggiamo che non , azzardiamo noi, a causa degli inevitabili malanni

    dellet se lo scrittore nel 46 viene colpito da una grave affezione polmonare ed

    costretto a una complicata e rischiosa operazione nel Billings Hospital di Chicago,

    poich in realt la colpa della malattia resa acuta dallinfluenza va ascritta certamente

    al terribile romanzo46, il quale, a detta dello stesso Mann, pare non solo

    metaforicamente ma letteralmente prosciugargli la quasi totalit delle energie vitali.

    Per fortuna il delicato intervento si risolse nella most elegant operation, e i lettori di

    tutto il mondo poterono gustarsi, gi a partire dallanno successivo, il loro Faust

    moderno. Sono, queste, dichiarazioni che scusiamo volentieri allo scrittore di Lubecca,

    perch sappiamo bene che la bonaria ironia con la quale tratt gran parte dei suoi

    personaggi, egli la rivolse in primo luogo (come forse in questo caso) verso se stesso.

    Oppure: e se non solo di ironia si trattasse? Non pu essere che Mann, soffermandosi

    cos a lungo sullepisodio della sua malattia, volesse riportare alla mente del lettore

    Un romanzo complesso

    24

    46 Thomas Mann, La genesi del Doctor Faustus, in Romanzo di una vita, il Saggiatore 2012 (pag. 186).

  • laltra malattia, ben pi grave, del suo protagonista? La malattia come fatto spirituale

    accomunerebbe in questo modo Adrian Leverkhn e lo stesso Mann, il Doctor Faustus

    ripeterebbe i suoi schemi nella Genesi del Doctor Faustus... Evidentemente tale

    diario-racconto, in apparenza scritto ad hoc per studiosi e biografi, ha qualcosa di pi

    del racconto che non, piuttosto, della pura e schietta annotazione diaristica.

    Ma a parte questo, le pagine che per il momento ci interessano sono le altre,

    numerose e molto dettagliate, che Mann dedica, come da titolo, alla genesi del

    romanzo, pagine nelle quali vengono citate le sterminate letture preparatorie, che

    spaziano dalle opere di Nietzsche a quelle di Shakespeare, dal saggio sulle marionette

    di Kleist al James Joyce di Harry Levin, passando per i Gesta romanorum, il Malleus

    maleficarum e il Volksbuch del Faust. Questultimo testo in particolare sar di

    fondamentale importanza e funger da modello per il Doctor Faustus molto pi di

    quanto non facciano le numerose rielaborazioni successive della leggenda47. Mann

    lesse anche, com lecito aspettarsi, numerosissime opere di storia e teoria della

    musica, ma ben presto dovette rendersi conto che n queste n la sua pluriennale

    passione per larte dei suoni sarebbero bastate allopera che andava meditando. Egli

    cap che aveva bisogno dei consigli e del supporto di personalit che alla musica

    avevano consacrato unintera esistenza, cos decise di rivolgersi a veri esperti in

    materia, come il direttore dorchestra Bruno Walter, il compositore russo Stravinskij e,

    soprattutto, Arnold Schnberg, lideatore di quella tecnica dodecafonica che tanto peso

    avr nel romanzo. Da Schnberg per, Mann sar destinato a separarsi presto: fra i due

    mont infatti una velenosa polemica che fece storia e obblig lo scrittore a porre una

    nota esplicativa alla fine del romanzo, nella quale dichiara che le parti tecnico-

    musicali del libro devono parecchi particolari alla teoria armonica dello Schnberg. I

    due giunsero pi tardi a una tregua, ma non ebbero il tempo di riappacificarsi di

    persona, poich il compositore mor nel 51.

    Un romanzo complesso

    25

    47 Sono molti i passi del romanzo che dimostrano come Mann si sia ispirato pi al testo del 1587 di Spies che non ai successici drammi di Marlowe, Lessing o Goethe, per dire soltanto dei pi famosi. Il Se sai alcuna cosa, taci che apre il lungo colloquio di Adrian col demonio ad esempio una citazione letterale dalla Historia di Spies. Cos pure la riunione organizzata dal musicista prima di cadere definitivamente preda della demenza, che ricalca lultima cena con gli amici voluta da Faust prima della morte. Mann ricorre anche in questo caso alla citazione parodistica della fonte, resa possibile e in qualche modo credibile dalla pazzia di Leverkhn; questi pu dunque esordire con un solennissimo e iperbolico Commendevoli e molto diletti fratelli e sorelle!, nel quale il lettore attento sapr riconoscere lincipit dellOratio Fausti ad studiosus che conclude il libro di Spies.

  • Il Doctor Faustus non sarebbe per cos come lo leggiamo oggi senza il

    preziosissimo supporto di Theodor Wiesengrund-Adorno. Questo il mio uomo48

    scrive di lui Mann nella Genesi, e lo scrive giustamente soprattutto perch, almeno per

    quanto riguarda laspetto musicale, il contributo che il filosofo della Scuola di

    Francoforte forn allo scrittore suo connazionale risulta cos notevole che si potrebbe

    addirittura definirlo co-autore49, piuttosto che consigliere segreto (come invece prese

    a chiamarlo Mann). Lo scrittore e il musicologo si conobbero probabilmente a casa del

    comune amico Max Horkheimer nel marzo del 4350, ma iniziarono a frequentarsi con

    continuit soltanto a partire dallestate dello stesso anno. Mann pot mettere mano alla

    prima parte della Filosofia della musica moderna (Philosophie der neuen Musik),

    saggio che Adorno pubblic nel 1949 e dal quale lo scrittore riprese interi passi,

    parafrasandoli e adattandoli allatmosfera del romanzo. Si andava cos ancor pi

    affinando la cosiddetta tecnica del montaggio, metodo di architettare la narrazione di

    certo non nuovo per il lubecchese51, ma probabilmente mai utilizz