Abbonamento annuale € 17,00 ISSN 1720 - 366X
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Anno XII n. 524 Venerdì 12 Luglio 2013 Settimanale in pdf www.heos.it
In copertina. Immagine artistica dell’interazione tra cervello umano e computer (credit photo www.mindcontrol.se )
HHHEOS.itEOS.itEOS.it Settimanale di scienze politica cultura Direttore responsabile Umberto Pivatello Aut. Tr. Verona n°1258 -7 Marzo 1997 Roc n. 16281 Heos Editrice Sede Amministrativa Redazione Via Muselle,n. 940 - 37050 Isola Rizza - Vr (It) Tel +fax +39-045-6970187 339-2965817 E-mail [email protected] Abbonamento annuale Ordinario euro 17,00 Sostenitore euro 80,00 Coordinate postali. Conto corrente postale n. 000020148482 Dall’estero: IT 60 Cin J Abi 07601 Cab 11700 c.c postale n. 000020148482 Dall’estero, codice BIC: BPPIITRRXXX Coordinate bancarie. iban. IT91 Cin Q Abi 05188 Cab 59630 c.c n. 000000002606 Banca Popolare di Verona filiale di Oppeano (Vr) Tiratura 8.215 copie spedite via e-mail www.heos.it
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Andrea Pivatello L'Idrogeno nel 2009
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Sommario
PRIMO PIANO
3 ENERGIE RINNOVABILI IN CONTINUO FORTE AUMENTO ADDIO AL CARBONE FORSE ENTRO IL 2035
ATTUALITÀ
4 5
L'UE INVESTIRÀ 22 MILIARDI DI EURO IN RICERCA E INNOVAZIONE “BISOGNA REINVENTARE L'INSEGNAMENTO DELLE SCIENZE”
AMBIENTE
6 7
LE CAMPANE CHE PROSCIUGANO LE PETROLIERE IN DIFFICOLTÀ ACCORDO CNR - ANCI DISCO VERDE AL BANDO PER LE “SMART CITIES”
TECNOLOGIA
8 10 11
ELEMENTI PREFABBRICATI PER EDIFICI PIÙ SICURI E ANTISIMICI “DREAMS” LIBERA IL SUSSURRO INTRAPPOLATO DAL RIVERBERO ACUSTICO PISA, AL VIAI TEST DEL PRIMO RADAR FOTONICO BATTERIE AL LITIO COME GRANELLI DI SABBIA REALIZZATE CON STAMPANTI 3D
SCIENZE
12 13
CON IL GRAFENE INTERNET DIVENTAUN FULMINE DI VELOCITÀ “CRYSTAL CLEAR” FV, NUOVI TRAGUARDI DI EFFICIENZA E RISPARMIO
SPAZIO
14 IL PASTO DELLA GALASSIA SORPRESO DA UN LONTANO “FARO”
SALUTE
15 16
FOTO SHOCK E MESSAGGI PER SMETTERE DI FUMARE ESPERTI A CONFRONTO LA CORRETTA NUTRIZIONE SALVA LA VISTA ANCHE NELLA TERZA ETÀ
CULTURA
17 UNA PASSEGGIATA LUNGA 25 SECOLI
FOCUS
18 L’INCALZANTE MARCIA DEL COMPUTER VERSO IL CERVELLO UMANO
WEEKEND
20 PERUGINO E RAFFAELLO, MODELLI NOBILI PER SASSOFERRATO A PERUGIA
PRIMO PIANO
L 'età delle energie rinnovabili è su di noi. Entro tre anni, la quantità di elettricità generata a livello mondiale da energia eolica, solare e idroelettrica, sarà superiore a quella che è prodotta usando il gas naturale. Sono le ultime stime fornite
dalla International Energy Agency. L'AIE prevede anche che il potere verde fornirà il doppio di energia elettrica delle centrali nucleari ‐ e di superare ogni altra fonte di energia elettrica ad eccezione del carbo‐ne ‐ entro il 2016. Se tutto andrà secondo i piani energetici nazionali elaborati dai singoli paesi, la quota di energia prodotta dal carbone in tutto il pianeta potrà essere superata con le rinnovabili poco dopo il 2035. LA CRESCITA NELLE RINNOVABILI TUTTAVIA non è ancora abbastanza velo‐ce e intensa per arrestare o indebolire il pericoloso cambiamento climatico in atto. E mentre l’energia verde è in costante aumento, lo è anche la nostra fame di energia, tanto che sono in cantiere nuove centrali a carbone e nuovi metodi di estrazione del gas in particolare di “Syngas”. È una corsa contro la velocità del cambiamento climati‐co. La buona notizia è che le fonti rinnovabili attualmente sono quelle che conoscono la crescita maggiore. Vedi anche www.newscientist.com
ENERGIE RINNOVABILI IN CONTINUO FORTE AUMENTO ADDIO AL CARBONE FORSE ENTRO IL 2035
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I SICARI DI TRASTEVERE di Roberto Mazzucco Sellerio Editore 2013 pp 288 € 13,00
I sicari di Trastevere oltre ad avere l’andamento e il ritmo del giallo, è un racconto storico molto efficace. Il 6 feb‐braio 1875, Raffaele Sonzogno, della
dinastia della prestigiosa casa editrice, pro‐prietario e direttore del quotidiano romano “La Capitale”, viene ucciso a coltellate nel suo ufficio. L’autore del delitto è un falegname di Trastevere, Pio Frezza, soprannominato “Spaghetto”. È stato colto in flagrante e viene subito arrestato. Il caso sembra di rapida solu‐zione ma le cose sono ben più complicate. La polizia individua presto i complici, fino a Giu‐seppe Luciani, garibaldino della prima ora, poi uomo politico spregiudicato, amante della moglie di Sonzogno, Emilia, che sta per avere un bambino proprio da lui. La facile pista del delitto passionale però non convince i collabo‐ratori di Sonzogno e tantomeno il giornalista Filandro Colavito che inizia a indagare. Le ra‐gioni del delitto sono in realtà da individuare nello scontro di interessi economici che la campagna di stampa di Sonzogno aveva de‐nunziato più volte. SONO GLI ANNI DELLA TRASFORMAZIONE di Roma
capitale; le scelte sul piano regolatore e sull’espansione della città sono decisive. Al di là del Tevere, la Chiesa possiede vasti terreni, il cui valore si incrementerebbe moltissimo se fossero resi edificabili. Nella vicenda sono coinvolti, oltre al Vaticano, le banche e i grossi proprietari ma anche la politica: patrioti, libe‐rali e radicali, mentre sugli affari più sinistri si staglia l’ombra del Figlio ‐ cosi è chiamato nel corso del romanzo ‐ di Garibaldi personalmen‐te coinvolto nell’acquisto di vaste aree. Sono gli ultimi mesi del potere della Destra storica, già si profila all’orizzonte il governo della Sini‐stra. L’autore. Roberto Mazzucco (1927‐1989) è stato
commediografo e storico del teatro (L’avventura del cabaret, 1976). Fra le sue opere, rappresentate in vari paesi d’Europa e negli Stati Uniti, La periferi‐a, Tre italiani e Voci in casa (1957), Nozze d’oro (1960), L’andazzo (1963), Come si dice (1964) e La formidabile rivolta (1978). È stato anche tradutto‐re, autore di racconti e programmi radiofonici e sceneggiatore televisivo (La volpe e le camelie, 1966, Signora Ava, 1975, Lo scandalo della Banca Romana, 1977). I sicari di Trastevere è rimasto il suo unico romanzo. SCENARIO INFERNALE. Il complesso vulcanico di Tolbachik nella
penisola Kamchatka (Estremo Oriente russo)
Il libro Segnalato
I nvestimenti per 22 miliardi di euro nei prossimi sette anni per favorire l'innovazione nei settori che creano posti di lavoro di
elevata qualità in Europa. I soldi arriveranno dalla Commissione eu‐ropea, Stati membri UE e industria europea. La maggior parte degli investimenti sarà destinata a partenariati pubbli‐co‐privato nei campi dei medicinali innovativi, dell'aeronautica, delle bioindustrie, delle celle a combusti‐bile e idrogeno e dell’elettronica. Questi partenariati di ricerca do‐vranno rinvigorire lo slancio alla competitività dell’industria europea
in settori che già procurano oltre 4 milioni di posti di lavoro e permetteranno di trovare soluzioni alle importanti sfide che deve affrontare la società e alle quali il mercato da solo non offre risposte abbastanza rapide, quali la riduzione delle emissioni di carbonio o lo sviluppo di antibiotici di nuova generazione (MEMO/13/669). Non è tutto. Il pacchetto propone anche di estendere un'ini‐ziativa per riunire investimenti in ricerca e innovazione per la gestione del traffi‐co aereo, a sostegno del Cielo unico europeo (IP/13/664). Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, al riguardo ha dichiarato: «L'UE deve conservare un ruolo guida nei settori tecnologici strategici a livello globale che creano posti di lavoro di elevata qualità. Questo pacchetto di investimenti nell'innovazione combina finanziamenti pubblici e privati per raggiungere pro‐prio tale scopo. Si tratta della dimostrazione del fatto che il bilancio dell'UE è un bilancio che favorisce la crescita». NEL COMPLESSO, GRAZIE A INVESTIMENTI PER 8 MILIARDI DI EURO PROPOSTI sulla base
del prossimo programma UE di ricerca e innovazione (Orizzonte 2020), saranno garantiti circa 10 miliardi di euro da parte dell'industria e quasi 4 miliardi di euro da parte degli Stati membri dell'UE. Máire Geoghegan‐Quinn, Commissaria eu‐
ATTUALITÀ
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ropea per la ricerca, l'innovazione e la scienza, a tale proposito ha sottolinea‐to : «Queste iniziative non solo raffor‐zano la nostra economia, ma sono un investimento in una migliore qualità di vita. Questa collaborazione ci consenti‐rà di affrontare questioni che nessuna singola impresa o singolo paese potreb‐bero fronteggiare da soli». I cinque partenariati pubblico‐privato,
denominati “Iniziative tecnologiche congiunte” (ITC) sono: Medicinali inno‐vativi 2 (IMI2), finalizzato allo sviluppo di vaccini, medicinali e terapie di nuova generazione, tra cui nuovi antibiotici (link alla scheda informativa); Celle a combustibile e idrogeno 2 (FCH2), fina‐lizzato ad estendere l'uso di tecnologie pulite ed efficienti nei settori dei tra‐sporti, dell'industria e dell'energia; Cle‐an Sky 2 (CS2), finalizzato alla progetta‐zione di aeromobili meno inquinanti e più silenziosi, con emissioni di CO2 no‐tevolmente ridotte; Bioindustrie (BBI), finalizzato all'uso di risorse naturali rinnovabili e di tecnologie innovative per ottenere prodotti di consumo più ecologici; Componenti e sistemi elet‐tronici (ECSEL), finalizzato alla promo‐zione delle capacità di produzione dell’Europa in campo elettronico. IL CONTESTO Le iniziative tecnologiche congiunte
sono aperte ad un'ampia gamma di industrie operative in tutta Europa, comprese le PMI. Non solo. Anche tutti i tipi di organismi di ricerca possono fare domanda di finanziamento. L'iniziativa in materia di medicinali
innovativi, l'iniziativa tecnologica con‐giunta Clean Sky e l'ITC in materia di idrogeno e celle a combustibile sono già in corso, mentre in materia di elet‐tronica verranno combinati due parte‐nariati esistenti. L’ITC per le bioindu‐strie è invece un’iniziativa nuova. Sono ora necessarie nuove proposte legislati‐ve per istituire le iniziative nel quadro del prossimo programma di ricerca e innovazione dell'UE (Orizzonte 2020), che dovrà essere approvato dal Parla‐mento europeo e dal Consiglio. (Red) Info http://ec.europa.eu/
I MAGNIFICI 5: MEDICINALI INNOVATIVI, CELLE A COMBUSTIBILE, CLEAN SKY, BIOINDUSTRIE, COMPONENTI E SISTEMI ELETTRONICI
L'UE INVESTIRÀ 22 MILIARDI DI EURO IN RICERCA E INNOVAZIONE
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mentato un programma di ricerca ap‐profondito in tutti i paesi partner, di‐stribuendo questionari, organizzando gruppi di interesse e intervistando in‐segnanti e alunni. I punti di particolare interesse studia‐
ti con attenzione sono stati l'impatto delle credenze culturali e religiose e la comprensione dei processi a partire dai quali si formano gli atteggiamenti verso la scienza nell'età compresa tra i 10 e i 14 anni. Entrando nel merito, i partner del progetto credevano che capire le dinamiche in gioco tra cultu‐ra, genere e istruzione scientifica nei diversi paesi partner avrebbe fornito una base per lo sviluppo di approcci migliori per l'istruzione scientifica, ap‐procci che avrebbero interessato più studenti. Una delle idee studiate è stata se e quanto le tecnologie di social network hanno fatto sembrare irrile‐vante l'apparente unità e autorità pre‐sentata dalla scienza scolastica . TRA I RISULTATI DEL PROGETTO ci sono
due nuovi libri scritti dal team di SED. “L'istruzione scientifica per la diversità” è una raccolta redatta da Nasser Man‐sour e da Rupert Wegerif dell'Universi‐tà di Exeter che comprende diversi articoli scritti dai membri del progetto
SED. Il libro di Rupert Wegerif, “Dialogica: Istruzione nell'era di internet” si riferisce invece ai risultati del progetto SED. Si osserva che nono‐stante i rapidi progressi delle tecnolo‐gie della comunicazione, la maggior parte dell'insegnamento si affida anco‐ra a un approccio tradizionale, costrui‐to sulla logica della stampa e dipen‐dente dalla nozione che c’è una sola vera rappresentazione della realtà. In pratica, il professor Wegerif osser‐
va che l'uso di internet ha disturbato questa logica tradizionale di istruzione offrendo un'esperienza di conoscenza partecipativa e multipla. Questa nuova logica o “dialogica” riguarda più “l'imparare a imparare”, nel quale gli individui si trovano davanti prospettive multiple e di indefinita incertezza. (Red) Info http://science‐education‐for‐diversity.eu/ http://www.exeter.ac.uk/ http://cord is .europa.eu/pro jects/
rcn/94405_it.html http://www.routledge.com/books/
details/9780415536790/
RASSEGNA STAMPA. LA VIGNETTE DELLA SETTIMANA
Corriere.it 12 Luglio Corriere.it 11 Luglio http://vauro.globalist.it/ http://espresso.repubblica.it/
I giovani in Europa hanno vera‐mente l'educazione scientifica necessaria per prendere parte a decisioni che riguardano la scien‐
za? Nella società di oggi basata sulla conoscenza, questo significa dover comprendere questioni tecniche e scientifiche in continuo cambiamento ed evoluzione. Gli studi eseguiti a tale scopo dimo‐
strano che i giovani europei spesso non hanno le conoscenze per capire le questioni scientifiche di base, mentre il numero di persone che scelgono di occuparsi professionalmente di scienza è costante in diminuzione. Questa ten‐denza è molto allarmante tanto da rappresentare una vera e propria sfida per l'Europa e il suo futuro nell'econo‐mia della conoscenza. A TALE SCOPO L’UE HA FINANZIATO un
apposito progetto denominato “Science Education for Diversity (SED)” per capire come i paesi europei (Regno Unito e Paesi Bassi) i paesi partner (India, Turchia, Libano e Malesia) stan‐no affrontando la diversità di genere e la diversità culturale nel tentativo di coinvolgere i giovani nell'insegnamen‐to della scienza. Coordinato dall'Uni‐versità di Exeter (Uk), SED ha imple‐
“BISOGNA REINVENTARE L'INSEGNAMENTO DELLE SCIENZE”
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AMBIENTE
È fuori dubbio che un intervento immediato quando le navi fan‐no naufragio e le petroliere sono in difficoltà può essere
decisivo per confinare l'inquinamento e limitare i danni all'ambiente. Fino a poco tempo fa tuttavia, la mancanza di strumenti e sistemi appropriati ostaco‐lavano i tentativi di salvataggio. Un progetto europeo ha tentato di
affrontare questa carenza progettando e convalidando un metodo di riferi‐mento UE per consentire un intervento pronto ed efficiente in termini di costi quando una petroliera ‐ ad esempio ‐ corre il rischio di rovesciare il proprio carico. Il progetto DIFIS (“Double Inver‐ted Funnel for Intervention on Shi‐pwrecks”) ha esaminato cosa fare con le fuoriuscite di carburante; e ciò che si dovrebbe fare con il carburante ancora intrappolato nelle cisterne. Esso inoltre si è occupato dei problemi da affronta‐re con petroliere affondate e che si trovano a grandi profondità. IL RISULTATO FINALE È LA MESSA a punto
di un metodo applicabile a tutti i relitti di petroliere, a patto che la sostanza inquinante intrappolata non si sia di‐sciolta e abbia una densità minore a quella dell'acqua di mare. La soluzione
SPERIMENTATO UN NUOVO SISTEMA PER BLOCCARE L’INQUINAMENTO DEL MARE PROVOCATO DALLE NAVI
LE CAMPANE CHE PROSCIUGANO LE PETROLIERE IN DIFFICOLTÀ
proposta si affida alla forza di gravità per occuparsi del carburante fuoriusci‐to. Invece di incanalarlo direttamente verso la superficie, dove ogni operazio‐ne di recupero risentirebbe molto delle avverse condizioni atmosferiche, la miscela di carburante e acqua viene convogliata verso un serbatoio ‐ sepa‐ratore tampone a una profondità fra 30 e 50 metri sotto il mare. Il serbatoio è costituito da una strut‐
tura leggera, di rapido impiego e flessi‐bile che può rimanere in posizione fino a che tutti i serbatoi del relitto sono stati svuotati e il pericolo di inquina‐mento eliminato. Questo serbatoio tampone contiene delle attrezzature che consentono alle navi che fanno la spola, tempo permettendo, di racco‐gliere rapidamente il carburante usan‐do attrezzature standard per il carico offshore. LA CUPOLA DEL SERBATOIO è costruita
usando un materiale a base tessile, mentre la condotta di estrazione è fatta con tubazioni flessibili e cavi sin‐tetici ad alta resistenza. La campana tampone è collocata a circa 50 metri sotto la superficie del mare, dove non risente delle onde, e ha un galleggia‐mento sufficiente da tenere in tensio‐
ne la condotta di estrazione e mante‐nere l'intero sistema nel suo assetto corretto. In pratica, dopo aver localiz‐zato il sito del naufragio, viene inviato un veicolo a comando remoto (ROV) a indagare. Vengono determinati la pro‐fondità dell'acqua nella zona, la geo‐metria del fondo, le caratteristiche del suolo e le condizioni delle correnti. Si procede poi a collocare sul fondo dei blocchi di ancoraggio di cemento usan‐do una nave da lavoro con una gru o un argano con portata sufficiente. La cupola piegata viene quindi tra‐
sportata sul luogo con una chiatta. Essa viene calata in acqua e trasporta‐ta a fianco di una nave per l'installazio‐ne. Qui essa viene collegata alla prima sezione della condotta di estrazione che è costruita sezione per sezione. Con l'aumentare della lunghezza della condotta di estrazione, la cupola pie‐gata viene gradualmente calata fino ad essere vicina al relitto. Una volta aper‐ta la cupola, la campana tampone vie‐ne collegata alla condotta di estrazione e l'intero sistema viene staccato dalla nave usata per l'installazione. UNA VOLTA INSTALLATO IL SISTEMA DIFIS
è totalmente passivo e non richiede operatori umani. Le operazioni di scari‐co possono essere pianificate e perio‐dicamente possono essere effettuati dei controlli per verificare l'integrità del sistema. Poiché il sistema DIFIS è destinato a rimanere in posizione per un lungo periodo di tempo, esso è sta‐to progettato in modo da riuscire a resistere in ambienti difficili. Durante rigorosi test del sistema
DIFIS, non sono stati osservati compor‐tamenti imprevisti in condizioni opera‐tive e la forma della cupola è rimasta integra. Inoltre, si è stabilito che la campana tampone si trovava a una profondità sufficiente sotto la superfi‐cie dell'acqua. Anche il comportamen‐to complessivo del sistema DIFIS du‐rante lo scarico ha soddisfatto le aspet‐tative. (Red) Info http://www.difis.eu http://www.marin.nl/web/show http://cordis.europa.eu
A sinistra, nelle due immagini lo schema di lavoro del sistema DIFIS per svuotare i serbatoi delle petroliere affondate
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Entro il 9 agosto i Comuni italiani possono partecipare alla selezione per ricevere un supporto di un milione di euro (in strumentazione e tecnologie) finalizzato a soluzioni per la sostenibi‐lità energetica e ambientale. Le reti di illuminazione pubblica delle tre città selezionate diventeranno le “autostrade” per erogare alcuni servi‐zi altamente innovativi.
I presidenti del Consiglio naziona‐le delle ricerche (Cnr), Luigi Nico‐lais, e dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), Piero Fassi‐
no, hanno firmato un Accordo di colla‐borazione che include anche le linee guida per la selezione di tre Comuni italiani che saranno trasformati in vere e proprie “smart cities”, nell’ambito del Progetto Cnr ‘Energia da fonti rin‐novabili e Ict per la sostenibilità ener‐getica. I comuni che desiderano candidarsi
dovranno fornire informazioni sui loro impianti di illuminazione pubblica, co‐me richiesto dal bando di selezione, r e p e r i b i l e n e l s i t o www.smartcities.cnr.it. POTRANNO PARTECIPARE I CAPOLUOGHI di
provincia con almeno 100.000 abitanti, i Comuni medio‐piccoli con meno di 7.000 abitanti e i centri turistici marit‐timi e montani di qualunque dimensio‐ne inclusi in un elenco redatto dall’Anci. Saranno requisiti preferen‐ziali la presenza di zone a traffico limi‐tato e di impianti di produzione di e‐nergie rinnovabili, mentre saranno esclusi i Comuni che non siano proprie‐tari dell’impianto di illuminazione pub‐blica o già finanziati dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca per progetti Smart Cities. La domanda do‐
vrà pervenire entro il 9 agosto 2013, secondo le modalità pubblicate sul sito www.smartcities.cnr.it. «Il progetto intende studiare e speri‐
mentare una serie di soluzioni innova‐tive per rendere le città sostenibili gra‐zie all’uso di fonti rinnovabili e alle tecnologie per la gestione avanzata dei flussi energetici che renderanno i servi‐zi efficienti adattandoli alla domanda, favorendo il risparmio e l’uso razionale con il coinvolgimento consapevole dei cittadini», spiega Marco Conti, diretto‐re del Dipartimento Ingegneria, Ict e tecnologie per l’energia e i trasporti del Cnr. «QUELLA OFFERTA DAL CNR è un’ottima
occasione per tre dei nostri Comuni di avere una dotazione tecnologica all’avanguardia per offrire servizi di qualità ai propri cittadini», afferma P i e r o F a s s i n o , p r e s i d en t e dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani. Aggiunge: «L’Anci, da parte sua, si impegnerà in futuro a estendere queste esperienze nel maggior numero di Comuni possibili, al fine di diffonde‐re metodologie e soluzioni standardiz‐
ACCORDO CNR - ANCI DISCO VERDE AL BANDO PER LE “SMART CITIES”
zate a livello nazionale. Su questo tema l’Associazione è fortemente impegnata sia a livello istituzionale, sia a livello operativo con il nostro Osservatorio nazionale sulla Smart City, che si arricchisce, con l’Accordo siglato, della preziosa collaborazione scientifica del Cnr. I Comuni italiani, nonostante le grandi difficoltà del momento, stanno dimostrando una forte volontà di procedere in direzio‐ne di un’innovazione urbana forte‐mente integrata nei suoi aspetti infra‐strutturali, di servizio e sociali». Il presidente del Cnr, Nicolais, dal
canto suo sottolinea: «Le città do‐vranno farsi carico esclusivamente delle spese di installazione di tecnolo‐gie e strumentazione, che saranno messe a disposizione dal nostro Ente in comodato d’uso gratuito grazie a un investimento di circa un milione di euro per ognuno dei tre comuni sele‐zionati. Queste tecnologie si basano sulla trasformazione della rete dell’illuminazione comunale in una rete dati che, per la sua capillarità, può permettere di erogare alcuni ser‐vizi innovativi in tutta la città». QUESTE SOLUZIONI AVANZATE rappre‐
sentano un’evoluzione di quelle svi‐luppate dal Cnr con lo Smart Services Coope r a t i on L ab ( h t t p : / /www.cooperationlab.it/) presso lo Smart Cities Test Plant nell’Area di ricerca di Bologna. Le soluzioni imple‐mentate vanno da dispositivi per digi‐talizzare il suolo comunale mediante servizi di Digital Advertising per citta‐dini e turisti al fine di una più sempli‐ce e immediata fruizione dei servizi cittadini, al collegamento Internet ad alta velocità con Hot‐Spot WiFi pub‐blici; dalla gestione automatizzata della sosta nei parcheggi cittadini al controllo del traffico e della mobilità; dal bilanciamento e gestione dell’energia consumata al telecontrol‐lo e alla telegestione, tramite applica‐tivi web‐based, degli impianti di illu‐minazione pubblica. (Red) Info www.cnr.it
Sopra, nella foto, il presidente del Cnr, Luigi Nicolais e il presidente dell’Anci, Piero Fassino
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L e strutture edilizie prefabbri‐cate oggi offrono numerosi vantaggi, in termini di tempo e riduzione dei costi, se con‐
frontate con le tecniche di costruzione più tradizionali. Tuttavia, la fragilità delle giunzioni e delle connessioni tra elementi prefabbricati assemblati è ampiamente considerata come un possibile problema di sicurezza, parti‐colarmente in aree soggette a terre‐moti. Il progetto SAFECAST (“Prestazione di innovative connessio‐
ni meccaniche in strutture edilizie prefabbricate in condizioni sismiche”), fi‐nanziato dall'UE, si è pro‐posto di sviluppare nuove procedure e linee guida per progettare giunzioni e connessioni per strutture prefabbricate in grado di resistere alle forze sismi‐che. Le strutture edilizie prefabbricate sono pro‐dotte con colate di calce‐struzzo in uno stampo o forma che vengono poi
asciugate in un ambiente controllato, trasportate al sito di costruzione, sol‐levate e collocate al loro posto secon‐do lo schema di costruzione. IL PROCESSO FA RISPARMIARE tempo e
costa meno rispetto alla convenziona‐le colata di calcestruzzo in loco. Guida‐to dall'italiana Assobeton, Associazio‐ne Nazionale Industrie Manufatti Ce‐mentizi, il progetto ha adottato un approccio unificato innovativo, esami‐nando tutti i requisiti di base delle prestazioni, compresi durata, limiti di
deformabilità e dissipazione dell'ener‐gia. Per tutti i paesi partner (Italia, Grecia, Germania, Portogallo, Slove‐nia, Spagna e Turchia), l'attività sismi‐ca è una considerazione fondamentale nel settore delle costruzioni, e in tutti questi paesi il calcestruzzo rappresen‐ta il principale materiale usato in edili‐zia. Uno dei risultati chiave del progetto
è stata la nuova pubblicazione “Design Guidelines for Connections of Precast Structures under Seismic Ac‐tions”(Linee guida per la progettazio‐ne antisismica di connessioni di strut‐ture prefabbricate), un importante documento che include un'ampia gamma di tecniche meccaniche di congiunzione, che sono state tutte studiate accuratamente, sia sperimen‐talmente che numericamente. Le linee guida sono indirizzate a progettisti di edifici che usano strutture prefabbri‐cate, in particolare in situazioni dove non esistono ancora norme specifiche o disposizioni obbligatorie. UN'ECCEZIONE DEGNA di nota è quella
dell'uso di elementi di rivestimento. Nel settore delle costruzioni, il rivesti‐mento è la sovrapposizione di un ma‐teriale o elemento sopra un altro, per formare uno strato impermeabile. I partner del progetto hanno menziona‐to questa tecnica come possibile sog‐getto di ulteriori ricerche. Presi tutti assieme, i risultati del
progetto promettono una migliore competitività per i prefabbricati euro‐pei in edilizia. All'interno del settore, le nuove linee guida rappresentano un mezzo per ottenere reali miglioramen‐ti nella qualità dei nuovi edifici, con maggiore affidabilità e prestazioni di sicurezza in caso di terremoto. (Red) Info http://www.youtube.com/watch?v=LMvKPUO6_KE http://cordis.europa.eu/projects/rcn/90245_it.html http://www.assobeton.it/assobeton/gestsito_new.nsf http://elsa.jrc.ec.europa.eu/publications/LBNA25377ENN.pdf
ELEMENTI PREFABBRICATI PER EDIFICI PIÙ SICURI E ANTISISMICI
TECNOLOGIA
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10 - n. 524 | Venerdì 12 Luglio 2013 www.heos.it
I l suono viaggia a onde, che conti‐nuano a rimbalzare sulle superfici come muri e soffitti. Queste onde riflesse o riverberi interferiscono
con il suono originale. Il rumore o il riverbero acustico rende più difficile percepire il suono originale e può ri‐durre la qualità del parlato, della musi‐ca o di altri elementi audio. Per trovare il modo attenuare se non
eliminare del tutto questi effetti per‐mettendoci di sentire in modo più chiaro, l’Ue ha avviato il progetto de‐nominato DREAMS (“Dereverberation and Reverberation of Audio, Music and Speech”). La ricerca dovrebbe portare alla realizzazione di sofisticati software per il riconoscimento automatico del
parlato, migliori supporti uditivi e un suono di qualità più alto nei nostri te‐lefoni cellulari, tablet, iPod e altri letto‐ri di musica portatili. Si potrebbero sviluppare microfoni, megafoni e siste‐mi acustici migliori per locali e riunioni piccoli e grandi. IL PROGETTO, COORDINATO dalla Katho‐
lieke Universiteit Leuven in Belgio, si sta concentrando su quattro aree che aiuteranno gli scienziati a capire le difficoltà scientifiche del progetto: l'acustica delle sale, l'elaborazione del segnale, la psicoacustica (il modo in cui il corpo umano elabora il suono, sia dal punto di vista psicologico sia fisico) e l'elaborazione del parlato e dell'audio.
“DREAMS” LIBERA IL SUSSURRO INTRAPPOLATO DAL RIVERBERO ACUSTICO
I ricercatori intendono sviluppare modelli e algoritmi capaci di per‐mettere agli utenti di prevedere l'intelligibili‐tà e la qualità del parla‐
to con grande precisione. I modelli e gli algoritmi po‐
trebbero essere usati per mi‐gliorare i segnali acustici, per imitare al meglio i suoni e per progettare sistemi acustici molto efficienti. Gli algoritmi, infine, si potrebbero
usare per estrarre una migliore qualità da una serie di registrazioni audio di bassa qualità. Una tecnologia che si rivelerebbe utile ad esempio per il mo‐nitoraggio e la sorveglianza ambienta‐le, legale e di controllo. DREAMS è stato attivato lo scorso Febbraio e si concluderà a Dicembre 2016. Sono previsti finanziamenti per oltre 4 milio‐ni nell'ambito della Azioni Marie Curie ‐ Reti per la formazione iniziale, gestite dall'Agenzia esecutiva per la ricerca (REA). Info http://www.dreams‐itn.eu/ http://cord is .europa.eu/pro jects/
rcn/105444_it.html
PISA, AL VIA I TEST DEL PRIMO RADAR FOTONICO
È iniziata a Pisa la sperimentazione del primo radar fotonico al mondo in grado di gestire anche il traffico aereo più intenso. Il prototipo sfrut‐ta la luce per generare e rilevare segnali di frequenze radio con un'ef‐ficienza migliore rispetto ai radar attuali. È stato realizzato in Italia con
il finanziamento del Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) e grazie alla collabo‐razione fra il Consorzio interuniversitario per le telecomunicazioni di Pisa (Cnit) e l'Istituto di Tecnologie della Comunicazione, dell'informazione e della percezione (Tecip) della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. IL RADAR È GIÀ PRONTO ED IN QUESTI GIORNI sono iniziati i test che dureranno
circa un mese. Il radar monitorerà il traffico aereo dell'aeroporto “Galileo Gali‐lei” per alcune settimane. Successivamente i dati rilevati e rielaborati dal radar fotonico saranno confrontati con quelli forniti direttamente dagli aerei in volo per verificare la precisione del dispositivo. Al termine della sperimentazione i ricercatori, coordinati da Antonella Bogoni, potranno stabilire il livello di preci‐sione raggiunto dal dispositivo appena progettato. Il radar è in grado di rilevare oggetti con una risoluzione maggiore utilizzan‐
do antenne più piccole. Questa nuova tecnologia può essere utilizzata per mettere a punto dispositivi portatili per la sicurezza delle persone. Tra le pos‐sibili applicazioni, i ricercatori indicano il monitoraggio ambientale, il controllo del traffico aereo e terrestre, l'integrazione di funzioni di comunicazione per le autorità di controllo aeroportuale. (Red)
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R icercatori di Harvard hanno dimostrato che batterie agli ioni di litio piccole come un granello di sabbia possono
essere stampate utilizzando la tecnolo‐gia di stampa 3D. Queste batterie po‐trebbero essere utilizzate per alimen‐tare minuscoli impianti medici. Ogni micro ‐ batteria è fatto di pile di
piccoli elettrodi che hanno la stessa larghezza di una ciocca di capelli uma‐ni. Le batterie sono state fatte da un team di ricercatori della Harvard
University e della University of Illinois a Urbana‐Campaign (Usa). «Abbiamo dimostrato per la prima
volta che siamo in grado di stampare in 3D una batteria» ha detto Jennifer Lewis, Ph.D., dalla Harvard School of Engineering, responsabile senior dello studio. Recentemente molti ingegneri hanno costruito attrezzature mediche minuscole. Tuttavia, l'alimentazione di questi dispositivi è stata sempre una grande sfida con le batterie che offro‐no una potenza adeguata ma che sono
più grandi del dispositivo stesso. Fino ad oggi erano falliti tutti i tentativi di disegnare batterie molto piccole, mol‐to efficienti e nello stesso tempo di grande durata. Quest’ultimo studio, però, ha dimo‐
strato che non solo si possono creare batterie molto piccole, ma che posso‐no anche essere facilmente stampate. In questo caso le batterie in miniatura sono dotate di elettrodi ultrasottili accatastati uno sopra l'altro stretta‐mente intrecciati. La stampa di materiale 3D funziona
seguendo le istruzioni da un disegno 3D e per realizzarlo la stampante de‐posita strati successivi di materiale. La squadra di Lewis per l’occasione ha progettato inchiostri 3D funzionali con particolari proprietà ottiche e chimi‐che. Utilizzando questi inchiostri è sta‐to possibile costruire strutture con proprietà ottiche, chimiche, meccani‐che e biologiche tutte strettamente personalizzate. PER REALIZZARE IL PROGETTO il gruppo di
ricercatori aveva bisogno di un mate‐riale con proprietà elettrochimiche. Per raggiungere il loro scopo hanno creato un inchiostro con nanoparticelle di ossido di litio che fungeva da anodo e un inchiostro di nanoparticelle di un altro composto di ossido di litio, che ha agiva come un catodo. Questi inchiostri sono stati poi depo‐
sitati sui denti d'oro, due pettini, che hanno dato forma a una pila stretta‐mente interlacciata di anodi e catodi. Gli elettrodi sono stati compressi in un piccolo contenitore poi riempito con un elettrolita, completando così l'inte‐ra batteria. I ricercatori, alla fine, hanno calcola‐
to la quantità di energia che queste batterie possono fornire. «Le prestazioni elettrochimiche sono
paragonabili a quelle di batterie com‐merciali, in termini di spesa e tasso di scarica, ciclo di vita e densità di energi‐a ma su una scala molto più piccola», ha detto Shen Dillon, Assistant profes‐sor di Scienza dei Materiali e Ingegneri‐a e co‐autore dello studio, attraverso un comunicato stampa. (Red) Vedi http://www.natureworldnews.com/
ALLE UNIVERSITÀ DI HARVARD E ILLINOIS
BATTERIE AL LITIO COME GRANELLI DI SABBIA REALIZZATE CON STAMPANTI 3D
Sopra, nell’immagine la pila interlacciata di elettrodi che sono stati stampati strato per strato con una stampante 3D per creare l'anodo e il catodo di lavoro di una micro batteri-a . (Foto: Ke Sun, Teng-Canta Wei, Jennifer Lewis, Shen J. Dillon] / Harvard University)
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SCIENZE
L 'uso del grafene nelle telecomunicazioni potrebbe accelerare notevolmente la velocità di connessio‐ne fino a un centinaio di volte. Lo sostiene un gruppo di ricercatori dell’Università di Bath (Uk).
In un articolo pubblicato su Physical Review Letters, i ri‐cercatori del Centro per la scienza di grafene delle Univer‐sità di Bath e Exeter hanno dimostrato per la prima volta tassi di risposta ottica incredibilmente brevi usando il gra‐fene, che potrebbe aprire la strada a una rivoluzione nel settore delle telecomunicazioni. OGNI GIORNO GRANDI QUANTITÀ DI DATI VENGONO TRASMESSI e
trattati attraverso dispositivi optoelettronici come le fibre ottiche, rivelatori fotoelettrici e laser. I segnali vengono inviati dai fotoni a lunghezze d'onda infrarosse e trattati mediante commutatori ottici, che convertono i segnali in una serie di impulsi luminosi. Solitamente i commutatori ottici rispondono alla chiamata in pochi picosecondi ossia intorno a un millesimo di miliardesimo di secondo. Attra‐verso questo nuovo studio i fisici hanno osservato invece che la prontezza di risposta di un interruttore ottico usan‐do “pochi strati di grafene” può essere di un centinaio di
femtosecondi, vale a dire quasi un centinaio di volte più veloce rispetto ai materiali attuali. Il grafene è costituito da un solo ato‐mo di spessore, ma è molto forte. Al riguardo gli scienziati usano un’espressione molto efficace: “occorre un elefante in equilibrio su una matita per sfondare un singolo foglio di grafene”. Già soprannomina‐to il materiale “miracolo” grazie al suo costo resistenza, leggerezza, fles‐sibilità, conducibilità, potrebbe ora entrare nel mercato per migliorare notevolmente le telecomunicazioni. Commentando i principali risultati del rapporto, il ricercatore Enrico Da Como ha detto: «Abbiamo visto un tasso di risposta ottica ultraveloce, utilizzando pochi strati di grafene, che può avere applicazioni interes‐santi per lo sviluppo di componenti optoelettronici ad alta velocità basati sul grafene. Questa risposta veloce è nella parte infrarossa dello spettro elettromagnetico, dove sono molte le applicazioni in medicina telecomuni‐cazioni, sicurezza che interessano la nostra società».
Il Co‐direttore del Centro per la Scienza grafene a Bath, Simon Bending ha aggiunto: «Più scopriamo il grafene e più sono notevoli le sue proprietà. Questa ricerca mostra che ha anche proprietà ottiche uniche potrebbero trovare im‐portanti nuove applicazioni». A lungo termine, questa ricerca potrebbe anche portare
allo sviluppo di laser a cascata quantistica basati sul grafe‐ne. Laser a cascata quantistica sono laser a semiconduttore utilizzati nel monitoraggio dell’inquinamento, sicurezza e la spettroscopia. Pochi strati di grafene potrebbero essere usati come una piattaforma unica per una lunga serie di applicazioni pratiche. (Red) Info http://www.bath.ac.uk/news
CON IL GRAFENE INTERNET DIVENTA UN FULMINE DI VELOCITÀ
L’università di Bath (Uk)
stato suddiviso in sette sotto‐progetti: materie prime, wafer, metodi equiva‐lenti al wafer, tecnologia delle cellule, moduli, sostenibilità ambientale e inte‐grazione. “Materie prime” si riferisce al silicio di cui sono fatte le cellule solari, mentre la ricerca sui “wafer” si è occu‐pata della produzione del silicio solare e la trasformazione in wafer dei mate‐riali attraverso il taglio multi filo e a filo diamantato. DOPO AVER VALUTATO gli “approcci
equivalenti al wafer”, il team ha stu‐diato e sviluppato cellule solari sottilis‐sime di silicio cristallino. Le tecnologie così messe a punto permettono di pro‐durre a costi più bassi rispetto ai wafer tradizionali. Alla fine la nuova tecnolo‐gia usata per costruire le cellule ha
I sistemi a energia solare nono‐stante siano facili da usare, sono ancora molto costosi. ma forse non per molto. Un gruppo di ri‐
cercatori europei è riuscito a incre‐mentare l'efficienza del componente centrale del sistema e tagliare nel con‐tempo i costi di produzione di oltre la metà. Al centro della loro iniziativa c’è sta‐
to il progetto CRYSTAL CLEAR (“Crystalline silicon photovoltaic: low‐cost, highly efficient and reliable mo‐dules”) dove si sono occupati in parti‐colare di moduli di silicio cristallino, che sono usati in circa 9 sistemi a ener‐gia solare su 10 in tutto il mondo. I partner del progetto si sono concen‐trati sullo sviluppo di tecnologie di produzione all'avanguardia che hanno ridotto i costi di produzione dei moduli solari fino a circa 1 euro per ogni watt prodotto. Questo risultato riduce il costo dei sistemi solari. Non solo. Il gruppo di ricercatori ha anche ridotto la quantità di materiali necessaria per produrre ogni singolo modulo, miglio‐rando ulteriormente il profilo ambien‐tale della produzione. UNO DEGLI OBIETTIVI CHE I RICERCATORI si
erano proposti di raggiungere in que‐sto progetto consisteva nell'assicurare i risultati di un processo di produzione di moduli fatti su misura, on demand. Un obiettivo importante perché i mo‐duli devono poter essere facilmente adattati all'uso in situazioni e luoghi molto diversi. Questa caratteristica adesso permette ai produttori di sod‐disfare le singole esigenze del cliente e migliorare la durata e l'affidabilità del prodotto. Il progetto CRYSTAL CLEAR è
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avuto come risulta‐to l’avvio di proget‐ti e processi di pro‐duzione delle cellu‐le che tagliano i costi di lavorazione del 40 per cento. I ricercatori hanno quindi aggiornato la valutazione del ciclo vitale (LCA) delle attuali tecno‐logie di produzione di silicio cristallino
e hanno ridotto il tempo di recupero dell'energia nei loro moduli di dimo‐strazione. I ricercatori ‐ va ricordato ‐ usano le LCA per valutare l'impatto ambientale legato a tutte le fasi della vita di un prodotto, dalla nascita alla morte, e per cercare di evitare una visione limitata delle sfide ambientali). In questo caso le riduzioni ammonta‐vano al 18 per cento per i moduli di dimostrazione di silicio multi‐cristallino e al 25 per cento per quelli di silicio mono‐cristallino. (Red) Info http://www.ecn.nl/home/ http://cord is .europa.eu/pro jects/
rcn/73971_it.html
“CRYSTAL CLEAR” FV, NUOVI TRAGUARDI DI EFFICIENZA E RISPARMIO
SPAZIO
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I dentificata una lontana galassia che sta avidamente nutrendosi dei gas che si trovano nelle sue “ vicinan‐ze”. La scoperta è stata fatta da un gruppo di astro‐nomi che hanno usato il VLT (Very Large Telescope)
dell'ESO (European Southern Observatory, l’Osservatorio Australe Europeo). Nell’immagine si vede il gas risucchia‐to verso la galassia, creando un flusso che alimenta la for‐mazione stellare e al tempo stesso incrementa la rotazio‐ne della galassia. Questa è finora la miglior evidenza osser‐vativa che conferma la teoria che le galassie inglobino e divorino il materiale circostante per crescere e formare le stelle. I risultati sono stati pubblicati nel numero di luglio 2013 da Science. Gli astronomi hanno sempre sospettato che le galassie
crescano attirando materia dai dintorni, ma questo pro‐cesso si è dimostrato molto difficile da osservare diretta‐mente. Il VLT dell'ESO era stato usato per studiare un raro allineamento tra una galassia distante e un quasar ancora più lontano ‐ il nucleo luminosissimo di una galassia ali‐mentato da un buco nero supermassiccio. La luce del qua‐sar, prima di raggiungere la Terra, è passata attraverso la materia che circonda la galassia, rendendo possibile stu‐diare in dettaglio le proprietà del gas intorno alla galassia stessa. «Questo tipo di allineamento è molto raro e ci ha per‐
messo finora di effettuare osservazioni uniche», spiega Nicolas Bouché del Research Institute in Astrophysics and Planetology (IRAP) di Tolosa, Francia, primo autore dell'ar‐
ticolo. «Abbiamo potuto usare il VLT per osservare sia la galassia stessa sia il gas circostante. Que‐sto ci ha permesso di affrontare un nodo importante della teoria della formazione delle galassie: come fanno le galassie a crescere e alimentare la formazione stel‐lare? Le galassie consumano ra‐pidamente la loro riserva di gas per creare nuove stelle e perciò in qualche modo devono essere continuamente rifornite di nuovo
gas per andare avanti». Gli astronomi sospet‐tavano che la risposta a questo problema stesse nella raccolta di gas freddo dai dintor‐ni, grazie all'attrazione gravitazionale della galassia. In questo scenario una galassia attira gas verso l'interno e questo poi si mette a girare intorno alla galassia, ruotando con essa pri‐ma di cadere. Anche se qualche prova di que‐sto tipo di accrescimento era stata già osser‐vata nelle galassie, il moto del gas e le altre sue proprietà finora non erano state ben studiate . Gli astronomi hanno usato due strumenti noti come SINFONI e UVES en‐trambi montati sul VLT all'Osservatorio del Paranal nel Cile settentrionale. Le nuove os‐servazioni hanno dimostrato sia come la
galassia stessa ruoti sia la composizione e il moto del gas all'esterno della galassia. «LE PROPRIETÀ DI QUESTO ENORME volume di gas intorno
alla galassia erano esattamente quello che ci saremmo aspettati di trovare se il gas freddo fosse attratto dalla galassia», conferma il co‐autore Michael Murphy (Swinburne University of Technology, Melbourne, Austra‐lia). «Il gas si muove come previsto, nella quantità giusta e con la composizione adatta ai modelli teorici. È come il pasto dei leoni allo zoo ‐ questa particolare galassia ha un vorace appetito e abbiamo scoperto come si nutre per crescere così in fretta». Gli astronomi hanno già trovato evidenza di materia
intorno alle galassie nell'Universo primordiale, ma questa è la prima volta in cui sono stati in grado di vedere chiara‐mente che la materia si muove verso l'interno e non verso l'esterno e di determinare la composizione chimica del carburante che alimenta le nuove generazioni di stelle. Senza la luce del quasar che funge da sonda il gas circo‐stante non sarebbe osservabile. "Siamo stati fortunati in questo caso poiché il quasar si
trovava esattamente al posto giusto perché la luce passas‐se attraverso il gas in caduta. La prossima generazione di telescopi VLT consentirà di effettuare ricerche con diverse linee di vista per ogni galassia e ci darà una visione più completa del problema, conclude il co‐autore Crystal Mar‐tin (University of California Santa Barbara, USA). (Red) Info www.eso.org
IL PASTO DELLA GALASSIA SORPRESO DA UN LONTANO “FARO”
Nella foto, immagine artistica del quasar che, come un faro, retroillumina la galassia lontana che si sta nutrendo avidamente di gas (Foto Eso.org)
BIBITE GASSATE E RISCHIO CALCOLI RENALI
L a scoperta arriva dai ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma e dai loro colleghi della Harvard University di Boston (Usa). Ossia: bere bibite gassate e zuccherate ogni giorno aumenta il rischio di sviluppare calcoli renali fino al 23‐33% maggiore rispet‐to a chi consuma meno di una lattina alla settimana; tè e caffè , invece, sembrano ave‐re effetti protettivi. Lo studio è stato pubbli‐cato su Clinical Journal of the American Society of Nephrology (Usa).
SALUTE
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CIOCCOLATA E BEVANDE DOLCI “SPIE” DEL CANCRO
I n uno studio dello University College of London, pubblicato sulla rivista Nature Medicine si sostiene che la cioccolata e in genere le bevande zuccherate potrebbero essere presto utilizzate come "spie" per dia‐gnosticare il cancro. I ricercatori hanno sco‐perto che i tumori maligni consumano più glucosio rispetto ai tessuti sani per alimenta‐re la propria rapida diffusione.
STAMINALI, COSTRUITO IL PRIMO ORECCHIO
U n gruppo di ricercatori dell'università dell'Indiana (Usa) ha costruito in labo‐ratorio il primo orecchio ottenuto da cellule staminali embrionali di topo. Le cellule hanno ricostruito la parte più interna dell'orecchio, dove si trova il sistema che regola l'equilibrio. Si tratta di un grande passo in avanti per comprendere meglio i disturbi dell'equilibrio e quindi per sviluppare terapie anti‐sordità. La ricerca è stata pubblicata su Nature. Vedi www.indiana.edu
Una ricerca dell’università Sapienza di Roma ha evidenziato come imma‐gini impressionanti sui pacchetti di sigarette, associate a messaggi testuali, influenzino emotivamente i fumatori.
L e scritte sui pacchetti di sigarette riducono il consumo di tabacco nei fumatori motivati a smettere e in quelli più impressionati dalle avvertenze. I messaggi, inoltre, se combinati con immagini scioc‐canti di polmoni anneriti dal fumo o di piedi in cancrena, sembrano
essere ancora più efficaci. Sono questi alcuni dei risultati emersi da una ri‐cerca coordinata da Giuseppe La Torre del dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive – sezione di Igiene, della Sapienza. In diversi Paesi, già si utilizzano immagini “shock” di gravi malattie della
bocca, di tessuti anneriti e di possibili stati tumorali per stimolare reazioni emotive nei tabagisti e per indurli a smettere di fumare. Quale sarebbe il potenziale impatto del nuovo packaging sui fumatori ita‐
liani e quali sono stati gli effetti dell’introduzione delle avvertenze testuali nel nostro Paese? I ricercatori della Sapienza hanno evidenziato che il 47% dei fumatori pen‐
sa che la combinazione di scritte e figure realistiche sul proprio pacchetto di sigarette potrebbe meglio dare l’idea dei danni reali del fumo sulla salute ed il 37,7% delle donne dichiara che ne sarebbe impressionata a tal punto da voler cambiare marca. «In Italia ‐ afferma Alice Mannocci, principal investigator della ricerca ‐
l’uso di immagini sui prodotti di tabacco sarebbe uno strumento valido nel comunicare i rischi ai fumatori, e in particolar modo alle fumatrici, facendo chiarezza anche su alcuni luoghi comuni. Il 45% dei tabagisti, ad esempio, pensa ancora che le sigarette light siano meno dannose, probabilmente a causa dell’uso della parola leggere; attualmente tale nomenclatura è stata abolita ma comunque conservata nel gergo comune ed assimilata al colore del pacchetto blu, mild, silver, gold etc». PER QUANTO CONCERNE GLI EFFETTI DELL’INTRODUZIONE in Italia delle avvertenze
testuali sui pacchetti, i ricercatori hanno rilevato una riduzione giornaliera del numero di sigarette, soprattutto nei fumatori oltre i 45 anni d’età, nei tabagisti già motivati a smettere e nei soggetti che considerano importante la presenza di tali messaggi sul packaging. Il respiro affannoso, l’alito pesan‐te, le rughe sono le condizioni maggiormente lamentate anche dai fumatori più convinti. Seguono i denti gialli, le macchie sulla pelle e il cattivo odore sugli indumenti. In particolare, le donne sono maggiormente preoccupate per l’invecchiamento della pelle mentre gli uomini avvertono di più il disagio di un respiro affannoso. (Red) Info www.uniroma1.it
INDAGINE DELL’UNIVERSITÀ SAPIENZA DI ROMA: “RESPIRO AFFANNOSO, ALITO PESANTE, RUGHE SONO LE CONDIZIONI MAGGIORMENTE LAMENTATE ANCHE DAI FUMATORI PIÙ CONVINTI”
FOTO SHOCK E MESSAGGI PER SMETTERE DI FUMARE
INQUINAMENTO E TUMORE AI POLMONI
L’ITALIA È MOLTO GRAVE
I dati di una ricerca europea pubblicata su Lancet Oncology alla quale partecipa anche l'Italia con un gruppo di ricerca dell'I‐stituto Nazionale dei Tumori di Milano, gui‐dato da Vittorio Krogh, confermano per la prima volta la stretta relazione tra inquina‐mento atmosferico e tumore del polmone. Nella ricerca è emerso che l'Italia è il paese più inquinato.
BREVI
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ESPERTI A CONFRONTO LA CORRETTA NUTRIZIONE SALVA LA VISTA ANCHE NELLA TERZA ETÀ
L a cecità nei paesi industrializ‐zati è causata nella maggior parte dei casi da una degene‐razione maculare (DMLE) le‐
gata all'età. Oltre 15 milioni di europei sono colpiti da questa patologia, un numero che si prevede in raddoppio durante il prossimo decennio. Ma una recente ricerca ha dimostrato che alcu‐ne sostanze nutritive possono impedi‐re che questo accada, scacciando l'idea che mentre invecchiamo, la nostra vista di conseguenza debba comunque peggiorare. John Nolan del Waterford Institute of Technology (WIT) e Ste‐phen Beatty del Macular Pigment Re‐search Group (MPRG), entrambi con sede in Irlanda, sono considerati i mi‐gliori ricercatori al mondo in questo campo. Essi stanno per intraprendere una ricerca scientifica in un'area che non è mai stata studiata prima. IL LORO IMPEGNO SEGUE LE RECENTI noti‐
zie di uno studio condotto dal National Eye Institute (Usa), che ha esaminato gli effetti di integratori per la vista per un periodo di cinque anni in oltre 4 000 pazienti affetti da DMLE. Le con‐
clusioni dello studio denominato AREDS2 (“Related Eye Disease Study 2”) hanno confermato l'effetto benefico dell'utilizzo di integratori per la vista antiossidanti per la DMLE, e in partico‐lare hanno sottolineato l'importanza di aggiungere pigmenti maculari nell'inte‐gratore. Il professor Nolan, che ha com‐piuto ricerche sui pigmenti maculari per molti anni, dice al Cordis: «Ho sempre ritenuto che queste sostanze nutritive avessero un ruolo importante da gioca‐re per i pazienti affetti da DMLE. Infatti, molte delle nostre ricerche pubblicate hanno già mostrato che aumentare i pigmenti maculari con gli integratori è molto benefico per i pazienti affetti da DMLE e può effettivamente migliorare la loro vista». IN QUANTO FORTE SOSTENITORE degli inte‐
gratori per una salute completa, Nolan ritiene che si debbano includere più frutta e verdura nella dieta, poiché essi giocano un ruolo vitale nella salute dell'occhio. «Essi contengono pigmenti gialli di origine naturale conosciuti co‐me carotenoidi ‐ sottolinea Nolan ‐ e tre di loro (luteina, zeaxantina e meso‐
zeaxantina) si trovano unicamente nella parte posteriore dell'occhio (retina), dove vengono descritti come pigmenti maculari». Questo filtra la dannosa luce blu e neutralizza le mole‐cole instabili che si sa essere la causa della DMLE, egli spiega. LE CONCLUSIONI DELL’INDAGINE del Na‐
tional Eye Institute hanno avuto impor‐tanti implicazioni per i loro studi sulla vista tanto che hanno dato vita al pro‐getto CREST (“Central Retinal Enri‐chment Supplementation Trials”), che è guidato dal professor Nolan e finan‐ziato dal Consiglio europeo della ricer‐ca (CER). Inizialmente il progetto era stato formulato per confrontare gli integratori di pigmenti maculari con placebo in pazienti affetti da DMLE. Successivamente è stato modificato dal Comitato per il monitoraggio e la sicurezza dei dati (DSMC), che è re‐sponsabile della supervisione della prova. Il direttore del DSMC, James Loughman, dell'Istituto di tecnologia di Dublino, spiega il motivo del cambia‐mento nella ricerca: «Poiché una for‐mulazione AREDS2, contenente pig‐menti maculari, ma senza omega‐3 o beta carotene, è stata designata come il nuovo standard di cura per i pazienti con DMLE, sarebbe difficile giustificare il proseguimento di un esperimento che comprende un gruppo placebo. Una ricerca che mette a confronto una formulazione AREDS2 con una formu‐lazione alternativa contenente meso‐zeaxantina è certamente interessante dal punto di vista scientifico viste le scoperte di AREDS2». NOLAN, AL RIGUARDO AGGIUNGE:
«AREDS2 ha confermato che l'assun‐zione di integratori con pigmenti ma‐culari riduce la progressione della DMLE, quindi noi ora abbiamo uno standard di cura per i pazienti con que‐sta patologia». Il progetto CREST esa‐minerà l'impatto dei pigmenti macula‐ri sulla DMLE e sulla capacità visiva. Lo studio confronterà due formulazioni diverse di integratori, una delle quali conterrà il pigmento maculare fonda‐mentale, meso‐zeaxantina, che rappre‐senta una nuova area di ricerca. (Red) Info http://www.wit.ie/ http://cord is .europa.eu/pro jects/
rcn/100530_it.html http://erc.europa.eu/
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I l percorso naturalistico‐archeologico “fresco di inaugura‐zione” che conduce al sito di Monteacuto Ragazza (frazione di
Grizzana Morandi, Bologna) tra anti‐che pietre o manufatti, è un viaggio nella natura e nel tempo. Nulla resta in superficie, niente è più visibile del san‐tuario etrusco costruito nel VI sec. p.e.v. e utilizzato per almeno tre secoli. Eppure nulla come questo luogo può
riportare indietro di 2.500 anni e con‐sentire di vedere ciò che vedevano gli occhi di chi a quel tempo si recava a questo sacro recinto. Il santuario etru‐sco di Monteacuto Ragazza fu individu‐ato nel 1882 grazie alla scoperta casua‐le di alcuni bronzetti a figura umana, che dettero il via negli anni immediata‐mente successivi a ricerche più appro‐fondite. I risultati di tali scavi, sommati a quelli delle indagini recenti (1997‐98), hanno permesso di identificare nella parte meridionale del pianoro, quella affacciata sul massiccio del Monte Vigese, il punto centrale del culto: una fondazione quadrangolare che circoscriveva il pozzo da cui pro‐vengono i quattordici bronzetti e il cippo con iscrizione etrusca, oggi con‐servati al Museo Civico di Bologna. ALL’ESTREMITÀ SETTENTRIONALE del pia‐
noro furono individuati i resti di un’ampia costruzione quadrangolare, la cosiddetta “torraccia”, caratterizzata dal ritrovamento di resti di granaglie e oggetti d’uso della vita quotidiana. L'individuazione del sito preromano
di Monteacuto Ragazza è di per sé una storia coinvolgente. Tutto ha avuto inizio nel maggio del 1882 con il ritro‐vamento occasionale di una stipe voti‐va. A darne notizia fu il parroco di Monteacuto, Demetrio Guidoni, che propone al Museo Civico di Bologna l'acquisto di tre statuette in bronzo, a suo dire trovate da un contadino di
Prada durante lavori agricoli nel pro‐prio podere. Una rapida indagine dell'Ispettore Onorario del’epoca, Ulisse Bettini, chiarisce subito circo‐stanze e luogo del rinvenimento: non si tratta della parrocchia di Prada ma di quella di Monteacuto Ragazza, e il rinvenitore non è un contadino bensì un cacciatore (tale Diego Venturi det‐to Dagone) che, a causa di pregressi problemi con la giustizia, preferì l'ano‐nimato e affidare i bronzetti al parro‐co affinché li vendesse in vece sua. A PARTE QUESTO INIZIO ROCAMBOLESCO,
resta il fatto che a partire dalla fine dell'Ottocento il piccolo pianoro della Torraccia è oggetto di scavi, ricerche ma anche saccheggi che portano pri‐ma al recupero (a più riprese) del complesso dei 14 bronzetti e di un cippo in arenaria con iscrizione votiva in lingua etrusca, come pure al ritro‐vamento di settori murari pertinenti, come ha accertato lo scavo più recen‐te del 1997, a una fase di frequenta‐zione più tarda. In definitiva, i dati attestano una frequentazione del sito che va, senza soluzione di continuità, dal V secolo p.e.v. (periodo a cui sono
pertinenti i bronzetti e il cippo) alla metà IV ‐ inizi III secolo p.e.v.. LA STIPE VOTIVA Le statuette sono stata trovate in
località Torraccia (fondo Mazzolaro), su un monticello a sommità piana situato nel crinale tra la vallata del Setta e quella del Reno. Gli scavi ar‐cheologici hanno portato in luce un recinto quadrangolare di ciottoli a secco che racchiudeva un pozzo (all'interno del quale sono state trova‐te, a profondità diverse, le altre 11 statuette in bronzo, “sfuggite” al cac‐ciatore Dagone), un blocco modanato di travertino (riconosciuto come un altare) e il cippo con iscrizione dedica‐toria che costituiva la base di un do‐nario in bronzo, quasi certamente una statuetta. Il complesso è stato inter‐pretato come un recinto a cielo aper‐to dotato di altare e pozzo, secondo una tipologia ben nota in area etru‐sca, identificabile con una forma pri‐mitiva e non ancora architettonica di santuario. (Red) Info www.archeobologna.beni cu l tura l i . i t /
Grizzana/monteacuto_2013.htm
APERTO IL PERCORSO NATURALISTICO-ARCHEOLOGICO AL SANTUARIO ETRUSCO DI MONTEACUTO RAGAZZA
UNA PASSEGGIATA LUNGA 25 SECOLI
CULTURA
A lato, nelle foto, da sinistra statuette in bronzo di offerente, V secolo p.e.v.. L’offerente maschile è cinto in vita da una tebenna e regge con la mano destra una patera nel tipico gesto della libagione; l’offerente femminile, indossa sopra il chitone l’ampia tebenna e nelle mani, protese in avanti in gesto di offerta, tiene un fiore e una melagrana (Museo Civico Archeologico di Bologna). Sotto da sinistra, L'archeologa Silvana Sani illustra alle scolaresche le caratteristiche dell'antico sito sacro di Monteacuto Ragazza; il panorama offerto dal luogo sacro scelto dagli etruschi 25 secoli fa
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L’INCALZANTE MARCIA DEL COMPUTER VERSO IL CERVELLO UMANO
È una lunga storia quella che collega le tecnologie dell’informazione con il cervel‐lo umano. I computer sono
ormai così onnipresenti, che spesso si descrive il cervello dicendo che “è una specie di computer biologico”. Commentando l’annuncio di di 150
milioni di euro in finanziamenti per i progetti di ricerca TIC legati al cervello, Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea, responsabile dell’Agenda digitale per l’Europa, ha detto al Cordis: «Nonostante i grandi progressi fatti negli ultimi decenni, c’è ancora molto da scoprire: dai compu‐ter che pensano come il nostro cervel‐lo (come le reti di computer che ripro‐ducono la struttura del cervello per gestire meglio i “grandi dati”), alla dia‐gnosi e la cura di malattie mentali che colpiscono fino a un terzo degli euro‐pei ogni anno, dall’Alzheimer all’autismo e la schizofrenia».
LA SCATOLA CEREBRALE Capire il cervello umano è quindi una
delle maggiori sfide della scienza lungo tutto il XXI secolo. Nuovi e ambiziosi progetti nell’UE, Future and Emerging Technology scheme (FET) Flagship e Human Brain Project (HBP) e negli Stati Uniti, il progetto BRAIN, stanno ten‐tando di superare questa sfida, con la speranza di acquisire conoscenze ap‐profondite di quello che ci rende uma‐ni, sviluppare nuove cure per le malat‐tie cerebrali e creare nuove tecnologie di calcolo che si preannunciano come rivoluzionarie. Il primo obiettivo di HBP è costruire
un sistema integrato di piattaforme di ricerca basate sulle TIC, capace di for‐nire ai neuroscienziati, ricercatori me‐dici e sviluppatori di tecnologie l’accesso agli strumenti e ai servizi in‐novativi capaci di accelerare notevol‐mente il passo della loro ricerca. Il pro‐getto riceverà circa 1 miliardo di euro di finanziamenti in 10 anni e lavorerà a stretto contatto con la nuova iniziativa del presidente Usa, Obama sulla “mappatura dell’attività del cervel‐lo” (Brain Activity Mapping, BAM), del valore di 100 milioni di dollari solo nel primo anno. Il secondo obiettivo di HBP è dare inizio e guidare un impegno collaborativo globale che usi tali piatta‐
forme per affrontare questioni fonda‐mentali nel campo della neuroscienza, della medicina e dell''informatica. Il risultato finale dovrebbe essere non solo una nuova comprensione del cer‐vello ma anche nuove TIC trasforma‐zionali. Per esempio, il cervello gesti‐sce miliardi di unità di elaborazione collegate per mezzo di chilometri di fibre e trilioni di sinapsi, ma consuma la stessa quantità di energia di una lampadina. Capire questo potrebbe trasformare la potenza dei computer e aiutare a costruire una nuova infra‐struttura TIC.
GLI UMANI AIUTANO I COMPUTER Sappiamo tutti che la vita moderna ci
mette di fronte a una vertiginosa gam‐ma di informazioni, dai supermercati alla pubblicità online, e spesso ci ri‐chiede di prendere velocemente una decisione in strade trafficate o negozi affollati. Forse sorprendentemente, queste sfide presentano delle somi‐glianze in una serie di campi scientifici, come l’astronomia, la neuroscienza, l’archeologia, la storia e l’economia. In tutti questi campi gli esperti devo‐
no comprendere e trovare un significa‐to in insiemi di dati molto grandi e complessi. Al riguardo il progetto CE‐
EDS sta lavorando a nuovi strumenti per l’interazione uomo‐computer (human‐computer interaction o HCI) che ha lo scopo di aiutare il processo decisionale quotidiano e l’analisi delle informazioni scientifiche. L’'approccio del team usa nuovi sistemi di “realtà sintetica” (RS) per aiutare le persone a navigare in grandi insiemi di dati in modo consapevole, sfruttando allo stesso tempo il potere e il potenziale della mente inconsapevole. Siamo consapevoli solo di un piccolo
sottoinsieme delle informazioni che riceviamo dai nostri sensi, ma il nostro cervello elabora anche il resto, e siamo molto bravi a rilevare gli schemi incon‐sciamente. CEEDS ha quindi in pro‐gramma di cercare segni di scoperta o sorpresa in questi processi inconsci, usando tecnologie indossabili che mi‐surino le reazioni della gente alla visua‐lizzazione di grandi insiemi di dati in ambienti di RS. Il sistema dirigerà poi gli utenti verso aree di potenziale inte‐resse nella visualizzazione e guiderà la scoperta da parte loro di schemi e si‐gnificati negli insiemi di dati. Sbloccando il potere del subconscio,
CEEDS aiuterà gli utenti a trovare sche‐mi o segnali nascosti in grandi quantità di dati. Questa nuova “tecnologia con‐
FFFOCUSOCUSOCUS
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fluente”, nella quale il computer e l’utente sono parti integrate di un si‐stema, potrebbe persino permettere a molti utenti di collegarsi tra di loro e creare un sistema di scoperta colletti‐vo. CEEDS sta aiutando i computer e gli esseri umani a lavorare insieme, men‐tre il progetto BRAINSCALES sta aiutan‐do i computer a “pensare” di più come gli esseri umani. Il nostro cervello lavora in diverse
scale simultaneamente: da singoli neu‐roni a grandi aree dedicate a funzioni come la vista o l’olfatto e da millise‐condi (reazioni fisiche) a ore o giorni (apprendimento). Il team del progetto sta usando simulazioni al computer ultra veloci per costruire “una sintesi artificiale di abilità cognitive simili a quelle corticali” e sta sviluppando un’architettura hardware “non ‐ von Neumann” ossia un hardware alterna‐tivo al “von Neumann” che è quello su cui si basano i computer tradizionali, i nostri PC. Impiegando quindi strutture che imitano il funzionamento multi‐scala del cervello umano, il team ha progettato un dispositivo di calcolo “non ‐ von Neumann”. Allo stesso modo, il progetto REAL‐
NET mira a sviluppare il primo modello realistico in tempo reale del “cerebellum”, una parte del cervello con un importante ruolo nel controllo motorio e coinvolta nelle funzioni co‐gnitive come l’attenzione e il linguag‐gio. Il team sta sviluppando specifici chip e tecniche di imaging per fare registrazioni neurofisiologiche dei neu‐roni nel “cerebellum”. Il risultato finale sarà una realistica rete neuronale ba‐sata su dati anatomici e fisiologici, col‐legata a robot simulati e reali per valu‐tare il suo funzionamento. REALNET ha lo scopo dunque di fornire una visione radicalmente nuova del calcolo svolto nei circuiti centrali del cervello e pone le basi per nuove applicazioni tecnolo‐giche nella rilevazione, controllo moto‐rio e sistemi cognitivi.
CONTROLLO CON LA MENTE I COMPUTER AIUTANO GLI UMANI
Oltre a imparare come funziona il
cervello e copiarlo, la ricerca TIC sul cervello sta lavorando per realizzare un sogno antico quanto le favole: control‐
lare il mondo fisico con la mente, muovere gli oggetti usando soltanto il pensiero. Uno dei maggiori contributi che la ricerca sul cervello potrebbe dare è aiutare le vittime di incidenti stradali costretti su una sedia a ro‐telle o le persone che sof‐frono di paralisi totale o della sindrome locked‐in. Milioni di europei hanno una qualche forma di disabilità motoria che limita la loro capacità di muoversi, interagire o co‐municare con gli altri. Il progetto BRAINABLE è un’iniziativa
triennale finanziata dall’UE con 2,3 milioni di euro per sviluppare e inte‐grare sistemi avanzati di “interfaccia cervello‐computer” (brain‐computer interface o BCI), “intelligenza ambien‐tale”, “realtà virtuale” e altre tecnolo‐gie che, quando usate insieme, pro‐mettono un’autonomia senza prece‐denti per chi ha tali disabilità. «IL NOSTRO OBIETTIVO È DARE alle perso‐
ne che hanno disabilità motorie quan‐ta più autonomia possibile sulla base della tecnologia attuale e migliorare quindi significativamente la loro quali‐tà di vita», dice Felip Miralles del Cen‐tro di tecnologia digitale di Barcellona, coordinatore del progetto. I ricercatori di BRAINABLE stanno
superando le basse velocità di reazione dei sistemi precedenti integrando in‐telligenza nella loro piattaforma, in modo che il sistema capisca il contesto e le abitudini dell’utente e possa agire in modo proattivo. In un’altra importante applicazione
della tecnologia di BCI, il progetto fi‐nanziato dall’UE, MINDWALKER po‐trebbe aiutare migliaia di persone in Europa paralizzati da una lesione al midollo spinale. L’esoscheletro roboti‐co del progetto controllato dalla men‐te dovrebbe aiutare queste persone a camminare di nuovo e potrebbe anche aiutare la riabilitazione di chi ha avuto un ictus o degli astronauti che devono ricostruire i muscoli dopo lunghi perio‐di nello spazio. MINDWALKER usa una tecnologia
definita “asciutta” nella quale l’elettronica amplifica e ottimizza i segnali del cervello.
«Il cappello EEG “asciutto” può esse‐re indossato dal soggetto stesso in meno di un minuto, come una cuffia per il nuoto», spiega Michel Ilzkovitz, il coordinatore del progetto alla Space Application Services in Belgio. Inoltre il team del progetto ha svilup‐
pato una nuova strategia di camminata che differisce dalla maggior parte degli esoscheletri sviluppati in precedenza. MINDWALKER usa una perdita di equi‐librio controllata nella direzione verso la quale si cammina che imita il modo in cui gli esseri umani camminano na‐turalmente. «Questo approccio si chiama
“camminata a ciclo limitato”' ed è sta‐ta usata mediante un “modello di con‐trollo previdente” per prevedere il comportamento dell’utente e dell’esoscheletro e per controllare l’esoscheletro durante la camminata», spiega Ilzkovits. IL PROGETTO ASTERICS INVECE ha svi‐
luppato una piattaforma di sostegno che facilita e migliora la comunicazione delle persone con disabilità motorie negli arti superiori associando BCI e visione artificiale con attuatori di base per controllare un sistema di compu‐ter. Alla sua conclusione, nel dicembre 2012, il progetto aveva sviluppato un prodotto che permette l’accesso a di‐spositivi diversi, come PC, telefoni cel‐lulari e dispositivi di smart‐home, con le funzionalità integrate in una piatta‐forma che si può adattare per ogni utente. È disponibile sia come softwa‐re open‐source che come dispositivo pre‐configurato venduto attraverso dei distributori. Questo tipo di protesi ha le potenzialità per cambiare in meglio la vita di migliaia di persone. (Red) Info http://ceeds‐project.eu/ https://mindwalker‐project.eu/ https://ec.europa.eu
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COLLEGIO DEL CAMBIO FINO AL 20 OTTOBRE
PERUGINO E RAFFAELLO, MODELLI NOBILI PER SASSOFERRATO A PERUGIA
A llestita nella Sala dell’Udienza e nella Cappella di San Gio‐vanni, la mostra “Perugino e Raffaello, modelli nobili per
Sassoferrato a Perugia” si propone di far dialogare alcune opere della presti‐giosa galleria degli Uffizi con gli affre‐schi di Pietro Perugino (coadiuvato da Raffaello?) presenti nel Collegio del Cambio di Perugia. In particolare si è messo a confronto il celebre Autori‐tratto del Vannucci, dipinto sulla pare‐te sinistra della Sala dell’Udienza, con l’Autoritratto giovanile di Raffaello conservato nella Galleria degli Uffizi e con il cosiddetto Ritratto del Perugino, sempre degli Uffizi, da alcuni conside‐rato autoritratto, da altri ritenuto ope‐ra di Raffaello (o di Lorenzo di Credi). Il tema dell’autoritratto offre
l’occasione per tornare a riflettere su un argomento caro al mondo dell’arte. Non è un caso che l’uso di autoritrarsi, prima sotto forma occulta o maschera‐ta, poi in maniera sempre più autono‐ma e scoperta, proceda di pari passo con l’affermazione del ruolo sociale dell’artista. È naturale, dunque, che chi pratica
l’arte, specie se ad alto livello, avverta il desiderio di perpetuare la memoria di sé, di entrare nella storia conse‐gnando ai posteri non solo le proprie opere ma anche il proprio volto. Inizial‐mente il ritratto dell’artista è inserito all’interno dell’opera ma costituisce un compromesso fra l’atto di umiltà e l’affermazione di una nuova consape‐volezza del proprio orgoglio. Da questo punto di vista l’Autoritratto di Perugi‐no al Cambio, collocato in mezzo agli uomini famosi e accompagnato da un’epigrafe celebrativa dettata dall’umanista Francesco Maturanzio, dove è definito “egregius pictor”, ap‐pare quanto mai esemplificativo. IL CONFRONTO IN MOSTRA tra il volto del
maturo maestro umbro e l’Autoritratto del giovane Raffello consente di allar‐gare la riflessione sul tema della com‐posita e organizzata bottega del Peru‐gino nella quale transitò, tra il 1498 e il 1500, anche l’esordiente Raffaello. Gli stessi affreschi del Cambio rivelano in alcune parti, stando a quanto sosten‐gono alcuni studiosi, la mano del sedi‐cenne‐diciassettenne urbinate. A rendere più articolato e dinamico il
progetto espositivo, concorre la pre‐
senza del famoso Autoritratto di Gio‐van Battista Salvi detto il Sassoferrato, anch’esso concesso in prestito dalla Galleria degli Uffizi. L’Autoritratto del Sassoferrato consente di affrontare il suggestivo tema della rivisitazione se‐centesca dei modi espressivi di Perugi‐no e di Raffaello. Per illustrare questo argomento la mostra presenta sette opere del pittore marchigiano ispirate, più o meno liberamente, ai prototipi dei due artisti rinascimentali. Conservate nella basilica di San Pie‐
tro a Perugia, le sette opere di Sasso‐ferrato danno la misura dell’impegno messo dall’artista nel riproporre i cele‐bri e venerati modelli della tradizione figurativa tardo‐quattrocentesta e pri‐mo‐cinquecentesca. ALLINEANDOSI CON QUANTO suggerito
dalla precettistica post Controriforma, che raccomanda ai pittori di realizzare “immagini oneste e devote, con que’ segni che gli sono stati dati da gli anti‐chi per privilegio de la santità”, Sasso‐ferrato mette a punto una produzione figurativa che, se da un lato riporta a nuova vita le levigate eleganze perugi‐nesche e raffaellesche, dall’altro intro‐duce formule iconografiche e stilistiche di sicura originalità. La mostra è curata dal Francesco
Federico Mancini, ordinario di Storia dell’Arte Moderna nell’Università di Perugia, e da Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi. (Red) Info www.beniculturali.it
WEEKEND
La scheda Cosa. Perugino e Raffaello, modelli nobili per Sassoferrato a Perugia Dove. Perugia, Nobile Collegio del Cambio, Corso Vannucci 25 Quando. Fino al 20 ottobre 2013 Costo. Biglietto, € 4,50 Orario. tutti i giorni dalle 10 alle 19 Info. 075 5728599 http://www.collegiodelcambio.it/
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