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Sabato 16 Giugno 20074

L’OPERAZIONE PETRUZZELLI| Incontri per decidere come e quando pagare

«I soldi? Ci sono»Emiliano fa i conti. Un mutuo solo se vantaggioso

ENRICA SIMONETTI

l Tra ricorsi e prese di posizione, la vi-cenda Petruzzelli imbocca la fase dei lavori, inattesa delle due decisioni su due importantiricorsi: quello alla Corte Costituzionale (chearriverà non prima di qualche mese) e ilricorso delle imprese al Tar, atteso per leprossime ore. Ieri il giudice civile Giuse ppeRana ha respinto il ricorso cautelare di Vit -toria Messeni Nemagna (difesa dal prov. avv.Michele Costantino), proprietaria di unquarto del teatro Petruzzelli, allo scopo diimpedire che il Comune riavviasse i lavori diricostruzione senza una formale «immissio-ne in possesso» da parte dello Stato. Questoatto giovedì è stato completato e il Comunedovrà pagare ai Messeni 16,419 milioni dieuro entro 90 giorni.

In queste ore, in Comune ci sono riunioni alfine di stabilire con precisione quando e comepagare la famiglia proprietaria del Petruz-zelli. La decisione sarà presa in breve, ancheperché in questi casi ogni giorno di ritardo famaturare nuovi interessi pecuniari. Il sin-daco Michele Emiliano ieri non riusciva anascondere la sua soddisfazione per l’ope -razione-Petruzzelli andata in porto, un’ope -razione che fa accrescere notevolmente il pa-trimonio comunale: «Il Petruzzelli alla città èun atto che ha un grande valore, anche esoprattutto identitario, un atto che paghiamoa un prezzo elevato ma non irragionevole».Quanto alle preoccupazioni su possibili «in-debitamenti» da parte del Comune per pagarel’«operazione Petruzzelli», Emiliano frena:«Tranquilli, abbiamo i soldi per il Petruzzelli.Il danaro c’è». E allo stesso tempo si fa stradal’ipotesi di un mutuo agevolato con il pos-sibile ricorso all’istituto del credito sportivo,ipotesi che tra l’altro era circolata sin dallavisita del ministro Francesco Rutelli a Bari.In questo caso (e cioè se ci fosse un mutuomolto favorevole), il Comune lo contrarrebbee avrebbe una deroga rispetto al patto di sta-bilità, ossia rispetto allo stop all’indebitamen -to. L’operazione-Petruzzelli - a far bene i conti- è costata 2 milioni in meno rispetto al prezzodi vendita dell’Albergo delle Nazioni.

Emiliano è soddisfatto: «Così come in altrecittà - dice - le grandi famiglie donano bi-blioteche e palazzi che rendono memorabili illoro nome, anche Bari porterà il nome dellafamiglia Petruzzelli e lo farà aprendo a tuttiuno spazio di grande valore storico». L’uso delteatro, inoltre, non sarà esclusivamente ri-servato alla lirica, ma «è chiaro - aggiunge ilsindaco - che il Petruzzelli sarà un teatro dallamattina alla sera». La gru per i lavori do-vrebbe arrivare la prossima settimana: il Pe-truzzelli si avvia a percorrere la sua nuovastrada. Ma dopo aver superato gli altri duericorsi ancora pendenti .

L’EVENTO|Presentato all’Ateneo il libro di Egidio Pani sulla vicenda della ricostruzione

Sul teatro la maschera della città

LA SENTENZA | Le motivazioni della Cassazione

Fibronit, 11 annidi «gravi rischi»

GIUSEPPE ARMENISE

l Una discarica, la cui presenza èstata a lungo all’origine di una situa-zione di «grave illegalità» e di «rilevantepericolosità». La fabbrica Fibronit e iterreni di sua pertinenza sono diventatiuna discarica «in cui giacevano pro-dotti contenti amianto» e per tutto l’ar -co di tempo «oggetto della contestazionevi fu un pericolo altissimo di inqui-namento ambientale e sussistette inconcreto la dispersione di fibred’amianto».

La Corte di Cas-sazione raccontacosì l’emerg enzaFibronit. E siccomedi tratta di una sen-tenza definitiva,inappellabile, foto-grafa una volta eper tutte quello chela fabbrica dellamorte era e che peranni (dal 1995 al2005, quando sono iniziati i lavori disicurezza) è stato negato che fosse.

Come si ricorderà, il 27 marzo scorso,da Roma è stato dichiarata la scadenzadei termini di legge entro i quali sa-rebbe dovuta arrivare una sentenza de-finitiva sulla discarica di rifiuti pe-ricolosi e cancerogeni tra le case diJapigia, San Pasquale e Madonnella.Ma questo, che è un fatto procedurale(tutti devono sapere prima il termineentro il quale si deciderà del loro de-stino quanto a fatti di giustizia e se eustitermini non sono rispettati, non si puòdecidere né in senso assolutorio, né dicondanna), non incide sulla realtà.Quella fonte di rischi per tutta la po-polazione di Bari è rimasta a mettere a

repentaglio la sicurezza complessiva diuna comunità per oltre 50. Gli ultimi 15in forma di discarica con i materialicancerogeni lasciati colpevolmente ab-bandonati alle intemperie e all’azionedegli agenti atmosferici. L’amianto hacosì potuto disperdersi per chilometri eminacciare le vie respiratorie di decinedi ignari cittadini.

In totale, da quando si insediata aBari, e per effetto di questa dispersionedi materiale cancerogeno, la Fibronitha provocato circa trecento morti tra gli

ex operai e 42 tra lapopolazione resi-dente, cioè tra co-loro che conl’amianto non han-no mai lavorato.Una stagione tragi-ca che, per fortuna,volge alla fine. Mer-coledì sera (20 giu-gno), infatti, periniziativa dell’am -ministrazione co-

munale (e in particolare del sindacoMichele Emiliano con l’a s s e s s o reall’Ambiente, Maria Maugeri) proprionel piazzale d’ingresso della Fibronit siterrà un concerto per celebrare il ter-mine della fase di sicurezza (invanoinvocata dal 1995 e partita a ottobre2005) e contro la dispersione di fibred’a m i a n t o.

La Corte di Cassazione ha fatto giu-stizia anche di un’altra delle questionisulle quali, in questi anni, si era giocatau n’assurda corsa alla minimizzazione. Igiudici hanno infatti ribadito che lapericolosità della dispersione di fibred’amianto nell’ambiente non è legata allivello di concentrazione. L’amianto di-sperso in aria è pericoloso e basta.

L’area della Fibronit: in primo piano i capannoni ormai liberati dai tetti e dalle polveri d’amianto

I giudici romani hannoribadito l’esistenza di unadiscarica abusiva e che ipericoli legati all’amiantonon dipendevano da quantone fosse disperso nell’aria

BARI CITTÀ

Il Serbari organizza due iniziativeper non dimenticare il popolo Saharawi

l Una mostra e un con-vegno per non far calarel’attenzione sulla tragediadei Saharawi, popolazioneda 30 anni costituita comerepubblica riconosciutadall’Onu ma senza terradopo aver dovuto abban-donare i propri territoriinvasi dal Marocco. L’ini -ziativa è del Serbari.

MARIA GRAZIA RONGO

l Il piccolo mondo antico del teatro Pe-truzzelli rivive oggi nel pamphlet del gior-nalista e critico teatrale Egidio Pani: Lamaschera caduta. Il Teatro Petruzzelli di Ba-ri (Levante ed.). E con quel piccolo mondorinasce - considerando il folto pubblico cheieri pomeriggio ha affollato la Sala degliAffreschi dell’Ateneo durante la presenta-zione del volume - anche la voglia dei baresidi ricordare e veder risorgere il loro teatro.

Una presentazione avvenuta proprio nelgiorno in cui «tutti i baresi sono diventatiproprietari del teatro - come ha ricordato ildirettore della “Gazz etta”, Lino Patruno,moderatore del dibattito al quale hannopartecipato Grazia Distaso, preside dellafacoltà di Lettere, Franco Tateo, che ha cu-rato l’introduzione del libro, Giandomeni -co Amendola, docente di Sociologia urba-na all’Università di Torino e Franco Per-relli, docente di Storia del Teatro all’Uni -versità di Torino. L’incontro è stato prece-duto da un breve momento musicale, in-terpretato dal soprano Maria Grazia Panie dalle pianiste Elisabetta Pani e F l av i aForg etti, per rievocare le sensazioni vis-sute nei giorni di gloria del Petruzzelli.

Un gioco delle parti, tra finzione narra-tiva e realtà burocratica sull'annosa vicen-da del teatro andato in fumo in una serad’ottobre di sedici anni fa, quello messo inscena da Pani nel libro, che colma «queivuoti di memoria insiti nella tipologia ba-

rese», ha sentenziato Tateo. «Un teatro che èstato parte integrante della storia cittadina- come ha detto Grazia Distaso, tracciandoun excursus sulla vocazione al «gusto delvedere e del sentire, ma anche all’aspira -zione verso la magnificenza» che ha carat-terizzato l’evoluzione di Bari.

Ma quali sono i colpevoli del rogo del Pe-truzzelli? Quali i mandanti? Cosa accadràora? Il libro di Pani non risponde a questiinterrogativi, ma solleva la discussione.

Intanto «dopo sedici anni si vede un can-tiere aperto - ha sottolineato Patruno - Ed èimportante chiedersi, una volta ricostruitoil teatro, come verrà gestito? Non vorreichesi arrivasse alla conclusione, come è avve-nuto in passato, che i poveri pagano le tasseper permettere ai ricchi di andare a teatro».

Il teatro Petruzzelli