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DIABETE. AIFa pubblica il risultato del monitoraggioQ

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Pubblicato questa settima-na sulla rivista Nutrition, Meta-bolism & Cardiovascular Diseasesil risultato dei primi anni di mo-nitoraggio AIFa delle terapie peril diabete basate sulle incretine: unavera e propria fotografia real life dellostato di salute di tutti gli italiani trattaticon sitagliptin, vildagliptin e exena-tide dal febbraio 2008 all’agosto2010. Si tratta dunque primo edunico registro globale sulla pre-scrizione, gli effetti collaterali el’efficacia e di questa nuova classedi farmaci, che è risultata superiorealle aspettative: la riduzione del-l’emoglobina glicata è stata di circa l’1%(nei trial clinici è dell’ordine dello 0,6-0,8%). Sul fronte degli effetti colla-terali, le terapie basate sulle incre-tine si confermano molto sicuree ben tollerate. Su 75.283 pazientiiscritti nel registro AIFa, sono statiregistrati solo 12 casi di pancrea-tite, una percentuale inferiore sia aquella registrata nei trial clinici, maanche a quella attesa per la popolazionediabetica. «Questo lavoro - afferma il professor

Enzo Bonora, Presidente della Società Ita-liana di Diabetologia - reso possibilegrazie alla collaborazione di migliaiadi diabetologi italiani, che hanno re-gistrato per anni moltissimi dati suoltre 75 mila pazienti e la cui stesuraha visto il contribuito come autore del

professor Giulio Marchesini, autorevolemembro della SID, presenta dati sui nuo-vi farmaci anti-diabete, raccolti usandoun punto di osservazione diverso rispet-to a quello dei classici studi registrativi(trial clinici randomizzati)». «Ringra-zio il professor Luca Pani dell’AIFa –afferma il professor Andrea Giaccaridell’Università Cattolica di Roma, edi-tor della rivista Nutrition, Metabolism

& Cardiovascular Diseases - di aver sceltola quinta rivista al mondo di diabetologiaper pubblicare i dati del registro AIFa: egrazie ad AIFa ed a NMCD, per una vol-ta, l’Italia è prima nel mondo». «Negliultimi tempi - conclude Bonora - èstata instaurata una proficua colla-borazione fra le società scientifichedell’area diabetologica (SID e AMD) e

AIFa al fine di individuare strategie so-stenibili per garantire ai 4 milioni dipersone con diabete italiane i frutti del-

la ricerca nel campo di terapia».

LARA LUCIANO

Redazione: [email protected]

Terapia con le incretine COLON RETTO. Non basta il test RAS per scegliere la cura

Sono necessari più biomarcatori, al di làdel solo test RAS, per determinare la migliorestrategia di trattamento nel tumore del colon-retto metastatico. È quanto emerge dai risultatidegli studi presentati al recentissimo congressoESMO 2014 di Madrid, secondo i quali il solotest molecolare del gene RAS non è suf-ficiente per decidere il miglior tratta-mento per i pazienti. Secondo il pro-fessor Dirk Arnold, direttore del Di-partimento di Oncologia Medica, Kli-nik für Tumorbiologie a Friburgo, inGermania «i risultati confermano chenon abbiamo ancora trovato il migliorbiomarcatore predittivo per la scelta dellaterapia ottimale nel carcinoma del colon-rettometastatico dobbiamo prendere in considera-zione anche altri fattori nella scelta del tratta-mento più appropriato per un determinato pa-ziente». Inoltre gli esperti confermano che quelliattuali rimangono valide e che la caratterizza-zione molecolare di questi tumori è essenziale,quanto per i risultati di due studi che hanno con-frontato il trattamento anti-EGFR (bloccante ilfattore di crescita epidermico), cetuximab e an-ti-VEGF (bloccante del fattore vascolare endo-teliale di crescita) bevacizumab, entrambi asso-ciati alla chemioterapia. Gli studi sono il FIRE-3

e CALGB / SWOG 80405, due trial randomizzatidi fase III che hanno valutato i diversi approccial trattamento di prima linea nei pazienti concancro del colon-retto senza la mutazione delgene RAS (RAS wild type). «Sorprendentemente- aggiunge Arnold - lo studio FIRE-3 ha mostratoun chiaro guadagno di sopravvivenza globale

aggiungendo alla chemioterapia l'anticor-po anti-EGFR, cetuximab, ai pazienticon tumore RAS wild type. Ma que-sto era un endpoint secondario,mentre il tasso di risposta RECIST,obiettivo primario dello studio e lasopravvivenza libera da progres-sione (PFS), non hanno mostrato

alcuna differenza». «Gli autori dellostudio FIRE-3 - continua Arnold - sug-geriscono che i risultati ottenuti nella

riduzione della massa tumorale, misurata secon-do parametri come ‘la riduzione precoce del tu-more’ e ‘la profondità della risposta’ (che si rife-risce alla relativa diminuzione della riduzionerispetto al diametro iniziale del tumore) possonoaiutare a spiegare l’aumento della sopravvivenzaglobale. Tuttavia, i risultati dello studio CALGBsu una popolazione di pazienti più ampia, nonsono riusciti a dimostrare una differenza di so-pravvivenza globale con cetuximab rispetto abevacizumab, sollevando domande circa la piùadeguata scelta terapeutica».

GIOIA TAGLIENTE

«Servono altri biomarcatori»

Da oggi i pazienti affetti da artrite pso-riasica possono avvalersi della terapia con uste-kinumab, che ha recentemente ottenuto l’ap-provazione e la rimborsabilità a carico del Ser-vizio Sanitario Nazionale per questa patologia.«Grazie al suo innovativo meccanismo d’azione,ustekinumab agisce bloccando due citochine:l'interleuchina 12 e l’interleuchina 23. Si trattadi un nuovo asse che potrebbe avere un ruolopiù importante nel trattamento dell’artrite pso-riasica, rispetto ai farmaci biologici già dispo-nibili che invece agiscono sugli inibitori del fat-tore di necrosi tumorale (TNF) - dichiara IgnazioOlivieri, presidente Società Italiana di Reuma-tologia. Il vero vantaggio di ustekinumab, rispet-to agli altri biologici anti TNF-α, è dato dal fatto

che questo trattamento risulta più efficace siasulla componente psoriasica che su quella mu-scoloscheletrica. L’approvazione di questo far-maco rappresenta una nuova opportunità dicura per i pazienti ma, in senso generale, ancheuna nuova ed interessante opzione terapeuticain reumatologia». Ustekinumab, già approvatoper la psoriasi, è dunque il primo di una nuovaclasse di farmaci biologici ora disponibile per ipazienti con artrite psoriasica attiva. I risultatidel programma di sviluppo clinico di Fase III(PSUMMIT I e PSUMMIT II) hanno dimostratoche ustekinumab è efficace nel migliorare di al-meno il 20% e trattare i segni e i sintomi dellamalattia, in pazienti che non rispondono ad unaprecedente terapia. (G. TAG.)

Un nuovo farmaco per l’artrite psoriasica Ustekinumab , ‘biologico’ che agisce su interleuchina 12 e 23

È iniziata ieri a Cagliari la 45a edizionedel Congresso Nazionale della Società Italianadi Neurologia - SIN che si chiuderà martedì 14ottobre. L’evento scientifico ha richiamato cir-ca 2.000 neurologi da tutta Italia e vede nume-rose sessioni di aggiornamentoe confronto su tutte le temati-che neurologiche, dalle malat-tie neurodegenerative comeAlzheimer, Sclerosi Multipla,Parkinson fino a disturbi com-plessi come le cefalee. «Le ma-lattie neurologiche sono in co-stante aumento - ha affermatoAldo Quattrone, PresidenteSIN - soprattutto a causa del-l’invecchiamento della popo-lazione. In Italia la demenzacolpisce 1 milione di persone,di cui 600.000 affetti da Malat-tia di Alzheimer; 200.000 i pa-zienti con Morbo di Parkinson,di cui 50.000 casi di parkinso-

nismi; 930.000 sono le persone con conse-guente invalidanti dell’ictus, patologia cheogni anno fa registrare 250.000 nuovi casi;60.000 circa i malati di Sclerosi Multipla, circa1 caso ogni 1.000. La ricerca in campo neuro-

logico tende sempre più versometodiche innovative di dia-gnosi precoce della malattianeurodegenerativa per con-sentire un approccio terapeu-tico tempestivo. Spesso infattisolo intervenendo agli esordidella malattia con un tratta-mento precoce si ottiene unforte rallentamento nella pro-gressione della malattia. I ri-cercatori italiani sono moltoimpegnati su questo frontecon un’importante produzio-ne di studi scientifici che, inparte, presentiamo proprioqui nel corso del congresso diCagliari». (I. SER.)

“Passi da gigante nelle terapie neurologiche”Buone notizie dagli esperti della SIN a congresso a Cagliari

Il fingolimod è il primo farmaco per lasclerosi multipla, somministrabile per bocca,ad aver dimostrato di essere in grado di opporsialla riduzione di volume cerebrale, una com-plicanza di questa malattia. La perdita di volu-me cerebrale nei pazienti con sclerosi multiplaha un decorso da 3 a 5 volte più rapido rispettoa quello delle persone sane; la materia cerebralepersa non può purtroppo essere recuperata ela riduzione di volume si associa ad un maggiorgrado di disabilità fisica e cognitiva (ad esempiodisturbi di memoria). Nuovi dati presentati inoccasione del congresso congiunto Ectrims-Actrims, tenutosi di recente a Boston, dimo-strano che i pazienti trattati continuativamentecon fingolimod per 6 anni, mostrano una minorperdita di volume cerebrale rispetto ai controlli.

Questi dati sono stati riscontrati sulla popola-zione inclusa nello studio FREEDOMS e neglistudi di estensione. La perdita di volume cere-brale si associa ad un deterioramento delle fun-zioni fisiche e cognitive e nei soggetti con scle-rosi multipla appare accelerata rispetto al restodella popolazione; secondo i dati degli studipresentati a Boston, un paziente su quattro diquelli che presentavano la maggior perdita divolume cerebrale, a 2 anni va incontro ad unaprogressione di disabilità. Lo studio di esten-sione LONGTERMS ha dimostrato che, nei sog-getti trattati con fingolimod, la perdita di volu-me cerebrale è rimasta sostanzialmente stabiledurante i 6 anni di follow up, con valori com-presi tra lo 0,33% e lo 0,46%, simili a quelli dellapopolazione generale.

Fingolimod riduce la perdita di volume cerebraleSCLEROSI MULTIPLA. In fase III di sviluppo clinico c’è siponimod

«Tra 20 anni la cataratta, il difetto cherende opaca la vista, avrà una diffusione espo-nenziale da diventare una pandemia». È questoil grido d’allarme dei massimi specialisti riunitinel 36° Congresso internazionale di chirurgiadella cataratta e rifrattiva da venerdì ad oggi aMilano. Ma non è solo lacataratta a registrareun’impennata vorticosa:miopia giovanile, la sin-drome dell’occhio secco,glaucoma e degenerazio-ne maculare senileavranno un aumento cheva dal 40 al 70%. Questele previsioni che i piùrappresentativi oculistidel mondo hanno redatto in un documentodella Ocular Surgery News (la rivista scientificadi oftalmologia più diffusa) presentato al Con-gresso e che fotografa la situazione pandemicanel mondo, soprattutto di Paesi industrializzatie tra questi anche l’Italia. Il documento, frutto

di un’indagine durata mesi, rappresenta unasituazione drammatica che i servizi sanitari so-no chiamati ad affrontare. «L'ingrigimento de-mografico della popolazione - ha detto LucioBuratto, presidente del congresso - inteso comeaumentata aspettativa di vita, avrà un enorme

impatto sull'incidenza dicataratta, glaucoma e de-generazione macularesenile. In particolare lacataratta vedrà un au-mento del 30-40%; conun marcato anticipotemporale della suacomparsa e si arriverà aduna incidenza fino al90% della popolazione

anziana. Ne scaturirà una condizione di gran-de stress per il Sistema sanitario pubblico. Con-siderazioni etiche s'imporranno per continuarea curare adeguatamente le persone che real-mente lo necessitano e non possono permet-terselo». (I. SER.)

Cataratta, glaucoma e degenerazione maculare Allarme dal congresso degli oculisti presieduto da Buratto

Enzo Bonora

Luca Pani

Andrea Giaccari

Dirk Arnold