Periodico di lbere e approfondite informazioni Fondato ed edito da Carmine Gonnella [ D.O.B.2005] II Edizione N 12 Maggio 2015
L’ INFORMAZIONE E’ MEZZO DI APPROFONDIMENTO NON DI INDOTTRINAMENTO
CHI SIAMO Britalyca La Voce Alternativa, nasce nel 2005 da un idea di Carmine Gonnella residente italiano in Gran Bretagna. , questa e’ una seconda edizione
limitata a 200 copie cartacee a colori & bianco e nero di circa 16 pagine, con un formato Pdf telematico, spedito ad una vastissima mailist. Siamo online
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“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Siamo operatori dell’ informazione [ Citizen journalism ] non politicanti , analizziamo e approfondiamo la politica scientemente con metodo
imparziale e il politichese pressapochista da salotto e da giornalismo prezzolato non ci interessa in alcun modo“
Per le pubblicazioni e le pubblicita’ contattare l’ Editore
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Collaboratori: DALL’ ITALIA : Giorgio Brignola, Arnaldo De Porti, Maria Rosaria Longobardi, Doriana Goracci, Nino Bellinvia , Goffredo Plmerini
DALL’ ESTERO: Alfonso Del Guercio (Redazione), Carmine Gonnella (editore e fondatore) , Antonio Murabito e alla distribuzione e diffusione Ilario
Mario Ponzi.
: Il primo periodico cartaceo pellegrino, preghiamo cortesemente i lettori di inoltrarlo a parenti e amici dopo averlo letto.
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Calabritto e dintorni
11
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EPPUR NON SI MUOVE Eppur... basterebbe una leggina che vieti ai partiti di candidare coloro
indagati, imputati e condannati e cancellare le Giunte delle Elezioni.
Elezioni
regionali 2015, Antimafia indaga:
“Diremo chi sono gli
impresentabili” Rosy Bindi’ :” Se si dice che nelle liste
ci sono impresentabili, si deve anche
dire ai cittadini che gli impresentabili-
non vanno votati“
Pagina 2
Enzo Apicella
...un giorno nella vita...
un qualcosa che sfugge fra le
dita...tutto cio' che accade
intorno...
dalle cose a noi piu' vicine a
quello che capita in giro per
il mondo...
certo a nessuno toglie il sonno...se
non ci tocca nel profondo...
e' soltanto cronaca,come leggere un
giornale...da un incidente stradale...
a un volto noto che e' morto o si e'
sentito male...
per una catastrofe dall'altra parte
dell'emisfero...
corrisponde una vittoria della squadra
di cui si va fiero...
questa e' la vita,questo e' il mondo...
tutto quello che ci accade
intorno...mentre affrontiamo questo
viaggio senza ritorno.. Antonio Murabito (tratto da .augh!!!! )
Aforismi FARE DEL
SARCASMO E' COME LANCIARE UN
SASSO NELLA MISCHIA PER SCO-
PRIRE LA CODA DI PAGLIA [cg]
LA DIFFERENZA TRA LA
SOLIDARIETA' E LA CARITA' E' CHE
NEL PRIMO CASO SI DA SENZA
RICEVERE, NEL SECONDO SI DA
SOLO SE SI RICEVE [cg]
DALL’ ITALIA, DALL’ ESTERO
Giorgio Brignola pagina 4
1. IL VOTO
2. LA PROPOSTA
3 . L'ECONOMIA CHE NON C'E'
Con l’ Italicum Matteo Renzi sta cambiando solo la faccia della politica ma non l’a sua anima !
Niente da esplicare, va semplicemente detto che il voto segreto lo si mette quando si vuole passare una legge, senza che il popolino sappia chi l' abbia
votata.......
(il tutto a pagina 3)
CRONACA ....................................................................................Doriana Goracci
Storia di un amore: un cane, un
uomo e il mare a Falconara
CRONACA
Storia di un amore: un cane,
un uomo e il
mare a Falconara
Doriana Goracci
Ultima pagina
Napoli, spara
all'impazzata
dal balcone: 4
morti e 6 feriti
A 12 anni colpita da
coetaneo per
crocifisso al collo
Pagina 10
Si chiamava Leonardo Mangiaterra e aveva 64
anni quando ha lasciato questa terra,il Club
Nautico Falconara e il suo amato cane di
nome Kyra.
Ho parlato per telefono con il presidente
Guido Armeni del Club Nautico Falconara e
mi ha raccontato di questa splendida persona
che faceva il magazziniere, inseparabile dal
suo cane femmina di nome Kyra, meticcio di 9
anni.
Aveva chiesto a lui il permesso, accordato con
affetto e rispetto, di poter trascorrere il tempo
invernale sotto il pergolato con Kyra, intanto
faceva trovare la spiaggia pulita dai rifiuti che
porta il mare e non li sceglie... Purtroppo Leo-
nardo Mangiaterra è morto all'improvviso per
un infarto e per quanto abbia cercato aiuto
chiamando il 118, l'hanno trovato senza vita
vicino al suo cane e per Kyra non c'è stata
pace, pace la trova quando torna sulla spiag-
gia, tutti i giorni, sperando di ritrovare il
padrone morto il 19 aprile scorso.
La storia è emersa quando anche il sindaco,
Goffredo Brandoni, ha chiesto una deroga per
consentire a Kyra di accedere alla spiaggia, per
tutta l’estate. «Dal 15 maggio al 15 settembre -
ha detto il presidente del club nautico, Guido
Armeni - per i cani c'è il divieto di frequentare
la spiaggia. Qui le siamo tutti affezionati.
Chiediamo al Comune e agli enti competenti
di concedere una proroga per consentire a
Kyra di rimanere con noi».L' Autorità Portuale
di Ancona, grazie al pronto intervento del sin-
daco Goffredo Brandoni, ha rilasciato un per-
messo speciale che tenesse lontani multe e
accalappiacani, spiegando che «in un momento
in cui le istituzioni non riescono a dare risposta
a tanti drammatici problemi, non possono ve-
nire meno persino la sensibilità, i sentimenti,
la vicinanza».Da ultimo, un altro Amico spe-
ciale Kyra l'ha trovato in Massimo Leti, istrut-
tore di windsurf del Club Nautico Falconara
che l'ha salvata dal rientro altrimenti inevita-
bile in canile.
Guido Armeni mi ha detto che stanno aspet-
tando di far adottare Kyra da una famiglia, e
desiderano sia di Falconara, per consentire a
Kyra di tornare al mare magari con i nuovi
proprietari... Kyra era stata presa con tanto
amore, ricambiato, da un canile del posto.
Come ha scritto Daniel Pennac: "Uno crede di
portare fuori il cane a fare pipì a mezzogiorno
e sera. Grave errore: sono i cani che ci invitano
due volte al giorno alla meditazione".
Non ho nulla da aggiungere ma solo da condi-
videre questa storia meravigliosa che apre il
cuore e nuovi orizzonti.
p.s. Leonardo Mangiaterra era nato il 06-11-
1950 ad Ancona ed è morto il 19-04-2015 a
Falconara Marittima, faccio questa precisazi-
one perchè la stampa ha commesso senza vol-
ere, degli errori di omonimia.
Il primo Maggio dimenticato
200MILA CLANDESTINI A TARANTO
PER TV E GIORNALISMO DI STATO...
A Bologna concerto 1 maggio con Finardi
Pagina 5
COMUNICATI STAMPA
Goffredo Palmerini
PRIMO PELO Pagina 9
CULTURA & SOCIETA’
Consegna delle Chiavi della Città alla
Madonna della Scala” A ura di Nino Bellinvia A pagine 6/7
Expo 2015 bocciato dal Guardian
"Un folle collage di tende
ondulate". Che lascia debiti e
infrastrutture abbandonate
Pagina 8
Elezioni regionali 2015, Antimafia indaga: “Diremo chi sono gli impresentabili”
La Commissione parlamentare esaminerà il background dei candidati al centro delle polemiche per
stabilire se sono inquisiti, se hanno contiguità con ambienti fascisti o malavitosi e se e quante volte hanno
cambiato casacca. I risultati saranno resi noti prima del 31 maggio. La presidente Rosy Bindi: "La poli-
tica deve darsi un codice di comportamento più stringente, che non faccia riferimento agli atti giudiziari"
2 11LocalNews Calabritto e dintorni
Frischariedrhi Un piatto tipico dei poveri di altri tempi, che consiglierei anche
ai poveri di oggi e di domani
Di solito veniva condito cu la poluva ru pupini, aglio fritto e
pecorino. ( ringraziamo Carmine Castagno per la foto)
Calabritto e Frigento
Nuovi tagli ai Giudici di pace,
ma il Ministero proroga il
termine per il salvataggio
Gli enti locali devono fare istanza
entro il 30 luglio, accollandosi le
spese di dipendenti e struttura. Ma
nove riaperti nel 2014 già chiudono
Un passo avanti e due indietro. il Ministero della Giustizia continua a tagliare gli uffici del giudici di pace, ma proroga a luglio il termine per chiederne la riapertura. Le sedi, infatti, possono essere ”resuscitati” dai Comuni, i quali però devono sobbarcarsi tutte le spese, dai dipendenti fino all’immobile e le relative bollette. Unica esclusa, lo stipendio del giudice di pace. Le richieste di salvataggio accolte nel 2014 dal Dicastero erano state 285. A meno di sei mesi di distanza, però, su alcune di quelle riaperte si è abbattuta di nuovo la scure ministeriale. Da oggi, non potranno più accettare nuove controversie di Giudici di pace di Tremoli (Campobasso), Langhirano (Parma), Cariati, San Sosti e Spezzano Albanese (Cosenza), Abbadia San Salvatore (Siena), Calabritto e Frigento (Avellino) e Portici (Napoli). La ragione: gli enti locali che avevano accettato di farsene carico hanno comunicato di non avere
più i fondi per mantenerli. Nel 2012 il Governo Monti aveva chiuso ben 667 uffici - quasi una su cinque - nel pro-gramma di riassetto della geografia giudiziaria, che ha portato alla soppressione anche di 31 sedi di tribunale e di tutte le 220 sedi distac-cate. Il Ministero di via Arenula ha fornito nuove direttive agli enti locali per poter ripristinare le sedi soppresse, differendo il termine per la presentazione al 30 luglio. Non basta una semplice richiesta, però. I Comuni dovranno specificare l’impegno di spesa, il personale che verrà messo a dis-posizione, dove si troverà la sede. Il Ministero, poi, si riserva di valutare la richiesta entro feb-braio 2016. Cortesia de Lu Bannaiuolu
Avellino: il pm chiede una pena
di otto anniper Iannace, il chi-
rurgo candidato con De Luca
AVELLINO - Nove richieste di con-
danna. È terminata così la requisito-ria dei pubblici ministeri al termine dell’arringa finale del processo Wel-fare, che vedeva imputate diciotto persone tra dirigenti, medici, infer-mieri e pazienti della Città Osped-aliera «Moscati». I sostituti procura-tori Maria Teresa Venezia e Roberto Patscot, assistiti in udienza dal pro-curatore capo Rosario Cantelmo, hanno chiesto otto anni di reclusione per Francesco Caracciolo, ex pri-mario di chirurgia del nosocomio Mo-scati, e altrettanti per Carlo Iannace, dirigente medico e direttore della Breast Unit della città ospedaliera, attualmente impegnato nella cam-pagna elettorale per le regionali come candidato nella lista «De Luca Presidente»
La sentenza è pre-vista per settembre. Nell’attesa Iannace è chiamato a vivere settimane particolari, visto l’impegno nella campagna elettorale che, come confer-mato da lui, non si fermerà, tanto che già oggi pomeriggio sarà impegnato a Montella
(alle 16) e Volturara (18). «Ho appreso della richiesta avanzata dai pm del tribunale di Avellino nel processo che vede coinvolto me ed altri profession-isti che prestano la propria opera nelle corsie dell'azienda ospedaliera «Moscati» di Avellino. Per quanto mi riguarda nutro piena e totale fiducia nella magistratura - dice il chirurgo - e sono sicuro che alla fine riuscirò a dimostrare l'infondatezza delle accuse che mi vengono mosse. Per quanto mi riguarda sono tranquillo come uomo e come professionista. Ho sempre op-erato solo nell'esclusivo interesse dei pazienti e dell'azienda ospedaliera. Ancora una volta ribadisco la mia pi-ena fiducia nell'operato dei magistrati e sono certo che si arriverà alla verità dei fatti». Da il Mattino
Un’indagine interna sugli
“impresentabili“, quei candidati
alle elezioni regionali del 31
maggio i cui nomi riempiono da
settimane le pagine politiche dei
giornali. E’ stata avviata, scrive
i l C o r r i e r e d e l l a S e r a ,
dalla Commissione Parlamentare
Antimafia, che esaminerà il back-
ground dei candidati più citati per
stabilire se sono inquisiti, se hanno
contiguità con ambienti fascisti o
malavitosi e se e quante volte
hanno cambiato casacca nel corso
della loro carriera politica. Lo
scopo: fornire agli elettori un
vademecum che consenta di distin-
guere in modo netto tra i candidati
puliti e quelli che se venissero
eletti porterebbero con sé nei pa-
lazzi delle istituzioni ombre e so-
spetti sul proprio operato e sulle
proprie frequentazioni. I risultati
saranno resi noti prima del voto e
la “selezione” dei nomi sarà fatta
attenendosi ai dettami del codice
di autoregolamentazione, che
l ’Ant i maf i a ha approva to
all’unanimità il 23 settembre
2014.
“Il garantismo è un grande valore –
ha spiegato Rosy Bindi, presidente
della Commissione ieri alla presen-
tazione dellaEnciclopedia delle
Mafie al Senato – ma la politica
deve essere molto più rigorosa e
darsi un codice di comportamento
più stringente, che non faccia
riferimento agli atti giudiziari”.
Tradotto: dovrebbero essere i par-
titi a selezionare meglio la pro-
pria classe dirigente e a non
basare la scelta dei propri candidati
sul mero computo dei voti che
questi ultimi sono in grado di por-
tare in dote alle liste, né aspettare
che sia la giustizia a fare il proprio
corso prima di scegliere un candi-
dato. “Se si dice che nelle liste ci
sono impresentabili, si deve anche
dire ai cittadini che gli impresent-
abilinon vanno votati“, ha detto
ancora la Bindi.
La questione agita le acque
nel Partito Democratico. In Cam-
pania “alcuni candidati mi im-
barazzano – ammetteva lo stes-
soMatteo Renzi il 12 maggio – ma
le liste del Pd sono pulite. Alcune
l i s t e che so s t engo no De
Luca (Vincenzo De Luca, ex sin-
daco di Salerno, candidato dem in
Campania, ndr) hanno candidati
che non voterei nemmeno
costretto, ma il Pd ha candidato i
seri e puliti”, ha detto il premier
che oggi è tornato sull’argomento:
“Il Pd non ha candidati impresent-
abili alle regionali, anche in Cam-
pania. Ci sono alcune liste con
candidati impresentabili, che avrei
francamente evitato di mettere. Ma
sul Pd sono pronto alla prova del
nove e allo scanner”.
“Forse sulle candidature” in Cam-
pania “non abbiamo vigilato con la
sufficiente capacità”, spiegava
giovedì Lorenzo Guerini, vice-
segretario nazionale del Pd. “Pur
non generalizzando, una rifles-
sione sulle liste civiche va fatta:
in molti casi sono il simbolo di-
pacchetti di voti e non quello
della presenza partecipativa della
società civile”, aggiunge Guerini.
“In Campania – conclude- si
tratta di fenomeni isolati. Ma non
siamo stati capaci di svolgere
fino in fondo il nostro ruolo di
attenzione verso le altre liste”.
La differenza è tutta qui: non è
detto che una candidatura legit-
tima sotto il profilo legale e for-
male lo sia anche sotto il punto di
vista dell’opportunità: “Nei par-
titi si conoscono le persone e
le storie, soprattutto nelle realtà
loca l i – sp iegava i l 9
maggio Rosaria Capacchione,
giornalista e sentrice del Pd, in
una conferenza stampa sulla cam-
pagna elettorale per le regionali
in Campania – e quindi si può
comprendere che una certa candi-
datura può essereinoppor-
tuna anche se legalmente a
posto”.
ROSY BINDI : “Se si dice che nelle liste ci sono impresentabili, si deve anche dire ai cittadini che
gli impresentabili non vanno votati“ E’ come dire al bambino di non mangiare la
marmellata dopo aver gia’ mangiata. Ecco perche’ a nostro modesto avviso, occorre una
leggina che vieti ai partiti di candidare coloro indagati, imputati e condannati e cancellare
le Giunte delle Elezioni
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L' ITALICUM E' LEGGE DELLO STATO, PASSATA
DAL REGOLAMENTO E NON DA UN PARLAMENTO
COSTITUZIONALE
Niente da esplicare, va semplice-mente detto che il voto segreto lo si mette quando si vuole passare una legge, senza che il popolino sappia chi l' abbia votata, perche' come sappiamo (o dovreste ) il voto segreto, come la questione di fiducia, non fanno parte dei det-tami costituzionali. Detto cio', ora si applichi la Costituzione e le op-posizioni iniziassero a raccogliere le firme per un referendun abroga-tivo, invece di aventini o sperare in un miracolo come l' intervento del Capo dello Stato o la Corte Costi-tuzionale
IL LEGISLATORE ITALIANO,
HA AVUTO E HA ANCORA PAURA DELLA DEMOCRAZIA
PARTECIPATIVA E DIRETTA E NON DELLA
RAPPRESENTATIVA
"Una democrazia rappresentativa
la si puo' cancellare solo abolendo il voto, mentre quella partecipativa e diretta basta ignorarla o far cre-dere al popolo che sia dannosa per il bene della Nazione. Poi basta dire:” C’e’ lo chiede il popolo, per limitarla ulteriolmente, come sta avvenendo ancora oggi. La prova n'e' l' Italicum e il mono-cameralismo imperfetto. Badate bene che l' attuale legislatore che (per il bene del Paese) chia-meremo Matteo, ancora una volta in modo truffaldino sta cercando ulteriolmente di allontanare il citta-dino dal concorrere con metodo democratico e diretto, alla vita sociopolitica del Paese. Che poi’, guardando indietro, quante volte i “vostri” politici vi hanno consigliato di andare al mare invece di partecipare ai ref-erendum abrogativi ? Quante volte
un iniziativa legislativa popolare, invece di avere lo stesso iter-parlamentare legislativo (come Costituzione narra art. 71), e’ ri-masta negli archivi delle commis-sioni per tutta una legislatura e oltre? Quanti onesti cittadini tramite petizioni, hanno chiesto dei prov-vedimneti legislativi o espimere comuni necessita’ (art.Cost.50) per poi vederle copiate ad hoc e a proprio uso e consumo. Facciamo presente che le petizioni una volte assegnate alle commissioni com-petente sono alla merce’ di tutti I parlamentari da destra e manca indebitamente. ? Questi sono tutti sintomi che vanno oltre la casta e l’ autoregolamen-tazione della politica, questa e’ paura della democrazia partecipa-tiva e diretta. Lo vediamo ancora oggi con l’ Italicum. Tutti sappiamo che il voto in Costituzione e’ a suf-fragio universale diretto, libero ed eguale, eppure sempre nel nome del popolo, Matteo alle prossime elezioni, continuera’ a nominare I suoi parlamentari e non saranno scelti liberamente, il voto non sara’ piu’ eguale con il premio di maggio-ranza, con le candidature multiple non sara’ piu’ personale perche’ non piu’ territoriali. Quel che piu’ mi sorprende non e’ tanto il legislatore truffaldino, ma un popolo assente se non addirittura in stato coma-toso !
IL VERO PADRE DELL’
ITALICUM E’ SERGIO
MATTARELLA
Se L’ attuale Presidente della Re-pubblica nel 93 non avesse opzi-onato per un sistema elettorale misto ( 75% uninominale e 25% proporzionale con liste bloccate) ma avesse invece accolto la voce del popolo sovrano, oggi non staremmo qui a parlare di ulterior sistemi misti, inefficaci e anti-
democratici. Vorrei far presente agli “assenti” che l’ unica differenza che c’e’ tra tra il proporzionale secco e l’ uni-nomimale maggioriratio, e’ che nel proporzionale con preferenze plurime il cittadino ha piu’ scelte, ossia e’ libero di votare un uomo, una donna, un giovane o chic-chessia,(pluralismo) mentre nel maggioritario uninominale e’ sem-pre il partito, direttamente o indi-rettamente che decide chi portarsi in parlamento ( partitocrazia) Credo inoltre che, per colpa del suo sistema misto originale , ab-biamo avuto un ventennio di stag-nazioni e conflitti istituzionali, parlamentari e legislative. .Sergio Mattarella ( l’ attuale Capo dello Stato, volute e votato solo dalla maggioranza di governo) non ha posto solo la firma su di una legge elettorale, ma molto prob-abilmente ci ha “indirizzati” verso un futuro piu’ ambiguo di quelllo berlusconiano.
LA FORMA REPUBBLI-CANA E’ PLURALISTA
“Matteo Renzi, (o chi per lui) non
sta solo cambiare la Costituzione ma anche la forma repubblicana, da pluralista ad assolutista.” Mi spiego, per I meno addetti: Nessun articolo o comma della Costituzione, prevede che la sera dopo le elezioni si deve avere la certezza di chi governera’, ma semplicemente di chi formera’ il governo Questo avviene in tutte le democrazie moderne parla-mentari. In quelle maggiortarie e bipartitiche, puo’ accadere che un partito non raggiunge la maggio-ranza assoluta e occorre riparare con un governo di coalizione Puo’ accadere anche in quelle presi-denziale in Americana come tutti sappiamo si puo’ avere un am-mistrazione di un colore e le cam-era di un altro. Si chiama de-mocrazia pluralista, o se vogliamo dell’ alternanza. Anche il Costituente repubbli-cano italiano ( chiamarli padri costituenti e’ oramai un insulto al loro di culto) opziono’ per una democrazia pluralista, con il voto a suffragio universale, diretto, libero ed eguale, il bicameralismo paritario, con due sistemi elet-torali diversi per eleggere le cam-era. Il tutto sotto il controllo del
Parlamento, primo organo di ga-ranzie istituzionali. Con il mono-cameralismo imperfetto iniziato con l’ Italicum, si porra’ fine alla democrazia rappresentativa e pluralista, ergo la forma repubbli-cana, passera’ da pluralista ad assolutista, diversamente detto, il ritorno allo Statuto Albertino. Per noi popolo c’e’ una sola certezza, la democrazia partecipativa restera’ inallerata. Chi vivra vedra’
IL QUIRINALE NON E’ MAI STATO ORGANO DI
GARANZIA LEGISLATIVA
Nel nostro stato di diritto, per bi-lanciare I poteri legislativI, la Cosi-tuzione italiana del 1948 dava al Capo dello Stato il compito di (1) Autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo. (2) Prom-ulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regola-menti. (3) prima di promulgare la legge, può con messaggio moti-vato alle Camere chiedere, con messaggio motivato una nuova deliberazione, prima di promul-gare le leggi. Ovviamente se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgate. Che io ricordi ( a dif-ferenza di qualche eccezione) tutti i presidenti che si succeduti dal 1948, per “bilanciare le proprie poltrone”, e non causare troppi conflitti con il potere esecutivo, hanno proferito, fare finta di niente. Purtroppo io, ancora non ho visto o sentito una voce “bilanciata” di Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repub-blica italiana.
....ANCORA SENZA CULTO
‘’Cari cugini in Madre Patria, quando capirete che il male
assoluto repubblicano non e' la politica, bensi' la mancanza di
organi di garanzie istituzionalI e costituzionalI pragmatici, che in decenni con le loro deficienze hanno astacolato una reale
rivoluzione "culturale; in primis il Culto della Costituzione. ‘’
Al momento io cittadino italiano
dall' estero posso solo limitarmi a fare da "osservatore"
Colpita con un pugno alla schiena da un coeta-neo, perché al collo aveva una collanina con un crocifisso: è così che è finita all'ospedale, con una prognosi di 20 giorni, una dodicenne di Terni, studentessa di una scuola media della prima periferia cittadina. E' proprio all'uscita dall'istituto che, ieri mattina, è avvenuto l'episo-dio, in base a quanto hanno accertato i carabinieri, informati della vicenda dai genitori
della ragazzina. Quest'ultima stava uscendo dalla scuola mano per la mano con la mamma, quando sarebbe stata raggiunta dal coetaneo, un ragazzino di origine afri-cane, che prima di colpirla le avrebbe urlato alcune frasi di minaccia, intimandole di tog-liersi il crocifisso. E' stata la mamma della studentessa a bloccarlo, di fronte ad altri tes-timoni. La piccola è stata soc-corsa dal 118 e portata in ospedale, dove le è stata ris-contrata una contusione toracica. E' ancora sotto choc e avrebbe paura di tornare a
scuola. Nei confronti dello studente, minore di 14 anni e quindi non punibile, non sono stati presi provvedimenti, anche se i genitori della vittima si sarebbero riservati di sporgere querela. I carabinieri stanno svolgendo gli accertamenti con il massimo della cautela, anche per non interferire con le istituzioni sco-lastiche. Sembra che il ragazzino frequen-tasse la prima media dell'istituto da una
ventina di giorni, dopo essere arrivato in Italia per raggiungere il papà, che invece vive in zona da tempo. Non parlerebbe bene l'italiano e sempre secondo i carabinieri potrebbe aver ripetuto frasi sentite in un altro contesto, ma-gari in tv. Già da qualche giorno prima del fatto avrebbe preso di mira la compagna, insultan-dola e aggredendola. "E' un episodio molto grave, ma cerchiamo di non strumentalizzarlo" commenta l'assessore comunale alla Scuola, Carla Riccardi. Consid-erazioni analoghe dal vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese, secondo il quale "prima di ogni giudizio è necessario capire come real-mente sia avvenuto il fatto". Il presule lo de-finisce "un gesto certamente grave da stigma-tizzare, che non va però né ingigantito né mini-mizzato". Sulla vicenda non sono mancate le reazioni politiche: "Il ragazzino, e i suoi parenti, vengano rispediti al loro Paese!!! Che bella integrazione..." è il commento postato su face-book dal segretario della Lega Matteo Salvini. "A casa nostra neanche i nostri figli sono più al sicuro rispetto all'intolleranza di chi pensa di venire in Italia e imporci la propria ideologia", ha scritto invece sullo stesso social network la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni
. ( ANSA)
LA POLITICA E' IL MEZZO NON IL FINE "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale."
L' articolo 49 insieme al 50, 71, 75 e il 134/138 della Costituzione italiana stanno alle fondamenta della democrazia partecipativa, articoli che in decenni non sono mai stati presi molto in considerazi-one ne' dal legislatore, tanto meno i cittadini. Badate bene ( e lo dico come cultore) che il Costituente mette prima la libera associazione e poi la politica nazionale, ossia prima il cittadino e poi i partiti e la
politica. La politica e' il mezzo non il fine !
LA CATTIVERIA UMANA E’ INCONSCIA IN OGNUNO DI NOI, EMERGE NEI CAMBIAMENTI ESISTENZIALI, PRIMO SEGNALE : L’ INTOLLERANZA [cg]
NON TORTURATE I VOSTRI FIGLI INDOTTRINANDOLI CON DEI CONCETTI INCOMPRENSIBILI PERSINO A VOI
STESSI Le religioni sono tante realta' concettuali personale e' non verita', l' "insegnamento" andrebbe abolito nella scuola
dell'obbligo, potrebbero nuocere al minori.....
Si è arreso alle forze dell'ordine l'uomo che sparando dal balcone di un appartamento in via Napoli a Capodimonte nel quartiere di Sec-ondigliano haucciso 4 persone, tra cui un tenente della polizia municipale di Napoli, suo vicino di casa Ci sono anche 6 feriti tra cui due poliziotti, un carabiniere, un agente della Polizia Municipale, che versa in gravi condizioni, e un passante che si trovava a bordo di uno scooter proprio in quel momento. L'infermiere di 48 anni, Giulio Murolo, dopo una lite per il filo dei panni stesi, ha sparato al fratello di 52 anni e alla cognata di 50, uccidendoli nel ballatoio del cortile interno del palazzo, continuando poi a colpire in direzione della strada dal balcone del suo appartamento. Il fucile a pompa usato per
uccidere era legalmente detenuto. Il fratello ha tentato di fermare l'uomo intimandogli di smet-tere di sparare, ma è stato freddato dal 48enne con un colpo esploso dal fucile a pompa.
Il 48enne, forse in un momento di lucidità, ha telefonato al 113: "Sono io quello che sta facendo il macello", ha detto all'operatore che con prontezza ha tenuto l'uomo al telefono per circa 40 minuti, cercando di convincerlo a rinunciare ai suoi propositi. Dopo la lunga con-versazione è riuscito a convincerlo a conseg-narsi, disarmato e senza maglia: è così che si è presentato alle forze dell'ordine quando ha aperto la porta al dirigente del commissariato di Scampia e si è lasciato catturare. L'uomo ha anche rischiato il linciaggio quando è stato por-tato fuori dalla sua abitazione per essere con-dotto in Questura Non sarebbe stato in cura per problemi psi-chici o malattie pregresse e non è sposato l'uomo che a Napoli ha sparato all'impazzata dal suo balcone. "Stiamo cercando con grande difficoltà a dare una spiegazione razionale a una vicenda che di razionale non ha niente", ha detto il questore di Napoli Guido Marino.
A quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi,
Matteo Renzi ha chiamato il sindaco Luigi De Magistris per avere notizie sulla sparatoria di Napoli ed esprimergli il suo cordoglio e la sua solidarietà. Saltati, ovviamente, gli appunta-menti del premier previsti per domani a Napoli. Era in programma l'inaugurazione della stazi-one Municipio della linea 1 della metropolitana.
Il sindaco di Napoli ha proclamato il lutto citta-dino da domani fino ai funerali delle vittime. "Stiamo seguendo da alcune ore l'accaduto, si tratta di una tragedia immane che colpisce la città e il Comune di Napoli. Siamo sconvolti" dichiara il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. "Esprimo la vicinanza e la massima solidarietà ai familiari delle vittime - aggiunge de Magistris - e a chi ogni giorno opera in condizioni compli-cate per strada ed ha cercato di intervenire per salvare altre vite umane" .
"Sono vicino alle famiglie delle vittime e dei feriti e ai nostri uomini in divisa rimasti coinvolti oggi nella sparatoria a #Napoli" twitta il ministro dell'Interno Angelino Alfano. adnkronos
Napoli, spara all'impazzata dal balcone: 4 morti e 6
feriti
A 12 anni colpita da coetaneo per crocifisso al collo
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. Dall’ Italia e dall’ Esteo Giorgio Brignola
Oggi si usa un’espressione molto
diffusa: “di primo pelo”, per dire
“giovane”, “nuovo del mestiere”.
L’espressione, infatti, nella pratica
comunicativa proprio questo sig-
nifica; anche se il pelo o la barba
incipiente dell’adolescente non
c’entrano proprio niente.
Se quando si parla di “primo
pelo” ci si riferisce al “giovane” o
al “principiante”, lo è solo per
traslato, cioè per via di metafora.
Si dice di una cosa ma ci si
riferisce ad un’altra. È questa la
metafora. Parola sinonimo di tra-
slato.
[Le due parole sono – esattamente
– dei “calchi”, cioè una è la copia
dell’altra, dal punto di vista della
loro struttura morfo-semantica.
Traslato viene dal latino (trans +
latum; “latum” è il participio del
verbo fero [portare] e significa:
portato. Traslato, perciò, è portato
da una parte all’altra, portato di là.
Quindi: trasportato, trasferito.
Metafora è_.....
_i_n_v_e_c_e_ _d_i_
_o_r_i_g_i_n_e_ _g_r_e_c_a_ _
(_m_e_t_à_ _+_ _p_h_o_r_é_M_)
_ _e_ _s_i_g_n_i_f_i_c_a_ _l_a_
_s_t_e_s_s_a_ _c_o_s_a_:_
_t_r_a_s_p_o_r_t_a_t_o_._
_I_l_ _s_i_g_n_i_f_i_c_a_t_o_
_d_e_l_l_a_ _p_a_r_o_l_a_
_c_h_e_ _s_i_ _d_i_c_e_,_
_i_n_f_a_t_t_i_,_ _d_i_ _u_n_a_
_d_e_t_e_r_m_i_n_a_t_a_
_s_f_e_r_a_
_l_e_s_s_i_c_a_l_e_,_ _è_
_t_r_a_s_p_o_r_t_a_t_o_
_a_l_l_a_ _p_a_r_o_l_a_ _c_h_e_
_c_o_n_t_e_m_p_o_r_a_n_e_a_m_
e_n_t_e_ _s_i_ _p_e_n_s_a_ _e_
_v_i_ _s_i_ _a_l_l_u_d_e_ _d_i_
_u_n_a_ _b_en ...._
di_DIversa sfera lessicale, proprio
come indicato nella definizione di
metafora. Il parlante che usa una
determinata parola sposta, o in ma-
niera autonoma ed originale, op-
pure, appoggiandosi ad una con-
venzione già esistente tra i parlanti,
il significato ad un diverso refer-
ente che normalmente verrebbe
indicato con un’altra parola
(appartenente perciò ad una diversa
sfera lessicale). La definizione della
metafora, a parte la prolissità del
mio parlare e le molte ridondanze,
così come l’ho formulata, mi pare
chiara e completa, e – spero – suffi-
cientemente comprensibile. Ele-
menti di ulteriore chiarimento ci
saranno forniti dall’esame della
espressione che stiamo esaminando,
quindi dalle argomentazioni che
seguiranno.]
Se il pelo di cui si parla qui fosse
veramente il pelo della barba o altra
peluria adolescenziale (come si è
portati a credere; e come certa-
mente lo è per chi usa la lingua in
maniera poco trasparente), il sig-
nificato di “primo pelo” passando
all’adolescente che comincia a
sperimentare la comparsa e la cre-
scita della barba, andrebbe a sig-
nificare ugualmente “giovane” o
“giovanile”, e ci troveremmo nella
stessa sfera lessicale (quella della
gioventù).
[Ma anche in questo caso pot-
remmo parlare di una “mezza-
metafora” in quanto parleremmo
del pelo per indicare la persona a
cui il pelo appartiene: anche
questo tipo di comportamento è
un modo di esprimersi “per meta-
fora”. Solo che in questo caso data
la vicinanza delle due sfere lessi-
cali, la retorica definisce questo
processo come metonimia].
Però si dà il caso che il nostro
“pelo”, quello della espressione da
cui siamo partiti e che usiamo
abitualmente, non è il pelo
anatomico della specie umana (al
quale i più sono portati a pensare),
il quale, se riferito alla barba, in-
dicherebbe l’individuo maschio
adulto. O anche, se riferito ad
altro pelo, potrebbe indicare la
pubertà e perciò si potrebbe appli-
care sia al maschio che alla fem-
mina, nella sua fioritura preado-
lescenziale.
Il “pelo”, di cui si parla, vera-
mente (e qui entra la semantica
storica), è il “pilum” dei Romani,
cioè il giavellotto, una specie di
lancia corta che faceva parte della
dotazione del soldato. È solo un
caso che anch’esso sia riferito
all’uomo, maschio, adulto. In
questo caso – è il caso di dirlo –
qui si tratta di un dato di cultura,
non di un dato di natura. Perché
esso è esclusivo del soldato.
I R o m a n i c h i a m a v a n o
“primipìlus” il soldato di prima
fila, o il comandante di una unità
militare, com’era il centurione.
Ma non è escluso neppure che con
questa espressione si potesse indi-
care il soldato appena arruolato;
“alle prime armi”, si direbbe oggi,
come se i Romani avessero detto
al “primo giavellotto”. In latino:
“primipìlus”. E allora, solo per
puro caso le due espressioni,
quella antica e quella moderna,
quella trasparente e quella ancora
opaca per molte persone, coinci-
dono.
Ma se ci riferiamo a come usa
Cesare, o altri autori, la parola
“primipìlus” (per il quale essa
significa il “centurione del primo
manipolo dei triarii”, cioè i veter-
ani con tre lustri di anzianità – e
perciò alla ferma, che era anche
l’ultima – costui non sarà stato poi
così giovane essendo egli il co-
mandante dei più anziani, quindi
anziano egli stesso.
A conclusione di questa nostra
conversazione possiamo notare
come oggi la recuperata tras-
parenza della lingua rischia di
stravolgere completamente il sig-
nificato usuale dell’espressione,
consolidato da un equivoco.
Comunque resta il fatto che è
sempre meglio saperle le cose,
che non saperle. Conoscere è me-
glio di non-conoscere.
Da Goffredo Palmerini
PRIMO PELO di Luigi Casale
IL VOTO
Ci sembra opportuno analizzare, se pure a grandi linee, il progetto più attendibile su come sarà strut-turata l’Italia politica dopo il varo dell’”Italicum”. Sempre che il Par-lamento approvi la nuova norma-tiva sul voto. La Camera avrà il compito d’eser-citare il Potere Legislativo. Il Senato terrà funzioni di garanzia. Come a scrivere che i due rami del Parlamento coesisteranno anche se con funzioni ben dis-tinte. (Sistema legislativo mono-camerale). I Deputati saranno eletti con un impianto maggioritario “corretto”. Cioè 2/3 col sistema uninominale e 1/3 sarà “pescato”, forse, tra i primi non eletti. Qualche perples-sità. Invece, sul “premio” di maggioranza. Per i Senatori, il meccanismo è ancora da affron-tare. Eliminata la figura dei Sena-tori a vita (iniziativa che condi-vidiamo). Com’è possibile rilevare, la ges-tione politica dovrebbe mutare nell’ottica di un organismo Mono-camerale. Le Regioni, tutte a statuto ordinario, avranno in Par-lamento un ruolo giuridico/amministrativo tutto da codificare. Intanto, sarebbe interessante conoscere quale sarà il destino dei Deputati previsti nella Circo-scrizione Estero. Se saranno mantenuti, il meccanismo della loro elezione dovrebbe cambiare. Ma come? Con l’attuale sistema, la rappre-sentatività è garantita in tutte le quattro ripartizioni geografiche (Europa, America Settentrionale e Centrale, America Meridionale, Africa, Asia Oceania). Con un Parlamento monocamerale, sarà sempre possibile esprimere le proprie preferenze nella rispettiva ripartizione geografica di resi-denza? L’interrogativo che si pone non ha, allo stato attuale, verosim-ile risposta. Tornando alla Circoscrizione Es-tero suddivisa, appunto, nelle quattro ripartizioni Geografiche delle quali abbiamo scritto, anche il meccanismo di computo delle p re fe renze e le t to ra l i non armonizzerebbe con quello della nuova Camera. Rammentiamo, infatti, che ogni Ripartizione Geografica ha diritto a eleggere un Deputato. Mentre
gli altri seggi (per un totale di 8 Deputati) sono distribuiti tra le varie ripartizioni geografiche in proporzione al numero di cittadini italiani ivi residenti. Un sistema che non potrebbe essere recepito con quello nazionale determinato a eliminare l’impianto maggiori-tario/proporzionale inviso a tutti. L’intento sarebbe, forse, quello d’eliminare la Circoscrizione Es-tero ed estendere il voto a candi-dati, residenti anche fuori dai con-fini del Bel Paese, iscritti però nelle Circoscrizioni Elettorali ital-iane d’origine. Il tempo, tra non molto, dovrebbe sciogliere tanti ragionevoli dubbi.
LA PROPOSTA
Tra i tanti problemi che interes-sano il Bel Paese, spicca anche quello della nostra Rappresenta-tività all’estero. Funzione che è svolta, a livello internazionale, dai Com.It.Es. (Comitati degli Italiani all’Estero). Recentemente rieletti. A livello nazione, dal CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Questo è quanto. Già da qualche tempo, però, abbiamo rilevato che non esiste più siner-gia tra “periferia” (Com.It.Es.) e “centro” (CGIE). Del resto, queste strutture hanno necessità di pro-fondi rinnovamenti. Quindi, resta ancora immutato quel cordone ombelicale che era nato per l’aggiornamento correlato alle problematiche che interes-sano la nostra Comunità nel mondo e gli Organismi politici e amministrativi nazionali. Ora, la necessità di un adeguamento s’è fatta evidente; anche se si stenta ad assumere delle posizioni uni-voche su come dovrebbe essere gestita la “Rappresentatività”, in Patria, dei Connazionali all’estero. Intanto, ci sarebbe da rivisitare i ruoli dei Com.It.Es. recentemente eletti; evidenziando alcune speci-fiche funzioni consultive che oggi proprio non sono né ipotizzate, né favorite. Anche il CGIE, struttura che rap-presenta gli italiani nel mondo presso il MAECI (Ministero degli Affari Esteri e Collaborazione In-ternazionale), ha palesato espres-sive mancanze. In buona sintesi, queste strutture dovrebbero essere aggiornate. Non tanto nelle
sigle, quanto nei contenuti. I Can-didati al CGIE dovrebbero essere unicamente italiani residenti all’estero. Nessuno di nomina governativa. Questo sul piano organizzativo generale. Nello specifico, ma lo scriviamo da anni, il CGIE potrebbe essere sostituito dall’Ufficio per le Politiche Sociali degli Italiani nel Mondo (UPSIM) struttura indipendente dal MAECI e di pertinenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il ruolo dei Membri UPSIM dovrebbe essere discusso da un’Assemblea plenaria straordi-naria, dopo la nomina provvisoria di un Comitato di Presidenza, affiancata da una Segreteria per i riscontri burocratici. L’UPSIM pot-rebbe avere i mezzi per esercitare un potere consultivo vincolante su tutti i provvedimenti discussi in Parlamento e coinvolgenti la nostra Comunità oltre frontiera. Proprio per evitare “interferenze” politiche, l’UPSIM risponderebbe, unicamente, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mentre i Com.It.Es., una volta riformati, potrebbero interagire su delega dei nostri Uffici consolari. Il tutto, ovviamente, tramite una legge quadro che in Parlamento giace nei meandri delle Commissioni. Queste, a grandi linee, la nostra proposta che i politici, volendolo, potrebbero dibattere senza, però, modificarne la proposta. Un ag-giornamento della rappresenta-tività correlata agli italiani nel mondo è necessario e concreta-mente possibile.
L'ECONOMIA
CHE NON C'E'
Si fa presto a scrivere d’economia e d’occupazione. In Italia l’ar-gomento è tanto delicato da non consentire più personali prese di posizione. Intanto, in ogni caso andranno le cose, il futuro del Paese appare stabilito. Questa è la linea di chi ha imbastito una politica atipica, e, comunque, im-postata su una linea che disori-enta gli italiani. In questa Terza Repubblica, la selva dei partiti
nazionali è intricata e non si riesce a ben capire dove finisca l’area “ m o d e r a t a ” d a q u e l l a “progressista”. Nell’arcobaleno di colori politici, spicca solo una tinta “neutra” che ha spiazzato tutti favorendo, forse, chi crede alle promesse di Pinoc-chio. Anche se le bugie, fortunata-mente, hanno il naso lungo e si vedono bene. Nella strada della politica italiana non mancano le “croci”. Sono quelle degli italiani che non hanno ancora deciso come partecipare ai destini d’Italia. Se la confusione politica è una delle maggiori colpe che ri-conosciamo al sistema, non ci sen-tiamo di giustificare chi crede nel “rinnovamento” portandoci alle “corde” dell’economia mondiale. La Penisola ha bisogno non solo d’uo-mini “nuovi”, ma di proposte per-corribili totalmente differenti da quelle che ci hanno propinato sino ad ora. Gli arrivismi personali non ci porteranno lontano. Con quest’an-dazzo, i problemi vitali del Paese sono solo posticipati. Di fatto, non saranno sanati. Perché è il sistema che non lo consente. Bisogna cam-biarlo. Nel deserto d’iniziative poli-tiche di questo Millennio, c'era poco da sperare. Dietro la scusa di “curare” l’economia nazionale, resta la strategia di chi è solo ca-pace di tirare il sasso e nas-condere il braccio. Prima di pren-dere una nostra posizione, c’ab-biamo pensato a lungo. Per la prima volta, la politica ha fatto un vero e proprio passo avanti. Prima impensabile. Né Destra, né Centro, né Sinistra. Solo una Maggioranza per evitare guai maggiori. Quando si vuole girare pagina, gli inizi, non sempre, evidenziano le finalità. Renzi non ci ha ancora convinto perché resta “figlio” del sistema che ha giochi di potere da tutelare. Non solo nel suo Partito. L’importante sarebbe, ora, entrare nel sistema per proporre i cambia-menti che, più che necessari, sono indispensabili. Lo scriviamo con molta obiettività perché, per la prima volta, sentiamo l’inutilità di tanti partiti nazionali. Proprio quelli che ci hanno portato lungo una via che potrebbe essere senza ritorno. Entro l’anno, dovrebbe iniziare la metamorfosi del nostro Potere Legislativo. Si preporranno nuove norme per ridare stabilità politica al Bel Paese. Potrà sembrare strano, ma non lo è: la nuova Italia potrà anche dipendere dai risultati che andranno a maturare in questi mesi del 2015. Il Presidente del Consiglio avrà necessità di far conto su chi ritiene “alleato”. Di fatto, quindi, non ci sentiamo rin-francati. Perché il Partito Democ-ratico (PD) ha svelato le “correnti”. Una delle tante realtà delle quali l’Italia non aveva proprio bisogno.
"Un folle
collage di
tende
ondulate".
Che lascia
debiti e
infrastrutture
abbandonate
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Il primo Maggio dimenticato
200MILA CLANDESTINI A TARANTO
PER TV E GIORNALISMO DI STATO
di Pino Aprile
Qualcuno di voi ha visto in qualche telegiornale un cenno al Primo Maggio di Taranto? Io non ho avuto questa fortuna e forse non solo io (eppure ne ho seguiti parec-chi e su ogni rete). Anche oggi, speciali a non finire sul Primo Maggio a Roma, nemmeno un sec-ondo per dire: e poi un branco di sfigati terroni si è incontrato, facendo malissimo, si capisce, in
una città avvelenata che vuole rinascere. Duecentomila invisibili.
È la caricatura del giornalismo, quando diventa “di Stato”, nella tv di Stato, in soccorso di quanto fa parte di un sistema unico del po-tere di Stato, quindi, anche dei sindacati “ammessi e accettati”. Fossi sindacalista, mi sentirei offeso (da giornalista, mi ci sento già) I fatti non si cancellano: si riferiscono; poi, volendo, si dis-cutono, si contestano e si accetta
la replica, poi si lascia decidere a chi riceve quelle comunicazioni. Il tutto, magari, con qualche squi-librio più di qua o di là, perché il mondo e noi non siamo perfetti. Ma come si fa a ignorare un av-venimento enorme, a non chied-ersi: cosa sta succedendo, se in alternativa al Primo Maggio di quelli che prendevano mezzo mil-ione di euro dall'Ilva, ogni anno, pe r un cen t ro cu l t u ra l e “attenzionato" dalla magistratura, si riversa in un prato l'equivalente dell'intera popolazione di una città
(e qualcosina in più)? I dinosauri del potere e dell'infor-mazione (vabbe', quella che chia-mano tale) non hanno capito che il tempo del “decido io chi esiste e chi no” è finito. Ma non sanno fare altro. Esorcizzano il nuovo, fingendo di non vederlo, arroccandosi nella difesa di modi, relazioni, compromis-sioni e privilegi reciprocamente con-cessi e riconosciuti e liturgie auto-celebrative. L'amarezza per la meschinità di questi comportamenti non mi fa di-menticare che nulla è monolitico: nei partiti, nelle istituzioni, nei sindacati c'è tanta gente onesta, di valore, imprigionata in percorsi che non riescono a modificare, soffocati nella loro aspirazione a far meglio. Incon-trarsi, trovare azioni da condividere, perché no? I tarantini stanno facendo moltis-simo; e così altri nella Terra dei Fuochi, in Calabria e Sicilia, per il lavoro e contro le mafie, in Lucania contro la colonizzazione petrolifera. Consentitemi di dirlo: vi conosco, so che siete tanti, ma non riuscite (e se sì, poco) a coordinarvi. Dimenticate quel che vi (ci) divide, perché molto vi (ci) unisce. Numeri, idee, strategie e volontà ci sono già, ma faticano a connettersi, per diventare massa critica. Un passo, amici miei, un passo ancora, nella direzione giusta, perdendo qualcosina di se stessi, per ricevere in cambio un mondo . # pinoaprile
A Bologna concerto 1 maggio con Finardi
ANSA) - BOLOGNA, 27 APR -
Una giornata di dibattiti e musica per il lavoro,
la cultura e la legalità, all'insegna dell'unità sin-
dacale. E' la Festa del Primo maggio organiz-
zata a Bologna da Cgil, Cisl e Uil, che porterà sul palco di piazza Maggiore la musica di Eugenio Finardi e di altri gruppi della scena ital-iana. "Vogliamo con il primo maggio bolognese dare un apporto importante al panorama italiano - ha spiegato il cantautore - Vogliamo riportare Bolo-gna all'attenzione nazi-onale con questo ap-puntamento".
sarebbero andate, ma le infra-strutture sottostanti sarebbero rimaste", spiega ancora l'inglese Burdett.
Queste, per il Guardian, le in-tenzioni iniziali. Ma la realtà si sarebbe rivelata ben diversa. Colpa, si afferma, anche del Bureau of International Ex-positions (Bie), l'agenzia che dal 1928 è responsabile del coordi-namento delle Esposizioni Uni-versali e che presterebbe da sempre scarsa attenzione al futuro delle città assegnatarie dell'evento.
Nessuno nega il fascino intrin-seco di Expo che, tra il palazzo-fortezza del Qatar, il soffitto ricoperto di specchi dell'Iran e infiniti altri progetti accattivanti, lascia a bocca aperta. Ma è davvero sufficiente, si chiede Wainwright, stupirsi di fronte alla stravaganza delle architet-ture? La risposta del Guardian è negativa. "A un certo punto si viene bruscamente svegliati, si esce dal proprio sogno kitsch e ci si ricorda che cosa resterà e a che prezzo è stato realizzato". I terreni agricoli hanno lasciato il posto al progetto di una "garden city" permanente, ma quel pro-getto è fallito e a rimanere è solo una lastra di calcestruzzo.
Naufragato anche il piano di riapertura delle vie d'acqua di Milano. A lavori avviati, spiega ancora Wainwright, ci si è resi conto che la pressione dell'ac-qua non sarebbe mai stata tanto intensa da poter raggiungere i campi coltivati.
E, come se non bastasse, sec-ondo il Guardian sarà davvero complicato trovare un ac-quirente dell'area al termine dell'Esposizione. Il tentativo tocca alla società proprietaria del terreno, Arexpo, partecipata, tra gli altri, dal Comune di Mi-l ano e da l l a Re g io ne Lombardia. Ma c'è un dettaglio a complicare l'operazione: Ar-expo sconta lo svantaggio di partenza di aver acquistato quei terreni a un prezzo fuori mer-cato. Precisamente a 160 euro per metro quadro, a fronte degli 8-12 euro di mercato.
Al netto delle anomalie tutte italiane, il problema di fondo delle Esposizioni è uno e uno solo, conclude il Guardian: i benefici, quando ci sono, non valgono gli sforzi. Perché Expo, per come è concepita, non può che esaurirsi in uno spreco di risorse, in una fonte inesauribile di debiti e, spesso, in una fab-brica di rovine permanenti. huffingtonpost.it Anna Madia
cupavano le strade e alcuni gruppi violenti distruggevano le vetrine e bruciavano macchine parcheg-giate". Wainwright mostra, poi, forti perplessità sotto il profilo finan-ziario. Expo 2015, scrive, "è afflitta, appestata dal problema dei budget in continuo aumento". Solo per i costi di costruzione delle nuove reti di trasporto (che collegano la città all'area dell'Esposizione, collocata a 10 chilometri di distanza), si tocca oggi quota 13 miliardi di euro.
E sui costi, afferma Wainwright, un ruolo determinante giocano i conti-nui ritardi nei lavori: "Un milione di euro è stato speso per costruire strutture destinate a nascondere i padiglioni ancora incompleti". Qual-che parola tagliente anche
sullacorruzione e il malaffare, sugli scandali paralleli all'evento. "Anche se è stata sponsorizzata come il modello di un'Italia ripulita, post-berlusconiana, Expo è in realtà segnata dalle accuse di corruzione ".
La critica prosegue soffermandosi sugli spazi visitabili. "È ben difficile non vedere il sito come una ges-tione errata delle risorse. I con-tenuti sono tanto insulsi quanto è stravagante l'architettura". Una stroncatura pesante, non c'è che dire: secondo Wainwright, "molti padiglioni appaiono un ibrido tra tipiche pubblicità di supermercato e certe fiere per agenti di viaggio". A sostegno della tesi viene portata una voce autorevole, quella di Stefano Boeri. L'architetto e ur-banista, inizialmente incaricato per il coordinamento del piano, fu ri-
Un folle collage di tende ondu-late, di pareti verdi e di massi contorti". Non potrebbe essere più duro il commento del quotid-iano inglese The Guard-ian sull'Esposizione Universale di Milano inaugurata il 1 maggio scorso. Secondo Oliver Wain-wright, critico di architettura e design, Expo 2015 non fa che confermare dubbi consolidati sul senso e sul destino di una mani-festazione tanto mediatica quanto imperfetta.
Più di 100 ettari di terreno nell'interland milanese e 145 Paesi chiamati a interpretare il tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita". Eppure Expo divide più che unire. Questo si sostiene, prima di tutto, nell'articolo del Guardian: mentre partecipanti e sponsor erano impegnati a farsi notare nel giorno dell'inaugurazi-one, "migliaia di manifestanti oc-
mosso nel 2011 a seguito di am-pie polemiche sul progetto. Ora dichiara al quotidiano britannico di aver confidato a lungo nell'op-portunità di "fare qualcosa di radi-calmente diverso", qualcosa di buono per la città. Ma di non aver potuto arrivare fino in fondo.
Eppure lo staff, racconta ancora l'architetto al Guardian, era stato selezionato accuratamente per non fallire. Nomi eccellenti, dagli
svizzeri Herzog & de Meuron a l l ' ing lese Ricky Burdet t , d a l l ' a m e r i c a n o W i l l i a m McDonough fino allo spagnolo Joan Busquets. "Sarebbe stato ben difficile immaginare un gruppo di esperti migliore di questo, così orientato all'eredità futura di Expo". L'eredità dell'Esposizione Univer-sale è, in effetti, il punto decisivo, il nodo della questione cui Oliver Wainwright vuole arrivare. Nelle intenzioni di Stefano Boeri e dello staff originariamente incaricato, Expo avrebbe dovuto puntare al contenuto, non perdersi nella seduzione delle forme. "Fui molto colpito quando visitai l'Expo di Shangai (del 2010, ndr)", spiega a questo proposito al Guardian Jacques Herzog, uno degli ar-chitetti al lavoro con Boeri. "Lì, si veniva a tal punto accecati dall'enorme quantità di design che, una volta finita la visita, si dimenticava l'intera esibizione. A Milano, invece, volevamo focaliz-zarci sul contenuto, fare del sito un laboratorio utile alla città, che non lasciasse sulla strada il solito deserto di rovine".
Un progetto ambizioso, quello del team di Stefano Boeri, ma anche innovativo. Forse troppo. Questo sostiene Wainwright. E non si riferisce soltanto alle idee alla base del progetto, ma anche alla scelta di ricostruire una Milano di epoca romana. Partire da un Cardo e un Decumano e da lì proiettare gli spazi verso l'est-erno, con tante strade laterali ma nessuna gerarchia, significava, spiega il Guardian, assegnare la stessa importanza ai Paesi ricchi e a quelli poveri. Significava anche offrire a Milano qualcosa da tenersi stretto al termine dell'Esposizione. "Le tende se ne
Expo 2015 bocciato dal Guardian:
CULTURA & SOCIETA’ a cura di Nino Bellinvia
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per l’incontro con il simulacro della Madonna proveniente dall’omonimo Santuario. Il corteo va incontro alla Madonna (la processione è guidata da don Giuseppe Oliva, rettore del Santuario Madonna Diocesano della Scala). I portatori, arrivati al luogo stabilito, poggeranno la statua della Madonna su un palco, sul quale prendono posto (verso le ore 11.30) anche il vescovo e il sindaco per l’atteso rito della “Consegna delle chiavi della Città” alla Protettrice. Il sindaco Martino Tamburrano consegnerà le “Chiavi della Città alla Madonna della Scala” e rinnoverà, in nome di Mas-safra, l’invocazione alla Beata Vergine Maria, affinché continui a proteggere e a preservare il popolo massafrese e il suo territorio. Il vescovo della Diocesi di Castel-laneta, Mons. Claudio Maniago,
popolo massafrese, attribuendo lo scampato pericolo all’interces-sione della Madonna della Scala, l'invocò come sua protettrice e ne chiese il riconoscimento al Papa che lo accordò nel 1776. La statua l ignea settecentesca del la Madonna è portata in trionfo, partendo subito dopo la Santa Messa delle ore 9.00 (presieduta dal Vescovo) dal Santuario, nel quale si trova anche l’affresco stile bizantino del XIII secolo della Vergine col Bambino. Il Santuario sorge, lo ricordiamo ai nostri let-tori, in mezzo ad un villaggio rupestre tra una fitta vegetazione nell’omonima gravina, detta anche “Valle delle Rose”. Una volta si raggiungeva a piedi partendo da Capo di Gravina, nei pressi della Madonna di tutte le Grazie, se-guendo un sentiero, oggi detto “sentiero penitenziale” che i fedeli percorrono in parte in occasione
dei ”Crugefisse” (i crocifissi) nei venerdì di marzo. Uscita dal santu-ario, la folla in processione sale la scenografica scalinata di ben 125 gradini seguendo la statua della Madonna della Scala portata a spalla da decine di portatori, i “muschieri”, che si danno spesso il cambio. La processione si snoda fino a portarsi all’imbocco di via del Santuario, arrivando all’incrocio c per raggiungere l'insigne Colle-giata di S. Lorenzo, dalla quale, (congiuntamente al Vescovo della Diocesi di Castellaneta Mons. Claudio Maniago, l’arciprete di S. Lorenzo Martire don Fernando Balestra, il Capitolo tutto, le Con-fraternite del SS. Sacramento e del Carmine e il Comitato Festa (tra cui il direttore artistico Gianni D’Amati e il segretario Giulio Mastrangelo) si avvierà lungo Via Vittorio Veneto
Nino Bellinvia
La cerimonia si e’ svolta domenica 3 maggio alle ore 11.30 in via Vit-torio Veneto, angolo Viale Marconi. Il sindaco Martino Carmelo Tam-burrano rinnoverà, in nome della Città Massafra, l’invocazione alla Beata Vergine Maria, affinché con-tinui a proteggere e a preservare il popolo massafrese e il suo territo-rio. Un rito che si ripete annual-mente. Una festa, questa dedicata alla Madonna della Scala, che a Mas-safra annualmente, e questo dal 1776, si svolge ogni prima domenica di maggio. La protezione della Madonna della Scala alla città pugliese risale al 1743, quando in occasione di un devas-tante terremoto che colpì dura-mente molte località dell’Italia me-ridionale, Massafra fu graziata. Il
con la sua presenza sancirà solen-nemente l’importanza del rito. Subito dopo riprenderà la proces-sione (accompagnata dal Concerto Bandistico “Città di Massafra”) che terminerà nella Collegiata di San Lorenzo Martire. La statua della Madonna resterà esposta in questa chiesa fino a domenica 31 maggio quando alle ore 20.00 (dopo la messa vespertina), sarà riportata in processione nella Chi-esa di San Benedetto, ove sarà custodita in un cassettone-armadio cosiddetto “stipone”, (chiuso con due serrature). Vi rimarrà fino a una decina di giorni prima del 20 febbraio, per poi far ritorno nella Collegiata di San Lorenzo per festeggiare con un novenario il Patrocinio di Maria. Per questo la Madonna della Scala (unica al mondo a “soggiornare” nel corso dell’anno in tre chiese), è anche chiamata la “Madonna in cammino” e la “Madonna delle tre chiese” (Santuario, Collegiata di San Lorenzo, Chiesa di San Benedetto). La devozione per la Madonna della Scala si fa risalire a un antico mira-colo delle Cerve; Cerve che troviamo scolpite in marmo anche nel Santuario, ai lati dell’altare maggiore. Una cerva, invece, è in atto di arrampicarsi sulla scaletta, posta accanto alla statua della Madonna. La leggenda è raccon-
bizantino). Come abbiamo scritto prima, numerosi ogni anno sono i fedeli che seguono la statua portata a spalla da decine di portatori, detti “muschieri”, come ha scritto Espe-dito Jacovelli nel suo volume del 1963 “S. Maria della Scala”, ristam-pato anni addietro a cura del Comi-tato Festa Patronale Madonna della Sca la e de l l ’Archeogruppo “Espedito Jacovelli che, annual-mente, realizzano una raccolta di opere sul culto, sulle leggende e sulle tradizioni fiorite intorno alla Madonna della Scala. Ricordiamo gli introvabili scritti “Pel centenario della Madonna della Scala di Mas-safra 1876” (panegirico recitato il 14 maggio 1876 dal massafrese sac. don Cosimo Giannotta nella Chiesa Collegiata di Massafra nell’ottava della Festa Centenaria della Madonna della Scala (con correzioni e aggiunte di Portararo); il “Carme” del poeta Giuseppe Nar-done (pubblicato a cura del Mu-nicipio nel maggio 1876 presso la Tipografia Salvatore Latronico e figlio di Taranto); una cronaca dell’800 sulla “Festa della Madonna della Scala” dell’inglese Janet Ross (tratta dalla sua opera “La terra di Manfredi” pubblicata a Londra nel 1887); “La Municipalità di un Rito” dell’avv. Vincenzo Gallo (stampato nel 1909 dalla Tipografia Martinelli & Copeta di Taranto); la ristampa anastatica di “S. Maria della Scala di Massafra” di Espedito Jacovelli (nel 1963 stampato dalla tipografia dei F.lli Di Lorenzo di Massafra), il volume inedito di Giulio Mas-trangelo “La Vergine, la cerva e la scala”, “Il segreto delle Cerve” di Antonio Dellisanti, il saggio “La Chi-esa e il Monastero delle Benedet-tine di Massafra” di Espedito Iacovelli, a cura di Giulio Mas-trangelo (con premessa della riedizione di Roberto Caprara), il saggio “Il Capitolo Collegiale di Massafra” (stampato presso la ti-pografia Picc ’inizio il Santuario era una chiesa campestre che nel 1509 fu dotata di una campana, benedetta da mons. Giacomo Mich-ele, vescovo di Mottola, da cui dipendeva Massafra. In seguito, aumentando sempre più il numero dei devoti, il santuario fu costruito, ampliato, tra il 1729 e il 1731, su progetto dell’ing. Ignazio Scarcia di Taranto. E’ a pianta quadrata e l’interno è articolato in tre navate divise da quattro massicci pilastri, transetto e vano rettangolare di fondo con fun-zione di abside. Strettamente con-nessa con il Santuario Madonna della Scala è la chiesa rupestre dedicata alla Madonna della Buona
Nuova, che è stata parzialmente demolita agli inizi del 1800, in oc-casione dell’ampliamento del sagrato del Santuario. Al di sotto, si trova la chiesa rupestre inferiore di Madonna della Scala di due ambienti originariamente distinti: uno doveva essere in origine un’abitazione, mentre l’altro spazio una cripta-pozzo con accesso dall’alto, costituito da due vani, in uno dei quali si trovava l’originario affresco di Santa Maria Prisca, sul quale in epoca più tardi fu af-frescata la Madonna che attual-mente si vede (asportata probabil-mente già nel XIV secolo) sull’al-tare maggiore del Santuario sov-rastante. La storia continua con il “Miracolo della pioggia”. A metà della scalinata, che porta al Santu-ario, si può leggere in una lapide il “Miracolo della pioggia” avvenuto nel 1889. La primavera di quell’anno come ha scritto lo storico prof. Paolo Catucci) è stata la stagione più avara d’acqua per Massafra. I fedeli organizzarono allora una processione peniten-ziale (invocando il miracolo della pioggia). La processione, partita dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria (dietro alla Croce, portata a turno dai sacerdoti, una folla im-mensa alternava tra voti e invo-cazioni, preghiere e canti), giunse al Santuario, ove fu celebrata una Santa Messa propiziatrice, cele-brata nel Santuario. Mentre i fedeli ritornavano verso casa, giunse la benefica pioggia. A ricordo di questo miracolo è stata apposta una lapide sulla quale si leggono queste parole dettate dall’allora can. Giuseppe Madaro: “A per-petua ricordanza della pioggia da lunga pezza desiderata e indi ca-duta sulle riarse campagne come manna benefica a dissipare il timore di una spaventevole cares-tia quando un’immensa massa di popolo nel dì 5 e 6 aprile con cuore contrito e con fede vivissima in questo tempio si raccolse per im-petrare la grazia dell’Augusta sua Protettrice Maria SS. della Scala. I cittadini con animo grato e devoto quest “cuonzo” (il concio, pasto sacro) preparata da anni dalla signora Caterina Bianco Antonacci con il grano offerto dal dott. Michele Mastrangelo. Una tradizione seco-lare. Si racconta che in occasione della festa giungevano due cerve, madre e figlia. Se ne stavano genuflesse e alla vista dei fedeli che plaudivano il prodigio, la cerva adulta si precipitava.
tata in diverse versioni. Una di queste è quella data dallo scrittore massafrese Giuseppe Portararo (nato nel 1859 e morto nel 1947), il quale parla del terremoto del 324 d. C. e del ritrovamento dell’af-fresco di Santa Maria Prisca grazie ad “alcune cerve che si davano convegno in ginocchio, ogni sa-bato, davanti all’affresco”. Altri scrittori, invece, hanno evidenziato scene di caccia. Alcuni cacciatori, inseguendo delle cerve, le videro fermarsi e inginocchiarsi sopra un sasso. Questo fatto fu riferito al Protonotabile Gustavo, paciere del paese, che il 1° maggio 418 ordinò lo scavo e lo sgombero delle macerie. Fu scoperto l’affresco della Vergine che già si venerava nei primi secoli del cristianesimo. L’immagine era rimasta sepolta per diversi secoli. Il suo antico nome di Santa Maria Prisca, fu poi sosti-tuito con quello di Santa Maria della Cerva e, infine, in quello di Madonna della Scala. Le motivazioni che hanno portato alla denominazione di “Madonna della Scala” sono diverse, tra cui: il sogno di Giacobbe come scritto nella Genesi (la Scala che dalla terra saliva al Cielo) e la lunga scalinata scavata nella roccia della gravina per raggiungere il Santu-ario (il nome di Madonna della Scala lo aveva già l’affresco di stile
CONSEGNA DELLE CHIEVI DELLA CITTA’ ALLA MADONNA DELLA SCALA
“Un rito che si rinnova a Massafra anno dopo anno dal 1776 Consegna delle Chiavi della Città alla Madonna della Scala”
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