Download - 11 settembre · 2015 2ª LETTERA PASTORALE DI MONS. … e volti... · dale da campo” vive la sua missione ... inesauribile di offrire mi - sericordia: è questo, ... ché non ingombra

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SOMMARIO

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Anno VI - n. 1

2ª Lettera Pastorale pagg. 1-2Assemblea diocesana pag. 3Enciclica Laudato sì pag. 4Il corpo di s. Pio sarà in Vaticano pag. 5Pastorale Familiare pag. 6GrEst pagg. 7-9Studi e ricerche pag. 10Libri pagg. 11-12Ecclesia in Gargano pagg. 13-20

L’icona evangelica dell’adul-tera, narrata dall’evange-lista Giovanni, nella sua componente simbolica di

“bellezza dimenticata del proprio es-sere fatto a immagine e somiglianza di Dio, bellezza della propria umani-tà, e bellezza di un Dio che non è più visto come un giudice severo, ma co-me agape misericordioso” (pag 22), è stata presa a riferimento della se-conda Lettera Pastorale dell’arcive-scovo mons. Michele Castoro “Và e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11) – Generare nella misericordia”.L’episodio evangelico che fa da cor-nice al testo dell’Arcivescovo, fin da subito, mette in luce il mistero cen-trale di Gesù, presentato dall’Apo-stolo Giovanni come Colui che rial-za chiunque è caduto (ps 145) e che realizza pienamente le promesse e le attese dell’Antico Testamento. Mons. Castoro, magistralmente, ha messo in relazione l’episodio evangelico di chi “ha incontrato la misericordia e farà di tutto per non sciuparla” con l’ambito specifico della Pastorale della Misericordia che come Aposto-lo desidera si attui al più presto nella nostra Chiesa particolare. Muoven-dosi su quattro linee direttrici che caratterizzeranno il nuovo anno pa-storale – Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, Visita Pa-storale alle comunità dell’Arcidioce-si, pastorale generativa, propria del-la Chiesa, e le altre indicazioni scatu-rite dall’ultimo Convegno Ecclesiale diocesano dello scorso maggio, pre-parazione all’ormai imminente Con-vegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015 per un nuovo umanesimo, ma

Alberto Cavallini

tenendo sempre come “linea di fondo la Misericordia, la categoria che può rifondare l’umanesimo nuovo” mons. Michele Castoro tratteggia ed indi-ca efficacemente alcune linee frut-tuose, ricollegandosi ai cinque ver-bi/vie proposti dalla Traccia dell’or-mai imminente Convegno Ecclesia-le Nazionale di Firenze: Uscire, An-nunciare, Abitare, Educare, Tra-sfigurare.Il progetto pastorale indicato dal Ve-scovo per l’anno avvenire e non so-lo, dedicato alla “Misericordia”, cen-tro del Vangelo e parola d’ordine del prossimo anno giubilare voluto da Papa Francesco, è tutto incentrato su Dio, Misericordia Infinita, che non esclude nessuno e non abban-dona nessuno. La Misericordia im-plica che anche la nostra Chiesa par-ticolare non renda difficile la vita ai credenti (cfr n. 43 dell’Evangelii Gau-dium) e non faccia diventare la fede una forma di schiavitù, come è stato sottolineato più volte dallo stesso Pa-pa Francesco: ad una Chiesa timoro-sa di sporcarsi va certamente prefe-rita una Chiesa che come un “ospe-dale da campo” vive la sua missione di salvezza e di guarigione a servi-zio delle donne e degli uomini del no-stro tempo, versando e proclamando la Misericordia infinita di Dio sulle loro ferite. Insomma, il cammino di questa “ri-voluzione” della Misericordia che ci è stato aperto definitivamente da Ge-sù Maestro, sottolinea l’arcivescovo Castoro, deve fare di noi delle per-sone che attraverso una Pastora-le integrante, integrale, integra-ta, sanno consolare, illuminare, le-

2ª LETTERA PASTORALE DI MONS. MICHELE CASTORO

Tenerezza e misericordia: una vera “rivoluzione”

nire, ascoltare, liberare e accompa-gnare, perchè “la misericordia non è una categoria astratta, né costitu-isce un elemento aggiuntivo, quasi accessorio, al messaggio evangelico. Non è un optional, ma è il fulcro del Kérigma”(pag 37) e ricordando Pa-pa Francesco aggiunge “Misericor-dia: è la legge fondamentale che abi-ta nel cuore di ogni persona quando guarda con gli occhi sinceri il fratel-lo che incontra nel cammino della vi-ta. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore al-la speranza di essere amati per sem-pre nonostante il limite del no-stro peccato” (Misericordiae vultus n. 2).Dunque, la Chiesa che ha sperimentato l’infinita mi-sericordia di Dio, deve sem-pre avvertire il desiderio inesauribile di offrire mi-sericordia: è questo, in sin-tesi, l’autentico fulcro della seconda Lettera pastora-le di mons. Castoro alla nostra Chiesa del Garga-no, che rimarca come il Van-gelo della Misericordia sa an-teporre a una Chiesa autorefe-renziale e chiusa, una Chiesa dalle “porte aperte” e “in usci-ta” verso le più dimenticate pe-riferie esistenziali e sociali. “E se la Misericordia genera alla vita” , sottolinea l’Arcivescovo, es-sa che è tenerezza, è l’opposto di ogni asprezza o fred-dezza emotiva,

e continuamente genera “la vita nuo-va che è accoglienza, inclusione, so-brietà, rispetto, giustizia e carità, riu-scendo a coinvolgere l’intero ecosiste-ma sia umano che naturale”(parte III pag 53). Perciò, per dare unità e ar-monia alla Pastorale, Egli continua ad indicarci quattro dimensioni o

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li, fa nascere ‘comunità comunican-ti’ dove le persone più intime non si sono scelte, dove tante volte si falli-sce, ma dove è sempre possibile rico-minciare. Una comunità chiusa in se stessa soffoca, e perciò deve aprirsi nello spazio e nel tempo; nello spa-zio, tenendo dischiuse le porte, visi-tando e sostenendo altri, nel tempo rimanendo fedele al messaggio-do-no ricevuto. E nella comunicazione autentica gli anelli di questa catena sono sempre presenti. Ma la comu-nicazione può trasfigurare la realtà o sfigurarla. In un mondo prometei-co che pretende di trasformare tut-to, esercitando in modo sempre più sofisticato la potenza, trasfigurare è l’alternativa ‘deponente’, grata e con-sapevole del limite che, proprio per-ché non ingombra dell’io, apre a pos-sibilità inaspettate di grazia e gran-dezza. Ricordiamolo, quando ascol-tiamo, pronunciamo e scriviamo pa-role in tutti i territori, anche digita-li, che ogni giorno attraversiamo. E dobbiamo sempre ricordare le parole del nostro Pastore e Apostolo quan-do non siamo disposti a esercitare la Misericordia. Alle molte provocazioni, ai molti spunti di riflessione per confrontar-si e progettare, alle sentite attenzio-ni al laicato cattolico, l’Angelo della nostra Chiesa aggiunge, in sintesi, l’invito ad annunciare la beatitudi-ne della misericordia, “beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il pec-cato” (ps 32,1). Da questa prima be-atitudine scaturisce la seconda pro-clamata da Gesù “Beati i misericor-diosi” … (Mt 5,7). (pag 26).È l’annuncio forte e più autentico di questa 2ª Lettera Pastorale di mons. Michele Castoro che sulla scia della Traccia verso l’ormai im-minente Convegno di Firenze, semi-na fiducia e speranza, sollecita co-me camminare da cristiani nell’at-tuale cultura e società per testimo-niare la novità di Cristo e per conti-nuare a camminare insieme, raccon-tando con gioia la novità della vita in Cristo, fonte di ogni Misericordia per tutti gli uomini e fonte dell’umane-simo nuovo.

Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni RotondoAnno VI - n. 1 dell’11 settembre 2015Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010del Registro Periodici - Cronologico 1868/10del Registro Pubblico della StampaDirettore responsabileAlberto CAvAllini

RedazioneUfficio per le Comunicazioni Sociali dell’ArcidiocesiVia s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899 71043 Manfredoniae-mail: [email protected] [email protected] foto pubblicate appartengono all’archivio fotografico dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi

Hanno collaborato a questo numero: don Luciano Vergura, suor Lina Notarangelo ASMA,Michelangelo Mansueto, Antonio Tomaiuoli, Michele Rinaldi, Tiziano Samele, Michele Marino, Domenico Trotta, Vincenzo Corrado, Giuseppe Sarcina, Michele Prencipe, Matteo Di Sabato, Michel Piemontese, Floriana Valerio, Patrizia Piemontese, M. Michela Nicolais, Antonia Palumbo, Giovanna D’Apolito.

Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla

Stampa:Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia

Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arci-diocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.ite sul sito http://www.costruireponti.it/index.php/buona-lettura/voci-e-voltiQuesto numero è stato chiuso in redazione il 7 settembre 2015

V O C I E V O L T I

I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VO-CI e VOLTI che uscirà venerdì 16 ottobre 2015, per motivi tecnici, de-vono pervenire in redazione per e-mail , entro e non oltre lunedì 5 ot-tobre 2015.

Nella stessa collana:

“ANDATE ANCHE VOI A LAVORARE NELLA MIA VIGNA” (Mt 20, 7) Lettera pastorale alla Chiesa di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Novembre 2010.

“SACERDOTI DELL’UOMO, SACERDOTI DELLA STRADA” Linee Pastorali per l’anno 2011/2012 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Settembre 2011.

“PIETRE VIVE PER LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO” Linee Pastorali per l’anno 2012/2013 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Settembre 2012.

“PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI” Linee Pastorali per l’anno 2013/2014 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Settembre 2013.

“NON CI ARDEVA FORSE IL CUORE?” Passione per il Vangelo tra corresponsabilità e misterialità Linee Pastorali per l’anno 2014/2015 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Settembre 2014.

«VÀ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIÙ» Generare nella misericordia Lettera Pastorale 2015

Settembre 2015.

In copertina: “Il perdono alla donna adultera”,

Marko I. Rupnik Mosaico della chiesa inferiore San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo (particolare)

VA E DORA IN POI NON PECCARE PIÚ

(Gv 8,11)

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� MICHELE CASTOROARCIVESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI ROTONDO

Generare nella Misericordia

V“ ... vorrei sottolineare un aspetto particolare di questa azione educativa della nostra madre Chiesa, cioè come essa ci insegna le opere di misericordia.Un buon educatore punta all’essenziale. Non si perde nei dettagli, ma vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il fi glio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere. È la verità. E l’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia. L’essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviato suo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia. Lo dice chiaramente Gesù, riassumendo il suo insegnamento per i discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Può esistere un cristiano che non sia misericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo. E fedele a questo inse-gnamento, la Chiesa non può che ripetere la stessa cosa ai suoi fi gli: «Siate misericordiosi», come lo è il Padre, e come lo è stato Gesù. Misericordia.E allora la Chiesa si comporta come Gesù. Non fa lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia. Non diffonde nel mondo una fi losofi a, una via di saggezza …. La madre Chiesa ci insegna a dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete, a vestire chi è nudo. E come lo fa? Lo fa con l’esempio di tanti santi e sante che hanno fatto questo in modo esemplare; ma lo fa anche con l’esempio di tantissimi papà e mamme, che insegnano ai loro fi gli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario. E’ importante sapere questo. Nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno. La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato. Quanti santi e sante hanno servito Gesù in questo modo! E quanti semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o di una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata.... La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è in carcere. “Ma Padre no, è pericoloso questo, è gente cattiva”. Ma ognuno di noi è capace… Sentite bene questo: ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me! La misericordia supera ogni muro, ogni barriera, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società.Cari fratelli e sorelle, così la Chiesa è madre, insegnando ai suoi fi gli le opere di misericordia. Lei ha imparato da Gesù questa via, ha imparato che questo è l’essenziale per la salvezza. Non basta amare chi ci ama. Gesù dice che questo lo fanno i pagani. Non basta fare il bene a chi ci fa del bene. Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù. Quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare qualcos’altro in cambio. Così ha fatto il Padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso. Fa’ il bene e vai avanti! Che bello è vivere nella Chiesa, nella nostra madre Chiesa che ci insegna queste cose che ci ha insegnato Gesù. Ringraziamo il Signore, che ci dà la grazia di avere come madre la Chiesa, lei che ci insegna la via della miseri-cordia, che è la via della vita. Ringraziamo il Signore”.

(FRANCESCO, Udienza, 10 settembre 2014, Città del Vaticano)

priorità, fami-glia – giovani – lavoro - mis-sione laicale, su cui muoverci in questo parti-colare momen-to storico e si aspetta da noi tutti che i frutti delle vie pasto-rali sollecita-te facciano cre-scere la respon-sabilità laicale, consolidare il cammino co -munionale e si-nodale, raffor-zare la vicinan-za al territorio e ai suoi numero-si problemi, for-tificare l’adesio-ne al Vangelo di Gesù Cristo. E come diret-tore dell’Ufficio per le comuni-cazioni socia-li dell’Arcidio-cesi non pos-so non confes-sare di essere stato partico-larmente col-pito da quanto scritto dal no-stro Vescovo, Padre e Pasto-re della nostra Ch iesa , sul -la Misericor-dia che comu-nica “… La mi-sericordia resti-tuisce la sua di-

mensione dialogica all’uomo per-ché lo sottrae dalla bugia del pecca-to che travisa le parole, confonde il bene con il male, fraintende i coman-di di Dio come un peso insopportabi-le da portare. Gesù ristabilisce la rela-zione che il peccato aveva interrotto e riabilita in lei quella dimensione dia-logica che si era come offuscata. Ria-pre la comunicazione e prepara la via ad una nuova comunione. Co-sì facendo Gesù le restituisce la digni-tà perduta. Per questo motivo, quasi prendendola per mano, come ha fat-to con la figlia di Giairo, è come se di-cesse Talità kum (Mc 5,41)…”(pag 23). È l’impegno quotidiano di chi attra-verso i media si sforza di far veicola-re la Buona Notizia di Gesù: una co-municazione da generare, tema pe-raltro dell’ultimo messaggio di Pa-pa Francesco per la recente Giornata Mondiale delle Comunicazioni socia-

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Nell’ultimo Convegno Ec-clesiale di primavera la nostra Chiesa locale è stata chiamata dal Ve-

scovo e Pastore ad interrogarsi sul-la capacità di generare alla fede, an-che in vista della prossima Visita Pa-storale, annunciata in modo solenne nella scorsa messa crismale. Una pastorale che genera alla fede si interessa in primo luogo delle per-sone e non delle istituzioni e delle sue strutture, come ci ha ricordato mons. Semeraro nel suo interven-to “una pastorale della generazione che ha l’audacia di dire che Gesù di Nazareth non ha avuto come prima preoccupazione quella di fare dei di-scepoli; li ha avuti, ma ha avuto an-che persone che egli accoglieva sen-za chiedere loro di diventare discepo-li e che egli rinviava a casa, persone alle quali diceva soltanto «la tua fede ti ha salvato”. Nel Vangelo è presente questa intu-izione: le persone, anche senza sa-perlo, sono uomini e donne del Re-gno: nel discorso della montagna Ge-sù non fa questioni di appartenen-za; quando dice: “Quello che voi ave-te fatto al più piccolo tra i miei fratel-li, l’avete fatto a me”, lascia intendere che la salvezza non deriva da una ap-partenenza: nemmeno dalla appar-tenenza alla fede cristiana.Se siamo in grado di capire questo e ci predisponiamo a fare come Ge-sù, ciò che diventa essenziale non è più se quest’uomo o quella donna, fa parte della mia parrocchia, ma se egli è “il mio fratello più piccolo”: piccolo per il suo bisogno spirituale, morale, o materiale che sia. Si tratta, inoltre, di avvicinare uomini e don-

ne senza aspettare che siano loro ad avvicinarsi. La Chiesa prima di essere maestra è madre e, in quanto tale deve esse-re pronta a comunicare esperienze di vita con testimonianza fedele e si-lenziosa. Una “pastorale di genera-zione”, quindi, è chiamata ad avvici-nare a Gesù Cristo tutti gli uomini e tutte le donne, prima ancora di guar-dare a loro come parrocchiani o co-me operatori. Le parrocchie della nostra Diocesi devono diventare ed essere luogo di solidarietà sia per chi ci vive, che per tutti quelli che ad essa si rivolgono: giovani e vecchi, ricchi e poveri per-ché tutti siamo invitati ad apportare la nostra creatività nel modo di fare Chiesa e di vivere la fede.Papa Francesco, nel parlare ai parte-cipanti al Convegno diocesano di Ro-ma sul tema “Un popolo che genera i suoi figli, comunità e famiglie nelle grandi tappe dell’iniziazione cristia-na” ha affermato “Ecco il senso pro-fondo dell’iniziazione cristiana: ge-nerare alla fede vuol dire annunzia-re che non siamo orfani. È un cammino che si fa e si deve fare e noi abbiamo la grazia ancora di po-terlo fare. Conversione non è facile, perché è cambiare la vita, cambiare metodo, cambiare tante cose, anche cambiare l’anima. Ma questo cammi-no di conversione ci darà l’identità di un popolo che sa generare i figli, non un popolo sterile! Se noi come Chiesa non sappiamo ge-nerare figli, qualcosa non funziona! La sfida grande della Chiesa oggi è di-ventare madre! Non una Ong ben or-ganizzata, con tanti piani pastorali … Ne abbiamo bisogno, certo … Ma quel-lo non è l’essenziale, quello è un aiuto. A che cosa? Alla maternità della Chie-sa. Se la Chiesa non è madre, è brutto dire che diventa una zitella, ma diven-ta una zitella! È così: non è fecon-da. Non solo fa figli la Chiesa, la sua identità è fare figli, cioè evan-gelizzare … Ma per fare questo la Chiesa deve cambiare, deve con-vertirsi per diventare madre. De-ve essere feconda! La fecondità è la grazia che noi oggi dobbiamo chiedere allo Spirito Santo, perché possiamo andare avanti nella no-stra conversione pastorale e mis-sionaria”.Con la mente ed il corpo rivolti ad incamminarci lungo questo cammino facciamo nostre le in-dicazioni che il Vescovo Michele

ci ha offerto al Convegno ecclesiale diocesano su formazione e spiritua-lità dei laici; famiglia; corresponsa-bilità e missionarietà. E poniamo attenzione a quanto ci di-ce nella sua 2ª Lettera Pastorale.La nostra Chiesa particolare, per es-sere accogliente nello stile di Gesù, è chiamata ad essere: Integrante: cioè capace di accogliere tutti nello stile ospitale di Gesù: una Chiesa povera con i poveri;Integrale: che riguarda tutti gli aspetti della vita, tutte le dimensioni dell’uomo quella relazionale e quel-

la affettiva;Integrata: capace di lavorare insie-me in unità ed in collaborazione con tutte le realtà sociali che animano il mondo.Le priorità individuate per questo cammino generativo sono: la fami-glia, i giovani, il lavoro e la missio-ne dei laici, affinché la nostra chiesa, nello stile di Gesù, si avvii lungo un percorso di umanità, illuminato dal-la VOCE di Gesù e dai VOLTI delle persone, di tutti gli uomini e di tutte le donne della nostra diocesi, nessu-no escluso.

[Assemblea diocesana annuale]

A s s e m b l e a D i o c e s a n a d i s e t t e m b r e

Stretta intorno al suo Pastore, la comunità è chiamata a generare alla Fede con Tenerezza e Misericordia

Michelangelo Mansueto

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5 [Enciclica Laudato sì]

foto di Ferran Paredes Rubio

La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre piùin un immenso deposito di immondizia.

[...]Molte volte si prendono misure solo quandosi sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone

Papa Francesco

foto di Asaf Ud Daula

Ogni territorio ha una responsabilità nella cura,con particolare attenzione

alle specie in via di estinzione

Papa Francesco

L’enciclica di Papa France-sco entra senza mezze mi-sure nella vita d’ogni gior-no di tutti e non ci per-

mette di presentare scusanti né at-tenuanti per il mancato rispetto nei confronti della natura, anzi impo-ne un serio esame di coscienza per ripensare quello stile di vita sobrio che ci consente di guardare al futu-ro con speranza.“Basta un uomo buono perché ci sia speranza” (Laudato sì ,71). Questa semplice espressione del Papa ci di-ce che la speranza dipende da un piccolo passo che ognuno può com-piere, preludio di un cammino che l’intera comunità umana è chiama-ta a percorrere. Importante è la con-nessione tra ecologia ed etica, stile di vita dei credenti e formazione del-la coscienza, tra impegno per l’uni-tà del genere umano e critica verso ogni forma di povertà.Tra le tante suggestioni dell’Encicli-ca Laudato sì, emerge in particola-re l’invito del Papa ad andare in pro-fondità per scoprire il valore della vi-ta (n. 212). La visione che il cristiano ha dell’universo che lo circonda, am-biente naturale e ambiente umano, passa attraverso il mistero pasqua-le della morte e resurrezione di Cri-sto, perché come scrive s. Paolo in Lui tutto è stato creato e tutto sussi-ste (Col 1, 16-17). Dunque, il miste-ro di Cristo è presente in ogni opera creata. E quando l’Enciclica parla di armonia universale (cfr cap. IV) ci vuole ricordare che tutta la creazio-ne parla di Cristo, se siamo sufficien-temente attenti alla sua voce. Tutto è stato creato allo scopo di darsi e co-sì anche il fiore suscita il senso del-la bellezza e un panorama di monta-gna desta il nostro stupore.La cultura europea, nata dal Vange-lo e dall’aratro, cioè dalla presenza dei monaci che hanno dissodato la terra, trasformato l’ambiente, colti-vato le lettere, annunciato il Vange-lo, è stata sempre unificante. Ed è in questa prospettiva unificante di ambiente-uomo-Dio che bisogna af-frontare i grandi temi legati alla mi-seria e al sottosviluppo. Non possia-mo opporre una forza all’altra, ricchi e poveri, nord e sud del mondo, buo-ni e cattivi, capitale a lavoro, natu-ra a persona. L’Enciclica non va let-ta in questo senso, come peraltro è successo, con conseguente rifiuto del magistero del Papa che parla, inve-ce, di dialogo a diversi livelli e inci-ta a cambiare personalmente, per-ché cambino, anche se lentamente, anche i grandi processi.Si apre una grande possibilità per

Antonia Palumbo

AMBIENTE, UOMO E DIO NELLA VISIONE DELLA ENCICLICA “LAUDATO SI’”

Papa Francesco ha istituito la Giornata mon-diale di preghiera per la cura del Creato che da quest’anno si è celebrata il 1° settembre in concomitanza con l’analoga giornata della Chie-sa Ortodossa. L’iniziativa, ha detto Papa France-sco, accoglie il suggerimento espresso dal me-tropolita Ioannis di Pergamo in occasione del-la presentazione dell’Enciclica Laudato sì e mira a suscitare nei fedeli “una profonda conversione spirituale” in risposta all’attuale crisi ecologica.

Carissimi lettori,vi informiamo che attraverso il link expoblogcari-tas.com si può accedere all’ExpoBlog di Caritas dove ogni giorno viene pubblicato un passaggio dell’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, ac-compagnata da uno degli scatti che fanno parte dell’onda fotografica presente nel percorso del pa-diglione della Santa Sede all’Expo 2015.Per chi volesse ricevere le foto pubblicate in for-mato elettronico con la frase già pronta potrà con-tattare la redazione di VOCI e VOLTI via s. Gio-vanni Bosco, 18 – 71043 Manfredonia, [email protected]

foto di Ferran Paredes Rubio

Si spreca approssimativamenteun terzo degli alimenti che si producono,

e il cibo che si butta viaè come se lo si rubasse dalla mensa del povero

Papa Francesco

foto di Ferran Paredes Rubio

Ogni comunità può prendere dalla bontà della terraciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza,

ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuitàdella sua fertilità per le generazioni future

Papa Francesco

foto di Emanuele Berardi

È tragicol’aumento

dei migrantiche fuggono

la miseriaaggravata

dal degradoambientale,

i quali non sonoriconosciuti

come rifugiatinelle convenzioni

internazionalie portano il pesodella propria vita

abbandonatasenza alcuna

tutela normativa

Papa Francesco

noi cristiani che nel corso della sto-ria siamo stati capaci di creare cul-tura, modelli di sviluppo, promozio-ne della persona ed oggi possiamo ri-petere questa proposta e coraggiosa-mente formularla senza temere chi calpesta l’uomo in nome della natura o la natura in nome dell’uomo.Papa Francesco parla di casa co-mune. L’esperienza cristiana nasce semprte dall’incontro ed è esperien-za di amore.

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5[Il corpo di s. Pio sarà in Vaticano]

“Il Santo Padre ha espresso il vivo desiderio perché le spoglie di san Pio siano esposte nella basilica di san Pietro il mercoledì delle Ceneri del prossimo Anno san-to straordinario, 10 febbraio 2016, giorno in cui Egli in-

Il corpo di s. Pio sarà in Vaticano per il Giubileo

Michele Castoro, arcivesco-vo di Manfredonia–Vie-ste–San Giovanni Roton-do: “La scelta del Papa è

per noi motivo di gioia e di grande re-sponsabilità”. “Come testimone e aposto-lo della misericordia – aggiunge - inten-de suggerire un modello di Chiesa che sta vicino alla gente, che cura e fascia le ferite ma anche un modello di pasto-re”. La preparazione diocesana all’even-to e il Giubileo dei “Gruppi di preghiera”.Entusiasmo, gioia e grande responsa-bilità… L’arcidiocesi di Manfredonia–Vieste–San Giovanni Rotondo si pre-para al grande evento che, in qualche modo, la vedrà protagonista nel 2016. Per decisione di Papa Francesco, infat-ti, nell’ambito del Giubileo straordina-rio della misericordia, le spoglie di San Pio da Pietrelcina saranno esposte nella Basilica Vaticana, dall’8 al 14 febbraio 2016. “Il Santo Padre - spiega monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuo-va evangelizzazione - ha espresso il vi-vo desiderio perché le spoglie di San Pio da Pietrelcina siano esposte nella Basili-ca di San Pietro il 10 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, giorno in cui Egli invierà in tutto il mondo i missionari della mi-sericordia. La presenza delle spoglie di San Pio sarà un segno prezioso per tut-ti i missionari e i sacerdoti”. Questa de-cisione del Papa “è stata accolta con en-tusiasmo in diocesi”, fa sapere monsi-gnor Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia–Vieste–San Giovanni Ro-tondo, riflettendo per la prima volta sul-la notizia che ha fatto il giro del mondo. Eccellenza, quali sentimenti in dio-cesi per questa decisione?“La scelta del Papa è per noi motivo di

Intervista a mons. M. Castoro“Sì, Padre Pio è il frate della misericordia”

Vincenzo Corrado*

gioia e di grande responsabilità perché alla santità di Padre Pio corrisponda an-che la buona volontà di quanti oggi abi-tano gli stessi luoghi. Significa, in modo particolare, riscoprire il valore dell’ac-coglienza e dell’attenzione verso l’altro. Realtà incarnata anche nell’opera di Pa-dre Pio: l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza”. Qual è il messaggio che giunge da questa scelta del Papa?“Da Padre Pio giungevano grandi folle in cerca di Dio, del suo amore, del suo perdono ed egli si è fatto strumento del-la divina misericordia, sciogliendo dal laccio di satana quanti erano sotto il gio-go del peccato. Il Papa indicando Padre Pio come testimone e apostolo della mi-sericordia intende suggerire un model-lo di Chiesa che sta vicino alla gente, che cura e fascia le ferite ma anche un modello di pastore secondo il cuore di Dio. Il messaggio è guardare alla gen-te con gli occhi del buon pastore ma an-che rimuovere ciò che ci allontana da Dio e che può causare la morte spiritua-le, cioè il peccato. Gesù prima di guari-re il paralitico rimette il suo peccato. Oggi il mondo ha tanto bisogno di fare esperienza di Dio, di scoprire l’abbrac-cio del Padre”. In che modo la diocesi si preparerà all’evento?“Cercheremo di approfondire la spiri-tualità e la figura di Padre Pio, riflet-tendo anche sull’attributo divino della misericordia, a partire dalla Scrittura. Cureremo inoltre la preparazione al sa-cramento della riconciliazione cercan-do di offrire varie possibilità di ascolto per quanti hanno necessità di aprire il loro cuore al Signore o anche per quan-ti sentono il bisogno di essere ascolta-

ti e ricevere una parola di conforto. Co-me del resto dice il Salmo 85: ‘Sei pieno di misericordia con chi ti invoca’. Sarà utile approfondire i carismi delle opere della divina misericordia e, fra queste, quello di Casa Sollievo della Sofferenza, voluta da Padre Pio come testimonianza visibile dell’amore misericordioso ver-so i poveri e i sofferenti. L’Ospedale pro-prio in quest’Anno giubilare, il 5 mag-gio 2016, ricorderà il sessantesimo del-la sua nascita. Inoltre, la diocesi vivrà l’Anno Santo anche come preparazione alla visita pastorale che inizierà alla fi-ne del 2016”.Da una “piccola” diocesi pugliese ar-riva in San Pietro un messaggio e un esempio per le Chiese di tutto il mon-do…“Questo mi fa pensare al rapporto tra fe-de e memoria, messo in luce dall’encicli-ca Lumen Fidei. Facendo memoria del-la fede dei nostri padri, conservata nella Chiesa, giungiamo alle sorgenti dell’a-more misericordioso di Cristo che ha da-to se stesso per noi. Ogni diocesi e ogni comunità cristiana può attingere alla te-stimonianza di fede di quanti hanno la-sciato un segno nel cammino della fe-de. Ecco dunque il messaggio: cercare il volto di Cristo nella fede di quanti la Chiesa offre quali modelli e testimoni”. Il 13 febbraio, durante l’esposizione delle spoglie del Santo in Vaticano, si terrà il Giubileo dei “Gruppi di pre-ghiera di Padre Pio” che saranno ri-cevuti in udienza dal Papa. Eccellen-za, come responsabile dei Gruppi di preghiera, sa che molto spesso ven-gono considerati “pietà popolare” in senso spregiativo, invece…“Invece essi esprimono quella vita te-ologale animata dallo Spirito Santo di

cui parla Papa Francesco nella Evange-lii Gaudium a proposito di pietà popola-re (n. 125). Si tratta di una fede fatta di gesti semplici e concreti che esprimono l’amore di Dio che si è sperimentato nel cuore e divengono luogo d’irruzione del-la forza sanante del Vangelo. Padre Pio li voleva ‘fari di luce, vivai di fede e foco-lai d’amore’. I nostri Gruppi di preghie-ra vivono la loro missione nella Chie-sa, per la Chiesa e con la Chiesa. Pro-fessano il primato della Parola di Dio, che purifica la preghiera, e la centrali-tà dell’Eucaristia, come sorgenti dalle quali scaturisce il servizio, la diaconia verso i fratelli”. Come si prepareranno al Giubileo?“Lasciando a ogni assistente spiritua-le la possibilità di suggerire e propor-re percorsi biblici e pastorali all’inter-no dei propri gruppi. Credo sia impor-tante che negli incontri delle nostre re-altà non manchi un approfondimento del tema della misericordia secondo la Scrittura e un riferimento alla spiritua-lità di Padre Pio, a come l’umile frate ha vissuto questo Vangelo della misericor-dia. La preghiera ne troverà giovamen-to e anche le opere saranno vere ope-re di misericordia. Un cammino inte-riore e spirituale, ma comunitario, par-rocchiale e diocesano che ci preparerà al pellegrinaggio a Roma e all’incontro con il Papa”.

*Agenzia SIR

vierà in tutto il mondo i Missionari della Misericordia, conferendo lo speciale mandato di predicare e confes-sare perché siano segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in cerca del suo perdono”, lo ha scritto al nostro arcivescovo mons. Michele Castoro, mons. Ri-no Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e Re-sponsabile del Comitato organizzativo del Giubileo.Le spoglie del “confessore infaticabile” rimarranno esposte nella basilica di s. Pietro in Vaticano dall’8 febbraio a domenica 14 febbraio. Il 13 febbraio 2016 il Papa incontrerà in s. Pietro tutti i Gruppi di Pre-ghiera di padre Pio, guidati dal Direttore Generale, l’ arcivescovo mons. Michele Castoro: sarà questa l’oc-casione per celebrare in Roma il Giubileo dell’Opera di s. Pio, la Casa Sollievo della Sofferenza con i Grup-pi di Preghiera, “l’opera che è nel cuore del Papa, che è nel cuore della Chiesa!” come ha scritto mons. Mi-chele Castoro nell’annunciare l’evento.

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5 [Pastorale Familiare]

Al termine delle settimane estive di formazione del corso di diploma in Pasto-rale familiare, organizza-

to dall’Istituto Giovanni Paolo II a La Thuile in Valle D’Aosta, vogliamo condividere con voi la meraviglio-sa esperienza di partecipazione e di fraterna condivisione che ci ha visti coinvolti nel secondo anno del diplo-ma insieme a famiglie provenienti da tutte le diocesi italiane.A partecipare al secondo anno del corso siamo stati: Giuseppe e Flo-riana sposati da 15 anni “accompa-gnati” dai figli Michele e Alessandro rispettivamente di 13 e 9 anni, del-la parrocchia s. Leonardo abate di San Giovanni Rotondo. “Già coinvolti da qualche anno nelle diverse attività di catechesi della Co-munità e Gruppo Famiglie, siamo sta-ti chiamati ad essere una delle cop-pie-guida nel percorso dei fidanzati in preparazione al matrimonio. Insie-me al nostro vice-parroco, don Leo-nardo Petrangelo e a Filomena Man-giacotti come figura più adulta, por-tiamo avanti gli incontri con le fami-glie giovani (coppie sposate da non più di quattro anni), che innamorate della famiglia intendono seguire un cammino di crescita nella pienezza

A La Thuile il 2° anno del Corso di Pastorale Familiare per due coppie della Diocesi

del significato del matrimonio. Inol-tre, sotto la guida del parroco, don Giovanni D’Arienzo, e insieme alle al-tre coppie della Comunità, partecipia-mo attivamente agli incontri, ai semi-nari di formazione di Pastorale Fami-liare organizzati durante l’anno sia a livello parrocchiale che diocesano.” Michele e Patrizia con i figli Domi-nique (13 anni), Michelangelo (11 anni) e Mariarossana (7 anni) spo-sati da 18 anni, della parrocchia s. Lorenzo Maiorano nella cattedra-le di Manfredonia.“Abbiamo iniziato un percorso di cre-scita e formazione nella sapienza pa-storale da pochi anni, impegnandoci in Azione Cattolica e nel gruppo Fa-miglia. In parrocchia accompagnia-mo, insieme a don Nicola Iacovone, i genitori dei bambini in formazione per la Prima Comunione in un percor-so di iniziazione cristiana.”Noi tutti sentiamo che l’amore spon-sale è una esperienza eccellente dell’esistenza umana. Per questo, con la consapevolezza che sviluppa-re un’azione pastorale adeguata al periodo storico che stiamo vivendo, richiede di offrire ai coniugi ed alle famiglie solide basi di riferimento, ci siamo offerti come inviati della Dio-cesi, per frequentare questo corso, organizzato dalla Conferenza Epi-scopale Italiana. Il corso, il cui intento è di formare operatori qualificati di Pastorale fa-miliare, si sviluppa su diverse aree tematiche (filosofica, teologica, so-ciologica, pastorale, ecc.) e coniuga un’intensa esperienza di comunione (lo stare insieme per due settimane),

con la formazione in aula. La Chie-sa, sente l’urgenza di rendere pro-tagoniste le famiglie in una rinno-vata azione Pastorale mirata a coin-volgere e rendere gli sposi, nuovi at-tori, insieme ai sacerdoti, ai religio-si e alle religiose e dietro l’invito co-stante degli ultimi Pontefici, “con la certezza che l’evangelizzazione in fu-turo dipende in gran parte dalla Chie-sa domestica” (F.C. 45).Le due settimane di formazione ci hanno arricchito, attraverso occasio-ni di scambio e di fecondo confronto di passione pastorale, di condivisio-ne fraterna, coinvolgendo in questo percorso anche i nostri figli. I ragaz-zi, divisi per fasce di età, sono stati impegnati in un percorso di anima-zione sulle stesse tematiche affron-tate dai docenti per noi genitori.

Nel corso delle due settimane di formazione, abbiamo vissuto an-che alcuni momenti particolarmen-te significativi come l’incontro con mons. Livio Melina, Preside dell’Isti-tuto Giovanni Paolo II, che, con ri-ferimento alla recente enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”, ci ha parlato dell’urgenza di una Ecologia dell’Amore Coniugale denunciando scarso interesse all’inquinamento dell’erosfera ovvero dell’ambiente necessario alla respirazione dell’a-more all’interno della famiglia. Altro momento importante è sta-to quello dedicato ai due laboratori di pastorale in cui attraverso il con-fronto con coppie provenienti da al-tre diocesi di tutta Italia sono state affrontate tematiche operative con-

crete di pastorale familiare. Abbia-mo vissuto un intenso momento spi-rituale durante la Veglia Eucaristi-ca, organizzata da alcune famiglie del Master, in preparazione al Si-nodo sulla Famiglia indetto da Pa-pa Francesco per il prossimo otto-bre, durante la quale genitori e figli hanno pregato insieme in un’atmo-sfera di grande fratellanza. Una vi-sita molto gradita è stata anche quel-la di mons. Nunzio Galantino, Segre-tario della CEI, che portando il saluto di Papa Francesco, ha condiviso con i circa 300 partecipanti, preghiera e fraternità.Ringraziamo il Signore per questa bellissima esperienza che ci arric-chisce dal punto di vista umano e spirituale e ci affidiamo allo Spiri-to Santo perché faccia fruttificare in noi, nelle nostre famiglie e nelle no-stre parrocchie “una nuova capacità di uscire da noi stessi verso l’altro” co-me insegna Papa Francesco.

Floriana Valerio e Giuseppe Sarcina – Patrizia Piemontese e Michele Prencipe

Una “lettera a chi crede nella famiglia” di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della Famiglia

M. Michela NicolaisCosì Le Famiglie illumineranno il Sinodo dei Vescovi

Una “Lettera a chi crede nel-la famiglia”: ad inviarla per chiedere di partecipa-re alla Veglia di preghiera

per il Sinodo, organizzata dalla Chie-sa italiana il 3 ottobre prossimo, al-la vigilia della fase conclusiva, è l’Uf-ficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. L’obiettivo è chia-mare a raccolta il “popolo cattolico” – e non solo – per rispondere all’in-vito fatto dal Papa nella lettera in-viata alle famiglie alla vigilia della prima fase del Sinodo: “Vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito San-to, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo com-pito”. Per aderire all’iniziativa – un anno dopo l’analogo appuntamento promosso dalla Cei nella stessa piaz-za – basta convergere il 3 ottobre

in piazza san Pietro, dalle 18 alle 19.30, oppure accendere una pic-cola luce sulla finestra della pro-pria casa. Sul territorio, intanto, si stanno pre-parando per settembre incontri di preghiera “nello stile di Emmaus”, tra associazioni e carismi differen-ti. “Le famiglie illuminano il Sino-do”, lo slogan per partecipare con la preghiera, il 3 ottobre, all’esito di un’assise che si annuncia già stori-ca per la Chiesa. A fare da sfondo, le catechesi di Papa Francesco sul-la vita concreta e i “miracoli” delle famiglie, ma anche la recente pro-fezia sulla famiglia pronunciata du-rante il viaggio in Ecuador: “Il vino migliore deve ancora venire”. Basta una piccola luce, per illuminare il buio che c’è.

Il cielo è chiamato a toccare la ter-ra.“Stiamo attraversando un momento di grazia speciale: per la Chiesa ita-liana, ma anche per tutto il mondo”. Ne è convinto don Paolo Gentili, di-rettore dell’Ufficio Cei per la pasto-rale della famiglia: “Dopo la doppia consultazione popolare, che ha no-tevolmente arricchito tutta la rifles-sione sinodale, e dopo la prima fa-se del Sinodo siamo giunti al capo-linea, al momento decisivo dell’As-semblea. In questo momento, la ri-chiesta di preghiera del Papa diven-ta ancora più forte, decisiva per ac-compagnare la luce speciale dello Spirito: è come se il cuore si allar-gasse fino agli estremi confini del-la terra, per portare linfa di nuova grazia alla vita delle famiglie. Il cie-

lo è chiamato a toccare la terra, tor-nando al principio della Creazione - una coppia di sposi - per aiutarci a confrontarci con la Chiesa e con la società”.“Il vino migliore deve ancora veni-re”. Don Gentili spiega la profezia ecuadoregna di Papa Francesco co-sì: “Ormai la famiglia è diventa-ta un autentico soggetto, non so-lo destinatario, della pastorale fa-miliare: sempre più, verso di es-sa, stanno convergendo anche al-tri settori pastorali. Con il Sino-do, il Papa ci chiede di fare del-la famiglia più di un’attenzione: ci chiede di renderla una moda-lità con cui far rinascere l’intera Chiesa. Da questo Sinodo può ri-nascere non solo la famiglia, ma la Chiesa intera”.

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Una lunga storia caratte-rizza l’estate dei più pic-coli e racconta l’attenzio-ne e cura delle comunità

cristiane verso i bambini ed i ra-gazzi, educati a creare relazioni ve-re d’amicizia e di fiducia. Sperimen-tando i valori della gratuità, del ser-vizio, della testimonianza, le comu-nità parrocchiali della nostra arci-diocesi hanno vissuto con forza la grande dimensione della fede e del-la preghiera. Anche quest’anno, tutto è stato pron-to per una nuova esperienza estiva che ha riempito di gusto le giorna-te dei nostri oratori. La disponibili-tà e il desiderio di esserci sono stati i primi passi dell’esperienza di condi-

visione che ha richia-mato migliaia di ragaz-zi a prendere parte da ospiti: se-dere alla tavola per mangiare “non solo pane” ma anche buone relazio-ni. La metafora della tavola imbandi-ta ha voluto sottolineare il suo esse-re occasione propizia per generare comunità nella quale bambini e ra-gazzi, adolescenti ed adulti, sacerdo-ti e laici possono vivere insieme una quotidianità capace di aprire sguar-di nuovi e lasciare il segno indelebi-le di una cura ricevuta. È stata una grande festa cui tutti si sono senti-ti invitati e accolti, non dimentican-do il Signore Gesù che ha scelto un banchetto come luogo privilegiato dell’incontro con ciascuno di noi e il pane come nutrimento per la no-stra vita.

IL TEMA E GLI OBIETTIVIIl mangiare ci dice chi è l’uomo e ci racconta della sua identità più pro-fonda. Chi è l’uomo che mangia? È colui che, mentre lo fa, mostra di ave-re una necessità ovvero che è costi-tutivamente in debito perché – per vivere – deve nutrirsi! Ovvero l’uo-mo che mangia è uno che ha bisogno di qualcosa che – da solo – non può darsi! In secondo luogo, proprio per-

ché il mangiare è al centro del vis-suto e del vivere dell’uomo, la neces-sità del mangiare pone l’uomo già in una rete di relazioni e rapporti, col mondo ma anche con il prossimo. Mangiare e mangiare bene, chiede di incontrarsi, di uscire da se stessi. Mangiare è quindi mettersi in rela-zione con sé e con gli altri, compresi gli altri sicuramente diversi da me.A Manfredonia, questa grande av-ventura estiva dei ragazzi delle no-stre parrocchie si è conclusa lo scor-so 28 agosto con una manifestazio-ne cittadina iniziata nel pomeriggio presso il piazzale del mercato ittico con giochi e animazioni e conclu-sa in piazza Duomo con

Michelangelo Mansueto

PROGETTO GRande ESTate

suor Lina Notarangelo*

sul detto evangelico “Non di solo pa-ne vivrà l’uomo”.E quale tema poteva esserci più pro-pizio per dare il senso della festa se non lo stare insieme a tavola? E’ il cibarsi tutti al medesimo banchetto che dà gioia, crea armonia e fa gusta-re il pane delle buone relazioni. Ab-biamo affidato il tema di grandissi-ma attualità a bravi Educatori che, con la loro perizia didattica, sono riusciti a catturare l’attenzione dei gruppi (6/8-9/11-12/14) stimolando-li a vivere l’avventura del Grest con

lo stare insieme senza differenze o preferenze, con cuore puro e com-portamento leale.Coinvolgente la gioia, molto viva la partecipa-zione alle svariate proposte e senz’al-tro bella e sorprendente la creatività espressa nella realizzazione di pic-coli, ma originali lavoretti che ogni ragazzo ha portato a casa e, con un pizzico di orgoglio, ha mostrato ai co-etanei indifferenti al grande movi-mento che ha reso ciascuno pane fre-sco, cibo disponibile, acqua traspa-rente, energia buona. È stata questa un’esperienza che ha dato tanto an-che a noi educatori “in erba”, perché ci siamo sentiti investiti di respon-sabilità nel programmare e condur-re il tutto, per poi concludere l’inte-ro percorso con un’uscita alla loca-lità “Sitizzo”, meta ambita per i suoi enormi spazi e natura incantevole. Una giornata di grande festa dun-que, intorno alla “mensa del Signo-re” con la partecipazione dei genitori ai quali è stato illustrato l’intero ope-

l’accensione delle luminarie della fe-sta patronale con lancio di pallonci-ni e incontro con l’Arcivescovo e le autorità cittadine.Mons. Castoro ha sottolineato che “i giovani sentono il bisogno di per-cepire la comunità come Madre che li segue attraverso la disponi-bilità degli adulti… le comunità si-ano più attente al fatto che i gio-vani manifestano un grande biso-gno di impiegare i loro talenti, la loro intelligenza, la loro capacità di saper leggere la realtà e giudi-carla”.

rato, coronato da un semplice allesti-mento di quanto i loro figli, seguiti e istruiti nel manipolare ingredien-ti a supporto della creatività, hanno realizzato.Commossi, tutti noi piccoli fautori di un’esperienza all’insegna della gio-ia, dell’amicizia e della collaborazio-ne generosa e fattiva, non possiamo non ringraziare il Signore per le bel-le ispirazioni, e mostrare profonda gratitudine per la professionalità de-gli esperti che ci hanno offerto la ric-chezza delle loro conoscenze. Il no-stro grazie va ai nostri Sacerdoti per la fiducia accordataci, e viva e affet-tuosa è anche la riconoscenza per le nostre carissime suore “Ancelle di S. Michele”, collaboratrici disponibili fino all’inverosimile.

*e gli educatori

Bella davvero e riuscitissi-ma l’avventura della festa nella quale abbiamo lan-ciato i nostri ragazzi del-

la parrocchia “Sacro Cuore” di Mon-te S. Angelo. L’itinerario annuale dell’ACR si è concluso con “Tempo Estate Eccezionale”: quest’anno, senza venir meno agli obiettivi di fondo, preghiera-ascolto-gioco-cre-atività, noi educatori, sollecitati dal-lo straordinario evento dell’Expo, ab-biamo impostato il nostro progetto estivo sullo slogan “Tutti a tavola” e

GRANDE ESTATE AL SACRO CUORE

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Tutti a tavola

Domenico Trotta*

Com’è consuetudine il Grest della nostra parrocchia s. Michele Arcangelo si è te-nuto nella prima decade di

agosto e ha visto la partecipazione numerosa di ragazzi (quasi 200) ed educatori (circa 70) divisi in 6 grup-pi: Caramelle, Muffin, Torte, Gelati, Ghiaccioli e Lollipop. Le attività so-no state intense e coinvolgenti, dal mattino fino a sera e le giornate so-no state scandite da momenti di pre-ghiera comunitaria, catechesi-rifles-sione con l’aiuto di diversi sacerdoti, momenti ludici e di divertimento che hanno scatenato i ragazzi e messo a dura prova tutti gli educatori, giova-ni e adulti, trascinandoli in un vorti-ce di sano entusiasmo: balli, giochi d’acqua, musichiere, tatuaggi, cac-cia al tesoro, bolle di sapone, cine-ma, luna park con prestigiatori e ma-ghi, merenda quotidiana di gruppo, un pomeriggio al mare con schiuma party e gonfiabili e dulcis in fundo… il mirabolante spettacolo finale con-dito dal grandioso rinfresco prepa-

chetto nuziale e gustare pienamente il pane vivo disceso dal cielo – Cristo Gesù che si offre per noi sull’altare – Pane che va preso, triturato e assi-milato dentro di noi affinché ci tra-sformi in Lui, ed uniti a Lui, parte di Lui nella carne, facciamo nostro an-che il suo modo di agire e pensare. Infine, la famiglia. Quest’anno fra gli educatori fondamentale e nume-rosa è stata, accanto ai ragazzi dai 15 ai 20 anni, la partecipazione di fami-glie, giovani e meno giovani, per af-fermare il ruolo forte e indiscutibile che esse hanno nella comunità. La Famiglia cristiana, nucleo vitale e fondamentale della nostra comu-nità, si pone, suo malgrado, in con-trapposizione alla società moderna ormai in preda ad una frenetica, spa-smodica e dissennata ricerca di nuo-vi concetti “politically correct” di fa-miglia. Come cristiani dobbiamo te-stimoniare alle tante famiglie, svuo-tate di ogni essenza cristiana, la di-gnità sacramentale del matrimonio, mostrando che un uomo e una don-

na uniti nell’amore di Dio e benedet-ti dalla fecondità dei figli, non sono solo “una delle tipologie di famiglie” ma sono la SOLA E UNICA FAMI-GLIA che rappresenta il matrimo-nio fra Cristo-sposo e la Chiesa-spo-sa, che genera continuamente figli di Dio. Apparteniamo a Cristo e di Lui ci nutriamo alla mensa eucaristica.Ai bambini, ai genitori, agli educa-tori e a tutti quelli che hanno colla-borato per la splendida riuscita del Grest rivolgo un semplice e sincero GRAZIE insieme a un arrivederci al prossimo anno!

*parrocchia s. Michele arcangelo

rato dalle nostre provette massaie.Conclusa la fantastica avventura, vo-glio sottolineare due aspetti: il tema del Grest ed il coinvolgimento del-le famiglie.Il titolo scelto quest’anno, “Tutti a tavola – non di solo pane vivrà l’uomo” è chiaro riferimento all’Eu-carestia, tema innescato perfetta-mente con il Vangelo delle dome-niche di luglio-agosto, capitolo 6 di Giovanni, che ci parla del pane vivo disceso dal cielo e del discorso della montagna, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Proprio questo è sta-to il leit motiv del Grest di quest’an-no; più che di moltiplicazione, si trat-ta di CONDIVISIONE. È Cristo, attraverso le nostre mani, a compiere anche oggi il miracolo fatto allora per quei 5.000 uomini, quan-do prendiamo del nostro e lo offria-mo ai fratelli più bisognosi, sia co-me aiuto materiale o “semplicemen-te” attenzione, affetto, amore. Allo-ra il TUTTI A TAVOLA significa che siamo invitati a partecipare al ban-

L’estate è tempo di vacanze, di riposo, di divertimento e di… festa e la parrocchia San Giuseppe, con il GREST

2015, ha scoperto la ricetta giusta per far festa. Gli animatori e i bambini con le loro famiglie hanno assaporato degli ingredienti molto speciali che hanno cercato di rendere l’estate unica e indi-menticabile: un abbraccio, uno sguar-do, un ricordo, una parola, una Presen-za. La vita è diventata una festa nel sen-so indicato da Papa Francesco: “Non rie-sco a immaginarmi un cristiano triste!”. Quando la vita diventa una festa, allora si vivono le relazioni nel modo giusto e, come animatori, siamo convinti che noi siamo le relazioni che viviamo. Le rela-zioni sono gli ingredienti principali della nostra vita e se, cucinate bene, ci aiutano a diventare protagonisti del no-stro vivere quotidiano, perché solo chi è protagonista smette di vivere con i “pre-cotti esistenziali” e diventa un vero cuo-co. Ma ogni ricetta ha anche un ingre-

diente segreto, per noi è stato un san-to: san Giovanni Bosco, scelto perché ci ha fatto sognare che tutto è possibile e perché quest’anno ricorre anche il bi-centenario della sua nascita. Egli ha vi-sto delle cose che non c’erano e le ha re-alizzate grazie alla sua fiducia in Dio. Proprio per questo san Giovanni Bosco, come tutti i santi, è un vangelo vivente, è la ri-attualizzazione e la concretezza della Parola di Dio nella Storia. Il tito-lo del nostro Grest, “Per far festa…ser-ve la ricetta giusta!”, ci ha richiama-to, quindi, alla nostra vocazione: siamo fatti per la felicità. Durante i momenti di condivisione e di confronto abbiamo parlato della “Festa” con la “F” maiusco-la, la Festa di una vita realizzata, la Fe-sta di cui parla Gesù nella parabola del grande banchetto che non dimentica gli ultimi e gli esclusi (Lc 14, 15-23), la Fe-sta che non finisce perché non è un mo-mento, ma uno stile di vita: ogni giorno, in qualunque condizione (gioia o dolo-re, salute o malattia, forza o debolezza)

possiamo sempre decidere come reagi-re. Tutto il percorso è stato suddiviso in dieci tappe con altrettanti dieci alimen-ti che ci hanno aiutato a percorrere la strada della felicità: il sale per impara-re a dare sapore alle cose; il lievito per-ché crescere significa saper conoscere le proprie emozioni e costruire i propri affetti; la mela per conoscere l’arte del divertimento sano, quello da cui, oltre a non far male, si ricava un gran bene; il caffè per vivere una vita sveglia, ca-pace di cogliere l’occasione e di bandire la pigrizia esistenziale; l’acqua perché è come la libertà e Dio, non vuole essere scelto per paura o per ricompensa, ma vuole una relazione libera; lo zucche-ro imparando che l’amicizia non è solo sentire qualcosa, ma decidere di aiuta-re l’altro per essergli veramente vicino; il cavolo per rivalutare la famiglia co-me il primo terreno di crescita, un terre-no protettivo che ci sostiene negli inver-ni della vita, tuttavia se non ci prendia-mo cura del terreno, se lo trascuriamo e pretendiamo che ci dia tutto senza sfor-zo, o se al contrario lo soffochiamo e lo inondiamo di fertilizzanti, non avremo nulla in mano per cui dobbiamo trovare un equilibrio tra il dare e il ricevere; la ciliegina per saper dare un valore alle cose in base ai valori che abbiamo scelto come guida; l’insalata perché è come il rispetto “sta bene con tutto”, ci sostiene e si può applicare non solo alle persone, ma anche ai luoghi (se rispettiamo l’am-

biente, l’ambiente ci nutre) e ai tempi (le cose danno frutto se si ha la pazienza di attendere); e, infine, la farina perché le scelte che facciamo sono la nostra fari-na: solo quando abbiamo deciso quale ricetta vogliamo seguire sappiamo qua-le usare. Cosa vogliamo fare con la no-stra “farina”? Don Bosco consegnò a Do-menico Savio tre ingredienti fondamen-tali: “Primo, allegria. Ciò che ti turba e ti toglie la pace non piace al Signore. Cac-cialo via. Secondo, i tuoi doveri di studio e di preghiera. Attenzione a scuola, impe-gno nello studio, pregare volentieri quan-do sei invitato a farlo. Terzo, far del bene agli altri. Aiuta i tuoi compagni quando ne hanno bisogno, anche se ti costa un po’ di disturbo e di fatica. La ricetta del-la santità è tutta qui”.Ad accompagnare i bambini e i ragaz-zi, oltre ai tanti animatori, c’è stato il no-stro parroco don Biagio Grilli che, ogni lunedì e giovedì, iniziava la nostra Fe-sta annunciando la Parola e facendoci scoprire che Gesù è la gioia che nessu-no può toglierci, Lui ci sprona ad anda-re avanti, ci afferra e ci educa ad essere santi: una scelta di vita totale, unica e autentica. Ci auguriamo che l’interes-se, l’entusiasmo e la gioia verso i valo-ri trasmessi non si spengano e diamo appuntamento ai tanti bambini e fami-glie che hanno condiviso con noi que-sta avventura, alle prossime iniziative parrocchiali.

*IRC-Parrocchia s. Giuseppe

L’estate nella parrocchia s. Giuseppe: l’expo delle relazioni Giovanna D’Apolito*

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Il 28 agosto ad aprire la 179^ Fe-sta Patronale dedicata a Ma-ria santissima di Siponto ci so-no stati tanti bambini e giova-

ni animatori dei Grest parrocchia-li che per le strade della nostra cit-tà hanno offerto una sequenza infi-nita di colori. La loro allegria è co-minciata prima nelle rispettive co-munità parrocchiali e poi al Merca-

Grest cittadino: una grande armonia di colori!

Giovanna D’Apolito

to ittico con un pomeriggio di musi-ca, balli, giochi e tante sorprese. An-cora una volta i bambini hanno sba-lordito tutti scatenando quella gioia che ha reso speciale un caldo pome-riggio d’agosto. Ma la Festa non è fi-nita lì… di nuovo in cammino verso piazza Giovanni XXIII dove il bravis-simo Gheghe ha dato inizio allo spet-tacolo di bolle che ha incantato pic-coli e grandi; subito dopo è partito il conto alla rovescia per l’accensione delle luminarie. L’incontro-festa ha visto la parteci-pazione del sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi e dell’arcivesco-vo mons. Michele Castoro che, do-po la lettura del Vangelo delle Noz-ze di Cana (Gv 2, 1-25), ha sottoline-ato che “è bello stare insieme e tutti

lo hanno sperimentato durante i gior-ni del Grest per cantare o per gioca-re. Lo stesso Gesù, insieme alla Ma-dre e ai suoi discepoli, ha partecipa-to ad una festa di matrimonio: lì Ma-ria chiede a suo Figlio il miracolo del cambiamento dell’acqua in vino, e lo ottiene perché Maria voleva che la fe-sta continuasse, che non si spegnes-sero le luci, che non finissero i canti. Gesù e Maria vogliono che tutti noi partecipiamo alla Festa, ma il modo più bello di festeggiare è stare insie-me con Gesù. Quando si può vivere tutto ciò? Alla messa della domenica, al catechismo o frequentando la par-rocchia dove si vive la bellezza dello stare insieme perché Gesù è in mez-zo a noi”. Tanti i ragazzi delle parrocchie che si sono esibiti sul palco ballando gli inni dei Grest e che hanno sottoline-ato come tutti possono sentirsi invi-tati e accolti, proprio come il Signo-re Gesù che ha scelto un banchetto come luogo privilegiato dell’incontro con ciascuno di noi.Certo, ci ha ricordato il nostro ar-civescovo “…siamo di colori diversi, ma tutti insieme formiamo una gran-de armonia di colori e sarà bello sta-re con altri che non la pensano co-me noi, che non hanno le nostre stes-

se idee, che non hanno il colore del-la pelle come il nostro”. Se seguia-mo l’invito di Maria ai servi: “Fate quello che vi dirà”, potremmo metter-ci in un atteggiamento di disponibi-lità, quella stessa disponibilità che nell’annunciazione ha avuto Lei: “sia fatto in me secondo la tua parola”. Solo allora, sarà gioia grande nel no-stro cuore e una festa grandissima ogni volta che ci ritroviamo.

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Nei secoli passati la festa di s. Michele arcangelo ha avuto un posto impor-tante nei calendari litur-

gici in uso prima della riforma del Concilio Tridentino, con letture pa-tristiche aventi come fulcro la cate-chesi, la mistagogia e l’apologetica. Propongo, perciò, all’attenzione dei lettori, fedeli, omileti e custo-di attuali del santuario, questi te-sti illuminanti per quell’importan-te “frutto che contengono per il po-polo, destinato a sì grandi realtà di-vine”, in occasione dell’annuale fe-sta settembrina in onore dell’ama-to s. Angelo.È da premettere, per inciso, che la produzione di codici ha scandito la lunga storia dell’abbazia di Mon-tecassino i cui monaci nello sfida-re secoli ed eventi anche tremen-di, hanno saputo consegnare a noi, uomini disincantati del XXI seco-lo, un ricco patrimonio di opere della fede che offrono una lettura del mondo come “grande codice” di Dio e “Scrittura vivente” attraver-so cui il Creatore si esprime e “ir-rompe nella fragilità del frammen-to” che genera bellezza di pensie-ri sull’opera salvifica di Cristo e riflessioni sull’essenza dell’uma-nità.In tale ottica si pongono i manoscrit-ti cassinesi 104+109 e 106 , omilia-ri di età Teobaldiana (1022-1035) nei quali oltre alla magnifica bellezza artistica raggiunta dallo scriptorium monastico, sono riportate le omelie, cioè le dolci conversazioni dei santi Padri per le feste per annum. In parti-colare, il codice cassinese 109, usato un tempo per l’ufficiatura monasti-ca delle Ore e per la Divina Liturgia, comprende ben 144 testi tra sermo-nes e homiliae, bra-ni agiografici ed in-ni, e riporta speci-ficamente alle pa-gine 358a-362b la lettura della Inven-tio sancti Michae-lis, cioè l’appari-zione dell’Arcan-gelo al Monte Gar-gano, alle pagine 359a-b la De inven-zione basilicae, al-le 359b-361a la De victoria eiusdem, e a 361a-362b la De dedicazione basili-cae; infine, alle pa-gine 362b – 365a riporta la pericope evangelica propria della festa di s. Mi-chele, tratta dall’e-vangelista Matteo (18,1), cui segue la omilia di s. Gerola-mo (Commentario

su Matteo III) e quella di s. Ambro-gio vescovo (sermone V nella festa di s. Michele arcangelo).Ma è davvero molto interessante lo scoprire che il codice in questione, alle pagine 368a-398b, nel continua-re a contrassegnare il calendario li-turgico monastico dell’abbazia Cas-

sinese, annota, dopo la festa di set-tembre di s. Michele, ben sei dome-niche dell’anno liturgico denomina-te Dominicae I – II – III- IIII – IIIII – VI post sancti Angeli, cioè domeniche dopo la festa del santo Angelo Miche-le, ricorrenti nel periodo che va da fi-ne settembre-inizi di ottobre fino al-la festa di s. Martino, con letture pro-prie ed omilie tratte dai Padri, da s. Ilario di Poitiers a Paolo Diacono, a s. Giovanni Crisostomo, s. Epifanio

vescovo, s. Beda il venerabile, s. Giro-lamo, s. Agostino e infine s. Gregorio Magno. Insomma, nell’XI secolo e nei seco-li seguenti l’abba-ziato di Teobaldo, il calendario liturgi-co monastico cas-sinese dava gran-de solennità e im-portanza alla festa di settembre del s. Angelo che occu-pava un ruolo note-vole nel calendario liturgico tanto da contrassegnare ad-dirittura un perio-do importante delle domeniche “per an-num” intitolate co-me domeniche 1ª - 2ª - 3ª - 4ª - 5ª - 6ª dopo la festa del s.

Alberto Cavallini

Angelo. Dunque, domeniche per an-num ben denominate e soprattutto ben definenti un periodo dell’anno liturgico, al pari di quelle post Pen-tecosten o post Pascham o post Nati-vitatem. Alla pagina 468 sempre dello stes-so codice, poi, è riportato il Versus,

l’Inno, in onore di s. Michele con preghiera all’Arcangelo santo, ove il linguaggio della poesia medioe-vale si mostra “strumento espressi-vo di un’Alterità altrimenti inespri-mibile” mostrando così la capaci-tà di dar voce alla bellezza attra-verso quel fragile modo che l’esi-stente ha di manifestare la propria origine divina.Ma se spinti da autentica ricerca, ci spostiamo in Assisi, patria del “Poverello devoto del s. Angelo” ri-troviamo un’altra interessante te-stimonianza del XIV secolo, più tardiva rispetto alla precedente, ma sempre assai importante nel calendario liturgico medioevale, relativa sempre alla festa di set-tembre del s. Angelo. Infatti, nel codice assisiate, il Com. 356, per-gamenaceo, di recente da me vi-sionato in Assisi, di appena 48 fo-gli, posseduto da sempre dalla co-munità dei Frati Minori Conven-tuali custodi del sacro Convento e

redatto intorno al 1381, è riportato il Sermo in Dedicatione sancti Michae-lis arcangeli, l’omilia per la festa del nostro santo Angelo, che commen-ta il brano di Apocalisse 12,7. L’ano-nimo scrittore, un frate francesca-no, segue diligentemente lo svilup-po dell’omilia patristica che ha per “filigrana il commento del venerabi-le Beda, monaco”. Inserita dopo il commento di Apocalisse 12, questa bella omilia ricorda la veneranda so-lennità della dedicazione e invenzio-ne di s. Michele arcangelo sul Mon-te Gargano. Ma anche in questo co-dice, nato non in ambiente monasti-co, ma conventuale, non in area me-ridionale, ma centro-settentrionale, le domeniche successive alla festa di settembre del nostro s. Angelo ripor-tate nel calendario liturgico che pro-clama il veniente Signore, sono in-dicate come Domeniche dopo la fe-sta del s. Angelo, occupanti appun-to il periodo liturgico del ‘primo au-tunno’ che si chiudeva con la festa di s. Martino che prelude all’Avvento. Dunque, dai codici medioevali, frut-to di quel periodo che un diffuso luo-go comune ha considerato “oscuro” per la cultura, capiamo come si sia invece instaurata una identificazio-ne tra teologia, esegesi biblica e pa-tristica, che è stata a fondamento di quella cultura cristiana che è giunta fino a noi. E per recuperare il senso dell’insegnamento omiletico a tema biblico, nel suo pieno valore, dobbia-mo rileggere con attenzione le ome-

29 settembre: FESTA

DELL’ARCANGELO MICHELE

Auguri vivissimi da parte della redazione e dei lettori di VOCI e VOLTI al nostro

arcivescovo Michele. Per lui preghiamo chiedendo santità, salute e ogni conforto divino nel prezioso ministero svolto tra noi e invocando la

potente intercessione e custodia dell’Arcangelo Michele,

di cui porta il nome.

Auguri Eccellenza

La festa di s. Michele nei codici manoscritti dell’XI e XIV secolo

[Studi e ricerche]

lie di questi antichi codici con men-te aperta a possibili ed edificanti sor-prese, oggi ahimè, molto spesso, per-se da tanti moderni omileti che forse limitandosi a “fervorini” devozionali hanno dimenticato quel “conversare dolcemente” con i fedeli, attraverso una predicazione “essenziale e fon-dante la fede”.Un pensiero finale non può che an-dare alla formazione del ‘meraviglio-so’ cristiano di cui pubblico alcune foto e che caratterizza questi codi-ci, che ho brevemente presentato in onore del celeste patrono s. Miche-le arcangelo con la codificazione in senso simbolico del paesaggio e del-la natura con piante, fiori, animali, in essi artisticamente rappresentati a corredo delle omelie, cioè di quel “condensato impressionante della predicazione apostolica” che fa na-scere e vivere la fede salvifica entro cui è pienamente inserita da secoli nel calendario liturgico della Chie-sa latina anche la festa di settembre dell’arcangelo Michele.

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CORRE[Libri]

IL TEMPO Alberto Cavallini

Studi in onore di Serricchio

La scomparsa di Cristanzia-no Serricchio per lunghissi-mi anni presidente della Se-zione Garganica della Socie-

tà di Storia Patria per la Puglia ha la-sciato “un vuoto incolmabile in chi lo ha conosciuto”. Per questo la sezio-ne di Manfredonia in segno di affet-to ha voluto ricordare questa grande personalità culturale del nostro ter-ritorio con una pubblicazione che ha coinvolto non solo i soci, ma numero-si studiosi e storici.Sottolinea nella introduzione il pre-sidente Lorenzo Pellegrino della se-zione di Manfredonia che “occorre avviare, ora, un percorso ampio di studi che inquadrino la figura di Cri-stanziano Serricchio a livello regiona-le e nazionale … in tutti gli ambiti … alcuni dei quali, trattati in questo vo-lume, rappresentano un punto di par-tenza per ulteriori ricerche ed appro-fondimenti”.Il prezioso volume di ben 366 pagi-ne sarà presentato nell’ottobre pros-simo a Manfredonia. Chi desidera avere l’opera può rivolgersi al presi-

Le storie raccontate nelle 374 pagine che compongo-no questo nuovo lavoro di Matteo Rivino, montana-

ro verace che vive da anni a Mila-no, hanno un protagonista silenzio-so che costituisce anche il territorio entro il quale esse si svolgono, Mon-tesant’Angelo del Gargano e lo scri-gno che custodisce nelle viscere del-la sua montagna, il millenario san-tuario micaelico, ma hanno anche un ‘clima’ che è dato da drammi in-dividuali e destini collettivi, vissuti nella prima metà del XIX secolo da persone ‘comuni’, sensibili, ingegno-se e intelligenti, coinvolte e investite in tante situazioni e vicende. Si trat-ta di personaggi ben raccontati che compaiono e raccontano quello che spesso la più accreditata e alta sto-riografia non riesce ad esprimere: il senso della vita e del destino indivi-duale, della creaturalità degli uomi-ni, delle passioni e degli eventi stori-ci e politici vissuti, del non memora-bile trascorrere tra vicende ed even-ti, anche a volte drammatici e crude-li, sul Monte dell’Angelo. E le traver-sie, evocate e raccontate con sagacia, non sono ‘inventate’, ma trovano ri-scontro in più passi delle fonti con-sultate, anche se i nomi cambiati dal nostro autore, conservano più di un riferimento ai luoghi e alla condizio-ne sociale dei protagonisti. Dunque, se le storie sono vere, lo sono con tut-ti gli aggiustamenti e le integrazioni logiche e necessarie che ogni ottima narrazione comporta.E come i dettagli e i particolari non siano mai insignificanti bensì, al contrario, rivelatori e ineliminabili, lo dimostra con garbo e documenta-zione tutto l’appassionante racconto dell’amico Matteo Rivino che susci-ta nello scorrere delle pagine, un’au-tentica gioia per gli squarci di vita che aiutano a riscoprire le radici pro-fonde della storia locale che fonda-no la nostra diversità/identità gar-ganica. Viene smentito così quell’i-nesatto ruolo di figuranti e compar-se dei cosiddetti personaggi “mino-ri”, quelli definiti sprezzantemente del “basso ceto” che sembrano esse-re vissuti solo per dare luce ai perso-naggi “maggiori”, i principali attori, quelli che han fatto la grande Storia, mentre essi sono autentici punti di snodo di vicende passate e di apertu-ra a quelle future. Si svela così l’ori-ginalità e il legame del narrare di Ri-vino su questi personaggi, dai “Ped-danera agli Ambrosio, dai vari lavo-ratori ai briganti, dai canonici ai no-

tabili”, che sono ben lungi dall’esse-re insignificanti e che anzi ci rac-contano fatti ed eventi ignorati dal-la Storia: uomini che passano inos-servati nella scena della vita eppu-re manifestano un passato che fonda la nostra identità umana e cristiana. E quando si consegna la loro storia, sembra dirci il nostro autore, i per-sonaggi secondari, proprio loro, so-no quelli “che entrano per primi” (cfr Mt 21,31). In questo ultimo romanzo di Rivino ritroviamo tutte le temati-che che certamente fanno di lui uno degli scrittori garganici più interes-santi dei nostri giorni. Mi è nata, subito dopo la lettura di questo avvincente romanzo, una ri-flessione che riguarda la fine delle cose, delle persone, degli animali, delle proprietà, di tutto ciò che ha o ha avuto vita e di cui, qui sulla ter-ra, non resta niente se non il ricordo, che a sua volta è legato strettamen-te alle parole, all’arte, al racconto. “La vita cresce dalle parole, ha scrit-to Stefànsson, la morte dimora nel silenzio. Per questo dobbiamo conti-nuare a scrivere, a raccontare, a mor-morare versi e parole e imprecazioni”. Per questo ritengo si scriva, non cer-tamente per vincere premi, vendere libri un po’ di più, farsi fare dai cri-tici di punta una bella recensione.Nell’attuale contesto di oppressione da parte della pesante cappa di ru-mori e suoni, tanto che, come diceva-no i babilonesi, ci vorrebbe un nuo-vo diluvio anti-chiacchiericcio, que-sto racconto di Matteo Rivino parla in silenzio e porta a scoprire parole e eventi che il tempo ha lasciato senza parole, donando al lettore il bisogno di andare controcorrente, immerger-si in fatti e vicende di un passato vi-vo e vitale e ascoltare le parole scrit-te e narrate sul vivere dell’uomo, sui giorni concessi, sul tempo passato e bastante per ognuno.Incontrare i personaggi narrati in questo romanzo è, dunque, una fe-lice avventura ed una splendida op-portunità per conoscere persone che sanno originalmente ripropor-re l’esistenza, il pensiero, l’audacia intrinseca dell’uomo pur nell’oblio dello scorrere del tempo, perché il nostro autore ha saputo rendere ‘fru-ibile’ al lettore uomini del passato, così uomini, che hanno vissuto fino in fondo la loro esistenza, sfidando a volte la mentalità dominante con parole e fatti. E che l’uomo in ogni situazione, ci dice il nostro autore, operi il bene e pratichi il male è certamente l’uni-

ca variabile che fa la differenza. Un libro, insomma, che va dritto al cuo-re, un omaggio doveroso alle radici, per il quale non posso che dire gra-zie all’amico autore.

Matteo RIVINO CORRE IL TEMPO Schena Editore, Fasano (BR).

dente o al segretario della Sezione di Manfredonia della Società di Storia Patria oppure alla redazione di VO-CI e VOLTI.

Un omaggio doveroso alle radici:

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tare se stessa. Donna Costanza è una donna, scono-sciuta scrittrice, col-ta, ricca di persona-lità, audace, amante della verità e dell’ob-bedienza, nata nel 1595, introdotta nel monastero all’età di due anni, morta do-po il 1652 e prima del 1675. Produce una testi-monianza includen-te sia il recente pas-sato (a partire dal 1621) sia le preoccu-pazioni del lungo ed estenuante presente (sino al 1652), narra-ta attraverso la sele-zione di eventi stori-ci rilevanti che costi-tuiscono lo sfondo di vicende e soprattutto di distanti punti di vi-sta personali, come il lettore noterà. Quella di Donna Co-stanza Giordani non è solo la voce narrante, è pure la voce inter-prete delle Monache, il cui animo oscil-la tra il ricordo delle

“commodità” del passato e le “muta-tioni” del presente. Talora, il ricordo

Un quadro del ’600 con eventi nodali e vicende delle Monache Chiariste

Antonio Tomaiuoli*

Alberto Cavallini, iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, è direttore responsabile del pe-riodico VOCI e VOLTI e direttore dell’Uffi cio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo. Per la sua formazione umanistica, si è interessato di studi storici e letterari . In particolare, ha compiuto studi e ricerche sul monachesimo e sulla ico-nografi a dell’Arcangelo Michele, dal Gargano ‘volato’ nelle più lontane regioni d’Europa, in luo-ghi sorti ad instar Gargani.Legato con grande affetto alla storia e alla vita dell’antica abbazia di santa Maria di Pulsano sul Gargano, nel periodo in cui questa versava nel massimo abbandono e degrado si è fatto promo-tore della sua salvaguardia e della sua rinascita attraverso il Movimento di volontariato “Cristia-ni pro Pulsano” di Manfredonia e di Monte Sant’Angelo da lui diretto e coordinato che ha recu-perato l’eremo di s. Gregorio e sensibilizzato autorità e cittadini negli anni ‘90 alla rinascita del-la abbazia pulsanese. Da sempre è stato impegnato anche nel volontariato sociale: per un decennio è stato presiden-te dell’opera pia Ipab Casa Anna Rizzi di Manfredonia e dal 2008 a tutt’oggi è presidente della Onlus Agape di Manfredonia che si prodiga a favore delle famiglie bisognose e degli immigrati. Ha pubblicato numerosi testi sul monachesimo pulsanese, di cui il più prestigioso è il Laus Deo Anima Pulsani edito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, sulla presenza delle Monache Cla-risse a Monte Sant’Angelo di cui ha rinvenuto documenti e testi inediti dei secoli XVI e XVIII, e sul culto dell’Arcangelo nelle varie contrade d’Europa pubblicando l’ Iconografi a dell’Arcangelo

e della “legenda garganica” nel Freistaat di Baviera, il piu’ esteso Land della Germania, tra-dotto anche in lingua tedesca, e L’Iconografi a dell’episcopo sipontino Laurentius sulle strade d’Europa. Ha pubblicato studi e ricerche su volumi editi dalla Società di Storia Patria per la Pu-glia, di cui è socio.Collabora in stage della pontifi cia Università Europea di Roma con conferenze sull’iconografi a cristiana e con molti giornali, tra cui Avvenire e L’Osservatore Romano, nonché con riviste e pubblicazioni storiche. E’ intervenuto ed ha condotto servizi televisivi sul monachesimo eremitico pulsanese per diver-se trasmissioni televisive, da “Sereno variabile” a “Giro mattino” a “Sua immagine”e relativa-mente al Santuario micaelico del Gargano ha collaborato attivamente nella trasmissione intitola-la “Il cammino dell’arcangelo Michele” della serie “Itinerari dello Spirito” diretta da mons. Ra-vasi e curata dalla giornalista Cecilia Sangiorgi e di recente in vari servizi curati da RAI3. Ha par-tecipato attivamente al fi lm documentario Padre Pio, il frate del Gargano diretto dalla regista Mai-te Carpio Bulgari per la Rainieri Made e Fuscagni Comunication. Ha tenuto conversazioni e conferenze sul monachesimo e sull’Iconografi a dell’Arcangelo Miche-le in varie città italiane e in varie abbazie, in occasione di importanti manifestazioni e meeting.Tra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti, è stato insignito, nel 2008, della prestigiosa onori-fi cenza Paul Harris Fellow da parte della Fondazione Rotary del Rotary International.

Alberto Cavallini

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In copertina: Volto di s. Chiara, busto ligneo del 1765 custodito nella chiesa ss. Trinità di Monte Sant’Angelo e il complesso monastico clariano nel cuore dello “Junno”

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ni, «cagionato… da eccellentissimo arcivescovo Antonio Marullo» (1643-1648) e non dal desiderio di raccon-

Il volume, realizzato in collaborazio-ne con Festival Biblico, fa parte del-la collana Marcianum Press Diálo-goi, dedicata agli interventi pubbli-

ci di personalità ed esponenti della cul-tura.Dio e l’uomo sono i due protagonisti del-la Bibbia: Dio viene incontro agli uomini per piantare la sua tenda in mezzo a lo-ro e gli uomini, nel corso dei secoli, cam-minano verso di Lui, per abitare infine nella Sua casa.Attraverso un’acuta analisi di alcune tra le pagine più significative dell’Antico e del Nuovo Testamento, l’autore dimostra come il racconto dell’avvento di Dio s’in-serisce nelle trame del racconto dell’uo-mo, così da diventare un tutt’uno. Pre-sentazione di don Alessio Dal Pozzolo, Istituto Superiore di Scienze Religiose di Vicenza.

Gianfranco Ravasi IL NARRARE DIVINO E UMANO

Contenuto: Il libro, realizzato in collaborazione con Festival Biblico, fa parte della collana Marcianum Press Diálogoi, dedicata agli interventi pubblici di personalità ed esponenti della cultura.

La riflessione sul tema della “narrazione” si articola in tre momenti: dapprima l’autore scopre la matrice profonda del racconto che è la “parola” quale evento archetipo dell’essere: il Verbo (logos) per mezzo del quale tutte le cose sono state create. La riflessione passa dunque a considerare la parola come racconto simbolico, come evento che mette insieme l’eterno e lo storico, l’assoluto e il relativo, la trascendenza e l’immanenza, la divinità e l’umanità. Il terzo momento della riflessione introduce un altro protagonista della narrazione e cioè colui che ascolta. Il racconto biblico e umano, infatti, è un evento dialogico e raggiunge la sua autenticità e pienezza solo quando induce all’ascolto partecipe. Presentazione di don Ampelio Crema, Presidente Festival Biblico per la Società di San Paolo.

L’autore: Gianfranco Ravasi è Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Nato nel 1942 a Merate (Lecco) è esperto biblista ed ebraista. La sua vasta opera comprende circa centocinquanta volumi, riguardanti soprattutto argomenti biblici. Collana: Diálogoi Formato: 12,5x18 Pagine: 52 Prezzo: !7,00 / E-book ! 4,99 ISBN: 978-88-6512-406-2 Per informazioni: Ufficio stampa Marcianum Press - Studio Calliandro Comunicazione Tel: 041.5232237 – 349.7708533, Email: [email protected]

Piero Coda LA TRINITÀ

Quando il racconto di Dio diventa il racconto dell’uomo Contenuto: Il volume, realizzato in collaborazione con Festival Biblico, fa parte della collana Marcianum Press Diálogoi, dedicata agli interventi pubblici di personalità ed esponenti della cultura.

Dio e l’uomo sono i due protagonisti della Bibbia: Dio viene incontro agli uomini per piantare la sua tenda in mezzo a loro e gli uomini, nel corso dei secoli, camminano verso di Lui, per abitare infine nella Sua casa. Attraverso un’acuta analisi di alcune tra le pagine più significative dell’Antico e del Nuovo Testamento, l’autore dimostra come il racconto dell’avvento di Dio s’inserisce nelle trame del racconto dell’uomo, così da diventare un tutt’uno. Presentazione di don Alessio Dal Pozzolo, Istituto Superiore di Scienze Religiose di Vicenza.

L’autore: Piero Coda, professore ordinario di Teologia sistematica e preside presso l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano, Firenze), è uno tra i massimi teologi italiani. Già presidente dell’Associazione Teologica Italiana, è membro della Commissione Teologica Internazionale. È impegnato a livello internazionale nel dialogo tra teologia e filosofia, tra le culture e religioni. Collabora con numerose riviste scientifiche ed è autore di un gran numero di pubblicazioni. Collana: Diálogoi Formato: 12,5x18 Pagine: 42 Prezzo: !7,00 / E-book ! 4,99 ISBN: 978-88-6512-405-5 Per informazioni: Ufficio stampa Marcianum Press - Studio Calliandro Comunicazione Tel: 041.5232237 – 349.7708533, Email: [email protected]

porta ad isolare, sfumare ed anticipa-re, carichi di forte emotività positiva, eventi di per sé collocabili nel perio-do delle “mutationi”: è come se la par-te di sofferenza patita, ricondotta nei luoghi e nei tempi dell’idillio mitico, possa essere meno avvertita e quasi più gradita.Il contenuto del manoscritto confer-ma i risultati dei numerosi studi – ri-portati peraltro nella bibliografia es-senziale prodotta in chiusura del vo-lume – su persone, istituzioni, spa-zi e tempi del fenomeno delle “reli-giose monache” nei secc. XVI-XVII, ma soprattutto illumina di sana luce questo mondo femminile, assai spes-so oggetto di pruriginose produzioni letterarie o pseudo tali. Nel volume, il memoriale è incasto-nato tra una corposa introduzione del curatore, nella quale, tra l’altro, si traccia il quadro storico delle no-bili famiglie dei Giordani e dei baro-ni Gambadoro di Monte s. Angelo, ed una ricca documentazione relativa a quell’epoca e a quei problemi. Per cui il lettore è sicuro di trovare un quadro pressoché completo del periodo storico, degli eventi nodali e delle vicende delle Monache.Il manoscritto, infine, apre anche una piccola finestra attraverso cui gettare lo sguardo sui Vescovi sipon-tini del tempo, impegnati nell’opera di tridentinizzazione, rivolta sì alle monache, ma da presumere anche ad altri settori.

*archivista e bibliotecario dell’Arcidiocesi

Alberto CAvAllini, Voci e vicende delle Donne Monache “dlu Jùnn”, Edizione a cura della Confraternita della ss. Trinità di Monte Sant’Angelo, 2015.

LA TRINITÀQuando il racconto di Dio diventa il racconto dell’uomo

Lo storico greco Tucidide – co-me riporta Plu-tarco - «dichia-

ra che la donna migliore è quella della quale gli estranei parlano meno, sia nel male sia nel be-ne» e che «il corpo, come la reputazione di una donna perbene, debba restare sotto chiave sen-za uscire mai». Contravvenendo a que-sto convincimento, Al-berto Cavallini ci ha consegnato una chiave con cui aprire la porta di una storia risalen-te alla prima metà del Seicento, la storia del-la comunità di Mona-che Chiariste del mo-nastero della ss. Trini-tà di Monte S. Angelo (FG) che, con un ritar-do di quasi mezzo se-colo, è costretta a so-stenere i “mutamenti” riformatori dettati dal decreto De regularibus et monialibus del Con-cilio di Trento (1565).Cavallini ha trascritto un manoscritto rinve-nuto presso l’Archivio di Stato di Napoli contenente il me-moriale di Donna Costanza Giorda-

Piero Coda, professore ordinario di Teo-logia sistematica e preside presso l’Isti-tuto Universitario Sophia (Loppiano, Fi-renze), è uno tra i massimi teologi italia-ni. Già presidente dell’Associazione Teo-logica Italiana, è membro della Commis-sione Teologica Internazionale. È impe-gnato a livello internazionale nel dialo-go tra teologia e filosofia, tra le culture e religioni. Collabora con numerose ri-viste scientifiche ed è autore di un gran numero di pubblicazioni.Collana: Diálogoi - Formato: 12,5x18Pagine: 42 - Prezzo: € 7,00 / E-book € 4,99 - ISBN: 978-88-6512-405-5

IL NARRARE DIVINO E UMANO

narrazione e cioè co-lui che ascolta. Il rac-conto biblico e uma-no, infatti, è un even-to dialogico e raggiun-ge la sua autenticità e pienezza solo quando induce all’ascolto par-tecipe. Presentazione di don Ampelio Cre-ma, Presidente Festi-val Biblico per la So-cietà di San Paolo.

GianfranCo ravasi è Cardinale, Presiden-te del Pontificio Consiglio della Cultura. Nato nel 1942 a Merate (Lecco) è esper-to biblista ed ebraista. La sua vasta ope-ra comprende circa centocinquanta vo-lumi, riguardanti soprattutto argomen-ti biblici.

Collana: DiálogoiFormato: 12,5x18Pagine: 52Prezzo: € 7,00 / E-book ! 4,99ISBN: 978-88-6512-406-2

Il libro, realizzato in collaborazio-ne con Festival Biblico, fa parte

della collana Marcia-num Press Diálogoi, dedicata agli inter-venti pubblici di per-sonalità ed esponenti della cultura.La riflessione sul te-ma della “narrazio-ne” si articola in tre momenti: dapprima l’autore scopre la matrice profonda del racconto che è la “parola” quale evento archetipo dell’essere: il Ver-bo (logos) per mezzo del quale tutte le cose sono state create.La riflessione passa dunque a consi-derare la parola come racconto sim-bolico, come evento che mette insie-me l’eterno e lo storico, l’assoluto e il relativo, la trascendenza e l’imma-nenza, la divinità e l’umanità.Il terzo momento della riflessione in-troduce un altro protagonista della

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5[Ecclesia in Gargano]

In una chiesa gremitissima di fe-deli l’arcivescovo mons. Miche-le Castoro ha impartito la bene-dizione agli ultimati lavori di re-

stauro. Se è impegnativo in un cer-to senso “curare” un luogo di culto garantendone conservazione, aper-tura, fruibilità da parte di visitatori e fedeli, lo è molto di più l’intrapren-dere e il terminare, a proprie spese, importanti lavori di restauro conser-vativo che hanno riportato all’anti-co splendore lo splendido manufatto “rococò”, chiesa ss. Trinità detta del-le Monache, consegnatoci dal tempo e dalla storia. E’ quanto è stato concretamente fatto dal gruppo di fedeli laici riuniti nel-la ultracentenaria associazione de-nominata Confraternita della ss. Tri-nità che hanno affrontato con il con-tributo dei fedeli montanari legati a questa chiesa seicentesca, sotto l’egi-da della Soprintendenza ai beni stori-ci e artistici della Puglia, il restauro dell’interno, delle tele settecentesche, dei vasi sacri settecenteschi, della pa-vimentazione, ridonando a tutti noi

la possibilità di contemplare questa chiesa ‘addobbata’ secondo il tipico stile rococò, in uso nel settecento, co-sì come desiderato dalle monache cla-risse qui vissute. Sono state di nuovo allocate nelle antiche cornici le tele settecentesche, comprese quella del-la ss. Trinità adorata dai santi France-sco e Chiara di Assisi sull’altar mag-giore e quella dell’estasi di s. Giusep-pe da Copertino, custodita per alcu-

ni anni nel vicino convento s. France-sco, ed ora sull’altare laterale destro della chiesa. Per sottolineare l’even-

to è stato edito a cura della Con-fraternita un libretto “fustellato” contenente le foto delle tele e le no-tizie storiche sulla chiesa ss. Tri-nità.Per l’occasione, con gli interven-ti del prof. Antonio Tomaiuoli, di-rettore dell’Archivio storico dioce-sano, della dr.ssa Patrizia Burdi, antropologa, della dr.ssa Teresan-na Loiodice, curatrice del restauro

Ore 18, 00 Inaugurazione e presentazione dei lavori di restauro dichiesa,vasisacrietelesettecentesche

0re 18,30 Presentazione del libro di Alberto Cavallini “Voci e vicende delle Donne Monache dlu Junn” Il Diario (1595-1653) di Donna Constantia Jordana, monaca”

Interventi di: S. E. rev.ma mons. Michele CAstOrO, arcivescovo Patrizia BUrDI, antropologa - Roma teresanna LOIODICE, Cooperativa di restauro Sinergie di Altamura Antonio tOMAIUOLI, direttore dell’Archivio storico dell’Arcidiocesi Alberto CAVALLINI, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi

Il PrioreMichele RINALDI

Chiesa ss. trinità Monte Sant’AngeloMercoledì 12 agosto 2015

Presentazione del restauro di chiesa e tele settecentesche, e del diario (1595-1653) della monaca garganica donna Costantia Jordana

Terminati i lavori di restauro nella chiesa ss. Trinità

Michele Rinaldi*

delle tele settecentesche, è stato pre-sentato il libro dell’amico dr. Alber-to Cavallini, direttore di VOCI e VOL-TI, contenente l’inedito Diario (1597-1651) di Donna Constantia Jordana, monaca chiarista, vissuta proprio nel monastero della ss. Trinità di Monte S. Angelo, del quale sono stati decla-mati alcuni brani da Pasquina Buo-nasorte e Pasquale Armillotta.Al termine, il p. Massimiliano Mar-sico, guardiano del convento france-scano garganico, nel salutare e rin-graziare l’Arcivescovo per la sua pre-senza, non ha mancato di raccoman-dare alla Confraternita di far fruire ai fedeli montanari e ai numerosi turisti lo scrigno così bello riportato, con sa-crificio, all’antico splendore.Dopo aver ascoltato le parole di spro-no del nostro Arcivescovo, vengono a noi fedeli laici della ss. Trinità due im-portanti direttive: una che è quella di uscire come laici impegnati nella vita della Chiesa da schemi stantii e pren-dere consapevolezza del valore e dell’ impegno laicale nella Chiesa e nella società, e l’altro che è di intraprende-re un percorso che illumina non solo l’ esperienza storica vissuta ma anche le radici spirituali, civili e culturali della associazione, ubicata con la sua sede nel cuore del centro storico “Jun-no” della città di Monte Sant’ Angelo, e che nel corso del tempo ha dato alla cittadinanza la bella testimonianza di una fede autenticamente vissuta.Oggi, sotto la guida del Pastore del-la nostra Chiesa particolare e come insegna Papa Francesco, ci è chiesto di avere occhi e attenzioni nuove per quell’essere presente dell’altro, anziano o povero o straniero o ammalato o portatore di handicap, che è posto accanto a noi dalla Divi-na Provvidenza. Un grazie rivolgo ai generosi fedeli e ai confratelli tutti per quanto è stato realizzato.

*priore della ultracentenaria confraternita ss. Trinità

Dal libro dei visitatori della chiesa ss. Trinità

Stasera abbiamo vissuto un momen-to di cultura religiosa. Abbiamo pre-sentato il testo del ‘600 della mona-ca Donna Constantia Jordana, ma so-prattutto abbiamo ricordato la “Per-la” della vita religiosa, nella società e nella Chiesa.Il Signore benedica tutti voi

+ Michele Castoro, arcivescovo12 agosto 2015

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Auguri ai presbiteri che hanno celebrato il 50° e il 25° di sacerdozio

[Ecclesia in Gargano]

Don Francesco DE FINIS, parroco di s. Camillo in Manfredonia, per tutti don Franco, ordinato l’11

luglio 1965, ha celebrato il suo 50° anniversario di sacerdozio; don Luca SANTORO, parroco di s. Maria della Pietà in Cagnano Vara-no, don Salvatore RANIERI, parro-co di s. Francesco in Cagnano Vara-no, e don Nicola CARDILLO, parro-co del s. Cuore in Monte Sant’Ange-lo, ordinati nel 1990, hanno celebra-to il loro 25° di sacerdozio. Ai cari presbiteri gli auguri AD MULTOS ANNOS per un lungo e proficuo ministero pastorale al ser-vizio dei fratelli.

Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI

Auguri vivissimi a mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo metropolita di Lecce, già nostro arci-

vescovo e originario di Peschici del Gargano, che ha celebrato lo scorso

50° di SACERDOZIO di mons. Domenico D’Ambrosio

20 luglio proprio in Peschici i suoi 50 anni di sacerdozio. Nel suo lungo mi-nistero sacerdotale in Manfredonia e S. Giovanni Rotondo, ed episcopale, dapprima alla guida della diocesi di Termoli-Larino, poi di quella di Fog-gia-Bovino, poi ancora di Manfredo-nia-Vieste-San Giovanni Rotondo e attualmente di quella di Lecce, le co-munità si sono arricchite del mini-stero di un Sacerdote di Cristo dalla profonda umanità, ancorato ai valo-ri più autentici della fede, instanca-bile annunciatore del Vangelo, sem-pre pronto ad “uscire dal tempio” e sempre attento ai bisogni della gen-te, soprattutto degli ultimi. L’arcive-scovo mons. Domenico D’Ambrosio è una guida e un riferimento costante

per i fedeli e per i ‘lontani’. Il Giubileo sacerdotale dell’arcivescovo Domeni-co ha visto riuniti nella preghiera di lode i vescovi Nunzio Galantino, se-gretario della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Vincenzo Pelvi, arci-vescovo di Foggia-Bovino, mons. Fer-nando Filograna, vescovo di Nardò-Gallipoli, e numerosi sacerdoti del-la Chiesa di Lecce e della Chiesa di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Ro-tondo.

A Lui va la nostra vicinanza affettuo-sa e i nostri più sinceri auguri affin-ché possa continuare a donare a lun-go alle nostre comunità la sua pro-fonda ricchezza spirituale e annun-ziare da infaticabile messaggero gli insegnamenti umani e vitali dell’u-nico Maestro di Verità.

Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI

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5[Ecclesia in Gargano]

Il 29 giugno scorso don Giusep-pe Maggiorino è tornato alla ca-sa del Padre. La tradizione cri-stiana vuole che quanti muoio-

no nel giorno della solennità dei san-ti Apostoli Pietro e Paolo raggiungo-no direttamente il Paradiso. Una cer-tezza in più, che si aggiunge alle tan-te che sono custodite nei cuori e nel-la menti di chi ha avuto il piacere di incrociare don Giusep-pe nel suo cammino. Don Giuseppe origina-rio di Monte Sant’An-gelo, uno dei tanti figli spirituali di don Ciccio Ciuffreda, ha compiuto i suoi studi prima nel Seminario diocesano di Manfredonia e poi in quello Regionale di Benevento e nella Pon-tificia Facoltà Teologica di Posillipo conseguen-do la Licenza in Sacra Teologia. E’ stato ordinato sacerdote l’11 agosto 1963 dall’arcivescovo mons. Andrea Cesarano. Dal 1964 al 1968 è stato vice cooperatore della parrocchia del Sacro Cuore in Monte Sant’An-gelo e dal 1969 al 1981 parroco del-la parrocchia s. Michele Arcangelo in Zapponeta. Negli anni successi-vi (1982-1983) è stato collaboratore nella parrocchia s. Camillo de Lel-lis in Manfredonia. Infine, dal 1 set-tembre 1983 è stato nominato pri-mo parroco della parrocchia s. Car-lo Borromeo in Manfredonia, dove per circa trent’anni è stato educato-re di anime e con generosità e sem-plicità di cuore ha profuso ricchez-ze di zelo pastorale e di bontà a tut-ti, e in tutto è stato esempio di Gesù Buon Pastore. Mons. Michele Casto-ro, arcivescovo, nel 2010 ha accettato le sue dimissioni da parroco e lo ha nominato collaboratore parrocchia-

PROVVEDIMENTI E NOMINE IN DIOCESIin vigore dal 1° settembre 2015

le di s. Carlo Borromeo e poi Canoni-co (22 marzo 2010) del Capitolo del-la Cattedrale. Don Giuseppe è stato un uomo di pre-ghiera, sacerdote dall’animo umile e generoso: la sua accoglienza, il suo sorriso per tutti, l’interesse sincero per ogni singola persona; la sua di-sponibilità verso i bisogni di ognu-no; la sua presenza costante che co-

stituiva un grande pun-to di riferimento, sono nel cuore di tutti. La sua esperienza pa-storale nella comuni-tà parrocchiale s. Car-lo Borromeo ha lasciato una memoria indimen-ticabile. Quasi trent’an-ni di ministero in una realtà umana, sociale e spirituale che ha de-cisamente contribuito a far nascere e cresce-

re. Con quanta ammirazione, anco-ra oggi, tanta gente mi racconta del-le molte peripezie che ha dovuto af-frontare in questo quartiere popola-re che, agli inizi, era refrattario ad accogliere il suo invito a conoscere e seguire Gesù. Con tanta passione e caparbietà don Giuseppe mi ha con-segnato una Comunità viva, orante e attenta ai bisognosi.Oggi, don Giuseppe non è più tra noi, ma ci ha lasciato in dote un’eredità spirituale immensa, in modo parti-colare quella degli ultimi anni del-la sua vita, quando ha accettato nel-la fisicità della propria carne il mi-nistero della Croce, vissuto giorno dopo giorno nel silenzio e nella pre-ghiera, invitandoci a stringerci sem-pre più a Cristo, nostra unica gioia e salvezza.

*parroco di s. Carlo Borromeo

Nella tarda serata dello scorso 6 luglio, è dece-duto improvvisamente mons. Luigi Martella,

Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinaz-zo-Terlizzi, colpito da infarto. Don Gino, come amava firmarsi, che è stato da ultimo anche Vescovo de-legato della Conferenza Episcopa-le Pugliese per le Comunicazioni Sociali, è stato un uomo di Dio, ap-passionato per l’annuncio del Van-gelo e il dialogo con la società civile. Sicuri che “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà … essi sono nella pace” (Li-

Ricordo di don Giuseppe Maggiorino

don Luciano Vergura*

Ricordo di mons. Luigi Martella

bro della Sapienza) , ci restano degli incontri con don Gino il ricordo del-la mitezza, l’amore per la Bellezza, l’impegno pastorale generoso. Sappiamo di aver perso una guida il-luminata, ma siamo grati al Signore per averci donato un sì grande e il-luminato Pastore.Ai familiari, agli amici delle Co-municazioni Sociali di Molfetta e a quanti hanno conosciuto e apprezza-to mons. Luigi Martella il nostro più fraterno cordoglio e l’assicurazione del ricordo orante.

Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI

“... allo scadere del regolare quin-quennio, ho ritenuto procedere alla nomina dei nuovi VICARI delle ZO-NE PASTORALI dell’ARCIDIOCESI, come di seguito elencati:Vicaria di Vieste: Sac. STRIZZI GioacchinoVicaria di Manfredonia: Sac. PICCOLI FernandoVicaria di san Giovanni Rotondo: Sac. D’ARENZO VincenzoVicaria di Monte Sant’Angelo: Sac. CARDILLO NicolaVicaria del Gargano Nord: Sac. GIORDANO GabrieleInoltre, comunico alcuni provvedi-menti, che si sono resi necessari nel-la nostra Arcidiocesi:Don Andrea LAURIOLA, parroco

della Parrocchia “San Michele Ar-cangelo” in Zapponeta;Padre José Massimo HAKIM, par-roco della Parrocchia “Santa Maria a Mare” nelle Isole Tremiti.Don Gabriele GIORDANO, Direttore dell’Ufficio per la Dottrina della Fe-de e la Catechesi e dell’Ufficio per il Catecumenato.Don Alessandro ROCCHETTI, Di-rettore dell’Ufficio per i Beni Cultu-rali e l’Edilizia di Culto.Don Luciano VERGURA, Direttore dell’Ufficio per il servizio della Carità.Don Domenico FACCIORUSSO, Di-rettore dell’Ufficio Pastorale per la Co-operazione missionaria tra le Chiese.Don Antonio DE PADOVA, Assistente diocesano dell’Azione cattolica Ragazzi.

Don Emanuele SPAGNOLO è stato chiamato a Roma presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica;Don Luigi CARBONE assumerà l’uf-ficio di Segretario Arcivescovile e collaborerà nella Parrocchia “Spiri-to Santo” in Manfredonia;Don Matteo GRAZIANO collabore-rà nella Parrocchia “Trasfigurazione del Signore” in S. Giovanni Rotondo;Don Giovanni ANTONACCI sarà Vicario parrocchiale nella parroc-chia “S. Giuseppe” in Manfredonia e collaborerà nell’Ufficio Pratiche Ma-trimoniali della Curia arcivescovile;Don Michele ABATANTUONO col-laborerà nell’Ufficio diocesano per la Dottrina della Fede e la Catechesi.Ho, altresì, nominato Membri del

Consiglio Diocesano per gli Affari Economici:01. Don Francesco Paolo LA TORRE02. Don Matteo TAVANO03. Don Giovanni D’ARIENZO04. Don Luca SANTORO05. Don Celestino IERVOLINO06. Dott. Raffaele CIUFFREDA07. Avv. Giuseppina PRENCIPE08. Arch. Silvio SICURO09. Dott. Nicola SPADAFRANCA10. Dott. Antonio TURANO Sono lieto di esprimere ai predetti Sacerdoti e Collaboratori gli auguri di un proficuo ministero pastorale in comunione con il Vescovo e l’intero presbiterio diocesano.Tutti saluto e benedico di cuore.

+ Michele CASTORO, arcivescovo

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neato ancora il prof. Ve-scovi, per accogliere al suo interno tutte le fasi della produzione di un farmaco sperimentale … e con la presenza di aree ad elevata specia-lizzazione consentirà ai diversi team di poter la-

vorare insieme, seguendo scrupolosa-mente ogni fase. Altro carattere di ec-cellenza dell’Istituto sarà la multidi-sciplinarietà, fondamentale per lo svi-luppo di nuove terapie sperimentali, con la presenza di ricercatori esperti in molti ambiti come oncologia, gene-tica, biologia cellulare, ecc.”.Dopo la cerimonia dell’inaugurazio-ne dell’Istituto di Medicina Rigene-rativa, seguirà alle 11,30 nella chie-sa s. Pio, la Concelebrazione Eucari-stica presieduta dal Cardinale Segre-tario di Stato di Sua Santità, S.E. Pie-tro PAROLIN.

Domenica pros-sima, 13 set-tembre, il Car-dinale Pietro

Parolin, Segretario di Stato Vaticano, inaugure-rà l’ Istituto di Medici-na Rigenerativa di Casa Sollievo della Sofferenza.Il nuovo Istituto, ha detto il prof An-gelo Vescovi, direttore scientifico di Casa Sollievo, avrà cura di “ideare, sviluppare, produrre e caratterizza-re nuovi farmaci per patologie neu-rodegenerative, malattie genetiche e tumorali … che utilizzati in sperimen-tazioni cliniche da pochi anni, hanno già dimostrato in alcuni casi di po-ter fare la differenza nel trattamento di patologie che fino a poco tempo fa erano definite incurabili … “Insomma, un nuovo Istituto di Ricer-ca di Casa Sollievo che è “stato pen-sato, progettato e costruito, ha sottoli-

La ricerca farmacologica dell’ospedale di s. Pio al servizio

del sollievo della sofferenza

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ESERCI SPIRITUALI con il padre Marko Ivan Rupnik, s.J.

Dal 5 al 9 ottobre prossimi si terrà presso l’Auditorium Giovanni Pa-olo II del Centro di Spiritualità P. Pio, in via Anna Frank, un corso di Esercizi Spirituali per i Vescovi pugliesi, aperto anche ai sa-cerdoti della nostra Arcidiocesi e della Puglia.

Gli esercizi spirituali saranno guidati dal p. Marko Ivan Rupnik, gesuita sloveno, autore di numerosi testi, artista noto in tutto il mondo e direttore dell’atelier di arte spirituale presso il Centro Aletti di Roma, docente pres-so la Pontificia Università Gregoriana e presso il Pontificio Istituto Liturgi-co s. Anselmo.

Anche quest’anno, si è te-nuta la missione estiva dei giovani della nostra diocesi, organizzata dalla

Pastorale giovanile e dalla Pastorale vocazionale, dirette da don Salvatore Miscio e don Fabio Clemente.La bellissima iniziativa, svoltasi dal 20 al 24 luglio e voluta fortemente già dallo scorso anno dal nostro ar-civescovo mons. Michele Castoro, ha visto protagonisti preti, suore, le Di-scepole di Gesù Eucaristico e le Fran-cescane Immacolatine, seminaristi e giovani delle cittadine del Garga-no nord, che con la loro gioia ed en-tusiasmo al mattino hanno invaso le spiagge di Rodi Garganico, Peschici e Vieste avvicinando le persone con balli e canti, e creando un vero ex-ploit di colori con le loro simpaticis-sime magliette.La gioia ha raggiunto il culmine a se-ra con l’adorazione Eucaristica nelle piazze delle città interessate ove so-

no accorse tantissime persone - turi-sti, residenti, passanti - che insieme ai giovani hanno pregato davanti al Sacramento dell’Eucaristia affidan-do a Cristo la vita, i cari, le speran-ze, le gioie, le paure, i dolori. Lo slogan della missione è stato “E’ bello con Te”: sì Gesù, con Te tutto diventa più bello - divertirsi, balla-re, pregare - ma ciò che è più bello è gioire con Te perché Tu sei il motivo della nostra gioia che abbiamo porta-to e condiviso con gli altri.

Michele Marino

Nuovo appuntamento con gli Open Days! Anche quest’anno “Puglia Pro-mozione” – Agenzia Re-

gionale del Turismo – ha indetto gli Open Days nell’intera regione Pu-glia, ovvero le aperture straordina-rie dei siti e dei beni architettonici di cui la Regione è ricca. Del nostro ter-ritorio sono interessati i monumenti di Monte Sant’Angelo – Basilica san-tuario di s. Michele arcangelo e Ab-bazia di Pulsano – e quelli di Man-fredonia - “Cappella della Madda-lena” e Museo Etnografico “Melillo” di Siponto.

Dalle 20,00 alle 23,00 di ogni saba-to, a partire da sabato 04 luglio fino a sabato 26 settembre, è possibile vi-sitare questi siti con l’ausilio di una guida gratuita.L’iniziativa degli Open Days si svol-ge da quattro anni e sempre ha ri-scosso un notevole successo sia da parte dei turisti che dei cittadini, i quali hanno così l’occasione di ap-prezzare quanto di interessante of-fre il territorio.Le date delle visite di settembre so-no il 5, 12, 19, 26

*Ass. T.ca “Pro Loco” - Manfredonia

Open Days 2015Tiziano Samele*

Lettere

al DIRETTORE

13 settembre: inaugurazione

“È bello con Te” «Giovani in missione»invadono le spiagge e le piazze del Gargano

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5[Ecclesia in Gargano]

Dall’omelia dell’arcivescovo per la festa di Siponto

“Non c’è ricorrenza tanto attesa e tan-to desiderata dal popolo di Manfre-

donia come la festa della Madonna di Siponto”Ci ritroviamo ogni anno ai piedi dell’antica Icona della Vergine, co-me figli amatissimi attorno alla pro-pria madre, a fare memoria della no-stra storia gloriosa, a professare la nostra fede, oggi più tormentata, e ad attestare la nostra speranza condivi-sa … Maria è una scintilla di cielo ap-parsa sulla terra e ci attrae irresisti-bilmente, perché testimonia in mo-do visibile una realtà invisibile, ed esprime a meraviglia la vasta dimen-sione della misericordia che Dio offre all’umanità. Ella infatti richiama, at-tira, orienta verso il mistero centra-le della nostra fede, dove l’infinito di Dio si manifesta nella piccolezza di una creatura, nel cui grembo vergi-nale Dio si è fatto uomo, uno di noi. Afferma san Bernardo: “Gesù, mite ed umile di cuore volle nascere da una madre tutta mitezza e umiltà, perché doveva offrirsi a ognuno qua-le modello di tali virtù” (Om. 1,1-2) …Nella scena ineffabile dell’annuncia-zione, Maria è chiamata piena di gra-zia, cioè donna graziosissima: “En-trando da lei, l’Angelo disse: “Ralle-grati, o piena di grazia, il Signore è con te”. E’ ancora San Bernardo a tes-sere le lodi di Maria: “La Vergine, di stirpe regale, ornata di gemme di san-tità e di splendore, conosciuta nelle sedi celesti per le sue doti e la sua bel-lezza, richiamò sopra di sé lo sguardo dei cittadini del cielo e attirò sulla sua persona l’occhio del Re, che la fece og-getto della sua scelta … eletta dall’e-ternità, conosciuta in antecedenza dall’Altissimo e preparata per lui”. Ma è rallegrati! la prima parola che l’arcangelo Gabriele rivolge a Maria: ‘Rallegrati, piena di grazia, il Signo-re è con te’ (Lc 1,28). Sentiamo come rivolto anche a noi questo invito alla

gioia. La vita di colui che segue le vie di Dio si riempie di una gioia interio-re tanto grande, che niente e nessu-no può turbare. Afferma Papa Francesco nell’esor-tazione Evangelii gaudium: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberi dal peccato, dalla tristez-za, dal vuoto interiore, dall’isolamen-to. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG, 1).Cristo dà ai suoi la forza necessa-ria per non rattristarsi né abbatter-si, quando pensano che i problemi non abbiano soluzione. E la Madon-na ci incoraggia, e incoraggia spe-cialmente i nostri giovani, a vivere per amare veramente senza rimane-re intrappolati nella spirale nociva dello sconforto o, peggio ancora, del-la devianza. Un altro verbo che ricorre nel Van-gelo di Luca è alzarsi. Maria si alza e con prontezza va ad aiutare sua cu-gina Elisabetta, che nella sua anzia-nità stava per diventare madre (Lc 1, 39-45). Maria compie la volontà di Dio mettendosi a disposizione di chi ha bisogno. Non pensa a se stessa, passa sopra alla difficoltà e si dona agli altri.Don Tonino Bello scrive: “Chi obbedi-sce al Signore non si schianta al suo-lo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma cade nelle sue brac-cia” (in “Maria, donna obbediente”). Anche noi, se imitiamo Maria, non possiamo rimanere inerti, lamentan-doci soltanto, o forse scansando un peso perché altri facciano quello che è nostra responsabilità. Non si tratta di grandi cose, ma di fare tutto con tenerezza e misericordia. Nonostante abbia conosciuto “solitu-dine, povertà e esilio”, Maria ha im-parato a creare fratellanza e a fare di qualunque posto, in cui nasce il be-ne, la propria casa. Supplichiamola affinché ci dia l’anima del povero che

Nella sala d’ingresso della chiesa s. Benedetto, è sta-ta allestita la mostra de-dicata a programmi e fo-

to delle Feste Patronali del ’900, vo-luta e organizzata dalla Pro Loco di Manfredonia e curata da Franco Ri-naldi. Una felice iniziativa incastona-ta nel programma della Festa Patro-nale 2015, che ha visto la partecipa-zione attenta, per quattro giorni, di decine e decine di persone incurio-site e contente nel vedere le immagi-ni delle processioni di inizio ‘900 e i documenti ufficiali di avvio delle Fe-

ste Patronali, assieme a stupore nel-lo scoprire che i tre giorni della fe-sta dedicata alla Santissima Madre di Dio, Maria, di fine agosto, cioè il 29/30/31, furono scelti nella seconda metà dell’800 dall’arcivescovo Vin-cenzo Taglialatela. Cordiale e semplice, come il suo stile personale impone, è stata la presen-za di S. Ecc. Michele Castoro, che ha aperto ufficialmente la rassegna, ri-cordando ai presenti che anche una “mostra” può essere preghiera o con-durre ad essa. Il ringraziamento di tutta la Pro lo-

non ha superbia, un cuore puro che veda Dio nel volto degli umili, una pazienza forte che non indietreggi davanti alle difficoltà della vita.

Ma c’è anche un terzo verbo che emerge nell’atteggiamento di Ma-ria: perseverare. Ella non ha confi-dato nelle proprie forze, ma in Dio, il cui amore non ha fine. Per questo, è rimasta sotto la croce, insieme a suo Figlio, che era stato abbandona-to da tutti; nel cenacolo, poi, ha pre-gato, insieme agli Apostoli, perché non si perdessero d’animo (At 1,14).Anche noi siamo chiamati a rima-nere nell’amore di Dio e a rimanere nell’amore verso gli altri. In questo mondo, in cui non si guarda più ai valori eterni e tutto è mutabile, tut-to è “fluido”, in cui sembra che si ab-bia paura degli impegni definitivi per tutta la vita, la Vergine ci inco-raggia ad essere uomini e donne co-stanti nel fare il bene, che mantenga-no la parola e siano sempre fedeli. E questo, se confidiamo in Dio e ponia-mo in Lui il centro della nostra vita e quella delle nostre famiglie.L’insegnamento che ci rivolge Maria è di condividere la gioia cristiana con coloro che ci circondano e di aiuta-re infaticabilmente quanti sono op-pressi da sofferenze e afflizioni. E qui non posso non dire davvero gra-zie agli operatori della Casa della Carità, ai Centri di Accoglienza, alle Associazioni di volontariato, ai molti parrocchiani e sacerdoti delle nostre comunità che, affiancandosi agli Uf-fici istituzionali, si fanno carico delle tante povertà presenti sul nostro ter-ritorio. Costoro, senza clamore, an-nunciano il futuro in una Città soli-dale, facendosi carico di ogni perso-na bisognosa all’insegna della logica del vangelo. Non ci può essere devoto di Maria che non s’impegni a diven-tare testimone di sollecitudine amo-rosa verso ogni fratello. No, cari ami-ci, non possiamo dirci degni figli di

Maria ss.ma se la nostra vita la vivia-mo nell’egoismo e nella indifferenza.Fratelli e Sorelle di Manfredonia, è nelle materne mani della Madonna che vogliamo mettere il futuro del-la nostra Città. Al Sindaco e alla nuova Ammini-strazione comunale i nostri rispet-tosi auguri, accompagnati dalla pre-ghiera perché sappiano assumersi le responsabilità che loro compete per rendere la nostra Città sempre più vi-vibile e solidale.Ma noi oggi vogliamo rinnovare tut-ti insieme l’impegno a spenderci con passione per la nostra Città. Sì, amare per davvero la nostra Città vorrà dire farsi responsabile del futuro degli altri, soprattutto dei giovani, disorientati da falsi mirag-gi, al fine di rendere la Città più abi-tabile nei suoi spazi.Sì, amare la Città vorrà dire custo-dire il creato, la terra e il mare che la avvolge, proteggendoli da ogni abu-so che sta inquinando l’aria e il suo-lo, sacrificando l’incantevole bellez-za del nostro territorio alla logica dell’interesse più spietato.Sì, amare la Città vorrà dire isola-re i comportamenti illegali e violen-ti e tornare alla primordiale vocazio-ne della nostra terra, terra accoglien-te e pacifica, per cui è conosciuta e onorata.O Regina di Siponto, in questo gior-no di festa, facci dono della gioia di vivere, del coraggio nel servire e del-la perseveranza nelle opere buone. Così speriamo e così sia.

+ Michele Castoro, arcivescovo

co a partire dalla presidente Rosma-ry Valenti, dal vicepresidente San-dro Mondelli, dal segretario Massi-mo Verderosa e dai consiglieri Nel-lo La Torre e Tiziano Samele, è sta-to fortemente sentito e rivolto alla Curia, che ha accolto positivamen-te l’idea, concedendo l’utilizzo del-la Sala della chiesa s. Benedetto e a quanti, Agenzia del Turismo in te-sta, le hanno permesso di lasciare un segno bello e indelebile nella sto-ria delle Feste Patronali.

Mostra fotografica Tiziano Samele

Lettere

al DIRETTORE

“Rinnovare l’impegno a spenderci con passione per la nostra città”

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Cari Amici,…L’icona della Madonna di Siponto ha attraversa-to, ancora una volta, la no-

stra Città. Per le strade ha benedet-to i malati e gli anziani, ha accarez-zato i bambini, ha incoraggiato le fa-miglie, ha sorriso ai giovani ed ha asciugato le lacrime delle tante per-sone ferite.Sì, miei cari, la festa non può farci chiudere gli occhi di fronte ai pro-blemi che affliggono tante famiglie a causa della sofferenza fisica e mora-le, della crisi economica, della man-canza di prospettiva per i figli, e co-sì via. Ma mi riferisco, in particola-re, all’emergenza sempre più com-plessa e allarmante dei “senza lavo-ro”. È vero che la crisi ha dimensio-ni più ampie del nostro territorio, di-mensioni quasi planetarie. Ma è an-che vero che non può rimanere ina-scoltato il grido disperato di chi non riesce a mantenere la propria fami-

glia e reclama il diritto ad un lavoro. Alle Autorità, alle Forze politiche e sociali, vogliamo rivolgere un pres-sante appello a mettere in campo tut-ti i loro sforzi per una riflessione co-mune e una pianificazione seria e puntuale così da giungere ad apri-re, sul fronte dell’occupazione, nuo-vi sentieri di speranza… Fratelli e Sorelle, esattamente 60 an-ni or sono, il 28 agosto del 1955, il Cardinale Angelo Giuseppe Roncal-li, allora patriarca di Venezia e poi di-venuto Papa Giovanni XXIII, venne nella nostra città ad incoronare l’ar-tistica Icona della Madonna. Il monu-mento in questa piazza ne è testimo-nianza, a perpetua memoria.In quella circostanza, davanti ad una folla osannante, il futuro Papa affer-mava: “Che dire di voi, miei cari fra-telli di Manfredonia, che il nome del-la Madonna di Siponto come un filo d’oro, in un tessuto prezioso, vedete scintillare nella storia della vostra

Messaggio dell’Arcivescovo alla Città al termine della Processione - 31 agosto 2015

[Ecclesia in Gargano]

gente antica, buona, onesta, lavora-trice? (Che dire di voi?) Dirò a vostro elogio che nel vostro fare, nel vostro sentire, nelle manifestazioni della vo-stra pietà, mi pare di scorgere qualco-sa delle amabili sembianze della vo-stra Madre (Maria)… ”. E concludeva: “Madonna di Siponto, vieni, sii coro-nata Regina! La Corona è di oro pu-rissimo come il cuore dei tuoi figli che te la offrono”. Oh! quali parole soavi ebbe a pro-nunciare, in quell’indimenticabile giorno il futuro Santo Pontefice. Nel fare memoria di quello straor-dinario evento, questa sera ci chie-diamo se, dopo 60 anni, la nostra fe-de è rimasta così pura e intatta co-me quella or ora decantata dei nostri padri… Dio non voglia che le difficol-tà del tempo presente portino a chiu-derci nei confronti di Dio e a rivolge-re altrove i nostri pensieri e le affe-zioni del nostro cuore! Quando la fe-de si affievolisce, è allora che ci tro-viamo a registrare anche nella no-stra Città comportamenti scorretti e deplorevoli, non conformi con gli in-segnamenti del Vangelo e con la tra-dizione cristiana del nostro popolo.

Stasera vogliamo riaffermare la no-stra devozione bella, sincera e cora-le alla Madonna di Siponto. E voglia-mo dirci gli uni gli altri la volontà di voler seguire la strada giusta, quella indicataci dalla Madonna, che anco-ra una volta ci rivolge l’accorato in-vito: “Fate quello che Gesù vi dice”.Carissimi, Manfredonia possiede tante risorse sulle quali poter con-tare. Anzitutto, la forza della nostra gente, gente antica, buona, onesta, lavoratrice, per dirla con papa Gio-vanni …Il futuro di Manfredonia dipenderà dalla nostra coerenza di vita, dalle nostre scelte coraggiose e dalla vo-lontà di collaborare a rendere sem-pre più vivibile e solidale la nostra bella Città.

Amatissima Città di Manfredo-nia! Lancia ancora una volta la tua accorata preghiera alla cele-ste nostra Patrona, perché pos-sa farci riscoprire ogni giorno il tuo vero volto di città accoglien-te e pacifica, recuperare la tua storia più nobile, custodire con cura le tue bellezze che si spec-chiano in un mare incantevole e guardare con speranza al futu-ro da costruire.

Manfredonia, torna ad essere città grande e operosa, fedele alle tue ra-dici cristiane!Viva Manfredonia e viva la Regina di Siponto!

+ Michele CASTOROarcivescovo

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“Manfredonia, torna ad essere città grande, operosa e fedele”

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CONCORSO I FEEL CUD ANNO 2015

Il servizio della CEI per la pro-mozione del sostegno economi-co alla Chiesa che ha indetto la 5ª edizione del Concorso I FEEL

CUD, ampiamente pubblicizzato an-che su questo nostro VOCI e VOLTI e illustrato ai sacerdoti in occasione del ritiro mensile di marzo scorso, ha coinvolto tante comunità parroc-chiali italiane nell’ambito di attività volte a promuovere la partecipazio-ne alla scelta dell’8xmille.Ebbene, la parrocchia s. Lorenzo Maiorano nella cattedrale di Man-fredonia si è classificata al 4° po-

Tanti fatti di cronaca ci por-tano a scoprire quanto po-co interesse riserviamo agli anziani, molti dei quali so-

no abbandonati dagli stessi figli, dai parenti, dalla società. E per liberarci di loro li lasciamo in istituti o pseu-do case per anziani dove, a volte, non sono trattati umanamente. A ciò de-ve aggiungersi la poca attenzione che è riservata loro anche dalle isti-tuzioni preposte alla tutela della di-gnità degli anziani. Richiamo, per-ciò, l’attenzione di quelle famiglie dove sono presenti gli anziani e de-sidero parlarvi di ciò che un geni-tore racconta al proprio figlio attra-verso un racconto che vuole essere un vero e proprio testamento mora-le riferito alla futura condizione di ogni uomo …:”Un giorno mi vedrai vecchio. Se mi sporco quando mangio e....... non ri-esco a vestirmi, vestimi tu …, abbi pa-zienza, ricorda il tempo che ho tra-scorso ad insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose...non mi interrompere... ascolta-mi. Quando eri piccolo dovevo raccon-tarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare...Ricordati quando dovevo correrti dietro inventando del-le scuse perché non volevi fare il ba-gno. Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie, dammi il tem-po necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico. Ho avuto tut-ta la pazienza per insegnarti l’ABC. Quando a un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discor-so... dammi il tempo necessario per ri-cordare se non ci riesco, non ti inner-vosire. La cosa più importante non è

Si svol ger a n no a nche quest’anno i tradizionali notturni pellegrinaggi a piedi da Manfredonia, Vie-

ste, Mattinata, S. Marco in Lamis, al santuario di s. Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo.A Manfredonia il 26 settembre, la partenza è fissata alle 21 dalla cat-tedrale e poi il pel-legrinaggio prose-guirà attraverso l’antico e irto sen-tiero di Scanna-mugghìèr; parten-za, invece, alle 23 del 28 settembre, a Vieste, dalla cat-tedrale e poi attra-verso i sentieri dei boschi e dei monti,

cuore del Gargano; alle 24, invece, a Mattinata dalla chiesa parrocchiale e poi attraverso il “vallone” di Car-bonara” e a s. Marco in Lamis dal-la chiesa madre e poi attraverso la, per convergere tutti al millenario santuario e partecipare alla festa in onore del s. Arcangelo.

sto del Concorso vincendo il 4° Pre-mio in denaro pari a euro seimila “per la realizzazione di un progetto di solidarietà, ideato con finalità so-ciali per migliorare la vita della par-rocchia” così come prevedeva il ban-do del Concorso. Al parroco don Fer-nando Piccoli, ai solerti e infaticabi-li operatori della Caritas parrocchia-le di s. Lorenzo Maiorano, le congra-tulazioni della redazione di VOCI e VOLTI con gli auguri di incentivare per gli anni avvenire la partecipa-zione alla scelta della destinazione dell’8xmille dell’Irpef alla Chiesa.

2 ottobre: FESTA DEI NONNI“Un giorno mi vedrai vecchio”

Matteo di Sabato

quello che dico, ma il mio bisogno di essere con te e di averti ed averti lì che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fos-si un peso. Vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muove-vi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto...non arrabbiar-ti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvie. Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il me-glio per te, che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tem-po, Dammi un po’ della tua pazien-za, Dammi una spalla su cui poggia-re la testa, allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a cammina-re. aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza. In cambio io ti da-rò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo figlio mio! prego per te anche se mi ignori. Il tuo genitore”.Auguri a tutti i nonni.

Insieme in cammino 2015Pellegrinaggi notturni

per la festa di s. Michele Arcangelo

Michel Piemontese

XVIII settimana di studi tardoantichi e romanobarbarici

Il dialogo tra le religioni dall’antichità al Medioevo XVIII Settimana di Studi tardoantichi e romanobarbarici

Monte Sant'Angelo – Centro di Studi Micaelici e Garganici (21-24 settembre 2015)

IN COLLABORAZIONE CON

Comune di Monte Sant’Angelo

Associazione Internazionale per le Ricerche sui Santuari

Santuario di San Michele Arcangelo

Parco Nazionale del Gargano

Centro Italiano di

Studi Compostellani Scuola Superiore di Studi Storici Università di San Marino

Direttore del Corso: L. Piacente (Università di Bari Aldo Moro) Docenti: G. Filoramo (Università di Torino), Prolusione

L. Baraldi (ISSR “Santa Maria di Monte Berico” – Vicenza), Conflitto o competizione? Uno studio comparato del Kuzari di Yehudah ha-Levy e del Dialogus di Pietro Abelardo F. Cardini (Università di Firenze), Mondo romano-germanico e potentati islamici tra età Carolingia e età Ottomana

A. Di Berardino (Istituto Patristico Augustinianum), Matrimoni di mista religione: conoscenze reciproche e tolleranza (IV-V secolo) G.A. Faccioli (ISSR “Santa Maria di Monte Berico” – Vicenza), Maria nel dialogo islamo-cristiano G. Galasso (Università di Napoli Federico II), Il dialogo tra le religioni oggi G. Garbini (Accademia dei Lincei), Miti e culti stranieri nella Bibbia ebraica G. Lettieri (Sapienza Università di Roma), Guerra giusta e guerra ingiusta M. Marin (Università di Foggia), Prove di dialogo tra pagani e cristiani nel IV-V secolo C. Martone (Università di Torino), Aspetti e caratteristiche del Giudaismo del Secondo Tempio fino all’epoca di Gesù

G. Polara (Università di Napoli Federico II), La presenza della mitologia classica nei testi poetici di età ostrogotica

I. Benassi (CO.RE.IS. – Veneto), La nascita dell’Islam e la spiritualità universale Nell’ambito della Settimana di Studi si terrà la Presentazione dei quattro volumi della Storia del Cristianesimo, Carocci, Roma 2015. Direzione scientifica E. Prinzivalli. Curatori: E. Prinzivalli, M. Benedetti, V. Lavenia, G. Vian.

Il Centro di Studi Micaelici e Garganici assicurerà a 25 giovani studiosi vitto e alloggio gratuiti, in trattamento di mezza pensione, per la durata del Corso. La domanda di partecipazione con richiesta di gratuità, corredata da curriculum studiorum e lettera di presentazione di uno studioso qualificato, dovrà pervenire alla Segreteria Amministrativa del Dipartimento di Scienze dell’antichità e del tardoantico dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – P.zza Umberto I (Palazzo Ateneo – 2° piano) improrogabilmente entro il 1° Settembre p.v. La documentazione potrà essere inviata altresì a mezzo fax (+39 080 5714206) o via mail in formato PDF al seguente indirizzo: [email protected] . Una Commissione composta da esperti e docenti del Dipartimento valuterà le domande con giudizio insindacabile, che sarà comunicato soltanto ai corsisti selezionati. A questi ultimi è fatto obbligo di frequentare tutte le lezioni. Al termine del Corso sarà rilasciato l’attestato di partecipazione. La Commissione non prenderà in considerazione le domande prive dei requisiti previsti dal bando.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

Ottavio Ardillo: tel. (+39) 080 5714995; mail: [email protected] Angela Laghezza: tel. (+39) 080 5717932; mail: [email protected]

MAR Associazione Marilena Amerise

Si svolgerà dal 21 al 24 set-tembre p.v. il ciclo di in-contri avente a tema il “Il dialogo tra le religioni

dall’Antichità al Medioevo” con gli interventi dei professori G. Filo-ramo e C. Martone dell’Università di Torino, Baraldi e Faccioli dell’ISSR Monte Berico (VI), Franco Cardini

dell’Università di Firenze, A. Di Be-rardino dell’Istituto Patristico Au-gustinianum di Roma, G. Galasso e G. Polara dell’Università di Napoli, C. Garbini dell’Accademia dei Lin-cei, G. Lettieri dell’Università La Sa-pienza di Roma, M. Marin dell’Uni-versità di Foggia, I. Benassi CO.RE.IS del Veneto.

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Settembre2015

Ottobre

SETTEMBRE

Venerdì 1115.30 Assemblea diocesana Centro di Spiritualità P. Pio S. Giovanni Rotondo

Sabato 1211.00 S. Messa per la festa patronale S. Maria della Misericordia

Zapponeta

Domenica 139.30 Inaugurazione nuovo centro di ricerca di CSS11.30 S. Messa presieduta dal Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Chiesa S. Pio - S. Giovanni Rotondo19.00 S. Messa - Spirito Santo, Manfredonia

Lunedì 149.30 Consiglio di amministrazione CSS S. Giovanni Rotondo18.00 S. Messa inizio della novena S. Pio Chiesa inferiore S. Pio - S. Giovanni Rotondo

Martedì 1519.00 S. Messa per la festa di S. Maria della Luce Mattinata

Giovedì 1718.30 S. Messa per inizio Anno Scolastico Seminario Diocesano - Manfredonia

Venerdì 1811.30 S. Messa Giornata della sofferenza CSS - S. Giovanni Rotondo

Domenica 20 Raduno dei Gruppi di Preghiera di P. Pio

Caravaggio (Bg)

Martedì 2221.00 Preghiera sotto la croce in preparazione alla Festa di S. Pio00.15 Assiste alla S. Messa presieduta dal Ministro generale dei Frati Minori Cappuccini Sagrato Chiesa S. Pio - S. Giovanni Rotondo

Mercoledì 23 S. PIO da PIETRELCINA11.30 Concelebra la S. Messa presieduta dal Card. Giuseppe

Versaldi - Chiesa S. Pio - S. Giovanni Rotondo17.30 S. Messa - Chiesa S. Pio - S. Giovanni Rotondo Processione

Giovedì 2419.00 S. Messa e cresime S. M. del Carmine - Monte Sant’Angelo

Sabato 269.30 Consiglio affari economici e Collegio Consultori Curia Arcivescovile - Manfredonia

18.00 S. Messa – S. Domenico, Manfredonia22.00 Benedizione dei pellegrini al Santuario di s. Michele arc. Cattedrale

Domenica 2711.00 S. Messa - Borgo Mezzanone19.00 S. Messa e insediamento canonico del nuovo parroco don

Andrea Lauriola - Zapponeta

Martedì 29 S. MICHELE Arcangelo10.30 S. Messa - Santuario s. Michele arc. - Monte Sant’Angelo17.00 Processione

OTTOBRE

Domenica 4 S. Francesco d’Assisi9.00 S. Messa S. M. delle Grazie - Manfredonia

Lunedì 5 – Venerdì 9 Esercizi spirituali della Conferenza Episcopale Pugliese - S. Giovanni Rotondo

Sabato 10 Raduno Gruppi di Preghiera della Puglia S. Giovanni Rotondo18.00 Abbazia di Pulsano - Incontro diocesano con i giovani

Domenica 11 Raduno Gruppi di Preghiera – Pompei

Lunedì 1219.00 Benedizione della statua del “Cristo alla colonna”

recentemente restaurata Cattedrale - Manfredonia

Martedì 1318.00 S. Messa nel XXV di ordinazione presbiterale di don Nicola Cardillo Sacro Cuore - Monte Sant’Angelo

Venerdì 169.30 Ritiro diocesano del Clero Manfredonia

2015