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Comune di Ostra Analisi Ambientale Iniziale POLO INTERCOMUNALE PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DI CASINE DI OSTRA a cura di Entropia s.n.c APEA

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Preliminary analysis for environmental planing and management

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Comune di Ostra

Analisi Ambientale Iniziale

POLO INTERCOMUNALE PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DI CASINE DI OSTRA

a cura di Entropia s.n.c

APEA

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GRUPPO DI LAVORO

Comune di Ostra:

ing. Fabrizio Libanori, dirigente 3° settore servizi tecnici

Zipa Consorzio Zone Imprenditoriali Provincia di Ancona

Mario Bucci, direttore

ing. Leonardo Leoni, vice direttore

arch. Viviana Veschi, collaboratore

Entropia s.n.c.

Dott. Leonardo Marotta

Dott. Gianmario Deandrea

Dott. sa Paola Anniballi

Dott. Luciano Vogli

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SEZIONE 1SEZIONE 1 7

INQUADRAMENTO TERRITORIALEINQUADRAMENTO TERRITORIALE 7

Introduzione 8 1.1 Strumenti di Pianificazione territoriale 9 1.1.1 Normativa vigente e livelli di pianificazione 9 1.2 Inquadramento territoriale 11 1.2.1 Inquadramento territoriale su CTR 12 1.2.2 Inquadramento urbanistico area vasta e normativa del PTC 13 1.2.3 Localizzazione planimetrica 14 1.2.4 Zonizzazione PRG 15 1.2.5 Vincoli e tutele 16 1.3 Sistema socioeconomico 17 1.3.1 Caratteristiche economiche locali 17 1.3.2 Caratteristiche delle imprese insediate 19 1.3.3 Valutazione delle pressioni 20 1.3.4 Metodologia di analisi 21 1.3.5 Valutazione dei requisiti prestazionali APEA 21 1.4 Sistema insediativo 22 1.4.1 Elementi di studio del PRG 22 1.4.2 Popolazione e urbanizzazione 22 1.4.3 Qualità della vita e stato di salute degli abitanti 23 1.5 Sistema di Paesaggi: naturale, architettonico, archeologico 25 1.5.1 Descrizione del sito 25 1.5.2 Aspetti della geologia, geomorfologia, idrogeologia 26 1.5.3 Cenni sulle forme del dissesto 27 1.5.4 Caratterizzazione meteo-climatica 27 1.5.5 Aspetti naturali: emergenze 28 1.5.6 Aspetti culturali e antropici: beni culturali 28 1.5.7 Documentazione fotografica 29 1.5.8 Ambito di studio: aree protette, floristiche, ZPS, SIC 32 1.5. 9 Caratteristiche fisiche, naturali ed antropiche 32

SEZIONE 2SEZIONE 2 33

QUADRO DELLO STATO AMBIENTALEQUADRO DELLO STATO AMBIENTALE 33

2.1 Quadro normativo ambientale vigente 34 2.1.1 Normativa europea 34 2.1.2 Normativa nazionale 36 2.1.3 Normativa comunale e relativi piani di settore 40 2.1.3.1 Legislazione inerente le acque superficiali 40 2.1.3.2 La Legislazione sulla qualità delle acque sotterranee 40 2.1.3.3 Qualità dell’aria e inquinamento Atmosferico 41

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2.1.3.4 Clima ed inquinamento acustica 43 2.1.3.5 Inquinamento elettromagnetico 44 2.1.4 Verifica degli standard urbanistici 45 2.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali diretti 46 2.2.1 Ambiente: misure e metodi 48 2.2.2 Stato dei geosistemi: suolo e sottosuolo 51 2.2.3 Atmosfera e qualità dell’aria 53 2.2.4 Ambiente acustico 59 2.2.5 Campi elettromagnetici 62 2.2.6 Ambiente idrico, acque di falda 64 2.2.7 Componenti biotiche – flora, fauna, ecosistemi 65 2.2.7.1 Vegetazione 65 Ambiti e paesaggi antropici 66 2.2.7.2 Fauna 66 2.2.7.3 Ecosistemi 69 2.2.3 Mobilità 70 2.2.3.1 Strade e vie di comunicazione 70 2.2.3.3 Percorsi pedonali 71 2.2.3.4 Studi sulla mobilità attuale 72 2.2.4 Servizi, settori ed infrastrutture 73 2.2.4.1 Spazi collettivi 74 2.2.4.2 Rifiuti 74 2.2.4.3 Energia 76 2.2.4.4 Rete acquedottistica 76 2.2.4.5 Rete fognaria 76 2.2.4.6 Reti tecnologiche 77 2.2.4.7 Materie prime 78 2.3 Conclusioni 79

SEZIONE 3SEZIONE 3 81

ANALISI INTEGRATAANALISI INTEGRATA 81

3.1 Analisi integrata: impatti sistemici 82 3.1.1 Biopotenzialità territoriale 83 3.1.2 Percolazione 84 3.1.3 Modello geostatistico applicato alla valutazione della fauna 85 3.1.4 Indice Landscape Development Intensity, LDI 87 3.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali indiretti e cumulativi 89 3.3 Quadro dei rischi presenti 89 3.4 Analisi delle necessità informative 89 A. Sintesi 92 A.1 Sintesi non tecnica 92 A.1.1 Suolo e sottosuolo 92 A.1.2 Atmosfera 92 A.1.3 Ambiente acustico 93

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A.1.4 Campi elettromagnetici 93 A.1.5 Ambiente idrico, acque di falda 93 A 1.6 Valutazione di sintesi 94 A.2 Sintesi divulgativa 96

Al legato 1 Allegato 1 Cartografie presentiCartografie presenti Tav 1 Inquadramento dell’area ZIPA su CTR Tav 2 Estratto PPAR carta della fauna Tav 3 Estratto PPAR carta degli ambiti di tutela Tav 4 Estratto PTC carta delle aree produttive Tav 5 Estratto PTC carta delle mobilità Tav 6 Estratto PRG vigente Tav 7 Estratto piano di lottizzazione ZIPA Tav 8 Carta della geomorfologia Tav 9 Carta dell’uso del suolo Tav 10 Carta della vegetazione reale Tav 11 Carta del paesaggio Tav 12 Carta della mobilità Tav 13 Carta della connettività faunistica Tav 14 Carta della BTC indice di biopotenzialità territoriale

Allegato Allegato 22 Monitoraggio ambientaleMonitoraggio ambientale

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SEZIONE 1 SEZIONE 1

INQUADRAMENTO TINQUADRAMENTO TERRITORIALEERRITORIALE

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Introduzione

Il Comune di Ostra, 6.718 abitanti, secondo bilancio demografico mensile ISTAT del 28 febbraio 2009, si trova nell’area collinare del nord della provincia di Ancona. Il territorio comunale si estende per circa 46 km² e comprende il capoluogo e le frazioni di Pianello, Casine e Vaccarile. A nord ovest della frazione Casine lungo la Strada Provinciale 18 a circa un km da Passo Ripe frazione di Ripe, tra il fiume Misa e l’affluente fiume Nevola, si trova l’area industriale ZIPA in esame, (39 ettari circa tra superficie già assegnata e di progetto).

Il consorzio per le Zone Imprenditoriali della Provincia di Ancona (ZIPA)

promuove lo sviluppo di aree industriali, attività imprenditoriali nei settori dell'industria, dell'artigianato, del commercio e dei servizi nel territorio della Provincia di Ancona. Il Consorzio Zipa è un Ente pubblico economico a base territoriale, avente compiti di pianificazione urbanistica e di propulsione dello sviluppo globale del territorio e dell'economia mediante l'organizzazione di zone imprenditoriali e infrastrutture.

L’espressione “area ecologicamente attrezzata” è stata introdotta

nell’ordinamento legislativo italiano dal D.Lgs. n. 112/98 (Bassanini), che prevede all’art. 26 che “le Regioni disciplinino, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”. L’introduzione di questo nuovo concetto di area produttiva ecologicamente attrezzata(APEA), pensata in chiave ambientale, dotata di requisiti tecnici ed organizzativi finalizzati a minimizzare ed a gestire in modo integrato le pressioni sull’ambiente, nasce dalla necessità di sostituire il cosiddetto approccio “end of pipe” (abbattimento dell’inquinamento a fine ciclo) con il principio di precauzione e prevenzione dall’inquinamento. In particolare non si tratta di agire sulle specifiche dotazioni ambientali delle imprese, come avvenuto fino ad ora, ma di organizzare il sito produttivo in modo da agevolare, sia economicamente sia tecnicamente, le singole imprese insediate a realizzare i loro obiettivi ambientali, siano essi prescrittivi o volontari. I numerosi casi pilota e le diverse esperienze di alcune regioni hanno permesso di delineare indirizzi tecnici per la progettazione e la gestione di aree eco-efficienti ed in particolare l’individuazione delle infrastrutture e dei servizi innovativi, di cui dotare le aree produttive nuove ed esistenti al fine di garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente e la definizione di un sistema integrato per l’organizzazione e la gestione ambientale delle aree produttive.

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1.1 Strumenti di Pianificazione territoriale

La valutazione segue la definizione dei requisiti APEA a livello di sistema complessivo assunte a riferimento le linee guida preliminari emanate con la DGR 157/05, riprendendone gli obiettivi ambientali di riferimento stabiliti per le APEA e le indicazioni fornite per il progetto dell’area a livello urbanistico, territoriale ed ambientale.

In questa parte si costruisce un’analisi preliminare degli strumenti di programmazione pianificazione del territorio che interessano l'area.

1.1.1 Normativa vigente e livelli di pianificazione La pianificazione inerente l’intervento si articola come segue.

- Il Piano Paesistico Ambientale Regionale (P.P.A.R), approvato con DACR n.

197 del 3 novembre 1989, individua le categorie costitutive del paesaggio regionale da sottoporre a tutela intesa come conservazione, appropriata utilizzazione, salvaguardia e recupero dell’equilibrio formale e funzionale.

- Il Piano d’Inquadramento Territoriale (PIT), approvato con DACR n. 295 dell’8 febbraio 2000, riconosce i sistemi base per un ruolo strategico per il riassetto del territorio, nell’ottica dell’integrazione tra strutture produttive e ambientali e quindi della sostenibilità dello sviluppo.

- Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, approvato con DACR n. 284 del 15 dicembre 1999 individua le misure per il trattamento dei rifiuti.

- Il Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E), approvato con DACR n. 66 del 9 aprile 2002, prevede direttive specifiche, volte a ridurre l’impatto dell’attività estrattiva, che favoriscono gli interventi di recupero e la ricomposizione ambientale delle cave abbandonate e dismesse, l’adozione di tecniche di escavazione innovative, la coltivazione razionale, l’appropriato uso dei materiali nell’esercizio dell’attività estrattiva nelle formazioni boscate e per il recupero e la ricomposizione finale delle cave.

- Il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI), approvato con DACR n. 116 del 21 gennaio 2004, incide prevalentemente sulla gestione della del territorio e della risorsa idrica.

- Il Piano Energetico Ambientale (PEAR), approvato con DACR 175/2005,offre le linee guida e le indicazioni per la produzione e la gestione energetica.

- Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR), approvato con DACR n. 50/07 del 17/04/2007, promuove la gestione sostenibile del territorio rurale. In particolare viene sostenuto l’utilizzo di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale, al fine di ridurre l’impiego di prodotti chimici di sintesi, viene finanziata l’analisi dell’evoluzione dei parametri chimico-fisici e biologici e l’identificazione delle principali funzioni di protezione dal rischio di contaminazione da prodotti fitosanitari, vengono inoltre previsti aiuti all’impianto di specie forestali, autoctone e di antico tradizione di coltivazione.

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- Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Ancona, approvato con DEL. C. P. n. 117 del 28.07.2003 che prevede l’area industriale e le varianti stradali delle strade provinciali 18 e 360.

L’area è stata oggetto di quattro piani urbanistici predisposti dal Consorzio

Zipa a partire dalla seconda metà degli anni ’90 e i futuri ampliamenti sono anche essi soggetti a PUA.

L’area ZIPA risponde in senso stretto agli obiettivi della pianificazione

sovraordinata ed è coerente in pieno con il PTC della Provincia di Ancona.

Livello di pianificazione

Livello di conformità Indicatore quantiativo

PIT Alto: segue le direttive di espansione ed è coerente.

100%

PPAR Alto: non tocca beni e paesaggi tutelati

100%

Pianificazione regionale di settore PAI, PEAR, PSR, PRGR

Alto: l’area è coerente con gli obiettivi. Le gestione dell’area si deve integrare con gli strumenti per la pianificazione energetica e la pianificazione dei rifiuti.

80%

PRG Alto 100% PUA Alto 100% Tabella 1.0: analisi di conformità alla normativa dell’area ZIPA di Ostra

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1.2 Inquadramento territoriale

L’area ZIPA si trova nel comune di Ostra, in area pianeggiante alla confluenza tra i fiumi MIsa e Nevola. In particolare l’area ZIPA si estende fra la strada provinciale Jesi - Monterado a Sud fino quasi al suo innesto nella S.P. Corinaldese, e l’alveo del Fiume Nevola a Nord, in prossimità della sua confluenza col Fiume Misa. Si trova nel bacino industriale più nord della Provincia di Ancona (figura 1.1 a e 1.1 b).

Bacini industriali della Provincia di Ancona. In Giallo le aree industriali intercomunali. L’area di Ostra è la più a nord (fonte: Provincia di Ancona, PTC).

Figura 1.1a Sopra è inquadrato il tema all’interno dell’area vasta (il quadro blu individua l’area in oggetto), a destra inquadramento nei bacini industriali provinciali. Sotto vi è inquadrata l’area nel contesto locale con evidenziati gli elementi di paesaggio.

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1.2.1 Inquadramento territoriale su CTR

L’area ZIPA è situata nel Comune di Ostra, collegata all’autostrada con l’asse autostradale e ferroviario di Senigallia (figura 1.1b).

Figura 1.1b. è l’inquadramento territoriale su CTR (sopra), compreso delle varianti stradali da PTC della Provincia di Ancona. L’area industriale che comprende la ZIPA è evidenziata in rosso. In verde sono rappresentate le fasce di continuità naturalistiche.

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1.2.2 Inquadramento urbanistico area vasta e normativa del PTC

L’urbanizzazione del territorio è importante con ampie aree agricole intervallate da case sparse, zone industriali ed una fitta rete viaria (vedi carta 1.1, carta della mobilità e carta dell’uso del suolo).

All'interno del P.T.C. della Provincia di Ancona, nel capitolo "Le proposte del P.T.C. per le aree produttive", vengono individuate possibili aree idonee per la realizzazione di aree produttive a carattere sovracomunale, In particolare il P.T.C. propone di individuare sei insiemi di Comuni, o comprensori, corrispondenti a bacini o parti di bacini territoriali-industriali.

L'area produttiva ZIPA prevista nel comune di Ostra, rientra in tale elenco, nello specifico nel gruppo F - valli del Misa-Nevola (Comuni di Arcevia, Barbara, Castelcolonna, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Montecarotto, Monterado, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Senigallia, Serra dei Conti), si veda la Tav.II/3 "Gli Insediamenti Produttivi".

Dal punto di vista della mobilità l’area produttiva è servita dalle sp 11, sp 18, e dalla sp 360 che collegano la valle con l’autostrada e la ferrovia (stazione di Senigalllia). IL PTC prevede, ed è attualmente in fase di completamento il collegamento fra la sp 11 e la sp 18 a ridosso dell'esistente area ZIPA, ad est del sito, come da tav II-2 del P.T.C. "Schema delle Reti per la Mobilità".

L'area ZIPA si trova al margine di un area definita come "Fasce della continuità naturalistica", sui lati Nord ed est del sito (si veda la Tav.II/3 del P.T.C. "Gli Insediamenti Produttivi", si veda la figura 1.1b). L’area si trova al centro di una rete di viabilità (figura 1.1c) .

Figura 1.1.c. Viabilità primario territoriale (in rosso), locale principale (in verde e locale secondaria in azzurro e al fianco di uno snodo della viabilità primaria territoriale (cerchio rosso)

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1.2.3 Localizzazione planimetrica

L’area industriale in esame si trova a nord ovest della frazione Casine, lungo la Strada Provinciale 18 a circa un km da Passo Ripe frazione di Ripe, tra il fiume Misa e l’affluente fiume Nevola (vedi figura 1.2).

Figura 1.2. Area ZIPA. In alto inquadramento generale, in mezzo definizione delle aree, area già realizzate e zonizzazione attuale (sotto). Inquadramento in figura 1.1.

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1.2.4 Zonizzazione PRG

Il PRG individua l’area come area industriale suddivisa in un’area esistente e un’area di progetto (figura 1.3). in tavola allegata e in figura 1.3 gli estratti mostrano i dettagli. Il Piano Urbanistico Attuativo (PUA) è stato presentato come Piano di Lottizzazione ai sensi dell’art. 28 della legge n. 1150 del 17/08/1942 e dell’art. 4 della L.R. n. 34 del 05/08/1992.

Per l’area individuata con delibera di Consiglio Comunale del Comune di Ostra n. 72 del 30/11/2009 costituisce il livello di pianificazione urbanistica attuativa rispetto alle previsioni del PRG approvato con delibera del Consiglio Comunale del Comune di Ostra n. 65 del 28/12/2007. L’area, prevista dal PIANO URBANISTICO ATTUATIVO, è conforme al PRG ed alle seguenti leggi: - Legge n. 1150 del 17/08/1942 – “Legge urbanistica” - Legge n. 765 del 06/08/1967 – “Modificazioni ed integrazioni alla legge

urbanistica 17 agosto 1942 n. 1150” e s.m.i. - Decreto Ministeriale n. 1444 del 02/04/1968 – “Limiti inderogabili di densità

edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati, e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’art, 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765

- Legge Regione Marche n. 34 del 05/08/1992 – “Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio”, cui il Piano attuativo è adeguato. Il piano è coerente con gli inoltre gli indirizzi e le norme del Regolamento

Edilizio Comunale. Il Piano Urbanistico Attuativo (PUA) è stato presentato come Piano di

Lottizzazione ai sensi dell’art. 28 della legge n. 1150 del 17/08/1942 e dell’art. 4 della L.R. n. 34 del 05/08/1992. Di seguito si riportano i principali atti di approvazione e convenzionamento dei precedenti stralci. - Piano Particolareggiato approvato con delibera di Consiglio Comunale del

Comune di Ostra n. 131 del 21/03/1990; - Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per

Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine – 1° lotto (rogito Sopranzetti Giuseppe Rep. 351 del 16/10/1995) di durata decennale, modificata con successivo atto (rogito Macchiarelli Rep. 372 del 23/09/1999);

- Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine – 2° lotto (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 21.295/4293 del 18/02/2002) di durata decennale con decorrenza a partire dal termine fissato per il 1° lotto;

- Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine – 3° lotto (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 26.732/5812 del 09/12/2004) di durata quinquennale;

- Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine – 4° lotto 1^ parte (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 29.885/7016 del 28/12/2006) modificata con successivi atti (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 31.583 del 16/09/2008 e Rep. 32.722 del 10/02/2010) con scadenza il 16/12/2010.

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Figura 1.3. Area ZIPA, PRG. In alto inquadramento, sotto dettagli.

1.2.5 Vincoli e tutele

L'area produttiva ZIPA prevista nel comune di Ostra, non è fra le aree produttive ricadenti in aree a rischio (es. Aree esondabili, senza rete di smaltimento acque reflue, sotto vincolo idrogeologico, sotto tutela naturale, o che presenti aspetti critici di altro tipo). La tav_A2 del P.T.C. "Rapporto tra risorse naturali ed insediamenti industriali".Il sistema di vincoli individua un’area esondabile (si veda carta geomorfologica). Non ci sono area di tutela all’interno del sito.

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1.3 Sistema socioeconomico

1.3.1 Caratteristiche economiche locali

La provincia di Ancona è la più piccola come superficie e la più popolata delle quattro province marchigiane. Secondo le rilevazioni ISTAT al 2008 la popolazione residente viene stimata in 476.016 abitanti, con una densità maggiore di tutte le altre province marchigiane e anche superiore del 20% alla media nazionale.

In Provincia di Ancona (al 2001) esistevano 35.167 imprese con 39.139 unità locali e 90.510 addetti. Le imprese appartengono alle seguenti categorie ISTAT: agricoltura, caccia e silvicoltura; pesca, piscicoltura e servizi connessi; estrazione di minerali energetici; estrazione di minerali non energetici; industrie alimentari, delle bevande e del tabacco; industrie tessili e dell'abbigliamento; industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari; industria del legno e dei prodotti in legno; fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria; fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari; fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali; fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche; fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali di non metalliferi; produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo; fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi l'installazione, il montaggio, riparazione e la manutenzione; fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche; fabbricazione di mezzi di trasporto; altre industrie manifatturiere; produzione e distribuzione di energia elettrica, gas ed acqua; costruzioni; commercio all'ingrosso e al dettaglio; alberghi e ristoranti; trasporti, magazzinaggio e comunicazioni; intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altro; istruzione; sanità e altri servizi sociali; altri servizi pubblici e sociali e personali.

Il commercio e le attività manifatturiere sono i settori che hanno avuto il maggior sviluppo all’interno dell’economia provinciale; insieme raccolgono più del 50% delle unità locali presenti sul territorio ed il 70% degli addetti1. Una dozzina di grandi imprese con risonanza a livello internazionale, un gruppo di aziende medie molto avanzate ed un tessuto di aziende piccole altamente specializzate caratterizzano il sistema produttivo. Il porto del capoluogo completa la rete logistica come connettore e valvola di sfogo verso i mercati italiani, europei e mondiali.

Tiezzi e Marchettini, in uno studio per la Provincia di Ancona, suddividono il territorio provinciale in 4 aree, indicate convenzionalmente con il termine bacini di contabilità2, accomunate da realtà a vocazione socio-economica simile. Le caratteristiche di questi bacini sono descritte nella tabella seguente (Ostra rientra nel bacino Valle del Misa).3 1Analisi di sostenibilità della provincia di Ancona 2002 2 Tiezzi, Marchettini et al., Analisi di sostenibilità della provincia di Ancona 2002

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Sistema geografico

subprocinale omogeneo

Area km2

abitanti Densità (ab./km2)

Comuni

Ancona-Osimo-Falconara

552,05 244.692 443 Agugliano, Ancona, Camerano, Castelfidardo, Chiaravalle, Falconara Marittima, Filottrano, Loreto, Monte San Vito, Montemarciano, Numana, Offagna, Osimo, Polverigi, Sirolo

Valle del Misa 330,39 69.511 210 Barbara, Castelcolonna, Castellone di Suasa, Corinaldo, Monterado, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Senigallia, Serra dei Conti

Media Valle dell’Esino

317.20 69.917 220 Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Jesi, Maiolati Spontini, Monsano, Monte Roberto, Montecarotto, Morro d’Alba, Poggio San Marcello, San Marcello, Santa Maria Nuova, San Paolo di Jesi

Comunità montana Alta valle dell’Esino

740.52 59.936 81 Arcevia, Cerreto d’Esi, Cupramontana, Fabriano, Genga, Mergo, Rosora, Sassoferrato, Serra San Quirico, Staffolo

Tabella 1.1: analisi geografica dell’area.

Le analisi del settore economico, condotte nell’ambito del P.T.C. e del P.I.T.

sulla localizzazione delle attività produttive mostrano come ad una originaria collocazione sui crinali e sui versanti collinari, in prossimità dei centri storici, abbia fatto seguito negli ultimi due decenni una progressiva “discesa a valle” verso le aree delle pianure alluvionali anche non caratterizzate dalla presenza delle maggiori infrastrutture di trasporto.

La fortissima crescita complessiva delle superfici destinate alle attività produttive e la discesa a valle si è accompagnata anche ad una distribuzione tendenzialmente uniforme degli insediamenti industriali, che attraverso le valli maggiori hanno invaso gradualmente l’intero territorio, a partire dalla parte montana del sinclinorio fabrianese fino alla costa; anche le valli del Misa e del Nevola, in precedenza meno coinvolte, hanno conosciuto negli ultimi quindici anni significativi incrementi. La distribuzione tendenzialmente uniforme delle attività produttive ha determinato una realtà equilibrata tra fascia costiera, entroterra e aree montane.

A Ostra esistono 741 imprese, 786 unità locali, con 1593 addetti (dati del censimento del 2000). Attualmente la situazione è cambiata, specialmente dalla crisi del 2008 non ci sono dei dati ufficilai disponibili: in provincia di Ancona: il Sole

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24ore (inserto centro nord) del gennaio 2011 stima una diminuzione del numero di imprese dal 2008 intorno al 30%.

Osservando la suddivisione dei lavoratori tra i settori economici dobbiamo osservare che i Comuni a maggiore vocazione agricola sono tutti dell’entroterra (Arcevia, Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Morro d’Alba, Poggio San Marcello, San Marcello, San Paolo di Jesi, Staffolo), mentre il settore industriale assorbe oltre la metà della manodopera occupata in ben 13 Comuni di cui la maggior parte posti attorno a L’area di Jesi, a Fabriano e a sud di Ancona (Barbara, Camerano, Cerreto d’Esi, Ostra Vetere, Ostra, Poggio San Marcello, Ripe, Rosora, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Serra de’ Conti, Serra San Quirico). Il settore terziario appare più sviluppato nei comuni maggiormente urbanizzati o posti nelle immediate vicinanze di essi; il terziario assorbe più del 50% degli occupati ad Agugliano, Ancona, Chiaravalle, Falconara Marittima, Jesi, Montemarciano, Offagna, Senigallia.

Analizzando gli indicatori riguardanti il reddito, si nota che i redditi medi più alti (superiori ai 12 milioni di lire al censimento, attualmente la media è di 24.100 euro anno in Provincia al 2010) si hanno nei Comuni maggiormente urbanizzati o ad essi vicini: Ancona, Chiaravalle, Fabriano, Falconara Marittima, Jesi; mentre i più bassi (inferiori ai 9 milioni di lire al 2000 e a 20.000 euro nel 2010) sono quelli dei Comuni di Arcevia, Belvedere Ostrense, Castel Colonna, Mergo, Ostra Vetere e Staffolo. Il Piano Generale di Sviluppo 2008 - 2012 Approvato con D.C.P. n. 3 del 22.01.09, rappresenta per la Provincia di Ancona uno strumento di pianificazione strategica da riferire all'intero periodo di mandato, il contenitore principale della programmazione pluriennale dell'Ente, finalizzato a definire gli assi portanti e gli obiettivi prioritari delle politiche pubbliche da porre in atto, prendendo a riferimento le linee programmatiche del mandato elettorale e traducendone, a livello strategico, l'indirizzo politico.

1.3.2 Caratteristiche delle imprese insediate

L’area ZIPA del Comune di Ostra è un’area industriale a uso misto di circa di 39 ettari di terreno (28 ettari di superficie dell'area esistente più quella di progetto), acquistati tra il 1988 e il 2003, dove attualmente sono insediate 23 aziende (tabella 1.2).

AZIENDA ATTIVITÀ

ARTIGIANLEGNO di Mazzanti Loris lavorazione legno BARTERA MICHELE imbianchino BOXWOOD di Minucci Gianfranco falegnameria CAMPOLUCCI TRASPORTI DI CAMPOLUCCI CARLO & C. SNC.

autotrasporto

CAR & SERVICE SNC carrozzeria e vendita auto CARROZZERIA ELITE carrozzeria CAVALLARI GROUP raccolta rifiuti

COLLAMATI GIANFRANCO officina mecc. attrezzi agric.e

commercio ricambi DEMOCAR SRL metalli-stampa-carta

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DUERRE DI ROMAGNOLETTI ROSSANA edilizia GALLI SRL verniciature e componenti in legno LA BOTTEGA DELL'ALBERGO SPA forniture alberghiere LA COSMETICA SRL lavorazione e produzione di cosmetici M.I.V. CIOCCOLATA DI SPADONI IVAN & C. S.N.C.

alimentare

MANCINI ENZO termosanitari PIANELLI NANDO & GIANFRANCO SNC autotrasporto

PLASTICA VALMISA SPA produzione e commercio di buste

boutique in polietilene e carta

PROGECO 2000 DI PESARESI STEFANO impiantistica nel settore elettrico, con

magazzino officina e cablaggio, commercio al minuto

SALUMIFICIO VALMISA SRL produzione salumi TECNOWOOD SNC di Crognaletti e Montagna

Arredi giardino

TIPOGRAFIA CIMARELLI GIUSEPPE & C SNC tipolitografia e commercio di

cartocancelleria TONELLI SRL forniture acqua TRANQUILLI GRAZIANO lavorazione ferro/produzione forni Tabella 1.2. Imprese presenti e loro attività.

1.3.3 Valutazione delle pressioni

Nel 2006, ripetutto nel 2009, è stato effettuato un approfondimento dell’analisi della condizione ambientale del territorio regionale marchigiano (Regione Marche, 2009. Geografia delle Pressioni ambientali, http://www.regione.marche.it/Home/Struttureorganizzative/AmbienteePaesaggio/Reportingambientale/tabid/858/Default.aspx). Prendendo in considerazione 23 indicatori di stato e di pressione ambientale, lo studio ha individuato aree omogenee in termini di “pressione ambientale”. Le tematiche prese in considerazione sono otto di cui quattro attinenti alle componenti ambientali (Aria, Acqua, Suolo e Natura) e quattro alle attività antropiche (Insediamenti, Industria, Turismo e Rifiuti). Il Comune di Ostra si trova nella fascia medio bassa di pressione (classe 2), ma si nota un peggioramento dal 2007 al 2009. Il comune inoltre si trova al diffusori dei 4 ambiti territoriali di maggiore pressione ambientale individuati dallo studio: ambito di Pesaro - Fano - Urbino (Valle del Foglia); ambito di Ancona - Falconara - Jesi (Valle dell’Esino); ambito di Civitanova - Macerata - Porto San Giorgio (Valle del Chienti); ambito di Ascoli Piceno - San Benedetto del Tronto (Valle del Tronto).

L'incremento del consumo di suolo (2001-2007) di Ostra si trova nella classe di incremento medio, che comprende l'aumento di suolo urbanizzato compreso tra il7,2 ed il 12% (Regione Marche, 2009. III Rapporto sullo stato dell'ambiente, http://www.regione.marche.it/Home/Struttureorganizzative/AmbienteePaesaggio/Reportingambientale/tabid/858/Default.aspx).

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Le Pressioni attuali dell’area sono dovute principalmente al traffico ed al rumore, quindi al carico ambientale sulle strade provinciali SP12, P 18 e SP360, agli abitati di Passo Ripe e Brugnetto a nord e di Santa Maria Apparve, Casine e Pianello a sud. L’agricoltura è moderna e meccanizzata ma ancora legata a piccoli appezzamenti e con aree naturali, per cui la sua pressione è medio bassa.

1.3.4 Metodologia di analisi

L’analisi preliminare è di tipo sistemico e comprende una valutazione integrata dello stato e degli impatti presenti. Le fasi del percorso di analisi ambientale e di gestione possono essere così schematizzate: - Definire gli attori del processo; - Analizzare lo stato ambientale di partenza; - Definire gli obiettivi da raggiungere; - Validare e comunicare i risultati.

1.3.5 Valutazione dei requisiti prestazionali APEA

Il modello proposto dalla Regione Marche di APEA si propone di (si vedano “Linee guida sperimentali” e nelle bozza per le nuove Linee guida (bozze in corso di approvazione della Giunta Regionale) “Fase 2 - Requisiti APEA sistema complessivo rev3” disponibili al sito http://www.regione.marche.it): - agevolare le piccole e medie imprese a raggiungere un miglioramento delle

proprie performances ambientali, attraverso la dotazione di infrastrutture e di servizi comuni di qualità elevata che non sarebbero in grado di possedere e gestire singolarmente;

- consentire il controllo e la riduzione degli impatti cumulativi, generati dall’insieme delle piccole e medie imprese;

- consentire alle autorità competenti un più agevole controllo degli impatti ambientali;

- facilitare dal punto di vista tecnico ed economico la certificazione ambientale delle singole imprese, attraverso la gestione ambientale dell’area produttiva;

- agevolare od esonerare le imprese nell’ottenimento delle autorizzazioni ambientali sia in sede di rilascio che di rinnovo;

- semplificare le procedure di costituzione ed insediamento delle imprese nell’area produttiva;

- applicare i principi di precauzione, prevenzione e riduzione dell’inquinamento; - coinvolgere le imprese nel processo di miglioramento continuo delle

prestazioni ambientali dell’area produttiva ed in un percorso di responsabilità ambientale.

- I requisiti prestazionali devono quindi rispondere a queste caratteristiche. Il modello di gestione prevede le LINEE GUIDA DEFINITIVE e un SISTEMA DI

VALUTAZIONE PER LE APEA nella Regione Marche in più fasi. A livello attuale dovranno essere valutati i requisit i APEA a l ivello di sistema complessivo. In particolare i criteri identificati sono stati articolati in aree di valutazione e categorie secondo lo schema di SB Tool, specificando per ognuno: - l’obiettivo ambientale di riferimento; - la fase di valutazione (con riferimento a SB Tool);

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- la fase del percorso autorizzativo, con riferimento alla DGR 157/05 ed alla normativa regionale in materia di autorizzazioni urbanistiche ed edilizie;

- l’ambito di applicazione (aree nuove/esistenti e manifatturiere/terziarie); - l’indicatore e l’unità di misura di riferimento; Per ogni criterio è stata quindi definita una scheda di riferimento, completa di tutte le informazioni necessarie alla valutazione dei requisiti ed all’assegnazione del relativo punteggio4.

1.4 Sistema insediativo

1.4.1 Elementi di studio del PRG

In data 2 gennaio 2009 è stata adottata la 4° variante parziale al P.R.G. di Ostra adeguato al P.P.A.R. pubblicata a partire dal 09/01/2009 definisce l’area come industriale e non prevede crescita del sistema insediativo in aree limitrofe, mantenendo il sistema insediativo aggregato alle area urbane esistenti.

1.4.2 Popolazione e urbanizzazione

Nel comune di Ostra sono presenti 6.718 abitanti secondo il bilancio demografico mensile ISTAT del 28 febbraio 2009. La popolazione residente ha una densità bassa nell’ambito di un km, ovvero dell’area ristretta: circa 6 abitanti per km2.

Nel territorio del bacino del Fiume Misa la collocazione fisica degli spazi urbanizzati e agli impatti sulle aree di margine, che definisce le caratteristiche di frammentazione del territorio, è in parte legata alla dimensione demografica e alla diffusione di spazi commerciali e artigianali poco legati alla tipologia specializzata dell’insediamento stesso.Questo insediamento “filamentoso”, linearmente distribuito pur se a bassa densità, configura effetti di frammentazione ambientale lievemente più marcati di una struttura insediativa molto accorpata. Nel caso dell’area della Zona ZIPA si ha una incidenza delle infrastrutture di collegamento che creano un margine di possibile espansione urbana attorno al Fiume Misa. Gli effetti collaterali di disturbo prolungato dovuto alle consuete attività umane (rumori, illuminazioni notturne, movimenti) portano ad associare alle strutture insediative un potere di frammentazione elevato sulla continuità ambientale nelle sue linee che si trovano lungo i fiumi e in adiacenza di alcuni elementi vegetali dovuti ad accidenti morfologici che hanno un certo livello di

4 I criteri identificati, con riferimento a: - scelta del sito - pianificazione del progetto - disegno urbano e sviluppo del sito (organizzazione degli spazi e dei servizi) - capacità di contenimento dei consumi - capacità di contenimento dei carichi ambientali - capacità di garantire la qualità del servizio alle imprese insediate I criteri presentano sia carattere quantitativo che qualitativo.

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naturalità. In figura 1.4 a sono evidenziate le aree urbane e gli insediamenti industriali nel paesaggio.

Figura 1.4a. Elementi urbani nel paesaggio: i in amaranto le aree urbane, in rosa aree commerciali, artigianali ed industriali. La matrice in verde trasparente è agricola. In Azzurro è evidenziata l’area ZIPA.

1.4.3 Qualità della vita e stato di salute degli abitanti

Nello studio annuale del Sole 24 ore Ancona peggiora classificandosi al 30 posto su 103 province italiane, scende di 12 posizioni rispetto al 2009 (http://www.ilsole24ore.com/includes2007/speciali/qualitàdellavita/scheda_finale.shtml). Le macroaree prese in considerazione per esplorare la vivibilità delle 107 province sono sei: tenore di vita, affari e lavoro, servizi-ambiente-salute, popolazione, reati e tempo libero, per un totale di 36 indicatori. L’indagine del Sole 24Ore è stata affiancata da un sondaggio di Ipr Marketing sulle percezioni dei residenti.

Il peggioramento della qualità della vita nella provincia di Ancona segue un trend comune nelle Marche corrispondente ad un peggioramento degli indicatori in declino nella maggior parte delle macroaree: per il tenore di vita si piazzano dalla 50/a posizione (Macerata) passando per Ancona (60/a) e Pesaro Urbino

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(74/a). fino alla 77/a posizione (Ascoli Piceno). Per affari e lavoro Pesaro Urbino è l’unica a registrare un miglioramento, attestandosi al 61/o posto mentre Macerata, se pur peggiorata, è al 23/o posto, diventando la prima delle marchigiane mentre Ancona è al 59/o e Ascoli Piceno all’80/o. Ancona si colloca al 21/o posto per servizi-ambiente-salute, seguita da Pesaro Urbino (al 50/o), Macerata, che rimane stazionaria al 58/o e Ascoli Piceno al 60/o. Per la popolazione (natalità, densità demografica, incidenza di anziani, stranieri e matrimoni in crisi), Macerata è 10/a (con miglioramento), mentre le altre peggiorano la propria posizione, con Ascoli Piceno al 50/o posto. Nella macroarea dell’ordine pubblico, tutte le province marchigiane migliorano, da Macerata (14/a) ad Ancona (39/a). Le Marche si collocano nella media alta per la macroarea del tempo libero, con Macerata 10/a (ma in peggioramento), Pesaro Urbino l’unica in miglioramento al 17/o posto, Ancona al 24/o e Ascoli Piceno al 63/o.La distribuzione territoriale degli insediamenti è a macchia di leopardo e si va addensando sul fondovalle e in prossimità di Senigallia.

La mortalità è inferiore a quella attesa, il che indica che sono assenti i fattori inquinanti, come dimostra lo studio di ARPAM-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Ancona - Servizio di Epidemiologia Ambientale: “la qualità dell’aria ed il rischio per la salute in alcuni comuni della provincia di Ancona” (tabella 1.3). nome dei comuni

mortalità osservati

mortalità attesi

S.M.R. (o-a)/es POP. TOT.

sesso maschile OSTRA 431 453,76 94,99 -1,07 5782 RIPE 194 222,58 87,16 -1,92 3048 sesso femminile OSTRA 430 448,07 95,97 -0,85 5782 RIPE 194 178,29 108,81 1,18 3048 Tabella 1.3. Mortalità per tutte le cause. Dati da ARPAM-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Ancona - Servizio di Epidemiologia Ambientale.

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1.5 Sistema di Paesaggi: naturale, architettonico, archeologico

1.5.1 Descrizione del sito

L’area si trova tra il Fiume Misa e l’affluente fiume Nevola i cui margini hanno elementi di media naturalità. L’area di intervento è inserita in un agro-ecosistema caratterizzato da vegetazione erbacea, al margine di un’area agricola con presenza di orti e di vegetazione naturale e nei pressi di un’area mista con due aree urbane (Passo Ripe e Casine) con alcune piccole aree artigianali e commerciali, un reticolo viario molto fitto (strade provinciali SP12, Corinaldese, SP 18, SP360 Strada stratale Arceviese) e si trova non lontano ad un distributore di benzina lungo la strada provinciale Corinaldese (SP12).

Il sito è parte di un tipo paesaggio della campagna marchigiana, frutto di un intenso intervento agro-silvo-pastorale di lungo tempo sulla natura da parte dell'uomo, che ne ha definito le caratteristiche peculiari, formate da linee ordinate, i suoi profili ondulati, piccoli campi con alberi sparsi e qualche filare (vedi figura 1.4 a per gli elementi urbani, la figura 1.4b, elementi del paesaggio e 1.4c foto aerea).

Figura 1.4b. Elementi del paesaggio: in rosa aree commerciali, artigianali ed industriali in amaranto le aree urbane, in verde continuo le reti ecologiche principali in verde tratteggiato le rete ecologiche minori. La matrice in verde trasparente è agricola

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I nuclei storici ed i monumenti extraurbana presenti non sono limitrofi all’area.

Figura 1.4c. Area ZIPA, elementi di paesaggio e centri urbani limitrofi.

1.5.2 Aspetti della geologia, geomorfologia, idrogeologia

La zona è quasi perfettamente pianeggiante, perché appartenente per lo più al terrazzo alluvionale di IV ordine del bacino del Misa; solo una piccola porzione di terrazzo appartiene al III Ordine. Questo avviene dove la morfologia mostra un leggero dislivello in corrispondenza della strada provinciale, che corre sul terrazzo di III ordine, separato dal IV da un gradino appena accennato. Numerosi sono i fossetti di scolo delle acque superficiali che separano i campi coltivati. Lungo il Nevola è presente un’arginatura piuttosto alta (circa m. 2,50), interrotta in alcuni punti da varchi realizzati per il guado di alcune stradine interpoderali.

Sempre al di fuori dell’area edificatoria, accanto all’argine del Fiume, sono presenti alcuni specchi d’acqua, residuo dell’escavazione di materiali sabbiosi. In definitiva, per quanto riguarda le aree oggetto di studio, non vi sono problemi di stabilità morfologica.

I bacini idrografici del Misa e del suo affluente prendono origine dai rilievi carbonatici della dorsale marchigiana e si sviluppano nelle zone collinari pelitico-arenacee del periodo plioplestocenico.

Il regime dei due corsi fluviali, che dipende principalmente dalle condizioni climatiche, dal substrato litologico e dalla geomorfologia, è di tipo torrentizio-fluviale, con magre estive e piene invernali; la portata massima per il Misa è stata stimata intorno ai 700 m3/sec, valore tuttavia raggiunto solo in rarissime occasioni in concomitanza con eventi meteorici eccezionali (due o tre volte al secolo); dal punto di vista climatico la valle del Misa e del Nevola rispecchia le caratteristiche del bioclima mediterraneo nella zona costiera e di quello sub-mediterraneo per le aree più interne.

Nell’area di fondovalle affiorano esclusivamente litotipi alluvionali depositati dal Fiume Nevola, e, più a valle, dal Fiume Misa. L’entità del materasso

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alluvionale, perforato nella sua totalità in due punti, non appare elevata: al vicino ponte sul fiume Nevola è di poco meno di 9 metri, e analogamente, nel sondaggio eseguito dallo Studio Geognostico Lenzi - Cavazzana & Associati di Falconara M. (AN), si è rilevato il substrato pliocenico a m.11.

La falda freatica, di subalveo del Fiume Nevola e parzialmente (zona Est) del Fiume Misa, è presente in genere fra 3 e 4 m. dal piano campagna, ed è caratterizzata da una certa artesianità. Numerosi sono i pozzi utilizzati dall’agricoltura ad uso irriguo, con portate anche abbondanti.

Esistono anche due captazioni tramite pozzo a uso potabile da parte del Comune di Senigallia, che vengono a trovarsi all’interno della lottizzazione industriale.

La falda percola in moderata pressione all’interno delle alluvioni di ghiaia molto permeabili (K = 10-1-10-2 cm/s) e raggiunge i livelli sabbiosi soprastanti, caratterizzati da discreta permeabilità (K = 10-3-10-4 cm/s). Lo strato superficiale di argille limose, a bassa permeabilità (K = 10-5-10-7 cm/s), ha quindi uno spessore ridotto, tanto che il contenuto in nitrati derivanti dall’attività agricola risulta spesso nelle acque dei pozzi piuttosto elevato.

Si ha quindi una situazione di rischio per quanto riguarda la vulnerabilità della falda che impone necessarie cautele nell’uso del territorio.

1.5.3 Cenni sulle forme del dissesto

Nell’area si trovano piccole frane e la confluenza fluviale si caratterizza come un’area a potenziale rischio di esondazione. Vi sono frane vicine ma possono interferire e – solamente in minima parte solo con la strada provinciale 18. Nella CARTA DELLA GEOMORFOLOGIA sono identificate le frane e le aree esondabili.

1.5.4 Caratterizzazione meteo-climatica

Dal punto di vista climatico il territorio delle colline periadriatiche marchigiane, è inquadrabile nella Regione Macroclimatica Temperata e più precisamente nel Piano Bioclimatico Mesotemperato inferiore.

La Regione Temperata è contraddistinta da un regime delle precipitazioni ancora di impronta mediterranea con massimi primaverile ed autunnale e con un calo nei mesi estivi che però, grazie anche al verificarsi di temperature meno elevate di quelle della Regione Mediterranea, dà origine solo ad un modesto periodo di aridità. Il Bioclima Mesotemperato inferiore interessa quote inferiori ai 450-500 m s.l.m. ed è caratterizzato da: temperature medie annue di circa 12-14°C; precipitazioni medie annue comprese tra 700 e 900 mm/anno; aridità estiva presente per un mese (luglio); stress da freddo invernale molto modesto, tanto che in nessun mese la media delle temperature minime è inferiore a 0°C.

Nel 2008 il Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Ancona dell’ARPAM ha svolto un’indagine sulla qualità dell’aria nell’area Zipa. Grazie ai sensori meteorologici di direzione e velocità del vento presenti nel Laboratorio Mobile è stato possibile realizzare il campo anemologico del sito: durante il periodo monitorato (11 luglio – 08 settembre 2008), i venti prevalenti sono risultati inferiori a 2 m/s. Il regime dei venti è stato caratterizzato da due direzioni prevalenti quella N e N-NE che hanno avuto rispettivamente una frequenza del 21.4 % e 8.5 %. (figura 1.5)

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Figura 1.5 : campo anemologico – Frazione Casine - Comune di Ostra - 11 luglio – 08 settembre 2008

1.5.5 Aspetti naturali: emergenze

Non vi sono emergenze naturali di rilievo a parte la confluenza fluviale. L’area di esondazione è un possibile rischio per l’area pur essendo questa esterna all’area industriale. In ambito di progettazione di insieme va valutato un modello progettuale che decresca il rischio idraulico.

1.5.6 Aspetti culturali e antropici: beni culturali

Non vi sono emergenze di beni culturali nell’area. La zona ZIPA ricade nel territorio compreso tra le antiche città romane di Ostra, Suasa e Sena Gallica, con evidente vicinanza al nucleo archeologico di Ostra. Esaminando le possibili interferenze del area con i siti che caratterizzano l’assetto archeologico dell’area, quali “abitati”, “ville”, “necropoli”, “tombe”, “persistenze centuriali” e altre “strutture non determinabili”, non si riscontrano impatti considerevoli.

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1.5.7 Documentazione fotografica

L’area da come si vede nelle foto è circondata da una matrice rurale con case sparse ed elementi di paesaggio naturale. A una distanza di circa due km si trovano alcuni centri urbani minori.

Figura 1.6. Identificazione fotografica dell’area.

Figura 1.7a. Punti di rilievo dello foto.

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punto B

punto B

punto C

paesaggio rurale dell’area; punto D

punto E

punto E

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Punto C (foto panoramica)

Punto C (foto panoramica)

Punto C foto nella strada adiacente

Punto A (foto panoramica)

Punto A (foto panoramica)

Punto A (foto panoramica)

Figura 1.7b. foto dell’area.

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1.5.8 Ambito di studio: aree protette, floristiche, ZPS, SIC

Non esistono in ambito di studio aree tutelate. Nell’area di raggio un km non si trovano SIC, ZPS, aree floristiche ne vincoli ambientali del PPAR (si veda la carta allegata n.3)

1.5. 9 Caratteristiche fisiche, naturali ed antropiche

II paesaggio è di pianura circondato da elementi morfologici basso collinari, la vegetazione naturale è contraddistinta da caducifoglie termofile e semimesofile (querceti, querco-ostrieti e cerrete) ed è riferibile all’alleanza Ostryo-Carpinion orientalis, sottoalleanza Lauro-Quercenion pubescentis. Nelle aree planiziali e ripariali è invece presente la vegetazione azonale del Salicion albae . Dal 1950 in poi la meccanizzazione dell’agricoltura, l’uso dei prodotti chimici e la diffusione dei cereali ad alto rendimento determinarono un forte aumento della produzione agricola, ma anche grandi trasformazioni del paesaggio agrario, quali l’eliminazione di parte delle alberature, di fossi e sentieri che ostacolano il lavoro dei mezzi agricoli e la diffusione di modalità oligocolturali.

In particolare, il Paesaggio presente che contraddistingue l’area ZIPA dalla può essere suddiviso nelle seguenti quattro categorie. − paesaggio naturale composto da vegetazione spontanea legata

esclusivamente ad un insieme di fattori naturali che, nonostante il susseguirsi delle vicende storiche, si è conservata fino ai giorni nostri; comprende le fitocenosi che si sono originate prima o dopo la comparsa dell’uomo, ma in quest’ultimo caso, senza nessun intervento favorevole da parte di esso. La vegetazione naturale si distingue, infatti, perché è formata da cenosi di origine primaria la cui presenza in un territorio è dipendente solo da fattori climatici ed edafici. Nell’area indagata i boschi ripariali ed i nuclei di roverella sono gli elementi del paesaggio naturale (foto punto E, aree sul fondo).

− paesaggio seminaturale formato dalla vegetazione che si instaura laddove l’uomo modifica la vegetazione primaria; si tratta di complessi vegetazionali (composti da specie autoctone) che se non più sottoposti a pressione antropica tendono ad evolvere verso forme vegetazionali primarie mediante una successione di eventi e comunità vegetali definita “Serie di Vegetazione”; è il caso dei campi abbandonati ed invasi dal brachipodio (Brachypodium rupestre) e altre specie nitrofile (foto punto B).

− paesaggio antropico culturale agricolo è quello rappresentato da tutti gli ambienti artificiali in cui l’uomo esplica le attività produttive. L’aspetto principale di tale paesaggio, è dato dai campi coltivati con case sparse, nonché dalle altre componenti degli agro-ecosistemi come le siepi, gli alberi isolati, le strade vicinali e forestali, ecc (foto punto A).

− paesaggio antropico urbano e semiurbano caratterizzato da nuovi insediamenti e aree industriali-artiginali (foto punto C)

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SEZIONE 2 SEZIONE 2

QUADRO DELLO STATO AMBIENTALEQUADRO DELLO STATO AMBIENTALE

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2.1 Quadro normativo ambientale vigente

2.1.1 Normativa europea

SI riporta di seguito una analisi della normativa europea di settore di interesse per l’area ZIPA di Ostra. - Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (Framework Convention on

Climate Change, FCCC). La convenzione è nata nel 1992 grazie ad una Commissione Intergovernativa (INC) istituita dall’ONU nel 1990 in seguito alla pubblicazione del primo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). E’ stata presentata a Rio de Janeiro il 5 Giugno 1992 e, con l’adesione di 180 Paesi, è entrata in vigore il 21/3/94. Da allora i Paesi aderenti si sono riuniti annualmente per stabilire come mettere in pratica gli obiettivi generali della Convenzione, che sono: la stabilizzazione entro il 2000 delle concentrazioni di gas serra

nell’atmosfera ai livelli del 1990, ritenuti tali da consentire il naturale adattamento degli ecosistemi ai cambiamenti climatici;

non compromettere della produzione alimentare; permettere uno sviluppo economico sostenibile. Nel 1995 è stata istituita la Conferenza delle Parti (COP) come massima Autorità della Convenzione. La prima sessione, svoltasi a Berlino dal 28 Marzo al 7 Aprile 1995, ha ritenuto insufficienti gli impegni generici previsti dalla Convenzione ed ha avviato i negoziati che, protrattisi anche durante la seconda sessione (8-19 Luglio 1996), hanno poi condotto all’adozione del Protocollo di Kyoto (in terza sessione, COP III).

- Legge n. 124 del 14/02/94 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla Biodiversità con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5/06/92” e la Legge n. 65 del 15/01/94.

- terza Conferenza delle parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1-12 Dicembre 1997) con il relativo Protocollo di Kyoto adottato il 10/12/97 ha impegnato i Paesi firmatari nei seguenti aspetti fondamentali: limitare le emissioni dei principali gas-serra non controllati dal Protocollo di

Montreal (CO2, CH4, N2O, HFC, PFC, SF6) attraverso l’adozione di strategie quali: • la promozione dell’efficienza energetica in tutti i settori; • lo sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle

tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni; • la protezione ed estensione delle foreste per l’assorbimento del

carbonio; • la limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di

rifiuti e dagli altri settori energetici; • misure fiscali per disincentivare le emissioni di gas serra.

comunicare annualmente gli inventari annuali delle emissioni dei suddetti gas-serra e degli assorbimenti di anidride carbonica da parte della vegetazione;

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sviluppare programmi di ricerca e di informazione sui cambiamenti climatici. L’Italia, nell’ambito degli obblighi della UE stabiliti dal Protocollo di Kyoto, si

impegna alla riduzione di gas-serra nella misura del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 (corrispondente ad una riduzione effettiva di 100 milioni di tonnellate – equivalenti di anidride carbonica), entro il 2008-2012 sulla base di un programma di riduzioni che sarà avviato dal 2002 e sottoposto a verifica annuale da parte della UE.

- Conferenza di Bonn, luglio 2001 ha confermato lo schema del Protocollo di Kyoto salvo qualche modifica come l’introduzione della forestazione (sinks) come misure per ridurre le emissioni di CO2. L’accordo di Bonn prevede inoltre la possibilità per i Paesi industrializzati di far uso del commercio di permessi di emissione e dei meccanismi di cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo, e di introdurre dei finanziamenti volontari ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad usare le migliori tecnologie.

- Conferenza di Marrakech, ottobre 2001, ha fissato per le procedure di ratifica del Protocollo di Kyoto, regole aperte al mercato e flessibili ovvero, che tengano conto delle specificità nazionali. Nell’ambito del sistema delle Nazioni Unite saranno creati organismi di riferimento per organizzare il commercio delle emissioni e realizzare programmi di cooperazione ambientale tra i Paesi firmatari. Con la ratifica del Protocollo di Kyoto da parte della Russia nel 2004, il protocollo con il 2005 inizia ad essere operativo con l’istituzione dello scambio di quote fra i paesi aderenti.

La legislazione Comunitaria inerente energia, ambiente e conservazione della natura è la seguente: - Decisione 93/389/CEE del Consiglio, del 24 giugno 1993 Meccanismo di

controllo delle emissioni di CO2 e di altri gas ad effetto serra nella Comunità. - Decisione 94/69/CE del Consiglio del 15 dicembre 1993 “Conclusione della

Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”. - Direttiva del Consiglio 1996/61/CE del 24 settembre 1996 Direttiva sulla

prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC). - Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 96/92/CE, del 19 dicembre

1996 Norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica. - Direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre

2001 Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità.

- Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002 Approvazione, a nome della Comunità europea, del protocollo di Kyoto allegato alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'adempimento congiunto dei relativi impegni.

- Direttiva 2003/87/CE Tale direttiva istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio.

- Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE Tale direttiva prevede la conservazione di determinate specie animali attraverso l’istituzione delle Zone di Protezione Speciali (ZPS).

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- Direttiva “Habitat” 92/43/CEE Tale direttiva ha lo scopo di “salvaguardia e mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri”. Sono state individuate nella Regione Marche 109 aree (80 SIC e 29 ZPS) di cui 11 localizzate sulla costa, 17 nella fascia collinare e le rimanenti 81 nell’area montana. La superficie complessivamente occupata dalla Rete Natura 2000 nelle Marche, tenuto conto delle superfici condivise da SIC e da ZPS è di 136.888 ha. Sono stati censiti 51 Habitat di cui 49 elencati in allegato I alla Direttiva 92/43/CE; la conservazione, per 13 di loro, è condizione di massima priorità; sono stati inoltre segnalati all’Unione Europea 7 habitat che non sono stati ancora inseriti in elenco malgrado siano di rilevante interesse sia nelle Marche che in ambito europeo. L’art. 6 della Direttiva Habitat richiede agli Stati membri di contribuire alla valorizzazione della biodiversità qualora piani o progetti proposti per un sito, o per una zona ad esso limitrofa, possono determinare un’incidenza significativa sul sito, proponendo l’ attivazione della procedura di Valutazione d’Incidenza.

2.1.2 Normativa nazionale

Una breve analisi del quadro normativo ci porta a mettere in evidenza le seguenti norme italiane: - R.D.L. n. 3267 del 30 dicembre 1923 “Riordinamento e riforma della legislazione

in materia di boschi e di terreni montani”; - Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 “Tutela delle cose di interesse artistico o

storico” (abrogata dall’art. 166 comma 1 del D.Lgs. 490/99); - Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 “Protezione delle bellezze naturali”

(abrogata dall’art. 166 comma 1 del D.Lgs. 490/99); - Legge n. 431, 8 agosto 1985 (Galasso). Conversione in legge, con

modificazioni, del Decreto Legge 27 giugno 1985, n. 312, recante “disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”. Integrazioni dell'art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616. Questa legge ha fornito indicazioni positive per l’intero patrimonio paesistico-ambientale del Paese. Lo scopo che la legge persegue, infatti, è quello di evitare alterazioni morfologiche e strutturali del paesaggio, vietando interventi che arrechino deturpazione o stravolgimento dei luoghi. La tutela deve essere esercitata tenendo presenti tutti gli elementi che conferiscono a ogni località proprie caratteristiche paesistiche ed ambientali. In questo modo il patrimonio paesistico-ambientale viene integrato con il patrimonio archeologico, architettonico e artistico. Gli strumenti previsti dalla legge Galasso sono: i vincoli paesaggistici, cui sono sottoposti i luoghi indicati ai sensi della

legge 1497/39; i vincoli di inedificabilità temporanea (fino alla data di approvazione dei

piani paesistici da parte delle regioni) che le regioni stesse possono individuare, sia nelle aree assoggettate a vincolo paesistico sia nelle aree comprese negli elenchi redatti ai sensi della legge 1497/39;

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I Piani Territoriali Paesistici, la cui redazione è obbligatoria sia per le regioni che per il Ministero, tenuto ad esercitare i poteri sostitutivi in caso di inerzia delle Regioni.

- D.P.R. n. 203, 24 maggio 1988 - Attuazione delle direttive CEE nn. 80/779, 82/884 e 85/203 concernenti norma in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della L. 16 aprile 1987, n. 183”);

- L. n. 183, 18 maggio 1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”. La legge ha lo scopo di “assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi compresi” (art.1 comma1). Per ottenere questi risultati, si avvale del Piano di Bacino, “strumento conoscitivo normativo e tecnico operativo, mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la diretta utilizzazione delle acque sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato” (art. 17, comma 1). All’art. 12 la Legge 138 istituisce le Autorità di bacino per i bacini idrografici di rilievo nazionale; all’art. 14 sono individuati i bacini di rilevo nazionale. L’area in oggetto rientra nel bacino di rilievo nazionale del Po che si estende su otto regioni e raccoglie le acque del territorio che va dal Monviso al delta ed è sotto la competenza dell’Autorità del bacino del fiume Po.

- Legge n. 394, 6 dicembre 1991: “Legge Quadro sulle aree protette”. Detta i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale (art.1).

- Legge n.447, 26 ottobre 1995: “legge quadro sull’inquinamento acustico”. La presente legge stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno dall’inquinamento acustico. Secondo l’art. 3, lo Stato deve adottare Piani pluriennali per il contenimento delle emissioni sonore prodotte per lo svolgimento dei servizi pubblici quali autostrade e strade. Le regioni, secondo l’art. 4, devono definire con legge i criteri in base ai quali i comuni procedono alla classificazione del proprio territorio nelle zone previste dalle vigenti disposizioni pere l’applicazione dei valori di qualità; inoltre, le regioni hanno l’obbligo di predisporre un Piano Regionale Triennale di Intervento per la bonifica dell’inquinamento acustico. Inoltre l’art. 8 stabilisce che i progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale devono essere redatti in conformità alla tutela delle popolazioni interessate; i competenti soggetti titolari dei progetti devono predisporre una documentazione di impatto acustico relativa alla realizzazione di strade extraurbane principali, con una previsione del clima acustico nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e di riposo, nei parchi pubblici, nei nuovi insediamenti residenziali prossimi alle opere.

- D.P.R n. 357, 8 settembre 1997 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”;

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- D.Lgs. n°112 del 31 marzo 1998 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle regioni ed enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n° 59”;

- Legge n.267 del 3 agosto 1998 “Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico”;

- Legge n.426 del 9 dicembre 1998 - Nuovi interventi in campo ambientale G.U. n. 291 del 14 dicembre 1998.

- D.P.C.M. 31 marzo 1999 - Approvazione del nuovo modello unico di dichiarazione ambientale per l'anno 1999. Suppl. alla G.U. n. 86 del 14 aprile 1999.

- D.Lgs. n. 490 del 29/10/1999 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352”;

- D. Lgs. n. 42, 22 gennaio 2004 - "Codice dei beni culturali e del paesaggio”. I vincoli paesaggistici allo stato della legislazione nazionale sono disciplinati dal Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni Culturali e del Paesaggio (il quale all’art.2, innovando rispetto alle precedenti normative, ha ricompreso il paesaggio nel “Patrimonio culturale” nazionale), modificato con D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157. Il Codice ha seguito nel tempo l’emanazione del D. Lgs. n. 490/1999, il quale era meramente compilativo delle disposizioni contenute nella L.N. 1497/1939, nel D.M. 21.9.1984 (decreto “Galasso”) e nella L.n. 431/1985 (Legge “Galasso”), norme sostanzialmente differenti nei presupposti. La legge n. 1497/1939 (sulla “Protezione delle bellezze naturali e panoramiche”) si riferiva a situazioni paesaggistiche di eccellenza, peculiari nel territorio interessato per panoramicità, visuali particolari, belvederi, assetto vegetazionale, assetto costiero. Tali particolarità paesaggistiche per loro natura non costituivano una percentuale prevalente sul territorio e le situazioni da tutelare erano soltanto quelle individuate dai provvedimenti impositivi del vincolo paesaggistico. A ciò sono seguiti provvedimenti statali che hanno incrementato in misura significativa la percentuale di territorio soggetta a tutela: il D.M. 21.9.1984 e la L.N. 431/1985. In particolare, dal D.M. 21.9.1984 è conseguita l’emanazione dei Decreti 24.4.1985 (c.d. “Galassini”), i quali hanno interessato ampie parti del territorio, versanti, complessi paesaggistici particolari, vallate, ambiti fluviali. Ancora, la L.N. 431/1985 ha assoggettato a tutela “ope legis” categorie di beni (fascia costiera, fascia fluviale, aree boscate, quote appenniniche ed alpine, aree di interesse archeologico, ed altro), tutelate a prescindere dalla loro ubicazione sul territorio e da precedenti valutazioni di interesse paesaggistico. Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ha inteso comprendere l’intero patrimonio paesaggistico nazionale derivante dalle precedenti normative allora vigenti e ancora di attualità nelle specificità di ciascuna. Le disposizioni del Codice che regolamentano i vincoli paesaggistici sono l’art. 136 e l’art. 142: l’art. 136 individua gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico da assoggettare a vincolo paesaggistico con apposito provvedimento amministrativo (lett. a) e b) “cose immobili”, “ville e giardini”, “parchi”, ecc., c.d. “bellezze individue”, nonché lett. c) e d) “complessi di cose immobili”, “bellezze panoramiche”, ecc., c.d. “bellezze d’insieme”); l’art. 142 individua le aree tutelate per legge ed aventi interesse paesaggistico di per sé, quali “territori costieri” marini e

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lacustri, “fiumi e corsi d’acqua”, “parchi e riserve naturali”, “territori coperti da boschi e foreste”, “rilievi alpini e appenninici”. In particolare il Decreto recita: “ Fino all'approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 156, sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico: i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla

linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300

metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico

delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;

le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;

i ghiacciai e i circhi glaciali; i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione

esterna dei parchi; i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati

dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;

le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della

Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; i vulcani; le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore

del presente codice. - D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 - pubblicato sulla G.U. n. 88 del 14 aprile 2006

“Norme in materia ambientale”. - Rete Natura 2000 - La Rete Natura 2000 comprende i siti proposti e designati

dalla Regione Piemonte con il Ministero dell’Ambiente secondo le seguenti norme: Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE, Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la salvaguardia degli uccelli selvatici, e Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. La tutela dei Siti della Rete Natura 2000 è obbligatoria per legge ai sensi della legislazione vigente (DPR 357/97 e DPR 120/2003); la normativa infatti stabilisce che la pianificazione e la programmazione territoriale devono tenere conto della valenza naturalistico-ambientale di SIC e ZPS e che ogni piano o progetto, interno o esterno ai siti, che possa in qualche modo influire sulla conservazione degli habitat o delle specie per la tutela dei quali sono stati individuati, è sottoposto ad un'opportuna valutazione dell'incidenza che può avere sui siti interessati.

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2.1.3 Normativa comunale e relativi piani di settore

2.1.3.1 Legislazione inerente le acque superficiali

- D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152, rivisto ed integrato con il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 258 Queste leggi introducono molti aspetti innovativi, tra i quali la definizione di due obiettivi di qualità per i corpi idrici che sono: obiettivo di qualità ambientale, attribuito ai corpi idrici significativi in

funzione della capacità di autodepurazione e di mantenimento degli ecosistemi ampi e diversificati;

destinazione specifica. L’ obiettivo di qualità per specifica destinazione individua lo stato dei corpi idrici idoneo a particolari funzioni o destinazioni d’uso per determinati corpi idrici. Lo stato di qualità ambientale dei corsi d’acqua superficiali è definito sulla base dello stato ecologico e dello stato chimico, dove per stato ecologico la legge definisce “l’espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, e della natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della struttura fisica del corpo idrico, considerando comunque prioritario lo stato degli elementi biotici dell’ecosistema”. A tale scopo si svolgono determinazioni sulla matrice acquosa e sul biota. Tale determinazioni comprendono parametri definiti macrodescrittori attraverso i quali viene individuato il L.I.M. (Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori). L’impatto antropico sulle comunità bentoniche dei corsi d’acqua viene valutato attraverso l’Indice Biotico Esteso (I.B.E.), considerando il valore medio del periodo di misura per la classificazione. Confrontando questo valore con il L.I.M. ed attribuendo alla stazione in esame il risultato peggiore delle due valutazioni si ottiene lo stato ecologico, come mostrato nella tabella seguente, dove la classe 1 è la più pulita e la classe 5 la maggiormente inquinata. La normativa prevedeva inoltre che entro il 30 aprile 2003 le regioni attribuissero ad ogni tratto dei corpi idrici superficiali, ritenuti significativi, lo stato di qualità ambientale corrispondente ad una delle cinque classi di qualità, riassumibili in“elevato, buono, sufficiente, scadente, pessimo” e questo è stato già fatto dalla regione Marche. Entro il 31 dicembre 2008, poi, ogni tratto sarebbe dovuto rientrare almeno nella classe “sufficiente”, ed entro il 31 dicembre 2016 deve raggiungere o mantenere lo stato ambientale “buono” e mantenere, ove già esistente, lo stato di qualità ambientale “elevato”. Tra gli obiettivi di qualità per la specifica destinazione rientrano le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci salmonicoli e ciprinicoli. La legge riporta un elenco di parametri chimici con le relative concentrazioni che devono essere rispettate affinché ogni tratto dei corsi d’acqua possa essere definito: idoneo alla vita dei pesci salmonicoli; idoneo alla vita dei pesci ciprinicoli; non idoneo alla vita dei pesci.

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2.1.3.2 La Legislazione sulla qualità delle acque sotterranee

- D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152. Le acque sotterranee sono tutelate dal Piano di Tutela delle acque sotterranee e i parametri di legge sono esplicitati nell’Allegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06.

2.1.3.3 Qualità dell’aria e inquinamento Atmosferico

- Direttiva Quadro 96/62/CE recepita con D.Lgs. 351/99. Tale direttiva sinteticamente individua i seguenti principi: stabilire gli obiettivi per la qualità dell'aria ambiente al fine di evitare,

prevenire o ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso

valutare la qualità dell'aria ambiente sul territorio regionale (e quindi nazionale) in base a criteri e metodi comuni

fornire la base dati conoscitiva al processo regionale di gestione della qualità dell'aria ambiente

mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi

disporre di informazioni adeguate sulla qualità dell'aria ambiente e far sì che siano rese pubbliche, con particolare riferimento al superamento delle soglie di allarme

Il D.Lgs. 351/99 definisce il valore limite, il valore obiettivo, la soglia di allarme, il margine di tolleranza, la soglia di valutazione superiore e la soglia di valutazione inferiore, i cui valori per ogni inquinante sono stati fissati dal DM 60/025. L'emanazione del Decreto Ministeriale 2 aprile 2002, n.60 di recepimento delle Direttive Europee 1999/30/CE e 2000/69/CE, concernenti i valori limite dei principali inquinanti atmosferici (monossido di carbonio, biossido di azoto, ossidi di azoto, biossido di zolfo, particolato, piombo e benzene), ha sostanzialmente modificato il quadro normativo introducendo nuovi valori limite per la protezione della salute umana e per la protezione

5 Il processo di valutazione della qualità dell'aria ambiente secondo il D.Lgs. 351/99, è indirizzato e finalizzato alla gestione dell'ambiente atmosferico con l'obiettivo di tutela e risanamento in un ottica di sviluppo sostenibile. La misura e quindi la conoscenza dei livelli di concentrazione degli inquinanti dell'aria deve essere condotta con efficienza, efficacia ed economicità. L'allegato X del DM 60/02 prevede una combinazione di tecniche per la valutazione della qualità dell'aria ambiente con livelli crescenti d'incertezza. Oltre alle misurazioni in continuo con stazioni fisse, sono previste misurazioni indicative, l'impiego di modelli di diffusione e stime oggettive. Appare quindi indubbio che sia in atto una evoluzione a livello di strumenti e metodi per conoscere e valutare lo stato dell'ambiente atmosferico. Ciò richiede innanzitutto un progetto di armonizzazione e sviluppo delle reti di rilevamento con stazioni fisse in modo da assicurare la rappresentatività e la qualità dei dati, insieme al rispetto delle esigenze di economia. Quest'ultima esigenza conduce alla limitazione del numero di stazioni fisse non finalizzate ed indirizza verso l'impiego di metodi di misura indicativi quali: uso del laboratorio mobile per la valutazione di aree di massima concentrazione; uso della tecnica di campionamento diffusivo. Quando vi è l'obbligatorietà della misurazione delle sostanze inquinanti questa deve essere compiuta in siti fissi in maniera continua o per campionamento casuale. Unica condizione è che il numero delle misurazioni deve essere sufficiente a determinare in modo significativo i livelli esistenti (raccolta minima di dati del 90%).

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della vegetazione. Con l'entrata in vigore dei nuovi limiti di cui al DM 60/02 i corrispondenti valori stabiliti dall'ordinamento nazionale sono abrogatii6. Il D.M. 60/02 non solo definisce nuovi valori di riferimento per i vari inquinanti, ma prevede l'individuazione delle aree di territorio che presentano il mancato rispetto dei limiti e la definizione di piani finalizzati a ricondurre i livelli di inquinamento atmosferico entro i limiti fissati. La tecnica di monitoraggio più importante individuata dal DM 60/02 sono le Reti di Rilevamento della Qualità dell'Aria (RRQA). Inoltre riveste un ruolo di notevole importanza lo scambio di informazioni fra gli enti che a diverso livello si occupano di qualità dell'aria e soprattutto la comunicazione delle informazioni al pubblico. È inoltre stata emanata la Direttiva 2002/03/CE del 12 febbraio 2002 riguardante l'ozono che deve essere recepita. La Direttiva introduce la soglia di informazione e la soglia di allarme e soprattutto il valore obiettivo per la protezione della vegetazione AOT 40.

- D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 372 (IPPC) Attuazione della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento

- Decreto Ministeriale 25 agosto 2000 Aggiornamento dei metodi di campionamento, analisi e valutazione degli inquinanti, ai sensi del DPR 24 maggio 1988 n. 203.

- Direttiva 2001/80/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2001 Limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati dai grandi impianti di combustione

- Direttiva 2001/81/CE del Consiglio del 23 ottobre 2001 Limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici

- D.P.C.M. 08/03/2002 Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell'inquinamento atmosferico, nonché delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione. D.P.C.M. 20.06.2002 Modifica dell'allegato I del DPCM 08.03.2002

- D.M. n. 44 del 16.01.2004 Recepimento della direttiva 1999/13/CE relativa alla limitazione delle emissioni di composti organici volatili di talune attività industriali, ai sensi dell'art.3, comma 2, del D.P.R. 24.05.1988, n. 203

La Normativa Regione Marche è la seguente: - Circolare n. 6 del 11 aprile 1989. Nuove procedure relative agli adempimenti

amministrativi e alle attività di controllo dell'inquinamento atmosferico previsti dal DPR 203/88.

- Deliberazione n.3913 VP/AMB del 24 ottobre 1994 Determinazione del criterio generale di valutazione per nuovi impianti, modifiche sostanziali e trasferimenti di impianti, ai fini dell'istruttoria e dell'autorizzazione ai sensi del DPR n. 203/88.

- Deliberazione n. 3753 VP/AMB del 10 ottobre 1994. Determinazioni in materia di inquinamento atmosferico prodotto dagli impianti industriali: autorizzazioni generali: settore autocarrozzeria, settore calzaturiero e pellettiero, settore produzione mobili e altri oggetti in legno, settore verniciatura legno.

- Delibera 840 del 07 aprile 1997, D.P.R. 203/88, D.P.C.M. 21/07/1989, D.P.R. 25/07/1991 Disposizioni in materia di attività di inquinamento atmosferico poco significativo e ridotto. Annullamento D.G.R. n° 5149/91 e D.G.R. 3491/91.

6 I vecchi limiti sopravvivono solo fino al termine di conseguimento di nuovi limiti, ma non sono più motivo di intervento di pianificazione, né di informazione al pubblico.

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- Deliberazione della G.R. n.1458 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per attività a ridotto inquinamento atmosferico: saldature di oggetti e superfici metalliche.

- Deliberazione della G.R. n.1460 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attività a ridotto inquinamento atmosferico: utilizzazioni di mastici e colle con consumo di sostanze collanti non superiori a 100 Kg/giorno, in settori diversi da quello calzaturiero e pellettiero.

- Deliberazione della G.R. n.1461 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attività di: pulizia di superfici con consumo di solventi non superiore a 10 Kg/giorno e lavaggio in macchine a circuito chiuso.

- Deliberazione della G.R. n.1462 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attività a ridotto inquinamento atmosferico: verniciatura di oggetti vari (non in legno) con l'utilizzo di prodotti vernicianti pronti all'uso non superiore a 50 Kg/giorno.

- Legge Regionale 25 maggio 1999 n. 12 Conferimento alle Province delle funzioni amministrative in materia di inquinamento atmosferico.

- Deliberazione della G.R. n.1779 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attività di: anodizzazione, galvanotecnica, fosfatazione di superfici metalliche con consumo di prodotti chimici non superiore a 100 Kg/giorno.

- Deliberazione della G.R. n. 1780 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attività di: tempra di metalli.

- Deliberazione della G.R. n.1781 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attività di: taglio di manufatti metallici.

- Deliberazione della G.R. n.1782 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attività di: trattamento meccanico di pulizia superficiale dei metalli.

- Deliberazione della G.R. n.1783 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attività di: elettroerosione.

- Deliberazione della G.R. n.1784 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attività di: finitura di superfici metalliche e altre lavorazioni meccaniche.

- Deliberazione del Consiglio Regionale n. 36 del 30 maggio 2001 Approvazione del Piano Regionale di Tutela e Risanamento della qualità dell'aria ai sensi del DPR 203/88.

2.1.3.4 Clima ed inquinamento acustica

- Legge Quadro n. 447/95 Il quadro normativo sull'inquinamento acustico è stato organicamente sviluppato con l'emanazione della Legge Quadro e con l'emanazione dei principali decreti applicativi, di cui ultimo in ordine di tempo (marzo 2004) il DPR n. 142 sulle infrastrutture stradali. La normativa stabilisce sia i descrittori acustici da utilizzare, sia le modalità di misura, sia i valori numerici assegnati ai vari limiti (limiti di emissione, di immissione, valori di attenzione e di qualità), che risultano diversi e sono determinati in funzione della tipologia della sorgente, del periodo della giornata (diurno o notturno), della destinazione d'uso della specifica zona del territorio comunale, determinata e riconosciuta nell'ambito della classificazione acustica. Il principale descrittore

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utilizzato è di tipo energetico ed è costituito dal "Livello continuo equivalente ponderato A nel periodo di riferimento"7.

- Decreto Legislativo n. 194 Recepimento ed attuazione della Direttiva Europea n. 49 del 2002 relativa alla determinazione ed alla gestione del rumore ambientale. Il decreto prevede sostanziali cambiamenti in termini di descrittori e di metodologie di rilevamento, per cui risulterà necessaria l'emanazione di nuovi decreti al fine di adeguare ed armonizzare la normativa attualmente vigente.

2.1.3.5 Inquinamento elettromagnetico

La normativa attualmente in vigore in Italia e nella Regione Marche è costituita da: - Legge n. 36 del 22/02/01 dal titolo "Legge quadro sulla protezione dalle

esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", entrata in vigore il 22/03/01. La legge, basandosi su un approccio di tipo precauzionale e cautelativo, introduce a fianco dei limiti di esposizione, che non devono mai essere superati e che tutelano dagli effetti acuti, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità8.

- Legge Regionale n. 25 del 13/11/01 dal titolo "Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione". La legge è stata emanata in attuazione dei principi della Legge quadro n. 36/2001 (art. 8) e del D.M. 381/98 (artt. 4 e 5) e regolamenta a livello regionale l’installazione di nuovi impianti di teleradiocomunicazione nonché la modifica di impianti preesistenti.

- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 08/07/03 dal titolo "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz", emanato in attuazione dell’art. 4 della Legge n. 36/2001 e

7 Per le infrastrutture dei trasporti sono state previste delle fasce territoriali di pertinenza, diverse per infrastrutture aeroportuali, ferroviarie e stradali, e per queste ultime differenziate in funzione della tipologia della strada. All'interno di tali fasce non si applicano, nei confronti della rumorosità prodotta dall'infrastruttura stessa, i limiti di emissione e di immissione previsti per tutte le altre tipologie di sorgenti, bensì quelli definiti dagli specifici decreti. Pertanto, all'interno delle fasce di pertinenza vale un doppio regime di limiti, valido ognuno separatamente: il primo legato alla classificazione acustica è applicabile a tutte le sorgenti di rumore ad esclusione delle infrastrutture dei trasporti, il secondo è relativo alla sola rumorosità dell'infrastruttura. Di conseguenza, in questi casi il misurato non può essere confrontato direttamente con i limiti previsti dalla classificazione acustica, ma è necessario scorporare dai valori rilevati i contributi dovuti alle infrastrutture stradali e/o ferroviarie. 8 I valori di attenzione vengono introdotti come misura di cautela, ai fini della protezione da possibili effetti a lungo termine, e devono essere applicati negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate. Gli obiettivi di qualità vengono introdotti ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione, intervenendo su caratteristiche tecniche, modalità di funzionamento e criteri di localizzazione delle sorgenti stesse, mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie ed in modo da produrre i livelli di campo più bassi possibili.

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pubblicato sulla G.U. n. 199 del 28/08/03. Il DPCM 08/07/03, per quanto riguarda gli impianti di teleradiocomunicazione, stabilisce i valori numerici per i limiti di esposizione, art. 3 comma 1, i valori di attenzione, art. 3 comma 2 e gli obiettivi di qualità, art. 4 commi 1 e 2. I valori di attenzione si applicano all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e loro pertinenze esterne che siano fruibili come ambienti abitativi, quali balconi terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari. Gli obiettivi di qualità si applicano invece all’aperto nelle aree intensamente frequentate, dove per aree intensamente frequentate si intendono anche superfici edificate ovvero attrezzate permanentemente per il soddisfacimento di bisogni sociali, sanitari e ricreativi. La legge stabilisce i valori numerici per i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per quanto riguarda gli elettrodotti. I valori di attenzione si applicano a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine nelle aree gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere (art. 3, comma 2 del suddetto DPCM). Gli obiettivi di qualità si applicano invece nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel territorio (art. 4, comma 1 del suddetto DPCM).

- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 08/07/2003 dal titolo "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50Hz) generati dagli elettrodotti", emanato in attuazione dell’art. 4 della Legge n. 36/2001 e pubblicato sulla G.U. n. 200 del 29/08/2003.

2.1.4 Verifica degli standard urbanistici

La verifica degli standard (riportata in Allegato 1 del Piano Urbanistico Attuativo) è stata effettuata nel rispetto delle previsioni del PRG e del vigente Regolamento Edilizio Comunale considerando nel loro complesso i quattro stralci convenzionati, indicati al punto 2 della presente unitamente al 4° lotto 2° parte come individuato dalla delibera di Consiglio Comunale n. 72 del 30/11/2010. Il quantitativo minimo degli standard urbanistici è stato effettuato con riferimento alle norme di Standard per insediamenti produttivi (artt. 12, 30, 41, 42 NTA PRG, art. 62 REC, art. 5 DM 1444/1968)

Il Piano Urbanistico Attuativo individua e delimita la dotazione di aree pubbliche da destinare a standard urbanistici nella misura minima di seguito indicata: aree pubbliche da destinare a parcheggi e/o verde (escluse le sedi viarie):

minimo 10% delle superficie fondiaria (SF) (secondo art. 12 N.T.A. P.R.G.); aree da destinare a parcheggi pubblici: minimo 5% delle superficie utile lorda

(SUL) (artt. 41 e 42 N.T.A. P.R.G.); standard per insediamenti commerciali e direzionali (artt. 13, 30 NTA PRG, art.

62 REC, art. 5 DM 1444/1968)

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Il Piano Urbanistico Attuativo fissa i criteri per la definizione e delimitazione degli standard urbanistici relativi agli insediamenti commerciali e direzionali secondo le prescrizioni dell’ Art. 17.”Standards urbanistici per tipi commerciali e/o direzionali” delle NTA. In aggiunta agli standard del precedente punto il Piano Urbanistico Attuativo prevede che dovranno essere reperiti: aree pubbliche da destinare a parcheggi e/o verde (escluse le sedi viarie):

minimo 80% delle superficie utile lorda (SUL); aree pubbliche da destinare a parcheggi (escluse le sedi viarie): minimo 40%

delle superficie utile lorda (SUL) I parametri oggetto di verifica sono individuati con specifico riferimento a

previsioni di legge e di PRG; le verifiche condotte sono riportate nelle tabelle degli Allegati “A” e “B” della relazione tecnica del Piano Urbanistico Attuativo. Gli indici ed i parametri edilizi ed urbanistici sono definiti dall’art. 13 del Regolamento Edilizio Comunale.

2.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali diretti

Il riconoscimento degli impatti potenziali avviene tramite l’uso di matrice e di cartografie. Ogni progetto ha degli effetti unici sull’ambiente, a seconda della sua costruzione, modalità di funzionamento, durata e ubicazione. Questi effetti possono essere locali (p.es. rimozione immediata della vegetazione) oppure ripercuotersi all’esterno del sito (p.es. con un incremento della concentrazione di elementi nutritivi che provoca l’eutrofizzazione). Esistono dei metodi comuni per classificare gli effetti; questi s’incentrano sulla natura dell’incidenza e la sua significatività probabile.

Gli studi di base o di riferimento (baseline studies) definiscono lo stato dell’ambiente nell’area del progetto prima della sua realizzazione. Essi costituiscono il fondamento della valutazione e richiedono la consultazione di specialisti già alle prime fasi della proposta di pianificazione. Oltre a fornire le proprie conoscenze, gli specialisti devono comprendere anche le esigenze del proponente del progetto e dell’organismo di valutazione. Tutte le parti coinvolte devono concordare uno schema di massima per la formulazione degli studi e attenersi ad esso. La via che porta al successo passa attraverso consultazioni soddisfacenti e risorse adeguate. Il riconoscimento degli impatti potenziali è presentato in tabella 2.1.

Per ogni componente ambientale l’interazione con il progetto/attività individua un cambiamento. Questo cambiamento se significativo è impatto. Sono considerati i nuovi insediamenti nella loro fase di cantiere (costruzione) e le attività che avverranno durante la fase di esercizio (funzionamento, mantenimento dell’impianto ed uso delle risorse), in tabella 2.1.

Gli aspetti ambientali sono diretti quando l’organizzazione ha il pieno controllo su di essi. La caratteristica generale degli aspetti ambientali indiretti è che il controllo esercitabile su di essi è ripartito in varia misura maggiore o minore tra l’organizzazione ed altre controparti.

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Tabella 2.1: Impatti e loro definizione, modificato da US Economic Development Administration, 1973, in Canter, 1996.

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Sulla base degli aspetti ambientali identificati sono state effettuate una campagna di monitoraggio (come descritta nel punto 2.2.1), comprendente tutte le matrici ambientali, una analisi degli ecosistemi e del paesaggio ed infine una sintesi tramite indicatori sintetici, calcolati sulla base di dati rilevati e di letteratura.

2.2.1 Ambiente: misure e metodi

Entropia Snc ha coordinato la campagna di rilievi che è stata effettuata tramite analisi chimiche e fisiche dal Gruppo CSA s.p.a. di Rimini e rilievi naturalistici e paesaggistici da Entropia Snc.

È stata effettuata dal Gruppo CSA s.p.a. una campagna di rilievi e monitoraggi in sito finalizzata alla valutazione dello stato di qualità dell’ambiente onde valutarne la capacità di carico: qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica (ATM), terreno (SUO), clima acustico (RUMA, RUMB, RUMC, RUMD, RUME, RUMF) e campi elettromagnetici.

Nella figura 2.1a viene fornito un inquadramento dell’area in oggetto tramite uno stralcio tratto dalla planimetria di progetto con l’ubicazione dei punti di misura. Nella figura 2.1b viene riportato lo stralcio, tratto dal piano di zonizzazione acustica comunale, che fa riferimento all’area in questione.

Durante la prima fase di attività è stato eseguito un sopralluogo esplorativo dell’area da monitorare. In seguito sono stati individuati i punti riportati in Tabella 2.2a e sono state pianificate le attività di monitoraggio e la relativa tempistica.

L’indagine è stata svolta predisponendo un laboratorio mobile dotato di tutta la strumentazione idonea al controllo di dati meteo, della concentrazione degli inquinanti (NO, NO2, NOx, CO, SO2, O3, Benzene, Nichel, Cadmio, Piombo, Mercurio) e della concentrazione di polveri presenti nell’aria (polveri con dimensioni inferiori ai 10 µm PM10 e polveri con dimensioni inferiori ai 2,5 µm PM2,5).

Per la valutazione della qualità dell’aria è stato realizzato un monitoraggio per 4 giorni nel periodo 26-29/10/2010. Inoltre si è provveduto a campionare i terreni (02/11/2010) e l’ambiente acustico (25-26/10/2010). Tutte le misurazioni sono state condotte dal personale tecnico del Gruppo CSA S.p.A..

Per quanto riguarda la misura dei campi elettromagnetici, considerata l’impossibilità di determinare l’entità del campo magnetico tramite misurazione diretta, in quanto la linea elettrica ad alta tensione che attraversa l’area di progetto risulta attualmente fuori servizio, si è proceduto a richiedere formalmente a Terna S.p.A. le informazioni tecniche necessarie per la simulazione dal CEM.

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Figura. 2.1a: Stralcio, tratto dalla planimetria di progetto, con ubicazione dei punti di misura (in rosso). In blu è evidenziata l’area monitorata Zipa.

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Figura. 2.1b: Stralcio tratto dal piano di zonizzazione acustica comunale di Ostra. L’area interessata dal monitoraggio è stata circoscritta in blu.

Tabella 2.2a: punti di monitoraggio

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2.2.2 Stato dei geosistemi: suolo e sottosuolo

Sono stati analizzati gli inquinanti nei suoli. Nel punto di monitoraggio scelto, giudicato rappresentativo dell’area di indagine, è stato campionato il terreno alle profondità di 30 cm, 60 cm e 90 cm.

Le determinazioni analitiche hanno riguardato i composti inorganici, i composti organici aromatici, gli idrocarburi policiclici aromatici, i composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, i composti alifatici alogenati cancerogeni e gli idrocarburi leggeri (C<12) e gli idrocarburi pesanti (C>12). I Cromo esavalente, Selenio, Tallio e Cianuri, composti organici aromatici, idrocarburi policiclici aromatici, composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, composti alifatici alogenati cancerogeni, idrocarburi leggeri (C<12) e idrocarburi pesanti (C>12) sono risultati inferiori ai rispettivi limiti di rilevabilità in tutti i campioni. Per quanto riguarda le concentrazioni dei composti inorganici si osservano valori omogenei fra tutti i terreni campionati alle profondità di 30 cm e 90 cm. Al fine di fornire una valutazione qualitativa dello stato di contaminazione dei suoli si è proceduto con un confronto con le concentrazioni limite accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione d’uso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione d’uso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”. I valori dei parametri determinati sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti più restrittivi fissati dal D.Lgs. 152/06, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione d’uso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno (tabella 2.2b). Si ritiene comunque che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente (Camici, 2002). I valori dei parametri determinati per i terreni sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione d’uso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione d’uso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006. n. 152 “Norme in materia ambientale”, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione d’uso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno.

Si ritiene tuttavia, come documentato anche dalla letteratura di settore, che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare dell’elemento, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente.

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Tabella 2.2b: Risultati analitici dei suoli e limiti fissati dal D.Lgs. 152/06 All. 5 Tab.1.

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2.2.3 Atmosfera e qualità dell’aria

In base alle attività effettuate nel sito in oggetto sono stati monitorati i parametri riassunti nella Tabella 2.3 oltre a temperatura dell’aria, umidità relativa, precipitazioni atmosferiche, radiazione solare netta, radiazione solare globale, pressione atmosferica, velocità del vento, direzione del vento.

Come normativa di riferimento sono stati utilizzati il D.Lgs. 13 agosto 2010 n° 155 - che recepisce la direttiva 2008/50/Ce e sostituisce le disposizioni di attuazione della direttiva 2004/107/CE, istituendo un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente - e il D.P.R. 322 del 15/04/1971, in quanto unico riferimento normativo per l’acido solfidrico.

Tabella 2.3: elenco dei parametri atmosferici monitorati

Tabella 2.4: Valori di riferimento per il solfuro di idrogeno riportati nel DPR n. 322 del 15/04/1971.

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Tabella 2.5: Valori obiettivo e obiettivi a lungo termine per l’ozono e soglie d’informazione e d’allarme

La Temperatura rilevata dalle analisi di monitoraggio varia da 1°C a 18°C, la

pressione barometrica è compresa fra 1007 a 1023 mbar e la percentuale di umidità varia da un minimo di 36% a un massimo di 98%. La radiazione solare globale e netta hanno raggiunto rispettivamente un massimo di 443 w/m² e di 360 w/m² il giorno 27/10 alle ore 13:00. Le precipitazioni sono risultate assenti. La direzione di provenienza prevalente è ENE, gli episodi di massima velocità del vento si sono registrati il 27/10/2010 alle ore 13 (6.1 m/s, vento moderato, secondo la scala anemometrica di Beaufort).

Per una valutazione qualitativa della qualità dell’aria sono state confrontate le concentrazioni minime e massime degli inquinanti gassosi Tabella 2.6: con gli standard fissati dalle normative vigenti (D.Lgs 155/10, D.Lgs 183/04 e DPR 322/71).

Per quanto riguarda NO2 e CO non sono mai stati superati i valori limite previsti dal D.Lgs 155 del 13/08/2010 per la protezione della salute umana (rispettivamente valori orari di 200 µg m-3 e media massima giornaliera su 8 ore di 10 mg m-3). I valori massimi raggiunti sono 96.0 µg m-3 (NO2) e 0.8 mg m-3 (CO), come si osserva in Figura. 2.2. Le concentrazioni di SO2 raggiungono il valore di 6.0 µg Nm-3 (notevolmente inferiore al valore orario di 350 µg m-3 previsto dal D.Lgs 155 del 13/08/2010). La concentrazione più elevata di O3 (81 µg Nm-3) è stata misurata il 27/10 alle ore 16.00 e risulta al di sotto della soglia di informazione per l’O3 prevista dal D.Lgs. 155/10 (180 µg m-3).

Per quanto riguarda i dati giornalieri in Tabella 2.8 i valori rilevati sono piuttosto omogenei e bassi durante l’intero periodo monitorato. Le Polveri PM10 e PM2,5 hanno concentrazioni comprese rispettivamente fra 8 e 23 µg/m3 e fra 4 e 17 µg/m3. Il Piombo ha valori compresi fra <0.004 µg/m3 e 0.014 µg/m3 e il Cadmio fra <0.1 µg/m3 e 0.5 µg/m3. Nichel, Mercurio e Benzene sono sempre inferiori ai rispettivi limiti di rilevabilità. Dal confronto con la normativa vigente non si evidenzia alcun superamento. Dai rilievi eseguiti si evince che le concentrazioni degli inquinanti gassosi sono tutte risultate inferiori agli standard fissati dalle normative vigenti.

La qualità dell'aria è stata precedentemente valutata da ARPAM effettuata con l’ausilio del Laboratorio Mobile della Provincia di Ancona, e finalizzata alla valutazione della qualità dell’aria presso la zona industriale ZIPA situata in frazione Casine del Comune di Ostra. Il Laboratorio Mobile è stato utilizzato come stazione fissa per un periodo di 60 giorni nei mesi di luglio – settembre 2008 .

La valutazione della qualità dell’aria è stata condotta attraverso gli analizzatori automatici del Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. I parametri chimici monitorati per definire la qualità dell’aria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo è stato determinato nel particolato PM10.

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Tra i parametri monitorati nell’indagine, il DM 60/02, di recepimento della Direttiva 1999/30/CE e 2000/69/CE, stabilisce il valore limite di qualità dell’aria per i seguenti inquinanti: biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, PM10 e piombo. Per il PM2.5 si è fatto riferimento alla Direttiva 2008/50/CE.

Per l’ozono a protezione della salute umana si è fatto riferimento al DLgs 183/04 che stabilisce una soglia di informazione ed una soglia di allarme su base oraria ed un valore bersaglio sulla media mobile di otto ore.

Le considerazioni sopraesposte riguardano i parametri come, biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, ozono e PM10 che sono confrontabili in modo diretto. Per tali inquinanti è possibile effettuare una valutazione della qualità dell’aria anche su breve periodo, in quanto la normativa prevede oltre al rispetto dei valori limiti annuali per la protezione della salute umana come per il biossido di azoto, PM10, PM2,5, benzene e piombo, anche limiti orari per biossido di azoto, biossido di zolfo e ozono, media mobile su otto ore per monossido di carbonio e ozono e giornalieri per il biossido di zolfo e PM10.

Durante il periodo di indagine tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. Anche se è evidenziabile che le continue interruzioni di corrente hanno fornito una raccolta dati non soddisfacente per una rigorosa valutazione statistica.

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Tabella 2.6: Valori limite e livelli critici nel D.Lgs 155 del 13/08/2010

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Figura. 2.2: andamento dei parametri meteo climatici (medie orarie)

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Figura. 2.3: Concentrazione degli inquinanti gassosi

Tabella 2.7. Statistica descrittiva delle concentrazioni orarie e confronto con i limiti normativi vigenti.

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Tabella 2.8. Concentrazioni giornaliere e confronto con i limiti normativi vigenti

2.2.4 Ambiente acustico

Il monitoraggio è stato condotto secondo le disposizioni del Decreto 16/03/1998. Sono stati eseguiti, nel complesso:

1 rilievo di 24 ore presso il ricettore denominato RICA; 2 rilievi puntuali di durata > 20 min in corrispondenza di ciascuno dei

ricettori RICB, RICC, RICD, RICE, RICF (uno in data 25/10 e l’altro in data 26/10).

Le misurazioni sono state condotte in facciata agli edifici ricettori, sul lato prospiciente all’area di progetto. Il microfono è stato posizionato ad una distanza superiore ad 1 m dalla facciata dell’edificio, ad una quota rispetto al piano di calpestio di:

4 m per il rilievo di 24 ore; 1.5 m per i rilievi puntuali. Come riferimento normativo Il DPCM 01/03/91 rappresenta il primo passo in

Italia in materia di tutela della popolazione dall’inquinamento acustico e fornisce le indicazioni per la realizzazione della zonizzazione acustica del territorio fissando i “limiti massimi ammissibili di rumorosità” per le singole aree. La “Legge quadro sull’inquinamento acustico” n. 447 del 26/10/1995 disciplinando tutte le emissioni sonore prodotte da sorgenti fisse e mobili definisce i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico.

Il DPCM 14/11/97, in attuazione dell’art. 3, comma 1, lettera a), della Legge 26 ottobre 1995, n. 447, determina i valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori di attenzione e i valori di qualità definiti dalla Legge 447/95 sopra citata, riferendoli alle classi di destinazione d’uso del territorio adottate dai comuni.

I valori limite assoluti di immissione sono riferiti al rumore immesso nell’ambiente esterno e si differenziano a seconda della classe di destinazione d’uso del territorio. Per l’interno degli ambienti abitativi sono stabiliti i valori limite differenziali di immissione, ovvero la differenza tra il livello equivalente di rumore all’interno degli ambienti abitativi ed il rumore residuo: tali valori sono 5 dB per il periodo diurno e 3 dB per il periodo notturno. I valori limite di emissione sono relativi alle singole sorgenti fisse e mobili e sono differenziati a seconda della classe di destinazione d’uso del territorio. In Tabella 2.9 vengono riportati invece i valori di qualità da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla Legge n°447.

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Di seguito in figura 2.4 è riportato uno stralcio della zonizzazione acustica del comune di Ostra comprendente l’area ZIPA oggetto di studio, classificata come area di classe V (prevalentemente industriale).

Nelle Tabelle (tabelle 2.10) seguenti vengono riportate le specifiche dei rilievi effettuati e i risultati ottenuti, espressi come livello equivalente di pressione sonora ponderata A (LAeq), per il rilievo di 24 ore e per i rilievi puntuali, rispettivamente.

Tabella 2.9 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”: Valori di qualità- Leq in dB(A):

Figura 2.4 Classificazione acustica dell’area ZIPA

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Tabella 2.10 a Specifiche e risultati di misura relativi al rilievo di 24 ore eseguito presso RUMA. I valori sono arrotondati a 0.5 dB (Decreto 16/03/1998).

Tabella 2.10 b Specifiche e risultati di misura relativi ai rilievi puntuali eseguiti presso RUMB, RUMC, RUMD, RUME, RUMF. I valori sono arrotondati a 0.5 dB (Decreto 16/03/1998).

I rilievi fonometrici sono stati affiancati dall’installazione di una centralina

meteo, tramite la quale sono stati acquisiti tutti i principali parametri meteorologici ed è stato possibile appurare che le misure sono state effettuate in condizioni ambientali idonee alla loro esecuzione (assenza di precipitazioni atmosferiche e velocità del vento <5 m/s). Dai rilievi è emerso: - un livello equivalente di pressione sonora notturno presso RUMA (pari 47.0

dB(A)) inferiore al valore limite assoluto di immissione notturno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 50 dB(A) – Classe III);

- livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMA e RUMB (pari a 56.5 dB(A) e 58.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 60 dB(A) – Classe III);

- livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMC e RUMF (pari a 52.0 dB(A) e 52.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 65 dB(A) – Classe VI);

- livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMD e RUME (pari a 50.5 dB(A) e 46.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di

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immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 70 dB(A) – Classe V). Il clima acustico riscontrato nell’area, presso tutti i ricettori considerati, rispetta

pertanto i limiti previsti dal piano di classificazione acustica comunale.

2.2.5 Campi elettromagnetici

Come normativa di riferimento sono state considerate la Legge n.36 del 22/02/2001 – “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici , magnetici ed elettromagnetici”, e il D.P.C.M. 08/07/2003 – “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”.

Precisiamo quindi che, secondo quanto previsto dall’art. 4 del D.P.C.M. sopra citato, nella progettazione di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti sul territorio, dovrà essere rispettato l’obbiettivo di qualità apri a 3 microTesla per il valore di induzione magnetica, rispettando nel contempo le fasce di rispetto di cui all’art. 6 del D.P.C.M. in parola.

L’area di progetto risulta attraversata dalla linea elettrica 150 KV n.787 (Candia - Calunga); nello specifico, dal tratto della suddetta linea compreso fra i tralicci n.71 e n.73 (vedi Figura 2.5).

Figura 2.5 Documentazione fotografica dell’area di progetto in cui sono visibili i cavi ad alta tensione dell’elettrodotto.

Tale linea risulta attualmente fuori servizio e più precisamente nello stato di

“manutenzione straordinaria”; situazione dovuta a lavori di ammodernamento della linea (che determineranno il passaggio alla tensione nominale di esercizio di 132 kV) e che si protrarrà, come riferito dall’ente gestore dell’elettrodotto (Terna S.p.A.), per 1-2 anni. Considerate le circostanze e l’impossibilità di determinare l’entità del campo magnetico tramite misurazione diretta, si è proceduto a richiedere formalmente a Terna S.p.A. informazioni circa le dimensioni della fascia di rispetto dell’elettrodotto.

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Dalla risposta fornita si evince che la “distanza di prima approssimazione”, che garantisce il rispetto dell’obiettivo di qualità di 3 µT (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica è pari a 21 m dall’asse dell’elettrodotto (42 m totali). Sulla base delle specifiche tecniche dell’elettrodotto è stata, inoltre, eseguita una simulazione del campo magnetico in modo da:

ottenere un confronto con il dato fornito da Terna S.p.A; avere maggiori informazioni circa la variabilità del campo magnetico in

funzione della distanza dall’asse dell’elettrodotto e della quota rispetto al piano di calpestio.

I dati utilizzati per eseguire l’attività di simulazione, riguardanti i dettagli tecnici della linea, sono stati forniti da Terna S.p.A. (Allegato 3 della relazione analitica allegata). La modellazione del campo magnetico con le specifiche dell’elettrodotto reperite presso l’ente gestore è stata eseguita tramite il pacchetto software “NIR – Calcolo ELF” (conforme agli standard previsti dalla norma 211-4/1996).

In Tabella 2. 11 vengono riportati i risultati del calcolo e, nello specifico, viene riportata, al variare della quota rispetto al piano di calpestio, la distanza dall’asse dell’elettrodotto alla quale ricade l’obiettivo di qualità di 3 µT. Per quanto concerne i grafici dell’induzione magnetica B in funzione della distanza dall’asse dell’elettrodotto alle varie quote si rimanda all’Allegato 4 (della relazione analitica allegata). Si specifica che nei grafici il segno più corrisponde al lato dell’elettrodotto ubicato verso la parte dell’area di progetto.

Tabella 2.11 Distanze dall’asse dell’elettrodotto (D) a cui è stato determinato il valore di B di 3 µT. Tali distanze sono state calcolate da 1 m a 12 m di altezza (H) rispetto al piano di calpestio (12 m è l’altezza del conduttore più alto), con un passo di 1 m, in corrispondenza della metà campata (punto in cui i conduttori hanno l’altezza minima da terra).

In conclusione, la fascia di rispetto dell’elettrodotto, determinata dall’ente

gestore, che garantisce il rispetto dell’obiettivo di qualità di 3 µT (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica è pari a 21 m dall’asse dell’elettrodotto (42 m totali), e i risultati della modellazione eseguita risultano del tutto in linea con la dimensione della fascia di rispetto calcolata dall’ente gestore (si tenga, infatti, presente che i 21 m dichiarati da Terna S.p.A costituiscono una

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“distanza di prima approssimazione”, determinata come distanza dall’asse dell’elettrodotto a cui sono rispettati i 3 µT a tutte le quote rispetto al piano di calpestio). Si conclude, pertanto, che a distanze superiori a 21 m dall’asse dell’elettrodotto l’obiettivo di qualità di 3 µT risulta rispettato su tutto il piano verticale.

2.2.6 Ambiente idrico, acque di falda

Per le acque riportiamo i dati delle indagini ARPAM effettuate dal 1996 al 2009 nel pozzo denominato Casine n.2 (Figura 2.6) secondo i criteri dettati dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e modifiche).

Figura 2.6: Località Casine di Ostra, individuazione dei pozzi esistenti

Figura 2.7 analisi del pozzo Casine n.2 in località Ostra

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Non sono stati registrati superamenti dei limiti legislativi dell’Allegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 per i parametri analizzati in base a quanto richiesto dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e modifiche), ne sono state evidenziate criticità in merito ai criteri di qualità ambientale stabiliti dal Testo Unico.

2.2.7 Componenti biotiche – flora, fauna, ecosistemi

La vegetazione presente è caratterizzata da specie coltivate, con presenza di alcuni elementi di naturalità nei margini dei campi, lungo le aste fluviali e negli ex- coltivi..

La vegetazione forestale è contraddistinta da caducifoglie termofile e semimesofile (querceti, querco-ostrieti e cerrete) ed è riferibile all’alleanza Ostryo-Carpinion orientalis, sottoalleanza Lauro-Quercenion pubescentis. Nelle aree planiziali e ripariali è invece presente la vegetazione azonale del Salicion albae. La durata del periodo vegetativo è di 200-220 giorni.

In particolare, il Paesaggio vegetale che contraddistingue l’area interessata dall’intervento dalla può essere suddiviso nelle seguenti categorie, già definite in precedenza. - paesaggio naturale - paesaggio seminaturale - paesaggio antropico culturale agricolo - paesaggio antropico urbano e semiurbano

L’area di intervento è inserita in un agro-ecosistema caratterizzato da vegetazione erbacea, al margine di un’area urbana compresi in area vasta un distributore di benzina e degli elementi di tipo industriale e artigianale. Sono presenti elementi di vegetazione naturale sotto forma di siepi e filari e di vegetazione ripariale, lungo i fiumi.

2.2.7.1 Vegetazione

Vegetazione naturale Di notevole rilevanza naturalistica sono gli aggruppamenti a dominanza di

farnia (Quercus robur) e di roverella (Quercus pubescens), i quali presentano un corteggio floristico del sottobosco piuttosto degradato, a seguito di continui rimaneggiamenti antropici. La loro ridotta estensione e l’elevato grado di impoverimento floristico non hanno permesso un adeguato inquadramento fitosociologico.

A ridosso dell’alveo fluviale si sviluppa un bosco a salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra) inquadrabile nell’associazione Salicetum albae. Tale fitocenosi si contraddistingue per la presenza di un importante strato arboreo a prevalenza di Salix alba e Populus nigra, da uno strato arbustivo ben sviluppato e caratterizzato da sambuco (Sambucus nigra), acero campestre (Acer campestris) ed olmo comune (Ulmus minor) e fitta vegetazione erbacea composta perlopiù da specie nitrofilo-ruderali.

L’associazione, comune in tutta la Penisola, si sviluppa sui terrazzi più vicini al greto del fiume che spesso sono interessati da piene. Essa predilige i suoli sassosi distribuiti lungo i torrenti e/o i suoli non evoluti delle rive, con basso tenore di humus e composti da depositi alluvionali successivi. Nell’area in questione la

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comunità vegetale si presenta piuttosto degradata, pertanto con un mediocre stato di conservazione.

Ambiti e paesaggi antropici Sui terrazzi alluvionali e alle pendici delle colline sono presenti ex aree agricole

abbandonate perlopiù interessate da formazioni ad Arundo plinii, con siepi di acacia (Robinia pseudoacacia) e querce camporili sparse nei campi.

Le aree urbane sono perlopiù costituite da insediamenti rurali consolidati, attività commerciali e stabilimenti artigianali/industriali.

2.2.7.2 Fauna

Le specie potenzialmente presenti, in base ai rilievi speditivi della fauna, sono riportate di seguito.

Anfibi Le caratteristiche dell'area d'intervento determinano condizioni ambientali

idonee alla presenza di quattro specie di Anfibi; di queste la Raganella e la Rana italica sono presenti nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997). Queste specie sono potenzialmente presenti nel fosso alberato ad est e possono frequentare l'area dell'intervento per l'alimentazione e gli spostamenti. Nome comune Nome scientifico Lista Rossa Italia* All. II e IV Dir.

92/43/CEE Rospo comune Bufo bufo Raganella Hyla intermedia DD IV Rana di Berger Rana bergeri IV Rana italica Rana italica LR IV

Tabella 2.12 - Specie potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Capula, 1997; LR = a più basso rischio; DD = dati carenti).

Rettili Cinque specie di rettili, di cui 3 sauri e 2 ofidi, possono potenzialmente

frequentare il sito. Esse sono elencate nella Tabella 2.13 con il rispettivo status conservazionistico. Tra le specie potenzialmente presenti nessuna è inserita nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997) e nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, mentre quattro di loro sono elencate nell'allegato IV della suddetta Direttiva. Nome comune Nome scientifico Lista Rossa Italia* All. II e IV Dir.

92/43/CEE Ramarro occidentale Lacerta bilineata IV Lucertola muraiola Podarcis muralis IV Lucertola campestre Podarcis sicula IV Biacco Coluber viridiflavus IV Biscia dal collare Natrix natrix

tabella 2.13 - Specie potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Capula, 1997).

Uccelli Nella Tabella 2.14 sono riportate le specie potenzialmente nidificanti nell'area

dell'intervento, mentre nella Tab. Tabella 2.15a sono incluse le specie potenzialmente nidificanti nell'area circostante e che possono frequentare l'area

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dell'intervento. Nella Tabella 2.15b, infine, sono elencati i potenziali uccelli svernanti e migratori.

Le specie nidificanti nell'area dell'intervento sono quelle tipiche caratteristiche delle aree coltivate. Le specie nidificanti nell'area circostante e che possono frequentare il sito sono principalmente specie di ecotone e delle aree urbanizzate.

Delle otto specie potenzialmente nidificanti nell'area dell'intervento solo l'Ortolano è elencato in All. I della Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici ed inserito, insieme alla Quaglia, nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti Italiani nella categoria a più basso rischio (Calvario et al., 1999).

Tra le specie nidificanti nell'area circostante il Lodolaio, il Barbagianni e l'Assiolo sono elencate nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti Italiani (Calvario et al., 1999) e l'Averla piccola nell'All. I della Direttiva 79/409/CEE. Nome comune Nome scientifico Fenologia Lista Rossa Italia* All. I Dir.

79/409/CEE Quaglia Coturnix coturnix M, B LR Fagiano comune Phasianus colchicus SB Allodola Alauda arvensis SB, M, W Cutrettola Motacilla flava M, B Saltimpalo Saxicola torquata SB, M, W Zigolo nero Emberiza cirlus SB, M, W Ortolano Emberiza hortulana M, B LR X Strillozzo Miliaria calandra SB, M

Tabella 2.14 - Specie nidificanti nell'area dell'intervento, fenologia (S = Sedentaria; B = Nidificante; M = Migratore; W = Svernante) e status conservazionistico (*Calvario et al., 1999; LR = a più basso rischio). Nome comune Nome scientifico Fenologia Lista Rossa Italia* All. I Dir.

79/409/CEE Sparviere Accipiter nisus SB, M, W Poiana Buteo buteo SB, M, W Gheppio Falco tinnunculus SB, M, W Lodolaio Falco subbuteo M, B VU Tortora dal collare Streptopelia decaocto SB, M Tortora Streptopelia turtur M, B Cuculo Cuculus canorus M, B Barbagianni Tyto alba SB, M, W LR Assiolo Otus scops M, B LR Civetta Athene noctua SB, M, W Allocco Strix aluco SB Gufo comune Asio otus SB, M, W Rondone Apus apus M, B Upupa Upupa epops M, B Torcicollo Jynx torquilla M, B Rondine Hirundo rustica M, B Balestruccio Delichon urbica M, B Ballerina bianca Motacilla alba SB, M, W Scricciolo Troglodytes troglodytes SB, M, W Pettirosso Erithacus rubecola SB, M, W Usignolo Luscinia megarhynchos M, B

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Nome comune Nome scientifico Fenologia Lista Rossa Italia* All. I Dir. 79/409/CEE

Codirosso Phoenicurus phoenicurus M, B Merlo Turdus merula SB, M, W Tordela Turdus viscivorus SB, M, W Usignolo di fiume Cettia cetti SB, M, W Sterpazzolina Sylvia cantillans M, B Occhiocotto Sylvia melanocephala SB, M, W Sterpazzola Sylvia communis M, B Capinera Sylvia atricapilla SB, M, W Luì piccolo Phylloscopus collybita SB, M, W Pigliamosche Muscicapa striata M, B Cinciarella Parus caeruleus SB, M, W Cinciallegra Parus major SB, M, W Rigogolo Oriolus oriolus M, B Averla piccola Lanius collurio M, B X Gazza Pica pica SB Taccola Corvus monedula SB, M, W Cornacchia grigia Corvus corone cornix SB, M, W Storno Sturnus vulgaris SB, M, W Passera d’Italia Passer italiae SB, M Passera mattugia Passer montanus SB, M, W Fringuello Fringilla coelebs SB, M, W Verzellino Serinus serinus SB, M, W Verdone Carduelis chloris SB, M, W

Tabella 2.15a - Specie potenzialmente nidificanti nell'area circostante e che potrebbero frequentare il sito (*Calvario et al., 1999; VU = vulnerabile; LR = a più basso rischio). Nome comune Nome scientifico Fenologia Lista Rossa

Italia* All. I Dir. 79/409/CEE

Falco di palude Circus aeruginosus M EN X Albanella minore Circus pygargus M VU X Falco cuculo Falco vespertinus M NE Colombaccio Columba palumbus M Gruccione Merops apiaster M Picchio rosso maggiore Picoides major M Calandrella Calandrella brachydactyla M X Tottavilla Lullula arborea M X Pispola Anthus pratensis M, W NE Ballerina gialla Motacilla cinerea M Passera scopaiola Prunella modularis M, W Codirosso spazzacamino

Phoenicurus ochrurus M, W

Stiaccino Saxicola rubetra M Culbianco Oenanthe oenanthe M Codibugnolo Aegithalos caudatus M Cincia bigia Parus palustris M Cincia mora Parus ater M Picchio muratore Sitta europaea M Rampichino Certhia brachydactyla M Ghiandaia Garrulus glandarius M, W Lucarino Carduelis spinus M VU Fanello Carduelis cannabina M Frosone Coccothraustes

coccothraustes M, W LR

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Nome comune Nome scientifico Fenologia Lista Rossa Italia*

All. I Dir. 79/409/CEE

Zigolo giallo Emberiza citrinella M Zigolo muciatto Emberiza cia M

Tabella 2.15b – Altre specie presenti potenzialmente presenti in migrazione (M) e svernamento (W) (*Calvario et al., 1999; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; LR = a più basso rischio; NE = non valutata).

Mammiferi Le specie che potrebbero frequentare il sito sono indicate in Tabella 2.16. Tra

le specie potenzialmente presenti, l'Istrice e i Chirotteri sono inclusi negli Allegati della Direttiva 92/43/CEE e questi ultimi sono anche elencati nella Lista Rossa dei Vertebrati d'Italia (Angelici, 1997).

Nome comune Nome scientifico Lista Rossa

Italia* All. II e IV Dir. 92/43/CEE

Riccio europeo occidentale Erinaceus europaeus Toporagno comune Sorex antinorii Mustiolo Suncus etruscus Crocidura dal ventre bianco Crocidura leucodon Crocidura minore Crocidura suaveolens Talpa europea Talpa europaea Talpa cieca Talpa caeca Ferro di cavallo maggiore Rinolophus ferrumequinum VU II, IV Ferro di cavallo minore Rinolophus hipposideros EN II, IV Vespertilio smarginato Myotis emarginatus VU II, IV Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli LR IV Pipistrello di savi Hypsugo savii LR IV Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus LR IV Serotino comune Eptesicus serotinus LR IV Lepre Lepus europaeus Arvicola di savi Microtus (Pitymys) savii Topo selvatico Apodemus sylvaticus Topo selvatico dal collo giallo Apodemus flavicollis Surmolotto Rattus norvegicus Ratto nero Rattus rattus Topolino delle case Mus domesticus Istrice Hystrix cristata IV Volpe Vulpes vulpes Tasso Meles meles Faina Martes foina Donnola Mustela nivalis

Tabella 2.16 - Mammiferi presenti o potenziali nell'area di studio e status conservazionistico (*Angelici, 1997; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; LR = a più basso rischio). Non sono presenti specie di valore conservazionistico.

2.2.7.3 Ecosistemi

L’area si trova in una agro ecosistema. Nelle fasi ampliamento come tutte le infrastrutture industriali, presenta diversi aspetti da considerare in relazione all’inevitabile impatto durante le fasi di cantiere e di esercizio, sugli elementi vegetazionali, faunistici ed ecologici in genere presenti nell’area.

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Non essendoci una significativa occupazione di suolo l’impatto sugli ecosistemi è limitato.

2.2.3 Mobilità

2.2.3.1 Strade e vie di comunicazione

La viabilità di area vasta è formata dalle strade provinciali 11 e 360 che conducono a Senigallia, verso nord, L’ingresso definito della zona industriale e quindi della ZIPA è sulla strada provinciale 18. È previsto un accesso sulla strada provinciale 18 e un ingresso potenziale sulla strada provinciale 11. All’interno dell’area l’asse principale è a due correggiate separate, che prevedono la divisione tra mobilità veloce e lenta. L’asse principale ha marciapiedi con accessi per disabili larghi 2 m. Le strade sono nuove ed in ottimo stato. Inoltre tutte le strade hanno un sistema di raccolta delle acque.

Figura 2.8 Superfici destinate a strade e servizi. Sotto l’inquadramento valido per le figure 2.9 e 2.10.

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La strada attuale non ha pensiline per lo stazionamento di autobus e non sono

presenti piste ciclabili. La viabilità di progetto ha le stesse caratteristiche e riteniamo che dovrà

essere posto il problema di accessi e vie ciclabili e di un’area di sosta con pensiline per il trasporto pubblico, ad oggi assente all’interno dell’area. La viabilità dell’APEA si porrà in prosecuzione dell’attuale strada di distribuzione interna. Verranno realizzatati marciapiedi della larghezza di m. 2.00 Il sistema stradale dovrà essere dimensionato in relazione al traffico atteso. Tutte le sedi viarie saranno dotate di una rete di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche. La viabilità verrà integrata dalla segnaletica orizzontale e verticale in conformità al codice della strada. 2.2.3.2 Parcheggi I parcheggi esistenti sono dimensionati per l’attuale uso. Per quanto riguarda i parcheggi di progetti saranno realizzati e comprenderanno parcheggi per disabili con adeguate caratteristiche dimensionali tali da consentire il passaggio di una persona su sedia a ruote.

Figura 2.9 Parcheggi (sopra) In basso l’inquadramento dell’area.

2.2.3.3 Percorsi pedonali

Gli spazi pedonali dovranno sempre prevedere almeno un percorso accessibile anche alle persone con ridotta o impedita capacita motoria o sensoriale. I percorsi pedonali in adiacenza a spazi carrabili dovranno avere adeguate caratteristiche per ciò che attiene le pavimentazioni e raccordi.

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2.2.3.4 Studi sulla mobilità attuale

Gli impatti derivanti dalle attività commerciali, artigianali ed industriali nell’area ZIPA sono ascrivibili a 2 categorie principali: trasporto e attività presenti dovuti alle attività.

Gli impatti dovuti al trasporto sono da ritenere piccoli rispetto al flusso veicolare totale presenti nelle strade tra la S.P. N. 360 “ARCEVIESE” e la S.P. N.12 “CORINALDESE”.

Gli impatti derivanti dalle attività interne a loro volta si possono suddividere in 2 macrocategorie: impatti derivanti dalla movimentazione delle merci e impatti derivanti dalle lavorazioni.

Gli impatti derivanti dai movimenti merci sono da ritenere minimi in quanto nelle attività interne alle aziende parte dei muletti sono elettrici e la movimentazione in sé produce e/o mette in moto una quantità molto piccola di polveri. La movimentazione merci va valutata caso per caso.

Figura 2.10. Rete stradale di interesse per la mobilità stradale. Mancano i percorsi di mobilità lenta parchè sono assenti le vie predisposte.

I dati di flusso veicolare utilizzati per l’implemento delle simulazioni dello stato

attuale e dello stato di progetto, sono stati ricavati dallo studio effettuato dai Tecnici della Provincia di Ancona, per il progetto di rifunzionalizzazione della S.P. N. 360 “ARCEVIESE” da SERRA De CONTI a SENIGALLIA, I°LOTTO: collegamento viario tra la S.P. N. 360 “ARCEVIESE” e la S.P. N.12 “CORINALDESE”9. Lo studio,

9 Relazione previsionale di impatto acustico ai sensi legge quadro 447/95, d.p.c.m. 14/11/97, d.p.r. 142/04 Legge regionale 14/11/2001 n. 28, D.G.R. Marche 24/6/2003 n.896, Provincia di Ancona, Settore LL.PP. – Viabilità.

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partendo dai rilevamenti in sito in 4 sezioni di riferimento, riporta le portate orarie massime per uno scenario futuro al 2012. I flussi rilevati e di previsione sono i seguenti: Veicoli/ora SP 360 - Sez.1 SP 12 - Sez.2 SP 360 – Sez.3 SP 12 – Sez.4

Q max attuale 1113 1150 1731 1248

Q max al 2012 1269 1167 2078 1277

Tabella 2.17a veicoli ora sulle strade principali.

Il rilievo effettuato in due serie di due giorni (giovedì 7 e venerdì 8 ottobre 2010;

lunedì 6 e martedì’ 7 dicembre), ha misurato le seguenti portate orarie. I flussi rilevati e di previsione sono i seguenti:

Veicoli/ora SP 18

Q max attuale

(media di due giorni ottobre 2010)

58

(20% veicoli pesanti)

Q max attuale

(media di due giorni dicembre 2010)

69

(20% veicoli pesanti)

Tabella 2.17b. veicoli, misurati

Dall’analisi emergono:

- l’area industriale non provoca attualmente un incremento di traffico che saturi le strade presenti;

- vi è la necessità di un collegamento tramite pista ciclabile, percorso pedonale;

- vi è la necessità di creare un sistema di trasporto pubblico di area una fermata di autobus all’ingresso della zona industriale.

2.2.4 Servizi, settori ed infrastrutture

La produzione derivante dalle attività economiche è limitata localmente e sufficientemente piccola da ritenere l’impatto locale e in parte reversibile. La movimentazione delle merci è trascurabile rispetto al flusso di automezzi pesanti già presenti nell’area.

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2.2.4.1 Spazi collettivi

Spazi verdi Attualmente le aree verdi realizzate sono lungo l’asse principale. Le aree verdi

di progetto sono definite in figura 2.11. L’area verrà piantumata in base ad uno specifico progetto con essenze di varia natura eventualmente necessarie per compensare eventuali abbattimenti necessari alle realizzazione delle opere di urbanizzazione. Il verde previsto da PRG è di 5.379 m2.

Servizi collettivi il piano vigente prevede la presenza di un depuratore come attrezzatura

collettiva per una superficie di 3.709 m2. Non sono previste aree commerciali né aree sportive.

Figura 2.11 superfici verdi

2.2.4.2 Rifiuti

La pianificazione regionale in accordo con la sopravvenuta legge quadro nazionale (152/2006) guida la gestione e si articola come segue: - D.A.C.R. 15-12-1999 n. 284 “Piano regionale per la Gestione dei Rifiuti - legge

regionale 28 ottobre 1999, n. 28, articolo 15”. (Pubblicata nel B.U. Marche 25 gennaio 2000, n. 7.).

- D.A.C.R. 26-2-2003 n. 87 “Integrazione del piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con Delib.C.R. 15 dicembre 1999, n. 284 - Tramite il programma per la gestione degli apparecchi contenenti PCB ai sensi dell'articolo 4 del D.Lgs. 22 maggio 1999, n. 209 - D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22,

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legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28”. (Pubblicata nel B.U. Marche 14 marzo 2003, n. 21).

- D.A.C.R. 18-10-2004 n. 151 “Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 recante attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti. Articolo 5 - Approvazione del programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica. Integrazione al piano regionale di gestione dei rifiuti di cui alla D.A.C.R. 15 dicembre 1999, n. 284”. (Pubblicata nel B.U. Marche 4 novembre 2004, n. 116.)

- D.A.C.R. 06-10-2009 n. 132 “Modifiche al piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con deliberazione consiliare 15 dicembre 1999, n. 284, legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28”. (Pubblicata nel B.U. Marche 22 ottobre 2009, n. 99.) Attualmente la raccolta dei rifiuti è effettuata dal Consorzio Intercomunale

“Vallesina-Misa” . IlCIR33 è un Consorzio obbligatorio costituito tra i 33 Comuni del Bacino di

recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona in attuazione del Piano provinciale per la gestione dei rifiuti nonché della Legge della Regione Marche 28.10.1999, n. 28 nato con lo scopo di sovrintendere al ciclo integrato dei rifiuti nei territori dei Comuni consorziati attivando il Piano provinciale per la gestione dei rifiuti attraverso il Piano Industriale. Si tratta di un Ente locale, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e soggetto alle normative dettate per gli Enti locali (province e comuni). Il CIR33, costituito con Delibera n. 1 del 26.03.2002 dell’Assemblea dei 33 Comuni consorziati, è attualmente costituito dai Comuni di Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castel Colonna, Castelleone di Suasa, Castelplanio, Cerreto D'Esi, Corinaldo, Cupramontana, Fabriano, Genga, Jesi, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Montecarotto, Monterado, Monte Roberto, Morro d'Alba, Ostra, Ostra Vetere, Poggio San Marcello, Ripe, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Senigallia, Serra De' Conti, Serra San Quirico, Staffolo. Le modalità di raccolta e gestione dei rifiuti segue quindi gli obiettivi Il CIR 33 ha lo scopo di: - organizzare, realizzare e gestire, ovvero di affidare ad un unico soggetto, nelle

forme previste dal D.lgs 267/2000, lo smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona.

- realizzare e gestire, direttamente o tramite terzi, impianti per il recupero di rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona e di rifiuti speciali ovunque prodotti;

- effettuare, direttamente o tramite terzi, ogni altra attività connessa alla gestione dei rifiuti, compresi la raccolta e il trasporto;

- coordinare, realizzare e gestire, per conto dei Comuni associati, gli interventi di messa in sicurezza e bonifica nel caso in cui i soggetti responsabili non abbiano provveduto o non siano individuabili;

- coordinare gli interventi di recupero ambientale delle aree degradate derivanti da operazioni di smaltimento dei rifiuti di cui sopra.

Per i rifiuti urbani ed assimilati agli urbani c’è la raccolta differenziata. I rifiuti industriali vengono smaltiti individualmente dalle singole aziende. Una analisi

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ulteriore, dovrà raccogliere i dati dalle singole aziende in modo da verificare la possibilità di una gestione comune dei rifiuti industriali.

2.2.4.3 Energia

Attualmente l’area è collegata tramite metanodotto. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di distribuzione gas mediante posa in opera di tubi in acciaio per metanodotti di 5^ specie da concordare con l’ente gestore del servizio nel rispetto sia della bozza di convenzione urbanistica predisposta del comune che della convenzione di concessione del servizio. La cartografia è presentata in figura 2.10.

Attualmente le aziende sono collegate in bassa tensione e media a tensione, tramite rete di distribuzione realizzata con le opere di urbanizzazione primaria. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di distribuzione di bassa tensione (BT) e di media tensione (MT). I criteri di posa saranno conformi alle norme CEI 11-17 ed. 2^. La profondità minima di posa sia trasversale che longitudinale non potrà essere inferiore a 1 m. Tutti i pozzetti dovranno essere convenientemente forati per consentire il corretto deflusso dell’acqua.

2.2.4.4 Rete acquedottistica

La gestione delle risorse idriche si declina in piani di Ambito territoriale ottimale (ATO). Il Bilancio idrico dell’ambito ottimale è il seguente: - Bilancio idrico: (territorio sub ambito 1, - Bilancio idrico Sub ambito 1, anno 2001 - Volume prelevato totale 37.905.000 - Volume acquistato 203.000 - Volume totale prodotto 38.108.000 - Volume venduto al CIS 2.080.000 - Volume venduto a Castel Colonna 49.000 - Volume venduto a Ostra 132.000 - Volume venduto a Ripe 224.000 - Volume venduto totale 2.485.000 - Volume erogato 26.482.000 - Volume perso 9.141.000 (fonte: autorità di ambito territoriale ottimale n. 2 “Marche centro Ancona”, 2003. Allegato 2 Piano d’Ambito, Cap. 1 - Inquadramento Generale – Analisi dello stato attuale del Servizio e delle strutture disponibili)

L’area industriale è servita da rete acquedottistica distinta in potabile ed industriale (attualmente alimentato con acqua potabile).

L’intervento di progetto prevede la realizzazione della rete acquedottistica distinta in potabile ed industriale (quest’ultimo per una futura eventuale alimentazione con acque non adeguate al consumo umano, ma temporaneamente anch’esso alimentato con acqua potabile).

Tra i servizi presenti vi è un depuratore ed è previsto un nuovo depuratore per il suo potenziamento.

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2.2.4.5 Rete fognaria

Attualmente l’acquedotto ha una rete fognaria grigia ed una nera in modo da poter prevedere un riuso ed un trattamento differenziato. Sono presenti pozzi di ispezione. La rete è gestita dall’azienda multi servizi. Non sono presenti scarichi diretti nei corpi idrici superficiali.

L’intervento prevede la realizzazione della rete fognaria bianca e nera a servizio dell’intera area. La scelta dei materiali e delle sezioni idrauliche utilizzate in ogni singolo tratto e subordinata a specifici calcoli idraulici che dovranno essere sviluppati in sede di progetto definitivo.

Verranno posti pozzetti di ispezione in ogni sezione di confluenza, di allaccio o di deviazione del tracciato e comunque a distanze reciproche non superiori a 35 mt. I pozzetti saranno dotati di chiusini in ghisa sferoidale di adeguata resistenza mentre i pozzetti di allaccio all’interno dei lotti avranno chiusino in calcestruzzo.

La rete fognaria delle acque nere dovrà essere allacciata alla rete fognaria già realizzata e gestita dalla Multiservizi e dovrà arrivare al depuratore a servizio dell’intera Area Industriale. I materiali della rete nonché tutte le caratteristiche tecniche e dimensionali dovranno essere concordate con l’ente gestore del servizio idrico integrato che, una volta collaudate le opere e trasferite al patrimonio comunale, ne effettuerà la gestione. La rete fognaria delle acque meteoriche dovrà scaricare nei fossi o corpi idrici superficiali presenti nella zona ritenuti idonei a tale compito o risezionati

in modo da poter garantire la sezione di deflusso congrua alle esigenze di portata di progetto derivante dalle analisi idrologiche e dai calcoli idraulici allegati.

Dovranno ottenersi tutte le autorizzazioni previste in materia per l’occupazione demaniale e per le lavorazioni nei corpi idrici demaniali.

Per favorire l’uso razionale di questa risorsa naturale il Consorzio Zipa ha distribuito (prima della cessione delle aree), una circolare tra le aziende per informarle sulla possibilità di allacciare la rete idrica duale ai pozzi presenti nell’area al fine di utilizzare l’acqua presente in zona all’interno dei loro processi produttivi. La domanda non è stata però accolta sia perché alcune aziende non necessitavano di particolari quantità di acqua all’interno dei loro processi sia perché i costi di manutenzione e gestione dell’operazione, totalmente a carico delle aziende risultavano troppo elevati. Attualmente quindi la rete idrica va esclusivamente al acqua potabile e i pozzi, di proprietà comunale, sono in disuso.

2.2.4.6 Reti tecnologiche

La una rete di pubblica illuminazione presente è composta da corpi illuminanti a vapori di sodio a doppio isolamento ad alta pressione di potenze varie, differenziati per strade, parcheggi e rotatoria.

Il progetto per l’area da realizzare prevede una rete di distribuzione telefonica, formata da un cavidotto 2 φ 160 2 φ 125 con pozzetti di ispezione e di diramazione ai lotti ed agli armadi stradali. Gli allacci ai lotti verranno realizzati con cavidotti 2 φ 125.

I criteri di posa saranno conformi alle norme CEI 11-17 ed. 2a. La profondità minima di posa sia trasversale che longitudinale non potrà essere inferiore a 1 m.

Il progetto prevede la realizzazione di una rete di pubblica illuminazione composta da corpi illuminanti a vapori di sodio a doppio isolamento ad alta

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pressione di potenze varie in relazione all’illuminamento di progetto differenziati richiesti per strade, parcheggi e rotatoria. Le caratteristiche dovranno essere definite in sede di progetto definitivo.

L’impianto verrà alimentato da un sistema elettronico di variazione dell’intensità luminosa consentendo quindi di garantire durante l’arco della notte un grado di illuminamento uniforme in tutto il tratto stradale.

2.2.4.7 Materie prime

La valutazione del ciclo di materie prime verrà fatto in una fase successiva in accordo con le imprese presenti.

Figura 2.12 Reti tecnologiche di area. Rete telefonica In alto a destra, di pubblica illuminazione in alto a sinistra, in basso a sinistra rete del gas. In basso a destra l’inquadramento.

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2.3 Conclusioni

L’analisi non ha individuato criticità significative. Vi è una necessità di lavoro con le aziende per l’individuazione dei flussi di energia e di materiali. Inoltre elementi chiave non critici ma da tenere conto nella gestione futura e riguardo ai temi di produzione rifiuti, acque reflue e mobilità devono essere monitorati e gestiti con uno scopo di miglioramento continuo. Attuale area ZIPA Nuova area

Stato Attuale Criticità Impatto

Criticità future possibili

Suolo e sottosuolo Buono Area esondabile Uso del suolo

Area esondabile in prossimità

Atmosfera Buono Nessuna

Incremento di traffico e interazione con emissioni industriali

Inquinamento atmosferico localizzato nello spazio e nel tempo

Ambiente acustico Buono Nessuna Lieve incremento Nessuna se gestito Campi elettromagnetici Buono Nessuna Lieve incremento Nessuna Ambiente idrico, acque di falda Buono Nessuna

Scarichi di acque di prima pioggia Nessuna se gestito

Componenti biotiche – flora, fauna, ecosistemi

Vegetazione Sufficiente Nessuna

Perdita di funzionalità ecologica

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Fauna Sufficiente Nessuna

Perdita di connettività ecologica

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Ecosistemi Sufficiente Nessuna

Perdita di funzioni e strutture ecologiche

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Mobilità Buono Nessuna Incremento del traffico

Nessuna se implementato il trasporto a basso impatto

Strade e vie di comunicazione Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Servizi Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Rifiuti Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si

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crea un modello gestionale di APEA ZIPA d’area

Rete acquedottistica Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Rete fognaria Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA d’area

Energia Insufficente

Energia rinnovabile assente Sufficiente

Piano energetico APEA d’area e/o accordi tra imprese per produzione rinnovabile

Materie prime Non valutabile Non valutabile

Spazi aperti (verde pubblico) Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Reti tecnologiche Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Tabella 2.18. valutazione finale delle criticità. In giallo ci sono le componenti che richiedono uno studio ulteriore con la partecipazione delle ditte. I livelli in arancione indicano criticità crescenti con l’intensità di colore.

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SEZIONE 3SEZIONE 3

ANALISI INTEGRATAANALISI INTEGRATA

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3.1 Analisi integrata: impatti sistemici

L’evoluzione del paesaggio nel tempo è stata caratterizzata da una progressiva perdita di connettività accompagnata da cambiamenti dell’uso del suolo nell’area. L’incremento di infrastrutture ha diversi aspetti da considerare in relazione all’inevitabile impatto sugli elementi geomorfologici, vegetazionali, faunistici ed ecologici in genere presenti nell’area.

La valutazione complessiva degli indici, descritti in seguito e da noi eseguita ha portato ai seguenti valori:

Indice (media)

Errore Media della Regione del

Marche e della

Provincia di Ancona

Percolazione (fuzzy) (media) Migliore della media provinciale.

0,63 in area ZIPA (0,59 nell’unità di paesaggio) valore della soglia 0,59

0,09 0,67: Regione 0,53: Provincia (area costiera)

BTC (MJ/m2 anno) (media) Peggiore della media regionale e in media provinciale.

5,10 (come media dell’unità di paesaggio) min 0; max 20,5

0,08 10,97: Regione 5,27: Provincia (area costiera)

Ifm (media) Peggiore della media regionale e nella media Provincia

3,80 (come media dell’unità di paesaggio) min 0; max 8,73

0,8 5,65: Regione 3,67: Provincia (area costiera)

LDI (media) Nella media regionale e peggiore della Provincia

3,80 (come media dell’unità di paesaggio) min 0; max 8,54

0,5 4,87: Regione 6,25: Provincia (area costiera)

Tabella 3.1 risultati dell’analisi sistemica e di ecologia del paesaggio.

Sono stati valutati gli indici su scala vasta, in particolare gli indici di Btc e percolazione e IFM per far emergere le seguenti considerazioni inerenti gli aspetti negativi paesaggistici indiretti e cumulativi: gli indici mostrano uno stato medio,

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all’interno (o prossimo) della media provinciale. In particolare la percolazione è la di sopra della soglia critica ma questo è dovuto all’area industriale che impedisce assiem alle strade la connettività dell’unità di paesaggio. La BTC è molto più bassa della regione ma vicina a quella della’rea costiera provinciale ed indica al funzionalità e la resilienza della vegetazione. Un possibile miglioramento si può realizzare attraverso la realizzazione di una fascia tampone boscata.

L’LDI mostra che non vi sono impatti sistemici in quanto si trova al di sotto della media dell’area (l’indice aumanta con l’aumentare degli impatti sistemici).

Non ci sono impatti sistemici, gli impatti cumulativi e sul paesaggio sono ridotti e gli indici rimangono vicini o al di sotto della media provinciale.

3.1.1 Biopotenzialità territoriale

La Biopotenzialità territoriale (Btc), fornisce una misura delle soglie di metastabilità di un sistema ecologico-paesistico, dove per metastabilità si intende una “condizione soddisfacente di equilibrio dinamico tra i processi naturali e le azioni umane a scarso impatto ambientale”. Le trasformazioni di larga scala sono difficili da misurare, anche in un paesaggio, ed in molti casi non è possibile valutare se il cambiamento sia positivo o meno. Può tuttavia essere possibile valutare se i cambiamenti in atto stiano, o meno, portando il paesaggio ad un punto di instabilità, controllandone proprio la metastabilità. Raggiungere una determinata soglia di metastabilità significa cambiare tipo di paesaggio. Pertanto la biopotenzialità territoriale quantifica la dinamica del paesaggio nel tempo, valutandone la metastabilità.

Per arrivare, infine, ad un dato territoriale complessivo, è necessario misurare la metastabilità di ogni elemento paesistico presente, in modo da considerare la complementarietà di ognuno rispetto all’insieme.

In senso scientifico la Btc è basata sui seguenti principi (Ingegnoli, 1993): - il concetto di stabilità resistente (resistance stability); - i principali tipi di ecosistemi della biosfera e loro dati metabolici, che sono:

biomassa, produzione primaria lorda, respirazione. I valori indicativi di biopotenzialità sono stati calcolati (figura. 3.1) sulla media

degli elementi paesistici tipici dell’Europa centro-meridionale, attraverso sperimentazioni e misurazioni di laboratorio. L’unità di misura della Biopotenzialità territoriale (Btc), è una unità energetica, normalmente espressa calorie: Mcal/(m2anno). Noi per motivi di coerenza con altri indici (quale l’lDI) useremo MJ/(m2anno)10. L’analisi di struttura e dinamica del paesaggio avviene quindi, a diverse scale spazio-temporali, dalla scala più grande alla più piccola. Mettendo in relazione la biomassa con le capacità omeostatiche degli ecosistemi, la Biopotenzialità territoriale contribuisce a misurare il grado di metastabilità degli ecosistemi stessi, ovvero la loro capacità di conservare e massimizzare l’impiego di energia (Ingegnoli, 1993; Ingegnoli e Pignatti, 2007).

La Btc è quindi funzione ecologica cruciale, profondamente connessa alle caratteristiche del paesaggio, e per questo può essere usata come indice, permettendo una grande serie di analisi sia dirette che indirette.

Questo indice è stato utilizzato come parametro fondamentale per descrivere lo stato di salute del sistema ecologico in quanto, come citato precedentemente,

10 1 caloria = 4,184 joule.

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strettamente connesso alle caratteristiche del paesaggio. Tuttavia, non potendo essere calcolato in maniera esatta per ragioni legate fondamentalmente al lungo iter di ottenimento dello stesso, è stato semplicemente riportato un indice di BTC standard per tipo di vegetazione e stadio evolutivo. Per quanto riguarda la scala vasta ed il paesaggio locale, abbiamo calcolato la Btc territoriale per mezzo di un media ponderata legata alla superficie occupata da un ogni specie vegetazionale e all’indice di BTC annessa.

Btc = 1/2• (ai + bi) x R [Mcal/(m2anno)] oppure [Mcal m-2anno-1] per ai = (R/PG)i/(R/PG)max e bi = (dS/S)min/(dS/S)i dove: R = respirazione PG = produzione primaria lorda B = biomassa dS/S = R/B = tasso di mantenimento della struttura i = è il pedice che indica il tipo di ecosistema, all’interno dei principali ecosistemi della biosfera (Ingegnoli, 1993). Il fattore ai misura il grado di capacità metabolica relativa ai principali ecosistemi, mentre bi misura il grado di mantenimento degli stessi ecosistemi.

dati in [Mcal m-2anno-1], da Ingegnoli, 1993 Figura 3.1. Btc e metodi di calcolo.

3.1.2 Percolazione

Con una serie di tre sopralluoghi e l’uso di fotogrammetria e sono stati definiti i campi di variabilità dell’uso del suolo per l’identificazione automatica degli elementi costitutivi della rete ecologica e dei numerosi ostacoli alla continuità ambientale presenti nell’area di studio (Farina, 1998).

Il risultato dell’applicazione di questo modello è costituito dalla Percolazione dell’area di studio. La funzionalità di questa rete ecologica è stata verificata facendo riferimento alla cosiddetta "teoria della percolazione" (Forman, 1995).

Per l’analisi la soglia critica è del 59,28% di aree percolante, al di sotto del quale il sistema considerato non è percolante. Gli elementi di naturalità non sono quindi sufficienti ad assicurare gli spostamenti delle comunità animali all’interno del sistema ambientale.

I modelli di percolazione possono essere di due tipi:

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- semplificato attraverso l’uso di modelli neutri, che non considerano un organismo specifico - con il suo ecofield e la sua percezione dell’ambiente - ma solo dei tipi di ecosistema con una certa potenzialità di sopravvivenza per una specie caratteristica di un habitat (figura 3.2);

- specie-specifico, che considera i vari tipi di habitat di una specie e la compatibilità e possibilità differente di essere attraversate di ciascuna patch. Qui considereremo un modello semplificato, basato su gli habitat permeabili

per una specie animale teorica legata alle aree naturali presenti.

Figura 3.2: Semplificazione di un paesaggio in patch percolanti e non percolanti. Definizione: la percolazione in ecologia del paesaggio è la capacità di una specie di attraversare un mosaico paesistico composto da un gruppo di patch. Alcune patch possono essere attraversate, altre non sono attraversabili.

Nell’analisi sono stati considerati diversi gradi di percolazione, e poi sono stati

assegnati a questi dei livelli di soglia che dividono le aree percolanti da quelli non percolanti.

3.1.3 Modello geostatistico applicato alla valutazione della fauna

La ricerca faunistica ha portato alla individuazione di metodi standardizzati sull’uso di indicatori ecologici basati su gruppi funzionali di animali (mammiferi, uccelli, ecc.) o gruppi focali capaci di indicare il grado di complessità degli ecosistemi terrestri (Santolini e Pasini, 2007). L’applicazione del metodo basato sull’Indice Faunistico Cenotico medio (IFm) applicato agli Uccelli, consente di valutare per ciascuna tipologia ambientale presente in relazione al suo stato di conservazione attuale il potenziale grado di ricettività nei confronti della fauna valutato attraverso l’esame della bibliografia esistente e di i rilievi sul campo anche se in periodo non riproduttivo a causa dei tempi ristretti legati allo sviluppo dell’incarico. La classe degli Uccelli, infatti, presenta, generalmente e anche nel caso specifico, un elevato numero di specie potenzialmente presenti sul territorio ed è considerata un ottimo indicatore in grado di comprendere pressoché tutte le diverse esigenze delle zoocenosi. Dall'analisi faunistica delle tipologie vegetazionali caratterizzanti il paesaggio di questa porzione di territorio marchigiano possiamo esprimere comunque queste considerazioni preliminari complessive, rappresentate schematicamente in carta:

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- comunità delle colture erbacee. L’omogeneità dei seminativi e la bassa diversificazione fisionomico-strutturale determinano un valore di IFm basso. Ciò evidenzia l'alterazione a cui è stata soggetta la vegetazione naturale che un tempo poteva guarnire tali agro-ecosistemi. Le condizioni ecologiche sono talmente artificiali da non offrire alla fauna una dimensione funzionale, limitandone fortemente la capacità e la potenzialità faunistica. Maggiore ricettività faunistica si potrebbe rilevare nei prati stabili e negli incolti che annoverano stadi delle serie vegetazionali autoctone qualora fossero presenti nell’area con estensioni più significative. Di grande importanza sono le case rurali o coloniche che caratterizzano un elemento peculiare del paesaggio agrario con un aumento della potenzialità faunistica notevole sottolineata da un valore di IFm da medio amedio basso.

- comunità delle colture arboree. Il basso valore dell’indice è dovuto a cenosi caratterizzate comunque da specie relegate alle zone marginali con presenza di vegetazione legnosa e prativa per cui assumono un valore di IFm basso.

- comunità delle aree urbanizzate. Le caratteristiche di queste zone conferiscono una bassa ricettività faunistica se non per quelle specie che si sono adattate alla vicinanza dell’uomo ed a utilizzare le strutture edili come supporto per i loro nidi. Per questi motivi legati anche al forte disturbo le specie sono relativamente limitate con un valore dell’indice faunistico cenotico medio decisamente basso. L’esigua estensione delle aree urbanizzate limita gli effetti negativi nei confronti della fauna per cui l’indicazione che se ne trae è per un valore di IFm basso ma non sensibilmente inferiore a quello stimato per altre categorie di Uso del suolo.

- comunità degli incolti marginali. La tipologia vegetazionale è ascrivibile alle formazioni dominate da specie a carattere nitrofilo-ruderale (tra cui i Robinieti). Sono comunque biocenosi di carattere antropofilo relegate alle zone marginali tra le coltivazioni e lungo i versanti soprattutto stradali. Sono formazioni a struttura arboreo-arbustiva e generalmente assumono una potenzialità intermedia. Nel caso specifico il valore basso di IFm evidenzia una scarsa capacità a livello locale di sostenere comunità diversificate e la necessità di azioni di riqualificazione che potrebbero aumentarne la ricettività e la capacità faunistica.

- comunità forestali. Sono sicuramente gli habitat ecologicamente più complessi anche se a copertura arborea discontinua. In genere la frammentazione dovuta al reticolo viario e soprattutto alle pratiche agricole meccanizzate ne hanno pesantemente limitato la potenzialità. Nel caso specifico sono state inserite in questa categoria di Uso del suolo i margini ecotonali del bosco ripariale e le siepi e le macchie relitte recentemente che non hanno ancora assunto quella complessità strutturale e non posseggono quella estensione in grado di sostenere comunità animali complesse. Per tale ragione si ritiene di dover attribuire a tale tipologia un valore di IFm medio-alto.

- comunità dei cespuglieti. Questa tipologia offre forti potenzialità per la riqualificazione del territorio da considerare in eventuali opere di compensazione nella valorizzazione del paesaggio rurale e nel recupero

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progressivo a breve e medio termine, perché spesso determina la possibilità di creare un rete di connessione tra aree ad elevata potenzialità faunistica. Nell’area di studio, però, le formazioni a arbustive e i cespugli sono praticamente assenti nella matrice agricola diffusa e localizzati in aree marginale e circondate nella pianura da infrastrutture che ne limitano pesantemente la funzionalità. Per questi motivi il valore di IFm, che normalmente risulta medio elevato per questa tipologia, è da considerare medio.

- comunità dei corsi d’acqua e dei bacini. Questo raggruppamento raccoglie tutti gli habitat tipici del sistema ambientale ripariale e dei bacini: canneti, letti fluviali, specchi d’acqua, ecc. Intorno a bacini o canali d’acqua dolce dove sia presente una ricca vegetazione palustre ad elofite, si può instaurare una comunità varia ed importante, che si differenzia in funzione dell’estensione e della forma della vegetazione. Questa serie di ambienti sono sicuramente tra quelli potenzialmente più ricchi di specie. Nonostante questi ambienti acquatici siano fortemente influenzati dalla pressione antropica, mantengono una capacità di attrazione per la fauna superiore a quella delle altre tipologie considerate. Per tale motivo il valore di IFm per questa tipologia è risultato solamente medio-alto.

3.1.4 Indice Landscape Development Intensity, LDI

Il Landscape Development Intensity, LDI (Brown e Vivas, 2005) è un indice che deriva dall’emergia, che un parametro di sistema definito come la somma, lungo un periodo di tempo, di tutta l'energia (di un solo tipo) necessaria a produrre un flusso di energia di altro tipo. L'emergia è un indice utile per stabilire una metrica per una rigorosa e quantitativa valutazione del livello di (in)sostenibilità di un territorio.

Il Landscape Development Intensity, LDI deriva dall’emergia per area (empower density), in particolare la componente non rinnovabile di questo indice (figura 3.3). Questi valori sono analizzabili nel paesaggio per valutare come la densità emergetica abbia un gradiente nello spazio da aree in cui è più alta ad aree in cui è inferiore.

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Figura 3.3. Valori di LDI e calcolo rispetto al valore di densità emergetica (empower density) non rinnovabile (Brown e Vivas, 2005).

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3.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali indiretti e cumulativi

Le analisi non hanno rilevato stati critici delle componenti aria, acqua e suolo. Gli impatti cumulativi della zona ZIPA avvengono soprattutto sulla componente atmosfera: infatti il traffico indotto – ovvero il trasporto e le emissioni derivanti dalle attività industriali e di riscaldamento, e le emissioni derivanti dal traffico delle due strade provinciali creano impatti sinergici e cumulativi tra loro. Gli aspetti indiretti da cui derivano impatti cumulativi riguardano il paesaggio, dove si perde qualità e connettività con l’incremento di aree industriali come si può vedere da valori vicini alla media provinciale ma nettamente inferiori alla media regionale.

Una possibile progettazione di fasce tampone boscate può ridurre tutti gli impatti cumulativi, infatti una fascia arboreo-arbustiva di altezza due metri e larghezza di 5 m riduce il rumore del 20% le polveri del 10% e può recuperare funzionalità della vegetazione e connettività per la fauna.

3.3 Quadro dei rischi presenti

La valutazione degli idei rischi e delle situazioni di emergenza dipende dai rischi specifici per azienda. II rischi presenti sono dovuti a due fattori: - vicinanza dell’are sondabile e un basso ma esistente rischio idraulico; - rischio dovuto alle presenza di alcune particolari attività, tra cui l’impianto di

trattamento dei rifiuti; in particolare all’impianto del Cavallari Group che tratta rifiuti.

L’analisi di dettaglio – fatta per un sistema di gestione - deve trattare i rischi possibili e la loro gestione compresa l’interazione delle attività tra aziende. In fase di implementazione sarà possibile l’uso del documento di Politica Ambientale, delle procedure e del manuale del "Sistema di Gestione Ambientale", del Consorzio ZIPA che valutano e gestiscono i rischi. Inoltre il Consorzio è improntato alla responsabilità sociale e alla tutela del lavoratore e si è dotato di un Codice Etico che prevede anche una comunicazione che riguarda il Comportamento del Consorzio in riferimento alla norma SA8000 a tutti gli stakeholder. Questo permetterà di formare il personale e informare i portatori di interesse. Il programma di gestione ambientale d’area, una volta individuati e misurati i rischi derivanti dalle singole aziende e dal loro complesso.

3.4 Analisi delle necessità informative

L’informazione andrebbe organizzata e raccolta in un sistema di monitoraggio continuo, con un data base legato a metadati concordati con la Regione

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Marche. Per questo sarebbe opportuno creare una banca dati per l’APEA l’area ZIPA di Ostra.

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A. Sintesi

A.1 Sintesi non tecnica

È stata effettuata dal Entropia Snc e dal Gruppo CSA s.p.a. di Rimini una campagna di rilievi e monitoraggi in sito finalizzata alla valutazione dello stato di qualità dell’ambiente onde valutarne la capacità di carico: qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica, terreno, clima, campi elettromagnetici, geologia, fauna, flora, paesaggio. L’ambiente idrico è stato esaminato dall’Arpam.

A.1.1 Suolo e sottosuolo

Nel punto di monitoraggio scelto è stato campionato il terreno alle profondità di 30 cm, 60 cm e 90 cm. Le determinazioni analitiche hanno riguardato i composti inorganici, i composti organici aromatici, gli idrocarburi policiclici aromatici, i composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, i composti alifatici alogenati cancerogeni e gli idrocarburi leggeri (C<12) e gli idrocarburi pesanti (C>12).

I valori dei parametri determinati per i terreni sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione d’uso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione d’uso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006. n. 152 “Norme in materia ambientale”, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione d’uso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno.

Si ritiene tuttavia, come documentato anche dalla letteratura di settore, che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare dell’elemento, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente.

A.1.2 Atmosfera

La qualità dell'aria è stata valutata da ARPAM ed effettuata nel 2008. Nel 2010 CSA ha effettuato uno studio finalizzata alla valutazione della qualità dell’aria presso la zona industriale ZIPA (frazione Casine del Comune di Ostra). La valutazione della qualità dell’aria è stata condotta quindi attraverso gli analizzatori automatici del Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico.

In base alle attività effettuate nel sito in oggetto sono stati monitorati i parametri SO2, NOx, CO, O3, PM10, PM2,5, Benzene, Pb, Ni, Cd oltre a: temperatura dell’aria, umidità relativa, precipitazioni atmosferiche, radiazione solare netta, radiazione solare globale, pressione atmosferica, velocità del vento, direzione del vento.

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La Temperatura rilevata dalle analisi di monitoraggio varia da 1°C a 18°C, la pressione barometrica è compresa fra 1007 a 1023 mbar e la percentuale di umidità varia da un minimo di 36% a un massimo di 98%. La radiazione solare globale e netta hanno raggiunto rispettivamente un massimo di 443 w/m² e di 360 w/m² il giorno 27/10 alle ore 13:00.

Le precipitazioni sono risultate assenti. La direzione di provenienza prevalente è ENE, gli episodi di massima velocità del vento si sono registrati il 27/10/2010 alle ore 13 (6.1 m/s, vento moderato, secondo la scala anemometrica di Beaufort).

Le concentrazioni degli inquinanti gassosi sono risultate inferiori agli standard fissati dalle normative vigenti. Anche ARPAM nel 2008 mostra che tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite.

I parametri chimici monitorati per definire la qualità dell’aria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo è stato determinato nel particolato PM10.

Durante il periodo di indagine di ARPAM e di CSA tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite.

A.1.3 Ambiente acustico

Il monitoraggio è stato condotto secondo le disposizioni del Decreto 16/03/1998. Sono stati eseguiti, nel complesso:

- 1 rilievo di 24 ore presso il ricettore denominato RICA; - 2 rilievi puntuali di durata > 20 min in corrispondenza di ciascuno dei ricettori

RICB, RICC, RICD, RICE, RICF (uno in data 25/10 e l’altro in data 26/10). Il clima acustico riscontrato nell’area, presso tutti i ricettori considerati, rispetta i

limiti previsti dal piano di classificazione acustica comunale.

A.1.4 Campi elettromagnetici

Dalle indagini svolte è emerso che la fascia di rispetto dell’elettrodotto, determinata dall’ente gestore, che garantisce il rispetto dell’obiettivo di qualità di 3 µT (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica è pari a 21 m dall’asse dell’elettrodotto (42 m totali), e i risultati della modellazione eseguita risultano del tutto in linea con la dimensione della fascia di rispetto calcolata dall’ente gestore. Si tenga, infatti, presente che i 21 m dichiarati da Terna S.p.A costituiscono una “distanza di prima approssimazione”, determinata come distanza dall’asse dell’elettrodotto a cui sono rispettati i 3 µT a tutte le quote rispetto al piano di calpestio.

Si conclude, pertanto, che a distanze superiori a 21 m dall’asse dell’elettrodotto l’obiettivo di qualità di 3 µT risulta rispettato su tutto il piano verticale.

A.1.5 Ambiente idrico, acque di falda

Secondo i dati delle indagini ARPAM effettuate dal 1996 al 2009 nel pozzo denominato Casine n.2. non sono stati registrati superamenti dei limiti legislativi dell’Allegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 per i parametri analizzati in base a quanto richiesto dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e

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modifiche), ne sono state evidenziate criticità in merito ai criteri di qualità ambientale stabiliti dal Testo Unico.

Allo stato attuale l’area non ha impatti significativi misurati sull’ambiente. L’unica criticità viene dalla vicinanza di un’area esondabile alla confluenza fluviale.

Gli impatti potenzialmente significativi sono principalmente sulla qualità dell’aria. La qualità dell'aria è stata precedentemente valutata da ARPAM e in seguito

da CSA ed effettuata con l’ausilio del Laboratorio Mobile della Provincia di Ancona nel 2008 e di uno di CSA nel 2010, è stato finalizzata alla valutazione della qualità dell’aria presso la zona industriale ZIPA situata in frazione Casine del Comune di Ostra

La valutazione della qualità dell’aria è stata condotta attraverso gli analizzatori automatici del .Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico.

I parametri chimici monitorati per definire la qualità dell’aria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo è stato determinato nel particolato PM10.

Durante il periodo di indagine di ARPAM e di CSA tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite.

A 1.6 Valutazione di sintesi

Gli impatti potenzialmente significativi sono principalmente sulla qualità dell’aria, secondariamente sul traffico locale e sul rumore.

Sono stati valutati gli indici su scala vasta, in particolare gli indici di Btc e percolazione e IFM per far emergere le seguenti considerazioni inerenti gli aspetti negativi paesaggistici indiretti e cumulativi: gli indici mostrano uno stato medio, all’interno della media regionale e provinciale. L’LDI mostra che non vi sono impatti sistemici significativi.

Non ci sono impatti sistemici, gli impatti cumulativi e sul paesaggio sono ridotti e gli indici rimangono vicini o al di sotto della media provinciale.

Vengono di seguito schematizzate le interrelazioni tra le matrici antropiche coinvolte, ovvero i settori di governo del territorio nel quale si inserisce il progetto e gli impatti. Sulla base delle interazioni così individuate sono definiti i possibili impatti diretti sull’ambiente.

ATTIVITA’ COMMERCIALI E TERZIARIO

- Variazioni nel consumo di acqua; - Variazioni sul consumo di suolo; - Variazione del rischio idrogeologico ed idraulico; - Variazione dell’assetto paesaggistico; - Effetti sul turismo sostenibile; ENERGIA

- Variazione nell’emissione di gas climalteranti; - Effetti sull’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili;

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MOBILITA’ E INFRASTRUTTURE

- Effetti sulle condizioni di qualità dell’aria; - Effetti sulle condizioni di rischio idrogeologico ed idraulico dei suoli; - Effetti sul consumo di suolo; - Variazioni dell’assetto paesaggistico; - Effetti sulla conservazione della biodiversità; TURISMO

- Interazione con l’obiettivo di valorizzazione dell’ambito fluviale; - Interazione con l’obiettivo di riqualificare il territorio e di garantire

maggiori servizi.

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A.2 Sintesi divulgativa

Il consorzio ZIPA promuove aree industriali con obiettivi volti alla prevenzione

dell’inquinamento, la promozione nell’area ed all’esterno dei principi di gestione sostenibile e delle azioni svolte nell’area industriale.

Il programma ambientale è volto a creare strutture edilizie ad elevata qualità ambientale (materiali eco compatibili e strutture bioclimatiche) oltre a promuovere la gestione ambientale d’impresa, il risparmio energetico. Nell’area di Jesi la gestione ZIPA offre altri servizi di qualità alle imprese.

L’area in esame nel comune di Ostra (AN) si trova in una zona agricola con

elementi di valore paesaggistico. La gestione industriale può creare danni e in ogni caso crea occupazione di suolo agricolo. La progettazione futura e le buone pratiche possono integrare le attività nel contesto. I valori ambientali e culturali sono medi e l’area industriale non interagisce con la qualità ambientale e paesaggistica dell’area vasta. L’area provoca effetto localizzati al suo interno per il rumore e l’inquinamento atmosferica, ed impatti limitati sul paesaggio visuale. Non vi sono impatti e rischi significativi presenti. Attuale area APEA Nuova area

Stato Attuale Criticità Impatto

Criticità future possibili

Suolo e sottosuolo Buono Area esondabile Uso del suolo

Area esondabile in prossimità

Atmosfera Buono Nessuna

Incremento di traffico e interazione con emissioni industriali

Inquinamento atmosferico localizzato nello spazio e nel tempo

Ambiente acustico Buono Nessuna Lieve incremento Nessuna se gestito Campi elettromagnetici Buono Nessuna Lieve incremento Nessuna Ambiente idrico, acque di falda Buono Nessuna

Scarichi di acque di prima pioggia Nessuna se gestito

Componenti biotiche – flora, fauna, ecosistemi

Vegetazione Sufficiente Nessuna

Perdita di funzionalità ecologica

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Fauna Sufficiente Nessuna

Perdita di connettività ecologica

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Ecosistemi Sufficiente Nessuna

Perdita di funzioni e strutture ecologiche

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

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Comune di Ostra ZIPA Consorzio Zone Imprenditoriali Provincia di Ancona

Analisi Ambientale Iniziale

Polo Intercomunale per insediamenti produttivi di Casine di Ostra 96

a cura di Entropia s.n.c., via Corridoni 3, 62019, Recanati

Attuale area APEA Nuova area

Stato Attuale Criticità Impatto

Criticità future possibili

Mobilità Buono Nessuna Incremento del traffico

Nessuna se implementato il trasporto a basso impatto

Strade e vie di comunicazione Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Servizi Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Rifiuti Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA d’area

Rete acquedottistica Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Rete fognaria Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA d’area

Energia Insufficente

Energia rinnovabile assente Sufficiente

Piano energetico APEA e/o accordi tra imprese per produzione rinnovabile

Materie prime Non valutabile Non valutabile

Spazi aperti (verde pubblico) Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Reti tecnologiche Sufficiente Nessuna Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Valutazione finale delle criticità. In giallo ci sono le componenti che richiedono uno studio ulteriore con la partecipazione delle ditte. I livelli i arancione indicano criticità crescenti con l’intensità di colore.

Le maggiori criticità presenti sono un’area di rischio di esondabilità e il rischio

dovuto agli impatti futuri potenziali di traffico e consumi energetici sulla qualità dell’aria: aspetti che vanno gestiti nella progettazione delle aree di espansione. La valutazione sistemica degli impatti attuali sul paesaggio, e sulla sostenibilità mostrano uno stato medio, migliorabile ma sufficiente.