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Le vittimedel terrorismoe dellaviolenza politicadel Lazio

www.archivioflamigni.org

www.memoria.san.beniculturali.it

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Con la legge n. 56 del 2007 la Repubblica italiana ha istituito il 9 maggio quale«Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice».Un giorno importante che non deve diventare un anniversario che si ripete stancamentedi anno in anno. Vogliamo che diventi un’occasione di crescita e di conoscenza per chiè nato e cresciuto dopo quel periodo; dopo quel 9 maggio 1978 quando venne ritrovatonel centro di Roma il corpo senza vita di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse.

Sono stati anni difficili, nei quali l’Italia ha potuto e saputo reagire alla sfidalanciata contro la Repubblica e le istituzioni anche grazie all’affermazione di movimenti,partiti e diverse forme di partecipazione collettiva e democratica in grado di tenereinsieme il tessuto sociale del Paese e di isolare e sconfiggere le formazioni terroristiche.

Roma e il Lazio hanno rappresentato uno dei nodi nevralgici di quelle vicende;purtroppo, le nostre strade sono state anche il teatro di episodi controversi e spessodrammatici: tante vite sono state distrutte e molti nostri concittadini feriti o colpitidalla perdita di un proprio caro. In questo libro parliamo di loro, delle vite spezzatedella nostra regione. A loro, a chi è stato ucciso e a chi ha dovuto convivere con il doloreper una perdita ingiusta e improvvisa, dedichiamo queste pagine.

Questo libro, reso possibile dalla generosità e dall’impegno delle tantecompetenze che collaborano con la “Rete degli archivi per non dimenticare” è ispiratoa un lavoro meticoloso promosso dagli uffici della Presidenza della Repubblica nelcorso degli ultimi anni.

Per questo, se riusciremo a rendere il 9 maggio una vera giornata di riflessione sulpercorso collettivo di una nazione nel quale rispecchiare le migliaia di vittime di quelladrammatica stagione, potremo leggere con occhi diversi quel mosaico di oltre 85 voltie storie del Lazio raccolte in questa pubblicazione.

Lo vogliamo fare rivolgendoci soprattutto ai più giovani, offrendo loro strumentie stimoli per conoscere e approfondire una parte fondamentale della nostra storia piùrecente. Per contribuire a definire un percorso di convivenza civile democratica e dicittadinanza consapevole. Siamo convinti che la ricostruzione e il rilancio economicoe sociale del nostro territorio si debbano fondare certamente sulla corretta e buonaamministrazione, ma anche sulla capacità di riavvicinare le istituzioni e i cittadini,rafforzando quel patto di cittadinanza e di solidarietà sociale che ci rende tutti più liberi,partecipi di un percorso comune.

NICOLA ZINGARETTIPresidente della Regione Lazio

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Cari ragazzi, cari insegnanti, cari operatori tutti della scuola,con questa piccola pubblicazione, voluta dalla Regione Lazio in occasione della

VII celebrazione del «Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e dellestragi di tale matrice», noi che abbiamo perso in quella stagione qualcuno che amavamomolto vorremmo chiedervi di fare qualcosa per noi.

Nessuno può restituirci coloro che ci sono stati portati via, ma voi potete aiutarcia rendere loro giustizia.

In molti casi i tribunali hanno emesso sentenze di condanna nei confronti deiresponsabili della loro morte; in altri casi, purtroppo, questo non è avvenuto. Lecondanne sono importanti, sono come un fallo che viene scoperto e fischiato; aiutanoa capire chi aveva ragione e chi aveva torto. E possono aiutare anche chi ha sbagliato acomprendere il male fatto, a cambiare e a tornare tra noi. Ma non sono tutto.

La giustizia, infatti, è un bene meraviglioso, una medicina dell’anima, che ècostituita da tanti elementi, tutti essenziali e tutti difficili da ottenere. Uno di questielementi, di questi “ingredienti di giustizia”, è che non si perda la memoria dei nostricari. Vorremmo tanto, ma tanto, che tutti sapessero come si chiamavano, chi erano, lecose che hanno sperato, quelle che hanno fatto e perché quelle cose per loro cosìimportanti li hanno portati – in un momento difficile della nostra storia – ad essereuccisi per questo. Erano il sostegno e le gambe della nostra democrazia repubblicana,quella della Costituzione, così pacifica e così rivoluzionaria, nel suo tentativo – cheriesce solo se ci lavoriamo tutti – di mettere al centro le persone comuni, chiamandolead assumere una responsabilità, a curare le ingiustizie, a dare a tutti una vita degna,serena e utile. Togliendo potere a chi lo ha sempre avuto e lo ha gestito solo per sé, epromuovendo chi, invece, è sempre restato ai margini. Una democrazia che ha avutoin passato, e che ha ancora oggi, tanti nemici.

I nostri cari hanno creduto tanto a quella democrazia, e hanno cercato di fare delloro meglio, nei loro lavori così diversi, perché si realizzasse.

Sarebbe troppo triste e troppo ingiusto se la loro memoria si perdesse dopo di noiche li abbiamo amati. Non abbandonarli all’oblio è una forma di giustizia che ci possonodare solo gli altri, la società, e in particolare voi, carissimi giovani, che vi affacciate contanta serietà alla vita.

La loro memoria può regalarvi qualcosa: scoprire in loro degli amici che vi indicanouna strada; avere voglia di stare, come loro, dalla parte giusta; abbandonare ogni forma diviolenza. E provare il piacere di sapere di essere protagonisti di una storia spesso difficile,ma così bella, nel tentativo, umile, di rendere migliore e più buona la vita di tutti.

Grazie, se vorrete accogliere tra di voi i nostri cari.

AGNESE MORO

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Dal 2007, il 9 maggio, si celebra il “Giorno dellamemoria per le vittime del terrorismo e delle stragi di talematrice” e nel 2008 la Presidenza della Repubblica hapubblicato il volume “Per le vittime del terrorismonell’Italia repubblicana”, che è servito a ricordare e a farconoscere coloro che in Italia sono morti, dopo la nascitadella Repubblica Italiana, per mano dei terroristi, deglistragisti e di coloro che usavano la violenza per farepolitica. Ne ha voluto preservare e far conoscere i nomi,i volti, le vite. È necessario farlo: la morte violenta,infatti, oltre a uccidere, porta via lo status di persona.Si diventa solo ed esclusivamente vittime e, come tali,facili da dimenticare, perché ormai prive della propriastoria personale. Il modo del morire diventa dominante,tutto il resto sembra poco importante. Dobbiamo inveceessere ben consapevoli di quello che abbiamo perduto e diquanto diversa sarebbe potuta essere la nostra storia senzatanti delitti. Per molti, famosi e non, il modo con ilquale hanno vissuto è la ragione della loro uccisione.Conoscere quelle vite significa possedere un frammento inpiù di verità. Conoscere, poi, chi erano coloro che sonomorti perché passavano nel posto sbagliato nel momentosbagliato, restituisce loro l'umanità che i loro assassinihanno voluto negargli, riducendoli a oggetti econsiderandoli come semplici mezzi per creare tensione,reazione, paura.

In questa pubblicazione riproponiamo le parti del volumedel Quirinale dedicate al Lazio, pensando così di farviconoscere le storie e i volti delle donne e degli uomini chesono morti nella nostra regione e di coloro che sono statiuccisi in altre regioni ma che erano nati nel Lazio. Lestorie inserite nel volume sono in ordine cronologico, apartire dagli anni Settanta. Dove non avevamo fotografieabbiamo scelto di inserire ritagli di giornale, conl’auspicio però che questo lavoro possa arricchirsi ancheavvalendosi dell'eventuale apporto di coloro che a diversotitolo vorranno offrire il proprio contributo.In particolare i familiari potrebbero aiutarci (e alcunil’hanno già fatto) a raccontare le vite dei loro cari cosìbruscamente interrotte con ogni genere di documentazionetestimoniale.

Sappiamo che non si tratta di un lavoro completo odefinitivo; mancano alcuni episodi e diverse biografie; dovenon si hanno dati o riferimenti certi abbiamo preferitorimandare a future integrazioni. La nostra vuole essere unaproposta da arricchire e precisare, una ricerca damigliorare con il contributo di tanti.

Non possiamo certo riportare tra noi queste persone, mapossiamo ricordarli come bambini, donne e uomini reali, dicarne e di sangue, ai quali terribili ideologie, interessie trame hanno tolto il diritto di vivere. Impoverendo ognunodi noi e la nostra storia.

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LA STRAGE DI PRIMAVALLERO

MA, 1

6 APR

ILE 19

73 La notte del 16 aprile 1973 alcuni individuiversarono del liquido infiammabile sul pia-nerottolo antistante l’appartamento di MarioMattei, segretario della sezione del Movimentosociale italiano di Primavalle. Divampò un in-cendio che distrusse rapidamente l’abitazione.Mentre alcuni familiari riuscirono a porsi insalvo, due dei figli del Mattei - Virgilio di 22

anni e Stefano di 10 - morirono carbonizzati.Le indagini si orientarono sulla sinistra extra-parlamentare e vennero indagati militanti diPotere operaio. Dalla stampa di estrema sinistra fu predispostauna falsa pista volta ad accreditare all’originedell’attentato una faida interna alla destra. Gliimputati furono dapprima assolti per insuffi-cienza di prove. In seguito furono condannati,pur se per reati meno gravi (incendio doloso eomicidio colposo) di quello di strage origi-nariamente contestato. La prima assoluzioneconsentì agli imputati di fuggire all’estero, ot-tenendo, alla fine, che la pena inflitta fossedichiarata prescritta. Per accertare le coperture e gli appoggi logisticidi cui gli imputati poterono fruire furonoaperti separati procedimenti. In occasione dellacelebrazione del processo di primo grado (28febbraio 1975) si verificarono gravissimi scon-tri fra estremisti di destra e di sinistra, nel corsodei quali fu ucciso lo studente greco MikisMantakas.

StefANo MAtteINato a Roma il 17 febbraio 1963

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vIRGILIo MAtteINato a Roma il 1° agosto 1951

MIKAELI MANTAKAS

ROMA

, 28 F

EBBR

AIO 1

975

Il 28 febbraio 1975 si celebrò a Roma ilprocesso di primo grado a carico degli espo-nenti del gruppo di estrema sinistra Potereoperaio accusati della morte di Virgilio e Ste-fano Mattei. Nel corso della manifestazioneorganizzata a favore degli accusati, si verifi-carono - nella zona compresa tra piazzale Clo-dio e piazza Risorgimento - gravissimi scontritra militanti di Potere operaio e giovani di de-stra. Mikis Mantakas, studente greco di ventunanni - appartenente al movimento giovaniledi destra Fronte universitario d’azionenazionale (FUAN) - rimase ucciso dinanzi lasezione di quartiere del Movimento socialeitaliano. A sparargli, con una pistola di grossocalibro, furono due giovani a bordo di unapotente moto. Per il fatto saranno condannati, nel 1981, dueestremisti di sinistra. Uno di essi, posto in li-bertà provvisoria dopo la sentenza di primogrado, si darà alla latitanza; l’altro, assolto inprimo grado per insufficienza di prove, tran-

siterà nelle Brigate rosse partecipando, tra l’al-tro, al rapimento di Aldo Moro.A distanza di poco più di dieci giorni, a Mi-lano, un altro giovane di destra, il diciottenneSergio Ramelli - nato a Milano l’8 luglio 1956e militante del Fronte della gioventù - fu ag-gredito a colpi di spranga e chiavi inglesi, damilitanti di Avanguardia operaia. Morirà il 29aprile per le ferite riportate. Gli autori del fattofurono individuati a distanza di circa diecianni e condannati con sentenza definitiva nel1990. L’episodio destò grande impressione,ma anche altre morti. Circa sei mesi dopo, siverificò quella di Mario Zicchieri, anch’eglidel Fronte della gioventù, e, in occasione delprimo anniversario della morte di Ramelli,quella dell’avvocato Enrico Pedenovi (con-sigliere provinciale a Milano, ivi ucciso il 29aprile 1976).

Nato a Kallithea (Atene, Grecia)il 13 luglio 1952

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MARIO ZICCHIERIRO

MA, 2

9 OTT

OBRE

1975 Mario Zicchieri, studente e militante del

Fronte della gioventù, fu ucciso a soli 17anni, a distanza di poco più di sei mesidall’omicidio di Sergio Ramelli, mentre siapprestava ad aprire la sezione del Movi-mento sociale italiano di via Erasmo Gat-tamelata al quartiere Prenestino. La scaricadei colpi esplosi determinò il ferimentoanche di un altro giovane. Il delitto nonfu rivendicato pur se venne immediata-mente attribuito all’area della sinistra ever-siva. Diverso tempo dopo, alcuni apparte-nenti alle Brigate rosse affermarono chel’azione era stata voluta “per incutere ter-rore ai militanti di destra”.Gli elementi investigativi raccolti portarono allacelebrazione di un processo che vide imputatinoti esponenti delle Brigate rosse, la cui respon-sabilità del delitto non fu però accertata.

Nato a Roma il 29 dicembre 1958

LUIGI DI ROSA

SEZZ

E, 28

MAG

GIO 1

976

La sera del 28 maggio 1976, nel corso dellacampagna per le imminenti elezionipolitiche, a Sezze (prov. di Latina) una vivacecontestazione, alimentata da giovani dellasinistra extraparlamentare e della federazionegiovanile comunista, accolse il comizio diSandro Saccucci, deputato uscente e can-didato del Movimento sociale italiano. Giàdurante il comizio oggetti contundenti e-rano volati in direzione del palco e, al ter-mine, lo stesso oratore aveva esploso colpidi pistola a scopo intimidatorio. Attornoalle 21,15, le contestazioni continuarono indirezione del corteo di macchine che uscivadall’abitato al seguito del deputato. Dalleauto si rispose aprendo il fuoco; furono feritidue giovani, uno dei quali, Luigi Di Rosa,iscritto alla federazione giovanile del partitocomunista, morì poco dopo, in ospedale,per emorragia.Il responsabile dell’omicidio fu arrestatoe condannato.

È con buona probabilità da ricondursi aquesta vicenda l’omicidio di Angelo Pi-stolesi, autista del deputato Saccucci e pre-sente a Sezze il 28 maggio 1976, ucciso inun agguato presso la sua abitazione aRoma il 28 dicembre 1977. Quest’ultimoomicidio fu rivendicato dalla sigla Nuovipartigiani ed è rimasto insoluto.

Nato a Sezze il 12 marzo 1955

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VITTORIO OCCORSIORO

MA, 1

0 LUG

LIO 19

76 Vittorio Occorsio, sostituto procuratore dellaRepubblica presso il tribunale di Roma, fu uc-ciso la mattina del 10 luglio 1976 vicino allasua abitazione con una raffica di mitra esplosada un terrorista che lo aspettava in fondo allastrada, mentre un complice dava il segnale.I terroristi fuggirono portando via la borsa delmagistrato e sul posto lasciarono alcuni volan-tini con i quali il gruppo politico di estremadestra Ordine nuovo rivendicava l’omicidio,sostenendo di aver condannato a morte ilmagistrato, perché colpevole di aver “servitola dittatura democratica perseguitando i mili-tanti” del movimento.Dopo aver accertato, durante le indagini con-dotte nel 1972, il carattere eversivo e neofascistadel gruppo, dedito a sequestri di persona edad altre forme di violenza, Occorsio aveva ot-tenuto - facendo applicare per la prima voltala cosiddetta legge Scelba del 1952 sul divietodi riorganizzazione del partito fascista - la con-danna di alcuni dei suoi principali esponentie lo scioglimento di Ordine nuovo, decretatopoi dal ministro dell’Interno Taviani.Tale movimento, fondato nel 1956 per con-trastare la linea considerata moderata del Movi-

mento sociale italiano, formalmente si sciolse,ma continuò ad operare nell’ombra e separatiprocessi gli hanno attribuito responsabilità peraltri gravi fatti. Malgrado le minacce subite, in una successivainchiesta - sorta a seguito della rilevata soprav-vivenza del gruppo e dell’adesione di nuovimilitanti - Occorsio aveva aperto un’altra istrut-toria contro gli esponenti di Ordine nuovo,che lo portò a scoprire rilevanti connessionicon altri movimenti eversivi operanti in queglianni, come la banda dei Marsigliesi. A seguito dell’inchiesta svolta dal sostitutoprocuratore di Firenze Pier Luigi Vigna, gliautori materiali dell’omicidio sono stati indi-viduati e condannati nel 1977. Uno di essi èstato autore, in carcere, degli omicidi di duedetenuti, che avrebbero potuto renderedichiarazioni accusatorie sui fatti criminosi. Dieci anni dopo la condanna degli esecutorimateriali, si concluse con l’assoluzione di tuttigli imputati il processo, condotto sempre dallaprocura di Firenze, contro i maggiori esponentidel gruppo di Ordine nuovo, accusati di esserei mandanti dell’omicidio.

Nato a Roma il 9 aprile 1929.vittorio occorsio, iniziò la sua carriera al tribunale di frosinone, di-venne poi pretore a terni e dal 1964 entrò come sostituto procuratore altribunale di Roma. Il suo primo incarico nella sezione dei reati a mezzostampa, lo portò presto a occuparsi di processi importanti, come quellosull’organizzazione di un colpo di stato ad opera del generale De Lorenzo.Successivamente si occupò per alcuni anni del processo sulla strage dipiazza fontana, che lo condusse a indagare sulle complesse connessionilegate tra il circolo romano di anarchici del 22 marzo e il movimento diestrema destra ordine nuovo. Nel 1976 stava indagando su alcuni sequestridi persona avvenuti a Roma e che avevano rivelato intrecci specie traeversione di destra, criminalità organizzata e associazioni segrete.

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PRISCO PALUMBO

ROMA

, 14 D

ICEM

BRE 1

976 Mentre era in servizio di scorta a un dirigentedell’antiterrorismo, la guardia di Pubblica si-curezza Prisco Palumbo venne raggiunto dauna raffica di mitra sparatagli da terroristi ap-partenenti ai Nuclei armati proletari (NAP),organizzazione di estrema sinistra che, dopoaver svolto attività criminose autonome, sarebbepoi confluita nelle Brigate rosse. Nell’agguato,il dirigente dell’antiterrorismo e un altro agenterimasero feriti; uno dei terroristi perse la vita.

Nato a Nocera Inferiore (SA) il 1° settembre 1952.entrò in Polizia nel 1971 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi di

trieste, prestò servizio presso quella di Caserta. L’ultima sua sede fu laquestura di Roma. Nello stesso anno della morte, gli fu indirizzata

“parola di lode” per essersi distinto in importanti operazioni di polizia.

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Nato a Roseto degli Abruzzi (AQ) il 20 luglio 1954.entrò in Polizia nel 1973 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi ditrieste, prestò servizio a Senigallia, Cesena e Cremona. La sua ultimasede fu la Scuola sottufficiali di Pubblica sicurezza di Nettuno.

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CLAUDIO GRAZIOSIRO

MA, 2

2 MAR

ZO 19

77 Mentre viaggiava in abiti civili su un autobuscittadino, la guardia di Pubblica sicurezza Clau-dio Graziosi riconobbe due appartenenti aiNuclei armati proletari (NAP), uno dei qualida poco evaso. Per assicurarli alla giustizia, in-vitò il conducente a dirottare il mezzo versoun compartimento di Polizia. Costretto dallecircostanze a rivelare la propria identità, fucolpito a morte dal fuoco di uno dei terroristi.I terroristi si diedero alla fuga per le vie diRoma. Le forze dell’ordine ne iniziarono l’in-seguimento, nel corso del quale rimase uccisoper errore Angelo Cerrai, una guardia zoofilache stava collaborando alle ricerche.

Nato a Roma il 20 giugno 1956.entrò in Polizia nel 1974 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi divicenza, prestò servizio a Napoli e firenze e, da ultimo, presso ilReparto Mobile di Napoli.

SETTIMIO PASSAMONTI

ROMA

, 21 A

PRILE

1977 Nel pomeriggio del 21 aprile 1977, nei pressi

della città universitaria, alcuni giovani apparte-nenti all’area dell’Autonomia aggredirono leforze di Polizia che, al mattino, avevanosgomberato l’Università di Roma da essi oc-cupata. Il gruppo di dimostranti fece uso dibottiglie incendiarie ed esplose colpi di armada fuoco. Due di questi ferirono a morte l’al-lievo sottufficiale Settimio Passamonti, com-ponente dei reparti intervenuti per impedireche la manifestazione degenerasse ulterior-mente. Rimasero feriti, anche gravemente,altri agenti di polizia, carabinieri e passanti.

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GIORGIANA MASIRO

MA, 1

2 MAG

GIO 1

977 Il 12 maggio 1977, Giorgiana Masi - stu-

dentessa diciannovenne del liceo Pasteur - fuuccisa a Roma durante una manifestazioneorganizzata nel terzo anniversario della vittoriareferendaria sul divorzio. Temendo il ripetersidegli scontri con gruppi di autonomi che ilprecedente 21 aprile 1977 avevano causato lamorte della guardia Passamonti, le autorità diPubblica sicurezza avevano vietato la manife-stazione e, per far rispettare il divieto, avevanodisposto un nutrito servizio di ordine pubblico.

Esso non servì a evitare nuovi e gravi scontritra dimostranti e forze dell’ordine. Furonolanciati ordigni incendiari; si sparò. Verso le20.00 due ragazze e un carabiniere furono col-piti da arma da fuoco. Una delle ragazze eraGiorgiana Masi che, colpita alla schiena, morìdurante il trasporto in ospedale. L’inchiestanon consentirà di individuare l’autore del-l’omicidio; esito sfavorevole avranno anche leulteriori indagini successivamente compiute.

Nata a Roma il 6 agosto 1958

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MAURO AMATO

ROMA

, 8 LU

GLIO

1977 Lo studente Mauro Amato fu ucciso per errore

in un agguato terroristico il cui obiettivo eraun suo commensale, l’agente di custodiaDomenico Velluto, ritenuto responsabile dellamorte, avvenuta il 7 aprile 1976, di MarioSalvi, giovane militante dei Comitati autonomioperai. L’attentato fu rivendicato da Lotta ar-mata per il comunismo, sigla con la qualevarie organizzazioni hanno rivendicato inquegli anni azioni terroristiche.

Nato a Roma il 1° giugno 1956

WALTER ROSSI

ROMA

, 30 S

ETTE

MBRE

1977 Walter Rossi, studente che militava in Lotta

continua, fu ucciso da un proiettile che locolpì alla nuca nel corso di una manifestazioneorganizzata per protestare contro il ferimentodi una giovane di sinistra avvenuto il giornoprima a opera di giovani di opposta fazione.Dell’omicidio furono indiziati esponenti delladestra giovanile. Due di essi, poi confluiti nelgruppo terroristico di destra eversiva denomi-nato Nuclei armati rivoluzionari (Nar), furonoanche processati ma assolti all’esito del giudizio.

Nato a Roma il 12 aprile 1957

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CARMINE DE ROSAPI

EDIM

ONTE

S. GE

RMAN

O (FR

), 4 GE

NNAI

O 197

8 Carmine De Rosa, all’epoca capo deiservizi di sicurezza della Fiat di Cassino,fu ucciso in un agguato terroristico men-tre, al volante della sua automobile, si stavarecando al lavoro. L’attentato fu rivendi-cato dal gruppo Operai armati per il co-munismo. I processi accerteranno che ilfatto era stato organizzato e compiuto daesponenti della sinistra eversiva. Uno diessi verrà arrestato in Francia assieme amilitanti delle Brigate rosse.

Nato a Casapulla (Ce) il 22 giugno 1926.Aveva prestato servizio nell’arma dei carabinieri, dalla quale si eracongedato con il grado di maggiore.

L’AGGUATODI VIA ACCA LARENTIA

ROMA

, 7 GE

NNAI

O 197

8 Verso le 18.00 del 7 gennaio 1978, tre gio-vani uscirono dalla sezione del Movimentosociale italiano di via Acca Larentia, nelquartiere Tuscolano, e furono investiti danumerosi colpi d’arma da fuoco esplosi dapersone appostate nelle vicinanze. Uno deitre, pur se ferito, riuscì a rientrare nella sededel partito. Franco Bigonzetti, studente uni-versitario di venti anni, morì sul colpo. Unterzo, Francesco Ciavatta - studente licealedi diciotto anni - fu ferito e tentò di fuggire,ma venne inseguito e colpito alla schiena;morì durante il trasporto in ospedale. Qualche giorno dopo, l’agguato alla sezionedi via Acca Larentia fu rivendicato dai Nucleiarmati di contropotere territoriale con un co-municato contenente minacce ed espressionidi rozza violenza.

fRANCo BIGoNzettINato a Roma il 4 marzo 1958

fRANCeSCo CIAvAttANato a Montegnano l’11 settembre 1959

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STEFANO RECCHIONIRO

MA, 7

GENN

AIO 1

978 Due ore dopo l’agguato di via Acca La-

rentia, si verificarono gravi incidenti nelquartiere Tuscolano e durante gli scontricon le forze dell’ordine, vennero esplosidiversi colpi d’arma da fuoco, uno deiquali ferì a morte il diciannovennemilitante di destra.

Nato a Roma il 26 gennaio 1958

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GIORGIO CORBELLIGiorgio Corbelli fu ucciso nel tentativodi sventare una rapina commessa da alcuniterroristi nella gioielleria di cui era titolare.L’azione fu rivendicata da esponenti dellasinistra extraparlamentare a scopo di auto-finanziamento.

Nato a Rimini il 30 settembre 1924

ROMA

, 28 G

ENNA

IO 19

78

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ROBERTO SCIALABBA

ROMA

, 28 F

EBBR

AIO 1

978 Militanti del gruppo di estrema destra Nuclei

armati rivoluzionari (Nar) si recarono pocodopo le 23.00 del 28 febbraio 1978 in piazzaDon Bosco al quartiere Appio-Tuscolano e,scesi da una vettura, iniziarono a sparare suiragazzi seduti sulle panchine dei giardinetti.Roberto Scialabba, giovane militante di Lottacontinua, cadde a terra ferito; un membro delcommando lo finì con un colpo alla testa. Suofratello riuscì a fuggire quantunque ferito.Qualche ora dopo, la sigla Gioventù nazionalpopolare - dietro la quale si celavano i Nar - siattribuì con una telefonata al quotidiano “IlMessaggero” la responsabilità dell’omicidio,affermando di aver voluto vendicare l’agguatoalla sezione del Msi di via Acca Larentia. Per diverso tempo l’omicidio venne però con-siderato un regolamento di conti tra bande ri-vali per il controllo del mercato dell’eroina inquella zona di Roma. Solo anni dopo le

dichiarazioni rese da esponenti del gruppoeversivo cui il fatto era riferibile consentirannodi far luce sull’omicidio e i suoi autori. I processi accerteranno, in particolare, chel’omicidio era stato compiuto proprio per ven-dicare l’agguato di via Acca Larentia avvenutopoco più di un mese prima che, secondo vociraccolte in carcere, era da addebitarsi ai “rossi”di San Giovanni Bosco. L’omicidio era statoanche l’occasione per ricordare Mikis Man-takas, il giovane neofascista greco ucciso treanni prima, durante gli scontri tra militanti didestra e di sinistra in occasione del processoper l’incendio di Primavalle nel quale eranomorti Virgilio e Stefano Mattei. L’omicidio diRoberto Scialabba segnò l’inizio di una nuovafase della violenza politica dell’estremismo didestra innescata dai fatti di via Acca Larentia.Nato ad Anzio (RM)

il 6 settembre 1954

RICCARDO PALMARO

MA, 1

4 FEB

BRAI

O 197

8 Riccardo Palma, magistrato e capo del-l’Ufficio edilizia penitenziaria della Di-rezione generale degli Istituti di preven-zione e pena del ministero della Giustizia,stava salendo sulla propria auto quandofu colpito da una raffica di mitra. Fu rag-giunto da diciassette colpi e morì imme-diatamente. I due attentatori fuggirono abordo di una vettura condotta da un com-plice. L’attentato fu rivendicato dalleBrigate rosse con un comunicato diffusoin varie città, nel quale si attaccava il ma-gistrato nella sua veste di capo dell’Ufficioministeriale che si occupava di ediliziapenitenziaria, sostenendo che stava

perseguendo una “progettazione scientificadella distruzione totale dei comunisti edei proletari detenuti attraverso l’appli-cazione nelle carceri delle più modernetecniche sperimentate dall’imperialismointernazionale”. L’omicidio fu eseguito da un gruppo difuoco delle Brigate rosse cui era affidato ilcompito di progettare e compiere attentaticontro magistrati e forze dell’ordine.L’omicidio Palma si iscrisse nella stessalogica di quelli di Girolamo Tartaglione eGirolamo Minervini. Tutti e tre i magi-strati si occupavano del settore peniten-ziario o, più in generale, della gestionedella pena. I processi accerteranno che l’omicidio diPalma e quello di Tartaglione erano acco-munati anche dalla identità della strutturache li aveva eseguiti.

Nato a Roma il 12 maggio 1915.Capo dell’Ufficio edilizia peniten-ziaria della Direzione generaledegli Istituti di prevenzione epena del ministero della Giustizia

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LA STRAGE DI VIA FANIE L’OMICIDIO DI ALDO MORO

ROMA

, 16 M

ARZO

- 9 M

AGGI

O 197

8 Il 16 marzo, poco dopo le 9.00, in via MarioFani - nel quartiere Monte Mario - un com-mando delle Brigate rosse bloccò l’auto sullaquale viaggiavano il presidente dellaDemocrazia cristiana Aldo Moro, e due mili-tari addetti alla sua tutela, e un’altra auto cona bordo tre agenti della Polizia anch’essi addettialla tutela del parlamentare. In meno di dueminuti furono esplosi oltre novanta colpid’armi automatiche. Più di quaranta andaronoa segno uccidendo i cinque uomini della scorta,Raffele Iozzino, Oreste Leonardi, DomenicoRicci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Aldo Moro fu trascinato fuori della propria autoe caricato su un’altra vettura. I brigatisti riuscironoa dileguarsi nel traffico. Alle 10.15, telefonate adorgani di stampa di Roma, Milano, Torino eGenova rivendicarono: “Questa mattina abbia-mo rapito il Presidente della Democrazia Cri-stiana e eliminato la sua scorta, le ‘teste di cuoio’di Cossiga” (l’allora ministro dell’Interno). Lastrage e il sequestro furono compiuti emble-maticamente nel giorno in cui il Parlamento erachiamato a dibattere e votare la fiducia a un go-verno di solidarietà nazionale appoggiato, per laprima volta dal 1947, dal Partito comunista ita-liano, per la costituzione del quale il presidentedella Dc si era fortemente impegnato. Nel co-municato n. 2 le Br sottolinearono che cosìfacendo il Pci e i sindacati “collaborazionisti” as-sumevano “il compito di funzionare da apparatopoliziesco antioperaio, da delatori, da spie delregime. La cattura di Aldo Moro, al quale tuttolo schieramento borghese riconosce il maggior

merito del raggiungimento di questo obiettivo,non ha fatto altro che mettere in macroscopicaevidenza questa realtà”.Il corso del sequestro fu scandito dalla diffu-sione di comunicati delle Br talora accom-pagnati da drammatiche lettere e appelli delpresidente della Dc, talaltra dalla richiestadelle Br di scarcerare “militanti detenuti”quale prezzo della liberazione del seque-strato, talaltra ancora della commissione dialtri omicidi, come quelli degli appartenential corpo degli agenti di custodia, marescialloDi Cataldo e agente Cutugno.Con il comunicato n. 9 le Br, dopo aver “re-gistrato” “il chiaro rifiuto della Dc, del governoe dei complici che lo sostengono” allo “scambiodi prigionieri politici”, annunciarono: “Con-cludiamo quindi la battaglia iniziata il 16marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moroè stato condannato”. Alle 14.00 del 9 maggio,a 55 giorni dal sequestro, il corpo di Moro fufatto rinvenire all’interno di una Renault 4rossa, in via Michelangelo Caetani, a brevedistanza dalle sedi della Dc e del Pci. Sulla strage, il sequestro e l’omicidio si aprironopiù processi. Al loro esito vennero individuati econdannati esponenti delle Br che in vario modoavevano partecipato all’organizzazione e al com-pimento dei gravissimi delitti. Di tali delitti sioccuperanno a lungo anche le commissioni par-lamentari di inchiesta per approfondire ognitipo di condotta o di situazione tenuta o verifi-catasi con riferimento alla terribile vicenda.

ALDo MoRoNato a Maglie (Le) il 23 settembre 1916.Si laureò giovanissimo in giurisprudenza presso l’università di Bari ove,a soli 24 anni, ottenne prima l’incarico di docente di filosofia deldiritto e, l’anno dopo, quello di docente di diritto penale. Divenne pro-fessore ordinario di diritto penale nel 1951 e dal 1963 fu titolare dellacattedra di istituzioni di diritto e procedura penale presso la facoltà discienze politiche dell’università “La Sapienza” di Roma.Nel 1939 fu presidente della federazione universitaria cattolica italiana(fuci) e, nel 1945, presidente del Movimento dei laureate dell’Azione cat-tolica e direttore della rivista “Studium”.Nel 1946 fu eletto all’Assemblea Costituente. fece parte della “Commis-sione dei 75” (incaricata di redigere il testo costituzionale) e fu rela-tore per la parte riguardante “I diritti dell’uomo e del cittadino”. fuanche vicepresidente del gruppo della Democrazia cristiana all’assemblea. vicepresidente della Democrazia cristiana fu eletto deputato nel 1948 enominato sottosegretario agli esteri nel quinto gabinetto De Gasperi. Nel1955 fu ministro di Grazia e Giustizia; nel 1957 e nel 1958, ministrodella Pubblica Istruzione.Moro fu segretario nazionale della Dc dal 1959. Nel dicembre 1963 costituìil suo primo governo rimanendo in carica fino al giugno 1968, alla guidadi tre successivi governi. Dopo essere stato ministro per gli Affariesteri dal 1970 al 1974, tornò alla presidenza del Consiglio alla finedello stesso anno presiedendo altri due governi.Nell’ottobre 1976 fu eletto presidente della Dc. In tale ruolo svolse unafondamentale attività per favorire un governo che includesse anche il Par-tito comunista italiano sia pure - in quella fase - senza ministri.

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RAffAeLe IozzINoNato a Casola (NA) il 2 gennaio 1953.entrò in Polizia nel 1971 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diAlessandria, prestò servizio presso il 1° Reparto mobile di Roma e pressol’Ispettorato generale di Pubblica sicurezza del viminale. Molto legato ai fratelli e alla famiglia d’origine, presso la quale rien-trava quasi ogni settimana, quando fu trasferito a Roma come agente discorta alle personalità politiche era molto riservato, non facevatrapelare quasi nulla del servizio che svolgeva.

oReSte LeoNARDINato a torino il 10 giugno 1926.

Si arruolò nell’arma dei carabinieri nel 1946 e fu promosso maresciallomaggiore nel 1973. Prestò servizio presso Reparti territoriali nelle re-gioni Umbria e Lazio; dal 1963 fu in forza al Reparto servizi sicurezza

enti vari.

DoMeNICo RICCINato a Staffolo (AN) il 18 settembre 1934. Si arruolò nell’arma dei carabinieri nel 1955, frequentando la Scuola al-lievi di Alessandria. Alla fine del corso fu trasferito al Nucleo radiomo-bile dei carabinieri a Roma. Per le sue doti eccezionali di esperto in“guida veloce” fu trasferito immediatamente al servizio di un alto gradodella gerarchia militare dell’arma. Per la preparazione e la riservatezzafu assegnato alla scorta di Aldo Moro nel 1958, dapprima come addetto allatutela della persona, poi come autista di fiducia, voluto da Moro stesso.Promosso al grado di appuntato il 29 dicembre 1965, dal 1966 entrò inforza al neonato reparto Servizi di sicurezza enti vari.Il 4 ottobre 1964 sposò Maria Laura Rocchetti da cui ebbe i figli Giovanni(1966) e Paolo (1968). Per circa vent’anni autista di Moro, lo seguì intutte le fasi della carriera, rimanendo legato anche alla di lui famiglia,in particolare alla moglie eleonora (di cui condivide le native radicimarchigiane) e ai figli, con cui condivise molti momenti della vita.

GIULIo RIveRANato a Guglionesi (CB)

il 1° agosto 1954.entrò in Polizia nel 1974 e, dopo

aver frequentato la Scuola diAlessandria, prestò servizio

presso il Reparto Celere di Milanoe successivamente a Roma presso il

Reparto Autonomo del Ministerodell’Interno.

fRANCeSCo zIzzINato a fasano (BR)il 4 giugno 1948.entrò in Polizia nel 1971 e, dopoaver frequentato la Scuola allievidi Caserta, prestò servizio primapresso detta scuola e poi pressole questure di Roma e Parma; daultimo, era stato assegnato alReparto autonomo del Ministerodell’Interno.

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IVO ZINIRO

MA, 2

8 SET

TEMB

RE 19

78 Verso le 22.00 del 28 settembre 1978, tre sim-patizzanti di sinistra, che sostavano davantialla sezione del Pci di via Appia Nuova, furonoavvicinati da un “vespone” dal quale disceserodue giovani a volto coperto. Questi esploseroalcuni colpi di pistola che colpirono mortal-mente Ivo Zini e ferirono un altro dei simpa-tizzanti di sinistra. Alle 23.00 circa dello stessogiorno, il gruppo terroristico di estrema destraNuclei armati rivoluzionari (Nar) rivendicòl’attentato con una telefonata al quotidiano“Il Messaggero”. Le indagini e le dichiarazionidei collaboratori di giustizia non consentirannodi accertare l’identità degli autori. Lo farannoperò univocamente risalire all’estremismo di

destra e, in specie, al gruppo che lo avevarivendicato. In quel periodo, peraltro, i Narnon costituivano ancora un’organizzazionestrutturata ma una sorta di gruppo e sigla“contenitore” delle azioni delle frange più e-stremiste del neo-fascismo romano; le frange,cioè, la cui attività terroristica aveva cominciatoa realizzarsi alla fine del settembre 1977 conl’omicidio di Walter Rossi e si era progressiva-mente estesa dopo l’agguato alla sezione delMSI di Acca Larentia del 7 gennaio 1978.

Nato a Romail 30 settembre 1953

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GIROLAMO TARTAGLIONE

ROMA

, 10 O

TTOB

RE 19

78 Girolamo Tartaglione, magistrato, fu uc-ciso a Roma, poco dopo le 14.00 del 10ottobre 1978, mentre stava rientrando acasa dal ministero della Giustizia presso ilquale era direttore generale degli affari pe-nali e nel quale era già stato capo di unufficio della direzione degli istituti pe-nitenziari. Le Brigate rosse ne rivendi-carono l’assassinio con un volantino re-capitato alla sede romana del “Corrieredella sera”.Al pari di quel che era accaduto nel feb-braio dello stesso anno per l’omicidiodi Riccardo Palma, anche quello diTartaglione fu organizzato e compiuto da

una struttura delle Brigate rosse deditaall’individuazione e all’eliminazione diquei magistrati che, specie nel settore pe-nitenziario e della gestione della pena,tendevano a proporre discipline in lineacon i principi fondamentali dello statodemocratico. L’omicidio si inserì nella“campagna contro il trattamento carce-rario dei prigionieri politici” descritta conriferimento all’omicidio Minervini.

Nato a Napoli il 27 settembre 1913.Svolse le funzioni di capo di un ufficio della Direzione degli Istitutipenitenziari e di direttore generale degli affari penali presso il mini-stero della Giustizia. Collaborò alla redazione del nuovo ordinamentopenitenziario e contribuì a costituire, negli istituti penali, repartidestinati all’assistenza post-penitenziaria dei detenuti e al potenzia-mento delle strutture per la risocializzazione dei condannati.

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L’AGGUATOAL PROCURATORE DELLA REPUBBLICADI FROSINONE

PATR

ICA (

FR), 8

NOVE

MBRE

1978 Il procuratore della Repubblica presso il tri-

bunale di Frosinone, Fedele Calvosa, fu uccisomentre, dalla sua casa di Patrica, si stava re-cando in ufficio a bordo della Fiat 128 diservizio condotta da Luciano Rossi, autistacivile del ministero della Giustizia, che da pocoaveva sostituito nel compito l’agente di custo-dia Giuseppe Pagliei, peraltro presente anch’eglisull’auto per affiancare il più giovane collega edargli indicazioni. All’altezza di un incrocio,tre uomini armati di pistole e mitra si pararonodinanzi all’autovettura e aprirono il fuoco. Ilprimo a cadere fu l’agente Pagliei, poi caddeFedele Calvosa. Luciano Rossi, ferito, tentòdi fuggire, ma fu scorto da uno degli attentatori

e finito con un colpo al volto. Dalle armi deisuoi compagni fu ferito anche uno degli at-tentatori.L’attentato fu rivendicato e addebitato dagliinquirenti alla organizzazione Formazioni co-muniste combattenti che, in collegamento conPrima linea e le Brigate rosse, stava con-ducendo una feroce campagna contro irappresentanti delle forze dell’ordine e imagistrati.

feDeLe CALvoSANato a Castrovillari (CS) il 3 ottobre 1919.Dopo la laurea, a Napoli, vinse il concorso in magistratura e iniziò aesercitare nel tribunale di Castrovillari. fu in seguito a Catanzaro, aCeccano e a Roma. Nel 1972 fu nominato procuratore capo a frosinone.

GIUSePPe PAGLIeINato a Giuliano di Roma (fR) il 28 giugno 1949.

entrò nel corpo degli Agenti di Custodia nel maggio 1968; prestò serviziopresso la casa circondariale di frosinone.

LUCIANo RoSSINato a Sgurgola (fR) il 20 gennaio 1954.Autista dipendente del Ministero della Giustizia.

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Nato a Roma il 9 ottobre 1958

ENRICO DONATIRO

MA, 1

4 DIC

EMBR

E 197

8 Un commando composto da due uomini avolto coperto penetrò nel club Speak Easy, nelquartiere Appio-Latino e, con pistole munitedi silenziatore, sparò contro le quattro personepresenti in quel momento, uccidendo il gio-vane Enrico Donati. Nel comunicato riven-dicativo, l’organizzazione terroristica Guerrigliacomunista sostenne che il vero obiettivo del-l’azione criminosa erano due altre persone pre-senti nel locale, ritenuti spacciatori di eroina.L’azione si iscriveva in una più ampia cam-

pagna che Guerriglia comunista e altre orga-nizzazioni similari (come le Squadre proletariecombattenti) stavano conducendo in quel pe-riodo contro gli spacciatori di droga neiquartieri popolari.

STEFANO CECCHETTI

ROMA

, 10 G

ENNA

IO 19

79 Una squadra dell’ultrasinistra spara da unaMini Minor verde contro alcuni giovani chestanno parlando davanti al Bar “Urbano” dilargo Rovani nel quartiere Talenti.Ne colpiscono tre. Stefano Cecchetti, militantedel Fronte della Gioventù, muore poche oredopo, mentre Maurizio Battaglia e AlessandroDonatone restano feriti. Un’ora dopo l’ag-guato, la rivendicazione all’Ansa: “Un’ora faabbiamo colpito, nel quartiere Talenti, un cen-tro di aggregazione fascista. Abbiamo colpitofacilmente. Contro l’arroganza fascista sul ter-ritorio. Ora e sempre violenza proletaria. Com-pagni Organizzati per il Comunismo”.

Nato a Roma il 24 luglio 1960

ITALO SCHETTINI

ROMA

, 29 M

ARZO

1979 Italo Schettini, avvocato e consigliere

provinciale della Democrazia cristiana, fuucciso, con colpi di pistola, sul portoned’ingresso del suo studio. L’omicidio furivendicato dalle Brigate rosse e rientrònelle azioni di queste contro la Dc. Ilprocesso accerterà che gli organizzatori egli autori del fatto erano stati esponentidi spicco del gruppo terroristico che loaveva rivendicato.

Nato a Castrovillari (CS)il 1° maggio 1921

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L’ASSALTO DI PIAZZA NICOSIARO

MA, 3

MAG

GIO 1

979 Il 3 maggio 1979, pochi giorni dopo l’inizio

della campagna elettorale, le Brigate rosse e-seguirono un sanguinoso attentato nel pienocentro di Roma. Quindici uomini, armati dibombe e mitra, entrarono nella sede del comi-tato romano della Democrazia cristiana inpiazza Nicosia e, dopo aver immobilizzatodecine di presenti, asportarono varia docu-mentazione e danneggiarono gravemente i lo-cali facendo esplodere ordigni. Un equipaggio

di polizia giunto sul posto fu colpito con raf-fiche di mitra. Un componente dell’equipag-gio, il brigadiere Antonio Mea fu ucciso; laguardia Pierino Ollanu riportò ferite che necagionarono la morte due giorni dopo. Il terzocomponente dell’equipaggio fu ferito. L’azionerientrò fra quelle organizzate contro la Dc, trale quali va ricompreso anche l’omicidio diSchettini, del 29 marzo 1979.

ANtoNIo MeANato a Napoli il 1° agosto 1945.entrò in Polizia nel 1963 e, dopoaver frequentato la Scuola allievidi Nettuno, prestò servizio pressotale Scuola e poi presso ilReparto Squadroni Roma. L’ultimasua sede fu la questura di Roma.

PIeRINo oLLANUNato a Gerghi (NU) il 5 luglio 1953.

entrò in Polizia nel 1971 e, dopo aver frequentato la Scuola Allievi di vi-cenza, prestò servizio presso il Reparto Celere di Roma e la questura di Roma.

ANTONIO VARISCO

ROMA

, 13 L

UGLIO

1979 La mattina del 13 luglio 1979 Antonio

Varisco, tenente colonnello dell’arma deicarabinieri, si stava recando al lavoro per-correndo con la propria autovettura il lun-gotevere, quando fu accostato da un com-mando che fece esplodere una bombafumogena, quindi lo uccise con un fucilea canne mozze. L’omicidio venne rivendi-cato dalle Brigate rosse. Varisco era comandante del Reparto ad-detto ai servizi di traduzioni e scorte delTribunale di Roma. Per il ruolo ricopertocostituiva da tempo un obiettivo dei

gruppi terroristici che in quel periodo pri-vilegiavano quali loro vittime gli apparte-nenti alle forze dell’ordine e alla magi-stratura, ritenuti responsabili di perseguirei loro militanti e di provvedere alla custo-dia di quelli detenuti secondo regimi “dif-ferenziati” che tendevano a impedire qual-siasi loro contatto con i complici in libertà. I processi accerteranno che l’omicidio era statoorganizzato e compiuto da esponenti delgruppo terroristico che lo aveva rivendicato.

Nato a zara il 29 marzo 1927.Si arruolò nell’arma nel 1951 quale sottotenente di complemento e, succes-sivamente, transitò nel servizio permanente. Comandò le tenenze di Locri(RC) e tuscania (vt); dal 1966 a Roma, fu comandante del Nucleo tribunali,traduzioni e scorte e, dal 1976, del Reparto servizi magistratura. Pressoil Nucleo e il Reparto assolse ai suoi particolari e delicati compiti condedizione e tenacia, consapevole del rischio personale che correva.

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MICHELE GRANATORO

MA, 9

NOVE

MBRE

1979 Michele Granato, guardia di Pubblica si-

curezza, fu ucciso con numerosi colpid’arma da fuoco in un agguato rivendicatodalle Brigate rosse. Faceva parte di un nu-cleo di Polizia giudiziaria impegnato nelcontrasto del terrorismo. Era solito agirein borghese per raccogliere notizie in zonedi Roma spesso frequentate da simpatiz-zanti o militanti di gruppi dell’eversionedi sinistra. L’omicidio si collocò nell’ambito dellacampagna delle Br volta a colpire apparte-nenti alle forze dell’ordine ritenuti parti-

colarmente pericolosi perché consideratiaddetti alla attività d’informazione sui pos-sibili fiancheggiatori dell’organizzazione.Nella stessa assurda e sanguinosa logicadell’omicidio Granato, si collocheranno,tra gli altri e poco più tardi, quelli delmaresciallo Taverna e del marescialloRomiti (27 novembre e 7 dicembre 1979).

Nato a Lercara friddi (PA) il 15 febbraio 1955.entrò in Polizia nel 1974 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diAlessandria, prestò servizio presso la questura di Roma.

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DOMENICO TAVERNA

ROMA

, 27 N

OVEM

BRE 1

979 Domenico Taverna, maresciallo di Pub-

blica Sicurezza, fu ucciso nei pressi dellapropria abitazione in un agguato compiutoe rivendicato dalle Brigate rosse. Nel co-municato le Br lo definirono un “boia”usando poi altre espressioni sprezzanti. L’agguato si collocò nell’ambito della cam-pagna brigatista contro le forze dell’ordineche in quel periodo aveva ispirato e poiispirerà, tra gli altri, gli omicidi dellaguardia Michele Granato e del marescialloMariano Romiti.

Nato a taurianova (RC) il 26 marzo 1921.entrò in Polizia nel 1948 e prestò servizio presso la questura di Roma.Nel corso della carriera gli furono conferiti encomi e riconoscimenti peraver svolto servizi di polizia di speciale importanza.

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MARIANO ROMITIRO

MA, 7

DICE

MBRE

1979 Mariano Romiti, maresciallo della squadra

di Polizia giudiziaria del commissariato diPubblica sicurezza del quartiere di Cento-celle, mentre si dirigeva in tribunale oveera atteso per una deposizione, fu rag-giunto da diversi colpi d’arma da fuocoesplosigli contro da terroristi appartenentialle Brigate rosse. Benché gravemente fe-rito, tentò di difendersi sino a soccombere. L’omicidio rientrava nella campagna conla quale le Br intendevano colpire apparte-

nenti alle forze dell’ordine particolarmenteattenti a individuare, nei quartieri diRoma, coloro che potevano svolgere fun-zioni di fiancheggiamento delle formazioniterroristiche. Nell’ambito di tale campagnasi collocano anche gli omicidi di MicheleGranato (9 novembre 1979) e DomenicoTaverna (27 novembre 1979).

Nato a vejano (vt) il 10 agosto 1927.entrò in Polizia nel 1948 e, dopo aver frequentato la Scuola di Caserta,prestò servizio in Reparti di Roma, Senigallia, e, da ultimo, presso laquestura di Roma. fu nominato vice brigadiere nel 1963 e divenne mare-sciallo scelto nel 1976. Nel 1965 fu insignito della medaglia d’argento almerito e nel 1978 dell’onorificenza di cavaliere oMRI. Ricevette “paroledi lode” ed encomi per operazioni di polizia giudiziaria di speciale im-portanza.

ANTONIO LEANDRI

ROMA

, 17 D

ICEM

BRE 1

979 Antonio Leandri, impiegato di 24 anni,

fu ucciso per uno scambio di persona daappartenenti alla formazione terroristicadi estrema destra denominata Nuclei ar-mati rivoluzionari (Nar). Quattro di essifurono arrestati dalla Polizia subito dopol’agguato. Un altro, che era riuscito a fug-gire, fu successivamente individuato e, alpari dei complici, condannato. Stando agli esiti processuali, Leandri erastato scambiato per un avvocato romano,entrato nel mirino dei Nar perché ritenutoresponsabile della cattura - avvenuta anniprima - di uno dei leaders carismatici del-l’estrema destra eversiva.

Nato a Roma il 13 giugno 1955

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IOLANDA ROZZIRO

MA, 2

8 GEN

NAIO

1980 La sera del 28 gennaio 1980 Iolanda Rozzi,

casalinga, rimase gravemente ustionata nel-l’incendio della sua abitazione di via CarloPorta a Torpignattara, alla cui porta erano stateappiccate le fiamme. La sorella Rosa, che vivevacon lei, era dirigente della sezione di quartieredella Democrazia cristiana. L’azione fu rivendicata dai Nuclei proletaricombattenti: “Un nostro nucleo - si leggevanel comunicato di rivendicazione - ha scovatoe colpito una militante del partito antirivo-

luzionario”. Iolanda Rozzi morì il successivo25 febbraio nell’ospedale San Giovanni dopoun mese di sofferenze.

Nata a Roma il 9 febbraio 1918

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MAURIZIO ARNESANO

ROMA

, 6 FE

BBRA

IO 19

80 Maurizio Arnesano, guardia di Pubblicasicurezza, era impegnato in servizio di vi-gilanza presso l’Ambasciata del Libanoquando venne mortalmente ferito daicolpi di arma da fuoco esplosigli controda due terroristi che gli sottrassero il mitrain dotazione. I processi accerteranno che il fatto erariferibile al gruppo eversivo di estrema de-stra Nuclei armati rivoluzionari (Nar), checon quell’azione avevano dato ufficialeinizio a forme di “spontaneismo armato”.Gli autori del fatto saranno identificati.

Nato a Carmiano (Le) il 20 luglio 1960.entrò in Polizia nel 1978 e, dopo aver frequentato la Scuola Allievi divicenza, prestò servizio presso la questura di Roma.

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VITTORIO BACHELETRO

MA, 1

2 FEB

BRAI

O 198

0 Vittorio Bachelet, all’epoca vicepresidentedel Consiglio superiore della magistratura,fu ucciso attorno alle 12.00 del 12 febbraio1980 nell’università di Roma dopo aver ter-minato una lezione presso la facoltà discienze politiche, ove era docente di dirittoamministrativo. A ucciderlo fu un com-mando delle Brigate rosse. Gli furono esplosicontro numerosi colpi a bruciapelo; alcunidi essi a opera di una ragazza che - afferran-dolo per una spalla - lo aveva costretto avoltarsi. Gli assassini riuscirono a dileguarsiapprofittando della confusione creatasi. Sul posto giunse per primo il presidentedella Repubblica Sandro Pertini che fu ap-plaudito da una folla di studenti com-mossa e sgomenta. Poco più tardi, l’omi-cidio venne rivendicato dalle Brigate rosse.Nel comunicato di rivendicazione sosten-

nero che, nella veste di vicepresidente,Bachelet aveva reso possibile la trasfor-mazione del CSM “da organismo formalea mente politica”, assumendo “il controllodelle attività giuridiche dei singoli magi-strati” e “assicurando inoltre un collega-mento organico all’Esecutivo”. Bachelet fu in realtà colpito perché eradivenuto autorità di riferimento dell’in-tero sistema giudiziario, invitando i ma-gistrati a contrastare il terrorismo con ilproprio lavoro quotidiano, senza reagire- malgrado gli attacchi subiti - con paurao invocando normative speciali. I pro-cessi accerteranno che l’attentato erastato organizzato e compiuto da espo-nenti del gruppo terroristico che lo avevarivendicato..

Nato a Roma il 20 febbraio 1926.Dopo essersi laureato in giurisprudenza nel 1947, prestò attività di as-sistente volontario di diritto amministrativo presso l’università “LaSapienza”.Divenne redattore capo e poi vicedirettore della rivista di studi politici“Civitas”, diretta da Paolo emilio taviani. Gli furono conferiti diversiincarichi presso il Comitato italiano per la ricostruzione e la Cassa peril Mezzogiorno.Nel 1957 ottenne la libera docenza in diritto amministrativo e in isti-tuzioni di diritto pubblico; insegnò presso le università di Pavia e ditrieste dove nel 1965 divenne professore ordinario, poi alla Pro Deo (oggiLuiss) e dal 1974 alla “Sapienza” di Roma.fu nominato vicepresidente dell’Azione cattolica da Giovanni XXIII nel1959 e assunse la carica di Presidente generale nel 1964.Nel 1976 fu eletto consigliere comunale a Roma nelle liste dellaDemocrazia cristiana. Nello stesso anno fu eletto vicepresidente del Con-siglio superiore della magistratura.

VALERIO VERBANO

ROMA

, 22 F

EBBR

AIO 1

980 Verso le 13.00 del 22 febbraio 1980 tre

ragazzi armati e con il volto coperto feceroirruzione nell’abitazione di Valerio Verbano,nel quartiere Montesacro. Legarono e im-bavagliarono i genitori di Valerio, diciot-tenne attivista di Autonomia operaia, e at-tesero il ritorno da scuola del ragazzo per50 minuti durante i quali rovistarono nellastanza del giovane. Valerio tornò a casa, maappena aperta la porta fu ucciso con ununico colpo che gli recise l’aorta. L’omicidio fu rivendicato sia da formazioniestremiste di sinistra che di destra. Il Gruppoproletario rivoluzionario armato sostenneche il giovane era stato ucciso perché “servodella polizia”; i Nuclei armati rivoluzionari

(Nar) sostennero invece di aver “giustiziatoValerio Verbano come mandante dell’omi-cidio Cecchetti”, avvenuto un anno prima.I Nar aggiunsero particolari significativisull’arma usata e, per questo motivo, leindagini privilegiarono la pista del “terro-rismo nero”. Inoltre, nel 1979, Valerio Verbano era statoarrestato perché sorpreso a fabbricare ordigniincendiari e nella sua stanza era stata rin-venuta una mappa ricostruttiva delle for-mazioni di destra operanti in Roma e deiloro militanti. I processi non consentirono di individuarei responsabili dell’omicidio. Anche i colla-boratori di giustizia non sapranno formularespecifici e convergenti addebiti a caricodell’uno o dell’altro dei componenti delleformazioni estremiste di destra.

Nato a Roma il 25 febbraio 1961

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LUIGI ALLEGRETTIRO

MA, 1

0 MAR

ZO 19

80 Luigi Allegretti, cuoco in un ristorante delcentro, fu ucciso con tre colpi di pistolada due persone a bordo di una vespa. Ilgiorno dopo i Compagni armati per il co-munismo rivendicarono l’omicidio rive-lando che l’agguato aveva come obiettivoun dirigente locale del Movimento socialeitaliano, vicino di casa dell’Allegretti.

Nato a Scheggino (PG)il 5 novembre 1944

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ANGELO MANCIA

ROMA

, 12 M

ARZO

1980 Angelo Mancia, dipendente, con mansioni

esecutive, del quotidiano “Secolo d’Italia”e segretario della sezione del Movimentosociale italiano del quartiere Talenti, fuucciso nei pressi della sua abitazione daun commando di terroristi. Due giovanigli esplosero contro due colpi di pistolaalla schiena e un colpo di grazia alla nuca. Il delitto fu rivendicato dai Compagni or-ganizzati in volante rossa. Si ritenne trat-tarsi di una ritorsione per l’omicidio diValerio Verbano, il militante di Autonomiaoperaia ucciso qualche giorno prima.

Nato a foligno (PG)il 17 maggio 1953

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GIROLAMO MINERVINIRO

MA, 1

8 MAR

ZO 19

80 Girolamo Minervini fu ucciso mentre viag-giava sull’autobus che lo stava portando alministero della Giustizia ove dal giorno primaricopriva l’incarico di direttore generale degliistituti di prevenzione e pena. L’assassino fuggìfacendosi largo tra i passeggeri e continuandoa sparare. L’omicidio fu rivendicato dalleBrigate rosse e fu compiuto da un nucleo ar-mato i cui componenti saranno successiva-mente identificati. Minervini aveva dedicato molta parte del suoimpegno professionale alle attività connessealla organizzazione degli istituti di pena e allostudio della normativa penitenziaria. Per questoera divenuto bersaglio eccellente per le Brigaterosse, che da tempo avevano individuato inchi si occupava della popolazione detenuta (etra questa, anche dei propri militanti reclusi)

il simbolo dello Stato autoritario e violento.Seguendo questa logica avevano ucciso, nel1978 e nel 1979, magistrati (Palma eTartaglione) e numerosi appartenenti al corpodegli Agenti di custodia. Nella difficile situa-zione segnata dalla rivolta brigatista dell’Asinara(ottobre 1979), dalle proteste contro il decretoantiterrorismo (dicembre 1979) e dalle notiziesu possibili nuovi scontri nelle carceri, Mi-nervini era consapevole del pericolo che cor-reva. Quando era stato proposto per l’incaricodi direttore generale degli istituti di prevenzionee pena aveva detto ai familiari che “in guerraun generale non può rifiutare di andare in unposto dove si muore”, e aveva deciso di nonessere sottoposto a tutela armata per non e-sporre a rischio la vita dei giovani agenti chesarebbero stati chiamati a scortarlo.

Nato a Molfetta il 4 maggio 1919.fin dalle sue prime esperienze in magistratura si distinse per l’apportoprofessionale e umano che aveva saputo fornire nello svolgimento dellefunzioni di volta in volta ricoperte presso il ministero della Giustizia,la Procura generale della Cassazione, la segreteria del Consiglio superio-re della magistratura e la Corte d’appello di Roma.

VINCENZO TOTONELLI

ROMA

, 27 M

AGGI

O 198

0

Vincenzo Totonelli, guardia giurata del-l’Istituto dell’Urbe, in servizio di sorve-glianza presso un istituto di credito, fuucciso da terroristi durante un tentativodi rapina per autofinanziamento. L’atten-tato fu rivendicato da un sedicenteGruppo proletario organizzato armato,ma, secondo gli inquirenti, fu opera diesponenti della estrema destra eversiva.

Nato a Carbognano (vt)il 16 gennaio 1932

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FRANCESCO EVANGELISTARO

MA, 2

8 MAG

GIO 1

980 Verso le 8.10, mentre era in servizio di vigilanza

al liceo classico Giulio Cesare, Francesco Evan-gelista (detto Serpico), vicebrigadiere di Pub-blica sicurezza, venne ferito mortalmente dacolpi di arma da fuoco esplosi da un gruppodi terroristi appartenenti all’organizzazioneeversiva di estrema destra Nuclei armati rivo-luzionari (Nar). Gli altri due componenti del-l’equipaggio furono feriti. Rimase ferito ancheuno degli attentatori. I terroristi si imposses-sarono dell’arma di un agente e della radioportatile in dotazione all’equipaggio. L’azione era volta a “ridicolizzare la militariz-zazione del territorio”. L’agguato si inserì in

quel progetto “rivoluzionario” che i Nar ave-vano intrapreso e che li aveva già condotti auccidere l’agente di Pubblica sicurezza Arne-sano e che si sarebbe successivamente svilup-pato, tra l’altro, con l’attentato al magistratoMario Amato, con altri attentati a esponentidelle forze dell’ordine e con gli omicidi disoggetti da loro ritenuti dei “traditori”. Espo-nenti dei Nar che saranno condannati perl’agguato davanti al liceo Giulio Cesare el’omicidio di Francesco Evangelista verrannoritenuti responsabili anche della strage del 2agosto 1980 alla stazione di Bologna.

Nato a San Nicola La Strada (Ce) il 13 marzo 1943.entrò in Polizia nel 1963, e dopo aver frequentato la Scuola allievi diNettuno, prestò servizio presso il Reparto a cavallo, le volanti ed altrireparti ed in seguito presso la questura di Roma. fu assegnato al Commis-sariato Salario-Parioli. Nel 1975, nel normale turno di servizio, durante una colluttazione con dueladri d'appartamento, fu spinto dalla finestra di un primo piano con con-seguente frattura di un vertebra. Dovette stare parecchio tempo con unbusto di gesso e, nonostante questo, trascorse la convalescenza girando perle strade del quartiere e osservando tante cose che non aveva captato inservizio su un’auto, operando altresì alcuni arresti e sventando una rapinain banca. Questo gli valse una promozione e il soprannome di Serpico daparte dei cittadini del quartiere che iniziarono a riconoscerlo, a salu-tarlo e a confidargli movimenti e persone sospetti. Si fece così strada inlui l'idea del "poliziotto di quartiere", che fu istituito anni dopo. Dopo l'infortunio fu inviato alla sala operativa della questura dove la-vorò tre mesi; poi chiese di rientrare in servizio attivo e fu trasferitoal commissariato Porta Pia.

31

MARIO AMATO

ROMA

, 23 G

IUGN

O 198

0 Mario Amato fu ucciso da appartenenti algruppo terroristico di estrema destra Nucleiarmati rivoluzionari (Nar) alla fermata del-l’autobus che avrebbe dovuto portarlo in uffi-cio. A freddarlo fu un colpo alla nuca sparatoglida breve distanza. Nel volantino di rivendicazione i Nar scrissero:“Oggi 23 giugno 1980 abbiamo eseguito lasentenza di morte emanata contro il sostitutoprocuratore Mario Amato, per le cui manipassavano tutti i processi a carico dei camerati”.Gli autori e gli ideatori del fatto sono stati in-dividuati e condannati. Alcuni di essi, nel con-fessare l’agguato, hanno ricostruito l’ambientein cui era maturato e le sue ragioni. Dal 7 gennaio 1978, giorno in cui giovanimilitanti del Movimento sociale italianofurono uccisi davanti alla sezione di via Acca

Larentia, la violenza dei gruppi di estrema de-stra era aumentata e gli attentati si erano susse-guiti. Amato ritenne di valutare congiunta-mente episodi apparentemente slegati fra loroe di cercare un filo conduttore, convincendosiche i gruppi eversivi di destra - malgrado ladiversità delle sigle usate per rivendicare at-tentati e altre azioni violente - obbedivano aun’unica regia. Gli arresti che ordinò di eseguirefecero di lui un “obiettivo privilegiato” deigruppi terroristici. Egli ne acquisì consape-volezza tanto più che fatti criminosi di pocoprecedenti all’attentato ai suoi danni (comel’omicidio degli agenti di Polizia Arnesano edEvangelista) e le dichiarazioni allora rese daun arrestato lo avevano convinto del livello diassoluta pericolosità e della strategia eversivaperseguita dai Nar.

Nato a Palermo il 24 novembre 1937.era sostituto procuratore presso la procura della Repubblica in Roma. Dal1977 si occupava del terrorismo neofascista nella capitale e, nei tre annisuccessivi, era rimasto l’unico ad indagare sulla eversione di destra.Poco tempo prima di essere ucciso, aveva dichiarato di sentirsi isolatoanche nell’ambiente giudiziario.

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32

L’ATTENTATO ALLA GAZZELLADI VITERBO

VITE

RBO,

11 AG

OSTO

1980 L’equipaggio di un’autoradio dei carabinieri,

composto dal maresciallo Cuzzoli e dall’ap-puntato Cortellessa, era impegnato nella ricercadegli autori di una rapina a un istituto di cre-dito quando, durante un’operazione volta alcontrollo di elementi sospetti, fu aggreditodagli autori del fatto che si erano mimetizzatitra un gruppo di persone in attesa di un mezzodel trasporto urbano. Il maresciallo Cuzzoli,

benché ferito mortalmente, ingaggiò una vio-lenta colluttazione con uno dei criminali, riu-scendo a ferirlo. L’appuntato Cortellessa ac-corse in difesa del collega, ma venne a suavolta assalito da un’altra persona e ferito mor-talmente da una terza sopraggiunta nel frat-tempo. Il fatto fu rivendicato da Prima linea,e poi attribuito a questa organizzazione eversivadi estrema sinistra.

IPPoLIto CoRteLLeSSANato a vivaro Romano (RM)il 10 ottobre 1930.Si arruolò nell’arma dei Cara-binieri nel 1950. operò in nu-merosi reparti in toscana,Sardegna e Lazio. Dal 1979 era inforza al Nucleo radiomobile diviterbo.

PIetRo CUzzoLINato a Caprarola (vt) il 5 gennaio 1949.

Si arruolò nell’Arma nel 1967. fu destinato ai battaglioni “Campania” ed“emilia Romagna”; poi alla compagnia di foligno. Dal 1979 era in servizio

presso il Nucleo radiomobile di viterbo.

MAURIZIO DI LEO

ROMA

, 2 SE

TTEM

BRE 1

980 A un mese esatto dalla strage di Bologna,

Maurizio Di Leo, tipografo del quotidiano“Il Messaggero”, fu ucciso da appartenentialla organizzazione eversiva di destra Nu-clei armati rivoluzionari (Nar) che, dopoavergli sparato, fuggirono a bordo di unamoto. I terroristi lo avevano scambiatoper un giornalista dello stesso quotidianoromano che, in quel periodo, si era spessooccupato di eversione nera.

Nato ad Andria (Ba)il 6 novembre 1913

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GIUSEPPE FURCIRO

MA, 1

° DIC

EMBR

E 198

0 Già il 5 ottobre 1980 un rudimentale mapotente ordigno era stato piazzato davantila porta dello studio di Giuseppe Furci,medico dell’istituto penitenziario ReginaCoeli, ma la miccia si era spenta prima diraggiungere l’ordigno. Il secondo attentato ebbe successo. Il 1°dicembre 1980 Furci fu brutalmente as-sassinato sotto la sua abitazione. L’omi-cidio fu rivendicato dalla colonna WalterAlasia delle Brigate rosse.

Nato a Roma il 23 luglio 1926

33

RIZIERO ENRICO GALVALIGI

ROMA

, 31 D

ICEM

BRE 1

980

Riziero Enrico Galvaligi, generale di divi-sione dell’arma dei Carabinieri, fu uccisoda due terroristi delle Brigate rosse che,travestiti da postini, all’interno del palazzoove abitava, gli esplosero contro numerosicolpi d’arma da fuoco da distanza ravvici-nata. L’attentato fu rivendicato con unvolantino delle Brigate rosse che fu fattoritrovare, assieme a un comunicato sul se-questro del magistrato Giovanni D’Urso,sequestro iniziato il 12 dicembre e ancorain corso. Galvaligi era uno stretto collaboratore delgenerale Carlo Alberto Dalla Chiesa edera stato da questi nominato responsabiledel coordinamento dei Servizi di sicurezzaper gli istituti di prevenzione e pena. Cu-rava dunque la sorveglianza delle carceridi massima sicurezza, ove erano reclusi iterroristi più pericolosi; a dire dei terroristi,era inoltre colpevole di aver consentito,

pochi giorni prima, l’intervento di gruppispeciali delle forze dell’ordine per ripren-dere il controllo dell’istituto penitenziariodi Trani che era in rivolta. Al pari del sequestro e dell’omicidio dell’a-gente Cinotti, l’omicidio del generale Gal-valigi si collocò in un momento caratteriz-zato da atteggiamenti di particolare violenzaeversiva contro chi, a vario titolo, operavaall’interno del sistema carcerario. Le Brigaterosse avevano deciso di aprire il “frontecarceri” per “organizzare la liberazione deiproletari prigionieri” e smantellare il cir-cuito penitenziario di rigore che lo Statoaveva deciso di adottare per i terroristi. Iprocessi accerteranno che il fatto era statoorganizzato e compiuto da esponenti delgruppo che lo aveva rivendicato.

Nato a Solbiate Arno (vA) l’11 ottobre 1920.Si arruolò nell’Arma nel 1941. Nel 1975 fu promosso generale di brigata.Ricoprì importanti incarichi di Comando in tutta Italia. Dal 1977 era ad-detto all’Ufficio di coordinamento dei servizi di sicurezza degli Istitutidi prevenzione e pena.

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34

LUCA PERUCCIRO

MA, 6

GENN

AIO 1

981

Luca Perucci, studente universitario militantedell’organizzazione di estrema destra Terza po-sizione, fu ucciso sotto gli occhi della madre edegli zii da due giovani terroristi con un colpodi pistola alla testa. Poco dopo pervennero atre quotidiani telefonate di identico tenore:“Qui i Nar. Abbiamo chiuso per sempre labocca al delatore Perucci”. Perucci era stato sentito dai magistrati diRoma e Bologna nell’ambito di alcuni pro-cedimenti per delitti associativi, per la stragedi Bologna del 2 agosto 1980 e per l’omi-cidio del magistrato Mario Amato. Il timoredei Nar era che il Perucci avesse voluto“chiudere” con la violenza e avesse fornitoinformazioni agli inquirenti.

I processi accerteranno che il fatto era statoorganizzato e commesso da esponenti delgruppo terroristico che lo aveva rivendicato. Iprocessi accerteranno anche che con l’omicidiodi Perucci i terroristi vollero accelerare la “cam-pagna di annientamento” di chi, offrendo lapropria disponibilità a collaborare con le forzedi Polizia, aveva scelto di recidere antichi legamidi amicizia o di simpatia politica o, addirittura,di complicità con appartenenti al gruppo cri-minale. In questo quadro si collocheranno,oltre all’omicidio di Pizzari, quelli di ErmannoBuzzi (13 aprile 1981), Giuseppe De Luca(31 luglio 1981), Mauro Mennucci (8 luglio1982), Carmine Palladino (10 agosto 1982).

Nato a Roma l’11 novembre 1962

RAFFAELE CINOTTI

ROMA

, 7 AP

RILE

1981 Mentre usciva dal portone della propria

abitazione per recarsi sul posto di lavoro,Raffaele Cinotti, capoposto al reparto diisolamento giudiziario del carcere di Re-bibbia, fu ucciso in un agguato terroristico,rivendicato dalle Brigate rosse. L’omicidiofu espressione - al pari di altri - della cam-pagna di intimidazione del terrorismo diestrema sinistra sul “fronte carceri”. Sul corpo dell’agente ucciso gli autori delfatto lasciarono un documento sulla“Campagna D’Urso”, dal nome del ma-gistrato direttore dell’Ufficio detenuti delministero della Giustizia, rapito il 12dicembre 1980 e del quale i brigatisti ave-vano diffuso una foto nella quale apparivacon al collo la scritta “Organizzare la li-berazione dei proletari prigionieri, sman-tellare il circuito della differenziazione”(ovvero il circuito penitenziario di rigoreprevisto per i terroristi).

Nato a S. Prisco (Ce) il 23 maggio 1953.entrò nel corpo degli Agenti di custodia nel maggio del 1972; quando fuucciso prestava servizio presso la casa circondariale di Roma Rebibbia.

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SEBASTIANO VINCIRO

MA, 1

9 GIU

GNO 1

981

Sebastiano Vinci, commissario capo diPubblica sicurezza, fu ucciso con numerosicolpi di arma da fuoco esplosigli controda distanza ravvicinata mentre si trovavaa bordo dell’autovettura di servizio. L’attentato, accuratamente pianificato,come i processi accerteranno, fu rivendi-cato dalla colonna romana delle Brigaterosse. Nell’occasione, queste fornirono an-che i nomi di alcuni agenti della “squadradi polizia giudiziaria” di Primavalle, indi-candoli come prossimi obiettivi della or-ganizzazione. Nell’ottobre dello stesso anno, in un paccoinviato a un brigatista detenuto, sarà rin-venuto un filmato contenente i volantinidi rivendicazione dell’omicidio.

Nato a Catania il 9 febbraio 1937.Si laureò in giurisprudenza presso l’università di Urbino e venne nominatovicecommissario nel 1968 e commissario capo nel 1973. Prestò servizio aModena, torino e, da ultimo, a Roma quale dirigente l’Ufficio sezionalePrimavalle. Nel corso della carriera gli vennero attribuite “parole dilode”, elogi e note di apprezzamento.

35

ROBERTO PECI

ROMA

, 3 AG

OSTO

1981 Roberto Peci fu rapito a San Benedetto

del Tronto il 10 giugno 1981 da un com-mando terroristico composto da quattrouomini. Dopo cinquantaquattro giorni diprigionia fu ucciso quale rappresaglia neiconfronti del fratello Patrizio, militantedelle Brigate rosse che, dopo la cattura,aveva collaborato con gli inquirenti con-sentendo l’individuazione di covi e l’ar-resto di molti militanti dell’organizzazione. L’omicidio di Roberto Peci fu eseguito conundici colpi di arma da fuoco all’alba del3 agosto 1981 a Roma, nei pressi dell’ip-podromo delle Capannelle. Accanto alcorpo fu rinvenuto il testo di una“risoluzione strategica” in cui le Brigaterosse - Partito della guerriglia” (Br-Pg) af-fermavano che “l’annientamento è l’unicorapporto possibile che intercorre fra pro-letariato marginale e traditori”. I processi condurranno alla condanna diesponenti del gruppo terroristico che loaveva rivendicato.

Nato a Ripatransone (AP)il 2 luglio 1956

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36

MARCO PIZZARIRO

MA, 3

0 SET

TEMB

RE 19

81 Marco Pizzari fu ucciso a Roma da uncommando di quattro giovani travestitida agenti di Polizia. L’episodio, rivendicatoda Volante rossa, fu in realtà opera di espo-nenti del gruppo eversivo di estrema destraNuclei armati rivoluzionari (Nar) cheritenevano Pizzarri un delatore. Egli era comparso nelle indagini sullastrage di Bologna del 2 agosto 1980 e inaltre indagini sull’estremismo di destra ro-mano. Era stato più volte sentito dallapolizia giudiziaria e dalla magistratura per-ché indirettamente coinvolto nelle vicenderiguardanti l’alibi di uno dei terroristi che

sarebbero stati successivamente condannatiper quella strage. L’omicidio fu rivendicato- assieme a quello di Luca Perucci (com-piuto nel gennaio dello stesso anno) - nelcomunicato che seguì l’agguato di Aciliadell’ottobre 1981, al capitano Straullu eall’agente Di Roma.

Nato a Roma il 10 febbraio 1958

L’AGGUATO DI ACILIA

ROMA

, 21 O

TTOB

RE 19

81 Mentre ad Acilia, località del comune diRoma, percorrevano a bordo dell’auto diservizio uno stretto e breve tunnel, il ca-pitano di Pubblica sicurezza Straullu e ilsuo autista, la guardia scelta Di Roma,vennero mortalmente raggiunti da nu-merosi colpi d’arma da fuoco esplosi daarmi automatiche ad alta potenzialità of-fensiva. L’agguato fu realizzato dalla for-mazione terroristica di estrema destra Nu-clei armati rivoluzionari (Nar) che temevasempre di più l’intelligente impegno postodal giovane capitano nel contrastare la loroorganizzazione.

Questo impegno aveva già condotto a nu-merosi e importanti arresti nell’area della ever-sione di destra e indotto alla collaborazionealcuni suoi esponenti. Il fatto fu rivendicatocon un comunicato nel quale gli autori del-l’agguato, dopo aver assunto di aver uccisoanche Luca Perucci e Marco Pizzari,sostenevano: “Non abbiamo né poteri da in-seguire né masse da educare, per noi quelloche conta è la nostra etica. Per essa i nemici siuccidono e i traditori si annientano. Il deside-rio di vendetta ci nutre: non ci fermeremo”. I responsabili del duplice omicidio sarannoindividuati e condannati.

CIRIACo DI RoMANato a taurasi (Av)il 20 agosto 1951.entrò in Polizia nel 1970 e, dopoaver frequentato la Scuola allievidi Alessandria e la Scuola sottuf-ficiali di Nettuno, prestò servizioal reparto Celere di torino,all’Autocentro di Padova e,da ultimo, alla questura di Roma.

fRANCeSCo StRAULLUNato a Nuoro il 10 luglio 1955.

Nel 1974 entrò nell’Accademia del corpo delle guardie di Pubblica Si-curezza. Nel 1978 fu assegnato al raggruppamento di Roma. Nel 1979 vennepromosso al grado di capitano e assegnato nel 1980 alla Digos della que-stura di Roma. Nel corso della carriera, gli furono conferiti due encomi

per la partecipazione a indagini conclusesi con la cattura di esponenti diorganizzazioni eversive.

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CIRO CAPOBIANCORO

MA, 5

DICE

MBRE

1981 Un gruppo di terroristi di estrema destra, ap-

partenente ai Nuclei armati rivoluzionari(Nar), ingaggiò, nella zona di Labaro, unoscontro a fuoco con una pattuglia della Poliziadi Stato che passava nei pressi. Nella sparatorial’agente Capobianco fu ferito gravemente emorì due giorni dopo, il 7 dicembre 1981.Anche il suo collega di pattuglia rimase ferito.Nello scontro a fuoco restò ucciso uno degliattentatori, mentre un altro, ferito, riuscì afuggire riparando in altra zona di Roma.

Per impedirne il rintraccio, un terroristadello stesso gruppo, il giorno dopo,avrebbe mortalmente ferito il carabinierescelto Romano Radici. I responsabili del fatto saranno individuati econdannati.

Nato a Napoli il 4 dicembre 1960. entrò in Polizia nel 1980 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diBolzano, prestò servizio a Roma.

37

ROMANO RADICI

ROMA

, 6 DI

CEMB

RE 19

81 Nei pressi della Piramide Cestia, il cara-biniere Romano Radici discese dall’autoradiosulla quale stava svolgendo il normale servizioper procedere all’identificazione di alcunigiovani in atteggiamento sospetto. Uno diessi gli esplose contro colpi di arma dafuoco che lo ferirono mortalmente. I duegiovani riuscirono a dileguarsi, inutilmenteinseguiti dal capo equipaggio dell’autora-dio e da agenti di Polizia sopraggiunti nelfrattempo. Nel corso dell’inseguimentofurono esplosi altri colpi e uno degli agentirimase ferito.

L’autore dell’omicidio sarà successivamenteidentificato per un pericoloso terroristalatitante, appartenente ai Nuclei armatirivoluzionari, la stessa formazione eversivadi estrema destra che il giorno precedenteaveva ucciso l’agente della Polizia di StatoCiro Capobianco.

Nato a Roma il 5 agosto 1943.Si arruolò nell’Arma nel 1961, conseguendo la qualifica di carabinierescelto nel 1975. operò in Piemonte e dal 1976, presso il nucleo radiomo-bile di Roma.

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ALESSANDRO CARAVILLANIRO

MA, 5

MAR

ZO 19

82 Il diciassettenne Alessandro Caravillani fucasualmente ucciso - con ancora indossoil suo zaino da studente - durante un con-flitto a fuoco tra le forze di Polizia e alcuniterroristi (poi individuati), appartenential gruppo di estrema destra Nuclei armatirivoluzionari (Nar), che avevano appenarapinato una banca. Numerosi passantifurono feriti perché i terroristi si diederoalla fuga sparando all’impazzata tra la follapresente nel vicino mercato. Nell’occasione, fu ferita anche la esponentedi maggior rilievo della organizzazione, datempo ricercata per gravissimi fatti. Nelpomeriggio dello stesso giorno, viste lecritiche condizioni della complice, i ter-roristi la lasciarono nei pressi di un o-spedale della città.

Nato a Roma il 22 giugno 1965

GIUSEPPE RAPESTA

ROMA

, 6 M

AGGI

O 198

2 Giuseppe Rapesta, agente della Polizia fer-roviaria, intorno alle 21.00 del 6 maggio1982 si trovava da solo nell’ufficio Polferdella stazione di San Pietro, quando vifece irruzione un gruppo di terroristi. Allasua reazione questi gli spararono alla nuca,poi fuggirono dopo aver sottratto l’armadi ordinanza. Giuseppe Rapesta morì ilsuccessivo 12 maggio. Come i processi accerteranno, l’agguatofu organizzato da un commando delgruppo eversivo di estrema destra Nucleiarmati rivoluzionari (Nar) come rappre-saglia in seguito alla morte di un militantedella loro organizzazione. Questi si erasuicidato il giorno prima al momento del-l’irruzione di agenti nel covo ove si erarifugiato; ad avviso dei terroristi, era statoinvece ucciso dagli agenti intervenuti.

Nato a vico equense (NA) l’11 ottobre 1928. Deceduto il 12 maggio 1982.entrò in Polizia nel 1951 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diRoma, prestò servizio presso la questura di Roma e la Polizia ferroviariadi Roma.

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LA RAPPRESAGLIA CONTROLA VOLANTE DI VILLA GLORI

ROMA

, 8 GI

UGNO

1982 Alle ore 1.15 dell’8 giugno 1982 Giuseppe

Antonio Carretta e Franco Sammarco, com-ponenti di una volante del commissariato VillaGlori in servizio di pattuglia, si apprestaronoal controllo di un’autovettura in sosta nei pressidello stadio Flaminio. Vennero improvvisa-mente aggrediti dai suoi occupanti che, dopoaverli immobilizzati e disarmati, li “giu-stiziarono” con colpi d’arma da fuoco allanuca.

L’attentato fu rivendicato dal gruppo eversivoNuclei armati rivoluzionari (Nar). Con essointesero vendicare un militante della organiz-zazione che si era suicidato un mese prima eche invece - a loro dire - sarebbe stato uccisoda agenti di polizia. Gli assassini saranno individuati e risulterannoappartenere al gruppo terroristico che avevarivendicato l’agguato.

GIUSePPe ANtoNIo CARRettANato a Rosarno (RC)il 23 febbraio 1954.entrò in Polizia nel 1973 e prestòservizio presso la questura diRoma, commissariato di Pubblicasicurezza villa Glori.

39

fRANCo SAMMARCoNato a San Donato (CS) il 13 marzo 1954.

entrò in Polizia nel 1973 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diAlessandria, prestò servizio a Roma prima presso la Scuola tecnica diPolizia e poi presso la questura, commissariato di Pubblica Sicurezza

villa Glori.

ANTONIO GALLUZZO

ROMA

, 24 G

IUGN

O 198

2

Assieme a un collega, Antonio Galluz-zo, agente della Polizia di Stato, stavasvolgendo servizio di vigilanza pressol’abitazione del rappresentante dell’Orga-nizzazione per la liberazione della Palestinain Italia quando fu all’improvviso investitoda decine di colpi di arma da fuoco esplosida alcuni terroristi del gruppo eversivo diestrema destra Nuclei armati rivoluzionari(Nar), giunti sul posto a bordo di un’autoe di una moto. Il Galluzzo rimase ucciso;il suo collega fu gravemente ferito.

I processi accerteranno che il fatto era statoorganizzato e compiuto da esponenti dei Nar.

Nato a Castel San Giorgio (SA) il 20 settembre 1957.entrò in Polizia nel 1976 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diNettuno, prestò servizio prima ad Alessandria e poi a Roma, presso ilreparto celere e presso la questura.

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40

GERMANA STEFANINIRO

MA, 2

8 GEN

NAIO

1983 Il 27 gennaio 1983, nella casa circondariale

di Rebibbia-Femminile, una cellula romanadelle Brigate rosse (inizialmente denomi-natasi Nuclei per il potere del proletariatoarmato) rapì Germana Stefanini, vigilatricedi reparto. In un appartamento della città lasottopose a un “processo” per estorcerle in-formazioni sull’organizzazione carceraria. Il“processo” - registrato su audiocassette rin-venute nel corso delle indagini - si conclusecon la condanna a morte della donna, mo-tivata dalla sua “funzione repressiva […] aspese dei prigionieri proletari comunisti”. Lacondanna fu eseguita con un colpo di pistolaalla nuca. Il corpo fu rinvenuto il successivo28 gennaio nel cofano di un’autovettura. L’azione delle Brigate rosse e delle altreorganizzazioni fiancheggiatrici aveva dasempre avuto, come obiettivi privilegiati,persone appartenenti all’area delle carceri.I processi accerteranno che l’omicidio erastato organizzato e compiuto da esponentidel gruppo che lo aveva rivendicato.

Nata a Roma il 9 luglio 1926

PAOLO DI NELLA

ROMA

, 3 FE

BBRA

IO 19

83 Alle 22.45 del 3 febbraio 1983, Paolo DiNella, attivista del Movimento nazionalpopolare-Fronte della gioventù, stava at-taccando dei manifesti in viale Libia a Romaquando fu aggredito alle spalle e colpito allatesta con spranghe di ferro. Tornato a casa,avvertì forti dolori e fu condotto in ospedale,dove - malgrado l’intervento chirurgico cuifu sottoposto - morì nella sera del 9 febbraio,poche ore prima del compimento del ven-tesimo anno di età. Per l’omicidio furono indagati due apparte-nenti ai Collettivi autonomi della zona incui il fatto era avvenuto; al termine della faseistruttoria saranno prosciolti.

Nato a Roma il 10 febbraio 1963

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RAY LEAMON HUNTRO

MA, 1

5 FEB

BRAI

O 198

4 Ray Leamon Hunt, diplomatico statunitensee già responsabile logistico della Forza Multi-nazionale del Sinai incaricata di controllare ilterritorio che divide l’Egitto da Israele, si ap-prestava a rientrare nella sua casa di Roma,ove abitava da un anno, a bordo di un’autoblindata condotta da una guardia del corpo.Gli tagliò la strada un gruppo di terroristi cheviaggiava su una Fiat 128. Gli aggressori, sfon-data la blindatura dei vetri a colpi di mitra, lo

uccisero risparmiando l’autista. L’omicidiofu rivendicato dalle Brigate rosse per lacostruzione del Partito comunista combattente(Br-Pcc) con un comunicato nel quale, richia-mando le professioni antimperialiste già e-sposte in occasione del “sequestro Dozier”, at-taccavano Hunt come uno di quei funzionari“sguinzagliati in tutto il mondo ad organizzarele tante nefandezze che l’imperialismo USAcommette ai danni dei popoli”.

Nato a Mill Creek, oklahoma, il 7 ottobre 1927.Compì gli studi presso il Murray State College (oklahoma) e lo U.S.Army War College di Carlysle (Pennsylvania). Dopo aver prestatoservizio nella U.S. Coast Guard (1945 e 1946), nel 1948 entrò a farparte del foreign Service, con incarichi a Gerusalemme, in turchia, SriLanka, etiopia, Costa Rica, Siria e Libano.Nel 1969 fu nominato direttore esecutivo dell’Ufficio per gli affaridel vicino oriente e Asia del Sud, nel 1974 vice sottosegretario, nel1976 incaricato d’affari a Beirut, nel 1977 ministro consigliere e di-rettore della missione degli Stati Uniti nel Sinai.Nel 1979 fu a capo del Comitato congiunto USA-Arabia Saudita per lacooperazione economica, istituito presso il ministero del tesoro.Ritiratosi dal foreign Service nel 1980, divenne, sin dalla sua isti-tuzione (1982), direttore generale della forza Multilaterale di osser-vazione (di cui è considerato il padre fondatore), creata percontrollare gli accordi di “cessate il fuoco” tra egitto e Israele.

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OTTAVIO CONTE

TORV

AIAN

ICA (

RM), 9

GENN

AIO 1

985 Alle 15.45 del 9 gennaio 1985 Ottavio

Conte, agente di Polizia, era uscito dicasa per fare una telefonata da una cabinadel lungomare delle Meduse a Torvaia-nica (comune di Pomezia), libero dalservizio e disarmato. Venne trascinatofuori dalla cabina da due uomini scesida una vettura parcheggiata pocodistante e ucciso a colpi di pistola. L’o-micidio venne inizialmente rivendicatodalla Brigata Antonio Gustini, dal nomedi un brigatista rosso ucciso poche oreprima.

Le indagini si spostarono in seguito sullaeversione di destra. Entrambe le piste in-vestigative si arenarono. Gli assassini del-l’agente non sono mai stati individuati.

Nato a Pomezia (RM) il 21 gennaio 1957.entrò in Polizia nel 1981 e, dopo aver frequentato la Scuola allievi diBolzano, prestò servizio prima presso la questura di Milano e poi, a Roma,presso il reparto autonomo del ministero dell’Interno.

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EZIO TARANTELLIRO

MA, 2

7 MAR

ZO 19

85 Ezio Tarantelli, docente di economia politicapresso la facoltà di economia e commerciodell’università “La Sapienza” di Roma, fu uc-ciso a pochi passi dall’aula dove aveva appenatenuto una lezione. Verso le 12.30 del 27marzo 1985 era salito sulla propria autoparcheggiata nei pressi della facoltà: due indi-vidui lo colpirono in volto con numerosi colpidi mitraglietta. L’assassinio venne rivendicatodalle Brigate rosse per la costruzione del Partitocomunista combattente (Br-Pcc) con un

volantino lasciato sull’auto: Tarantelli era at-taccato come teorico della predeterminazionedegli scatti di scala mobile e come uno deiprincipali fautori della riforma strutturale delmercato del lavoro. Per questo era “sottoinchiesta” già da un anno e il suo nome facevaparte di un elenco trovato in uno dei covidell’organizzazione criminosa. I processi accerteranno che l’omicidio era statoorganizzato e compiuto da esponenti delgruppo che lo aveva rivendicato.

Nato a Roma l’11 agosto 1941.Laureato nel 1965 presso la facoltà di economia e commercio dell’univer-sità di Roma, frequentò, successivamente, corsi avanzati di economia e dimetodi quantitativi presso l’università di Cambridge (U.K.) e il Massachu-setts Institute of technology.Nel 1966 entrò come funzionario al servizio studi della Banca d’Italia,fino ad assumerne la direzione dal 1970 al 1973.Dopo aver insegnato economia del lavoro presso la facoltà di economia ecommercio dell’università Cattolica di Milano, divenne assistente ordi-nario di politica economica e finanziaria presso la facoltà di economia ecommercio di Roma e, nel 1976, professore straordinario di politica eco-nomica della facoltà di scienze politiche di firenze. Divenne quindi pro-fessore ordinario di economia politica presso la facoltà di economia ecommercio dell’università “La Sapienza” di Roma.tenne corsi di relazioni industriali al MIt, al dipartimento di economiadell’università della California e all’Istituto universitario europeo difirenze.Nel 1981 fondò l’Istituto di studi e economia del lavoro, associato allaCISL, diventandone presidente.

GIOVANNI DI LEONARDO

TIVOL

I, 1° M

AGGI

O 198

5

Intorno alle due del mattino del 1° maggio1985, una pattuglia della Polizia stradale diRoma - di cui l’agente scelto Di Leonardo eracapo equipaggio - percorreva l’autostrada A-24. Nei pressi dello svincolo di CastelMadama, gli agenti notarono una VolkswagenGolf ferma sulla corsia di emergenza e dueuomini che facevano loro segno di fermarsi.Quando gli agenti scesero dalla vettura, furonocolpiti dai due uomini e da due loro compliciche erano nascosti dietro alcuni cespugli.L’ autista fu tramortito, e Di Leonardo fu feritoal polmone da un proiettile. I due furono poiimmobilizzati con le loro stesse manette e get-tati in un canale di scolo che correva lateral-mente all’autostrada. Gli assalitori fuggironosottraendo la vettura e le armi degli agenti.

L’ autista, riuscito a risalire sulla strada, chiesesoccorso e Di Leonardo fu condotto al-l’ospedale di Tivoli, ove morì poche ore dopo.L’assalto fu rivendicato dai Nuclei armati ri-voluzionari (Nar), una formazione della destraeversiva i cui esponenti erano stati autori neglianni precedenti di gravissimi delitti.

Nato ad ortona dei Marsi (AQ) il 15 luglio 1951.entrò in Polizia nel 1971 e, dopo aver frequentato le scuole allievi ditrieste e di vicenza, prestò servizio prima in reparti di Milano, Senigal-lia, Bologna e L’ Aquila e poi a Roma, presso la sottosezione AutostradaleRoma est-Lunghezza.

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L’ASSALTO DI VIA PRATI DI PAPARO

MA, 1

4 FEB

BRAI

O 198

7 Alle 8,50 del 14 febbraio 1987, una pattugliadel reparto volanti di Roma che scortava unfurgone postale, tamponò il mezzo che la pre-cedeva e al quale la strada era stata tagliata dauna vettura, poi risultata rubata. Sulla stradadi via Prati di Papa, stretta e in salita, comparveall’improvviso un commando composto dacinque persone, che sparò a raffica contro lavolante con pistole, fucili e mitra. I tre com-ponenti la pattuglia, Rolando Lanari, GiuseppeScravaglieri e l’autista Pasquale Parente, furonoraggiunti da oltre cinquanta proiettili. Solo

Parente riuscì a salvarsi. I componenti del com-mando, dopo essersi impadroniti di un ingentebottino (un miliardo e mezzo di lire), si allon-tanarono a bordo di auto che abbandonaronopoco lontano per dileguarsi attraversandol’ospedale S. Camillo. L’agguato fu rivendicatodalle Brigate rosse per la costruzione del Partitocomunista combattente” (Br-Pcc). I processi accerteranno che l’omicidio era statoorganizzato e compiuto da esponenti delgruppo terroristico che lo aveva rivendicato.

RoLANDo LANARINato a Massa Martana (PG) il 9luglio 1960.entrò in Polizia nel 1978 e, dopoaver frequentato la Scuola allievidi vicenza, prestò servizio pressola questura di Roma.

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GIUSePPe SCRAvAGLIeRINato a Catenanuova (eN) il 4 aprile 1963.

entrò in Polizia nel 1982 e, dopo aver frequentato la Scuola agenti ditrieste, prestò servizio presso la questura di Roma.

LICIO GIORGIERI

ROMA

, 20 M

ARZO

1987 La sera del 20 marzo 1987 Licio Giorgieri,

generale dell’Aeronautica militare e direttoregenerale del ministero della Difesa, facevarientro a casa con l’auto di servizio. Ungruppo di terroristi sparò cinque colpi, uc-cidendolo. L’autista - militare di leva - rimaseilleso. L’omicidio fu rivendicato dall’Unionecomunisti combattenti. I processi accerteranno che l’omicidio era statoorganizzato e compiuto da esponenti delgruppo terroristico che lo aveva rivendicato.

Nel rivendicare l’omicidio, avevano assuntoche con esso era stato “giustiziato il massimoresponsabile della costruzione di armi ed ar-mamenti aeronautici e spaziali”. A guidarli erastata, insomma, la stessa logica che il 10 feb-braio 1986 li aveva indotti a colpire l’ex sindacodi Firenze Lando Conti, accusato di voler pro-muovere la produzione di materiale bellico fa-vorendo così “le scelte generali dell’imperia-lismo occidentale”.

Nato a trieste il 1° giugno 1925.Laureato in ingegneria navale e meccanica all’università di trieste, su-però nel 1950 il concorso nazionale per esami per la nomina in serviziopermanente effettivo del genio aeronautico.Nel 1962 conseguì la libera docenza in razzi a propulsione spaziale.Al ministero della Difesa fu preposto ai programmi di ricerca e sviluppo;nel 1983, promosso generale ispettore, fu nominato capo del corpo delGenio aeronautico e direttore generale delle costruzioni delle armi edegli armamenti aeronautici e spaziali.Insegnò nelle università di Roma e trieste e presso la Scuola di guerradi firenze.

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MASSIMO D’ANTONARO

MA, 2

0 MAG

GIO 1

999 Verso le 8,30 del 20 maggio 1999, Mas-

simo D’Antona, consulente del ministrodel Lavoro e docente di diritto del lavoroall’università “La Sapienza” di Roma, stavarecandosi da casa al suo studio in viaSalaria quando due individui - un uomoe una donna - scesi da un furgone parcheg-giato nei pressi della sua abitazione, loavvicinarono e lo colpirono con numerosicolpi di pistola, uccidendolo. Poche oredopo, l’omicidio fu rivendicato dalleBrigate rosse per la costruzione del Partitocomunista combattente (Br-Pcc).

I processi accerteranno che l’omicidio erastato organizzato e compiuto da esponentidel gruppo terroristico che lo aveva riven-dicato. Durante il giudizio, i terroristi nonesiteranno a rivendicare brutalmente l’at-tentato come “espressione della lotta ar-mata, a difesa del proletariato, contro laborghesia imperialista” in quanto D’An-tona era stato attivamente impegnato afavore di politiche di riforma della legi-slazione del lavoro.

Nato a Roma l’11 aprile 1948.Svolse attività di docente di diritto del lavoro presso le università diCatania, Napoli e Roma.fu uno degli estensori del Patto per lo sviluppo e l’occupazione siglatonel 1993 e modificato nel 1998, nonché rappresentante del governo altavolo permanente del Patto medesimo.Durante il governo Dini, fu consigliere giuridico del ministro deitrasporti Caravale; divenne poi sottosegretario allo stesso Ministero.Successivamente, collaborò con il ministro dei trasporti Burlando e conil ministro alla funzione pubblica Bassanini. Durante il governo D’Alemafu consulente del ministro del Lavoro Bassolino che gli conferì l’inca-rico di coordinare la commissione di esperti per la riforma degli ammor-tizzatori sociali e il Comitato consultivo per la riforma dellalegislazione del lavoro.Aveva fatto parte dei consigli di amministrazione dell’eNAv e dellaSocietà Aeroporti di Roma.

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Le storie che seguono non riguardano direttamenteil nostro territorio ma raccontano come, in altri luoghid’Italia, uomini nati nella nostra regione sono stati uccisi.

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LUIGI CALABRESIMI

LANO

, 17 M

AGGI

O 197

2 Alle 9.15 del 17 maggio 1972, Luigi Calabresi- commissario capo di Pubblica sicurezza eaddetto all’Ufficio politico della questura diMilano - fu assassinato davanti alla suaabitazione mentre stava raggiungendo la suaauto. A sparare fu un giovane a volto scopertoche si allontanò poi su una vettura guidata daun complice. Il delitto faceva seguito alla cam-pagna di denigrazione della quale il commis-sario era stato fatto oggetto da molti mesi,dopo che il 15 dicembre 1969 GiuseppePinelli - esponente del movimento anarchicomilanese - era rimasto ucciso precipitandodalla finestra dell’ufficio della questura di Mi-lano ove era sottoposto a interrogatorio nel-l’ambito delle indagini sulla strage di piazzaFontana del 12 dicembre 1969: strage, in re-lazione alla quale le indagini avevano origi-nariamente privilegiato la “pista anarchica”.Nonostante l’inchiesta della magistratura avesseaccertato che il commissario non si trovavanella stanza al momento dell’accaduto e che

della morte di Pinelli non erano responsabiligli altri appartenenti alle forze di Polizia che lostavano interrogando, da più parti si continuòad affermare che Pinelli fosse stato deliberata-mente ucciso, o comunque indotto alla mortedai metodi usati nel corso dell’interrogatorio(anche le indagini successive, intervenute a se-guito della riapertura del caso, avrebbero e-scluso responsabilità di terzi). Malgrado ciò leaccuse rivolte a Calabresi divennero semprepiù martellanti, calunniose e minacciose. Il movimento extraparlamentare di sinistraLotta continua si distinse per una campagnadi stampa dai toni violenti. In questo climamaturò l’omicidio del commissario. Sedicianni dopo un ex militante di Lotta continuaammise di esserne stato uno degli autori ma-teriali e fece i nomi del complice e dei man-danti. All’esito di una serie di processi, le lororesponsabilità sono state accertate con sentenzedivenute definitive.

Nato a Roma il 14 novembre 1937. Laureato in giurisprudenza, superò nel 1966 il concorso per vice commis-sario di Pubblica sicurezza e fu assegnato alla questura di Milano, primaquale ufficiale addetto all’Ufficio sezionale e poi all’Ufficio politico.Nel 1970 fu nominato commissario capo. Nel corso della carriera, gli furonoconferite “parole di lode” per servizi di ordine pubblico, per il rinveni-mento di materiale esplosivo e per l’arresto di autori di attentati.

FAUSTO DIONISI

FIREN

ZE, 2

0 GEN

NAIO

1978

L’abitazione di un maresciallo degli agentidi custodia che prestava servizio presso l’i-stituto penitenziario delle Murate a Firenzeera collocata accanto all’ingresso dell’istitutostesso. Approfittando di ciò, tre terroristi vifecero ingresso nel tentativo di favorire lafuga di alcuni detenuti e, in particolare, diun giovane arrestato nel 1977 in un appar-tamento all’interno del quale era statotrovato materiale delle Unità combattenticomuniste. Un equipaggio della Polizia, rice-vuta segnalazione della presenza nei pressidell’istituto penitenziario di un autofurgonerubato, si recò immediatamente sul postoscontrandosi con i componenti del com-

mando terroristico che fungevano da palo.L’agente Fausto Dionisi si avvicinò loro peridentificarli, ma fu colpito a morte con armida fuoco. Un altro componente dell’e-quipaggio rimase ferito e il terzo illeso.Dalle indagini emerse che la responsabilitàdel fatto era riconducibile all’organiz-zazione eversiva di sinistra Prima linea.Appartenenti al gruppo che realizzò l’omi-cidio furono successivamente individuatie condannati.

Nato ad Acquapendente (vt) il 6 ottobre 1954.entrò in Polizia nel 1973 e, dopo aver frequentato le Scuole allievi diCaserta, Bolzano e Bologna, prestò servizio presso il 7° Reparto mobile alPoggio Imperiale di firenze. Da lì fu trasferito alla questura di firenzee assegnato alle volanti. fu promosso per merito straordinario al grado diappuntato.

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LA STRAGEALLA STAZIONE DI BOLOGNA

BOLO

GNA,

2 AG

OSTO

1980 Alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, un

ordigno ad altissimo potenziale esplosenella sala d’aspetto di seconda classe dellastazione ferroviaria di Bologna. L’esplo-sione provocò il crollo della strutturasovrastante le sale d’aspetto e di trentametri della pensilina. Investì anche duevetture di un treno in sosta al primo bi-nario. Le conseguenze della esplosionefurono di terrificante gravità anche a ra-gione dell’affollamento della stazione inun giorno prefestivo di agosto.Rimasero uccise ottantacinque persone;oltre duecento furono ferite. La città sitrasformò in una gigantesca macchina disoccorso e assistenza. Il presidente dellaRepubblica Sandro Pertini, giunto nelpomeriggio a Bologna, affermò: “Siamodi fronte alla impresa più criminale chesia avvenuta in Italia, al più grave atten-tato dell’Italia repubblicana”.Quel giorno cominciò anche una dellepiù difficili indagini della storiagiudiziaria. Il bilancio giudiziario del-l’attentato consta di 27 anni di processi,l’ultimo dei quali si è concluso nell’aprile2007. Risulta tuttora aperto un ulteriorefilone dell’indagine.Per la strage sono stati condannati in viadefinitiva tre appartenenti a un gruppodella destra eversiva che in quegli annierano stati autori, coautori o complici diomicidi terroristici quali quelli del ma-gistrato Mario Amato e degli agenti dipolizia Arnesano ed Evangelista. Dallesentenze emerge il delirante progettoperseguito da quel gruppo e da altri aesso contigui. Si intendeva portare avantiuna “lotta nazionale rivoluzionaria voltaa disarticolare il sistema”, ricorrendo aforme di terrorismo “sia indiscriminatoche contro obiettivi ben individuati”:

forme che, “contando sulla impressioneprodotta sia sul nemico che sulle forzealmeno in parte favorevoli” avrebbero po-tuto - secondo i terroristi - determinare“quasi automaticamente un estendersidella lotta armata”. Si legge nelle sentenzeche il progetto indicato è esposto in undocumento stilato da altro terrorista diestrema destra nei cui confronti, appenadue giorni prima, era stata depositata or-dinanza di rinvio a giudizio per la stragesul treno Italicus del 22 maggio 1974 eche con i giovani che sarebbero stati con-dannati per la strage alla stazione aveva“non solo piena consonanza ideologica,ma anche familiarità”.Le sentenze a carico degli appartenentialla destra eversiva hanno messo in evi-denza anche le responsabilità relative auna “programmata azione di depistaggioopportunamente predisposta e inseritain una complessa strategia” posta in es-sere fin dall’agosto 1980 e culminata il13 gennaio 1981 con la collocazione diuna valigia contenente armi ed esplosivosul treno Taranto-Milano. Le sentenze,anch’esse definitive, hanno addebitatoad appartenenti ad associazioni segrete eai servizi di informazione per la sicurezza,di aver tenuto, per finalità terroristico-eversive, condotte tese ad “accreditare laipotesi della riferibilità della strage del 2agosto 1980 ad organizzazioni inter-nazionali offrendo agli inquirenti, inmaniera subdola e indiretta, artificiose esuggestive indicazioni, aventi tutte unacostante e immutata connotazione:quella di screditare la riferibilità dellastrage ad un’autonoma decisione digruppi terroristici organizzatisi in Italia,nell’area della destra eversiva”.

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veLIA CARLI IN LAURoNata a Bagni di tivoli (RM) l’1 settembre 1930.velia e suo marito Salvatore erano in attesa di una coincidenza sbagliata,costretti cioè dal ritardo accumulato dal treno che da Brusciano (vicino aNapoli) avrebbe dovuto condurli a Mestre. A causa dello scoppio della bomba alla stazione di Bologna, velia e Salva-tore, non rivedranno più i loro sette figli, di cui due molto giovani.

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MAURo DI vIttoRIoNato a Roma il 20 maggio 1956.

“Mi permetto pure una colazione e all'una prendo il traghetto. Londra, ec-comi. faccio un giro sul traghetto e tre ore passano subito. Dover con le

sue bianche scogliere mi sta di fronte". É una delle ultime frasi cheMauro ha scritto sul suo diario, su cui aveva l'abitudine di annotare

quando era in viaggio le tappe e gli incontri che faceva.A Londra non era riuscito ad arrivare: al posto di frontiera la polizia

inglese si informò dei suoi mezzi di sostentamento e scoperto che inten-deva, per mantenersi, trovare un qualsiasi lavoro, saltuario, in In-

ghilterra, lo rimandarono indietro. Il suo viaggio di ritorno e la sua breve vita, aveva solo 24 anni, si con-

clusero tragicamente a Bologna. "era un ragazzo come tanti, con ben precise idee di sinistra" lo de-

scrivono i suoi parenti a Roma; un ragazzo che fino a soltanto pochi annifa era rimasto molto chiuso in se stesso, ma che negli ultimi tempi sistava sciogliendo e trovava più facile il rapporto con gli altri. Unragazzo generoso che se aveva in tasca cinquecento lire era capace di

darne quattrocento agli amici che ne avevano bisogno". Anche con quello che sperava di guadagnare in Inghilterra pensava diaiutare un amico, Peppe, con cui aveva incominciato il viaggio. Ma a

friburgo Peppe dovette fermarsi, aveva noie con la polizia per unbiglietto non pagato. Mauro proseguì il viaggio da solo; "Peppe è molto

abbattuto - scrive nel diario - perché non gli spiegano che cosa glifaranno, allora decidiamo che io vado in autostop e poi eventualmente gli

mando i soldi da Londra". A torpignattara, nella periferia romana, la madre Maria, le sorelle Anna e

elide, il fratello minore Marcello lo credevano già in Inghilterra easpettavano sue notizie da Londra.

Il 10 agosto invece arrivò una telefonata della polizia che annunciava ilritrovamento della sua carta d'identità a Bologna e l'11 agosto la notizia

che quel documento era stato trovato fra le macerie della stazione.

MARIo SICANato a Roma il 5 settembre 1936.Mario, era un avvocato. esperto di diritto del lavoro, da alcuni anni eraresponsabile del servizio personale dell'Azienda trasporti consorziati diBologna. era originario di Roma, ma non vi era rimasto a lungo: dopo la laurea inlegge, si era trasferito a torino, alla fiat. Da quattro anni lavorava al-l'AtC di Bologna, dove si era trasferito dal '63. Quel giorno, il 2 agosto, stava passeggiando sul marciapiede lungo ilprimo binario, quasi all'imbocco del sottopassaggio: attendeva la madre,Anna, ma fu proprio allora che scoppiò la bomba. Lasciò la moglie Grazia, e i tre figli, Myriam, Davide e Simone.

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EZIO LUCARELLIMI

LANO

, 26 N

OVEM

BRE 1

980 Ezio Lucarelli, brigadiere dei carabinieri,

fu ucciso mentre, insieme ad altri apparte-nenti all’arma, stava compiendo unaperquisizione presso una carrozzeria nel-l’ambito di indagini su un sequestro dipersona. Mentre i militari stavano proce-dendo all’identificazione dei presenti, duegiovani aprirono il fuoco uccidendo ilbrigadiere Lucarelli e ferendo un altrocomponente dell’equipaggio. I processi accerteranno che responsabilidel fatto erano esponenti del gruppo diestrema destra denominato Nuclei armatirivoluzionari (Nar), che qualche giornoprima, avevano compiuto a Treviso unarapina per autofinanziamento.

Nato a Cori (Lt) il 2 luglio 1945.Si arruolò nel 1965 e divenne brigadiere nel 1977. operò in numerosireparti del trentino e della Lombardia. Dal 1979 era in forza al Nucleooperativo di Monza (MI).

L’AGGUATO DI MONTERONI D’ARBIA

MONT

ERON

I D’AR

BIA (

SI), 2

1 GEN

NAIO

1982 Mentre erano impegnati - insieme con un

maresciallo dell’Arma - in un posto diblocco a Monteroni d’Arbia, i carabinieriGiuseppe Savastano ed Euro Tarsilli fer-marono l’autobus della linea Siena-Mon-talcino per un controllo. Sul mezzo viag-giavano sette terroristi appartenenti allaorganizzazione Comunisti organizzati perla liberazione proletaria, che avevano ap-pena compiuto una rapina in una bancaalla periferia di Siena. Nel conflitto a fuocosuccessivo al controllo effettuato, Savastano,Tarsilli (nato a Belvedere Ostrense (AN) il18 settembre 1962) e uno dei terroristi ri-masero uccisi. Il maresciallo fu gravementeferito. Gli altri terroristi riuscirono a fuggire,ma furono in seguito catturati.

GIUSePPe SAvAStANoNato a viterbo il 10 giugno 1961.Si arruolò nell’Arma nel 1981 e fu destinato alla Stazione di Monteronid’Arbia (SI).

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VALERIO RENZILIS

SONE

(MI),

16 LU

GLIO

1982 Il maresciallo Valerio Renzi, maresciallo

capo dei Carabinieri e comandante dellaStazione Carabinieri di Lissone, fu feritomortalmente da colpi di arma da fuocoesplosi da terroristi intenti a consumareuna rapina ai danni dell’ufficio postale,ove Renzi si era recato per ritirare la cor-rispondenza. L’azione venne rivendicata da Prima po-sizione, organizzazione terroristica diestrema sinistra.

Nato a torricella in Sabina (RI) il 29 giugno 1938.fu arruolato nell’Arma nel 1956 e conseguì la promozione a maresciallocapo nel 1980. Prestò servizio in reparti territoriali in Abruzzo,trentino Alto Adige e Lombardia; dal 1975 era in servizio alla stazione diLissone (MI).

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L’ASSALTOALL’AUTOCOLONNA DELL’ESERCITODI SALERNO

SALE

RNO,

26 AG

OSTO

1982 Il 26 agosto 1982 un gruppo di quindici

terroristi assalì due autocarri dell’Esercitoper impossessarsi delle armi in essitrasportate. Gli agenti Antonio Bandiera(nato a Sangineto (CS) il 23 marzo 1958)e Mario De Marco, componenti di unavolante della questura di Salerno, inter-vennero. Gli assalitori aprirono il fuocoall’impazzata, uccidendo Bandiera e fe-rendo De Marco, che morì il successivo29 agosto. Otto persone, tra civili e mili-tari, vennero gravemente ferite e il caporaledell’Esercito Antonio Palombo (nato aTuglie (LE) il 17 dicembre 1960) morì il23 settembre in seguito alle ferite riportatenell’assalto.

I processi accerteranno che gli omicidi e-rano stati compiuti da esponenti delgruppo terroristico Brigate rosse.

MARIo De MARCoNato a fondi (Lt) il 1° ottobre 1951.entrato in Polizia nel 1970, dopo aver frequentato la Scuola allievi diAlessandria, prestò servizio presso la Scuola sottufficiali di Nettuno, laScuola tecnica di Polizia di Roma, il Reparto autonomo Ministero dell’In-terno e, da ultimo, la questura di Salerno.

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I LUOGHIDELLA MEMORIAStefano MatteiVirgilio MatteiMikaeli MantakasMario ZicchieriVittorio OccorsioPrisco PalumboClaudio GraziosiSettimio PassamontiGiorgiana MasiMauro AmatoWalter RossiFranco BigonzettiFrancesco CiavattaStefano RecchioniGiorgio CorbelliRiccardo PalmaRoberto ScialabbaAldo MoroRaffaele IozzinoOreste LeonardiDomenico RicciGiulio RiveraFrancesco ZizziIvo Zini

Girolamo TartaglioneEnrico DonatiStefano CecchettiItalo SchettiniAntonio MeaPierino OllanuAntonio VariscoMichele GranatoDomenico TavernaMariano RomitiAntonio LeandriIolanda RozziMaurizio ArnesanoVittorio BacheletValerio VerbanoLuigi AllegrettiAngelo ManciaGirolamo MinerviniVincenzo TotonelliFrancesco EvangelistaMario AmatoMaurizio Di LeoGiuseppe FurciRiziero Enrico Galvaligi

Luca PerucciRaffaele CinottiSebastiano VinciRoberto PeciMarco PizzariCiriaco Di RomaFrancesco StraulluCiro CapobiancoRomano RadiciAlessandro CaravillaniGiuseppe RapestaGiuseppe Antonio CarrettaFranco SammarcoAntonio GalluzzoGermana StefaniniPaolo Di NellaRay Leamon HuntEzio TarantelliRolando LanariGiuseppe ScravaglieriLicio GiorgieriMassimo D’Antona

VITERBOIppolito Cortellessa

Pietro Cuzzoli

MILANOLuigi CalabresiEzio Lucarelli

FIRENZEFausto Dionisi

MONTERONI D’ARBIA (SI)Giuseppe Savastano

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ROMA

PIEDIMONTESAN GERMANO (FR)

Carmine De Rosa

PATRICA (FR)Fedele Calvosa

Giuseppe PaglieiLuciano Rossi

TORVAIANICA, POMEZIA (RM)Ottavio Conte

TIVOLI (RM)Giovanni Di Leonardo

SEZZE (LT)Luigi Di Rosa

MILANOLuigi CalabresiEzio Lucarelli

BOLOGNAVelia Carli in LauroMauro Di VittorioMario Sica

LISSONE (MI)Valerio Renzi

SALERNOMario De Marco

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Appunti e Riflessioni

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Appunti e Riflessioni

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Appunti e Riflessioni

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Appunti e Riflessioni

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Appunti e Riflessioni

Stampato su carta Cyclus offset

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