WW1 e fascismo a Cortina

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LA STORIA DI CORTINA Capitolo 17 – Ventinove mesi sulle Tofane Capitolo 18 – I primi dieci anni in Orbace

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LA STORIA DI CORTINA

Capitolo 17 – Ventinove mesi sulle Tofane

Capitolo 18 – I primi dieci anni in Orbace

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La quarta armata

Cadorna venne avvertito tardivamente che l'Italia avrebbe fatto la guerra contro i vecchi alleati

Affidò alla quarta armata il settore delle Dolomiti.

Dovevano impadronirsi della ferrovia di Klangefurt – Fortezza procedendo con decisione lungo le tre direttrici naturali.

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Il percorso che seguirono

A ovest lungo il Cordevole, scavalcando la sella di Campolongo e scendere in val Badia per arrivare a Brunico

A est lungo il Padola per superare Montecroce Comelico e occupare S.Candido

Al centro entrare in Ampezzo per la valle del Boite, superare la sella Cimabanche e calare su Dobbiaco

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Le incertezze

Cadorna con questo percorso contava di troncare alla base il Trentino. Gli strateghi austro-tedeschi che però l'avevano previsto, volevano arretrare le armate sulla linea del Brennero. Nava e Cadorna erano incerti.Il generale Luigi Cadorna

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Il Col di lanaDurante giugno e luglio del 15 le

artiglierie demolirono tutti i fortini costruiti alla fine del secolo.

Il regio esercito inizia così un lungo logorio con azioni individuali eroiche ma il risultato strategico fu pari a zero.

Nella valle del Cordevole l'ostacolo peggiore risultò il Col di Lana. Quella dolce collina dissanguò le fanterie finchè una mina non consentì di impossessarsene di metà.

Il Col di Lana

Gli gli italiano attaccarono approssimativamente le posizioni fortificate delle forze di Ausro-ungherese sul Col di Lana

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Ad est ed al centro

Ad est sulle montagne Peralba, Quaternà, Popera, Cima Undici e Croda Rossa, i soldati italiani e i difensori austriaci per mesi e mesi dettero prova di tutto il loro valore.

Il vecchio confine rimase comunque immutato.

Al centro la guerra fu diversa, la conca d'Ampezzo, era orientata verso sud e chiusa a nord da catene incise da profonde forre con andamento longitudinale. La guerra ne prese atto molto presto.

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Al Son PousesIl 10 giugno le fanterie italiane si accostarono sul Son Pouses

obbligando a piegare in direzione di Cimabanche.

Per gli attaccanti la posizione era difficile, essendo i difensori in posizione elevata e protetta.

Durante tutto il mese vennero tentate manovre di aggiramento

Da un lato con l'occupazione del Col Rosà, lasciando intatte le difese del Son Pouses.

D'estate, quando la manovra d'aggiramento era in fase di successo, i comandi interruppero l'azione.

Queste posizioni restavano per tutta la guerra le più avanzate sulla strada di Dobbiaco.

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Sulla strada di Misurina, che avrebbe consentito di calare su Carbonin e sulla ferrovia, l'azione si arenava contro il monte Piana, insanguinato come pochi.

Solamente dopo mesi e mesi di assalti, durante il secondo anno di guerra, il pianoro venne conquistato, ma non per intero quindi senza alcun vantaggio strategico.

Monte Piana:Ricoveri Sul versante italiano

Principale trincea italiana di collegamento sul Monte Piana

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Fine estate 1915Alla fine dell'estate del 1915 bisognava

avere il possesso delle vette e fu così che subentrò un nuovo metodo per fare la guerra.

Attorno alle Tofane, sui ghiaioni di Fontananegra, a metà luglio, il generale Antonio Cantore venne ucciso nell'intento di trovare un passaggio per scendere in val Travenanzes, da dove aggirare poi il Son Pouses.

Ma gli austriaci avevano già preso posizione sulle creste ed il controllo di tutta l'area.

La Val Travenanzes

Un disegno che raffigura l'estremo omaggio alla salma di Cantore, trasporata in teleferica dalle Tofane.

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Nella quarta armata i reparti alpini erano limitati a pochi battaglioni quando gli austriaci avevano il fronte occupato quasi tutto da truppe di montagna.

Questa lacuna venne colmata nel 1916. Difatti per prendere punta Marietta e la vetta della Roces furono mandati i volontari alpini di Feltre.

La punta Marietta

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Le azioni

Tra le azioni militari più rilevanti si ricordano:

La mina del Col di Lana

L’intrepido avamposto della cengia Martini al Lagazuoi

Le mine del Lagazuoi

La mina del Castelletto

I combattimenti in alta quota sul Cristallo e la Costabella

Il fronte ravvicinato sul Monte Piana

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Pezzi d’artiglieria sul fronte Tofane-Lagazuoi

Il generale Cantore e (sotto) il suo berretto col foro della pallottola letale

Il Castelletto

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Il Castelletto

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Il Castelletto ieri, e come appare oggi, devastato dallo scoppio della mina

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La Cengia Martini al Lagazuoi

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Novembre 1917 La quarta armata venne richiamata sul Monte Grappa a difendere l'Italia, sul fronte dolomitico i due eserciti ai quali nel 1916 si erano aggiunti i tedeschi, si fronteggiarono su una nuova linea, che grosso modo, seguiva il corso del fiume Piave

La vendetta più avanzata sul Monte Grappa

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Gli italiani in due anni di guerra erano riusciti ad occupare quasi tutte le vette più importanti, ma gli austriaci continuavano a controllare i paesi e le vallate lungo le quali i primi avrebbero dovuto scendere a tagliare il famoso saliente trentino.

Era stata una guerra caratterizzata da eroismi e sofferenze ma, tutto sommato, fortunata.

Sommando tutti i caduti e dispersi sui due fronti, compresi i tanti travolti dalle valanghe, non si raggiunge il numero dei morti di una sola delle undici orrende battaglie sul Carso.

Il gruppo delle Tofane

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Capitolo 18 – I primi dieci anni in OrbaceNell' inverno 1917 gli anziani Apezzani che tre anni prima

avevano combattuto contro i Russi, tornarono a casa.

Nonostante mancassero ancora centinaia di cittadini, dispersi, profughi o ancora in guerra, la vita riprese.

C'era da rimettere in piedi un paese che due anni e mezzo prima era stato occupato da circa 25 mila soldati italiani (stranieri).

Bisognava costruire i villaggi bruciati sotto le bombe o per l'incuria dei soldati, ripulire i boschi e i pascoli dai residui bellici, soprattutto c'era da pacificare gli animi.

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La fine dell'impero

Soltanto dopo il novembre 1918, quando i resti dell'esercito austriaco passarono in fuga, il futuro del paese fu drammaticamente chiaro. L'impero era finito.

Il confine venne spostato al Brennero.

L'amministrazione locale poteva riprendere come ai vecchi tempi, ma un funzionario del governo italiano rivedeva ogni decisione.

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29 gennaio 1923Dopo molte speranze Cortina, con Livinallongo e

Colle S.Lucia viene assegnata alla provincia di Belluno.

La maggior parte della popolazione però sperava di tornare a far parte della provincia di Trento o di Bolzano.

Le proteste sono deboli o quasi nulle perchè prevalgono altre urgenze come far riprendere l'economia del paese.

Oltre ai morti e dispersi che mancano alle famiglie c'è il problema delle vedove e delle centinaia di orfani

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Il turismo

Fortunatamente a Cortina comincia a muoversi il turismo.

Nel febbraio 1923 arriva il principe Umberto ad inaugurare la ferrovia di Calalzo. Anche se sosta una sola notte, all'hotel Cristallo naturalmente, è gradito segnale di normalità.

Nel 1924 il barone Carlo Franchetti di Venezia costruisce la prima funivia di Cortina, collegando la piazza antistante parrocchiale con Pocol.

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Settembre 1925

Mussolini sale al potere

Il sindaco Dalus si rifugia nelle dimissioni, al suo posto viene eletto Amadeo Girardi, ma non vuole affrontare le tensioni che sta affrontando il paese

Il 19 settembre il prefetto, invocato dalla stampa, dichiara decaduto il consiglio comunale.

Le regole d'Ampezzo allora godevano solo del diritto di pascolo e non di quello di proprietà

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Cortina e il partito fascista

Cortina d'Ampezzo è subito gradita al partito fascista.

Il suo sviluppo turistico, di conseguenza, viene subito agevolato

Ad esempio nel 1928 venne facilitata loro la concessione dell' elettrificazione della ferrovia

Più avanti nascono le leggi apposite a favore del credito alberghiero

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La crisi americana

Nel 1929 la crisi americana colpisce anche Cortina

Nel novembre 1931 fallisce l'albergo Girardi

L'anno seguente c'è il dissesto dell'albergo tre Croci

Purtoppo un centinaio di piccoli creditori di Cortina e dei paesi vicini, artigiani professionisti, operai, risparmiatori e le loro famiglie precipitano nel lastrico

Un dramma sociale di cui si parlerà per decenni

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Gli anni trenta

Sotto il profilo turistico questi anni sono un boom

Le presenze sono sempre in aumento e così le tante iniziative che contribuiscono all'immagine di Cortina

L'anas asfalta le strade, le automobili cominciano ad essere più numerose e così nascono le prime autorimesse.

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Nel 1933 s'inizia a parlare della cassa del Balilla ma l'affare non va mai in porto.

Arriva il ministro de Stefani che compra casa Manaigo

Italo Balbo costruisce lo chalet a Misurina dove viene spesso a fare le sue passeggiate

Giurati, amante dell'alpinismo, rappresenta volentieri il governo nell'inaugurare Rifugi ricostruiti dopo i guasti della guerra.