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Lunedì, 16 Dicembre 2013

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REPORT - Italy, Cultura

Il giardino di DioArmonia francescana della natura.

Campi fioriti dell'Umbria

La fuggevole bellezza delle forme vegetali si offre ai nostri sensi e alla nostra attenzione anche in quelle“umili” piante, poco più che “comparse” nel mare magnum della multiforme varietà della vita, che ognigiorno calpestiamo, strappiamo, bruciamo, ma dalle quali riceviamo benefici a non finire. Il loro, invece, èun cifrato messaggio d’amore, che vuole essere “letto”. Nessuna pianta rinuncia alla propria bellezzaformale, quella Bellezza che è armonia del Creato e di cui San Francesco era profondamente esinceramente innamorato. Bellezza che perfino il più refrattario degli agnostici riconosce come perfezionematematica, disposizione “logica” delle foglie e dei pezzi fiorali, capolavoro di statica e d’architetturabiologica.

Il Giardino di Dio offre la possibilità di un contatto diretto, intimo, con la Natura e mostra come nelle pianteniente sia lasciato al caso, ma tutto si realizzi secondo un progetto unitario che lega ogni forma viventealla Terra e alla Vita. Quelle “creature” tanto amate da Francesco d’Assisi.

Non a caso, il Giardino di Dio è nato alla Verna, luogo francescano per eccellenza dove natura e spirito sicompenetrano e si armonizzano, dalla raccolta fotografica botanica di un francescano, Sante Giacomelli,nella vita religiosa fra’ Ginepro, e dall’entusiasmo di un altro francescano, fra’ Fiorenzo Locatelli, PadreGuardiano dello stesso Santuario. Due persone che hanno accolto e degnamente vissuto il messaggiofrancescano, innamorati del “crudo sasso intra Tevere ed Arno”, dove il Serafico Padre “da Cristo presel’ultimo sigillo”.

Fantastiche immagini colorano e rallegrano questo viaggio nel mondo delle piante, per una grandelezione di rispetto e di sensibilità verso “sora nostra madre Terra, la quale ne sostenta e governa eproduce diversi fructi con coloriti fiori ed erba”. L’obiettivo ne ha carpito la Bellezza e la Perfezione,un’anamnesi del Paradiso terrestre, dove Dante, per esprimere il legame tra l'origine dell'uomo e la suadestinazione finale, ricorre proprio all’idea del giardino, “luogo eletto a l’umana natura per suo nido”,popolato di fiori e di colori. Proprio di questi il Poeta si serve per esprimere, in funzione allegorica, diversecondizioni paradisiache.

Le piante sono fonte di sensazioni, soprattutto nel momento della fioritura, in cui mettono in mostra il“meglio” di sé. L’idea tipicamente medievale che l’Uomo sia il beneficiario del Giardino-Natura, lo qualificacome giardiniere dello stesso. Quindi responsabile della bellezza-perfezione delle cose naturali. Bellezzae armonia corrispondono, nel pensiero comune, a bontà e qualità. Le piante, quindi, sono anche guaritricie fonte di benessere fisico. Anzi, il loro potere terapeutico, per l’uomo medievale, si carica di unacomponente sacrale, visto che le “qualità” salutari sono quelle originariamente impresse dal Creatore.

Il fiore, il più piccolo giardino naturale, risponde ai canoni della geometria e dell'armonia, della centralitàassiale e della simmetria di un giardino costruito. Nella sua struttura e conformazione, niente è lasciato alcaso, tutto ha una mira, un ruolo. Il fiore è il giardino dell'amore, lo strumento dell’incessante gioco del

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nascere, divenire, affermarsi degli organismi vegetali. E il linguaggio dei nostri affetti amorosi, ma rifletteanche l’idea di Bellezza, Ordine, Perfezione. In una parola, è il giardino dell'Armonia naturale, proprio insenso matematico, visto che e sono ! di casa. E siccome il secondo di questi due numeri, per dirlacon Luca Pacioli, rappresenta la divina proporzione, apriti cielo: altro che impronta matematica, i fiorihanno un sigillo quasi soprannaturale!

Le piante sembrano predisposte a quel senso d’ordine generale che contraddistingue la struttura di tuttigli esseri viventi (uomo compreso) e le molecole di cui sono costituiti. Insomma, una specie di comunelinguaggio universale, una sorta di ancestrale memoria collettiva che sta alla base dell’origine della vita,un invisibile strumento con il quale gli organismi possono comunicare, cioè percepire ed essere percepiti.Un comune mezzo espressivo che definire matematico o chimico vuol dire banalizzare.

Che dire dei colori? Infinite tonalità, quasi che il Supremo Pittore si sia divertito a sparpagliare incoriandoli l’iridescenza dell’arcobaleno. E che simbologie! Il rosso della regalità e della passione, l’azzurrodel cielo e dell’infinito, il verde della vegetazione della rinascita annuale, il viola la metamorfosi e dellamalinconia, il nero del dolore e del lutto, il bianco della purezza e dell’innocenza, il giallo del sole,dell’idealismo, della saggezza e dell’oro, sogno dell'ermeutica alchemica. La contrastante ma gioiosacromaticità dei fiori che nei momenti a contatto con la natura si offrivano allo sguardo del piccolo frate diAssisi, quasi a fargli festa, per lui è motivo per esultare di tanto dono e per tessere le lodi al Creatore:Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, / la quale ne sustenta et governa, / et producediversi fructi con coloriti flori et herba. Non solo le specie ornamentali, ma pure le “umili” erbe spontanee:le bianche distese di camomilla sui campi incolti, le rosseggianti macchie di papavero tra le messi, glispruzzi color cielo dei fiordalisi, i tappeti d'oro di tarassaco, le venature sanguigne delle malve in fiore ecosì via.

San Francesco considera la natura un grande giardino, il giardino del Creato, del quale era sinceramenteinnamorato e la cui bellezza gli serviva per osannare il Creatore. Un giardino, insomma, con i connotati diun Paradiso terrestre! In cui il carattere saliente è l'orma divina, la vita. Scrive Tommaso da Celano,compagno e biografo di San Francesco: Quando i frati tagliano la legna [per fare il fuoco], Francescoproibisce loro di recidere completamente l’albero, perché possa gettare nuovi germogli. Altro chedisboscamento selvaggio! Altro che desertificazione! L’uomo deve essere in sintonia responsabile con ilCreato: il fatto che sia destinato a vivere delle sue risorse non ne autorizza lo sfruttamento egoistico el'alterazione irresponsabile del suo assetto costitutivo. Il Santo, forte della sua “poetica” della natura, perprimo ci ha indicato la strada per recepire il “linguaggio” del Creato, troppo spesso banalizzato in formeesteriori e materializzato come fonte di risorse.

Il Giardino di Dio è un invito, e nello stesso tempo un monito, a riscoprire il vero senso di questo rapporto.Il Creato, sembra dirci Francesco, ci fa sentire la potenza e l’amore di Dio. È ancora Tommaso da Celanoa “fotografare” l'atteggiamento d'amore del Santo di fronte alle bellezze della natura: E quale estasi gliprocurava la bellezza dei fiori, quando ammirava le loro forme o ne aspirava la delicata fragranza! E nonlesinava lodi al giardino più bello del mondo, la natura, espressione insuperata dell’alto Fattore: Sevedeva distese di fiori, si fermava a predicare loro e li invitava a lodare Iddio come esseri dotati diragione.

Perfino il bosco, luogo di paura in un’epoca che lo vedeva ridursi sempre più, per Francesco è luogo disomma letizia, un posto quasi ideale per cantare le lodi a Signore. Un giardino di contemplazione e didevozione, o meglio ancora di sublimazione, con piante possenti nella taglia, ma umili nel cromatismo deifiori: egli le vedeva partecipi, senza distinzione di sorta, di un unico grande progetto d’amore!

Il simbolismo degli alberi, e se si vuole del bosco, è un elemento culturale molto antico, la cui origine siperde nella notte dei tempi. La pianta ha occupato nei secoli un posto nel misterioso immaginario. Ne ènata una sintonia profonda, che nel contatto materiale diretto con l’uomo ha trovato lo spunto e il motivodi una sempre maggiore idealizzazione, di ispirazione per storie e leggende, miti e comportamenti.

La lettura del regno vegetale, sul piano dello spirito, si fa poesia, amore e santità nello stesso tempo. Lagrande forza del Poverello era quella di “sentire” la natura, di intuire lo straordinario rapporto che lega gliesseri viventi tra di loro, in quanto frutto di un unico grande Progetto. Un poeta, quindi, un cantore dellabenefica co-presenza di piante, animali ed uomini, avvertita al di là di ogni logica razionale. Comepersona, non poteva non stabilire con la natura un rapporto sensoriale, ma la sua era più una percezione“religiosa” dell’ambiente: tutto egli amava perché aveva la consapevolezza che tutto fosse marcatodall’impronta divina.

In contrasto con quella macchina impazzita che è diventato l’uomo moderno. Oggi conta sempre di piùtornare alla dimensione naturale e amare la natura come fece Francesco. È vitale essere francescani nelcuore, in spirito di fratellanza con tutti gli esseri viventi. Il Giardino di Dio si propone come una guida al“bello naturale”, attraverso un mondo segreto, sconosciuto ai più, in una straordinaria inversione dei ruoli,dove non è l'osservatore a dominare il fiore-giardino, ma è questo a sovrastare il lettore. Un viaggiofigurato quasi al limite della fantasia, affascinante per le mille forme e i tanti colori con cui gli organismivegetali trovano il modo di “esprimersi” nell'ambito del sistema “vita” di cui sono parte integrante. Maanche un viaggio virtuale, che ben si accorda a una “peregrinatio” dantesca, volto a cercare e scoprire,passando di fiore in fiore, la Bellezza arcana fatta Perfezione e Armonia.

Autore: Alessandro Menghini

In collaborazione con www.abocamuseum.it

Pubblicato: Mercoledì, 23 Maggio 2012

Articolo di: WSI Administration

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