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Cari Amici, la preghiera del „Padre nostro“ è la preghiera che tutti i cristiani conoscono (o dovrebbero conoscere!), sia perché é la preghiera insegnata dal nostro Maestro, l’unica preghiera insegnata da Lui ed è il modo piú bello e piú com-pleto per rivolgersi al Padre, sia perché è il simbolo per eccellenza del cre-dente. Chi conosce le sue parole, chi è in grado di capirne la bellezza e la profonditá e chi è capace di pronunciarle (nella preghiera) con convinzione e concentrazione, puó dirsi cristiano, anzi è cristiano. La preghiera del “Padre nostro” si conclude con una invocazione di fiducia e di speranza: “…ma libe-raci dal male” (o dal Maligno: si puó dire in un modo o nell’altro). Con questa invocazione, chi prega esprime la certezza che il male e il Maligno, per quan-to dilagante nel mondo e in noi, non appartiene alla natura umana, è esterna ad essa e quindi, si puó superare, si puó vincere, con l’aiuto del Padre. A questa invocazione di fiducia se ne accompagna, peró, un’altra precedente, che sembra la contraddizione della prima: “Non ci indurre in tentazione”. Co-me è possibile pensare a Dio come ad uno che “induce in tentazione”? Non è una bestemmia fare di Dio un “tentatore”? Non è Satana, il nemico di Dio, serpente o demonio che sia, il vero tentatore dell’uomo? Alcuni, nella Chie-sa, anche a livelli altissimi, per evitare questo “problema”, hanno pensato bene (veramente, piuttosto male!) di cambiare il testo in italiano, scrivendo: “…e non abbandonarci alla tentazione”. Ma questo nuovo “testo” è sbagliato. Non corrisponde alle parole originali pronunciate da Gesú. Le parole originali di Gesú sono: “non passare noi alla prova”. La parola “prova”, in latino si dice “tentazione”, ma non ha il significato che diamo noi alla parola italiana “tentazione”. In latino “tentazione” voleva dire “prova”. Ritorniamo alla pa-rola di Gesú: “Non passare noi alla prova”. In italiano vuol dire: “Non mettere noi alla prova”. Qualcuno si puó chiedere: <Allora Dio ci mette alla prova? No! Ma è un modo di dire umano. In realtá, Dio vuole che noi siamo puri, sia-mo perfetti e trasforma tutte le nostre sofferenze o “prove” della vita, provo-cate da Satana, per purificarci, per perfezionarci, per eliminare da noi le im-perfezioni; proprio come un atleta “sfrutta” i sacrifici (le sofferenze) provo-cate dagli allenamenti per perfezionare le sue capacitá o per “purificare” (eliminare) i suoi sbagli, le sue imperfezioni; oppure come l’oro utilizza e sfrutta il fuoco (o si “prova” con il fuoco -sofferenze), per essere pu-rificato dalle scorie, cioè dal materiale residuo. Quindi la “prova” (nel nostro linguaggio umano) è per il nostro bene, per renderci piú perfetti. E la “prova” (sofferenza) degli innocenti? Sebbene sia sempre Satana la causa di ogni male, Dio utilizza anche il dolore e la “prova” degli innocenti per per-fezionare o purificare dal male, non tanto il bambino o la persona innocente, ma il mondo intero, l’umanitá (di cui il bambino o la persona innocente è

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tutt ’uno, cioè fa parte integrante). Dio non ha risparmiato (esonerato) neppure suo Figlio, innocente, dall’essere “provato” da Satana (e che “prova”!). Attraver-so la sua “prova” (sofferenza) l’umanitá è stata purificata dai suoi peccati. In ogni caso, da duemila anni i cristiani hanno sempre pregato “non ci indurre in tentazione”. Non si vede la necessitá oggi di cambiare l’espressione “non ci in-durre” con l’altra espressione “…non abbandonarci…”, che non corrisponde alla giusta traduzione delle originali parole di Gesú. Ed ecco come Gesú stesso spiega l’espressione “non ci indurre in tentazione”, al-la mistica italiana Maria Valtorta durante una sua apparizione. “In tentazione Dio non vi induce. Dio vi tenta con doni di Bene soltanto, per attirarvi a Sé. Voi, interpretando male le mie parole, credete che esse vogliano dire che Dio vi indu-ca in tentazione per provarvi. No. Il buon Padre che è nei Cieli, il male lo permet-te ma non lo crea. Egli è il Bene da cui sgorga ogni bene, ma il Male c’è. Ci fu dal momento in cui Lucifero si schieró contro Dio. Sta a voi fare del Male un Bene, vincendolo e implorando dal Padre le forze per vincerlo. Ecco che cosa chiedete dicendo “non ci indurre in tentazione”; voi chiedete che Dio vi dia tanta forza da sapere resistere alla tentazione. Senza il suo aiuto la tentazione vi piegherebbe, perché essa è astuta e forte e voi siete ottusi e deboli; ma la Luce del Padre vi il-lumina, la Potenza del Padre vi fortifica, l’Amore del Padre vi protegge, così il Male muore e voi ne rimanete liberati”. Un caro saluto

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(dalle rivelazioni di Gesù alla mistica Maria Valtorta)

Gesù e Giuda, dopo aver pregato nel luogo concesso agli israeliti maschi, escono dal Tempio. Giuda

vorrebbe rimanere con Gesù. Ma il Maestro dice di no. «Giuda, io desidero rimanere solo nelle ore nottur-

ne. Nella notte il mio spirito trae il suo nutrimento dal Padre. Preghiera, meditazione e solitudine per me

sono più necessarie del cibo materiale. Chi vuole vivere per lo spirito e portare altri a vivere la stessa vita

dello

spirito, deve mettere in secondo piano tutto ció che riguarda le cose della carne, direi quasi ucciderla nel-

la sua superbia e nelle sue prepotenze, per dare tutte le

sue energie allo spirito. Tutti, sai, Giuda. Anche tu, se vuoi veramente essere di Dio».

«Ma noi siamo ancora sulla terra, Maestro. Come possiamo trascurare la esigenze della carne e delle cose

materiali dando tutte le cure allo spirito? Non è, ciò

che dici, in contrasto con il comando di Dio: “Non

uccidere”? Nel non uccidere non è anche compreso

anche il non uccidersi? Se la vita è dono di Dio,

dobbiamo amarla o no?».

«Risponderò a te come non risponderei ad una persona semplice, alla quale basta fare alzare lo sguardo

dell’anima, o della mente, verso la dimensione celeste, per portarsela con sé in volo nei regni dello spirito.

Tu non sei una persona semplice. Tu sei stato educato ed istruito in ambienti colti che ti hanno raffinato

l’intelligenza, ma che ti hanno anche inquinata la mente con le loro sottigliezze e con le loro dottrine. Ri-

cordi Salomone, Giuda? Era sapiente, il più sapiente di quei tempi. Ricordi cosa disse dopo aver conosciu-

to tutto il sapere? “Vanità delle vanità, tutto è vanità. Temere Dio e osservare i suoi comandamenti, questa

è la cosa piú importante e la cosa piú necessaria; questo è tutto l’uomo”(Qoèlet 1, 1-2; 12, 8.13). Ora io ti

dico che bisogna saper prendere dai cibi, solo il nutrimento, ma non il veleno. E se ci si accorge che un

cibo a noi fa male, perché ci sono nel nostro corpo reazioni, per cui quel cibo è velenoso, essendo più forte

del nostro sistema immunitario che lo potrebbe neutralizzare, allora occorre non prendere più di quel ci-

bo, anche se è appetitoso al gusto. Meglio semplice pane e acqua, che piatti complicati della mensa del re,

in cui ci sono condimenti che avvelenano il corpo e fanno male alla salute».

«E io, che devo lasciare, Maestro?».

«Tutto quello che sai che ti turba, che ti toglie la pace e che ti avvelena lo spirito e la vita. Devi sapere che

Dio è Pace e, se ti vuoi mettere sul sentiero di Dio, devi sgombrare la tua mente, il tuo cuore e le tue vo-

glie, da tutto ciò che pace non è, e da tutto ció che porta con sé agitazione, ansia, rabbia. So che è difficile

riformare se stesso, ma io sono qui per aiutarti a farlo. Sono qui per aiutare l’uomo a tornare figlio di Dio,

a rifarsi completamente nuovo, come frutto di una seconda creazione, di una rigenerazione voluta da se

stesso. Ma lascia che io

ti risponda a quanto chiedevi, affinché tu non dica che sei rimasto in errore per mia colpa. È vero che

l’uccidersi è uguale all’uccidere. Sia la propria vita che quella degli altri, la vita è sempre dono di Dio, e

solo Dio che l’ha data ha il potere di toglierla. Chi si uccide esprime la sua superbia, e la superbia è odia-

ta da Dio».

«Esprime la sua superbia!? Io direi che esprime la sua disperazione!».

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«E che cosa é la disperazione se non superbia? Pensa un po’, Giuda. Perché uno dispera? O perché certi

avvenimenti negativi si accaniscono contro di lui, e lui vuole da solo vincerle, senza riuscirci. Oppure per-

ché è colpevole di qualche cosa di grave e pensa che Dio non lo possa perdonare. Sia nel primo caso che

nel secondo caso non è forse la superbia che domina? Il primo, che vuole fare da sé, non ha più l’umiltà di

tendere la mano al Padre e dirgli: “Io non posso, ma Tu puoi. Aiutami, perché da Te io tutto spero e atten-

do”. Il secondo uomo che dice: “Dio non mi può perdonare”, lo dice perché, pensa che Dio sia su sua mi-

sura. Siccome lui non perdona uno che lo ha offeso gravemente, pensa che anche Dio non potrebbe perdo-

nare il suo grande peccato. Ecco che è superbia anche qui. L’umile, invece, compatisce e perdona, anche

se soffre dell’offesa ricevuta. Il superbo non perdona. È superbo anche perché non sa chinare la fronte e

dire: “Padre, ho peccato, perdona al tuo povero figlio colpevole”. Ma non sai, Giuda, che tutto sarà per-

donato dal Padre, se sarà chiesto perdono con cuore sincero e pentito, umile e volonteroso di rialzarsi e

nel orientarsi verso il bene?».

«Ma certi delitti non vanno perdonati. Non possono essere perdonati».

«Lo dici tu! Certo, se l’uomo non vorrá essere perdonato, allora hai ragione tu. Ma in verità, oh! in verità

ti dico che anche dopo il piú grave dei delitti, dopo il delitto dei delitti, se il colpevole corresse ai piedi del

Padre – si chiama Padre per questo, o Giuda, ed è Padre di perfezione infinita – e piangendo lo supplicas-

se di perdonarlo, promettendo di fare penitenza, ma senza disperazione, il Padre lo perdonerebbe e lo sal-

verebbe».

«Allora Tu dici che gli uomini che la Scrittura cita, e che si uccisero, fecero male». (Giudici 9, 54; 1 Sa-

muele 31, 4-5; 2 Samuele 17, 23; 1 Re 16, 18; 2 Maccabei 14, 41-46)

«Sí! Non è lecito fare violenza ad alcuno, e neppure a se stesso. Fecero male. Ma loro non avevano una

completa conoscenza del bene e quindi, in certi casi, avranno ricevuto misericordia da Dio. Ma da quando

la Parola di Dio fatto carne, avrà chiarito ogni verità e avrá dato forza agli spiriti col suo Spirito, da allo-

ra in poi, non sarà più perdonato a chi muore in disperazione. Né nell’attimo del particolare giudizio, né,

dopo secoli di Inferno, nel Giudizio finale, né mai. Durezza di Dio questa? No: giustizia. Dio dirà: “Tu hai

giudicato, tu,

creatura dotata di ragione e di soprannaturale scienza, tu da Me creata libera di seguire il sentiero da te

scelto, e hai detto: <Dio non mi perdona. Sono separato per sempre da Lui. Giudico da me stesso che devo

da solo giustiziarmi per il mio delitto. Esco dalla vita per fuggire dai rimorsi>, senza pensare che i rimorsi

non ti avrebbero più raggiunto se tu fossi venuto da Me, tuo Padre. E, come ti sei giudicato, cosí avvenga.

Io non violento la libertà che ti ho data. Questo dirà l’Eterno al suicida. Pensalo, Giuda. La vita è un dono

e va amata. Ma che dono è? Dono santo. E allora la si ami santamente. La vita dura finché il corpo regge.

Poi comincia la grande Vita, l’eterna Vita. Di beatitudine per i giusti, di maledizione per i malvagi. La vita

è lo scopo o è un mezzo? È un mezzo. Serve per lo scopo che è l’eternità. E allora diamo alla vita quel tan-

to che le serva per durare e servire lo spirito nella sua conquista del Paradiso. Moderazione della sessua-

litá in tutti i suoi appetiti, in tutti. Controllo della mente in tutti i suoi desideri, in tutti. Controllo del cuore

in tutte le passioni che sanno di umano, di troppo umano. Illimitato, invece, sia lo slancio verso le passioni

che sono del Cielo, cioé: amore verso Dio e verso il prossimo, volontà di servire Dio e di servire il prossi-

mo, ubbidienza alla Parola divina, eroismo nel fare il bene e nella virtù. Io ti ho risposto, Giuda. Sei per-

suaso di quello che ti ho detto? Ti basta la spiegazione? Sii sempre sincero e chiedi, se non sai ancora ab-

bastanza: sono qui per essere Maestro».

«Ho capito e mi basta. Ma… è molto difficile fare ciò che mi hai detto. Tu lo puoi fare perché sei santo. Ma

io… Sono un uomo, sono giovane, sono pieno di vitalità…». «Io sono venuto per gli uomini, Giuda. Non

per gli angeli. Quelli non hanno bisogno di maestro. Vedono Dio. Vivono nel suo Paradiso. Non ignorano

le passioni degli uomini, perché l’Intelligenza, che è loro Vita, conosce tutto di tutti, anche di quelle perso-

ne di cui non sono angeli custodi. Ma, spirituali come sono, non possono avere che un solo peccato, come

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uno di loro lo ebbe, il quale trascinò con sé i meno forti nell’amore. E questo unico peccato è la super-

bia, peccato che abbrutí Lucifero, il più bello degli arcangeli, e ne fece il mostro orribile dell’Abisso.

Non sono venuto per gli angeli, i quali, dopo la caduta di Lucifero, inorridiscono anche solo al minimo

pensiero di orgoglio. Ma sono venuto per gli uomini. Per fare, degli uomini, degli angeli. L’uomo era la

perfezione del creato. Aveva dell’angelo, lo spirito e dell’animale la completa bellezza in tutte le sue

parti animali e morali. Non vi era creatura che l’eguagliasse. Era il re della terra, come Dio è il Re del

Cielo, e un giorno, quel giorno in cui si sarebbe addormentato l’ultima volta sulla terra, sarebbe dive-

nuto re col Padre nel Cielo. Satana ha strappato le ali all’angelo-uomo e vi ha messo artigli di bestia

feroce e nella sua mente e nel suo cuore ha messo voglie di immoralitá e di oscenitá, e ne ha fatto uno

che somiglia piú ad un uomo-demone che ad un uomo soltanto. Io voglio cancellare la deformazione di

Satana, annullare la fame corrotta della sessualitá inquinata, rendere le ali all’uomo, riportarlo ad es-

sere re, coerede del Padre e del celeste Regno. So che l’uomo, se vuole con tutta la sua forza di volontá,

può fare quanto io dico per tornare ad essere re e angelo. Non vi direi cose che non potreste fare. Non

sono uno dei ciarlatani che predicano dottrine impossibili. Mi sono fatto veramente uomo per poter co-

noscere, per poter sperimentare quali sono le tentazioni dell’uomo».

«E i peccati?».

«Tentati, tutti lo possono essere. Peccatori, solo chi vuole esserlo».

«Tu non hai mai peccato, Gesù? »

«Non ho mai voluto peccare. E questo non perché sono il Figlio del Padre. Ma questo ho voluto e vorrò

sempre per mostrare all’uomo che il Figlio dell’uomo non peccò non perché era Figlio di Dio, ma per-

ché non volle peccare; e anche l’uomo, se non vuole, può anche lui non peccare».

«Sei stato mai in tentazione?».

«Ho trent’anni, Giuda. E non sono vissuto da solo in una caverna su un monte. Ma ho vissuto sempre in

mezzo agli uomini. E, anche se fossi stato nel più lontano e solitario posto della terra, credi tu che le

tentazioni non sarebbero venute? Tutto abbiamo in noi: il bene e il male. Queste affermazioni sono

esatte in quanto riferite alla condizione umana in genere. Tutto portiamo con noi. E sul bene ventila il

soffio di Dio e lo moltiplica. E sul male soffia Satana e lo accende in un incendio di feroci fiamme. Ma

la volontà attenta dell’uomo e la sua preghiera costante sono come fiumi che soffocano e spengono le

tentazioni infernali».

«Ma se non hai mai peccato, come puoi giudicare i peccatori?».

«Sono uomo, ma sono anche il Figlio di Dio. Come uomo, certo, potrei ignorare tante cose di un uomo

e per questo potrei sbagliare nel giudicarlo; ma come Figlio di Dio, no! Come Figlio di Dio io conosco

e giudico”.

«E tu non hai mai ceduto alla tentazione?».

«Non ho mai ceduto».

«E come hai potuto?».

“Pregando! Quando prego, dico sempre: <Padre, non mi indurre in tentazione> “.

«Come? Tu, Messia, Tu che operi miracoli, hai chiesto l’aiuto del Padre?».

«Non solo l’aiuto, ma gli ho chiesto anche di non indurmi in tentazione. Credi tu che, perché Io sono Io,

possa fare a meno del Padre? Oh! no! In verità ti dico che tutto il Padre concede al Figlio; ma è vero

anche che tutto il Figlio riceve dal Padre. E ti dico che tutto quanto sarà chiesto, in mio nome, al Pa-

dre, verrà concesso. Ma eccoci al Get-Sammì, dove Io abito. Già vedo i primi ulivi oltre le mura. Tu

stai un po’ piú vicino, oltre Tofet. Già scende la sera. Non ti conviene salire fin là. Ci rivedremo doma-

ni allo stesso posto. Addio. La pace sia con te».

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«La pace a Te pure, Maestro… Ma vorrei dirti ancora una cosa. Ti accompagnerò sino al Cedron, poi tor-

nerò indietro. Perché stai in quel luogo così meschino? Sai, la gente guarda a tante cose. Non conosci nes-

suno in città che abbia una bella casa? Io, se vuoi, posso portarti da amici benestanti. Ti ospiteranno per

fare un favore a me; e lí potresti avere una abitazione piú degna di te.».

“Lo credi? Io non lo credo. Il degno e l’indegno sono in tutte le categorie di persone. E senza mancare di

carità e di rispetto verso alcuni, ma solo per amore di giustizia, ti dico che l’indegno, cioè colui che é

maliziosamente indegno, si trova spesso tra le persone che altri ritengono grandi. Non è necessario e non

serve esser potenti per esser buoni; e non serve neppure essere potenti per nascondere i peccati agli oc-

chi di Dio. Tutto deve capovolgersi sotto il mio regno. E grande non sarà chi è potente, ma chi è umile e

santo”.

E Giuda continua: «Ma per essere rispettato, per imporsi… ». A lui Gesú risponde: «È forse rispettato

Erode?

E Cesare è rispettato? No. Sono maledetti dalle labbra e dai cuori di moltissimi loro sudditi. Sui buoni, o

anche solamente sui volonterosi di bontà, credimi, Giuda, che io saprò impormi più con mitezza che con

la forza?».

«Ma allora… disprezzerai sempre i potenti? Te ne farai dei nemici! Io pensavo di parlare di Te a molti

uomini che conosco e che sono importanti e famosi.… »

«Io non disprezzeró nessuno. Mi rivolgeró ai poveri, come ai ricchi, agli schiavi come ai re, ai buoni co-

me ai peccatori. Ma se sarò riconoscente a chi mi accoglierá e mi ospiterá durante il mio cammino, qua-

lunque sia la casa e qualunque sia il cibo che mi offrirá, io preferiró sempre chi é umile. I grandi hanno

già tante gioie. I poveri invece, non hanno altro che la coscienza pulita, un amore fedele, la gioia dei fi-

gli, la soddisfazione di vedersi ascoltati dai più di loro. Io mi abbasseró sempre sui poveri, su coloro che

soffrono e sui peccatori.

Giuda, io ti ringrazio della tua buona volontá. Ma lasciami chi io viva in questo luogo di pace e preghie-

ra. Va’. E Dio ti ispiri ciò che è bene».

Gesù lascia il discepolo e si interna fra gli ulivi.

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Elenchiamo alcune delle molte differenze

che caratterizzano il cattolicesimo dall’Islam.

Questo elenco non è certamente completo;

ma si vuole lo stesso far conoscere alcune

elementari differenze, che la maggior parte

dei cattolici non conosce.

1) INTERPRETAZIONE DEL TESTO SACRO

Cattolicesimo: la Bibbia si puó interpretare da parte delle autoritá religiose, senza cambiare la

veritá, perché é un libro „ispirato“ da Dio e scritto da uomini secondo la loro cultura e il loro

linguaggio del tempo.

Islam: Il Corano non si deve interpretare, ma si deve mettere in pratica cosí come é scritto.

2) BIBBIA E CORANO

Cattolicesimo: Nella Bibbia c’è uno sviluppo, dal Vecchio Testamento al Nuovo Testamento, dovu-

ta essenzialmente al messaggio rivoluzionario di amore incondizionato verso il prossimo da parte

di Gesù. Inoltre, i cristiani, pur facendo riferimento alla Bibbia, sono prima di tutto seguaci di una

persona, Gesù Cristo, e del suo modello di uomo.

Islam: Il Corano si rifà al Vecchio Testamento, negando di fatto il messaggio di amore e perdono

di Gesù. A differenza dei cristiani, sono detti propriamente "gente del libro" proprio perchè non

trovano in una persona, ma nei testi sacri l'unico fondamento della propria religione.

3) GESÙ

Cattolicesimo: È il Figlio di Dio, ed è la seconda persona della Santissima Trinità.

Islam: E’ un semplice profeta, tra l’altro non morto sulla croce. Per l’islam Dio è unico, non è

Trinitá. Evidente la contraddizione di considerare Gesù un profeta dell’islam quando, invece, di

fatto il Corano è la negazione del suo messaggio.

4) GESÙ E MAOMETTO A CONFRONTO

Cattolicesimo: Gesù fu modello di mitezza e bontà, che morì sulla croce per salvare l’umanità.

Islam: Maometto fu un conquistatore; capo dei suoi eserciti. Conquistò, dopo violente guerre,

molti territori. Egli stesso uccise numerose persone anche disarmate e innocenti.

5) AUTORITÁ RELIGIOSE

Cattolicesimo: Nella Chiesa c’é un ordine gerarchico, con a capo il Papa, che può pertanto

“interpretare” e sviluppare il credo cristiano.

Islam: Nessun capo. L’unico punto di riferimento è il Corano e la Sunna, immutabili sin dalla loro

origine. Ciò impedisce ad eventuali studiosi islamici, intenzionati a far progredire questa religione,

di avere quella necessaria autorità per farsi ascoltare dai popoli islamici.

6) CONCEZIONE DELLO STATO

Cattolicesimo: Religione e Stato sono profondamente separati: la religione si occupa solo della

sfera morale di ogni singolo individuo.

Islam: Religione e Stato sono la stessa cosa.

7) COMUNITÀ E SINGOLA PERSONA

Cattolicesimo: Il cattolicesimo difende la singola persona, considerando i diritti e i doveri della

persona come al primo posto rispetto alla comunità, secondo il principio della libertà di

coscienza individuale.

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Islam: L’islam mette al primo posto la comunità degli islamici, al cui interno i singoli trovano

protezione.

8) RUOLO DEL CREDENTE NELLA SOCIETÀ

Cattolicesimo: Non ha obblighi speciali, se non quello di professare con serietá e coscienza la sua

fede.

Islam: Il credente deve darsi da fare affinché le norme del Corano vengano diffuse nella società

in cui vive.

9) LIBERTÀ

Cattolicesimo: Al credente è lasciato la piena libertá nel gestire la propria coscienza personale.

"Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé”.

Islam: Il credente non ha nessuna libertá di decisione. E' Allah che "sceglie tutto, conosce tutto,

coordina tutto".

10) PERDONO DIVINO

Cattolicesimo: Viene sempre dato da Dio, anche in punto di morte, se il peccatore si pente since-

ramente.

Islam: Il credente sarà giudicato da Allah per tutte le azioni compiute durante la vita. Il perdono

Allah lo dá, dopo che il peccatore avrá ricevuto le punizioni corporali previste dalla legge islamica,

solo se si compie una buona azione riparatrice. Il perdono in punto di morte, senza aver fatto

una azione riparatrice, quindi, non è previsto.

11) INFERNO E PARADISO

Cattolicesimo: Sono tutti e due luoghi immateriali, dove l'anima dell'uomo trova sofferenza

(inferno) o gioia (paradiso) in funzione della presenza o meno di Dio.

Islam: Sono luoghi fisici di sofferenza o di piacere materiale. Nell'inferno vi sono sette tipi diversi

di fiamme, mentre il paradiso è inteso come un verdissimo giardino con a disposizione donne ver-

gini e molti frutti.

12) PREGHIERA

Cattolicesimo: La preghiera è il mezzo con cui si entra in comunione con Dio.

Islam: La preghiera è solamente un rito, un dovere a cui il credente è obbligato. E' il momento in

cui il credente rinnova la propria sottomissione ad Allah.

13) NON CREDENTI

Cattolicesimo: Per i non credenti, il cattolicesimo prevede la benevolenza di Dio e la salvezza, se

hanno agito secondo giusti principi morali.

Islam: Per tutti i non credenti nell’Islam, ci sarà il castigo di Allah.

14) PUNIZIONI

Cattolicesimo: Non prevede nessuna pena corporale.

Islam: Sono previste pene corporali (le fustigazioni, le amputazioni), anche fino alla morte (per

adúlteri, omosessuali, traditori della fede e bestemmiatori).

15) OMOSESSUALITÀ

Cattolicesimo: Condanna il peccato, non il peccatore. Il peccato sta infatti nell’atto sessuale, non

nel sentimento che si prova verso uno dello stesso sesso. E comunque gli omosessuali vengono

sempre considerati figli di Dio.

Islam: L’islam prevede la condanna a morte per gli omosessuali.

16) VIOLENZA

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Cattolicesimo: è contro la violenza; tuttavia la tollera solo se finalizzata alla difesa personale

dell’individuo.

Islam: L’islam invoca la violenza per difendere la religione in sé, ma anche per combattere

l’aggressore.

17) CONCETTO DI 'MARTIRE'

Cattolicesimo: E' la persona che, applicando il principio della non-violenza, sacrifica la propria

vita per non rinnegare il proprio credo e/o per aiutare il prossimo.

Islam: E' il guerriero islamico che muore combattendo contro i nemici dell'islam.

18) ATTEGGIAMENTO VERSO NEMICI E MISCREDENTI

Cattolicesimo: Il cattolicesimo prevede di amare i propri nemici e di pregare per chi ci perseguita,

diffondendo la parola di Dio pacificamente attraverso l’evangelizzazione.

Islam: L’islam prevede di combattere contro i nemici dell’Islam. La legge di Allah deve essere

diffusa anche con la guerra santa.

19) ELEMOSINA

Cattolicesimo: L’elemosina ai poveri è senza limiti.

Islam: L’elemosina può essere concessa solo ad altri musulmani e non può impoverire il ricco.

20) POSIZIONE DELLA DONNA

Cattolicesimo: Equiparata a quella dell’uomo.

Islam: Gravi limitazioni per le donne: obbligo di coprirsi, obbedienza al marito, impossibilità a

sposare un non-musulmano, metà diritti dell’uomo nelle eredità e nelle testimonianze pubbliche,

proibizione a toccare il Corano o ad entrare in moschea se mestruate, o ad entrare in zone riservate

agli uomini anche in moschea.

21) DIVORZIO

Cattolicesimo: Non è ammesso, in quanto il matrimonio è un sacramento. Viene accettata la sepa-

razione fisica e legale dei coniugi in caso di grave impossibilità alla convivenza.

Islam: E’ ammesso, ma sempre a favore del marito, il quale può ripudiare la moglie anche

senza un motivo valido. Il matrimonio è infatti un contratto di puro diritto civile che ha per oggetto

il semplice godimento fisico della donna da parte dell'uomo.

22) CONSIDERAZIONE DELLE PERSONE

Cattolicesimo: Tutte le persone sono uguali, indipendentemente dalla fede religiosa, dal sesso

o dalla razza e dalle condizioni sociali.

Islam: Per l’islam ci sono differenze tra musulmani e non-musulmani, tra uomini e donne, tra uomi

ni liberi e schiavi.

23) CIBO

Cattolicesimo: Nessuna limitazione nei diversi tipi di cibo, né nella quantitá, salvo un discreto

invito a non eccedere nei vizi.

Islam: Severi divieti: in particolare per carne di maiale, alcol e loro derivati, ma anche per formaggi

prodotti con caglio animale e crostacei. Il musulmano è tenuto a verificare gli ingredienti degli ali

menti per controllare se sono inclusi cibi vietati.

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Da tempo si sa che c’è un rapporto

tra cibo e salute.

Secondo molti studi,

alcuni cibi svolgerebbero un ruolo dannoso per il corpo,

mentre altri

un ruolo preventivo contro le malattie

Una dieta varia, ricca di fibre e tendenzialmente mediterranea risulterebbe protettiva, svolgendo una

compito di pura prevenzione contro malattie. Altri cibi, invece, ne aumenterebbero il rischio. Tra i pro-

dotti vietati, di cui si è riscontrata una correlazione con lo sviluppo dei tumori, è possibile individuare

questi alimenti:

Prodotti da forno e raffinati: sono i cibi più comuni e diffusi, spesso confezionati e di facile consumazio-

ne, come pane, grissini, merendine, gelati, biscotti, dove è marcata l'assenza di fibre come quella di ac-

qua. L'utilizzo elevato di sali e grassi può aumentare il peso corporeo, causando obesità e aumento i livel-

li di glucosio, con un'alta probabilità di sviluppare forme tumorali. Meglio scegliere articoli e alimenti di

natura integrale e quindi ricchi di fibre.

In ogni caso cercare di evitare o di non esagerare con:

Carne rossa: il tumore al colon trova una relazione diretta con il consumo eccesivo di carne rossa e

di insaccati, secondo alcuni studi, il grasso contenuto inciderebbe sulla flora batterica intestinale favoren-

do lo sviluppo della forma tumorale.

Bevande alcoliche e zuccherine: liquidi e bevande dolci gassate, tè freddo e succhi di frutta possono

favorire un aumento di peso e di grasso corporeo. Le molte calorie, legato all'incapacità di saziare il cor-

po, spinge a un consumo elevato ed eccessivo. Gli stessi alcolici possono favorire il rischio di sviluppare

dipendenze, perché altamente calorici e disidratanti.

Sale: un prodotto contenuto in moltissimi alimenti confezionati, quindi di facile consumo, che può

influire negativamente sul benessere personale. Ci sarebbe un collegamento diretto tra tumore allo sto-

maco e consumo di sale. Meglio preferire spezie e aromi, più salutari e utili per insaporire il cibo. La rego-

la principale, come sempre, è la moderazione nei confronti dei prodotti più dannosi, lasciando spazio a

quei cibi considerati utili per la salute.

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Essi sono:

Caffé: una tazza al giorno ridurrebbe del 15% la possibilità di sviluppare il cancro al fegato, con

effetti benefici anche contro il carcinoma alla prostata, grazie alla presenza della caffeina e dei polifenoli.

Pomodoro: non solo pomodoro ma anche carote, peperoni dolci e piccanti, zucca, anguria, albicoc-

che, tutta roba utile contro la formazione del tumore al polmone. Il merito sarebbe da attribuire alla pre-

senza di sostanze benefiche per le vie respiratorie.

Aglio: cibo saporito e incisivo, risulterebbe un toccasana contro il cancro al retto, grazie alla presen-

za benefica dell’allicina, un composto solforato presente nell'alimento.

Cereali: 25 grammi di fibre integrali al giorno proteggerebbero il corpo e il colon dalle forme tumo-

rali. Pane e pasta integrali o cereali in chicco, ottimi e utilissimi per un buon apporto di fibra alimentare,

in grado di ripulire l'intestino e di offrire al corpo vitamine e sali minerali.

Verdura: non ci sono limiti al consumo della verdura, la sua fibra alimentare è altamente benefica

per la flora batterica e per la salute del colon, oltre che quella del cuore. Idrata, nutre, permettendo di

diminuire l'assorbimento di grassi, zuccheri e colesterolo.

Latte: ricco di calcio e quindi utile per le ossa ma anche per la pulizia del colon, svolge un'azione

preventiva contro le formazioni tumorali.

Spuntini, snack, cibi da sgranocchiare

davanti alla TV:

ecco i colpevoli

che rendono il sonno agitato e il girovita appesantito

Seduti davanti alla TV, comodamente adagiati sul divano o nel letto, si fa forte la voglia di sgranocchiare

dei cibi golosi. Patatine, dolci e snack possono incidere sulla linea, appesantendola, causando un sonno

disturbato e poco salutare. Ciò che si consuma prima di andare a dormire dovrebbe agevolare il riposo in

modo sano, non costringere lo stomaco a un impegno extra, perché occupato a digerire alimenti com-

plessi e grassi.

Sono cinque le categorie di cibo da tenere a debita distanza, che possono disturbare il riposo e aumenta-

re il peso corporeo, come ad esempio grassi, zuccheri, proteine animali, caffé e carboidrati, con un occhio

in particolare per le porzioni.

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Ecco gli alimenti da non consumare la sera:

Dolci: una presenza costante a cui si attinge per golosità e voglia di compensazione, ma i dolci sono

molto difficili da digerire e il loro è un impatto pesante sul corpo, con aumenti di zuccheri nel sangue, molto

alti al risveglio.

Caffé: eccittante naturale, può incidere sul riposo e sulla qualità del sonno notturno.

Gelato: emblema dell'estate, il gelato trova spazio anche durante il resto dell'anno come compagno

durante la visione di film e serie TV, ma è un cibo molto grasso che rende pesante la digestione.

Torroncino: goloso, croccante e tipico del periodo delle feste, questa bontà è dannosa per il metaboli-

smo, perché agevola aumenti di zucchero nel sangue molto alti.

Patatine: inutile negare la presenza delle patatine come snack goloso, ma il mangiare continuo non

produce nutrimento adeguato, perché tende a gonfiare l'intestino con produzione di gas e alti livelli di zuc-

chero.

Pizza: tipica del made in Italy è amatissima da tutti, ma consumarla la sera appesantisce la digestione

con un impatto molto negativo per la linea.

Cioccolato: amato e spesso consigliato nella versione amara, il cioccolato purtroppo contiene caffeina

con effetti negativi sul sonno. La versione al latte favorisce aumento di zucchero nel sangue che rende fiacco

il risveglio.

Pane: farne a meno è quasi impossibile ma il pane è un carboidrato raffinato, che incide sul peso corpo-

reo, meglio la versione integrale, tuttavia in piccole dosi.

Cereali: preferite quelli integrali giusto per soddisfare la voglia, anche se i cereali è bene consumarli la

mattina a colazione.

Salse e paté: niente di più grasso e pesante delle salse da spalmare, condimenti e patè, che possono

disturbare il sonno.

Alcolici: benché possano agevolare il sonno sono molto calorici, gravano sulla digestione e disidratano.

Carne rossa: prodotto sconsigliato in generale, in particolare la sera, perché l'alimento di origine ani-

male contiene alti livelli di acidità, che la rendono complessa da digerire. Meglio proteine di tipo vegetale più

digeribili e salutari.

Sedano: nessuna controindicazione per il suo consumo, ma è un vegetale dall'effetto diuretico che po-

trebbe svegliare più volte durante il sonno.