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Cari Amici,
molte persone, e forse anche alcuni di noi, non fanno altro che lodare i tempi
passati, dicendo che si stava meglio prima, che i tempi passati erano migliori di
questi di oggi e cosí via! Non è un buon atteggiamento, questo! I tempi passati
“sembrano” migliori perché sono passati, appunto; sembrano “migliori” perché
noi non ci stiamo piú in mezzo e perché non viviamo piú quei guai e quei disagi
che vivevamo allora, ecc. In realtà ogni epoca storica ha i suoi pregi e i suoi
difetti, le sue cose belle e le sue cose brutte, perché il meglio e il peggio non
dipende dalle cose, o dal tempo, ma dall’uomo; e purtroppo l’uomo è sempre lo
stesso sia nei tempi passati, sia nei tempi di oggi con i suoi pregi e i suoi difetti,
con le sue belle qualità e il suo brutto carattere, con la sua capacitá di amare
(poca, in molti!) e il suo smisurato orgoglio, egoismo e vanità (in molti). Chi
loda i tempi passati, a scapito dei tempi di oggi, esprime una incapacità a
cogliere le innovazioni del presente, esprime una incapacità ad adeguarsi al
progresso e vede soltanto le cose negative del presente! Certo il tempo presente,
piú dei tempi passati, è un tempo di grandi cambiamenti, è un vulcano in
esplosione, un tempo di grande confusione, è un cantiere sempre aperto e quindi
è un tempo di grande disorientamento. E con cio? Dobbiamo stare lí a
compatirci, a piangerci addosso, a lodare i tempi passati? Non serve a niente.
Dobbiamo invece costruirci un progetto di vita, organizzarci un piano di viaggio,
prepararci
una bussola che ci indichi sempre la direzione giusta e anche un guardaroba ben
rifornito per avere l’abito adatto per ogni stagione della vita e per poter far
fronte ad ogni situazione di emergenza che ci puó capitare durante il viaggio.
Certo non si tratta qui di abiti che ci difendano dal freddo o dal caldo; si tratta di
“abiti” da intendere secondo il senso della parola latina: “habitus”, che vuol dire
“abitudine”, “capacitá”, “abilitá”, “virtu”, “stile di vita”, “disciplina”.
Qual’è il tuo progetto di vita? Verso dove sei diretto? Che direzione stai
prendendo? Che cosa stai facendo di questa tua vita? Pensaci e datti una
risposta! Io ti posso suggerire un vestito che devi avere per forza nel tuo viaggio;
è un vestito necessario che non ti fa smarrire, che non ti fa andare in tilt, che non
ti fa andare in confusione davanti alla babilonia delle situazioni e dei valori di
oggi.
Questo vestito da avere sempre con te è la “fortezza”. La “fortezza” non è la
forza fisica, non è la forza del pugile, non è la forza del soldato, non è la forza
del braccio di ferro. La “fortezza” di cui si parla qui è la “forza d’animo”, cioè la
capacità di non indietreggiare di fronte ai pericoli, di fronte alle difficoltà, di
fronte agli inconvenienti. La vita è come una torta speciale, fatta di fette che mi
piacciono e di fette che non mi piacciono, cioè fatta di momenti belli, piacevoli e
(Coloro che lodano i tempi passati)
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felici e momenti brutti, difficili, e spiacevoli. La persona “forte” è quella persona
che sa mangiare questa torta per intero, è quella persona che sa prendere la vita
nella sua totalità, sa accettare tutto, affrontare tutto e, con l’aiuto di Dio,
superare tutto. La persona “forte” è la persona che sa reagire di fronte ai
fallimenti, non annega in un bicchiere d’acqua, non rimane K.O., non si
comporta come una banderuola. La persona “forte” non confonde la “fortezza”
con la testardaggine, con l’arroganza, con l’imprudenza, con l’incoscienza, con
la sfacciataggine. La persona “forte” è una persona di volontà: sa volere, sa
cercare con impegno, con costanza, con coerenza un risultato, sa perseguire con
tenacia un obiettivo. La persona “forte” è una persona determinata. La persona
“forte” è una persona che sa volere grandi cose, una persona che ha grandi
ideali, una persona che ha grandi progetti. La persona “forte” è una persona che
non vola basso, ma che vuole volare alto, come una aquila. La persona “forte” è
una persona che non si accontenta di poco! Sii una persona “forte” e vivi il
presente, da persona “forte”!
Un caro saluto
Quante volte ridete insieme? Ridere con il cuore, ridere a piú non posso, ridere
fino alle lacrime o fino a “farsela addosso”, fa bene alla salute, fa bene al cuore e
alla mente, fa bene ai rapporti di coppia, fa bene all’amore, fa bene a tutto: è una
medicina universale, straordinaria, gratis; è una medicina
1) contro lo stress quotidiano,
2) contro i complessi di inferiorità,
3) contro i complessi di colpa,
4) anche contro la vecchiaia!
Non ci credete? Provate!
1) Ridere contro lo stress.
Oggi tutti diciamo di essere stressati. Sentiamo una tensione continua per il solo
fatto di esistere, di vivere. Da una parte un “poco” di stress fa bene, ci fa sentire
vivi, senza un po’ di stress ci sarebbe soltanto noia. Ma lo stress prolungato fa
male: puó provocare addirittura tumori e infarti; se rimane dentro di noi troppo a
lungo o non lo si combatte, indebolisce le nostre difese immunitarie e mette in
pericolo la nostra salute. È quindi importante imparare ad essere capaci di
sostenere lo stress. E come lo si controlla? Dando delle risposte giuste,
rispondendo in modo corretto e adeguato ad esso. In pratica. come? Ridendo con
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il cuore. Facendo delle belle risate piú volte al giorno manda via i pensieri
negativi, manda via lo stress, manda via la rabbia e ogni altra emozione che ci
avvelena la vita. È difficile che una persona con dentro di sé la rabbia, lo stress, i
pensieri negativi, abbia un corpo e una mente completamente sana. Invece dopo
qualche settimana che tu ridi di cuore, meglio ancora se lo fai con il tuo coniuge,
ecco i risultati: il tuo corpo si disintossica, il tuo corpo elimina le vecchie scorie,
i grassi superflui del tuo corpo si sciolgono, il tuo peso diminuisce, il tuo
stomaco migliora la digestione, il tuo fegato e i tuoi reni funzionano meglio, il
tuo corpo normalizza la eliminazione delle sostanze nocive, i tessuti del tuo
corpo si rinnovano, la tua pelle si distende, le tue rughe si riducono, il tuo
colesterolo diminuisce, la pressione sanguigna si abbassa e il tuo cuore batte piú
allegramente.
2) Ridere contro i complessi di inferioritá Quanta gente oggi soffre perché è troppo bassa o troppo alta, perché é troppo
magra o troppo grassa, perché perde i capelli, perché ha i seni cadenti, perché ha
le smagliature o la cellulite o perché ha il doppio mento o il naso lungo o le
gambe storte, o troppi peli sulle gambe. Quasi tutti. Quanta gente soffre perché
non sa scrivere bene, o non sa parlare bene il tedesco o non sa fare bene i conti,
o perché non sa usare bene il computer o il telefonino ultima moda o perché non
è molto intelligente o non si sa esprimere. Molta. Piú di quanto si possa
immaginare. Se impari a ridere con il cuore, questi fastidi, questi complessi
scompaiono. Cerca di riuscire a tenere il cuore allegro, perché in ogni cellula del
tuo corpo c’è Dio; tu sei venuto al mondo, sei venuto proprio su questa terra,
proprio in questi anni, proprio con quel tuo corpo, per un compito che solo tu
puoi svolgere, e per svolgere questo compito, per svolgere questa missione, il
corpo che hai è quello giusto, perfettamente adeguato a svolgere bene la tua
parte. Se impari a ridere di cuore, tu ti metti al di sopra di ogni conformismo
sociale, tu sei una persona libera che non dipendi da quello che pensano gli altri,
che non dipendi dalla moda corrente. Quando imparerai a ridere di cuore tu ti
troverai anche sano, attraente, qualunque corpo tu abbia, anche perché capirai
che il tuo corpo è sacro e quindi lo tratti, lo rispetti, lo vivi come il luogo dove
risiede il tuo spirito, la tua anima che è una scintilla di Dio: il tuo corpo
custodisce un pezzo di Dio! Cosí come è! Dio sta bene nel tuo corpo! Hai
capito?
3) Ridere contro i sensi di colpa. Ridete di cuore quando vi vengono i sensi di colpa! E sapete perché? Perché i
sensi di colpa non esistono. Non sono mai esistiti. Esistono cause, non colpe.
State attenti. Non fateveli venire. I complessi di colpa creano soltanto rabbia,
rancore, violenza dentro di sé.
I sensi di colpa annientano la persona, fanno del male a chi li prova, sono
un’arma, un veleno contro la vita. Ma soprattutto state alla larga da coloro che vi
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fanno venire i sensi di colpa: quelle persone sono cattive, sono persone insicure,
vi vogliono solo danneggiare, vogliono impedire a voi di crescere, vi vogliono
tenere sempre inchiodati al passato.
4) Ridere contro la vecchiaia. Per chi sa ridere di cuore e a “crepapelle” il tempo non esiste! Come è possibile
ritenere vecchia una persona che sa ridere con il cuore? Avere un cuore allegro è
il vero tesoro della vita. Prova ad immaginare dei bellissimi giovani maschi e
femmine, dai corpi stupendi, attraenti, sdraiati sulla spiaggia ad abbronzarsi, ma
che non possiedono un cuore allegro. Pensi che stiano lí ad assorbire l’intensitá
di un raggio di sole, di un granello di sabbia, del movimento di un’onda,
dell’immensitá del cielo, del fruscio del vento? No! Loro stanno lí a rimurginare
cose vecchie oppure stanno lí annoiati! Se non hai un cuore allegro non puoi
vedere, né avvertire niente di queste cose. Dunque a che serve a un giovane
avere un corpo perfetto o i soldi. A niente, se non sa ridere di cuore. Per
una persona che ha il cuore allegro, al contrario, che vuoi che sia “invecchiare”?
È una stagione come un’altra, perché ha capito che importante è come si ha il
cuore! È il cuore che ti fa vivere veramente. È il cuore che ti fa felice. È il cuore
che ti rende la vita piena, degna di essere vissuta, a qualunque etá:
un cuore allegro. Chi da vecchio rimpiange di non essere piú giovane è perché
non sa ridere con il cuore. Infatti l’unica cosa di cui rattristarsi è quella di non
saper ridere di cuore. A qualsiasi etá. Chi ha un cuore allegro, proprio perché sa
ridere, non vive nel passato, perché sa che il passato, in quanto tale non c’è piú e
che se lo tiene davanti a sé impedisce di ridere con il cuore; ma non vive
nemmeno nel futuro per lo stesso motivo, perché cosí facendo, vivendo di cose
non ancora avvenute, non potrebbe avere un cuore allegro. Chi vive nel presente
con un cuore allegro, non ha età. E ride anche della morte. Pensaci! Cos´’è
infatti la morte per una persona allegra? Niente di pauroso. La morte, per una
persona dal cuore allegro, perde di importanza, perde di tragicitá. La morte è
semplicemente la fine del viaggio sulla terra e l’inizio di un viaggio molto piú
meraviglioso in un’altra dimensione, la dimensione di Dio.
(Chi ne vuole sapere di piú su questo tema, cioè sul “ridere di cuore”, puó
leggere il bellissimo libro di Valerio Albisetti: “Ridere con il cuore, un metodo
semplice per vivere piú sereni”, edizioni Paoline, 2007)
Il perdono, invece
di uccidere l'amore,
puó contribuire
a farlo crescere
SULLA COLLINA DELLE APPARIZIONI 6
SUL MONTE DELLA VIA CRUCIS M
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Perché la Chiesa Cattolica 7 tante volte sostiene
princípi contrari alle opinioni più comuni
della societá?
Sono numerosissime le persone che se ne infischiano della Chiesa, ma che poi si
innervosiscono quando essa interviene per dire la sua, su diversi problemi della
vita umana e sociale oppure quando disapprova l'aborto, il divorzio, l’eutanasia
o altro, o quando annuncia ció che è bene e disapprova ció che è male per
l’Umanitá.
La verità è che in fondo, ognuno di noi quando ha qualche dubbio di coscienza,
quando non é del tutto sicuro che quello che sta facendo sia giusto, allora cerca
ad ogni costo un'approvazione che lo liberi dai rimorsi di coscienza. Baldovino,
re del Belgio, per esempio, rifiutò per motivi di coscienza di firmare la legge
sull'aborto, a costo di essere costretto a dimettersi. Proteste pesanti si levarono
da parte di deputati e uomini politici belgi. Perché? Perché queste persone
(deputati e uomini politici) non solo volevano legalizzare l'aborto, ma non
potevano neppure sopportare che qualcuno (in questo caso, il Re)
osasse dire che questo non era un «bene».
Al contrario, 400 anni fa, il re d'Inghilterra Enrico VIII, per risposarsi con la sua
amante Anna Bolena, chiese al Papa di allora l'annullamento del precedente
matrimonio con la legittima moglie; ma non riuscì ad ottenerlo. Avendo tuttavia
ricevuto l'approvazione del parlamento e di molti vescovi inglesi, decise di
risposarsi lo stesso e di separarsi da Roma. Un solo vescovo, Giovanni Fisher, ed
un solo laico, Tommaso Moro, autorevole uomo politico, rifiutarono di
dichiarare che l'annullamento era un «bene», e affermarono chiaramente e
fortemente che era un male: e vennero condannati a morte.
Oggi, nel nostro mondo occidentale, non si condannano a morte i cristiani
quando disapprovano certi principi di vita o certe leggi che vanno contro la
coscienza e contro il Vangelo: ma li si insulta. Per molta gente di oggi, queste
voci cristiane che disapprovano il male sono insopportabili tanto quanto quelle
di Giovanni Fisher e di Tommaso Moro.
La Chiesa, invece, protegge la coscienza. Essa a costo di essere attaccata,
insultata e perseguitata testimonia fino alla morte che l'uomo vale più delle
tentazioni che lo assalgono. Se la Chiesa non testimoniasse la luce di Cristo, chi
potrebbe orientarsi? La Chiesa non fa altro che proporre a noi gli insegnamenti
di Cristo. E allora che succede? Poiché è imbarazzante o non si ha il coraggio di
prendersela direttamente con Gesù Cristo, si preferisce prendersela con la
Chiesa e rimproverare alla Chiesa le sue posizioni. Per esempio: con quale
diritto la Chiesa vieta il divorzio? Ma la Chiesa non fa altro che ricordare le
parole di Cristo nel Vangelo: «Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa
un'altra, commette adulterio» (Lc 16, 18). Con tutti coloro che annacquano le
leggi morali divine, adattandole alle proprie esigenze; con tutti coloro che fanno
di tutto per verniciare il male facendolo apparire come un bene, Gesù è molto
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severo: «È meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga
gettato nel mare» (Mc 9,42).
Si sbaglia nel credere e nel dire che la Chiesa condanna. Come Cristo non
condanna, neppure la Chiesa condanna; essa illumina il mondo, illumina
l’umanità e proietta la sua luce anche su certe cose dolorose. A chi ha fatto, poi,
qualcosa di male, la Chiesa risponde con Gesù: «Io non ti condanno. Va' e non
peccare più» (Gv 8,11). Nel sacramento della confessione, la Chiesa, attraverso il
sacerdote offre il perdono di Dio. Quindi la Chiesa non condanna, bensì
perdona, nel nome di Cristo.
La verità è che quando non si crede più in Dio, allora scompare anche la
possibilità del perdono. Questo è il problema del nostro tempo: non si crede piú
in Dio, e quindi non si ammette più la misericordia.
Di fronte ai rimorsi della nostra coscienza, che ci sono sempre quando facciamo
il male, anche se non lo vogliamo riconoscere, allora, ci sforziamo di
dimenticare (è il fenomeno psicologico della “rimozione”, con tutte le sue
conseguenze); e per mettere a tacere la nostra coscienza, noi chiamiamo bene ciò
che in realtà è male. Perché non riconoscere coraggiosamente di aver sbagliato?
Perché non rivolgersi a Dio e dirgli “Padre distogli lo sguardo dai miei peccati e
cancella tutte le mie colpe»? Se sempre facessimo cosí, noi saremmo grandi e ci
sentiremmo piú leggeri. A proposito dell’aborto, poi, la Chiesa dice che la vita è
sacra e tutti gli esseri umani, soprattutto i più deboli, hanno diritto alla vita. La
Chiesa perciò non può accettare l'aborto. Essa condanna l'atto, che è sbagliato,
ma non le persone.
Dio è perdono e misericordia infinita.
Difendendo il bambino che deve nascere, la Chiesa difende l'uguaglianza del
diritto alla vita per ogni essere umano. Per la Chiesa, le leggi che permettono
l'aborto e lo rendono libero, violano questo principio fondamentale di ogni
democrazia e costituiscono un abuso di potere. Sono leggi molto gravi perché
creano uno spazio giuridico per giustificare la criminalità (la soppressione di un
innocente senza difesa!) e anche perché capovolgono il significato di bene e di
male all'interno della società. La maggior parte delle persone, infatti, crede che
quello che viene permesso dalla legge è bene. Ma questo è un errore enorme.
Non tutte le leggi sono giuste, non tutte le leggi sono buone!
È vero che alcune donne possono essere angosciate e soffrire molto a causa di
una gravidanza indesiderata (dovuta per esempio ad una violenza), ma l'aborto
non fa che aggravare questa situazione già disperata. Esistono altre soluzioni.
Lottando contro l'aborto, la Chiesa vuole difendere la donna, la cui dignità è la
prima ad essere colpita in questi casi. Sempre per difendere la dignità umana, la
Chiesa è contraria anche all'«affitto» dell'utero e ad ogni altro tipo di abuso.
Famosi scienziati, anche non credenti, hanno già denunciato il fenomeno
dell’aborto, dell’eutanasia e di altre tecniche che non rispettano la vita e la
dignità umana.
Il problema fondamentale posto da queste tecniche, è che riducono il corpo
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umano a puro oggetto materiale senza considerare più la persona. La Chiesa
incoraggia, piuttosto, le ricerche che mirano a risolvere tutti i problemi legati
alla vita, anche quelli della sterilità, rispettando la persona e la natura. Il
messaggio che la Chiesa rivolge al mondo contemporaneo è esigente, così come
il messaggio di Cristo nel Vangelo. E' un messaggio coerente e vuole difendere
la dignità della persona umana, di ogni persona umana, di tutta la persona
umana.
1) In Italia sono presenti 839 religioni.
I non cattolici presenti in Italia sono 4.635.400 compresi gli immigrati che non
sono cittadini italiani. Se poi si prendono in esame solo gli immigrati che sono
cittadini italiani, allora i non cattolici sono 1.417.000.
Tra gli immigrati (cittadini e non cittadini italiani) i musulmani sono 1.360.000 e
i cristiani ortodossi 1.295.000. Questi ultimi, soprattutto romeni, sono, però, in
sensibile aumento e sembrano destinati a superare i musulmani nei prossimi
anni.
Tra i cittadini italiani, i protestanti sono 435.000. Tra i protestanti, il gruppo piú
numeroso è il gruppo Pentecostale chiamato “Assemblee di Dio” con circa
150.000 membri.
Dopo i protestanti vengono i Testimoni di Geova, con poco più di 400.000
aderenti.
Dopo i Testimoni di Geova e le Assemblee di Dio vengono i Buddisti, con
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135.000.
Poi gli Induisti che sono 114.000 e i Sikh 60.000. Gli Ebrei italiani sono
“soltanto” 36.000; ma essi costituiscono una realtà di grande rilievo storico e
culturale.
2) L’”effetto Francesco” ha spinto molte persone a tornare in chiesa e ad
avvicinarsi a Dio: non è solo un’impressione ma un dato di fatto. In tutto il
mondo. L’ha confermato anche una ricerca scientifica fatta dall’istituto di ricerca
sulle religioni diretto dal professore di Torino Massimo Introvigne. Egli dice che
molte persone portano come motivo del loro riavvicinamento alla pratica
religiosa, il modo semplice e spontaneo di parlare e di comportarsi di papa
Francesco. Naturalmente, l’effetto Francesco è anche un effetto del papa
precedente, Benedetto XVI: molti affermano spontaneamente di essere stati
commossi e scossi anche dalla rinuncia di Benedetto XVI.
E l’effetto andrà verificato alla prova del tempo. Fin da ora possiamo però
affermare che non si tratta di impressioni, ma di numeri reali.
3) Durante la Messa, papa Francesco non amministra la comunione di persona
ma lascia che siano altri a dare l'ostia consacrata ai fedeli. Si siede e aspetta che
la distribuzione del sacramento sia completata.
Perché non dá lui personalmente la Comunione ai fedeli? Egli lo spiega cosí:
"Davide era stato adultero e mandante di un omicidio, e tuttavia lo veneriamo
come un santo perché ebbe il coraggio di dire: “Ho peccato”. Si umiliò davanti a
Dio. Si possono commettere errori enormi, ma si può anche riconoscerlo,
cambiare vita e riparare a quello che si è fatto. Ora tra i cattolici ci sono persone
che hanno ucciso non solo fisicamente ma anche con una cattiva gestione dei
capitali, pagando, per esempio, stipendi ingiusti. Sono persone cattoliche, che
magari fanno anche gesti di beneficienza, ma che non pagano ai loro dipendenti
la giusta paga che spetta loro, o che fanno lavorare in nero. Di alcuni
conosciamo l'intero curriculum, sappiamo che si spacciano per cattolici ma
hanno comportamenti indecenti di cui non si pentono. Per questa ragione in
alcune occasioni non dó la comunione, rimango dietro e lascio che siano gli
assistenti a farlo, perché non voglio che queste persone si avvicinino a me per
la foto. Si potrebbe anche negare la comunione a un noto peccatore che non si è
pentito, ma è molto difficile provare queste cose. Ricevere la comunione
significa ricevere il corpo del Signore, con la coscienza di formare una comunità
di fratelli, con la coscienza di formare un unico corpo, il corpo di Cristo. Ma se
un uomo, più che unire il popolo di Dio, sfrutta le persone e rovina la vita di
moltissime persone, non può fare la comunione, sarebbe una totale
contraddizione, se non mostrano pentimento. È ciò che comunemente
chiamiamo condurre una “doppia vita". Quindi, da pastore esperto, papa
Francesco sa che tra coloro che fanno la comunione ci possono essere dei
pubblici peccatori, ben conosciuti, autoritá corrotte, mafiosi assassini, giudici
parziali, intellettuali immorali, ecc. non pentiti, che peraltro si professano
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cattolici. Sa che a quel punto é difficile negare loro il sacramento. E sa degli
effetti pubblici che quella comunione potrebbe avere, se ricevuta dalle mani del
papa. Quali sono i pubblici peccati che Bergoglio porta ad esempio? Sono
l'oppressione del povero e la negazione del giusto salario all'operaio. Due
peccati tradizionalmente elencati tra i quattro che "gridano vendetta al cospetto
di Dio".