Whymper La scalata al Cervino

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Una delle più avvincenti storie (di montagna) di tutti i tempi - disegni dell’Autore dall'edizione originale “Scrambled amongst the Alps”- Da: E. Whymper Scalate nelle Alpi: la salita del CervinoFoto dal versante svizzero Foto della vetta Dal verbale dell’interrogatorio sulla disgrazia del Monte Cervino, Zermatt, 21 luglio 1865: Sono Edward Whymper, domiciliato a Londra, artista disegnatore, celibe. Siamo partiti da Zermatt in otto: quattro turisti, Rev. Hudson, il suo accompagnatore Hadow (18 anni), Lord Douglas (19 anni) e io, le guide e i portatori (Croz di Chamonix e i Taugwalder di Zermatt). Siamo poi partiti dal bivacco il 14 luglio alle 3,40 del mattino e alle 14,30 siamo giunti in vetta, dove abbiamo sostato per un’ora…”. Figlio di un affermato acquerellista, Edward Whymper nasce a Londra nell’aprile del 1840 ed a soli vent’anni è già un eccellente incisore di litografie, molto richieste per corredare libri e pubblicazioni - sia scientifiche che scolastiche e popolari - di immagini, che di lì a qualche decennio saranno sostituite da un'arte nuova, la fotografia. L’editore Longman lo invia nelle Alpi allo scopo di realizzare disegni adatti a illustrare un’edizione di “Peaks, Passes and Glaciers”. Whymper attraversa la Manica e percorre in lungo e in largo Savoia e Delfinato alla ricerca di scorci pittoreschi e panorami alpini. Si scopre innanzitutto qualità di camminatore eccezionale: “ … alle due del pomeriggio mi misi in cammino lanciandomi in una marcia di 110 chilometri e giunsi a Grenoble avendo superato in 18 ore di marcia effettiva la distanza che la separa da Briancon …”. Marce di centinaia di miglia che oggi richiedono ore di viaggio veloce in auto, sono sbrigativamente riassunte in due righe di diario : “ … da Chamonix andai a Ginevra, da lì per il Mont Cenisio a Torino e alle valli valdesi e raggiunsi Paesana … ” , mentre poco oltre si sofferma alquanto a ricordare una locanda piemontese in cui gli avventori cantano inneggiando in coro a Garibaldi :” Rimasi lì seduto per ore ad ascoltarli, incantato…”. Da solo, o accompagnato da guide alpine, compie numerose perlustrazioni e ascensioni; molte vette (La Ruinette, Les Grandes Jorasses, la Dent d’Herens, il Grand Tournalin ecc) vengono raggiunte per la prima volta da un ventenne che non ha alcuna esperienza di montagna. Whymper nei suoi libri mostrerà eccellenti qualità di narratore e la lettura dei suoi racconti e delle sue guide turistiche (su Chamonix e su Zermatt) risultano avvincenti e gustose anche per i non appassionati di alpinismo. Con tipico humour britannico racconta di vittorie e di sconfitte, di natura e di uomini, e di questi ultimi saprà cogliere con sensibilità le felicità e le pene, gli aspetti eroici e le debolezze, la Autore. G.Ferrero, Turin, Italy 1

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A soli 25 anni un inglese scala per primo la montagna più bella del mondo ...

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Una delle più avvincenti storie (di montagna) di tutti i tempi - disegni dell’Autore dall'edizione originale “Scrambled amongst the Alps”-

Da: E. Whymper “Scalate nelle Alpi: la salita del Cervino”

Foto dal versante svizzero Foto della vetta

Dal verbale dell’interrogatorio sulla disgrazia del Monte Cervino, Zermatt, 21 luglio 1865:“Sono Edward Whymper, domiciliato a Londra, artista disegnatore, celibe. Siamo partiti da Zermatt in otto: quattro turisti, Rev. Hudson, il suo accompagnatore Hadow (18 anni), Lord Douglas (19 anni) e io, le guide e i portatori (Croz di Chamonix e i Taugwalder di Zermatt). Siamo poi partiti dal bivacco il 14 luglio alle 3,40 del mattino e alle 14,30 siamo giunti in vetta, dove abbiamo sostato per un’ora…”.

Figlio di un affermato acquerellista, Edward Whymper nasce a Londra nell’aprile del 1840 ed a soli vent’anni è già un eccellente incisore di litografie, molto richieste per corredare libri e pubblicazioni - sia scientifiche che scolastiche e popolari - di immagini, che di lì a qualche decennio saranno sostituite da un'arte nuova, la fotografia. L’editore Longman lo invia nelle Alpi allo scopo di realizzare disegni adatti a illustrare un’edizione di “Peaks, Passes and Glaciers”. Whymper attraversa la Manica e percorre in lungo e in largo Savoia e Delfinato alla ricerca di scorci pittoreschi e panorami alpini. Si scopre innanzitutto qualità di camminatore eccezionale: “… alle due del pomeriggio mi misi in cammino lanciandomi in una marcia di 110 chilometri e giunsi a Grenoble avendo superato in 18 ore di marcia effettiva la distanza che la separa da Briancon …”. Marce di centinaia di miglia che oggi richiedono ore di viaggio veloce in auto, sono sbrigativamente riassunte in due righe di diario : “… da Chamonix

andai a Ginevra, da lì per il Mont Cenisio a Torino e alle valli valdesi e raggiunsi Paesana …” , mentre poco oltre si sofferma alquanto a ricordare una locanda piemontese in cui gli avventori cantano inneggiando in coro a Garibaldi :” Rimasi lì seduto per ore ad ascoltarli, incantato…”.

Da solo, o accompagnato da guide alpine, compie numerose perlustrazioni e ascensioni; molte vette (La Ruinette, Les Grandes Jorasses, la Dent d’Herens, il Grand Tournalin ecc) vengono raggiunte per la prima volta da un ventenne che non ha alcuna esperienza di montagna.

Whymper nei suoi libri mostrerà eccellenti qualità di narratore e la lettura dei suoi racconti e delle sue guide turistiche (su Chamonix e su Zermatt) risultano avvincenti e gustose anche per i non appassionati di alpinismo. Con tipico humour britannico racconta di vittorie e di sconfitte, di natura e di uomini, e di questi ultimi saprà cogliere con sensibilità le felicità e le pene, gli aspetti eroici e le debolezze, la

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grandezza d’animo e l’indegnità. Il suo stile è asciutto, i commenti brevi, il racconto si addensa subito su ciò che lo colpisce di più. Non sono rare le annotazioni (vere e proprie acute litografie psicologiche) sui personaggi che incontra o che lo accompagnano. Ecco, a titolo di esempio, quanto Whymper scrive su Michel Croz, la guida di Chamonix con cui conquisterà il Cervino, e su Jean Luc Meynet, il portatore deforme della Valtournenche apprezzato dalla grande guida Carrel : (W.) “… realmente Croz non era soddisfatto se non quando doveva fare appello a tutte le sue forze,

quando s’innalzava oltre la cerchia comune dei mortali; … di tutte le guide con le quali ho viaggiato, Croz era quella che meglio rispondeva ai desideri segreti del mio cuore. Qualunque fosse la fatica impostagli, l’accettava col più sincero buonumore. Michel era una guida non ancora molto nota, ma chi se ne era servito una volta, finiva per richiederlo sempre ”. (W.) “…Vedemmo arrivare un goffo personaggio vacillante… cantava come se non ci fosse nulla di brutto al mondo, anche se il volto del piccolo Meynet, il gobbo del Breuil, portava le tracce del dolore e delle difficoltà e c’era più di una semplice nota di tristezza nella sua voce quando disse che doveva badare ai piccoli figli di suo fratello… Meynet era un inestimabile portatore… sebbene

le sue gambe fossero più pittoresche che simmetriche e sembrasse costruito con pezzi presi a caso …. Si contentava con gratitudine del posto più scomodo nella tenda e considerava una festa avere il permesso di bere i fondi del caffè …” - e infine - “ Meynet contemplava il panorama limpido dal Col du Lion. Quel piccolo montanaro deforme guardò lungamente in un silenzio colmo di venerazione, poi si inginocchiò e giunse le mani esclamando, quasi in estasi, << Oh, montagne meravigliose ! >>. Gesti e parole erano spontanei e le sue lacrime sincere …”

Il primo libro di Whymper, uscito sei anni dopo la conquista del Cervino (1871, Scrambled amongst the Alps: 1861-1869) si impone presto come un classico di letteratura alpina; da questo viene tratto il tema della conquista del Cervino (1880, The ascent of the Matterhorn, anch’esso riccamente illustrato), che diventa un best seller. Il suo ultimo apprezzato libro (1897, A guide to Zermatt and the Matterhorn) precorre i tempi moderni per un aspetto curioso; contiene infatti in testa e in coda ben 42 pagine di inserzioni pubblicitarie (alberghi, apparecchi ottici, scarponi ecc.) a controprova della fama ormai raggiunta dall’autore. Con Whymper vivente le sue opere verranno rieditate ben quindici volte. Il 16 settembre 1911, a 71 anni, si spegne a Chamonix, dove è sepolto.

L’incontro con Carrel “Arrivai al Breuil (l'attuale Cervinia ndr) il 18 agosto 1861 con la mia guida, Jean Antoine Carrel, un uomo ben piantato, dall’aspetto deciso e con una certa qual aria di sfida piuttosto affascinante …”.

Nasce così il leggendario ed epico rapporto tra due personaggi assolutamente eccezionali. Entrambi dotati di grande resistenza alle fatiche, alle altezze, alle temperature glaciali; entrambi in possesso di formidabili capacità di esplorazione e di intuizione; entrambi intelligenti e orgogliosi, anticipano l’alpinismo moderno, che tempera l’audacia con la freddezza, la curiosità con la prudenza, le forza con la tecnica . La storia dell’alpinismo di tutti i tempi trova uno dei suoi aspetti più felici e mitici nell’incontro tra il londinese Whymper, un turista dell’epoca vittoriana che gira l’Europa a disegnare vedute ed il valdostano Carrel, un montanaro, cacciatore di marmotte, che nel 1861 è reduce, bersagliere, dalla battaglia di Solferino. Whymper compie con Carrel alcune escursioni in alta quota alla ricerca di vedute e di valichi (il

Breuiljoch come variante al colle del Teodulo per raggiungere Zermatt dal Breuil, un giro attorno al Cervino per valutare la pendenza e l’accessibilità delle sue pareti; qui Carrel potrà per la prima volta sincerarsi della impossibilità di scalare la cresta di Zmutt); ma nel loro girovagare per colli e cime, lo

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sguardo è sempre rivolto al Cervino, ne scrutano i versanti, ne discutono come due spasimanti che ambiscono alle grazie di una donna bellissima e immacolata …. .

L’intuizione di Whymper: la stratificazione delle rocce del lato svizzero (fig. 2)favorisce l’arrampicata, mentre quelle del versante italiano sono spioventi (fig. 1)

Tra le tante straordinarie qualità alpinistiche che Whymper ammira in Carrel, due in particolare ne fanno ai suoi occhi la guida ideale e altrimenti introvabile. Innanzitutto Carrel è l’unica guida che non crede all’inviolabilità del Cervino (la Gran Becca, per i valdostani di allora) mentre le altre guide, di fronte all’ipotesi di salirlo, replicano immediatamente: “C’est impossible !” o, che è lo stesso, “Qualunque altra vetta ma NON il Cervino !”. Inoltre a quei tempi le guide salivano i pendii quasi esclusivamente scalinando con le accette nevai e ghiacciai, così da ricavarne una sorta di gradini; Carrel dal canto suo non disdegna affrontare la viva roccia, condizione questa indispensabile per arrampicarsi sulle ripide rocce del Cervino. Si tenga conto che gli unici strumenti allora a disposizione degli scalatori erano un bastone (l’alpenstock, alto il doppio di una piccozza attuale; nei passaggi critici veniva tenuto alle estremità da due guide e usato come mancorrente dal cliente) e la corda di canapa, ben lontana dalle odierne corde sintetiche resistenti, leggere e asciutte.

Ganci e moschettoni inventati da Whymper. La sua piccozza

La corda veniva semplicemente trattenuta da una o più persone per assicurare in salita il primo di cordata e - durante la discesa - passata e legata attorno ad uno spuntone roccioso (se c’era): non era ancora invalso l’uso dei chiodi e delle attrezzature attinenti, che avrebbero dato una svolta decisiva alla

possibilità di scalare vertiginose pareti verticali e di realizzare passaggi acrobatici assolutamente impensabili a quei tempi.Whymper arriva a constatare che in Carrel ci concentrano mirabilmente non solo capacità tecniche e fisiche straordinarie, ma anche una non comune disposizione mentale alla decisione e alla sfida, una innata fierezza e la consapevolezza di essere il migliore, un nuovo Davide che non teme di ingaggiare la lotta con il Gigante, la guida che nelle numerose ispezioni compiute sul versante italiano cerca il percorso giusto, fiuta la pista meno pericolosa, memorizza ogni svolta e ogni intralcio; al ritorno dai vari tentativi di conquista, che raggiungono altezze sempre più elevate, non si sente mai vinto e perciò mai rinunciatario; il suo istinto di cacciatore lo induce piuttosto alla momentanea tregua in attesa di sferrare il colpo decisivo.Sono in effetti le stesse qualità che si ritrovano declinate in Whymper, di dodici anni più giovane di Carrel, per il quale Whymper avrà durante tutta la vita solo e sempre parole di

incondizionata ammirazione, anche dopo che Carrel l’avrà “tradito” per la spedizione sul Cervino organizzata dal Club Alpino Italiano e dal governo italiano.“…Egli possiede il vero coraggio, e chi desideri compiere salite difficili troverà in lui una guida di prima categoria “(W., 1869)

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“…Ho frequentato Carrel nel corso degli ultimi otto anni e lo considero il più elegante arrampicatore che abbia mai visto “ (W., 1869, da Libretto di Guida di J.A. Carrel, conservato al Museo della Montagna di Torino) “…Ho già detto molte volte di quanto apprezzi le sue qualità e non è necessario ripetere che lo voglio con me in ogni mia futura spedizione” (W., 1874) Anche se “ … non era facile prendere Carrel per il verso giusto. Egli era infatti consapevole di essere il “capitano” delle guide della Valtournanche”.Il 15 agosto 1890 ritornando da una drammatica ascensione (la 51ma) sul Cervino, nella bufera, Carrel esaurisce tutte le sue forze per portare in salvo il suo cliente (L. Sinigaglia) e muore per sfinimento sulle pendici dell’Oriondè, a soli 62 anni. (Sinigaglia) “…Così morì J.A. Carrel, l’uomo che amava la montagna di amore puro e sincero, l’uomo pieno di curiosità e decisione … Cosciente della sua responsabilità si diede con tutta l’anima alla salvezza dei compagni”. Carrel riposa a Valtournanche e una croce è posta in una nicchia nella roccia accanto alla quale egli spirò.Nel 1895 Whymper si recherà a rendere omaggio al suo grande amico-rivale.

Vedute del Cervino da Zermatt e da Breuil dipinte da Whymper

La salita al Cervino La prima salita del Cervino appare un’impresa alpinistica tecnicamente ed umanamente ineguagliabile, una pietra miliare nella storia dall’alpinismo. Ma è avvincente, commovente e divertente per un lettore non pratico di alpinismo anche tutta la vicenda che fa da contorno all’impresa di Whymper: le numerose sconfitte (nel corso di cinque anni, otto tentativi falliti, sempre dal versante italiano), l’attento ascolto delle esperienze e dei suggerimenti di altri valenti scalatori, l’applicazione con cui egli studia le conformazioni rocciose delle pareti e dei nevai, l’invenzione di nuovi attrezzi o il miglioramento di altri (gli scarponi, la tenda) per favorire la scalata e che vengono febbrilmente progettati, fabbricati e migliorati durante il lungo inverno londinese. Addirittura “… Attraversai la Manica il 29 luglio 1863, con l’intralcio di due scale, lunghe ciascuna più di tre metri e mezzo, che si potevano unire come quelle dei pompieri. Il mio bagaglio suggeriva decisamente un’attrezzatura per scassinatori dato che, accanto alle scale, c’erano numerosi rotoli di corda e diversi attrezzi dall’apparenza sospetta. A Susa i doganieri locali, più onesti e ottusi dei francesi rifiutarono di lasciar passare il mio bagaglio, finché

uno di essi scoprì che << Quindi, monsieur, lei è un acrobata ? Sì, certamente !>> risposi …”. E’ ben vero che già 80 anni prima Paccard (italiano, a dispetto del nome) e Balmat avevano raggiunto da Chamonix la cima più alta d’ Europa, il Monte Bianco, ma non la più difficile: non si dimentichi che, dal giorno della conquista, il Cervino ha fatto più di seicento vittime!. E’ pure vero che nel 1992 l’altoatesino Kammerlander ha salito e disceso in successione tutte le quattro creste del Cervino nel giro di ventiquattr’ore, ma esiste una

differenza abissale tra allora e oggi quanto a dotazioni tecniche e

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abbigliamento, nutrizione e sicurezza, conoscenze scientifiche, mediche e meteorologiche, organizzazione e soccorso, tutti elementi nemmeno immaginabili ai tempi di Whymper e Carrel.Scrive Whymper : “Il Cervino appare imponente, mai banale, da qualunque parte lo si guardi; per questo aspetto, e a causa dell’impressione che la montagna esercita sugli spettatori, esso fa quasi classe a sé tra le montagne. Non ha rivali nelle Alpi, e ne ha pochi al mondo.”.Nel 1865 le circostanze fanno sì che i due purosangue delle vette raggiungano la cima del Cervino non insieme, ma con cordate diverse e da versanti opposti, e a breve distanza di tempo uno dall’altro.Senza farsi accorgere da Whymper, Carrel parte per primo, martedì 11 luglio 1865, per la Cresta del Leone, percorso provato varie volte con Whymper, alla testa di una folta spedizione tutta italiana, ben attrezzata di uomini, muli, attendamenti e vettovaglie, voluta dal Club Alpino Italiano e dal Ministro Sella. Whymper furibondo reagisce immediatamente ed elabora un progetto tale che solo un campione di classe eccelsa come lui può realizzare. Scrive: “ … quei furbacchioni avrebbero potuto essere messi nel sacco. C’era abbastanza tempo (in quei giorni il Cervino era avvolto nella nebbia e la spedizione italiana, appesantita, procedeva molto lentamente ndr) per andare a Zermatt e tentare la scalata per la parete est; se questa si fosse dimostrata impraticabile, tornare al Breuil e arrivare in vetta PRIMA di lui …”.

Spinto dall’umiliazione, lascia il Breuil e raggiunge Zermatt dove organizza rapidamente una spedizione formata semplicemente da otto uomini, tre inglesi e alcune guide e portatori, per tentare la scalata del Cervino percorrendo la Cresta dell’Hornli, l’unica ritenuta allora accessibile con quella italiana del Leone . Dopo tre giorni Carrel giunge a poche centinaia di metri dalla vetta e constata amaramente che Whymper lo ha preceduto. Carrel torna sconfitto al Breuil ma risalirà caparbiamente il 17 luglio per conquistare finalmente la cima con i forti compagni

Bich, Meynet e l’abate Gorret.Dichiarerà cavallerescamente Whymper : “Il loro itinerario dovette essere non solo più difficile, ma MOLTO più difficile del nostro …”. Whymper dunque, a soli 25 anni, conquista per primo la vetta del Cervino, alle due del pomeriggio di venerdì 14 luglio 1865. La prima ascensione è avvenuta pertanto non sulla via italiana percorsa con Carrel, ma per la via svizzera, in parte ancora inesplorata. Dopo una sosta di circa un’ora, Whymper e i suoi compagni iniziano la discesa e accade l’irreparabile.Il giovane Hadow perde improvvisamente l’equilibrio, scivola addosso a Croz che precede la cordata e trascina nel baratro Lord Douglas e Hudson che li seguivano legati ad una debole fune.(W.)” La leggenda che riteneva il Cervino inaccessibile era stata distrutta … come uno spietato nemico abbattuto ma non annientato, aveva tratto la sua terribile vendetta dalla sconfitta.”.Nasceranno polemiche senza fine sulla “catastrofe del Cervino”; i superstiti verranno sospettati di aver tranciato la corda per non essere trascinati nella caduta. Whymper dimostrerà con dati, constatazioni logiche e reperti la falsità delle accuse. I fatti, la fama e la indiscussa serietà e credibilità di Whymper respingeranno gli attacchi. Anche se Whymper confesserà negli anni a seguire che “ … Every night, do you understand, I see my comrades of the Matterhorn slipping on their backs, theirs arms outstretched, in perfect order and equal distance: Croz the guide, first, then Hadow, then Hudson and lastly Douglas. Yes, I shall always see them …”. (“Ogni notte, capite, io rivedo i miei compagni del Cervino che scivolano sulla schiena, le braccia alzate, in perfetto ordine e ad identica distanza: Croz, la guida, per primo, poi Hadow, poi Hudson e infine Douglas. Sì, devo sempre vederli …”) .

Whymper nei racconti non celebra mai sé stesso, anzi spesso richiama l’attenzione del lettore sugli errori da lui stesso commessi durante le ascensioni, invitandolo caldamente al rispetto della montagna, a prender coscienza delle proprie forze e dei propri limiti, ad usare sempre grande prudenza “ … prestate attenzione ad ogni vostro passo”. E questi aspetti per così dire “educativi” sono rafforzati dalla certezza che “ …noi che andiamo in montagna anteponiamo la perseveranza rispetto alla forza bruta. Torneremo alle nostre occupazioni quotidiane più preparati alla lotta nella battaglia per la vita e a scavalcare gli ostacoli che ostruiscono i nostri percorsi”. A parte queste raccomandazioni, Whymper non cede mai al moralismo celebrativo e retorico del suo tempo, ma è convinto intimamente che l’andar per monti è uno dei modi migliori con cui ci si può assicurare le più grandi cose che l’uomo possa desiderare: la salute e l’amicizia.

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Acclamato come grande alpinista, Whymper proseguì negli anni successivi nell' affrontare alcune ardite imprese tra cui, dietro invito della Società Britannica di Geografia, l'esplorazione di terre lontanissime: la Groenlandia nel 1867 ed in Ecuador, dove conquistò il vulcano Chimborazo, alto ben 6.310 metri.Alcune curiosità confermano la eccezionali qualità fisiche e morali di quegli uomini. Whymper sulle Ande chiamò come compagno di scalate l' amico-avversario del Cervino, Jean-Antoine Carrel, col fratello Louis. Il 4 gennaio 1880 raggiunsero la cima e, poiché qualcuno sollevò dubbi sul reale esito della spedizione, Whymper conquistò la montagna una seconda volta, nello stesso anno, in questa occasione accompagnato da due scalatori ecuadoriani. Nel 1802 lo scienziato Von Humboldt aveva già tentato di scalare il Chimborazo, considerato all'epoca la più alta montagna del mondo ma, arrivato a quota 5.875 m, dovette rinunciare a causa della mancanza d'aria. Per rimediare ai pericolosi malesseri (nausea, vertigini, mal di capo) causati dall'altezza, Carrel - in assenza dei farmaci e dei sussidi tecnologici moderni (respiratori ad ossigeno) - era uso preparare un semplice ma gagliardo vin brulè (vino rosso bollito con chiodi di garofano e cannella)...

Bivacco

La via normale italiana Foto del Breuil a fine ‘800

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