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NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO A Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore 1. Ez 34, 11-17: “Passerò in rassegna le mie pecore” 2. Salmo 22/23: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla3. 1Cor 15, 20-28: “E’ necessario infatti che Egli regni4. Mt 25, 31-46: “Davanti a Lui verranno radunati tutti i popoli” Tema generale La liturgia di questa domenica, festa di Gesù Cristo Re dell’universo, ci presenta lo scenario grandioso della conclusione della storia della salvezza, quando il Figlio dell’Uomo, verrà nella sua gloria e saranno radunate davanti a Lui tutte le genti. Siamo alla fine dell’anno liturgico e la Parola di Dio ci invita a contemplare le verità ultime, senza dimenticare quelle penultime. Il profeta Ezechiele, attraverso l’immagine del Pastore, ci ricorda come Dio si prende cura di tutti i suoi figli, ed è sua intenzione raccoglierli dalla dispersione e unirli in comunione. Il salmo 22/23 ci fa esprimere la fiducia piena di gioia di chi si affida a Dio Pastore: il Signore è il mio Pastore, non manco di nulla! L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, richiama la risurrezione di Cristo, primizia dei risorti, e la conclusione della storia in cui la morte sarà annientata definitivamente e tutta la creazione redenta sarà consegnata al Figlio da parte del Padre celeste. Il Vangelo di Matteo conclude il discorso escatologico di Gesù (cioè sulle realtà ultime) con la descrizione del giudizio universale. Il Pastore è il Cristo Re che siederà sul trono della sua gloria per radunare e giudicare tutti e ciascuno sull’amore: la grande novità consiste non nelle opere di misericordia in stesse, ma nell’identificazione di Cristo con i suoi fratelli più piccoli. Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria Se si prende l’insieme del Vangelo di Matteo, si può facilmente osservare che c’è una scena analoga, descritta da Matteo all’inizio: è quella che introduce le cosiddette beatitudini. Lo stesso tipo di scenario si propone ora quasi al termine del Vangelo di Matteo: qui abbiamo uno scenario escatologico, che riguarda cioè non soltanto un popolo, il popolo di Israele, ma comprende tutti: panta ta ethne. Questo vocabolo vuole indicare tutte le etnie, tutti i popoli, l’intera umanità. Gesù, che all’inizio pronuncia il discorso della montagna si presenta come un nuovo Mosè, mentre ora in questo secondo scenario

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NOSTRO SIGNORE GES CRISTO RE DELLUNIVERSO A

Alla fine della vita saremo giudicati sullamore

1. Ez 34, 11-17: Passer in rassegna le mie pecore

1. Salmo 22/23: Il Signore il mio pastore, non manco di nulla

1. 1Cor 15, 20-28: E necessario infatti che Egli regni

1. Mt 25, 31-46: Davanti a Lui verranno radunati tutti i popoli

Tema generale

La liturgia di questa domenica, festa di Ges Cristo Re delluniverso, ci presenta lo scenario grandioso della conclusione della storia della salvezza, quando il Figlio dellUomo, verr nella sua gloria e saranno radunate davanti a Lui tutte le genti. Siamo alla fine dellanno liturgico e la Parola di Dio ci invita a contemplare le verit ultime, senza dimenticare quelle penultime. Il profeta Ezechiele, attraverso limmagine del Pastore, ci ricorda come Dio si prende cura di tutti i suoi figli, ed sua intenzione raccoglierli dalla dispersione e unirli in comunione. Il salmo 22/23 ci fa esprimere la fiducia piena di gioia di chi si affida a Dio Pastore: il Signore il mio Pastore, non manco di nulla! Lapostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, richiama la risurrezione di Cristo, primizia dei risorti, e la conclusione della storia in cui la morte sar annientata definitivamente e tutta la creazione redenta sar consegnata al Figlio da parte del Padre celeste.

Il Vangelo di Matteo conclude il discorso escatologico di Ges (cio sulle realt ultime) con la descrizione del giudizio universale. Il Pastore il Cristo Re che sieder sul trono della sua gloria per radunare e giudicare tutti e ciascuno sullamore: la grande novit consiste non nelle opere di misericordia in stesse, ma nellidentificazione di Cristo con i suoi fratelli pi piccoli.

Il Figlio delluomo verr nella sua gloria

Se si prende linsieme del Vangelo di Matteo, si pu facilmente osservare che c una scena analoga, descritta da Matteo allinizio: quella che introduce le cosiddette beatitudini. Lo stesso tipo di scenario si propone ora quasi al termine del Vangelo di Matteo: qui abbiamo uno scenario escatologico, che riguarda cio non soltanto un popolo, il popolo di Israele, ma comprende tutti: panta ta ethne. Questo vocabolo vuole indicare tutte le etnie, tutti i popoli, lintera umanit.

Ges, che allinizio pronuncia il discorso della montagna si presenta come un nuovo Mos, mentre ora in questo secondo scenario Ges presentato come un altro Davide, al quale stata concessa una regalit, potremmo dire anche una giurisdizione, che va oltre i confini del popolo di Israele e si riferisce ormai a tutte le etnie della terra. Ges in trono, ed esercita le funzioni proprie del Re Pastore

In questo testo troviamo anche il riferimento al Figlio delluomo. Il Figlio delluomo un personaggio misterioso, che nel contesto dellA.T. soprattutto descritto dal profeta Daniele, ed anche da Ezechiele. In Dan 7,10 troviamo questa figura proprio nel ruolo del giudice universale: colui, davanti al quale vengono posti i libri e, in base ai libri, giudica ogni uomo. Nellinterpretazione di questo testo san Gregorio Magno si domanda: Quali sono questi libri, che vengono posti davanti a tutti i popoli al termine dei tempi, nella consumazione dei secoli? Risponde: Questi libri sono le vite dei santi, perch lautentica lectio la vita dei buoni. Tutti saranno messi di fronte a uomini e donne, che sono stati capaci di trasformare la Parola di Dio nella propria vita. La lectio vera il confronto con la vita dei santi, perch questi hanno ascoltato la Parola di Dio e hanno permesso alla Parola di trasformare la loro vita in una vita sempre pi identificata con Cristo stesso.

Il Figlio delluomo, che agisce come un pastore, messo di fronte al gregge composto da due categorie: le pecore e i capri. Se teniamo presente linterpretazione di Gregorio Magno, possiamo capire meglio anche il gesto del pastore: non il pastore che divide, ma il pastore constata una divisione, constata un comportamento opposto fra coloro che si sono lasciati guidare dalla Parola e coloro che, invece, hanno preso unaltra strada. certamente un giudizio, tuttavia un giudizio che non viene imposto, ma viene semplicemente rivelato al momento finale della storia.

Adesso si va pi in profondit: in che cosa consiste la giustizia di coloro che vengono benedetti? Che cosa c in pi? C in pi linterrogativo: Quand che ti abbiamo visto? Nel volto dei poveri e degli esclusi si nasconde proprio Lui, Ges. Il quale, proprio perch si nasconde dentro le parole della Scrittura, si ritrova presente in coloro che sono gli ultimi della storia: quei poveri, malati, scartati dalla societ, che sono la carne di Cristo. C una specie di trasfusione di presenze: nella Parola presente Lui, ma anche nei poveri c Lui, e nei poveri come nella Parola si accoglie Lui, ci si prende cura di Lui.

Questo comporta che lumanit, che nel suo insieme viene sintetizzata con queste sei opere di misericordia, di fatto nasconde la sua stessa presenza. Il giudice sembra dire: Voi avete fatte queste cose e le avete fatte per rispondere alla vostra coscienza; e non eravate consapevoli che in quei volti cero io, perch io ero presente simultaneamente, sia nella vostra coscienza, sia in coloro per i quali il vostro cuore si aperto. Qui necessario fare un passaggio, attingendo da Paolo; nella Lettera ai Romani 1, 20-21, Paolo chiarisce in modo molto preciso che tutti gli uomini hanno scolpita nel cuore la legge di Dio. Essi, dunque, si sono comportati in base alla coscienza, non sapendo che, mettendosi a disposizione dei bisognosi, si mettevano a disposizione di Cristo.

Questo il momento che appartiene unicamente al Figlio delluomo, che non appartiene ad altri, un momento ultimo, conclusivo della storia. A questo proposito c una parabola nel Vangelo di Matteo quella del buon grano e della zizzania, in cui qualcuno durante la storia umana presume di poter intervenire a strappare lerba cattiva per permettere al seme buono di fruttificare, ma viene immediatamente rimproverato dal padrone, il quale precisa: Lasciate che luno e laltra crescano insieme sino alla mietitura () Non tocca a voi giudicare. al Figlio delluomo (Cf Mt 13, 24-30; 37-43). Alla fine dei tempi ci sar il giudizio, ma sar prerogativa solo del Figlio delluomo. Sar Lui che dir chi, come e quando si incontrato con la sua stessa Presenza, che si nascondeva negli affamati, assetati, ignudi, stranieri, malati, carcerati.

Chi sono coloro che non sapevano che, facendo questo tipo di servizio, lo facevano direttamente al Figlio delluomo, a questo giudice, che sarebbe venuto alla fine dei tempi?

Le indicazioni iniziali, che parlano di panta ta ethne, ed anche la logica interna al discorso, ci obbligano ad allargare moltissimo i confini, fino a raggiungere tutta la realt umana. Il Figlio delluomo si nasconde dentro ogni essere umano. La prima indicazione che Lui, il Figlio di Dio, incarnandosi, si imparentato non soltanto con coloro, che lo hanno accolto, lo hanno confessato e si sono fatti battezzare nel suo nome, ma lincarnazione del Figlio di Dio riguarda lumanit semplicemente, questa nostra carne umana: non c pi nessuna realt umana, non c pi nessun essere umano che non sia imparentato con Lui. San Giovanni Crisostomo dice che Egli venuto nella pienezza dei tempi e si rivelato come Colui, che era gi presente in Adamo, fin dallinizio dellumanit; Colui che presente nellumanit nostra contemporanea, ed Colui che sar presente nellumanit fino alla fine dei tempi.

Pertanto, se Lui presente in ogni essere umano, ne deriva unaltra prospettiva: qualunque servizio venga compiuto da un essere umano verso un altro essere umano, in realt compiuto a Lui. Voi non sapevate, quando mi avete visto affamato, assetato, ammalato, in carcere, nudo...? Ogni volta che avete fatto una di queste cose al pi piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me.

Matteo poi fa vedere anche il retro della medaglia: sono le stesse cose ripetute per chi, nonostante avesse avuto tutte le indicazioni, che gli venivano dalla legge scritta nel cuore ed anche dalla legge scritta sulle tavole, ma non si sono lasciati aprire il cuore dalle necessit dei propri fratelli... Nessuno pu dire: Io non ne sapevo niente, perch tutti non sapevano niente, per tutti dentro di s sapevano che quando avessero incontrato un altro essere umano nel bisogno, dovevano fare di tutto per aiutarlo. Questo anche ci sconcerta. Il Vangelo parla di due situazioni, che sono entrambe eterne: eternit per luna, eternit per laltra. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna.

Non dobbiamo intendere questa eternit nel senso di continuazione delloggi; non un problema cronologico, un problema qualitativo: Voi avete scelto la strada della durezza del cuore, nonostante che sentivate dentro questa voce, ma avete scelto la strada della morte. Coloro che, invece, si sono lasciati guidare da ci che avvertivano come legge nel cuore e veniva confermato dalle Scritture, hanno scelto la strada verso la vita.

Di nuovo una constatazione; non una novit; una presa datto. E come se il giudice dicesse: Voi avete scelto la strada che andava verso la morte, io non posso interromperla, perch lavete scelta in piena libert ed io non posso violare questa libert, perch vi costringerei a fare il bene. Vi ho gi date le indicazioni misteriose di una mia presenza, che era nascosta dentro le situazioni umane; proprio per non abbagliarvi, proprio per non condizionarvi. Vi ho lasciati nella piena libert; siete stati voi che avete scelto di lasciarvi guidare dalla legge che avete nel cuore, oppure di contrastarla e rifiutarla. Vi ho dato lindicazione di orientarvi verso lamore, ma liberamente.

La Chiesa il segno luminoso che indica a tutti lapertura verso ladesione libera allopera compiuta dal Figlio di Dio venuto nella carne e perci non pu che essere missionaria; il no