LA LETTERA DEL PARROCO - Parrocchia San Paolo Biella · Come dice il profeta Ezechiele, “ci farà...

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1 Cari amici, …non so cosa scrivervi,.. è giorni che ci penso e adesso sono preoccupato, il tempo della con- segna in tipografia incombe! Accorgermi di non avere le risorse per affrontare un problema per me non è una novità, in quelle situazioni penso e ripenso fino a non poterne più e sento lo sco- raggiamento alle porte che frena ulteriormente sulla creatività facendo emergere la tristezza. Credo che tutti prima o poi abbiano sperimentato questa percezione di essere inadatti o almeno insufficienti di fronte a problemi che chiedono di essere affrontati e subito. E’ difficile, la preoc- cupazione diventa così grande che quasi non si fanno le altre cose e la testa si riempie al punto che sembra non ci stia più niente. Per fortuna è primavera! Oggi è una giornata bellissima tiepi- da e tersa. Sull’albero vicino al balcone si vedono aprirsi le prime foglioline, la natura si risve- glia, è così bello! Mi accorgo di essere con il pensiero avanti nel tempo immaginando le incan- tevoli passeggiate di questa estate ed ecco ,il problema della lettera da scrivere è di nuovo lì, cerca di rovinare l’atmosfera, mi chiedo, cosa può essere che fa nascere una nuova primavera nelle nostre testoline infestate di paure, problemi, stanchezza e sofferenze? Mi viene in mente il salmo 22, “Se dovessi camminare per una valle oscura non temerei alcun male perché tu Signore sei con me”. Questa frase la penso spesso e mi conforta, la presenza del Signore è qui con me anche in questa situazione, è Lui che me la fa attraversare e mi guida “ad acque tran- quille”, alla pace. Non sono solo, ritrovo coraggio e serenità ed ecco arrivano nuovamente le idee, riparte l’entusiasmo, scivola via la stanchezza, nasce la voglia di provare e lavorare per donare: è di nuovo primavera! Vedete, non dob- biamo imaginare la vita eterna come qualcosa che gusteremo solo nell’aldilà, è già oggi, è il cammina- re con il Signore Risorto sempre accanto a noi. Se terremo viva la memoria di questa realtà ripartirà la vita. Come dice il profeta Ezechiele, “ci farà uscire dai sepolcri” che abbiamo costruito con il nostro pes- simismo e orgoglio di farcela sem- pre da soli, riprenderemo il cammi- no entusiasti, fantasiosi e sorridenti. Quanto poco serve per andare avanti a volte, è sufficiente essere in compagnia. E’ Pasqua, sia per voi primavera, la pace della presenza del Signore risorto vi faccia alzare il capo di fronte ai pesi che vi schiac- ciano, torni sui vostri volti un timido sorriso che annuncia qualcosa di nuovo e vi doni la gioia di vivere una vita che sa di eternità. Don Filippo Correggio “Noli me tangere”, 1523 LA LETTERA DEL PARROCO

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Cari amici,…non so cosa scrivervi,.. è giorni che ci penso e adesso sono preoccupato, il tempo della con-segna in tipografia incombe! Accorgermi di non avere le risorse per affrontare un problema perme non è una novità, in quelle situazioni penso e ripenso fino a non poterne più e sento lo sco-raggiamento alle porte che frena ulteriormente sulla creatività facendo emergere la tristezza.Credo che tutti prima o poi abbiano sperimentato questa percezione di essere inadatti o almenoinsufficienti di fronte a problemi che chiedono di essere affrontati e subito. E’ difficile, la preoc-cupazione diventa così grande che quasi non si fanno le altre cose e la testa si riempie al puntoche sembra non ci stia più niente. Per fortuna è primavera! Oggi è una giornata bellissima tiepi-da e tersa. Sull’albero vicino al balcone si vedono aprirsi le prime foglioline, la natura si risve-glia, è così bello! Mi accorgo di essere con il pensiero avanti nel tempo immaginando le incan-tevoli passeggiate di questa estate ed ecco ,il problema della lettera da scrivere è di nuovo lì,cerca di rovinare l’atmosfera, mi chiedo, cosa può essere che fa nascere una nuova primaveranelle nostre testoline infestate di paure, problemi, stanchezza e sofferenze? Mi viene in mente ilsalmo 22, “Se dovessi camminare per una valle oscura non temerei alcun male perché tuSignore sei con me”. Questa frase la penso spesso e mi conforta, la presenza del Signore è quicon me anche in questa situazione, è Lui che me la fa attraversare e mi guida “ad acque tran-quille”, alla pace. Non sono solo, ritrovo coraggio e serenità ed ecco arrivano nuovamente leidee, riparte l’entusiasmo, scivolavia la stanchezza, nasce la voglia diprovare e lavorare per donare: è dinuovo primavera! Vedete, non dob-biamo imaginare la vita eternacome qualcosa che gusteremo solonell’aldilà, è già oggi, è il cammina-re con il Signore Risorto sempreaccanto a noi. Se terremo viva lamemoria di questa realtà ripartirà lavita. Come dice il profeta Ezechiele,“ci farà uscire dai sepolcri” cheabbiamo costruito con il nostro pes-simismo e orgoglio di farcela sem-pre da soli, riprenderemo il cammi-no entusiasti, fantasiosi e sorridenti.Quanto poco serve per andareavanti a volte, è sufficiente essere incompagnia. E’ Pasqua, sia per voiprimavera, la pace della presenzadel Signore risorto vi faccia alzare ilcapo di fronte ai pesi che vi schiac-ciano, torni sui vostri volti un timidosorriso che annuncia qualcosa dinuovo e vi doni la gioia di vivere unavita che sa di eternità.

Don Filippo Correggio “Noli me tangere”, 1523

LA LETTERA DEL PARROCO

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17 aprile DOMENICA DELLE PALME - Ore 9,45 Gesù entra in GerusalemmeProcessione con i rami di ulivo e celebrazione dell’Eucarestia

Ore 16 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale

21 aprile GIOVEDÌ SANTO - Ore 18 Messa della Cena del SignoreConclusione della “Quaresima di Fraternità” - dopo la Messa prosegue

l’adorazione fino a tarda seraOre 21 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale

22 aprile VENERDÌ SANTO - Ore 16 Celebrazione della Passione e Morte del SignoreOre 20,45 Via Crucis in città con il Vescovo inizia davanti all’ospedale

23 aprile SABATO SANTOOre 21 Liturgia della “Veglia Pasquale” e celebrazione dell’Eucarestia

nella Resurrezione del Signore

24 aprile PASQUA DI RESURREZIONEOre 8,30 - 9 (in via Lazio), 10 - 11,30 - 18: Sante Messe comunitarie. 17,30 Vespri

25 aprile LUNEDÌ DI PASQUA - Ore 7,30 - 8,30 e 18,30 Celebrazione dell’Eucarestia

Giovanni Bellini, Resurrezione di Cristo (1475)

“Cristo è risuscitato... camminiamo in una vita nuova”

FUNZIONI RELIGIOSE Rom 6

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L’APPUNTAMENTO FATIDICO CON LA FESTA PATRONALE DEL 30 GENNAIO

TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTEOgni anno, la stessa storia.La ricorrenza patronale di gennaio nella Conversione di San Paolo sembraseguire lo stesso copione: le funzioni e gli incontri di preparazione, l’organizzazione della grande giorna-ta, infine la Messa grande, i saluti al nuovo priore... e a quello vecchio..., e il festoso appuntamento sulsagrato, i saluti, gli auguri, l’aperitivo, il pranzo tutti insieme “appassionatamente”. E i Vespri, altriincontri. Una lunga, festosa giornata. Proprio la stessa storia. Ma è la nostra storia, la storia di una comu-nità. Donne e uomini che si conoscono da tanto tempo, che rinnovano la conoscenza attraverso i figli e inipoti, che insieme si ritrovano, stretti gli uni agli altri in chiesa, per pregare il Signore. E’ questo chesentiamo, questa tensione gli uni verso gli altri, che ci accomuna negli incontri, nei saluti, nelle strette dimano, nelle brevi conversazioni sorridenti. E’ la stessa storia, ogni anno, ma è la storia che vogliamo. La

storia che ci rassicura, la storia che continua, giorno dopogiorno, e che si intreccia nelle amicizie, nelle relazioni, negliamori.

E’ stato diverso, quest’anno?No, è stato esattamente comeci attendevamo. E come volevamo che fosse. Sin dall’annopassato, lungo il trascorrere dei mesi - per carità, non è chefosse un pensiero fisso, ci mancherebbe! - ma sì, abbiamoconservato un piccolo post-it appiccicato in un cantuccio delcervello, e così eccoci qui di nuovo, in questa giornata specia-le, ciao come stai? e i bambini? Bambini... stanno finendo lescuole medie! Non mi dire! Come passa il tempo (ma và?...).Ed ecco il parroco, buongiorno don Filippo! e il vice donGabriele, efficiente e sbrigativo... spara richiami e impartisceordini ai ragazzi come un sergente della Wermacht... ma hasempre quel mezzo sorriso all’angolo della bocca.

Ci sono stati i momenti di preparazione, nei giorni scorsi. Iragazzi hanno suonato e cantato, tutti insieme. Ci siamo tro-

Il Priore 2011 Mauro Mazzia con la moglie Maria Paola Dalmasso

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vati a pregare e a meditare, tutti insieme. Ma sì, tutti, anchese qualcuno mancava, qualcuno manca sempre, ma è norma-le, gli impegni sono tanti, qualche volta si potrebbero riman-dare, oh Signore tu vedi e capisci... C’è stata anche unanovità, l’Unzione degli Infermi, e in chiesa sono accorse cen-toventi persone, forse di più. Una benedizione per gli anzia-ni, chi non poteva l’ha ricevuta a casa. Cerimonia serena, invista di un viaggio che prima o poi... non c’è fretta.Improvvisamente il pensiero va a don Tullio Vitale, il pensie-ro è così, svolazza e si posa, come una farfalla. Don Tullio,caro don Tullio, sei più presente ora, e più caro, ricordiamotante cose importanti di te, che certamente ci vedi e ci sorrididal Cielo. Quarantatre anni con noi. Una vita.

E’ la nostra storia. Quella che parte da lontano, dal miticodon Buratti, che aveva raccolto il testimone da monsignorTarello, il “costruttore”. Che aveva seguito i ragazzi e gliuomini e le donne attraverso gli anni, durante la guerra, e poiancora. Che ancora alimenta i ricordi degli anziani... E mon-signor Maffeo, una meteora: non ha fatto in tempo a lasciareun segno. O forse, chissà.

Accoglienza del nuovo Priore Il tavolo d’onore

Il vescovo mons. Mana durante la Messa

Un momento suggestivo nel corso della celebrazione

Il nuovo priore. Ogni anno c’è un nuovo priore,che rappresenta tutti. Stavolta è toccato a MauroMazzia, tutti lo conoscono: dirige il coro Jubilateche accompagna i momenti più significativi dellecelebrazioni nella nostra chiesa. Ha organizzatomagnificamente tre spettacoli multimediali di gran-de successo, replicati in altre chiese. Si occupa didesign e di moda, sua moglie è Maria PaolaDalmasso, ha due figli, Vittorio e Agnese. Uno dinoi. Ma si tratta sempre di uno di noi, se si parladel priore, mica andiamo a prenderlo all’estero,non siamo una squadra di calcio che vuole vincereil campionato. Il nostro campionato lo disputiamoin casa, giorno per giorno, e non c’è classifica.Il nuovo priore giunge sul sagrato e ad accoglierlo ci sono parecchi membri della Confraternita di SanPaolo, c’è il “vecchio” priore Ivo Dato, che tutti conoscono, anche se magari qualcuno ancora non sa cheè un affermato medico urologo, c’è anche la moglie Raffaella, medico pure lei, ed è già il momento dientrare in chiesa.

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Coro Jubilate

Lo spettacolo di intrattenimento durante il pranzo in fraternità

Nuovi e vecchi Priori

La chiesa è gremita, una folla compatta.Il nostrovescovo ci accoglie con il suo aperto sorriso, è con-tento di questa comunità unita e concorde attorno alsuo pastore ed auspica la felice continuazione diquesto cammino tutti insieme nell’amore di Dio eall’ombra dell’Apostolo delle Genti.

Pranzo in fraternità, aperto a tutti. Dopo laMessa, c’è un appuntamento per tutti, il pranzo nelsalone preparato a festa da abili mani, mentre altremani esperte hanno cucinato con amore i piatti chevia via vengono serviti dai ragazzi, impegnati eattenti. Un altro momento irrinunciabile di veracomunione fraterna in cui si incrociano discorsi erichiami, brindisi e auguri. Sul palco i giovani dannospettacolo, fra canti e suoni. Alla fine giunge fra gli applausi la grande torta del priore, che in un momen-to sparisce, suddivisa in centinaia di porzioni. Qualcuno se ne va, altri rimangono ancora a gustarsi gliultimi scampoli di conversazione.Verso sera i Vespri, viene molta gente, più del solito. Un gruppo numeroso di amici accompagna alla finedella funzione il nuovo priore “a casa del parroco”, per il tradizionale ricevimento. La giornata volge al ter-mine, lasciando in tutti una dolce sensazione di appagamento. E la voglia di continuare sulla buona strada.

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I cuochi al lavoro

Un flash sul salone

Pubblico in delirio alla “Serata giovani” che ha preceduto la festa

Il Vescovo Mana con i sacerdoti e i priori

INVITATI AD UNA FESTAUn uomo decise di dare una festa invitando tutti quelli che conosceva, nel-l’invito vi era indicato di non portare doni ma un po’ di vino da condividerecon tutti gli altri. In una grande botte sarebbe stato raccolto il vino degli invi-tati e alla fine della festa si sarebbe brindato tutti insieme.Uno degli invitati, però, portò dell’ acqua invece che vino, convinto che nes-suno si sarebbe accorto della piccola differenza: “in tutto quel vino, la miapoca acqua non si vedrà neanche”, pensò.Gli invitati arrivarono e la botte si riempì, alla fine della festa finalmente nevenne versato il contenuto a tutti e annunciato il brindisi, ma nei bicchieridegli invitati vi era solo acqua.

Questo racconto, sentito molto tempo fa durante una delle lezioni di catechesifatte in parrocchia, mi ha sempre colpito. E’ una storia interessante sotto tuttii punti di vista.

Innanzitutto vi è l’INVITO. Ricevere un invito è sempre un momento digioia, ci si sente scelti, chiamati, oggetto di attenzione. E’ una apertura, unadichiarazione di amicizia e di fiducia, e getta le basi al conoscersi e al com-prendersi. Pensiamo a quante volte, negli ultimi anni, la comunità di SanPaolo ci ha incontrato; i bambini, l’oratorio, il catechismo, gli scout, le atti-vità con gli anziani, un matrimonio, la festa della Famiglia, il battesimo di unbambino, la Messa di Natale, i lavori alla casa alpina, le riunioni, il Consiglio pastorale, le preghiere deigiovani, la recita del rosario di qualche conoscente. Sono occasioni, segnali, INVITI.

Poi vi è il tema del VINO. Cosa portare ? Quanto lasciarsi coinvolgere ? Come cavarsela senza rimanerne“intrappolati” ? Ci ho pensato molte volte e sempre mi ha colpito la modalità dell’invito, la richiesta è diportare “del” vino… ma non è indicato “quanto” vino. Troppo spesso si confonde la qualità con la quan-tità, l’invito chiede di partecipare con un po’ di vino buono, un po’ del nostro vino, quello che berremmonoi, in pratica un po’ di noi. L’invito ci chiede di partecipare con i nostri talenti, la nostra capacità e sensi-bilità … nella misura che ci è possibile. Nulla di più.

Poi la BOTTE. E’ il mettersi insieme, il fare comunità, i talenti di tante persone che diventano ricchezza,festa, brindisi. E’ un piccolo tesoro che cresce, è una benedizione.

Infine vi è il BRINDISI. E’ il momento della gioia, non conta se il bicchiere sarà pieno ma ciò che conta èche il mio vino, insieme al vino di tutti gli altri, sarà qui, alzerò il mio bicchiere e lo berrò. Questo è ilmomento della verità, è il momento in cui una comunità si sente viva. Ed è la gioia di avere fatto bene, diavere faticato in montagna correndo dietro a ragazzini scatenati, di avere prodotto gli addobbi per il salone edi vederne il magnifico risultato, di avere preparato la preghiera in Chiesa, di avere avuto il tempo di aprirel’Oratorio tutti i sabati dell’anno, di avere pulito, pensato, pregato, consolato, portato la comunione ai mala-ti, preparato i canti, fatto catechismo, messo i fiori in chiesa, preparato i cartelloni, cucinato per trecento per-sone, fatto qualche errore, preparato danze e canti, arrostito le castagne, regalato sorrisi e soprattutto amato.E’ il miracolo della condivisione, tutto ciò che doniamo e che facciamo va a beneficio di tutti… e quindianche il vino nel mio bicchiere sarà buono.

Ascoltiamo questo invito, lasciamoci coinvolgere dalla nostra comunità parrocchiale, partecipiamo a que-sta festa, portiamo il meglio di noi. E se qualche volta le nostre debolezze rischiano di farci arrivare allafesta con più acqua che vino, non preoccupiamoci, lasciamo fare a uno bravissimo, uno specialista, unoche non si stufa mai: uno capace di prenderci così come siamo e di trasformarci in vino, in vino NUOVO.

Massimo Negro

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LO SPLENDIDO PRESEPIO AIUTA A PREGAREIl Gruppo Presepiocontinua a superarsi.Anche quest’anno hasorpreso tutti allesten-do una sacra rappre-sentazione che ha atti-rato gli sguardi e... icuori. Davanti allascena della nascita diNostro Signore si èsostato a lungo, pre-gando e riflettendo.Vanno veramente ap-prezzati i bravi arteficiche con grande dedi-zione e indiscussamaestria preparanoogni anno una scenadiversa e sempre nuo-va. E quindi grazie dicuore a Ilvo Barbero, Silvio Blotto, Guido Bonizzi, Carla Botalla, Corrado Cheria, Adriano Ferro,Andrea Mercando, Elsa Pasquadibisceglie, Gianpaolo Verna.

Che cos’è la novena di Natale? Qualcuno potrebberispondere che è un periodo di nove giorni primadi Natale. Qualcun altro potrebbe dire che è unmomento dell’anno in cui si deve andare di più inchiesa. E altri ancora, sono certo, direbbero “Nonlo so”. Ebbene, la novena non è solo un periodo incui si deve andare di più in chiesa, ma è soprattut-to un momento in cui prepararsi alla grande festache sta per arrivare: il Natale. Detta così potrem-mo sentirci pienamente giustificati: infatti chi piùchi meno, tutti noi almeno nove giorni prima diNatale siamo indaffarati per preparare la festa nelmodo migliore: le mamme pensano al pranzo, ipapà ai regali, i figli a cosa riceveranno ecc. Maquale festa stiamo preparando? La nostra? No, nonè la nostra festa. La novena di Natale serve perpreparare la festa a Gesù che viene nel mondo!Solo questo: nient’altro. Ecco perché si va di piùin chiesa, ci si confessa, si canta e si prega: perchéquesti sono i modi che Gesù preferisce per essereaccolto, in modo che veramente la sua festa diven-

ti anche la nostra festa. Avendo quindi come ideaquella di festeggiare Gesù e non noi stessi, que-st’anno in parrocchia si è cercato di riscoprirequesta tradizione cristiana di preparazione alNatale. Come fare questo? Si è pensato che ilmodo migliore fosse quello di riscoprire un’anticausanza della parrocchia, ovvero quella di coinvol-gere i bambini e i ragazzi nella preghiera dellanovena. Ci siamo riusciti? Io credo di sì: per novegiorni tutti i bambini e i ragazzi, dalle elementarifino all’università, hanno animato le celebrazionidella novena, attirando anche genitori e amici checosì hanno potuto anch’essi prepararsi un po’ alNatale. Cosa abbiamo imparato o meglio, cosa abbiamoriscoperto? Che la novena di Natale è sì un breveperiodo di vera preparazione al Natale, ma èanche e soprattutto un dono che Dio ci fa: quellodi poter stare tutti assieme aspettando con veragioia Gesù che viene nel mondo.

A.C.

BAMBINI E RAGAZZI PER LA NOVENA DI NATALE

Animate e seguite celebrazioni nell'attesa della nascita di Gesù

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BUON COMPLEANNO DON VITALE

Mercoledì 2 febbraio 2011 il nostro amato parroco don TullioVitale avrebbe compiuto il suo ottantesimo compleanno. Ho conosciuto don Tullio, certo. In modo superficiale però, quandonon ero che un ragazzino. Nella mia mente la sua immagine risultatalvolta sfocata. Ma lo ricordo arguto e sorridente, soprattutto inmontagna... L’agilità con cui risaliva i sentieri affascinava noi gio-vani, facevamo a gara per stargli dietro durante le passeggiate.Il resto che so di lui lo devo ai racconti di don Filippo. Nei suoianeddoti ho riscoperto un uomo dalla battuta pronta, mai scontata,di quelle che ti fanno sorridere ma anche pensare. Nessuna paroladi don Vitale era pronunciata a caso, bisognava perciò badare benea non coglierla superficialmente.Era un gran pensatore, mi dice don Filippo, un uomo di fede e dicultura. Insieme ad altri sette ragazzi recentemente ho trascorso una setti-mana vivendo in casa parrocchiale. E vi ho incontrato qualcunaltro disposto a parlarmi di don Vitale. E ho visto tante cose sue,mentre con altri provvedevo a riordinare le vecchie carte che lasorella, la signora Jole, aveva affidato alla parrocchia: fotografie,ritagli di giornale, quaderni, appunti e lettere. Gli oggetti hannotanto da dirci, se sappiamo “ascoltarli”. Così ho aggiunto un altro tassello al mosaico composto dai mieisbiaditi ricordi e dalle parole dell’attuale parroco.Uno in particolare, tra i documenti esaminati, ha attirato la mia attenzione. Una lettera. Datata 26 giugno1964 e proveniente dal Comitato Episcopale Italiano per l’America Latina.All’epoca don Vitale era vice parroco proprio qui a San Paolo. Gli scriveva don Carlo, responsabile di unprogramma di preparazione all’esperienza missionaria, esprimendogli il proprio rammarico per la sceltadi don Vitale di rinunciare a partire in missione alla volta del Brasile, dove gli era stata offerta la direzio-ne di una parrocchia. Don Carlo fra l’altro gli scriveva: “...si vedeva molto bene il tuo carattere un po’chiuso, ma buono e sincero. Hai un’intelligenza superiore al comune. Possiedi una formazione seria, conradici molto profonde. Sei uno dei migliori preti che avremmo mandato alla povera America Latina”. Eaggiungeva, forse per attenuare quello che poteva apparire come un implicito rimprovero: “..in questomondo si può fare un mondo di bene anche rimanendo in patria”.E’ mancato davvero poco che il nostro amato don Vitale non partisse per la missione. La sua è stata unarinuncia dell’ultima ora, una decisione difficile e sofferta. Lo dimostra il foglio ingiallito sul quale 47anni fa il parroco abbozzava la risposta a don Carlo. E’ disordinato, pieno di correzioni e di cancellature,difficile persino da decifrare. Così diverso dal resto dei suoi appunti precisi ed eleganti, è testimonianzadi un forte turbamento interno, di indecisione e dubbio.Mi piace immaginare don Vitale camminare pensieroso nei corridoi della casa parrocchiale, per trovaredentro di sé e nella preghiera la risposta giusta. Per compiere infine un atto di fede scegliendo di rimanerequi per offrire tutta la sua vita in dono ai suoi parrocchiani.Come sarebbe ora la sua parrocchia? Come sarebbe la comunità? Come sarei io se in quel lontano giugnoavesse deciso di partire per il Brasile?Ogni giorno noi tutti compiamo delle scelte. Alcuni giorni però le scelte da compiere sono radicali: sap-piamo che ci cambieranno la vita. Scegliere una strada significa abbandonarne altre, non è semplice: ser-vono istinto e riflessione, fede e iniziativa: E saper tenere lo sguardo alla meta mentre si cammina.Spero che tanta curiosità nell’addentrarmi nel su passato non avrebbe infastidito don Vitale, ma vale sem-pre la pena di guardare a chi ci ha preceduto. Talvolta può gettare un po’ di luce sulle nostre esistenze.Proprio nel giorno in cui avrebbe festeggiato i suoi ottant’anni, è stato lui a farmi un regalo. Tanti auguri, don Tullio!

Marco Secchia

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NUOVI AGGIORNAMENTI DAL FRONTE“EDUCAZIONE GIOVANI GENERAZIONI”

Nel bollettino precedente si è lasciato spazio a due esperienze particolari dell’educazione deigiovani (l’oratorio e i campeggi estivi) così come le vivono gli adulti in esse coinvolti. In questonumero andiamo invece a scoprire altre tre esperienze: i venerdì dell’oratorio, le settimanecomunitarie e i campeggi invernali (questi sono a pag. 42). Lo faremo questa volta ascoltan-do altre voci. Buona immersione!

I venerdì dell’oratorio“In oratorio si viene per giocare e in chiesa si entra per pregare”, questo lo slogan che i bam-bini/ragazzi dei catechismi sanno ormai a memoria e che sono solito far loro ripetere prima dientrare in chiesa, giusto per aiutarli a capire il senso dei posti che vivono. Ogni tanto ricordoperò loro che Dio non si incontra solo pregando, ma anche giocando: sono semplicementedue modi diversi di rapportarsi con Lui. Questo è talmente vero che nella maggior parte deicasi gli oratori sono attaccati alla chiesa, quasi a dire che Colui che in chiesa si incontra cele-brando/pregando, in oratorio si incontra giocando. Se nei vari pomeriggi il gioco è spontaneo, c’è un giorno della settimana in cui vengono pro-poste delle attività particolari: il venerdì. Quest’anno sono sei le attività che sono state propo-ste e che è stato possibile attuare grazie agli animatori (già rodati e in rodaggio): calcio,basket, bricolage & cucina, danza, canto, chitarra. Devo dire che i numeri non sono giganti,più o meno oscillano tra i 5 e i 10 bambini/ragazzi per attività, tanto che qualcuno chiede se èil caso di andare avanti ed io ritengo di sì. Tante (per me troppe!) sono le iniziative nelle quali sono impegnati i nostri bambini/ragazzi,ma in quasi tutte il messaggio che viene loro proposto è: tu devi essere il migliore.

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Importante, per carità, ma se c’è solo quellola personalità non si sviluppa bene, per alme-no due motivi: 1) si vede gli altri sempre solocome avversari; 2) si pensa che si valga qual-cosa nella vita, solo se si è i migliori. In questivenerdì dell’oratorio le attività proposte sonopiù o meno quelle di “fuori”, ma il messaggioche si cerca di passare è più o meno ilseguente: l’importante è fare bene le cose,ma le si fa veramente bene solo se le si fatutti insieme. Questo messaggio si cerca di passare anzitut-to con lo stile nel vivere questi momenti digioco e poi con un momento particolare del venerdì: alle 16:45 tutte le attività si sospendonoe ci si trova a dire una preghiera e a fare merenda insieme. Momento semplice, ma che diceappunto come il Signore voglia stare con noi anche per divertirsi un po’ con noi, ma facendoin modo che tutti si divertano, nessuno escluso, tutti inclusi.Così si capisce perché per me siano importanti, e sempre di più, queste attività del venerdìdell’oratorio, perché sono come un lievito nella vita dei bambini/ragazzi che vi partecipano,ma anche per i soliti abitué feriali dell’oratorio che guardano questi momenti un po’ da distac-cati, ma proprio dallo stile e dall’entusiasmo di chi ci viene possono imparare molto, perchéc’è modo e modo di giocare: uno fatto solo per riempire il tempo e uno che aiuta a crescere.

Don Gabriele

Settimane comunitarie in parrocchiaovvero sette giorni di vita insieme

Durante il week-end di preparazione dell’anno degli animatori (giovani dai 17 ai 23 anni) arri-viamo allo spazio delle proposte e tra le tante emerse una è stata: «Perché non facciamo unasettimana comunitaria?». I presenti sembrano tutti ben intenzionati e quindi l’idea prendecorpo, ma bisogna prima vederne la fattibilità. I mesi passano e, parlandone tra tutti, si con-

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viene che l’ideale sarebbe fare nonsolo una settimana, ma più settimane,un po’ perché è difficile far star tutti(circa 40) in parrocchia e un po’ per-ché dei numeri più piccoli aiutano avivere l’esperienza meglio. Così ungruppo di animatori capitanato dalparroco ha organizzato le quattro set-timane che si sono svolte dal 30 gen-naio al 26 febbraio.

Ogni settimana cominciava con lamessa della Domenica e terminavadopo la colazione di sabato mattina,era formata da circa 8 animatori che

dormivano in due stanze (una dei maschi ed una delle femmine). E che cosa si è fatto in que-ste settimane? Semplicemente si è vissuta la vita di tutti i giorni, ma mi verrebbe da dire noncome delle isole quando il tempo è grigio, ma come degli arcipelaghi quando il cielo è tuttoblu. Così anzitutto veniva lo studio/lavoro (i presenti han detto che non hanno mai studiatocosì bene e così tanto …), inquadrato ed animato da intensi momenti di preghiera (uno subitodopo la sveglia delle 6,30, uno prima di andare a nanna verso le 23,30, per gli universitari lamessa giornaliera e poi momenti sparsi a seconda delle settimane). Nelle serate o si è giocatoo si è trattato il tema del Matrimonio (guardando un film e discutendo prima con i preparatoridel corso prematrimoniale della parrocchia e poi con noi preti) e poi c’erano il pranzo (all’im-proponibile ora delle 14,15) e la cena (alle 20), preparati dai presenti e che spandevano per lacasa parrocchiali odori di ogni specie!

Che dire di queste settimane: da un lato hanno mostrato quanto sia vero quanto dice il salmo«come è bello come è dolce che i fratelli vivano insieme», perché la vita comunitaria è difficile,ma incredibilmente bella; dall’altro lato diventano un impegno per tutti quelli che hanno par-tecipato ad essere seminatori di vita comunitaria nelle loro famiglie, a scuola/lavoro, per far sìche la nostra sia sempre più una società-arcipelago e sempre meno una società di isole noninteragenti.

Don Gabriele

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La mia settimanaun'isola felice

Allontanarsi da casa per un po’, staccarsi dalla quotidianità, dallamonotonia di tutti i giorni, senza tralasciare alcuna attività che sifarebbe a casa: questa è la settimana comunitaria.Sono sette giorni che ogni animatore decide di affrontare percambiare: cambiare ambiente, cambiare aria, cambiare modo divita e, inconsciamente, cambiare come persona. So che settegiorni -esattamente 168 ore - potrebbero sembrare insufficientiper un cambiamento radicale della persona, in tutti i sensi. Mainvece è possibile: è possibile perché una persona, io credo, nonha bisogno di un’intera vita per cambiare, ma solo di quell’atti-mo in cui si accorge di valere qualcosa. E vale qualcosa perchéfinalmente sa che gli altri suoi nuovi “fratellini per una settima-na” contano su di lui, si fidano di lui, gli chiedono consigli e pos-sono appoggiarsi alla sua spalla ogni volta che vogliono.

Settimana comunitaria è anche semplicità, semplicità del viverein modo sobrio, facendo attività molto semplici, ma rese da ognianimatore veramente indimenticabili: a nessun diciassettenneverrebbe voglia di passare la serata facendo il gioco dei “versidegli animali”, o quello di acchiappare un “totem” per riuscire afinire tutte le carte che ha in mano. E nemmeno a me, fino aquesta settimana.

Sì, perché sono proprio le cose più semplici, le serate passate in casa di amici, con una chitar-ra in mano e tante risate, che ti rendono tutto un pochino più sensato e meno noioso. LaSettimana è stata il mio piccolo “locus amoenus”, la mia piccola grande isola felice: potevoessere me stessa senza preoccuparmi del giudizio degli altri, mi sono avvicinata a Dio in modopiù profondo, ho capito dai miei nuovi Fratelli che dietro ad ogni cosa, dietro ad ogni serataorganizzata, ad ogni cenetta, anche la più semplice che ci sia, vi è un lavoro enorme. E tuttoquesto noi lo diamo per scontato: il tavolo della colazione apparecchiato, la pasta pronta intavola a pranzo, le cene che ogni sera i genitori ci preparano... per tanti di noi sono, in uncerto senso, cose quasi dovute.

Ed è quando ti accorgi che in realtà è proprio il contrario che ti senti un po’ meno insignifican-te rispetto all’umanità...

Devo dire che vi sono stati momenti, in settimana, molto faticosi da sopportare: perché noiliceali dovevamo anche occuparci della scuola fino alle due tutti i giorni, e dello studio, e nonè cosa da poco: ma tutta la concentrazione che ti imponevi nelle tue tre orette di studio gior-naliere, e quindi anche la tua successiva stanchezza più mentale che fisica, svaniva verso seraperché sapevi che saresti stato in compagnia, ti saresti fatto due risate e avresti preso tuttocon un po’ più di filosofia.

E’ stato proprio quello il trucco: alternare momenti faticosi come lo studio e la sveglia alle seie mezzo del mattino a momenti meravigliosamente sereni, senza angosce e timori, ma soltan-to sorrisi.E questo è ciò che mi sento di dire sulla Settimana. I ringraziamenti è inutile farli, sono implici-ti nel discorso. Senza di voi sarebbe stata un’altra, ennesima settimana monotona. Ma voiFratelli e Genitori Preti avete reso tutto più vivo e sensato. Un abbraccio.

Chiara Cugini

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BRICOLAGE E DINTORNIForse qualcuno, transitando per Via Zara al mar-tedì, si sarà chiesto che cosa facciano quelle signo-re (quasi tutte di una certa età) che entrano ed esco-no dai locali della Parrocchia, indaffarate e loquaci,sempre cariche di borse e borsine, e che si salutanocon un improbabile “Ciao ragazze!”.Con l’abilità delle loro mani e fantasia da vendere,quelle signore sanno creare cose belle e s’incontra-no ogni settimana per lavorare insieme a beneficiodel prossimo e per stare in compagnia. Dal sito internet www.parrocchiasanpaolobiella.it,cliccando Gruppo Bricolage, si apprende che leloro creazioni “sono poi messe in vendita, a scopobenefico, nel corso di appositi mercatini a dicem-bre e verso Pasqua”. Quello del dicembre scorsoha registrato un ottimo suc-cesso, grazie anche allagolosa novità dei dolcetti diNatale presentati insieme aiclassici raffinati lavori.Con la generosa collabora-zione della gente di SanPaolo che ha visitato lamostra, si sono raccolticirca 3000 euro, che hannoportato un po’ di ossigenoalle famiglie bisognose delrione, seguite dal GruppoCarità.Ora, in prossimità dellaPasqua, nella Parrocchia sirinnova l’iniziativa dellaQUARESIMA DI FRA-TERNITA’ che ci chiede diallargare gli orizzonti sulletante povertà del mondo edi non pensare soltanto al nostro orticello. Il Gruppo Bricolage ha aderito senza indugi, organizzando neigiorni 2 e 3 aprile una Mostra di lavori primaverili, per i quali si è esteso l’invito a tutte le persone (ancheai signori uomini!) che sappiano realizzare manualmente qualunque cosa, lavorando a casa o unendosi achi opera in Parrocchia.I progetti missionari che si è deciso di sostenere con questa iniziativa sono addirittura commoventi nellaloro essenzialità: una cucina un po’ più grande, il forno per il pane, carrozzine e attrezzi per bambinidisabili, banchi di scuola, macchine per cucire …Come si può rimanere indifferenti?Ed è un peccato anche lasciare disperdere nel nulla la bravura e le esperienze accumulate in una vita daquelle persone che pensano di avere esaurito il loro compito perché hanno raggiunto la pensione o che sisentono un po’ inutili perché la famiglia è ormai cresciuta e i figli non hanno più bisogno di loro.Dai poveri e dai più deboli arriva la richiesta muta e accorata: “… Con le tue mani e il tuo tempo per noipuoi fare molto!...”

MP

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QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2011

Quest'anno lascia libero il tuo cuoreDopo le gioie delle feste natalizie e dopo l’alle-gria fragorosa del carnevale appena finito, sentirparlare di “quaresima” fa subito un certo effetto.Sì, perché al vocabolo “quaresima” istintivamenteassociamo il pensiero della penitenza, ovvero pra-tiche più o meno di rinuncia. Non è forse vero?Ma la parola che l’accompagna, “fraternità”,immediatamente dà una prospettiva diversa altutto. Il termina “fraternità” ci rincuora, ci rasse-rena, ci avvolge, ci dà quiete. Ci fa riflettere cheun altro tempo ci è dato da vivere. Questa voltanon solo per noi: ma per gli altri, finalmente.Ecco, abbiamo rotto la barriere del nostro piccoloo grande egoismo e ci sentiamo meglio. Ci sentia-mo rasserenati dalle azioni che in questo periodoscaturiranno dal nostro cuore. Ben venga allora qualche rinuncia! Anzi, quest’anno vorremmo partire proprio dalla parola “rinuncia”per attuare e sostenere le iniziative di carità che la nostra grande comunità si è assunta. Per essere cristia-ni credibili e coerenti al Vangelo dovremmo infatti impegnarci veramente a privarci o a rinunciare a qual-che cosa (una cena al ristorante, una gita fuori porta, un acquisto personale, un carrello della spesa troppo“pesante” o altro ancora) ed offrire il valore di questa rinuncia, l’equivalente di questa privazione, ainostri fratelli nel bisogno, figli di quello stesso Dio che noi preghiamo. Quattro sono le proposte di impegno che il Consiglio pastorale parrocchiale ha proposto per questaQuaresima:

Africa: Suore missionarie di S.Giuseppe (istituto Santa Caterina)Livira (Congo) - Fornitura banchi scuolaKisanji (Congo) - Acquisto macchine per cucirePissa (Rep. C.Africana) - Acquisto farmaci per bimbi e donne(sarebbero necessari 3.000 euro)

Ecuador: Missione del Cottolengo (Parrocchia di Santa Marianita)Esmeralda - Fornitura di Bibbie e catechismi/sedie a rotelle per ammalati/materassi e cuscini/farmaci per bimbi e donne(sarebbero necessari 4.000 euro)

Madagascar: Associazione Costruire Insieme di Torino per la casa di bimbi “Tsara Zaza”Mananjary - Ampliamento cucina e realizzazione forno per il pane(sarebbero necessari 7.000 euro)

Brasile-Perù: Missione diocesana bielleseCaxias -Pasto bisettimanale per i bambini e famiglie dei due quartieri più poveri/aiuto di sostegno ai seminaristi del Seminario diocesano(sarebbero necessari 3.000 euro)

Tante le necessità, tanti i bisogni. Vogliamo provare a farli nostri? Vogliamo provare a condividerli? NellaQuaresima di fraternità dello scorso anno sono stati raccolti 15.400 euro. Una bella cifra. Con le nostre“rinunce” riusciremo quest’anno a soddisfare queste richieste, che ci giungono da quattro parti delmondo? Come è scritto sul tabellone in fondo alla chiesa:”Quest’anno, lascia libero il tuo cuore!”

Walter

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Un gruppo di bimbi ospiti della casa dei “Tsara Zaza”

“UNA SOLA FAMIGLIA UMANA”Il messaggio di Papa Benedetto XVI

per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

Cari Fratelli e Sorelle,la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiatooffre l’opportunità, per tutta la Chiesa, di riflettere suun tema legato al crescente fenomeno della migra-zione, di pregare affinché i cuori si aprano all’acco-glienza cristiana e di operare perché crescano nelmondo la giustizia e la carità, colonne per la costru-zione di una pace autentica e duratura. “Come io hoamato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv13,34) è l’invito che il Signore ci rivolge con forza e cirinnova costantemente: se il Padre ci chiama ad esse-re figli amati nel suo Figlio prediletto, ci chiamaanche a riconoscerci tutti come fratelli in Cristo.Da questo legame profondo tra tutti gli esseri umaninasce il tema che ho scelto quest’anno per la nostrariflessione: “Una sola famiglia umana”, una sola fami-glia di fratelli e sorelle in società che si fanno semprepiù multietniche e interculturali, dove anche le perso-ne di varie religioni sono spinte al dialogo, perché sipossa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze... “Noinon viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso camminocome uomini e quindi come fratelli e sorelle” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace2008, 6).La strada è la stessa, quella della vita, ma le situazioni che attraversiamo in questo percorsosono diverse: molti devono affrontare la difficile esperienza della migrazione nelle sue diverseespressioni, interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volonta-rie o forzate. In vari casi la partenza dal proprio Paese è spinta da diverse forme di persecuzio-ne, così che la fuga diventa necessaria. Il fenomeno stesso della globalizzazione, poi, caratteri-stico della nostra epoca, non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche “un’u-manità che diviene sempre più interconnessa”, superando confini geografici e culturali. A que-sto proposito la Chiesa non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epo-cale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dall’unità della famiglia umana e dalsuo sviluppo nel bene. Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazionilocali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cuidestinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fonda-mento la solidarietà e la condivisione.In una società in via di globalizzazione, il bene comune e impegno per esso non possono nonassumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli edelle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell’uomo, e renderla in qualchemisura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio. E’ questa la prospettivacon cui guardare anche la realtà delle migrazioni. Infatti, come già osservava il Servo di DioPaolo VI, “la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” è causa profonda del sottosvi-luppo e - possiamo aggiungere - incide fortemente sul fenomeno migratorio. La fraternitàumana è l’esperienza, a volta sorprendente, di una relazione che accomuna...Il Venerabile Giovanni Paolo II, in occasione di questa stessa Giornata celebrata nel 2001, sot-tolineò che “(il bene comune universale) abbraccia l’intera famiglia dei popoli, al di sopra di

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ogni egoismo nazionalista. E’ in questo contesto che vaconsiderato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo ricono-sce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità diuscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in unaltro alla ricerca di migliori condizioni di vita”... Altempo stesso, gli Stati hanno diritto di regolare i flussimigratori e di difendere le proprie frontiere, sempreassicurando il rispetto dovuto ala dignità di ciascunapersona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il doveredi integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone leleggi e l’identità nazionale.In questo contesto, la presenza della Chiesa, quale popolo di Dio in cammino nella storia inmezzo a tutti gli altri popoli, è fonte di fiducia e speranza...Alla luce del tema “Una sola famiglia umana”, va considerata specificamente la situazione deirifugiati e degli altri migranti forzati, che sono una parte rilevante del fenomeno migratorio.Nei confronti di queste persone che fuggono da violenze e persecuzioni, la Comunità interna-zionale ha assunto impegni precisi. Il rispetto dei loro diritti, come pure delle giuste preoccu-pazioni per la sicurezza e la coesione sociale, favoriscono una convivenza stabile ed armonio-sa.Anche nel caso dei migranti forzati, la solidarietà si alimenta alla “riserva” di amore che nascedal considerarci una sola famiglia umana e, per i fedeli cattolici, membri del Corpo Mistico diCristo: ci troviamo infatti a dipendere gli uni dagli altri, tutti responsabili dei fratelli e dellesorelle in umanità e, per chi crede, nella fede. Come già ebbi occasione di dire, accogliere irifugiati e dare loro ospitalità è per tutti un doveroso gesto di umana solidarietà, affinché essinon si sentano isolati a causa dell’intolleranza e del disinteresse. Ciò significa che quanti sonoforzati a lasciare le loro case e la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere inpace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie,contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita.Un particolare pensiero, sempre accompagnato dalla preghiera, vorrei rivolgere infine agli stu-denti esteri e internazionali che pure sono una realtà in crescita all’interno del grande fenome-no migratorio. Si tratta di una categoria anche socialmente rilevante in prospettiva del lororientro, come futuri dirigenti, nei Paesi di origine. Essi costituiscono dei “ponti” culturali edeconomici tra questi Paesi e quelli di accoglienza, e tutto ciò va proprio nella direzione di for-mare “una sola famiglia umana”. E’ questa convinzione che deve sostenere l’impegno a favoredegli studenti esteri e accompagnare l’attenzione per i loro problemi concreti, quali le ristret-tezze economiche o il disagio di sentirsi soli nell’affrontare un ambiente sociale e universitariomolto diverso, come pure le difficoltà di inserimento. A questo proposito, mi piace ricordarecon Giovanni Paolo II che “appartenere ad una comunità universitaria significa stare nel croce-via delle culture che hanno plasmato il mondo moderno”. Nella scuola e nell’università siforma la cultura delle nuove generazioni: da queste istituzioni dipende in larga misura la lorocapacità di guardare all’umanità come ad una famiglia chiamata ad essere unita nella diversità.Cari fratelli e sorelle, il mondo dei migranti è vario e diversificato. Conosce esperienze meravi-gliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne dell’uomo edi società che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente deinostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell’umanità a formare una solafamiglia, e, al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Nonperdiamo la speranza e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perché ci aiuti ad essere, cia-scuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politi-co e istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture.Con questi auspici, invocando l’intercessione di Maria Santissima Stella Maris, invio di cuore atutti la Benedizione Apostolica, in odo speciale ai migranti e ai rifugiati e a quanti operano inquesto importante ambito.

(da Castel Gandolfo, 27 settembre 2010)BENEDETTO XVI

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Il mondo dei migranti conosce esperienze

meravigliose e promettenti, come pure purtroppo tante

altre drammatiche e indegne di società che si

dicono civili

Le parole illuminanti di uno studioso cattolico

“HA SENSO LA SOFFERENZA?”

D. - Il corpo sofferente: un tema austero e davvero difficile. Forse consente di comprendere un po’ megliola dimensione dell’incarnazione di Gesù Cristo nella sua globalità. La Parola si è fatta carne, ha assuntola nostra condizione umana con tutti i suoi dolori e le sue sofferenze. Oggi si discute molto di etica, dimorale, ma quando parliamo di esse, di che cosa trattiamo esattamente?

Xavier Thévenot - E’ vero, la parola “morale” ritorna oggi di moda, eppure è una parola impolverata,anzi démodé. Ad esempio, quando qualcuno ci fa la lezione, gli diciamo: “Ci fai la morale”, e credo chespesso le persone pensino che “morale” sia una parola peggiorativa, dicono cioè: “I suoi divieti sonocome tanti posti di blocco che ci impediscono di vivere”. Perciò oggi si preferisce la parola “etica”. Maper me sono equivalenti. Che cos’è la morale? La morale è il tentativo di riflettere sulla domanda. “Cosadevo fare?”. Dunque il problema del dovere. Cosa devo fare? Ma in vista di che cosa? Per realizzarmicome uomo o come donna. Alla fine dei conti la morale è questo: la messa in luce dei passaggi obbligatiper accedere al gusto di vivere, alla gioia di vivere. E’ qualcosa di molto positivo. Niente a che vederecon un complesso di divieti.

D. - E questa morale, da dove viene?

X.T. - Da dove? E’ una domanda davvero complicata. In ogni caso, di sicuro non dal cielo. Chi ha visto Idieci comandamentidi Cécil B. De Mille potrebbe pensare che cada dal cielo come in questo film. Nienteaffatto! La morale sorge quando cerchiamo la risposta alla domanda: “Che cosa devo fare?”. E quando mipongo questa domanda? Quando ho perso le mie certezze. Non so più che cosa devo fare. Allora mi dico:“Vediamo dov’è la via per divenire uomo, per divenire donna”. Questa domanda sorge sopratutto quandosono posto di fronte alla sofferenza. Quando soffro, infatti, non so più nemmeno chi sono. Non so piùnemmeno, al limite, se vale la pena vivere... Allora la morale sorge quando, messi alle strette dalladomanda della sofferenza e del male, decidiamo di scommettere nella direzione indicata dal dire: “Vale lapena vivere”. Quando decidiamo in favore del gusto di vivere, in favore della felicità... E la morale è ciòcui mi obbligo, quando ho deciso in favore della felicità.

D. - Ma allora in morale si deve mettere tutto sullo stesso piano? Per fare degli esempi: si deve amare,dunque non devo usare la pillola contraccettiva.

X.T. - Ha perfettamente ragione nel dire che ci sono molte differenze tra i comandamenti della morale, espesso proprio per non fare queste differenze si rigetta in blocco tutto. I filosofi - cerco di essere il piùsemplice possibile - distinguono spesso in morale tre dimensioni. In primo luogo, se si vuole, la dimen-sione universale, cioè una dimensione che si ritrova ovunque, in ogni paese, e che deve ritrovarsi in tuttele scuole di pensiero etico... Alla fine questa dimensione universale si riassume nel precetto, nel coman-damento più importante, cioè quello dell’amore. Ama il prossimo tuo come te stesso e, se sei cristiano,ama Dio con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima, tutta la tua forza. Soltanto - com’è evidente - l’amore ècerto un buon comandamento, ma è vuoto. Amare non mi dice affatto se essere a favore o contro labomba atomica. Amare non mi dice affatto se praticare o no l’inseminazione come donatore anonimo, ose separarmi da mia moglie o da mio marito di fronte a problemi di coppia. Il comandamento dell’amoreperciò esige assolutamente di essere reso particolare. Siamo così alla seconda dimensione, la dimensioneparticolare che cerca di esplorare i riferimenti precisi per tentare di mostrare i percorsi dell’amore nelconcreto. Ad esempio: non si deve mentire. E’ cosa buona lottare per la giustizia, magari con uno sciope-ro, ecc.Si tratta dunque di trovare dei riferimenti, ma questi non sono ricette. Non funziona tutte le volte. A cosaserve un riferimento? Essenzialmente a due funzioni. Innanzitutto a riattivare la mia memoria. Alla finfine un divieto morale è qualcosa che mi dice: “Ricordati”. Ad esempio, davanti al dramma di una donna

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incinta che ha scoperto di attendere un figlio con unagrave malformazione, cosa mi richiama il divieto di abor-tire? “Ricordati dell’esperienza di quelli che ti hanno pre-ceduto...”. Essi hanno sperimentato che la generalizzazio-ne dell’aborto destruttura il tessuto sociale. E la secondacosa che mi permette il riferimento, è di obbligarmi aprendere le distanze, di fare un passo indietro da quantoha di inquietante, affascinante o drammatico tale o talealtra situazione. E mi dice: “Ricordati che le tue azioniprivate hanno sempre una ripercussione collettiva”.Dimensione universale: l’amore. Dimensione particolare:i comandamenti concreti. Ma rimane ancora la dimensio-ne singolare, cioè il fatto che ognuno di noi è assoluta-mente unico al mondo. Non esistono due persone uguali.Così, malgrado tutti i riferimenti possibili e immaginabili,l’uomo, la donna, il cristiano, la cristiana, dovranno deci-dere in situazioni spesso conflittuali, poiché tutti i coman-damenti non sono possibili contemporaneamente. Adesempio, non è compatibile salvare un ebreo e non menti-re a un nazista. Così, in alcune circostanze, sarà necessa-rio trasgredire una regola per salvare un comandamento più importante. E’ proprio questa dimensione,quella che chiamiamo singolare, che ci ricorda che alla fine non c’è mai una dimensione perfettamentepura nell’agire morale.

D. - Giunge il momento in cui ciascuno deve decidere personalmente, rinviato al suo libero arbitrio.

X.T. - Sì, dobbiamo decidere noi e non trincerarci dietro a versetti biblici, o alle parole di un papa, o adelle norme. Dobbiamo decidere noi, ricordandoci, tutt’al più, che l’azione è sempre opaca, che tutti ivalori non sono compatibili contemporaneamente.

D. -Torniamo al problema della sofferenza. Ogni uomo, prima o poi, deve fare i conti con essa. Da quan-do ha ricevuto il soffio della vita, egli vi vede la morte, passaggio terribile che per noi cristiani però aprele porte all’eternità. E molteplici sono i volti della sofferenza: quella fisica e quella morale, spesso piùdistruttiva della prima... E si parla anche di sofferenza espiatoria...

X.T. - Nel discorso cristiano ai malati continuiamo a sentire: “Offri la tua sofferenza”. Contro tutti e tuttova detto: la sofferenza non è gradita a Dio, altrimenti Dio sarebbe sadico. Che cos’è allora gradito a Dio?Che dentro la mia sofferenza, tentato di chiudermi in me e, talora, di disperare, io cerchi di umanizzarmi:questo piace a Dio. Così, dicendo: “Offro la mia sofferenza” compio una scorciatoia del linguaggio. Inrealtà, dico: “Offro il dono che Dio mi fa per umanizzarmi proprio dentro le mie sofferenze che mi disu-manizzano”. Per il discorso dell’espiazione, credo invece che ci sia un equivoco... In realtà, espiazionenella Bibbia significa ricostituire una relazione. Lasciarsi riconciliare da Dio... E’ Gesù Cristo che ciriconcilia. In altre parole, Dio non vuole che noi espiamo, Dio vuole perdonare, cioè farmi dono di unfuturo quando io vorrei andare a picco nella sofferenza.

D. - E allora che fine fa la sofferenza redentrice?

X.T. - Redenzione! Ecco un’altra parola, la “redenzione”.In realtà, nel lessico biblico significa “liberazio-ne”. Ma la sofferenza non è liberatrice, quindi non è redentrice. Insomma la sofferenza è qualcosa di alie-nante... Che cos’è redentore, allora? Il tentativo di rendere ancora una volta più umana la mia vita, quan-do ho tutti i motivi per lasciarmi disumanizzare dal male che m prende. Solo l’amore redime, la sofferen-za mai!

Intervista tratta dal libro: “Ha senso la sofferenza?” di p. Xavier Thévenot - Ed.qiqajon (2009)

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Questa pagina è da strappare!!

ma prima deve essere compilata. Poi è da consegnare in chiesa nell’apposito contenitore.

QUESTIONARIO SUL BOLLETTINO DI SAN PAOLOIl bollettino della parrocchia “Vita Nostra” è presente nelle nostre famiglie fin dal lontano 1928. In tuttiquesti anni ha cambiato più volte veste, contenuti e numero di copie stampate. La redazione, per miglio-rare ancora, vuole dare voce ai lettori, proponendo questo questionario.

BARRARE LE CASELLE CHE INTERESSANO

1 Ricevi regolarmente le due uscite del bollettino? SI ❏ NO ❏2 La consegna è precisa e puntuale? SI ❏ NO ❏3 Il formato, la stampa, l’impaginazione sono di tuo gradimento? SI ❏ NO ❏4 Nella tua famiglia (composta da _____ persone) chi lo legge?

solo gli adulti ❏ adulti e ragazzi ❏ nessuno ❏

5 Chi della tua famiglia legge il bollettino, frequenta anche la nostra chiesa? SI ❏ NO ❏6 Se non frequenta la chiesa, desidera ugualmente ricevere il bollettino? SI ❏ NO ❏7 Le due uscite annuali (Natale-Pasqua) andrebbero aumentate? SI ❏ NO ❏8 Le notizie e gli articoli, e il loro “taglio”, sono di tuo gradimento? SI ❏ NO ❏9 Che giudizio complessivo dài alla pubblicazione? (voto da 1 a 10) _____________________________10 Ci sono argomenti non trattati che vorresti vedere pubblicati? Per esempio quali?

(suggerisci:_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________)

11 Che cosa manca e che cosa vorresti cambiare?(suggerisci:_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________)

12 Pensi che il bollettino possa essere strumento di catechesi? SI ❏ NO ❏13 Visto il costo elevato del bollettino (12mila copie), ritieni che potrebbe venire distribuitosoltanto in chiesa anziché a tutte le famiglie del quartiere? SI ❏ NO ❏14 Se dovessimo continuare a inviarlo a tutte le famiglie, pensi che potresti eventualmentedare un piccolo sostegno economico? SI ❏ NO ❏15 Elenca qui, se vuoi, tutti i tuoi suggerimenti e/o le tue critiche:________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Tu che hai gentilmente compilato il questionario, di che età sei?

fino a 20 anni ❏ 21-40 anni ❏ 41-60 anni ❏ oltre 60 anni ❏

COMPILA SUBITO, STRAPPA LA PAGINA E IMBUCA NELL’APPOSITA CASSETTA IN FONDO ALLA CHIESA ENTRO L’8 MAGGIO

Ti ringraziamo per la collaborazione

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Guido Dotti incontra i nostri giovani

ECUMENISMO E DIALOGO INTERRELIGIOSO

L’ecumenismo e il dialogo interreligioso non sono piùuna questione per specialisti: c’è la necessità di allargaregli orizzonti e confrontarsi con gli appartenenti ad altreconfessioni cristiane e ad altre religioni. Questo, in sinte-si, il messaggio che Guido Dotti, monaco di Bose eresponsabile della diocesi per l’ecumenismo, ha lasciatoai giovani del gruppo Mumble nell’incontro del 25 gen-naio scorso.Infatti, se sul territorio biellese è storica la presenza dellachiesa valdese, da qualche anno si sono moltiplicate pre-senze “altre”: vi sono chiese evangelicali, ortodossi, rome-ni e ucraini, cattolici di rito orientale; ma anche ebrei, mus-sulmani, induisti, e a Graglia c’è persino un monasterobuddista.Anche le istituzioni della società civile ne hanno preso atto: qualche anno fa la prefetturaaveva istituito un tavolo per il dialogo interreligioso che aveva promosso vari incontri nellescuole (su temi come laicità e religione, sul ruolo della donna, ecc.); e di recente la direzionegenerale dell’ASL ha fatto firmare a tutti i rappresentanti delle religioni e delle confessionipresenti sul territorio una convenzione per l’assistenza spirituale in ospedale, in modo che ilpersonale sanitario possa prontamente contattare il rappresentante religioso della comunitàinteressata per avere importanti indicazioni pratiche (ad es. come vegliare su un morente,come trattare un bambino appena nato, ecc.).Quanto alla diocesi, l’individuazione di un responsabile per l’ecumenismo è il segno che itempi sono cambiati. Il servizio svolto da Guido Dotti è quello di coordinare le iniziative che già ci sono e mediarequando ce n’è bisogno; insomma, come ha detto lui, di fare da “interfaccia” quando è neces-sario.Ma qual è il senso del dialogo con persone che professano altre religioni o che appartengonoa confessioni cristiane non cattoliche? Dotti ha dato una risposta duplice.

Il dialogo interreligioso – tra cristiani e appartenenti ad altre religioni – ci reinterpella adapprofondire le ragioni della nostra vocazione e della nostra fede. Nella vita le domande pre-cedono le risposte, e se uno non si pone domande fa fatica a trovare risposte personali: perquesto il confronto con persone che non vivono la nostra fede ci aiuta a riscoprirne le radici ea sviluppare una vocazione più profonda e sentita.Quanto all’ecumenismo, bisogna tenere a mente che non si tratta di un optional: Gesù stessoha pregato il Padre perché i discepoli e i futuri credenti fossero “perfetti nell’unità”, così che ilmondo potesse credere in lui (Gv 17, 20-23). La divisione tra i cristiani è una ferita aperta, unqualcosa che rende la chiesa imperfetta e che pregiudica la credibilità della nostra testimo-nianza. Se n’erano accorti per primi, alla fine dell’800, i cristiani delle diverse confessioni presenti interra di missione di fronte agli interrogativi posti dai nuovi convertiti, ma il Concilio Vaticano II– con il documento sull’unità dei cristiani – ha fatto sì che maturasse una nuova consapevolez-za in proposito.

E’ forse arrivato il momento di dare una scossa al processo per l’ecumenismo partendo dalbasso: la conoscenza personale protratta nel tempo e la condivisione dell’esperienza pastora-le possono dare molto frutto.

Angela Colella

“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”

L’ADORAZIONE DEL SANTISSIMO

Provate, è diverso! Se è bello andare in chiesa quando non c’è nessuno in un ambiente chesuscita emozioni di intimità, accoglienza e presenza di un Dio che mi ascolta, quando è espo-sto sull’altare il Santissimo Sacramento è un’altra cosa, la presenza reale di Gesù nel pane atti-ra tutti! D’istinto si sente il desiderio di fermarsi, lo sguardo si posa sul Signore e non si disto-glie più. In Lui ci si riposa, tutto si attenua, il cuore diventa tranquillo e si sta bene. Non vienepiù voglia di andare via si è di fronte alla “parte migliore” e ogni cosa può essere fatta dopo,non c’è urgenza, il Signore è tutto, starecon Lui è tempo guadagnato.Sì è così presi che non si pensa più a ciòche è fuori, gli occhi sono sempre lì, iltempo passa nella pace, si sente qualco-sa di profondo, qualcuno che ti ama dalquale non ti staccheresti più. Emergono ipensieri, le persone, le domande, le diffi-coltà, tutto nella pace a Lui vengonoofferti ed ecco la preghiera diventa pertutti, nessuno viene dimenticato, un rag-gio della Grazia esce verso il mondo epoi si torna nella quiete un altro po’ finoal prossimo pensiero. “Signore, è belloper noi stare qui! Quell’amore che ciinfondi ci trasforma, c’è un altro deside-rio adesso, diventare come Te, amare,sentire, parlare come Te.” Suona la cam-pana! Non ci si è accorti della genteintorno, è l’ora del Vespro, si prega tuttiinsieme, il vicino ora è un aiuto ed un fra-tello. E’ finita, è l’ora ti tornare, si è piùsereni e rinnovati, il “peso” di ciò che cicompete ora è più leggero.

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Preghiera di AdorazioneIl Santissimo Sacramento viene esposto per una setti-mana dal primo venerdì del mese secondo i seguentiorari:- venerdì dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 14,30 alle 18,

30. Alle ore 18 preghiera del Vespro e laBenedizione Eucaristica.

- sabato dalle ore 14,30 alle ore 18,30. Alle ore 18preghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.

- domenica dalle ore 14,30 alle ore 18. Alle ore17,30 preghiera del Vespro e la BenedizioneEucaristica.

- lunedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 pre-ghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.

- martedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 pre-ghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.

- mercoledì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18preghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.

- giovedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 pre-ghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.

CELEBRAZIONE COMUNITARIA DEL SACRAMENTO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI

Cristo a fianco di chi cammina nella sofferenza

Il sacramento dell’Unzione degli Infermi è stato celebrato nella nostra parrocchia domenica 23 gennaio econferito a numerosi anziani e ammalati, in un clima di fraternità, di preghiera e di grande partecipazione. Molti son i passi del Vangelo da cui traspare la “premura” di Gesù per i malati: egli li cura nel corpo enello spirito e raccomanda ai suoi di fare altrettanto. Ma il segno principale di questa premura è il sacra-mento dell’Unzione fatto conoscere nella lettera di Giacomo. Questo sacramento è stato sempre cele-brato dalla Chiesa per i suoi membri malati: in esso, per l’unzione, accompagnata dalla preghiera deisacerdoti, la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perché dia loro sollievo esalvezza (Gc 5,14-16) ed esorta i malati ad associarsi alla passione e morte di Cristo (Rm. 8,17).

Un po’ di storia - Fino al IX secolo l’Unzione veniva riservata ai malati e l’accento era posto sopra “l’ef-fetto corporale” del sacramento. A partire dal IX secolo e fino ad una cinquantina di anni fa, l’Unzioneera soltanto più proposta per la fine della vita, come ultimo perdono dato ai malati dalla Chiesa. Ma unaspetto importante del sacramento veniva dimenticato: quello della presenza del Cristo a fianco di chicammina nella sofferenza e nella malattia. Ed è questo il significato del Sacramento che il Concilio E.V.IIha voluto rimettere in evidenza: il Concilio, infatti, parla di Unzione dei Malati ( e non di estrema unzio-ne), per mezzo della quale “la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, per-ché alleggerisca le loro pene e li salvi” (Lumen gentium n.11).La Chiesa propone dunque, oggi, ai credenti il Sacramento dei malati, per aiutarli a vivere nella fede lasituazione di fragilità e di malattia e nello stesso tempo purificarli, rassicurarli, perdonandoli e aiutandolia vivere nell’unione con Lui, che è il Signore della vita. Sono varie le forme rituali del Sacramentodell’Unzione degli Infermi, gli ambienti e le circostanze in cui esso viene conferito, ma la celebrazionecomunitaria (come è avvenuto in parrocchia) in un’assemblea liturgica con larga partecipazione di par-rocchiani, dei malati e dei loro parenti… questa è la novità più rilevante del “Nuovo Rituale Romano”,quello che ha maggior rilevanza pastorale. Il Sacramento, celebrato nella comunità, assume una dimen-sione più umana e non più un segno precursore della morte, ma un aiuto per la vita e per la salvezza.

Una celebrazione partecipata - Bene ha fatto la nostra parrocchia inserendo questa celebrazione nel-l’ambito della preparazione alla festa di S.Paolo, perché la festa di una comunità dovrebbe coinvolgeretutti i suoi componenti: tra questi il malato, la presenza del quale è sempre un richiamo costante dellafragilità e della speranza umana, in una società che tende a negare ed emarginare il dolore, a istituzio-nalizzare gli anziani e la morte.La celebrazione, ben preparata e condotta, è stata semplice, dignitosa e molto partecipata nei suoi varimomenti liturgici:- Il momento dell’accoglienza e il saluto fraterno del Parroco;- L’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia Pasquale che richiama e ravviva la memoria del

nostro Battesimo e l’adesione al Mistero Pasquale di Cristo;- L’ascolto della Parola di Dio e l’efficace omelia di don Filippo, dove tra le altre cose, ha ricordato

come in ogni Sacramento c’è la presenza dello Spirito Santo il quale da ai suoi figli i doni a cui neces-sitano e, nel caso dell’Unzione degli Infermi, aiuta il sofferente a lottare contro la sofferenza e lamalattia, a mantenere nella fede la speranza e la forza di amare;

- La preghiera litanica di invocazione;- La preghiera sui malati, fatta in silenzio dai sacerdoti e l’imposizione delle mani sul capo dei singoli

malati;- L’unzione sulla fronte e sulle mani con le parole: “Per questa santa unzione e la sua piissima misericor-

dia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito santo, amen - E liberandoti dai peccati, ti salvi e nellasua bontà ti sollevi”.

Con la preghiera, le parole, i gesti rituali e l’olio della consolazione e della Speranza i nostri anziani e inparticolare i malati hanno avvertito l’umanità e la tenerezza di Dio nei loro confronti.Questi momenti forti della vita vissuti insieme rinsaldano sempre più i vincoli di comunione e, nello stes-so tempo, diventano anche luogo di catechesi e mezzo di evangelizzazione per tutta la comunità par-rocchiale.

Luigi Tondella Diacono

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Come siamo diventati una “casa famiglia”APRIRE LA PROPRIA VITA

ALL’ACCOGLIENZA

In Maggio si prega e riflette per le vocazioni. L’anno scorso abbiamo pubblicato la testimonianza di suorMaria Maura vissuta da ragazza nel nostro quartiere. Ora diamo spazio ad una famiglia vicina allanostra parrocchia che ha compiuto una scelta bella e originale.

“Mamma, papà, perché non diventiamo anche noi casa famiglia?Questa domanda ci venne fatta da uno dei nostri figli cinque anni fa, dopo un periodo di volontariato inuna casa famiglia della nostra Diocesi. Forse vi state domandando cosa è successo da allora ad oggi... Chisono questi che ci vogliono parlare di accoglienza?.Siamo Anna e Luca, una famiglia come ce ne sono tante, con una vita normale, i problemi della quotidia-nità, gli alti e bassi di ogni giorno ma che da tre anni a questa parte decide di aprire la propria vita all’ac-coglienza. Forse la promessa fatta davanti a Dio ventiquattro anni fa di accoglierci prima come marito emoglie e poi come genitori di due ragazzi, si era un tantino assopita. Strana la vita. Di solito sono i geni-tori che dovrebbero dare ai figli l’esempio di vita cristiana. Nel nostro caso, come ci dice sempre unasorella di comunità, è avvenuto il contrario. È bastata quella domanda fatta quasi per scherzo una sera a cena a provocare dentro di noi un insolitointerrogativo che, piano piano si è fatto sempre più grande e forte. Perché modificare il nostro tran-tranquotidiano? Perché dare una risposta alla richiesta di accoglienza di una mamma in difficoltà e della suapiccolina?. Più ci si sforzava a cercare delle scuse (lavoro, tempo, spazio in casa ecc....), più queste scusesi frantumavano e ci rendevamo conto che se volevamo essere una famiglia cristiana fino in fondo ilnostro quotidiano non ci bastava più. Dovevamo andare oltre. Così, quasi senza accorgerci, ci siamo lasciati coinvolgere in questa avventura con il dubbio se fosse statala cosa giusta da fare e se era veramente quello che il Signore voleva da noi. Le risposte a questo nostridubbi le abbiamo trovate giorno dopo giorno vedendo, sul volto di quella mamma, riaffiorare il sorrisoche sembrava avere perso ed attraverso quella gratitudine che ancora oggi, resasi ormai autonoma, cidimostra.

Dopo questa prima accoglienza,nel nostro cammino fa “capolino” la Comunità Associazione PapaGiovanni XXIII (fondata da Don Oreste Benzi) e decidiamo di conoscerla più da vicino. Prima con unpercorso di verifica vocazionale che dura circa un anno, attraverso il quale abbiamo occasione diapprofondire cosa voglia dire fare accoglienza attraverso l’esperienza diretta delle altra case famiglia efamiglie aperte dell’associazione, e poi maturando dentro di noi la scelta del diventare membri effettivi. Nel frattempo arriva un’altra richiesta di accoglienza di un’altra mamma e del suo bimbo che fa riemer-gere le solite domande. “Cosa facciamo? Possiamo farcela di nuovo?” Ed i soliti tentennamenti: “Sì vabene. No non va bene”. Ma ormai siamo certi che è Lui che ci ha chiamati a questa scelta e d’accordo coni ragazzi decidiamo per un sì e accogliamo anche loro. Non è stato semplice. La casa, sufficiente per ilnostro nucleo famigliare, diventa piccola ma non ci importa, ci si stringe un pò. Si creano momenti ditensione dovuti alla mancanza di spazzi che diventano sempre più stretti, al fatto che non puoi gestire lavita di un’altra persona come se fosse la tua. Ma da tutto questo impari ad entrare in punta di piedi nellavita e nel mondo di altri, ad accettare il bagaglio di sofferenza e di diffidenza che si portano appresso, anon pretendere di poter cambiare il loro modo di essere e la loro mentalità solo perché non conformi allatua. Da qui scopri che accogliere queste mamme non è stato solo dare a loro ed ai bambini un tetto sullatesta e la possibilità di mangiare tutti i giorni. Ma, ed è la parte più difficile, quella di aiutarle a riaverefiducia nelle proprie capacità, a trovare un lavoro ed una casa perché possano essere nuovamente autono-me ed in grado di gestirsi da sole, offrendo a loro quello che sono le nostre famiglie per noi, un supportosul quale poter contare.

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Per fare ciò abbiamo accettato diconformare la nostra vita a “Gesùpovero, servo, sofferente, che espia ilpeccato del mondo e nel condivideredirettamente (per Gesù con Gesù inGesù) la vita degli ultimi,”seguendo evivendo lo schema di vita dellaComunità Associazione Papa GiovanniXXIII che si articola in cinque puntifondamentali : a) condividere la vita degli ultimi

mettendo la nostra vita con la loro,mettendo la nostra spalla sotto laloro croce;

b) condurre una vita da poverisce-gliendo liberamente ciò che gli ulti-mi sono costretti a vivere per forzaliberandoci del superfluo e vivendouna vita da poveri;

c) fare spazio alla preghiera e alla contemplazionecome strumenti privilegiati per entrare in relazionecon Dio principio e fine del nostro agire;

d) lasciarsi guidare nell’obbedienzariconoscendo il servizio di conferma e guida esercitato dal respon-sabile della comunità come dono presente nella Chiesa per vivere con un cuore solo ed un’anima solae per essere certi di non correre invano;

e) vivere la fraternitàperché è attraverso l’amore ai fratelli che si dimostra che si ama Dio.

Capiamo che possano sembrare difficili da seguire ma sappiamo che possiamo contare sull’aiuto dei fra-telli della comunità e di poterci confrontare con loro. Sulla nostra strada ci saranno sicuramente le diffi-coltà, lo scoraggiamento, i dubbi, la paura di non farcela, magari di non riuscire a mettere la nostra vitacon la vita degli ultimi ma di una cosa siamo sicuri, di aver riposto la nostra fiducia nel Signore e cerchia-mo di non avere la pretesa di fare la nostra ma la Sua volontà. Il povero ci modifica la vita e sconvolge lenostre sicurezze ed è accettando questi cambiamenti che si riesce a vivere l’accoglienza. Tutto questo lovediamo e lo approfondiamo continuamente, con gli altri fratelli, nei momenti di incontro e di preghiera.

Vorremmo ancora dirvi una cosaNon tutti siamo chiamati ad essere casa famiglia, ma siamo comunque chiamati ad accogliere chi ci staaccanto. Come?Semplice: impegniamoci a rivolgere un saluto, o meglio un sorriso, ad un nostro vicino, magari proprioquello che ci sta un tantino antipatico. Anche questa è accoglienza. Saper mettere da parte l’orgoglio e cercare di essere più umili ci fa sentire meglio, il cuore è più leggero,ci aiuta a vedere la vita meno grigia. È vero, il povero fa paura, mette a disagio, anche se non è vestito distracci e non è in mezzo ad una strada. Perché ci pone davanti alle nostre miserie, alle nostre piccolezze ,ci provoca e ci chiama ad un esame di coscienza ed a un confronto con la nostra decisione di essere cri-stiani fino in fondo. Con questa scelta la nostra famiglia cerca, prova e prega perché nelle nostre accoglienze, fatte e che fare-mo, prima di vedere il povero dobbiamo vedere il volto di Gesù crocifisso e la sua Passione. È vero, non èfacile, specie con i tempi che corrono, ma andiamo oltre noi stessi cercando di non coltivare solo il nostroorticello ma facendolo diventare un grande campo dove possano coesistere tolleranza e fraternità. Per finire vi diciamo che la nostra ultima accoglienza è, come diceva il Santo Giuseppe Cottolengo, una“perla del Signore” ossia un bimbo con grave handicap che, guardandoci con i suoi occhioni neri, ci hafatto innamorare ancor di più della nostra vocazione. Con la speranza di potervi incontrare, magari nellanostra casa, vi lasciamo con una frase di don Oreste Benzi: “Hai paura? Ricordati che il coraggio non stanel non avere paura ma nel vivere la paura per un amore più grande!”

Anna e Luca

I CAMPEGGI INVERNALI

Un giorno mi si affianca una bambina di quinta elementare e michiede «quest’anno andiamo anche noi al campeggio invernale?» Iola guardo e le rispondo «Eh no, cara mia, quella è un esperienza acui può partecipare solo chi ha già fatto la Cresima». Non so comel’abbia presa, spero per lo meno che sia aumentata in lei la voglia diarrivare alle Cresima! Scherzi a parte, i campeggi invernali sono unmomento particolare: da una parte simili a quelli estivi (sei sempre inValsa, ci sono sempre le mitiche cuoche), ma dall’altra diversi e nonsolo perché c’è la neve. Durano anzitutto solo tre giorni (due notti) equesto fa sì che le giornate siano intense, molto intense, perché lecose da fare sono tante e il tempo poco. Capitano poi durante levacanze di Natale, che mai come quest’anno mi sono accorto dicome siano strane (si perde il senso del tempo … non si sa più inche giorno si è, se ne sa solo il numero: “oggi è il 26” ecc.) e pensoche anche questo incida (nel bene e nel male) sul clima che si vienea creare in questi tre giorni. Questi ed altri elementi le rendono unmomento unico in cui intensificare la propria fede e le conoscenzecon le persone con cui si condivide un cammino in parrocchia, ma di

questo vi parleranno di sicuro meglio i diretti interessati a cui lascio ora la parola.Don Gabriele

Sembra passata un’eternità, ma è solo un’impressione. Se ci penso più intensamente invece scattano i ricordi, erivivendo quei momenti mi viene da sorridere. La Valsa era nuova agli occhi di tanti che ancora non l’avevanovista innevata, ma contemporaneamente restava sempre la vecchia magica Valsa. Anche noi quest’anno era-vamo “nuovi”, da poco due annate diverse si erano unite per formare quello che adesso è il nostro meravigliosogruppo RUM e il campeggio invernale si è dimostrato un ottimo modo per conoscerci meglio e renderci ancorapiù uniti. Sono stati tre giorni pieni: ogni momento libero veniva occupato da giochi divertentissimi e semprenuovi, sbobbate, partite a palle di neve improvvisate e immancabilmente anche lavori di casa, preghiere e rifles-sioni. Ognuno di questi momenti era riempito da risate, sorrisi e dalla complicità che si è creata tra di noi. Lasera sorridevi ancora nonostante la stanchezza prima di addormentarti, perché quelle giornate sono le piùsemplici ma anche quelle che più potresti desiderare: gli amici, il Signore e quelle montagne innevate creanoun’atmosfera unica e irripetibile che ti resta nel cuore.

Bianca

Il campeggio invernale 2011 degli SBAM per me è stato il primo campeggio, e mi è piaciuto tantissimo! Il postoera stupendo, e sia i ragazzi sia gli animatori sono stati molto gentili e simpatici; tutte le attività organizzateerano molto belle, abbiamo giocato tutti insiemee ci siamo divertiti. Non abbiamo però solo gioca-to, abbiamo anche fatto due belle riflessioni suargomenti molto seri come la Creazione e laChiesa, a cui abbiamo partecipato tutti quantiscambiandoci le nostre opinioni. Abbiamo ancheavuto la fortuna di trovare bel tempo, e quindiabbiamo potuto divertirci con sci e bob nellaneve! Insomma, è stato proprio un bel campeg-gio, all’insegna dell’amicizia e della voglia didivertirsi.

Cecilia

Arrivati al giro di boa dell’annata di comunità ani-matori, il campeggio invernale è l’opportunità dicondividere le esperienze vissute, riflettere suquanto è stato fatto e prepararsi al meglio per

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quello che deve ancora venire.E soprattutto è la possibilità ditrascorrere del tempo unitimettendo in pratica i valori fis-sati dalla carta di comunità,ora che dopo diciotto mesiinsieme il gruppo è compattoe affiatato.Quest’anno abbiamo testatoalcune alternative alla classicamattinata di sci: siamo andatia fare una ciaspolata sullaneve e abbiamo sperimentatolo sci di fondo tra le piste dellavalle. Entrambe le esperienze,rivelatesi un successo, cihanno dato la possibilità dicollaborare divertendoci.Nei tre giorni in casa alpinaabbiamo inoltre scelto comeproseguire le attività dellaComunità nell’anno nuovo.Abbiamo deciso, tra l’entusia-smo generale, quale sarà ladegna conclusione della nostraannata... ad agosto partecipe-remo alla GMG di Madrid!

Marco

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Alla ricerca della ragione perdutaPer dirla con l’autore, il libro “nutre, alquanto presuntuosamente, una doppiaambizione”: cimentarsi con gli strumenti della ragione per difendere la correttadottrina della Chiesa dalle innumerevoli eresie e reagire a un diffuso anticlericali-smo che da parecchi anni pare serpeggiare nei mezzi di comunicazione, nella uni-versità, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di ritrovo sociale, perfino, perassurdo, nelle parrocchie... “Questo libro è uno straordinario antidoto per chi siarimasto confuso o rattristato, in questi anni, dalla polemica anticattolica più pre-giudiziale e rancorosa” (Antonio Socci, dalla Prefazione). “L’Autore critica ilpensiero dei tre autori anticattolici animato da spirito apologetico... tratta idogmi cattolici con serietà, mostrando le incoerenze e gli assurdi di questi treautori. Mi sembra che valga la pena che il libro sia pubblicato in Italia comerisposta ad autori anticattolici che fanno chiasso”. (Wojciech Giertych O.P.,teologo della Casa pontificia).

CCCCaaaammmmppppeeeeggggggggiiii eeeesssstttt iiiivvvv iiii Cari genitori,vi comunico le date dei campeggi nella nostra Casa Alpina inValsavarenche nella speranza che i vostri figli partecipino a questabella esperienza. Nelle prossime riunioni del catechismo vi presentere-mo in modo più dettagliato l’iniziativa.

Attenzione, le quote hanno subito variazioni rispetto a quelle del-l’anno scorso a causa di una piccola assicurazione infortuni che èstata introdotta; come è stato negli ultimi anni, in caso di sovvenzio-ni da parte del Comune o della regione, potranno ancora scendere.Nell’eventuale partecipazione di due fratelli il minore paga la metà.

don Filippo

1° turno: bambini di 4° elementareDal 13 al 18 giugno quota € 120

2° turno: Bambini di 5° elementareDal 19 giugno al 25 giugno quota € 139

3° turno: ragazzi di 1° mediaDal 26 giugno al 2 luglio quota € 139

4° turno: ragazzi di 2° mediaDal 3 luglio al 10 luglio quota € 159

5° turno: ragazzi di 3° media e 1° superiore (gruppo RUM)Dal 11 al 20 luglio quota € 199

6° turno: ragazzi di 2° e 3° superiore (gruppo SBAM)* Dal 22 al 28 luglio quota € 199

* questo campeggio non si svolgerà in casa alpina (modalità ancorada definire), ma il prezzo non supererà quello indicato.

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PRESENTAZIONE DI UN’ATTIVITÀ BENEMERITAL’Associazione

“Volontari e Amici del Cottolengo”

Questa volta lo spazio del bollettino parrocchiale, che viene normalmentededicato alla Piccola Casa della Divina Provvidenza S.G.B. Cottolengo, ci è stato gentilmente concessodal Rettore don Elio Mo per informare sulla Associazione Volontari e Amici del Cottolengo ONLUS, cheopera da molti anni all’interno della struttura.Molti di voi sapranno che la Piccola Casa della Divina Provvidenza, meglio conosciuta come ilCottolengo, da oltre 80 anni svolge un servizio rivolto a disabili,anziani e malati.All’interno della struttura operano religiosi e personale laico retribuito.I volontari, iscritti all’Associazione, sono circa 300 tra uomini, donne e giovani (di cui un gruppo dellanostra parrocchia) che prestano servizio nei vari reparti, dedicando parte del loro tempo agli ospiti e par-tecipando alle attività di animazione e laboratori occupazionali.Aiutano inoltre nelle attività di lavanderia, stireria, sartoria, cucina e manutenzioni varie. Unico scopo per tutti:

il benessere e la serenità delle persone!

Viene privilegiato il rapporto umano offrendo amicizia, ascolto e sostegno senza mai prevaricare la perso-nalità delle persone cui ci si rivolge.Durante I’anno l’Associazione organizza incontri, corsi di formazione, momenti di intrattenimento gioio-si, come la Festa di Primavera, con musica e canti interamente dedicati agli ospiti, gite pomeridiane egiornaliere.Nel luglio scorso, i volontari hanno aderito all’invito del parroco, don Filippo, di trascorrere una giornata,insieme agli ospiti, alla Casa Alpina “Don Tullio Vitale” in Valsavarenche durante un turno di campeggiodei ragazzi.E’ stata una giornata indimenticabile per tutti!Rivolgiamo a tutti voi della parrocchia di San Paolo l’invito a partecipare allenostre attività con proposte, consigli, opinioni anche perché, se non lo sapete, la Piccola Casa è un’espe-rienza da vivere.Come ricordava a suo tempo il beato Pier Giorgio Frassati:

...un giorno al Cottolengo fa bene a tutti!’I volontari dell’Associazione

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VISITATE IL SITO PARROCCHIALE!Una guida per i sempre più numerosi navigatori

20 anni sono passati dallanascita del primo sito Web daparte del suo inventore TimBerners-Lee, questa tendenzaè aumentata esponenzialmen-te, tanto che oggi il WorldWide Web è uno dei serviziInternet più utilizzati, con piùdi 255 milioni di siti pubbli-cati e 2 miliardi di utentiInternet (dati del 2010 trattida “royal.pingdom.com”).La nostra parrocchia di S.Paolo non poteva più rinun-ciare a rendersi accessibileai fruitori del medium tele-matico, da poche settimaneinfatti, è disponibile il suosito Web all’indirizzo “www.-parrocchiasanpaolobiella.it”.La dimostrazione di quantofosse attesa e utile questainiziativa la si può ancoratrovare nei numeri: dallapubblicazione del sito adoggi le visite sono già salitea milletrecento, decisamenteun buon numero se si consi-dera che il sito è per ilmomento visitato innanzi-tutto da noi parrocchiani.Ad una prima visita il sito presenta nella home page (la pagina principale), come si può vedere nell’imma-gine, un messaggio di benvenuto nel quale sono spiegati gli intenti del sito; appena sotto è pubblicato ilbrano di Vangelo della settimana e il link (collegamento) al relativo commento; sulla destra vi è il cuoredel sito: una sezione dedicata alle novità sulla vita parrocchiale, con date ed eventuali documenti in allega-to, gli orari delle messe, approfondimenti vari come quelli sulla catechesi, sull’educazione, l’ultima letteradel vescovo in allegato e la possibilità di iscrivere o cancellare il proprio indirizzo di e-mail (posta elettro-nica) alla newsletter, ovvero un sistema per ricevere automaticamente gli aggiornamenti del sito e dellaparrocchia, sulla propria casella di posta elettronica; infine un link alla pagina della casa alpina inValsavarenche dove si possono trovare un vasto archivio fotografico e i tagliandi per l’iscrizione ai cam-peggi in allegato.I link con le altre pagine del sito, compresa la home page, sono sempre visibili nella sezione in alto afianco della scritta Parrocchia di San Paolo Biella. In dettaglio: - vi è la pagina sulla storia della parroc-chia con ampie descrizioni corredate da fotografie sui trascorsi della nostra parrocchia dalla fondazionesino ad oggi, il tutto diviso in comode sezioni consultabili tramite il link sulla destra; - è presente la pagi-na dei gruppi parrocchiali dove vengono descritti uno ad uno i gruppi che cooperano alla vita della par-rocchia; - un’utilissima pagina relativa a “Vita Nostra”, il bollettino parrocchiale, e vi sono allegati i piùrecenti bollettini, dando così la possibilità a chiunque di consultarli e restare in aggiornamento con la par-rocchia; - vi è una pagina dedicata ai link a siti esterni che possono cooperare con quello di San Paolo

Per la Chiesa e le opere parrocchialiPer la Cresima di Arianna Durso 20 - n.n. 20- in memoria defunti famiglia Zanotti 30 -per il battesimo di Fabio Passaretti 50 - inmemoria di Antonio Leder 20 - n.n. inmemoria defunti 50 - n.n. 15 - in memoria diAlfio 100 - in memoria di Rosina GinoGibello e Carla Maria Allione 40 - in memo-ria di Irma e Cesare Casazza 50 - in memoriadefunti Aimone e Ruggia 50 - Sebastiano eCandida Calabrò per 50° matrimonio 50 - inmemoria di Delfina Grosso 50 in memoria diNicodemo e Rosina Agostino 60 - GiuseppeAgostino 150 - in memoria di FortunatoPanzanelli per Casa Alpina 500 - in memoriadi Elda Toniolo 15 - n.n. 10 - in memoria diMariangela Vitoliano 50 - in memoria diBice e Luigina 15 - in memoria defunti fami-glia Bruniera 30 - in memoria di LuisaGastaldello e Orazio Osteni 120 - in memo-ria di Gemma Milano e Ettore Sola 120 - inmemoria di Remo Bielli 50 - famiglia Strona20 - n.n. 100 - in memoria di Diana,Tommaso e Rita 20 - in memoria di MariaDato 200 - in memoria di Francesca Buratti100 - in memoria di Giuditta Lacerenza, lafamiglia 100 - in memoria di AntoniettaVolpe 20 - in memoria di Aldo 100 - n.n. 100- n.n. 100 - in memoria di Lea Donato, lafamiglia 100 - in memoria defunti famiglieSerra Pennone 20 - Guardie di Finanza 61 -Coro Burcina 150 - in memoria di SilvioCostetti 30 - in memoria di Paola e GigiCantono 30 - per la Cresima di PietroPassarella 50 - in memoria defunti Calvelli eTripodi 100 - Sciamele Luisa per la Cresimadi Sosha e Francesco 150 - in memoria diNello e Palma Silvestri 20 - in memoria diItalo Doberdò 30 - in memoria di don MarcoCarlino 30 - in memoria di Maria Palladino20 - in memoria di Mary Zampieri, GuerrinoModa, Giovanni Sogno 50 - in memoria diPierino Forzani, Osvalda e Celso Vignazia ,

Brigida Pollone 60 - in memoria di GiuseppeArmano la famiglia 100 - in memoria diPaola Della Negra 20 - n.n. 300 - in memoriadi Renata 20 - in memoria di MassimoMigliorato 15 - famiglia Sandri 10 - inmemoria di Nello e Palma Silvestri 20 - inmemoria di Renato Ronco 100 - WalterRosso 10 - famiglia Carta Zina 50 - inmemoria di Renato Rizzi 5 - in memoria diAntonino e Rosaria Randazzo 10 - FrancaritaPace 30 - in memoria di Elsa e Ottavio Serra30 - in memoria di Salvatore Campenni’ 20 -in memoria di Olga Gioria 50 - in memoriadefunti famiglia Casagrande 30 - in memoriadi Giacomo e Maria Davi 20 - in memoria diCorrado, Ines, Pierfrancesco, Anna, Enrico100 - in memoria di Giuseppe Occhiuto eAngelo Tripodi 50 - in memoria di TeresaBenvenuto 20 - in memoria di Maria Biesuz30 - in memoria di Matteo Fissore 50 - inmemoria di Celso e Maria Osside 50 - per la

Cresima di Agnese Mazzia 100 - in memoriadi Italo Castellin, la famiglia 150 - n.n. 30 -Gruppo Bricolage 1000 - in memoria defuntifamiglia Buscaglione 50 - in memoria diGiuliano Bodo, la famiglia 150 –in memoriadefunti famiglie Fila e Colleoni 20 - famigliaBarbieri 20 - Messin Silvia 20 - in memoria

di Livia Ormezzano 25 - c.c.a. 2000 - inmemoria di Sergio Romagnoli 15 - n.n. 15 -in memoria di Ida Rivardo 100 - in memoriadi Giancarlo Perino, la famiglia 80 - inmemoria defunti famiglia Molinari 100 - inmemoria di Ernesto Angeloni 60 - in memo-ria di Umberto e Cornelia 20 - in memoria diDomenico Ventriglia 20 - in memoria diAlma Maffeo, la famiglia 50 - n.n. 50 - Fam.Ormezzano 1000 - n.n. 1000 - n.n. 100 - inmemoria di Fabrizio Bricarello 250 - inmemoria di Orsola ed Eugenio Magliola 150- n.n. 100 - in memoria defunti famiglieSerra, Furno, Demartini e Dellara 60 - inmemoria defunti famiglia Ormezzano 25 -Ramella Benna 10 - famiglia Zannini Enoch100 - n.n. 900 - in memoria di Bianca CodaCap 15 - n. n. 20 - famiglia Magliola 100 - inmemoria di Andrea Rando 25 - AlfredoDelleani 200 - in memoria defunti famiglieRamella e Cosimo 20 - RaimondoSebastiano 50 - in memoria defunti famiglieZanone e Zambolin 100 in memoria diLeandro Reina, Enrichetta Gallioni, FrancoBaldin, Arturo Guio 40 - in memoria diGianmario e Ettore Tona 50 - n.n. 30 - fami-glia Roviglione 50 - Gruppo Terza Età 200 -famiglia Marutti 50 - I.F.A.B. Ravetti 100 -in memoria di Liliana Savioli 50 - famigliaCaucino Buratti 300 - famiglia Cifalà 10 - inmemoria di Mario Vallino, la famiglia 100 -Bice Savioli 20 - famiglia Masso 400 - fami-glia Kombe 100 - n.n. 50 - n.n. 20 - PiazzeseAntonino 50 - in memoria di Piero e GinaPanelli e di GiovanBattista e MaggiorinaRoviglione 100 - in memoria di AndreaZanardi 50 - in memoria di GiuseppinaMaccia 100 - famiglia Ricolfi 100 - RitaPolledro 50 - in memoria di Olga Gioria 50 -in memoria defunti famiglie Masone eSilvestri 20 - in memoria di Carlo Gremmo eGentilina Bonino 50 - in memoria diGiancarlo Nave 25 - in memoria di Elisa eVitoAntonio 15 - famiglia Militello 260 - in

HANNOOFFERTO

(da dicembre 2010a marzo 2011)

all’aggiornamento e all’approfondimentopersonale in tema di chiesa e di territorio;- infine vi è una pagina dedicata ai contatticon i vari gruppi parrocchiali con i relativiindirizzi di posta elettronica e il numero ditelefono della parrocchia: è possibile così,anche direttamente dal sito con il moduloapposito, contattare i vari gruppi per even-tuali chiarimenti. Questi sono i servizi cheattualmente offre il sito della parrocchiasia ai parrocchiani stessi che a fruitoriesterni che si interessano della nostrarealtà; ma molti altri servizi potranno infuturo essere aggiunti e migliorati. Tuttoquesto grazie a internet e all’infinitavarietà e malleabilità dei suoi servizi egrazie ai realizzatori del sito che lo man-tengono vivo e vitale.

Riccardo Faga

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Benedizione delle case

Inizierà martedì 26aprile la benedizionedelle case. Nell’ imminenza delpassaggio, verrà e-sposto un avviso nel-l’androne delle singo-le abitazioni.

memoria di Mario Giordano e GiulianaGiavina 20 - Antonino Piazza 50 - in memo-ria di Maddalena Paiano e Gennaro Testa 50- per il Battesimo di Jacopo Disiena, il nonno50 - per il Battesimo di Jacopo Disiena, igenitori 100 - in memoria di MargheritaColacicchi 20 - in memoria di GiancarloRizzo e Mafalda Smeralda 50 - n.n. per ilriscaldamento 10 - in memoria di RobertoAscoli 50 - in memoria di Armando e RosaFornero 60 - in memoria famiglie Renna eParisi 30 - in memoria di ElisabettaGibertoni 50 - in memoria di Silvano Ceria50 - In memoria di Graziella MaschioFantone 50 - in memoria di Giancarlo Perino20 - in memoria di Sergio Sandri, la moglieEster 500 - in memoria di Sergio Sandri 50 -Gruppo famiglie Mazzia per il riscaldamento90 - in memoria sorelle Mercandino 10 - inmemoria di Adriana Osservati 50 - SegnerEnrico 50 - in memoria di Aldo, Quinto eBruna Sterpo 100 - in memoria di LuisaFiorano 100 - in memoria di Oreste e MariaBocca 50 - n.n. 1000 - famiglia Firenze 100 -n.n. 10 - in memoria di Fortunato Panzanelli50 - in memoria di Daria Bodo 10 - inmemoria di Renato Orecchia 50 - in memo-ria di Massimo Migliorato 15 - n.n. 10 - inmemoria di Giovanni Bellon 15 - n.n. 300 -in memoria di Tino Biasia 10 - in memoria diMaria Ampellio Belluco 60 - in memoria diCesare De Toni e Antonia De Marco 100 - inmemoria dei defunti della fam. Tumelero 50- Fam. Tumelero 100 - n. n. 2000 - in memo-ria di Renato Artemio e fam. Miola 20 -Lanza Sandro 150 - in memoria di GiordanoRadici 100 - in memoria di Claudio Mani100 - Pizzato 5 - Testa Salvatore 30 -Mallardo 50 - Rizzo Pietro 10 - CerriTarasco 10 - Pichetto Renata 20 - Bozzonetti30 - Aiazzone Giuseppe 150 - Bider Giorgio100 - Fulchimi 15 - Conti 10 - De Biasi 50 -Valz-Baccalaro 50 - Pedrazzo Maria 50 -Rossetti Gualtiero 50 - E.Bricarello 50 -Annuiti Vittorino 50 - Ceria Arturo 50 -Ronsisvalle G. 5 - Furlan Tiziano 100 - BilleMarco e Cristina 20 - Ceria Gianna 50 -Associazione Arma Aeronautica 50 - inmemoria di Alma Maffeo 20 - in memoria diRenato, Arno e Grazia Ronco 50 - LuisaMongilardi 30 - in memoria di SilvioCostetti 50 - in memoria di AmeliaOrmezzano 25 - Ferrari Mazzini 500 - inmemoria di Michela e Carmela Trovato 30 -in memoria di Nina e Arturo Angelico 30 -in memoria di Umberto Primo 10 - in memo-ria dei defunti delle fam. Ferrari e Pezzuolo25 - in memoria di Pietro e Teresa 40 - inmemoria di Giovan Battista Tavella 40 - inmemoria dei def. Fam. Dottore 20 - inmemoria di Donato Castello 20 - in memoriadi Antonio 10 - n.n. 20 - n.n. 50 - in memoriadei def. delle fam. Gremmo e Carta Zina 50 -in memoria dei def. fam. Zanone e Zambolin10 - in memoria di Domenica Allera e fam.Stratta 150 - Renata Pichetto 20 - Luigi,Fausto, Elisabetta 20 - in memoria di LuigiMassimo 20 - in memoria di Fedele Biesuz30 - in memoria dei def. fam. Sottile 50 - in

memoria di Pietro Perucelli 30 - SandraCasazza 20 - fam. Sella Ciaffrei 40 - inmemoria dei def. fam. Bona 250 - in memo-ria di Fallia Castellani 10 - in memoria diDaniela 50 - in memoria dei def. fam. Sciuttoe Cuccuru 20 - in memoria di TeresaAmoruso 30 - in memoria di MariucciaCaucino 50 - in memoria di Leonardina ePietro Pillo 30 - in memoria di Pietro Bona eRomano Re 40 - n.n. 100 - in memoria deidef. fam. Sanzò 50 - in memoria dei def.fam. Nastasi 60 - in memoria di EugenioBaston, la famiglia 100 - n.n. 2500 - inmemoria di Lella Savio, la famiglia 100 - inmemoria di Vittorio Foglia 100 - in memoriadi Angelo Scaparra 50 - in memoria defuntifamiglie Faretra e Zoppetti 50 - in memoriadi Gaetano Carelli e fam. Grassano 40 - inmemoria di Biagio Di Micco 20 - famigliaCarlomagno 10 - n.n. 105 - famiglia Fila 20 -Zingarelli 20 - famiglia Sandri 10 - famigliaRosso 10 - Tosetti Giuseppe e Donatella1500 - in memoria di Franco Bellarmi 50 -per la chiesa e opere parrocchiali 30 - inmemoria di Maria Spanu 100 - in memoriadefunti famiglia Magliola 20 - in memoria diMauro Rostagno 10 - in memoria di BrunoOllearo 25 - Famiglia Ricolfi 70 - in memo-ria defunti famiglia Bicocco 120 - LuisaGuglielmini 10 - in memoria di SergioRomagnoli 15 - in memoria di GesuminoPuddu, la famiglia 20 - in memoria diCarmelo Smecca 10 - in memoria di MarioPennacchia, la famiglia 200 - in memoria diMaria e defunti Marangoni 35 - in memoriadi Mario Maestroni, la famiglia 150 - inmemoria di Nello e Palma Silvestri e PioMasone 20 - in memoria di Antonia Stoppa25 - in memoria di Giovanna Palino 10 - n.n.15 - n.n. 40 - in memoria defunti famigliaMaffeo 1000 - in memoria di DomenicoRomano 20 - in memoria di Maria, Angelo eAnna Maria Rizzi 20 - in memoria diVirginia Dalla Marta, la famiglia 50 - inmemoria di Lucia e Renato Crema 25 - inmemoria di Mario Nelva 50 - in memoriadefunti famiglia Coggiola 50 - n.n. 20 - inmemoria di Ambrosina 15 - n.n. 20 - n.n. 20- n.n. 20 - in memoria di Dante Furno 10 - inmemoria di Dionigi 20 - in memoria diSavino Castello 20 - in memoria diGesumino Puddu 20 - per il battesimo diGiulia Gallo 200 - in memoria di RemoCantono 50 in memoria di Andrea Rando 25- in memoria di Roberto Boccadelli 50 - n.n.300 - in memoria di Borsa Erica, la famiglia100 - in memoria di Agnese Coppo, la fami-glia 100 - in memoria di Agostino e Maria30 - in memoria defunti famiglie Crestani eFila 30 - in memoria defunti famigliaPreacco 50 - in memoria di Renato,Mariuccia, Olga, Mary, Annetta e Francesco200 - in memoria di Roberto, Maria e LuigiNegro, Maria e Giuseppe Barbera 20 - inmemoria defunti famiglia Centonze 10 - inmemoria di Tommaso Avoglio, la famiglia50 - in memoria di Massimo Bugala, DuilioGreppi, Ilia e Mario Ramella Bagneri 50 - inmemoria di Lidia,, Walter e Arrigo Tassinari

30 - in memoria di Guido 20 - in memoria diIdelma, Fiorella, Giovanni e Aldo 100 - inmemoria di Cecile e Piero Meraviglia 20 - inmemoria di Mario e Elisabetta Gibertoni 60 -in memoria di Amelia, Silvia e Nicolò 50 - inmemoria di Amedeo Brovarone e AldoRamella 50 - in memoria di GiovanniAglietta, la famiglia 100 - in memoria diGiuseppina Pavinato 5 - in memoria diGianCarlo Arietti 20 - in memoria diAntonio e Valentina 20 - in memoria diAntonio Caucino 50 - Famiglia Casagrande10 - in memoria di Pio Masone , Nello ePalma Silvestri 20 - in memoria di Nino Patti25 - in memoria di Maria Ardone 15 - inmemoria di Maurizio Costamagna 30 - inmemoria di Tommaso Avoglio, la famiglia50 - in memoria di Italo Doberdò 20 - n.n. 15- in memoria di Gabiella Ceria 100 - inmemoria di Maria Carpentiere e Tina Murer20 - in memoria defunti famiglia Pennacchia50 - Famiglia Cotta Morandini 30 - inmemoria di Federica Castagnetti 100 - inmemoria di don Carlo Tua 20 - in memoriadi Giovanni Incorvaia 20 - in memoria diSandro Gruppo 50 - in memoria di SilvioMonteleone, la famiglia 100 - FamigliaSavino 30 - n.n. 20 - in memoria di DellaMarta Virginia 10 - in memoria defunti fami-glia Viglieno 120 - in ricordo di Franca eGiulio 100 - in memoria di Osvaldo Ressico30 - n.n. 25 - in memoria di Elio Campi 10 -in memoria di Nicola, Maria e Giuseppe 20 -in memoria defunti famiglia La Firenze 40 -in memoria di Francesco Di Bello 10 - inmemoria di Clara Binelli, la famiglia 100 - inmemoria dei Martiri Cristiani 20 - in memo-ria di Santina Giliberto ved. Azzarello, lafamiglia 150 - in memoria di Gualtiero eGiorgio Baldassarri e Piero Ciabattini 25 - inmemoria di Anna Maria Cosentino 30 - inmemoria defunti famiglia Renaldo 600 - inmemoria di Antonietta e GiampieroTrafighet 100 - in memoria di Agnese Coppo20 - in memoria defunti famiglia Centonze10 - in memoria di Alma Vialardi, la famiglia250 - in memoria di Gemma D’Ambrogio, lafamiglia 100 - in memoria di Dima Neggia50 - in memoria defunti famiglia MassoCandido 40 - in memoria di Luigi Lazzarini20 - Guardia di Finanza 128 - in memoria diGianCarlo Regis 50 - in memoria di BenitoLonghi e Gilla Raffini 100.

Per i poveric.c.a. per la carità 250: n.n. 50 - n.n. 55 - n.n.40 - fam. Tondella 50 - n.n. 100 - carità 100- n.n. 50 - n.n. 100.

Per il bollettino “Vita Nostra”Renata Pichetto 20 - Castelli Franca 30.

Per iniziative diverseRaccolta di Natale per la carità 2780.

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Ai nostri benefattori, noti e anonimi, diciamo un grande “grazie” certi che il Signore scruta i cuori e ricompensa

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Ben arrivati bambiniGALLO GIULIA di Luca e Favarato Roberta il 20 FebbraioPELLEGRINO MARGHERITA di Diego e Audisio Chiara il 27 Febbraio

Ogni bambino che nasce reca al mondo il messaggio che Dionon è stanco dell’uomo

(Tagore)

I nostri mortiARMANO GIUSEPPE il 22 novembre 2010CASTELLINO ITALO il 27 novembre 2010BODO GIULIANO il 7 dicembre 2010PERINO GIANCARLO il dieci dicembre 2010MAFFEO ALMA il 13 dicembre 2010GIBERTONI ELISABETTA il 17 dicembre 2010SANDRI SERGIO il 22 dicembre 2010VALLINO MARIO il 23 dicembreOSSERVATI ADRIANA il 26 dicembre 2010SANZO’ ALDO il 26 dicembre 2010PUDDU GESUMINO il 18 gennaio 2011 MATTERA VINCENZA il 23 gennaio 2011 BASTON EUGENIO il 27 gennaio 2011 SAVIO GRAZIELLA l’1 febbraio 2011 MAESTRONI MARIO il 2 febbraio 2011 PENNACCHIA MARIO il 9 febbraio 2011 DALA MARTA VIRGINIA l’11 febbraio 2011 BORSA ERICA il 15 febbraio 2011 BUGGIN AMINTA il 15 febbraio 2011 COPPO AGNESE il 20 febbraio 2011 AVOLIO TOMMASO il 23 febbraio 2011 MONTELEONE SILVIO l’1 marzo 2011 FENZI MARIA RITA il 5 marzo 2011 GREGGIO ELSA l’11 marzo 2011ROLLE MODESTA EMMA l’11 marzo 2011 BINELLI CLARA il 13 marzo 2011 GILIBERTO SANTINA il 19 marzo 2011 VIALARDI ALMA il 22 marzo 2011 CERIA MARIA PIA il 25 marzo 2011D’AMBROSIO GEMMA il 29 marzo 2011

Non sono finiti nel nulla, ma nella festa del Signore. Ricordiamoli sempre con riconoscenza, soprattutto con la preghiera e la carità

Nella chiesa parrocchiale

«VITA NOSTRA»Periodico della ComunitàParrocchiale di San PaoloVia Zara, 16 - 13900 Biella

Tel. 015 23512aprile 2011

sommariosommario11

La lettera del parroco

33Festa patronale

Tutti insieme appassionatamente

77Invitati ad una festa

1313Buon compleanno don Vitale

1414I venerdì dell’oratorio

1515Settimane comunitarie in parrocchia

2222Bricolage e dintorni

2323Quaresima di fraternità

2424Papa Benedetto XVI: “Una sola famiglia umana”

2626“Ha senso la sofferenza?”

3232Questionario

3333Ecumenismo e dialogo interreligioso

3434L’adorazione del Santissimo

3535Unzione degli infermi

3636Aprire la propria vita all’accoglienza

4242Campeggi invernali (e calendario estivo)

4444Volontari e Amici del Cottolengo

4848Nella chiesa parrocchiale

ORGANISMI PARROCCHIALI■ C.A.E.P.

Segretario: Piero Gremmo - Tel. 015.8493219

■ CONFRATERNITA DI S. PAOLOPriore in carica: Mauro MazziaSegretario: Corradino Pretti - Tel. 015.8492139

■ CONSIGLIO PASTORALEVice Presidente: Giancarlo CasoliSegretario: Vanni Gibello - Tel. 015.2532022

PUNTI DI SOLIDARIETÀPUNTI DI SOLIDARIETÀAscolto amico: Tel. 015 2523395 (con segreteria telefonica)Aiuto alle persone con disagio psico-socialeVia Novara, 4/A - BiellaOrari: LUN / VEN 9-11; MAR / GIO 17-19

Associazione famiglie “Il cammino”: Tel. 015 925445Assistenza a famiglie per problemi di disagio e dipendenzeVia Borgo Lavino, 2 - Cossato

Associazione Itaca:Solidarietà Sociale verso i giovani: aiuto e accoglienzaVia Cascina Mulino, 1 - Cerrione

“Antenna di Itaca” punto di ascolto: Tel. 339 6541825

Associazione Ricominciare: Tel. 015 355348Assistenza morale e materiale ai detenuti ed ex detenutiVia Vercelli, 8 - Biella

Caritas Diocesana: Tel. 015 2521821 - Fax 015 2521814c/o Seminario di Biella

Centro aiuto alla vita: Tel. 015 28173 - Fax 015 2438385Gratuitamente e con riservatezza è al servizio della madre che si trova inparticolare difficoltà a causa della gravidanzaVia D. Minzoni, 2/B - Biella

Centro ascolto vincenziano: Tel. 015 20572 - Fax 015 2451378Situazioni generali di disagioVia D. Minzoni, 1 - Biella

Consultorio prematrimoniale e matrimoniale: Tel. 015 27048Promuove valori etici sociali del matrimonio e della famigliaC.so del Piazzo, 24 - Biella

Il Filo d’Arianna: Tel. 800 545455 - Tel. 015 2447970 - Fax 015 352400Sportello informativo gratuito per gli anziani e i loro famigliari:Servizi socio-sanitari, assistenza pratiche pensionistiche, redditi, asse-gno di accompagnamento, iniziative culturali e del tempo liberoAssistenza nel reperimento badantiVia B. Bona, 20 - BiellaOrari: LUN / MER / GIO 9-11; MAR / MER / VEN 16-18

Mensa “il pane quotidiano” - CARITAS: Tel. 015 23600Accetta con gratitudine aiuti economici e generi alimentariVia Novara, 4 - BiellaAperta tutti i giorni compresi i festivi ore 12,30

La redazione di Vita Nostra• Walter Caramel • Angela Colella • Andrea Conz • Chiara Cugini • Riccardo Faga • don Gabriele Leone• Massimo Negro • Margherita Peraldo • Corradino Pretti • Marco Secchia

PER INSERZIONI PROMOZIONALI SU “VITA NOSTRA”TELEFONARE

AL NUMERO 347 7189806

Direttore responsabile Pietro Policante - Reg. al Trib. diBiella- N. 120 del 14-6-1965

Tipografia Arte della Stampa - Gaglianico (BI)[email protected]

Direttore: Don Filippo [email protected]

stampato in 6000 copie