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Migranti e Sviluppo n. 8 Commenti esteri - 8 La lotteria delle deportazioni in Germania (a cura di Piero Rizzo) Quando si parla di migranti un tema ricorrente è quello dei rimpatri o per meglio dire delle deportazioni. In questo numero, con un articolo di Der Spiegel, versione inglese, del 9 marzo 2017, ci occupiamo della deportazione dalla Germania degli immigrati cui è stata respinta la domanda di asilo; problema questo che spesso viene presentato come di facile soluzione, e che invece - anche nella mitica teutonica Germania - viene affrontato in ordine sparso. Già il titolo e il sommario dell’articolo fanno capire di che si tratta. Titolo: Germany's Deportation Lottery. Sommario: poiché la deportazione di coloro ai quali è stata respinta la domanda di asilo è responsabilità degli stati (Länder), si è instaurato un sistema arbitrario non dissimile da una lotteria. Per circa mezzo milione di persone che si prevede debbano essere deportate quest’anno, la partenza o meno può dipendere da dove esse vivono. Nel 2016 sono state rimpatriate solo 25 mila persone. Mai, scrive Der Spiegel, un piano nazionale voluto da Angela Merkel e che richiedeva agli stati un ulteriore considerevole impegno, è sembrato sgonfiarsi così rapidamente. La deportazione di migranti è diventato uno degli argomenti più divisivi che ha fatto irruzione in quest’anno di elezioni federali in Germania. La questione è se la Germania, sulle espulsioni, può mostrare una fermezza pari alla generosità che ha mostrato quando ha aperto i suoi confini ai rifugiati nell’autunno 2015. Il governo federale ha posto tra i suoi obbiettivi quello di aumentare in maniera massiccia il numero di espulsioni. Ciò, sia allo scopo di inviare un messaggio di deterrenza fuori dai confini tedeschi, sia per dimostrare ai propri cittadini che essa è generosa quando si tratta di fornire protezione a chi è in difficoltà, ma sa anche agire con decisione nei confronti di chi non ha bisogno di asilo. Questo fatto ha dato origine a una notevole resistenza a livello di stati. Alcuni si sono chiesti se è giustificabile deportare delle persone in paesi instabili come l’Afghanistan. Oppure se è sensato mandare nei loro paesi dei migranti ben integrati, che in alcuni casi vivono e lavorano in Germania da anni. Per molti rifugiati il loro destino dipende dallo stato in cui sono stati dislocati, il che significa che rimanere o essere costretti ad andar via è dovuto solo al caso. Inoltre i paesi di origine molto spesso si rifiutano di prendere indietro queste persone. Algeria, Tunisia, Marocco,

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Migranti e Sviluppo n. 8Commenti esteri - 8

La lotteria delle deportazioni in Germania (a cura di Piero Rizzo)Quando si parla di migranti un tema ricorrente è quello dei rimpatri o per meglio dire delle deportazioni.

In questo numero, con un articolo di Der Spiegel, versione inglese, del 9 marzo 2017, ci occupiamo della deportazione dalla Germania degli immigrati cui è stata respinta la domanda di asilo; problema questo che spesso viene presentato come di facile soluzione, e che invece - anche nella mitica teutonica Germania - viene affrontato in ordine sparso.

Già il titolo e il sommario dell’articolo fanno capire di che si tratta.Titolo: Germany's Deportation Lottery. Sommario: poiché la deportazione di coloro ai quali è stata respinta la domanda di asilo è responsabilità degli stati (Länder), si è instaurato un sistema arbitrario non dissimile da una lotteria. Per circa mezzo milione di persone che si prevede debbano essere deportate quest’anno, la partenza o meno può dipendere da dove esse vivono.Nel 2016 sono state rimpatriate solo 25 mila persone. Mai, scrive Der Spiegel, un piano nazionale voluto da Angela Merkel e che richiedeva agli stati un ulteriore considerevole impegno, è sembrato sgonfiarsi così rapidamente.

La deportazione di migranti è diventato uno degli argomenti più divisivi che ha fatto irruzione in quest’anno di elezioni federali in Germania. La questione è se la Germania, sulle espulsioni, può mostrare una fermezza pari alla generosità che ha mostrato quando ha aperto i suoi confini ai rifugiati nell’autunno 2015.

Il governo federale ha posto tra i suoi obbiettivi quello di aumentare in maniera massiccia il numero di espulsioni. Ciò, sia allo scopo di inviare un messaggio di deterrenza fuori dai confini tedeschi, sia per dimostrare ai propri cittadini che essa è generosa quando si tratta di fornire protezione a chi è in difficoltà, ma sa anche agire con decisione nei confronti di chi non ha bisogno di asilo.

Questo fatto ha dato origine a una notevole resistenza a livello di stati. Alcuni si sono chiesti se è giustificabile deportare delle persone in paesi instabili come l’Afghanistan. Oppure se è sensato mandare nei loro paesi dei migranti ben integrati, che in alcuni casi vivono e lavorano in Germania da anni.

Per molti rifugiati il loro destino dipende dallo stato in cui sono stati dislocati, il che significa che rimanere o essere costretti ad andar via è dovuto solo al caso. Inoltre i paesi di origine molto spesso si rifiutano di prendere indietro queste persone. Algeria, Tunisia, Marocco, giusto per citarne alcuni, non prendono neanche in considerazione l’idea di accogliere i loro connazionali che la Germania vorrebbe espellere.Tutto questo porta alla conclusione che i numeri che spesso leggiamo sui media italiani (la Svezia ha espulso 80 mila migranti; la Germania, 500 mila; la Finlandia, 20 mila; ecc.) molto probabilmente sono esagerati.

Dice Emma Bonino in merito alla situazione italiana: “I rimpatri e gli accordi bilaterali sui migranti? Non è questa la strada che può risolvere il problema. Oggi abbiamo quattro accordi e una cooperazione giudiziaria molto discussa con il Sudan. Ma, per esempio, il rimpatrio di 29 tunisini a maggio ha implicato una gara d’appalto per trovare un charter, 71 poliziotti, un medico, un assistente sociale e un interprete. Abbiamo 500mila irregolari, fatevi i conti, non può essere questa la soluzione” (Convegno “Come vincere la sfida dell’immigrazione“, Senato, 20 gennaio 2017).

http://www.spiegel.de/international/germany/repatriation-of-refugees-emerges-as-german-election-issue-a-1137859.html