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Sommario del testo Descrizione della situazione vocazionale in diocesi LA PASTORALE VOCAZIONALE 643. "La vocazione è dimensione essenziale e qualificante che deve permeare tutta l'azione evangelizzatrice della Chiesa particolare, per cui la pastorale vocazionale non può e non deve essere un momento isolato o settoriale della pastorale globale ... L'annuncio vocazionale deve dunque innervare tutte le espressioni della sua vita. Nella pastorale ordinaria di una comunità parrocchiale, la dimensione vocazionale non è dunque un "qualcosa in più da fare", ma è l'anima stessa di tutto il servizio di evangelizzazione che essa esprime" (CEI, "Vocazioni nella Chiesa italiana", n. 26). L'intento del lavoro del Centro Diocesano Vocazioni prima, e della Commissione Sinodale per la pastorale vocazionale poi, è stato quello di approdare ad una proposta pastorale che tenesse conto delle esigenze di sempre e della particolare situazione odierna in campo vocazionale. Per cui, solo dopo un'attenta ANALISI DELLA SITUAZIONE (I), dopo un tentativo di RICERCA DELLE CAUSE (II), si è arrivati a proporre alcune LINEE PASTORALI (Raccomandazioni) per impostare la pastorale in modo adeguato. Ognuno di questi tre livelli contempla sempre considerazioni intorno alla figura del giovane in questo contesto culturale; intorno all'attuale e alla possibile impostazione pastorale; infine intorno al modo di inten- dere-vivere-comunicare l'esperienza di fede. I. ANALISI DELLA SITUAZIONE 644. Nella nostra diocesi da alcuni anni a questa parte, si riscontra una grave crisi di vocazioni di speciale

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Sommario del testo

Descrizione della situazione vocazionale in diocesi

LA PASTORALE VOCAZIONALE

643. "La vocazione è dimensione essenziale e qualificante che deve permeare tutta l'azione evangelizzatrice della Chiesa particolare, per cui la pastorale vocazionale non può e non deve essere un momento isolato o settoriale della pastorale globale ... L'annuncio vocazionale deve dunque innervare tutte le espressioni della sua vita. Nella pastorale ordinaria di una comunità parrocchiale, la dimensione vocazionale non è dunque un "qualcosa in più da fare", ma è l'anima stessa di tutto il servizio di evangelizzazione che essa esprime" (CEI, "Vocazioni nella Chiesa italiana", n. 26).

L'intento del lavoro del Centro Diocesano Vocazioni prima, e della Commissione Sinodale per la pastorale vocazionale poi, è stato quello di approdare ad una proposta pastorale che tenesse conto delle esigenze di sempre e della particolare situazione odierna in campo vocazionale. Per cui, solo dopo un'attenta ANALISI DELLA SITUAZIONE (I), dopo un tentativo di RICERCA DELLE CAUSE (II), si è arrivati a proporre alcune LINEE PASTORALI (Raccomandazioni) per impostare la pastorale in modo adeguato.

Ognuno di questi tre livelli contempla sempre considerazioni intorno alla figura del giovane in questo contesto culturale; intorno all'attuale e alla possibile impostazione pastorale; infine intorno al modo di intendere-vivere-comunicare l'esperienza di fede.

I. ANALISI DELLA SITUAZIONE

644. Nella nostra diocesi da alcuni anni a questa parte, si riscontra una grave crisi di vocazioni di speciale consacrazione. Il dato di fatto è innegabile!

Le comunità religiose sul nostro territorio diminuiscono sempre più (si constati le partenze dalle nostre comunità parrocchiali); quelle che restano subiscono l'inevitabile invecchiamento; diventa sempre più difficile creare legami ed agganci con il mondo giovanile per una animazione vocazionale.

In diocesi, inoltre, c'è purtroppo la presenza e la testimonianza di una sola comunità religiosa maschile e non esiste alcuna comunità di vita contemplativa, anche se qua e là, di tanto in tanto, si assiste alla partenza di qualche giovane, che si aggrega a comunità religiose per una verifica vocazionale.

Il nostro Seminario diocesano è al minimo storico per quanto riguarda gli studenti di teologia; il fenomeno delle cosiddette vocazioni giovanili adulte sembra essersi esaurito, almeno da cinque o sei anni a questa parte; il seminario minore, con le trasformazioni che ha dovuto subire per una situazione che tocca ogni seminario, presenta ancora una sufficiente presenza di ragazzi, ma un senso di appartenenza in qualche modo più labile rispetto a prima.

La forma della Consacrazione laicale sembra non essere molto conosciuta in diocesi, e in qualche caso addirittura ignorata.

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Di altre scelte di consacrazione legate a movimenti particolari, si sa ben poco e concernono la diocesi più per la presenza sul territorio che per un rapporto di generazione e di scambio. Diversi atteggiamenti di fronte alla crisi vocazionale

Esigenza comune: conoscere meglio il problema

Aspetti positivi

645. In questo contesto, di fronte al dato di fatto appena descritto, sembrano essere diverse le posizioni assunte nell'ambito ecclesiale. Si va dalla seria preoccupazione, alla scelta dimissionaria.

C'è chi sente e vive il problema a livello di fede: «la mancanza delle varie vocazioni o la loro drastica riduzione, significa appiattimento della comunità ecclesiale e poca docilità allo Spirito»; c'è chi lo vive ad un puro livello gestionale: «i laici prenderanno in mano con responsabilità la vita delle comunità»; e c'è chi lo vive obbedendo ad una sorta di logica fatalista: «le vocazioni le suscita il Signore, se non ce ne sono significa che in questa fase, al Signore interessa qualche altra forma di vita».

Così ci sono persone che riprendono la problematica, ne ribadiscono l'importanza, rilanciano in continuazione la proposta; altre che si accontentano di parlarne durante le "giornate deputate"; altre ancora che hanno scelto la strada del silenzio.

646. Tutte queste posizioni sembrano avere in comune però una certa difficoltà a valutare l'entità del problema e, di conseguenza, ad accettare l'idea che solo un'adeguata azione pastorale può favorire la fioritura e la crescita di ogni vocazione.

Se infatti si riconosce come vero e fondamentale che è il Signore della messe che manda operai nella sua messe, è altrettanto vero che il Signore chiede di pregare per questo e quindi di fare tutto ciò che è nella possibilità della comunità cristiana, per preparare un terreno favorevole perché il germe della vocazione possa essere impiantato e possa crescere.

647. Dopo queste osservazioni di carattere generale, può essere utile una analisi più particolare e specifica compiuta da chi opera nel campo della pastorale vocazionale come animatore o educatore.

Ci sono aspetti positivi ed alcune difficoltà.

648. Analisi della situazione vocazionale

Nella nostra diocesi, nelle nostre comunità parrocchiali, nei movimenti e nelle associazioni, ci sono ancora, anche se in misura ridotta rispetto ad alcuni anni fa, giovani che si interrogano sul loro futuro a partire da una prospettiva di fede, considerando la loro vita un dono da mettere a servizio.

Non si è spento in essi l'atteggiamento della ricerca, il bisogno di capire per chi e come va spesa la propria vita per assicurarle una vera realizzazione.

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Si avverte, nei ragazzi e nei giovani, il desiderio di "star bene" con se stessi e con gli altri, il desiderio di pienezza, la volontà di realizzare qualcosa di significativo per sé e per gli altri, con e nella propria vita.

Alcuni intuiscono il fascino e la grandezza delle vocazioni di speciale consacrazione e ne sono immediatamente attratti.

Difficoltà

Normalmente, quando i giovani incontrano una seria, impegnativa, proposta di riflessione si rendono disponibili al cammino manifestando un coinvolgimento non sperato.

A livello di azione pastorale, sia nelle parrocchie come in alcuni gruppi, si riscontrano questi dati:

Vengono presentate, soprattutto in forma di testimonianza e racconti di esperienza, persone che incarnano ideali di consacrazione e il servizio totale e definitivo all'annuncio del Vangelo.

In alcuni casi si creano occasioni per incontrare e vivere in luoghi dove è possibile accostare comunità o persone consacrate.

Da alcuni anni a questa parte si è più attenti, nell'educare, alla dimensione personale e psicologica, con un maggiore aiuto alla conoscenza corretta e reale di sé, per una buona progettazione di sé.

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Si è fatta consistente negli ultimi tempi la proposta per esperienze temporanee di volontariato e di servizio sia per giovani come per le giovani; è ormai esperienza diffusa la scelta dell'obiezione di coscien-za e, anche se in misura ridotta, dell'anno sociale di volontariato femminile. In alcuni casi esperienze nate come temporanee, si sono trasformate in scelte definitive.

Stanno prendendo maggiore risalto le giornate mondiali delle voca-zioni e delle missioni, che da qualcuno vengono

adeguatamente preparate o proseguite attraverso iniziative, riflessione e preghiera.

Si fa sempre più pressante la richiesta ed il riconoscimento della necessità della cosiddetta direzione spirituale, per poter personalizzare proposte fatte comunitariamente.

649.

Coloro che si pongono interrogativi circa l'impostazione della propria esistenza, condizionati dall'abitudine diffusa, non hanno la pazienza di una ricerca costante, non hanno la capacità di attesa di risposte che arrivano solo dopo adeguati periodi di tempo. Essi cercano risposte immediate, sicure e pronte, magari preparate da altre persone alle quali sono disposte a dare tutta la loro fiducia.

A volte il bisogno di realizzazione piena e positiva di sé viene scambiato con la soddisfazione pura e semplice di ciò che si desidera, che si sente come buono e valido per sé, senza la preoccupazione di coordinare queste importanti dimensioni con altre ugualmente decisive quali la ragione, la volontà, l'apertura e l'affidamento, la capacità di uscire da sé per donarsi.

I ragazzi e i giovani, in particolare, sono in difficoltà nell'individuare, tra le numerosissime proposte, veri cammini di crescita e di formazione.

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Qualora riescano ad individuarne, manca loro frequentemente la ca-pacità di percorrerli con fedeltà e costanza, seguendone tappe e ritmi, preferendo a regolarità e continuità lo stimolo offerto da novità e vor-ticoso cambiamento di luoghi, di modalità e di contenuti.

Il pullulare delle

esperienze senza una precisa direzione di marcia fa emergere la difficoltà dei giovani a giungere alle scelte, ad assumerle responsabilmente impegnando in esse la propria libertà senza mantenere spazi di manovra o di reversibilità, o come conseguenza, la difficoltà a rimanere fedeli una volta prese le decisioni.

Lo smarrimento dei criteri di giudizio concordemente condivisi, lo spiazzamento dei valori tradizionali, il sospetto su tutto ciò che non appartiene alla sfera soggettiva, la rinuncia alla verifica del cammino compiuto, inducono molto spesso i giovani a progettazioni ispirate al ‘fai da te’, cercando soprattutto la significatività dei comportamenti o in qualche caso il lasciarsi vivere.

Anche la comunità cristiana con i suoi responsabili segna il passo in alcuni frangenti e in determinate impostazioni.

La comunità e gli educatori non sempre sembrano in grado di suscitare o interpretare la domanda, la richiesta di senso insita nell'animo o espressa dai ragazzi e dai giovani che si dispongono ad un cammino di educazione alla fede.

Non sempre appare chiaro il progetto di uomo ad immagine di Cristo che viene offerto nella proposta educativa alla fede. Un uomo creato ad immagine di Cristo, peccatore ma redento da Lui, chiamato alla comunione dentro l'Alleanza che vede in Dio il primo contraente che interpella, chiede una risposta e affida una missione di servizio. In alcuni casi, se questo progetto è chiaro a livello teorico, non sempre viene tradotto con coerenza negli itinerari formativi.

Per questo motivo, in diversi casi, la proposta di fede risulta, con la progressiva presa di coscienza delle persone, sovrapposta all'esperienza di vita dei giovani, sembra non interferire immediatamente con il loro vissuto, ponendosi invece come esperienze da relegare in alcuni momenti e tempi dell'esistenza senza riconoscerle la possibilità di dare senso a tutta la vita.

Vista la difficoltà dei giovani a seguire itinerari coerenti, in qualche caso si nota un cedimento a questa logica. La proposta viene strutturata su interventi estemporanei, esperienze diverse e diversificate, un continuo provare e riprovare qualcosa di nuovo confondendo magari contenuti, strumenti, mezzi, finalità, confermando in questo modo, o ancor più favorendo il disorientamento che di fatto sembra essere uno dei grossi ostacoli alla progettazione e alle scelte vocazionali.

La frammentazione che i giovani sperimentano anche nella proposta di fede, impedisce loro di intenderla come orizzonte di senso, cioè come chiamata a

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Marginalità della pastorale vocazionale

Lacune nella progettazione pastorale

vivere tutta la propria esistenza nell'amore a Dio e ai fra-telli secondo

la modalità che il Signore stesso indica e offre. Così anche la dimensione vocazionale risulta essere un oggetto misterioso, un discorso riservato ad alcuni momenti della vita della Chiesa, un qualcosa in più da fare che si aggiunge alla vita della comunità cristiana, o un problema legato ai gusti del singolo credente. Ancor più la vocazione di speciale consacrazione viene considerata un argomento per pochi eletti o una questione per addetti ai lavori.

La stessa spiritualità cristiana, in questo contesto, è segnata da una visione imprecisa in quanto risulta vincolata all'apprendimento di alcune pratiche, e non viene giustamente intesa come appropriazione personale del dato di fede e disponibilità a lasciarsi conformare ad un preciso progetto del Signore.

A tutto ciò si aggiunga la presenza di una visione della Chiesa e quindi delle comunità ancora troppo limitata nelle espressioni e nella promozione ministeriale. E anche là dove tale attenzione sembra essere presente, non sempre appare chiaro il cammino formativo all'assunzione e al mantenimento dei diversi compiti di servizio.

Da ultimo vale la pena segnalare che non sempre la richiesta della direzione spirituale trova pronta disponibilità nelle persone ad essa deputate, e che ancor troppo raramente essa viene promossa come strumento importante di crescita nella fede e nelle scelte vocazionali.

II. RICERCA DELLE CAUSE

650. Anche l'esperienza di questi ultimi anni conferma che di fronte ad una situazione caratterizzata prevalentemente dalla difficoltà e definita spesso in termini di crisi, la prima e più efficace azione pastorale è una intelligente ricerca delle cause.

Una ricerca intelligente non è interessata a distribuire immediatamente colpe o responsabilità, ma è anzitutto preoccupata di capire perché obiettivi pur lucidamente posti e pazientemente perseguiti non vengono raggiunti.

Le cause della situazione descritta si possono disporre su tre livelli, interconnessi ma disposti in un ordine di crescente profondità. Se la pastorale vocazionale è obiettivamente marginale, ciò non può essere imputato principalmente alla cattiva volontà dei singoli. Oltre alla scarsa disponibilità, alla mancanza di sensibilità di alcuni, esiste certamente uno sfondo problematico che va attentamente scandagliato. Partire dalla pastorale significa perciò riconoscere che i problemi che essa pone, hanno radici profonde nella situazione culturale del nostro tempo e nella comprensione della fede.

651. Appaiono facilmente alcune lacune della progettazione pastorale: si sente sempre più infatti la necessità di un riferimento unitario che specifichi, a livello diocesano, gli obiettivi, i soggetti, gli strumenti, nel campo della pastorale. Conseguenze di questa, che può essere considerata una lacuna di fondo, sembrano essere:

Mancanza di una gerarchia nelle scelte

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Confusione tra soggetti e strumenti

Mancanza di chiarezza sugli obiettivi

Il retroterra culturale della crisi

Frantumazione e microprogetti

Fragilità strutturale della persona

L'impossibilità di individuare e applicare una gerarchia nelle scelte. Alcuni esempi: se si punta all'aggregazione, è prevedibile che ci saranno poi difficoltà nell'approfondire gli itinerari di fede; occorrerà, quindi, modificare l'impostazione o prevedere le modalità attraverso le quali si pensa di correggere i probabili scompensi. Ancora: se si parte dalla carità fattiva, occorrerà ricordare che questa è autenticamente cristiana se è vissuta come risposta a un dono che ci anticipa e ci chiama a decisioni definitive.

Spesso si può creare una certa confusione tra i soggetti e gli strumenti della pastorale vocazionale. Primo e decisivo soggetto attivo della pastorale vocazionale è la comunità locale; al suo interno, poi, un ruolo specifico lo gioca la famiglia. Solo dopo, all'interno della comunità e mai in concorrenza con essa, vengono i gruppi, i movimenti, le associazioni, gli istituti religiosi ecc. In particolare anche altre realtà come il Centro diocesano vocazioni, o il Centro di spiritualità o, a maggior ragione, il Seminario diocesano, non sono soggetti alternativi, ma rappresentano la Comunità diocesana nel momento specifico della provocazione, dell'animazione e dell'accompagnamento vocazionale.

L'ultima evidente conseguenza di una situazione caratterizzata da una certa mancanza di chiarezza sugli obiettivi, sulle scelte, sui mezzi da impiegare, è l'impossibilità della verifica. In mancanza di criteri di verifica chiaramente condivisi, si crea un clima in cui le frustrazioni generano accuse indiscriminate, poco generose e superficiali.

652. Un secondo livello, più nascosto ma estremamente influente, dove disporre le cause dell'emergenza vocazionale, è quello culturale. Il nostro contesto culturale è infatti remotamente contrassegnato da un ideale di libertà come assoluta autonomia. Il che viene concretamente inteso in questo senso: è possibile fare o sperimentare tutto ciò che si vuole, basta non ledere i diritti (giuridicamente intesi) degli altri. Qualsiasi ipotesi che identifichi il senso della vita nell'obbedienza ad una chiamata è programmaticamente esclusa, come non degna dell'uomo ormai adulto.

Questo progetto di libertà viene oggi declinato nel mezzo di una crisi profonda in cui i tradizionali quadri di riferimento sono esplosi in mille frantumi, ed è negata la stessa possibilità di ricomporre un qualsiasi stabile orizzonte. E' constatazione comune: oggi la gente sembra a disagio su tutto e spesso, trovandosi in difficoltà nell'individuare un motivo vero per cui vivere, si lascia vivere. Ciò consegna tutti, ma particolarmente i giovani, ad un'infinità di micro progetti di cortissimo respiro. Si vive e si fa vivere nell'ottica del "provvisoriamente definitivo" con la preoccupazione di potersi man tenere uno spazio di manovra, come unico modo possibile di realizzazione della libertà.

In queste condizioni il rischio è quello di avere coscienze fragili per ché composte da materiali eterogenei e non amalgamati; frammenti semplicemente giustapposti. Questo tipo di coscienze è perennemente incerto, incapace di introspezione, tendenzialmente superficiale. Se spesso non manca l'elemento cristiano, questo, proprio perché accolto parzialmente

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Problemi a livello di fede e della sua comunicazione:

alla dinamica dell’alleanza

alla comprensione dell’uomo in riferimento a Cristo

alla dinamica dell’adesione a Cristo nello Spirito

al modo di intendere e di vivere l’esperienza di Chiesa

e in un'ottica che favorisce la

dissociazione tra ideali e comportamenti, non riesce a essere decisivo, a divenire centro unificante e coordinamento armonico di tutte le dimensioni della persona.

653. C'è infine un terzo livello, quello decisivo: la fede e la sua comunicazione. Chi ha contatti col mondo giovanile sa che l'immagine di fede che le giovani generazioni continuano a recepire è per lo più errata (un Dio padrone e il cristianesimo una serie di pratiche), o parziale (valorizzazione della dimensione del servizio trascurando la preghiera e l'approfondimento spirituale). E' poi abbastanza disarmante l'ignoranza sui contenuti essenziali del cristianesimo, nonché l'assoluta mancanza di senso storico che priva l'esperienza di fede dell'orizzonte della memoria, riducendola all'esperienza del qui e ora. Questo fenomeno ha spesso alle spalle imprecisione, confusione o magari silenzio intorno:

Alla dinamica dell'alleanza: l'iniziativa di Dio che dona la libertà al l'uomo, chiama ogni persona all'impegno di perseverare in questa libertà, accogliendo i beni della vita come segni della chiamata alla comunione con Lui. La crisi del senso vocazionale cristiano evidenzia un modo di educare alla fede che non è rispettoso della realtà e della natura di Dio, perché Dio è inteso come datore di leggi e di osservanze, e non come un essere personale che vuole intraprendere una relazione viva di amore con una persona e con tutta la sua esistenza.

Alla comprensione dell'uomo in riferimento a Cristo. In Cristo il dono di Dio e l'obbedienza dell'uomo s'incontrano: perciò a partire da Cristo, dalla consapevolezza di essere stato creato in Cristo, è possibile all'uomo coniugare la propria libertà con il progetto di Dio. L'adesione a Cristo è quanto l'uomo ha di più tipico e personale. Tutto ciò sembra non filtrare in una realtà dove la figura di Gesù viene depotenziata al rango di "amico" o di "aiuto".

Alla dinamica dell'adesione a Cristo nello Spirito che suscita e determina per ognuno le modalità tipiche di adesione alla sequela di Cristo; di ciò - a quanto pare - semplicemente, in molti casi, non si parla; eppure non esiste fede cristiana se non nella forma della appropriazione personale del dato di fede; eppure non c'è chi non sia convinto che «una scelta vocazionale non matura soltanto attraverso esperienze episodiche di fede, ma attraverso un paziente cammino spirituale ... fare proposte vocazionali ai giovani d'oggi, significa dunque indicare un cammino spirituale, ovvero un cammino di fede in chiave spirituale» ("Vocazioni nella chiesa italiana", nn. 46-47).

Al modo di intendere e vivere l'esperienza di Chiesa: riconoscersi radicati nella chiesa è già riconoscersi chiamati; si legge al n. 30 del documento "Sviluppo della pastorale vocazionale nelle chiese particolari": «Frequentemente le difficoltà n'guardanti le vocazioni sono connesse ad una insufficiente conoscenza della chiesa»; s'impone il compito di vivere e far percepire la chiesa come comunità di origine e di verifica di ogni autentica vocazione, nonché come comunità costituita da Cristo nella comunione delle diverse vocazioni.

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Necessità di un piano pastorale diocesano

Necessità di un organismo di collegamento tra past. vocazionale, familiare, giovanile

Itinerari di fede

Direzione spirituale

Privilegiare la formazione degli educatori

Uso sistematico dei catechismi CEI

Iniziative diocesane di formazione vocazionale nelle parrocchieRaccomandazioni

654. Analizzate sia la situazione che le cause, rimane il compito di individuare alcune prospettive che possano guidare il lavoro pastorale in una logica vocazionale.

Sembra urgente la formulazione di un piano pastorale diocesano dove la dimensione vocazionale risulti essere l'anima e il filo conduttore. «La Chiesa particolare è in "stato di vocazione", perché si identifica con tutte le vocazioni di cui è costituita. In essa i battezzati ricevono la chiamata universale al sacerdozio comune dei fedeli e alla santità. In essa sorgono per dono dello Spirito, le chiamate speciali ai ministeri ordinati, consacrazione religiosa e secolare, alla vita missionaria. Essa è dunque l'insieme di tutti coloro che, in comunione col Vescovo e fra di loro, sono chiamati dal Padre alla sequela del Signore Gesù, secondo i carismi dello Spirito. E' quindi dovere essenziale, per la Chiesa particolare, accogliere, discernere e valorizzare tutte le vocazioni. Anche per essa vale il principio che le vocazioni "sono la verifica della vitalità spirituale della Chiesa e anche la condizione di tale vitalità"» ("Cura Pastorale delle vocazioni nelle chiese particolari", n 15).

655. Si avverte di conseguenza «l'urgenza di un organismo pilota per la pastorale: esso dovrà, tra i suoi compiti, attuare un adeguato coordinamento tra pastorale vocazionale, pastorale familiare che prepari la formazione giovanile e adulta nella fede in Cristo e la valorizzazione della fondamentale dimensione vocazionale suscitata dallo Spirito Santo» (L. Tresoldi, "Voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore", Lettera ai presbiteri della Diocesi di Crema, 1993, p.13).

656. Ci deve essere una condivisa strutturazione e una «coordinazione non solo teorica ma di fatto intorno ad itinerari di educazione alla fede, comunitari e personali, ben strutturati e completi [con la precisazione delle mete, delle tappe, dei soggetti, degli strumenti e dei mezzi, oltre che della verifica] nei quali sia presente l'esplicita proposta vocazionale» (idem p.14).

657. In questi itinerari dovrà avere grande risalto l'accompagnamento personale attraverso la direzione spirituale offerta con reale disponibilità e competenza (idem p. 14).

658. Si dovrà privilegiare la formazione degli educatori, dei catechisti e degli animatori attraverso il potenziamento della Scuola di formazione teologico-pastorale per un servizio competente secondo la dinamica sopra indicata, negli Oratori, nelle catechesi e nei gruppi giovanili (idem p.14).

659. Si favorisca l'adozione e l'uso sistematico e competente dei rinnovati catechismi CEI con la premura di offrire anche sussidi, metodologie e corsi di formazione per chi è chiamato a svolgere questo delicato e importante ministero (idem p.14), con l'attenzione a far emergere nella normalità della Catechesi la dimensione vocazionale intorno alla quale sono strutturati questi strumenti.

660. Le iniziative del Centro di Spiritualità, alla formazione spirituale, le proposte del Centro Diocesano vocazioni e del Seminario, tese alla provocazione e all'accompagnamento vocazionale più specifici, trovino una normale collocazione negli itinerari di formazione alla fede delle comunità parrocchiali. Esse devono

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Iniziazione cristiana e proposta vocazionale

Cura dei ministranti

Promozione di esperienze ministeriali e caritative

Iniziative di preghiera per le vocazioni

Dialogo con la cultura

Costante attenzione ad una corretta formazione alla fede

CDV e le sue iniziative specifiche

essere occasioni normali di approfondimento e di verifica di modalità particolari e precise di vivere e incarnare la stessa fede.

661. Alcune scadenze fondamentali come i momenti di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana siano occasioni privilegiate per rendere più esplicita la proposta vocazionale a genitori e ragazzi, non attraverso accenni generici e sommari ma con la proposta di criteri irrinunciabili per una educazione e una crescita in un orizzonte vocazionale.

662. ''Si seguano con predilezione i gruppi di Ministranti da sempre più predisposti di altri ad una proposta vocazionale sacerdotale... la preparazione alla Cresima poi diventi un vero itinerario vocazionale affinché i cresimandi accolgano i doni dello Spirito come chiamata ad una missione ecclesiale che ha nella scelta vocazionale la sua vetta più significativa" (idem p. 15).

663. Si abbia cura di promuovere comunità ricche di esperienze ministeriali e caritative, si insista sulla promozione del volontariato dove gli impegni di servizio però non siano fine a se stessi, ma si inseriscano nel cammino di formazione al dono di sé che può sfociare naturalmente in scelte di consacrazione definitiva.

664. Si valorizzino e si diffondano sempre più iniziative di preghiera per chiedere al Padrone della messe il dono di operai per la sua messe, facendo perno su gruppi già costituiti (OVE, GRUPPI del ROSARIO, APOSTOLATO della PREGHIERA e altri movimenti), sensibilizzando tutte le categorie di persone e le fasce di età intorno a questo momento fondamentale.

665. Si avvii un regolare, attento e profondo dialogo con la cultura per capirne e considerarne i nodi problematici che incidono di fatto sulla scelta di fede e sulle risposte vocazionali.

666. Si abbia cura, mentre si strutturano gli itinerari di fede e le attività pastorali di precisare o riprecisare la visione della Chiesa e del l'uomo in Cristo, il senso di una vera educazione alla fede e la concezione di Spiritualità Cristiana (cfr. nn. 154-162)) ai quali ci si ispira, per non interpretare in senso errato o parziale il modo di intendere, vivere, comunicare la fede, l'esperienza di Chiesa e la dimensione voca-zionale.

667. Mentre si riafferma che il vero soggetto della pastorale vocazionale è la comunità cristiana, si indica nel Centro Diocesano Vocazioni (CDV) lo strumento privilegiato di promozione e di coordinamento delle attività di orientamento vocazionale nelle parrocchie e nelle comunità cristiane della diocesi. Infatti nel lavoro ordinario della comunità si devono inserire senza soluzioni di continuità le iniziative di servizio specifico di cura delle vocazioni di speciale consacrazione quali:

* corsi vocazionali per ragazzi e preadolescenti maschi; * corsi vocazionali per ragazze e preadolescenti femmine; * itinerari di discernimento vocazionali per adolescenti e giovani a livello diocesano; * settimane vocazionali parrocchiali o zonali,

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Presenza del CDV dove si programma la pastorale

Pastorale vocazionale: anima di tutta l’azione pastorale

* animazione delle giornate del Seminario, delle vocazioni, delle missioni; * incontri di preghiera regolari o straordinari, diocesani o parrocchiali per invocare dal Signore il dono di numerose vocazioni.

668. Si auspica che il CDV possa inserirsi dove si programma e si coordina la pastorale; sia costituito oltre che da rappresentanti delle diverse vocazioni, da persone che vivono l'impegno pastorale nelle parrocchie e nelle zone (preti e laici); sia sostenuto nelle sue iniziative.

669. In conclusione, le indicazioni emerse, non sono solo frutto dei documenti ufficiali della Chiesa ma anche del lavoro degli ultimi anni a livello diocesano e, dalla riflessione sinodale, vanno nella linea di un cambiamento di mentalità.

La pastorale vocazionale non è più pensabile come settore e la Vocazione non va considerata come argomento a sé o in senso funzionale.

La pastorale vocazionale si comprende alla luce del mistero della Chiesa; è l'anima di tutta l'azione pastorale; si esprime originalmente e in modo privilegiato nella vita della comunità parrocchiale ed entra nel processo integrale che porta a scoprire la vocazione cristiana; non è particolare, non si rivolge ad alcuni con proposte speciali, ma ad ogni credente; non propone esperienze episodiche, ma un paziente cammino spirituale e non può che essere espressione coerente di una corretta impostazione della proposta cristiana.