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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO AREA MEDICA Corso di laurea in Scienze motorie, cl. L-22 Tesi di Laurea LA RISATA IN ACQUA: UNA NUOVA ABILITA’ MOTORIA Relatore: Laureando: Prof. Riccardo Avon Nicola Bertoni Correlatore: Sabina Ivana Gerin 1

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE

DIPARTIMENTO AREA MEDICA

Corso di laurea in

Scienze motorie, cl. L-22

Tesi di Laurea

LA RISATA IN ACQUA: UNA NUOVA ABILITA’ MOTORIA

Relatore: Laureando:

Prof. Riccardo Avon Nicola Bertoni

Correlatore:

Sabina Ivana Gerin

ANNO ACCADEMICO 2016/ 2017

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“La risata è la musica del corpo”

Sabina Ivana Gerin

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INDICE

1. BREVE SPIEGAZIONE DEL TITOLO……………………………………………………………………………………….5

2. ORIGINI……………………………………………………………………………………………………………………………..6

2.1 Cenni storici sulla risata……………………………………………………………………………………………..6 2.2 Gelotologia e P.N.E.I…………………………………………………………………………………………………..8

2.3 Benefici della risata…………………………………………………………………………………………………...9 2.3.1 Le ragioni scientifiche degli effetti benefici della risata……………………………….9 2.3.2 Su quali organi agisce soprattutto il ridere di gusto?.....................................10 2.4 Neuroni specchio……………………………………………………………………………………………………..11 2.5 Definizione capacità-abilità motoria………………………………………………………………………..12 2.6 “Laughter Yoga”……………………………………………………………………………………………………….14 2.7 Citazione di studi scientifici sulla risata e studi e ricerche compiuti dalla “Laughter

Yoga”……………………………………………………………………………………………………………...............14

3. PERCHÉ LA RISATA IN ACQUA: COSA SI VUOLE SUPERARE………………………………………………..22 3.1 “AquaLaughter”.………………………………………………………………………………………………………22

3.2 Idrofobia…………………………………………………………………………………………………………………..22 3.3 Depressione……………………………………………………………………………………………………………..23 3.4 Stress……………………………………………………………………………………………………………………….26 3.5 Citazione degli studi scientifici e statistici sull’idrofobia, depressione e stress…………33 3.5.1 Idrofobia……………………………………………………………………………………………………33 3.5.2 Depressione………………………………………………………………………………………………34 3.5.3 Stress…………………………………………………………………………………………………………34

4. PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ “AQUALAUGHTER”……………………………………………………….35 4.1 Storia dell’attività…………………………………………………………………………………………………..35

4.1.1 Acquafitness……………………………………………………………………………………………..35 4.1.2 Ricerca e metodi di valutazione………………………………………………………………..39 4.1.3 Da dove deriva il termine “AquaLaughter”……………………………………………….42 4.1.4 Riconoscimenti ottenuti……………………………………………………………………………42 4.1.5 A chi è rivolta?..............................................................................................42 4.2 Struttura di una lezione………………………………………………………………………………………….44 4.3 Metodi……………………………………………………………………………………………………………………44 4.4 Mezzi/strumenti……………………………………………………………………………………………………..45

4.4.1 Introduzione di un nuovo strumento…………………………………………………………45 4.5 Protocollo di formazione di leader di AquaLaughter……………………………………………….46

4.5.1 Metodo di allenamento alla risata in acqua……………………………………………….46

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4.5.2 Immaginazione motoria……………………………………………………………………………..46 4.5.3 Sessione AquaLaughter……………………………………………………………………………….46

5. FINALITÀ ULTIME DELL’ATTIVITÀ “AQUALAUGHTER” E PRESENTAZIONE DELLE TESTIMONIANZE PRATICHE………………………………………………………………………………………………48

5.1 Percorso e miglioramenti…………………………………………………………………………………..48 5.2 Premessa al video……………………………………………………………………………………………….48 5.3 Foto/Video…………………………………………………………………………………………………………..48

5.4 Dichiarazioni rilasciate da persona che ha superato l’idrofobia……………………………48 5.5 Diffusione della risata in generale e della “Risata in acqua” nel mondo……………….49

6. LA RISATA È VERAMENTE UN ATTO INVOLONTARIO O È ALLENABILE VOLONTARIAMENTE?............................................................................................................50

6.1 Ridere e sorridere: le emozioni positive e il loro effetto sull’organismo ………………..50 6.1.1 Fisiologia della risata………………………………………………………………………………….51 6.2 Risata: una nuova abilità motoria (capacità innata --> abilità motoria allenabile)…..52

6.3 Definizione finale della risata………………………………………………………………………………….52

7. INTRODUZIONE DI UN NUOVO TERMINE: “IDROGELOTOLOGIA”………………………………………53 7.1 Blue Mind. Mente e acqua…………………………………………………………………………………….54

8. CONCLUSIONE………………………………………………………………………………………………………………….55 8.1 Elenco eventi…………………………………………………………………………………………………………56

9. FONTI BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFICHE………………………………………………………………………….58

10. ILLUSTRAZIONI……………………………………………………………………………………………………………….60

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1. BREVE SPIEGAZIONE DEL TITOLO

La risata è sempre stata sottovalutata, è stata studiata sempre e solo come una risposta ad uno stimolo, una reazione ad un’azione, una conseguenza, spesso involontaria, di un evento precedente che scaturisce nella persona che ride un condizionamento emotivo. Fuori dal contesto comune, in ambiente acquatico, in piscina, ancor meno: non ci sono studi a riguardo. Nel nostro studio verranno prese in considerazione la risata, l’acqua e la loro non ancora nota connessione.

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2. ORIGINI

2.1 Cenni storici sulla risata 1

Partiamo dalla origini: quando è nata la risata? Quando nel corso della storia dell’umanità è stata presa in considerazione per i suoi effetti?

Nel corso della storia, sono state date differenti valutazioni sul valore della risata nella vita di tutti i giorni. Lo studio dell’importanza dell’umorismo e della risata sulla salute ha origini molto lontane; esso, risale infatti al pensiero di Ippocrate e Galeno, (V e IV sec. a.C.) che attribuivano alla risata la potenzialità di migliorare o peggiorare il decorso della malattia e quindi la salute: pensavano che l’umore malinconico, per esempio, andasse a impregnare il sangue di sostanze velenose, mentre si attribuiva al ridere, la funzione liberatoria di sostanze benefiche. Altri filosofi, hanno riflettuto sulle origini e sul valore della risata; Aristotele, come Cicerone, pensava che il riso fosse suscitato dalla bruttezza e dall’abiezione, Cartesio che manifestasse allegria mista a sorpresa e/o odio, Barone senso di superiorità e disprezzo di fronte al difforme, e Hobbes “una gloria improvvisa nata dall’improvvisa consapevolezza di una nostra eminenza rispetto all’infermità altrui o a una nostra precedente”. Kant trovava nella risata “un’aspettativa carica di tensione che si trasforma in nulla” e sulla sua impostazione Herbert Spencer avanzava una spiegazione filosofica: “le emozioni e le sensazioni tendono a generare movimenti fisici, per cui quando la coscienza si trasferisce senza accorgersene dalle grandi alle piccole cose, la forza nervosa così liberata si diffonde per i canali di minor resistenza, cioè nei movimenti corporei del riso”. Gli scienziati riflettono sul tema dell’umorismo e della risata da poco più di un secolo; alcuni risentono delle influenze filosofiche, altri come Darwin, chiedendosi perché mai si sia evoluta quella strana esuberanza vocale che spreca l’energia e lascia anche l’adulto indifeso proprio perché richiama su di sé l’attenzione di un’eventuale predatore, arriva ad affermare che il sorriso umano deriva dalla mimica facciale dei primati che scoprono i denti per mostrare rabbia e aggressività e a sostenere che le grandi scimmie producono vocalizzazioni simili al riso quando giocano o gli viene fatto il solletico. Sigmund Freud a sua volta nel 1905 scrisse “Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio” un’opera fondamentale per comprendere la psicologia dell’umorismo. Il processo psichico che ci spinge alla risata riflette alcuni lati della nostra personalità riflettendo alcune inibizioni interne. “Il sogno serve più che altro a difendere dall’ansia, mentre il riso serve a procurare un piacere; tutte le nostre attività psichiche si incontrano in questi due scopi”. “L’umorismo è il più eminente meccanismo di difesa” (1927). Con la risata, le inibizioni interne ricordate sopra vengono spazzate via; gli impulsi (ad es. quelli aggressivi e/o sessuali), non più ostacoli, sono

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quindi soddisfatti con un mezzo che è piacevole per sé e accettato dagli altri. Pertanto un’importante funzione della risata è di alleggerire i pesi della vita, e che il piacere dipende, almeno in gran parte, dalla soddisfazione che ne deriva. Gli studi successivi, in ambito psicoanalitico, trovano concordi gli psicoanalisti nell’affermare che la risata è normale e salutare tanto che chi ha senso dell’umorismo non ha sintomi nevrotici. A partire dagli anni Settanta e Ottanta, la lunga tradizione filosofica è stata superata dalla scienza empirica che ha iniziato ad interessarsi all’influenza che il riso, l’umorismo e le altre emozioni positive esercitano sull’organismo umano. Oggi, almeno su una cosa tutti concordano: la risata è un'espressione umana innata, tutti i bambini di tutte le culture ridono, fin dalle prime settimane di vita. È questo il primo linguaggio infantile. Ma sulla sua origine iniziano i disaccordi. Alcuni psicologi credono che il primo sorriso nasca per caso, come un qualunque movimento facciale, ma poiché viene accolto con gioia dagli adulti il bambino tende a ripeterlo. Altri sostengono che l'azione fisica del ridere sia la naturale controparte del pianto, altri ancora descrivono il riso come una risposta-riflesso in particolare al solletico di alcune aree del corpo. Fare una bella risata è soprattutto un modo per scaricare l’aggressività, le ansie e le frustrazioni. “Il primo uomo dotato di umorismo”, scrive Mario Farnè nel volume “Guarir dal ridere” (Bollati Boringhieri), “è quel tizio preistorico che, randellando violentemente il nemico, rideva a crepapelle”. Col tempo l’uomo ha (fortunatamente) imparato a controllare i suoi impulsi aggressivi, e ha “inventato” la battuta di spirito come uno strumento per sfogarli in modo non violento e, per di più, piacevole. “Con la battuta di spirito ci divertiamo anche senza sganascioni o randellate, proprio perché abbiamo una scarica dissimulata, e quindi senza sentirci in colpa per la nostra aggressività”. Insomma, la risata scarica l’aggressività e allenta le nostre ansie. Le ricerche di William Fry, hanno gettato le basi su una nuova scienza, quella che oggi viene definita Psiconeuroimmunologia. È stato il primo a misurare l’accelerazione del battito cardiaco e della circolazione arteriosa durante la risata, e i suoi benefici per il tono muscolare oltre che per l’umore; e spiegare il meccanismo per cui il riso aumenta l’espirazione e facilita l’espulsione dell’anidride carbonica nei polmoni, valorizzando la tesi secondo cui la risata è un ottimo esercizio fisico contro lo stress, in grado di procurare sul nostro organismo effetti benefici molto importanti. La vicenda che segna l’ingresso della comicoterapia nei reparti di degenza, attraverso l’uso di trattamenti di supporto ed integrazione delle cure clinico – terapeutiche, è quella del noto giornalista americano Norman Cousins. Cousins, improvvisamente venne colpito da spondilite anchilosante, una grave infiammazione cronica a carico della colonna vertebrale che porta progressivamente alla paralisi e alla morte. Gli venne data una prognosi di 12 mesi di vita; Cousins da sempre scettico alle cure convenzionali, decise di curarsi seguendo una terapia basata sulla risata (somministrazione tre, quattro ore al giorno di film comici, i preferiti quelli dei fratelli Marx e i vecchi filmati di candid camera) e assunzione massiccia endovena di vitamina C (25 grammi al giorno), per le sue potenzialità antinfiammatorie e per il suo valore di coadiuvante del sistema immunitario. A distanza di un anno, guarì completamente. La sua spettacolare guarigione, dopo alcuni anni, venne riconosciuta e validata scientificamente ed ebbe come risultato indiretto la rivalutazione degli studi di Psiconeuroendocrinoimmunologia, e di lì a poco la nascita di una nuova area di ricerca: la gelotologia, scienza che studia il ridere in relazione alle sue potenzialità terapeutiche e cerca

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di stimolare le capacità di guarigione attraverso il buon umore e le emozioni positive. Oggi in quasi tutte le corsie e reparti degli ospedale del mondo i clown – dottori, regalano e rubano sorrisi lenendo in parte la sofferenza, il dolore e l’ansia tipiche della malattia.

Riportiamo ora una recensione del libro di Mary Beard, “Ridere nell’antica Roma”.

In che modo, e perché, si rideva nella Roma antica? Come agiva il riso nella cultura dell’élite romana? Qual era il suo compito politico, intellettuale, ideologico? E che cosa ci dice di come funzionava la società? In questo libro, Mary Beard - una fra le storiche dell’antichità più conosciute al grande pubblico – esplora le varie forme della comicità a Roma, gettando nuova luce su alcuni celeberrimi classici, dalle commedie di Plauto all’inquietante Asino d’oro di Apuleio. Ma in queste pagine non si parla solo di letteratura, si parla anche del riso nella vita quotidiana, fra barzellette e scherzi burloni, fra uomini comuni e imperatori, fra scritte ingiuriose e motti di spirito, perché ridere è anche una questione di potere.

2.3 Gelotologia e P.N.E.I. 2

Dopo aver riportato le origini storiche della risata, illustriamo ora ciò che la ricerca scientifica ha scoperto finora sul gesto “ridere”.

La gelotologia (dal greco ghelos=riso e logos=scienza) è una nuova disciplina che studia in maniera sistematica l'attività del ridere, del buonumore e del pensiero positivo come rimedio a numerosi disturbi e malattie psicofisiche.

Essa si basa sugli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (P.N.E.I.) che hanno sostanziato l'influenza diretta degli stati mentali e delle emozioni sul sistema immunitario e viceversa.

Anche la PNEI è una disciplina di nascita relativamente recente, che basa le proprie teorie e i propri metodi sulla convinzione che i vari sistemi (psichico, neurologico, endocrino e immunitario) interagiscano tra loro per il raggiungimento di un’omeostasi (equilibrio) interna dell’organismo. Secondo questo presupposto se mente e corpo sono in grado di interagire, non risulta difficile accettare l’idea che l’umore (inteso come disposizione mentale, più o meno positiva, all’interpretazione degli stimoli) possa regolare, o quantomeno influenzare, il sistema nervoso centrale, quello ormonale e quello immunitario.

La gelotologia ha scoperto che grazie alle risate si attivano delle strutture nervose periferiche che producono le endorfine, delle sostanze chimiche dotate di una potente attività analgesica ed eccitante che esercita sul corpo umano un effetto simile alla morfina e alle altre sostanze oppiacee.

L'aspetto più interessante delle endorfine sta dunque proprio nella loro capacità di regolare l'umore. Esse infatti vengono rilasciate dal nostro organismo in situazioni particolarmente

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stressanti come forma di difesa in modo da poter sopportare meglio il dolore sia fisico sia psicologico.

Si può quindi dire che le endorfine sono in grado di regalare piacere, gratificazione e felicità aiutando a sopportare meglio lo stress.

2.3 Benefici della risata 2

2.3.1 Le ragioni scientifiche degli effetti benefici della risata

Il cervello contiene più di dieci miliardi di cellule nervose.

Quando la membrana di un neurone, viene stimolata da un impulso elettrico, la cellula produce una variazione di potenziale che eccita la sua membrana e permette il passaggio dell'impulso ad una cellula vicina. L'impulso elettrico può essere paragonato ad uno "spruzzo" costituito da neurotrasmettitori: l'acetilcolina, l'adrenalina e l'endorfina. Se, ad esempio, riceviamo una notizia spiacevole, si scatena una reazione furibonda: la midollare del surrene si attiva attraverso le fibre nervose del sistema simpatico; il midollo inizia a pompare adrenalina, noradrenalina, dopamina che producono alterazioni biologiche significative (aumento della pressione, tachicardia, abbassamento delle difese immunitarie...)

Se, al contrario riceviamo una notizia piacevole o ci raccontano una barzelletta, al termine dello scoppio di riso si ha un rilascio di endorfina.

Per ridere si utilizzano oltre sessanta muscoli, pellicciai, mimici, cervicali ecc., mentre per piangere solo una ventina ...Il vero jogging per l'anima quindi, non è forse la risata?

Tra tutti gli esseri viventi, solo l’uomo ha il dono del riso in quanto è dotato del muscolo risorio del Santorini, situato lateralmente alle labbra, che quando si contrae fa ritrarre la bocca.

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a) Fig. 2.1: Piccolo muscolo appiattito, di forma allungata, triangolare, con il vertice in connessione con la commessura delle labbra. È innervato dal nervo facciale. La contrazione sinergica dei muscoli r. ai due lati fa atteggiare le labbra al sorriso, onde il nome, coniato da G. Santorini.

Alcuni degli effetti benefici della risata:

benefici generali al corpo, alla mente e all'intelletto; senso di benessere e di leggerezza; aumento delle difese immunitarie.

2.3.2 Su quali organi agisce soprattutto il ridere di gusto?

ORMONI: Il riso fa aumentare la produzione di quegli ormoni, quali l'adrenalina e la dopamina, che hanno il compito di liberare le nostre morfine naturali: endorfine, encefalite. Le endorfine, provocano una diminuzione del dolore e della tensione, permettendo il raggiungimento di uno stato di relax e tranquillità; mentre le encefalite, sembrano esaltare il sistema immunitario, aiutando a meglio combattere le malattie.

MUSCOLATURA: quando si ride parte della muscolatura, soprattutto del viso, del torace e degli arti superiori, alternativamente si contrae e si rilassa e innescando una ginnastica addominale che migliora le funzioni del fegato e dell'intestino.

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RESPIRAZIONE: il primo beneficio provocato da una risata lo riceve la respirazione, che grazie ad essa diviene più profonda. L'aria nei polmoni viene rinnovata attraverso fasi di espirazione e inspirazione tre volte più efficace che in stato di riposo

CIRCOLAZIONE SANGUIGNA: la risata favorisce, attraverso la respirazione profonda, l'ossigenazione e la circolazione del sangue con aumento della pressione arteriosa. Il riso crea un calore interno generalizzato che ossigenando tutte le cellule del corpo, può accelerare la rigenerazione dei tessuti e stabilizzare molte funzioni corporee, contribuendo a difendere il fisico da infezioni.

CUORE: durante una risata, il cuore aumenta le pulsazioni anche fino a 120 al minuto.

2.4 Neuroni specchio 3

Brevemente, riportiamo un concetto importante riguardante il modo in cui si sviluppa la capacità di ridere, sia per gli infanti, che per gli adulti: i neuroni specchio, una scoperta recente di un gruppo di ricercatori italiani.

Cosa sono i neuroni specchio?

Alle volte dietro ad una grande scoperta c'è una casualità o un errore.

È proprio quello che è avvenuto nella scoperta di questo particolare tipo di neuroni.

A cavallo tra gli anni '80 e '90 un gruppo di ricercatori dell'Università di Parma con a capo Giacomo Rizzolatti, mentre si stava dedicando allo studio della corteccia premotoria di un macaco attraverso l'uso di elettrodi, scoprì una cosa sorprendente. Durante tale esperimento uno dei ricercatori stava prendendo un frutto per degli esperimenti successivi, quando all'improvviso il cervello della scimmia, in un'area che fino ad allora si pensava si attivasse solo per funzioni motorie, diede un segnale: alcuni neuroni reagirono.

Si arrivò alla conclusione che questi neuroni si attivino quando le scimmie compiono certe azioni, ma anche quando esse vedono compiere da altri la stessa specifica azione. Si ipotizzò pertanto che i neuroni specchio si comportino da veri e propri mediatori nella comprensione del comportamento altrui.

Oramai sono passati più di vent'anni e ancora si sta parlando di neuroni specchio. Quello che ci interessa non è tanto l'esistenza di questo tipo di neuroni nelle scimmie, quanto nell'uomo.

Studi successivi sembrano aver dimostrato l'esistenza di questo tipo particolare di neuroni non solo nei primati ma anche negli uomini. Finalmente nel 1996 gli stessi ricercatori dell'Università di Parma coniarono l'espressione “neuroni specchio”, dopo aver pubblicato una serie di articoli scientifici e aver effettuato degli esperimenti “di conferma”.

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Mentre nelle scimmie si possono osservare i singoli neuroni, nell'uomo si possono esaminare le attivazioni solo attraverso variazioni nel flusso sanguigno dovute ad esse, pertanto il riconoscimento dei neuroni è difficile e causa di perplessità circa la loro effettiva esistenza. Tuttavia studi condotti attraverso molteplici tecniche, quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e l'elettroencefalografia (EEG), hanno confermato l'ipotesi dell'esistenza nell'uomo.

Queste cellule sono distribuite in alcune zone chiave del cervello, quali la corteccia prefrontale, le aree parietali inferiori che sono associate al movimento e alla percezione (nonchè centro linguaggio), il luogo parietale posteriore il solco temporale superiore e nell'insula, che sono le regioni del cervello corrispondenti alla capacità umana di cogliere i sentimenti altrui di comprenderne le intenzioni, oltre che usare il linguaggio.

I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Si attivano non solo quando compiamo un determinato comportamento ma anche quando osserviamo gli altri compierlo.

L'uomo pertanto ripercorrerebbe nella sua mente l'azione che ha visto, cioè la imiterebbe e ne comprenderebbe pure il significato. In questo modo il bambino imparerebbe ad esempio a sorridere e a sbadigliare.

I mirror neurons si attivano non solo con l'azione ma anche con il linguaggio: ad esempio, quando una persona ascolta frasi che descrivano azioni, come se fosse lei stessa a compierla.

Oltre a queste implicazioni, da alcuni esperimenti emerge che i neuroni svolgano un ruolo importante anche per quanto concerne l'empatia: cioè si dovrebbero attivare quando osserviamo una persona provare emozioni.

I neuroni specchio sembrano essere il modo in cui l’essere umano, dapprima infante, “imita la risata altrui”.

2.5 Definizione capacità-abilità motoria 4

Infine, introduciamo brevemente la definizione e la suddivisione delle capacità motorie e il concetto di abilità motoria, elementi di grande importante per ciò che vogliamo dimostrare con il nostro studio.

Le capacità motorie sono divise in: condizionali e coordinative, le prime rappresentano l'insieme delle caratteristiche biochimiche e morfologiche che contraddistinguono le potenzialità fisiche di un individuo, i suoi prerequisiti strutturali (velocità, forza, rapidità, resistenza). Le seconde sono date dalla capacità di regolare il movimento, e sono pertanto prerequisiti funzionali che consentono di eseguire un gesto, anche complesso, in maniera armoniosa e con economia di energie.

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Una dote che si pone a metà strada fra le capacità condizionali e coordinative è la mobilità articolare, definibile come la capacità di eseguire i movimenti in maniera coordinata e con la massima escursione articolare.

Sulla base di questi requisiti si innestano e si affinano le abilità motorie, intese come la capacità di automatizzare un gesto atletico anche complesso. Per acquisire una qualunque abilità sportiva è necessario migliorare e sviluppare gli schemi motori di base e posturali, le capacità condizionali e coordinative dalla cui interazione prendono vita abilità motorie generali e, attraverso un allenamento specifico, si acquisiscono le abilità sportive.

L'abilità motoria resta un presupposto indispensabile sul quale sviluppare le restanti capacità. Non essendo questa innata, ma basata su doti elementari, sarà indispensabile allenarla e, il tempo richiesto per farlo, sarà in stretta dipendenza con le capacità coordinative possedute. Il rapporto presente fra queste due fa si che, quanto più è elevato il livello delle capacità coordinative, tanto più facilmente e rapidamente si apprendono nuove abilità motorie. Ma, al contempo, quante più abilità motorie si apprendono, tanto più si sviluppano le capacità coordinative. Vi è quindi un circolo virtuoso nella motricità.

b) Fig.2.2: Le capacità motorie, elementi determinanti la prestazione motoria e sportiva.

2.6 Laughter Yoga 5

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Introduciamo lo Yoga della risata (Laughter Yoga), attività dalla quale prende spunto l’attività che verrà presentata nel nostro studio.

Creata nel 1995 a Mumbay dal dottore indiano Madan Kataria con un piccolo gruppo di persone, ora è invece conosciuto in tutto il mondo, con 72 centri ufficialmente riconosciuti dalla International School of Laughter Yoga, scuola di formazione fondata dallo stesso Kataria. Lo yoga della risata, in indiano Hasya yoga, basa il suo aspetto teorico sul fatto che il cervello non sia in grado di distinguere una risata spontanea, che tutte le persone vivono quotidianamente e che con le altre tecniche si cerca stimolare, da una risata simulata e forzata. Mentre la nostra coscienza distingue i due fenomeni, risata vera da quella finta, il cervello no, ed attiva per entrambe la stessa risposta neuroendocrina. Le persone che praticano questa tecnica riducono i valori del cortisolo, aumentano le difese immunitarie, migliorano l’ossigenazione del sangue e ricevono un senso di appagamento, benessere e serenità, esattamente come le persone che ridono in maniera naturale.

Una seduta tipica di yoga della risata dura circa 20-30 minuti e una sua descrizione la si può trovare leggendo il libro scritto dal suo fondatore “Ridere senza motivo”. Durante una sessione vengono uniti esercizi di respirazione tipici dello yoga ad esercizi specifici che simulano la risata. In questo modo il diaframma verrà esercitato di più ed il miglioramento di ossigenazione e respirazione sarà maggiore rispetto alla sola risata. Alcuni esercizi sono individuali, altri invece richiedono una interazione tra i partecipanti.

La pratica di yoga della risata viene sconsigliata a persone affette da ipertensione, se non seguono un trattamento farmacologico o comunque sotto permesso medico, ernie ed emorroidi. Questo perché l’ipertensione addominale e toracica che si viene a creare nello svolgimento degli esercizi potrebbe aggravare tali patologie.

2.7 Citazione di studi scientifici sulla risata e studi e ricerche compiuti dalla “Laughter Yoga” 6

Per concludere il capitolo sulle origini della risata, elenchiamo ora una serie di studi eseguiti rispettivamente sulla risata ed altri sullo yoga della risata.

1. Laughing: A Demanding Exercise for Trunk Muscles

Ridere: un impegnativo esercizio per i muscoli del tronco

Heiko Wagner, Ulrich Rehmes, Daniel Kohle & Christian Puta 6a

Riassunto: Studi sociali, psicologici e fisiologici hanno messo in evidenza come la risata, il ridere, imponga un grande sforzo ai muscoli del tronco. L’obiettivo di questo studio è stato quello di quantificare l’attivazione dei muscoli del tronco durante sedute di “laughter yoga” comparandole con esercizi di crunch (addominali) e “back lifting” (esercizi per dorsali) riguardo puramente l’attività dei muscoli del tronco. L’attivazione muscolare durante una sessione di “laughter yoga” è stata misurata grazie ad una elettromiografia superficiale di 5 muscoli del

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tronco. Il livello di attivazione del muscolo obliquo interno durante “laughter yoga” è più alta rispetto agli esercizi tradizionali (di addominali). I muscoli multifido (muscolo vicino e lungo la colonna vertebrale lateralmente ad essa), l’erettore della colonna ed il retto dell’addome si erano “attivati a metà” circa durante “laughter yoga”, mentre l’attivazione del muscolo obliquo esterno era comparabile con gli esercizi di crunch e dorsali. I nostri risultati indicano che “laughter yoga” ha un effetto positivo sui muscoli del tronco. Pertanto, ridere sembra essere un buon “attivatore” dei muscoli del tronco, ma sono necessarie ulteriori ricerche per capire se “laughter yoga” sia un buon esercizio per migliorare i pattern del reclutamento neuromuscolare per la stabilità della colonna.

2. Laughter and humor therapy in dialysis

La terapia della risata e dell’umorismo in dialisi

Bennett PN, Parsons T, Ben-Moshe R, Weinberg M, Neal M, Gilbert K, Rawson H, Ockerby C, Finlay P, Hutchinson A 6b

Riassunto: la terapia della risata e dell’umorismo sono state usate nella cura della salute per ottenere dei benefici psicologici e fisiologici. L’applicazione di queste terapie nel contesto della dialisi rimane poco chiaro. Questo studio mostra l’evidenza legata alla terapia della risata e dell’umorismo come terapie mediche rilevanti per la popolazione di pazienti in dialisi. Sono inclusi studi su altri gruppi come bambini, anziani, persone con problemi di salute mentale, cancro, e altre condizioni croniche per sostenere le potenziali applicazioni della terapia della risata per la popolazione in dialisi. Gli interventi terapeutici possono variare da video divertenti, storie, clown della risata fino alla risata rumorosa simulata e allo Yoga della risata. L’effetto della risata e dell’umorismo sulla depressione, ansia, dolore, sistema immunitario, fatica, qualità del sonno, funzione respiratoria e il livello di glucosio nel sangue (glicemia) potrebbe avere delle applicazioni nel contesto della dialisi e richiede ulteriori ricerche.

3. Laughter Yoga, Adults Living With Parkinson׳s Disease, and Caregivers: A Pilot Study

Lo Yoga della risata, adulti che convivono con il morbo di Parkinson, e le/gli accompagnatrici/tori: uno studio pilota

DeCaro DS, Constantine Brown JL 6c

Riassunto:

Obiettivo: questo studio ha esaminato i risultati degli esercizi dello Yoga della risata su adulti con il morbo di Parkinson e le/i loro accompagnatrici/tori. E’ stato dimostrato che la risata abbia generalmente migliorato lo stato d’animo in adulti sani, e specialmente in adulti con malattie cardiache o cancro, ma esistono poche ricerche sui benefici della risata in adulti con il morbo di Parkinson. La bassa autostima ( un basso umore ) di solito è una condizione patologica

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associata agli adulti parkinsoniani e ciò può interessare negativamente le/i loro accompagnatrici/tori.

Ambientazione/Luoghi: dati registrati in 6 gruppi di parkinsoniani nel sud della California.

Soggetti: Partecipanti (N = 85) comprendenti un gruppo di adulti parkinsoniani ( n = 47 ) e le/i loro accompagnatrici/tori ( n = 38 ).

Intervento: i soggetti hanno partecipato ad una sessione di 45 minuti di Yoga della risata coordinati da un insegnante certificato dello Yoga della risata.

Misure ottenute: questo studio ha utilizzato la formula/format “How Do You Feel” (Come ti senti) dello Yoga della risata. Questo schema consiste in una serie di 10 scale di misura chiamate “benessere” comprendenti entusiasmo, energia, umore, ottimismo, stress, amicizia con i membri del gruppo, consapevolezza della respirazione, rilassamento muscolare, rilassamento mentale e l’abilità di ridere spontaneamente.

Risultati e conclusione: esempi accoppiati di t-test hanno rivelato statisticamente importanti miglioramenti nel benessere negli adulti parkinsoniani e le/i loro accompagnatrici/tori - infermiere/i dopo aver frequentato la sessione di Yoga della risata. Terapisti ed altri clinici dovrebbero considerare di poter utilizzare questa tecnica singolare (unica) con i parkinsoniani per affrontare le condizioni di bassa autostima (umore) associate alla malattia includendo le/gli accompagnatrici/tori nella sessione di Yoga della risata come supporto e per i propri benefici.

Parole chiave: Yoga della risata; morbo di Parkinson; accompagnatrici/tori o infermiere/i; benessere.

4. Effect of Laughter Yoga on Psychological Well-being and Physiological Measures

Effetti dello Yoga della risata sul benessere psicologico e le misure fisiologiche

Miles C, Tait E, Schure MB, Hollis M 6d

Riassunto

Contesto: nel 2014, lo Yoga della risata ha ottenuto il livello intermedio, livello 2, del “Title III-D Evidence-based Disease Prevention and Health Promotion Program dall’AOA (amministrazione dell’invecchiamento). Sono necessarie altre future ricerche per qualificare lo Yoga della risata al livello più alto, il livello 3, per assicurare un continuo finanziamento per le lezioni di Yoga della risata ai centri più importanti (di grado più elevato).

Obiettivi: lo studio intendeva dimostrare ulteriormente i benefici dello Yoga della risata e qualificarlo per il livello 3 del “Title III-D”.

Progetto: usando un approccio semi-sperimentale, il team di ricerca ha condotto uno studio in 3 fasi di analizzando il pre ed il post intervento.

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Ambientazione: questo studio è stato condotto in diverse comunità. La fase 1, pilota, è stata fatta in Nord Carolina, mentre la fase 2 è stata eseguita in più stati. La fase 3 è stata tenuta all’agenzia dell’area della Nord Carolina durante il meeting annuale della “Aging’s Volunteer Appreciation”.

Partecipanti: nelle sessioni (“classi”) dello Yoga della risata ci furono 109 partecipanti nella fase 1 e 247 nella fase 2. Le classi sono state formate grazie ai volantini lasciati nelle comunità e nelle pensioni. Il criterio di coinvolgimento per i partecipanti si basava solo sul loro desiderio di unirsi alle lezioni, senza tener conto dell’età, abilità, stato di salute o del handicap fisico. La fase 3 (n = 23) era solo un incontro di convenienza. Tutte le fasi sono state di tipo volontaristico.

Misure ottenute: I pre e post test per le 3 fasi erano tutti legati a dei sondaggi in scala,10 domande sui sondaggi del POWB (risultati psicologici del benessere). Il battito cardiaco e altre misure fisiologiche sono state eseguite pre e post test. Le analisi hanno incluso un t test per ogni 10 POWB e misure fisiologiche per tutte le fasi.

Risultati: tutte le misure dei 10 POWB delle fasi 1 e 2 hanno mostrato significativi miglioramenti tra i test eseguiti pre e quelli dopo l’intervento (P<.001). La fase 3, il controllo, non ha mostrato grandi incrementi.

Conclusioni: lo studio iniziale ha dimostrato che lo Yoga della risata ha raggiunto i criteri per la qualifica del terzo livello del “Title III-D Evidence-based Disease Prevention and Health Promotion Program” e che un gran numero di americani, senza distinzioni di età e abilità fisica, potrebbe ottenere benefici dallo Yoga della risata.

5. The Impact of Laughter Yoga on the Stress of Cancer Patients before Chemotherapy

L’effetto dello Yoga della risata sullo stress di pazienti malati di cancro prima della chemioterapia

Farifteh S, Mohammadi-Aria A, Kiamanesh A, Mofid B 6e

Riassunto

Contesto: il cancro è spesso accompagnato da un quantitativo elevato di stress per chi ne è malato, e lo stress ha degli effetti distruttivi sul processo di trattamento della chemioterapia. Perciò, la ricerca seguente tratta degli effetti dello Yoga della risata sullo stress dei pazienti malati di cancro prima della chemioterapia.

Metodi: in questa ricerca, come primo passo, 37 soggetti malati di cancro, che erano stati ospedalizzati presso l’ospedale Shohada Tajrish (Organizzazione per la carità Behnam Daneshpoor) e che avevano i requisiti necessari per prendere parte allo studio come campioni, sono stati selezionati per raccogliere i dati. I pazienti menzionati sono stati divisi in modo casuale nei gruppi sperimentale e quello di controllo. I dati raccolti sono stati analizzati dal test di analisi della covarianza multi-variabile.

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Risultati: i risultati mostrano che c’è una differenza sostanziale nei livelli medi di stress prima e dopo l’intervento nel gruppo testato (p<0.05).

Conclusione: lo Yoga della risata può diminuire lo stress nei pazienti malati di cancro prima della chemioterapia.

Parole chiave: cancro; chemioterapia; Yoga della risata; stress.

6. The effect of laughter Yoga on general health among nursing students

L’effetto dello Yoga della risata sulla salute in studenti di infermieristica

Yazdani M, Esmaeilzadeh M, Pahlavanzadeh S, Khaledi F 6f

Contesto: la promozione e il controllo della salute degli individui è una delle basi per lo sviluppo delle società. La salute mentale degli studenti è molto importante in ogni società. Gli studenti delle università di scienze mediche, specialmente gli studenti di infermieristica, sono sotto svariati stress nell’ambiente clinico, oltre a quello che provano nel contesto di educazione teorica. Considerando l’importanza della generale salute degli studenti di infermieristica e considerando le varie strategie esistenti per la promozione dei componenti della salute, l’uso di trattamenti complementari è più considerato in base alla loro miglior accettazione pubblica, bassi costi e minori complicazioni. Una delle nuove strategie in questo senso è lo Yoga della risata. Questo studio è stato condotto con l’obiettivo di definire gli effetti dello Yoga della risata sulla salute in studenti di infermieristica.

Materiali e metodi: questo è uno studio semi-sperimentale composto da due gruppi e sviluppato in tre fasi condotto su 38 studenti di infermieristica nella scuola (nei corsi) di infermieristica e ostetricia dell’università di scienze mediche di Isfahan nel 2012. Nel gruppo di studio, sono state condotte otto sessioni da 1 ora di Yoga della risata (due a settimana), nel gruppo di controllo invece non sono stati fatti interventi. I dati di questo studio sono stati raccolti sul questionario di salute generale di Goldberg e Hiller e analizzati da SPSS versione 12.

Risultati: i risultati hanno mostrato una differenza significativa nei valori medi di salute prima e dopo l’intervento di Yoga della risata nei due gruppi di studio e di controllo.

Conclusioni: i risultati hanno mostrato come lo Yoga della risata abbia avuto un effetto positivo sulla salute generale degli studenti e abbia migliorato i segni di disordini/disturbi fisici e di sonno, abbassato l’ansia e la depressione, promosso la loro funzione sociale.Perciò, lo Yoga della risata può essere usato come una delle strategie efficaci per la salute degli studenti.

Parole chiave: salute; Yoga; risata; studenti di infermieristica.

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7. Effect of laughter yoga on mood and heart rate variability in patients awaiting organ transplantation: a pilot study

Effetto dello Yoga della risata sulla variabilità dell’umore e del battito cardiaco in pazienti in attesa di trapianto di organo: uno studio pilota

Dolgoff-Kaspar R, Baldwin A, Johnson MS, Edling N, Sethi GK 6g

Riassunto

Contesto: la ricerca mostra che la risata ha innumerevoli benefici sulla salute, ma la comunità medica non l’ha ancora confermata formalmente come un trattamento. Pazienti n attesa di trapianto d’organo hanno importanti disabilità fisiche e sono a rischio di soffrire psicologicamente. Un’attenuata variabilità del battito cardiaco (HRV) è un fattore di rischio per un risultato negativo a lungo termine per alcuni pazienti.

Obiettivo: questo studio ha voluto valutare l’utilità clinica dello Yoga della risata nel migliorare i valori psicologici e fisiologici in pazienti ospedalizzati in attesa di trapianto d’organo. Dei risultati positivi potrebbero indicare un’interessante via da perseguire negli studi futuri.

Progetto: sei partecipanti si sono riuniti per 10 sessioni in 4 settimane. Il team di ricerca ha misurato per ogni partecipante il battito cardiaco (HRV), pressione sanguigna (BP), e l’umore immediatamente prima e dopo gli interventi di Yoga della risata e di controllo. Il team ha valutato l’umore a lungo termine dei partecipanti (ansia e depressione) all’inizio dello studio, dopo una settimana senza alcun trattamento (una settimana di controllo), e alla fine dello studio.

Ambientazione: lo studio è stato eseguito nel Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università dell’Arizona al centro di scienze della salute, Tucson.

Partecipanti: i partecipanti erano pazienti in attesa di trapianti (tre di cuore e tre polmonari), due donne e quattro uomini (età dai 51 ai 69 anni). I partecipanti non hanno subito operazioni importanti nei tre mesi prima l’intervento, non avevano ernie o ipotensione non controllata, e non sono entrati nella classe funzionale 4 della New York Heart Association.

Intervento: i 20 minuti di intervento sulla risata comprendeva esercizi di respirazione e allungamento, risata simulata (risata incondizionata non dipendente dal contesto), canti, applausi e meditazione. I 20 minuti di intervento di controllo consistevano nella discussione con i partecipanti sulla salute personale e su argomenti relativi allo studio.

Misure ottenute: il team di ricerca ha misurato la pressione sanguigna, il battito cardiaco e la sua variabilità ed ha somministrato il “Profile of Mood States”, il “Beck Anxiety Inventory”, e il “Beck Depression Inventory II per valutare l’umore sul momento e sul lungo termine. Il team aveva pianificato delle analisi statistiche quantitative dei dati all’inizio dello studio ma non le ha completate perché il numero di partecipanti era troppo basso poiché le analisi fossero

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significative. Il team ha comunque visivamente valutato i dati per delle tendenze che potrebbero indicare aree da esaminare ulteriormente in studi futuri.

Risultati: i partecipanti hanno mostrato un miglioramento dell’umore nell’immediato (vigore e cordialità) e un’aumentata variabilità del battito cardiaco dopo l’intervento di Yoga della risata. Entrambi gli interventi di Yoga della risata e di controllo sembrano aver migliorato l’ansia nel lungo termine. Due partecipanti in attesa di trapianto di polmone hanno lasciato lo studio e dopo ciò non è occorso alcun evento avverso.

Conclusione: questo studio pilota suggerisce che lo Yoga della risata potrebbe migliorare la variabilità del battito cardiaco e alcuni aspetti dell’umore, però questo argomento ha bisogno di ulteriori ricerche perché sia validato.

8. Laughter yoga versus group exercise program in elderly depressed women: a randomized controlled trial

Lo Yoga della risata vs programma di esercizi di gruppo in donne anziane depresse: un esperimento controllato randomizzato

Shahidi M, Mojtahed A, Modabbernia A, Mojtahed M, Shafiabady A, Delavar A, Honari H 6h

Riassunto

Contesto: lo Yoga della risata, fondato da M. Kataria, è una combinazione di risata incondizionata e respirazione yogica (dello yoga). Il suo effetto sugli aspetti mentali e fisici su individui sani si è mostrato essere benefico.

Obiettivo: l’obiettivo di questo studio era di comparare l’efficacia dello Yoga della risata di Kataria e la terapia degli esercizi di gruppo nella diminuzione della depressione e nell’incremento della soddisfazione sulla vita in donne anziane di una comunità culturale di Teheran, in Iran.

Metodi: settanta donne anziane depresse, le quali erano membri della comunità culturale di Teheran, sono state scelte da una scala della depressione geriatrica (score >10). Dopo il compimento del pre-test “Life Satisfaction Scale” (scala di soddisfazione della vita) e del questionario demografico, i soggetti sono stati divisi casualmente in tre gruppi: uno di terapia della risata, uno di terapia con il programma di esercizi ed uno di controllo. Successivamente, sono stati fatti per tutti e tre i gruppi dei post test sulla depressione e sulla soddisfazione di vita. I dati sono stati analizzati utilizzando l’analisi della covarianza e la correzione di Bonferroni.

Risultati: sessanta soggetti hanno completato lo studio. Le analisi hanno rivelato una differenza significativa nella diminuzione nei punteggi sulla depressione sia nei gruppi della terapia dello Yoga della risata sia nei gruppi della terapia del programma di esercizi in confronto al gruppo di controllo (p<0.001 e p<0.01, rispettivamente). Non c’è stata una differenza importante fra i gruppi dello Yoga della risata e del programma di esercizi. L’aumento nei punteggi della

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soddisfazione di vita del gruppo dello Yoga della risata ha mostrato un’importante differenza in confronto al gruppo di controllo (p<0.001). Non sono state riscontrate differenze significative fra la terapia degli esercizi e o il gruppo di controllo o il gruppo dello Yoga della risata.

Conclusione: i nostri risultati hanno mostrato come lo Yoga della risata sia almeno efficace quanto il gruppo del programma di esercizi nel miglioramento della depressione e della soddisfazione di vita delle donne anziane depresse.

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3. PERCHÉ LA RISATA IN ACQUA: COSA SI VUOLE SUPERARE

3.1 AquaLaughter 7

Introduciamo ora l’altro elemento chiave del nostro studio: l’acqua. Come e con che attività si può allenare il riso, come si può esercitare la risata volontaria in acqua?

L’Aqualaughter (si legge “àcqua-làFter”, laughter=làfter=risata: risate in acqua) è stato ideato dall’italiana Sabina Gerin e riconosciuto dalla Laughter Yoga University fondata dall’ideatore dello Yoga della Risata Madan Kataria.

L’idea alla base di AquaLaughter è da un lato facilitare l’esercizio fisico e amplificarne gli effetti positivi, moltiplicando la vitalità e l’energia che si ottengono quando lo si pratica, e dall’altro approfittare dei benefici psicofisici della risata. I benefici dell’esercizio fisico sono conosciuti; quelli della risata consapevole prolungata sono meno di dominio pubblico ma comunque oggetto di molte ricerche che ne confermano gli effetti: rilascio di neurotrasmettitori correlati al benessere psicofisico (endorfine, serotonina, noradernalina, dopamina), rilascio di ossitocina, l’ormone delle relazioni più solide, più ossigenazione del cervello, migliore circolazione sanguigna e linfatica, riduzione di cortisolo e adrenalina, associati allo stress, e rafforzamento del sistema immunitario. Alcuni di questi benefici sono propri della risata (come il rilascio di serotonina); molti si sommano a quelli dell’esercizio fisico (per esempio il rilascio di endorfine), altri equilibrano quelli potenzialmente negativi dello sport, come per esempio cortisolo e adrenalina, che nello sport vengono incrementati mentre la risata, appunto, li riduce. Tanto che si può anche creare una salutare dipendenza al benessere.

LA DURATA. Ma quanto dovrebbe essere lunga? È un po’ come nell’attività fisica o nell’alimentazione: un’ora di sport è improbabile che possa cambiare la silhouette (in particolare di chi lo pratica sul divano la domenica guardando la partita); un’insalata alla settimana è difficile che cambi il metabolismo. Così la risata di 10 secondi che scoppia dopo una battuta non è detto che crei cambiamenti psicofisici importanti. Invece una tipica lezione di 45 minuti di AquaLaughter è sufficientemente lunga per creare un impatto misurabile. La risposta risiede in questo caso nel metodo, nella tecnica e nell’allenamento.

3.2 Idrofobia 8

Prima di descrivere nel dettaglio AquaLaughter, vogliamo riportare le tre problematiche patologiche che l’attività intende combattere e risolvere.

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La paura dell’acqua viene detta ‘idrofobia’ e in alcuni casi talassofobia. In generale, l’idrofobia è la paura ingiustificata e ossessiva verso le sostanze liquide e l’acqua in particolare. La talassofobia, invece, è la paura del mare e delle acque profonde.

Nella stragrande maggioranza dei casi le due paure convivono nel soggetto causandogli notevoli disagi. La fobia dell’acqua è una fobia specifica e si manifesta ogni qualvolta il soggetto si trova in presenza di una situazione a rischio.

L’idrofobia è diffusa soprattutto nei bambini e tende a scomparire dopo i 12 anni, ma, in alcuni casi può essere mantenuta o addirittura sviluppata in età adulta.

La paura dell’acqua si manifesta il più delle volte nella forma più lievi che comporta paura di immergersi, di nuotare e in generale dell’annegamento. Solo nei casi più gravi tale paura induce il soggetto adulto a non lavarsi.

La vicinanza con l’acqua o anche solo l’idea di doversi bagnare o immergere causano nel soggetto idrofobico crisi di ansia e in alcuni casi attacchi di panico.

Tale reazione ingiustificata e incontrollata è causata da paure più profonde che il soggetto associa all’acqua come ad esempio la paura dell’ignoto, di cadere, di morire, di non respirare o di perdere il controllo.

La reazione immediata è quella di allontanarsi da ciò che genera paura, innescando il meccanismo dell’evitamento. Il soggetto evita tutte le situazioni in cui potrebbe trovarsi a contatto con l’acqua per non sperimentare le sensazioni che lo fanno stare male.

c) Fig.3.1: L’acqua, l’elemento che crea il disturbo dell’idrofobia.

3.3 Depressione 9

La Depressione è un disturbo dell’umore. Generalmente chi presenta i sintomi della depressione mostra e prova frequenti e intensi stati di insoddisfazione e tristezza e tende a non

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provare piacere nelle comuni attività quotidiane. Le persone che soffrono di depressione vivono in una condizione di costante malumore e con pensieri negativi e pessimisti circa sé stessi e il proprio futuro.

Spesso la depressione nasce dall’incapacità di accettare una perdita o il non raggiungimento di un proprio scopo (che viene vissuto come un fallimento insuperabile). Si tratta per esempio di tutte le forme depressive che nascono da lutti personali piuttosto che dalla perdita del lavoro o dalla rottura di un’importante relazione affettiva.

La sintomatologia tipicamente è più intensa al mattino e migliora nel corso della giornata, ma vi sono delle eccezioni. La depressione può manifestarsi con diversi livelli di gravità.

Alcune persone presentano sintomi della depressione di bassa intensità, legati ad alcuni momenti di vita, mentre altre si sentono cosi depresse da non riuscire a svolgere le normali attività quotidiane.

Si può soffrire di depressione in modo acuto (con fasi depressive molto intense ed improvvise) oppure soffrirne in modo cronico e continuo, anche se in forma leggera, con alcuni improvvisi momenti di peggioramento.

Spesso i parenti spronano chi ne soffre a reagire. Questo avviene naturalmente in buona fede, ma può generare sentimenti di colpa nella persona con disturbo depressivo. In circa il 15% dei casi la depressione diventa un disturbo cronico con una durata di oltre 3 anni. Si hanno ricadute nel 50% dei casi. Dopo una prima ricaduta la probabilità di ricadere aumenta fino al 75%.

QUANTO E’ DIFFUSA LA DEPRESSIONE

Molte persone sperimentano emozioni e sensazioni fortemente negative nell’arco della propria vita. Nel mondo si stima che circa 340 milioni di persone soffrano di depressione. La fascia di età più colpita è quella compresa tra 30 e 49 anni. Il disturbo depressivo è circa due volte più frequente tra le donne. Nel corso degli ultimi anni la prevalenza della depressione è aumentata costantemente e allo stesso tempo l’età di insorgenza è diminuita. Attualmente la depressione è considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la seconda causa di disabilità nel panorama delle malattie fisiche e psicologiche, seconda solo all’infarto.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE?

Sentirsi depressi significa vedere il mondo attraverso degli occhiali con le lenti scure: tutto sembra più opaco e difficile da affrontare, anche alzarsi dal letto al mattino o fare una doccia. Molte persone depresse hanno la sensazione che gli altri non possano comprendere il proprio stato d’animo e che siano inutilmente ottimisti.

I sintomi della depressione più comuni sono la perdita di energie, senso di fatica, difficoltà nella concentrazione e memoria, agitazione motoria e nervosismo, perdita o aumento di peso, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), mancanza di desiderio sessuale e dolori fisici. Le

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emozioni tipiche sperimentate da chi è soffre di disturbo depressivo sono la tristezza, l’angoscia, disperazione, insoddisfazione, senso di impotenza, perdita della speranza, senso di vuoto.

I sintomi cognitivi sono la difficoltà nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi, la ruminazione mentale (restare a pensare al proprio malessere e alle possibili ragioni), autocriticismo e autosvalutazione, pensiero catastrofico e pensiero pessimista. I comportamenti che contraddistinguono la persona depressa sono l’evitamento delle persone e l’isolamento sociale, i comportamenti passivi, frequenti lamentele, la riduzione dell’attività sessuale e i tentativi di suicidio.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA DEPRESSIONE?

La depressione può colpire chiunque. Le cause della depressione possono essere molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari, problemi di lavoro…). Le ricerche mostrano tuttavia la presenza di due fattori di rischio principali come cause della depressione: il fattore biologico: alcune persone nascono con una maggiore predisposizione genetica verso la depressione; il fattore psicologico: le esperienze e i comportamenti appresi nel corso della propria storia di vita (es: la ruminazione mentale) possono rendere vulnerabili alla depressione.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELLA DEPRESSIONE?

Le conseguenze della depressione possono rappresentare importanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. L’attività scolastica o lavorativa della persona può diminuire in quantità e qualità soprattutto a causa dei problemi di concentrazione e di memoria che tipicamente presentano le persone depresse. Questo disturbo, inoltre, porta al ritiro sociale e con il tempo danneggia le relazioni con il/la partner, figli, amici e colleghi. L’umore della persona depressa condiziona anche il rapporto con sé stessi e il proprio corpo. Tipicamente, infatti, chi è depresso ha difficoltà a curare il proprio aspetto, mangiare e dormire in modo regolare.

Fanno parte dei disturbi dell’umore:

Depressione Maggiore

Depressione Reattiva

Disturbo Bipolare

Disturbo Disforico Premestruale – PMDD

Disturbo Distimico

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3.4 Stress 9

Che cos’è lo stress?

Lo stress è una risposta psicofisica a compiti anche molto diversi tra loro, di natura emotiva, cognitiva o sociale, che la persona percepisce come eccessivi. Fu Selye il primo a parlare di stress, definendolo come una

“Risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso” (Selye, 1976).

In base alla durata dell’evento stressante è possibile distinguere due categorie di stress: se lo stimolo si verifica una volta sola e ha una durata limitata si parla di ‘stress acuto’, se invece la fonte di stress permane nel tempo si utilizza l’espressione ‘stress cronico’. Lo stress cronico propriamente detto dura a lungo, investe diverse sfere di vita e costituisce un ostacolo al perseguimento degli obiettivi personali. Si definisce, infine, ‘stress cronico intermittente’ un quadro di attivazione da stress che si presenta ad intervalli regolari, con una durata limitata e un buon livello di prevedibilità. Accanto alla distinzione sulla base della durata è possibile individuare due categorie sulla base della natura degli eventi stressanti. In molti casi gli stressor sono nocivi e possono portare ad un abbassamento delle difese immunitarie – si parla quindi di distress. In altri casi, invece, gli stressor sono benefici, poiché favoriscono una maggior vitalità dell’organismo – si utilizza in questo caso l’espressione eustress.

Un punto di partenza nella ricerca sullo stress in ambito medico può essere individuato nei lavori di Hans Selye, un medico austriaco che, dalla metà degli anni Trenta del secolo scorso, iniziò a lavorare su questo tema presso l’Università di Montreal. Come riporta lo stesso Selye (1976) fu un esperimento condotto su alcuni topi alla ricerca di un nuovo ormone a indicare un’interessante linea di indagine. Indipendentemente dalla sostanza tossica iniettata, i topi mostravano tutti la stessa reazione: ispessimento della corteccia surrenale, riduzione del timo e ulcere sanguinanti nello stomaco e nell’intestino.

Selye conosceva i lavori del fisiologo Walter Cannon, che dagli anni Venti aveva lavorato sul concetto di omeostasi e sulla risposta d’allarme presso l’Università di Harvard. Dinnanzi ad un pericolo l’organismo ha una reazione di allarme che ha la funzione di preparare il soggetto ad una rapida azione offensiva o difensiva, fondamentale per la sopravvivenza. Cannon (1929) studiò e descrisse quella che è nota con il nome di flight or fight reaction: uno stato di sovraeccitazione innescato dall’attivazione del sistema nervoso autonomo in seguito alla rilevazione di un pericolo nell’ambiente esterno. Questa reazione di allarme è comune a uomini e animali e ha un forte valore evolutivo, poiché permette al soggetto di attivare una serie di risorse che possono risultare vitali in situazioni di pericolo.

Selye aveva studiato questo testo, ma riteneva che la fase di allarme non fosse sufficiente per rendere conto di un processo in realtà più articolato. Studiando i suoi topi in laboratorio il medico descrisse un ciclo che è noto come ‘sindrome generale di adattamento’ (Selye, 1974). La prima risposta ad un evento esterno stressante (che chiamò stressor) costituisce quella che propriamente si indica come ‘reazione di allarme’. Se lo stressor non è sufficientemente

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potente da risultare incompatibile con la sopravvivenza dell’organismo, ma al tempo stesso è prolungato, si innesca una seconda fase che si definisce di ‘resistenza’ e che, a livello di attivazione dell’organismo, coincide con risposte diverse e per alcuni versi opposte rispetto alla reazione di allarme. Tuttavia questa fase non può essere protratta a lungo: se lo stressor continua ad essere presente in modo intenso, si innesca la fase di esaurimento – le risorse a disposizione dell’organismo sono limitate e ad un certo punto si esauriscono (Selye, 1976).

La sindrome generale di adattamento negli esseri umani è un fenomeno di gran lunga più complesso di quello osservabile negli animali. Se nel regno animale la reazione di allarme è innescata dalla presenza di un predatore o da qualche minaccia concreta per la vita o per lo status nel gruppo del singolo, gli uomini tendono a reagire in questo modo anche se nessun pericolo reale è presente. Tra gli esseri umani, lo stress rappresenta una questione importante, che non si esaurisce in una reazione naturale ad un pericolo concreto: soprattutto nelle società occidentali moderne, questo utile strumento può diventare un modo di vivere dannoso, portando con sé difficoltà non indifferenti.

Quali sono le cause dello stress?

Lo stress è una risposta psicofisica che l’organismo mette in atto in risposta a compiti che sono valutati dall’individuo come eccessivi: questo significa che un evento stressante per qualcuno potrebbe non esserlo per altri e che uno stesso evento in fasi di vita diverse può risultare più o meno stressante. È tuttavia utile individuare alcuni fattori che risultano tipicamente stressanti per la maggior parte delle persone. Molti dei grandi eventi della vita possono risultare stressanti, sia eventi piacevoli come il matrimonio, la nascita di un figlio o un nuovo lavoro, sia quelli spiacevoli come la morte di una persona cara, una separazione o il pensionamento. Accanto a questi eventi possiamo identificare come fonti frequenti di stress alcuni fattori fisici: il freddo o il caldo intensi, l’abuso di alcol o il fumo, ma anche serie limitazioni nei movimenti. Esistono inoltre fattori ambientali che ci espongono al rischio di stress, pensiamo ad esempio alla mancanza di un’abitazione, agli ambienti molto rumorosi, a livelli di inquinamento elevati. Ricordiamo, infine, le malattie organiche e gli eventi straordinari quali i cataclismi.

I sintomi dello stress

Ci capita spesso di dire che siamo ‘stressati’ ma non tutti i sintomi sono facili da individuare e possiamo sottovalutare il problema. Pur essendo difficile fornire un elenco esaustivo di tutti i sintomi dello stress, è utile individuare i più frequenti. Si individuano quattro categorie di sintomi da stress:

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– sintomi fisici: mal di testa, mal di schiena, indigestione, tensione nel collo e nelle spalle, dolore allo stomaco, tachicardia, sudorazione delle mani, extrasistole, agitazione, problemi di sonno, stanchezza, capogiri, perdita di appetito, problemi sessuali, fischi alle orecchie;

– sintomi comportamentali: digrignare i denti, alimentazione compulsiva, più frequente assunzione di alcolici, atteggiamento critico verso gli altri, comportamenti prepotenti, difficoltà a portare a termine i compiti;

– sintomi emozionali: tensione, rabbia, nervosismo, ansia, pianto frequente, infelicità, senso di impotenza, predisposizione ad agitarsi o sentirsi sconvolti;

– sintomi cognitivi: difficoltà a pensare in maniera chiara, problemi nella presa di decisione, distrazione, preoccupazione costante, perdita del senso dell’umorismo, mancanza di creatività.

Stress e disturbi psicologici

Lo stress è connesso ad una quantità di disturbi psicologici: disturbo da stress post-traumatico, disturbo acuto da stress, disturbi psicosomatici, depressione, disturbo bipolare, disturbi d’ansia, disturbi della sfera sessuale e disturbi dell’alimentazione.

Stress e disturbi dell’umore

I disturbi dell’umore comprendono depressione e disturbo bipolare. Le depressioni ricorrenti si verificano in circa l’8% della popolazione e il disturbo bipolare, che è caratterizzato sia da depressioni ricorrenti che da episodi ipomaniacali/maniacali, si verifica in circa l’1% della popolazione. Chi ne soffre convive con sintomi depressivi o maniacali circa il 50% del tempo, ha una marcata diminuzione della qualità di vita e un’aspettativa di vita di 10-15 anni inferiore a quella della popolazione generale, dovuta a una maggior prevalenza di suicidio e alla mortalità cardiovascolare.

Lo stress è uno dei molti fattori di rischio per la depressione e anche un fattore di rischio per i disturbi cardiovascolari. Inoltre lo stress provoca un aumento dell’attività del sistema ormonale che regola la secrezione di cortisolo. L’ipercortisolismo, infatti, è comune nei pazienti con depressione. All’altra estremità dello spettro, ci sono esempi che mostrano che alti livelli di stress possono portare a ipocortisolismo a lungo termine. È possibile infatti che depressione e/o episodi maniacali ricorrenti, provocando un elevato accumulo di stress nel tempo, portino ad un esaurimento del sistema ormonale.

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Disturbo acuto da stress

A seguito di un’esperienza molto stressante è possibile che l’individuo sviluppi un disturbo acuto da stress. Tale disturbo emerge nel corso dell’esperienza traumatica e del primo mese successivo all’evento. I sintomi comprendono dissociazione, evitamento, elevato arousal, difficoltà di concentrazione; può essere inoltre predittivo di disturbi post traumatici da stress.

Il disturbo acuto da stress (ASD) è stato introdotto nel DMS-IV per dare visibilità alla situazione di forte sofferenza provata durante un’esperienza traumatica, che può successivamente dar vita a Disturbi post-traumatici da stress (PTSD).

Nel DSM-5 è definito secondo alcuni criteri peculiari, tra i quali ricordiamo (American Psychiatric Association, 2013):

– L’esposizione a una situazione di forte minaccia, alla vita o all’integrità fisica (questo comprende anche la dimensione sessuale), per se stessi o altri.

– La possibile comparsa di pensieri intrusivi o dissociazioni.

– Impossibilità a provare emozioni positive.

– Sintomi di evitamento, sia a livello cognitivo che comportamentale.

– Irritabilità, difficoltà di concentrazione o ipervigilanza.

Il disturbo acuto da stress differisce dal disturbo da stress post-traumatico per la gravità dei sintomi, che non sono riconducibili a un comune disturbo d’assestamento, e per la loro comparsa: il disturbo include infatti sia l’esperienza traumatica, sia i sintomi manifestati entro 1 mese dal trauma.

Sono inoltre presenti, durante l’evento traumatico (dissociazione peritraumatica) o successivamente ad esso, sintomi dissociativi quali derealizzazione, depersonalizzazione, amnesia dissociativa (Cardeñña, 2011).

Disturbo post-traumatico da stress

Se il Disturbo Acuto da Stress definisce una costellazione di sintomi che si manifestano entro un mese dall’evento traumatico, la diagnosi di Disturbo da Stress Post Traumatico si effettua per sintomi legati all’evento traumatico ma insorti o protratti al di là della soglia del primo mese; la sua durata può variare da un mese alla cronicità.

Il Disturbo Post-Traumatico da stress si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo, in cui la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri, come, ad esempio, aggressioni personali, disastri, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi.

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La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore e l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni, incubi e sogni spiacevoli, agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando, disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.

Disturbo da Stress Post-Traumatico: come trattarlo?

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico fa parte dei Disturbi d’Ansia, una categoria diagnostica per la quale la terapia cognitivo-comportamentale ha sviluppato approcci efficaci. Dato il carattere invalidante che il disturbo può assumere, una volta riconosciuto è importante intervenire. Scopo della terapia cognitivo-comportamentale è aiutare il soggetto ad identificare e controllare i pensieri e le convinzioni negative, identificando gli errori logici contenuti nelle convinzioni e le alternative di pensiero e di comportamento più funzionali e vantaggiose in relazione all’evento traumatico vissuto.

Alcune tecniche da utilizzare sono:

– l’esposizione

– ri-etichettamento delle sensazioni somatiche

– rilassamento e respirazione addominale

– ristrutturazione cognitiva

– EMDR

– Homework.

La terapia cognitivo-comportamentale si rivela molto efficace subito dopo il trauma, sia per gestire i sintomi del Disturbo Acuto da Stress, sia per prevenire i Disturbi Post-Traumatici da stress. Nello specifico il trattamento può avvenire tramite la psicoeducazione, per aumentare la consapevolezza nell’individuo dei suoi schemi e delle sue risposte disfunzionali (La Mela, 2014) e la gestione dell’ansia e la ristrutturazione cognitiva, per lavorare invece sulle core beliefs (Bryant, 2003). Pare che proprio il focus sui meccanismi di mantenimento aiuti l’individuo a integrare il trauma ed evitare l’insorgere di PTSD, dato avvalorato dallo studio di Bryant et al. del 1998.

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Gli effetti sono visibili non solo nel qui ed ora, ma anche dopo 6 mesi, il che fa intendere un cambiamento che non si ferma solo al sintomo, ma va già almeno a livello di credenze intermedie; oltre ad una più bassa emergenza di PTSD c’è anche una comparsa minore di sintomi di evitamento, un miglioramento quindi funzionale che ben contrasta l’ASD e una sua successiva evoluzione patologica (Bryant et al., 2002).

Il protocollo di Esposizione Prolungata (Prologed Exposure Therapy – PE) è stato messo a punto da Edna Foa e dal suo gruppo alcuni anni fa (Foa et al, 2007) e si colloca tra le procedure manualizzate insieme all’EMDR e alla Terapia Cognitiva Processuale (PCT) maggiormente presente in studi di efficacia e soggetta a sperimentazione (NovoNavarro et al, 2016).

La teoria alla base della concettualizzazione del Trattamento di Esposizione Prolungata era applicata già negli anni 80 ai disturbi d’ ansia con il nome di Teoria dell’elaborazione emotiva (Foa et al, 1986) e solo successivamente è stata applicata al disturbo da stress post traumatico (Foa et al, 1989).

Il protocollo di Esposizione Prolungata per il PTSD prevede dalle 10 alle 14 sedute di 90 minuti ciascuna e si presenta come trattamento per il disturbo post traumatico da stress e non per la terapia del trauma in generale.

Anche l’EMDR (eye movement desensitization and reprocessing) ha prodotto ottimi risultati. Tale tecnica prevede la rievocazione da parte del paziente di ricordi traumatici contemporaneamente al movimento orizzontale degli occhi, che seguono uno stimolo in movimento (i.e: le dita del terapeuta) (Shapiro, 2001).

Stress e mindfulness

Anche in assenza di un vero e proprio Disturbo da Stress, la frenesia delle nostre vite quotidiane può mettere a dura prova il benessere psicofisico. Come possiamo gestirlo? Una possibile risposta è: praticando mindfulness.

Mindfulness significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante (Kabat-Zinn, 1994). Figlia di una millenaria tradizione che affonda le sue radici nella cultura orientale e nella tradizione buddhista, la mindfulness è arrivata in Occidente grazie al lavoro di Kabat-Zinn, a partire dalla fine degli anni Settanta. Era convinzione di Kabat-Zinn, infatti, che la pratica di meditazione avesse il potere di trasformare in modo duraturo l’esperienza individuale della sofferenza e dello stress, offrendo un’alternativa alle strategie orientate alla risoluzione dei problemi che sono profondamente radicate nella cultura occidentale. L’orizzonte teorico in cui è indispensabile inquadrare le intuizioni e le ricerche di Kabat-Zinn, la messa a punto del programma Mindfulness Based Stress Reduction e la fondazione della Clinica dello stress è quello della medicina mente-corpo. La relazione tra la mente e il corpo, tra i pensieri e la salute, costituisce una premessa fondamentale per comprendere la natura e lo scopo di questo programma.

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Stress da lavoro

Secondo una definizione del National Institute for Occupational Safety and Health:

Lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore.

Gran parte dello stress della nostra quotidianità deriva dall’attività lavorativa. I ritmi sempre più sostenuti e le richieste pressanti delle aziende, oltre alla crescente tendenza ad identificarsi con il proprio lavoro, determinano spesso un grande investimento di risorse che, prolungato nel tempo, può intaccare seriamente il nostro benessere. Diverse patologie psichiche, come stress, ansia e panico, possono generarsi da un ambiente lavorativo poco sano e compromettono le risorse individuali. Per questo motivo chi si occupa di Risorse Umane è oggi chiamato più che mai a favorire la diffusione del benessere organizzativo, a motivare e a prevenire il senso di frustrazione.

Richieste eccessive e protratte nel corso del tempo sul posto di lavoro possono dare origine alla “sindrome del burn-out”, una vera e propria forma di esaurimento derivante dalla natura di alcune mansioni professionali. Il termine “burn-out” deriva dall’inglese e letteralmente significa essere bruciati, esauriti, scoppiati. Il termine è stato preso in prestito dal mondo dello sport, dove viene usato per indicare la condizione di un atleta che, dopo vari successi e nonostante la perfetta forma fisica, non riesce più a conseguire buoni risultati. La sindrome del burn-out è una malattia professionale e chi ne soffre può essere definito un “bruciato” dal troppo lavoro. Il soggetto colpito da burn-out manifesta alcuni sintomi, quali nervosismo, insonnia, depressione, senso di fallimento, bassa stima di sé, indifferenza, isolamento, rabbia e risentimento.

Sembra che gli insegnanti costituiscano una categoria di lavoratori particolarmente colpita dal burn-out (D’Oria, 2002). Sembra che per gli insegnanti, accanto ad alcuni fattori di rischio individuali, come l’eccessiva dedizione al sacrificio, i problemi personali e familiari e una scarsa tolleranza allo stress, un ruolo importante sia giocato dalle mancanze organizzative: pensiamo alle classi numerose, alla carenza di attrezzature, alle eccessive pratiche burocratiche, alla carenza di occasioni di aggiornamento, alla limitata possibilità di carriera, alla retribuzione insoddisfacente e alla precarietà. Sembra siano invece fattori di protezione l’appartenenza al sesso femminile, l’anzianità, il supporto dei colleghi e il riconoscimento del proprio lavoro da parte di superiori e utenti e anche di se stessi.

Il burn-out richiede di essere trattato tempestivamente e l’aiuto migliore che una persona in stato di burn-out può attendersi sono le cure psicologiche. L’obiettivo del trattamento cognitivo comportamentale è cambiare questo modo di pensare per ridurre l’intensità delle emozioni negative e creare un clima sereno e produttivo all’interno dell’ambiente lavorativo. La meditazione, in particolare la mindfulness, è una pratica ampiamente usata per contrastare gli effetti di pensieri ed emozioni frustranti: imparare ad accogliere il presente in modo non giudicante è un utile strumento per difendersi dal rischio di burn-out. Per gestire le relazioni in modo più efficace e meno stressante può inoltre essere utile apprendere tecniche di assertività.

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Infine, i gruppi di sostegno tra persone con difficoltà simili costituiscono una risorsa preziosa per affrontare un contesto lavorativo stressante.

Una delle fonti più insidiose di stress è il mobbing. Nella lingua inglese il verbo “to mob” significa aggredire, assalire tumultuosamente; il termine, mutuato dalla scienza etologica, descrive il comportamento di un branco che assale un singolo. In ambito aziendale, il mobbing può essere definito come quell’insieme di comportamenti graduali e sistematici che mirano all’emarginazione ed all’annichilimento di un lavoratore. L’esposizione al mobbing è stata classificata come una sorgente di stress sociale sul lavoro e come il problema più paralizzante e devastante per i lavoratori rispetto a tutti gli altri stressor correlati al lavoro messi assieme.

Stress: conclusioni

Lo stress è una risposta psicofisica naturale e può avere la funzione benefica di attivare risorse e guidarci alla risoluzione di problemi. Tuttavia, nella nostra vita quotidiana sono numerose le fonti di stress e un’attivazione eccessiva per intensità e prolungata nel tempo può compromettere il nostro benessere. Imparare a riconoscere lo stress è importante, così come apprendere alcune strategie che ci permettano di fare un passo indietro e non essere travolti da ciò che accade, ad esempio praticando mindfulness. Quando lo stress è molto forte, può condurre allo sviluppo di patologie come il Disturbo da stress Post Traumatico. La terapia cognitivo-comportamentale dispone di diversi strumenti di dimostrata efficacia per intervenire su tali disturbi, non di rado molto invalidanti. Infine, un occhio di riguardo merita l’ambiente lavorativo: i ritmi frenetici a cui siamo sottoposti possono determinare l’insorgere di una sindrome da burn-out e l’esposizione al mobbing causa di frequente una forte reazione di stress nel lavoratore. Intervenire con una terapia risulta fondamentale per eliminare i sintomi e restituire all’individuo la possibilità di accedere alle proprie risorse e recuperare uno stato di benessere.

3.5 Citazione degli studi scientifici e statistici sull’idrofobia, depressione e stress Idrofobia

Riportiamo ora alcuni dati statistici relativi all’idrofobia, alla depressione ed allo stress.

3.5.1 Idrofobia 10

L'idrofobia, chiamata anche in alcuni casi talassofobia, è definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata per i liquidi, in particolare dell’acqua.Questo genere di fobia colpisce il 2,5% dei bambini e non ha una durata oltre l’adolescenza, ma può anche apparire dopo un incidente in età adulta.La paura degli idrofobici è essere sommerso in un ambiente acquoso. La maggioranza degli idrofobici non è in grado di nuotare e nei casi più gravi non riesce nemmeno a mettere la testa sott'acqua anche per brevissimi periodi. Imparare a nuotare costituirebbe un miglioramento e un passo verso il superamento della fobia.

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3.5.2 Depressione 11

La depressione colpisce nel mondo 121 milioni di persone, deteriorandone la capacità di lavoro e di relazione. Nella sua forma più grave può portare al suicidio ed è responsabile di 850.000 morti ogni anno.

3.5.3 Stress 12

Il lavoro o la sua mancanza è la prima causa di stress nel mondo (riguarda il 54% dei casi osservati): in Italia colpisce il 41% dei lavoratori, un valore superiore a quello di Gran Bretagna e Germania (27%), Francia (24%) e Spagna (22%). Le cause di stress lavorativo sono soprattutto la noia da routine e la pesantezza del superlavoro. La stima è dell’Eurispes che ha realizzato la mappa del lavoro e del superlavoro riferita al 2002, presentata oggi, evidenziando una spaccatura nel mercato del lavoro: solo poco più della metà degli occupati gode delle tradizionali tutele del lavoratore dipendente.

4. PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ “AQUALAUGHTER” 14

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Di seguito presentiamo l’AquaLaughter, la nascita dell’attività, l’acquafitness, attività sulla quale si basa la parte fisica e di movimento dell’AquaLaughter, i metodi di valutazione, i mezzi ed altri elementi come la ricerca e i riconoscimenti finora ottenuti.

4.1 Storia dell’attività

L’idea di unire i benefici della risata a quelli del movimento in acqua nasce da Sabina Gerin, tecnico FIN, a Milano nell’aprile del 2012. Durante il corso di formazione per diventare Laughter Yoga Leader (trainer di risate) della durate di due giorni ha potuto personalmente provare uno dei benefici della risata: la creatività. Ha iniziato a progettare un metodo per poter allenare corpo, emozioni e mente ridendo in acqua. Inizia subito una ricerca personale di sperimentazione prima su se stessa andando in acqua a ridere nuotando, facendo acquafitness, acquapilates e meditazione.

4.1.1 Acquafitness 15

Prima di continuare, è importante dire cosa sia l’acquafitness e spiegare quali siano i già noti benefici di questa attività ed in generale dell’attività fisica in acqua.

Quale significato racchiude il termine acqua-fitness? Riconosciamo in queste due parole il seguente significato:

Attività che si svolge in acqua in posizione ortostatica, il cui obiettivo consiste nel miglioramento del benessere psicofisico dell’individuo che lo pratica.

L’acqua fin dai tempi antichi è stata considerata come una fonte di benessere. L’insegnamento organizzato del nuoto ha avuto inizio solo verso la fine del XVII secolo e fino al XX secolo rimane una disciplina riservata a pochi circoli e classi molto ristrette. Solo successivamente nel corso degli anni il nuoto si è trasformato in attività ludico-sportiva, da qui in poi nascono e si evolvono numerose discipline acquatiche e a partire dal 1980, la riabilitazione fa il suo ingresso in acqua, si sviluppa così parallelamente, il concetto di ginnastica in acqua, dove si intuisce che questo elemento abbinato a movimenti dolci offre alle persone, la possibilità di muoversi con un minor carico sulle articolazioni e godere di molteplici benefici terapeutici.

Si passa così dal concetto “ginnastica in acqua” a quello moderno di “acqua fitness”.

Negli ultimi anni l’attività in acqua, ha visto riguadagnare molti punti di interesse da parte della popolazione rispetto alle discipline a secco, in piscina si possono praticare attività multilaterali

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divertenti che offrono diverse tipologie di stimoli, questo obbliga gli operatori di settore Laureati nelle Scienze Motorie a rimanere sempre aggiornati e a specializzarsi sempre più, in tipologie di attività sempre più specifiche. Il nuoto viene consigliato ad ogni età, ma ovviamente non tutti sanno nuotare, l’alternativa è quella di spostarsi verso un corso di acqua fitness, appare chiaro che utilizzare una cyclette in piscina per trarre tutti i benefici dell’allenamento coinvolgendo grandi masse muscolari è un ottima alternativa, anche per chi non sa nuotare. Le attività di acquafitness in acqua sono molteplici e differenti ed è possibile trovare quella adatta a soddisfare i propri bisogni o curare le patologie funzionali di cui si soffre, anche i non-nuotatori quindi possono trovare l’attività a loro più idonea.

Vantaggi dell’esercizio in acqua:

è un ottimo elemento in cui praticare attività fisica perché si riducono le pressioni articolari, l’esercizio in acqua viene indicato sia per ridurre tensioni sulle articolazioni di persone sane, che per soggetti che hanno bisogno di terapie riabilitative a seguito d’infortunio o che soffrono di patologie di tipo degenerativo.

l’allenamento in acqua è molto indicato, in caso di soggetti in sovrappeso, anziani e persone con disabilità;

l’allenamento svolto in un fluido risulta essere più intenso rispetto a quello sulla terra ferma, poiché la densità dell’acqua è maggiore di quella dell’aria, i movimenti effettuati con il corpo immerso sono più lenti, l’acqua si propone come un attrezzo di allenamento paragonabile a manubri e bilanciere.

l’attività fisica svolta in acqua è fonte di divertimento maggiore poiché si svolge in uno spazio delimitato che tende anche a incoraggiare i rapporti umani tra i partecipanti.

per gli anziani e le donne incinte, la pratica in acqua è positiva perché la forza di gravità è quasi nulla, quindi permette di alleggerire il peso senza che esso gravi sulle articolazioni.

Insomma è possibile affermare che la pratica dell’esercizio in ambiente acquatico ha innumerevoli vantaggi e nessuno svantaggio.

BENEFICI DEL LAVORO IN ACQUA

I vantaggi dovuti alla somministrazione di esercizio fisico svolto in acqua, sono riconosciuti in fisiologici e terapeutici.

Vantaggi fisiologici

L’acqua costringe ad una attività fisica globale;

Permette un miglioramento dell’attività cardio-respiratoria con una minore variabilità di frequenza cardiaca in relazione allo sforzo fisico, quindi significa che la frequenza cardiaca è inferiore rispetto a quando si esegue uno sforzo in un ambiente soggetto a forza di gravità;

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Permette un miglioramento della respirazione, la pressione dell’acqua influisce sul diaframma, rendendo difficoltosa l’espansione toracica e costringendo i muscoli inspiratori ad un lavoro più intenso;

Miglioramento della sfera emotiva: le persone che all’inizio in acqua si sentono insicure, con il passare del tempo diventano più sicure nei movimenti, migliorano il proprio equilibrio, inoltre le persone in sovrappeso si sentono più a loro agio, in quanto il loro corpo è nascosto dall’acqua;

L’acqua facilita il ritorno venoso dagli arti inferiori;

L’ambiente acquatico è ideale per il rilassamento, l’autocontrollo e la concentrazione.

Vantaggi terapeutici

Miglioramento della mobilità articolare;

Miglioramento del tono muscolare;

Minor carico sulle articolazioni dovuto alla diminuzione del peso corporeo;

Maggior drenaggio dei liquidi per l’effetto della pressione e del massaggio che l’acqua genera sulla cute, ciò migliora la circolazione;

Miglioramento dell’equilibrio;

Minor affaticamento e dolori post esercizio dovuti all’assenza della fase eccentrica, responsabile di microtraumi alle strutture muscolari;

Riduzione della possibilità di contrarre eventi traumatici.

QUALI SONO I VANTAGGI DELL’ATTIVITÀ’ IN ACQUA RISPETTO ALLA PRATICA TERRESTRE?

Minori rischi di infortunio;

Possibilità di controllare con maggiore gradualità lo sforzo durante il movimento;

Possibilità di effettuare con maggiore facilità alcune azioni motorie;

L’acqua facilita l’attività verso alcune categorie di persone (obesi, anziani) inoltre vi è la possibilità di poter ridurre i dolori articolari;

La pressione a cui è sottoposto il corpo immerso, facilita il ritorno venoso;

QUALI SONO LE MODIFICHE A CARATTERE FISIOLOGICO RISPETTO ALL’ATTIVITÀ TERRESTRE?

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In acqua, a parità di sforzo, la frequenza cardiaca è più bassa;

Si produce meno acido lattico e la sua rimozione è più rapida;

La pressione idrostatica sul torace determina un accorciamento della fase inspiratoria a favore di quella espiratoria;

I movimenti sono più lenti, si ha una diversa attività dei gruppi muscolari;

QUALI SONO LE VARIABILI CHE CARATTERIZZANO IL MOVIMENTO IN ACQUA?

La spinta idrostatica;

La pressione idrostatica;

La resistenza offerta dall’acqua;

LA SPINTA IDROSTATICA (spinta di galleggiamento)

Contrasta l’efficacia della forza di gravità, quindi il peso del corpo umano si riduce rispetto a quello presente nella posizione ortostatica sulla terra.Questa situazione porta a una riduzione del carico sulle articolazioni, ne consegue che:

Si ha una maggiore libertà e ampiezza dei movimenti;

Si ottiene un minore sforzo muscolare;

Si determina quindi una riduzione (o l’assenza) di dolore durante il movimento;

Si determina una facilitazione alla stazione eretta e alla deambulazione;

LA PRESSIONE IDROSTATICA

Nel corpo immerso in acqua, si determina un aumento della pressione intraddominale, che causa la risalita del muscolo diaframma verso l’alto e di conseguenza un aumento del carico di lavoro per i muscoli respiratori. La pressione idrostatica dunque, rende difficoltosa l’inspirazione e favorisce l’espirazione, sottoponendo la muscolatura inspiratoria ad un lavoro contro resistenza. Inoltre viene alterato il sistema propriocettivo, con conseguente diminuzione del tono muscolare e facilitazione del miorilassamento.

Tutto ciò obbliga la persona immersa a mettere in atto una serie di adattamenti sensoriali e motori per ritrovare in acqua, equilibrio e controllo del movimento. Infine si riduce il calibro dei vasi superficiali, con conseguente miglioramento del reflusso venoso, si facilita così il riassorbimento dei liquidi interstiziali, degli edemi e dei versamenti intra articolari.

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LA RESISTENZA

L’acqua ha una densità maggiore rispetto all’aria e determina una resistenza da 6 a 12 volte superiore, ciò significa che i movimenti diventano più lenti e che serve maggior forza per poterli eseguire. Attraverso l’esercizio fisico in acqua è possibile sottoporre la muscolatura ad un lavoro più intenso contro resistenza costante, rispetto ad una condizione a secco, in questo modo è possibile migliorare il tono muscolare obbligando il paziente ad un migliore controllo del movimento.

CONTRAZIONE MUSCOLARE IN ACQUA

L’acqua si comporta come se fosse una macchina isocinetica, si ha una contrazione isocinetica quando sia l’accorciamento sia la velocità del movimento sono costanti, questo tipo di contrazione è molto utilizzata nella terapia riabilitativa, poiché permette un’ottima attivazione muscolare e un ridotto livello di traumatismo sia per il tessuto muscolare sia per le componenti capsulo-legamentose e tendinee delle articolazioni. In acqua il movimento di un arto si effettua attraverso la contrazione di un determinato muscolo che subisce un accorciamento e avvicina gli estremi articolari, per ritornare nella posizione di partenza, dovrò contrarre il muscolo antagonista. In acqua quindi la forza di gravità non può esercitare la sua azione e la contrazione eccentrica non può avvenire. Si ha così la possibilità di eseguire esercizi mirati allo sviluppo di un buon equilibrio muscolare, poiché si vanno ad allenare contemporaneamente muscoli antagonisti contro la stessa resistenza: ad esempio se usate il bicipite per flettere il gomito, poi dovrete vincere la stessa resistenza con il tricipite per eseguire l’estensione dello stesso.

4.1.2 Ricerca e metodi di valutazione

Continuando il nostro percorso, parliamo ora della ricerca e dei metodi di valutazione dell’attività per finire con le controindicazioni.

In seguito, per poter sperimentare meglio il nuovo metodo, organizza esperienze di gruppo presso la Piscina Comunale di Monfalcone e al mare (Sistiana, Grado, Lignano, Marina Julia), ottenendo così riscontri molto positivi sull’efficacia dell’allenamento consapevole alla risata in acqua. Dalle persone l’attività viene definita: piacevole, divertente, efficace, nuova e coinvolgente. La testimonianza di una signora che dice ‘ridere in acqua mi ha aiutato ad entrare in acqua erano vent’anni che non entravo’ incoraggia Sabina Gerin a continuare la ricerca.

Dal 2015 al 2016 ha eseguito su un gruppo di 10 persone il seguente test di autovalutazione:

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d) Fig.4.1:L'autovalutazione AquaLaughter/LaughterWorks, uno strumento per facilitare le esperienze/emozioni autogenetiche: correla l'esperienza del partecipante con stati ed emozioni associati a 4 neurotrasmettitori (endorfina, serotonina, noradrenalina e dopamina).Georges Toscani

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3.8

4.0

4.2

4.4

4.6

4.8

5.0

AUTOVALUTAZIONE

PRIMA DOPO

e) Fig.4.2: Il grafico riporta i risultati del test dell'autovalutazione su un gruppo di 10 persone con frequenza una volta alla settimana da settembre 2015 a giugno 2016.

4.1.3 Da dove deriva il termine “AquaLaughter”

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Per poter diffondere in modo più rapido l’ideatrice sceglie di utilizzare l’unione di due parole in lingua inglese aqua=acqua e laughter=risata, per lei diventa fondamentale ridere tutti i giorni e quindi aggiunge al marchio altre due parole vital = vitale e nutrients=nutriente.

4.1.4 Riconoscimenti ottenuti

Nel maggio 2014 Sabina Gerin deposita il marchio AQUALAUGHTER ®. Nel giugno del 2014 si svolge, con il patrocinio della UISP, presso la Piscina Comunale di Monfalcone, il lancio ufficiale del metodo AquaLaughter con marchio registrato. Ottiene così anche il riconoscimento dalla Laughter Yoga University. A luglio del 2015 AquaLaughter® viene presentato a Firenze all' Aquafitness Days organizzato dalla European Aquatic Association.

Dal settembre 2015 presso la Piscina Comunale di Monfalcone, grazie ad Arca Nuoto, AquaLaughter entra a far parte della programmazione tutti i mercoledì alle 8:15 - 9:45 - 19:30.Ad aprile del 2016 AquaLaughter partecipa con un Workshop all’ Holistic Days EAA a Verona presso le terme AQUARDENS.A giugno 2016 AquaLaughter viene presentato al Rimini Wellness dalla CRUISIN e a settembre 2016 partecipa al Festival del benessere a Riccione organizzato sempre dalla CRUISIN.

4.1.5 A chi è rivolta?

Controindicazioni e conclusioni

In generale, per tutte le attività natatorie e relative è controindicato entrare in acqua in presenza di ferite, patologie dermatologiche, allergie al cloro, patologie contagiose e stati febbrili. In ogni caso, vale la regola del buon senso, l’istruttore deve essere un buon osservatore e deve essere preparato ad adattare il lavoro in funzione dei suoi allievi, nel caso di soggetti con particolari condizioni è consigliabile che l’allievo non superi la propria soglia di eccessivo affaticamento. In conclusione, svolgere dell’attività in acqua è possibile per una vasta gamma di utenti, anche se affetti da gravi patologie e condizioni di sovrappeso, i moderni impianti natatori di ultima costruzione, sono dotati di vasche con differente altezza e con fondo antiscivolo, questo rende più agevole la permanenza in acqua anche a persone che non sanno nuotare o che hanno timore dell’acqua, in questo modo possono sentirsi più sicuri e si riduce il timore di perdere equilibrio, dunque è possibile anche per questi individui beneficiare di tutti gli effetti positivi sopra elencati.

In particolare, l’attività è rivolta a tutti perché si basa sul principio che siamo tutti diversi, di conseguenza durante l’attività, ognuno ha la possibilità di sperimentare, riconoscere e rispettare i propri limiti fisici, emotivi e psicologici. Come verrà spiegato in seguito la capacità di ridere è allenabile per tutti, senza distinzioni. Esistono alcuni limiti fisici o psicologici che possono impedire l’attivazione motoria dei muscoli facciali come ad esempio paralisi o gravi deficit mentali.

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Per i suoi benefici è particolarmente consigliata a persone che desiderano superare patologie quali l’idrofobia, la depressione e lo stress, sopra spiegate.

f) Fig.4.3: L’AquaLaughter potrebbe esser inserito all’interno di un programma di attività fisica settimanale, 3-5 volte alla settimana, come indicato dalla grafico.

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4.2 Struttura di una lezione

Dopo aver introdotto l’attività della risata in acqua, entriamo ora nel vivo dell’argomento ed illustriamo la struttura di una lezione di AquaLaughter.

SESSIONE AQUALAUGHTER da 45 minuti

A RISCALDAMENTO

B RESPIRO CORPO-EMOZIONI-MENTE (QUI&ORA)

C VOCALIZZO / RITMO RISATA

D AGGIUNGO MOVIMENTO / COREOGRAFIA / GRUPPO / PERSONALE

E CORPO-EMOZIONI-MENTE (QUI&ORA) / CONDIVISIONE DI UNA PAROLA PER IL GRUPPO

4.3 Metodo

Il prossimo paragrafo tratta del metodo AquaLaughter.

Il metodo si basa sulla consapevolezza corporea, respiratoria e di conseguenza sul riconoscimento delle proprie capacità motorie in acqua, secondo gli schemi motori acquatici fondamentali, quali l’immersione del corpo, l’educazione respiratoria ed l’equilibrio statico e dinamico.

Il metodo è così strutturato:

entrata in acqua sistemazione nello spazio acquatico prima attivazione e motricità libera del corpo respirazione e motricità consapevole respirazione vocalizzata ritmo di R* mantenimento temporale R* combinazioni motorie sui diversi piani dello spazio (frontale, sagittale, trasverso) creazione di una coreografia personale rallentamento condivisione del vissuto in una parola uscita dall’acqua

R*= risata

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- Applicazione del metodo nei diversi contesti

Il metodo può subire delle modifiche in base alla temperatura dell’acqua, o se si tratta di lezioni individuali o di gruppo.

4.4 Mezzi/strumenti

Illustriamo ora gli strumenti che servono per una lezione di AquaLaughter.

- Strumenti “liquidi”

Piscina con altezza superiore a 80 cm e con temperatura superiore a 28 gradi.

L’attività può essere svolta in qualsiasi tipologia di vasca: ludica, natatoria e termale.

- Strumenti tecnici

Cinture e tubi galleggianti come aiuto per il galleggiamento verticale.

- Strumenti tecnologici

Attrezzatura per l’amplificazione della voce dell’istruttore durante l’attività: stereo, amplificatore, microfono.

4.4.1 Introduzione di un nuovo strumento

Un nuovo galleggiante: è ancora un’idea, ma con il diffondersi dell’attività vi è l’intenzione da parte dell’ideatrice di creare uno nuovo strumento per la pratica dell’AquaLaughter, un mezzo che garantisca comfort, che permetta allo stesso tempo un facile galleggiamento e che non sia tanto grande da rendere difficoltose le movenze in acqua alta.Vi è una collaborazione con l’architetto Giulia Comar per la progettazione e la creazione del nuovo attrezzo.

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4.5 Protocollo di formazione di leader di AquaLaughter

Insieme all’introduzione della nuova attività, il nostro studio vuole accennare anche al protocollo di formazione dei cosiddetti leader, gli istruttori di AquaLaughter.

4.5.1 Metodo di allenamento alla risata in acqua

Da cosa è composta la risata?

CORPOEMOZIONIMENTE Il corpo usa muscoli volontari e involontari sia per una risata volontaria consapevole che per una spontanea. L’aria entra ed esce dal corpo seguendo il ritmo respiratorio della risata con o senza uso della voce (diversi tipi di risata diversi ritmi di respirazione). Le emozioni che si possono provare e provocare durante la risata sono soggettive. La mente ha la capacità di ricreare la rappresentazione mentale, gesto motorio della risata, applicando l’immaginazione motoria.

4.5.2 Immaginazione motoria

Capacità di ricreare la rappresentazione mentale di un gesto motorio. Non riguarda solo la rievocazione di un gesto motorio. Viene infatti usata anche durante

l’esecuzione di un gesto motorio reale. E’ parte integrante dell’apprendimento motorio per cui si può definire un

«comportamento motorio». I Tipo-Immaginazione Esterna: Quasi esclusivamente visiva (sensoriale).

Si «osserva» nella rappresentazione mentale l’esecuzione del gesto eseguito da se stessi o da

un modello (Leader, Teacher, Master, istruttore, allenatore…).

4.5.3 Sessione AquaLaughter

Entriamo ora più nel dettaglio nelle fasi di una lezione:

1. Accoglienza2. Definizione3. Rispetto/Ascolto per se stessi

A. RiscaldamentoB. Respiro corpo-emozioni-mente (QUI&ORA)C. Vocalizzo/ Ritmo risata

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D. Aggiungo movimento/coreografia/gruppo/personaleE. Corpo-emozioni-mente (QUI&ORA) / condivisione di una parola per il gruppo

1. Rinforzo positivo2. Stimolo la curiosità per la volta successiva3. Ascolto feedback

Prima parte: Prima di entrare

1. Accoglienza: avvicinarsi, sorridere, salutare, dare la mano, presentarsi, farsi dire i nomi, presentare tra loro le persone, fare domande per conoscersi, mettere tutti a proprio agio, rendersi accoglienti e disponibili2. Definizione: metodo di allenamento della risata in acqua3. Rispetto/Ascolto per se stessi: molto importante, ognuno fa quello che riesce rispettando se stesso per le proprie capacità

Seconda parte: In acqua

A. Riscaldamento: entrare in acqua e camminare per mantenere caldo il corpo ( dispersione del calore corporeo )B. Respiro corpo-emozioni-mente ( QUI&ORA ): prendere consapevolezza del proprio respiro e dello stato fisico, emotivo e mentale ( occhi chiusi chi vuole )C. Vocalizzo/ ritmo risata: inserire la vocale “A” durante l’espirazione per prolungare la durata per poi passare al ritmo della risata “AH AH AH” ( uso tutte le vocali ) D. Aggiungo movimento/coreografia/gruppo/personale: inserire movimenti per gli arti superiori, inferiori, bacino, testa,ecc. A turno ogni partecipante propone un movimento con la propria risata e si crea una sequenza coreografica di movimenti personaliE. Corpo-emozioni-mente ( QUI&ORA )/ condivisione di una parola per il gruppo: prendere di nuovo consapevolezza dello stato fisico, emotivo e mentale ( occhi chiusi chi vuole ). Proporre di condividere con una parola il proprio stato

Terza Parte: Fuori dall’acqua

1. Rinforzo positivo: fare un complimento, un sorriso, uno sguardo ad ogni partecipante ( creare una relazione con tutti )2. Stimolo la curiosità per la volta successiva: “la prossima volta faremo…una cosa diversa, nuova, divertente, creativa, salutare, fantasiosa…”3. Ascolto feedback: dare la disponibilità ad ascoltare chiunque desideri fare domande, raccontare qualcosa, condividere. Salutare tutti!

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5. Finalità ultime dell’attività “AquaLaughter” e presentazione delle testimonianze pratiche

Dopo aver ampiamente spiegato l’essenza dell’attività, descriviamo ora gli obiettivi, i miglioramenti e citiamo alcune testimonianze pratiche di persone che hanno provato a ridere.

5.1 Percorso e miglioramenti

Attraverso un percorso personalizzato il soggetto idrofobico viene stimolato a riprodurre, grazie all’immaginazione motoria, l’atto motorio della risata durante l’immersione del corpo in acqua. Nel lungo periodo, le nuove esperienze in acqua ridendo permettono di creare un condizionamento positivo.

5.2 Premessa al video

Per poter comprendere appieno i benefici della risata è necessario sperimentarli personalmente, guardare un video di persone che ridono non dà la percezione di cosa si provi quando si ride in prima persona. Da un punto di vista culturale la risata non è ancora considerata un metodo di allenamento al benessere psicofisico. In Europa molte sono le credenze e i condizionamenti che portano a collegare la risata prolungata solo a individui con patologie.

5.3 Video 15

Il seguente link porta al video rappresentativo e di presentazione dell’attività AquaLaughter:

https://www.youtube.com/watch?v=xooK-K81Euk

5.4 Dichiarazioni rilasciate da persone che hanno superato l’idrofobia

Alcune delle persone che hanno in questi anni sperimentato la risata in acqua per superare in modo consapevole l’idrofobia dichiarano che la consapevolezza respiratoria generata dalla risata è un modo semplice per creare una migliore ossigenazione,

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concentrazione e buon umore. Aspetti questi molto importanti per migliorare le proprie abilità motorie acquatiche.

Savina (donna mezza età): ha iniziato a fare yoga della risata e questo l’ha aiutata a trovare il coraggio di imparare a nuotare, ora ride ogni volta che fa lezione di nuoto. Su richiesta del suo insegnante ha organizzato una lezione in acqua con la risata per tutto lo staff della piscina che frequenta.

Tonia (donna anziana): il medico le ha suggerito di imparare a nuotare e lei non era mai entrata in acqua. Da fumatrice la difficoltà per la respirazione era elevata. Dopo alcuni mesi ha raggiunto il suo primo grande obiettivo, percorrere una breve distanza in acqua senza l’affanno.

Leonardo (bambino): ogni singolo schizzo d’acqua sul viso lo terrorizzava. Dopo un paio di esperienze ridenti in acqua è riuscito a immergere tutto il viso.

5.5 Diffusione della risata in generale e della “Risata in acqua” nel mondo

Dopo una debita ricerca, abbiamo scoperto che la risata in acqua, è già diffusa, con altri metodi a noi non noti diversi dall’AquaLaughter, nei seguenti paesi del mondo:

Messico Australia Giappone India Thailandia Singapore Austria Francia Germania Spagna Cile Giappone

Le foto saranno inserite separatamente.

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6. La risata è veramente un atto involontario o è allenabile volontariamente?

Il capitolo a seguire tratta della nostra proposta, della conclusione a cui siamo giunti dopo aver eseguito il nostro studio sulla risata in acqua.

Arrivati a questo punto, dopo aver parlato della storia, degli effetti fisiologici benefici della risata e del metodo AquaLaughter, che trae ispirazione dalla Laughter Yoga, sorge spontanea una domanda:

La risata è veramente un atto involontario o è allenabile volontariamente?

6.1 Ridere e sorridere: le emozioni positive e il loro effetto sull’organismo 16

Noi esseri umani, nasciamo tutti con la capacità innata di ridere che si manifesta molto prima dell’acquisizione del linguaggio e della capacità di parlare; infatti i bambini iniziano a ridere molto prima che il loro cervello distingua se una cosa sia buffa o meno quindi non sempre il riso è connesso al divertimento mentale.

Il riso allenta la tensione e ci fa sentire più felici, si associa quindi a sensazioni positive; è sempre accompagnato da modificazioni fisiologiche benefiche che tutti possono vedere: gli occhi brillano e tutta la persona si illumina.

L’elemento fondamentale del ridere è la risata.

Ridendo vengono emessi suoni che sono espressione di una forma istintiva di comportamento geneticamente programmato, infatti sono brevi monosillabi di timbro vocalico, che fanno parte del vocabolario universale dell’uomo, dove indipendentemente dalla cultura/lingua di chi li utilizza, vengono riconosciuti.

La risata quindi, connette, mette in relazione, unisce gli esseri umani.

Sorriso e riso possono sembrare fenomeni diversi soltanto per l’intensità, infatti etimologicamente la parola “sorridere”, cioè “sub-ridere”, può suggerire come interpretazione di un riso a bassa intensità.

Per cui se il sorriso è una risata a bassa intensità, possiamo inoltre ipotizzare che il riso è lo stadio avanzato del sorriso, infatti se si può sorridere senza ridere, è difficile il contrario.

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6.1.1 Fisiologia della risata

Se osserviamo una persona in preda ad uno "scoppio di riso" possiamo notare:

bocca aperta, narici dilatate, occhi stretti e luminosi, testa e corpo che si muovono alternativamente avanti e indietro, spalle che si sollevano e si abbassano. respirazione convulsa, caratterizzata da emissioni d'aria a scatto con sonore

vocalizzazioni, seguite da lunghe inspirazioni e conseguente rilassamento guidate dal diaframma;

cervello molto irrorato di sangue, anche grazie all'azione dei muscoli facciali che si contraggono e si rilassano.

g) Fig.6.1: L’ideatrice Sabina Ivana Gerin durante una lezione di AquaLaughter.

Esiste una differenza fondamentale nel concetto di risata: la volontarietà. Ci sono studi scientifici che hanno dimostrato, come è già stato spiegato, che a livello centrale il nostro sistema nervoso non differenzia la risata: le sostanze chimiche rilasciate sono sempre le stesse. Invece, noi possiamo distinguere consciamente due atti motori:

risata involontaria, spontanea e riflessa: il ridere noto a tutti, caratterizzato da una reazione ad uno stimolo o ad una serie di suoni/parole comiche; usato anche come “farmaco” ed in generale che porta benessere alle persone.

risata volontaria: il ridere auto-provocato, il punto centrale del nostro studio.

La successiva domanda è: essendo la risata un atto che può essere sia involontario che volontario, è una capacità allenabile?

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6.2 Risata: una nuova abilità motoria (capacità innata --> abilità motoria allenabile)

Com’è già stato spiegato, il ridere è una capacità innata di ognuno di noi, è sia involontaria che volontaria: la volontarietà è un elemento che potrebbe far pensare ad un gesto allenabile come la forza, la resistenza ed altre capacità motorie. “La risata è una capacità motoria!”: questa affermazione sembra inappropriata, perché il ridere non è mai stato accostato alle “canoniche” capacità motorie sopra dette, ma essa è volontaria e fa parte dell’insieme di elementi che si porta dietro l’essere umano per natura, quindi entra di diritto a far parte di questo insieme.

6.3 Definizione finale della risata

La risata potrebbe quindi entrare a far parte delle capacità motorie, divenendone il terzo gruppo, oltre a quelle condizionali e quelle coordinative. Tutte le capacità motorie possono essere affinate, allenate, tramite la ripetizione ad esempio e danno vita alle abilità motorie se sviluppate ed intrecciate assieme, come spiegato pocanzi.

Dove si posiziona la risata all’interno di questo concetto? La possibile volontarietà della risata le dà di fatto la caratteristica di essere allenabile. L’esercizio porterà ad un sviluppo del gesto “ridere”, e di conseguenza le darà il nome di abilità motoria migliorabile con la ripetizione.

7. Introduzione di un nuovo termine: “Idrogelotologia”

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Dopo aver condotto il nostro studio sulla risata in acqua, uno studio di gelotologia in acqua, siamo arrivati alla conclusione che usare il termine gelotologia sia impreciso, una definizione generale per uno studio particolare come il nostro: La risata volontaria in acqua: una nuova abilità motoria.Prima di introdurre il nuovo termine ricordiamo alcune caratteristiche e differenze fra l’attività fisica in acqua e quella terrestre.

QUALI SONO LE MODIFICHE A CARATTERE FISIOLOGICO RISPETTO ALL’ATTIVITÀ TERRESTRE?

- In acqua, a parità di sforzo, la frequenza cardiaca è più bassa;

- Si produce meno acido lattico e la sua rimozione è più rapida;

- La pressione idrostatica sul torace determina un accorciamento della fase inspiratoria a favore di quella espiratoria;

- I movimenti sono più lenti, si ha una diversa attività dei gruppi muscolari.

QUALI SONO LE VARIABILI CHE CARATTERIZZANO IL MOVIMENTO IN ACQUA?

- La spinta idrostatica;

- La pressione idrostatica;

- La resistenza offerta dall’acqua.

La scienza che studia la risata e le sue applicazioni in tutti i contesti viene definita con il termine gelotologia, al fine di poter definire in modo più specifico il contesto acquatico con le relative caratteristiche sopra elencate è necessario aggiungere al termine gelotologia il prefisso idro-, parola di origine greca, il cui significato è acqua.

Di conseguenza nasce l’Idrogelotologia.

7.1 Blue Mind. Mente e acqua 17

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A sostegno delle ragioni esplicate in precedenza, riportiamo il libro di Wallace J. Nichols, “Blue Mind. Mente e acqua”

Wallace J. Nichols

Blue Mind è un distillato di evidenze neuroscientifiche, un percorso nella biologia evolutiva e nella ricerca medica, nei processi fisiologici e cerebrali che si innescano quando entriamo in connessione con l'acqua. Attingendo alle neuroscienze Nichols dimostra con precisione che la vicinanza con l'acqua è fondamentale per migliorare le prestazioni in molti ambiti, aumentare la calma e diminuire l'ansia, ampliare la creatività aumentare la generosità e la compassione, accrescere il successo personale, migliorare la nostra salute e rafforzare la nostra connessione con il mondo della natura.

8. Conclusione

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Il nostro studio, la proposta della risata come un’abilità motoria, la presentazione di AquaLaughter: tutto è nato da una semplice conversazione tra il sottoscritto e Sabina Ivana Gerin, istruttrice di nuoto, Teacher di Yoga della risata ed in seguito ideatrice di AquaLaughter.

L’analisi da noi condotta ha voluto valutare, nella maniera più scientifica possibile, cosa sia realmente la risata, se semplicemente una reazione ad uno stimolo, od una capacità motoria che diventa abilità grazie all’allenamento, come siamo arrivati a concludere con la nostra proposta.

Abbiamo dato una connotazione scientifica all’attività creata da Sabina: l’AquaLaughter è uno dei tanti metodi possibili per ridere in acqua, semplicemente.

Abbiamo messo davanti a noi degli obiettivi: che patologie (principali) potessero migliorare o addirittura curare la risata ed il metodo da noi proposto (idrofobia, depressione, stress). Abbiamo analizzato i risultati delle sessioni di AquaLaughter con delle tabelle di autovalutazione.

Il nostro augurio è che le persone riescano a superare le proprie paure, parlando quindi specialmente dell’idrofobia, provando a ridere consciamente e volontariamente in acqua, allenando il proprio corpo e la propria mente a non restare chiusi.

Questo studio ha posto la necessità di creare un nuovo termine per gli studi che verranno eseguiti sugli argomenti “risata” ed “acqua”: Idrogelotologia.

Il nostro si rivela come uno studio pilota per altri che avverranno in futuro: siamo solo all’inizio.

8.1 Elenco eventi

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Di seguito vengono presentati gli eventi in ordine cronologico dell’attività AquaLaughter, dalla nascita fino a giugno 2017.

Dal 2012 SESSIONI DI YOGA DELLA RISATA IN PISCINA CON IL GRUPPO DEL CLUB DELLA RISATA DI MONFALCONE

2014 maggio REGISTRAZIONE E DEPOSITO MARCHIO AquaLaughter® 2014 giugno PRESSO LA PISCINA COMUNALE DI MONFALCONE

(con il patrocinio della UISP) PRIMA SESSIONE AquaLaughter® 2014 agosto SESSIONI una volta la settimana presso la Piscina Comunale di Monfalcone 2014 agosto settembre sessioni al mare spiagge di Sistiana, Marina Julia, Grado e

Lignano. 2015 gennaio presentazione AquaLaughter® piscina di Maniago 2015 aprile CERTIFICAZIONE AquaLaughter® a BIBIONE 2015 aprile CERTIFICAZIONE AquaLaughter® e LAUGHTER YOGA LEADER a CALUSO (TO) 2015 giugno CERTIFICAZIONE AquaLaughter® A ABANO TERME 2015 settembre CERTIFICAZIONE AquaLaughter® e LAUGHTER YOGA LEADER A

PESCHIERA BORROMEO (MI) 2015 luglio presentazione AquaLaughter® a Firenze all' Aquafitness Days organizzato

dalla European Aquatic Association Dal 2015/2016 da settembre a giugno in Piscina Comunale di Monfalcone AquaLaughter

il mercoledi 8:15 - 9:45 - 19:30 2016 aprile partecipato con AquaLaughter Holistic Days EAA Verona presso le terme

AQUARDENS 2016 maggio organizzazione dell’evento "Giornata mondiale della risata per la Pace"

presso la Piscina comunale di Monfalcone 2016 organizzazione Rain Water For Unity con CERTIFICAZIONE LAUGHTER YOGA in

TEAM e collegamenti Skype internazionali con Madan Kataria e i Teacher da tutto il mondo

2016 giugno presentazione di AquaLaughter e LaughterWorks al Rimini Wellness con la CRUISIN

2016 CERTIFICAZIONE AquaLaughter® A PERUGIA con Elisa De Meo e Michele Folco 2016 agosto CERTIFICAZIONE AquaLaughter ® A SAN PIETRO IN ELDA (MO) 2016 settembre partecipazione al Festival del Benessere a Riccione con la CRUISIN Dal 2016/2017 da settembre a giugno in Piscina Comunale di Monfalcone AquaLaughter

il mercoledi 8:15 - 9:45 - 19:30 2016 ottobre dimostrazione AquaLaughter allo staff acquafitness Arca Nuoto durante

l’aggiornamento ad Oderzo 2017 febbraio sessione AquaLaughter a Fano presso la piscina Aquafitness 2017 marzo presentazione AquaLaughter presso la Parafarmacia Erboristeria Amelie a

Staranzano 2017 aprile sessione AquaLaughter a Fano presso la piscina Aquafitness 2016 maggio organizzazione dell'evento "Giornata mondiale della risata per la Pace"

presso la Piscina comunale di Monfalcone 2017 maggio partecipato con AquaLaughter Holistic Days EAA Verona presso le terme

AQUARDENS 2017 giugno CERTIFICAZIONE AquaLaughter® a ROMA 2017 5 agosto Marina Julia Beach Festival bye Sport Megazine FVG 2017 6-8 ottobre Laughter Convention USA Illinois

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2018 6 maggio IV edizione Giornata Mondiale della risata per la pace in acqua presso la Piscina Comunale di Monfalcone

2018 16-17 giungo Bologna Corso di Certificazione AquaLaughter Leader

9. Fonti bibliografiche e sitografiche

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1) “La risata nella storia”, http://www.accademiadellarisata.it/ricerca.asp , Dott. Alessandro Bedini.

2) A cura di Cudini Valeria, “La Risoterapia”, http://www.benessere.com/salute/arg00/risoterapia.htm, benessere.com articoli.

3) “Cosa sono i neuroni specchio?”, http://neuroni-specchio.blogspot.it/2012/11/cosa-sono-i-neuroni-specchio_15.html, Chincarini Elena, Livio Federica, Permunian Giulia

4) Dottor De Pascalis Pierluigi, “Le capacità e le abilità motorie, Le capacità motorie di un individuo, il gruppo delle capacità condizionali e delle capacità coordinative”, http://www.nonsolofitness.it/scienza-e-movimento/sviluppo-psicomotorio-in-eta-evolutiva/le-capacita-e-le-abilita-motorie.html, Pierluigi De Pascalis.

5) Cremonesi Federico, relatrice Dott.ssa Fanton Elena, tesi di laurea “Il Benessere del ridere”, http://tesi.cab.unipd.it/50904/1/Cremonesi.Federico.1047600.pdf.

6) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed, Pubmed, NCBI.

6a) Wagner H., Rehmes U., Kohle D. & Puta C., “Laughing: A Demanding Exercise for Trunk Muscle”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24246140.

6b) Bennett PN, Parsons T, Ben-Moshe R, Weinberg M, Neal M, Gilbert K, Rawson H, Ockerby C, Finlay P, Hutchinson A, “Laughter and humor therapy in dialysis”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24467450.

6c) DeCaro DS, Constantine Brown JL, “Laughter Yoga, Adults Living With Parkinson׳s Disease, and Caregivers: A Pilot Study”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27033323.

6d) Miles C, Tait E, Schure MB, Hollis M, “Effect of Laughter Yoga on Psychological Well-being and Physiological Measures”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26878677.

6e) Farifteh S, Mohammadi-Aria A, Kiamanesh A, Mofid B, “The Impact of Laughter Yoga on the Stress of Cancer Patients before Chemotherapy”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25628838.

6f) Yazdani M, Esmaeilzadeh M, Pahlavanzadeh S, Khaledi F, “The effect of laughter Yoga on general health among nursing students”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24554958.

6g) Dolgoff-Kaspar R, Baldwin A, Johnson MS, Edling N, Sethi GK, “. Effect of laughter yoga on mood and heart rate variability in patients awaiting organ transplantation: a pilot study”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22894892.

6h) Shahidi M, Mojtahed A, Modabbernia A, Mojtahed M, Shafiabady A, Delavar A, Honari H, “Laughter yoga versus group exercise program in elderly depressed women: a randomized controlled trial”, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20848578.

7) “Aqualaughter”, http://www.yogadellarisata.it/aqualaughter/, Laura Toffolo.

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8) Celito Marcello, “Idrofobia: quando e perché si ha paura dell’acqua”, http://www.fobiasociale.org/idrofobia-paura-acqua.htm, Fobia Sociale.

9) “Depressione: che cos'è la depressione, quali sono i trattamenti più efficaci e le modalità di cura. Sintomi e diagnosi per la depressione”, http://www.stateofmind.it/tag/depressione/#articoli, Giovanni Maria Ruggiero.

“Lo stress è una risposta psicofisica a compiti anche diversi tra loro, di natura emotiva, cognitiva o sociale, che la persona percepisce come eccessivi”, http://www.stateofmind.it/tag/stress/, Giovanni Maria Ruggiero.

10) “Idrofobia”, https://www.psicologi-italiani.it/dizionario-di-psicologia/i/significato-psicologico-del-termine-idrofobia.html, Psiconline®.

11) “Le statistiche mondiali della depressione”, http://www.lescienze.it/news/2011/07/26/news/le_statistiche_mondiali_della_depressione-551224/, Le Scienze S.p.A.

12) “Rapporto Eurispes: il lavoro, prima causa di stress nel mondo. In Italia colpisce il 41% dei lavoratori”, http://www.edscuola.it/archivio/statistiche/eurispes_lavoro_03.htm, Educazione & Scuola, Dario Cillo.

13) Gerin Sabina Ivana, istruttrice di nuoto FIN, Teacher di Laughter Yoga ed ideatrice di AquaLaughter.

14) Mauri Rubens Mario, “Acquafitness e nozioni da avere in tasca”, https://www.shakeworld.eu/single.php?title=acqufitness-e-nozioni-da-vivere-in-tasca&id=26, Shake World.eu, Colombo Alessandro, Ruben Mario Mauri, Jacopo Nicolò Mauri, Jacopo Negro Cusa.

15) Video AquaLaughter: https://www.youtube.com/watch?v=xooK-K81Euk.

16) “Ridere e sorridere: le emozioni positive e il loro effetto sull’organismo”, http://www.clownterapia.joomlafree.it/index.php?option=com_content&view=article&id=13&Itemid=20, Clownterapia, Murdok.

17) W. J. Nichols, “Blue Mind. Mente e acqua”, Macro Edizioni, 2016, https://books.google.it/books/about/Blue_Mind_Mente_e_acqua.html?id=PmdsrgEACAAJ&redir_esc=y&hl=it.

10. Illustrazioni

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a) Fig. 2.1: Piccolo muscolo appiattito, di forma allungata, triangolare, con il vertice in connessione con la commessura delle labbra. È innervato dal nervo facciale. La contrazione sinergica dei muscoli r. ai due lati fa atteggiare le labbra al sorriso, onde il nome, coniato da G. Santorini.

b) Fig.2.2: Le capacità motorie, elementi determinanti la prestazione motoria e sportiva.

c) Fig.3.1: L’acqua, l’elemento che crea il disturbo dell’idrofobia.

d) Fig.4.1:L'autovalutazione AquaLaughter/LaughterWorks, uno strumento per facilitare le esperienze/emozioni autogenetiche: correla l'esperienza del partecipante con stati ed emozioni associati a 4 neurotrasmettitori (endorfina, serotonina, noradrenalina e dopamina).Georges Toscani

e) Fig.4.2: Il grafico riporta i risultati del test dell'autovalutazione su un gruppo di 10 persone con frequenza una volta alla settimana da settembre 2015 a giugno 2016.

f) Fig.4.3: L’AquaLaughter potrebbe esser inserito all’interno di un programma di attività fisica settimanale, 3-5 volte alla settimana, come indicato dalla grafico.

g) Fig.6.1: L’ideatrice Sabina Ivana Gerin durante una lezione di AquaLaughter.

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