· Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel...

109
ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di Laurea in SCIENZE POLITICHE, SOCIALI E INTERNAZIONALI HONG KONG: INTEGRAZIONE O SINIZZAZIONE? Analisi sul grado di autonomia della Regione Amministrativa Speciale cinese RELATORE: Prof. Antonio Fiori PRESENTATA DA: Jessica Milano SESSIONE UNICA ANNO ACCADEMICO 2018/19

Transcript of  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel...

Page 1:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI

Corso di Laurea inSCIENZE POLITICHE, SOCIALI E INTERNAZIONALI

HONG KONG: INTEGRAZIONE O SINIZZAZIONE?

Analisi sul grado di autonomia della Regione Amministrativa Speciale cinese

RELATORE:Prof. Antonio Fiori

PRESENTATA DA:Jessica Milano

SESSIONE UNICA ANNO ACCADEMICO 2018/19

Page 2:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

1

IndiceIntroduzione........................................................................................................................................................21 Hong Kong: da Porto Britannico a Regione Speciale della Repubblica Popolare Cinese..........................3

1.1 Hong Kong è un Sistema Ibrido..........................................................................................................31.2 Cenni Storici.......................................................................................................................................3

1.3 Tappe della Transizione di Hong Kong..............................................................................................5

1.4 Assetto Politico del “Porto Profumato” nell’Epoca Coloniale...........................................................7

1.5 Funzionamento della HKRAS............................................................................................................92 Hong Kong tra Proteste e Tentativi di Riforma........................................................................................15

2.1 Espressione del Dissenso a Hong Kong............................................................................................152.2 La Società Civile Hongkonghese contro la Legge sulla Sicurezza Nazionale.................................17

2.3 Primi Tentativi di Riforma e Inasprimento dei Rapporti tra la Popolazione e l’Élite al Governo....192.4 Il Movimento Contro l’«Educazione Morale e Nazionale» e Scholarism........................................222.5 Il Movimento degli Ombrelli............................................................................................................23

2.6 Riflessioni sul Movimento degli Ombrelli.......................................................................................272.7 2019: Hong Kong contro la Legge per l’Estradizione......................................................................29

3 Sinizzazione e Progressiva Perdita di Autonomia nella RAS...................................................................313.1 Integrazione Socio-Economica: l’Invasione di “Locuste” e le Grandi Opere Infrastrutturali..........31

3.2 Integrazione Culturale: il Cantonese, l’Educazione Patriottica e i Limiti dei Media.......................36

CONCLUSIONE..............................................................................................................................................44

BIBLIOGRAFIA..............................................................................................................................................46

Page 3:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

2

Introduzione

«马照跑舞照跳» (I cavalli continueranno a correre e le persone a danzare) è una citazione di Deng

Xiaoping da collocare nel periodo in cui iniziarono i negoziati per la “ripresa dell’esercizio della

sovranità su Hong Kong”. Il leader si riferiva alle due grandi passioni che da tempo accendevano gli

animi degli abitanti di Hong Kong: le corse di cavalli nella Happy Valley e la frizzante vita notturna

dei night club. Il messaggio che si voleva trasmettere è l’idea di un cambiamento graduale, nulla di

brutale né istantaneo, che la colonia inglese avrebbe dovuto affrontare per tornare sotto la

giurisdizione cinese. Una lunga serie di promesse disattese comincia con la Sino-British Joint

Declaration che, a parole, sarebbe stata a garanzia di un alto livello di autonomia conferito alla

nuova HKRAS (Regione Amministrativa Speciale).

Il percorso che mi propongo di affrontare qui di seguito avrà come obiettivo l’analisi del

processo di “sinizzazione” di Hong Kong, ovvero dell’assimilazione politica, economica, sociale e

culturale del cosiddetto “Porto Profumato” da parte del gigante cinese.

Nel primo capitolo, dopo una breve contestualizzazione storica, descriverò il processo di

negoziazione per il ritorno di Hong Kong alla Cina, da cui la voce della popolazione locale fu

totalmente esclusa. Seguirà poi una descrizione dell’assetto politico della HKRAS stabilito con la

Basic Law (“One Country, Two Systems”). Nel secondo capitolo riporterò una serie di eventi che

ho identificato come effetti della mancata partecipazione locale alla transizione, oltre che delle

suddette promesse sistematicamente disattese. Prenderò in esame i fatti del 2003 (protesta contro il

tentativo di emendamento dell’Art. 23 sulla Pubblica Sicurezza), la proposta di riforma del governo

di Hong Kong del 31 agosto 2014 a seguito delle richieste riguardo al suffragio universale e il suo

rifiuto da parte popolare che sfocia nella radicalizzazione di Occupy Movement, supportato poi

dagli studenti. L’evento passerà alla storia con il nome di Movimento degli Ombrelli. Terminerò

con un breve accenno alle proteste per la Legge di Estradizione che, mentre scrivo, stanno

scuotendo l’ex colonia britannica. Nel capitolo finale mi concentrerò sulle misure d’integrazione

economica, sociale, culturale e politica messe in atto dalla Repubblica Popolare. Alcuni tra gli

esempi concreti su cui mi soffermerò sono l’esclusione dal Consiglio legislativo di quattro deputati

democratici (2016); il progetto di costruzione di una “Greater Bay Area”, di cui è parte il

recentemente inaugurato ponte che funge da collegamento tra Zhuhai-Macao-Shenzhen e l’ondata di

turisti e lavoratori cinesi, che grazie al “one-way permit” entrano ad Hong Kong ogni giorno per

stanziarvisi definitivamente.

Page 4:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

3

1 Hong Kong: da Porto Britannico a Regione Speciale della Repubblica Popolare Cinese

1.1 Hong Kong è un Sistema Ibrido

Definire il peculiare regime vigente a Hong Kong non è semplice. Secondo Mathew Wong (2017),

ricercatore hongkonghese, si tratta di un sistema ibrido: sebbene non si possa parlare di regime totalmente

democratico, infatti, esso possiede innegabilmente alcuni elementi che ostacolano la sua classificazione tra

i regimi autoritari. Citando i ricercatori O’Donnel e Schmitter, Wong definisce la HKRAS come un ibrido

di tipo “autoritario liberale”: l’esistenza di libertà civili e di uno stato di diritto sono bilanciati da una

mancanza (pur non totale) di diritti politici. Prendendo invece in considerazione gli studi più recenti di

Levitsky e Way (2002), Hong Kong può essere etichettato come regime ibrido del tipo “autoritario

competitivo”: esistono elezioni competitive, ma la classe dirigente ha una certa influenza sull’andamento

delle stesse. Inoltre, la negazione dei diritti politici avviene in modo velato (tramite cooptazione per

esempio). Tuttavia, nel momento in cui l’interferenza della classe dirigente diventa eccessiva, essa può

incorrere in serie contestazioni, deleterie per la stabilità del potere. Anche Richard Bush (2016), studioso

di Cina, si riferisce a Hong Kong definendolo un sistema ibrido: un misto tra uno stato di diritto da un lato,

comprendente diritti politici e civili, e una democrazia elettiva dall’altro (seppur solo parziale). Anche in

termini sociali è riscontrabile una condizione d’ibridismo, continua Bush, in quanto se sono certamente

rintracciabili sul territorio i valori propri della tradizione confuciana cinese, come l’attaccamento alla

famiglia e un forte materialismo, tipico della Cina moderna, gli hongkonghesi, che pure si riconoscono

come appartenenti all’etnia cinese, tendono a prendere le distanze dai loro vicini della Cina Continentale.1

Per finire, vi è poi una dimensione anche economica dell’ibridismo: la coesistenza di un sistema capitalista

e un’economia di mercato, accettata formalmente dalla Cina comunista, la quale pure dal 1979 si è aperta

al commercio globale rivendicando le proprie “caratteristiche cinesi”.

1.2 Cenni Storici

Per comprendere cosa spinge ancora oggi gli abitanti di Hong Kong a mobilitarsi contro il governo locale

e centrale è imprescindibile uno sguardo al passato, utile anche per osservare come Oriente e Occidente si

intersechino qui, giungendo ad una sintesi peculiare nella prospettiva geopolitica attuale.

Hong Kong si distaccò dalla Cina con la prima Guerra dell’Oppio (1840-42), risultato di uno scontro

tra le mire espansioniste britanniche e il desiderio della dinastia Qing di dettare le proprie regole

1 Si inserisce qui un interessante discorso sull’identità. Nonostante gli sforzi della RPC, infatti, il patriottismo “con caratteristiche cinesi” a Hong Kong ancora stenta a mettere radici. I cinesi provenienti dal continente vengono percepiti come “others”, solitamente privi di educazione, autoritari e corrotti. (Chan, 2003) Questa percezione di essere altro dai vicini cinesi scaturisce sicuramente dalla differenza di usi e costumi, ma anche dalle esperienze storiche molto differenti: gli hongkonghesi di oggi sono figli e nipoti di dissidenti maoisti, che nulla volevano spartire con i connazionali.

Page 5:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

4

commerciali, soprattutto riguardo le importazioni di oppio, diventato ormai una piaga sociale nell’Impero

Celeste. Questo episodio accentuò il processo che, con il colonialismo, stava portando all’ascesa

dell’Occidente e al declino della Cina. A seguito della prima Guerra dell’Oppio, l’Impero Britannico

acquisì la parte meridionale dell’attuale territorio della RAS: Hong Kong Island. Seguì la seconda Guerra

dell’Oppio (1856-60) grazie a cui la Gran Bretagna, nuovamente vittoriosa, ottenne la regione di

Kowloon. L’acquisizione del territorio da parte inglese fu completata nel 1898 con i New Territories,

ceduti ai britannici in forma di un mandato della durata di 99 anni.

Il periodo coloniale inglese (interrotto dalla breve occupazione giapponese durante la Seconda

Guerra Mondiale) fece di Hong Kong un centro economico e finanziario, punto d’incontro tra Occidente e

Oriente. Prevalse in tutto il periodo un forte senso di superiorità tipicamente eurocentrica, con cui si

giustificò l’esclusione della popolazione dall'amministrazione pubblica. L’approccio scelto fu quello

cosiddetto minimalistico: scarsa attenzione venne rivolta alla popolazione locale e alla sua cultura,

considerata incompatibile con i valori della civiltà occidentale. L’unico punto d’incontro tra i governatori

inglesi e la popolazione locale, in questo periodo, si identificava nell’élite di businessmen e di leader locali

rappresentanti le varie corporazioni. La gestione effettiva della colonia hongkonghese risulta dunque

piuttosto contraddittoria se la si rapporta con la lunga tradizione democratica britannica.2 Tale approccio

svolse un ruolo fondamentale nella caratterizzazione della colonia come “politicamente apatica” (Yep,

2018). Un’apatia che forse oggi si sta affievolendo per lasciare posto, se non ad una coscienza politica, ad

una più forte consapevolezza. Il senso di apatia è riconducibile all’assoluta mancanza di prospettive di

governo da parte della popolazione di Hong Kong, costituita in quel momento principalmente da dissidenti

cinesi e migranti in fuga dalla guerra civile che si stava combattendo nella Cina continentale. Il numero di

rifugiati politici aumentò poi, dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese (1949). La

succitata mancanza di coscienza politica sembrò essere momentaneamente smentita durante i disordini del

1967, che decretarono una vera e propria svolta nella politica amministrativa della colonia sotto

MacLehose (1971- 1982); un periodo che verrà ricordato come la Golden Era. In questo arco di tempo

furono varate diverse riforme: dall’introduzione della sanità pubblica, all’educazione primaria gratuita, ad

un sistema di case popolari facilmente accessibili. Vennero apportati miglioramenti anche alla rete di

trasporti interna e internazionale, favorendo i mercati globali. È a questo punto che i rifugiati, scappati

dalla Cina continentale, si stabilirono definitivamente in territorio hongkonghese, acquisendo un’identità

differente dai connazionali

2 Non mi è possibile in questa sede di fare digressioni sull’epoca coloniale; mi sembra tuttavia doveroso far riferimento all’inesattezza con cui oggi, principalmente le giovani generazioni guardano all’epoca coloniale, quasi rimpiangendola. È bene specificare che l’epoca coloniale inglese, istituzionalmente parlando, non garantiva un maggior livello di democrazia rispetto ad oggi. L’amministrazione era nelle sole mani di membri ex-officio in

Page 6:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

5

aggiunta ad altri scelti dalla Corona d’Inghilterra. La cooptazione era un metodo di governo esercitato per mero scopo utilitaristico al fine di ridurre al minimo il malcontento.

Page 7:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

6

rimasti in balia del regime Maoista.

La via socialista era sempre più lontana dalla realtà politica di Hong Kong, che aveva ormai

intrapreso la strada del capitalismo globale. Secondo l’analisi di Richard C. Bush (2016), questa “Nuova

Cina” forniva una valida e più accettabile alternativa, che spingeva i nuovi residenti a prendere le distanze

da quanto accadeva nella Cina continentale. Hong Kong, divenuto un luogo di rifugio e simbolo di

prosperità, costituiva tuttavia territorio fondamentale per la Cina Maoista che, in primo luogo, guardava al

suo successo in termini di sfida ideologica; in secondo, traeva benefici da esso sia a livello economico,

tramite le periodiche rimesse inviate dai migranti hongkonghesi ai propri parenti, che in termini

diplomatici, dall’utilizzo del “Porto Profumato” come luogo di contatto con l’amministrazione di Taiwan.

Per questo motivo fin dagli anni Venti del Novecento si registrò a Hong Kong un’influenza del Partito

Comunista Cinese, che venne palesemente allo scoperto in seguito ai sopracitati disordini del 1967. Il

diretto coinvolgimento di Pechino nelle dinamiche di Hong Kong è rintracciabile nella dichiarazione

dell’allora Ministro degli Affari Esteri, nel supporto economico conteggiato in 20 milioni di dollari e nelle

proteste di massa organizzate in quel periodo nelle varie città cinesi. Le ragioni di questa vera e propria

mobilitazione anticoloniale, partita da una semplice protesta contro l’aumento dei prezzi del traghetto,

sono da rintracciare nella mancanza di comunicazione tra l’élite coloniale e la popolazione. La

cooptazione al governo dei gruppi cinesi più abbienti da parte inglese, infatti, fungeva da strumento

d’integrazione delle élite verso altre élite, continuando a ignorare la popolazione locale. Nel 1967, per la

prima volta, l’amministrazione coloniale realizzò di essere davanti ad una “integration crisis” (King,

1975).

Chiaramente, in termini ideologici, anche la Rivoluzione Culturale in atto in quel momento in Cina

fu di grande ispirazione per i rivoltosi.

La morte di Mao Zedong (1976) e la successiva amministrazione di Deng Xiaoping aprirono

gradualmente la Cina all’economia di mercato e la proiettarono nel contesto delle relazioni internazionali

con un ruolo sempre più attivo. Riguardo alla situazione di Hong Kong, il Governo Centrale cambiò la

propria linea. Nell’epoca Maoista si sposava la politica del “long- term planning and full utilization”,

ovvero si posticipava indefinitamente la data del ritorno di Hong Kong, continuando comunque a sfruttare

a pieno le sue risorse economiche (Yep, 2009). Deng Xiaoping si pose a capo di una linea più decisa che

guardava al 1997, anno in cui la concessione relativa ai New Territories sarebbe scaduta.

1.3 Tappe della Transizione di Hong Kong

Si parlò pubblicamente del ritorno di Hong Kong, per la prima volta nel 1979 quando il già citato

governatore MacLehose incontrò il nuovo leader cinese, pronto a far valere i propri diritti sulla colonia.

Dopo l’incontro, passerà alla storia la celebre frase del governatore che introdusse l’argomento del

Page 8:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

7

“ritorno” fra la popolazione, rassicurandola del fatto che “they should put their hearts at ease” (citando

Deng) riguardo al

Page 9:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

8

futuro della colonia.3 Iniziarono così, dall’anno successivo, i negoziati tra la Repubblica Popolare di Deng

Xiaoping e la Gran Bretagna di Margaret Thatcher. Quest’ultima aveva inizialmente adottato un approccio

legalista: si dichiarava pronta ad assecondare il desiderio di Deng ma nel mero rispetto dei trattati conclusi

nel 1898, i quali concedevano alla Corona la sovranità sulla zona dei New Territories, per un periodo

limitato di 99 anni. La determinazione di Deng verso la restituzione di tutto il territorio di Hong Kong (non

solo dei New Territories), che gli inglesi avevano acquisito tramite la firma dei cosiddetti “Trattati

Ineguali”, portarono la Thatcher a desistere, accettando l’imposizione della Cina come base per le

negoziazioni (Yep, 2018).

La lunga contrattazione si concluse con la Sino-British Joint Declaration nell’ottobre del 1984, che

nel primo punto riporta:

“The Government of the People's Republic of China declares that to recover the Hong Kong area (including Hong Kong Island, Kowloon and the New Territories, hereinafter referred to as Hong Kong) is the common aspiration of the entire Chinese people, and that it has decided to resume the exercise of sovereignty over Hong Kong with effect from 1 July 1997.”

La Joint Declaration segnò l’inizio di una lunga serie di promesse di apertura politica e sociale,

sistematicamente deluse dal Governo Centrale, che già in questo momento gettava i semi per una futura

assimilazione della nuova Regione Amministrativa Speciale nel tessuto cinese. Una delle espressioni

contenute nella Joint Declaration più contestate ancora oggi riguarda la vaga attribuzione di quell’ “alto

livello di autonomia” (Annex I[I]) della cui reale effettività si tratterà nel terzo capitolo. È in questo

documento, inoltre, che si tratteggiarono i contorni di ciò che verrà poi meglio definito da Deng come

“One country, Two Systems”. Si prevedeva cioè che “l’attuale sistema socio-economico di Hong Kong

restasse immutato, così come lo stile di vita della sua popolazione” (Bush, 2016). Si garantiva ancora il

mantenimento del sistema giudiziario di Common Law e soprattutto si introducevano diversi accenni ad un

governo democratico, costituito sulla base di elezioni. Come Bush ricorda, anche vari organi della

Repubblica Popolare sono “costituiti sulla base di elezioni”, ma il processo elettivo è lungi dall’essere

competitivo, tantomeno democratico. Inoltre, continua l’autore, nulla nella Joint Declaration vietò alla

RPC (che si era di fatto arrogata il diritto di occuparsi del futuro ordinamento di Hong Kong) di modellare

la HKRAS a propria immagine e somiglianza. È bene riportare che i negoziati prevedevano l’esistenza di

un Sino-British Liaison Group con il compito di monitorare e guidare la transizione; gruppo che però fu

sciolto per inattività nel 1999 (Wong, 2017).

Non appena i negoziati si conclusero, Pechino si mise al lavoro per completare la stesuradella Basic

Law, la mini-costituzione che tutt’ora regola la regione. Si pose a questo punto una questione che tornerà

sistematicamente a galla nel corso della storia politica hongkonghese: la partecipazione popolare (e la

rappresentazione elettorale poi) nella definizione della nuova costituzione. Per dare alla popolazione locale

Page 10:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

9

l’impressione di essere parte attiva nella stesura della Basic Law, Deng Xiaoping istituì un Basic Law

Drafting Committee (BLDC), formato per il 60% da membri provenienti dalla Repubblica Popolare e per

il restante 40% da hongkonghesi (Bush, 2016). A questo organo aggiunse poi il Basic Law Consultative

Committee, atto a far credere ai residenti che il BLDC avrebbe preso in considerazione le loro opinioni. Il

Comitato Consultivo era infatti composto da 180 membri locali; la contraddizione è facilmente

rintracciabile nel fatto che tutti i componenti fossero pro-Pechino (Yep, 2009) fatta eccezione per due

esponenti: Martin Lee e Szeto Wah, legati alla concezione dello stato di diritto occidentale (Bush, 2016).

Il già precario tentativo d’ingraziarsi la popolazione di Hong Kong subì una violenta frenata in

occasione dei fatti di Tiananmen del 4 giugno 1989. La durissima repressione da parte del Governo

centrale a Pechino contribuì ad acuire il timore dei residenti di Hong Kong nei riguardi di ciò che sarebbe

stato il futuro della colonia. La confidence crisis si manifestò con il crollo del dollaro di Hong Kong

(stabilizzato solo dall’introduzione del tasso di cambio fisso con il dollaro americano) e un’emigrazione di

massa accompagnata da una brusca fuga di capitale (Wong, 2017). Per rispondere alla crisi, il governo

coloniale si attivò rilasciando documenti di viaggio per circa 50.000 famiglie; accelerò il progetto pima

accantonato del Rose Garden (un piano infrastrutturale riguardante la costruzione di aeroporto, porti,

ferrovie e autostrade che avrebbe restituito un’idea di apertura e libertà di circolazione caratterizzante

l’epoca a venire); portò avanti, infine, tramite l’ultimo governatore di Hong Kong, Chris Patten, un piano

per la futura democratizzazione di Hong Kong (Yep, 2019). Il taglio decisamente democratico delle

riforme di Patten e l’ingente spesa pubblica legata alle opere infrastrutturali spinsero Pechino ad accelerare

i lavori sulla Basic Law, che venne promulgata dal National People’s Congress of People’s Republic of

China (NPCP) già il 4 aprile del 1990.

1.4 Assetto Politico del “Porto Profumato” nell’Epoca Coloniale

Prima di entrare nel dettaglio del funzionamento della HKRAS intendo illustrarne brevemente il sistema

precoloniale al fine di rendere chiara la continuità istituzionale che si registra prima e dopo il 1997.

Il regime coloniale si basava principalmente su due elementi: le Lettere Patenti e le Istruzioni Reali,

atte a colmare i vuoti legislativi della prima. Lo scopo era quello di assicurare al Governatore, ponte tra la

Corona e la colonia, potere assoluto nel territorio. Potere che era, tuttavia, volutamente limitato da altri

organi per dare un senso vagamente democratico al governo coloniale. Tale necessità divenne poi ancora

maggiore dopo la parentesi dell’occupazione giapponese, quando i coloni inglesi avvertirono l’urgenza di

affrontare la questione della legittimità del governo a Hong Kong.

Il funzionamento della colonia ruotava attorno alla figura del Governatore, nominato dalla Regina,

che gli conferiva il potere di scegliere i membri ufficiali e ufficiosi del Legislative Council e

dell’Executive Council. Quest’ultimo veniva consultato dal Governatore nelle questioni principali del

Page 11:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

10

processo decisionale

Page 12:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

11

ed era composto da sei membri ufficiali, di cui cinque di diritto che non necessitavano di alcuna nomina

(Colonial Secretary, Colonial Treasurer, Attorney General, Commander of British Forces), e da otto

membri cosiddetti ufficiosi. Per vedere il primo componente cinese dell’Executive Council bisogna

aspettare fino al 1926, quando fu nominato il businessman Shouson Chow (King, 1975).

Il Legislative Council aveva invece potere legislativo e di controllo finanziario. L’approvazione dei

disegni di legge, tuttavia, richiedeva l’autorizzazione del Governatore, che avrebbe potuto rifiutarsi di

approvare un progetto di legge a lui poco gradito, e della Regina che conservava il proprio potere di

abrogazione. Tutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle

proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese Ng Choy, nominato nel 1880 (Yep,

2018).

La necessità di costituire un regime riconosciuto come legittimo dalla popolazione portò al

fenomeno che King (1975) definisce come “administrative absorption of politics”: un’assimilazione

dell’elemento politico in quello amministrativo per mezzo della cooptazione delle élite socioeconomiche

locali, al fine di dare loro una parvenza di coinvolgimento nell’amministrazione. Definito da alcuni

studiosi una “synarchy”, era questo un governo congiunto di britannici e cinesi (King, 1975). Questi ultimi

ricevevano finalmente la possibilità di fare carriera nell’ambiente amministrativo e fungevano da

importante raccordo tra il governo coloniale e la popolazione locale. Chiaramente la cooptazione era solo

di facciata, a detenere il potere reale erano comunque gli inglesi; inoltre tra i locali, ad essere interpellate

erano solamente le élite. L’integrazione dei membri locali nel potere politico passava ad ogni modo anche

per altri organi: un Urban Council (consiglio municipale, incaricato di provvedere ai servizi locali) e una

serie di Advisory Bodies. Il primo era l’unico organo parzialmente eletto in epoca coloniale. La scarsa

partecipazione della popolazione (i registrati al voto non superavano mai l’1%), tuttavia, trasmetteva

l’immagine dell’apatia politica di cui si è già parlato. Essa derivava anche dall’ atteggiamento di una

amministrazione coloniale che circoscriveva i propri obiettivi alla crescita economica e alla stabilità

politica, lasciando poco spazio allo sviluppo di una coscienza popolare democratica. Si evince che il

tentativo di amministrare la politica “it is the antithesis of politization” (King, 1975).

Per quanto concerne gli Advisory Bodies, essi venivano consultati nel processo di decision- making,

nonostante poi l’effettivo peso della loro opinione fosse del tutto irrisorio. Tra i principali organi consultivi

vi erano il Po Leung Kuk (per il sostegno di mamme e bambini orfani), il gruppo Tung Wah (per

l’educazione e i servizi all’interno della comunità) e altre associazioni di vicinato (Yep, 2018). Il ruolo di

questi organi contribuiva a dare la parvenza di un “government by consultation” e a rafforzare quella

coalizione governativa informale che si era creata tra élite coloniale ed élite locale (Cheung, 1997).

La Cina compare già nell’epoca coloniale come attore politico esercitante un’influenza significativa

nella politica di Hong Kong. Anch’essa aveva infatti già messo in atto un processo di cooptazione di

Page 13:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

12

quell’élite che avrebbe facilitato la futura presa del potere. Il Partito Comunista Cinese mise radici sul

territorio hongkonghese a partire dal 1937, durante la guerra Sino-Giapponese, quando Hong Kong venne

sfruttata come base per tenere al sicuro materiale utile alla guerra e per la mobilitazione di risorse. Il PCC

nella colonia sposava una linea diametralmente opposta alla politica di massa perseguita in Cina; esso

faceva principalmente gli interessi dei “big capitalists”, ovvero ex membri del National People’s Congress

of China (NPCC) o del Chinese People’s Political Consultative Conference (CPPCC), industriali o

businessmen (Chu, 2011).

Le mosse dei cinesi erano dettate dalla strategia del United Front, il cui obiettivo, da una citazione di

Mao Zedong, era:

“(To) isolate the enemy by winning the vast majority to the side of the revolution, then through struggle, the isolated and now vulnerable enemy is destroyed” (Bush, 2016).

Ad Hong Kong questa strategia trovava senz’altro un punto d’appoggio nella Federation of Trade

Unions (FTU) che, fondata già nel 1948, era un corpo ideologicamente schierato a sinistra e leale a

Pechino (Bush, 2016). Altro strumento di cooptazione cinese era la New China News Agency, una

rappresentazione semi-diplomatica, che dava alla Cina comunista l’opportunità di studiare il

funzionamento del sistema coloniale inglese e d’insediarsi in modo sempre più significativo nel territorio.

Questo organismo ebbe un ruolo fondamentale nella formazione dei già citati comitati consultivi atti alla

stesura della Basic Law (Chu, 2011). Infine, già fortemente radicato, il PCC stimolò nel 1992 la

formazione del Democratic Alliance for the Betterment and Progress of Hong Kong (DAB), un partito a

supporto di Pechino (Bush, 2016).

Questo passaggio sulla cooptazione è estremamente utile per comprendere l’attuale funzionamento

della HKRAS, fondata su quell’élite che, analogamente al periodo coloniale, funge da tramite fra la

popolazione locale e il potere centrale (Pechino). La differenza tra le due amministrazioni è rintracciabile

nella maggior complessità che caratterizza la seconda; complessità che è dovuta non solo al nuovo

contesto locale e internazionale ma anche all’ inedita spaccatura originatasi tra l’organo esecutivo e quello

legislativo che verrà esaminata nel dettaglio qui di seguito.

1.5 Funzionamento della HKRAS

“The Hong Kong Special Administrative Region is an inalienable part of the People’s Republic of China” (Art. 1, Basic Law).

Così recita l’Art. 1 della Basic Law, la mini-costituzione che regola il funzionamento della HKRAS,

in vigore dal 1° luglio 1997. Il passaggio di Hong Kong da colonia inglese a regione speciale sotto la RPC

è regolato dall’Art. 31 della costituzione cinese che riporta:

“The state may establish special administrative regions when necessary. The systems to be instituted in

Page 14:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

13

special administrative regions shall be prescribed by law enacted by the National People’s Congress in the light of specific conditions.”

Page 15:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

14

Segue ora un’analisi della conformazione del potere esecutivo, legislativo e giudiziario così come è

stata pensata dal National People’s Congress e così come riportata dalla Basic Law. Un’analisi di questo

genere è base necessaria per spiegare il malcontento popolare che porterà alle proteste e alle conseguenti

richieste di riforme costituzionali di cui si tratterà nel prossimo capitolo.

Il Potere Esecutivo:Figura 1: Struttura del potere esecutivo nella HKRAS

Prof. Yep (2019)

La fig. 1 sarà funzionale all’argomentazione sul funzionamento del potere esecutivo. Esso è

principalmente nelle mani del Chief Executive (CE) il quale è legato da un vincolo di responsabilità e al

Governo Centrale e al governo di Hong Kong (Art. 43). Egli deve essere obbligatoriamente un cittadino

cinese di almeno 40 anni, residente sul territorio per un periodo continuativo minimo di 20 anni (Art. 44).

Il singolo mandato ha una durata di 5 anni e può essere prolungato una sola volta (Art. 46). I poteri

conferiti al CE dalla Basic Law sono piuttosto significativi, tra i principali vi sono la facoltà di emanare

provvedimenti legislativi; nominare i principal officials (il cui ruolo verrà trattato più avanti), i quali

Page 16:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

15

dovranno poi sottostare

Page 17:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

16

alla ratifica del NPC); designare i funzionari degli uffici pubblici e i giudici (con annesso potere di

destituirli secondo la Legge) (Art. 48). Peculiare è il meccanismo di selezione del CE, regolato dall’Art. 45

della Basic Law, secondo il quale il metodo prescelto dovrebbe essere tramite “elezioni o consultazioni”. Il

comma successivo costituirà l’appiglio fornito ai manifestanti protagonisti del Movimento degli Ombrelli

del 2014 che verrà analizzato nel capitolo seguente.

“The ultimate aim is the selection of the Chief Executive by universal suffrage upon nomination by a broadly representative nominating committee in accordance with democratic procedures.”

Tornando alla selezione del CE, l’Annex I della Basic Law fa riferimento ad un Election Committee

(EC) composto da 800 membri (diventano poi 1200 nel 2011) che ha il compito di eleggere il Chief

Executive, la cui elezione viene successivamente ratificata da parte del NPC. La controversia del sistema si

riscontra nella formazione di questo gruppo di 1200 elettori. Essi infatti, vengono a loro volta designati

sulla base di 4 gruppi aventi la possibilità di esprimere 300 voti ciascuno. Per gruppi si intende quello

commerciale-finanziario, professionale, politico (membri del Legislative Council, deputati hongkonghesi

del NPC o del CPPCC) e infine quello comprendente i lavoratori, i servizi sociali e le comunità religiose. I

quattro settori appena citati sono ancora divisi in 38 sub-settori, la cui composizione varia molto da un

sub- settore all’altro3 (Lam et alii, 2007).

Per rendere più chiara l’intricata procedura seguiranno alcuni dati. Il sub-settore relativo

all’educazione (gruppo professionale) ha un grande bacino di elettori (circa 100.000) ma può comunque

eleggere solo 30 membri dell’Election Committee. All’estremo opposto la Federazione dei Datori di

Lavoro di Hong Kong (appartenente al gruppo commerciale- finanziario) elegge 16 membri del comitato

elettivo ma sulla base di appena 100 corporazioni (per alcuni sub-settori il voto è corporativo e non

individuale) (Wong, 2017). È piuttosto evidente, dunque, che la grande sproporzione presente tra i diversi

settori conferisce molto peso al voto singolo dei membri dei piccoli settori e rende pressoché irrilevante il

voto di coloro i quali si ritrovano inseriti in un settore con un bacino elettorale molto ampio. Per quanto

riguarda il sistema elettorale, il singolo candidato alla carica di Chief Executive deve assicurarsi la nomina

di almeno 1/8 dei componenti dell’Election Committee (150 voti) per accedere alla votazione vera e

propria. Il candidato che ottiene più del 50% dei voti (601), prima di prendere il potere dovrà essere

formalmente incaricato dal NPC, in altre parole, “is required to go through the acceptance test conducted

by the CPG” (Governo Centrale) (Lam et alii, 2007). È chiaro che un ordinamento in cui solo il 5% (circa

200.000 persone su oltre 7 milioni di abitanti) degli aventi diritto può votare per il proprio rappresentante

non si può definire prettamente democratico (Yep, 2018). In aggiunta, secondo uno studio condotto dal

quotidiano South China Morning Post nel 2011, 78 membri dell’EC hanno votato per tutti e 4 i capi

dell’esecutivo; mentre 219

Page 18:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

17

3 Per ulteriori informazioni sulla composizione e la ripartizione dei voti nei singoli settori e sub-settori consultare https://www.eac.hk/pdf/ecse/en/2016ecse/guidelines/2016ecse_Appendix_b.pdf

Page 19:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

12

avevano partecipato 3 volte alla votazione4. Una volta scelto il nuovo capo dell’esecutivo egli sarà

incaricato di formare l’Executive Council (ExCo) designando direttamente i 16 membri non ufficiali e

nominando i 16 principal officials, i quali prenderanno il potere solo a seguito dell’autorizzazione

rilasciata da Pechino. Può essere membro del suddetto organo chiunque tra i principal officials, i membri

del legislativo o figure di spicco nella vita pubblica di Hong Kong. È piuttosto rilevante il fatto che non sia

prevista la presenza di membri dell’opposizione pan-democratica. L’ExCo è un organo consultivo, posto

in una relazione di assoluta inferiorità rispetto al Chief Executive. Nonostante quest’ultimo debba

consultare l’ExCo per le decisioni principali, prima d’introdurre progetti di legge nel Legislative Council o

per dissolvere il Legislative Council, egli è costituzionalmente libero di non accettare l’opinione della

maggioranza semplicemente ponendo per iscritto le sue motivazioni (Art. 56). L’organo consultivo del CE

deve inoltre conformarsi a due principi fondamentali: la responsabilità collettiva (nessun membro ha il

diritto di criticare l’operato del governo in pubblico, a prescindere dalle proprie idee) e la riservatezza (è

proibito rivelare dettagli su quanto avviene all’interno dell’ExCo) (Yep, 2018) Riassumendo, quindi,

l’Executive Council è composto da membri non ufficiali, generalmente appartenenti a partiti

filogovernativi e membri ufficiali cosiddetti principal officials, che, seppur con qualche distorsione

concettuale, possono essere indicati come ministri. Questi ultimi sono stati introdotti con una riforma della

pubblica amministrazione nel 2002, nel tentativo di fornire un’alternativa alla totale mancanza di

legittimazione all’interno dell’esecutivo. Al loro posto, prima della riforma, vi erano dei burocrati legati a

partiti politici e senza l’obbligo di responsabilità nei confronti delle policy da loro implementate. Con il

nuovo Principal Officials Accountability System, l’elemento politico viene staccato da quello

amministrativo. In altre parole, i principals officials, sotto nomina di carattere politico, sono responsabili

(quindi punibili) del successo e del fallimento delle policy legate al proprio dipartimento; i burocrati

vengono mantenuti nell’ordinamento ma sono tenuti a rispettare il principio di neutralità e hanno ruolo

consultivo e di implementazione delle policy espresse dai policy-makers (Cheung, 2011).

Il Potere Legislativo

La discussione in merito al potere legislativo sarà centrata su un aspetto peculiare della politica

hongkonghese, ovvero sulle limitazioni dello stesso potere. Prima di fare un’analisi in questo senso è però

utile comprendere la struttura del Legislative Council (LegCO). Il LegCo si compone di due sezioni, elette

con metodi differenti: i functional constituencies (FC) e i geographical constituencies (GC), entrambe

composte da 35 membri. I membri del GC sono eletti direttamente (con sistema proporzionale a liste

bloccate sulla base di 5 circoscrizioni territoriali molto ampie), quelli dell’FC, invece, sono eletti con un

complesso metodo legato alla rappresentanza per settori professionali (analogamente all’Election

4 https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/1792404/hong-kong-kingmakers-300-committee- members-long- history

Page 20:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

13

Committee). Come osserva Bush (2016), Pechino progetta la Basic Law in modo da tenere sotto controllo

il risultato elettorale, e soprattutto affinché i suoi sostenitori siano coloro i quali detengono il potere. Per

quanto riguarda il LegCo, gli FC sono l’espressione di questa strategia politica. Il sistema elettorale di

questa sezione è molto simile a quello utilizzato per la costituzione dell’Election Committee: i loro 35

membri vengono eletti attraverso 29 Functional Constituencies (e.g. il settore relativo all’educazione,

all’agricoltura, quello commerciale, finanziario, ecc.). Ogni singolo FC ha diritto ad un voto individuale,

corporativo oppure entrambi (voto ibrido). I voti, con il metodo del first-past-the-post restituiranno un

seggio per ogni FC, fatta eccezione per il labour, i cui membri eleggono 3 rappresentanti5. Nel 2012 venne

approvata una riforma che introduceva un nuovo FC con il nome di District Council (DC), con il diritto di

eleggere 5 rappresentanti. A differenza degli altri FC, in cui gli elettori devono essere esclusivamente

appartenenti al settore in questione o avere legami con esso, il DC è il settore che comprende coloro i quali

non rientrano negli altri (Yep, 2018). Anche in questo caso la lettura di dati può facilitare la comprensione

non solo della procedura ma delle implicazioni della stessa. Così come per i sub-settori dell’Election

Committee, le sezioni degli FC hanno composizioni numericamente diverse tra loro: il FC finanziario

conta 125 elettori (voto corporativo), quello relativo all’educazione (voto individuale) invece ne ha

88,185. Dato che in entrambi i casi il seggio disponibile è uno solo, è chiaro come il settore finanziario sia

meglio rappresentato nel LegCo rispetto a quello dell’istruzione. Il peso del voto singolo, nel primo caso, è

certamente maggiore6.

Una volta analizzata la composizione dell’organo legislativo è possibile concentrarsi su funzioni e

limiti dello stesso. Secondo l’Art. 73 della Basic Law, il Legislative Council ha il potere di promulgare,

emendare e abrogare i progetti di legge; esaminare e approvare il bilancio proposto dal governo così come

la tassazione e la spesa pubblica. Il potere di legiferare è però di fatto ridimensionato dall’elevatissimo

numero di decreti governativi emessi dall’esecutivo. Inoltre, le proposte di legge avanzate da singoli

membri del LegCo (pratica esistente nelle comuni democrazie) non possono riguardare questioni di spesa

pubblica, struttura politica della regione o operazioni di governo. I disegni di legge riguardanti le politiche

governative, infine, necessitano dell’approvazione del CE per essere introdotti nel LegCo (Art. 74). La già

palese preminenza dell’esecutivo sul legislativo è ulteriormente confermata dai numeri: durante la

legislatura 2008- 2012 sono stati approvati 91 progetti di legge in totale; solo due di questi sono frutto di

proposte individuali, le leggi restanti hanno origine governativa (Wong, 2017). Altra questione legata alle

proposte individuali è il meccanismo dello split-voting. Per le leggi proposte dal governo, infatti, è

sufficiente la maggioranza semplice dei presenti nel LegCo; affinché le leggi proposte da singoli membri

vengano approvate, invece, è richiesta maggioranza sia tra i Functional Constituencies che tra i

Geographical Constituencies. Si verifica

Page 21:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

14

5 Cfr. https://www.legco.gov.hk/education/files/english/Exhibition_Panels_Supplementary_Notes/Composition- of-the- LegCo.pdf6 https://www.voterregistration.gov.hk/eng/statistic20163.html

Page 22:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

15

spesso un fenomeno detto “minority veto, ovvero capita che il primo gruppo, seppur in minoranza rispetto

al secondo, con il proprio veto abbia il potere di bloccare il progetto di legge.

Infine, per dare un’idea di quanto sia complesso riformare il sistema di Hong Kong, farò un breve

cenno alla modalità da seguire per tale scopo. La procedura è suddivisa in 5 fasi: in primo luogo il CE

deve notificare la necessità di una riforma, a cui deve seguire l’approvazione del National People’s

Congress Standing Committee (NPCSC, corpo ristretto del NPC);

successivamente il LegCo deve ottenere il supporto di una maggioranza di almeno 2/3, nel caso in

cui anche questa richiesta fosse soddisfatta è necessario chiedere l’ulteriore autorizzazione del CE prima e

del NPCSC poi. La procedura per emendare la Basic Law, invece, è ancora più complicata, viene richiesta

infatti oltre alla maggioranza dei 2/3 del LegCo, anche quella dei delegati di Hong Kong al NPC, insieme

ovviamente all’approvazione del CE. La decisione finale spetterà comunque al NPC.

Potere Giudiziario

Per quanto riguarda il potere di applicare la legge è sufficiente inquadrare la HKRAS in un sistema

di Common Law, evidentemente ereditato dal periodo coloniale. Il sistema teoricamente vigente, dunque,

dovrebbe essere quello dello Stato di Diritto, tuttavia è interessante notare come sin dal periodo coloniale

Hong Kong sia il risultato di forze contrapposte: la Rule of Law da un lato, frutto del periodo fortemente

riformista di Patten, nonché della secolare tradizione liberale britannica; e di Law and Order dall’altro,

espressione, in concreta opposizione con la prima, che ha caratterizzato gran parte dell’amministrazione

coloniale e che è il motore della Cina di ieri e ancor più di oggi, che fa della sicurezza nazionale il suo

primo obiettivo (Ku, 2004). Ai fini di questo testo mi concentrerò sulla questione del giudizio finale, che

secondo la Basic Law spetterebbe ad una Court of Final Appeal (CFA), la quale però non avrebbe il diritto

di giurisdizione sulle questioni di Stato riguardanti la difesa e gli affari esteri. Tutto ciò che esula dal

compito della CFA è potere del NPCSC. Quest’organo, politico per altro, quindi senza il potere di

giurisdizione in un normale Stato di Diritto, è la chiave del legame tra la Repubblica Popolare e la HKRAS

(Lam et alii, 2007). Le implicazioni del potere della RPC d’interpretare alcune leggi della HKRAS

verranno esaminate nel terzo capitolo.

Page 23:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

16

2 Hong Kong tra Proteste e Tentativi di Riforma

Nel capitolo precedente ho inserito Hong Kong in un contesto storico-istituzionale con l’intento di

restituire una fotografia delle fondamenta sulle quali si regge la HKRAS. Il seguente capitolo esaminerà i

tentativi di negoziazione di Hong Kong con Pechino per ottenere una maggiore autonomia e per ricercare

una svolta a favore della democrazia. Le negoziazioni sono fortemente influenzate dalle richieste della

popolazione, che scende in strada sempre più frequentemente con la speranza di un cambiamento.

Reputo importante tale questione perché è a partire dalle contestazioni popolari che il Governo

Centrale si è reso conto della necessità d’inasprire la propria linea politica verso le Regioni

Amministrative Speciali. Il processo d’integrazione politica, economica, sociale così come culturale che è

oggetto della mia analisi, subisce, soprattutto dopo il Movimento degli Ombrelli, una significativa

accelerazione.

2.1 Espressione del Dissenso a Hong Kong

Il discorso sui movimenti di protesta è fortemente plasmato dall’ibridismo del sistema di Hong Kong: il

suo essere una “civil oligarchy”, infatti, presuppone l’esistenza di strumenti atti alla limitazione dei

cambiamenti. In altre parole, le riforme semi-democratiche avanzate dal governo sono promosse da una

cerchia ristretta che ha interesse ad evitare disordini, più che a dar voce alle richieste degli hongkonghesi.

Ed è proprio la mancanza di partecipazione popolare a generare malcontento, il quale sfocia poi in proteste

che l’apparato governativo non è capace di contenere (Cheng, 2016). Tuttavia, è bene ricordare che,

sempre per effetto del citato ibridismo, i residenti della HKRAS “have enjoyed meaningful,

institutionalized channels for political input”, per questo motivo, i manifestanti tendono ad essere piuttosto

“law-abiding”, così come la risposta dell’amministrazione prevede in genere un limitato uso della

violenza7 (Wright, 2018).

I movimenti di opposizione al governo e le richieste di maggiore partecipazione politica si

registrarono a Hong Kong già prima del 1997. La società civile, soprattutto a ridosso dello Handover, si

mostrava piuttosto attiva, uscendo da quella condizione di apatia politica che alcuni studiosi avevano

riscontrato nell’epoca precedente8 (Yep, 2018). La speranza era quella di giungere ad una piena

democratizzazione di Hong Kong, concretizzando le riforme di apertura avviate dall’amministrazione

Patten. L’attività dei gruppi democratici non cessò dopo l’Handover, anzi, crebbe in modo proporzionale

alla consapevolezza che la Cina avrebbe difficilmente portato a termine le promesse inserite nella Sino-

British Joint Declaration. Ad alimentare la speranza degli attivisti vi era la certezza dell’impossibilità

della Repubblica Popolare di reprimere brutalmente l’opinione pubblica nella RAS: innanzitutto Hong

Kong doveva fungere da polo

7 Affermazione che rischia di essere smentita oggi, alla luce della più grave crisi registrata a Hong Kong dal 1997, scoppiata a

Page 24:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

17

seguito delle proteste contro la legge di estradizione verso Macao, Taiwan e Cina continentale.8 Grande risonanza ebbero le proteste a seguito dei fatti di Tiananmen del 1989. A soli 8 anni dallo Handover, gli abitanti di Hong Kong temettero per il futuro dei diritti civili e politici che erano stati promessi nella Joint Declaration. Masse di gente di ogni genere, status economico e opinione politica scesero in strada a manifestare il proprio dissenso verso l’azione violenta del Partito Comunista Cinese (Hemlock, 2019).

Page 25:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

18

attrattivo per Taiwan, sperando di aggiudicarsene il consenso riguardo all’applicazione del “One Country,

Two Systems”; in secondo luogo la HKRAS era stata pensata come centro finanziario mondiale, utile

all’internazionalizzazione del RMB, la valuta cinese. Tale azione avrebbe opportunamente richiesto un

sistema legale credibile, una libertà di stampa effettiva e soprattutto una concreta stabilità politica9 (Hung,

Ip, 2012).

La trasformazione dei movimenti di contestazione popolare è riscontrabile nel cambiamento

lessicale: fino al 2006 le proteste a Hong Kong venivano indicate con il nome di “youxing 游行” o “jihui

集”, ovvero dimostrazioni o manifestazioni; queste (fatta eccezione per gli eventi del 2003) erano limitate

a piccoli gruppi di persone che rivendicavano gli interessi della propria cerchia di riferimento. Le

manifestazioni erano prontamente organizzate, con tanto di slogan progettati dagli esperti: “this practice

indicates the absorption of street protest into electoral politics” (Cheng, 2016). In altre parole, la protesta

popolare assunse nella HKRAS un ruolo non propriamente tipico delle democrazie occidentali, non più

mezzo di espressione della popolazione, ma mero strumento politico dell’opposizione al governo, che lo

utilizzava come fonte di pressione per ottenere l’approvazione di riforme di apertura politica.

Con il tempo, il dissenso si fece più radicale, sposando il principio per il quale “moderation would

never yield genuine change” (Bush, 2016). La moderazione, dopotutto, non era incentivata, come oggi,

neanche dal sistema elettorale che, con il calcolo dei resti10, attribuisce voti anche a candidati impopolari o

fuori dalla scena mainstream (Cheung, 2015).

Il cambiamento nella cultura delle proteste nella HKRAS è verificabile con alcuni dati visibili nella

Tab. 1. Nella categoria “legal processions” sono incluse le manifestazioni precedentemente

autorizzate: è significativo il loro aumento, da un totale di 1974 nel 2004; esse raggiungono il picco nel

2012, con 7529 dimostrazioni. Un altro dato rilevante, come sottolinea Cheng (2016), è l’aumento negli

anni dei processi per assemblea non autorizzata o aggressione ad agente di polizia, che l’autore traduce

con un incremento della “civil disobedience”.

9 Mentre scrivo la Cina sta già lavorando per fare in modo che in futuro Shenzhen possa sostituire Hong Kong nel suoruolo di centro finanziario e tecnologico. “Significa che Pechino manda un messaggio molto chiaro: ora come ora Hong Kong non è più fondamentale come prima e nel futuro potrebbe esserlo ancora meno” (Pieranni, 2019a).10 Il Sistema elettorale per la formazione del LegCo a Hong Kong prevede che i candidati siano organizzati in liste. I seggi vengono distribuiti alle liste che superano la soglia di sbarramento. Se la percentuale di voti raccolti da una lista è il doppio della soglia di sbarramento, si potranno eleggere due candidati (seguendo l’ordine d’iscrizione sulla lista). La ripartizione dei seggi viene poi esaurita calcolando i resti più alti, ovvero sommando i voti ottenuti dai candidati non ancora eletti di ogni lista e attribuendo i restanti seggi alla lista con il maggior numero di voti.

Page 26:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

19

Tabella 1: Andamento delle proteste a Hong Kong negli anni 2004-2014

(Cheng, 2016)

A spiegare tale sviluppo vi sono i dati di un sondaggio condotto dall’Asian Barometer, che osserva

come i giovani d'oggi siano più istruiti e più vicini alla politica rispetto a nonni e genitori. Il malcontento

generato dalla situazione politico-istituzionale del loro paese fa sì che essi prediligano la mobilitazione di

massa più che le forme tradizionali di partecipazione politica (Bush, 2016). Anche il bersaglio delle

proteste nella RAS subisce un cambiamento nel corso del tempo: dapprima il governo locale, diventa poi il

Governo Centrale nel momento in cui la popolazione prende coscienza dell’effettiva ingerenza di questo

negli affari della Regione (Cheng, 2016).

Ponendo invece l’attenzione sulla natura delle proteste nella HKRAS, è riscontrabile una variazione

nel tempo dalla centralità dell’elemento politico (che si riscontra alla fine del periodo coloniale, come

detto prima) a quello economico. Il punto di svolta fu la crisi finanziaria che colpì alcuni paesi dell’Asia

Orientale proprio nel 1997, anno dello Handover. L’amministrazione Tung si scoprì incompetente, si coprì

di scandali (e.g. quello legato all’edilizia residenziale pubblica11), e non fu in grado di alleviare il peso

della crisi economica sulla popolazione, specialmente sui meno abbienti. Il peso morale di un Chief

Executive non direttamente eletto gravò su Tung e il malcontento raggiunse l’apice con la diffusione

dell’epidemia di SARS (So, 2011).

2.2 La Società Civile Hongkonghese contro la Legge sulla Sicurezza Nazionale

La scintilla che accese le proteste nel 2003 fu la proposta della Legge sulla Sicurezza Nazionale, elaborata

11 Cfr. https://www.wsj.com/articles/SB961940115899086863

Page 27:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

20

dal governo sulla base dell’obbligo costituzionale previsto dall’Art. 23 della Basic Law, che recita:

“The Hong Kong Special Administrative Region shall enact laws on its own to prohibit any act of treason, secession, sedition, subversion against the Central People’s Government, or theft of state secrets, to prohibit foreign political organizations or bodies from conducting political activities in the Region, and to prohibit political organizations or bodies of the Region from establishing ties with foreign political organizations or bodies.”12

Tung Chee-hwa, il primo Chief Executive della HKRAS, aveva atteso il suo secondo mandato per

portare a termine il compito assegnatogli da Pechino: la messa in pratica del sopracitato articolo 23 della

Basic Law. La reazione popolare fu la più significativa mai registrata dopo l’Handover: il 1° luglio 2003, a

sei anni dalla nascita della HKRAS, 500.000 persone marciarono per 6 ore consecutive, esprimendo il

proprio dissenso contro la normativa. Ciò che spinse un così elevato numero di abitanti a manifestare fu la

paura di perdere quei diritti e quelle libertà che erano state loro concesse nella Basic Law. Anche

autorevoli voci di giudici, avvocati e giuristi espressero la propria contrarietà, contestando le “vague

definitions of subversion, sedition, treason – all these traditional things which would greatly put you in

danger of the law”. Oggetto di critiche erano appunto la definizione di “sovversione”, termine piuttosto

lontano dalla tradizione di Common Law britannica e di “secessione”, che chiaramente sarebbe stato un

appiglio per Pechino contro ogni tentativo di distacco di Hong Kong. Anche l’ipotesi di dare più poteri al

corpo di polizia fu piuttosto avversata così come la possibilità di bandire alcune organizzazioni per ragioni

di sicurezza nazionale causò non poco malcontento tra i membri del tanto contrastato Falun Gong13 (Tong,

2018).

L’azione popolare si diffuse in tutto il territorio di Hong Kong, riunita in un Civil Human Right Front,

di cui facevano parte circa 40 gruppi differenti (dalla comunità LGBT a gruppi religiosi, associazioni

di studenti, e attivisti democratici). Il Front era una piattaforma utile allo scambio d’informazioni ma

quanto a coordinamento e pianificazione ogni gruppo interno dettava la propria agenda e le proprie

priorità. I due gruppi più attivi in queste proteste furono quelli legati alla Chiesa Cattolica e i professionisti

del settore legale. Si unirono alla contestazione anche alcuni membri interni al LegCo, non appartenenti al

gruppo filogovernativo, nonché governi e multinazionali straniere che conservavano legami con Hong

Kong. Un ruolo esclusivo fu rivestito da media e dai social media che facilitarono la mobilitazione di

massa come mai prima (Wright, 2018).

Tornando allo svolgimento dei fatti, i manifestanti indissero un’altra dimostrazione per il 9 di luglio,

fuori dal palazzo del LegCo. Entro il 6 luglio fu però già chiaro che la legge non avrebbe avuto la

maggioranza necessaria per l’approvazione nel Legislative Council, a seguito dell’azione delLiberal Party,

12 L’Art. originale, redatto dal Basic Law Drafting Committee nel 1988 era più vago: esprimeva semplicemente la necessità di varare una legge per bandire “any act designed to undermine national unity or subvert the central government”. Dopo i fatti del 1989 fu modificato nella versione nota ancora oggi (Ng, 2017).

Page 28:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

21

13 Nel 1999 il movimento del Falun Gong era stato messo al bando in Cina con l’accusa di rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale e per il governo del PCC. http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/561265.stm

Page 29:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

22

che fece mancare il proprio sostegno alla proposta. Di conseguenza, il governo dichiarò il giorno seguente

che avrebbe rinviato la questione (sarebbe stata poi ritirata definitivamente a settembre). Sull’onda della

vittoria, i manifestanti scesero ancora in strada e alzarono la posta, chiedendo l’elezione diretta del Chief

Executive e del LegCo.

La società civile aveva, così, avuto la meglio sui partiti politici: si può addirittura affermare che i

partiti stessi dipendessero dall’opinione pubblica più che guidarla. A cavalcare quest’onda erano le

organizzazioni a supporto della democrazia, i cui membri iniziarono ad inserirsi nel campo istituzionale

ottenendo buoni risultati nelle elezioni del District Council nel 2003 e del LegCo l’anno successivo

(Wong, 2017).

Mi permetto a questo punto di tornare sul discorso del capitolo precedente riferito alla cooptazione,

portata avanti nel periodo coloniale sia dalla Corona inglese sia dalla Cina. È evidente come, con la

comparsa di strumenti tipici della democrazia elettiva (seppure non si possa etichettare Hong Kong come

regime democratico), il sistema istituzionale si complichi e la cooptazione risulti un po’ meno efficace. A

differenza dell’assoluta fedeltà e del certo supporto che l’élite cooptata forniva all’autorità nel periodo

coloniale, nella HKRAS i singoli membri del governo perseguono i propri interessi, i quali talvolta

possono coincidere con quelli del PCC, altre volte, si trovano a viaggiare su strade opposte. James Tien fu,

nel 2003, l’esempio concreto della mancata efficienza della cooptazione da parte cinese: egli, divenuto

leader del Liberal Party, membro del LegCo e del Chinese People’s Political Consultative Conference, si

dimise dall’Executive Council, di cui faceva parte dal 2002, per opporsi alla Legge sulla Sicurezza

Nazionale. Seguirono poi le dimissioni del Chief Executive con il conseguente innalzamento delle tensioni

tra governo ed élite, nonché tra governo e popolazione (Cheung, Wong, 2004). Le dimissioni di Tung e la

sospensione della legge ebbero un effetto positivo sulla società civile, la quale ebbe la prova del fatto che

“the mere size of the majority (as shown by polls) is not as important as the intensity of public sentiment

and the organisation and manner of its expression” (Lam et alii, 2007).

Si può definire questo evento uno spartiacque nella storia politica di Hong Kong perché, se da un

lato a trionfare fu la popolazione scesa in strada, dall’altro, il Governo Centrale mise in atto una strategia

di “reconfiguration”. Avviò cioè “un processo d’integrazione economica, adeguamenti istituzionali e

costruzione dell’identità che miravano a subordinare la società locale alla propria sovranità” (Cheng,

2016).

2.3 Primi Tentativi di Riforma e Inasprimento dei Rapporti tra la Popolazione e l’Élite al Governo

A seguito delle grandi proteste del 2003, giunse la decisione del NPCSC del 6 aprile 2004 che introduceva

il metodo, spiegato nel capitolo precedente, per apportare emendamenti all’elezione del CE e alla

formazione del LegCo. La procedura, tuttora, richiede l’approvazione del Governo Centrale ancor prima di

Page 30:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

23

presentare la riforma nel LegCo e poi, chiaramente, anche al termine del processo (Basic Law, Instrument

18). Si trattò

Page 31:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

24

evidentemente di un altro tentativo di bloccare lo sviluppo democratico della RAS.

Per placare il malcontento, l’amministrazione locale tentò l’avanzamento di timide riforme. Il

risultato, però, non accontentò i sostenitori della democrazia, i quali giudicarono la risposta del governo

eccessivamente conservatrice. La proposta in questione prometteva di allargare l’Election Committee, da

800 a 1200 membri, e di aggiungere 10 membri al LegCo: 5 nel Geographical Constituency e 5 nel

District Council Functional Constituency (Wong, 2017). I democratici erano combattuti: se avessero

accettato la debole riforma proposta i cambiamenti sarebbe stati quasi nulli; al contrario, ponendo il veto

su di essa avrebbero acconsentito al mantenimento dello status quo. Decisero infine di rifiutare, né Pechino

si rese disponibile ad un’ulteriore apertura, tanto che nessun cambiamento fu apportato al regime di Hong

Kong (Ma Ngok in Yep, 2013).

L’elezione a Chief Executive di Donald Tsang nel 2007 (che era subentrato a Tung nel 2005, dopole

dimissioni di quest’ultimo) sollevò di nuovo la questione del suffragio universale, anche in vista delle

elezioni del LegCo, che si sarebbero tenute l’anno successivo. In quel contesto, il NPCSC affermò che per

le elezioni del 2012 non era possibile introdurre alcun cambiamento, tuttavia:

“(…) the election of the fifth Chief Executive of the Hong Kong Special Administrative Region in the year 2017 may be implemented by the method of universal suffrage; after the Chief Executive is selected by universal suffrage, the election of the Legislative Council of the Hong Kong Special Administrative Region may be implemented by the method of electing all the members by universal suffrage” (Basic Law, Annex III, Instrument 18).

Le premesse sembrarono buone, tanto da far emergere una piccola speranza anche nei più scettici.

L’ottimismo per la promessa riguardo la futura implementazione del suffragio universale, previsto

dall’Art. 45, fu però offuscato dalla clausola riguardante un “Nominating Committee”, atto a gestire la

nomina del CE, a cui avrebbe fatto seguito l’elezione popolare. Ciò che si verificò fu uno scontro sulla

base della definizione di “suffragio universale”: il Governo Centrale mise a tacere le richieste degli

hongkonghesi, che rivendicavano il diritto di scegliere da sé i propri rappresentanti, affermando che ciò

avrebbe violato la Basic Law; “an ironic charge”, commenta Davis (2015), “given that even if it is true,

their own restrictions have violated that law more profoundly still”.

Oltre al susseguirsi di concessioni e promesse offerte alla popolazione dal governo locale e Centrale,

si verificarono in quegli anni svariate dimostrazioni per i temi più disparati. Nel 2007, per esempio, alcune

categorie di lavoratori quali i costruttori, le infermiere, gli insegnanti e gli assistenti sociali, scesero in

strada per manifestare contro il mancato adeguamento degli stipendi al trend di crescita, registratosi nella

HKRAS dopo la crisi economica di dieci anni prima.

Più o meno nello stesso periodo, un gruppo chiamato “Local Action” organizzò una serie di proteste

a favore del mantenimento del patrimonio culturale locale, esponendo la propria contrarietà al piano

governativo riguardo la demolizione di siti storici quali lo Star Ferry Terminal e il Queen’s Pier. Le

Page 32:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

25

dimostrazioni assunsero presto il significato di rivendicazione degli spazi pubblici, pretesto a cui ci si

appigliò per chiedere una maggiore partecipazione negli affari della comunità. È innegabile che le ragioni

dei manifestanti fossero strettamente legate al processo di “sinizzazione” che stava avvenendo sul loro

territorio (So, 2011).

L’entusiasmo delle proteste del 2003 era aleggiato ancora per qualche anno fra la società civile, ma

si era poi progressivamente spento a seguito della mancanza di reazione da parte del governo. Se, infatti, le

varie dimostrazioni che ebbero luogo tra il 2003 e il 2004 contarono rispettivamente 460.000 e 200.000

partecipanti, quelle degli anni successivi ne totalizzarono una media di 29.000. Non si trattò tanto di

debolezza della società civile rispetto all’élite di governo, quanto alla frammentazione interna della stessa.

Le divisioni erano dovute alla scelta di obiettivi diversi tra i vari gruppi che avevano composto il Front nel

2003, scelte che a volte entravano in contraddizione tra loro (e.g. la comunità LGBT fu più volte boicottata

dai gruppi cattolici).

Tra il 2009 e il 2012 furono ancora organizzate svariate manifestazioni, anche molto significative,

quali il movimento contro l’Express Rail Link e quello contro l’Educazione Nazionale Patriottica (Wong,

2017).

A partire dal 2010, le divisioni nel fronte democratico si acuirono: l’ala più moderata chiedeva una

linea diretta di contatto con Pechino, non mediata dal CE; il gruppo più radicale, invece, voleva andare

oltre le dimostrazioni e le proteste di strada, sfidando Pechino con la proposta di un referendum sul

suffragio. Il leader del Democratic Party, Albert Ho, e la sua ala più moderata si mossero, infine, verso

l’apertura di trattative con Pechino. Anche nel Governo Centrale era prevalsa la linea moderata di chi era

convinto della necessità di una riforma, anche minima, per la RAS: un ulteriore stallo nel governo di Hong

Kong avrebbe causato una crisi irreversibile. Per la prima volta dal 1997 si giunse ad un compromesso tra

le due parti e la riforma fu approvata a giugno del 2011. Essa prevedeva (analogamente alla riforma

proposta nel 2004) l’aumento dei membri del LegCo, da 60 a 70, attraverso l’aggiunta di 5 membri del

District Council, un settore compreso nel Functional Constituency, per cui avrebbero avuto il diritto di

voto tutti coloro i quali non appartenessero ad altri settori (3.2 milioni di elettori in totale) e il supplemento

di 5 membri nel Geographical Constituency. L’accordo raggiunto ebbe un’importanza più simbolica che

sostanziale, essendo la sintesi di anni di scontri tra l’élite pro-Pechino e i pan-democratici: gli ultimi

accusavano i primi di ostacolare la comunicazione con il governo Centrale. Il compromesso tra le parti,

comunque, fu innegabilmente concepito all’insegna del pragmatismo: Pechino mostrò di essere in grado di

fare concessioni, se esse fossero state necessarie alla stabilità della Regione; dal canto loro i democratici,

per ottenere risultati, avrebbero dovuto dimostrare al PCC l’alto costo della sua intransigenza, la quale

avrebbe causato una crisi della legittimità nella HKRAS. Dopo la stipula dell’accordo, si accese tra gli

hongkonghesi la speranza di un dialogo più proficuo con Pechino a proposito della tanto attesa riforma

Page 33:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

26

costituzionale che

Page 34:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

27

fu, però, presto spenta dagli eventi successivi (Ma Ngok in Yep, 2013).

2.4 Il Movimento Contro l’«Educazione Morale e Nazionale» e Scholarism

Nel 2011, ad appena 14 anni, il giovane studente Joshua Wong fondava Scholarism: un’associazione di

studenti delle scuole secondarie accomunati dal desiderio di contrastare l’introduzione di “Moral and

National Education” nei curricola scolastici. Nel 2012, pur non appartenendo ad alcuna fazione politica,

gli studenti riuscirono a mobilitare circa 100.000 persone, facendogli firmare una petizione e

convincendoli a prender parte alla marcia di protesta del 29 luglio. Infine, i cittadini furono coinvolti in un

sit-in durato otto giorni, di fronte al palazzo del governo. L’azione di protesta fu fortemente sottovaluta sia

dai media sia dall’Unione degli Insegnanti, finché Wong non fu intervistato dalla televisione con decine di

microfoni, spiazzando tutti per le proprie doti comunicative (Wong, 2015). Il movimento prese, infine, una

forza tale da costringere Leung, il CE in carica, a ritirare il progetto l’8 settembre, il giorno precedente le

elezioni per il LegCo, annunciando che l’implementazione dello stesso sarebbe stata opzionale.

Il tentativo di far approvare dal LegCo la riforma sull’Educazione Nazionale era già stato portato

avanti da Tsang: nel 2008 la sua amministrazione aveva pubblicato un report dal Task Group on National

Education, istituito dallo stesso governo, che enfatizzava l’esigenza di costruire un’identità fondata su basi

etnico-culturali. Secondo il progetto, i nuovi curricula scolastici avrebbero dovuto mettere in luce i legami

raziali ed etnici, ovvero l’identità di tratti somatici tra gli hongkonghesi e i cinesi e il patrimonio culturale

che lega la RAS alla storia della Cina e l’intero paese in sé e per sé.

“Teachers should develop students’ affection for their country … Teachers should enable students to understand that they share the same root with their country and are closely linked to their country in history, race and culture” (Appendix 6).

Il piano di “Educazione Morale e Nazionale” fu presentato come un programma più ampio per

sviluppare un senso di cittadinanza locale, nazionale e globale; era tuttavia evidente il particolare accento

sulla dimensione nazionale, che sovrastava le altre due. Per altro, si fa poco riferimento a Hong Kong,

quanto più viene citata la dimensione più generica di “società”, chiaramente inscritta in un contesto

nazionale, nel quale le azioni di ognuno dovrebbero essere ispirate da un senso di “commitment, mutuality,

sense of belonging, national identity, patriotism, solidarity and cultural heritage” (Morris, Vickers, 2015).

Il progetto partì dalla constatazione che tra i ragazzi educati dopo il 1997 non solo era diminuito il

senso del patriottismo, bensì si erano sviluppati sentimenti anti-Pechino. L’obiettivo era l’introduzione di

materie, come Storia della Cina, che tralasciavano l’accuratezza nel riportare i fatti storici ma puntavano

più che altro ad un’educazione “morale”.

Gli aspetti più controversi della riforma furono i finanziamenti governativi a favore dei produttori di

materiale didattico pro-Cina e le valutazioni scolastiche date sulla base di criteri soggettivi, quali la fedeltà

Page 35:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

28

al PCC, presupposto per un cosiddetto “lavaggio del cervello” che gli studenti rifiutavano con tutte le

forze. La maggioranza degli hongkonghesi, infatti, non disdegnava totalmente l’introduzione di

approfondimenti sulla cultura e la storia della Cina, ciò che veniva contestato da più di metà della

popolazione (56%), invece, era il fatto che il governo potesse imporre la propria visione d’identità e

nazione ai cittadini di Hong Kong (Veg, 2017).

2.5 Il Movimento degli Ombrelli

“I manifestanti) Hanno conquistato un pubblico occidentale desideroso di proiettarsi in altri mondi per

trovare un po’ di vitalità e hanno saputo tenere un comportamento rigoroso, nonostante agli organizzatori

sia scappata ben presto di mano l’intera mobilitazione” (Pieranni, 2014). Così venivano descritti dal

giornalista de “Il Manifesto” i fatti che per tutto il 2014 avevano tenuto con il fiato sospeso l’Occidente, la

Cina continentale e ancora di più gli abitanti di Hong Kong. “The Umbrella Movement in the fall

of 2014 was the dénouement of a drama in three acts”, commenta in modo romanzesco anche Bush

(2016): il primo atto fa riferimento alla battaglia concettuale tra le parti sulla definizione di “suffragio

universale”; il secondo fa capo alle consultazioni popolari, svoltesi a partire dal dicembre 2013, in merito

alle successive elezioni; l’atto conclusivo, infine, coincide con la decisione del 31 agosto 2014 che dette il

via alla radicalizzazione delle proteste. Facendo un passo indietro, trovo opportuno entrare più nel

dettaglio del dibattito sul suffragio, riguardo al quale Pechino e il governo della RAS guardavano ai

parametri imposti dalla Basic Law e dalle decisioni del NPCSC, mentre i democratici miravano a definire

le procedure di selezione dei loro dirigenti sulla base dell’International Covenant on Civil and Political

Rights14, che esprimeva la necessità che:

“Every citizen shall have the right and the opportunity, (…) without unreasonable restrictions (…) to vote and to be elected at genuine periodic elections which shall be by universal and equal suffrage” (Art. 25).

Dal 2012 l’aspettativa per le successive elezioni del CE del 2017, che sarebbero dovute avvenire a

suffragio universale, era piuttosto elevata. La società era inoltre polarizzata intorno alla discussione

relativa a quel Nominating Committee (Art. 45), che secondo alcuni costituiva un ostacolo alla

realizzazione del suffragio universale, mentre secondo altri era una concessione da mitigare con

l’innalzamento della soglia di sbarramento utile alla nomina. Il governo di Hong Kong iniziò nel dicembre

2013 un processo di consultazioni pubbliche, che si concluse nel maggio 2014. Durante quel periodo,

Pechino puntualizzò che il CE avrebbe dovuto essere un cittadino “patriottico”, nominato esclusivamente

attraverso l’apposito Comitato, la cui struttura avrebbe rispecchiato quella dell’Election Committee. Tale

limitazione causò forte

Page 36:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

29

14 Ratificato nel 1976 dal Regno Unito, fu mantenuto in vigore con il passaggio di sovranità alla Repubblica Popolare Cinese nel 1997.

Page 37:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

24

disappunto tra gli hongkonghesi, la maggioranza dei quali, pur non supportando l’irrealizzabile richiesta di

elezione popolare, avversava una nomina tanto selettiva. La maggior parte delle proposte ricevute dal

governo nel periodo di consultazione, infatti, escludevano categoricamente ogni restrizione sulla nomina

del CE, tuttavia ritenevano possibile l’implementazione di un sistema più democratico, da inserirsi nei

parametri dettati da Pechino, senza ricorrere all’elezione popolare o attraverso i partiti politici, come i più

radicali suggerivano (Chan, 2014).

Allo stesso tempo, dalla fine del 2012, Benni Tai, professore di legge all’Università di Hong Kong,

insieme a Chan Kin-man, professore di sociologia, e Chu Yiu-ming. ministro del culto Battista, fondò un

movimento con il nome di Occupy Central With Love and Peace (“Central” è il distretto finanziario

adiacente ai principali uffici governativi). Iniziarono a lavorare per elaborare un metodo democratico di

selezione del CE per il 2017, dichiarandosi un movimento praticante disobbedienza civile, prettamente

pacifico, che avrebbe valutato l’effettiva occupazione solo come ultima spiaggia.

Secondo il piano pensato dal Movimento, si sarebbero tenuti cinque “round” di discussioni a

proposito di vari modelli politici; al termine, i partecipanti avrebbero votato il più appropriato. Il modello

scelto sarebbe stato poi impiegato come standard di riferimento, da contrapporre a quello avanzato dal

governo della RAS. In ultimo, si sarebbe tenuto un referendum popolare (istituzione per altro non prevista

dalla Basic Law) il cui responso avrebbe giudicato accettabile o meno la proposta dell’amministrazione. In

caso negativo, in mancanza di alternative e solo con il supporto della popolazione, Tai avrebbe guidato

l’occupazione di Central.

Nonostante i buoni propositi, inizialmente il movimento non riscosse molto successo. Al termine del

periodo delle consultazioni nel maggio 2014, infatti, Tai decise di mettere al voto i 15 modelli proposti

durante i vari “round” di discussioni popolari, con l’obiettivo di restringere la votazione del referendum a

3 modelli. Purtroppo, data l’elevata partecipazione di elementi radicali nei sit-in di Occupy, tutte le

proposte finali prevedevano l’elezione popolare, il che attrasse non poche critiche, “charging that the

process that limited the public to a choice among three similar models itself was an example of political

screening” (Chan, 2014). Il supporto per Occupy Central era ai minimi termini.

La svolta avvenne a seguito dell’emissione del White Paper da Pechino, il 10 giugno, il quale

utilizzava termini molto distanti da quell’invito a “put their heart at ease” di 20 anni prima. Fulcro del

documento era la spinta a “fully and accurately implementing the policy (and) understanding the meaning

of One Country, Two Systems”15; esso enfatizzava la centralità del One Country come premessa di base per

i Two Systems. Conferiva al NPCSC, in modo del tutto paradossale, il ruolo di “guardiani dello stato di

diritto”, con potere d’interpretare ed emendare la Basic Law. Sottolineò inoltre, il requisito del patriottismo

15 State Council, The People’s Republic of China, (2014), White Paper on The Practice of the “One Country, Two Systems” Policy in the Hong Kong Special Administrative Region, 10 giugno 2014

Page 38:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

25

http:/www.fmcoprc.gov.hk/eng/xwdt/gsxw/t1164057.htm

Page 39:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

26

e dell’amore per il Paese (la Cina) e Hong Kong richiesto alla classe dirigente, compresi i giudici,

considerati meri amministratori. La preoccupazione generale era tanta che il referendum proposto da

Tai sfiorò gli

800.000 partecipanti e l’appoggio ad un sistema di elezione popolare crebbe sproporzionatamente come

effetto dell’atto del PCC.

Intanto, il processo per avviare una riforma della costituzione era iniziato come da procedura: il CE

Leung aveva inviato al NPCSC il resoconto delle consultazioni popolari e un proprio report sulla necessità

di riforme nella RAS. Studi effettuati in seguito dimostrarono però, che 9/10 del materiale inviato al PCC

proveniva da fonti pro-Pechino; lo scopo era quello di “to show that the government listens to the people,

but (it was) clearly designed to make the people listen to the government” (Ching, 2013). Fu in questo

contesto che il NPCSC elaborò la celebre decisione emessa il 31 agosto 2014. Il comitato deliberò che la

composizione del Nominating Committee avrebbe ricalcato, come anticipato, quella dell’Election

Committee, inoltre, venne introdotta la soglia del 50% per la nomina a CE. A rendere ancora più

improbabile l’ascesa di un membro dei pan-democratici fu l’introduzione del limite di 3 candidati per

l’elezione a Chief Executive16. La risposta del NPCSC fu più conservatrice del previsto: i pan-democratici

bloccarono la proposta nel LegCo, esprimendo il loro diritto di veto, mentre gli organizzatori di Occupy

Central acceleravano il loro piano di disobbedienza civile nelle strade, unendosi agli studenti in rivolta.

Questi appartenevano ad alcune associazioni come Scholarism (che si era mobilitata nel 2012 contro il

piano di “Educazione Nazionale”) e the Hong Kong University Federation of Students (HKFS), e avevano

indetto un boicottaggio delle lezioni a partire dal 26 di settembre. Alla loro protesta davanti al quartier

generale del governo, il 28 settembre si unì anche Benny Tai, portando il suo movimento allo step

successivo. Il supporto per gli studenti a quel tempo era schizzato alle stelle: la popolazione li identificava

come “calm, rational and highly persuasive” (Wright, 2018).

Il tempestivo intervento violento della polizia che, con l’utilizzo di gas lacrimogeni e spray al

peperoncino, cercò di contenere le proteste, non ebbe che l’effetto contrario, incrementando il numero di

simpatizzanti e partecipanti al cosiddetto Movimento degli Ombrelli (nome diffuso in ambito giornalistico

ispirato agli ombrelli che venivano usati dai manifestanti per ripararsi da spray e gas urticanti) (Branigan,

Kaiman, 2014). Con il passare delle settimane, tuttavia, l’iniziale entusiasmo per le proteste si spense

progressivamente non solo per i disagi nella città, di fatto paralizzata, dai mezzi pubblici all’economia, ma

anche per il crescendo di manifestazioni a supporto di Pechino quali l’Anti Occupy Central Group,

probabilmente finanziate dal governo Centrale.

In questo contesto di caos crescente il governo acconsentì ad un incontro con gli studenti, diventati

gli effettivi leader del Movimento, che venne però posticipato continuamente, fino al 21 ottobre. Essi

Page 40:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

27

16 Decisione del NPCSC del 31 agosto 2104 http://www.scmp.com/news/hong-kong/article/1582245/full-text-npc- standing- committee-decision-hong-kong-2017-election

Page 41:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

28

avanzarono in quell’occasione quattro richieste: il ritiro della decisione del 31 agosto del NPCSC,

l’abolizione dei functional constituencies, elezioni popolari per il Chief Executive e, infine, una data

precisa per il conseguimento di tali obiettivi (Chan, 2014). Inizialmente i presupposti erano buoni: Carrie

Lam, l’allora Chief Secretary for Administration, guidò l’incontro, proponendo d’inviare un report a

proposito dei sentimenti dei manifestanti all’Hong Kong and Macau Affairs Office of the State Council, a

Pechino. Prometteva, inoltre, di istituire una piattaforma multipartitica che sarebbe servita come base per

discutere della riforma costituzionale, da portarsi avanti tra il 2016 e il 2017. Durante l’incontro, però, fece

un passo indietro, molto probabilmente sotto ordine di Pechino, e posticipò le negoziazioni per

un’eventuale riforma a dopo il 2017. A quel punto gli studenti la accusarono di eccessiva vaghezza e il

dialogo si concluse con un nulla di fatto. Gli studenti proseguivano con il loro approccio “all-or-nothing” e

l’occupazione non accennava a fermarsi (Cheng, 2016). Il governo della Regione avrebbe potuto prendere

il comando e fare da effettivo mediatore tra i manifestanti e il Governo Centrale, eppure, apparve troppo

debole per svolgere un ruolo simile. Si limitò, quindi, ad una strategia che mirava a “wait out the

protestors”, ovvero intraprendere azioni minime, inondando notiziari e giornali di dati sul crollo

dell’economia e sulla paralisi della città, causata dalle proteste. L’inattività del governo, sostenevano nella

RAS e a Pechino, avrebbe messo in luce le divisioni tra i vari gruppi dell’ala pan-democratica (compresi

gli studenti), i quali già stavano sperimentando al loro interno non pochi dissidi (Wright, 2018).

Probabilmente nell’ottica di questa strategia alcuni gruppi Anti-Occupy vicini al governo, come All China

Express, avevano richiesto, il 1° dicembre, l’emissione di un’ordinanza restrittiva che avrebbe imposto,

agli occupanti situati di fronte al palazzo del governo, di sgomberare la zona, colpevoli secondo la società

di trasporti d’interferire nei loro affari17. Alcuni, soprattutto tra i più giovani, appartenenti ad associazioni

radicali con tendenze anarchiche quali Civic Passion, Hong Kong Autonomy Movement e Hong Kong

Independence Movement, non fecero alcun cenno di voler lasciare la zona occupata, anzi, accusarono i

leader di Occupy e degli studenti di aver monopolizzato il processo decisionale del Movimento,

dichiarandosi non rappresentati da essi. Questo gruppo di persone fu quello responsabile per le azioni più

violente attribuite al Movimento degli Ombrelli, quali scontri diretti con la polizia o l’occupazione di

uffici governativi con l’uso della forza (Cheung, 2017). A inizio dicembre 2014 alcuni studenti, tra cui

Joshua Wong, iniziarono uno sciopero della fame che non ebbe tuttavia i risultati sperati, tanto che, dopo

poco tempo, tutti gli occupanti rimasti lasciarono le loro tende: alcuni abbandonarono spontaneamente,

altri si fecero trascinare dalla polizia, altri ancora acconsentirono, senza opporsi, all’arresto per assemblea

non autorizzata. La strategia del governo aveva avuto la meglio per il momento, ma i manifestanti non si

erano ancora arresi, anzi, giuravano: “we will be back” e continuavano decisi: “You are only clearing a

camp, you can’t clear the idea” (Sala, Branigan,

Page 42:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

29

17 “HK protesters brace for clearance after injunction published”, BBC News, 9/12/2014 https://www.bbc.com/news/world-asia- china-30390595

Page 43:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

27

2014).

Nel gennaio 2015 iniziò un altro “round” di consultazioni a proposito del suffragio universale, che

terminò con la proposta del 22 aprile 2015 del Chief Secretary Carrie Lam al LegCo. Secondo la nuova

disposizione ogni individuo che ottenesse l’appoggio di 1/10 del Nominating Committee (che per numero e

composizione rimaneva identico all’Election Committee) sarebbe diventato un candidato potenziale a CE,

e avrebbe avuto la possibilità di esporre il suo programma, in modo del tutto trasparente, al comitato e

addirittura al popolo18. Questo avrebbe permesso ai pan-democratici di nominare almeno un loro

rappresentante, eppure rifiutarono anche questa proposta, rigettando sistematicamente ogni accordo basato

sulla decisione del 31 agosto, che reputavano insensato e incostituzionale (Bush, 2016).

2.6 Riflessioni sul Movimento degli Ombrelli

Commentando gli esiti del Movimento degli Ombrelli, alcuni attivisti ammisero di non aver raggiunto

l’obiettivo prefissato, tra questi lo stesso Joshua Wong, che si dichiarò però contento di aver risvegliato le

coscienze di alcuni concittadini (Wong, 2015); altri ancora commentavano, non del tutto rassegnati, che gli

hongkonghesi, dopotutto, avevano dimostrato “that they are no longer politically apathetic, (…) They’re

prepared to stand up and be counted.” (Hilgers, 2015); altri, con una nota pessimistica, si rammaricavano

a proposito della probabile eredità lasciata da Occupy: una grande spaccatura tra i pan-democratici, che

avrebbe potuto costituire un problema per i tentativi di riforma futuri (Hui, 2015). Occupy Movement,

infatti, era nato dall’idea di Benny Tai, non tanto di piegare Pechino alla propria concezione di

democrazia, quanto di ricavare più potere negoziale per i pan- democratici, facendo pressione sul governo.

Il movimento, purtroppo, finì per radicalizzare tanto le azioni dei democratici, quanto le visioni del PCC,

minando appunto la possibilità di un compromesso finale (Cheng, 2016). In altri termini, parafrasando

Cheung (2017), Occupy si trasformò da movimento per la democrazia, ovvero un piano basato sui

negoziati e sull’uso della politica, aventi come fine l’ottenimento del miglior risultato possibile, a

movimento del dissenso: un progetto meramente critico, che non accettava compromessi e che guardava a

valori morali e ideali difficilmente raggiungibili in un quadro reale.

Diversamente, guardando alla vicenda con gli occhi della Cina, è evidente come, pur essendo uscita

semi-vincitrice da questa vicenda, essa dovette fare i conti con l’incremento di sentimenti localisti: mentre

tra il 2001 e il 2009 solo il 30% degli abitanti della RAS si dichiarava puramente hongkonghese, la

percentuale salì poi al 40% dopo il 2014 (Cheng, 2018). Un altro sondaggio condotto da Cheng (2018)

indagò più precisamente sulla percezione dell’identità di coloro che avevano deciso di scendere in strada

nel 2014: l’81% di essi si definiva come hongkonghese puro, il doppio rispetto al totale della popolazione.

Nonostante i sostenitori della completa autonomia di Hong Kong dalla RPC fossero una netta minoranza,

18 Cfr. https://www.info.gov.hk/gia/general/201504/22/P201504220392.htm

Page 44:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

28

l’aumento del sentimento localista allarmò Pechino, che lo percepì comunque come movimento pro-

indipendenza.

Michael DeGolyer provò a restituire una doppia prospettiva del Movimento degli Ombrelli.

Riferendosi all’establishment, il Professore, gli imputò svariati errori, tra i quali quello di usare una

consultazione pubblica (di norma usata per le policy) ai fini di un processo di riforma costituzionale;

inoltre Leung non fu realmente attento al sentimento popolare, in quanto troppo preoccupato a pensare alla

propria eventuale rielezione nel 2017. Il governo, continuava DeGolyer, fallì nel comprendere la

profondità dei problemi nella RAS, che erano chiaramente non solo politici ma anche sociali (il mercato

immobiliare a prezzi inaccessibili, le pensioni, le disuguaglianze, la dimenticata classe medio-bassa). Della

parte democratica, invece, si biasimava l’attacco ai moderati per il compromesso del 2010 (che aveva

frenato non poco alcuni membri dell’opposizione, i quali, 5 anni dopo, vedevano forse di buon occhio

l’ultima proposta avanzata da Lam ma non osarono appoggiarla); anche le modalità di consultazione

adottate dai leader di Occupy Central furono giudicate eccessivamente radicali; e infine, l’aver ignorato la

reazione cinese ad un atto di disobbedienza civile non giovò per nulla ai rivoltosi. Fu palese, in effetti, che

“treating Beijing as an enemy, instead of a friend, will only led Beijing to treat them as enemies. And

Beijing will not allow its enemies to rule Hong Kong” (Bush, 2016).

Ad oggi ancora non è chiaro se fosse possibile ottenere risultati migliori, sicuramente però “All

parties involved contributed to the death of the universal suffrage babe in arms before it could leave the

crib, let alone grow into a sturdy teenager” (Rowse, 2015).

Parlando della sconfitta della Movimento del 2014, comunque, non si può ignorare il fattore

principale, che esula dalla condotta dei manifestanti: il cosiddetto China Factor. Il dialogo sul suffragio

universale, infatti, non è che un dibattito unilaterale: come scriveva il ricercatore Chiew Ping Yew (2011)

ancora prima dei fatti del 2014, la relazione tra Hong Kong e Pechino è sì basata sul principio di “One

Country, Two Systems”, ma il livello di autonomia e il grado di democrazia presente a Hong Kong sono

nelle mani della Cina. Dal canto suo, la Repubblica Popolare non poteva permettersi un’eccessiva apertura

nei confronti di Hong Kong, rischiando di creare un precedente per le altre regioni autonome cinesi; in

secondo luogo avrebbe incrementato la fiducia della democratica Taiwan, con cui ancora non si era

formalizzato nessun accordo. Per quanto riguarda, invece, la stabilità interna alla Cina, difficilmente vi

saranno turbamenti, scriveva Pieranni (2014) smentendo alcune testate giornalistiche occidentali: nella

Cina continentale vige tuttora un severo sistema di censura dei media e dei social network, che tengono i

cittadini piuttosto all’oscuro dai fatti di Hong Kong.

Passando invece ad una prospettiva storica, l’analogia più probabile con il Movimento degli

Ombrelli è quella con i fatti di Tiananmen del 1989, guidata dagli studenti, proprio come l’Occupy

Movement, e accusata anch’essa di essere manipolata da potenze straniere. Eppure, osservavano

Page 45:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

29

Wasserstrom e Ho (2014)

Page 46:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

30

a commento delle proteste, non era Tiananmen l’esempio che gli studenti di Hong Kong avrebbero dovuto

seguire, bensì quello di un movimento di giovani ancora precedente: quello del 4 maggio 191919,

democratico e patriottico, che precedette la fondazione del Partito Comunista Cinese; partito che si è ormai

svestito di quel mantello carico di valori che contrastavano l’allora tiranno: la classe dirigente dei

mandarini, la tradizione confuciana, la classe imperiale vecchia e nuova (quella dell’auto-proclamatosi

presidente Yuan Shikai). Quello stesso partito che celebra tuttora il Movimento, ma l’ha svuotato dei

valori iniziali per riempirlo di Nazionalismo e di sete di progresso. I giovani, riunitisi in piazza Tiananmen

quel 4 maggio 1919, invocavano il “Dr. Scienza” e il “Dr. Democrazia”. La grande novità fu il fatto che a

manifestare il dissenso non fosse solo l’opinione pubblica colta, bensì, tutta la “nazione (cinese), che si

rivelò viva in tutte le sue componenti”: dai lavoratori delle fabbriche alle donne, fino ad allora sottomesse.

Per la prima volta un movimento partito dal basso ebbe conseguenze sulla politica reale del paese, tanto

che i delegati cinesi si rifiutarono di firmare il patto di Versailles (Crocenzi, 2019). E fu sempre in quella

piazza che, il 4 giugno di 70 anni dopo, altri giovani protestarono contro il governo, invocando lo stesso

spirito di chi li aveva preceduti. Quello spirito che era ancora presente, sottolinea Wasserstrom, (2019) tra

gli studenti scesi in strada durante il Movimento degli Ombrelli, come testimonia un tweet dello stesso

Joshua Wong, che riporta tre date in sequenza: “1919, 1989, 2014”, a voler restituire la stessa immagine.

2.7 2019: Hong Kong contro la Legge per l’Estradizione

Data la vicinanza dei fatti, non è possibile produrre alcuna analisi dettagliata sulle proteste che si stanno

svolgendo tuttora nel Porto Profumato. Ritengo, tuttavia, di dover menzionare tale episodio, vista l’enorme

rilevanza interna e internazionale che sta registrando.

Le proteste sono scoppiate a seguito della proposta del governo della RAS di passare una legge

sull’estradizione, che permetterebbe di processare nella Cina continentale gli accusati di crimini gravi,

come stupro e omicidio. La proposta è stata avanzata dopo che, nel febbraio 2018, un hongkonghese aveva

ucciso la propria fidanzata, appena ventenne, durante una vacanza a Taiwan. Il governo taiwanese aveva

richiesto l’estradizione per il ragazzo, ma non era stato possibile ottenerla a causa del vuoto legislativo in

merito. Ad aprile si erano registrate alcune manifestazioni di protesta, che si intensificarono nettamente

agli inizi di giugno, finché, il 12, non sono iniziati gli scontri con la polizia. A muoversi contro la proposta

erano stati gruppi e movimenti a tutela dei diritti umani, i quali sostenevano che l’approvazione di questa

legge avrebbe ulteriormente indebolito l’indipendenza del potere giudiziario e l’autonomia di Hong Kong:

la Cina

19 15 Il Movimento del 4 Maggio scoppiò a seguito della profonda insoddisfazione derivante dal trattato di Versailles e dalla ancor più forte delusione subita dall’Occidente che aveva propugnato il diritto alla self-determination di Wilson, per poi negarlo nel caso della Cina. I territori tedeschi dello Shandong, infatti, vennero ceduti al Giappone. L’unità del popolo contro il nemico

Page 47:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

31

giapponese contribuì a formare un forte senso nazionale, soprattutto tra i ragazzi, che si volevano liberare del forte peso della tradizione confuciana che guardava al “vecchio”, senza troppo interesse per l’innovazione.

Page 48:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

32

Continentale, temono, potrebbe utilizzare la legge a proprio favore richiedendo l’estradizione dei suoi

oppositori arrestati a Hong Kong, nel nome della “sicurezza nazionale”.

Dopo giorni di scontri e violenze, il 15 giugno Carrie Lam dichiarava pubblicamente il ritiro del

disegno di legge in questione, ciò non bastò, tuttavia, a frenare l’ondata di proteste: i manifestanti, infatti,

temevano si trattasse semplicemente dell’ennesima tattica politica. Lo slancio di Lam, piuttosto, derivava

da una valutazione di Pechino, che ritenne fosse meglio ritirare la proposta temporaneamente, piuttosto

che inasprire gli scontri (Graham-Harrison, Yu, 2019).

La sera del 21 luglio ci fu un’escalation di violenze: in una stazione della metropolitana un gruppo di

uomini, con indosso delle magliette bianche, si scagliava inizialmente contro i passeggeri che indossavano

magliette nere (simbolo delle manifestazioni), poi il caos divenne ingestibile tanto che tra i feriti si

contavano anche anziani e una donna incinta. Un membro dei pro-democratici denunciava il giorno

seguente a Reuters che la polizia aveva ignorato le loro richieste d’aiuto: “they deliberately turned a blind

eye to these attacks by triads on regular citizens” (Pomfret, 2019).

All’inizio di agosto la città fu paralizzata da uno sciopero dei trasporti senza precedenti, a cui

seguirono due giorni di sit-in in aeroporto, che resero necessaria la cancellazione di tutti i voli. È

impossibile prevedere ciò che accadrà, la Cina avrebbe il potere d’intervenire militarmente nella Regione,

tuttavia si è parlato solo di minacce. Fa comunque discutere la foto satellitare che ritrae un centinaio di

mezzi militari, appartenenti all’Esercito Popolare di Liberazione cinese, schierato a Shenzhen (la città

confinante con Hong Kong), ma solo per un’esercitazione, per altro programmata da tempo, secondo le

dichiarazioni della RPC (AP, Reuters, 2019).

Ciò che si è delineato in queste settimane, è che a differenza del Movimento degli Ombrelli, questa

volta le proteste non hanno veri e propri leader, tuttavia non manca l’organizzazione: attraverso l’utilizzo

di canali Telegram i manifestanti riescono a coordinarsi e comunicare con i giornalisti (anche stranieri) nel

modo più chiaro possibile. Le richieste avanzate si sono fatte via via più esplicite: dall’abrogazione

definitiva della legge sull’estradizione, all’amnistia per gli arrestati, un’indagine trasparente sulle violenze

compiute dalla polizia e, infine, il suffragio universale, obiettivo finale dei manifestanti. Ed è proprio con

l’intera comunità che Carrie Lam dovrà dialogare se realmente disposta ad aprire un tavolo negoziale,

come da lei dichiarato (Pieranni, 2019b).

Nel frattempo, ormai giunti all’undicesimo weekend di proteste, la comunità internazionale, quanto

gli hongkonghesi, resta con il fiato sospeso mentre questi ultimi continuano a lottare a denti stretti per una

Hong Kong più libera, democratica e autonoma; gli stessi hongkonghesi che pur rammaricandosi per il

caos in cui riversa la loro casa, sono certi del fatto che “non sarebbe accaduto quanto è successo se la Cina

avesse mantenuto la sua promessa e ci avesse concesso il nostro diritto di eleggere la nostra legislatura”

(Pieranni, 2019b).

Page 49:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

31

3 Sinizzazione e Progressiva Perdita di Autonomia nella RAS

È indubbio che tanto più ci si avvicina al 2047, tanto più aumentano le misure di assimilazione di Hong

Kong verso la Cina, tanto meno l’idea di una Regione autonoma e democratica pare realizzabile. Questo

capitolo analizzerà le politiche d’integrazione concrete attuate dopo l’Handover, che stanno portando ad

una sempre più palese “sinizzazione” di Hong Kong. Con questo termine si fa riferimento “ai tentativi del

Partito Comunista Cinese, e dei suoi alleati, di esercitare maggiore controllo sulla HKRAS in termini

politici, economici, sociali e culturali, per integrarla nella Repubblica Popolare Cinese prima del 2047,

anno fissato come scadenza per la validità del modello One, Country, Two Systems” (Kong, 2017).

3.1 Integrazione Socio-Economica: l’Invasione di “Locuste” e le Grandi Opere Infrastrutturali

Dopo le proteste massive del 2003, si diffuse una forte preoccupazione per l’evidente mancanza di

patriottismo nella RAS e per l’imminenza di una crisi dell’amministrazione locale. Pechino, che era

consapevole del fatto che una crisi avrebbe incrementato il supporto al fronte pro-democratico, diede una

svolta alla propria politica nella Regione Speciale, puntando ad un’assimilazione totale di questa in vista

del 2047. Siccome la Cina aveva identificato nell’economia la principale sorgente dell’insoddisfazione

hongkonghese, l’integrazione fu inizialmente di stampo economico. In seguito, quando la dipendenza

economica di Hong Kong dal potere centrale fu comprovata, tentò di incrementare l’assimilazione, anche

politica, della Regione, il che portò ad un inasprimento degli scontri con la popolazione, che tuttora non

sembrano diminuire (Ma, 2015).

Un’integrazione di tipo economico è stata messa in pratica appena dopo l’Handover con il pretesto

della crisi asiatica, che invertì il flusso degli eventi: Pechino, che tempo prima aveva tratto non pochi

benefici dal Porto Profumato, diventò una grande fonte d’aiuto economico per lo stesso (Bush, 2016).

Prima tra tutte le misure vi fu il Closer Economic Parterniship Arrangement (CEPA), stipulato nel 2003

fra il Governo Centrale e la HKRAS, ai fini di promuovere nuove vie commerciali con la Cina

continentale. Il CEPA si pose quattro diversi obiettivi: liberalizzazione del commercio per mezzo di

barriere non tariffarie, che avrebbero agevolato l’importazione nella Cina continentale di merci

hongkonghesi; liberalizzazione dei servizi tramite un trattamento preferenziale nei confronti dei fornitori

hongkonghesi, che sarebbero entrati nel mercato cinese; riconoscimento reciproco delle qualifiche

professionali e, infine, agevolazioni degli investimenti e del commercio per potenziare il business tra le

due realtà. Siccome nella Basic Law i rapporti Cina-Hong Kong non sono pienamente regolati da norme,

spesso gli interlocutori hanno avuto modo di riempire i vuoti legislativi con nuove metodologie di dialogo

intergovernativo. Per esempio, essendo Hong Kong membro del World Trade Organisation (WTO), così

come la Cina, entrata nel 2001, si concluse che gli accordi riguardanti il CEPA si sarebbero espressi

all’interno di quel framework comunemente accettato nel WTO (trasparenza, negoziazioni, concorrenza)

(Cheung, 2014). Il CEPA nasceva di pari passo con il

Page 50:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

32

rafforzamento della Hong Kong Guangdong Cooperation Joint Conference (HKGDCJC), apparsa già nel

1998 come collaborazione tra la regione del Guangdong e Hong Kong. Nella rinnovata versione del 2003,

essa fu arricchita di meeting, programmati per monitorare l’andamento del progetto; istituti di ricerca

come supporto; un comitato d’affari per rafforzare i legami tra le élite di businessmen e, per finire, un

Liaison Office ubicato in entrambe le zone per coordinare l’ordinaria amministrazione (Cheung, 2014). Il

CEPA portò senz’altro svariati benefici economici alla Regione: si registrò un innalzamento del PIL, da

circa 160 miliardi di dollari nel 2003, a oltre 360 miliardi nel 201820; inoltre, secondo i dati del Research

Office of the Legislative Council Secretariat (2018) la quota di merce hongkonghese esportata in Cina

raggiunse il 54% del totale, mentre la percentuale di esportazione dei servizi, dalla RAS alla RPC, nel

2016, si aggirò attorno al 40%. La RAS, inoltre, dipende fortemente ancora oggi dalla Cina per le forniture

di acqua potabile (70- 80%), verdura (90%), suini vivi (95%), bovini (100%), farina (70%) e per l’energia

elettrica generata dalla centrale nucleare della baia di Daya, nel Guangdong (Cuscito, 2017).

Nell’accordo per il CEPA fu varata una misura riguardante il turismo cosiddetto “individuale”:

Individual Visit Scheme (IVS). Questo sistema dava la possibilità ai residenti delle principali città cinesi di

visitare Hong Kong senza la necessità di un business visa né di un tour organizzato in gruppo. L’obiettivo

era quello di creare più omogeneità tra cinesi e hongkonghesi, separati per quasi un secolo di storia; in

secondo piano c’era poi l’intento di risollevare l’economia hongkonghese dopo l’impatto dell’epidemia di

SARS registratosi in quell’anno (Ma, 2015). Effettivamente il numero di turisti cinesi è cresciuto, da

allora, di anno in anno: da 6.8 milioni nel 200221 a 65.1 milioni nel 201822, con un trend di crescita attorno

al 15%. Mentre l’industria del turismo esultava per i record registrati, la popolazione guardava irrequieta le

masse di cinesi “sporchi e privi di buone maniere” che riempivano strade, negozi e alberghi della città

(O’Neill, 2014). Intervistati da Mark O’Neill (2014) alcuni commercianti addirittura affermavano: “diamo

il benvenuto al denaro della gente, ma non alla gente”. La società di Hong Kong, continuava il giornalista

del periodico economico, era polarizzata e, mi sento di aggiungere, lo è tuttora: chi supporta l’integrazione

con la Cina, definendola inevitabile e vantaggiosa, chi invece la critica fortemente, chiamandola appunto

“sinizzazione”, termine dispregiativo che accosta il desiderio della RPC di cancellare le specificità della

HKRAS, alle imprese tipiche del colonialismo ottocentesco. Secondo questi ultimi, più integrazione si

tradurrà con la perdita delle libertà civili, politiche e religiose. Ed è proprio chi sostiene questa linea di

pensiero che più volte si è riferito ai turisti cinesi come “locuste”, rappresentandoli come sciami d’insetti

affamati, i quali avrebbero divorato la Hong Kong che i locali avevano plasmato negli anni (Yang, 2014).

“Locuste”, tuttavia, non erano solamente i visitatori occasionali, bensì anche i migranti che, dalla Cina

continentale, si spostavano

20 https://tradingeconomics.com/hong-kong/gdp 21 World Tourism Organization UNTWO, (2015)

Page 51:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

33

22 Phila Siu, South China Morning Post, (2019)

Page 52:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

34

nella più florida ed efficiente Hong Kong. Il meccanismo delle immigrazioni fu innescato, a partire dal

1997, con l’assegnazione di 150 one-way permit al giorno, che consentivano a tal numero di cinesi

(solitamente mogli e figli di residenti nella RAS) di trasferirsi a loro volta. Con le leggi vigenti nell’ex

colonia britannica, dopo sette anni è possibile richiedere la residenza permanente, di conseguenza si può

accedere al welfare e ai servizi sociali offerti dalla RAS. La questione è chiaramente gestita da un ufficio

cinese, il Public Security Bureau, senza che a Hong Kong venga lasciato alcun potere decisionale (Ng,

Mandy, 2015). Secondo le statistiche del governo, dal 2003 al 2014 sono arrivati circa 828 mila cinesi, che

costituiscono l’11% della popolazione totale. Hong Kong, senza dubbio, è sempre stato luogo di

migrazioni, soprattutto dalla Cina, eppure i migranti post-Handover hanno un significato tutto politico per

la Regione, essi sono perlopiù apolitici o passivi sostenitori del PCC, semplicemente perché “è l’unica

cultura che abbiano mai conosciuto” (Kong, 2017). A rendere ancora più intollerabile ai locali l’invasione

di cinesi vi era la smisurata quantità di donne che dalla RPC sceglievano di partorire a Hong Kong, di

modo che, al neonato, secondo la legge rimasta in vigore fino al 2012, fosse assegnata la cittadinanza

hongkonghese pur non avendo genitori del luogo. Il numero di bambini hongkonghesi nati da genitori con

altra cittadinanza, infatti, crebbe sproporzionatamente da 620 nel 2001 a 35.736 nel 2011. La paura dei

locali era che l’ondata di nuovi residenti avrebbe prosciugato le risorse della RAS, reso Hong Kong una

città sovrappopolata e subordinata alle necessità del PCC (Ma, 2015). Ciò che fu certo sin da subito, in

ogni caso, fu l’innalzamento della bolla immobiliare con un consecutivo incremento senza precedenti dei

prezzi degli immobili. Un taxista, intervistato dal Global Times, raccontò che lo stipendio che percepiva

negli anni ’80 (6000 HK$ al mese, ovvero 700€ circa), gli fu sufficiente per comprare una casa di 40 m2 a

220,000 HK$; il figlio trentatreenne, dichiarò ancora il taxista, con uno stipendio di 40.000 HK$ al mese,

ancora non si era potuto permettere una casa (Yang, 2014). Il problema abitativo rimane purtroppo ancora

irrisolto, nonostante sia sistematicamente inserito nell’agenda politica di ogni candidato al ruolo di CE.

Oltre ai problemi riscontrabili in tutto il mondo, dovuti alla globalizzazione e all’aumento della qualità

della vita, che spinge famiglie ricche e investitori a fare degli immobili una riserva di valore, alcune

caratteristiche di Hong Kong ne aggravano il problema. La mancanza di terreno edificabile è senz’altro

una di queste, le cattive politiche economiche del governo sono un’altra ricorrenza nell’amministrazione

della RAS. Il problema si riscontra nella disparità tra i proprietari delle abitazioni private, che possono

giovare dell’aumento del valore delle stesse, e gli affittuari delle case popolari, che hanno una mobilità,

per loro stessi e i propri figli di gran lunga ristretta (trovandosi questi ultimi intrappolati in minuscoli

appartamenti lontani dalle scuole più prestigiose e da buone opportunità lavorative) (Bush, 2016). I disagi

percepiti dai locali relativi “all’invasione” di cinesi sono incrementati con l’inaugurazione dell’Express

Rail Link tra Guangzhou–Shenzhen–Hong Kong e l’apertura del ponte di collegamento tra Hong Kong-

Zhuhai-Macao. Entrambi enormi progetti infrastrutturali portati avanti da Pechino nonostante le numerose

critiche giunte da Hong Kong, che li definivano “enormemente costosi,

Page 53:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

35

non necessari e indesiderati” (Kong, 2017).

L’inaugurazione, il 22 settembre del 2018, della rete ferroviaria che collega Hong Kong a Shenzhen

in 14 minuti ha avuto luogo fra i tanti timori in merito alla preservazione dell’indipendenza del potere

giudiziario. Secondo una legge passata nel giugno dello stesso anno, infatti, le forze di polizia cinesi

potranno applicare le leggi del diritto civile e penale della RPC sia sui treni che al capolinea della RAS.

Mentre per i sostenitori del progetto si tratterebbe di un’agevolazione per i passeggeri, che potrebbero

sostenere in unico edificio i controlli in uscita dalla RAS e in entrata nella RPC (e viceversa), per gli

esponenti pro-democratici e gran parte dei giuristi si incorrerebbe in una violazione dell’Art. 18 della

Basic Law (Liu, 2017). L’Articolo, infatti, prevede l’applicazione nella RAS delle leggi provenienti dalle

seguenti fonti: la stessa Basic Law, il LegCo e le Lettere Patenti dell’epoca coloniale (l’elenco di leggi di

questo tipo è esposto nell’Art. 8). Le leggi della Repubblica Popolare, escluse poche eccezioni23, non sono

valide per Hong Kong. Eppure, il progetto, come osserva Kong (2017), è diventato il “cavallo di Troia”

del Partito Comunista, che potrà così gradualmente inserire la legge della RPC nella RAS. Piuttosto

criticato fu anche l’aspetto economico: il progetto venne a costare 86,4 miliardi di dollari di Hong Kong

(quasi 10 miliardi di euro), oltre 20 miliardi di HK$ in più rispetto alle stime iniziali (Cheng, 2018a). Visto

il costo estremamente elevato, ci si è interrogati a lungo circa l’efficienza e l’effettiva necessità del

progetto; pare infatti che, la maggior parte delle città collegate dalla nuova ferrovia possiedano già un

aeroporto e che sarebbe dunque più sensato in termini economici e di tempo24 spostarsi con l’aereo

piuttosto che con il treno (Ewing, 2018). Inoltre, come lamentano alcuni residenti delle aree circostanti i

cantieri, i potenziali danni ambientali non sono indifferenti: si registrano infiltrazioni e crepe causate dalle

vibrazioni; per non parlare della popolazione d’interi villaggi trasferiti in altre zone di Hong Kong a causa

dei lavori (e.g. il caso di Choi Yuen Tsuen) (Cheng, 2018a).

Poco dopo l’apertura della ferrovia, fu il turno del ponte che collega Hong Kong e Macao, altra

Regione Amministrativa Speciale, alla città cinese di Zhuhai. Inaugurato il 23 ottobre 2018, è il ponte sul

mare più lungo al mondo (55 km) ed ha un valore di 17 miliardi di euro. Esso permette di raggiungere

Zhuhai dall’aeroporto di Hong Kong in soli 45 minuti (prima erano necessarie 2 ore e mezza in treno e

un’ora e mezza con il traghetto). È interessante l’analisi di alcuni particolari, come fa notare Pieranni

(2018), quali la guida a destra, dalla parte della Cina (a Hong Kong si guida a sinistra) o la presenza di

cosiddette telecamere “anti sbadiglio” che rilevano eventuali segni di stanchezza dei conducenti (o più

semplicemente, che raccolgono dati sui passeggeri per implementare le tecniche di riconoscimento facciale

della RPC). Ulteriormente paradossale è il fatto che i cittadini di Hong Kong, le cui tasse hanno

contribuito notevolmente alla realizzazione dell’opera, hanno bisogno di permessi speciali per

attraversare il ponte. Molto

23 Annex III, Basic Law24 Un viaggio da Hong Kong a Pechino in treno (9h) costerebbe 2.478 HK$. Facendo lo stesso viaggio, di sola andata, in aereo

Page 54:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

36

(3h 25min), si risparmierebbero più di 500 HK$.

Page 55:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

37

controverso, più del costo economico della struttura, è quello umano: pare infatti che 10 operai siano morti

duranti la costruzione e più di 600 siano stati feriti a partire dal 2010, anno di inizio dei lavori. Non sono

mancati poi i casi di corruzione legati allo staff incaricato dei controlli e gli scandali ambientali,

soprattutto nell’area di Lantau Island (Leung, 2018). Intento primario della Cina, che poco si è curata delle

critiche, era quello di mostrare la propria grandezza in fatto di opere architettoniche e urbane; in secondo

luogo, questo progetto, tanto quanto il precedente, mira alla costituzione di una Silicon Valley con

“caratteristiche cinesi”: l’Area della Grande Baia, che comprenderà Guangdong-Hong Kong-Macao.

Il progetto per la suddetta Area ha subito una forte spinta nel 2018 dopo che, a seguito del

completamento del ponte, centinaia di migliaia di turisti si sono riversati nella RAS in un solo weekend,

creando malcontento tra i localisti più radicali. L’opera della Grande Baia è stata pensata con una triplice

finalità: ingraziarsi una parte della popolazione (quella che guarda con più interesse all’economia) per

soffocare i sentimenti anti-Pechino, “ingolosire” Taiwan usando Hong Kong e Macao come esche, e

infine, accelerare il processo di assimilazione della periferia cinese, Taipei compresa, con le nove

principali città dell’Area: Shenzhen, Zhuhai, Dongguan, Huizhou, Guangzhou, Zhaoqing, Foshan,

Zhongshan e Jiangmen (Lo, 2018). Secondo il PCC, infatti, il progetto consentirà “ai compatrioti di Hong

Kong e Macao di condividere con il popolo della madrepatria la responsabilità storica di un rinvigorimento

della nazione e l’orgoglio per una patria forte e prospera.”25 Per favorire un’integrazione anche di tipo

sociale, questo progetto è stato affiancato dalla concessione di permessi di soggiorno e sussidi per la

pensione ai residenti di Hong Kong, Macao e Taiwan che intendono lavorare e vivere in Cina continentale.

Effettivamente, da 155 mila nel 2009, sono oggi circa 500 mila gli hongkonghesi che hanno deciso di

lasciare Hong Kong, attratti dai prezzi più abbordabili del mercato immobiliare cinese. Il potenziale

dell’Area è perciò piuttosto concreto: si stima che nel 2030 la Grande Baia avrà un output economico pari

a 3.6 mila miliardi. L’agglomerato potrebbe così competere con i grandi centri tecnologici stranieri e

sostenere il piano Made in China 202526 (Cuscito, 2018).

In conclusione, pare che le politiche d’integrazione economica messe in atto dal Governo Centrale

abbiano, da un lato, consolidato l’ultra-conservatorismo dell’élite di businessmen e “big capitalists”, i

quali identificano le riforme dei pan-democratici con un certo grado di destabilizzazione (che non

gioverebbe agli affari), dall’altro hanno indebolito il potere negoziale di quella stessa opposizione la quale,

all’aumentare della dipendenza di Hong Kong dal gigante cinese, si scontra con una minore

predisposizione di Pechino al compromesso. In altre parole, la Cina è sempre meno incentivata a

mantenere l’autonomia nella RAS, perché, di fatto, essa non gli è più indispensabile. (Lo, 2008).

25 Preambolo dell’Outline Development Plan for the Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area (2019)26 Lanciato nel 2015 da Li Keqiang, si tratta di un’iniziativa che punta ad ampliare il potenziale industriale cinese, soprattutto nel settore high tech, nell’aviazione, nella robotica e nell’ambito delle energie rinnovabili. Il piano ha assunto un ruolo ancor più rilevante nella dinamica della guerra dei dazi con gli Stati Uniti. (Institute for Security & Development Policy, 2018)

Page 56:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

38

3.2 Integrazione Culturale: il Cantonese, l’Educazione Patriottica e i Limiti dei Media

“Se si vuole uccidere una città, basta ucciderne la lingua”, esordiva così Claudia Mo, membro del LegCo,

intervistata dal reporter di The Vox Borders27. L’identità hongkonghese, infatti, poggia in gran parte sulla

lingua locale, il cinese cantonese, che viene parlato anche nel sud della Cina e in alcuni paesi del sud-est

asiatico come minoranza linguistica. Effettivamente, non sapendo il cantonese, cogliere i bisogni e le

insoddisfazioni della gente risulta estremamente difficile per i funzionari del Governo Centrale, affermava

Rita Fan Hsu Lai-tai (unico membro hongkonghese del National People’s Congress di Pechino) (Wong,

2016). Ciononostante, pare che il cinese mandarino stia diventando nella RAS la lingua dei media, della

finanza, del commercio, dell’educazione e ancor di più del turismo. I dati a riguardo sono piuttosto

significativi: se nel 1996 i residenti di Hong Kong che parlavano mandarino come prima lingua erano

65.892, nel 2016, le cifre salivano a 131.406, con un incremento del 99,4% (Bielicki, 2019). E sono di

fatto gli stessi dati che incoraggiano un numero sempre maggiore di genitori a iscrivere i figli in scuole

“cinesi” (il 70% del totale): credono che il mandarino sia una lingua più utile, in grado di offrire maggiori

opportunità lavorative (White, 2017). Tuttavia, un incremento nell’uso della lingua nazionale non

corrisponde necessariamente alla progressiva perdita del cantonese. Secondo i dati riportati da The

Diplomat, infatti, dal 1996 ad oggi la percentuale di popolazione che parla Cantonese è leggermente

cresciuta, da 88,7% a 88,9%. A detta di Bielicki (2019), appunto, quando nel 2047 tutte le barriere fisiche

e diplomatiche tra la Cina e Hong Kong spariranno, la lingua rimarrà una netta barriera contro

l’assimilazione. Oltre alla dimensione linguistica, il processo di “sinizzazione” si realizza anche nella

sfera educativa: la scuola è, a parere del Governo Centrale, un luogo potenzialmente utile ad assimilare

Hong Kong alla cultura della Repubblica Popolare. Gli interventi in questo campo, però, si svolgono con

difficoltà: i giovani, infatti, essendo più anticinesi rispetto alle generazioni passate, necessitano di essere

“istruiti nella maniera migliore possibile”, concordano i quadri del PCC (Kong, 2017). Molta pressione

viene fatta, di conseguenza, sui Consigli universitari per fare in modo che essi rivestano un ruolo di

supporto per il governo locale e Centrale. Il progetto di Educazione Morale e Nazionale lanciato nel 2012

rientrava proprio in questo piano, nonostante poi la grande partecipazione alle manifestazioni di protesta

abbia portato a ritirare la proposta di legge. Essa, tuttavia, aleggia ancora nell’aria, pronta ad essere

riproposta dai funzionari del governo. Lo stesso ministro dell’educazione cinese, Chen Baosheng, durante

un meeting a Pechino nell’estate del 2017, aveva avvisato Carrie Lam, la Chief Executive, del bisogno di

approfondire lo studio scolastico della costituzione cinese, della Basic Law e della storia della Cina.

Quest’ultima aveva replicato riconoscendo l’importanza di sviluppare una “consapevolezza nazionale” in

ambito scolastico, ma rimanendo comunque cauta, memore delle proteste del 2012 (Jun, Ng, 2017). Più

recentemente, alla luce della contestazione contro la Legge di Estradizione, alcuni membri del Chinese

People's Political Consultative Conference, hanno espresso

Page 57:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

39

27 Warris Johnny (2018) https://www.youtube.com/watch?v=MQyxG4vTyZ8&t=83s

Page 58:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

40

l’urgenza di “curare la malattia del separatismo” che sta dilagando tra i giovani hongkonghesi (Cheung,

2019). Essi propongono nuovamente l’introduzione di un piano per l’Educazione Patriottica, che possa

stimolare i ragazzi a percepire il loro legame con la Cina continentale. Sull’altro fronte, quello pro-

democratico, la resistenza al lavaggio del cervello, come lo definiva Joshua Wong (2015), continua: un

membro del Democratic Party ha fondato un gruppo con lo scopo d’individuare materiale scolastico

contenente elementi eccessivamente patriottici. Sono stati infatti criticati numerosi materiali esplicativi

riguardanti la Basic Law e destinati alla scuola primaria e secondaria, così come alcune linee guida per gli

Studi Umanistici che non paiono stimolare il pensiero critico. L’Education Bureau si difende affermando

che “le linee guida e i materiali sono solamente dei punti di partenza che gli insegnanti potranno integrare

per giungere ad una versione più inclusiva delle diverse opinioni” (Chiu, 2017).

Come è noto, anche i media hanno un ruolo determinante nella formazione culturale di ogni

individuo. E sono proprio i media hongkonghesi, ultimamente, ad essere considerati colpevoli, dai

giornalisti stessi e dal pubblico, di autocensura, mettendo così a rischio la tenuta della libera informazione.

I passaggi di proprietà degli organi di stampa generano spesso apprensione nella comunità; per questo

motivo, una loro analisi, rappresenta un ottimo strumento per misurare il grado di interferenza della Cina

nella RAS (Bush, 2016). Guardando ai mezzi di informazione hongkonghesi è visibile una netta linea di

divisione tra quelli favorevoli al PCC da un lato e quelli in supporto ai pro-democratici dall’altro. Tra

questi ultimi ci sono i quotidiani come Apple Daily, espressamente anticinese, Ming Pao e South China

Morning Post, acquistato dall’Alibaba Group nel 2016. Il passaggio di proprietà alimentò varie

preoccupazioni, in primo luogo legate allo stretto rapporto tra il suddetto gruppo e il Partito Comunista, in

secondo, a seguito delle dichiarazioni di Jospeh Tsai, Vicepresidente del Consiglio di Amministrazione,

che esplicitava l’intento di rendere il SCMP un mezzo di informazione globale, il quale si sarebbe preso

l’onere di “restituire un’immagine migliore della Cina nel mondo”. Aggiungeva poi, a voler placare il

dissenso, che intendeva mantenere la fiducia dei lettori conservando uno stile narrativo imparziale,

equilibrato, e soprattutto lasciando potere decisionale ai giornalisti riguardo la politica editoriale e la

copertura degli eventi (Chow, 2015). Effettivamente, ad oggi, si leggono quotidianamente critiche a tutti

gli esponenti del governo: dalla base al suo vertice. Altri mezzi efficaci per contrastare la forte interferenza

cinese sono i vari giornali online indipendenti come Hong Kong Free Press, Citizen News, The Initium e

inMedia.

Tornando invece all’altro lato dello spettro, giornali come Wen Wei Po, Ta Kung Pao e China Daily,

sono alcuni esempi di informazione pro-Pechino, in quanto fanno capo al Liaison Office of the Central

People’s Government. Il Liaison Office, di cui si parlerà più nel dettaglio nel paragrafo successivo, è il più

grande proprietario di distributori e rivenditori di libri a Hong Kong: possiede 51 librerie e ha acquisito

nelle proprie mani l’80% della quota di mercato relativa all’informazione. Questa questione è stata

sollevata più volte dai critici della “sinizzazione”, i quali si appellano all’Art. 22 della Basic Law, che

Page 59:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

41

vieta l’interferenza di qualsiasi organo della Repubblica Popolare negli affari hongkonghesi. A rendere più

concrete le critiche

Page 60:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

42

sul tema, fu un reportage pubblicato dall’Apple Daily nel 2015, che mostrò come il Liaison Office, spesso

utilizzando delle società fantasma, controllasse il 100% delle pubblicazioni delle tre principali catene di

librerie a Hong Kong: Commercial Press, Joint Publishing e Chung Wa. Tutte e tre controllate interamente

dal Sino United Publishing (SUP), gruppo editoriale con sede a Hong Kong (Sala, 2015). Lee Cho-jat, il

Presidente Onorario del SUP, aveva precedentemente negato la gestione diretta del SUP da parte del

Liaison Office, rigettando anche ogni accusa sulla presunta missione politica che, secondo i democratici, si

sarebbe celata dietro il controllo delle librerie (Cheng, 2018a).

Il discorso sulla libertà d’espressione si estende ovviamente anche oltre i giornali. Come raccontava

Ilaria Maria Sala per The Guardian (2015), ad una prima occhiata, sembra che ad Hong Kong non venga

esercitata alcuna censura. Eppure, l’interferenza cinese si sta insinuando a poco a poco nell’ex colonia

britannica attraverso una fitta rete di autocensura (spesso si evita di scrivere a proposito di temi che la Cina

definirebbe troppo sensibili o ne si attenuano i toni) e sottile censura, sommate al controllo economico

sulle librerie e gli organi di informazione. L’apparente libertà di stampa è visibile entrando nelle librerie

hongkonghesi e soffermandosi sui vari titoli inerenti al Movimento degli Ombrelli e alle varie proteste

susseguitesi nella storia della HKRAS. Tuttavia, dopo uno sguardo più attento, si nota come quelli più in

vista siano libri critici di quegli eventi. Ciononostante, era pratica piuttosto diffusa, fino a quattro o cinque

anni fa, quella della vendita di “Jinshu Books” (libri proibiti) e riviste contenenti biografie di quadri del

Partito (di discutibile attendibilità) in una sezione nascosta delle librerie di Hong Kong, tra le quali la più

famosa, chiamata ironicamente People’s Recreation Community. Con l’aumentare delle vendite ai turisti

cinesi (nel 2013 rappresentavano il 90% del totale), che si mostravano sempre più interessati al prodotto,

la compravendita dei libri sgraditi al Partito iniziò a destare non pochi sospetti tra le autorità della RPC,

che iniziarono ad irrigidire i controlli alla dogana e a requisire un gran numero di scritti di dubbia

provenienza (Buckley, 2013). Controlli che, per altro, avvenivano nella più totale arbitrarietà, vista la

mancanza di una lista ufficiale dei libri vietati. Problema che si verifica tuttora, rappresentando serio

pericolo per tutti i probabili contravventori. Sul tema degli arresti, che siano arbitrari o conformi alla legge

della RPC, interviene Bush (2016) sottolineando la dimensione anche geografica della restrizione della

libertà di stampa: se la RPC non può perseguire chi, da Hong Kong, supporta i dissidenti in Cina, o

pubblica informazioni contro il Partito Comunista, non appena il confine della Cina continentale viene

varcato, l’arresto è più che probabile (come accaduto nel caso di Yiu Man-tin28). “Le cose sono cambiate

radicalmente negli ultimi anni”, afferma Wong, proprietario della libreria Greenfield, “da quando Xi

Jinping ha preso il potere, ciò che era tollerato prima non viene più tollerato né in Cina né ad Hong Kong”

(Sala, 2015). In effetti, se fino

28 Nell’ottobre del 2013 il celebre editore hongkonghese, spesso critico della Repubblica Popolare, venne incarcerato durante un breve viaggio nella Cina continentale. Fu processato nel marzo successivo per contrabbando (all’arresto possedeva 7 bottiglie di

Page 61:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

43

vernice non dichiarate). La famiglia scrisse una lettera al Presidente Xi Jinping con l’intento di denunciare l’atto come una ritorsione contro la pubblicazione di materiale sensibile (Boehler, 2014).

Page 62:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

44

a qualche anno fa i tentativi di erosione della libertà d’espressione venivano occultati, ultimamente si

manifestano in maniera piuttosto evidente, basti pensare agli innumerevoli scontri avvenuti tra il corpo di

polizia e i giornalisti durante le manifestazioni contro la Legge di Estradizione. Secondo l’Associazione

dei Giornalisti di Hong Kong, infatti, la loro libertà di azione è ai minimi storici: durante le proteste si

sono verificatidiversi casi di violenza contro i reporter, sia da parte della polizia che da parte dei

manifestanti più radicali. Questo, sostiene l’Associazione, “limiterà realmente la libertà dei giornalisti di

denunciare i fatti, oltre che il diritto della gente di venire a conoscenza degli stessi” (Chiu, 2019). A

supporto di queste dichiarazioni vi è lo studio di “Reporter senza frontiere”, un gruppo di monitoraggio

parigino, che ha registrato nel tempo l’indebolimento della libertà di stampa nella HKRAS: su 180 paesi e

regioni, Hong Kong era 58esimo in classifica nel 2013, 70esimo nel 2015, e attualmente, nel 2019, si trova

in 73esima posizione.29 L’ultimo episodio significativo, che ha sicuramente influenzato l’esito dello studio,

si è verificato nell’ottobre del 2018 con il rifiuto di rinnovare il visto di lavoro al direttore del Financial

Times Asia, Victor Mallet. Il mese successivo tentò di entrare a Hong Kong con un visto turistico ma

neanche quello gli fu concesso. Mallet fu dichiarato colpevole di aver tenuto un evento, ad agosto dello

stesso anno, presso il Hong Kong's Foreign Correspondent Club a cui aveva preso parte Andy Chan,

leader del Hong Kong National Party, inviso a Pechino (Pomfret, 2018). Risulta chiaro, dunque, come la

Cina stia cercando di far convergere i media, l’educazione e persino la cultura locale (veicolata dalla

lingua) verso di sé, per offrire agli hongkonghesi l’immagine positiva di una Cina prospera e ricca di

cultura e tradizioni. Resta da provare se questa visione quasi mitologica della Madrepatria verrà imposta

con la forza ai cittadini di Hong Kong o se la cultura nazionale verrà passivamente assimilata dalla cultura

locale, che perderà le proprie specificità.

Integrazione Politica: Organismi di Controllo della RPC e Minacce al Sistema Giudiziario

L’integrazione di Hong Kong nei meccanismi politici della Repubblica Popolare è, senz’altro, l’aspetto più

complesso della strategia cinese. Essa viene portata avanti, in primo luogo, dai diversi organi di controllo

che, fisicamente, sono stati inseriti a Hong Kong dopo l’Handover o che, dalla RPC, interferiscono con il

funzionamento del regime. È questo il caso dello State Council Hong Kong and Macau Affairs Office, che

coadiuva il Primo Ministro cinese nella gestione degli affari di Hong Kong e Macao. Le sue funzioni

principali sono: il coordinamento tra i vari dipartimenti della Cina continentale e le RAS, il mantenimento

dei contatti con il Chief Executive e il governo di Hong Kong e Macao, l’incentivazione e il

coordinamento degli scambi in ambito economico, scientifico, tecnologico, educativo e culturale; la

gestione delle esportazioni dalle aziende cinesi alle RAS e, infine, la promozione delle norme della Basic

Law, oltreché dei

Page 63:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

45

29 Studio condotto da Reporters Without Borders, World Press freedom Index https://rsf.org/en/hong-kong

Page 64:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

46

principi e delle politiche del Governo Centrale inerenti Hong Kong e Macao30. Ad essere invece fisso sul

territorio hongkonghese è il Liaison Office, a cui si è fatto riferimento per la questione dei media. Esso è

stato inserito nella HKRAS a sostituire la New China News Agency, dell’epoca coloniale. Il compito

dell’ufficio sarebbe quello di facilitare l’interazione, fungere da ponte tra la Cina continentale e la

comunità di Hong Kong. Ha, inoltre, un ruolo fondamentale nella selezione dei delegati hongkonghesi da

inviare al National People’s Congress e al Chinese People’s Political Consultative Conference. Questo

organo è diventato in realtà un punto chiave per fare pressione sulla comunità locale, ai fini di ottenere

consenso (Yep, 2009). Altro elemento di contatto con la RPC è l’Office of the Commissioner of the

Ministry of Foreign Affairs che, come richiesto dall’Art. 13 della Basic Law, si occupa delle questioni

diplomatiche. Tra le principali funzioni vi sono: la gestione della partecipazione della HKRAS nelle

organizzazioni internazionali, l’implementazione dei trattati internazionali e la conclusione di accordi

bilaterali31. La presenza più discutibile sul suolo hongkonghese è, infine, quella di una guarnigione

di 4000 soldati dell’Esercito Popolare di Liberazione come simbolo dell’esercizio della sovranità della

Repubblica Popolare. Scopo dell’Esercito, comunque, non è quello di interferire nelle questioni locali a

meno che, come previsto dall’Art. 14 della Basic Law, il governo della RAS non faccia richiesta di

supporto, per il mantenimento dell’ordine pubblico o in caso di catastrofi. Questa lunga serie di organi

offre risorse quali intelligence, contatti con la comunità locale, costituisce mezzo di pressione verso la

comunità e genera feedback in merito al processo di decision-making, in favore del Central Coordination

Group on Hong Kong and Macao Works, istituito dopo le manifestazioni contro la Legge per la Sicurezza

Nazionale (Yep, 2009). L’assetto stesso della Regione, inoltre, permette alla Cina d’interferire su più

fronti negli affari di Hong Kong. Il funzionamento di esso è regolato dalla Basic Law, la mini-

costituzione che riflette l’intento di enfatizzare la dimensione del “One Country” nella RAS, ancora prima

di riservarle l’autonomia necessaria in virtù dei “Two Systems”. Come spiegato nel primo capitolo, il

potere esecutivo prevale fortemente su quello legislativo: detentore del primo è un singolo cittadino, il

Chief Executive, il quale viene eletto da una cerchia molto ristretta di individui (a maggioranza

filogovernativa) e, per di più, in nome di un sentimento patriottico. In altri termini, egli è sistematicamente

un membro dell’élite di businessmen, notabili o esponenti di associazioni legate alla Repubblica Popolare,

che ha tutti gli interessi a tenere i pro- democratici (e di conseguenza anche le proposte di riforme più

significative) lontano dal palazzo del governo. Da ricordare, infine, che il Governo Centrale detiene il

potere di veto sulla formazione dell’esecutivo: di fatto potrebbe rifiutare i funzionari (e lo stesso CE)

proposti dalla RAS. L’organo legislativo, dall’altro lato, sebbene si costituisca in parte per elezione

diretta, consta, come già detto, di limitazioni atte a evitare la preminenza dell’opposizione nel processo di

decision-making (e.g. split voting).

30 http://english.www.gov.cn/state_council/2014/10/01/content_281474991090982.htm

Page 65:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

47

31 http://www.fmcoprc.gov.hk/eng/

Page 66:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

48

Inoltre, la RPC ha un margine d’intervento piuttosto elevato nella promulgazione delle leggi nella

Regione: il NPCSC può incrementare il numero di leggi cinesi vigenti nella RAS, semplicemente

iscrivendole nella già citata sezione della Basic Law (Annex III). Allo stesso tempo, il Governo Centrale

ha il potere di invalidare qualsivoglia legge emessa dal LegCo, nel caso in cui questa sia incompatibile

con le disposizioni della Basic Law circa i rapporti tra autorità locale e RPC o le prerogative del Governo

Centrale (Yep, 2009). L’arma principale nelle mani della RPC, tuttavia, è il suo potere sugli emendamenti

e sull’interpretazione della Basic Law. Entrambi permettono di ridefinire la libertà d’azione della RAS.

Tuttavia, se le procedure di emendamento sono lunghe e rigorose, commenta il Prof. Yep (2009),

l’interpretazione delle leggi costituzionali sortisce lo stesso effetto e la procedura annessa risulta

decisamente meno problematica. Il primo esempio di azione di questo tipo si verificò il 29 gennaio 1999,

quando il NPCSC pronunciò il proprio giudizio sul diritto di residenza. La questione era nata con

l’emissione, da parte della Hong Kong Court of Final Appeal (CFA), di un precedente giudiziario che,

sulla base del principio di uguaglianza, concedeva il diritto di residenza per i bambini

(indipendentemente dal luogo di nascita), con genitori hongkonghesi. Lo stesso principio venne poi esteso

ai figli dei genitori cinesi cui era stato concesso il diritto di residenza nel corso della loro vita. Il

governo della RAS contrastò fortemente questa decisione, preoccupato di vanificare gli sforzi passati

della comunità hongkonghese, che aveva fatto del “Porto Profumato” un centro economico- finanziario di

riferimento sia per l’Oriente che per l’Occidente. L’amministrazione, per questo motivo, era decisa ad

evitare l’attuazione della disposizione emessa dalla CFA ad ogni costo, anche richiedendo l’intervento

del NPCSC. Per fare in modo che non venisse percepita dalla popolazione come mera manovra

amministrativa, il governo tentò di convincere gli hongkonghesi dell’appropriatezza della decisione,

producendo statistiche che avrebbero aiutato a quantificare gli effetti dell’ondata di migranti. Regina Ip,

Secretary for Security, aveva dichiarato che la sentenza della CFA avrebbe aperto le porte a 1.67 milioni

di migranti dalla Cina continentale, minando la qualità dei servizi (soprattutto istruzione e sanità),

peggiorando la situazione lavorativa e abitativa, oltreché l’inquinamento.32 Il tentativo andò a buon fine,

tanto che, dopo la pubblicazione di dati allarmanti sul futuro degrado di Hong Kong, l’80% delle persone

intervistate in un sondaggio telefonico, condotto dalla Chinese University of Hong Kong, si dichiarò

contraria alla decisione della CFA (Chan, 2003). Fu così deciso, infine, di richiedere l’interpretazione

degli Art. 22(4) e 24(2)(3) della Basic Law. Il verdetto finale, in contrasto con la delibera della CFA, si

impose su di essa, rappresentando un precedente piuttosto pericoloso per l’autonomia del potere

giudiziario nella RAS. Secondo l’Art. 158 della Basic Law, infatti, la CFA prima di pronunciare la

decisione finale, deve attendere l’interpretazione del NPCSC, ma solo in due casi: se si tratta di leggi

inerenti al rapporto tra Cina-Hong Kong oppure se la legge in questione rientra tra le prerogative

Page 67:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

49

32 Documento presentato dal Chief Executive al LegCo in cui viene espressa la necessità di richiedere l’interpretazione del NPCSC sulla questione https://www.legco.gov.hk/yr98-99/english/hc/papers/roa-e.pdf

Page 68:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

42

del Governo Centrale. Il diritto di residenza era chiaramente fuori da queste categorie. Va dunque

riconosciuta l’importanza di questo evento, che caratterizzò il fallimento del ruolo del governo come

“guardiano dell’autonomia del potere giudiziario”. Autonomia che fu sacrificata dai governatori per pura

opportunità politica (Benny Tai in Lam et alii, 2007). Inoltre, se da un lato la strategia del governo della

RAS ebbe successo nel preservare la prosperità della Regione, dall’altro, invece, contribuì ad allargare il

cleavage tra i membri delle due comunità: quella hongkonghese e quella cinese, vista come “estranea”,

minacciosa (Chan, 2003). Come afferma Benny Tai (in Lam et alii, 2007), dal gennaio 1999 è cambiato il

modo di agire della CFA: si presentò la necessità di fissare delle priorità sui compiti dell’organo. Fu chiaro

che, per proteggere l’alto grado di autonomia della HKRAS e promuovere il rispetto dei diritti umani per i

suoi cittadini, era imprescindibile mantenere viva l’indipendenza e l’autorità giuridica, prerogative dello

stato diritto. La priorità assoluta divenne, quindi, la difesa dello stato di diritto contro il suo peggior

nemico: un’altra interpretazione del NPCSC. La nuova strategia spiegherebbe il motivo per cui, in alcune

occasioni, la CFA si è mostrata disposta a tutto, compresa una restrizione dei diritti umani, pur di evitare

un ulteriore intervento del Governo Centrale. Effettivamente la CFA ha, per lungo tempo, mostrato

un’ottima capacità di resistenza e resilienza ai cambiamenti nell’ordine costituzionale della RAS. Non è

tuttavia certo che lo possa fare ancora a lungo.

Diciassette anni dopo, nel 2016, un altro fatto scosse la RAS in modo particolare: l’epilogo del

Movimento degli Ombrelli aveva incrementato i sentimenti localisti, tanto che alcuni sostenitori di questa

corrente furono eletti nel LegCo, come Yau Wai-ching e Baggio Leung, membri del partito

Youngspiration. Entrambi pronunciarono il giuramento di rito in forma provocatoria, riferendosi alla Cina

con l’appellativo “Cheena”33, atto che costò loro l’esclusione dal parlamento. Il governo, infatti, richiese

alla corte di esprimere una sentenza per chiarire che il presidente del LegCo non avrebbe potuto

autorizzare i due deputati ad esprimere nuovamente il loro giuramento, a causa della mancata promessa di

fedeltà al Governo Centrale. Inoltre, chiese al NPCSC di interpretare l’Art. 104 della Basic Law che

regola, appunto, il conferimento delle cariche politiche nella RAS. Il Governo Centrale si espresse il 7

novembre 2016, ribadendo l’assoluta intransigenza sulle procedure del giuramento. Il deputato, secondo

quanto riportato, deve “pronunciare il giuramento in modo corretto, sia per la forma che per il contenuto,

egli deve giurare in modo sincero e solenne, leggere in maniera accurata e completa”. Inoltre, continua il

documento, il deputato sarà prontamente squalificato nel caso in cui si rifiuti di esprimere il giuramento o,

intenzionalmente, ne alteri forma o contenuto. Infine, a supportare la posizione del governo della RAS,

l’opzione di dare un’altra possibilità ai deputati per ripetere la formula fu rifiutata.15 Nuovamente, il potere

giudiziario è stato scalvato dal governo locale prima (che ha chiesto l’intervento del NPCSC, compito che

spetterebbe alla corte), e dal

Page 69:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

42

33 Termine usato in modo dispregiativo dai giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. 15 Decisione del NPCSC del 7 novembre 2016 http://www.basiclaw.gov.hk/en/basiclawtext/images/basiclawtext_doc25.pdf

Page 70:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

43

Governo Centrale poi, che ha nuovamente interferito negli affari interni della RAS. L’interpretazione del

NPCSC creò un altro precedente politico, piuttosto allarmante: qualsiasi deputato del LegCo avrebbe

potuto essere privato della propria carica nel caso in cui venisse giudicato poco rispettoso nei confronti del

Governo Centrale. Questa vicenda ha dimostrato la rapidità della RPC nel rispondere qualora si senta

minacciata nella sicurezza o umiliata nell’orgoglio nazionale (Lo, 2018).

Poco meno di un anno dopo, nel luglio 2017, Leung Kwok-hung, Edward Yiu, Nathan Law e Liu

Shiu Lai, altri quattro membri del Youngspiration, furono squalificati dal LegCo dopo la sentenza della

Corte Suprema, sempre a causa del comportamento tenuto durante il giuramento. Una notizia che ha

“riportato dignità al Legislative Council”, affermò Priscilla Leung Mei-fun, avvocatessa e deputata del

LegCo, che così come gli esponenti dei partiti pro-Pechino, si rallegrava dell’esclusione dei sei esponenti

democratici che assicuravano all’opposizione l’impossibilità numerica per porre il veto sui decreti proposti

dal governo. Venne vista come un’occasione per risolvere lo stallo parlamentare, a cui si era giunti a causa

delle tecniche di ostruzionismo portate avanti dai democratici (Li, Liu, 2017). “Un vero oltraggio”, replica

Leung Kwok- hung, “il NPCSC ha ribaltato i risultati delle elezioni del settembre scorso. Questo non

succede nei paesi democratici” (Lau, Chung, 2017). Questo ulteriore affronto verso la comunità

hongkonghese ha ulteriormente accresciuto la presenza di localisti, invisi alla Cina. Tra quelli più

determinati c’è Andy Ho, leader del Hong Kong National Party, che aspirava all’indipendenza del Porto

Profumato dalla Cina continentale. Il suo partito, pur non essendosi messo a capo di alcuna azione

sovversiva, è stato bandito nel 2018 per questioni di sicurezza nazionale, ordine pubblico e tutela della

libertà e dei diritti della comunità. La messa al bando di un partito, avvenuta per la prima volta dal 1997,

ha rappresentato una grave limitazione alla libertà di associazione (Cheng, 2018c).

Ciò che si evince da quanto descritto è che il gigante cinese, anche quando non si occupa di costruire

enormi opere infrastrutturali, agisce ad un livello differente, meno palese ma ugualmentepenetrante. Il filo

conduttore dell’azione della Repubblica Pubblicare è senz’altro la sicurezza nazionale, un’ossessione che

estende il concetto di sicurezza anche ad elementi quali il pericolo di rottura dell’unità della Cina e le

minacce di oltraggio contro il Governo Centrale. Questo spiegherebbe perché la Cina è intervenuta

tempestivamente e, soprattutto, duramente, contro casi come questi (Lo, 2018).

Page 71:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

44

CONCLUSIONE

Nei capitoli precedenti è stato messo in luce come la Cina abbia sempre interferito negli affari di

Hong Kong: sia durante il periodo coloniale, quando la sovranità sugli affari interni apparteneva alla

Corona Britannica, che dopo l’Handover, nonostante la promessa di un alto grado di autonomia

avanzata nei confronti della RAS. Si è visto come il Partito Comunista Cinese avesse una base sul

territorio già dal 1937 e come esso puntasse all’attuazione di un United Front tramite la Federation

of Trade Unions, la New China News Agency e il DAB, partito pro-Pechino, per riunire gli

hongkonghesi contro il nemico Imperialista. Poi ancora è stato sottolineato l’evidente appoggio,

offerto dalla Cina, ai vari moti di rivolta anticoloniale (e.g. quelli del 1967) con l’intento di

diffondere il comunismo nel Porto Profumato. È noto poi, come negli anni della transizione (1984-

1997), la gestione cinese prevalse sia sugli inglesi, che sulle richieste della popolazione residente. È

innegabile, tuttavia, che una volta tornata sotto la giurisdizione cinese, Hong Kong, in quanto

Regione Amministrativa Speciale, sia stata dotata di più poteri rispetto ad un qualunque stato

federale: essa, per esempio, è libera di avere un sistema finanziario indipendente, una valuta propria,

non è tenuta a pagare le tasse al governo Centrale e può avere un ruolo internazionale in quanto

RAS. Ciò che va ricordato, tuttavia, è che tali prerogative, così come la promessa della futura

elezione a suffragio universale dei rappresentanti, siano scritte nella Basic Law, costituzione locale,

ma non in quella nazionale, che nella piramide gerarchica delle fonti è senz’altro in una posizione

primaria. Ecco perché si può affermare che l’autonomia di Hong Kong è “costruita sulla sabbia”

(Ghai, 2007). Tale consapevolezza si è fatta strada anche nella società civile, che in un crescendo di

manifestazioni di protesta si è mobilitata contro il tentativo cinese di far entrare Hong Kong nella

sua orbita, negandole quel sistema democratico che molti avrebbero desiderato. Infine, ho messo in

luce alcune delle modalità attraverso le quali la Cina sta tentando di assimilare la HKRAS: creando

una relazione di dipendenza economica di Hong Kong verso la Madrepatria; inserendosi nella

dimensione culturale, educativa e dell’informazione, al fine di creare una comunità “più cinese”,

eliminando il gap presente tra cinesi e hongkonghesi e, infine, interferendo nei suoi meccanismi

politici, negli affari interni e, soprattutto, minando il lavoro dell’unico settore in grado di preservare

l’autonomia della regione: il giudiziario. Hong Kong, così, si trasformerebbe gradualmente, secondo

il volere del PCC, in una qualunque città cinese, in vista della “scadenza” del modello “One

Country, Two Systems”, nel 2047. Un’analisi sul significato di questa espressione risulta, in effetti,

piuttosto utile per completare il quadro sulla riflessione circa l’effettivo grado di autonomia della

HKRAS. I modelli interpretativi sono due: si può pensare alla centralità della dualità di sistemi, in

cui l’autonomia degli stessi è base

Page 72:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

45

fondativa per il Paese unito, oppure, ed è questa la versione ufficiale34, si può intendere il “One

Country” come assoluta precondizione per l’accettazione dei “Two Systems”. L’obiettivo primario,

in questo caso, è l’unificazione del Paese, e il modello dei “Two Systems” è mero strumento per la

realizzazione di questo (Tai, 2010). Che la si voglia quindi chiamare “sinizzazione” o più

semplicemente integrazione, è comunque chiaro (e lo è sempre stato) quale sia l’intento della

Repubblica Popolare. È dunque tenendo a mente questa interpretazione che si fatica a immaginare

un futuro democratico per Hong Kong, il quale, da stato indipendente sarebbe costretto a convivere

con la vicinissima potenza economica cinese, da cui, al momento, dipende una grande fetta

dell’economia locale; da Regione Amministrativa Speciale quale è, invece, si potrebbe sperare in

un’apertura democratica nel caso in cui Hong Kong fosse strettamente indispensabile alla Cina, in

quanto centro economico-finanziario internazionale. Come già puntualizzato, però, questa relazione

di dipendenza si sta affievolendo dalla parte cinese: un grande stimolo parte senz’altro dalla

concretizzazione del piano dell’Area della Grande Baia, con il potenziamento delle città della zona,

Shenzhen in particolare. Meno potere contrattuale è nelle mani degli hongkonghesi, più è probabile

che il 2047 registri una totale assimilazione di Hong Kong nella Repubblica Popolare Cinese.

Rimane tuttavia il nodo della società civile, che, al momento, non sembra intenzionata ad arrendersi

al gigante cinese.

Page 73:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

46

34 Hu Jintao nel discorso di commemorazione per i dieci anni della HKRAS disse che “non potevano esistere due sistemi separati senza il Paese, indivisibile”. (2007)

Page 74:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

47

BIBLIOGRAFIABeal Thom, (2000), “Hong Kong Housing Official Resign, Further Shaking Confidence in

Tung”, The Wall Street Journal, 26/06/2000 https://www.wsj.com/articles/SB961940115899086863

Bielicki Kevin T., (2019), “Hong Kong Identity and the Rise of Mandarin”, The Diplomat,

14/02/2019 https://thediplomat.com/2019/02/hong-kong-identity-and-the-rise-of-mandarin/ Boehler

Patrick, (2014), “Hong Kong publisher Yiu Man-tin to face trial over smuggling charges”,

South China Morning Post, 27/03/2014 https://www.scmp.com/news/china-

insider/article/1458514/hong-kong-publisher-yao-wentian-face-trial-over-smuggling-charges

Branigan Tania and Kaiman Jonathan, (2014), “Hong Kong police uses teargas and pepper

spray to disperse protesters”, The Guardian, 28/09/2014

https://www.theguardian.com/world/2014/sep/28/kong-kong-police-teargas-pepper-spray-pro-

democracy-protesters

Buckley Chris, (2013), “On Hong Kong Shelves, Illicit Dirt on China’s Elite”, The New York

Times, 18/05/2018 https://www.nytimes.com/2013/05/19/world/asia/exposes-of-chinas-elite-a-big-

lure-in-hong-kong.html

Bush Richard C. Hong Kong Housing Official Resigns, Further Shaking Confidence in Tung

(2016), Hong Kong in the Shadow of China: Living with the Leviathan, Brookings Institution Press,

Washington, D.C.

Chan Elaine (2003), “Defining Fellow Compatriots as “Others” – National Identity in Hong

Kong”, An International Journal of Comparative Politics, https://doi.org/10.1111/1477-7053.00043

Chan JMM (2014), Hong Kong’s Umbrella Movement, The Roundtable: Commonwealth

Journal of International Affairs, http://hub.hku.hk/handle/10722/208215

Cheng Edmund W., (2016). “Street Politics in a Hybrid Regime: The Diffusion of Political

Activism in Post-colonial Hong Kong.” The China Quarterly, 226, 383-406.

doi:10.1017/S0305741016000394

Cheng Edmund W., (2018) “Guest Lecture” del corso di “Hong Kong Government and

Politics” del Prof. Ray Yep, City University of Hong Kong

Cheng Kris, (2018a), “Gov’t should not intervene in China Liaison Office’s ownership of

Hong Kong publishing giant, says Carrie Lam”, Hong Kong Free

Press, 29/05/2018 https://www.hongkongfp.com/2018/05/29/govt-not-intervene-

china-liaison-offices-ownership- hong-kong-publishing-giant-says-carrie-lam/

Cheng Kris, (2018b), “Cost overruns and constitutional debate: Hong Kong’s controversial

Express Rail Link, explained”, Hong Kong Free Press, 23/09/2018

https://www.hongkongfp.com/2018/09/23/cost-overruns-constitutional-debate-hong-kongs-

controversial-express-rail-link-explained/

Page 75:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

48

Cheng Kris, (2018c), “Pro-independence party officially banned by Hong Kong gov’t in

historic move restricting freedom of assembly”, Hong Kong Free

Press, 24/09/2019 https://www.hongkongfp.com/2018/09/24/breaking-pro-

independence-party-officially-banned- hong-kong-govt-historic-move-restricting-freedom-

assembly/

Cheung Anthony B. L., and Paul C. W. Wong (2004), “Who Advised the Hong Kong

Government? The Politics of Absorption before and after 1997." Asian Survey 44, no. 6, pp. 874-94.

doi:10.1525/as.2004.44.6.874.

Cheung Chor-Yung (2011) “How Political Accountability Undermines Public Service Ethics:

the case of Hong Kong”, Journal of Contemporary China, 20:70, pp. 499-515, doi:

10.1080/10670564.2011.565180

Cheung Chor-yung, (2017) "“One country, two systems” after the Umbrella movement:

problems

and prospects", Asian Education and Development Studies, Vol. 6 Issue: 4, pp.385-400,

https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/AEDS-10-2015-0055/full/html

Cheung Gary (2015), “How Hong Kong’s electoral system only discourages political

moderates” In South China Morning Post, 16/11/2015 https://www.scmp.com/comment/insight-

opinion/article/1879248/how-hong-kongs-electoral-system-only-discourages-political

Cheung Peter TY, (2014), “Toward Collaborative Governance Between Hong Kong and

Mainland China”, Urban Studies Journal, Vol. 52 (10) 1915-1933, DOI:

10.1177/0042098014548139 Cheung Tony, (2019), “Hong Kong youth need more patriotic

education and cultural exchanges

to cure ‘sickness’ of separatism, say delegates to CPPCC”, South China Morning Post, 4/03/2019

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/2188528/hong-kong-youth-need-more-

patriotic-education-and-cultural

Ching Frank, (2013), “Political reform consultation fails the test of open debate”, South China

Morning Post, 31/12/2013 https://www.scmp.com/comment/insight-

opinion/article/1393722/political-reform-consultation-fails-test-open-debate

Chiu Peace, (2017), “Legislator creates way to report ‘patriotic content’ in Hong Kong

schools, amid ‘brainwashing’ claims”, South China Morning

Post, 28/08/2017 https://www.scmp.com/news/hong-kong/education-

community/article/2108659/legislator-creates- way-report-patriotic-content

Chiu Peace, (2019), “Press freedom in Hong Kong ‘at its worst’ with journalists attacked and

Page 76:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

49

berated by police and protesters on both sides of extradition bill clashes”, South China Morning

Post, 7/07/2019 https://www.scmp.com/news/hong-kong/society/article/3017600/press-freedom-

hong-

Page 77:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

50

kong-its-worst-journalists-attacked-and

Chow Chung-yan, (2015), “Alibaba buys South China Morning Post Group’s media business,

pledges to uphold editorial independence and remove paywall”, South China Morning Post,

11/12/2015

https://www.scmp.com/business/companies/article/1890060/alibaba-buys-south-china-morning-

post-groups-media-business

Chu Cindy Yik-yi (2011), “The Long History of United Front Activity in Hong Kong”, Hong

Kong Journal https://carnegieendowment.org/hkjournal/PDF/2011_fall/5.pdf

Crocenzi Mauro, (2019), “Un «mito delle origini» oltre i confini della storia”, Il Manifesto,

30/04/2019

Cuscito Giorgio, (2017), “Unica, non speciale: vent’anni dopo, Hong Kong è Cina”, Limes,

Bollettino Imperiale, 10/07/2017 http://www.limesonline.com/rubrica/unica-non-speciale-venti-

anni-dopo-restituzione-1997-hong-kong-cina

Cuscito Giorgio, (2018), “Per la Cina, Hong Kong è troppo importante per diventare

democratica”, Limes, Bollettino Imperiale, 23/10/2018 http://www.limesonline.com/rubrica/per-la-

cina-hong-kong-e-troppo-importante-per-diventare-democratica

Davis M.C, (2015), “Hong Kong's Umbrella Movement: Beijing's Broken Promises”, Journal

of Democracy, 2015, v. 26 n. 2, p. 101-110, http://hdl.handle.net/10722/209728

Ewing Kent, (2018), “Express Rail Link: handy for trips to places without airports, slow and

dear to anywhere else”, 22/09/2018 https://www.hongkongfp.com/2018/09/22/express-rail-link-

handy-trips-places-without-airports-slow-dear-anywhere-else/

Ghai Yash, (2007), “The Legal Foundations of Hong Kong’s Autonomy: Building on Sand”,

Asia Pacific Journal of Public Administration, 29:1, 3-28, DOI:10.1080/23276665.2007.10779326

Graham-Harrison Emma, Yu Verna, (2019), “Hong Kong leader suspends extradition bill

amid

protest pressure”, The Guardian, 15/07/2019

https://www.theguardian.com/world/2019/jun/15/hong-kong-leader-carrie-lam-extradition-bill-

delay-protests-china

Hemlock (2019), “Hong Kong on the day of the Tiananmen Massacre: Rumours, unlikely

protests and a brutal reckoning”, Hong Kong Free Press, 4/06/2019

https://www.hongkongfp.com/2019/06/04/hong-kong-day-tiananmen-massacre-rumours-unlikely-

protests-brutal-reckoning/

Hilgers Lauren, (2015), “Hong Kong’s Umbrella Revolution Isn’t Over Yet”, The New York

Times, 18/02/2015 https://www.nytimes.com/2015/02/22/magazine/hong-kongs-umbrella-

Page 78:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

51

revolution-isnt-over-yet.html

Page 79:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

52

Hu Jintao, (2007), Discorso per la celebrazione dei dieci anni dall’Handover e per

l’insediamento del terzo governo della HKRAS, http://www.chinadaily.com.cn/china/2007-

07/02/content_5425058.htm

Hung Ho-fung, Ip Iam-chong, (2012), "Hong Kong's Democratic Movement and the Making

of China's Offshore Civil Society." Asian Survey 52, no. 3, pp. 504-27.

doi:10.1525/as.2012.52.3.504. Hui Mary, (2015), “From the archives: Occupy insiders give their

verdict on the 2014 protests”, South China Morning Post, 7/02/2015

https://www.scmp.com/magazines/post-

magazine/article/1701641/occupy-insiders-give-their-verdict-protests

Jun Mai, Ng Kang-chung, (2017), “Act on national education for the young, Hong Kong

leader Carrie Lam told by Chinese minister on Beijing visit”, South China Morning Post, 7/08/2019

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/2105834/hong-kong-leader-reminded-need-

strengthen-national-education

King, Ambrose Yeo-chi (1975), "Administrative Absorption of Politics in Hong Kong:

Emphasis on the Grass Roots Level." Asian Survey15, no. 5, pp. 422-39. doi:10.2307/2643255

Kong Tsung-ga, (2017), “Mainlandization: How the Communist Party works to control and

assimilate Hong Kong”, Hong Kong Free Press, 15/10/2017

https://www.hongkongfp.com/2017/10/15/mainlandization-communist-party-works-control-

assimilate-hong-kong/

Ku Agnes S. (2004) “Negotiating Law, Rights and Civil Autonomy: from the Colonial to the

Post-Colonial Regimes.” In Remaking Citizenship in Hong Kong: Community, Nation and the

Global City, ed. Agnes S. Ku and Ngai Pun. London: RoutledgeCurzon, cap. 8.

Lam, Percy, Wong, Holliday (2007) Contemporary Hong Kong Politics, Hong Kong University

Press

Lau Chris, Chung Kimmy, (2017), “Court ruling disqualifying Hong Kong lawmakers over

oath-taking controversy ‘a declaration of war”, South China Morning Post, 14/07/2019

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/2102609/four-more-hong-kong-lawmakers-

disqualified-over-oath-taking

Leung Kanis, (2018), “World’s longest sea crossing is finally finished, but Hong Kong-

Zhuhai- Macau bridge has come at a high cost”, South China

Morning Post, 19/10/2018

https://www.scmp.com/news/hong-kong/transport/article/2169199/decade-deaths-and-delays-

worlds-longest-sea-crossing

Levitsky Steven, Way A. Lucan, (2002), “The Rise of Competitive Authoritarianism”, Journal

Page 80:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

53

of Democracy 13(2): 51-65

Li Shadow and Liu Luis, (2017), “4 HK lawmakers disqualified over oaths”, China Daily,

Page 81:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

54

15/07/2017

http://www.chinadaily.com.cn/china/2017-07/15/content_30121921.htm

Liu Juliana, (2017), “Hong Kong-China train station could apply mainland law”, BBC News,

26/07/2017, https://www.bbc.com/news/world-asia-china-40712984

Lo Sonny Shiu-Hing, (2008), “The Mainlandization of Hong Kong”, in The Dynamics of

Beijing-Hong Kong Relations: A Model for Taiwan? DOI:

10.5790/hongkong/9789622099081.003.0003

Lo Sonny Shiu-Hing, (2018) “L’integrazione di Hong Kong e Macao serve ad annettere

Taiwan”, traduzione di Daniele Santoro in “Non tutte le Cine sono di Xi”, Limes 11/2018

Ma Ngok, (2015), “The Rise of ‘Anti-China’ Sentiments in Hong Kong and the 2012

Legislative Council Elections”, The China Review, Vol. 15, No. 1, pp. 39–66

Morris, Paul, and Vickers Edward, (2015), “Schooling, Politics, and the Construction of Identity in

Hong Kong: the 2012 ‘Moral and National Education’ Crisis in Historical Context.” Comparative

Education 51(3), 305–326

Ng Kang-chung, Mandy Zuo, (2015), “Mainland Chinese granted one-way permits to live in

Hong Kong may get right to return”, South China Morning Post, 31/01/2015

https://www.scmp.com/news/hong-kong/article/1678961/mainland-chinese-immigrants-hong-kong-

may-get-chance-move-back

Ng Kang-chung (2017), “Fear and loathing: which way forward for Article 23 national security

law in face of stiff opposition in Hong Kong?” South China Morning Post, 22/11/2017

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/2121035/fear-and-loathing-which-way-

forward-article-23-national

Phila Siu, (2019), “Mainland Chinese visitors drive Hong Kong’s tourist numbers to record

high of 65.1 million”, South China Morning Post, 31/01/2019 https://www.scmp.com/news/hong-

kong/hong-kong-economy/article/2184378/tourist-figures-hong-kong-reached-new-high-2018-651

O’Neill Mark, (2014), “Mainlandization: how Hong Kong and Taiwan are coping, EJ Insight,

14/08/2014 http://www.ejinsight.com/20140814-mainlandisation-dividing-hk-taiwan/

Pieranni Simone, (2014), “L’Ombrello di Hong Kong”, Il Manifesto, 30/09/2014

https://ilmanifesto.it/lombrello-di-hong-kong/

Pieranni Simone, (2018), “Il ponte più lungo del mondo è l'ennesima prova di forza di

Pechino”, Eastwest, 24/10/2018 https://eastwest.eu/it/opinioni/open-doors/cina-hong-kong-ponte-

piu-lungo- del-mondo

Page 82:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

55

Pieranni Simone, (2019a), “La risposta cinese alle proteste: Shenzhen sarà la nuova Hong

Kong”, Il Manifesto, 20/08/2019 https://ilmanifesto.it/hong-kong-proteste-cina-shenzhen-hub-hi-

tech-finanza/

Pieranni, Simone, (2019), “Gli attivisti di Hong Kong: «Siamo come l’acqua, non ci

fermeremo. Adesso o mai più»”, Il Manifesto, 21/08/2019 https://ilmanifesto.it/hong-kong-

manifestanti-attivisti- suffragio-universale-cina-proteste/

Pomfret James, (2018), “Hong Kong rejection of journalist's visa prompts calls for

explanation”, Reuters, 8/10/2019 https://af.reuters.com/article/worldNews/idAFKCN1MI02V

Pomfret James, (2019), “Hong Kong police criticized over failure to stop attacks on

protesters”, Reuters, 22/07/2019 https://www.reuters.com/article/us-hongkong-extradition/hong-

kong-police- criticized-over-failure-to-stop-attacks-on-protesters-idUSKCN1UH02O

Rowse Mike, (2015), “No mystery about who murdered Hong Kong's reform plan”, South

China Morning Post, 22/06/2015 https://www.scmp.com/comment/insight-

opinion/article/1823801/no-mystery-about-who-murdered-hong-kongs-reform-plan

Sala Ilaria Maria, Branigan Tania, (2014), “Last of Hong Kong protesters arrested amid police

clearance”, The Guardian, 11/12/2014 https://www.theguardian.com/world/2014/dec/11/hong-

kong- protesters-brace-arrests-police-clearance

Sala Ilaria Maria, (2015), “Creeping censorship in Hong Kong: how China controls sale of

sensitive books” The Guardian, 19/05/2015

https://www.theguardian.com/world/2015/may/19/censorship-in-hong-kong-how-china-controls-

sale-of-sensitive-books

So Alvin, (2011). “The Development of Post-Modernist Social Movements in the Hong Kong

Special Administrative Region” In East Asian Social Movements, doi:10.1007/978-0-387-09626-

1_16.

Tai Benny, (2010), “Judicial Autonomy in Hong Kong”, China Information 24(3) 295–315,

DOI: 10.1177/0920203X10379361

Tong Elson (2018), “Reviving Article 23 (Part I): The rise and fall of Hong Kong’s 2003

national security bill”, in Hong Kong Free Press, 17/02/2018

https://www.hongkongfp.com/2018/02/17/reviving-article-23-part-i-rise-fall-hong-kongs-

2003-national-security-bill/

Tong Elson (2018), “Reviving Article 23 (Part II): Old wine in new bottles for Hong Kong’s

national security debate”, ”, in Hong Kong Free Press, 18/02/2018

https://www.hongkongfp.com/2018/02/18/reviving-article-23-part-ii-old-wine-new-bottles-hong-

kongs-national-security-debate/

Page 83:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

56

Veg Sebastian (2017), The Rise of “Localism” and Civic Identity in Post-handover Hong

Kong: Questioning the Chinese Nation-state, SOAS University of London,

doi: https://doi.org/10.1017/S0305741017000571

Victor Daniel, Yuhas Alan (2019) “What’s Going On in Hong Kong? What to Know About

the Protests”, New York Times, 08/08/2019 https://www.nytimes.com/2019/08/08/world/asia/hong-

kong-protests-explained.html?module=inline

Yash Ghai (2007), “The Legal Foundations of Hong Kong’s Autonomy: Building on Sand”,

Asia Pacific Journal of Public Administration, https://doi.org/10.1080/23276665.2007.10779326

Warris Johnny, (2018) “China is erasing its border with Hong Kong”, Reportage in Vox of

Borders, 25/07/2018 https://www.youtube.com/watch?v=MQyxG4vTyZ8&t=83s

Wasserstrom Jeffrey N. (2018), China in the 21st Century: What Everyone Needs to Know,

Oxford University Press, New York, pp. 134-137

Wasserstrom Jeffrey N., Ho Denise Y., (2014) “What Hong Kong’s Occupy Movement Can

Learn from History”, The Nation, 12/09/2014

Wasserstrom Jeffrey N. (2019), “May Fourth, the Day that Changed China”, The New York

Times, 3/05/2019

https://www.nytimes.com/2019/05/03/opinion/china-may-fourth-movement-protests-1919-

wusi.html

White Cameron L., (2017), “Cantonese isn’t dead yet, so stop writing its eulogy”, Quartz,

27/06/2017

https://qz.com/1000378/cantonese-isnt-dead-yet-so-stop-writing-its-eulogy/

Wong Cal (2016), “Hong Kong and China: the Language Barrier”, The Diplomat, 18/08/2016

https://thediplomat.com/2016/08/hong-kosng-and-china-the-language-barrier/

Wong Mathew Y.H. (2017), Comparative Hong Kong Politics. Singapore: Springer Singapore

Wong Joshua (2015), “Scholarism on the March”, New Left Review, no 92, marzo-aprile 2015

Wright Teresa (2018), Popular Protest in China, Polity Press, Cambridge, cap. 9

Xi Jinping, (2017), Discorso pronunciato durante il XIX Congresso del Partito Comunista

Cinese, 18/10/2017 http://www.xinhuanet.com/english/special/2017-11/03/c_136725942.htm

Yang Liu, (2014), “Influx of mainland visitors adds fuel to Hong Kong’s political warfare”,

Global Times, 30/03/2014 http://www.globaltimes.cn/content/851623.shtml

Page 84:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

57

Yep Ray (2009), “One Country, Two Systems” and special administrative regions: The Case

of Hong Kong, Routledge

Yep Rey, (2013), Negotiating Autonomy in Greater China: Hong Kong and its sovereign before

and after 1997, NIAS Press – Nordic Institute of Asian Studies, Copenhagen (Denmark)

Yep Rey, (2018), appunti sul corso di Hong Kong Government and Politics, City University of

Hong Kong

Yew Chiew Ping (2010), “Hong Kong’s Political Reform and Dilemma”, East Asian Politics,

v.2 no4 http://www.eai.nus.edu.sg/publications/files/Vol2No4_YewChiewPing.pdf

Business: Hong Kong’s Golden Link, 30 aprile 1979, TIMES

http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,723932,00.html

World: Asia-Pacific, “Falun Gong Urges End to Ban”, BBC News, 12/12/1999

http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/561265.stm

Official Publication: Sino-British Joint Declaration on the Question of Hong Kong, 7 Loy. L.A.

Int'l & Comp. L. Rev. 139 (1984). http://digitalcommons.lmu.edu/ilr/vol7/iss1/6

Lettere Patenti (1843), LegCo InfoPack No. LC04/2011-12

https://www.legco.gov.hk/general/english/library/infopacks/yr11-12/1112infopacks-lc-04-e.pdf

Costituzione della Repubblica Popolare Cinese

https://www.elegislation.gov.hk/hk/A1%21en.assist.pdf

Chief Executive Election Ordenance (CEEO) https://www.elegislation.gov.hk/hk/cap569?

SEARCH_WITHIN_CAP_TXT=political%20party

Electoral Affairs Commission https://www.eac.hk/en/ecse/2016ecse_guide.htm

Statistico LegCo sugli elettori https://www.voterregistration.gov.hk/eng/statistic20163.html

Composizione del LegCo

https://www.legco.gov.hk/education/files/english/Exhibition_Panels_Supplementary_Notes/Compo

sition-of-the-LegCo.pdf

State Council, The People’s Republic of China, (2014), White Paper on The Practice of the

“One Country, Two Systems” Policy in the Hong Kong Special Administrative Region, 10 giugno

2014

http://www.fmcoprc.gov.hk/eng/xwdt/gsxw/t1164057.htm

The Curriculum Development Council, “Moral and National Education”, Curriculum Guide

(Primary 1 to Secondary 6), April 2012, https://www.edb.gov.hk/attachment/en/curriculum-

development/moral-national-edu/MNE%20Guide%20(ENG)%20Final_remark_09102012.pdf

Page 85:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

58

General Assembly of United Nation, “International Covenant on Civil and Political Rights”,

Resolution 2200 A (XXI), 16/12/1966 e “Application of the Covenant to the Hong Kong Special

Administrative Region, https://www.cmab.gov.hk/en/home/index.htm

National People’s Congress Standing Committee, “Decision on Hong Kong 2017 Election

Framework”, 31/08/2014 http://www.scmp.com/news/hong-kong/article/1582245/full-text-npc-

standing-committee-decision-hong-kong-2017-election

“HK protesters brace for clearance after injunction published”, BBC News, 9/12/2014

https://www.bbc.com/news/world-asia-china-30390595

LC: Statement by CS on Consultation Report and Proposals on the Method for Selecting the

Chief Executive by Universal Suffrage, 22/04/2015

https://www.info.gov.hk/gia/general/201504/22/P201504220392.htm

Associated Press, Reuters, (2019), “Satellite photos show Chinese armoured vehicles on

border of Hong Kong”, The Guardian, 14/08/2019

https://www.theguardian.com/world/2019/aug/14/satellite-photos-show-chinese-armoured-vehicles-

border-hong-kong-shenzhen-sports-stadium,

Trading Economics, Hong Kong GDP, https://tradingeconomics.com/hong-kong/gdp

Research Office Legislative Council Secretariat, (2018), Commerce and Industry Statistical

Highlights, ISSH25/17-18 https://www.legco.gov.hk/research-publications/english/statistical-

highlights_1620.htm

World Tourism Organization (2015), Knowledge Network Issue Paper Series: “Growth of

Chinese Tourists to Hong Kong, China, 2002 to 2014 – Implications and Way Forward”, volume I

(1), UNWTO, Madrid.

Institute for Security & Development Policy, (2018). “Made In China 2025”, giugno 2018,

http://isdp.eu/publication/made-china-2025/

Outline Development Plan for the Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area, febbraio

2019 https://www.bayarea.gov.hk/en/outline/plan.html

World Press Freedom Index, Reporters without borders, https://rsf.org/en/hong-kong

Sito del State Council Hong Kong and Macau Affairs Office

http://english.www.gov.cn/state_council/2014/10/01/content_281474991090982.htm

Page 86:  · Web viewTutti i quadri erano obbligati a giurare fedeltà alla Corona per poter entrare nel pieno delle proprie funzioni. Tra i membri ufficiosi si ricorda il diplomatico cinese

59

Sito dell’Office of the Commissioner of the Ministry of Foreign Affairs

http://www.fmcoprc.gov.hk/eng/zjgs/zygy/