programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p....

72
1. La transizione della Facoltà di Scienze dall’Università pontificia alla Regia Università Annibale Mottana Come furono adeguate le strutture tradizionali dell’università pontificia alla nuova realtà rappresentata dall’unione di Roma al resto d’Italia? Quali interventi furono necessari per passare da un’università confessionale, in cui la Fisica era insegnata in modo da celebrare l’onnipotenza divina, a una università positivista volutamente privata di qualsiasi orientamento confessionale? Quanto tempo richiese la trasformazione della didattica e della ricerca chimiche, fisiche, matematiche e naturalistiche così da portare l’università di Roma al livello delle maggiori università europee, il riferimento essendo, prevalentemente, il modello tedesco? Chi fu estromesso perché reputato inadeguato e chi fu invitato a trasferirsi a Roma per contribuire al nuovo modello scientifico-didattico? Sono queste le domande cui cerca di rispondere questo capitolo, che conclude asserendo che la Facoltà di Scienze della Regia Università di Roma era pronta ai suoi nuovi compiti già nel 1876, prima che al governo della Destra storica subentrasse quello della Sinistra.

Transcript of programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p....

Page 1: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. La transizione della Facoltà di Scienze dall’Università pontificia alla Regia Università

Annibale Mottana

Come furono adeguate le strutture tradizionali dell’università pontificia alla nuova realtà rappresentata dall’unione di Roma al resto d’Italia? Quali interventi furono necessari per passare da un’università confessionale, in cui la Fisica era insegnata in modo da celebrare l’onnipotenza divina, a una università positivista volutamente privata di qualsiasi orientamento confessionale? Quanto tempo richiese la trasformazione della didattica e della ricerca chimiche, fisiche, matematiche e naturalistiche così da portare l’università di Roma al livello delle maggiori università europee, il riferimento essendo, prevalentemente, il modello tedesco? Chi fu estromesso perché reputato inadeguato e chi fu invitato a trasferirsi a Roma per contribuire al nuovo modello scientifico-didattico? Sono queste le domande cui cerca di rispondere questo capitolo, che conclude asserendo che la Facoltà di Scienze della Regia Università di Roma era pronta ai suoi nuovi compiti già nel 1876, prima che al governo della Destra storica subentrasse quello della Sinistra.

1.1. Premesse storiche e didattico-scientifiche

Il 20 settembre 1870 l’Italia occupò finalmente la sua

Page 2: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

4 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

naturale capitale storica, Roma, e si trovò di fronte il problema di integrarne la società, che era dominata da una monarchia elettiva formalmente internazionale, ma ch’era di fatto gestita da una curia prevalentemente italiana che traeva il suo potere dal pregiudizio, dalla superstizione e dall’intrigo di frazioni contrastanti entro una struttura statale di tipo nuovo, basata sull’ideale di nazione, su un cauto inizio di democrazia partecipata aperto anche alle minoranze confessionali prima totalmente escluse e, soprattutto, sulla volontà di svilupparsi per raggiungere la modernità e il benessere delle maggiori entità statali vicine, che fondavano il loro potere economico e sociale sul progresso scientifico e industriale. L’educazione - scuola e università - era un fattore fondamentale per raggiungere questo scopo e proprio con la riforma scolastica e universitaria era cominciato in Italia, sotto la spinta delle nuove idee propagate dalla rivoluzione francese, lo sforzo ad ammodernarsi, primo fra tutti quello compiuto dal Piemonte, a imitazione della Francia e della Prussia soprattutto, ma anche della Gran Bretagna. Dal Piemonte (nucleo continentale del Regno di Sardegna, la cui isola eponima rimaneva, però, a margine dello sviluppo industriale, fuorché per quello minerario) erano partite quasi tutte le innovazioni strutturali, economiche e sociali che, ancor prima dello Statuto (unica costituzione del 1848 sopravvissuta alla reazione), il vento del Risorgimento aveva portato a diffondersi all’Italia tutta; da qui era cominciato a imporsi il rinnovamento dell’intero Stato che ora raggiungeva l’agognata – e, per certi versi, temuta – sua capitale.

L’università di Roma (Studium Urbis o anche Archigymnasium Urbis) non rappresentava a quel tempo né il punto d’inizio né l’esempio più fulgido di università italiana. Era stata fondata da papa Bonifacio VIII nel 1303 (circa due secoli dopo Bologna) ed era stata riorganizzata più volte per vari motivi: strutturali, politici, religiosi e anche culturali, pur mantenendo sempre saldo il suo carattere di fortino della dottrina ecclesiastica più retriva

Page 3: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 5

(SPANO, 1935). Il ministro della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, in cui governava la Destra liberale di ispirazione cavouriana1, era allora il milanese Cesare Correnti (1815-88), buon patriota ma cattolico osservante, progressista convinto ma spesso incoerente e timido nelle decisioni. Egli era tenuto sotto vigile controllo da Quintino Sella, un cattolico maturo, lungimirante e molto determinato, che intendeva affermare nella capitale il primato della Scienza per fare fronte a un cattolicesimo ormai irretito in uno sterile dogmatismo (MOTTANA & 1 Presidente del consiglio dei ministri era Giovanni Lanza, monferrino

(1810-82), personalità che certo non aveva lo spessore di un Cavour. Ministro delle finanze, e in realtà “uomo forte” dell’intero governo, era Quintino Sella, biellese (1827-85). Il governo Lanza-Sella era, quindi, sostanzialmente piemontese d’ispirazione cavouriana, ma comprendeva in aggiunta altri personaggi del settentrione d’Italia di tendenza un po’ diversa. Un grave handicap che rese in certi momenti incoerente l’azione di questo governo fu che era stato malamente informato dal precedente governo presieduto da Federico Luigi Menabrea (che ne era anche ministro degli esteri) degli accordi raggiunti con la Francia nell’ambito della convenzione del settembre 1864, con cui l’Italia trasferiva la capitale da Torino a Firenze e s’impegnava a rinviare sine die l’occupazione di Roma. Maldestri tentativi intercorsi tra Francia e Italia per arrivare a un’espansione concordata dopo i cruenti fatti di Mentana (3 ottobre 1867) e Villa Glori (23 ottobre 1867) erano stati compiuti, ma erano risultati o infruttuosi oppure, addirittura, erano diventati fonte di ulteriori contrasti, anche per l’opposizione strenua del papa, che si faceva scudo del distaccamento francese sbarcato nel settembre 1867 a Civitavecchia a difesa di Roma e del potere pontificio. Allorché Napoleone III dovette ritirare questo corpo di spedizione (metà agosto 1870), il governo Lanza-Sella non esitò a preparare l’avanzata nello stato della chiesa (allora ridotto a una piccola parte dell’attuale Lazio; oltre a Roma con Civitavecchia si articolava in due sole “Delegazioni”: quella di Viterbo che includeva Montefiascone e Tarquinia, e quella di Campagna che comprendeva Velletri e Frosinone) e – finalmente - a proclamare l’avanzata non appena arrivò la notizia della destituzione dello stesso Napoleone III (4 settembre 1870) come conseguenza della schiacciante sconfitta subita a Sedan (2 settembre 1870). Dei tre corpi d’armata italiani mobilitati in agosto (il quarto, mobilitato in seguito, era stato dirottato il 16 settembre a occupare preliminarmente Civitavecchia) che lentamente raggiunsero le vicinanze di Roma tra il 16 e il 18 settembre, quello proveniente da Sud compì un primo attacco diversivo a Porta San Sebastiano alle 4.30 di mattina del 20 settembre, permettendo così ai due corpi provenienti da Nord-Est di abbattere a cannonate un tratto delle mura aureliane presso Porta Pia, di entrare nella città alle 9 e di ottenerne la resa alle 10 di mattina. A mezzogiorno tutto era finito. Il 21 anche il corpo proveniente da Civitavecchia, sbrecciata Porta San Pancrazio, entrò in città a occupare Trastevere. Va riconosciuto a Pio IX

Page 4: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

6 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

DOGLIONI, 2013 p. 293). A Roma Correnti si trovò di fronte a una struttura universitaria antiquata, perché era organizzata ancora secondo il dettato della lettera apostolica Quod divina sapientia omnes docet di papa Leone XII del 28 agosto 1824, pur se con alcuni piccoli ritocchi apportati nel 1865, essenzialmente di facciata e introdotti per emulazione di quanto si stava allora diffondendo nel resto d’Italia. Solo in quell’anno, infatti, fu superata la proibizione che un segretario di stato, il cardinale Luigi Lambruschini, già da tempo defunto, aveva diramato a tutti gli arcicancellieri dei pontifici arciginnasi di «[…] impedire che i sudditi pontifici prendano parte a tale riunione, non solo con l’andarvi, ma eziandio con l’avere con essa corrispondenza», pena la dimissione da ogni incarico. La «riunione» incriminata era una di quelle riunione periodiche che, salvo le interruzioni per le guerre d’indipendenza, avevano vivificato la ricerca e la scienza italiane fin dal 1839 (CAPANNA, 2011). Impedire agli insegnanti di tutte le università dello stato pontificio di partecipare alla riunioni nazionali era non solo isolarli personalmente dai loro colleghi, non tutti ma certamente in gran parte liberali, ma anche non permettere loro di informarsi dei nuovi risultati scientifici che in quel periodo facevano progredire e sviluppare economicamente l’intera Europa.

Fu così che gli insegnamenti dell’università romana rimasero, più a lungo che in altre parti d’Italia, impartiti da docenti prevalentemente locali (o, al massimo, trasmigrati da altre università dell’ex-Stato pontificio, ormai per la maggior parte perduto), tutti piuttosto mal pagati e per di più in misura differente a seconda del gradimento riscosso: non da parte degli studenti, bensì dei superiori ecclesiastici, che esercitavano un controllo censorio sul contenuto dei loro corsi. Per questo motivo, anche i docenti migliori e aperti in qualche maniera al nuovo tendevano a evitare di diffondere le novità culturali, specie se in odore di

di aver dato ordine il 19 settembre ai militari difensori (circa 15.000 zuavi, comandati dal generale badese Hermann von Kanzler; erano per lo più francesi, belgi e olandesi, molti dei quali avevano disertato dal distaccamento francese ritirato in agosto per restare a difendere il papa) di opporre solo un minimo di resistenza dimostrativa. Ciò nonostante, ci furono alcune decine di morti sia tra loro sia tra gli italiani.

Page 5: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 7

modernismo. Molti docenti, inoltre, cercavano di cambiare cattedra nell’intento di accaparrarsi quelle meno onerose per loro, se esercitavano anche un’attività esterna all’università, oppure quelle meglio pagate solo perché considerate, dai loro superiori graditi all’oligarchia clericale dominante, più utili alla formazione dei giovani in senso cattolico e, magari, a indirizzarli a prendere i voti.

1.2. Programmi per lo sviluppoNel 1870 la situazione culturale complessiva

dell’università romana era, per la Destra libertaria che era al governo in Italia, da considerarsi molto depressa. Lo era soprattutto in campo scientifico, giacché «le scienze naturali, perché insidiatrici della cosmogonia mosaica, erano tenute in sospetto; nelle scuole doveva rimanere sconosciuto […] il metodo odierno della scienza; osservare e sperimentare non si doveva […]» (MORPURGO, 1881, pp. 90-93). Probabilmente questo giudizio di uno storiografo contemporaneo è eccessivo e motivato dalla forte contrapposizione che l’ideale massone, laico e positivista di fine secolo provava contro tutto ciò che era cattolico. Tuttavia, per certi versi può essere condiviso: una minoranza illuminata e pienamente consapevole di essere, appunto, un’infima minoranza, si mosse con ardore essendo intenzionata a cogliere l’occasione di trasformare lo Stato nazionale da lei stessa creato in una grande struttura culturale e industriale, prima ancora che politico-sociale e aperta a tutti. Questa idea lungimirante senz’altro fu largamente condivisa fino a pochi anni fa, anche se non mancarono lunghi periodi in cui prevalsero le invettive contro l’oscurantismo pontificio (BOVI, 1984 p. 15). Che non tutto fosse così, ma che tra i cittadini romani e i professori dell’università pontificia ce ne fossero già molti di buona qualità, desiderosi di uno sviluppo della città sottratta al giogo curiale nel ricordo dell’effimera

Page 6: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

8 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

repubblica del 1848-49, lo dimostra il tentativo di Sella (a titolo personale e non come ministro)2 di assicurare molti di loro e, in particolare, Angelo Secchi (un gesuita!) alla regia università che stava per rimpiazzare quella pontificia; lo dimostrano gli approcci fatti da parecchi valenti matematici (tra cui Brioschi e Cremona) per portare dalla loro parte Barnaba Tortolini, che da Roma aveva diretto la principale rivista matematica stampata in Italia; lo dimostra, infine, il fatto che alla nuova università, con poche (ma significative!) eccezioni, continuarono a insegnare gli stessi docenti di prima (cfr. Tabella 1 e Tabella 2, in appendice). Alla fine del dominio pontificio, quindi, nell’università di Roma esistevano in realtà vari docenti validi, almeno potenzialmente (Tabella 1, a sinistra), e il nuovo governo intendeva avvalersene, anzi voleva valorizzarli dopo aver riorganizzato l’intera struttura secondo i principi che erano stati decisi per il resto d’Italia. Il tentativo fallì, almeno all’inizio, per una varietà di motivi. Ad esempio, i due validi docenti summenzionati, pur se ben intenzionati, erano ecclesiastici e dovettero loro malgrado rifiutare l’offerta ricevuta, pur di rimanere nella piena obbedienza della volontà papale (CASTELLANI, 1944).

Per trasformare l’insegnamento e adeguarlo al sistema vigente nel resto d’Italia vi era da affrontare subito un serio problema organizzativo: nell’università pontificia la Matematica e la Fisica, che sono propedeutiche e fondamentali a ogni tipo di attività veramente scientifica,

2 Sella era ministro delle finanze e, perciò, non competente in materia di pubblica istruzione – se non per un breve periodo in cui dovette tenerne l’interim. Tuttavia, in varie occasioni non esitò a sostituirsi al Correnti, che era cauto e lento (come il Sella ben sapeva), prendendo iniziative dirette che poi gli faceva accettare e rendere operative secondo i crismi della legge vigente. Con il successore del Correnti, Antonio Scialoja, Sella ebbe rapporti più distanti, ma sempre orientati a una collaborazione efficace.

Page 7: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 9

erano insegnate nel “Collegio”3 filosofico-matematico,4 mentre la Chimica e varie scienze naturali erano insegnate nel Collegio medico-chirurgico (VENZO, 2009). Il terzo Collegio, quello filosofico-scientifico era, in realtà, poca cosa: comprendeva solo alcune discipline inerenti le scienze naturali, che pure nella pianificazione della futura Italia (e della sua capitale, soprattutto)5 sarebbero risultate utilissime. Analogamente, bisognava decisamente cambiare 3 “Collegio” era, nell’organizzazione universitaria pontificia, l’equivalente

di quello che negli altri stati italiani (o, per meglio dire, nello Stato unitario da poco costituito) era la “Facoltà”. Collegio e Facoltà non sono strutture direttamente sovrapponibili, perché la distribuzione delle materie d’insegnamento era del tutto diversa. Le gerarchie organizzative erano però simili: entrambi avevano un decano (il più anziano dei professori) e un preside (un professore eletto per un periodo prefissato, ma di durata variabile). Nelle università dello stato pontificio il vertice sommo era l’arcicancelliere, generalmente un cardinale indicato dal papa, da cui dipendeva direttamente il rettore, un ecclesiastico anch’esso designato entro una ristretta cerchia curiale.

4 Questo collegio comprendeva anche alcuni professori soprannumerari (“extra numerum”), di cui quattro per disposizione papale (“ex pontificio rescripto”). Tra questi l’unico che figurava come esperto delle scienze p.d. era il Cav. Michele Stefano De Rossi (1834-98), romano, nominato per le scienze mineralogiche e geologiche. Si trattava, in realtà, di uno dei primi sismologi d’indirizzo quantitativo, inventore del “tromómetro”, che con la Mineralogia e la Geologia di allora aveva poco a che fare. De Rossi è, però, una figura di grande importanza per lo sviluppo della Scienza in Italia: egli contribuì a crearne il sistema di monitoraggio dei terremoti essendo diventato direttore dell’osservatorio sismico e meteorologico istituito dal governo regio a Rocca di Papa (1886). Assieme allo svizzero Alphonse Forel egli formulò (1873) una scala di misura dell’intensità sismica che precede e preannuncia la scala macrosismica introdotta nel 1902 dal milanese Giuseppe Mercalli (1850-1914) e dal romano Adolfo Cancani (1850-1904), diventata in seguito (1930) scala Mercalli-Cancani-Siebert (MCS), che è tuttora internazionalmente in uso.

5 Nel 1870 l’abitato di Roma non arrivava neppure alle mura aureliane, essendo in gran parte concentrato attorno all’ansa del Tevere, mentre i colli erano occupati da ville, giardini e vigneti. Nel contesto della storia dell’università si accennerà solo di sfuggita a quello che fu il vero e proprio “sacco” urbanistico subito da Roma negli anni 1870-90, tanto temuto da Ferdinand Gregorovius (1821-91) e attuato, con assoluto sprezzo dell’archeologia romana e della storia medievale e rinascimentale della città, da una combine di politici d’ogni parte d’Italia, di aristocratici romani e di ecclesiastici legati agli ambienti pontifici. Gli scandali, soprattutto bancari, che posero fine, dopo un ventennio, al

Page 8: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

10 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

l’indirizzo medico-farmaceutico impresso alla Chimica e alla Fisica, portando queste due discipline ad avvicinare gli indirizzi tecnico-pratici allora in atto in Prussia, dove esse erano alla base di un’industria che stava portando il paese alla preminenza tra tutti gli stati europei.6

Nelle idee della Destra storica, cattolica ma liberale, patriottica e fortemente nazionalista, che nell’Italia finalmente unita alla capitale deteneva da quasi un decennio le redini del governo, l’università di Roma doveva riscattarsi dal suo torpore e diventare la prima d’Italia. A questo scopo, si voleva che un flusso di intelligenze, energie e finanziamenti confluisse su Roma. Inoltre, l’università romana doveva uscire dagli spazi già allora ristretti occupati nell’edificio della “vecchia” Sapienza, nel Collegio Romano dei gesuiti e in alcuni altri palazzi romani ed essere dotata di nuovi edifici adatti non solo per la didattica, ma anche per la ricerca: istituti con annesso museo o laboratorio, come era ormai comune nel resto d’Europa. Tra i settori più bisognosi di ciò erano soprattutto quelli che non ne disponevano ancora, com’era il caso proprio di Chimica e, in minor misura, di Fisica. A questo fine era stato deciso di mettere a disposizione finanziamenti provenienti dai beni ecclesiastici confiscati (in conformità a leggi considerate “usurpatrici” e “eversive”7 dalla chiesa) di cui Roma era

governo della Sinistra ne sono testimonianza memorabile: nihil sub sole novi!

6 Tutti questi spostamenti avevano un’ulteriore ragione: nella università pontificia non esisteva una laurea in scienze naturali, che la “legge Casati” (vedi più oltre) aveva istituita e che era stata attivata nelle altre università italiane. Per conseguire un insegnamento integrato di tutte le discipline che portavano a questa laurea (che aveva percorsi semi-indipendenti specialistici di Fisica, Chimica ecc.) occorreva costituire una struttura che li riunisse e questa struttura era, appunto, la Facoltà di Scienze. I primi laureati in scienze a Roma, dunque, si poterono avere solo nel 1875; prima gli studi di indirizzo scientifico portavano a una laurea in medicina e, infatti, furono medici, almeno di nome, buona parte dei grandi naturalisti italiani dell’Ottocento.

7 Legge n. 3036 del 7 luglio 1866, con cui fu negato il riconoscimento giuridico a ordini, corporazioni e congregazioni religiose regolari, e in

Page 9: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 11

piena, in particolare i numerosi conventi con annessi orti e giardini, sui quali si poteva sollecitamente costruire un “palazzo della scienza”. Per questa ambiziosa struttura Quintino Sella e Ruggero Bonghi, che orientarono la politica scolastica e universitaria del governo della Destra fino alla sua caduta nel 1876, avevano scelta l’area del monastero delle clarisse detta “vigna di San Lorenzo” e dell’adiacente convento francescano di S. Antonio, una vasta zona poco o nulla costruita al margine della città di allora, compresa tra le attuali via Panisperna, via Milano, via Depretis e via delle Quattro Fontane. Quest’area effettivamente diventerà la sede di un nucleo di istituti scientifici (Chimica, Fisica e Fisiologia) dai quali si svilupperanno sezioni importanti delle attuali facoltà scientifiche e tecnologiche dell’Università di Roma. A riempire questi nuovi spazi dovevano essere indotti (e questo era il secondo impegno della Destra e, soprattutto, di Sella) a venire i più validi tra i professori italiani, spesso dispersi in sedi minori.

C’erano però vari problemi da risolvere: primo fra tutti il fatto che la regia università aveva dovuto ereditare vari professori da quella pontificia (senza contare in ciò gli ecclesiastici, che si erano autosospesi per ordine del papa e avevano, di fatto, tolto il disturbo), non tutti di valore accettabile. Quindici di loro, tutti laici coinvolti a vario titolo nella didattica scientifica,8 dopo un più o meno breve periodo d’esitazione avevano aderito al nuovo governo, mentre il limite alle cattedre imposto dalla legge universitaria vigente nel regno d’Italia9 era cogente: per la

genere a tutti gli enti di carattere ecclesiastico; i beni di proprietà di questi enti furono incamerati dal demanio statale. Legge n. 3848 del 15 agosto 1867 per la liquidazione dell’asse ecclesiastico, con cui furono soppressi tutti gli enti secolari considerati superflui, fuorché seminari, cattedrali, parrocchie, canonicati, fabbricerie e ordinariati.

8 Il riordino comportò numerose modifiche anche in altre facoltà, ma di queste parlerò solo per quanto ebbe attinenza con le facoltà di Scienza e Tecnologia, che sono quelle causa e, insieme, destinazione di questo studio.

9 Legge n. 3725 del 13 novembre 1859 (meglio nota come “Legge

Page 10: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

12 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

facoltà di scienze i professori ordinari dovevano essere otto, aumentabili a nove solamente nel caso che vi fosse insegnata anche Astronomia. Questi quindici docenti dovevano perciò essere sfoltiti, o facendoli recedere oppure indirizzandoli ad altre forme di didattica, a maggior ragione perché si voleva far arrivare a Roma altri docenti più consoni alle strutture identificate come necessarie a far progredire l’università.

1.3. Prime attuazioniIl governo della Destra agì con prontezza e decisione,

dove era urgente e necessario, ma esitando e con molta ponderazione dove riteneva di poter trattare: non solo non voleva mettersi contro la parte considerata migliore dei nuovi cittadini dello Stato unitario che, in effetti, chi più e chi meno, erano stati coinvolti nel precedente regime pontificio, ma era anche più che cosciente di avere di fronte una resistenza ferma e ostinata da parte tanto dell’amministrazione ecclesiastica quanto e soprattutto dal papa stesso. Il principio ispiratore della politica del governo Lanza verso resistenze di questo tipo seguiva ancora il dettato di Cavour ed era quello della netta separazione tra potere spirituale e potere temporale, a tutti i livelli, e di

Casati”) al Cap. II, artt. 51-55. Questa legge è stata definita: “il punto di partenza obbligato per qualsiasi discorso sulla storia della scuola in Italia dall'Unità a oggi” (cfr. p. 742 in CERRUTI L., CARRANO A., 1982. Stanislao Cannizzaro didatta e riformatore. II. La Scuola di Via Panisperna. La Chimica e l’Industria, 44 [11], 742-747). Per quanto riguarda l’università, tuttavia, il vero atto unificante fu il R.D. n. 4638 del 6 ottobre 1868 che approvava il “Regolamento generale”, predisposto dal ministro milanese Emilio Broglio (1814-92), che di fatto aveva in gran parte mutuato le norme in atto all’università di Torino. Ispirandosi largamente a questo regolamento, la luogotenenza del re in Roma emanò (8 novembre 1870) un “Regolamento provvisorio” a firma del segretario generale, il milanese Francesco Brioschi (1824-97), che permise l’avvio il 17 novembre (e quindi quasi regolare) dell’anno accademico 1870-71 (cfr. pp. 5-8 in VERNACCHIA-GALLI J., 1989. Il Consiglio accademico della Regia Università di Roma (1870-1924). Roma, Edizioni dell’Ateneo).

Page 11: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 13

un’incorporazione, più che di una sostituzione, di chi già era stato impiegato dai governi decaduti ma era disposto (anche se non era stato pronto) a esserlo nel nuovo. Per questo motivo, il governo cercò sempre di arrivare a un compromesso conciliativo che permettesse di agevolare il trapasso dal potere papale a quello regio, senza però mai pregiudicare i diritti fondamentali di uno stato moderno, quali si erano andati via via costruendo in Italia da quando Carlo Alberto, nel regno di Sardegna, aveva dato il primo scossone all’assetto istituzionale europeo voluto dal congresso di Vienna promulgando lo Statuto (4 marzo 1848). Alla promulgazione dello Statuto erano seguite leggi attuative10 di cui il papa già molto si doleva. L’università, concepita principalmente come il luogo dove si formano i funzionari dello stato e dove si persegue ed elabora la scienza, ne doveva essere un esempio: gli insegnamenti dovevano essere laici e la facoltà di Teologia doveva essere soppressa, ma la libertà di coscienza doveva essere garantita a tutti. Chi, in particolare, si adeguava ai nuovi principi fondamentali senza creare ostacoli doveva essere tutelato, anche se non li aveva fatti veramente propri e, addirittura, se li aveva apertamente combattuti prima del 20 settembre 1870.

Il governo, anzitutto, aspettò che fosse votato il plebiscito di adesione che legava definitivamente Roma e il suo territorio al regno d’Italia (2 ottobre 1870)11. Subito dopo (8 10 Si tratta delle leggi passate alla storia come “Leggi Siccardi” (L. n. 1013

del 9 aprile 1850; L. n. 1037 del 5 giugno 1850; L. n. 878 del 29 maggio 1855). Pur essendo, propriamente, leggi pre-unitarie, esse furono via via considerate estese implicitamente a tutti i territori annessi al regno sardo all’atto dei loro plebisciti, e perciò divennero effettive in tutta l’Italia. Fece eccezione Roma, dove la loro attuazione non fu immediata, ma fu dilazionata nel tempo mentre si andava cercando la trattativa.

11 I pochi giorni intercorsi tra il 20 settembre e il 3 ottobre 1870 furono gestiti a Roma da un’autonominatasi «Giunta provvisoria di governo per Roma e provincia», formata da un certo numero di personalità locali che si erano prontamente adeguate al nuovo stato delle cose: alcuni aristocratici, alcuni funzionari e alcuni docenti della vecchia università pontificia. Totalmente assenti da questa giunta erano, ovviamente, gli

Page 12: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

14 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

ottobre 1870) il luogotenente generale del re, Alfonso Ferrero de La Marmora (1804-78), che ne godeva la fiducia in quanto era stato primo ministro del regno di Sardegna dal 19 luglio 1859 al 21 gennaio 1860 e poi del regno d’Italia dal 28 settembre 1864 al 20 giugno 1866, ratificò, dando ad esse pienezza di legalità, le deliberazioni d’urgenza prese dalla «Giunta provvisoria di governo per Roma e provincia» e, in particolare, ratificò la nomina del primo rettore di quella che, da quello stesso momento in poi, era diventata la Regia Università di Roma.12 Era stato rimosso, infatti, perché si era categoricamente rifiutato di collaborare (su ordine espresso ricevuto dal papa) il servita Bonfiglio Mura13 che ne era il

ecclesiastici e i rappresentanti dei popolani romani incolti. L’intero controllo della situazione, di fatto, e in particolare l’ordine pubblico, erano tenuti dai militari entrati in città al comando di Raffaele Cadorna. Tra l’altro, Cadorna impedì a Nino Bixio, penetrato in città attraverso Trastevere col suo corpo d’armata proveniente da Civitavecchia, di andare a occupare il Vaticano e impedì ogni azione contro la curia, garantendo anzi il trasferimento dei beni mobili dal palazzo del Quirinale fino a quello Vaticano.

12 La nomina era avvenuta il 3 ottobre 1870 tramite una semplice lettera firmata dal consigliere della giunta Francesco Rospigliosi Pallavicini (1828-87), un principe di stirpe genuinamente papale, che però aveva accettato subito di diventare membro della «Giunta provvisoria» e aderito così al nuovo governo. Egli divenne poi sindaco di Roma dal maggio all’ottobre 1871.

13 Secondo una lunga tradizione, il rettore era scelto tra gli avvocati concistoriali. Mura, sardo d’origine, era molto determinato in favore della più stretta disciplina per gli studenti, sempre manifestando la sua forte opposizione a qualsiasi forma di modernismo. Prima dell’annessione dell’Umbria al regno d’Italia (4 novembre 1860) era stato all’università di Perugia, prima come docente di Diritto naturale e delle genti e poi anche, dal 1853 al 1859, come rettore, pur restando contemporaneamente priore generale del suo ordine (FROVA C., 2001. Bonfiglio Mura (1810-1882) docente e rettore nell’Università di Perugia; pp. 635-662 in: Dal mondo antico all’età contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia offerti dal dipartimento di storia dell’Università di Sassari. Roma, Carocci). Come avvocato concistoriale diede un notevole contributo alla stesura del cosiddetto “sillabo” (Syllabus complectens praecipuos nostrae aetatis errores), il documento papale diramato l’8 dicembre 1864 in cui si condannava gran parte delle ideologie che sono diventate normali in epoca contemporanea; inoltre, egli partecipò da esperto al concilio vaticano I fino a quando non fu sospeso il 20 ottobre 1870. Il 20 settembre si salvò a stento dall’essere

Page 13: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 15

rettore in carica dall’aprile 1860, e si erano dichiarati indisponibili a tale ruolo non solo gli altri ecclesiastici – ovviamente – ma anche alcuni maggiorenti romani laici di alto profilo culturale che erano stati interpellati. Fu allora designato un laico estremo, anche se non particolarmente noto per cultura e interesse per gli alti studi, essendo egli addirittura un uomo estraneo al corpo docente. Clito Carlucci (1810-79: Figura 1) era un medico marchigiano laureatosi a Roma, che aveva esercitato a lungo la professione nell’amministrazione sanitaria capitolina, in cui nel 1857 era stato perfino presidente del "Pio Istituto di soccorso per i medici chirurghi e farmacisti di Roma e Comarca".

Come medico era stato però per qualche anno sospeso da ogni attività pubblica per aver collaborato coi rivoluzionari, quando era stato il direttore del servizio di ambulanze durante l’assedio che pose fine alla repubblica romana (1848-49). Che egli fosse un patriota non c’è dubbio, non soltanto per quanto aveva fatto durante quell’effimera repubblica, ma perché poi era stato membro attivo nel “Comitato Nazionale” romano clandestino14. Egli accettò l’arduo incarico di transitare l’università dall’una all’altra gestione con un atteggiamento di totale disciplina,

consegnato a viva forza agli occupanti dai suoi stessi studenti, che lo odiavano per l’ottuso rigore con cui applicava la disciplina (GENTILUCCI, 1970 p. 162). Si allontanò subito da Roma (con un lasciapassare di La Marmora), in data imprecisata ma ancora prima che fosse sospeso il concilio, e si ritirò in Sardegna, dove diventò vescovo di Oristano, pur se insistette fino al 1876 ad affermare di essere il rettore in carica dell’università romana.

14 Associazione clandestina romana fondata nel 1853 da Giuseppe Checchetelli con un’ispirazione inizialmente mazziniana, ma passata poi a cavouriana, costituita da civili di varia estradizione che per anni (fino al 1864 almeno) svolsero un’opera di informazione a favore delle autorità piemontesi e italiane sulle condizioni interne dello stato pontificio, fomentando intanto in città il malcontento popolare contro il malgoverno della chiesa e la presenza del distaccamento di militari francesi lasciati a tutelare l’integrità del residuo territorio papale, nonostante l’accordo di garanzia raggiunto il 15 settembre 1864 (cfr. pp. 12-15 in GERARDI F., 1916. L' albo dei patrioti: Giuseppe Checchetelli, fondatore del Comitato Nazionale romano. Città di Castello, Lapi).

Page 14: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

16 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

rendendosi disponibile a ratificare sollecitamente – dall’alto della sua posizione accademica – ogni atto d’indirizzo che gli perveniva dal luogotenente del regio governo.15

Fig. 1.1. Clito Carlucci, primo rettore della Regia Università di Roma (1870-72) (riprodotto da Spano, 1935 p. 123).

Come prima dimostrazione di questa sua disponibilità, anzi, Carlucci si premurò di emanare una circolare (6 ottobre 1870) in cui invitava i docenti a esprimersi se volevano continuare a insegnare sotto il nuovo regime, quasi anticipando il regolamento provvisorio che fu approvato dal luogotenente del re il 8 novembre 1870.16 Per vero dire, il 15 Carlucci, e per parecchio tempo dopo di lui anche i vari rettori che gli

succedettero, furono «quasi esclusivamente esecutori di ordini» provenienti dal ministro della pubblica istruzione (SPANO, cit., p. 124). Dove essi si differenziarono tra loro, fu nel modo e nell’urgenza con i quali eseguirono gli ordini ricevuti.

16 Non va sottaciuto il fatto che vi fu un periodo di confusione gestionale e legislativa, anche se breve. La Giunta municipale provvisoria, che si era autonominata il 22 settembre 1870 e che aveva assunto alcune deliberazioni urgenti, tra cui anche la nomina del nuovo rettore (vedi sopra) e la destituzione del “Collegio dei Dottori” (un organo formato da vari esperti che però non insegnavano) istituendo al suo posto il “Consiglio di Facoltà” (che era espressione delle opinioni dei docenti), fu soppressa de facto (perché de jure non era mai esistita, almeno secondo l’opinione dei consulenti governativi) il 3 ottobre 1870. In questa data, infatti, fu firmata dal re l’atto di nomina della «Luogotenenza generale del Re per Roma e provincia» che poneva fine al periodo di straordinarietà.

Page 15: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 17

nuovo regolamento assegnava il governo dell’università a un “Collegio Accademico” formato dal rettore e dai presidi, ma in questo primo periodo d’incertezza generale l’autorità del rettore era praticamente illimitata, tanto più che Carlucci non convocò mai il Collegio (SPANO, cit. pp. 123-125), considerato da lui un organo dilatorio e poco efficiente. Fu così che egli riuscì a fare incominciare l’anno accademico il 17 novembre 1870: egli utilizzò i docenti che aveva a disposizione (tutti i laici, praticamente, e persino qualche religioso) e li pose all’opera con oltre un mese di ritardo, ma seppe salvaguardare l’intera università da una drammatica interruzione. Primo preside della facoltà di scienze, non ancora riorganizzata ma già riformata, almeno nominalmente, secondo le future linee governative divenne allora il romano Giuseppe Ponzi (1805-85: Figura 2), nonostante avesse partecipato al precedente collegio pontificio.

Fig. 1.2. Giuseppe Ponzi, primo preside della facoltà di scienze fisiche matematiche e naturali (1870-72).

I cambiamenti furono all’inizio molto pochi (Tabella 1). Il corso di Fisica-matematica, che era quello d’indirizzo tipicamente scientifico nell’università pontificia, era organizzato in cinque anni. Durante i primi tre anni gli

Page 16: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

18 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

studenti dovevano seguire tre corsi d’insegnamento (un’ora al giorno in tre giorni distinti della settimana); negli ultimi due, i corsi da seguire aumentavano a sei o sette, ma erano limitati a due giorni alla settimana, sempre restandone di un’ora la durata di ciascun periodo d’insegnamento. Vi era anche un corso libero di filosofia superiore che, essendo tenuto da un ecclesiastico di elevato gradimento per il rettore Mura,17 era praticamente obbligatorio per tutti, intendendo con ciò tutti gli studenti dell’università e non solo quelli che avevano scelto l’indirizzo scientifico.18 Carlucci e Ponzi riuscirono a riattivare quasi tutti questi corsi facendo ricorso solo ai docenti laici disponibili, senza cercare di andar contro l’opposizione papale all’uso di ecclesiastici.

In varie circostanze Carlucci seppe anche agire districandosi con molto tatto: ad esempio quando, in una situazione locale ancora turbata e piuttosto ostile al nuovo, dovette assumersi il compito di indurre i professori a pronunziare il giuramento di fedeltà al re e allo Statuto. L’atto di giuramento, nonostante le ripetute sollecitazioni ricevute dal ministro Correnti,19 fu da lui ritardato fino al 10 17 Era il gesuita Giuseppe Pecci (1807-90), fratello maggiore del cardinale

Vincenzo Gioacchino Pecci (1810-1903), vescovo di Perugia, che diventerà papa Leone XIII (1878-1903). Egli era un buon filosofo d’indirizzo tomista che, doverosamente, nel 1870 si rifiutò di collaborare con lo Stato italiano e perse la cattedra, venendone ricompensato con la nomina a cardinale nel primo concistoro indetto dal fratello diventato papa (1879): fu, così, l’ultimo “cardinal nipote” (cioè nominato da un papa nella sua stessa famiglia) nella millenaria storia della chiesa cattolica.

18 Non ho trovato documentazione se questo corso libero fosse da seguire una sola volta oppure ogni anno per tutti e cinque gli anni, analogamente a corsi simili che furono organizzati presso la sede milanese dell’università cattolica fino a pochi anni fa.

19 In una di queste periodiche sollecitazioni, Correnti scrive: «La riunione di Roma al Regno d’Italia involgeva tanti ordini di questioni così delicate che io non volli sollevare con la rigida ed immediata applicazione della legge comune. […] ora, dopo la pubblicazione e l’applicazione delle leggi che con la libertà civile assicurano la libertà religiosa, è mancato ogni motivo ragionevole di eccezione e di indugio nell’applicazione delle norme comuni a tutti gli impiegati dello Stato» (cfr. SPANO, cit., p. 128 nota 13).

Page 17: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 19

ottobre 1871 e riguardò 57 professori in tutto, perché non furono invitati a presentarlo tutti gli ecclesiastici (considerati dimissionari e, quindi, irrecuperabili) e neppure quattro docenti laici della facoltà di giurisprudenza che, nel frattempo, si erano apertamente espressi come contrari per principio. In totale gli abilitati a giurare furono 47, di cui 11 prestarono il giuramento addirittura in anticipo e, dei 36 convocati quel giorno, solo 14 opposero il rifiuto (GENTILUCCI, 1970, p. 173)20. Si meritarono il plauso del papa, ma persero il posto. Successivamente, alcuni di loro cercarono di recuperarlo presentando ricorso, ma o si videro definitivamente respinti oppure furono accettati dal rettore, ma solo se si accontentarono di posizioni di minor prestigio21. Gli annuari accademici chiariscono quali cambiamenti nel personale e nell’insegnamento si ebbero tra l’anno accademico 1869/70, ultimo della gestione pontificia, e il 1870/71, primo della gestione regia (cfr. Tabella 1). Il rettore Carlucci, col suo comportamento collaborativo e soprattutto con gli ottimi risultati ottenuti durante il periodo luogotenenziale, si meritò di partecipare in prima fila alla parata con la quale il re fece il suo ingresso ufficiale in Roma, dando così attuazione formale e manifesta alla legge di trasferimento della capitale22.

Nonostante le sue buone intenzioni, tra cui la cosiddetta

20 I loro nomi sono specificati sia da SPANO (cit., p. 134) sia da VERNACCHIA-GALLI (cit., pp. 18-19).

21 Tre di questi erano docenti della facoltà fisico-matematica e uno di quella medico-chirurgica. Tra i 51 non-docenti abilitati e convocati uno solo si rifiutò di giurare (GENTILUCCI, cit., p. 174).

22 Legge n. 33 del 3 febbraio 1871. Il trasferimento non fu immediato, anche a causa delle perplessità e delle resistenze opposte da Vittorio Emanuele II che non voleva opporsi apertamente al papa, ma che, d’altra parte, non poteva neppure dimostrarsi debole di fronte alla possibilità di unificare finalmente la penisola. L’entrata ufficiale del re in Roma, preceduta da altre effettuate in incognito, avvenne il 1 luglio 1871. Il parlamento vi si istallò durante l’estate e vi fu inaugurato ufficialmente il 27 novembre 1871. Con ciò si chiuse definitivamente il “Risorgimento” (non essendo allora considerati prioritari Trento e Trieste).

Page 18: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

20 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

“legge delle guarentigie”23 che fissava generose annue sovvenzioni in cambio dei beni confiscati, il governo della Destra, anche se conteneva un buon numero di cattolici, si scontrò sempre con l’intransigenza di Pio IX, che si era rinvigorita dopo essere riuscito a ottenere dal concilio il dogma dell’infallibilità.24 Questa ostinata intransigenza si manifestò prima di tutto con la scomunica: non solo verso tutti coloro che «di qualsiasi dignità insigniti, anche degni di specialissima menzione» (e con ciò si metteva bene in chiaro che si trattava di re e governo), avevano occupato Roma25, ma anche verso chiunque tenesse loro bordone (MAROTTA, 2011): in pratica la scomunica era comminata a tutti i cittadini italiani coinvolti nella gestione della cosa pubblica (e, come conseguenza, dissuase molti cattolici da andare a votare o da cooperare allo sviluppo ordinato dello stato unitario) e quindi anche nella gestione e nell’insegnamento

23 Legge n. 214 del 13 maggio 1871 intitolata: “Legge sulle prerogative del Sommo Pontefice e della Santa Sede, e sulle relazioni dello Stato con la Chiesa”.

24 La costituzione dogmatica Pastor aeternus emanata il 18 luglio 1870 recita, nella traduzione italiana, all’incirca così: «Noi pertanto, aderendo fedelmente alla tradizione ricevuta fin dall’esordio della fede cristiana, a gloria di Dio nostro Salvatore, ad esaltazione della cattolica religione ed a salute dei popoli cristiani coll’approvazione del Sacro Concilio, insegniamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato, il Romano Pontefice, quando parla ex Cathedra, ossia quando, esercitando l’uffizio di Pastore e Dottore di tutti i cristiani, per la sua suprema apostolica autorità definisce una dottrina sulla fede o sui costumi doversi tenere da tutta la Chiesa, per l’assistenza divina, a lui nel beato Pietro promessa, godere di quella infallibilità di cui il divin Redentore volle essere fornita la sua Chiesa nel definire una dottrina sulla fede o sui costumi, e pertanto tali definizioni del romano Pontefice essere per se stesse e non pel consenso della Chiesa, irreformabili».

25 La scomunica, emanata da Pio IX con l’enciclica Respicientes ea omnia del 1 novembre 1870, ripeteva quasi alla lettera le parole usate da Pio VII nel 1809 quando aveva scomunicato Napoleone I. Il governo italiano, però, timoroso o imbelle che fosse, si guardò bene dall’occupare allora il Vaticano e deportare il papa, come aveva fatto l’imperatore dei Francesi (e re d’Italia, anche se di un’Italia molto più piccola). Semplicemente ignorò l’enciclica, o finse di farlo. La condanna fu poi ribadita il 15 maggio 1871 con l’enciclica Ubi nos arcano, che è immediatamente successiva alla “legge delle guarentigie”.

Page 19: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 21

dell’università (e qui ebbe come risultato di accentuarvi l’influenza dei massoni!).

1.4. Ulteriori sviluppiA un’intransigenza così ostinata era doveroso

contrapporre un’analoga durezza e così puntualmente avvenne, con l’estensione a Roma della legislazione ordinaria relativa all’insegnamento superiore.26 La norma era la stessa che fu estesa a tutte le università del regno,27 accentuando così l’indirizzo anticlericale dell’educazione superiore in generale, reso poi ancor più spinto dall’estensione della “legge Imbriani”28 che sopprimeva la facoltà di Teologia in tutte le università. Infine, si ebbe anche l’estensione a tutto il territorio degli ex stati pontifici del provvedimento29 d’esproprio dei beni ecclesiastici, e quindi anche a Roma: quell’esproprio che era già stato attuato dappertutto in Italia fuorché proprio nel Lazio, nella vana speranza di poter raggiungere un accordo. Questi atti legislativi, decisi e attuati a scadenza ravvicinata, furono duri abbastanza da far tacere per oltre due lustri le proteste papali senza riuscire, però, a sedare le controversie interne che man mano si erano andate sviluppando nella Destra, tutte fomentate dalla corrente ultracattolica. In particolare, a un certo punto dovette dimettersi il Correnti (18 maggio 1872), accusato di eccessivo anticlericalismo. Dopo un breve interim di Quintino Sella, fu sostituito dal napoletano Antonio

26 Legge n. 1821 del 12 maggio 1872.27 Legge n. 1271 del 26 gennaio 1873.28 Legge n. 471 del 16 febbraio 1861. Era propriamente una legge del

regno di Sardegna, proposta a suo tempo dal deputato napoletano Paolo Emilio Imbriani (1808-77), che era stata estesa senza intralci a tutti i territori che si erano via via aggiunti, fino al Veneto (1866), e che non era ancora stata applicata a Roma.

29 Legge n. 1402 del 19 giugno 1873. Il papa non mancò di protestare contro l’esproprio con la bolla Etsi multa luctuosa, ma invece di farlo subito aspettò fino al 21 novembre 1873, cioè a cose ormai fatte.

Page 20: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

22 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

Scialoja [5 agosto 1872 – 6 febbraio 1874]. Poi si dovette dimettere l’intero governo Lanza, considerato troppo esigente a favore dell’interesse pubblico, che fu sostituito da un più blando governo presieduto dal bolognese Marco Minghetti, che era al suo secondo mandato [10 luglio 1873 - 20 novembre 1876]. L’impostazione di Minghetti era legata a principi di libertà individuale e di proprietà privata che rendeva lo Stato un semplice operatore sociale obbligato a seguire regole di progresso scientifico e di divisione del lavoro che non sempre potevano utilmente coniugarsi tra loro, così da favorire uno sviluppo generale e un ricambio nella società. Per un primo periodo, alla pubblica istruzione fu confermato lo Scialoja, ma successivamente, dopo parecchi mesi di un paralizzante interim tenuto da Gerolamo Cantelli, divenne ministro un altro napoletano, Ruggero Bonghi [27 settembre 1874 - 25 marzo 1876]. In questa data, dopo sedici anni di governo durante i quali aveva probabilmente commesso molti errori, ma si era anche dimostrata degna di varie benemerenze, la Destra lasciò il potere alla Sinistra guidata dal lombardo-piemontese dell’Oltrepò Agostino Depretis (1813-87). La sua prima presidenza durerà solo fino al 24 marzo 1878, ma sarà poi seguita da altre otto, ininterrottamente fino alla sua morte (29 luglio 1887). Ministro della pubblica istruzione fu, durante questo primo governo Depretis, l’albese Michele Coppino (1822-1901), al quale va attribuito il merito di una decisa e lungimirante riforma scolastica30 che introdusse l'istruzione elementare obbligatoria, laica e gratuita per i bambini dai sei ai nove anni. Coppino, un massone dichiarato come Depretis, subì decisamente l’influenza di Sella, anche se, almeno formalmente, quest’ultimo era un suo avversario

30 L. n. 3961 del 15 luglio 1877 nota, nell’ambiente scolastico, come “legge Coppino”. Fu il vero inizio dell’istruzione obbligatoria e generale in Italia, che portò, dopo decenni, all’elevazione dell’educazione primaria a cinque anni, poi all’introduzione della “media unica”, ma dopo quasi un secolo.

Page 21: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 23

politico, e con lui condivise pienamente la politica di rafforzare il laicismo nella R. Università di Roma e nell’Accademia dei Lincei. Con il governo della Sinistra si sarebbe dovuta affermare una nuova concezione dello Stato, intesa a creare una nuova società più equa per tutti. In realtà, l’ingerenza dello Stato e i rapporti tra la nascente industria e la persistente proprietà agraria trasformarono le dimensioni del privato e del pubblico. L’università non fu più considerata il luogo dove formare i funzionari statali, ma quello in cui si abilitavano i giovani a una professione liberale, da tenere strettamente separata dalla ricerca scientifica, anche se, nella previsione di un grande ampiamento della base sociale, il lavoro professionale era diventato altrettanto degno dell’uomo quanto lo era prima per il possidente, che precedentemente era il solo che era libero a sufficienza da potersi realmente dedicare alla Scienza.

Il governo della Destra, benché costantemente contestato dal papa e dai cattolici, aveva fatto molto per l’istruzione pubblica durante quei primi sei anni d’occupazione dell’ultimo brandello di quello che era stato in passato il vasto dominio pontificio e, in particolare, aveva fatto quasi tutto ciò che era necessario e utile per la ristrutturazione dell’università di Roma. Essa fu una delle vere, indiscutibili benemerenze che il governo della Destra poté vantare, perché era stata completata, in sostanza, già nel 1875, e attuata nel modo più rapido e più morbido possibile tanto per gli insegnanti quanto per gli scienziati coinvolti, sempre utilizzando rettori compiacenti. Solo il primo, Clito Carlucci, in carica per il biennio 1870-72, era realmente introdotto nella locale società cittadina e seppe usare cautela e tatto per ottenere risultati immediati. I successivi furono tutti esterni, spesso arrivati a Roma solo poco tempo prima, che poco si curarono delle reazioni della società romana, ma ugualmente riuscirono in ciò che gli era stato affidato. Il secondo rettore, restato in carica per un solo anno

Page 22: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

24 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

accademico (1872-73), fu Filippo Serafini (1831-97), un trentino (e quindi, formalmente, uno straniero, essendo nato e cresciuto come suddito austriaco), che era docente di Diritto e proveniva dall’università di Bologna. Il terzo, anch’esso per un anno (1873-74), Giuseppe Battaglini (1826-94), era un napoletano docente di Matematica proveniente dall’università di Napoli, e il quarto (1874-76), Pietro Blaserna (1836-1918), un friulano di vicino a Gorizia (e anch’egli nato e cresciuto come suddito austriaco, quindi), era docente di Fisica e proveniva dall’università di Palermo. La grande competenza giuridica del rettore Serafini fu essenziale nella delicata fase di dover far accettare alla diffidente, quasi ostile, compagine amministrativa dell’università romana i cambiamenti imposti dalla “legge Casati”. I suoi due successori, entrambi scienziati di valore, ne raccolsero concreti frutti, pur senza essere né conoscitori dell’ambiente locale né dover ricorrere a iniziative traumatiche. Essi poterono dedicarsi interamente alla ristrutturazione della didattica e della ricerca secondo l’indirizzo allora più moderno, che era quello positivista mutuato soprattutto dal sistema universitario tedesco, ben collaudato perché messo a punto all’inizio del secolo in Prussia dalla riforma disposta da Wilhelm von Humboldt per l’università di Berlino.

La prima innovazione che cambiò la struttura interna dell’università di Roma assunta dal governo nazionale andò subito nella direzione prevista dalla “legge Casati”, anche se questa non era stata ancora formalmente estesa a Roma. Furono riorganizzati i “Collegi”, vale a dire quelli che nell’archiginnasio pontificio e nella gestione provvisoria luogotenenziale erano l’equivalente delle “Facoltà”. Durante l’epoca papale essi erano quattro, di cui solo due erano d’indirizzo genericamente scientifico: il collegio fisico-matematico e quello medico-chirurgico. Nel 1875 le facoltà scientifiche furono ancora due, modificate di poco nella denominazione (facoltà di scienze matematiche, fisiche e

Page 23: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 25

naturali; facoltà di medicina e chirurgia), ma molto più specificamente indirizzate e notevolmente potenziate, giacché fin dal 1873 esse erano state affiancate da due “scuole d’applicazione”: una per ingegneri e una per farmacisti. La funzione di queste due strutture innovative, che col tempo si sarebbero trasformate in facoltà indipendenti31, può a prima vista sfuggire, ma in realtà fu di non poco peso ai fini del riordino della R. Università di Roma nel suo complesso. Alle scuole d’applicazione, infatti, furono poco alla volta trasferiti i docenti che avevano aderito sì al nuovo governo, ma che erano comunque d’intralcio alla riqualificazione culturale dell’università così com’essa era voluta dal ministero. Non tutti erano docenti antiquati o scadenti, né erano politicamente ancora inaffidabili,32 ma la loro presenza nei ruoli della nuova facoltà di scienze era considerata un impedimento al suo sviluppo culturale e, quindi, essi dovevano essere, se non rimossi del tutto, almeno spostati. Alcuni furono trasferiti ad altre facoltà, ma la maggior parte di loro fu utilizzata per compiti didattici secondari, che erano, per lo più, quelli pratici impartiti nelle scuole d’applicazione, secondo il prevalente indirizzo positivista che si voleva dare all’insegnamento tecnico superiore: formare funzionari esperti e capaci che sarebbero stati chiamati a sviluppare e gestire le strutture statili in senso moderno.

31 La “Pontificia scuola degl’ingegneri” era stata istituita da Pio VII con motu proprio del 23 ottobre 1817. Il 1 dicembre 1873 la Regia Scuola acquistò una sua autonomia amministrativa rispetto all’Università, pur restando legata dal punto di vista didattico alla facoltà di scienze: così prescriveva il “Regolamento scolastico e disciplinare” definitivo, emanato il 9 ottobre 1874 per regio decreto. La facoltà di ingegneria sarà istituita (e sarà anche fusa formalmente nell’Università di Roma) da Benito Mussolini, con D.L. n. 1071 del 20 giugno 1935.

32 Dopo la disastrosa sconfitta della Francia da parte della Prussia, con la conseguente caduta del secondo impero napoleonico e la proclamazione di quello germanico guidato dalla Prussia protestante (18 gennaio 1871), era chiaro a tutti che, ormai, il governo pontificio non poteva contare su nessun sostegno in Europa e che l’unione di Roma all’Italia era un fatto irreversibile.

Page 24: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

26 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

Un secondo vistoso cambiamento, in parte interconnesso col precedente, riguardò la struttura interna delle due facoltà. Sotto il regime pontificio, nella facoltà medico-chirurgica erano insegnate quattro materie (Anatomia, Botanica, Chimica e Zoologia) che nel sistema didattico “piemontese”33 figuravano, invece, nella facoltà di scienze. Il loro trasferimento fu immediato e controbilanciato, nella nuova facoltà medica, con altre discipline d’interesse sanitario che prima erano insegnate nella facoltà filologica (che includeva la Filosofia e la Teologia) e con il recupero di alcuni docenti che erano più qualificati in campo medico che in un analogo campo scientifico, se visto nel contesto allora considerato moderno. La facoltà filologica, invece, fu fortemente ridotta nei numeri a partire proprio dal 1873, quando l’insegnamento della Teologia fu bandito da tutte le università del regno, ma fu per converso potenziata nei contenuti con l’istituzione di nuove discipline prevalentemente umanistiche, in parte sottratte alla quarta facoltà, che era quella giuridica.

Quanto all’arricchire la R. Università di Roma di nuovi personaggi di gran lustro scientifico, il governo ebbe il suo primo successo proprio in Roma stessa, fin quasi dal primo momento e in forma diretta, pur se a lungo termine l’esito non fu esattamente quello voluto, poiché il riordino non escluse dall’insegnamento personaggi che – a parere di liberali tra i più progressisti come, ad esempio, Francesco Brioschi o Stanislao Cannizzaro – non erano più adeguati alla grande università che si voleva costituire.

Vediamone quello che, probabilmente, è il caso più eclatante e che fu anche quello affrontato per primo. Durante l’amministrazione papale esistevano a Roma due distinti osservatori astronomici: uno sul Campidoglio, fatto costruire da Leone XII nel 1827 appositamente per

33 Lo chiamo così per semplicità e senza assolutamente essere d’accordo col senso spregiativo che si voleva dare allora a Roma a questo termine, quando applicato ai nuovi funzionari governativi arrivati da nord.

Page 25: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 27

l’università, e uno presso il Collegio Romano, indipendente e gestito dai gesuiti. Nel 1870 entrambi erano diretti da scienziati di valore: il primo dal piacentino Lorenzo Respighi (1824-89), un laico che vi era stato chiamato dall’università di Bologna nel 1865 e che dal 1866 era anche linceo, e il secondo da un altro emiliano, di Reggio, il gesuita padre Angelo Secchi (1818-78), che era socio tanto dei lincei quanto dei XL fin dal 1854. Dei due, Secchi era il più anziano e affermato, non solo in Italia ma anche all’estero, dove aveva dovuto emigrare al tempo della repubblica romana quando erano stati espulsi tutti i gesuiti. Al suo ritorno a Roma era diventato direttore dell’osservatorio del Collegio (15 novembre 1850) e in tale ruolo aveva dimostrato straordinarie capacità di organizzatore, oltre che di osservatore: era lui che in meno di due anni aveva fatto erigere la nuova cupola astronomica poggiandola sui pilastri che avrebbero dovuto sostenere la cupola (mai costruita) della chiesa di S. Ignazio, ed era ancora lui che aveva congegnato un misuratore a distanza dei principali parametri meteorologici: il “meteorógrafo”. Il 12 novembre 1870 il luogotenente del re offerse a Secchi la cattedra di Astronomia fisica di nuova istituzione.34 Egli prima accettò l’offerta, ma la dovette declinare quasi subito per espresso ordine del papa (CASTELLANI, 1944, pp. 171-179). Il governo, fallito questo tentativo, confermò allora come titolare di Astronomia il Respighi, che era comunque uno scienziato valido e apprezzato, e annesse la sua cattedra e l’osservatorio del Campidoglio alla facoltà di scienze. Si apriva, però, un “caso Secchi”, che preoccupava molto chi s’intendeva di Scienza. La già citata legge del 15 agosto 1867 per la liquidazione dell’asse ecclesiastico prevedeva che i gesuiti fossero esclusi da ogni beneficio economico inerente alla soppressione degli enti religiosi: Secchi, quindi,

34 Le nuove cattedre istituite per decreto luogotenenziale erano state 10, di cui tre mediche e una sola scientifica: l’Astronomia fisica, appunto (GENTILUCCI, cit., p. 166).

Page 26: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

28 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

sarebbe restato senza una posizione e senza i mezzi necessari a fare la sua ricerca. Con un atto di grande pragmatismo, il governo Lanza, nell’espropriare ai gesuiti il Collegio Romano, inizialmente decise di lasciare l’osservatorio – provvisoriamente (!) e senza precisarne il titolo giuridico – in custodia a Secchi, in quanto esperto che se ne era reso disponibile. Più tardi, con un provvedimento del 17 giugno 187335, anche l’osservatorio fu espropriato come tutto l’altro materiale scientifico presente nel Collegio (biblioteca, gabinetti scientifici e Museo Kircheriano inclusi), ma a questa parte del provvedimento non fu data – sempre provvisoriamente (!!) – attuazione e Secchi continuò indisturbato a dirigere l’osservatorio, tranquillo e operoso36 fino alla morte. Solo allora il governo (che in quel momento era gestito dalla Sinistra) incamerò davvero l’osservatorio al demanio dello Stato e lo assegnò al R. Ufficio Centrale di Meteorologia, creato il 26 novembre 1876, ma che non era ancora diventato operativo.

Diverso fu il comportamento del governo nel caso di Barnaba Tortolini (1808-74). Anch’egli godeva di vasta

35 Questo provvedimento era del tutto arbitrario, perché la legge fu emanata due giorni dopo.

36 Padre Angelo Secchi poté pubblicare nel 1875 l’edizione riveduta di Le Soleil (Paris, Gauthier-Villars) e nel 1878 Le stelle: saggi di astronomia siderale (Milano, Dumolard), subito tradotto in tedesco. Si tratta di un catalogo in cui sono riportati i dati spettrali di oltre 4000 stelle, classificate in quattro classi di luminosità e di colore. Questi due imponenti lavori lo rendono “il padre della classificazione degli spettri stellari … che si è rivelata strumento potentissimo per le ricerche sull'origine e la struttura dei sistemi stellari” (G.V. COYNE in MCCARTHY M.F., PHILIP A.G.D., COYNE G.V. (editori): Spectral classification of the future: International Astronomical Union Colloquium 47 commemorating the 100thanniversary of the death of Angelo Secchi. Città del Vaticano, Vatican Observatory). Una penalizzazione, però, Secchi la dovette subire comunque: egli perse la qualifica di linceo, essendo tra coloro che furono dimissionati d’autorità dall’Accademia il 2 marzo 1873 per non aver partecipato alle sedute per oltre due anni, a ciò essendo stati obbligati dal papa. Il suo prestigioso nome non figura, quindi, tra i soci della Reale Accademia dei Lincei, il cui statuto fu approvato dal re il 14 febbraio 1875 (pp. 236-243 in CARUTTI D., 1883. Breve storia della Accademia dei Lincei. Roma, Salviucci).

Page 27: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 29

notorietà nella città, essendo romano, e addirittura in tutt’Europa, essendo stato il fondatore e per vari anni (1850-57) il responsabile dell’unica rivista matematica italiana che meritasse di essere letta: gli Annali di Matematica. Dal 1837 insegnava nell’università, prima Calcolo differenziale ed integrale e ultimamente Calcolo sublime. Il periodico che egli aveva diretto, dal 1865, su richiesta pressante di un gruppo di giovani matematici, aveva cambiato di sede da Roma a Milano, assumendo il nome di Annali di matematica pura ed applicata. Questi annali non solo seppero mantenere il prestigio europeo acquisito dagli annali precedenti, ma lo aumentarono di molto, a beneficio della reputazione di tutta la Matematica italiana. Infine, Tortolini era socio della Società del XL e dell’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei. Aveva, insomma, tutte le carte in regola per continuare a insegnare nella rinnovata R. Università, ma non lo poté fare. Come ecclesiastico di grado elevato,37 obbedendo alle disposizioni papali si rifiutò di firmare il giuramento al re richiesto dal rettore Carlucci. Aveva, però, anche un problema personale che lo impediva come docente: una grave forma di paralisi da cui era stato colpito nell’autunno 1869 e che, pochi anni dopo, lo porterà alla morte. Per questo suo problema di salute, egli era stato sostituito proprio durante l’anno accademico 1869/70 da due assistenti, Ottaviano Astolfi e Luigi Biolchini, che se ne divisero il compito didattico. Il governo, o per meglio dire il segretario generale della pubblica istruzione, che era allora Brioschi, con un po’ di spregiudicatezza e senza tanti complimenti colse l’occasione favorevole: invece di espellere dall’università un docente prestigioso ma indisponibile al nuovo ordine delle cose, lo mise dignitosamente in pensione per motivi di salute e affidò, per incarico, il corso di Calcolo a uno di coloro che

37 Tortolini era un sacerdote regolare ed era canonico titolare della prestigiosa basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri alle Terme. Per di più, era ben introdotto nella curia, in cui aveva raggiunto il grado di “cameriere pontificio”.

Page 28: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

30 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

l’avevano sostituito già nell’anno precedente, cioè ad Astolfi, che di suo insegnava Analisi algebrica. Poi però l’insegnamento della Matematica alla facoltà di scienze prese un’altra via. Per un anno o due fu ancora frazionato tra Astolfi e Biolchini,38 posti sotto l’alto controllo di Battaglini, che era stato chiamato da Napoli proprio per dirigere l’insegnamento della Matematica (BOTTAZZINI & NASTASI, 2013 pp. 316-318), ma che aveva trovato notevoli difficoltà ad ambientarsi nonostante il fatto di essere stato rettore (vedi sopra). Infine, l’insegnamento della Matematica alla facoltà di scienze fu ripartito secondo le loro competenze tra vari docenti scelti tra quelli che erano stati chiamati alla scuola d’applicazione degli ingegneri. Tra di essi ci furono matematici illustri quali Eugenio Beltrami e Luigi Cremona, che della stessa scuola era il direttore.

Questa flessibilità operativa un po’ spregiudicata (che qualche volta oltrepasserà perfino il confine rappresentato dalla legittimità) da parte di governi sia di Destra sia di Sinistra, era il frutto dell’indirizzo dato, a suo tempo, da Cavour alla questione dei rapporti tra stato e chiesa e corrispondeva all’azione mirata che era stata predicata da Quintino Sella subito dopo l’occupazione di Roma (MOTTANA & DOGLIONI, 2013 p. 302). Applicata in alcuni altri casi, tutti meno eclatanti, diede i suoi frutti. In un tempo relativamente breve (cinque anni, appunto, o perfino un po’ meno) l’Università di Roma fu normalizzata e la sua facoltà di

38 Dal 1867 nell’università pontificia insegnava anche il lucchese Domenico Chelini (1802-78), che era titolare di Meccanica razionale. Egli, però, era uno scolopio e quindi fu costretto a rifiutare il giuramento richiesto dal rettore Carlucci, risultando così decaduto fin dal 1871. Non fece nessun ricorso e prese a insegnare prima in una fantomatica “università vaticana” raffazzonata dal prelato belga François Xavier de Mérode (1820-74) - un uomo di notevoli iniziative anche nello sviluppo edilizio della capitale - che fu prontamente dichiarata «illegale» e chiusa dal regio governo (SPANO, cit., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica e restando in buon accordo personale col titolare ufficiale della cattedra alla scuola d’applicazione per ingegneri, che era allora Luigi Cremona.

Page 29: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 31

scienze, in particolare, contò tra i suoi docenti alcuni dei migliori scienziati italiani e anche alcuni non italiani.39 Vediamo dunque quali e come.

Risolti i casi di Astronomia e Matematica (vedi sopra), il problema organizzativo più importante da definire era quello di Chimica, una cattedra che dalla facoltà medico-chirurgica era stata fatta passare alla facoltà di scienze e che, nel secondo Ottocento, stava assumendo un’importanza sempre maggiore perché i suoi progressi potevano trovare rapida applicazione nello sviluppo industriale. Dal 1852 era titolare di Chimica alla facoltà medica pontificia il romano Francesco Ratti (1810–90), un medico che da giovane aveva combattuto nel battaglione universitario durante la repubblica romana e che per questo era stato costretto a domicilio coatto dal papa, ma che più tardi si era allineato al potere pontificio ed era stato promosso a professore. Forse per una cautela derivante da questa sua passata esperienza negativa, Ratti non era stato pronto ad aderire al nuovo governo dopo la breccia di Porta Pia, ma aveva prestato il giuramento richiesto con un certo ritardo. Il regio governo prima sdoppiò la cattedra, lasciando a Ratti l’insegnamento della sola Chimica inorganica, poi lo convinse a ritornare alla facoltà di medicina e chirurgia a insegnare Farmacia pratica e Farmacologica (PAOLONI G., 1992, p. 235). Intanto il ministro Correnti cercava di coprire Chimica per scienze con un personaggio di vaglia e, soprattutto, che fosse

39 I professori della università pontificia che furono confermati ordinari nella regia università con R.D. 27 agosto 1872 sono elencati da SPANO (cit., p. 134 nota 4). Per la rinnovata facoltà di scienze essi furono in tutto cinque: Luigi Biolchini, Giuseppe Ponzi, Francesco Ratti, Luigi Respighi e Paolo Volpicelli. Lo stravolgimento non era stato eccessivo, almeno per quanto riguarda il personale insegnante di massimo livello. In quella stessa data erano stati già nominati anche Giuseppe Battaglini, Pietro Blaserna, Stanislao Cannizzaro e Giuseppe de Notaris (cfr. SPANO, cit., p. 132). Teoricamente, quindi, la facoltà di scienze della R. Università aveva raggiunto l’assetto completo previsto dalla “legge Casati” mantenendo in prevalenza docenti già operanti nell’università pontificia, anche se distribuiti in collegi diversi.

Page 30: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

32 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

d’orientamento più moderno. Tentò anzitutto con il tedesco Ugo Schiff (1834-1915), già naturalizzato italiano e che insegnava a Firenze, ma ne ricavò un motivato rifiuto40. Cesare Correnti allora decise a rivolgersi a Stanislao Cannizzaro (1826-1910), che non era stato la sua prima scelta perché era un uomo notoriamente indocile, anche se da tutti riconosciuto come una mente fervida, con una gran passione per la Scienza più moderna. Da poco più di due anni il chimico siciliano dall’università di Genova era rientrato a quella di Palermo, ma non vi era stato in grado di sviluppare tutta la sua inesauribile energia per mancanza di buoni coadiutori e di adeguati finanziamenti. Informato che Correnti stava preparando la legge che avrebbe consentito le costruzioni universitarie nell’area di Via Panisperna, si dimostrò interessato e fu immediatamente reso ancor più sensibile a un trasferimento a Roma con la nomina a senatore (15 novembre 1871) e a “membro straordinario” del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (6 dicembre 1871). Pure, nell’accettare, pose alcune condizioni41 e ciò ritardò il suo trasferimento, che fu decretato finalmente il 27 agosto 1872, quando ministro della pubblica istruzione era diventato Antonio Scialoja. La decorrenza fu però anticipata al 1 gennaio 1872, anche perché già da quel momento Cannizzaro aveva effettivamente cominciato il suo corso e si era duramente impegnato nella progettazione del suo laboratorio entro il nuovo edificio. Cannizzaro, per raggiungere il suo scopo, non esitò a caricarsi di noie burocratiche. Tra l’altro, lo stesso 27 agosto 1872, data in cui 40 La lettera di Schiff a Giovanni Cantoni, segretario generale del

ministero, è del 28 ottobre 1871 ed è cortese, ma molto esplicita a proposito della sostanziale inadeguatezza dell’offerta ricevuta in termini di strutture di laboratorio, non solo rispetto a cattedre estere allora vacanti, ma perfino ad altre disponibili in Italia (p. 317-318 in PAOLONI L. (a cura di), 1994. Lettere a Stanislao Cannizzaro 1868-1872. Seminario di Storia della Scienza. Quaderni. N. 4 (Maggio 1994). Palermo, Facoltà di Scienze Università di Palermo).

41 Sono riassunte da lui stesso in una lettera a Sella del 25 luglio 1872 (pp. 126-127 in PAOLONI L., cit.).

Page 31: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 33

il Ponzi si dimise da preside della facoltà (vedi oltre), egli si fece nominare al suo posto e mantenne la guida per alcuni anni. Per vero dire, questa posizione – sicuramente di prestigio all’interno dell’università, perché comportava anche il suo essere membro del senato accademico – non gli giovò particolarmente in quello che era il suo fine massimo: la costituzione di un complesso di istituti scientifici di indirizzo nuovo in mutue relazioni di collaborazione (tra i quali, in particolare, doveva spiccare l’istituto di Chimica), con la conseguente la chiamata di validi colleghi e collaboratori.42 Una volta che l’edificio fu costruito e attrezzato (1881), Cannizzaro, nella sua ormai consolidata importante posizione politica, poté dedicarsi a garantirne il funzionamento con un numero adeguato di personale e col regolare afflusso dei fondi stanziati, così da creare un’efficiente scuola.

Più o meno parallelamente, ma con molto minori complicazioni, il governo della Destra riordinava anche Fisica. Nell’università pontificia esisteva una cattedra di Fisica sperimentale che fin dal 1845 era ricoperta dal romano Paolo Volpicelli (1804-79), linceo dal 184743, già

42 Le principali decisioni, nel decennio 1870-80, non furono prese nell’ambito del consiglio di facoltà, i cui verbali appaiono ben poco informativi, ma da un gruppo ancor più ristretto di personaggi che si incontravano o presso il ministero o nell’aula del senato del regno. Ciò appare, in particolare, per quanto riguarda le chiamate di nuovi professori, per le quali Cannizzaro si spese molto (vedi oltre): tutte furono fatte per una sorta di «motu proprio» del ministro di turno (in particolare, dello Scialoja) ai sensi dell’articolo 61 della “legge Casati”, cioè per chiara fama. La facoltà non poteva far altro che prenderne atto. Si ha quasi l’impressione, leggendo i documenti, che la funzione principale se non unica del preside fosse di coordinare gli orari delle lezioni evitando le sovrapposizioni.

43 Volpicelli era stato tra i redattori dello statuto che aveva convinto Pio IX alla terza rifondazione dell’accademia col nome di “Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei” (3 luglio 1847). Ne era stato uno dei primi 30 soci assieme a Francesco Ratti e anche il primo (e ultimo) segretario accademico, carica che mantenne per trent’anni e che conservò saldamente fino al 1877, cioè anche dopo che l’Accademia dei Lincei era diventata Reale (CARUTTI, cit., pp. 132-138).

Page 32: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

34 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

anziano e autorevole decano della facoltà, ma non particolarmente aperto alle novità scientifiche.44 Egli era stato pronto ad aderire al nuovo governo fin dal 20 settembre 1870, ma questo suo slancio di liberalismo non bastò a farne dimenticare del tutto le deficienze culturali, per cui Cannizzaro (che nel costruendo edificio di via Panisperna sarebbe stato suo coinquilino) ebbe buon gioco nel proporre il suo spostamento su una cattedra secondaria e a far chiamare al suo posto Pietro Blaserna (1836-1918), formatosi a Vienna e a Parigi, ma tornato in Italia, a Palermo, nel 1862 e quindi a lui ben noto. Il relativo decreto fu emesso dallo Scialoja con la stessa decorrenza di quello di Cannizzaro, cioè 1 gennaio 1872. In realtà, Blaserna non si mosse da Palermo se non nel settembre successivo e quindi il suo trasferimento non fu né diretto né completo: egli fu chiamato sì alla cattedra di Fisica sperimentale, di cui però poté prendere possesso solo il 1 novembre 1872 (dopo che il Volpicelli era stato trasferito il 27 agosto a quella di Fisica matematica), ma il gabinetto di Fisica rimase sotto la direzione di quest’ultimo per un altro anno ancora. Solo il 1 dicembre 1873 Blaserna ne assunse la direzione (col nuovo nome di istituto di Fisica) e poté cominciare a collaborare in pieno col Cannizzaro nell’organizzazione del nuovo edificio, che sarà così inaugurato nel 1881. Blaserna, intanto, dopo meno di un anno aveva lasciata la scuola d’applicazione per ingegneri (alla quale egli era stato anche chiamato nel 1873) a Luigi Cremona ed era stato nominato rettore per il biennio 1874-76. La chiamata a Roma del Blaserna fu un vero successo, didattico oltre che scientifico e organizzativo. Egli si dedicò all’università molto più del Cannizzaro, privilegiando, in particolare, nuove forme di didattica, che fecero sì che a Fisica spirasse aria nuova. Quasi

44 Probabilmente non era colpa sua, ma delle disposizioni generali imposte dall’allora rettore padre Bonfiglio Mura. Sembra che per volontà di questi il Volpicelli «fosse costretto ad insegnare la fisica solo allo scopo di dimostrare l’esistenza divina» (VERNACCHIA-GALLI, cit., p. 255 nota 66).

Page 33: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 35

immediatamente fondò, infatti, una “Scuola Pratica di Fisica” destinata agli studenti del primo biennio della facoltà di scienze che fu la prima in Italia45. Questa scuola, che fu poi seguita da un’analoga scuola pratica per laureandi, riorientò tutta la didattica della Fisica da libresca (com’era stata ai tempi del Volpicelli) a sperimentale come, appunto, voleva in quel tempo l’indirizzo positivista seguito nelle principali sedi europee.

Ancor prima di arrivare fisicamente a Roma, Stanislao Cannizzaro si era premurato di consigliare Sella anche su come ammodernare la Fisiologia, che era il terzo laboratorio scientifico previsto nella struttura di via Panisperna. Era un azzardo da parte sua, anzitutto perché non ne era un competente46 e, in secondo luogo, perché dal 1871, cioè dal momento del trasferimento dalla facoltà medico-chirurgica alla facoltà di scienze, ne era titolare il romano Socrate Cadet (1808-79), medico di grande spicco sulla piazza romana, che era diventato cattedratico nel 1853 e linceo dal 1863. Secondo Cannizzaro, però, egli era «incapace di fare anche le esperienze dimostrative del corso, e molto meno potrà governare una scuola pratica»47. L’incompetenza di Cannizzaro in materia di Fisiologia rendeva questo suo giudizio più che discutibile, ma non era da discutere la sua preoccupazione di avere come colleghi nella nuova struttura persone che condividessero le sue idee di un insegnamento 45 Cannizzaro nell’indicare in Blaserna il professore di fisica sperimentale

«capace di governare la scuola pratica che sarà la prima in Italia», aveva toccato un altro nervo sensibile di Sella (che in quel momento teneva l’interim della pubblica istruzione): «trattandosi di fondare un istituto di fisica sperimentale bisogna pensare a spendere bene il denaro» (cfr. p. 125 in PAOLONI L., cit.).

46 Cannizzaro, in realtà, una certa competenza ce l’aveva, ma risaliva a oltre trent’anni prima e già allora non era stata affatto apprezzata dai fisiologi perché era troppo intrisa di idee ricavate dalla Fisica. Se allora avesse perseverato, forse adesso sarebbe da annoverare tra i precursori della Biofisica.

47 Questa affermazione, come le precedenti e seguenti, è contenuta in una lettera di Cannizzaro a Sella del 24 luglio 1872 (cfr. PAOLONI L., cit., p. 125).

Page 34: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

36 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

pratico e sperimentale: è solo per questo che Cadet, benché fosse ben qualificato dal punto di vista medico e avesse aderito subito al nuovo regno, non gli andava bene. La “difficoltà”, da lui stesso considerata “maggiore”, per togliere di mezzo un intralcio che godeva della stima dei locali, fu risolta dal ministero usando il principio del promoveatur: rinviando, cioè, Cadet alla facoltà di medicina come professore di Fisiologia umana48 e intanto affiancandolo col pallanzino Aliprando Moriggia (1840-1906) che vi insegnava da incaricato Istologia e Fisiologia generale. Per la facoltà di scienze, dall’università di Berlino fu chiamato come professore straordinario di Fisiologia il giovane tedesco Franz Böll (1849-79). Egli presto si naturalizzò, divenne Francesco Boll, fu accolto tra i lincei nel 1878, ma purtroppo morì l’anno dopo. Il problema della Fisiologia insegnata secondo il metodo sperimentale si riaprì. Dopo un breve intermezzo in cui Moriggia tenne il corso come Fisiologia generale, il problema fu finalmente risolto con la chiamata (1879) dall’università di Torino dell’olandese Jacob [Giacomo] Moleschott (1822-93) che vi insegnava dal 1860 e che da tempo si era naturalizzato italiano. A Roma, inoltre, egli continuò un’intensa attività politica che lo aveva già portato a essere nominato senatore (1876) e membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione.

Cannizzaro non manifestò nessuna preoccupazione per le altre cattedre della facoltà di scienze, neppure per Anatomia, che pure nei primi anni della sua venuta a Roma condivideva con Chimica la sede, che era l’ospedale di Santo Spirito in Sassia. Era, questo ospedale, la sistemazione della facoltà 48 Tra le pubblicazioni del Cadet, prevalentemente relative al colera, figura

la seguente: “Ragionamento premesso al corso scolastico del 1871 al 1872 ai suoi uditori nella università di Roma dal dottore Socrate Cadet professore di fisiologia umana socio delle reali accademie dei lincei e medica panormitana della imperiale medicea di Rio de Janeiro”. Roma, Stabilimento tipografico di Giuseppe Via, 1872. Oltre ad affermare la competenza di Cadet nella materia, il titolo è congegnato in modo da enfatizzare la sua rinomanza internazionale, che era uno dei requisiti che dovevano caratterizzare i professori della nuova università di Roma.

Page 35: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 37

medico-chirurgica papale da cui tanto Chimica quanto Anatomia e Fisiologia erano state staccate per portarle nella facoltà di Scienze della R. Università. Anatomia sarebbe rimasta nella sede originale e, quindi, non andava a intralciare i piani di Cannizzaro per lo sviluppo dei laboratori di Via Panisperna. Il suo titolare nel 1870 era il napoletano Leone De Sanctis (1840-1901), che insegnava Zoologia e Zootomia e dirigeva il Museo, dove nel 1874 ricostruì lo scheletro di capodoglio, famoso reperto ancora conservato. Nel 1872 Anatomia fu sdoppiata: una parte rimase alla facoltà di medicina e passò attraverso vari titolari, considerati tutti chi più chi meno adeguati. La parte più scientifica (ribattezzata Anatomia comparata) restò a De Sanctis, dal 1882 coadiuvato dal torinese Francesco Giuseppe Gasco che poi gli succedette.

Botanica, altra cattedra del collegio medico-chirurgico fatta transitare alla facoltà di scienze con tutto il suo orto botanico (allora localizzato nel vasto giardino di palazzo Salviati alla Lungara), era tenuta nel 1870 dal romano Ettore Rolli (1818-76), linceo dal 1864 ma più erborista che scienziato. Egli aveva sollecitamente aderito al nuovo governo, ma fu ugualmente declassato all’insegnamento di Botanica elementare. Intanto il ministro Cesare Correnti invitava il milanese Giuseppe De Notaris (1805-77) a trasferirsi da Genova a Roma. Il trasferimento fu portato a termine dallo Scialoja nella solita data 1 novembre 1872, e il De Notaris divenne così il primo titolare di Botanica speciale e, contemporaneamente, il direttore dell’orto. Convincere il De Notaris a trasferirsi non fu difficile: anche se egli si era stabilito a Genova da oltre 34 anni ed era stato perfino rettore di quella università, si era sempre lamentato per le grandi difficoltà finanziarie che gli rallentavano il lavoro. A Roma gli fu promesso di fargli fondare un grande complesso costituito da una cattedra di Botanica, un orto botanico e un laboratorio che fossero degni della capitale. Nei fatti, il De Notaris, appena arrivato, ottenne i finanziamenti

Page 36: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

38 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

indispensabili per trasferire l'orto botanico dal palazzo Salviati a via Panisperna, nei pressi il nuovo istituto di Chimica in costruzione e, nel 1873 il parlamento votò la legge con la quale gli si mettevano a disposizione i fondi necessari alla costituzione di un laboratorio per gli studi crittogamici. L’intero progetto non ebbe però seguito: personalmente, al De Notaris furono assegnate solamente tre piccole stanze nel vicino convento di S. Antonio, dove egli poté sistemare la sua biblioteca, le collezioni crittogamiche e i microscopi, mentre lo spazio assegnatogli per l’orto botanico rimase incolto. Si dovette consolare con la nomina a linceo nel 1873 e a senatore nel 1876, poco prima di morire.

Delle nove cattedre previste dalla “legge Casati”49 ne rimangono ancora da esaminare due: Mineralogia e Geologia. Esse sono da considerare quasi un insieme unico, non solo perché ne era titolare la stessa persona, Giuseppe Ponzi, ma anche perché erano sistemate insieme nell’edificio della “vecchia” Sapienza, dove il Museo occupava la maggior parte dei locali antichi, mentre gli studi erano in un sopralzo fatto

49 Sorprendentemente, nell’organico di una facoltà che pure aveva assunto il nome di “facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali”, era stata prevista solo una cattedra di Matematica. Il suo insegnamento (e quello di materie come Idraulica, Architettura, Agraria, ecc.) non mancava di certo, ma era ripartito tra numerosi corsi assegnati per incarico che erano in gran parte mutuati da quelli della scuola d’applicazione per gli ingegneri. La Matematica era, quindi, allocata assieme a questa negli spazi dell’ex convento di San Pietro in Vincoli. La scuola d'Ingegneria, a sua volta, mutuava dalla facoltà di scienze materie di suo interesse come Fisica, Chimica, ecc. (PAOLONI G., 1992 cit., p. 227). La direzione della scuola, dopo Blaserna, fu tenuta dal 1873 da Luigi Cremona, che vi insegnava Geometria superiore. Egli vi chiamò insegnanti di chiara fama come Angelo Messedaglia, che insegnò Economia e Statistica, Giuseppe Battaglini – già citato come rettore – che insegnò Geometria analitica, ed Eugenio Beltrami, che però vi rimase per soli tre anni insegnando Meccanica razionale. La lunga direzione di Cremona mantenne alla Scuola un chiaro indirizzo geometrico, che è quello attraverso il quale «ha per lo più luogo la connessione della matematica con la fisica e la realtà» (V.I. Arnold, citato in RUSSO & SANTONI, 2010, p. 296 nota 26), cioè che è quello più utile al praticante ingegnere.

Page 37: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 39

costruire nel 1857. Nel riordino di queste due cattedre Quintino Sella giocò un

ruolo preponderante e agì in un modo del tutto scoperto (MOTTANA & DOGLIONI, 2013 pp. 307-312). Egli era, infatti, uno tra i massimi competenti italiani di entrambe le materie: di Mineralogia era stato titolare all’Università di Torino nel 1858-60 e, per quanto riguarda la Geologia, non solo era stato il primo propositore della legge50 sulla carta geologica d’Italia, ma ne aveva anche rilevato un settore (F° 41 “Biella”) sperimentando tutte le difficoltà e i problemi connessi con l’attività di campagna in una zona pedemontana. Infine, conosceva di persona tutti i possibili candidati, avendo partecipato con loro alle riunioni e alle escursioni della Società italiana di scienze naturali51. Per arrivare a una decisione sensata che non provocasse nessun subbuglio all’interno della struttura universitaria romana c’era davvero bisogno di una conoscenza profonda e personale, perché il problema era ingarbugliato.

Lo studio delle scienze della Terra aveva una lunga tradizione presso lo Studium Urbis: lo avevano insegnato vari illustri studiosi, soprattutto medici o naturalisti, che dei minerali facevano soprattutto un uso farmacologico secondo la tradizione di Dioscoride (ACCORDI, 1983 pp. 30-36). La cattedra di Mineralogia era stata la prima cattedra di una materia connessa con le scienze della Terra mai creata in Italia a supporto della grande collezione di rocce e minerali che si era andata costituendo nei secoli grazie ai doni ricevuti dal papa da tutto il mondo.52 Nonostante alcune

50 L. 13 novembre 1861, che fu vanificata nel 1862 dallo stesso Sella diventato ministro delle finanze.

51 Solo un decennio più tardi, il 29 settembre 1881, Quintino Sella con Giovanni Cappellini, Carlo De Stefani, Giuseppe Meneghini e Torquato Taramelli fonderà a Bologna la Società Geologica Italiana (SGI), tuttora vivente.

52 Nel fondare il Museo di Mineralogia il 13 novembre 1804 con il breve Uberes dum menti nostrae (cfr. LAURO, 1979), Pio VII vi aveva anche istituito la «lettura di Historia naturale, Mineralogia e Geognosia».

Page 38: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

40 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

difficili vicende iniziali in epoca napoleonica, era stata ricoperta con due studiosi dedicati e competenti come Carlo Giuseppe Gismondi (1804-24), un ligure di Mentone che si era trasferito giovanissimo a Roma, quando entrò nell’ordine degli scolopi, e il medico romano Pietro Carpi (1824-61), specializzato nell’analisi di acque minerali, ma anche abile nel far pervenire doni al Museo in quanto archiatra di Pio IX, vale a dire un’autentica potenza presso il papa. Si deve alle sue pressioni se il governo pontificio acquistò (1851) per il Museo la grande collezione raccolta da Lavinio de’ Medici Spada (1801-63), già prefetto alle armi e appassionato di minerali. Non era all’altezza dei suoi predecessori il terzo titolare, il romano Vincenzo Sanguinetti (1861-64), che era stato custode del Museo prima di diventare l’assistente e poi il successore di Carpi. Fu, probabilmente, approfittando della debolezza culturale e anche fisica del Sanguinetti, dovuta a una prolungata malattia che lo aveva perfino costretto a tenere le lezioni nella propria abitazione, e sfruttando la propria autorità scientifica e amministrativa53 che, alcuni mesi dopo la morte del Carpi, Giuseppe Ponzi riuscì a far sdoppiare la cattedra dismettendo il nome di Geognosia, e farsi nominare titolare di Geologia.54 Dopo la morte del

53 Ponzi, che deteneva la cattedra di Anatomia e Fisiologia dal 6 ottobre 1842 dopo esserne stato l’assistente, era stato nominato socio dell’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei nel 1848. Non è chiaro per quale motivo chiese di passare alla nuova cattedra di Geologia (molto probabilmente lo spinse a ciò proprio l’interesse per la materia), ma l’ottenne con decorrenza 20 dicembre 1862, previa cessione della sua collezione di minerali e di pietre il cui valore fu stimato 4000 scudi proprio da Lavinio Spada. La sua totale presa di possesso della nuova cattedra risale però al 1864.

54 Il progressivo affrancarsi della Geologia dalla Mineralogia è tutto concentrato nel decennio 1860-70. La prima cattedra di Geologia in Italia fu quella assegnata nell’ottobre 1860 dal governo dittatoriale di Garibaldi a Napoli a Guglielmo Guiscardi, già assistente di Arcangelo Scacchi al quale rimase la sola Mineralogia con la direzione del Museo; la seconda, dopo pochi mesi (1861), fu quella di Giovanni Cappellini a Bologna, istituita dal R. Governo dopo l’annessione di questa parte dello stato pontificio al regno d’Italia (18 marzo 1860); la terza, infine, fu quella che il governo papale assegnò al Ponzi, staccandola dalla cattedra

Page 39: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 41

Sanguinetti, poi, a Ponzi fu affidata per incarico anche la Mineralogia, ufficialmente in attesa che fosse nominato il nuovo titolare, che però non lo fu mai, anche per una sua tenace opposizione. Ponzi godeva l’apprezzamento dei suoi studenti, anche perché aveva portato un vento di modernità al suo insegnamento. Tra l’altro si faceva carico di una «amena parte prattica, la serie cioè delle gite da lui guidate nella Romana campagna, e sui monti che la circondano» (ACCORDI, 1983 p. 37). Per quel che riguarda la Mineralogia «fu però incaricato un suo assistente, mentre egli [Ponzi] insegnò geologia ai corsi fisico-matematico, fisico-chimico, di farmacia e alla scuola di applicazione per gli ingegneri»55 (Parotto, 1984, p. 43). Ponzi era, dunque, un ben modesto mineralogista, anche se era, indiscutibilmente, un ottimo geologo56. Fu autore, tra l’altro, di una “Carta geologica del bacino di Roma” a scala 1:300.000 (1849) e di una “Storia fisica del bacino di Roma da servire di appendice all’opera: Il

di Mineralogia e scienze naturali. Questa cattedra (che sotto il governo pontificio era quasi una cattedra “convenzionata” perché il Ponzi per ottenerne la separazione da quella di Mineralogia dovette cedere al Museo la sua grande collezione di reperti litici, mineralogici e paleontologici laziali) divenne regolare solo dopo la riunione di Roma all’Italia, quando un apposito atto di governo (R.D. n. 1256 del 23 gennaio 1873) distinse Mineralogia da Geologia e Zoologia da Anatomia comparata.

55 A tutti questi incarichi corrispondevano altrettanti emolumenti, di ammontare variabile, che riuscivano a portare lo stipendio complessivo a totali ben al di sopra della media dell’epoca. Per esempio: Ponzi, dopo un lungo contenzioso, il 28 settembre 1872 riuscì a farsi riconoscere dal ministro Scialoja un compenso di 6000 £ come professore titolare ordinario di Geologia e Mineralogia più un assegno di 700 £ come direttore del relativo Gabinetto. A ciò aggiungeva un assegno annuo di 107,79 £ a completamento dell’assegno che gli era stato riconosciuto nel 1869 dal governo pontificio per lo stesso ufficio. In totale, lo stipendio di Ponzi nell’anno 1872 fu di 6807,79 £, a cui vanno aggiunti i proventi degli incarichi che aveva alle scuole d’applicazione. In termini monetari rivalutati la somma corrisponde a 27.106,59 €, ma in termini reali è molto di più, se ancora negli anni ’30 del Novecento uno stipendio di 1000 £ al mese rappresentavano il roseo sogno di un impiegato.

56 Un suo elogio, probabilmente da lui stesso redatto o ispirato, fu pubblicato sull’Osservatore Romano del 23 giugno 1866, n. 142, ed è stato ripubblicato da ACCORDI (1984, pp. 8-9).

Page 40: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

42 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

suolo fisico di Roma di G. Brocchi” (1850), già alla seconda edizione (1867) quando Roma entrò nel regno. Questi suoi lavori presentavano un notevole interesse ai fini della pianificazione del territorio su cui si sarebbe espansa la capitale. Inoltre, egli si era prontamente riciclato dall’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei nella Reale Accademia dei Lincei subito dopo il 1870, fino a farsene addirittura eleggere primo presidente (8 gennaio 1871). E ancora: come preside aveva retto la facoltà di scienze fin dalla sua prima costituzione nella rinnovata R. Università, collaborato efficacemente col rettore Carlucci nei due primi difficili anni e avrebbe continuato a farlo altrettanto bene col rettore Serafini e i suoi successori se non avesse dato le dimissioni (25 settembre 1872) accampando motivi di salute e altre incombenze.57 In realtà, ciò che l’aveva indotto a darle era il fatto che il 27 agosto 1872 gli era stato notificato il decreto di decadenza da professore di Mineralogia in forza della “legge Casati”, che non permetteva di occupare due cattedre in contemporanea. Quel decreto gli era molto sgradito perché perdendo la cattedra di Mineralogia perdeva anche la qualifica di direttore del Museo col relativo emolumento e ciò lo indusse a un ricorso che si risolse con una sentenza del Consiglio di Stato in suo favore (23 dicembre 1873), perché gli assegnò una “congrua indennità” e gli permise di fondare un separato Museo di Geologia.

Queste sue intricate vicende giudiziarie, nonostante le sue benemerenze istituzionali e scientifiche, non fecero altro che mettere in bell’evidenza una sua serie di demeriti politico-amministrativi: la voce corrente era che si era sì allineato al governo liberale «fin dalle ore 11½ antim. del giorno 20 Settembre 1870»58, ma che aveva trascorso le tre notti 57 Gli successe come preside Stanislao Cannizzaro (Figura 3), che rimase

alla guida della facoltà di scienze fino all’a.a. 1876/77. 58 Questa precisa - ma non altrimenti documentata – insinuazione, a lui

indubbiamente riferita, è contenuta in una lettera anonima datata Roma, 28 novembre 1872. Essa era arrivata a Cannizzaro (che la conservò tra le sue carte) per tramite del cronista del giornale al quale era stata

Page 41: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 43

precedenti sulle mura, come ufficiale della guardia pontificia delegato alla loro sorveglianza e alla loro difesa contro i “piemontesi” invasori (Parotto, 1984, p. 41). Precedentemente, inoltre, era stato tra i volontari che il 29 ottobre 1867 al ponte Nomentano avevano respinto a fucilate l’avanguardia di Garibaldi, costringendola a ritirarsi e provocando così, sia pure indirettamente, la sconfitta di Mentana (3 dicembre 1867). Tutto ciò gli aveva fatto dimenticare, forse, che in gioventù era stato un mazziniano, tanto che nel 1850 il governo pontificio lo aveva sospeso per un anno da docente di Anatomia e Zootomia59 come punizione per aver aderito alla repubblica romana.

Durante la sua gestione del grande Museo unitario fondato nel 1804, inoltre, Ponzi aveva dimostrato un’incompetenza e un’incuria veramente strane in un personaggio abile ed esperto come lui. Per creare un “suo” Museo di Geologia e Paleontologia, al quale egli subito destinò la collezione di rocce e fossili che aveva “donato” per ottenere la cattedra di Geologia, Ponzi non esitò a scorporare una parte delle ricchissime collezioni raccolte nel corso dei precedenti 60 anni: dei 30.965 “pezzi” elencati nell’inventario del 23 agosto 1864, eseguito dopo la morte del Sanguinetti, almeno 18.000 passarono al “nuovo” Museo di Geologia voluto dal Ponzi, secondo un criterio cervellotico: tutte le rocce, tutte le carte geologiche, tutti i fossili e tutti i libri (LAURO, 1979, p. 60; MOTTANA, 1984, p. 51). Al “vecchio” Museo di Mineralogia restarono così oltre 10.000 cristalli solamente, tutti bellissimi e tra essi anche la splendida Collezione Spada, ma gli fu tolta perfino la Collezione Belli: 600 tasselli di marmi provenienti dagli scavi del Foro romano.60 Il risultato dell’operazione fu, quindi, che Museo di

inviata (cfr. PAOLONI L., 1995, pp. 113-114).59 Ponzi era medico, e dopo esserne stato per alcuni anni l’assistente, era

diventato titolare di Anatomia nel 1842.60 Dopo la formalizzazione di questo Museo come struttura dipendente dal

Gabinetto di Geologia (1873), questi campioni rimasero

Page 42: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

44 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

Mineralogia risultava, contro ogni logica scientifica, privo di ogni testimone litico del territorio laziale di cui una raccolta mineralogica sistematica deve essere garante a Roma. Ponzi, inoltre, aveva dimostrato una grande negligenza nella vigilanza. Tra il 1867 e il 1870 un collaboratore infedele poté guastare varie pepite d’oro del Museo di Mineralogia, lasciato nell’incuria perché già separato nei fatti da quello di Geologia, radendone le estremità per levarne metallo, e inoltre sottrarre smeraldi, topazi, piatti in cristallo e d’argento e perfino anelli. Ci fu un processo e il ladro fu condannato61, ma non fu possibile recuperare il maltolto. Vi era, infine, il problema didattico. Ponzi, che non amava la Mineralogia, pur avendone voluto essere il titolare, fin dal primo momento l’aveva di fatto abbandonata a un assistente. Non appena Ponzi ne fu sollevato (27 agosto 1872), fu nominato un incaricato che, su proposta di lui stesso, fu il dottor Francesco Masi.62

Il governo era di fronte a un caso da gestire con prudenza ed equilibrio. C’era da un lato l’indubbia autorevolezza di un docente, tardo ad allinearsi63, ma portatore di utili contributi gestionali e di validi prodotti scientifici64; dall’altro un

permanentemente al Museo di Geologia dove si trovano tuttora.61 Il processo fu celebrato quando Roma era ancora parte dello stato

pontificio. Il colpevole, per questo motivo, cercò di scagionarsi attribuendo il furto ai garibaldini sbandati dopo lo scontro di Mentana!

62 Non ci sono tracce di una sua incisiva presenza né in quell’anno né in quelli successivi. Va anche detto che l’atteggiamento di Ponzi aveva fatto scendere il numero di studenti iscritti al corso di Mineralogia in una maniera disastrosa: nell’anno accademico immediatamente successivo alla sua chiamata a Roma Struever ebbe un solo studente iscritto nella facoltà, e pertanto svolse la sua attività didattica soprattutto alla scuola d’applicazione degli ingegneri e, meno, alla scuola di farmacia.

63 Nonostante la sua tardiva conversione al liberalismo e all’unità d’Italia, Ponzi fu nominato senatore (1 dicembre 1870), primo tra tutti i professori della R. Università di Roma, sull’onda del primissimo tentativo del nuovo governo di conciliarsi quanti più personaggi possibile della classe dirigente laica romana di cui egli faceva parte: egli era, infatti, membro del consiglio comunale di Roma e anche della commissione per la bonifica dell’agro romano.

64 La carta geologica del bacino di Roma delineata da Ponzi nel 1847 fu

Page 43: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 45

evidente caso d’incompetenza funzionale, almeno parziale, del medesimo. Forse Ponzi l’avrebbe scampata come sperava e tutto sarebbe continuato come prima, con le cattedre di Geologia e Mineralogia assommate nella sua stessa persona e due musei mal gestiti, se del governo non fosse stato magna pars Quintino Sella.

Oltre che essere competente di entrambe le materie, e quindi perfettamente in grado di valutare il rapporto tra danni e benefici risultante dalla gestione Ponzi, Sella era un appassionato collezionista di minerali e un uomo dotato di un rigido codice deontologico. Quando, nel 1852, era stato nominato direttore del «Gabinetto mineralogico di questo Instituto»65, Sella non solo aveva catalogato di nuovo personalmente l’intera Collezione Barelli, che ne era il vanto anche se era stata lasciata abbandonata dalla morte del donatore (1843),66 ma aveva arricchito il Museo donandogli la propria collezione di minerali («7102 esemplari»), chiedendo solo che del suo dono non fosse data pubblicità e di poter continuare a studiarli per le sue ricerche. Ponzi da tempo era ben conosciuto e anche apprezzato dal Sella67 sia come individuo sia come geologo. Egli era, inoltre, dall’alto del suo

prontamente ristampata (1871) e allegata a memorie illustrative tanto di Geologia regionale quanto di Geografia fisica e agronomica pubblicate tra il 1872 e il 1875 (BRIANTA & LAURETI, 2006, Figura 4 tra p. 128 e p. 129).

65 Ossia dell’Istituto tecnico di Torino, diventato nel 1859 Scuola di applicazione degli ingegneri e dal 1906 Politecnico di Torino. L’ammontare della donazione e le richieste di Sella sono specificate nella lettera da lui scritta il 10 agosto 1858 al ministro della istruzione pubblica del regno di Sardegna (cfr. QUAZZA & QUAZZA, 1980, p. 231).

66 Questa mirabile collezione, circa 4800 esemplari di grande valenza storica per tutte le Alpi occidentali, era già stata descritta da Vincenzo Barelli in “Cenni di statistica mineralogica degli Stati di S.M. il Re di Sardegna” (1835). Andò poi perduta nel bombardamento del castello del Valentino nella notte tra 8 e 9 dicembre 1942.

67 Nel poscritto di una lettera di Sella a Edoardo Gioia, scritta da Firenze il 19 giugno 1869, egli trasmette al destinatario i saluti di Ponzi, come persona familiare a entrambi (cfr. QUAZZA & QUAZZA, 1984, p. 519).

Page 44: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

46 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

prestigio di presidente dell’Accademia dei Lincei68, in un’ottima posizione per cercarne il favore di influente ministro, ma non poteva in nessun modo sperare di limitarne il giudizio negativo di docente e amministratore per l’inadeguatezza mineralogica69 e per l’incapacità nella gestione della cosa pubblica che egli aveva dimostrato. Il massimo che poteva ottenere da lui è che, coerentemente col suo codice deontologico, Sella gli riconoscesse la competenza geologica e lo confermasse titolare di Geologia e direttore dell’annesso museo.

Così fu. Il governo, su suggerimento del Sella, decise di separare le due cattedre e confermò Ponzi come titolare di Geologia, ma lo sollevò da tutti gli incarichi riguardanti la Mineralogia. Inoltre, cominciò subito la procedura per la nomina del nuovo titolare di Mineralogia che, sempre su suggerimento di Sella, fu presto individuato in un professore straordinario dell’Università di Torino: il tedesco Johann Strüver (1842-1915), che nel frattempo era diventato Giovanni Struever avendo acquisito la cittadinanza italiana.

Vale la pena di approfondire un poco come Struever si sia inserito nella struttura universitaria italiana e romana, non solo perché ciò è indicativo di come Sella70 volesse condurre 68 E, infatti, lo propose come socio corrispondente il 4 dicembre 1870.

Sella divenne socio nazionale il 25 gennaio 1872 e, infine, Presidente dell’Accademia, di cui curò il nuovo statuto.

69 A giudizio di Sella, Ponzi «è tra quelli che non sono al corrente della odierna litologia per quanto io credo. Io vo più avanti: credo che la massima parte dei lavori geologici relativi a rocce cristalline sono da rifare in tutto perché le rocce non sono bene determinate» (lettera ad Arcangelo Scacchi del 1 giugno 1878: cfr. QUAZZA & QUAZZA, 1998, pp. 658-660, evidenziazione nell’originale). Va detto che i “quelli” qui incriminati per nome sono Meneghini, Gastaldi, Cornalia e, ovviamente, Ponzi, vale a dire i migliori geologi italiani della generazione attiva negli anni 1850-70. L’acuta chiaroveggenza di Sella gli aveva fatto capire che ogni volta che un nuovo metodo strumentale viene applicato su materiali geologici (in questo caso la microscopia ottica in sezione sottile) si rinnova l’intera conoscenza della costituzione di un territorio e quindi anche la sua interpretazione.

70 Sella fu la vera eminenza grigia della ristrutturazione universitaria durante tutto il governo della Destra e non solo: continuò a esserlo

Page 45: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 47

l’università di Roma a diventare tra le prime d’Europa, ma anche per l’enorme cambiamento di indirizzo che l’influsso di Struever portò alla Mineralogia italiana dell’epoca: da puramente descrittiva e legata alla osservazione della natura a prevalentemente quantitativa e legata alla Chimica e alla Fisica. Ciò avvenne in un momento in cui tutta la facoltà di scienze, per impulso del nuovo preside, Stanislao Cannizzaro (Figura 3) e di concerto col rettore Pietro Blaserna, a ciò appositamente nominato dal ministro, stava nel suo insieme assumendo l’indirizzo che l’avrebbe portata a pareggiare le università dei paesi stranieri più avanzati.

Fig. 1.3. Stanislao Cannizzaro, secondo preside della stessa facoltà di scienze, ormai riorganizzata (1872-78).

anche nei primi anni di governo della Sinistra, grazie all’influenza che ebbe su Michele Coppino. Egli evitò, per quanto gli fu possibile, di apparire in primo piano durante i ministeri Correnti, Scialoja e Bonghi, ma tenne sempre sotto controllo il loro operato, per gli aspetti che qui ci interessano. Ne aveva non solo la volontà, ma tutta la capacità di farlo, perché disponeva dello strumento di persuasione più efficace: controllava il flusso dei finanziamenti destinati alla Pubblica Istruzione nella sua posizione prima di ministro delle Finanze e poi di ascoltato consigliere del re (MOTTANA & DOGLIONI, 2011).

Page 46: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

48 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

Appena laureato a Gottinga con una tesi di Paleontologia sui pesci fossili, il giovane Strüver era arrivato a Torino nell’autunno 1864 con una lettera di presentazione al Sella scritta da Wolfgang Sartorius von Waltershausen (1809-76), uno di quei geologi della prima metà dell’Ottocento che conoscevano da vicino la situazione delle scienze della Terra in Italia per esservi venuti numerose volte (sulle tracce di Leopold von Buch e di Charles Lyell) a studiarne i vulcani. In particolare, Sartorius conosceva perfettamente l’Etna, di cui aveva rilevato una splendida carta geologica negli anni tra il 1839 e il 1843, quando si era stabilito in Sicilia, e di cui stava preparando la memoria mineralogico-petrografica illustrativa, che però non vide finita e che fu pubblicata quattro anni dopo la sua morte a cura del suo collaboratore Arnold von Lasaulx (1839-86). Sella riconobbe subito le potenzialità del ventiduenne postulante e convinse il professore di Mineralogia e Geologia alla R. Scuola di applicazione degli ingegneri, che era allora Bartolomeo Gastaldi (1818-79), a nominarlo suo assistente (30 dicembre 1864). In breve tempo Struever dimostrò con i fatti che le doti mineralogiche intuite in lui dal Sella esistevano veramente: studiò minerali delle Alpi occidentali e del Vesuvio, determinò le costanti cristallografiche e le leggi di geminazione dell’anortite e della pirite eseguendo migliaia di misure angolari d’estrema precisione col goniometro a riflessione a cerchio singolo71, scoprì una nuova specie minerale in Savoia e la dedicò al suo benefattore (sellaite), tradusse dal tedesco testi didattici d’importanza capitale e, proprio nei primi anni ’70, cominciò una serie di studi petrografici sui graniti e sulle peridotiti delle Alpi occidentali che rapidamente lo resero il maggior esperto di microscopia mineralogica operante in Italia.

Dal punto di vista della progressione di carriera, Giovanni Struever era stato, intanto, nominato professore incaricato di 71 Lavori che Sella giudicava «perfetti» (lettera ad Arcangelo Scacchi del 1

giugno 1878: cfr. QUAZZA, 1998, pp. 659).

Page 47: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 49

Mineralogia e Geologia al R. Istituto industriale e professionale di Torino (26 febbraio 1868), quindi (3 luglio 1870) primo assistente e aiuto di Angelo Sismonda (1807-78), titolare di Mineralogia e Geologia nella R. Università di Torino e direttore del relativo museo, che era già molto malato e che egli dovette sostituire anche nelle lezioni. Infine, il 19 dicembre 1871, era stato nominato professore straordinario di Mineralogia e Geologia, con ottimi risultati, tanto che il 17 ottobre 1873 l’università di Torino (sulla base di una relazione congiunta firmata da A. Sismonda, N. Del Grande e M. Lessona) ne chiese al ministro la nomina a ordinario ai termini dell’art. 69 della “legge Casati”.72 Ma così non fu. Possiamo, infatti, tornare a ciò che accadeva intanto a Roma: il 3 ottobre 1873 Struever era già stato nominato dal ministro Scialoja professore ordinario di Mineralogia nella facoltà di scienze della R. Università e direttore del relativo museo usufruendo dell’iniziativa che gli veniva conferita dalla stessa legge (e, senza dubbio, dell’indicazione che gli perveniva da Sella).

Struever era, indubbiamente, la persona più adatta a prendere in mano la scuola mineralogica romana lasciata disastrata dal Ponzi e a riqualificarla secondo l’indirizzo sperimentale mutuato dalla scuola mineralogica tedesca, che allora era la più avanzata d’Europa. Più ancora che per la sua grande conoscenza della materia, egli era in possesso del metodo, cioè di quell’insieme di nozioni chimiche e cristallografiche che, unite a una solida base matematica e didatticamente favorite da un’eccellente comunicativa, permettono di affrontare qualsiasi argomento tecnico-72 Questo articolo recita: «Il ministro potrà proporre al re per la nomina,

prescindendo da ogni concorso, le persone che per opere, per iscoperte, o per insegnamenti dati, saranno venute in meritata fama di singolare perizia nelle materie che dovrebbero professare». La richiesta di Torino non ebbe seguito, ma fu comunque utilizzata a confermare una decisione presa a vantaggio di Roma. Il ministro rispose, infatti, che si era già «provveduto alla nomina [di Struever] a Professore all’Università di Roma» e dispose perciò che l’intero incartamento fosse mandato agli atti (cfr. Archivio Centrale dello Stato, Roma, fasc. 136, 37/1 PS).

Page 48: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

50 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

strumentale utile alla ricerca e contribuiscono, intanto, alla formazione di nuovi specialisti. Su questa sua peculiare dote, di insegnare teoria e pratica al meglio dello stato dell’arte del secondo Ottocento, insistono tutti coloro che di lui hanno scritto, tanto in atti ufficiali73 così come nelle necrologie. Struever trovava un Museo depauperato e un insegnamento con pochi studenti, perché i migliori avevano trascurato la Mineralogia, come del resto aveva fatto proprio lo stesso Ponzi, che non se ne era incaricato da parecchi anni. Per accentuare l’irreversibilità della decisione ministeriale, l’università di Roma (o, meglio, il rettore Battaglini, perché agli atti non vi è traccia di una decisione presa dalla facoltà) subito dopo (23 ottobre 1873) incaricò lo Struever anche dell’insegnamento della Mineralogia applicata nella R. Scuola d’applicazione degli ingegneri, cioè dell’insegnamento parallelo a quello tenuto con notevole successo proprio dal Ponzi, con un inespresso ma chiaro invito a confrontarsi con lui. L’anno successivo, Struever fu anche incaricato dell’insegnamento della Mineralogia al corso di Farmacia.74

A Ponzi, dunque, fu confermata la cattedra di Geologia della facoltà di scienze con il relativo museo, che fu staccato fisicamente da quello di Mineralogia e trasportato al secondo

73 Oltre che nei profili stesi su di lui quando fu nominato socio dell’Accademia dei Lincei, prima come corrispondente a pari voti con il geologo Giovanni Cappellini (8 gennaio 1876), poi come nazionale (20 giugno 1878) surclassando il secondo classificato nella votazione (con 26 su 31 voti espressi), il rigore metodologico di Struever è elogiato nella relazione con cui egli vinse il Premio Carpi 1876 a pari merito col geologo Torquato Taramelli (cfr. Archivio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, fasc. Soci). Egli non ottenne mai il Premio Reale, che all’epoca era il massimo riconoscimento possibile per uno scienziato italiano, perché ancor prima di finire i suoi lavori migliori divenne socio nazionale dell’Accademia e, come tale, fu, per statuto, impossibilitato a partecipare.

74 Gli emolumenti percepiti dallo Struever furono all’inizio quasi pari e col tempo diventarono maggiori di quelli del Ponzi: a ogni incarico corrispondeva una retribuzione di 1250 £, mentre lo stipendio iniziale di ordinario (5000 £) ogni cinque anni aveva un aumento di 500 £. Per la direzione del Museo riceveva, inoltre, un’indennità di 700 £ che rimase fissa fino al 1915.

Page 49: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 51

piano dell’edificio della “vecchia” Sapienza in alcune sale liberate a tale scopo. Gli fu, inoltre, lasciato anche l’insegnamento della Geologia applicata alla scuola di specializzazione per ingegneri (vedi sopra): una posizione consona alla sua indubbia competenza e un risultato più che gratificante per il suo amor proprio. Tuttavia, non gli andò dritta proprio del tutto.

Qui la storia della facoltà di scienze si intreccia con quella delle due maggiori Accademie nazionali. È quindi utile una breve digressione. Il governo Lanza, riprendendo un progetto che era stato presentato oltre dieci anni prima dal pesarese Terenzio Mamiani della Rovere (1799-1885), che era stato l’ultimo ministro della pubblica istruzione del Regno di Sardegna quando era già in vista la costituzione del regno d’Italia,75 si era ormai deciso a creare a Roma una Accademia nazionale rappresentativa della cultura italiana. Dopo aver fallito con il tentativo di trasformare in questo ruolo la antica e prestigiosa Società dei XL (PENSO, 1978 pp. 328-366), allora ancora residente a Modena, il governo ripiegò su quello di far fare un balzo in avanti dell’allora modesta R. Accademia dei Lincei (indiretta continuatrice della “Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei” rifondata nel 1847,76 ma ancora povera di validi

75 Si tratta del terzo governo presieduto da Cavour, in carica dal 21 gennaio 1860 al 23 marzo 1861, cioè fino al giorno stesso della proclamazione del Regno d’Italia. Mamiani non fu confermato nel successivo governo (Cavour IV), primo del Regno d’Italia, che terminò prematuramente a causa della morte improvvisa dello stesso Cavour (6 giugno 1861). Ministro della pubblica istruzione era allora diventato l’irpino Francesco De Sanctis (1817-1883), che però non poté allora incidere sulla storia della scuola italiana perché non ebbe neppure il tempo di riprendere tutte le iniziative lasciate in sospeso dal suo predecessore. Più tardi, invece, quando tornerà al governo con la Sinistra, De Sanctis diede gran prova di sé.

76 A sua volta questa era l’erede di una “Accademia dei Lincei” (molto dopo e ben diversa da quella fondata da Federico Cesi nel 1603) che era stata costituita da tre nobiluomini romani nel 1801 e che, dopo aver subito tutte le traversie possibili durante le occupazioni napoleoniche, era stata chiusa dal papa nel 1840. Nel 1847 l’Accademia era stata nuovamente ricostituita come “Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei” e di essa divenne subito segretario il già citato Paolo Volpicelli (CARUTTI,

Page 50: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

52 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

membri perché la metà dei soci di questa non aveva voluto aderire al cambiamento di governo e aveva preferito rimanere legata all’accademia papale) che aveva il vantaggio posizionale di essere a Roma. La fusione volontaria tra le due accademie nazionali non riuscì,77 nonostante le insistenze di Francesco Brioschi e dello stesso ministro Bonghi, dietro il quale agiva il Sella. Già conscio delle manchevolezze organizzative di Ponzi, Sella non fece alcun affidamento su di lui e - senza neppure indugiare per una forma di riconoscenza verso di lui, che da primo presidente dei R. Lincei l’aveva fatto nominare in tutta fretta socio nazionale - si presentò in sua alternativa alle prime elezioni possibili e si fece eleggere presidente in sua vece (8 gennaio 1874). La “nuova” R. Accademia dei Lincei ebbe il suo statuto approvato dal re il 14 febbraio 187578 e divenne il rappresentante ufficiale della cultura italiana (intesa sia come scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali, sia come scienze letterarie e morali).

1.5. ConsolidamentoNel 1875/76 il riordino delle facoltà scientifica e

tecnologica di Roma capitale può considerarsi concluso o, almeno, sostanzialmente assestato per un lungo periodo a venire. In un tempo brevissimo il governo italiano, rappresentativo di una élite sociale borghese, patriottica, ben intenzionata e per molti versi anche fortunata, era riuscito non solo a domare le resistenze interne della società romana, rimasta nostalgicamente legata al suo tradizionale sovrano, ma anche a porre le fondamenta di una struttura d’insegnamento superiore che resterà salda per quasi un

cit., pp. 110-138).77 Il progetto di fusione concordato da una commissione congiunta, che

non ricevette il voto della maggioranza dei XL e perciò non andò in porto, si può leggere in PENSO (1978, pp. 338-341).

78 Cfr. CARUTTI (cit., pp. 237-240).

Page 51: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 53

secolo, fino alla rivolta studentesca del 1968.79 La ricerca scientifica era imperniata sulla facoltà di scienze (specificata come facoltà di scienze fisiche matematiche e naturali), dove si preparavano anche i futuri docenti delle scuole superiori e dell’università,80 mentre la ricerca applicativa e la formazione dei funzionari dello stato era demandata alle scuole d’applicazione. Entrambe erano dotate di un corpo docente ben più numeroso di quello previsto dalla “legge Casati”, perché fin dai primi momenti del riordino apparve necessario fare ricorso (oltre ai nove professori ordinari previsti dalla legge) a vari incaricati e perfino a docenti minori, spesso scelti tra gli assistenti e i coadiutori dei direttori dei diversi “gabinetti” e “istituti” (Tabella 2). Gli stessi ordinari si caricarono di uno o due incarichi addizionali al corso di cui erano titolari: alcuni lo fecero per arrotondare lo stipendio, ma altri lo ritennero necessario per integrare l’insegnamento con esercizi pratici o per altre necessità didattiche e fecero ricorso, per questo, a docenti delle scuole d’applicazione. A conti fatti, cinque anni dopo l’entrata in Roma dei “piemontesi”, la didattica scientifica poteva contare su ben 23 docenti a vario titolo, contro i 13 dell’ultimo anno pontificio (cfr. Tabella 1 e Tabella 2). Tra di loro c’erano i tre scienziati allora al vertice, in Italia e non solo, delle scienze 79 In questo secolo si passò da un’organizzazione dello stato da liberale a

dittatoriale e poi di nuovo a democratica, con varie modifiche al sistema d’istruzione elementare e secondaria, ma con relativamente poche modifiche all’istruzione universitaria, se si eccettuano i nefandi casi del giuramento e delle leggi razziali (cfr. SPANO, cit.; VERNACCHIA-GALLI, cit.; PAOLONI G., cit.). L’università di Roma fu perfino spostata quasi in blocco dal centro di Roma in una sede del tutto nuova, eppure non ci furono cambiamenti sistemici che fossero paragonabili a quelli del 1870-1875 fino a quando non ebbe il sopravvento il bisogno sociale di adeguarsi all’università di massa che si verificò nel secondo dopoguerra. Tutto ciò, però, farà parte di una valutazione successiva.

80 Per lungo tempo tutti coloro che avessero avuto un ruolo di assistente per un quinquennio, ma non fossero riusciti a superare l’esame di libera docenza che permetteva loro l’insegnamento universitario e la prosecuzione eventuale della carriera attraverso incarichi d’insegnamento e concorsi, diventavano automaticamente di ruolo senza concorso nella scuola superiore o nel liceo.

Page 52: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

54 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

fondamentali per i futuri sviluppi, sia teorici sia applicati, ai quali si voleva affidare le competenze necessarie per la modernizzazione industriale del paese: Stanislao Cannizzaro (Chimica), Pietro Blaserna (Fisica) e Luigi Cremona (Matematica), ciascuno dei quali era circondato da un gruppo, purtroppo esiguo, di collaboratori.

Il riordino didattico e scientifico della facoltà di scienze di Roma capitale era, dunque, completo già nel 1876, quando cambiò l’indirizzo politico generale: ai docenti locali considerati antiquati erano subentrati docenti provenienti soprattutto dal settentrione d’Italia o dalla Germania81 che impressero un forte indirizzo sperimentale, ma che spesso dovettero sottrarre tempo all’attività universitaria per caricarsi di funzioni organizzative presso il ministero della pubblica istruzione o presso i comitati da questo istituiti allo scopo di impostare lo sviluppo delle applicazioni delle varie discipline. Non erano molti, in quel periodo, i veri esperti su cui lo stato poteva contare per le sue funzioni d’indirizzo e, quasi tutti, erano stati indotti a trasferirsi all’università di Roma provenendo da altre università. In quella stessa data, quindi, e per parecchio tempo ancora non poterono essere risolti tutti i problemi inerenti alla normale vita universitaria, che necessariamente coniuga la didattica con la ricerca, il prestigio dei professori con le giustificate richieste degli studenti, l’organizzazione interna con le necessità di un paese che cerca di crescere e svilupparsi (e che, per le scienze della Terra, è sovente sottoposto a disastri naturali repentini come i terremoti e le grandi frane).

La Destra aveva raggiunto il suo scopo di dotare la capitale di un’università efficiente e di un centro di attrazione culturale prestigioso. Ci era riuscita con un’intelligente scelta di coloro che avrebbero portato a

81 Con la vistosissima eccezione di Chimica, dove al Cannizzaro si affiancarono presto altri ordinari, tutti siciliani come lui e come Emanuele Paternò, che mantennero altissima la reputazione della scuola romana.

Page 53: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 55

esecuzione le sue idee di sviluppo, anche se non riuscì poi a dotare la struttura di tutto il necessario supporto economico. Alla Sinistra, che la sostituì nel 1876, toccherà il compito di far crescere il nucleo iniziale o, meglio, i diversi nuclei che si erano così costituiti, in modo che si formassero quelle scuole prestigiose di cui da sempre si percepiva la necessità non solo nell’università di Roma ma in tutte le università d’Italia.

Ringraziamenti. Ringrazio i colleghi Carlo Doglioni, Ernesto Capanna, Ruggero Matteucci, Pietro Nastasi, Rosario Nicoletti, Giovanni Paoloni ed Enrico Rogora per i loro generosi suggerimenti e l’attuale preside della facoltà, Professor Vincenzo Nesi, per aver avuto l’idea di rivedere le origini storiche dell’università che è stata la mia per 15 anni e che – di fatto - tuttora lo è, perché Roma Tre (che ho contribuito a organizzare e che ho lasciato da tre anni per raggiunti limiti d’età) altro non è se non una vigorosa propaggine della gloriosa, antica “Sapienza”.

Page 54: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

56 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

Bibliografia

ACCORDI B., 1983. Lo studio delle Scienze della Terra all’Archigymnasium Urbis dello stato pontificio. Bollettino della Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi di Roma, no. 7, 29-37.

ACCORDI B., 1984. Il contributo italiano alla nascita e all’evoluzione dei concetti geo-paleontologici; pp. 1-10 in AA.VV.: “Cento anni di geologia italiana, Volume giubilare 1° Centenario Società Geologica Italiana 1881-1891”. Bologna, Società Geologica Italiana.

BOTTAZZINI U., NASTASI P., 2013. La patria ci vuole eroi. Matematici e vita politica nell’Italia del Risorgimento. Bologna, Zanichelli.

BOVI T., 1984. Università e scienza; pp. 15-16 in AA.VV.: ”Roma Capitale 1870-1911. La cultura scientifica a Roma 1870-1911”, 10. Venezia, Marsilio.

BRIANTA D., LAURETI L., 2006. Cartografia, scienza di governo e territorio nell’Italia liberale. Milano, Unicopli.

CAPANNA E., 2011. Eran quattrocento. Le riunioni degli scienziati Italiani (1839-1947). Bologna-Roma, CLUEB - Casa Editrice Università La Sapienza.

CARUTTI D., 1883. Breve storia della Accademia dei Lincei. Roma, Salviucci.

CASTELLANI G., 1944. Nomina e rinunzia del P. Angelo Secchi a professore di Astrofisica nell’Università di Roma (1870). La Civiltà Cattolica, 95 [I], 39-46.

CERRUTI L., CARRANO A., 1982. Stanislao Cannizzaro didatta e riformatore. II. La Scuola di Via Panisperna. La Chimica e l’Industria, 44 [11], 742-747.

FROVA C., 2001. Bonfiglio Mura (1810-1882) docente e rettore nell’Università di Perugia; pp. 635-662 in: Dal mondo antico all’età contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia offerti dal dipartimento di storia dell’Università di Sassari. Roma, Carocci.

Page 55: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 57

GENTILUCCI M., 1970. L’università di Roma nel 1870. Archivio della Società romana di Storia patria, 93 [s. III, 24], 161-174.

GERARDI F., 1916. L' albo dei patrioti: Giuseppe Checchetelli, fondatore del Comitato Nazionale romano. Città di Castello, Lapi.

LAURO C., 1979. Il Museo di Mineralogia. Bollettino della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Università di Roma, a. 1978/79, 51-74.

MAROTTA S., 2011. Il non expedit; vol. 1, pp. 215-235 in A. Melloni (a cura di): "Cristiani d'Italia. Chiese, società, stato (1861-2011)". Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.

MCCARTHY M.F., PHILIP A.G.D., COYNE G.V. (editors): Spectral classification of the future: International Astronomical Union Colloquium 47 commemorating the 100thanniversary of the death of Angelo Secchi. Città del Vaticano, Vatican Observatory.

MORPURGO E., 1881. Roma e “La Sapienza”: compendio di notizie storiche sulla università romana. Roma, Tipografia Elzeviriana.

MOTTANA A., 1984. Il Museo di mineralogia; pp. 51-52 in AA.VV.: ”Roma Capitale 1870-1911. La cultura scientifica a Roma 1870-1911”, 10. Venezia, Marsilio.

MOTTANA A., DOGLIONI C., 2013. Quintino Sella e il riordino della facoltà di scienze di Roma capitale; pp. 291-316 in “Quintino Sella scienziato e statista per l’unità d’Italia” (Roma, 5-6 dicembre 2011). Atti dei Convegni Lincei 269. Roma, Scienze e Lettere Editore Commerciale.

PAOLONI G., 1992. La facoltà di scienze dell’università di Roma dall’unità d’Italia alla prima guerra mondiale. Fonti e personaggi per una storia; pp. 225-57 in G. BATTIMELLI & E. GAGLIASSO (a cura di): “Le Comunità Scientifiche tra storia e sociologia della scienza. Atti del workshop (18-20 aprile 1991)”. Serie di Quaderni della Rivista di Storia della Scienza, n. 2. Quaderni della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali de “La Sapienza”, 28.

PAOLONI L. (a cura di), 1994. Lettere a Stanislao Cannizzaro 1868-1872. Seminario di Storia della Scienza. Quaderni. N. 4 (Maggio 1994). Palermo, Facoltà di Scienze Università di Palermo.

Page 56: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

58 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

PAOLONI L. (a cura di), 1995. Stanislao Cannizzaro. Scritti di storia politica e chimica. Corrispondenza varia. Seminario di Storia della Scienza. Quaderni. N. 5 (Febbraio 1995). Palermo, Facoltà di Scienze Università di Palermo.

PAROTTO M., 1984. Il Museo di geologia; pp. 41-49 in AA.VV.: ”Roma Capitale 1870-1911. La cultura scientifica a Roma 1870-1911”, 10. Venezia, Marsilio.

PENSO G., 1978. Scienziati italiani e unità d’Italia. Storia dell’Accademia Nazionale dei XL. Roma, Bardi.

QUAZZA G., QUAZZA M. (a cura di), 1980-95. Epistolario di Quintino Sella (Vol. I: 1842-1865, 1980; Vol. II: 1866-1869, 1984; Vol. III: 1870-1871, 1991; Vol. IV: 1872-1874, 1995). Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

QUAZZA M. (a cura di), 1998. Epistolario di Quintino Sella (Vol. V: 1875-1878, 1998). Roma, Archivio Guido Izzi.

RUSSO L., SANTONI E., 2010. Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia. Milano, Feltrinelli.

SPANO N., 1935. L'Università di Roma, Roma, Mediterranea (ristampa anastatica, 2008. Roma, Casa editrice Università La Sapienza).

VENZO M.I., 2009. Congregazione degli Studi. La riforma dell’istruzione nello stato pontificio (1816-1870) (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti CLXXXIV). Roma, Direzione generale per gli Archivi.

VERNACCHIA-GALLI J., 1989. Il Consiglio accademico della Regia Università di Roma (1870-1924). Roma, Edizioni dell’Ateneo.

Page 57: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 59

Page 58: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

60 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

STUDIUM URBIS REGIA UNIVERSITÀ DI ROMAa.a. 1869-70 Titolare a.a. 1870-71 TitolarePhysica experimentalis

P. Volpicelli Fisica sperimentale

P. Volpicelli

Analysis algebrica

O. Astolfi Algebracomplementare

L. Biolchini (inc.)

Geometria analytica

A. Biolchini Geometriaanalitica

L. Biolchini

Calculus superior

B. Tortolini Calcolo sublime B. Tortolini #

Mechanica rationalis

D. Chelini MeccanicaRazionale

D. Chelini #

Hydraulica M. Azzarelli Meccanica ed Idraulica

M. Azzarelli

Optica & Astronomia

L. Respighi Ottica edAstronomia

L. Respighi

Architectura statica & hydrulica

F. Giorgi Architetturastatica e idraulica

F. Giorgi

Geometria graphica

H. Gui Geometriadescrittiva

R. Gui

Mechanica pratica

A. Betocchi

Geodesia & Hydrometria

A. Betocchi Geodesia eIdrometria

A. Betocchi

Philosophia superior

J. Pecci Filosofia superiore

G. Pecci #

Mineralogia & Geologia

J. Ponzi Mineralogia eGeologia

G. Ponzi

Agricoltura C. A. Jacobini Agricoltura C. L. Jacobini

Tab. 1.1. Corsi d’insegnamento e loro titolari nell’Università pontificia e nella Regia Università di Roma N.B. Il nome del Preside è in grassetto. $ Professore ordinario in disponibilità.§ Professore straordinario. I nomi degli insegnanti ecclesiastici sono sottolineati. # corsi di fatto non tenuti per rifiuto del titolare e organizzati in altra forma o tramite incarichi transitori.

Page 59: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

1. Transizione dall’Università pontificia alla Regia Università 61

No. Insegnamento Titolare1 Chimica organica ed inorganica Stanislao

Cannizzaro2 Calcolo differenziale e integrale Giuseppe

Battaglini2 bis Algebra superiore Giuseppe

Battaglini3 Botanica speciale Giuseppe De

Notaris4 Geologia Giuseppe Ponzi5 Fisica Matematica Paolo Volpicelli6 Astronomia Lorenzo Respighi6 bis Geodesia teoretica Lorenzo Respighi7 Algebra complementare Luigi Biolchini8 Meccanica Razionale Eugenio Beltrami9 Fisica sperimentale Pietro Blaserna10 Statica grafica e disegno Luigi Cremona10 bis

Geometria superiore Luigi Cremona

11 Agronomia economica rurale ed idraulica agricola

Clemente Luigi Jacobini

12 Idraulica fluviale, conduttura acque e costruzioni idrauliche

Cesare Razzaboni

13 Architettura tecnica Enrico Gui14 Mineralogia Giovanni Strüver14 bis

Mineralogia applicata Giovanni Strüver

15 Botanica elementare Ettore Rolli §15 bis

Esercizi pratici di botanica Ettore Rolli

16 Zoologia e Zootomia Leone De Sanctis §17 Trigonometria e Geometria analitica Angelo Armenante

§17 bis

Esercitazioni di matematiche Angelo Armenante

18 Geometria descrittiva e disegno Eugenio Bertini §18 bis

Geometria proiettiva Eugenio Bertini

19 Fisiologia e Anatomia comparata Francesco Boll §20 Meccanica applicata e statica delle

costruzioniCesare Ceradini §

20 bis

Costruzioni stradali Cesare Ceradini

21 Geometria pratica e disegno topografico Giulio Pitocchi §21 bis

Scienza delle macchine Giulio Pitocchi

22 Disegno architettonico e d’ornato Pietro Fontana23 Disegno geometrico Francesco Chizzoni

Tab. 1.2. La composizione della Facoltà di Scienze fisiche matematiche e naturali nell’a.a. 1875-76

Page 60: programmi.wdfiles.comprogrammi.wdfiles.com/local--files/romafac/Transizione.docx · Web view., p. 130), poi privatamente, contribuendo sempre allo sviluppo della Geometria analitica

62 LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA

NB. Il nome del preside è in grassetto. $ Professore ordinario in disponibilità. § Professore straordinario. I corsi impartiti per incarico e i relativi titolari sono numerati con bis e scritti in corsivo.