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Ministero per i beni e le attività culturali | Regione Marche | AMAT Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche Comuni di Ancona, Ascoli Piceno, Castelleone di Suasa, Corinaldo Cupra Marittima, Fabriano, Falerone, Fano, Grottammare Macerata, Monte Rinaldo, San Severino Marche, Urbisaglia sostengono gli AperiTAU Azienda Agricola Moroder | Azienda Vitivinicola Vitali Cantine Belisario | Cantina Malacari Cantina Terracruda | Oleificio Di Silvestri Rosina 2019 _ XXI edizione Ancona Museo Archeologico Nazionale delle Marche Ascoli Piceno Teatro Romano Castelleone di Suasa Anfiteatro Romano Corinaldo Area Archeologica di Santa Maria in Portuno Cupra Marittima Area Archeologica Foro Romano Fabriano Teatro Gentile Falerone Teatro Romano Fano ex Chiesa di San Francesco Grottammare Bagno della Regina Macerata Teatro Romano Helvia Recina Monte Rinaldo Area Archeologica La Cuma San Severino Marche Parco Archeologico di Septempeda, Terme Romane Urbisaglia Parco Archeologico di Urbs Salvia, Anfiteatro Romano

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sostengono gli AperiTAUAzienda Agricola Moroder | Azienda Vitivinicola VitaliCantine Belisario | Cantina MalacariCantina Terracruda | Oleificio Di Silvestri Rosina

2019 _ XXI edizione

Ancona Museo Archeologico Nazionale delle Marche Ascoli Piceno Teatro RomanoCastelleone di Suasa Anfiteatro RomanoCorinaldo Area Archeologica di Santa Maria in PortunoCupra Marittima Area Archeologica Foro RomanoFabriano Teatro Gentile Falerone Teatro RomanoFano ex Chiesa di San Francesco Grottammare Bagno della ReginaMacerata Teatro Romano Helvia Recina Monte Rinaldo Area Archeologica La Cuma San Severino Marche Parco Archeologico di Septempeda, Terme RomaneUrbisaglia Parco Archeologico di Urbs Salvia, Anfiteatro Romano

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PROGRAMMA

LA MORTE DELLA PIZIAFRIEDRICH DÜRRENMATT DANIELE PECCI03.07 | Macerata Teatro Romano Helvia Recina05.07 | Corinaldo Area Archeologica Santa Maria in Portuno

TROIANEEURIPIDE STEFANO ARTISSUNCH06.07 | Ascoli Piceno Teatro Romano

LETTERE A SENECAVERONICA BARELLI LUCILIO SANTONI08.07 | Grottammare Bagno della Regina

LUCREZIO E L’INFINITOGIORGIO COLANGELI LUCILIO SANTONI CLEMENTINA PEROZZI13.07 | Cupra Marittima Area Archeologica Foro Romano

ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEOSERGIO MAIFREDIIL MIO NOME È NESSUNOVALERIO MASSIMO MANFREDI13.07 | Fabriano Teatro Gentile

HESPERIOS, L’OCCIDENTALEFABIO PALLOTTA NAZZARENO ZACCONICARLOTTA BRUNI, ROSA MERLINO, LUCA PIOMPONIPAOLA SAYESTE AYGUL SARIBASAURELIO GATTI14.07 | Urbisaglia Anfiteatro Romano

MEDEAEURIPIDE TONINO SIMONETTI19.07 | Ascoli Piceno Teatro Romano

ECUBAEURIPIDE GIUSEPPE ARGIRÒFRANCESCA BENEDETTI 22.07 | Falerone Teatro Romano

GLI INFINITI RITORNI DI ULISSEANDREA ANCONETANI ALESSANDRO PERTOSA DAVIDE EUSEBI23.07 | Grottammare Bagno della Regina

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ANFITRIONESERGIO PIERATTINIGIGIO ALBERTI, BARBARA BOBULOVA, ANTONIO CATANIAGIOVANNI ESPOSITO, VALERIO SANTORO, VALERIA ANGELOZZIFILIPPO DINI24.07 | Urbisaglia Anfiteatro RomanoANTEPRIMA NAZIONALE

LISISTRATAARISTOFANE COMPAGNIA NUMERI 11VALENTINA ILLUMINATI MICHELE MACCARONI26.07 | Castelleone di Suasa Anfiteatro Romanoin collaborazione con Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival

IL CAVALIEREARISTOFANE MARIO GONZALEZARTENTATO TEATRO27.07 | Castelleone di Suasa Anfiteatro Romanoin collaborazione con Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival

MENECMITITO MACCIO PLAUTOMASSIMO VENTURIELLO CRISTIANO ROCCAMO27.07 | Falerone Teatro Romano

ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEOSERGIO MAIFREDIPENELOPE – LIBRO XXIIIMADDALENA CRIPPA28.07 | Monte Rinaldo Area Archeologica La Cuma

ODISSEAOMERO TEATRI DI SANSEVERINO / FRANCESCO RAPACCIONI29.07 | San Severino Marche Parco Archeologico di Septempeda, Terme Romane

ODISSEOO TU FRA I MORTALI IL PIÙ SVENTURATOOMERO LUCA VIOLINI30.07 | Ancona Museo Archeologico Nazionale delle Marche

ANTIGONESOFOCLE ADRIANO FERRILUIGI MORETTI CENTRO TEATRALE SENIGALLIESE01.08 | Falerone Teatro Romano 03.08 | Castelleone di Suasa Anfiteatro Romanoin collaborazione con Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival

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MEDEAEURIPIDE ARETÉ ENSEMBLE02.08 | Castelleone di Suasa Anfiteatro Romanoin collaborazione con Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival

VIRGILIO E LE LACRIME DELLE COSEVALENTINA ILLUMINATI LUCILIO SANTONI02.08 | Grottammare Bagno della Regina

METAMORFOSIALTRE STORIE OLTRE IL MITOOVIDIO ALESSANDRA PIZZIENRICO LO VERSO04.08 | Urbisaglia Anfiteatro Romano

LA STORIA DI ANTIGONE FAVOLA IN MUSICA PER CORNACCHIECANI SELVATICI, MALEDIZIONI, TIRANNISEPOLCRI & FANCIULLE IN FIORESOFOCLE ALI SMITH ANITA CAPRIOLI DIDIE CARIAROBERTO TARASCO10.08 | Fano ex Chiesa di San Francesco

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COMUNICATO STAMPA

Si rinnova per il ventunesimo anno consecutivo l’appuntamento estivo con il TAU/Teatri Antichi Uniti, rassegna regionale di teatro classico che in una coniugazione funzionale e gradevole di beni e attività culturali offre l’opportunità di fruire i luoghi di interesse archeologico per la spettacolarizzazione restituendoli a un ampio uso dall’impegno congiunto di Ministero per i beni e le attività culturali, Regione Marche, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, AMAT e i Comuni di Ancona, Ascoli Piceno, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Cupra Marittima, Fabriano, Falerone, Fano, Grottammare, Macerata, Monte Rinaldo, San Severino Marche, Urbisaglia. L’edizione 2019 – dal 3 luglio al 10 agosto - presenta ventitré appuntamenti ospitati in luoghi suggestivi di grande fascino.

Doppio appuntamento con La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt con Daniele Pecci e Chiara Di Benedetto al violoncello: il 3 luglio a Macerata (Teatro Romano Helvia Recina) e il 5 luglio a Corinaldo (Area Archeologica Santa Maria in Portuno). Nel racconto di Dürrenmatt la profetessa di Apollo diventa “un’imbrogliona che improvvisava gli oracoli a casaccio, secondo l’umore del momento”, l’ultima delle pizie che appaiono come la versione antica delle cartomanti di oggi. L’8 luglio al Teatro Romano di Ascoli Piceno Troiane di Euripide porta in scena la guerra vista attraverso gli occhi degli sconfitti. Stefano Artissunch – che firma la regia – guida i suoi allievi attraverso la coralità, come dimensione di dolore condiviso e generalizzato, facendo emergere le tragiche vicende di Ecuba, Andromaca, Cassandra ed Elena che si intrecciano alla storia di un popolo il cui annientamento ricorda tante vicende dolorose che hanno insanguinato la storia fino ai nostri giorni. Il Bagno della Regina di Grottammare ospita l’8 luglio Lettere a Seneca, conversazione teatrale con Veronica Barelli e Lucilio Santoni. La vita di Seneca fu tutto un alternarsi di trionfi e sventure, un groviglio di contraddizioni e di ambiguità, da cui però il filosofo non si lasciò mai coinvolgere e travolgere completamente. Il suo amico e discepolo Lucilio prova a rispondere alle sue lettere dopo duemila anni. Un'indagine sulla figura dell'eroe omerico nelle metamorfosi da lui assunte nei secoli è al centro di Lucrezio e l’infinito, conversazione teatrale con Andrea Anconetani, Alessandro Pertosa e Davide Eusebi all’Area Archeologica Foro Romano di Cupra Marittima il 13 luglio. Lo scrittore e archeologo Valerio Massimo Manfredi, la cui capacità di divulgazione ha portato a risultati editoriali eccezionali, torna a parlare dell’inesauribile poema che è l’Odissea nello spettacolo Il mio nome è Nessuno, prodotto da Teatro Pubblico Ligure nell’ambito del progetto Odissea un racconto mediterraneo ideato e diretto da Sergio Maifredi. Lo fa mettendosi nei panni del suo protagonista, Odisseo, il 13 luglio al Teatro Gentile di Fabriano. Un lavoro dedicato alle radici e all’identità dell’uomo d’Occidente, un viaggio che dal mito di Europa giunge ai giorni nostri come espressione di storia millenaria è Hesperios, uno spettacolo di teatro e danza di Aurelio Gatti dal racconto di Fabio Pallotta in scena il 14 luglio all’Anfiteatro Romano di Urbisaglia. Medea di Euripide nell’allestimento diretto da Tonino Simonetti giunge al Teatro Romano di Ascoli Piceno il 19 luglio con una messinscena elegante e cruda allo stesso tempo, dove i ritmi tribali e “barbari” della protagonista si fondono con la stucchevole realtà di un paese che non le appartiene. Il 22 luglio il TAU prosegue al Teatro Romano di Falerone con Ecuba, adattamento e regia di Giuseppe Argirò con Francesca Benedetti nei panni della regina di Troia che incarna una sofferenza senza fine, consumata in una disperata solitudine. Al suo fianco una nutrita compagnia di attori dà voce al testo di Euripide che raffigura l’ineluttabilità della storia umana e l’indifferenza degli dèi, spettatori attoniti e crudeli difronte allo stupefacente spettacolo del mondo. Il 23 luglio l’appuntamento è ancora al Bagno della Regina di Grottammare con Gli infiniti ritorni di Ulisse, conversazione teatrale con Andrea Anconetani, Alessandro Pertosa e Davide Eusebi che indaga la figura dell'eroe omerico nelle metamorfosi da lui assunte nei secoli. La storia di Anfitrione che ha appassionato tutte le epoche da quel lontano 206 a.C. per il meccanismo perfetto della vicenda drammaturgica dando origine a numerose riscritture, giunge in scena all’Anfiteatro Romano di Urbisaglia il 24 luglio in anteprima nazionale nell’interpretazione di Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi diretti dalla regia di Filippo Dini. In collaborazione con il Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival, il 26 luglio l’Anfiteatro Romano di Castelleone di Suasa ospita Lisistrata della Compagnia Numeri 11 nell’allestimento che mira ad attualizzare la commedia di Aristofane già portatrice di messaggi universali anticipatori di valori contemporanei. Ancora

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l’Anfiteatro Romano di Castelleone di Suasa accoglie il 27 luglio – sempre in collaborazione con il Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival - Il cavaliere di Artentato Teatro per la regia di Mario Gonzalez. L’opera di Aristofane, che nasce dall'esigenza di porsi in netto contrasto con la politica ateniese del 424 a.C., dà vita a dei personaggi fortemente ispirati ai canoni della commedia dell'arte che regalano al pubblico la magia e la fanciullesca sorpresa che solo il linguaggio della commedia sa trasmettere. Il 27 luglio il TAU torna a far tappa al Teatro Romano di Falerone con Menecmi, testo di Plauto ritenuto fra i più antichi ed esemplari modelli della commedia degli equivoci, in cui i personaggi sono di regola immischiati in un susseguirsi di malintesi perfetti, interpretato da Massimo Venturiello diretto da Cristiano Roccamo. Una grande signora della scena, Maddalena Crippa, giunge il 28 luglio all’Area Archeologica la Cuma di Monte Rinaldo con Odissea un racconto mediterraneo un progetto di Sergio Maifredi per il Teatro Pubblico Ligure, interpretando il canto XXIII che narra l’incontro tra Penelope e Odisseo. Il 29 luglio torna l’appuntamento alle Terme Romane di Septempeda di San Severino Marche con un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso il testo che meglio rappresenta da sempre il senso del viaggio e della vita stessa, Odissea da un’idea di Francesco Rapaccioni per i Teatri di Sanseverino. Il TAU fa tappa il 30 luglio al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona con Odisseo. O tu fra i mortali il più sventurato nato dalla maestria dell'attore e doppiatore professionista Luca Violini abile nell’impersonare in una sola le tante e differenti voci di uomini e donne, dèi e figli, con sfumature rare e preziose, capaci di toccare tanti sentimenti: dal dolore alla rabbia, dalla gioia allo sconforto. Doppio appuntamento con Antigone il primo agosto al Teatro Romano di Falerone e il 3 agosto all’Anfiteatro Romano di Castelleone di Suasa in collaborazione con Centro Teatrale Senigalliese per Insuasa festival. Adattamento del testo di Sofocle in chiave contemporanea a cura di Luigi Moretti ed Adriano Ferri, lo spettacolo del Centro Teatrale Senigalliese prende vita dall’esigenza di recuperare il ruolo sociale e collettivo dell’atto teatrale, come accadeva anticamente in Grecia e sul desiderio di interrogarsi sulla giustizia e sul senso dell’etica nella società attuale. A Castelleone di Suasa lo spettacolo sarà preceduto il 2 agosto – sempre nell’ambito di Insuasa festival - da Medea, tragedia di Euripide il cui dramma è affidato a due soli attori, come ai tempi dell’antica Grecia, Annika Strøhm e Saba Salvemini di Areté Ensemble. Sempre il 2 agosto Virgilio e le lacrime delle cose, conversazione teatrale con Valentina Illuminati e Lucilio Santoni, attende il pubblico al Bagno della Regina di Grottammare, per un ritratto storico-letterario del grande poeta latino che incarna l'espressione vivente di un sentire universale, una voce quanto mai attuale, proprio per il suo culto della pace e della fratellanza che sottilmente rinnega le sanguinose imprese di cui peraltro non può non far sentire l'epico afflato. L’Anfiteatro Romano di Urbisaglia torna ad accogliere il TAU il 4 agosto con Metamorfosi. Altre storie oltre il mito da Ovidio, adattamento e regia di Alessandra Pizzi, con Enrico Lo Verso, un dialogo tra parole e musica dal vivo in cui il mito sveste i panni del racconto epico e diventa cronaca, parla della vita, lascia le gesta di eroi e racconta i fatti vissuti di un reale, in cui la sofferenza di Euridice diventa quotidianità. Il TAU volge al termine il 10 agosto all’ex Chiesa di San Francesco a Fano con La storia di Antigone. Favola in musica per cornacchie, cani selvatici, maledizioni, tiranni, sepolcri & fanciulle in fiore con Anita Caprioli, attrice sensibile e colta che si cimenta in una rilettura dell’Antigone attraverso il testo della scrittrice scozzese Ali Smith, scelto da Alessandro Baricco come una delle storie “da salvare”, in un perfetto connubio con le melodie del cantante e musicista Didie Caria.

Il TAU non è solo una rassegna di spettacoli ma si conferma occasione privilegiata per scoprire posti di antica bellezza. Ad arricchire la proposta per il pubblico, prima di molti spettacoli tornano per il quinto anno consecutivo gli AperiTAU. Sorsi e passeggiate di storia: visite guidate gratuite alle aree archeologiche e ad altri luoghi di grande interesse culturale, naturalistico e archeologico, accompagnate da un brindisi realizzato con il prezioso contributo delle aziende del territorio Azienda Agricola Moroder, Azienda Vitivinicola Vitali, Cantine Belisario, Cantina Malacari, Cantina Terracruda, Oleificio Di Silvestri Rosina.

Inizio spettacoli: ore 21.30, Monte Rinaldo ore 19. Informazioni e biglietteria: AMAT e biglietterie del circuito 071 2072439, call center 071 2133600, www.amatmarche.net, vendita on line su www.vivaticket.it.

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LA MORTE DELLA PIZIA03.07 | Macerata

Teatro Romano Helvia Recina05.07 | Corinaldo

Area Archeologica Santa Maria In Portuno

di Friedrich Dürrenmattcon Daniele Peccial violoncello Chiara Di Benedettoproduzione Nido di Ragno

03.07 | Macerata Teatro Romano Helvia Recinacon Sara Cesano violino05.07 | Corinaldo Area Archeologica Santa Maria In Portunocon Sara Cesano violino e Chiara Di Benedetto violoncello

Nella mitologia greca, la Pizia era l’eletta sacerdotessa del dio Apollo a Delfi che, seduta sul suo tripode e avvolta dal vapore, profetizzava agli uomini il volere degli dei attraverso uno solenne vaticinio. Nel racconto La

morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt, pubblicato nel Mitmacher nel 1976, la profetessa di Apollo diventa “un’imbrogliona che improvvisava gli oracoli a casaccio, secondo l’umore del momento”, l’ultima delle pizie cheappaiono come la versione antica delle cartomanti di oggi.

Friedrich Dürrenmatt, scrittore svizzero del Novecento (1921-1990), tiene in modo particolare alla parodia (un altro tentativo riuscito è Il Minotauro) e con questo racconto, piccolo capolavoro della burla ironica, ci presenta un mito che assomiglia a una caricatura, prendendo tuttavia le dovute distanze dalla satira e dal sarcasmo infondato. Perché la messa in ridicolo della Pizia è motivata dalla ragione prima del suo autore, ovvero l’investigazione e l’interpretazione dello straordinario arcano, il protagonista assoluto del racconto, che fa uscire pazzi gli antichi greci che gli si accostavano con fede incondizionata. Anche nella reinterpretazione del testo firmata da Daniele Pecci nasce una rilettura laica, sottile, dissacratoria e divertente del mito greco ed in particolare del mito di Edipo. Un’ormai decrepita discendente Pizia, sacerdotessa dell’oracolo di Delfi, viene chiamata a rispondere alle domande di un giovane Edipo. Attraverso il suo sogno si intrecciano in vorticose trame l’invenzione, la casualità e il destino, tutte credibili, che manifesteranno il vero abitante di Delfi: l’enigma.

3 LUGLIO, ORE 19.30 | MACERATA [VILLA POTENZA]VISITA AL TEATRO ROMANO DI HELVIA RECINA

a cura di Comune di Macerata / Macerata Culture

5 LUGLIO, ORE 19.30 | CORINALDO [MADONNA DEL PIANO]VISITA ALL’AREA ARCHEOLOGICA DI SANTA MARIA IN PORTUNO

a cura di Comune di Corinaldo, Consorzio Città Romana di SuasaDipartimento di Storia Culture Civiltà - Università di Bologna

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TROIANE08.07 | Ascoli Piceno

Teatro Romano

di Euripidecon Flavia Albertini, Iole Albertini, Danilo Amici, Lorenzo ArtissunchMaria Federica Ciabattoni, Maria Antonietta Crocetti, Claudia CurziDaniela Giardini, Giampiero Giorgi, Paola Masciovecchio, Eliana SimonettiAlessandra Ventura, Mirko Vellei, Silvana Verrocchio, Costantino TondiAndreii Vydets, Francesco Zocchi, Enrico Zunicaregia Stefano Artissunch

Troiane porta in scena la guerra vista attraverso gli occhi degli sconfitti. Euripide inizia la tragedia nel momento in cui Troia è già caduta e della città non rimane che un rogo immenso. I troiani giacciono morti dopo l’immane carneficina; le loro donne, folli di dolore, attendono prigioniere di conoscere il loro destino. L’orrore e lo strazio sono focalizzati nella prospettiva delle vittime, dei corpi umiliati e spogliati delle loro identità. La tragedia di Euripide urla una denuncia radicale alla guerra; è un dramma universale, in cui ogni epoca può rispecchiarsi. Il destino degli sconfitti si articola in emblematiche figure femminili che rappresentano altrettanti ruoli e altrettante esperienze travolte dalla spirale della violenza, Elena, Ecuba, Andromaca, Cassandra: una regina privata del trono, una vedova cui viene ucciso l’unico figlio, una figlia ritenuta da tutti una povera pazza. Su tutte incombe il trauma della perdita e dello sradicamento: la partenza verso un altrove che significa schiavitù e miseria. Artissunch guidando i suoi allievi attraverso la coralità, come dimensione di dolore condiviso e generalizzato, fa emergere le tragiche vicende di Ecuba, Andromaca, Cassandra ed Elena che si intrecciano alla storia di un popolo il cui annientamento ricorda tante vicende dolorose che hanno insanguinato la storia fino ai nostri giorni.

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LETTERE A SENECA08.07 | Grottammare

Bagno della Regina

conversazione teatrale con Veronica Barelli e Lucilio Santoni

La vita di Seneca fu tutto un alternarsi di trionfi e sventure, un groviglio di contraddizioni e di ambiguità, da cui però il filosofo non si lasciò mai coinvolgere e travolgere completamente, serbando acuto il senso della provvisorietà del vivere, sempre pronto a staccarsi senza rimpianto dalle cose, aperto a infinite possibilità, privo di illusioni ma anche di amarezza. Il suo amico e discepolo Lucilio prova a rispondere alle sue lettere dopo duemila anni.

GLI INFINITI RITORNI DI ULISSE23.07 | Grottammare

Bagno della Regina

conversazione teatrale con Andrea Anconetani, Alessandro Pertosa e Davide Eusebi

Un'indagine sulla figura dell'eroe omerico nelle metamorfosi da lui assunte nei secoli. Da personaggio simbolo del nostos, a ricercatore che segue virtute e canoscenza, fino al moderno paladino del progresso e delle grandi scoperte. In tal senso, Odisseo ha letteralmente plasmato le fondamenta culturali dell'Occidente.

VIRGILIO E LE LACRIME DELLE COSE02.08 | Grottammare

Bagno della Regina

conversazione teatrale con Valentina Illuminati e Lucilio Santoni

Un ritratto storico-letterario del grande poeta latino. Virgilio incarna l'espressione vivente di un sentire universale, in modo tale che in lui poesia e vita veramente coincidono. Rappresenta una perfetta sintesi dell'epoca gloriosa e inquieta come era quella di Ottaviano Augusto. Una voce, quella di Virgilio, quanto mai attuale, proprio per il suo culto della pace e della fratellanza che sottilmente rinnega le sanguinose imprese di cui peraltro non può non far sentire l'epico afflato.

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LUCREZIO E L’INFINITO13.07 | Cupra Marittima

Area Archeologica Foro Romano

conversazione teatrale con Giorgio Colangeli, Lucilio Santoni e Clementina Perozzi

"Quando gli dei non c'erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c'è stato un momento unico in cui è esistito l'uomo, solo", scrive Gustave Flaubert.La conversazione teatrale in oggetto prende le mosse proprio da tale considerazione.Anche Marguerite Yourcenar, nei taccuini a commento delle Memorie di Adriano, dice di essere stata ispirata soprattutto da quella frase di Flaubert.Lucrezio è il figlio più grande di quel momento di cui parla il grande scrittore francese. Il poeta latino mostra, al massimo livello espressivo, come i limiti e l'infinito siano, da sempre, materia contraddittoria e feconda per scrivere la vita e le sue inquietudini. I limiti dell'uomo e l'anelito verso l'infinito. In tal senso, Lucrezio si pone come un maestro indiscusso nel dare soluzioni poetiche agli eterni problemi filosofici.

Le parole sono accompagnate dal clavicembalo di Clementina Perozzi.

Giorgio Colangeli è un attore romano molto famoso per i numerosi film ai quali ha lavorato negli ultimi anni, nonché per aver partecipato ad alcune fiction di successo per Rai1, quali Braccialetti rossi e Tutto può

succedere. Ha vinto anche un David di Donatello nel 2007 col film L'aria salata.

Lucilio Santoni è scrittore e operatore culturale. Insieme a Colangeli ha scritto recentemente il libro Il folle volo –

da Dante al tempo che verrà uscito per Castelvecchi.

Clementina Perozzi è direttore artistico dell'Associazione Musicale Marchigiana.

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ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEOIL MIO NOME È NESSUNO

13.07 | FabrianoTeatro Gentile

con Valerio Massimo Manfredinell’ambito del progettoODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEOideato e diretto da Sergio Maifrediproduzione Teatro Pubblico Ligure

Lo scrittore e archeologo Valerio Massimo Manfredi, la cui capacità di divulgazione ha portato a risultati editoriali eccezionali, torna a parlare dell’inesauribile poema che è l’Odissea nello spettacolo Il mio nome è

Nessuno, prodotto da Teatro Pubblico Ligure nell’ambito del progetto Odissea un racconto mediterraneo ideato e diretto da Sergio Maifredi. Lo fa mettendosi nei panni del suo protagonista, Odisseo, ripercorrendo le sue gesta come una straordinaria avventura che continua a parlare agli uomini nati duemila anni dopo. Odissea è il poema del ritorno, ma è anche il poema della memoria di sé che permette all’eroe di perdersi – diventando Nessuno – e di ritrovarsi, riconquistando il suo ruolo a Itaca. La paura di smarrire il ritorno coincide con la paura di perdere il ricordo di sé.Tutti noi abbiamo la sensazione di ricordare da sempre le gesta di Odisseo ma Valerio Massimo Manfredi porta alla luce episodi e personaggi che non conoscevamo, ci regala la viva emozione di scoprire un intero universo brulicante di uomini, donne, imprese gloriose o sventurate. Ci mostra come accanto a quel personaggio fluisca gran parte dell'epos greco: Alcesti, le fatiche di Herakles, i sette contro Tebe, gli Argonauti, oltre ai due poemi di Omero. Odisseo non si erge solitario tra le ombre di dei e guerrieri, ma il suo intero percorso di formazione, le sue radici familiari, gli epici racconti di cui è nutrito dal nonno-lupo Autolykos e dal padre argonauta, i dialoghi con Herakles e Aias, gli incontri con la misteriosa Athena dagli occhi verdi, ogni dettaglio dà corpo a un racconto profondamente sorprendente. Con assoluto rigore ma anche con una vibrante adesione a questa materia "in continuo movimento", Manfredi compie la scelta forte di affidare la narrazione proprio a colui che disse di chiamarsi Nessuno: una voce diretta, potente, scolpita nella sua semplicità. Una voce dal fascino assoluto, una storia incalzante come i tamburi di guerra, tempestosa come il mare scatenato da Poseidone, piena di poesia come il canto delle Sirene.

13 LUGLIO, ORE 19.30 | FABRIANO [LOCALITÀ ATTIGGIO]VISITA ALL’AREA ARCHEOLOGICA DI ATTIDIUM

a cura di Comune di Fabriano, Archeomega, Gli Attidiati[bus navetta gratuita da Fabriano]

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HESPERIOS, L’OCCIDENTALE14.07 | UrbisagliaAnfiteatro Romano

dall’opera omonima di Fabio Pallottamusica Nazzareno Zacconi regia e coreografia Aurelio Gatticon Carlotta Bruni, Rosa Merlino, Luca Piomponi, Paola Sayeste Aygul Saribase Raffaele Gangale, Sara Giannelli, Sebastiano Tringaliproduzione Mda Produzioni Danza nell’ambito del progetto Primigenie e Trasformazioniin collaborazione con UNICAM/ Università di Camerino e rete culturale dei Teatri di Pietra

È un lavoro dedicato alle radici e all’identità dell’Uomo d’Occidente, un viaggio che dal mito di Europa giunge ai giorni nostri come espressione di storia millenaria e al contempo istanza per una rinnovata adesione ad una identità - propria – dell’uomo occidentale. Dalla ricerca del Prof. Fabio Pallotta e la partitura musicale di Nazzareno Zacconi ha preso forma la messainscena di Hesperios, un lavoro di teatro e danza che fa del “viaggio mitologico” un viatico di co(no)scienza con al centro il paesaggio del Mediterraneo che prima di essere “mare nostrum” è stato pontos-ponte, pelagos-il mare amico e infine thalassa- il mare nel cuore. Nella messinscena di Aurelio Gatti, regista e coreografo, il racconto di Fabio Pallotta diventa dialogo e azione. Dal ricordo del Vecchio e dalle istanze convinte del Giovane nascono Europa, l’eruzione di Thera, la competizione Olimpica, il Teatro, la storia di Selinunte… un fluire di eventi concatenati che la musica di Nazzareno Zacconi, eseguita dal vivo, racchiude in un tempo altro, quello del Mito.

HESPERIOS, l’OccidentaleErodoto, storico greco racconta: “con tre nomi di donna - Europa principessa fenicia, Asia moglie di Prometeo eLibia ninfa amata da Poseidone – i greci indicano le terre-ferme conosciute; in realtà, questi territori e questi marisono indivisi e ben collegati fra loro…”. Da questa suggestione prende forma Hespérios, lavoro per parola, musica e danza che affronta e scava l’origine e l’identità dell’Occidente e dell’uomo occidentale. Hespérios è il viaggio mitologico della principessa Europa che da oriente, motore del mondo, migra a occidente per confluire nel vortice del bacino del Mediterraneo, verso un “nuovo mondo… è la nascita dell’alfabeto; Hespérios è figlio del Mediterraneo, proprio quando le opere costruite dall’uomo sulle pietre condividono il disegno armonico della natura, come i mille teatri di pietra creati in ogni luogo! Il popolo di Hespérios, chiamato occidentale, per secoli ha prosperato nell’Italia insulare e peninsulare (la Magna Grecia), radicando la propria cultura nella confluenza di più saperi, interpretati e diffusi da una lingua potente ed immortale come il greco. In Hespérios il pensiero, l’opera dell’uomo e il paesaggio sono un unicum intimamente collegato e connesso: qui astronomia, matematica, filosofia come geografia, storia e politica maturavano nelle assemblee dei cittadini e negli intramontabili canti poetici che dai teatri si diffondevano nella meravigliosa trama urbana delle poleis greche. Le Scienze della Terra, l’Antropologia, la Mitologia e la Storia del Mediterraneo, nel loro insieme di argomenti e di racconti, rivelano le matrici ancora vive e vicine della civiltà di Hespérios e si propongono come chiave di lettura della nascita e dello sviluppo del pensiero d’Occidente. Ad un’epoca animata da contrastanti tensioni, incline alla “memoria breve” nell’affrontare il presente, trascinata in scenari globali sempre più contemporanei eppure distanti, Hespérios offre la visione non di un mondo del passato, ma dell’“uomo nuovo” - che è già stato: un Uomo capace di co-esistere con natura e genti, ostinato nel fare della sua esperienza un “Kala erga” - le opere belle per gli uomini…Fabio Pallotta

Nella messinscena di Aurelio Gatti il racconto di Fabio Pallotta diventa dialogo ed azione. Dal ricordo del Vecchio e dalle istanze convinte del Giovane nascono Europa, l’eruzione di Thera, la competizione Olimpica, il Teatro, la storia di Selinunte … un fluire di eventi concatenati che la musica di Nazzareno Zacconi, eseguita dal vivo, racchiude in un tempo altro, quello del Mito. Questa nuova opera di Pallotta è il terzo appuntamento teatrale del progetto “la poesia come migliore strumento di accesso alla conoscenza”; dopo i successi delle rappresentazioni di “Eratostene” ed “Aretusa”, con “Hespérios” l’Università di Camerino conferma il suo impegno divulgativo multidisciplinare, tracciando un ambito di ricerca e di formazione comune in cui sviluppare ed approfondire la cultura scientifica e quella umanistica attraverso le arti della scena.

14 LUGLIO, DALLE ORE 19 | URBISAGLIA [PARCO ARCHEOLOGICO]PRESENTAZIONE DELLO SPETTACOLO HESPÉRIOS E DINNERTAU

ore 19 _ Teatro Romano presentazione dello spettacolo

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ore 20 _ Anfiteatro Romano DinnerTAU - cena con prodotti localicosto cena 12 €, prenotazione necessaria al 0733 506566

MEDEA19.07 | Ascoli Piceno

Teatro Romano

di Euripidetraduzione, adattamento e regia Tonino Simonetticon Gilda Luzzi, Simone Carlini, Felicita AngeliniDanila D'Agostino, Pino Presciutti, Vittorio PoltronieriManola Antonelli, Erika De Felice, Giovanna Cannellatecnico audio video Alfonso Morelliluci Giorgio Morgeseproduzione Laboratorio Progettoteatro

Un testo insolito per una messinscena particolare perché il vero problema che si ha ad affrontare un testo e un personaggio come Medea è quello di trovare una spiegazione al gesto, il più terribile, che è quello di porre fine alla vita della propria discendenza. In questa versione il gesto non lascia dubbi e non lascia spazio a nessuna interpretazione o desiderio di comprendere, perdonare, capire e giustificare un tale gesto. Una messinscena elegante e cruda allo stesso tempo, dove i ritmi tribali e “barbari” della protagonista si fondono con la stucchevole realtà di un paese che non le appartiene.Nella messinscena ho inteso che il suo itinerario di conoscenza si svolgesse quasi fra il sonno e la veglia, con il Coro che funge da ponte fra queste due dimensioni, fa da eco, da moderno, incisivo commento, ma che possiede anche la funzione di veicolare al pubblico lo stupore e conserva una forte ancestralità che si esplica spesso attraverso soluzioni sceniche, al cui centro, è proprio il Coro: sono gli occhi misteriosi dei coreuti a dare per la prima volta il segno dello scrutare, del voyeurismo che connota l'intero spettacolo. Nelle note della sua regia, Ronconi definisce Medea come «una ‘minaccia’, che incombe imminente anche sul pubblico». La disperazione “umana” dell’eroina euripidea (donna, straniera, non greca, senza patria, diritti e famiglia) di fronte a un Giasone tronfio, opportunista e ingrato, cede il passo a una creatura demoniaca, dominata esclusivamente dalle passioni, con il coro, non a caso, a parteggiare per lei. Giasone non riesce neppure ad intuire il dolore di Medea perché a lui sono estranee le dinamiche emotive che agitano una donna. E allora vediamo Giasone ridurre la causa del dolore di Medea ad una gelosia da comare, infuocata più che dallo sdegno, dall’abbandono dei doveri coniugali. Medea, invece, è personaggio che esiste solo nella crisi. Il punto cruciale della sua crisi consiste nell’infelicità. È un’infelicità che si muove su onde sempre più lunghe, sempre più forti: in prima istanza deriva dalla sua situazione esistenziale di moglie tradita e abbandonata da un marito in cerca di benessere e di successo; poi, quando ha deciso di vendicarsi, uccidendo i figli per non negare se stessa e annullare la propria identità di persona, l’infelicità consisterà nella presa di coscienza di essere carnefice e vittima.

19 LUGLIO, ORE 19.30 | ASCOLI PICENOVISITA AL MUSEO ARCHEOLOGICO [contenuto da definire]

a cura di Museo Archeologico Statale di Ascoli Piceno

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ECUBA22.07 | Falerone

Teatro Romano

di Euripide adattamento e regia Giuseppe Argiròcon Francesca Benedetti e con [in ordine di apparizione] Maria Cristina Fioretti Viola Graziosi, Maurizio Palladino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci produzione Teatro della Città – Centro Di Produzione Teatrale

Una straordinaria interprete nei panni della regina di Troia. Ecuba incarna una sofferenza senza fine, consumata in una disperata solitudine. Troia è caduta e le donne di Ilio attendono la sorte riservata ai vinti. Lo spettro della guerra si svuota di ogni significato ideologico e declina la violenza in tutte le sue varianti, propagandosi come una malattia senza cura. Vittime e carnefici vengono accomunati dalla sopraffazione. In un momento di assenza di pace, in cui i teatri di guerra sono molteplici, raccontare gli orrori della violenza è un dovere etico. La drammaturgia di Euripide raffigura l’ineluttabilità della storia umana e l’indifferenza degli dei, spettatori attoniti e crudeli di fronte allo stupefacente spettacolo del mondo.

Troia è caduta e in quel lembo di terra che separa il Chersoneso dalle macerie della città, le donne di Ilio attendono la sorte riservata ai vinti. Nella terra di Tracia i Greci aspettano venti propizi alla navigazione, che potrà essere ripresa solo dopo il sacrificio di Polissena, superstite principessa troiana. La vittima immolata dagli Achei costituirà l’estremo onore riservato ad Achille e favorirà il viaggio di ritorno. Ecuba, la regina di Troia, dovrà subire questa decisione, frutto dell’orrore del conflitto. La moglie di Priamo dovrà assistere a quest’ennesimo scempio in terra di Tracia, dove il più giovane dei suoi figli, Polidoro, è stato ucciso dal re Polimestore, al quale il ragazzo era stato affidato con un’ingente quantità d’oro nel tentativo di salvarlo. Questi i presupposti dell’azione drammatica che alimentano il dolore e i propositi di vendetta di Ecuba. Protagonisti della tragedia sono i vinti: le donne troiane, testimoni di un eccidio etnico e culturale, simboleggiano la parte più vulnerabile della società, colpita senza pietà dalla guerra e da ogni forma di conflitto. Troia, infatti, potrebbe essere oggi qualsiasi città del Medio Oriente, devastata dalle orde barbariche del terrorismo islamico. L’analogia con la modernità è fin troppo evidente. La tragedia racconta da sempre l’olocausto dei popoli e l’insensatezza della violenza che diventa il principio disgregante dell’universo. La protagonista di Euripide incarna una sofferenza senza fine, consumata in una disperata solitudine: Ecuba rappresenta il dolore assoluto, senza alcuna catarsi. In questo scenario bellico, lo spettro della guerra si svuota di ogni significato ideologico e declina la violenza in tutte le sue oscene varianti che si propagano come una malattia senza cura, dai vincitori ai vinti; vittime e carnefici vengono così accomunati dalla sopraffazione. Ecuba, custode della memoria della stirpe troiana, annientata dai Greci, non lascerà scampo al traditore Polimestore, infliggendogli un castigo tremendo. Una madre senza patria e senza figli mette in scena un dolore trasfigurante, irripetibile a qualsiasi latitudine scenica, come ci ricorda Amleto citando la complessità dell’arte teatrale, a proposito dell’irrappresentabile dolore dell’eroina euripidea. Protagonista di quest’impresa è Francesca Benedetti, un’attrice multiforme ed emotivamente intelligente nel cogliere le peripezie dell’animo umano. Lo spettacolo ha un cast d’eccezione, con attori tra i più significativi della scena italiana. Viola Graziosi incarna Polissena, votata a un martirio consapevole ed eroico, Graziano Piazza è Taltibio, un messaggero dolente e composto, Ulisse, interpretato da Maurizio Pallladino, si fa portatore dell’idea di una superiorità etnica, Agamennone, affidato a Sergio Basile, è un politico raffinato e destinato alla solitudine, Polimestore, uomo avido e senza scrupoli al limite del grottesco, viene impersonato da Gian Luigi Fogacci, Maria Cristina Fioretti ed Elisabetta Arosio completano il cast, raccontando con accenti lirici le donne troiane ,vittime di guerra. In un momento di assenza di pace in cui i teatri di guerra sono molteplici, raccontare gli orrori della violenza è un dovere etico che valica l’aspetto estetico e ritrova le sue ragioni più profonde nel dibattito democratico, che solo il linguaggio scenico sa rendere evidente, nella sua necessità. La drammaturgia di Euripide raffigura l’ineluttabilità della storia umana e l’indifferenza degli dei, spettatori attoniti e crudeli di fronte allo stupefacente spettacolo del mondo. Giuseppe Argirò

22 LUGLIO, ORE 19.30 | FALERONE [PIANE DI FALERONE]VISITA AL TEATRO ROMANO

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a cura di MinervaANFITRIONE

24.07 | UrbisagliaAnfiteatro Romano

ANTEPRIMA NAZIONALE

di Sergio Pierattini con Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio CataniaGiovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozziregia Filippo Diniscene Laura Benzicostumi Alessandro Lailuci Pasquale Mari musiche Arturo Annecchinoproduzione La Pirandellianain collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana

L’Anfitrione del 2019 è un arrembante politico, o meglio, un dilettante populista che, con la sua esordiente formazione politica, ha appena sbaragliato gli avversari con un sorprendente e inatteso plebiscito. Sosia, che Plauto e Molière, vollero suo servitore, si è trasformato in un autista portaborse, mentre la bella Alcmena, moglie del trionfatore delle elezioni e prossima First Lady, è divenuta insegnante di scuola media di una piccola città di provincia. Ma come si sono trasformati in questa contemporanea riscrittura di uno tra i più conosciuti classici della comicità, Giove e Mercurio, gli dèi che hanno dato vita al mito della nascita di Ercole grazie all’innamoramento di Giove per la moglie di Anfitrione? La risposta sta nel meccanismo perfetto di una vicenda drammaturgica che, affinandosi, ha attraversato i secoli, da Plauto fino a Giraudoux, con il suo Anfitrione 38, passando da Molière, Kleist e molti altri. Gli dèi, incuranti dell’incredulità e dello scetticismo che li circonda dalla fine del mondo classico, continuano ad agire e a sconvolgere con il loro intervento, allora come oggi, gli umili e i potenti. Giove, per avere Alcmena, gabbandone il marito, fa vincere le elezioni all’improbabile Anfitrione, che quando arriva a casa da neo deputato destinato alla carica di Presidente de Consiglio, si trova alle prese con un intrigo che la sua intelligenza non è in grado di sbrigare. La stessa Alcmena è protagonista di un inganno che a poco a poco le si svela attraverso il gioco di cui ella stessa è vittima. I protagonisti si sdoppiano: c’è un Anfitrione becero, volgare e arrogante e un Anfitrione interpretato da Giove, gentile e modello dell’uomo perfetto o quasi. Gli fa eco un’Alcmena nevrotizzata e vittima della sciatteria del marito, a fronte di un’altra Alcmena, dolce e sensuale che vediamo alle prese con Giove quando prende le sembianze di Anfitrione. La metamorfosi investe anche i personaggi che appartengono alla scala sociale inferiore. Il modesto Sosia, ha il suo alter ego in un Mercurio diabolico e sfrontato, e sua moglie Bromia, si trova alle prese con i suoi due “mariti” Sosia e Mercurio, e la sua preferenza verso il secondo è scontata. L’altalenarsi tra verità e inganno, intesi e malintesi, genera situazioni comiche, bizzarre e spiazzanti che fanno da specchio alle sempre più grottesche e disorientanti vicende del nostro presente. Sergio Pierattini

QUALCHE PAROLA SU ANFITRIONELa storia di Anfitrione ha appassionato tutte le epoche, e da quel lontano 206 a.C. si sono susseguite decine e decine di riscritture, senza contare le innumerevoli messe in scena, come se ogni epoca, e forse in particolar modo nel secolo scorso, avesse desiderato scrivere una nuova pagina su una vecchia storia, una storia torbida, dove si consuma il più ambiguo e il più perfido dei tradimenti, quello inconsapevole di una moglie, che si concede tra le braccia di una divinità, quanto mai consapevole invece di goderne le grazie e i piaceri.Il dio è costretto a manifestarsi nelle sembianze del marito, quindi abbassarsi al livello di noi poveri mortali, per provare un godimento umano, che pur essendo umano, risulta essere irresistibile e neppure paragonabile a

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qualunque altra soddisfazione celeste. Ci troviamo di fronte a un paradosso ovviamente, un cortocircuito della mente.Come può il padre degli dei, che può tutto e che possiede tutto, bramare una donna umana? E per di più come può bramare un piacere umano? E inoltre non poteva l’onnipotente incantare la mente della bella Alcmena e attrarla tra le sue braccia divine in altro modo?Perché risulta essere costretto a prendere le sembianze del marito?Egli, il grande Giove, desidera essere amato da questa donna meravigliosa, alla quale non può resistere, proprio come essa ama suo marito, vuole quel genere di amore, quello assoluto e incondizionato.Per questo Alcmena deve essere ignara di questa macchinazione, perché solo in quel caso potrà concedersi completamente, non in preda ad un desiderio temporaneo, frutto di una voglia passeggera, ma consapevolmente fedele al “patto” erotico e sentimentale sancito con suo marito.

Il paesaggio nel quale inizia la commedia è quello di un esterno di notte, una notte che sembra non finire mai, una notte che è stata prolungata apposta da Giove, proprio per poter giacere con la sua amata mortale, più tempo possibile. Sembra evidente fin da subito la dimensione da incubo nel quale si intende immergere questa storia.Il tema che si sviluppa, il suo paradosso, la struttura stessa della commedia, la sua ambientazione tutta all’esterno, in un cortiletto davvero ambiguo, quasi anonimo, sembrano suggerirci una riflessione profonda, quasi archetipica del nostro essere mortali, del nostro rapporto con noi stessi, con le nostre paure, in definitiva con il nostro doppio. Il tema del doppio, meravigliosamente espresso sotto forma di commedia, quindi inserito all’interno di una situazione estremamente divertente, esplode in questa storia con grande modernità. Il dio, forse interpretabile come una parte profonda e remota di noi stessi, la parte migliore e più nascosta o la parte più oscura e demoniaca, si manifesta per prendersi il tesoro più prezioso che abbiamo, mentre il nostro “io” a noi più “noto” è impegnato a guerreggiare e a farsi bello delle sue vittorie. Nello stesso momento in cui Anfitrione sta rincasando dopo una grande vittoria sul campo di battaglia, Anfitrione si gode sua moglie in una delle notti più appassionate della sua vita.

Cosa si cela dietro questa follia della mente, dietro questo ribaltamento del tempo e della vita, dietro questo sconvolgimento di passioni e di clessidre? Perché continua a farci divertire così tanto una storia tanto ambigua?E in che misura è ancora in grado di turbarci?

Abbiamo anche noi, come dicevo all’inizio, sentito il desiderio di “riscrivere”, proprio perché abbiamo sentito la necessità di iscrivere questa storia nell’oggi, nel nostro quotidiano, con la speranza che pur mantenendo lo stesso divertimento, la stessa comicità, possa incidere ancora più prepotentemente nella nostra coscienza, nel nostro intimo, facendoci ritrovare forse, un dialogo con il nostro doppio, con quella zona remota e temibile del nostro essere, quel dio appunto, che tutto può, che tutto vede e domina, a nostra insaputa.

24 LUGLIO, 4 AGOSTO | URBISAGLIA [PARCO ARCHEOLOGICO]DINNERTAU

ore 20 _ Anfiteatro Romano DinnerTAU - cena con prodotti localicosto cena 12 €, prenotazione necessaria al 0733 506566

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LISISTRATA26.07 | Castelleone di Suasa

Anfiteatro Romano

in collaborazione conCentro Teatrale Senigalliese

per Insuasa festival

testo e regia Valentina Illuminati e Michele Maccaroniconsulenza storico-letteraria Mario Baldassarricon Gennaro Apicella, Ernesta Argira, Valentina IlluminatiMichele Maccaroni, Eugenio Olivierimusiche Andrea Illuminatilight design Pietro Cardarelliproduzione Compagnia Numeri 11

I Numeri 11 hanno creato un proprio linguaggio. Un linguaggio semplice e diretto, in grado di dirigere in maniera unica testo, attori, luci e musica. La Lisistrata messa in scena è la commedia greca già moderna all'epoca di Aristofane, che i Numeri 11 rendono ancor più contemporanea grazie al valore aggiunto del loro carattere distintivo. Partono dallo studio del testo greco, dalla sua traduzione, per cercare di giungere a un messaggio universale portatore di valori moderni.

Lisistrata è stata scritta nel 411, la guerra del Peloponneso era in corso da anni. Aristofane ci racconta di donne che pur essendo in condizione di soggezione oggettiva non si piangono addosso, reagiscono e capovolgono i ruoli avendo il chiaro obiettivo di liquidare la guerra e di riconquistare la pace e la tranquillità. Nella loro condizione l’arma vincente è il ricatto della libido e il rifiuto del sesso. Il blocco della libido maschile mette in crisi uomini e donne ponendo i sessi alla pari. Così Lisistrata e le sue compagne riducono gli uomini a più ragionevoli e ponderate decisioni spingendoli alla conquista della pace e a una più serena visione della realtà familiare e collettiva. Il ridanciano ricatto del sesso assurge al ruolo di spinta per una più matura consapevolezza dell’importanza del ruolo della donna accanto all’uomo, pur in una comunità come quella attica del V secolo in cui la donna libera era certo la domina della casa, ma non aveva voce in capitolo nella vita pubblica né aveva ruoli di rilievo significativinella società. “Erano tempi di crisi quelli raccontati da Aristofane e sono tempi di crisi quelli che i Numeri 11 mettono in scena interrogandosi sugli stessi grandi temi della commedia classica: Cos’è il potere? Quali sono gli effetti della guerra? Qual è la posizione della donna e quali sono i suoi strumenti? Cosa si riesce a realizzare desiderando la pace? Cos’è l’emarginazione e cosa l’emancipazione? Quanto è importante la collaborazione tra donne e come risponde l’uomo alla presa di posizione femminile?

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IL CAVALIERE27.07 | Castelleone di Suasa

Anfiteatro Romano

in collaborazione conCentro Teatrale Senigalliese

per Insuasa festival

da Aristofane con Nicolo Collivignarelli, Giulio De SantiArianna Di Girolamo, Vincenzo Floretti Nicola Pensabene Perez, Agostino Rocca regia Mario Gonzalez costumi Elena Suerilighting design Flavia Bakiu produzione Artentato Teatro

I Cavalieri da cui poi è stato tratto l'adattamento di Gonzalez Il Cavaliere, nasce dall'esigenza di Aristofane di porsi in netto contrasto con la politica ateniese del 424 a.C. e nello specifico prendere di mira Cleone, uomo politico dell'epoca. Due servi del Signor Popolo (personificazione del demos, per l'appunto, il popolo) detestano un terzo servo, poiché quest'ultimo si è assicurato i favori del padrone con un comportamento ipocrita e falsamente adulatorio ed è arrivato a spadroneggiare in casa facendo tutto ciò che vuole. Inaspettatamente, un oracolo dà soccorso insperato ai due fedeli servi del vecchio, rivelando che Leon sarà estromesso da un salsicciaio. La scelta di utilizzare un salsicciaio è tutt'altro che casuale: costui è un individuo ancora più immorale, cinico e ignorante di Leon stesso e quindi particolarmente adatto allo scopo. Il salsicciaio appoggiato dal Cavaliere affronta il rivale in un vortice di minacce, insulti, vanterie e aggressioni fisiche. Il duello poi continua nel commissariato e infine davanti al padrone, Popòlo, in una serie di scontri verbali, e persino, di preparazione di prelibatezze culinarie, in cui i due contendenti si rivelano sempre più beceri e abietti. Il Cavaliere di Aristofane, dà vita a dei personaggi fortemente ispirati ai canoni della commedia dell'arte, plasmando, tramite le tecniche di mimo, lo spazio, per dar luce agli oggetti, l'ambiente, per creare scenari ed infine il tempo, per regalare al pubblico la magia e quella fanciullesca sorpresa che solo il linguaggio della commedia sa regalare.

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MENECMI27.07 | Falerone

Teatro Romano

di Tito Maccio Plautocon Massimo Venturielloe con Massimo Boncompagni, Simone CástanoGianluca d'Agostino, Rossella Amatoregia Cristiano Roccamomusiche originali Sara Castigliascene Matteo Soltantodisegno luci Pietro Sperduticostumi Gloria Fabbri e Micol Bezziproduzione Teatro Europeo Plautino

Dopo la scomparsa di Menecmo I a Taranto, il fratello gemello viene ribattezzato con il nome di Menecmo II. Nel frattempo, Menecmo I si ritrova ad Epidamno, dove diviene adulto, prende moglie e anche un’amante; i suoi loschi affari scivolano tranquilli e inosservati fino all’arrivo in città di Menecmo II, accompagnato dal suo servo Messenione. L’omonimia e l’aspetto identico dei due fratelli genera una serie esilarante di fraintendimenti, palesi al pubblico ma ignorati dai protagonisti, e per questo capaci ancor più di alimentare l’attenzione degli spettatori.I qui pro quo fra i personaggi proseguono fino allo scioglimento finale, momento lieto in cui i due Menecmi si incontrano per realizzare, finalmente, la radice comune e la sfortunata maturazione diversa dei loro destini.

La messa in scena è fedele alle originarie indicazioni del commediografo; l’allestimento è essenziale, le entrate e le uscite scandiscono il ritmo di una commedia a tutti gli effetti. Gli attori sono cinque e come da tradizione i ruoli interpretati sono di più. La recitazione è spensierata e vivace, e riesce a rendere perfettamente la trama di intrighi della commedia. Le dinamiche fra servi e padroni, i litigi e le passioni plautine sono gradevolmente accentuate dallo spettacolo, il quale è brillante nell’accostare azzeccate improvvisazioni a perle linguistiche cadute oramai in disuso.

Questo testo di Plauto è ritenuto essere fra i più antichi ed esemplari modelli della commedia degli equivoci, in cui i personaggi sono di regola immischiati in un susseguirsi di malintesi perfetti. Anche in questo allestimento, ho lavorato insieme agli attori per costruire uno spettacolo che non fosse solo di parola, quella parola che comunque rimane il pilastro del genio plautino e del nostro Menecmi. Così come è lecito pensare che nell'antichità le rappresentazioni plautine non fossero semplicemente dialoghi (i cantica ne sono un esempio) è stato lecito costruire lo spettacolo usando il canto, la fisicità degli attori, la musica, le maschere latine e della Commedia dell'Arte. Lo spettacolo ci fa comprendere come Plauto sia ancora oggi di estrema attualità, nelle parole, nei temi, nei personaggi, ed in tutto ciò che lo spettatore “vive” nel leggere e nell'assistere alle opere plautine.Cristiano Roccamo

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ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEOPENELOPE – LIBRO XXIII

28.07 | Monte RinaldoArea Archeologica La Cuma

con Maddalena Crippanell’ambito del progettoODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEOideato e diretto da Sergio Maifrediproduzione Teatro Pubblico Ligure

Da anni Maddalena Crippa è una delle principali protagoniste di uno dei progetti varati da Teatro Pubblico Ligure, realtà teatrale diretta da Sergio Maifredi, con sede a Genova e attiva su tutto il territorio nazionale. In Odissea un racconto mediterraneo è interprete del canto XXIII che narra l’incontro tra Penelope e Odisseo. Lo spettacolo è ideato e diretto da Sergio Maifredi.

Penelope è il doppio femminile di Odisseo. Anche lei con un’astuzia ritarda il tempo in cui cedere e andare sposa di uno dei proci che assediano la sua reggia. Userà l’astuzia anche con lo stesso Odisseo il quale, ritornato dopo dieci anni di guerra e dieci anni di mare, dovrà superare una prova. Chiederà alle spose di spostare il letto dalla stanza degli sposi, quel letto che lo stesso Odisseo aveva intagliato in un tronco d’ulivo radicato a terra. Odisseo rivelerà il segreto che il letto impossibile da spostare custodisce e le darà la prova di essere lo sposo atteso da vent’anni.

28 LUGLIO, DALLE ORE 17 ALLE ORE 18 | MONTE RINALDO [AREA ARCHEOLOGICA LA CUMA]VISITA ALL’AREA ARCHEOLOGICA LA CUMA

a cura di Comune di Monte Rinaldoinformazioni e biglietti 334 8971154 / 334 2448315

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ODISSEA29.07 | San Severino Marche

Parco Archeologico di SeptempedaTerme Romane

da Omeroda un’idea di Francesco Rapaccioniletture Associazione Sognalibro con Filippo Boldrini violoncello, Riccardo Brandi clarinetto, Mariaconcetta Losurdo clarinettoSimone Montecchia fagotto, Paolo Moscatelli violino, Roberto Navisse clarinettoValentina Pilotti clarinetto, Lavinia Repupilli violoncelloCoro Tourdion Ensemble del Corpo Filarmonico Adrianiproduzione Teatri di Sanseverinoin collaborazione con SABAP Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle MarcheAMAT, Regione Marche, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ANASUnione Montana Potenza Esino Musone di San Severino MarcheProtezione Civile di San Severino Marche, Club Alpino Italiano sezione di San Severino MarchePro Loco di San Severino Marche, Comitato del Quartiere Settempeda

Torna l’appuntamento alle Terme Romane di Septempeda a San Severino Marche con un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso il testo che meglio rappresenta da sempre il senso del viaggio e della vita stessa. A differenza dell'Iliade presentata lo scorso anno, nella quale la narrazione è circoscritta alla città di Troia e dintorni, nell'Odissea lo spazio del racconto si colloca nell'area mediterranea, in luoghi reali e fantastici. E lo spazio domestico, sede degli affetti famigliari, è ben presente nell'Odissea. Motivo conduttore del poema è il ritorno, connesso a quello del viaggio, in cui sono inseriti elementi meravigliosi e fantastici: esseri prodigiosi, giganti cannibali e mostri, bacchette magiche, erbe miracolose e riti per evocare i morti, aspetti tutti che appartengono al patrimonio delle credenze popolari e dei saperi magici delle antiche civiltà. Il finale eroico, cioè la vendetta di Odisseo sui Proci, riafferma, come nell'Iliade, la concezione di vita dell'aristocrazia guerriera. Gli dèi invece sono presentati diversamente nei due poemi omerici. Gli dei dell'Odissea infatti sono meno capricciosi di quelli dell'Iliade e più consapevoli del loro ruolo di difensori della giustizia e dei valori posti alla base del vivere civile.Insomma una lettura sui temi del viaggio e del ritorno con la leggerezza che serve a godere di una serata estiva con lo sfondo incantevole dell’architettura classica e del paesaggio, dolce e aspro, delle montagne di San Severino Marche.

29 LUGLIO, ORE 22.30 | SAN SEVERINO MARCHE [PARCO ARCHEOLOGICO]VISITA AL PARCO ARCHEOLOGICO DI SEPTEMPEDA

a cura di Pro Loco San Severino Marchemomento conviviale offerto dal Comitato del Quartiere Settempeda

informazioni 0733 638414

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ODISSEOO TU FRA I MORTALI IL PIÙ SVENTURATO

30.07 | AnconaMuseo Archeologico Nazionale delle Marche

da Omeroscritto, interpretato e diretto da Luca Violiniconsulenza letteraria Alessandro Loglimusiche originali Gabriele Espostopost- produzione audio, suono e luci Matteo Schiaroliproduzione Quelli che con la voce...

Immaginare per vedere, lasciando libera la propria mente di dare forma ai suoni che percepisce. È questa la formula del RadioTeatro, in cui essenzialità e fantasia sono le parole chiave per permettere all'audio in SURROUND di disegnare la scenografia dello spettacolo ad occhi chiusi. Ed è questa l'esperienza, coinvolgente ed emozionante, che si potrà provare assistendo a Odisseo. O tu fra i mortali il più sventurato. Una maestria quella dell'attore e doppiatore professionista Luca Violini abile al punto da impersonare in una sola le tante e differenti voci di uomini e donne, dèi e figli. Con delle sfumature, rare e preziose, capaci di toccare tanti sentimenti: dal dolore alla rabbia, dalla gioia allo sconforto. Un microfono e una voce per raccontare la storia di un Ulisse che prima di essere un guerriero ed un eroe è semplicemente un uomo costretto, per vent'anni, a vivere lontano dai suoi affetti più cari. Nel frattempo il tempo ha cambiato cose e persone e la vita, come afferma lui stesso, non va mai come previsto. Dopo averla tanto sognata, al suo ritorno trova infatti un'Itaca trascurata e un'Atena che con un incantesimo lo trasforma in un mendicante ripugnante per non venire riconosciuto in casa sua dove suo figlio Telemaco, in sua assenza, è ormai diventato un uomo, sua madre è morta e sua moglie Penelope ha indetto una gara per stabilire un marito tra i proci che occupano ormai la sua dimora da tre anni. L'epilogo della storia lo conoscono in molti ma quello che il poema non narra sono i sentimenti, i dubbi, le paure e i tormenti che assalgono anche un eroe a cui crolla ogni certezza e le emozioni di un padre e di un marito che deve rivelarsi a loro come fosse la prima volta. Un uomo che dopo tanto tempo li riabbraccia con un gesto capace di toccare l'anima di chi ascolta e di stimolare l'immaginazione. Una meravigliosa e suggestiva possibilità di rileggere una storia antica sotto vesti nuove grazie ad un viaggio nei sentimenti con una visione introspettiva ed unica data dalla consulenza letteraria di Alessandro Logli. Un doppio registro che alterna il testo omerico con un monologo interiore di Ulisse - le storie vissute in prima persona, i suoi pensieri e le sue emozioni, che mette in luce il suo lato più umano e profondo. Ulisse è l’eroe della guerra di Troia. Colui che ha escogitato lo stratagemma del cavallo che ha portato gli Achei alla vittoria. Colui che ha sentito il canto delle Sirene senza impazzire e che ha vinto con l’astuzia il ciclope Polifemo. Ma, a conti fatti, Ulisse è un uomo. Forse spinto dalla curiosità e dall’inguaribile brama di avventure, ma comunque un uomo che desidera solo tornare a casa. Per quasi vent’anni Ulisse sogna la sua Itaca e la sua Penelope per poi ritrovarsi di fronte innumerevoli peripezie che non gli consentono di tornare. Itaca diventa dunque non solo il luogo in cui ha lasciato gli affetti e gli amori, amplificati dal ricordo e della nostalgia, ma un vero e proprio stato mentale e spirituale, una meta agognata in cui sembra impossibile fare realmente ritorno. Ne viene fuori il ritratto di un Ulisse pieno di dubbi e di incertezze. E allora Ulisse apre il suo cuore al pubblico, sperando di essere capito.

30 LUGLIO, ORE 19.30 | ANCONA [MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLE MARCHE]VISITA AL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLE MARCHE

a cura di Dott.ssa Nicoletta Frapiccini, Direttrice Museo Archeologico Nazionale delle Marche

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ANTIGONE01.08 | Falerone

Teatro Romano

03.08 | Castelleone di SuasaAnfiteatro Romanoin collaborazione con

Centro Teatrale Senigallieseper Insuasa festival

testi originali Adriano Ferriadattamento e regia Luigi Moretticon Francesca Berardi, David AnzaloneFilippo Mantoni, Alen Marin, Valentina IlluminatiStefania Cempini, Luigi Morettimusiche dal vivo Simone Bellezzedisegno luci Francesco Mentonelliscena e costumi Stefania Cempinirealizzazione scena Guerrino Andreaniproduzione Centro Teatrale Senigallieseco-produzione Comune di Senigallia

Adattamento del testo di Sofocle in chiave contemporanea a cura di Luigi Moretti ed Adriano Ferri, Antigone

prende vita in primo luogo dall’esigenza di recuperare il ruolo sociale e collettivo dell’atto teatrale quale momento di condivisione, riflessione, incontro tra esseri umani e scambio all’interno della comunità, come accadeva anticamente in Grecia. In secondo luogo, dal desiderio di interrogarsi sulla giustizia e sul senso dell’etica nella società attuale, in un periodo storico in cui il potere è sempre più arroccato nelle sue posizioni e la cittadinanza chiede cambiamento, apertura, giustizia. Il testo classico vive di intense interpolazioni contemporanee che accendono i riflettori su alcune piaghe del presente come la violenza sulle donne, il tema delle migrazioni, il modello Riace e le morti di stato.

Una rilettura scarna ed essenziale, in cui il linguaggio della tragedia di Sofocle, pur nel rispetto di una parola alta, è alleggerito al fine di una più agile comprensione. Un adattamento drammaturgico che, nel risultato finale, si mantiene fedele alla struttura narrativa originale ma che ha previsto uno smontaggio delle scene e una successiva ricostruzione con l’inserimento dei nuovi testi di Adriano Ferri: finestre che si aprono sulla contemporaneità e toccano tematiche importanti per trasmettere un significato rinnovato: violenza sulla donne, immigrazione e modello Riace, corruzione, omertà e mafia, eutanasia assistita, abuso di potere e morti di Stato. Le ragioni e la potenza dello Stato in opposizione alle ragioni del cuore, una lotta eterna tra ribellione e potere tirannico: è questa la grande forza politica del testo di Sofocle, ancora terribilmente attuale dopo secoli. Il conflitto tra Antigone e Creonte interroga le nostre coscienze con una domanda che vibra come un coltello nella piaga dell’attualità: se la legge dello Stato e la legge dell’umanità vanno in conflitto, da che parte stare? Non c’è ragione, non c’è torto. Questo è il dilemma che deve sollecitarci a una riflessione profonda. Creonte rappresenta sì la disumanità del potere monocratico ma anche tutte le paure e le fragilità del sovrano non illuminato, incapace di prevedere le conseguenze delle sue azioni e che solo dopo il compimento dei fatti tragici, quando ormai sarà troppo tardi, ammetterà il suo stato di inabilità.

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Antigone è da sempre considerata il simbolo della lotta contro il potere, della ribellione solitaria contro il dominio ingiusto di un tiranno e del suo decreto che non rispetta la legge divina, ma non solo: si ribella anche alle convenzioni sociali del suo tempo che vedevano la donna sottomessa, come sempre, alla volontà dell’uomo. Il suo è un percorso coraggioso, fermo e determinato, non c’è spazio per altro. Contrariamente a quello di sua sorella Ismene che in un primo momento non accetta alleanze per disobbedire alla legge, fedele al suo ruolo di donna allineata alle convenzioni e successivamente intenzionata a incolparsi come complice al cospetto di Creonte. C’è un’evoluzione in Ismene, al punto di vestire lei, simbolicamente, i panni di Antigone, una sorta di passaggio del testimone, a riscatto personale e di tutte le donne.Antigone è anche una tragedia familiare. Creonte, padre despota e insensibile in contrasto con suo figlio Emone, futuro sposo di Antigone, fragile e non preoccupato di mostrare i suoi sentimenti; padre e figlio non si comprendono, parlano lingue diverse. Sullo sfondo la regina Euridice, madre e moglie senza voce. I suoi silenzi, le sue sospensioni, il suo vagare per la scena come ombra muta, dilatano il tempo e segnano il senso del tragico.Il Corifeo sostituisce completamente il coro, commenta e interagisce con tutti i personaggi e accorpa altri ruoli fondamentali allo sviluppo delle azioni. Ne è nato un personaggio del tutto nuovo, presenza ambigua ma con una sua coscienza precisa. La musica dal vivo, note dolenti e aspre delle percussioni dal vivo di Simone Bellezze, in scena come nella tragedia antica, accompagna la narrazione e ne rafforza il senso. Luigi Moretti

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MEDEA02.08 | Castelleone di Suasa

Anfiteatro Romanoin collaborazione con

Centro Teatrale Senigallieseper Insuasa festival

di Euripidetradotto, diretto ed interpretato daAnnika Strøhm e Saba SalveminiAreté Ensemble

La donna di cuore devota al letto nuziale ed alle sue antiche leggi sposa l’uomo di ragione ed azione che appartiene allo stato ed alla società. La storia della sua rivolta contro un mondo in cui rispetto, fedeltà, fiducia, responsabilità, amore sono scomparsi. Medea compie il sacrificio più alto. La vendetta più atroce. Per pugnalare questo mondo bisogna colpirlo... al cuore. Una storia che, in un mondo di genitori che fanno di tutto per crescere al meglio i figli, si fa tragedia in nome dell’amore. Una tragedia d’amore e libertà. Una tragedia dove a pagare sono i figli, tutti i figli ed in cui tutto è umano… terribilmente umano. In scena a rivivere il dramma due soli attori, come ai tempi dell’antica Grecia.

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METAMORFOSIALTRE STORIE OLTRE IL MITO

04.08 | UrbisagliaAnfiteatro Romano

da Ovidioadattamento e regia Alessandra Pizzitraduzioni Nicola Picecon Enrico Lo Versomusica dal vivoproduzione Ergo Sum

In un dialogo tra parole e musica, il mito sveste i panni del racconto epico e diventa cronaca, parla della vita, lascia le gesta di eroi e racconta i fatti vissuti di un reale, in cui la sofferenza di Euridice diventa quotidianità dell'essere e il culto della bellezza di Narciso, strumento di identificazione sociale oggi ben identificabile con un “must”, quello del “selfie”, baluardo dei social, viene impreziosito da questa novità che sarà grande rivelazione soprattutto per i più scettici.Storie rilette con un linguaggio contemporaneo, efficace ed essenziale, riattualizzano il mito che ha un valore universale, individuandone i tratti essenziali della validità nella società contemporanea. L’attore protagonista è Enrico Lo Verso, che solitamente è accompagnato da “ospiti” speciali, i quali per ogni spettacolo portano il loro omaggio al Poeta. Il risultato è una compagnia che cambia ad ogni appuntamento in scena, grazie al contributo di artisti, personaggi della cultura e dello spettacolo o di “musicisti eccezionali”.

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LA STORIA DI ANTIGONE FAVOLA IN MUSICA PER CORNACCHIE

CANI SELVATICI, MALEDIZIONI, TIRANNISEPOLCRI & FANCIULLE IN FIORE

10.08 | Fanoex Chiesa di San Francesco

di Ali Smithtratto dalla tragedia di Sofocleraccontata da Anita Capriolicantata da Didie Cariaregia Roberto Tarascoelementi scenografici Giovanni Tamburelliil costume di Anita è di Atelier Bassaniproduzione Nidodiragno / CMC

Indicata da Alessandro Baricco come una delle storie da salvare, la versione della tragedia di Sofocle della scrittrice scozzese Ali Smith riporta una visione fortemente ecologista dalla parte dei corvi che popolano la città di Tebe.Ad accompagnare Anita Caprioli, attrice colta e sensibile, i suoni live del cantante e compositore Didie Caria e le sculture immaginifiche di Giovanni Tamburelli.La storia di Antigone è il resoconto di una cornacchia appollaiata su una delle 7 porte di Tebe. Dalla sua formidabile posizione il pennuto assiste al tentativo di Antigone di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del nuovo re Creonte. Scoperta da una guardia, Antigone viene condannata ad essere tumulata in una grotta. Sono più importanti le leggi degli uomini o quelle di Dio? E queste ultime esistono, o sono anch’esse leggi di uomini ammantate di sacralità? Può una donna contrapporsi al potere di un uomo? E se questi è un re? Cosa è più giusto? Difendere i diritti del fratello o far rispettare la legge, anche se colpisce i familiari?Suscitando questi interrogativi Antigone rimane, a distanza di millenni, una straordinaria storia di emancipazione. La vicenda di una donna che con il coraggio di una visone “altra” e “alta” rivendica il suo diritto a parlare e si ribella a una ristretta concezione del potere tutta maschile. E più in generale la storia di una contestazione, risoluta e avventata, contro la “tirannia” della legge.

10 AGOSTO, ORE 19.30 | FANOVISITA AL MUSEO DELLA VIA FLAMINIA

E ALLA ZONA ARCHEOLOGICA DELLA MEDIATECA MONTANARI – MEMO a cura di Comune di Fano