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“Chi è l’uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene?” (Sal 34,13) La domanda-risposta sapienziale di Vita Buona nel libro dei Salmi. 1

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“Chi è l’uomoche desidera la vita

e ama i giorniin cui vedere il bene?”

(Sal 34,13)

La domanda-risposta sapienzialedi Vita Buona nel libro dei Salmi.

Premessa1

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Le pagine che seguono non sono vere e proprie dispense: sono piuttosto una raccolta di testi, più o meno ben assemblati e integrati dall’insegnante attraverso alcune sue note personali, ad uso e consumo degli studenti. Per questo all’inizio di ogni capitolo sono citati i testi dai quali sono stati estrapolati alcuni paragrafi o parti, in seguito messi insieme dal sottoscritto.

I testi di riferimento sono principalmente il commentario del Lorenzin e le pagine dedicate ai salmi nel libro di Victor Morla Asensio, ed. Paideia (Libri sapienziali e altri scritti).

1. Perché affrontare lo studio del libro dei Salmi

Trebolle Barrera, J., Il libro dei salmi.Beauchamp, P., Salmi notte e giornoAsensio Morla V., Libri sapienziali e altri scritti.Vignolo, R., Sillabe Preziose.AA.VV., La rivelazione attestata, Glossa

Ci sono due aspetti, non propriamente caratteristici del libro dei salmi, da prendere in considerazione all’inizio di questo studio: ispirazione e canone.

a. Ispirazione

Possiedono il carisma dello SpiritoNei salmi, più che in ogni altro libro della scrittura, i padri ascoltavano il canto dello spirito

Santo. Dice Sant'Agostino: “In essi possiamo intendere più la voce dello spirito di Dio che la

nostra, perché non potremmo dire quelle parole se egli non le avessi ispirate”. Dice Sant'Ilario: “tutto ciò che è scritto nei salmi è una rivelazione dell'avvento di Cristo,

della sua incarnazione, passione, risurrezione, del suo regno e della nostra risurrezione”. L’autore è ispirato: devono essere accetti come scritti ispirati, anche nelle loro parti più

controverse, come d’altra parte accade anche per altri libri del canone, cercando però di coglierne in profondità il senso e il messaggio.

I salmi sono poesia e si parla anche di ispirazione poetica: come convivono i due tipi di ispirazione? Ogni salmo non è scaturito, come una lirica moderna, dal pensiero di un uomo, ma da quanto è accaduto fra quest'uomo e Dio. La struttura di un salmo non è astratta, in quanto struttura di un evento. In ogni salmo avviene qualcosa tra chi invoca e colui al quale l'invocazione è rivolta.

Il salterio è un libro che accompagna e converte- I salmi sono composizioni che hanno accompagnato la vita del popolo di Israele e

continuano ad accompagnare la vita della Chiesa. “Se i salmi furono composti e raccolti lungo un arco di quasi otto secoli, è facile dedurre

che, oltre ad essere testimonianze di esperienze religiose individuali o collettive, sono documenti in cui si riflettono le vicissitudini e l'evoluzione del pensiero religioso israelita. Inevitabilmente i salmi sono testimoni eloquenti delle trasformazioni dello spirito israelitico e delle nuove esperienze e riletture dell'estenuante storia del popolo nelle mani di Jhawè. Il salterio si limita ad esporre il suo progressivo e poliedrico svelarsi in termini di rapporto, perché non è un trattato di teologia1”.

Il contenuto dei salmi è il mistero della salvezza. Essi scaturiscono dalla storia sacra del popolo eletto, in essa si muovono, ne sono un costante riflesso e la manifestazione in preghiera.

Atanasio di Alessandria: “il libro dei salmi possiede anche una sua propria grazia meritevole di particolare attenzione, e anche questo di meraviglioso, che porta impressi iscritti in esso i modi di ciascuna anima e il modo con il quale essa cambia e si corregge affinché chi è

1 Asensio Morla, 236.2

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inesperto, se vuole, possa trovare e vedere come un'immagine di tutto questo nel salterio e plasmare se stesso come la è scritto”.

Rabbi Nachman di Breslav: il canto di Davide e il ponte di diamante che mena dalla caldaia dell'abiezione al cuore di

Dio; sicché, chi vuole ottenere la conversione, si abitui a recitare i salmi, perché la recita dei salmi è la cosa più adatta alla conversione2.

Ispirazione progressivaPer i salmi si può parlare di “ispirazione progressiva”: comprenderebbe tutto il processo e

le tappe dell’azione dello Spirito fino al testo canonico. L’ispirazione dei salmi è tale che l’ispirazione individuale dovrà collocarsi “nel processo

della presenza formativa dello Spirito nella liturgia d’Israele”.

Sono parola di DioI Salmi sono parola di Dio. Sono un messaggio teologico(ci parlano di Dio) e sono un

messaggio antropologico (ci parlano dell’uomo), di diversi secoli e diverse situazioni; forse per questo assumono ancor più valore universale, dentro il quale molti uomini di molte epoche si riconoscono. Diceva Nietzsche: “tra ciò che sentiamo alla lettura dei salmi e ciò che proviamo alla lettura di Pindaro e Petrarca c'è la stessa differenza tra la patria e la terra straniera”.

Questi canti esprimono in modo netto la qualità profonda della rivelazione biblica del dialogo tra Dio e l’uomo: accanto alla parola divina, agli atti salvifiche, la Bibbia offre la risposta umana anch'essa ispirata da Dio, per cui essa è contemporaneamente parola umana e parola divina.

“Noi nasciamo con questo libro nelle viscere. Un libriccino: centocinquanta poesie, centocinquanta gradini eretti tra l amorte e la vita; centocinquanta specchi delle nostre rivolte fedeltà, delle nostre angoscie e delle nostre risurrezioni. Più che un libro, un essere vivente che parla, che ti parla, che soffre, che geme e che muore, che risorge e canta, sul liminare dell’eternità, e ti prende, a trascina te e i secoli dei secoli, dall’inizio alla fine…Nasconde un mistero, perché le età non cessino di ritornare a questo canto, di purificarsi a questa sorgente, di interrogare ogni versetto, ogni parola dell’antica preghiera, come se i suoi ritmi scandissero la pulsazione dei mondi. Sì, il mondo vi si è riconosciuto. Giacchè narra le storie di tutti, è diventato il libro di tutti, instancabile e penetrante ambasciatore della prola di Dio presso i popoli della terra. I salmi hanno saputo parlare in tutte le lingue a tutti gli uomini, ogni giorno, per ispirare i loro più alteri rifiuti, le loro più feconde audacie. (Andrè Chouraqui)3.

b. Canone

Non è strano porsi la questione della presenza del libro dei Salmi nel canone ebraico e in quello cristiano. Si pensi all’esistenza di altri cosiddetti Salmi, non accolti nel canone.

Mai citati dai Padri della Chiesa. Compaiono in alcuni elenchi tardivi del canone. Scritta in ebraico, ora perduta, quest’opera è conservata per intero o in parte in 11 mss greci medievali e in 4 mss siriaci, dove è sempre preceduta dalle Odi di Salomone, altra composizione giudeo cristiana del II secolo d.c., con leggere risonanze gnostiche.

Nel salterio canonico due salmi sono attributi a Salomone (72 e 127), mentre 1Re5,9-14 parla di 1005 canti da lui scritti.

9 Dio concesse a Salomone sapienza e intelligenza molto grandi e una mente vasta come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. 10La sapienza di Salomone superava la sapienza di tutti gli orientali e tutta la sapienza dell'Egitto. 11Egli era più saggio di tutti gli uomini, più di Etan l'Ezraita, di Eman, di Calcol e di Darda, figli di Macol; il suo nome era famoso fra tutte le genti limitrofe. 12Salomone pronunciò tremila proverbi; le sue odi furono millecinque. 13Parlò delle piante, dal cedro del Libano all'issòpo che sbuca dal muro; parlò delle bestie, degli uccelli, dei rettili e dei pesci. 14Da tutte le nazioni venivano per ascoltare la sapienza di Salomone, mandati da tutti i re della terra, che avevano sentito parlare della sua sapienza.

2 Vignolo, 11-12.3 Choraqui, A., Introduzione ai salmi, Città Nuova, Roma 1980.

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Nessuno dei singoli canti di questo apocrifo pretende di essere stato scritto da Salomone, e l'attribuzione dell'intera collezione a Salomone fu probabilmente determinata dal fatto che da più ovvia attribuzione a Davide era preclusa in quanto il salterio davidico era già stato definitivamente chiuso. 

Questi 18 salmi furono in effetti composti in Palestina verso il 60-40 a.C.. Di genere non liturgico ma didattico e polemico vede l'invasione straniera come la punizione di Dio su Israele per la mondanità dei suoi governanti.

Tale opposizione ai governanti sacerdotali del partito sadduceo ha portato gli studiosi ad attribuire il libro ai farisei; ma altri gruppi, come gli esseni di Qumran, si opponevano egualmente ai sadducei. La teologia di questi salmi di Salomone comprende la giustizia di Dio, la libera scelta fra il bene nel male, come pure il tema della retribuzione divina dopo la morte. Vi troviamo un Messianismo misto di aspirazione politica e spirituale: ciò che Gesù non accetta.

Vengono riportati di seguito alcuni esempi dai salmi di Salomone.

6° salmo Nella speranza; di Salomone. [1] Beato l'uomo il cui cuore é pronto ad invocare il nome del Signore: poiché ricorda il nome del

Signore sarà salvato. [2] Le sue vie sono rese diritte dal Signore e le opere delle sue mani sono sotto la protezione del

Signore suo Dio. [3] La visione di sogni tormentosi durante il sonno non sconvolge la sua anima, nell'attraversamento

dei fiumi e nelle tempeste dei mari non é turbato. [4] Si risveglia dal sonno e benedice il nome del Signore, nella tranquillità del suo cuore canta al

nome del suo Dio; [5] rivolge preghiere al volto del Signore per tutta la sua casa, e il Signore ascolta la preghiera di

chiunque vive nel timor di Dio. [6] Il Signore esaudisce ogni preghiera di un'anima che spera in lui: benedetto il Signore che fa

misericordia a coloro che lo amano con rettitudine

14° salmo Inno di Salomone. [1] Fedele é il Signore con coloro che lo amano sinceramente, con coloro che sopportano il suo

castigo, [2] con coloro che camminano nella giustizia dei suoi precetti, nella Legge, che ci ha prescritto per la

nostra vita. [3] I pii del Signore vivranno in Lui per sempre: il paradiso del Signore, gli alberi della vita, sono i

suoi pii. [4] Essi sono piantati in modo da rimanere radicati per l'eternità, non saranno sradicati per tutti i

giorni del cielo: [5] la parte e l'eredità di Dio é Israele. [6] Ma non così i peccatori e i trasgressori che amano <il> giorno in compagnia del loro peccato: [7] la loro passione é nella piccolezza di ciò che é corruttibile, e non si ricordano di Dio. [8] Perché le vie degli uomini sono conosciute da Lui in ogni momento e conosce i recessi del cuore

prima che accada <ciò che si intende fare>. [9] Per questo la loro eredità é morte, tenebra e distruzione e non saranno trovati nel giorno di pietà

per i giusti: [10] ma i pii del Signore riceveranno in eredità la vita nella letizia.

17° salmo Salmo di Salomone con un canto, per il re. [4] Tu, Signore, scegliesti David come te su Israele e tu giurasti a lui per sempre, a proposito della

sua progenie, di non far mai cessare il suo potere regale. [5] Ma a causa dei nostri peccati si sono levati contro di noi dei peccatori: si sono imposti a noi e ci

hanno cacciati via; <loro> ai quali non <l'>avevi promesso, si sono impadroniti con violenza e non hanno glorificato il tuo nome onorato.

[6-20] [21] Guarda Signore, e fa' sorgere per loro il loro re figlio di David per l'occasione che tu hai scelto, o

Dio, perché il tuo servo regni su Israele: [22] e cingilo di forza così che possa spezzare i governanti ingiusti e purificare Gerusalemme dai

popoli pagani che <la> calpestano con distruzione, [23] e con sapienza di giustizia allontanare i peccatori dall'eredità e spezzare l'orgoglio del peccatore

come vasi d'argilla,

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[24] con verga di ferro sbriciolare ogni loro esistenza, sterminare (i) pagani trasgressori con (la) parola de(lla) sua bocca,

[25] con (la) sua minaccia far fuggire (i) pagani (lontano) dal suo volto e punire i peccatori per i pensieri del loro cuore. [26-46]

Il canone cristiano dell'AT. Sappiamo che le chiese cristiane risolsero l'ambiguità nel ratificare diversi canoni dei testi

biblici solo nel 1442 con il concilio di Firenze e poi naturalmente con il decreto sulla sacra scrittura del concilio di Trento.

La domanda alla quale vogliamo rispondere è: quando e come il libro dei salmi è entrato nel canone dei libri dell'antico testamento?

Troviamo il primo abbozzo di canone biblico quando il traduttore del libro del Siracide ne scrive il prologo alla traduzione greca verso il 132 a.C. Incontriamo qui la suddivisione della Bibbia ebraica poi divenuta classica: “la legge, i profeti e gli altri che seguono, mediante i quali ci sono stati comunicati molti è grandi beni”. Il terzo gruppo, gli scritti, pare ancora aperto. I limiti di questo gruppo rimangono aperti e fluttuanti alla fine del secondo secolo avanti Cristo.

I manoscritti rinvenuti nelle grotte del Mar Morto, a Qumran, ci dicono come fossero accettati come libri santi almeno i libri della legge, i profeti e i salmi, ancorché non ce ne sia una lista unica ma diverse, in cui si mescola mescolano salmi biblici e altri non entrati nella Bibbia ebraica. (70 d.C.).

Negli scritti del nuovo testamento la maggior parte delle citazioni dall'antico testamento appartengono alla legge, ai profeti, e ai salmi. In Luca 24,44 si parla di Mosé, profeti e salmi. Ignoriamo tuttavia se questi salmi costituissero un libro già concreto è strutturato.

Dunque il libro dei salmi faceva parte del nucleo più antico e centrale del canone biblico insieme i libri di pentateuco, Isaia e profeti minori, come abbiamo visto riflesso dalla storia del canone.

Perché il libro dei Salmi è dunque canonico? - La tradizione cristiana aderisce a questa collezione gloriosa di preghiere e di poesie

bibliche. Delle 60.000 citazioni bibliche fatte da Agostino, ben 11.500 su 20.000 veterotestamentarie provengono dal salterio. Lo stesso Nuovo Testamento su 300 citazioni bibliche ne ha desunte un centinaio dai Salmi.

Scriveva Girolamo: Davide è la lira che canta il Cristo. - i salmi sono canonici perchè normativi per la fede e la vita della comunità.- canonici perchè contengono continui riferimenti agli altri libri del canone, dimostrando la

presenza nei salmi di una continua rilettura e reinterpretazione della storia da parte del popolo di Israele.

c. Perchè studiamo i salmi?Dal canto suo la moderna esegesi contribuisce non poco a illuminare l'intrinseca forza dei

salmi. Nonostante le molte oscurità del testo, da essa piuttosto evidenziate che non risolte, è innegabile la miglior cognizione che ce ne proviene, e quindi la sua positiva ricaduta sulla fede pregata. Anche grazie all'esegesi quelle sillabe suonano quindi effettivamente un poco più chiare, cariche di maggior frutto per tutti, e quindi tanto più preziosa. Con buona pace degli spontaneismi vari “la preghiera esige comprensione”(Th. Merton), sicché avrà comunque sempre bisogno del sostegno del lavoro esegetico e teologico. Non meno di quanto a loro volta esegesi teologia chiedono un intrinseca forma orante4.

4 Vignolo, 15.5

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2. La vita buona nell’Antico Testamento

Il tema degli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020 è “Educare alla vita buona del Vangelo”.

La vita buona non è una sfida riservata ai tempi moderni, ma la vita bella, buona e vera è un desiderio che abita il cuore di ogni uomo di ogni tempo, perché esprime il desiderio di felicità.

Ma che cos’è Vita Buona?Giriamo la domanda anche ai testi dell’AT,e in particolare ai Salmi5.

Il testo biblico dell’AT presenta molte caratteristiche ideali di quella vita che Israele ha sempre desiderato, ma non sempre è riuscita a vivere concretamente.

Alcune caratteristiche della vita buona per gli israeliti:Sicurezza: nell’esistenza terrena gli israeliti ponevano le loro speranze, e questa esistenza doveva essere vissuta al sicuro e nella pace. Per una vita sicura aveva un ruolo importante la sicurezza del luogo, del territorio da abitare. Per preservare il territorio era necessario una buona dose di forza, di potenza, anche bellica.Il cibo era necessario per una vita buona.Il segno di una vita buona era anche la lunghezza della vita (vedi le genealogia bibliche), perché essa era molto spesso minacciata da miserie, fame e violenze di vario tipo.La ricchezza e la prosperità materiale erano riconosciute come la naturale conseguenza di una vita virtuosa vissuta sotto la benedizione di Dio.Egualmente importante la famiglia: in particolare la prole, che poteva assicurare la continuità, la sopravvivenzaImportante anche la giustizia e per ottenerla erano necessarie le leggiEssenziale per la vita buona anche il rapporto con Dio: in realtà l’Antico Israele non viveva in modo così netto la distinzione tra secolare e religioso, come per la maggior parte delle popolazioni del Vicino Oriente AnticoPer una buona vita è importante, infine, la Sapienza

Riassumendo:Sicurezza - Terra in cui vivere - Potenza, potere - Cibo e sostentamento - Lunga vita –

Ricchezza – Famiglia – Giustizia – Leggi - Fede in Dio - Sapienza

Nel salterio ritroviamo queste dimensioni essenziali della Vita Buona- Luogo e sicurezza

Per eccellenza è il tempio sul monte Sion. Ben 52 salmi fanno riferimento al tempio con diverse espressioni: santa montagna, casa di Jahve, etc. soprattutto Sion: 38 volte ritorna questo termine, spesso collegato al tempio ivi costruito.

-Il tempio sarà distrutto e ricostruito: 69,36; 74,3-7; 79,1-7. -Altre ricorrenze esprimono il desiderio di vivere nel tempio: 23,6; 27,44; Caratteristica è 26,8.-È essenziale il tempio di Sion per la vita buona:5 WHYBRAY, R.N., The Good Life in the Old Testament, T&T Clark 2002, London.

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o dal tempio viene il potere: 110,2o dal tempio viene sicurezza e pace: 122o dal tempio anche l’aiuto che riceve il re: 18,50; 20,6; 21,1-7.

-Un piccolo numero di salmi si riferisce alla terra: 37; 25,13; 101,6;.-La terra è un dono di Dio: 44,2; 80,8-11; 135,12 e 136,21.-Jahve è alla sorgente della fertilità della terra: 72,16; 85,12;

- Potere

-Dio ha il potere su tutto l’universo. Ci sono molte affermazioni in questo senso (93; 95-99); lui controlla anche i fenomeni naturali (29) a dona fertilità (65).

-Molti salmi parlano della protezione riversata su chi si rifugia in lui (91)-L’intero potere del re viene da Dio, Sal 21: lunga vita e benedizione al re che confida in Dio

- Ricchezza

-Quasi sempre nei salmi è associata agli empi e ai folli; tranne che nel salmo 112 e in 119,14.-Vedi anche 73,12; 49;-Il termine ricco viene tendenzialmente usato in senso peggiorativo.-Al contrario ben 45 salmi contengono la parola povero,in forma diverse. Anche in formule

precise: 40,17; 70,5; non sempre è facile capire dove il termine viene usato per indicare povertà materiale e dove invece si riferisce ad un atteggiamento interiore.

-Chi confida in Dio certamente non manca di prosperità: 128,2-3; ci sono abbondanti riferimenti all’agricoltura e all’allevamento, ai prodotti della terra come cose che provengono dalla benevolenza di Dio. È dio che salva il povero: 37,19; 33,18-19; 107,9; 132,15; 23; 80,1; 95,7; 36,10.

- Salute, longevità e morte

-La morte è decretata da Dio: 49,16-20; 90,3-4;-Interessante il salmo 90, dove la longevità è vista da tutti i lati della medaglia-Sulla vecchiaia ancora il salmo 71 e il 92.

- Famiglia

-Non c’è molto sulla famiglia nei salmi. Esplicitamente solo 103,13;-Inoltre il salmo 127 e il 128-In particolare viene sottolineata l’importanza dei figli per diversi motivi sociologici e di

sussistenza.-Per il re la cosa viene associata alla discendenza promessa da Dio: 18,50; 89,4; ma la

discendenza è importante per ogni famiglia: 37,26; 69,36; 115,14;il riferimento alle mogli è ancora più rado: 128,3; 113,9;

-sulle figlie c’è 144,12

- Leggi e giustizia

-Spesso la giustizia è qualcosa che viene chiesta a dio di fronte alle minacce ricevute dal povero e dal giusto. La risposta non è quasi mai sul piano legale ma su quello della vittoria di dio sui nemici dell’uomo giusto (110,5-6)

-In particolare si possono leggere i salmi 15 e 24; 27,12 e 35,11 e 23; 37; riferimenti a pratiche legali e riferite a tribunali. L’amministrazione della giustizia è parte fondamentale per la vita buona

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Tenendo sullo sfondo i temi appena delineati, rileggeremo il salterio come libro in cui rintracciare una offerta di Vita Buona. In modo particolare approfondiamo il rapporto tra il Salterio e la Sapienza.

2. Salterio e SapienzaLorenzin, T., I Salmi.Asensio Morla, V., Libri sapienziali e altri scritti.Trebolle Barrera, J., Il libro dei salmi.Weiser, I salmi.

Una componente essenziale della vita buona nei libro dei Salmi è la Sapienza: innanzitutto, il carattere sapienziale è portatore della domanda di vita buona che nasce nel cuore di colui che prega il salmo.

In che senso il libro dei salmi essere considerato sapienziale? Generalmente le collane lo inseriscono nei volumi che riguardano i libri sapienziali. Ma non tutti gli esegeti riconoscono la presenza di un vero e proprio genere sapienziale dentro tra le pagine del Salterio.

Le definizioni più significative di Sapienza: conoscenza empirica del creato, del suo ordine, una conoscenza pratica delle leggi della

vita e del mondo basata sull’esperienza, un senso iscritto da Dio nella creazione atteggiamento verso la vita, un universo intellettuale che riflette un atteggiamento verso la

vita, fatto di quelle persone che da sempre riflettono sulle terne domande della vita e rendono partecipi gli altri delle loro riflessioni

autocomprensione in rapporto alle cose, la gente e il creatore, cioè sapienza della natura, sapienza giuridica e pratica, sapienza teologica che proclama Dio come significato ultimo.

Tentativo di dar ordine al comportamento umano, cercando di stabilire un ordine nel tessuto talora caotico dei rapporti sociali mediante il ricorso all’analisi e alla classificazione dei risultati dell’esperienza

Le prime tre definizioni sono le più vicine ai salmi: i salmi riflettono questo sforzo di autocomprensione e anche un atteggiamento verso la vita che rispecchia le domande di senso. L’autocomprensione dell’uomo e la ricerca del senso esprimono anche la ricerca della Vita Buona da parte del saggio e del salmista.

Il libro dei salmi è sapienziale per il lessico utilizzato?Lessico: 37,30 Pe 30 La bocca del giusto medita la sapienza e la sua lingua esprime il diritto;51,8 8 Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo, nel segreto del cuore mi insegni la

sapienza104,24 24 Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è

piena delle tue creature.111,10 Res 10 Principio della sapienza è il timore del Signore: Sin rende saggio chi ne

esegue i precetti.136,5 5 Ha creato i cieli con sapienza, perché il suo amore è per sempre.147,5 5 Grande è il Signore nostro, grande nella sua potenza; la sua sapienza non si può

calcolare

Il termine sapienza compare solo 6 volte: designa in maniera differenziata la sfera sapienziale. Gli altri termini legati alla sfera sapienziale compaiono in un numero irrilevante di volte. Non è certamente il lessico specifico legato all’area semantica del termine Sapienza a caratterizzare il salterio come libro sapienziale.

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La dimensione sapienziale dei Salmi viene dall’autore di questi testi? Dove nasce la sapienza? Famiglia, corte, scuola, circoli sapienziali. I salmi potrebbero

essere proprio il frutto di circoli sapienziali che mettono per iscritto in diversi generi letterari la loro esperienza di Dio e del mondo.

Tra le forme della letteratura sapienziale, solamente l’inno è quello che più si avvicina al salmo. Da molto tempo sono stati identificati alcuni motivi innici che indubbiamente ricordano i Salmi: Giobbe 5,9-16; 9,5-12; Sir 23,19-20; Sap 11,21-26.

Ciò che accomuna la Sapienza ai Salmi è soprattutto la presenza ricorrente di alcuni temi

È il piano dei temi e dei contenuti quello sul quale si gioca il ruolo della Sapienza all’interno del salterio. Per cominciare il cammino alla scoperta di questi temi, evidenziamo quelli rintracciabili nel salmo 34:

Liberazione dall’angoscia (7b,8b,18,19,20,22): in un periodo di incertezza sociale e giudiziaria come quello del postesilio, l’uomo cerca e trova in Dio il suo giudice liberatore. Cercato senza mediazioni istituzionali, ma nel dialogo personale e intimo dell’orante con Dio.

Cercare il Signore: v5,6,11b; il sapiente è un uomo in ricerca del volto di Dio. Gustate: il cibo è segno di benessere e felicità, di vita, tutto quello che cerca il sapiente

(9,11,13) Vedi cap. 9 del libro dei Proverbi. L’ascolto: 3b, 7, 16b,18. L’importanza della parola per il mondo sapienziale: la parola è

veicolo di Sapienza. Contrasto empio-giusto: 11,17,16,22. Desiderare la vita e i lunghi giorni: realismo sapienziale (v13) Contrasto male e bene: 14-15 Il timore del Signore: principio della sapienza (12)

Il salmo 34È un salmo di rendimento di grazie individuale. Si presenta come una beràkah, una

benedizione innica (v. 2), e una tehillah, una lode gioiosa (vv. 2-3). L'ambiente originario probabilmente era il servizio liturgico delle sinagoghe primitive, dove

le esperienze erano rivissute nella meditazione, adorazione e istruzione, in atteggiamento sapienziale.

Il salmo 34 ha una parentela molto stretta con il salmo 25. Ambedue acrostici: ogni riga inizia con una lettera dell'alfabeto ebraico, in successione. In ambedue manca la lettera waw ed è aggiunta una linea finale dopo la taw. Con questo accorgimento la lettera lamed viene a trovarsi all'inizio della riga centrale del salmo, mentre la prima e l'ultima riga iniziano con la lettera alef e pe, formando così la parola 'àlap, che significa « insegnare ».

Quattro linee dei due salmi iniziano con la medesimi parola (25,12 = Sal 34,10; 25,15 = Sal 34,16; Sal 25,16 = Sal 34,17).

Alcuni temi si richiamano: la coscienza di appartenere al gruppo dei poveri/umili (Sal 25,9/34,3.7), di coloro che temono il Signore (Sal 25,12.14; 34,8,10.12), che confidano nel Signore (Sal 25,20; 34,9); la citazione del nome di Yahwe (Sal 25,11 ; 34,4); la necessità dell'istruzione (Sal 25,4.12.14; 34,12). Sono particolari non casuali.

La redazione finale ha posto questi due salmi alfabetici come cornice alla composizione parziale dei Sal 25-34, creando una tensione tra una invocazione iniziale di aiuto (Sal 25) e un canto finale di ringraziamento (Sal 34), ambedue con tonalità sapienziale.

L’autore del salmo 34 tende a rivestire le sue esperienze di verità valide per tutti, usando le forme dei detti sapienziali, che dominano la sua poesia dal v. 12 in poi.

L'ordine alfabetico delle iniziali dei versetti condiziona la successione di idee e di ripetizioni. All'introduzione innica (vv. 2-4) segue la «rappresentazione» dell'esaudimento come confessione dell'orante alla comunità (vv. 5-11).

Nella seconda parte (vv. 12-23) queste esperienze personali sono estese in osservazioni e raccomandazioni generali.

Approfondimenti sul salmo 34

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1) Soprascritta: probabilmente in una prima fase consisteva nella semplice attribuzione «di Davide» (cfr. Sal 25-28). In seguito gli scribi cercarono il momento preciso della composizione del salmo nella vita di Davide in 1Sam 21,11-14.

2-4) Invito al ringraziamento e alla lode(v. 2) Progressivamente ingloba nella lode anche l'assemblea, invitando tutti i presenti a unirsi a

lui nel canto. Ascoltando la sua esperienza, gli « umili », la cui ricchezza è in Dio e la cui vita è sobria, modesta, piena di bontà, possono avere la sua stessa gioia (vv. 3-4). La preghiera ebraica non è mai solo personale e solitaria, perché è vissuta sempre dentro l’alleanza di Dio con il suo popolo. La stessa dimensione comunitaria è valida anche per la preghiera cristiana.

Con il termine « poveri/umili », 'anàwim, nei salmi del postesilio si designa un gruppo(organizzato o no?) trasformato spiritualmente e teso a diffondere nel popolo l'atteggiamento di umiltà, che lo può conservare nell'obbedienza fedele al Signore in attesa del suo giudizio escatologico (Sof 2,3). Questi riferimenti ai poveri sono presenti anche nei Salmi 9-10|107,41|70,6|12,6|140,13|149,4 oltre che in molti altri testi dell’AT.

L’umiltà è atteggiamento essenziale per l’uomo biblico per accogliere la Sapienza (Giobbe).In questo testo i poveri sono chiamati ad ascoltare, e da questo ascolto nasce la gioia. Una

gioia che sfocia nella chiamata a magnificare il Signore. Una figura esemplare di questa umiltà è Maria, dall’ascolto al Magnificat.

vv. 5-11. Racconto della salvezza e ammonizione: l'orante inizia con la propria testimonianza, passando poi a invitare i presenti a lasciarsi coinvolgere dalla sua esperienza (vv. 5-8).

« Cercare il Signore », può anche significare andare a consultarlo nel santuario per un problema e attendere la risposta di un sacerdote o profeta, come speso accadeva; qui invece ha il senso di « implorare », vedi anche il v7 dove si mette in evidenza un grido (cfr. v. 11; 2Cr 16,12; Sal 77,3). La ricerca di Dio come categoria fondamentale della vita di fede. Una ricerca che prima o poi arriva a trovarlo. Anche la ricerca è un tema tipicamente sapienziale, perché il saggio è colui che cerca Dio, anche dentro l’esperienza umana.

La risposta del Signore è la liberazione dal peso delle inquietudini interiori, spesso più dure da sopportare di disgrazie esterne (vv. 5.7).

La paura che blocca la fede, che intorpidisce anche gli animi più forti, la paura di fidarsi di Dio.

Il v. 6 richiama gli incontri di Mosè con Dio, dai quali tornava raggiante (cfr. Es 33,8; 34,29-33). Se il Signore mostra la sua benevolenza, il volto del fedele si illumina di felicità.

Come nell'esodo, l'angelo del Signore ha l'ordine di salvare la comunità di chi si affida a lui (v. 8), cioè la comunità dei « santi », scelti dal Signore per essere suo popolo (v. 10). Come in una battaglia tra Dio e i nemici dell’uomo, Dio si schiera in prima persona e pone le difese del suo popolo. Per accamparsi si piantano le tende: Dio pianta la sua tenda intorno al suo popolo…

I santi sono coloro che temono Dio: è il primo cenno nel salmo al timore del Signore, principio della Sapienza.

Per tre volte viene ripetuto lo stesso schema (5.7.8): grido dell’uomo e intervento divino.V9. Colui che prega avverte così fortemente la realtà della bontà di Dio e la sua viva

presenza, che queste diventano per lui la vicinanza di percezione sensibile («gustate e vedete»), e lo spingono ad una beatificante lode della difesa che sta in Dio. Senso spirituale del gusto.

V11. In diversi passi i leoni designano gli empi, i potenti, l’oppressore. Prima era i ricchi, sulla base della LXX, ma il termine utilizzato era abbastanza riduttivo rispetto al significato di questa parola in questo contesto del salmo. Qui si utilizza il TM.

vv. 12-22. Istruzione: in questa sezione è più marcato l'influsso sapienziale del salmo. L'orante parla

ai « figli », formula usuale nella letteratura sapienziale per «i discepoli», che vanno pensati presenti alla celebrazione festiva. (vedi le istruzioni di Proverbi 1-9).

Termini importanti: timore del Signore, vita e bene… parole sapienzialiV13: Vedere il bene: il verbo può significare anche far esperienza. Qui si riferisce

all’esperienza del bene, come benessere e gioia. Vedere il bene è effettivamente più difficile rispetto al vedere il male. Il male è più evidente. Ma il salmista riferisce alcune attenzioni da avere per poter vedere il bene.

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Si insegna a chi ascolta alcuni principi per soddisfare i desideri di vita e di felicità: il salmista si trova più vicino alla realtà e alla totalità della vita che molti suoi commentatori, che vogliono scoprire in lui una dottrina del bene supremo e introducendo una acuta distinzione filosofica, sconosciuta in questa forma all'Antico Testamento, tra modo di pensare materialistico e idealistico,.

Invito a custodire la lingua e le labbra: l’importanza del linguaggio e del parlareSeguono quindi parole di conforto per il giusto e di minaccia per l'empio (vv. 16-22). Il giusto gode del favore del Signore e l'empio va verso la rovina. Dottrina della

retribuzione: concetto sapienziale.V17: il volto del Signore. Quel volto che nessuno può vedere senza morire, Dio lo mostra ai

malfattori proprio per eliminarli: la forza dei malvagi è niente rispetto alla grandezza e alla potenza di Dio.

V18: c’è il Signore che li ascolta, più volte ripetuta questa affermazione di un Dio che c’è e risponde e ascolta: grande fiducia, certezza della fede

Il giusto ha il cuore ferito e lo spirito affranto dalle vessazioni delle persecuzioni, non ha le forze per aiutarsi, ma il Signore gli è vicino.

V20 : molti sono i mali del giusto. I mali ci sono e molti: fatalismo? Non si dice neanche quali siano questi mali. La autentica felicità della vita devota è la vicinanza di Dio e l'esperienza vitale del suo aiuto, non l'essere risparmiati dalla sofferenza e dall'angoscia.

Questa è la beata esperienza della presenza di Dio e della sua comunione, che è donata al fedele proprio nella sofferenza, mentre il «senza-Dio», abbandonato a se stesso, si frantuma nella sua infelicità e sprofonda

V22: il male fa morire il malvagio: è la concezione sapienziale del male frutto del male, dove non c’è affidamento al Signore

V23: riscatto. Come il goel, il vendicatore, egli ha diritto su di noi, di riscattarci, di pagare il prezzo della nostra liberazione del nostro affrancamento

Alla luce di CristoNella prima lettera di Pietro l'apostolo riprende il v. 9 rivolgendosi a dei

neobattezzati: «Come bambini appena nati, bramate il purissimo latte della Parola [...], se perlomeno avete gustato quant'è buono il Signore» (lPt 2,2-3). Vedi anche 1Pt3,10-12.

Il v. 21b del salmo viene ripreso in Gv 19,36. È dopo la morte di Gesù che le guardie della croce, vedendo che la morte ha compiuto la sua opera, si astengono dallo spezzargli le gambe. L'evangelista commenta questi due fatti rilevando che, con ciò, le Scritture si sono compiute. L'evangelista opera una combinazione dei due testi, con lo stesso metodo delle omelie rabbiniche fondate su testi della Torah.

Dietro la citazione di Gv 19,36, si intravede così un'omelia cristiana fondata sulla lettura di Es 12, che ricorda il rituale dell'agnello pasquale. Il Cristo immolato sulla croce non è forse l'Agnello della nuova Pasqua? Il quarto Vangelo opera un accostamento tra il Cristo che muore in croce e l'agnello pasquale, rilevando un tratto caratteristico della scena che evoca. Era scritto: «Non ne spezzerete alcun osso» (Es 12,46). Gesù è da una parte il Giusto sofferente, dall’altra è l'Agnello della nuova Pasqua, quello di cui il Battista affermava: «Ecco l'Agnello di Dio (arnós, come in Es 12,5), ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29).

Questo ricorso al Salmo 34 non è dunque senza importanza: definisce un aspetto essenziale del ruolo del Cristo Gesù, facendo intravedere il senso della sua morte. Tale morte è il sacrificio della nuova Pasqua. Non certo perché è una morte, ma perché è quella del «Giusto» (v20) per eccellenza che vive il testo del salmo e al quale si possono applicare, alla lettera, i vv. 20-21.

AGOSTINO è forse il commentatore che meglio ha intuito il rapporto tra il Salmo 34 e la passione del Cristo; ma è per concludere che Dio promette ai giusti la stessa protezione che assicurò al Cristo. Ne trae una lezione per tutti i fedeli:

«Viene promesso anche agli altri cristiani: "II Signore custodisce tutte le loro ossa, nessun osso verrà spezzato"». Queste «ossa» che Dio custodisce in noi nelle tribolazioni, sono la pazienza e il coraggio per sopportarle.

E, tornando alla scena della crocifissione, Agostino menziona la sorte riservata al ladrone convertito: nonostante gli fossero state spezzate le gambe, è rimasto saldo nella sua fede nel Signore. Spiritualmente, Dio ha preservato il suo coraggio interiore fin nella prova della morte.

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Dimensione universale della Sapienza dei Salmi: rapporto con la sapienza del Vicino Oriente Antico

La letteratura salmica non rappresenta un caso, non è un privilegio del popolo della Bibbia nel quadro della cultura orientale. Gli scavi nel vicino oriente, in particolare negli ultimi decenni, hanno portato la luce centinaia di testi religiosi dalle caratteristiche analoghe alla salmodia ebraica.

Meglio comunque esercitare la virtù della prudenza più che l'ansia della scoperta. In effetti tutti testi di tipo culturale finora scoperti in Egitto, Mesopotamia e in Siria-Palestina sono molto più antichi dei nostri salmi, risalenti cioè circa al secondo millennio a.C.

In ogni caso è lecito parlare di rapporto per quanto si riferisce alle immagini, al simbolismo, ai motivi religiosi o per quanto attiene alla lingua a elementi retorici o forme letterarie.

La Bibbia è debitrice di una ricca tradizione culturale e religiosa precedente; fa parte del mondo culturale cananeo e siro-fenicio, ponte tra le due grandi culture dell'antico oriente, quella Mesopotamica e quella egizia. Nei salmi converge la tradizione già millenaria di simboli, archetipi, motivi e generi letterari.

L'immaginario del mondo della divinitàNei salmi il Dio Yhwh, re degli dèi e dio dei cieli, appare rivestito di luce e a cavallo delle

nuvole al pari delle antiche divinità del tuono e della tempesta. Dopo questa manifestazione teofanica, presiede come dio supremo l'assemblea degli dèi sulla Montagna sacra. Come Ba'al è «l'Elevato» e Marduk è il più alto degli dèi, Yhwh è il Dio «Altissimo» : vedi salmo 47,3.

3 perché terribile è il Signore, l'Altissimo, grande re su tutta la terra.Al pari di Anu, Enlil, Samas, Marduk e Assur nonché Zeus, secondo la testimonianza di

poeti greci posteriori a Omero, Yhwh è «re degli dèi»: vedi salmo 95,3.3 Perché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dèi.E chiamato anche Dio dei cieli: 136,26. 26 Rendete grazie al Dio del cielo, perché il suo amore è per sempre.Non riceve tuttavia il soprannome di «Re del cielo», forse per eludere il rischio di

sincretismo che celavano le denominazioni Signore dei cieli e Regina dei cieli, applicate ad Asera e a Istar.

Al pari di Ba'al, 3 costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento, (104,3);

11 Cavalcava un cherubino e volava, si librava sulle ali del vento (18,11); 5 Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che cavalca le nubi:

Signore è il suo nome, esultate davanti a lui (68,5). Il dio, sia esso Iskur, Adad o Marduk, ammucchia nuvole cavalcando sull'uragano o i

quattro venti. Al pari del dio semitico nordoccidentale della tempesta, Yhwh spedisce i suoi fulmini o brandisce il fulmine come una frusta o una verga: Sal 18,15/144,6.

15 Scagliò saette e li disperse, fulminò con folgori e li sconfisse.Questo Dio è luce e si riveste di luce; il suo splendore acceca chi lo guarda, sia un dio o

un angelo: 2 avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda, (Sal 104,2), al pari dell’ alone di fulgido splendore degli dèi mesopotamici. La teofania attraverso fenomeni atmosferici quali il tuono, l'uragano, il terremoto o l'eruzione di un vulcano costituiva il modo più caratteristico di contatto con il divino nelle religioni antiche. Progressivamente il monoteismo yahvista sostituì queste forme di teofania, nelle quali «non c'era Yhwh», con «la voce», o sussurro, di una brezza soave, attraverso la quale per esempio Yhwh parla a Elia nel deserto (IRe 19,12s.), e in seguito con la parola e gli oracoli dei profeti.

L'immaginario del cosmo: i concetti di spazio e tempoI salmi riflettono una concezione cosmologica che divide l'universo in tre parti: cieli, terra e

mari o abissi. Sal 69,35/89,10-12/96,11.35 A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi.11 Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; La mitologia mesopotamica presuppone che l'universo sia stato ripartito tra gli dèi tramite

sorteggio: ad An/Anu corrispose il cielo, a Enlil la terra, includendo l'abisso, e a Ea il mare.

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Il firmamento mantiene separate le acque superiori da quelle inferiori. Un'apertura sotto forma di porta o finestra permette che le acque si stacchino dai cieli verso la terra e cada la pioggia: 78,23-27

23 Diede ordine alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo; 24 fece piovere su di loro la manna per cibo

e diede loro pane del cielo:Anche il regno della morte o sheol, come quello dei cieli, ha le sue porte: 18 rifiutavano ogni sorta di cibo e già toccavano le soglie della morte.» (Sal 107,18). Il mito

Discesa di Istar racconta di sette porte. Lo Sheol è un luogo di tenebre (143,3). È un luogo dove regna il silenzio (94,17/115,17). È

luogo anche di oblio(6,6/88,13); e di polvere(22,30).L'epopea di Ghilgames lo descrive in questi termini: “nella Casa in cui gli abitanti sono

privati della luce il cui cibo è polvere, il cui pane è argilla; essi sono vestiti come gli uccelli, ricoperti di piume non vedono la luce, siedono nelle tenebre” (Ghilgames VII)

Gli inni e le lamentazioni di Israele si differenziano dai rispettivi modelli e paralleli nella letteratura mesopotamica e cananea fondamentalmente per la concezione monoteista che, alla fine, fa la differenza tra la religione di Israele e quelle dell'antico Vicino Oriente.

Gli inni e le lamentazioni mesopotamiche tendono a sviluppare con ampiezza l'invocazione al dio o agli dèi ai quali l'orante si rivolge, in contrasto con la relativa brevità delle invocazioni al Dio unico della religione di Israele. E ciò accade perché l'orante politeista aveva bisogno di identificare ognuno degli dèi a cui doveva rivolgersi, invocandoli con il loro nome e secondo gli attributi e gli ambiti di competenza.

Le preghiere mesopotamiche esaltano il dio in modo generale o confrontandolo con altri dèi, mentre le preghiere bibliche sottolineano maggiormente l'intervento di Dio nella storia e i favori ricevuti che provocano la lode e il ringraziamento.

Nella preghiera babilonese alcuni dèi intercedono presso altri, animati sempre dalla paura di cattivi presagi o di possibili sortilegi; in quella biblica gli unici intercessori sono figure umane e soltanto «uomini di Dio» come Abramo, Mosè o Samuele.

Analogie tra preghiere bibliche ed egizieUn piccolo gruppo di inni e preghiere egizie della dinastia XIX (ca. 1350-1200 a.C.) richiama

in modo particolare l’ attenzione. È conosciuto il parallelismo esistente tra il salmo 104 e l'Inno ad Aton, attribuito al faraone Amenofis IV. Si tratta di un canto di lode alla divinità e si trova tra i testi religiosi più elevati del mondo antico. Composto nel secondo quarto del sec. XIV a.C, si è potuto considerarlo fonte di ispirazione del suddetto salmo biblico, benché con la probabile mediazione di altre imitazioni cananee. L'uno e l'altro sembrano intonare all'unisono un canto di gioia e ammirazione dinanzi alla bellezza e varietà del cosmo creato.

Ti alzi splendidamente all'orizzonte del cielo, Disco (Aton) vivente, origine della vita. Brilli all'orizzonte orientale e hai riempito la terra intera con la tua bellezza. Sei bello, grande, splendente, alto al di sopra di tutti i paesi. I tuoi raggi abbracciano le terre fino al confine di quanto hai creato... Quando ti metti all'orizzonte occidentale, la terra è oscura, come morta...Tutti i leoni escono dai loro antri e mordono tutti i serpenti... Da solo tu hai creato la terra secondo i tuoi desideri: tutti gli uomini, i greggi e gli animali selvaggi che sono sulla terra e camminano con le zampe, e tutti quelli che sono in alto e volano con le loro ali. I paesi stranieri di Siria e Nubia, Tu hai messo ogni uomo al proprio posto e hai procurato loro sussistenza; ciascuno ha da mangiare e la durata della loro vita è contata...(Gli esseri del)la terra vengono all'esistenza nella tua mano, cosi come li fai. Se sorgi, vivono; se tramonti, muoiono. Tu sei l'incarnazione stessa della vita: grazie a te si vive. Gli occhi contemplano le bellezze (terrestri) finché tramonti; tutti i lavori cessano quando riposi all'occidente. Quando sorgi, fai che prosperino [tutte le cose per (?)] il re, tutte le gambe si mettono in movimento da quando hai creato (gli esseri del)la terra.

Si direbbe che molti dei versi del salmo 104 possiedano una somiglianza sorprendente con questo poema egizio, in modo particolare i seguenti: Sal 104,10-23.27-30.

Questi versi, come anche quelli dei Sal 8,4-6; 33,13-18; 139,1-12 e 147,2-11, contemplano l'uomo integrato nell'universo, rimpicciolito dalla grandezza di Dio e del cosmo, ma ingrandito quando è partecipe di tali meraviglie e può godere di esse.

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Superati in generale gli abusi di un'eccessiva maniera di parallelismo, il confronto della letteratura biblica con le letterature e le religioni delle culture e dei popoli vicini continua ad essere un terreno privilegiato degli studi biblici. Una sana metodologia comparatista tra letterature e religioni esige che si proceda mediante un approccio per contrasto, che mette l'accento più sulle differenze che sulla coincidenza.

Inoltre la comparazione con le diverse forma di espressione sapienziale che si sono generate nei secoli e anche attualmente permette di far diventare il libro dei Salmi un punto d’incontro tra persone di diverse religioni ed estrazioni culturali.

Il salterio porta in se molte caratteristiche della persona umana in relazione con Dio, caratteristiche che non appartengono esclusivamente all’esperienza religiosa ebraica, ma comuni a molte altre espressioni religiose.

3. Caratteristiche letterarie dei salmi

- Priotto, M., Libri sapienziali e altri scritti.- Lorenzin, T., I salmi.- Zenger, E., Introduzione all’AT.- Asensio Morla, V., Salmi sapienziali e altri scritti- Seybold K., Poetica dei salmi

Titolo del libroIl termine salmi risale ai greco yalmoi canti per strumenti a corda, termine usato dalla

traduzione greca della LXX. Nel nuovo testamento si incontra il termine bi,blw| yalmw/n, vedi Luca 20,42; 24,44; Atti 1,20; 13,33. Nella tradizione ebraica il libro di salmi era conosciuto come sefer tehillim, libro di canti, da cui il titolo alla base della tradizione greca.

La tradizione greca offre dunque un’indicazione relativa alla forma, mentre quella ebraica si interessa piuttosto del contenuto dei salmi: il salmo rimane anche nella sua forma greca un componimento pensato ed elaborato in ebraico e con il pensiero dell’oriente antico.

In entrambi i casi, accompagnati o meno dalla musica, i salmi sono lodi. Nonostante l’eterogeneità di espressione e di situazione, ciò verso cui il salmo tende è la lode di Dio.

Numerazione dei salmi.Sia il TM (testo masoretico) sia la versione dei 70 ha lo stesso numero di salmi, ma non

seguono la stessa numerazione, perché i salmi 9 e 10, 114 e 115 del TM costituiscono in entrambi i casi un solo salmo nella versione dei 70; d'altra parte i salmi 116 e 147 del TM sono suddivisi in due parti nella versione dei 70

TM LXX e Vulgata1-8 1-89-10 911-113 10-112114-115 113116 114-115117-146 116-145147 146-147148-150 148-150

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La liturgia romana ha scelto di attenersi al testo della Vulgata, perciò ne riporta la numerazione, mentre le Bibbie moderne seguono prevalentemente quella del testo ebraico, mettendo tra parentesi la numerazione della vulgata.

La tradizione pre-masoretica del salterio lo articolava in 147 sezioni/salmi, dove i salmi 1 e 2, 114 e 115 venivano considerati un unico salmo: il numero, pur nelle posizioni variabili, doveva raggiungere il numero di 147. Questo numero aveva un significato rispetto alla recitazione settimanale dell’intero salterio. Il salmo 119,164 parla della lode a Dio sette volte al giorno. Sette volte alla settimana da 49.

147 è divisibile per 49, permettendo di ripartire il salterio in tre sezioni.Il numero di 150 è stato fissato e interpretato dalla tradizione greco latina, cristiana. Una

delle spiegazioni del numero 150 è che le settimane sabbatiche, 7 per 7 sono interrotte aggiungendo ogni volta un salmo, 49 + 1, 50, e così si rinvia all’ottavo giorno, la domenica.

Gli ebrei, i cui manoscritti non mutarono i salmi per lungo tempo, aderirono a poco a poco sia alla tradizione dei 147, sia a quella dei 150.

Lingua di composizione.I salmi furono composti in ebraico. I manoscritti sono tardi, databili verso la fine del

primo millennio dopo Cristo. L'apparato critico della BHS documenta un processo di trasmissione complicato dovuto al testo lacunoso in molti punti di numerosi salmi. Alle difficoltà estrinseche tipiche di qualsiasi tradizione testuale scritta sono da aggiungere le difficoltà intrinseche relative all'origine e all'uso del salterio

frequente trascrizione del testo dei salmi, sicuramente uno dei più utilizzati e quindi tra i più bisognosi di copiatura

Lingua poetica dei salmi, a volte arcaica, la quale non fu sempre compresa con il variare delle epoche

inserimento di ritocchi attualizzanti che avevano lo scopo di adattare la preghiera alle mutate condizioni della vita liturgica o della situazione nazionale di Israele.

Ciò contribuisce a fare del salterio il libro dell'antico testamento che impegna più a fondo il critico testuale.

Versioni del testoLa traduzione più antica importante quella greca dei 70 risalente al fine del secondo

secolo avanti Cristo, testimone cioè di testo ebraico primitivo. Nella chiesa antica era considerata il testo ufficiale, da essa derivano la versione siriaca e latina, ma è per i salmi troppo materialmente letterale, anche se questo si rivela utile per risolvere problemi di critica testuale e talvolta anche esegetici.

La prima traduzione latina basata su testi originali si deve a Girolamo, traduzione nota come psalterium iuxta hebraeos, o Salterio di San Girolamo. Le versioni latine sono molto importanti per l’influsso esercitato sulla letteratura ecclesiastica e sulla liturgia.

Intestazione dei SalmiLe indicazioni che precedono i salmi possono essere ridotte a cinque categorie.

termini relativi a raccolte: sir e mizmor, ricorrono 30 e 57 volte. Il primo termine, tanto, si riferisce probabilmente al canto cultuale del tempio di Gerusalemme, tipo di canti che era accompagnato da strumenti musicali. Non è chiaramente individuabile la differenza tra il primo e secondo termine. La 70 lo traduce con psalmos: sulla base di un uso accadico della radice zmr si può congetturare che il secondo termine ponga l'accento sull'accompagnamento musicale, mentre il primo alluda prevalentemente all'interpretazione vocale, o forse sono semplicemente interscambiabili. Un altro termine che ricorre 13 volte è maskil. Basandosi sulla radice skl alcuni traducono con tanto artistico o canto didascalico. Più probabile del ritrovarsi di fronte ad un termine tecnico inerente la qualità del salmi in questione: tanto artisticamente concepito. Altri due termini rimangono oscuri nel loro significato e sono miktam (forse salmo espiatorio o salmo scritto), siggajon (lamentazione o supplica)

Termini tecnici musicali e melodici: binginot, strumento a corda.‘el hannehilot, con accompagnamento di flauto.

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‘al mahalat, con malinconia o danza cultuale.più importante è sela: ricorre 71 volte. La vulgata lo traduce con semper; e etimologicamente le ipotesi si moltiplicano: e l'elevazione della voce, da capo, inchino reverenziale, intervento corale.

Istruzioni per l'uso liturgico: lamnasseah, presente in 55 salmi: maestro del coro, colui che eccelle.

Nomi propri: Davide 73, Asaf 12, figli di Core 11, Salomone due, Eman Etan e Mosè uno. La preposizione “le”(di) ha ricevuto diverse interpretazioni: valore di dativo dalla 70, mentre la Vulgata ricorre un genitivo di paternità, ma più probabilmente la preposizione non si riferiva all'autore del salmi in questione bensì alla categoria di appartenenza o alla sua affiliazione a una determinata raccolta. Per gli altri nomi invece i salmi sono connessi con le corporazioni e i musicisti del secondo Tempio, autori, compilatori oppure supervisori del lavoro di composizione o di arrangiamento: i nomi sono ricordati tra i cantori del tempio e tra i leviti.

Excursus sulla musica Né le indicazioni nelle intestazioni riguardanti la melodia, né quelle riguardanti gli

strumenti sono sufficienti per farsi anche una lontana idea della musica salmica. Molto è immaginabile, molto poco dimostrabile

Di fatto sono nominati degli strumenti musicali: arpe, liuti, cimbali e trombe Riguardo alla configurazione dei testi si possono rilevare suoni dominanti, figure e

sequenze sonore particolari, solide strutture ritmiche: queste ci dicono e ci fanno intravedere una prassi ed un arte della salmodia molto antica, che, però, pare impossibile riportare alla luce.

I salmi di Davide: non compose tutti i salmi compresi sotto il suo nome, soprattutto per le allusioni a eventi storici o a concezioni teologiche sicuramente posteriore alla sua epoca. Ma non si può escludere a priori che gli abbia quantomeno patrocinato questo genere di attività.

Cinque gruppi sono contrassegnati tramite il titolo di Davide, raccolte di Davide (3-41; 51-72; 101-103; 108-110; 138-145), sono prevalentemente preghiere individuali di supplica e di domanda in situazione di angoscia, ma anche sottolineano l’ascolto della supplica e la liberazione dal bisogno.

I salmi di Asaf, 50 e 73-83 presentano uno spiccato interesse per la teologia della storia: riflettono sulla storia di Israele a partire dall’esodo, passando per l’esilio fino al giudizio escatologico.

I salmi di Core sono connotati dalla teologia di Sion, residenza regale e città del dio-re Yahwe: celebrano l’indistruttibilità di Sion e la sua funzione eterna di fonte della vita.

I nomi propri suggeriscono un breve excursus sulla paternità dei salmi: questione complessa e ancora aperta. Non si va oltre a supposizioni, ipotesi, deduzioni. Qualche punto significativo:

1. I salmi regali preesilici risalgono forse a cantori e poeti di corte2. In più della metà dei salmi c’è l’io parlante in prima persona. Non si può generalizzare

verso la definizione di questi salmi come espressioni di individui e nemmeno ritenere tutti questi salmi l’espressione di un io di fede, lirico, poetico. La maggior parte di essi è da ricondurre a singoli che hanno scritto o fatto scrivere le invocazioni da loro recitate, gridate o cantate in occasioni determinate. In seguito, queste preghiere venivano portate insieme ad un canto di grazie al santuario dove dichiarate come preghiera esaudita le deponevano come dono votivo nell’archivio del tempio. La preghiera sicuramente poteva subire rimaneggiamenti di vario genere ad opera degli scrivani: in alcuni casi anche rielaborati e messi insieme in modi diversi per diversi usi; qui gioca un suo ruolo l’io fittizio.

3. I testi di carattere sapienziale rimanderebbero come autore ad un maestro sapienziale, comunque non precisato

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4. Temi e atti sacerdotali trovano nel salterio relativamente poco posto. Testi liturgici sono presenti, ma in secondo ordine. I teologi di provenienza sacerdotale sembrano dunque aver concorso soltanto indirettamente alla sua redazione

5. Dunque un gran numero di redattori, compilatori, editori e recitatori hanno messo mano alla realizzazione di questi testi

In alcune intestazioni si riportano le presunte circostanze storiche all'origine di questi salmi (salmo 3,51, 57) sono aggiunte posteriori opera di esegeti giudei postesilici, che intendevano così contribuire alla loro comprensione.

Che valore hanno le intestazioni per la comprensione dei salmi. In origine i salmi erano privi di intestazione, la quale è risultato di iniziative

individuali di qualche compilatore. Possono aiutare il lettore a collocarsi nella storia della trasmissione e della raccolta del salmo.

Forse il ricorso ai nomi propri corrisponde ad un processo di reinterpretazione storica dei Salmi all’interno della comunità giudaica, fornendo così una chiave ermeneutica.

Servono per determinare raccolte diverse.

Raccolte e formazione del salterioIl salterio non è l’opera di un solo autore né è il risultato di un’unica compilazione; è una

raccolta di raccolte. Impossibile ricostruire gli stadi di formazione del salterio: un lungo processo iniziato con

il culto sinagogale intorno al 200 a.c.Argomento interessante è l’annotazione di 72,20: 20 Qui finiscono le preghiere di Davide,

figlio di Iesse.L’editore o non conosceva altri salmi di Davide o qui finiva una raccolta. Infine le

attribuzioni delle intestazioni possono corrispondere a raccolte minori.Gruppi di salmi: 3-41, sono attribuiti a Davide; 42-83 è una raccolta elohista; 84-89

attribuito a diversi cantori del tempio. Poi si possono forse distinguere altre piccole raccolte: 90-107, salmi di intronizzazione e di ringraziamento; 108-110, di Davide, conclusione in alleluia; 120-134, canti di pellegrinaggio o salmi delle salite; 138-145, di Davide, conclusione in alleluia.

Probabilmente il salterio si è formato come progressiva aggiunta di raccolte intorno al blocco forse più antico di 3-41.

Man mano che il salterio si imponeva nell’uso sinagogale, prese ad essere suddiviso in 5 libri (1-41; 42-72; 73-89; 90-106; 107-150), conclusi da dossologie: non si tratta comunque di una suddivisione per generi letterari, i quali sono distribuiti in tutti e cinque i libri.

Datazione del salterioDei salmi individuali non è possibile conoscere neppure la data approssimativa di

composizioni.Alcuni ritengono che la maggior parte dei salmi sia composta nel periodo dei Maccabei,

altri pensano alla monarchia: nessuno è arrivato a risultati soddisfacenti. Alcuni salmi rivelano la loro natura di opere letterariamente riformulate, sia come

risultato dell’unione di parti già esistenti sia come segmenti di salmi reinterpretati alla luce di un nuovo contesto storico.

Ora si tende sempre più a una datazione tra il 200 e il 150 a.C. Per i motivi addotti per questa datazione si può consultare il Lorenzin alle pagg 24-25,dove viene messo in evidenza soprattutto il collegamento con i tardivi testi sapienziali.

Generi letterari

L'opera di Hermann GunkelFino alla comparsa di questo esegeta tedesco il panorama della ricerca offriva tre vie

d'accesso alla salmodia biblica: letteraria, storica e psicologica. I Salmi erano stati considerati giustamente come straordinaria manifestazione dell'arte let-

teraria. 17

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L'interesse si era poi incentrato sul tentativo di determinare la situazione storica dell'autore (o degli autori) dei poemi biblici e gli eventuali accadimenti storici ad essi soggiacenti.

In terzo luogo aveva acquistato una posizione di primo piano la preoccupazione per i sentimenti intimi dei salmisti e per le condizioni religiose in cui vissero.

Con Gunkel si arrivò ad affrontare il salmo a partire dal genere. Secondo Gunkel un genere è un paradigma o uno schema costituito da elementi formali e connesso a una situazione culturale determinata.

La ricerca posterioreMolti si cimentarono dunque nella individuazione dei vari generi rintracciabili nel libro dei

salmi. È opportuno passare in rassegna i principali specialisti in materia. Mowinckel, ad esempio, suddivide i salmi nei seguenti generi o categorie: inni, salmi d'intronizzazione di Jahvé, lamentazioni nazionali - con la variante della

lamentazione nazionale espressa in prima persona -, lamentazione individuale, azione di grazie pubblica, azione di grazie per sonale, benedizioni e maledizioni, salmi profetici, tipi misti.

Weiser, tra gli altri, si attiene allo schema: inni, lamentazioni, azioni di grazie, poemi sapienziali e didascalici. Tuttavia aggiunge

«benedizioni e maledizioni», precisando che non compaiono nei salmi come «tipo» indipen-dente, bensì in differenti contesti e in tipi diversi di salmi.

Kraus, parla di canto di lode (che coincide sostanzialmente con l'inno gunkeliano), lamentazione, azione di grazie e manifestazione di fiducia individuali, lamentazione, azione di grazie e manifestazione di fiducia nazionali, salmi regali, canti di Sion, salmi storici , poemi sapienziali, liturgie.

Ravasi propone di suddividere i salmi nella famiglia innica (inni alla creazione, inni a Sion, inni alla regalità di Jahvé), nella famiglia delle suppliche (suppliche personali e suppliche comunitarie), nella famiglia della fiducia e della gratitudine (salmi di fiducia, salmi di azione di grazie), nella famiglia dei salmi regali, nella famiglia liturgica (salmi d'ingresso, salmi-re-quisitoria, salmi di pellegrinaggio), nella famiglia sapienziale (salmi sapienziali, salmi alfabetici) e nella famiglia storica.

Descrizione dei generi letterari1. Supplichea) La supplica individualeQuesto tipo esprime la necessità dell'aiuto divino percepita da una persona vittima di

disgrazia o di grave infermità. L’orante si trova in una situazione che non gli permette di vedere la bontà e la bellezza della vita, e la sua esistenza è minacciata dal male e dal dolore subito. Il dolore fa nascere spesso la domanda sulla vita e sul suo senso: il dolore può far perdere la speranza in quella vita buona che tante volte Dio aveva promesso al suo popolo Israele.

Elementi formali tipici di questo genere, con la precisazione che non sempre compaiono tutti e in questo preciso ordine; alcuni, poi, sono più elaborati di altri:

1. Invocazione del nome divino, cui può accompagnarsi una richiesta d'aiuto, quasi sempre all'imperativo, o un'espressione di fiducia con la quale l'orante dichiara ciò che Jahvé rappresenta per lui. È un aperire al dialogo con Dio. (6,2; 2.6,1 s.; 28,1 s.; 31,2-5; 54,3 s.; 83,2; 88,2 s.; 102,2 s.)

2. La supplica si amplia nella descrizione della sofferenza, accompagnata da rimproveri rivolti a Dio («perché?»,- «fino a quando?»). (22,2 s.7 s. 13-19; 35,7.11-16.20 s.; 38,3-51.11-13.18.20 s.; 69,3-5.8-13; 102,4-12.)

3. L'orante, mediante la confessione dei peccati o l'affermazione della propria innocenza, intende passare in rassegna la propria vita passata. Questo elemento è così importante che in certi casi occupa un intero salmo (ad es. 26 e 51). Si vedano 7,4-6; 26,4 s.; 38,19; 51, 5-7.

4. Il salmista moltiplica le espressioni di fiducia in lui. Come per l'elemento precedente, anche questo può costituire un salmo intero (ad es. 4; 11; 16; 23; 62; 131 )

5. La richiesta d'aiuto rivolta a Jahvé costituisce l'elemento centrale della supplica, insieme all'imprecazione contro i nemici. In realtà il resto delle forme e dei motivi del salmo sono orientati a questa richiesta.

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6.L'imprecazione contro i nemici costituisce, insieme all'elemento precedente, del quale rappresenta la controparte negativa, l'autentico nucleo di questo genere di salmi. È difficile trovare un esempio che ne sia privo. Si possono vedere 5,11; 35,4-8.25 s.; 69,23-29; 109,6-20.

7. La certezza della risposta divina sembra fondarsi su un precedente oracolo favorevole o di salvezza (cfr. 12,6; 35,3; 91,3-13). Sebbene questa forma oracolare sia molto rara nell'Antico Testamento, alcuni l'hanno individuata nei profeti, in particolare nel Deutero-Isaia. Si vedano 6,9 s.; 31,6; 140,13; 142,6.

La sezione finale della supplica può presentare i seguenti elementi: 8. La fiducia del fedele nell'aiuto di Jahvé si manifesta, tra l'altro, nella promessa di voto e

in una azione di grazie anticipata. Si vedano 7,18; 22,23-27; 56,13; 69, 31 s.; 109,30. Elementi innici e benedizioni possono rappresentare la conclusione del salmo. 5,5- 7;

31,20-25; 59,6a; 69,33-37.Gli studiosi moderni, concordano nell'affermare che questo tipo di poemi costituiva una

risposta a pericoli gravi che minacciavano il benessere e persino la vita della gente. Mowinckel considerava queste preghiere come salmi recitati da una persona affetta da

qualche infermità fisica o psicologica o da entrambe. Le suppliche individuali sarebbero quindi appartenute a un rituale sollecitato dalle vittime di questi mali, celebrato nel tempio e presieduto da un sacerdote esperto. Questa tesi gode dell'assenso della maggior parte degli specialisti.

H. Schmidt proponeva la tesi secondo la quale nel Salterio sono descritte preghiere in cui si sollecita il ristabilimento della salute (ad es. 6; 13;) e preghiere nelle quali si chiede aiuto a Jahvè in occasione di un processo. Altri insistettero sugli aspetti giudiziari. Prendendo come punto di partenza alcuni studi dedicati al diritto d'asilo nel santuario, Delekat è dell'opinione che nel Salterio vi siano sufficienti allusioni a persone perseguitate che cercavano rifugio nei templi, dando per scontato che molte suppliche sarebbero state iscrizioni incise sulle mura del santuario, nelle quali il rifugiato raccontava la propria vicenda.

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b) La supplica comunitariaL’aspetto fondamentale consiste nella categoria e nelle dimensioni della situazione vitale

della supplica comunitaria: guerre con tutte le loro conseguenze, annientamento di grandi masse, deportazioni, fame, peste, siccità, ecc. Si possono considerare suppliche comunitarie i salmi 44; 74; 79; 80; 89 e parti di 60; 85.

Il contesto liturgico era rappresentato principalmente dal digiuno, che era proclamato in anticipo. I partecipanti si strappavano le vesti, si battevano il petto, si vestivano di sacco, si radevano il capo, si cospargevano di cenere e adottavano altre manifestazioni di dolore o di costernazione, rappresentative della miseria in cui era precipitato il popolo. Senz'altro era prevista l'esecuzione di sacrifici.

La supplica vera e propria era cantata da cori, dai sacerdoti o da tutta l'assemblea, nel quadro di una cerimonia del cui sviluppo non si conosce nulla. È poi da segnalare la possibilità che alcune suppliche formulate alla prima persona singolare («io») fossero utilizzate in servizi comunitari, senza che avessero propriamente in essi il proprio contesto vitale.

2. Azioni di grazie

È il genere letterario che esprime il riconoscimento dei doni di Dio accolti nella propria esistenza. È il genere di chi vede la sua vita in modo buono e bello.

a) L'azione di grazie individualeFormulazione della struttura formale di questo tipo di salmo:1. Invito a cantare Jahvé, a lodarlo o a rendergli grazie (ad es. Sal 30,2-5; 34,4; 107,1;

118,1-4). Risulta chiara l'analogia con l'inizio dell’inno.2. Racconto della passata disgrazia e della successiva salvezza, rivolto alla comunità

cultuale (ad es. 18,5-20; 30,9-12; 3 2,3-4; 40,20-4; 116,3-4).3. Lode a Jahvé, con riconoscimento della sua azione liberatoria (ad es. 18,47-49; 30,2-4;

40,6; 118,28).4. Formula di offertorio (annuncio del sacrifìcio: 66,13-15; 138,2).5. Sollecitazione di benedizioni sui partecipanti alla cerimonia (ad es.118,26).6. Elementi innici (lodi di carattere generale a Jahvé: 30,5-6; 138,8).

Questo schema formale - sul quale conviene, nei suoi tratti generali, la maggioranza dei criticiIndubbiamente risulta chiaro il rapporto tra l'azione di grazie e l'inno. Tale rapporto è

probabilmente dovuto al fatto che i due generi furono reciprocamente scambiati nel quadro delle liturgie israelitiche. Consideriamo azioni di grazie i salmi 30; 32; 41; 118; 138;

Il Salmo 306 come azione di grazieIn generale c’è un accumulo di termini antitetici; discesa agli inferi, tomba collera pianto,

sera, veste di sacco, lamento esprimono il momento della prova. La salvezza invece è una risalita dagli inferi, all’alba, con grida di gioia e danze.

Le metafore sono così indeterminate e aperte che si possono adattare a molte situazioni2-4: Si apre come un canto di lode che nasce da una liberazione ricevuta dopo lunga

prigionia. Si tratta di un essere tirato su come un secchio da un pozzo (deli) I nemici che esultano sono coloro che deridono la sua situazione e ne sono contenti, perché

se uno sta male vuol dire che ha peccato, è Dio che pone in essere la sua giusta retribuzioneTi esalto: innalzare il nome, riconoscere l’assoluta sovranità ed efficacia dell’agire divino.

Dio lo ha sollevato perché lui sollevi lo sguardo per ringraziare il suo Dio. Formula che deriva forse dalle preghiere offertoriali che accompagnavano i sacrifici di animali (116,17).

In questa prima parte possiamo anche rileggere quel movimento discensionale e ascensionale dell’uomo salvato da Dio, movimento vissuto anche nell’evento pasquale di Gesù Cristo, nella sua kenosi e nella sua glorificazione.

6 Salmo 30: verso una lode per sempre. Trabacchin G., Parole di vita 2 (2005) 32-39

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V3: L’orante ha gridato: è il grido di diverse figure bibliche, dai profeti ai poveri. Anche il sangue di Abele grida dal suolo e il suo grido giunge fino a Dio; il grido di Giobbe; il grido di Gesù sulla croce. Il grido è già invocazione anche se non codificata, non viene riportata nel salmo, ma c’è stata e Dio l’ha ascoltata.

Immediata la risposta di Dio che guarisce.Nel v4 c’è una risalire verticale, dallo sheol, dalla fossa, dal punto più lontano da Dio verso i

cieli. Probabilmente l’orante era in pericolo di vita: era già come morto, infatti dice di aver fatto l’esperienza di vivere di nuovo. La morte non corrisponde alla vita buona, perché è la fine della vita.

V5-6: Lo sguardo è su coloro che sono presenti alla preghiera, i pii (i fedeli, assidi, da hesed, fedeltà). Forse questi versetti sono relativi al tempo e all’occasione definita con la soprascritta.

Somiglianze con il salmo 6Il cuore di Dio: lento all’ira e ricco di amore, dove non esiste proporzione tra punizione e

perdono. Dura il tempo di una notte. Qui nasce anche il senso di sicurezza e di fiducia nella vita, proprio del fedele. Sentinella, quanto resta della notte? L’orante viene proiettato nella dimensione dell’attesa dell’intervento di Dio, un attesa che chiede fiducia, speranza, vigilanza.

Vedi il Deuteronomio che ricorda le stesse caratteristiche di Dio.

V7-8: Tanta sicurezza può essere ingannevole: una stabilità pretesa e posseduta che non si addice all’uomo saggio e credente. Un’autosufficienza ingannevole, propria del peccato originale. Il monte sicuro (qui non è il Monte Sion, ma il mio monte) rischia di non farci più vedere Dio perché non ne abbiamo più bisogno, siamo così sicuri…

L’orante passa dalla certezza un po’ presuntuosa alla paura, perché nasconde il suo volto.

V9-10: Una specie di ricatto amabile: l’amore e la sua forza diventa l’arma che ha in mano l’orante per costringere Dio a rivelare il suo amore

Un dialogo coraggioso e quasi sfrontato con Dio; è la libertà che si può prendere l’uomo credente, veramente credente (Abramo, Mosè e gli amici di Dio; anche Giobbe)

La polvere: l’uomo è creato con la polvere della terra; richiamo al destino dell’uomo nella morte, ritornare ad essere polvere

V12: punto di arrivo. La scoperta che se Dio ogni mattina torna a volgere su di noi il suo sguardo è per trasformare il nostro lutto in gioia. Questo gesto di Dio è il nostro abito di gioia.

Qui scatta la lode senza fineDire grazie: yadah, significa anche professare, raccontare, commemorare. Molti salmi di

ringraziamento erano forse scritti per accompagnare sacrifici di ringraziamento: todah offerte al tempio di Gerusalemme.

Secondo alcuni studiosi l’eucaristia andrebbe interpretata proprio come una todah, dove effettivamente si è invitati a fare memoria per rendere grazie (preghiere eucaristiche), in particolare per la salvezza operata da Dio in Gesù Cristo.

b) L'azione di grazie comunitariaL'azione di grazie comunitaria è paragonabile in tutto a quella individuale, ad eccezione

delle dimensioni dell'evento interpretato come salvifico. L'esistenza di questo tipo di salmi è stata dibattuta appassionatamente senza che, a tutt'oggi, si sia pervenuti a un accordo su quali e quanti casi meritino tale definizione. Non si può tuttavia dimenticare che, come vi erano in Israele giorni di digiuno pubblico accompagnati da liturgie lamentatorie, così dovettero esservi celebrazioni pubbliche di ringraziamento. Azioni di grazie comunitarie possono essere i salmi 66, 67 e 129.

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