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La fede dei socialisti religiosi Ragaz Prima parte sul socialismo religioso Ci è venuto estremamente chiaro che non è l’uomo che sottoscrive formule di fede che corrisponde all’ideale del discepolo di Gesù, ma l’uomo che attacca la necessità e la miseria, lotta per la giustizia sociale e nella fede rimuove le montagne del male. 1. Ragaz Weltreich, vol. 1, p. 184 Nato il 28 luglio 1868 in Tamins, studio della teologia a Basilea, a Jena, a Berlino; nel 1889 parroco di montagna a Flerden,nel 1892 insegnante di religione e nel 1984 parroco di Chur; nel 1904 parroco della cattedrale di Basilea; nel 1906 con la conferenza “il Vangelo e l’attuale lotta sociale” tenuta in occasione della festa della società dei predicatori svizzeri, promosse la fondazione del movimento religioso- sociale. Nel 1907 viaggio negli Usa, conferenza al Congresso mondiale per il libero cristianesimo a Boston, nel 1908 professore di teologia sistematica e pratica a Zurigo, nel 1914 viaggio in Inghilterra; nel 1921 ritiro dall’insegnamento; dal 1921 presidente del Settlement del gardenhof (scuola popolare dei lavoratori); viaggi in Olanda. Germania, Scandinavia e Cecoslovacchia in qualità di Presidente della lega internazionale dei socialisti religiosi; morto il 6 dicembre 1945. Ragaz e il Regno di Dio Ragaz che aveva sofferto a causa di una religione senza legame alla realtà, vedeva con grande interesse nel socialismo un movimento, in cui ,come egli credeva, si manifestava la realtà del Regno di Dio. La questione sociale non era una verità fondamentale del Regno di Dio? La socialdemocrazia nelle sue

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La fede dei socialisti religiosiRagaz

Prima parte sul socialismo religioso

Ci è venuto estremamente chiaro che non è l’uomo che sottoscrive formule di fede che corrisponde all’ideale del discepolo di Gesù, ma l’uomo che attacca la necessità e la miseria, lotta per la giustizia sociale e nella fede rimuove le montagne del male.

1. Ragaz Weltreich, vol. 1, p. 184

 

Nato il 28 luglio 1868 in Tamins, studio della teologia a Basilea, a Jena, a Berlino; nel 1889 parroco di montagna a Flerden,nel 1892 insegnante di religione e nel 1984 parroco di Chur; nel 1904 parroco della cattedrale di Basilea; nel 1906 con la conferenza “il Vangelo e l’attuale lotta sociale” tenuta in occasione della festa della società dei predicatori svizzeri, promosse la fondazione del movimento religioso- sociale. Nel 1907 viaggio negli Usa, conferenza al Congresso mondiale per il libero cristianesimo a Boston, nel 1908 professore di teologia sistematica e pratica a Zurigo, nel 1914 viaggio in Inghilterra; nel 1921 ritiro dall’insegnamento; dal 1921 presidente del Settlement del gardenhof (scuola popolare dei lavoratori); viaggi in Olanda. Germania, Scandinavia e Cecoslovacchia in qualità di Presidente della lega internazionale dei socialisti religiosi; morto il 6 dicembre 1945.

Ragaz e il Regno di Dio

Ragaz che aveva sofferto a causa di una religione senza legame alla realtà, vedeva con grande interesse nel socialismo un movimento, in cui ,come egli credeva, si manifestava la realtà del Regno di Dio. La questione sociale non era una verità fondamentale  del Regno di Dio? La socialdemocrazia nelle sue richieste non riprendeva delle richieste fondamentali dell’annuncio messianico? Non si rivolgeva essa, come l’annuncio messianico, ai poveri e ai diseredati? Perciò si apprenda dai socialdemocratici con quanta forza e quanta santa passione si debba annunziare accanto a un cielo nuovo una terra nuova. “E come la socialdemocrazia, anche la chiesa come il socialismo doveva intraprendere la lotta per contrastare il capitalismo, il militarismo, l’egoismo, la fede nella violenza e tutto l’ateismo sociale del nostro mondo. Questioni come disoccupazione, insufficienza di alloggio, lavoro e riposo, guadagno e profitto, tutto il problema sociale, devono essere affrontate dai suoi dirigenti, nelle chiese, scuole, giornali come parte del problema religioso. Essa deve distinguersi nello zelo per la Giustizia di Dio su una nuova terra”.

Il socialismo attirò l’attenzione di Ragaz sulle questioni sociali e l’incidenza nella realtà. Egli così lo può definire come “Giovanni il Battista” che precedette il Cristo. Tuttavia benché stimi tanto il socialismo e lo comprenda nel suo profondo, Ragaz non dimentica che il socialismo è soltanto un mutamento sociale. L’annuncio del Regno di Dio è invece più del socialismo. Anche un nuovo

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ordinamento sociale non porta via dal mondo il caso, la morte, la malattia, la colpa, il peccato. Tutte queste questioni sono senza risposta nel socialismo. Quale funzione spetta al socialismo all’interno dell’annunzio del Regno di Dio? Esso è prefigurazione del regno veniente. E’ l’indirizzo verso il più grande che in esso risplende, anche attraverso le sue manchevolezze e i suoi errori. E’ messaggero dell’avvento di un movimento di portata maggiore che si prepara a venire nel mondo. Questo è più grande del socialismo “ma porta sulle sue onde anche la vittoria del socialismo”. Perciò la lotta per il socialismo è lotta anticipatoria per il regno vivente”

 

Introduzione

La valorizzazione  odierna dei socialisti religiosi

L’eredità dei socialisti religiosi è nuovamente entrata far arte della discussione teologica in base a motivi fondati. A tratti, ci si rende conto che delle questioni che attualmente si impongono all’attenzione generale, sono state già una volta, almeno in forma simile, all’ordine del giorno di un piccolo gruppo all’interno della Chiesa. Si crede di intravvedere dei precursori, benché non si lasciano ancora intravvedere punti di aggancio e di continuazione. Questo dipende certamente dal fatto che l’eredità dei socialisti religiosi, per decenni, era pressoché scomparsa sia nella Chiesa che nella teologia.

Quel che la storia ecclesiastica tramanda, è riassunto in una brevità laconica e ha pochissimi valore informativo. Anche lì dove vengono riportate informazioni più estese su questa tendenza teologica, il suo intento resta estremamente vago. E anche quando singoli autori si sono accuratamente ed estesamente si sono occupati della biografia e della teologia di singoli socialisti religiosi, le ricerche sono guidate solo dall’interesse storico. Stimoli oppure chiarificazioni di problemi non vengono più attesi, finora, da una tale teologia. Sembra che il suo intento e la sua opera non ispirino più nessuno, il suo pensiero non dia alcun apporto ai nostri problemi. Sembra che il tempo l’abbia da molto superata, senza che essa abbia lasciato tracce durature.

Anzi si era detto dappertutto nei circoli ecclesiastici e teologici “che qui non c’era più niente da “prendere”. E dato che si pretendeva che non c’era più niente da “prendere”, non si faceva nemmeno lo sforzo di una ricerca approfondita.

Gli eventi storici esteriori, come il Nazismo, la guerra e la restaurazione ecclesiastica del dopoguerra favorirono la dimenticanza in modo eminente.

 

Tre tipi di repressione

Ma non ci sarebbe stato affatto bisogno di questi avvenimenti storici per strappare dalla memoria il ricordo dell’intento dei socialisti religiosi, durante la Repubblica di Weimer. Poiché fin dall’inizio della loro attività, essi si trovarono di fronte a una opposizione massiccia. Chi volesse scrivere la storia del socialismo religioso si imbatterebbe primariamente in quella della sua repressione. Se si osserva più da vicino, si riscontra nella estesa e molteplice vita della chiesa e della teologia dei primi decenni di questo secolo un raro e strano accordo nel comune rifiuto del socialismo religioso. Quasi tutti avrebbero potuto sottoscrivere quel che il residente dei positivi formulava in questi termini nel Sinodo regionale del Baden, Bender 1930: “Lasciate in pace la nostra chiesa col vostro socialismo religioso”. Questo atteggiamento o ,meglio, questo emozionalità fu in grado di unire le

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più diverse contro quel gruppo nella chiesa che essi, tutti insieme, sentivano come nemico comune. L’articolazione teologica del rifiuto che, nella sua differenziazione lascia riconoscere le singole posizioni, non riesce a nascondere che sotto vi è un interesse più profondo che unisce tutti.

La Chiesa ufficiale  giudicava più o meno così come si può leggere nell’”Annuale ecclesiastico” del 1935: “ Di fronte a questo illusionismo, noi abbiamo meno fiducia in esso del loro portatori: Concessioni alle realtà temporali (i cosiddetti ordini economici) non hanno mai guidato e dato impulso al cammino della fede”. Si rimprovera ai socialisti religiosi di idealizzare il proletariato e di essere i fautori dell’utopismo che si aspettava dal campo del sentimento proletario, che sprizzava di odio verso tutti i “possidenti”, che coltivava sistematicamente invidia e astio, sarebbe cresciuta una morale nobile, pura e più nobile. Come argomento decisivo si adduceva che Cristo non aveva predicato la lotta di classe. Così il giudizio della Chiesa è sicuro: “Come è ed opera, l’associazione dei socialisti religiosi è una truppa ausiliaria per Marx e Bebel, ma non per la fede in Dio”.

Inoltre si credeva di aver scoperto che i socialisti religiosi immedesimavano assolutamente il nuovo sistema economico socialista con il Regno di Dio. Questa favola convenuta si rivelò estremamente efficace. Essa furia di essere ripetuta, passò da una non verità al rango di una convinzione profondamente radicata, superando in ciò la stessa dialettica hegeliana.

Questo comportamento, benché voglia passare per teologico, certamente non si può spiegare dalla sola teologia. Se lo si vuole veramente comprendere, bisogna cercare gli interessi profondi che si nascondono dietro l’argomentazione teologica.

Bisogna, allora, rappresentarsi  la situazione della Chiesa e, in modo particolare dei parroci, che K.W. Dahm caratterizza circa in questa maniera: “ nella chiesa dominava in generale una mentalità di crisi. Essa proveniva dalla perdita di stabilità di istruzioni precedentemente solide. Così era estremamente cresciuta l’insicurezza della posizione dei parroci. Vi si aggiungeva, inoltre, la “terribile serietà dei fatti” costituita dai piani anticlericali di alcuni socialdemocratici, dalla “caccia ai preti” della stampa di sinistra e dall’associazione di liberi pensatori, dalla fame, e a tratti dalla miseria causata dal congelamento del sostentamento dei parroci,  e infine, in alcuni posti, da espulsioni e maltrattamenti. Tutte queste manifestazioni, causate dal cambiamento sociale, formarono la mentalità di crisi con tutti i suoi specifici interessi ed effetti.  Essa di manifestò allora in manifestazioni ed opinioni che non potevano corrispondere  alla nuova realtà democratica e repubblicana. Così la Chiesa, in generale, rimase come era stata in precedenza, di tendenze conservatrice e monarchiche.L’80% dei parroci si identificava coi partiti nazional-tedeschi, conservatori che miravano a liquidare la Repubblica. Così la massa dei foglietti parrocchiali, ecclesiastici propagandò una politica conservatrice, borghese, per lo più tedesco-nazionale. Era di moda essere antidemocratico, antifascista e naturalmente anche antisocialista. Questo significò concretamente negli insegnamenti che si trassero dalla prima guerra mondiale, che i responsabili delle chiese e la molteplicità dei membri della comunità non condannarono lo spirito della guerra, lo sciovinismo e il militarismo. Piuttosto fu condannato “l’inconvertito popolo tedesco” per la sua mancanza di resistenza, per la sua infedeltà agli Hohenzollern e per la sua condiscendenza alle idee democratiche e socialiste. La leggenda della pugnalata, secondo la quale l’armata invitta sarebbe  stata vittima di estremisti di sinistra venne, perciò divulgata con un zelo particolare e accettata credulonamente nei circoli ecclesiastici.

Appare quindi chiaro che le chiese, che sentivano minacciata i loro interessi dal nuovo stato, dissero che le loro emozioni contro i partiti socialisti che apparivano loro come segnati dal “marchio di Caino della rivoluzione di novembre”. Nel condannare i partiti socialisti come “malfattori di novembre”, la loro identificazione si aggrappava a immagini e fatti dell’ordine vecchio, sepolto.

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Con un simile stato di cose, come si poteva permettere l’annuncio e l’opera  di un gruppo che si votava verso il nuovo, criticava vivacemente e combatteva i modelli coi quali ci si identificava? Non dovevano le Chiese reagire con il rifiuto, la malcelata ostilità che esse allora mostrarono così abbondantemente? Il pregiudizio nei riguardi dei socialisti religiosi, come si rivelò costantemente nello sleale maneggio per la rioccupazione delle parrocchie che divenivano spontaneamente religioso-socialiste, negli intrighi all’interno delle direzioni della Chiesa per impedire ai socialisti religiosi di inviare nei diversi collegi il numero di rappresentati che loro spettava in base al risultato delle elezioni ecclesiastiche e infine la persecuzione e punizione unilaterale dell’attività politica svolta dai pastori religiosi socialisti, veniva motivata teologicamente, scaturiva però senza dubbio da un interesse social politico reazionario.

Benché nella odierna communis opinio, il socialismo religioso goda di altissima come font di teologia dialettica, proprio i teologi dialettici non trassero il minimo profitto dalla sua quasi totale repressione.  Essi tramandarono  per lo più le formulazioni che hanno impedito una recezione libera dai pregiudizi sul socialismo religioso negli ultimi decenni.  E si servì dei loro slogan quando si volle motivare perché nella discussione teologica si credette di poter lasciare cadere a sinistra il socialismo religioso.

A questo punto non possiamo aprire una discussione di principio, piuttosto verranno esaminate, a mo’ di esempio, alcune posizioni di rifiuto che hanno determinato la discussione circa il socialismo religioso e la sua repressione. Kark Bart in un confronto con Paul Tillich definisce questo modo di far teologia sedizioso. Egli nel giudizio delle realtà mondane, non si sente separato da Tillich da questo o da quello, ma proprio nel centro, nel giudizio della questione-Dio. Così egli rimprovera a Tillich che al suo Dio manca il propriamente divino, vale a dire la caratterizzazione come agire libero, personale, con un chiaro carattere pneumatico  tramite il quale viene sottratto ad ogni diretto approccio intellettualistico che vuol fare i conti con lui. Chi osa parlare di Dio . – dichiara Barth a Tillich – deve tenere presente che egli parla di qualcosa di cui egli non piuò disporre di naturale con lampante naturalezza, ora in una maniera ora in un’altra, solo perché ne ha possibilità logiche. Per questo motivo la teologia di Tillich sfocerebbe in una generalizzazione colpevole. “Questo sostenere fra Dio, il Tutto e Ognuno, fra Cielo e Terra, questo generale e ampio rullo compressore della Fede e della rivelazione che io nel leggere il Tutto e il Niente di Tillich, non mi posso trattenere non mi osso vedere avanzare pianificando case, uomini e animali, come se d’altronde non fosse naturale che dappertutto fossero regni, giustizia e grazia, Tutto, semplicemente  Tutto è immerso nella contesa della Pace del “paradosso positivo” che è così è a portata di mano nonostante la sua “invisibilità” in realtà non è più un paradosso, questo non ha più alcun affinità col Dio di Lutero e di Kierkegard, mentre ne ha con Scheileirmaker e Hegel”.

Fermandosi ai termini –chiave , Bart si scaglia contro Tillich per la sua leggerezza nel far teologia: “Vorrei chiedere al mio riverito interlocutore come si può giungere a parlare di realtà come “situazione di spirito teonoma”, “atteggiamento profetico”, “agire conscio del kairos” e simili…, iniziare le proprie rappresentazioni teologiche così come se niente fosse, come se ciò, vale a dire il superamento della situazione di lontananza da Dio da parte dell’uomo, si comprendesse da se stesso? Dove finisce la paradossalità  del “Paradosso positivo”, quando si può introdurre questa grandezza, come data, al posto decisivo e – su questo fondamento così posto – lanciare verso le nuvole, per amore del cielo ora non più dialetticamente spezzato, ma come sommamente ininterrotto, rettilineo e sicuro l’edificio della vera gnosi?”. La rivelazione, invece, non sarebbe secondo Barth un dato, bensì un avvenimento iniziato solamente da Dio, un avvenimento tra Persona e persona e un dono nel senso più rigoroso del termine. Si dà verità teologica solo in relazione inscindibile alla Chiesa, al Canone e allo Spirito Santo. E proprio in questo punto Tillich si troverebbe su una falsa strada, in quanto egli pone dommaticamente un primo principio “per la cui comprensione la Chiesa e lo Spirito Santo, la Scrittura e Cristo sono fondamentalmente

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superflui (al più vengono considerati successivamente come simboli di ciò che esiste senza di essi) e nel cui sviluppo , poi, secondo famosissimi esempi, Tutto si svolge da se stesso, basta poter pensare abbastanza logicamente per ritrovarsi nelle molteplici disposizioni dello scopritore”.

Il confronto termina con un rifiuto enfatico : Barth non vuole avere niente a che fare con la teologia di Tillich, “ una teologia della costruzione della torre di Babele”. “quel che noi non volevamo, era proprio una teologia senza presupposti, della quale ognuno pensa e parla come il suo spirito gli ispira, seguendo una spontaneità e una inventiva libera, beata, protestante, quand’ache ciò si verifichi sotto l’etichetta “teonomia”.

Partendo dalla medesima considerazione dell’Assolutezza di Dio, anche Friedrich Gogarten dichiara di essere contrario al socialismo religioso.

Nel 1919, dopo una relazione di Wilhem Schaefe sull’incontro di Waterburg, in cui Gogarten aveva tenuto la relazione “la crisi della cultura”, Emil Fuchs pubblicò una replica. In essa completando, rispettivamente contraddicendo Gogarten, chiedeva di formare un Cristianesimo che affrontasse il suo impegno mondano e potesse essere, al tempo stesso, una forza per il lavoratore, il socialista.

Gogarten replicò di nuovo, pubblicamente, a questa richiesta. Egli rimproverava a Fuchs di vedere solo  una parte, un lato dell’indigenza. Questo sarebbe proprio il modo di conciliatori che credono che si possa cambiare questo o quello.

Ma dove gli uomini credono di poter cambiare in qualche modo, lì la vera indigenza non è stata ancora vista anzi non è ancora presentita. “Li non si sa ancora niente dell’inguaribile bisogno dell’Assoluto”. Questo bisogna resta, nonostante tutti gli sforzi possibili degli uomini. Esso rode il tutto e il singolo e rende dubbiosi tutti i beni. Ma lo si vede e rende proprio solo con quell’ascolto e quella visita che ascolta e vede l’Assoluto.

Colui che ascolta e vede l’Assoluto, si imbatte sub specie aeterni nella estrema oppressione, nel più acuto contrasto con l’eterno, nel più decisivo, o – o, o noi o l’eternità. Colui che crede, sia pure solamente per rendere possibile una considerazione oggettiva, culturale e storica che qui sia osto un tanto-quanto,  vale a dire un incontro ordinato e tranquillo di ciò che noi siamo e di ciò che è l’eternità, oppure il racchiudimento dell’eternità

Il rapporto della iniziale della iniziale azione di Dio con la sua apparizione culturale di ogni volta non è quello dell’ineliminabile contrasto della sua forma visibile. Perciò non si può mai vincere il cristianesimo a favore dei propri contemporanei, adattando la sua forma esteriore alle esigenze del tempo. Così Gogarten conclude reguardendo Fuchs: “ Chi tocca questo punto vuol fare da mediatore fra l’eternità e il tempo e brancola, mentre con le mani più pure e la migliore volontà, solo e sempre nel tempo”.

Lo spavento per la “sintesi”, che come abbiamo visto Gogarten respingeva, faceva allontanare anche Gunther Dehn da quelle tendenze cui egli aveva inizialmente dato l’avvio. Cristianesimo e socialismo non potevano in alcun modo essere uniti. Colui che lo tentava si avvia ad una strada di un ibrido auto-potenziamento. Cosi Dehn scoprì del titanesimo nell posizioni di C. Blumhardt  e del secolarismo e false tendenze dell’autonomia dei suoi successori. Egli li credette impegnati in uno sforzo meramente umano, presuntuoso, verso l’autoliberazione ed ebbre timore che questa via della sintesi opprimesse Dio.

Poiché tutto il socialismo gli appare sempre più dal punto  di vista dell’”autonomia”, dell’”autoliberazione”, dell’”autodivinizzazione”. I cristiani che lo sostengono possono essere

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soltanto ad uno stato larvale la comprensione dell’essenza e del compito della Chiesa. Essi finiscono nel secolarismo e vi perdono la sostanza cristiana. Non è affatto un miracolo se perdono la passione religiosa.

L’emozionalità, priva di fondamento storico, contro la tradizione di pensiero neoprotestantica, la non meno astorica separazione di eternità e forma culturale contemporanea che porta a una totale indifferenza verso i bisogni e le necessità epocali e, infine, la svalorizzazione della secolarità come storia di decadenza, tutto questo contribuisce a formare quella sindrome che noi nel passato ci siamo abituati  a chiamare “rinnovamento teologico”.  Quel che , però , ne è risultato di teologicamente nuovo, proprio nella sua totale negazione di tuta la realtà storicamente esistente, si rivelava come la sua affermazione. Inoltre con la sua valutazione della secolarità e dell’autonomia  come storia di decadenza e di rifiuto, si allinea con le posizioni del conservatorismo. E infine, la totalità dell’eternità che rende così indifferenti per i problemi dell’umanità non è lontana dalla totalità come fu evocata dal fascismo.

Così anche qui si può vedere che gli argomenti contro il socialismo religioso, benché pretendano di essere esclusivamente teologici, non si possono comprendere a partire soltanto dalla teologia.

E’ molto chiara la posizione politica che è a base dell’argomentazione teologica di Hermann Sasse. Nell’annale ecclesiastico del 1932 spiega che la sua pazienza  è stata calpestata fino al limite del sopportabile, poiché si permette ai socialisti religiosi di sostenere degli insegnamenti  che, confrontati con la confessione della Chiesa, sono chiaramente delle eresie. Sasse dà, poi, nome a queste eresie. Egli vede in esse il fanatismo della riforma, riconosce in loro la loro mistica, il loro distacco dalla Chiesa e il loro appello alla parola, indipendente dalla Scrittura e percepita internamente. Egli ritrova in essi il chiliasmo e la rivoluzione intrapresa da Dio . Ma non ne ha ancora abbastanza. I socialisti religiosi sono anche infetti dall’ottimismo etico dell’Illuminismo  e dalla teoria della religione del secolo XIX. Tuttavia non si riscontra presso di essi la dottrina protestante della giustificazione. Sasse ne deduce: dove non viene più compresa la giustificazione, lì neppure il Vangelo viene più compreso. A questo canone egli li misura  e li condanna come eretici. Se, ora, degli eretici fanno il tentativo di trovare un accordo fra cristianesimo e socialismo, esso fin dall’inizio, non è da prender sul serio. “Vogliono gli epigoni di Schleirmacher e gli epigoni di Feuerbach  fondare un piccolo circolo religioso-filosofico in un caffè di Berlino Ovest? A chi sarebbe utile?”

La denigrazione del caffé di Berlino Ovest è chiaramente tirata fuori dall’arsenale dei nazionalisti religiosi, contro artisti, i cosiddetti “letterati dell’asfalto”, che usavano riunirsi nei caffè di Berlino Ovest.

La risposta alla domanda, a chi siano utili gli sforzi dei socialisti religiosi, Sasse se la va a cercare presso un’autorità insolita per uno studioso, ma certamente in armonia con i tempi “S’interroghi una buona volta la nostra gioventù che cosa ne pensa. Per essa quelle opere del secolo XIX appartengono alla massa fallimentare dell’era borghese.

La Chiesa non può partecipare a queste azioni di soccorso. “Queste teorie devono scomparire affinché noi impariamo nuovamente a credere in Gesù Cristo… Nell’acuto crisi attuale esse affondano insieme a molte ideali e teorie degli ultimi secoli. La bancarotta dell’uomo non si può nascondere”.

Ed effettivamente un anno dopo che queste righe erano state scritte, nel 1933, essa non si poteva più nascondere. Il macabro sta solo nel fatto che Hermann Sasse poteva integrare così enfaticamente il suo modo di pensare nazionalsocialista in una teologia di liberazione di Cristo.

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Presso Sasse si può constatare apertamente che l’interesse temporale e politico guidò l’argomentazione, apparentemente teologica, contro i socialisti religiosi.

Dall’estensione del rifiuto si può comprendere che l’opera dei socialisti religiosi morì d’asfissia quando era ancora allo stato embrionale, che il loro intento non potè neppure  raggiungere la coscienza di un pubblico ecclesiastico e teologico più ampio e che, perciò, finalmente, il suo ricordo affondò nella sabbia. Le diverse Chiese nazionali, teologi dialettici e altri avevano fatto il possibile per mettere da parte le sorti e l’opera del movimento e di sopprimerla mettendo in discussione all’infinito il diritto della intenzione socialista-religiosa. Non si parlava di Dio come essi ne parlavano. Il modo in cui essi cercavano una via di collegamento fra la salvezza eterna e il bisogno attuale era un modo conciliatorio e non aveva alcun sentore del bisogno dell’assoluto. Il modo, infine, in cui essi epigoni di Shleirmacher, cercavano di addivenire ad un accordo con gli epigoni di Feuerbach, sfociava semplicemente in eresia e umanitarismo.

In questo caso l’umanità del rifiuto, da parte dei più diversi strati, non è convincente, anzi sospetta. Lo stesso interesse, come abbiamo dimostrato, univa in questo punto posizioni teologicamente tutt’altro che simili. Una predecisione politica conservatrice, tedesco nazionale fino a nazionalsocialista. La reazionaria identificazione con i modelli di un ordine passato doveva necessariamente portare alla collisione con l’intento dei socialisti religiosi  che consideravano criticamente quell’ordine e combattevano per un nuovo ordine sociale. La Chiesa disturbata nei suoi affetti e interessi  reagì allora nei riguardi dei socialisti religiosi con pedanteria, con evidente irritazione e solo malcelata aggressività.

Quando poi, dopo la seconda guerra mondiale, che non c’era più niente da apprendere dai socialisti religiosi, allora si è compreso quanto detto precedentemente, non sembrerà lontana dal vero la supposizione,  che nel caso si tratti di una repressione riuscita-

Ne risulta pure, però che sia un pregiudizio teologico, sia una profonda uniformità si sono opposti a una giusta valutazione delle intenzioni, delle attività e peculiarità di questo movimento.

Oggi comunque, data la circostanza storica, e le mutazioni verificatesi nel frattempo nella società e nella teologia, sembra si dia la possibilità per una verifica più giusta. Vuole essere intenzione di questo libro sia introdurre nella storia di questo movimento, sia di portare alla luce il compito specifico che i socialisti religiosi si erano proposti all’interno della Chiesa. Ci rifacciamo per lo più a lavori brevi e per lo più completi. La scelta degli autori vuole mostrare l’estensione dell’ossatura del movimento. Essa vuole evidenziare sia la diversità che la somiglianza nelle tendenze. Però non verranno trascurati documenti , come manifesti e risoluzioni, in cui si esprime la volontà collettiva dei socialisti religiosi.

In breve sul socialismo religioso

Oltre le dichiarazioni di singoli socialisti religiosi, il movimento ha anche preso posizione collettivamente. Questo avveniva con i suoi programmi, manifesti, soprattutto in riferiemtno ad avvenimenti politici, e con le risoluzioni che vennero regolarmente approvate nei diversi congressi.

I congressi ebbero luogo:

1919 raduno di Tambach 1924 raduno di Meerburg

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1926 II congresso dei socialisti religiosi a Meerburg 1928 IV congresso dei socialisti religiosi a Mannheim V congresso dei socialisti religiosi a Stoccarda 1931 conferenza religioso-sociale a Caub 1932 conferenza religioso-sociale a Bad Boll

I congressi della federazione internazionale ebbero luogo:

1910 a Besançon 1924 a Barchem 1928 a Le Locle 1931 a Lievin 1938 a Eptingen

Documentazione storica

APPELLO DELLA FEDERAZIONE DEI SOCIALISTI RELIGIOSI DI GERMANIA CONTRO UN CONCORDATO CON IL REICH

Le notizie e le voci sulla prevista conclusione di un concordato tra chiese cristiane e il Reich retto dal blocco dei possidenti borghesi si moltiplicano e non accennano a venir meno-. I socialisti religiosi hanno perciò tutti i motivi per dichiarare già da ora chiaramente che essi si impegnarono nella lotta contro la conclusione di un tale concordato.

I socialisti religiosi sono dell’opinione che le chiese debbono essere staccate dallo stato, che le chiese non possono assolutamente apparire come potenze che concludono concordati per assicurarsi vantaggi esterni e possibilità d’influsso.

Tutti i diritti delle chiese nei confronti dello stato basati su questi concordati e tutte le sicurezze della vita ecclesiastica ottenute in questa maniera non procureranno nuova vita e nuovo spirito alla mancanza di forza interna della chiesa.

La necessità delle chiese, e l’importanza delle forze religiose-morali non vengono messe in chiaro delle sicurezze giuridiche nei confronti dello stato, ma il fatto che le chiese proveranno a tutti la loro indispensabilità con il loro annunzio e le loro azioni. Le chiese di Gesù Cristo devono evitare anche la sola impressione di essere interessate alla potenza e all’influsso mondano. Deve essere scopo della chiesa, edificata sul vangelo dell’aiuto ministeriale, divenire una comunità di sofferenti e umiliati che combatte la lotta delle masse oppresse ed essere loro consolazione ed aiuto in tutte le necessità.

Quanto più insignificanti sono le chiese esternamente, tanto più esse sarebbero perseguitate ed oppresse dai potenti dell’attuale stato classista, tanto più esse avrebbero significato, tanto più starebbe sotto la croce di Cristo e tanto più si avvicinerebbe al loro compito di annunciare la parola e la volontà di Dio senza badare se piaccia o no agli attuali detentori del potere.

(Sonntagsblatts des arbeitenden Volkers, 1927, p. 39).

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APPELLO DEI SOCIALISTI RELIGIOSI CONTRO IL LICENZIAMENTO DEI METALLURGICI

Gli operai e le operaie metallurgiche della Germania centrale si sono opposti alla indigenza economica sempre più oppressiva, che è divenuta tanto più sensibile per la massa operaia con l’aumento dei salari agli impiegati, ed hanno richioesto un aumento adeguato del salario ad ora.

Essi hanno fatto questa richiesta di salario secondo la regolamentare denuncia delle tariffe.

Alla fine delle trattive tra i datori di lavoro e prestatori d’opera la sentenza giudiziale voleva accordare 3 pfennige d’aumento agli operai.

Il ministro del lavoro non poté dichiarare come obbligante questa sentenza. Bisogna aspettare una nuova sentenza per il 22 febbraio.

Ma le industrie metallurgiche, senza aspettare questa nuova sentenza, hanno deciso di portare a termine il licenziamento di almeno 800.000 operai metallurgici. In questo modo più di tre milioni di persone resterebbero senza pane, a causa del profitto.

In singoli distretti, anche della Germania del Sud e della Germania del Nord, gli industriali hanno già comunicato i licenziamenti per il 22 febbraio. Essi vogliono così intimorire le masse degli operai e prepararli ad accettare in ogni caso la sentenza giudiziale per la quale essi si stanno adoperando per farla risultare a loro favorevole.

L’associazione dei socialisti religiosi di Germania invita tutti i fedeli cristiani a protestare contro questo brutale atto di lotta di classe da parte degli imprenditori.

Essa accusa l’ordinamento capitalista esistente di rendere impossibili i parametri cristiani della vita economica e di immiserire ed annientare, per il profitto, corpo ed anima di milioni di fratelli e sorelle e, di bambini e lattanti. L’associazione dei socialisti cristiani invita le chiese cristiane ad elevare la loro voce contro il licenziamento dei metallurgici, a favore di un adeguato aumento dei salari. Se si dovesse verificare la serrata dei metallurgici, allora tutte le raccolte domenicali e le collette delle chiese cristiane dovrebbero, senza eccezione, andare in favore dei figli dei licenziati durante la durata della serrata. I pastori cristiani dovrebbero adibire il loro influsso nella comunità e nel paese affinché vengano mosse a disposizione delle somme con mezzi pubblici per aiutare efficacemente i licenziati.

I socialisti religiosi si sentono in dovere, quando non sono essi stessi colpiti nel loro tenore di vita dalla serrata, di rinunziare, durante il tempo della serrata dei metallurgici, a tutto ciò che non appartiene al necessario, soprattutto all’alcool e al tabacco, al cinema e ai divertimenti.

Tutto ciò che viene raccolto in questo tempo di digiuno per i fratelli e le sorelle bisognose, verrà rimesso alle organizzazioni assistenziali socialiste dai gruppi locali dell’associazione.

Uomini e donne cristiani! Non dimenticate di essere seguaci di Colui che ha detto “Non potete servire Dio e Mammona”!

Questo , invece, è giusto servizio a Dio;: aiutare gli oppressi, lottare nelle file degli afflitti ed oppressi e rompere la schiavitù del mammone.

19 Febbraio 1928 (Sonntagsblatt des arbeitenden Volkes 9, 1929, p. 37)

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Breve sommario storico

La vaga impressione che anche gli esperti hanno avuto del fenomeno del socialismo religioso e che non di rado è stata di peso per esso, dipende certamente dal fatto che si era cercato fino ad ora di descriverlo sempre con categorie teologiche. Nel migliore dei casi, queste venivano onorate con un paio di date per il lettore, almeno tramite il rinvio a luoghi e date, potesse credere quello che non poteva  comprendere dalla precedente descrizione teologica e cioè che una realtà come il socialismo religioso è veramente apparsa nella Chiesa.  Perciò qui bisogna resistere alla tentazione di rispondere con un’informazione teologica di rispondere alla domanda: quale realtà si ha di fronte quando si parla di socialismo religioso?

Quando più naturalmente il socialismo religioso si basava su una teoria teologica, tanto meno esso intendeva primariamente in tale teoria. Affrontarlo principalmente a partire dalla sua teoria teologica significa, assolutizzare sproporzionatamente una parte non inessenziale, ma secondaria di questo fenomeno. Se si cerca invece, di avere una visione di tutto il socialismo religioso in tutte le sue intenzioni più proprie e non solo di un aspetto particolare, secondario, allora bisogna descriverlo come esso si è manifestato nelle si sue più diverse espressioni e nel suo sviluppo. Poiché il socialismo religioso non è primariamente teologia, ma la storia di se stesso. Se si vuol dunque, comprendere l’essenza di questo movimento, non ci può sottrarre allo sforzo di esporre i dettagli storici.

Precursoria) I socialisti cristiani inglesi e francesi nella prima metà del secolo XIX

Diversamene che in Germania, i problemi che sorsero a causa della rivoluzione industriale, vennero sentiti subito dai cristiani di Francia e Inghilterra. Già dall’inizio del secolo XIX essi si chiedevano come formare un ordine sociale che soddisfacesse al comandamento dell’amore del prossimo nelle mutate condizioni della incipiente era industriale con le sue grandi masse di proletariato nullatenente .

I primi socialisti religiosi li vide la Francia. Il conte St. Simon voleva fondare una nuova religione il cui punto focale fosse la frase: “ama il prossimo tuo come te stesso; questa sublime, fondamentale proposizione contiene tutto ciò che di nuovo vi è nella religione cristiana!. Così egli si pone dalla parte dei poveri e diseredati e postula dalla Chiesa e dai possidenti che il loro amore si ponga al servizio di questi uomini. L’industria doveva essere edificata sulle fondamenta dell’eguaglianza e della giustizia. Poiché essa doveva occupare migliaia di operai, fallì in breve tempo.

Lamennais, un prete della chiesa cattolica, che più tardi venne espulso, incitò gli oppressi a combattere per la libertà: “Dio non vi ha fatti per essere gregge di pochi altri uomini” Poiché Lamennais era una personalità religiosa brillante, i suoi discorsi infiammavano i cuori dei suoi ascoltatori. Tuttavia i suoi scopi restarono indeterminati e poco chiari.

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Il socialismo religioso dei francesi St Simon, Lamennais e infine Bazard consisteva principalmente in progetti di nuovi modelli di società. Esso anticipava il comunismo nella base comunitaria senza proprietà privata. Poiché ebbero solamente insuccessi, si trovarono presto di fronte a un rifiuto unanime. Cos’ i loro tentativi di realizzare un nuovo modello di società non andarono al di là di modesti inizi.

Lo sviluppo andò diversamente in Inghilterra. Lì, alcuni cristiani sentirono presto i problemi sociali come sfida al loro cristianesimo pratico. Relativamente presto venne compresa anche la questione degli operai e si pretese, come Lord Aschley nel 1833 nella camera bassa, una limitazione del tempo a dieci ore giornaliere. Il circolo intorno a J. St. Mill si avvicinava al socialismo e così il Liberismo inglese ebbe nelle sue file, già negli anni trenta , un gruppo orientato fortemente in senso politico, sociale, attraendo completamente dal fatto che tutto lo sviluppo politico si liberò presto delle tendenze feudali-conservatrici e osservava la situazione contemportanea con oggettività e osservava la situazione contemporanea con oggettività e meno pregiudizi. D’altronde, afffianco alla Chiesa, vi erano numerose chiese libere di tradizione calvinista e battista con principi comunitari democratici, dove veniva preso seriamente il pensiero del sacerdozio universale dei fedeli e dove soprattutto circoli di piccoli borghesi e operai trovavano il loro rifugio spirituale. Così si può dire che il socialismo d’Inghilterra ebbe origine proprio nelle case popolari metodiste e ha, così, una radice cristiano-religiosa.In ogni caso non era raro che politici socialisti predicassero dal pulpito di comunità di diverse denominazioni, domenica per domenica. Perciò le tendenze cristiano socialiste vi trovarono numerosi aderenti. Carlyle, Kingley, Robertson, Maurice, Ludlow, Hughes, Neale divennero portavoce dei “Christian Socialist”.

Owen, Kings, Mitchell e gli “onesti pionieri di Ronchdale” realizzarono le prime riforme sociali organizzando scuole popolari, comunità di produzione e consumo.

b) Tendenze sociali nel liberalismo religioso tedesco

Si usa addurre come esempio tipici del pensiero sociale nel protestantesimo tedesco del secolo XIX Wichern e Stoecker. Per quanto ambedue abbiano anche potuto comprendere il problema sociale, la loro sottolineata intenzione di opporre al socialismo della socialdemocrazia un socialismo intraecclesiastico, limitava le loro possibilità di comprensione e di operazione.

Inoltre i problemi e i bisogni che sono legati al sorgere del mondo dell’industria moderna sono legati al sorgere del mondo dell’industria moderna, troveranno, nel protestantesimo tedesco, i loro primi difensori nel liberismo.

Harnack non aveva dubbi che “Gesù sarebbe stato oggi dalla parte di coloro che si sforzano audacemente di lenire la dura situazione del popolo che si sforzano audacemente di lenire la dura situazione del popolo operaio e di procurargli migliori condizioni d’esistenza”. Egli vedeva un compito potente nel problema sociale.

Il giovane Naumann credette di poter opporre qualcosa di simile al socialismo di Karl Marx. L’amore, l’amore fraterno, soccorritore doveva essere il nuovo spirito della comunità. Gesù venne presentato come uomo del popolo al centro della metropoli e della fabbrica e vennero studiati i contrasti tra esigenza e realtà. Doveva crescere l’influsso della massa operaia, venne riconosciuta la lotta di classe, venne ingaggiata una dura battaglia contro i portatori del vecchio, i conservatori.

Adolph von Harnack, Friedich Naumann, George Schmoller, Paul Goehre e Max Weber, collaboratori nel congresso evangelico-sociale, si impegnarono per le riforme sociali e ne dedussero anche una reale comprensione per l’intento della socialdemocrazia, allora orientata prevalentemente

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in senso revisionistico. Fin dove si spingeva l’impegno per gli interessi degli operai lo mostra il fatto che si solidarizzava con loro negli scioperi e si giunge a concrete azioni per mitigare l’indigenza tra gli operai in sciopero.

Tuttavia né il partito di Naumann ebbe successo nelle elezioni, né Naumann potè restare fedele ai suoi principi fondamentali. Osservando il problema del socialismo dall’esterno, evidentemente non si poteva andare oltre. Perciò, negli anni novanta del secolo scorso, alcuni parroci liberali entrarono nel partito socialdemocratico. Essi lo fecero, benché a causa della loro partecipazione al movimento degli operai, furono sospesi dalla loro carica e perciò gravemente danneggiati nel loro stato sociale. La tendenza verso riforme sociali, come si rivelò nel congresso evangelico – sociale, si esprimeva anche nel circolo di amici che faceva capo alla rivista Die Christliche Welt (Il mondo cristiano) e in essa stessa.

Questa vedeva uno dei suoi compiti nel sensibilizzare la conoscenza della borghesia cristiana per la questione sociale e nel tener vigile l’interesse per il proletariato.

E’ necessario studiare accuratamente il ruolo che ha avuto il liberalismo religioso nel cammino verso un socialismo religioso. In verità i socialisti religiosi ci tenevano in genere a staccarsi decisamente dal liberalismo. E la sottolineatura saltuaria del motivo del regno di Dio, in effetti, è in netto contrasto con l’individualismo liberale. Tuttavia non bisognava lasciarsi ingannare a proposito dei forti legami che esistevano tra i due movimenti.

In realtà il liberalismo religioso portava con sé la libertà indispensabile per poter affrontare la problematica sociale con la necessaria apertura. Ciò lo si può chiaramente capire soprattutto in Svizzera dove i riformatori liberali affrontarono le questioni sociali in maniera essenzialmente diversa dalle Chiese ortodosse tedesche. Ed è molto significativa l’affermazione che la riforma, pensata conseguentemente fino in fondo, portava al movimento religioso sociale. Ne è prova il fatto che tutti i leaders del movimento religioso-sociale provenivano dal liberismo.

Inoltre alcuni liberali consideravano indice di decadenza il fatto che il libero protestantesimo, come movimento generale, non aveva cooperato all’ulteriore sviluppo verso il socialismo religioso.

c) Christoph Blumhardt

Christoph Blumhardt stesso non è ancora un socialista religioso, tuttavia a lui spetta un posto particolare nel movimento del socialismo religioso. Blumhardt, difatti, fu colui che non solo comprese e sostenne le richieste del mondo operiao, ma colui che, simbolicamente da parroco, osò passare al partito socialdemocratico.

Nel 1989 la SPD tenne il suo congresso nell’immediata vicinanza di Blumhardt, a Stoccarda,. I giornali riferirono dell’attività di Stoecker e Naumann. Questi influssi lo spinsero già, forse, a occuparsi di letteratura socialdemocratica. Il colpo decisivo, però, glielo diede il “progetto di incarcerazione” dell’imperatore che intendeva abolire il diritto di sciopero degli opeai. Allora Blumhardt partecipò a Una assemblea popolare e si dichiarò solidale con la socialdemocrazia. Il 24 ottobre 1899, più che cinquantenne, entrò nella SPD. Quando egli rese noto questo suo passo, fu invitato a rinunciare al titolo e ai diritti di parroco. La maggior parte dei suoi amici si allontanò da lui.

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Nelle elezioni nazionali del 1900 egli conquistò per la prima volta il mandato di Goepping alla SPD e la servì per sei anni come deputato.

Blumhardt vedeva nella socialdemocrazia un segno speciale del giudizio e della promessa di Dio. Dato che nel mondo dominava lo spirito del capitale con la sua brama di profitto, il sistema capitalista era per lui contrario a Dio e il movimento oppositore, il socialismo, benché si comportasse ancora così ateisticamente, realizzava la volontà di Dio. In questo affannarsi per mutare tutti i rapporti sociali in un ordine giusto, egli scorgeva un inconscio affannarsi per il regno di Dio e la sua giustizia. Al contrario di quel cristianesimo che mirava solamente a cambiare la mentalità e non i rapporti, egli sottolineava con sempre maggiore insistenza che lo scopo dei piani di Dio era che tutto doveva diventare nuovo, l’interno come l’esterno, il singolo come la società. La fine delle vie di Dio è la corporalità.

Il movimento religioso sociale

a) I socialisti religiosi svizzeri

Nel 1904 Herman Kutter, un parroco svizzero, raccolse i pensieri dispersi di Blumhardt nel suo libro “Sie muessen” (essi devono), come in una lente focale. Con inaudita insistenza proclamò alla cristianità del suo tempo che era piaciuto a Dio mostrarsi nella socialdemocrazia atea e materialista, dato che essa compiva le opere che avrebbe dovuto compiere la cristianità. Così egli preparava il terreno per il movimento sociale religioso.

La conferenza che nel 1906 Ragaz tenne in Basilea, di fronte all’associazione dei predicatori, divenne il punto di partenza. Con la sua tesi: il Vangelo abbatte tutte le barriere e tende a rinnovare la vita, egli diede voce a una estesa volontà che creò la sua piattaforma in un movimento. Seguirono piccoli e grandi incontri di persone che la pensavano allo stesso modo e presto il movimento ebbe una larga base. Soprattutto le grandi riunioni erano molto frequentate. Vi partecipavano quasi tutti i circoli e per un certo periodo di tempo sembrò quasi che al movimento riuscisse di estendersi a tutta la Chiesa e gran parte del mondo operaio: Come organo venne fondato Neue Eege i cui redattori erano, oltre a Ragaz, Liechtenhan e Hartmann. Nei più diversi circoli ecclesiastici faceva sensazione ed operava da stimolo il fatto che esso sembrava superare i contrasti di parte esistenti, ecclesiastici e teologi. Si cercava di superare le parole d’ordine teologiche esistenti: Riformatori, Positivi, Conciliatori, con nuove parole d’ordine sociali. Si formarono dei gruppi in tutta la Svizzera. Numerosi parroci entrarono nel partito socialdemocratico e parteciparono in modo decisivo alla sua attività . Il Movimento tenne le sue conferenze a intervalli regolari. Si respinse una più rigida organizzazione poiché il movimento non voleva divenire né un partito politico, né partito ecclesiastico. Esso tendeva a un socialismo della “spontaneità”, verso le libere cooperative secondo l’esempio inglese, verso una società organizzata in libertà ed onesta che rende superfluo lo stato come istituzione esecutiva. Ed essi esigevano una grande comunità popolare, federale.

I socialisti religiosi agivano in parte all’interno, in parte in stretta relazione con il partito. A Zurigo ed altre località, soprattutto della Svizzera Orientale, si formarono comunità di socialisti religiosi –ecclesiastici. Si può avere un’idea dell’estensione del movimento dal fatto che alla terza conferenza religiosa-sociale dell’aprile 1909 parteciparono circa 200 teologi svizzeri, per lo più giovani.

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Se Kutter aveva inizialmente esordito, per così dire, con squilli di tromba e aveva ricordato ai cristiani il diritto di Dio trascurato nei riguardi dei proletari, egli fu anche uno dei primi che si distanziò nuovamente dal movimento. Quanto più il movimento religioso sociale progrediva, tanto più egli se ne allontanava. Non volle mai comparire in pubblico. Voleva solo predicare e solo in Chiesa, a parte i suoi libri. Egli insisteva su questo punto: bisogna far agire solamente Dio e mettersi nell’attesa di Lui. E questo era il rimprovero contro gli altri, essi volevano agire da se stessi e, se possibile, anche con la politica. Così si rafforzò sempre più la divisione in un’ala attivista e un’ala quietista. Naturalmente ne risultava frenato lo slancio inizialmente così potente del movimento.

In occasione dello sciopero generale del 1912 a Zurigo, quando alcuni socialisti religiosi si opposero al bando militare e altre misure oppressive contro il mondo operaio e si impegnarono a favore degli operai, si giunse alla rottura. Kutter si distanziò pubblicamente dal modo di agire dei socialisti religiosi.

La prima guerra mondiale significò un grave disinganno per l’iniziale entusiasmo del movimento. Si estese, perciò, la coscienza di distanza tipica della futura teologia dialettica: il regno mondano e il regno di Dio stanno in rapporto di abissale opposizione l’uno all’altro.

Con il calo dell’elemento teologico, si compì una laicizzazione del movimento religioso-sociale. Rasgaz rinunciò al suo incarico per dedicarsi completamente a questo lavoro. Egli divenne la guida di Settlement , il “Gartenhof”. Questo, oltre che centro d’azione per il movimento sociale, divenne punto d’incontro del proletariato e una specie di scuola popolare. Il lavoro del movimento tendeva soprattutto al corporativismo. Inoltre faceva valere il suo influsso nel partito. Esso si oppose con tutti i mezzi al tentativo di legare il movimento operaio svizzero alla III Internazionale. Per poter combattere più efficacemente “la fede nella violenza” degli operai venne fondato accanto a Neue Wege la rivista Der Aufbau, specializzata in problemi socialisti.

Essa divenne anche il cnetro della lotta contro il militarismo nella Svizzera. Chiedeva servizio civile, disarmo e obiezione di coscienza. Quando nel 1935 il partito socialdemocratico assentì alla difesa militare del paese, Ragaz e alcuni suoi prominenti amici se ne staccarono.

Dopo la morte di Ragaz, nel 1948, si giunse ad una divisione sul modo di giudicare il comunismo e la politica sovietica. “La nuova unione religioso-sociale” (organo: Der Aufbau), è contrariamente alla “Unione religioso-sociale” (organo: Neue Wege), espressamente anticomunista.

b) Il socialismo religioso tedesco

La rivoluzione del 1918 che pose fine alla monarchia in Germania, concluse pure l’episcopato dei principi sulle Chiese evangeliche nazionali. Benché la maggior parte delle chiese evangeliche con spavento mortale e non con volontà di comprensione della realtà , tuttavia vi furono anche delle isolate eccezioni che accettarono la mutazione della configurazione politica della Germania e cercarono di introdurre nella Chiesa il pensiero democratico.

All’inizio dello sviluppo del socialismo religioso tedesco c’è l’assemblea di Tambach tenuta nel settembre 1919. L’iniziativa era provenuta da un gruppo che era il frutto della fusione di ex –studenti di Marburg, di unione di chierici religioso sociali e di una antica comunità cristiano comunista che si faceva chiamare “La nuova opera”. Questa insistette per uno scambio di

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esperienze con gli Svizzeri. I parroci dell’Assia Herpel e Schultheiss indissero allora un incontro in Turingia.

L’insieme dell’assemblea composta di circa 100 partecipanti era molto diviso. Dai “Rivoluzionari cristiani” che si consideravano a sinistra della USPD, essa si estendeva ai “Socialisti di novembre” come il professore Ehrenberg di Heindelberg, rappresentante della Chiesa popolare di Baden, fino ai critici simpatizzanti di Guenther, Dehn. Così il sentimento dei partecipanti non era affatto unitario. Si era solamente d’accordo sul sentimento che era necessario un rinnovamento religioso. Tutti era mossi dagli sbalzi degli ultimi anni e cercavano, da cristiani, nuove vie nella vita ecclesiastica e politica.

Il tema del’incontro era, corrispondentemente, la posizione dei cristiani nei riguardi del socialismo e del mondo operaio. La relazione principale su questo argomento la tenne, al posto del Ragaz impedito dalla malattia, il parroco di Safenwil, Karl Barth. Travisandolo intenzionalmente, Barth mutò il tema “I cristiani” in “Cristo il Signore”, contrapposto alla società, qualunque fosse la sua struttura.

Ed egli si scaglio con tutta la propria forza contro il tentativo di coprire i propri programmi, progetti, ideologie con una benedizione religiosa. Chi pretende di servirsi di Dio per la propria causa, abusa del suo nome.

Solo pochi, come Karl Mennicker, che indignato lasciò l’assemblea, notarono che questo era un discorso programmatico per il socialismo religioso. La maggior parte, invece, fu profondamente impressionata e lasciò l’assemblea con la convinzione che tutto ciò che abbraccia la parola religiosa-sociale appartiene pure alla sequela di Cristo. E si andò avanti con più vigore nelle proprie iniziative più o meno religiose socialiste.

Prima di occuparci della fondazione dei singoli gruppi religioso-socialisti, deve essere ancora chiarita la questione perché i fondatori ed ispiratori di questo nuovo movimento poterono assumere una posizione particolare nel protestantesimo tedesco e perché essi reagirono anticipatamente agli eventi e agli sviluppi di quegli anni.

Bisogna distinguere tre motivi chiarificatori e tre circoli di persone (che tuttavia spesso si interferiscono). Il primo gruppo proviene dal liberalismo, Emil Fuchs, Paul Piechowsky e George Wuensch. Essi, come esigenza basilare di un cristianesimo libero, portarono con sé la convinzione di dover affrontare nella fede i compiti del presente. Ad essi si riunirono i fondatori del movimento della Chiesa popolare di Baden che, nel democratico Baden, potevano già contare su una tradizione più lunga al riguardo. E infine appartengono a questo gruppo gli ex membri del congresso evangelico-sociale, come l’amico di Naumann, il parroco Ernest Lehmann di Mannheim.

Il secondo circolo era costituito da parroci che già prima della rivoluzione avevano lavorato in un milieu dove predominavano i proletari e che vi avevano esperimentato con quale incomprensione la comunità cristiana si rivolgeva ai lavoratori e alla socialdemocrazia. Ad essi apparteneva Guenther Dehn. Ed anche Emil Fuchs aveva fatto esperienze simili a Ruesselsheim ed Eisenhach.

Il terzo circolo, infine , aveva vissuto l’esperienza della guerra mondiale. A costoro, dopo gli orrori di questa guerra, non era più possibile , come nella maggior parte dei parroci, esaltare romanticamente la guerra. Essi si eran piuttosto convinti che la guerra mondiale aveva addirittura portato ad absurdum la guerra. E se proprio le si voleva dare un senso, questo era che essa doveva portare al più presto ad un disarmo mondiale ed a una collaborazione dei popoli. Erwin Eckert era un tipico rappresentante dei giovani volontari di guerra . Ma anche altri che avevan svolto la

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funzione di cappellani militari, come Paul Tillich e Hermann Schaft, divennero critici del militarismo, a causa della guerra. Essi creditarono pure una nuova sensibilità per le questioni sociali.

Alla fine del 1918, il deputato socialdemocratico Dr. Diets e il parroco della città Rohde invitarono a costruire a Karlruhe “una Unione della chiesa popolare di Baden” per realizzare così la Chiesa popolare. Nello stesso tempo a Pforzheim, il vicario di Eckert assecondava le tendenze ecclesiastico-popolari e vi fondava la “Lega dei proletari evangelici”.

Inizialmente si prese l’avvio solo dall’ideale di una “Chiesa popolare” che doveva scegliere i suoi rappresentanti tramite elezioni primarie con la partecipazione di più estesi circoli popolari e che tendeva a una costituzione ecclesiastica democratica. Preso, però, ci si rese conto che la forza d’urto del movimento non proveniva dalla democrazia , ma dal socialismo. Quando gli elementi borghesi disapprovarono lo stretto legame con il movimento operaio, vennero battuti nelle elezioni e si staccarono da se stessi dal movimento. Così nel corso dell’autunno 1921 “L’unione ecclesiastica popolare di Baden” si mutò in “Lega dei socialisti religiosi”.

A Berlino si iniziò indipendentemente dagli avvenimenti di Baden . Su proposta di Guenther Dehn insieme al sindacalista Berhard Goering, venne fondata il 28 marzo 1919 a Berlino una “Lega di amici socialisti della Chiesa”. Tramite la sua attività doveva essere simbolicamente mostrata l’affinità tra Cristianesimo e socialismo. Egli tenne molte conferenze pubbliche e adunò uno stuolo di membri attorno a sé. Anche in altri settori di Berlino si formarono gruppi simili, come quello di Neukoelln che, sotto la direzione di Paul Piechowski, svolse un vivace lavoro religioso-socialista. Nel dicembre del 1919 si tenne una assemblea di tutti i circoli religioso-socialisti di Berlino alla quale partecipò anche l’associazione “Nuova Chiesa” fondata da Lic. Aner. In quest’assemblea venne decisa l’unione di tutti i singoli gruppi e il nuovo movimento venne denominato “Lega dei socialisti religiosi” contro la protesta di Dehn che, per questo motivo, si ritirò dalla presidenza e in seguito si distanziò sempre più dal movimento. In un programma si rendevano contemporaneamente noti compiti e fini del movimento.

Nel 1922, poi, l’associazione strinse un patto d’alleanza che assicurava la collaborazione con “l’UNIONE DEGLI AMICI RELIGIOSI DELLA RELIGIONE E DELLA PACE FRA I POPOLI” fondata dal parroco August Bleier. Dal 26 al 28 novembre 1921 ebbe luogo a Berlino il primo congresso dei religiosi socialisti che allargò il movimento a “LEGA DEI SOCIALISTI RELIGIOSI DI GERMANIA”. Questa comprendeva diversi gruppi a Berlino e fungeva allo stesso tempo da associazione centrale almeno per la Germania. A essa erano subordinati gruppi locali a Colonia, Stettino, Breslau, Koenigsberg. Inoltre aveva ancora molti altri membri isolati.

Quando, poi, si furono organizzati altri gruppi locali nel Palatinato, nella Baviera, nel Wuettemberg, nella Turingia, nella Lippe e nella Renania, i gruppi tedesco meridionali e i gruppi del nord della Germania si unirono in Meersburg dapprima per una comunità di lavoro nell’agosto del 1924, quindi nel 1926, nella LEGA DEI SOCIALISTI RELIGIOSI DI GERMANIA” Suo organo divenne il socialista religioso, foglio domenicale del popolo lavoratore che venne redatto, per più anni , da Erwin Eckert. Dal 1920 vi si aggiunse la rivista scientifica La rivista per religione e socialismo, curata da Georg Wuensh,

L’opera dei socialisti religiosi trovava la sua espressione in molteplici campi: nel lavoro della comunità, nella politica della Cghiesa, nella grande politica e, infine, come manifestazione del suo intento, nei congressi religiosi-socialisti. L’opera della comunità è molto diversa a nord e a sud. Nel sud della Germania i parroci socialisti religiosi potevano attrarre ancora una grande quantità di operai alle manifestazioni ecclesiastiche tradizionali. Molte migliaia di operai era soliti assistere alle

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funzioni tenute il primo maggio. E , in genere, essi partecipavano numerosamente alle funzioni dei socialisti religiosi.

Completamente diversa era la situazione del nord della Germania e soprattutto a Berlino dove il proletariato si era copiosamente allontanato dalla tradizione ecclesiastica. Qui i parroci socialisti- religiosi si organizzavano ore libere religiose, istruzioni per i giovani e discussioni. Dato che i socialisti religiosi volevano influire nella mutazione della Chiesa e sul popolo di Dio dovettero decidersi – dove la costituzione lo permetteva e cioè in Turingia e Baden – a partecipare alla politica ecclesiastica. Poiché essi non disponevano di un grosso apparato, i pochi membri dovettero spendere quasi tutto il loro tempo e l’energia personale. Così pochi oratori passarono da una manifestazione a una riunione, tennero discorsi e parteciparono a proclami.

Essi si recarono ugualmente in gradi città e piccole località e non era raro il caso che i cattivi mezzi di trasporto e l’organizzazione deficiente resero addirittura impossibile l’apparizione in pubblico.

Dato che il socialismo religioso sembrava rafforzare il libero protestantesimo e dato che molti liberali salutarono calorosamente gli sforzi a favore degli operai, sembrò possibile all’inizio un accordo elettorale con i liberali in Turingia.

Ma, dato che la maggior parte degli elettori liberali proveniva dalla borghesia possidente, costoro nella prima elezione ecclesiastica cancellarono tutti i candidati religioso-socialisti dalle liste comuni. A partire da questo momento tutti i candidati religioso-socialisti di Turingia dovettero presentare una propria lista. In questa maniera essi non andarono al di là di un ristretto circolo elettorale. In ogni caso esso restò costante per tre elezioni e diede 7 deputati nel 1926m nuovamente 7 nel 1929 e 8 nel 1932. Nel Baden i rapporti di grandezza erano simili. Lì, nelle elezioni per il sinodo regionale furono dai ai socialisti religiosi 13.000 voto nel 1921 e 28.000 nel 1926, il che significò 8 deputati e un rappresentante nel governo della Chiesa.

Il lavoro politico ecclesiastico dei socialisti religiosi non può essere ulteriormente studiato. Vennero solamente toccati brevemente due eventi.

Erwin Eckert, che nel 1925 era il presidente della lega, venne eletto dal sinodo regionale del Baden, del quale egli faceva parte dal 1927, per partecipare al III sinodo ecclesiastico evangelico tedesco, a Norimberga nel giugno del 1930. In questo sinodo ecclesiastico, egli solo, tra i 210 Membri del DEK, votò contro una dichiarazione “sulla persecuzione dei cristiani in Russia” e restò ostinatamente a sedere durante una preghiera per i cristiani perseguitati in Russia. Questo comportamento suscitò grande sensazione e scandalo e gli procurò una ammonizione della direzione dal sinodo ecclesiastico. Il presidio del sinodo ecclesiastico venne, in verità, incontro alla richiesta di Eckert di poter spiegare il suo atteggiamento in una dichiarazione pubblica; tuttavia questo discorso venne , in verità incontro alla richiesta di Eckert di poter spiegare il suo atteggiamento in una dichiarazione pubblica; tuttavia questo discorso venne, in breve tempo, sommerso da un tumulto scoppiato nell’assemblea. Eckert venne letteralmente strappato dal podio degli oratori. Durante la campagna elettorale del 1930, Eckert e la sua direzione ecclesiastica si scontrarono più volte. Questa gli proibì di parlare in assemblee elettorali per la SPD. Eckert ignorò questa proibizione facendo rilevare che non era stato proibito l’aiuto elettorale per nazionalisti e nazionalsocialisti da parte dei parroci. Il passaggio di Eckert al partito comunista tedesco nel 1931 forniva l’occasione per dimettersi dal ministero ecclesiastico. Così si è anche fatto il passaggio alla grande politica. I socialisti religiosi sostennero in genere la politica del SPD. In Ciò dovette sperimentare che la costruzione della democrazia e l’educazione ad essa necessaria non erano affatto volute dai circoli borghesi. Così essi tentarono di inserirsi nei punti in cui la SPD mancavano gli uomini necessari alla costruzione dello stato socialista.

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Soprattutto il grande talento di Erin Eckert nell’agitare le masse, pose spesso il movimento al servizio di intenti politici socialdemocratici. Così avvenne quando su richiesta dei partiti socialisti si svolse un plebiscito che doveva ottenere una regolazione legale dei possedimenti dei principi. La sera precedente il voto popolare, Eckert parlò nel municipio di Stuttgart alla presenza di circa 10.000 persone. Egli, come altri socialisti religiosi, respinse la tesi che la decisione popolare veniva avversata da parte ecclesiastica in nome della coscienza cristiana. Un atteggiamento motivato a partire da Cristo esigeva la considerazione della provenienza spesso ambigua dei beni dei principi, come pure la cognizione che, secondo il punto di vista biblico-evangelico, non si può parlare di una “santità della proprietà privata”. Lo stato non regolato era, in verità, non formalmente ma effettivamente fuori del diritto, dato che esso escludeva ogni possibilità di difesa nei confronti delle pretese ingiuste e antisociali dei principi. Perciò bisognava votare una nuova regolazione dei possedimenti dei principi.

A questo punto si inserisce pure lo studio analistico dei problemi economici e social-politici del tempo. Dsll’inizio del 1926 George Wuensch scriveva regolarmente su Mondo cristiano delle panoramiche sulla situazione economica e sociale. Questo venne continuato dal 1929 fino al 1933 sulla “Zeitschrift fuer Religion und Sozialismus” (Rivista per la religione e il socialismo).

L’organizzazione dei congressi religiosi-socialisti, nei quali ci si incontrava ogni due anni, rappresentava una manifestazione della volontà di tutto il movimento. In essi ci si preoccupava dei problemi più scottanti della rispettiva situazione mondiale e si prendeva posizione al riguardo con deliberazioni e risoluzioni comuni. Così i temi principali dei congressi di Manheim, 1928, e Caub, 1931, furono la situazione sociale condizionata dalla cristi economica e la minaccia del nazionalsocialismo.

Si può fare solo una stima approssimativa del numero dei partecipanti. Dato che il Foglio domenicale del popolo operaio aveva all’incirca 2000 lettori, si può presumere che il numero dei partecipanti non era superiore.

Il gruppo che faceva capo a Paul Tillich, Carl Mennicke ed Eduard Heimann tentava di approfondire il socialismo religioso soprattutto nel campo letterario e aspirava, in questo modo, all’eliminazione del contrasto tra socialismo e cristianesimo. Esso formava il brillante coronamento del movimento pratico. La sua azione si diffuse naturalmente solo in circoli culturali, vie era però sufficientemente influenze. Esso non si attendeva niente dalla Chiesa per la soluzione dei suoi compiti. Così Mennicke pubblicava: Fogli per il socialismo religioso (1920/1927) Più tardi uscirono fino al 1933: Nuovi fogli per il socialismo curati da Eduard Haimann, August Rathmann e Paul Tillich.

Interroghiamoci ora sulla valutazione contemporanea dei socialisti religiosi. La Chiesa li respingeva come non cristiani. Ma anche nel movimento socialista essi vennero aspramente combattuti, per motivi opposti, dal punto di vista del materialismo. In verità il partito socialdemocratico tollerava ufficialmente i socialisti religiosi, ma non li sosteneva in nessun modo. Così, da nessuno amati, combattuti dalla propria Chiesa e da raggruppamenti di forze politiche di destra e di sinistra, i socialisti religiosi dovevano affrontare una lotta impari. L’irruzione del nazionalsocialismo nel 1933 pose fine anche al loro lavoro.

c) LA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI SOCIALISTI RELIGIOSI

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Contemporaneamente ai socialisti religiosi svizzeri, sorsero gruppi socialisti religiosi simili anche in altri paesi. Presto, quindi, si svilupparono rapporti tra gli Svizzeri e la “Christian socialist Fellowship” intono a Rauchenbusch e con il “Cristianisme social” francese intorno a Gounelle, Monod, Passy, Gide e Fallot. La collaborazione con gli amici in altri paesi divenne così stretta che nel 1910 si convocò un congresso internazionale del cristianesimo socialista a Besançon. Più tardi entrarono a far parte dell’unione internazionale gruppi provenienti da Belgio, Itlaia, Olanda, Scandinavia, Cecoslovacchia, America e Giappone.

Il concresso mondiale del cristianesimo sociale, previsto per il settembre 1914, venne impedito dallo scoppio della prima guerra mondiale. La guerra pose anche temporaneamente fine al movimento internazionale. Esso non riunì più pubblicamente fino al 1918.

Ma dopo la guerra le conferenze vennero riprese a intervalli triennali.

Nella conferenza di Barchem, 1924, la delegazione tedesca si distinse in modo particolare. Era soprattutto il circolo di Tillich che muoveva delle critiche all’attesa del regno di Dio di Ragaz.

Nelle conferenze di Le Loche, 1928, e Lievin, 1931, le questioni di politica contemporaneamente passarono in primo piano: la crisi dell’economia mondiale e l’avanzata del nazionalsocialismo. Le conferenze presero posizione con voti decisi nei riguardi dei rispettivi problemi.

All’ultima conferenza internazionale prima della seconda guerra mondiale in Eptingen (Basilea), 1938, i Tedeschi già non poterono più partecipare. In compenso Otto Banez, il presidente dei socialisti religiosi austriaci, divenne speaker del congresso. Egli tirò le somme sul fallimento del socialismo nei confronti del fascismo.

Dopo la seconda guerra mondiale si ebbe una nuova orientazione generale del socialismo religioso. La federazione internazionale dei socialisti religiosi che scelse come sede Bentveld, in Olanda, saluitò nel 1953 la risoluzione votata unanimemente dall’Internazionale dei partiti socialdemocratici in Bentveld secondo la quale il Cristianesimo è stato una delle sorgenti spirituali ed etiche del socialismo in Europa. La lega considerò questo distacco dall’ideologia marxista come frutto della sua opera. (periodo della guerra fredda, N.d. r). Questa risoluzione operò il mutamento dei programmi dei partiti socialdemocratici e la formazione di rapporti positivi con la Chiesa.

D) LO SVILUPPO DEL SOCIALISMO RELIGIOSO TEDESCO DEL DOPOGUERRA

Benché ls tradizione in Germania fosse interrotta dal terzo Reich, un intenso lavoro religioso-sociale venne ripreso nel 1945 in diverse località come Francoforte, Darmstard e Berlino. Così le regolari riunioni domenicali tenute dal 1946 in Francoforte intorno a Emil Fuchs, Ludvig Metzger e Walter Dirks erano inizialmente molto frequentate. Gli uomini disorientati dal crollo dovevano essere preparati con molti discorsi al lavoro per il futuro.

Ingiustamente regnava l’impressione che il primo socialismo religioso fosse fallito. Dato che, inoltre, sembrava superata la vecchia inimicizia tra cristianesimo e socialismo, tra Chiesa e socialdemocrazia, si reputò del tutto superata una organizzazione del socialismo religioso.

Quando, poi, in Kassel nel 1948 venne nuovamente fondata una “Lega di socialisti religiosi”, doveva trattarsi di un inizio totalmente nuovo. Ora si rifiutava il concetto di un “socialismo religioso” come una forma particolare del socialismo. In sua vece la lega sosteneva un cristianesimo evangelico sulla base del socialismo democratico.

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La nuova unione che dal 1957 porta la denominazione aggiunta di “Comunità per cristianesimo e socialismo” (organo: Cristiano e socialista curato da Heinrich Shleich, Francoforte sul Meno, è composta di piccoli gruppi e di una quantità di singoli che sostengono pubblicamente le loro opinioni in incontri serali e in occasionali manifestazioni maggiori.

La divisione in Est- Ovest ebbe il suo influsso anche sul socialismo religioso. Numerosi socialisti religiosi, una volta molto attivi, vivono nella Germania Orientale. Essi dovevano, naturalmente, percorrere un cammino diverso da quello della Germania dell’Ovest. Loro portavoce e guida divenne Emil Fuchs. Nel 1948 vi furono delle trattative per una cattedra a Fuchs a berlino e Lipsia. L’invito a Berlino cadde nel vuoto per l’opposizione del vescovo Dibelius. Così Fuchs accettò l’invito per Lipsia. Questo gruppo di ex socialisti religiosi considerava suo compito sostenere lo stato nella costruzione del socialismo. La piattaforma per una collaborazione con la SED la vedevano nel modo comune di intendere l’umanesimo.

BREVE PRESENTAZIONE DEI PRINCIPALI TERMINI TEOLOGICI

Se alla domanda: che cosa è il socialismo religioso, si è potuto rispondere convenientemente solo tramite la sua storia, la sua teologia – o meglio le sue teologie – non deve essere trascurata. Questo aspetto acquista anzi un significato particolare. Quando un partito ecclesiastico non si lascia identificare primariamente con la usa teologia, allora si pone in modo più drastico la domanda del ruolo che in esso spetta alla teologia.

Ma non si può più parlare convenientemente “della” teologia dei socialisti religiosi. Si dovrà piuttosto presentare una serie di termini teologici principali che si differenziano essenzialmente da un autore all’altro.

Li schizzeremo brevemente , in ordine , senza aver però la pretesa di presentare esaurientemente la teologia dei singoli autori.

HERMANN KUTTER: IL DIO VIVENTE

Hermann Kutter sottolinea nuovamente, con enfasi, l’importanza centrale e unica del Dio vivente. Egli giunge fino al punto di respingere ogni comprensione concettuale. Non si può incontrare il Dio vivente per via di concetti. Per Kutter questo significa cavillare in vuoti raggiri intellettuali. Poiché non c’è verità affianco a ciò che realmente accade. Perciò la realtà non può essere compresa da un pensiero distaccato per principio dalle cose. Ma allora come ci si può +avvicinare adeguatamente al Dio vivente? Kutter risponde: nel vivere ed esperimentare. Poiché “quel che è sempre e solo vero, quel che solo deve valere, è la stessa vita”. La vita è vita. Essa non riceve il suo significato da pensieri e concetti, ma porta in se stessa il senso della sua verità.

La vita si esplicita anche da se stessa, non ha bisogno di spiegazione. L’uomo solo può percepire, godere ed amare. Tutto quello che si pone davanti all’uomo come grandezza irrazionale e tutto ciò che in lui ama, questa è la vita. “E’ questo che è : l’immediato, la comunione degli uomini con Dio, amore in ogni strato del creato”.

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Il Dio vivente esperimentato, dunque, senza meditazioni di alcun genere, come esperienza contingente; egli non è rapportato alla coscienza, ma compreso tramite l’atto immediato dell’essere. Poiché l’essenza delle cose sta nella loro vita, non nel loro concetto.

GEORGE WUENSCH: LA NCESSITA’ CHE MUTA L’INDIGENZA

Anche per Wuensch è proprio di Dio incontrare l’uomo nella contingenza. Anche egli non conosce un agire di Dio staccato dalla storia profana. E la realtà non si realizza tranquillamente ed egualmente in tutti i tempi, ma è movimentata. La realtà si mostra in ogni momento diversa, con nuove richieste e nuovi compiti.

Diversamente da Kutter, però, Wuensch esperimenta la contingenza della realtà più attraverso la sofferenza che l’amore. Nella sofferenza egli sente la voce della storia che si rende percepibile nel rispettivo presente e che egli comprende contemporaneamente come voce di Dio e vocazione per un compito oggettivo. Wuensch cerca, dunque, di precisare la contingenza della realtà tramite “ciò che la rispettiva indigenza impone come tensione e contrasto. Tramite il comandamento dell’indigenza storica, profonda, Dio ci mette in rapporto con “ciò” che deve esser fatto”.

La volontà di Dio si mostra nello scorrere necessario della storia. Questo richiede obbedienza. Ne è metro d’indigenza che richiede mutazione. E anzi la riospettiva indigenza più grave. “Così la presenza deve essere scoperta con sforzi e ricerche diviene rivelazione di ciò che Dio vuole si debba fare”.

PAUL TILLICH: IL KAIROS

Per Paul Tillich la questione dell’assoluto diviene rilevante dove vi è decisione. L’assoluto però, non diviene visibile in ogni decisione arbitraria, ma solo quando la decisione è concreta e giunge nella profondità dell’incondizionato. Perciò ne segue: non si può fa tutto in ogni tempo. Ma ogni tempo ha il proprio compito specifico in cui si si articola il suo senso specifico. Tillich descrive questo stato di cose come il carattere di Kairos del tempo.

Per lui il kairos è tempo adempiuto, vale a dire momento concreto, storico in cui si realizza la pienezza dei tempi in senso profetico. In esso avviene l’irrompere dell’eterno nel tempo. Il kairos, dunque, in qualche maniera è l’intervallo mutevole di tempo, ma il tempo in cui si compie la pienezza di significato in quanto tale. Considerare un tempo come kairos significa considerarlo nel senso di una decisione inevitabile, di una imprescindibile responsabilità.

Vi è una pienezza del tempo, poiché il momento storico è capace nella sua provvisorietà di cogliere il definitivo. Così vi sono momenti nel tempo “Quando la storia è divenuta matura per l’evento che non proviene da essa, che neppure viene gettato in essa come un corpo estraneo, ma che erompe in essa e può essere colto”. Il kairos è dunque quel momento che è pieno di contenuto e pretesa incondizionata. E’ il momento in cui si toccano il presente e il futuro, la santità data e richiesta. Così che dalla sua tensione concreta promana la nuova creazione. Nel kairos si realizza il contenuto santo nella debita forma.

L’agire secondo il kairos è incondizionatamente legato al destino e perciò incondizionatamente libero. E’ agire in direzione dell’utopia in ogni momento, nella sua lontananza dall’eternità. Agire secondo il kairos richiede perciò la strutturazione di forme finite come indirizzo verso l’incondizionato. L’agire deve indirizzare, ma non fissare. Così non può essere introdotto nel tempo come, per esempio la costruzione di una società che rappresenta fine e scopo. L’eterno è irruzione verso la quale si può indicare , ma non è qualcosa fissabile oggettivamente. Il richiamo

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all’incondizionato nella formazione dell’esistenza e della società avviene nell’atteggiamento del realismo credente; né realismo incredulo, né idealismo utopico vi sono capaci.

Il realismo credente considera la realtà sotto il segno dell’incondizionato. Solo così essa acquista il suo vero significato, sia tramite il rapporto all’assoluto, sia tramite la sua messa in questione come non eterna. Ne segue un incondizionato prender sul serio della situazione concreta. E solo quando la realtà viene considerata sotto la pretesa e la critica dell’assoluto, diviene possibile superare la decisione puramente soggettiva, irresponsabile. Solo la conoscenza e l’agire a partire dal kairos non si basano su un tempo arbitrario e causale, ma sul senso qualificante del tempo stesso.

LEONHARD RAGAZ: IL REGNO DI DIO

Si legga il sito Quaccheri alla pagina La fede dei socialisti religiosi o ancora sul sito Ecumenici alla pagina del teologo svizzero

IL PROGRAMMA DEI SOCIALISTI RELIGIOSI

https://ecumenici.wordpress.com/leonhard-ragaz/ e https://quaccheri.wordpress.com/la-fede-dei-socialisti-religiosi/

L’unità del movimento religioso-socialista non proveniva da una costitutiva, teologia comune, ma dal medesimo giudizio sulle questioni sociali. Questa era la conclusione della nostra ricerca sul significato e la portata della teologia all’interno del movimento. Abbiamo constatato uno spostamento, uno scambio di visuale e una dislocazione di funzione. Abbiamo ora descritto che cosa era concretamente che si era sostituito a un progetto teologico costitutivo. Che cosa significa la espressione giudizi simili su questioni sociali?

Per avvicinarsi al problema vogliamo dapprima tentare di studiare singolarmente questi giudizi politico-sociali.

Il primo dice: l’individualismo religioso deve essere superato a favore di un cristianesimo della responsabilità sociale. Tutti i socialismi religiosi erano convinti che la chiesa aveva commesso una colpa storica nei riguardi del proletariato , cui poteva rimediare. Ne derivano l’obbligo che la chiesa poteva mostrare che la religione non è oppio per il popolo solo attraverso posizioni attive, derivate dal Vangelo riguardo alle necessità presenti. Così si volevan prendere in tutta serietà i principi di Cristo non solo nella vita privata, ma anche in quella pubblica.

Non si voleva limitare la bontà che il Salvatore aveva predicato, come finora, solo al rapporto tra persona e persona. Piuttosto un cristianesimo dell’azione sociale doveva penetrare la vita economica e la vita dei popoli. Se l’individualismo religioso vuole essere superato, allora un socialista religioso deve poter dar prova con la sua esistenza che egli può essere contemporaneamente un cristiano vivente e un comunista o socialista religioso conscio della propria classe. Così si esige l’etica dell’amore di Gesù a norma fondamentale del vivere comunitario. Si vuol passare ad u8na nuova epoca di cui il socialismo costituisca il fondamento economico-sociale e nella quale il cristianesimo abbia il compito di dare forza etica e religiosa alla nuova comunità.

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Nel cammino verso questa epoca la Chiesa, secondo i socialisti religiosi, deve far propria la causa degli oppressi. I socialisti religiosi vogliono stare dalla parte del proletariato, dalla parte degli oppressi e sfruttati in tutti i settori della lotta di classe.

Questo impegno politico-sociale porta al giudizio deciso: bisogna combattere il capitalismo e, al suo posto, deve subentrare il socialismo . Poiché un ordinamento sociale che è coscientemente fondamentale costruito sull’egoismo economico e politico deve essere respinto. Così devono essere attaccate situazioni economiche che sono contrarie alla fede. Se ora si conosce che un determinato ordinamento sociale, cioè quello capitalista, causa situazioni tali, allora bisogna lottare perché finisca l’anarchia capitalista nella vita sociale ed economica. I socialisti religiosi sostengono la strutturazione socialista della vita. Vogliono preparare la vita della società per il futuro ordinamento socialista, secondo lo spirito di Cristo. Per loro esso è un ordinamento sociale in cui la coscienza della comunità è fondamento della costruzione sociale.

I socialisti religiosi sono uniti nel loro giudizio politico ancora in un altro campo: tutti rifiutano il nazionalismo e la guerra e tutti combattono per la comprensione dei popoli.

Lo spirito di Cristo li costringe ad opporsi impavidamente ad ogni meschino nazionalismo. Essi intravedono che il capitalismo porta al nazionalismo e poi all’imperialismo. Perciò essi predicano contro l’impenitenza nazionale egoista dei Tedeschi. Essi accusano l’egoismo fondamentale della politica nazionale di potenza che significa l’inganno e l’oppressione tramite l’idea nazionale. I socialisti religiosi si oppongono all’ordinamento capitalista e militarista soprattutto perché non hanno dimenticato come le loro conseguenze si siano rivelate nella guerra mondiale. L’insegnamento che ne traggono è l’esigenza che tutti gli stati debbano sottomettersi ad un ordinamento di diritto sovrastatale. Con ogni forza essi stessi lavorano per la comprensione e la riconciliazione internazionale dei popoli. Inoltre non dimenticano che non bisogna accontentarsi dall’appello alla buona volontà, ma che solo una organizzazione della pace può assicurare la pace.

Donde abbiamo derivato questi giudizi sulle questioni sociali? Li abbiamo tratti da 5 programmi rappresentativi che diversi gruppi di socialisti religiosi si sono proposti in tempi diversi. Questi programmi costituivano propriamente il movimento religioso-socialista. Abbiamo studiato il programma dei socialisti religiosi berlinesi del 1919, il programma dell’unione della Chiesa popolare di Baden, il programma elettorale della lega regionale di Turingia del 1932, lo scritto programmatico di Erwin Eckert; Che cosa vogliono i socialisti religiosi ? Del 1927 e infine lo scritto programmatico di Tillich: Il socialismo come questione ecclesiale del 1919. Benché essi siano stati concepiti in luoghi diversi, mostrano una impressionante unità di intento fin nelle inessenziali sfumature della formulazione. Posti sinotticamente l’uno affianco all’altro, essi rivelano una quasi perfetta conseguenza di intento.

Tanto erano disparati i termini teologici principali nelle loro inaccordabili rappresentazioni e diverse preferenze, tanto è unitario l’intento dei programmi. Essi si differenziano solo nella formulazione e in questo o quel punto periferico, particolare , ma non nell’intenzione fondamentale. E queste intenzioni fondamentali vengono formulate in una concisione pubblicitaria:

1. Il superamento dell’individualismo religioso in favore di un cristianesimo della responsabilità sociale. Ossia della solidarietà con gli oppressi.

2. La lotta contro il capitalismo e per il socialismo3. 3 La lotta contro il nazionalismo e la guerra e per la comprensione dei popoli

Possiamo ora rispondere alla domanda , quali erano i medesimi giudizi sulle questioni sociali che nel movimento religioso –socialista si trovavano in primo piano al posto della teologia. Ciò che era

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fortemente nei programmi era il costitutivo del movimento religioso-socialista. Era il programma che dava impulsi e direzioni al movimento e lo teneva intimamente unito.

Leonhard Ragaz: Che cosa è il socialismo religioso?

Se debbo tentare di rispondere molto brevemente, più per accenni e allusioni, che sistematicamente ed esaurientemente alla domanda: che cosa è il socialismo religioso, allora sono prima necessarie due premesse:

Prima di tutto quando si parla di socialismo religioso non si può troppo considerare in nome di questa realtà come indicazione del suo essere; per quanto io sappia, esso è sorto casualmente e non bisogna attribuirgli importanza in alcun modo. Paragonandolo con esempi maggiori: esprime tanto poco il senso e la portata della realtà alla quale richiama, quando lo fanno rispettivamente i nomi “Protestantesimo” e “Cristianesimo”. I nomi provengono spesso da circostanze esterne, occasionalmente, come ho accennato da momenti puramente casuali. Perciò si può avere qualche indicazione simbolica, ma non si può pretendere di dedurre troppo da loro, in nessun caso.

La seconda premessa è ancora più importante. Di fronte a un tale fenomeno come il socialismo religioso, facciamo bene a ricordarci delle tesi di Bergson, di definirlo il vivente. In quanto il vivente come tale è in divenire continuo è pieno di sviluppo creativo. Si può definire (vale a dire comprendere e in concetti definiti), solo il perfetto, non ciò che sta sviluppandosi, ciò che sta riposando non ciò che è mosso. Quando abbiamo a che fare con qualcosa di vivente, diveniente, crescente, non possiamo formare dei concetti finiti nei quali incarcerarlo, noi possiamo, per così dire, indicare il posto in cui si sviluppa il suo essere, accennare al suo senso e contesto, possiamo innalzare la sua bandiera ed erigere il suo vessillo. E si capisce allora da se stesso che ogni simile tentativo è soggettivo, anzi in un senso ancora diverso da quanto si verifica in ogni altro tentativo di comprendere un soggetto, pensando e guardando. La cosa si presenta allora così che colui che descrive un movimento è al tempo stesso uno che lo paragona con molti altri e lo comprende proprio nel suo modo particolare.

In questo senso sono da intendere le spiegazioni  seguenti, non vogliono essere una definizione, ma una indicazione e una testimonianza.

Vorrei affrontare il tema in modo tale che per amore di semplicità e trasparenza nella rappresentazione, io prenda l’avvio da due errori che spesso, come mostra l’esperienza, sono inerenti alla realtà chiamata socialismo religioso. Si può credere che si tratti si tratti di socialismo con un po’ di colorazione religiosa, oppure di cristianesimo con un ò di colorazione sociale. Rispettivamente, allora, ci si rivolge contro il socialismo religioso dal punto di vista religioso profondo e autonomo contro qualcosa che si ritiene una pianificazione e uno sdilinquimento preciso, deciso concepito, forse, come fortemente rivoluzionario, come contro qualcosa che si ritiene un indebolimento riformista e una deviazione ideologica e confusione della lotta socialista. Allora il socialismo religioso si trova tra religione e socialismo come qualcosa di torbido, nebuloso, debole prodotto bastardo osteggiato da tutte e due le parti, disprezzato dai più tipici rappresentanti di tutte e due le potenze.

Bisogna quindi spazzar via questo doppio malinteso se vogliamo progredire la nostra causa potentemente.

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Comincio con ciò che è la religione nel socialismo religioso. E mi si permetta allora di parlare di cristianesimo anziché di religione, oppure quando dico “religione” si comprenda semplicemente “cristianesimo”. Poiché questo tempo davanti agli occhi, solo di questo posso parlare con una certa competenza. Ma quel che dico in proposito può certamente valere –mutatis  mutandis – anche del giudaismo per esempio che si riconosce nel socialismo religioso e felicemente vi è un tale giudaismo e, per di più, nient’altro che disprezzabile, come  pure riguarda il rapporto del protestantesimo e il cattolicesimo al socialismo religioso. Quando io parlo di “cristianesimo” anche questo è ovviamente un concetto problematico, un concetto che forse comprende in maniera esigua quel proprio che noi socialisti religiosi intendiamo, ma è il concetto che più da vicino richiama il nocciolo dell’essenza del nostro problema.

In questo senso dichiaro :il socialismo religioso non deve e non vuole essere solo un socialismo con colorazione religiosa ma semplicemente l’intero cristianesimo senza alcuna diminuzione. Esso abbraccia tutta la verità, non solo una parte di essa. Non si tratta di diminuzioni o divisioni, ma della comprensione del tutto: il socialismo religioso è una comprensione di tutto il cristianesimo di cui mette in evidenza il senso sociale.

Naturalmente anche questa definizione deve essere salvaguardata da false interpretazioni. Se il socialismo religioso mette in evidenza il senso sociale del cristianesimo, questo non vuol dire per es. che esso elimini  il senso individuale del cristianesimo. Questo resta ma si unisce al senso sociale. Il rapporto reciproco dei due elementi lo si può concepire diversamente. Lo si può pensare in modo pensare in modo polare ossia che vi sia una tensione tra individuo e comunità oppure si può ordinare oppure sottomettere il momento individuale a quello sociale. Per in nostro problema è secondario se ha luogo la prima o la seconda soluzione. In tutte e due i casi si può sostenere tutta la verità sociale del cristianesimo. Carlyle, Vinet, Tolstoi, Lagarde sostengono con uguale impeto sia i diritti e i doveri  dell’individuo che i diritti e i doveri della comunità.

Il socialismo religioso è una visione sociale di tutto il cristianesimo. Non è neppure, dunque, una certa modernizzazione che porterebbe via dal cristianesimo tutto ciò che potrebbe essere d’intralcio , per es. al socialista comune di tendenze moderne. Esso, in quanto tale, non è quindi razionalismo, liberismo, o modernismo. Per dirla paradossalmente il socialismo religioso accetta non solo la fede della nascita verginale da Maria di Gesù come la presenta il Nuovo Testamento (i teologi comprendono perchè parto proprio da questo esempio!) ma anche la confessione di fede atanasiana e tutto il dogma della Chiesa.  Si voglio parlare ancora più paradossalmente: esso presuppone tutto questo , tutto questo gli appartiene.  Se non vuole perdere qualcosa del suo senso pieno, non le può mancare nessun granello del tesoro autentico e originale della verità cristiana.

Certamente mi debbo affrettare a dire che esso rinuncerebbe anche a se stesso se volesse, per esempio comprendere il credo in senso dogmatico- intellettuale e renderlo suo centro d’interesse. Esso non può essere ortodosso se con questa parola si intende se la forma intellettuale del dogma oppure,  in generale, la comprensione intellettuale a una qualsiasi verità di fede sia essa desunta immediatamente dalla Bibbia, sia essa espressa dommaticamente,  fosse l’essenziale o la condizio sine qua non di tutto il resto. Esso verrebbe eliminato se la concezione verginale di Cristo o tutto il resto del credo atanasiano, in quanto formula, dovesse divenire il distintivo del discepolo di Cristo. Perchè verrebbe cosi eliminato il nocciolo e lo splendore del socialismo religioso: la comunità la cui ultima parola è l’amore per cui resta l’ultimo e il massimo distintivo del discepolo di Cristo. Ogni accentuazione unilaterale della formula allontanerebbe da esso  e porterebbe, in qualche modo, ad un individualismo religioso di falso genere.

Comunque sia – ritorno subito all’argomento – il socialismo religioso deve in ogni caso abbracciare tutto il cristianesimo. Esso si mantiene assolutamente fedele alle verità antiche, fondamentali del

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cristianesimo, le spiega solo diversamente, le comprende in maniera diversa da come per lo più le si è comprese finora. Da questo punto di vista esso non è assolutamente niente di nuovo, ma solo una spiegazione dell’antico e dell’antichissimo; sì come tutti questi movimenti  sentirà il bisogno e pretenderà di rifarsi proprio all’antico e all’antichissimo e concepirlo in maniera nuova. Il cristianesimo ha annunciato unilateralmente, per lunghi periodi, la verità individuale. Ha fortemente spinto verso il centro il suo annuncio fra Dio e il singolo, dal Dio al singolo e dal singolo a Dio. L’assioma di Agostino “Dio e l’anima, l’anima e il suo Dio” è stato addirittura superato dai riformatori e più ancora dai suoi successori. Il cristianesimo ha annunciato e rappresentato  profondamente, riccamente, e potentemente la redenzione e la salvezza individuale – la vittoria sul mondo, carne, morte diavolo ad opera della potenza di Dio e la sua Grazia apparsa in Cristo, la vita e la beatitudine che ne derivano  – ma quasi sempre con un forte accento sul singolo e uno molto più debole della comunità.  Detto più precisamente: la redenzione sociale, la redenzione del mondo, da peccato,  necessità e morte, il superamento della guerra, del mammone (denaro), della povertà, della malattia, dell’egoismo dell’ingiustizia, la promessa di un nuovo cielo e nuova terra, tutta una metà, forse la più grande dell’annuncio è stata ridotta, mutata, scolorita, è stata di gran lunga insufficientemente espressa nel suo impeto e nella sua pienezza, nella sua attualità, nella sua forza giudicatrice e beatificante.

Questo è ciò che il socialismo religioso deve mutare. E’ un correttivo contro una unilateralità vecchia e potente e perciò esso stesso deve essere unilateralmente. Deve espressamente porre l’accento in maniera diversa. Ma ancora una volta: esso non può tagliare e sfigurare l’annuncio. Esso studierà il senso sociale del vecchio annuncio senza diluirlo o accorciarlo. Sì, esso troverà il sociale nella sua forza nella sua profondità più intensa  del religioso. Parlerà di Dio in modo tale che sarà chiaro che Dio è anche il legame più stretto dell’uomo con l’uomo, l’obbligo più forte della società. Se esso concepisce Dio non come idea. Ma come il Dio vivente, forte personale, allora questi è il Dio che può e vuole giudicare e redimere la realtà del mondo, il Dio che non sopporta idoli si chiamino essi mammone o Marte, Baal o Cesare, il Dio per il quale l’anima è incomprensibilmente  più importante di oro o macchina. Esso a Natale non parlerà di un amore vago, o di una “scolorita pace sulla terra”, ma cercherà di comprendere tutte le profondità del messaggio natalizio che consiste nell’incarnazione di Dio, e poi di dimostrare come questa incarnazione deve portare in Cristo questa mondanizzazione, ad un mondo di Dio e dell’uomo. Il Venerdì Santo non “svuoterà” la croce ma la annuncerà in tutta la sua “stoltezza”, ma la spiegherà  come l’amore di Dio, che discende nella colpa della società, che scopre tutta la solidarietà della colpa sociale e, allo stesso tempo, la forza di questa grazia che annulla e annienta anche questa colpa. Proclamerà l’annuncio pasquale in tutta la sua magnificenza, ma non parlerà soltanto di una resurrezione che salva il singolo dalla tomba per un lontano al di là, ma di quella resurrezione che salva il singolo dalla tomba per un lontano al di là, ma di quella risurrezione che assoggetta nel mondo la potenza della morte ed eleva la potenza di Dio. A pentecoste renderà testimonianza dello Spirito Santo che procedendo da un Dio Santo e forte e dal Verbo incarnato è la forza del rinnovamento e della rivoluzione del mondo. Proclamerà l’annuncio della comunità come di una società che non si esaurisce in un culto con alcuni aderenti, ma è portatrice della causa di Dio nel mondo e per il mondo, in tutta la verità cristiana, tutta, renderà così vivo il potente senso sociale, senza toccare il senso individuale, anzi proprio così adempiendo lo; esso , se posso ora esprimermi così, farà erompere dalle stesse profondità della religione, l’onda del socialismo religioso.

Se dunque, il socialismo religioso è semplicemente una nuova comprensione di tutta la verità cristiana, si pone la domanda se questa nuova comprensione non richiede anche una nuova concezione di ciò  che viene comunemente detto essenza del cristianesimo, diciamo giungere semplicemente il sociale all’individuale, oppure è necessaria una nuova, radicale comprensione affinché esso acquisti la sua autonomia?

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Io credo  che la seconda soluzione sia la migliore. Il movimento del socialismo religioso dovrà necessariamente operare  uno spostamento di comprensione di tutto il cristianesimo. Voglio subito toccare il punto in cui , a mio giudizio, ci si imbatterà. La comprensione del cristianesimo contro la quale si leva il socialismo religioso è statica. Proviene da quel pensiero secondo il quale il mondo è finito, secondo il quale le concezioni del mondo esistenti sono contemporaneamente ordine divino, certamente solo temporanee, tuttavia tali che per questo mondo non vi è speranza di un mutamento sostanziale. Per un’espressione forte: Dio è un Dio che riposa e il mondo è un mondo che riposa. Va da sé che la salvezza è una salvezza essenzialmente per il singolo e l’apertura verso l’al di là rafforza ancora questo individualismo. Si capisce da questa rappresentazione che su tutto questo quadro grava l’ombra paralizzante del pessimismo. Contrariamente, il socialismo religioso sostiene un modo di pensare dinamico. Esso crede al dio vivente che non solo ha creato, ma crea tendendo al futuro, che non conosce un mondo stabile, finito, ma vuol mutare, rinnovare il mondo al Dio che continuamente opera, che è l’eterna rivoluzione del mondo. Esso crede al “regno di Dio” che è espressione del Dio vivente nel mondo. La parola del regno diviene necessariamente la grande parola del socialismo religioso. Questo regno avanza vivacemente. Abbatte i regni del mondo; come ha abbattuto Ninive e Babilonia, così abbatterà Roma , come ha abbattuto Moloch e Baal abbatterà anche il capitalismo e il militarismo. E se necessario, può, alla stessa maniera, abbattere anche il tempio, religione, cristianesimi che diventano loro benedizioni e protezioni. Il Regno di Dio abbatterà tutti gli altri regni e realizzando se stesso, realizzerà anche l’uomo. Come questo regno è passato da Mosé a Geremia, così da Cristo si estenderà nel mondo finché il mondo non gli appartenga. La parola dello Spirito Santo, la preghiera delle preghiere divenuta per Christoph Blumhardt, il più grande rappresentante del socialismo religioso, il terzo motto dopo quello del Dio vivente e del regno di Dio. Come con tutto ciò viene superato un certo individualismo , così viene anche superato quel pessimismo che escludeva ogni vittoria decisiva del regno sulla terra. Il socialismo religioso, fortemente antinomista, come esso è secondo la sua natura, non considera meno del cristianesimo agostiniano la potenza del male, ma crede molto di più che la potenza di Dio può vincere questa potenza del male, crede alla forza della resurrezione di Cristo nel mondo, in mezzo al mondo, crede alle vittorie di Dio operate insieme ad uomini e comunità di uomini che hanno veramente fiducia in lui. Perciò la sua ultima parola è la speranza – la speranza per il regno sulla terra; perciò il suo atteggiamento è rivolto in avanti , in attesa della venuta del regno sulla terra; perciò il suo atteggiamento è rivolto in avanti, in attesa della venuta del regno di dio e del suo Cristo ed è , in questo senso, orientato verso l’ultimo: escatologicamente . Ma il Dio vivente non può , tuttavia, stare solo alla fine della storia, egli che era e viene , e anche – è ora e qui il vivente che crea il suo regno.

Io credo che il socialismo religioso, non appena comprende se stesso rettamente, deve avviarsi sempre sulla strada di una tale comprensione del “messaggio”. Questo lo mostra chiaramente anche tutta la storia fino a questo punto. Gli sarà certamente proprio un atteggiamento rivoluzionario nel senso più profondo e da questo fuoco si dipartirà tutta l’irrigidita lava della verità cristiana in fiume vivente.

Certamente non se ne può sviluppare una nuova dommatica religioso-sociale. Piuttosto bisogna dire ora ancora una parola sul metodo del suo pensiero. Sarà possibilissimo che a volte prorompe la corrente infuocata del socialismo religioso senza che riesca ad esplicarsi tutta la verità alla quale esso appartiene fondamentalmente. Per ritornare ancora una volta al rapporto con gli altri partiti religiosi, esso può prorompere tanto dal liberismo quanto dall’ortodossia e precisamente così che tutte e due restino inizialmente immutati. Ma esso significherà certamente un cambiamento fondamentale del metodo. Poiché l’accento sarà ora posto in maniera diversa. Ho già accennato che porre l’accento su forme intellettuali, siano esse liberali od ortodosse, significherebbe mutare il centro del socialismo religioso : la comunità e l’amore. Non cambio punto di vista se ora dico: il centro del socialismo religioso è l’attenzione prestata all’agire del Dio vivente e la fede nel suo

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regno. Sottolineare formule, significa un ripiegamento nel modo di pensare statico. Formulato diversamente: il dogmatico subentrerebbe al posto del profetico (in senso lato) che appartiene al socialismo religioso e la filosofia al posto dello Spirito Santo. Perciò sarà cura del socialismo religioso non fissarsi su una controversia riguardante la Bibbia, il miracolo, la divinità di Cristo, ma indicare semplicemente il vivente , il suo regno e il suo Spirito. Chi lo lascia regnare, viene introdotto in ogni verità. Non già che il socialismo religioso riterrebbe superfluo il lottare per quei problemi – questo è un grave malinteso che non ha alcun fondamento nella realtà – esso vuole solo che questa lotta non abbia luogo in uno spazio privo d’aria, ma vuole che avvenga nel mezzo della lotta con quella realtà nella quale il regno irrompe combattendo e il Dio vero si annunzia. Così esso supera liberalismo e ortodossia senza opporre loro una nuova dogmatica. Conserva una grandiosa libertà di movimento nell’unione con il Dio vivente, senza doverla mercanteggiare con una diminuzione della profondità e serietà religiosa. Per dirla in breve, il suo metodo è: “cercate prima il regno e la sua giustizia , e tutto il resto vi sarà dato” – anche tutta la necessaria comprensione della Bibbia, di Cristo, degli uomini, delle opere di Dio. E credo che questo metodo ha dato buona prova!

Segue

3.

Volgiamoci ora a ciò che è socialismo religioso. Come ricordiamo, a questo punto predomina il sospetto da parte del socialismo che si tratti di un po’ di colorazione sociale del cristianesimo, di una appendice del cristianesimo forse molto indeterminata, solo socialriformista. Contrariamente, bisogna assicurare che il socialismo religioso abbraccia, come il cristianesimo, anche il socialismo totalmente. La definizione è analoga alla precedente: Il socialismo religioso è una comprensione di tutto il socialismo di cui mette in evidenza il senso religioso.

Vogliamo tentare di delineare a grandi tratti che cosa è contenuta in questa formula.

Il socialismo religioso abbraccia tutto il socialismo. Non prepara, dunque, un programma socialista caratterizzato, forse più riformisticamente, da aggiungere al suo cristianesimo, ma investiga semplicemente sul senso del socialismo. Per dirla in breve, esso è una spiegazione religiosa del socialismo. Ne riconosce il senso religioso. Scorge in tutto il movimento socialista un’irruzione di verità che propriamente avrebbe dovuto sostenere la comunità cristiana. Dato che questa non lo ha fatto, ora il socialismo appare in veste mondana, appare per lo più non nel nome di Cristo, ma spesso in contrasto con esso, anzi, forse, nel nome dell’anticristo, almeno sul continente europeo (in Inghilterra la situazione è notoriamente diversa). Il regno di Dio per la terra che costituisce il senso della Bibbia e del cristianesimo, questa corrente sotterranea che scorre attraverso la storia, prorompe nel socialismo naturalmente ora mischiata a molti detriti che non provengono dallo Spirito Santo, dato che scorre tra rocce estranee. Questo non deve impedire alla comunità di Cristo di riconoscervi una palese volontà di Dio e di riconoscere, umiliata in profonda penitenza, la propria colpa di omissione. E’ Dio stesso che nella necessità e premessa del fermento sociale bussa alle porte della cristianità come giudizio e grazia. Egli viene nel socialismo come giudizio della cristianità. Egli sta presso gli “atei” e di là rimprovera i “pii”. Ma questo giudizio ha il senso che esprime la parola di Blumhardt senior pronunziata prima di morire. “Il Signore aprirà a misericordia la sua mite mano su tutti i popoli”.

Questa spiegazione religiosa del socialismo è la sua fondazione religiosa. Così si è trovata un’altra definizione che è naturalmente solo un’interpretazione della prima più generica: Il socialismo religioso non crea forme speciali di socialismo, ma conferisce una fondazione religiosa a tutto il socialismo in quanto tale. In essa contenute due affermazioni:

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Il socialismo religioso è convinto che il socialismo non può sussistere senza una fondazione religiosa. La scienza, per quanto gli possa prestare dei servizi preziosi, non può tuttavia fondarlo. Poiché esso è essenzialmente una fede, una speranza sul fondamento della fede, una spiegazione del senso della storia, più precisamente: una spiegazione messianica della storia. Esso presuppone determinate valutazioni etiche soprattutto la santità dell’uomo in ogni forma, il valore incondizionato e infinito della personalità, e si basa sulla certezza religiosa che il mondo appartiene alla Potenza che in esso si manifesta. Il materialismo marxista della storia, presentandosi come scienza, ha la sua anima in questa fede messianica. Il socialismo può vivere per lungo tempo inconsciamente a partire da questa fede, a scorno dei pii consapevoli, che sono morti nella loro pietà, ma non potrà non avvenire che un giorno la fede inconscia del socialismo diventi conscia - altrimenti la sua anima si rattrappirà e si sostituirebbero degli idoli e dei demoni al Dio onorato inconsciamente! – come non potrà non avvenire che il messianismo del regno di Cristo , questo fuoco che cova sotto la cenere, spunti come fiamma luminosa dal centro della comunità cristiana. E’ il compito primo e decisivo del socialismo religioso risvegliare la comunità cristiana, detto meglio : aiutare e risvegliare nella comunità cristiana la coscienza che essa deve pregare lo Spirito Santo in questo senso. Solo, poi, in seconda linea viene il compito nei riguardi del proletariato socialista. (E’ meglio che parli subito di esso).

Esso gli deve riconoscere il suo diritto, prima di tutto in nome di Cristo. Quando ciò si è verificato – e precisamente non solo a parole, ma anche coi fatti! – allora può anche mostrargli che la sua speranza trova il suo fondamento stabile, portante solo nella fede del Vivente e nel suo regno. Forse una volta, verrà anche il giorno – ma solo dopo molte prestazioni, sofferenze , sacrifici – in cui potrà predicargli la penitenza , quando non lo farà da solo. Ma il suo primo compito è di predicare questa penitenza al cristianesimo, a se stesso. Su questa strada reincontrerà ciò che Dio ha unito, il diavolo separato: cristianesimo e socialismo corrono verso la stessa corrente.

Ma questa fondazione religiosa del socialismo è anche concepita in modo tale che il socialismo costituisca a priori una parte essenziale dell’annuncio (Vangelo) della cristianità. Esso è già contenuto nel Vecchio Testamento ed è sviluppato e completato nel Nuovo. Questo non è naturalmente il socialismo dei programmi di partito e delle moderne forme economiche e politiche, ma il fondamento eterno del socialismo: Dio, l’uomo, l’anima, il fratello, la solidarietà nella colpa e nella grazia, l’immediatezza dell’amore e della comunità, il servirsi reciprocamente, la speranza nel regno e nella sua ingiustizia, in breve, tutto il mondo cui si accenna con queste parole. Questo è il socialismo della Bibbia, il socialismo della “Parola di Dio”, il socialismo del Nuovo testamento, come dice un grande specialista. Franz Overbeck, si potrebbe forse dire: il socialismo nella sua sfera puramente religiosa, nella sua sfera divina, che pure immediata ed eterna, il socialismo del regno di Dio che diviene sempre regno dell’uomo. Questo socialismo è più radicale di ogni altro. Poiché quale radicalismo potrebbe andare oltre l’umanità santa , la fraternità, il regno di Dio? Quale rivoluzione potrebbe essere più rivoluzionaria dell’incarnazione di dio nel mondo, della sostituzione della schiavitù del mammone con il regno di Dio, della spada con la croce, di Satana con Cristo, dell’animale con l’uomo? Il socialismo religioso non può esaurirsi in riforme sociali, esso è socialismo, cioè la promessa e la pretesa di una società ordinata fondamentalmente ed essenzialmente in maniera diversa e nuova rispetto all’attuale. E’ la promessa e la pretesa di una conversione piena, di una metanoia del mondo come dell’individuo, è l’annuncio della rivoluzione di Dio contro la signoria degli idoli di questo mondo. Nel messaggio del regno è contenuto tutto il socialismo : la vittoria sul peccato, la morte, sul mondo: Poiché naturalmente è una fiaba che il socialismo religioso voglia identificare il regno di Dio con il socialismo, forse addirittura con il programma del partito. Il socialismo nel suo senso puro, ultimo è un raggio del regno di Dio, una parte essenziale del regno di Dio ma non tutto il regno di Dio. Ma anche il contrario: è una promessa ed una esigenza del regno di Dio.

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Ma ora questo socialismo della Bibbia o del regno di Dio deve scendere nel mondo, deve essere il socialismo immediato ed eterno in mezzo alla storia, al tempo e ai rapporti umani. Qui si pone una nuova tesi che è anche solo una spiegazione delle tesi fondamentale e che appartiene all’essenza di tutto il socialismo religioso: la verità apparsa in Cristo deve divenire l’ordine del mondo. Il socialismo religioso toglie la divisione tra il regno di Dio e regno del mondo che esiste in forma di ogni specie del cristianesimo e che lo ha portato, inoltre, ad una fissità statica, con la fede e l’esigenza che la forza e la verità del regno di Dio vince il regno del mondo e così redime e santifica la realtà. Quel che esso accentua in modo particolare, come correttivo, è che nel regno di Dio è contenuta la realtà materiale e sociale, la società e l’economia e la politica. E fa anche questo in un senso pienamente biblico. Poiché il santo materialismo appartiene alle sue caratteristiche più profonde. La redenzione sociale è, in un senso particolare, la continuazione dell’incarnazione di Dio di cui è stato detto: “E il Verbo si fece carne”.

Ma come deve avvenire ora più precisamente il passaggio dal “Verbo” alla “carne”?

Una cosa è verta: il socialismo religioso starà dalla parte del proletariato. Questa è la santa eredità di Cristo. Cristo appartiene sempre “ai poveri”, Gesù va dai “doganieri e peccatori”; il socialismo religioso combatte con e per il proletariato la battaglia della sua liberazione ad uomo e fratello. Esso, in questo senso, prende parte alla sua lotta di classe. E’ secondario se usa o meno questa parola. Può avere buoni motivi per non usarla troppo facilmente, ma la causa stessa, la lotta del proletariato per la liberazione di se stesso e contemporaneamente di tutta la società deve essere naturalmente anche la causa del socialismo religioso. Un socialismo religioso che stesse da parte in questa lotta o che la vorrebbe indebolire , sarebbe essenzialmente un fantasma . Ma di questa lotta di liberazione del proletariato fa fa parte pure tutto il movimento operaio. Questo è, per così dire, solo un altro termine. Anche esso, naturalmente, in tutte le sue forme deve essere la causa del socialismo religioso. Altrimenti esso sarebbe di nuovo qualcosa di totalmente irreale, campato in aria.

Il socialismo religioso è una interpretazione e fondazione religiosa del socialismo e del movimento operaio, considerati ambedue nel loro senso ultimo.

Per quel che riguarda, però, le singole forme che il socialismo e il movimento operaio debbono far proprie nella vita economica, politica e culturale, va da sé che il socialismo religioso non ha un programma particolare. Esso non è legato ad una dommatica etico-sociale; esso non vuole , e nessuno lo può, legare ad una tale dommatica il nome di Dio. Tali forme sorgono e passano col tempo. Esse sorgono dal materiale della creazione di Dio e tendono alla realizzazione, ma vanno anche incontro al tempo del loro scioglimento. In questo punto il socialismo religioso lavorerà e combatterà in libertà insieme a tutto il movimento sociale e socialista. Non creerà, come detto , forme particolari. Si può, forse dire, che esso ha predisposizione per quelle forme socialiste che si avvicinano di più alla figliolanza di Dio e alla fraternità, detto sociologicamente : che incarnano meglio il suo principio fondamentale: comunione in libertà , comunione sulla base di libero legame. Una tale comunità è secondo, la sua essenza , la cooperativa. In esso il socialismo religioso di tutti i tempi ha effettivamente visto la forma adatta per il suo contenuto. Ma la cooperativa è la forma fondamentale di tutto il socialismo (che in tedesco si dice appunto “cooperativa”), è per esso la forma, la forma delle forme e in quanto tale non solo una forma particolare. Tutte le sue forme debbono portare questo tipo. Resta comunque fermo che il socialismo religioso non deve e non può creare forme particolari di socialismo religioso. Esso coopererà piuttosto, depositerà il suo meglio nelle forme che il movimento socialista ha generato. Cooperativa, sindacato, comune, riforma del suolo, politica sociale che edifichi organicamente, fondi nuovamente, un lavoro di formazione socialista, una politica

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socialista mondiale, perché non potrebbero essere forme nelle quali esso potrebbe riversare la propria anima? Naturalmente senza legarsi ad esse, senza credere che esse costituiscano il regno di Dio.

Il socialismo religioso deve conservare la stessa libertà nei confronti di tutti i partiti e programma di partiti socialisti. Esso può accompagnarsi con ognuno di essi, ma non può legarsi a nessuno. E’ chiaro che il socialismo religioso è fondamentalmente accessibile sia all’anarchico e comunista che al socialdemocratico o socialista complementare senza partito. In realtà il rapporto si formerà praticamente così che le diverse specie o gruppi di socialismo religioso staranno presto in stretta relazione con questa direzione del socialismo, ma questo non potrà cambiare il fatto che il socialismo religioso in quanto tale non si identifica né col programma della socialdemocrazia, né con l’anarchia, Né con il comunismo bolscevico, che esso è qualcosa di molto più ampio al quale, allora, debbono poter andare, debbono poter accedere tutti coloro che lo vogliono . E così è anche chiaro che il socialismo religioso in quanto tale non si identifica con il marxismo, come, d’altra parte , non si identifica con il Proudhonismo o il Bakunismo. Anche all’interno del socialismo religioso deve potersi lottare per le forme migliori di socialismo; esso ha la sua unità solo nell’interpretazione e fondazione religiosa del socialismo.

Se, in questo senso, il socialismo religioso non crea, da una parte, un programma socialista particolare, e dall’altra, non è legato in quanto tale ad alcun programma, si pone naturalmente la domanda se, allora, l’interpretazione e fondazione religiosa del socialismo non ne debba influenzare anche la formazione. Noi ci ricordiamo di aver anche dichiarato che il socialismo religioso non vuole essere un cristianesimo particolare, ma semplicemente il cristianesimo, il cristianesimo compreso socialmente e di aver poi mostrato che questa nuova comprensione sociale crea una nuova comprensione del cristianesimo. Non dovrebbe essere così anche per quanto riguarda il socialismo?

Io credo effettivamente di sì. Certamente resta fermo: il socialismo religioso non crea da se stesso nuove forme socialiste (come neppure forma nuove forme cristiane), ma muterà tutta la forma del socialismo, studiandone dappertutto il suo senso religioso. Senza creare forme socialiste particolari, preferirà, tra quelle presenti, quelle che gli sembrano esprimere meglio l’essenza del socialismo, preferirà quelle organiche , e libere a quelle meccaniche e violente . Per quel che riguarda lo spirito di tutta la lotta per il socialismo, respingerà e lotterà tutte le teorie e i dogmi socialisti sulla violenza; poiché non si può edificare su Dio, Cristo, lo Spirito e poi aver fiducia nella violenza . Tuttavia questo rifiuto e questa lotta non debbono e non possono essere dottrinali e autogiustificanti. Respingerà e combatterà la degenerazione del socialismo in puro materialismo (materialismo non santo) e nel puro egoismo collettivo. Si sforzerà di accordare i mezzi della lotta socialista con l’essenza del socialismo. Rifiuterà una lotta di classe che respira spirito militarista e serve solo all’odio; respingerà ogni genere di militarismo socialista. Si sforzerà di render sempre più puri il senso e i fini del socialismo e di porli sempre più in evidenza. Non amerà un radicalismo rivoluzionario fatto di parole, ma sosterrà, invece, un vero radicalismo che comprende il socialismo dalla sua radice, non lo comprende solo come teoria di una convinzione politica per raggiungere il potere ma come convinzione e vita e lo rende così vera rivoluzione del nostro mondo. In questo modo imparerà che il socialismo si venda a successi esterni, lo proteggerà dal prevenire ad un nuovo piccolo borghesismo. Combatterà la demagogia socialista, ma se resterà puro supererà ogni altro socialismo nel rigore della testimonianza della verità e nella fedeltà al servizio e renderà così testimonianza allo spirito che in esso opera.

4

Il socialismo religioso non è un socialismo colorato religiosamente, né un cristianesimo colorato socialmente, ma una crescita del cristianesimo dal quale scaturisce il suo senso sociale e socialista, come il

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sole spunta da dietro le nuvole; non è un rattoppo, un mosaico, ma una figura genuina, totale, organica, il figlio legittimo della originale verità cristiana e il rinnovamento del mondo attuale. Devono esser notati ancora due punti che possono spiegare il senso del movimento.

Si capisce chiaramente da quanto detto che possono darsi, anzi diverse forme di socialismo religioso. Queste differenze possono riferirsi ora alla religione, ora al socialismo, ora al loro rapporto reciproco (vi sono anche sfumature!) ora avranno il loro fondamento nel modo particolare dell’origine , nella situazione particolare, nei compiti particolari che derivano. Gli uni avranno un modo determinato e ricco di pensieri dietro di loro, gli altri si concentreranno di più su alcuni punti; gli uni andranno più con la socialdemocrazia, gli altri più con l’anarchia e degli altri ancora forse addirittura col bolscevismo. Tutto ciò è possibile e realmente succede. Come socialista religioso si può provenire da un ambito prevalentemente religioso liberale oppure prevalentemente religioso –positivo e portar con sé i gusci d’uovo di questa esperienza. Si potrà aderire più strettamente al marxismo oppure esser più riservato nei suoi riguardi. Si può sottolineare la necessità della lotta di classe oppure combatterla, tenendo presente fin dall’inizio solo la sua forma militaristica, piena di odio. E così via. E’ stato già accennato all’inizio di questo saggio che vi può, inoltre, essere un socialismo religioso giudeo e cristiano, protestante e cattolico.

Questa diversità di forme del socialismo religioso ha naturalmente il suo lato negativo. Essa può portare ad una confusione, ad una avversione reciproca, ad una guerra spirituale tra fratelli. Se ne hanno esempi funesti. E tuttavia non bisogna non bisogna turbarsi troppo per ciò. La primavera del socialismo religioso deve aprirsi in variopinta ricchezza di forme. E’ necessaria solo quella libertà e apertura di spirito che non si attacca alla diversità, ma vede l’unità oltre di essa e cerca l’unità. Solo un tale spirito corrisponde, del resto, all’essenza del socialismo. Il socialismo deve avere una fisionomia ecumenica, una fisionomia tendente al tutto, tendente all’unità. Per questo l’adesione al movimento operaio in tutte le sue forme gli sarà di grande utilità. Gli restituisce proprio quel che esso deve dargli. Lo preserva da frazionamenti settari. Il socialismo religioso non può escogitare teorie proprie nell’aria rarefatta di conventicole e accarezzare i propri sentimenti preferiti, ma deve lottare nel duro lavoro della formazione del mondo con l’avverso materiale della realtà. Questo è per lui il mezzo migliore per superare il suo soggettivismo . Questo è per lui il mezzo migliore per superare il soggettivismo. Allora quelle forme che sono anche unirsi in una certa società esteriore che può anche esprimersi nell’azione comune. Intono a questo nocciolo, tutto il ricco movimento diventerà a poco a poco un organismo.

Ma, alla fine, proprio questo compito indirizza il socialismo religioso oltre se stesso. E questo è quel che io vorrei ancora dire a conclusione. Come la parola “socialismo religioso” poteva essere solo indicazione di una realtà più grande, più profonda. Il socialismo religioso è solo una realtà passeggera. Entra in scena per il fatto che son qui necessità e promessa “sociale”, lo pone in relazione con il “religioso”. Ma il fine deve essere: un risveglio della cristianità in tutto il suo senso nel quale è compreso anche quello sociale. Quando questo risveglio è avvenuto, il socialismo troverà il suo adempimento. La parola vivente di Dio entrerà nella materia della questione sociale e diverrà una nuova forma della causa di Cristo. Ma in essa, insieme con il socialismo affonderà anche il religioso poiché adempiuti. Dobbiamo definire ciò che la nuova riforma della cristianità? Possiamo farlo nel senso che alla redenzione individuale di cui la riforma del sec XVI e quelle susseguenti hanno studiato così profondamente e chiaramente senso e iter , segue ora la sociale – e precisamente da Dio. In questo modo, però abbiamo davanti agli occhi il regno. Ad esso indica il socialismo religioso. E così intende anche il proprio tramonto quando prega per l’effusione dello Spirito Santo.

Il socialismo come questione ecclesiale

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Di Paul Tillich (prima parte di due)

Finora era l’interrogativo dommatico a muovere la chiesa, d’ora in poi sarà quello etico. Le chiese evangeliche non vi sono ancora preparate; né i problemi teoretici, né quelli pratici sono risolti.

Non presumiamo di voler dare delle soluzioni definitive; rivolgiamo al pubblico le seguenti tesi solo per favorire la discussione necessaria. Esse non trattano tutto il complesso del problema “cristianesimo e socialismo”, ma fondano solo l’esigenza di una positiva presa di posizione della chiesa e dei suoi rappresentanti nei confronti del Socialismo.

Il problema si articola secondo tre punti di considerazione:

Il rapporto del cristianesimo con gli ordinamenti sociali in genere e con quello socialista in particolare.

La posizione del socialismo e dei partiti socialisti verso il cristianesimo e la chiesa I compiti del cristianesimo nei confronti del socialismo e dei suoi partiti

1) Il rapporto del cristianesimo con gli ordinamenti sociali in genere e con quello socialista in particolare

a) Dall’incondizionatezza del principio religioso segue che esso è indipendente da ogni determinata forma culturale e dalle sue caratteristiche spirituali, sociali ed economiche. Bisogna quindi respingere tutti i tentativi di porre il cristianesimo in se stesso allo stesso livello di un determinato ordine sociale e di privarlo del suo carattere, per principio sovraculturale.

b) D’altro canto, il principio religioso diviene concreto solo nel suo esprimersi in determinate forme della vita culturale. In simil modo sono, quindi, da respingere tutti i tentativi che, misconoscendo questa universalità, vogliono limitare il cristianesimo ad un campo particolare, per es. , della conoscenza (ortodossia) oppure della vita personale (mistica, quietismo).

c) Non bisogna ora misconoscere che il cristianesimo in questo movimento dall’incondizionato al condizionato diviene una unità inscindibile, quand’anche ogni volta mutevole, con le forme autonome della vita culturale. Così esso è divenuto una unità sia con le forme principali della coscienza filosofica mondiale, dell’esperienza estetica mondiale, dall’ideale etico della personalità, sia con le grandi forme dell’ordine sociale ed economico. Si sono succedute l’una dietro l’altra in stretta connessione sociologica: la chiesa antica con l’economia tardo romana basata sulla schiavitù, la chiesa medioevale con l’economia basata sulla natura, la costituzione feudale e la servitù, il calvinismo con il capitalismo coloniale e la democrazia, la chiesa luterana con l’economia agraria e lo stato autoritario, assolutista – patriarcale, la chiesa moderna con l’altro capitalismo, nazionalismo e stato militare.

d) In tutti i tempi e in tutte le sue caratterizzazioni il cristianesimo ha considerato l’etica dell’amore di Gesù come norma fondamentale per la vita comunitaria. Rapportato ad essa il cristianesimo ha maggiore affinità per determinante forme dell’ordine sociale che per altre. L’etica dell’amore porta in ogni forma di società ed economia un fermento di critica che è tanto più eccitante quanto più esse si basano sulla violenza, oppressione, sfruttamento. Perciò il cristianesimo poté trovare una maggiore affinità e quindi unirsi maggiormente con la struttura sociale medioevale che con quella

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tardo romana; perciò , nel momento attuale, secondo la nostra convinzione, deve ora passare all’opposizione contro l’orientamento sociale capitalista e militarista nel quale ci troviamo e le cui conseguenze ultime si sono rivelate apertamente nella guerra mondiale.

e) L’etica dell’amore cristiano accusa un ordinamento sociale che è edificato coscientemente e fondamentalmente sull’egoismo economico e politico ed esige un nuovo ordinamento nel quale la coscienza della comunità sia il fondamento dell’edificio sociale (Idea del socialismo).

f) Essa accusa, perciò, il fondamentale egoismo dell’economia privata e del profitto che, per sua natura, è una lotta di tutti contro tutti ed esige un’economia della solidarietà e della gioia non del guadagno, ma nell’opera stessa.

g) Essa accusa il fondamentale egoismo di una divisione della società secondo classi, tramite la quale la lotta di classe viene necessariamente perpetuata; accusa il privilegio della formazione basato sul denaro e sull’eredità. Privilegio che ha creato il contrasto moralmente demolitore tra i “colti” ed “incolti”; essa esige una società in cui le posizioni sociali non divengano classi e esige le stesse possibilità di istruzione ai dotati di ogni stato sociale.

h) Essa accusa il fondamentale egoismo della politica di potenza nazionale e la giustificazione della menzogna e dell’oppressione con l’idea nazionale ed esige la sottomissione di tutti gli stati ad un ordinamento di diritto sovrastatale.

i) Il socialismo può richiamarsi all’etica dell’amore cristiano non solo nell’accusa contro l’ordinamento sociale capitalista, ma anche nella sua difesa contro gli attacchi sia del capitalismo che della chiesa.

j) Viene rimproverato al socialismo di paralizzare la produzione con l’eliminazione dell’egoismo quale impulso economico; esso può rispondere nel senso dell’etica cristiana, che non è l’uomo che esiste per la produzione , ma la produzione per l’uomo e che lo scopo morale dell’economia non è la produzione di beni di lusso nel maggior numero possibile per i singoli, ma dei beni necessari alla vita di tutti.

k) Viene rimproverato al socialismo di essere contrario all’ordine naturale e divino, volendo eliminare le differenze degli uomini e dei popoli. A ciò esso può rispondere che una forma sociale basata sulla comunione e sull’amore non ha niente a che fare con l’ideale egualitario, ma deve riconoscere un ordine di grado secondo le capacità ed accettare il singolo nella sua peculiarità.

l) Al socialismo viene attribuito un idealismo fanatico che trascinerebbe la realtà della vita, in modo particolare del peccato. Il socialismo scientifico e pratico può giustamente respingere da sé il rimprovero di fanatismo: lo scientifico poiché esso non vuole affatto promuovere, bensì costatare le necessità di sviluppo, il pratico perché, nella sua rigida disciplina ha sufficientemente dimostrato di conoscere la natura umana. Ma finché il socialismo sostiene un ideale etico secondo il quale può essere causa di rinuncia all’ideale stesso, si trova nella stessa condizione di ogni idealismo etico. Anche ogni lavoro della Chiesa vive di questo idealismo.

m) Viene rimproverato al socialismo che esso con il suo ideale intramondano si oppone alla trascendenza del cristianesimo. Ma proprio come è essenziale all’etica dell’amore voler modellare anche l’al di qua a partire da se stessa, così il socialismo può riconoscere un modo di vedere che pone tutto il condizionato, temporale, sotto il punto di vista dell’incondizionato, eterno.

n) Infine viene rimproverato al socialismo di voler mutare l’uomo con il mutamento delle situazioni. Mentre dovrebbe essere percorsa la via inversa. Esso può obiettare che è dovere dell’amore eliminare gli ostacoli esterni, segnatamente la schiavitù del lavoro che rende ottusi, che rende difficili, anzi psicologicamente quasi impossibile, ad innumerevoli persone di tutti i ceti, l’aprirsi alla vita spirituale in genere e quindi anche alla religione.

o) Se il punto di vista dell’amore cristiano non dice niente contro, ma tutto a favore del socialismo, allora anche la considerazione storicofilosofica porta alla conclusione che cristianesimo e socialismo

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sono destinati all’unione. Sempre, nella storia, ad una unità economica era legata una unità spirituale, ma il punto d’unità dello spirito è la religione. Ma dove l’unità economica si sciolse, lì anche la vita spirituale disvenne piena di contraddizioni e la religione perse la sua forza unificatrice. Noi ci troviamo in un tale periodo di disfacimento. Inizia una nuova era dell’umanità; il socialismo formerà il suo fondamento economico e sociale. Il cristianesimo, invece, si trova di fronte al compito di apportare a questo sviluppo le sue forze morali e religiose e di spianare così una nuova grande sintesi di religione e cultura sociale.

2) La posizione del socialismo e della socialdemocrazia verso il cristianesimo e la chiesa

p) Da quanto fin qui detto appare con sufficiente chiarezza che il cristianesimo non deve porsi di fronte all’idea socialista in atto di negazione, ma assentendo incondizionatamente. Sembra invece adesso che l’attuale socialismo empirico ha reso impossibile una tale posizione e precisamente sia il cosiddetto socialismo scientifico che gli altri partiti socialisti.

q) Bisogna osservare a proposito del socialismo scientifico: la concezione della storia del marxismo chiamata falsamente materialistica, giustamente economica, non contiene di per sé né materialismo, né rifiuto della vita spirituale, ma asserisce solamente un rapporto causale tra base economica ed edificio spirituale, ma asserisce solamente un rapporto causale tra base economica ed edificio spirituale della cultura; una concezione che adibita correttamente è di una estrema fecondità metodica e deve essere salvaguardata nel modo più scrupoloso da ogni confusione con il materialismo metafisico. Del resto le molte forme non marxiste del socialismo mostrano che socialismo e marxismo non sono assolutamente identici.

r) Per quel che riguarda, invece, i partiti socialisti bisogna distinguere tra la loro posizione nei riguardi del cristianesimo e la loro posizione nei riguardi del cristianesimo e la loro posizione nei riguardi della chiesa, tra singole parole di singoli rappresentanti e le opinioni formulate dai partiti, tra l’ideale e la sua realizzazione empirica. Queste differenziazioni che il cristianesimo, come ogni altro movimento spirituale richiede giustamente per il giudizio di se stesso, debbono essere riconosciute per amore di giustizia anche al socialismo.

s) Senza dubbio il comportamento del socialismo nel passato e nel presente si presta a diverse critiche. Questo vale in modo particolare per i principi materialisti che sono penetrati nei circoli operai proprio dalla borghesia capitalista. Ma non sarebbe giusto rimproverare al socialismo il suo stato attuale con i suoi evidente malanni causati dalla guerra. Molto di ciò che viene momentaneamente fatto da aderenti al socialismo in nome del socialismo, contrasta nel modo più evidentemente con l’idea socialista.

t) Anche una quantità di dirigenti socialdemocratici, segnatamente della socialdemocrazia tedesca, alla fine del secolo scorso, ha fatto delle dichiarazioni che non solo rivelano inimicizia contro la chiesa, ma anche contro il cristianesimo e la religione in genere. Ma l’ateismo materialista non è un tratto essenziale del socialismo; piuttosto è una eredità della cultura borghese che venne assunto volentieri da molti socialdemocratici per motivi agitatori. Ma anche per molti dirigenti dell’attuale socialdemocrazia non è più un mistero che i metodi di lotta di partito usati finora hanno portato ad un vuoto e ad una mancanza di spirito all’interno del movimento. Perciò nei circoli viene sempre più fortemente rivelata e sempre più chiaramente nominata l’esigenza di una animazione etico-religiosa del socialismo, che il socialismo non sia solo una faccenda d’economia, ma soprattutto anche d’educazione.ìì

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u) La posizione della socialdemocrazia verso la chiesa è quella di una fondamentale indifferenza verso l’aderenza confessionale alla chiesa (“La religione è una faccenda privata”) e di un fondamentale rifiuto di ogni ingerenza nello stato da parte della chiesa, quindi una radicale applicazione del principio di tolleranza da una parte, del principio dello stato libero dalla religione, dall’altra. L’opposizione della socialdemocrazia si dirige solo contro quelle chiese statali attuali unite nel modo più stretto con l’ordinamento sociale borghese, capitalista e nazionalista, che nella maggior parte dei casi stavano dalla parte dei loro avversari e mostravano poca comprensione per la parentela dell’ideale socialista con l’etica dell’amore.

v) Per quanto la radicale separazione di vita religiosa e statale possa andare incontro a dei ripensamenti da ambo le parti, per quanto la critica della socialdemocrazia alla chiesa attuale possa, per molte ragioni, essere sentita come ingiusta , tuttavia , per questo motivo non si è affatto autorizzati a tacciare la socialdemocrazia di ostilità di principio verso il cristianesimo; piuttosto la sua critica etica rassomiglia, per molti aspetti, alla critica di quei circoli comunitari e settari ai quali si può rimproverare lo scismatismo ma non l’anticristianesimo.

w) Per quel che riguarda, infine, l’atteggiamento rivoluzionario della socialdemocrazia, esso può essere considerato semplicemente anticristiano solo da colui per il quale il cristianesimo si identifica con luteranesimo. La chiesa riformata ha insegnato, a partire da Beza, che nel caso di mancanza dell’autorità superiore, la base ha il diritto di ribellarsi, un insegnamento al quale si deve la conservazione del protestantesimo olandese e inglese. Anche Tommaso d’Aquino ha riconosciuto il diritto e, con determinati presupposti, anche il dovere alla rivoluzione. Lo stesso luteranesimo avverso alle rivoluzioni resistette all’imperatore nelle guerra smalcaldica e nella guerra dei trent’anni

3) I compiti della chiesa nei confronti del socialismo e dei suoi partiti

x) Se, dunque, né nelle idee socialiste, né i partiti socialisti è contenuta una opposizione di fondo contro cristianesimo e chiesa, allora sorge la necessità di una posizione della chiesa nei confronti del socialismo e della socialdemocrazia.

y) Volontà di riforma sociale cristiana non è ancora posizione positiva. Essa – senza volerne così misconoscere la relativa necessità – è un mezzo per la conservazione della forma sociale per principio capitalista, tramite l’abolizione degli abusi peggiori. Ma corrisponde più allo spirito dell’amore estirpare il male stesso che voler mitigare con misure parziali i dolori che esso sempre nuovamente causa; è uno scopo più elevato annientare le basi della miseria economica, che salvare dal peggio gli affamati con una “legislazione sociale”; è uno scopo più elevato impedire la possibilità di un egoismo economico, piuttosto che limitarlo con leggi protettive del lavoro oppure con l’appello al dovere di assistenza patriarcale. Ed è anche uno scopo più elevato distruggere la fonte della guerra con una lotta senza scrupoli dell’egoismo nazionale, con una organizzazione di diritto soprastatale, piuttosto che lenire le ferite della guerra con opere di carità. Per quanto l’assistenza e la legislazione sociale possano essere ora ed anche per un lungo tempo ancora insostituibili, tuttavia l’ideale di renderle superflue deve essere riconosciuto anche da coloro che lo ritengono irrealizzabile; la chiesa, invece, deve far proprio questo ideale ed esigere la sua realizzazione in nome dell’amore cristiano.

z) Inoltre, posizione positiva della chiesa nei confronti del socialismo non è il tentativo di guadagnare il mondo operaio per la chiesa attuale. Per quanto questo tentativo essere comprensibile, esso è altrettanto necessariamente condannato a fallire nella situazione attuale. L’operaio socialista vede giustamente nella chiesa attuale un alleato dello stato classista, capitalista e nelle sue istituzioni e

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forme di vita una creazione borghese. Se il cristianesimo facesse dipendere la sua posizione positiva nei confronti dei socialisti dalla loro partecipazione alla forma attuale di vita della chiesa, significherebbe imporre la legge della forma di vita borghese ai socialisti, come i giudeo-cristiani volevano imporre ai pagano-cristiani la legge del cerimoniale ebraico; significherebbe rinunciarvi del tutto. Del resto bisogna ricordarsi che il socialismo non è solo la causa degli operai, ma anche un nuovo ideale etico, che ha valore per tutti i ceti. Il problema viene rimandato se si cambia la questione “cristianesimo” e “socialismo” con la questione “chiesa e mondo operaio”. Del resto bisogna ricordarsi che il socialismo non è solo la causa degli operai, ma anche un nuovo ideale etico, che ha valore per tutti i ceti. Il problema viene rimandato se si cambia la questione “cristianesimo” e “socialismo” con la questione “chiesa e mondo operaio”.

aa) Se le due strade descritte non portano allo scopo, resta da solo la terza: rappresentanti del cristianesimo e della chiesa, che stanno nel campo socialista, entrano nel movimento per appianare la strada ad una futura unione tra cristianesimo ed ordinamento di società socialista. In ciò ci hanno preceduto i socialisti cristiani della Svizzera, di Olanda, dei paesi nordici, d’Inghilterra. In Germania il movimento corrispondente si trova ancora ai suoi inizi.

bb) Ma dalle direzioni delle chiese bisogna esigere che esse non frappongano alcun impedimento sulla strada di tutti coloro che percorrono questa nuova via difficile, sconosciuta, importante e a partire da una convinzione cristiana e socialista cercano l’unione di tutte e due in nuove forme di vita ecclesiastica e sociale, ma che piuttosto riconoscono che un movimento cristiano-socialista non solo deve essere sopportato nell’interesse del cristianesimo e della chiesa, ma deve esser salutato favorevolmente. L’ulteriore sviluppo di questo movimento è di importanza decisiva per il futuro delle chiese tedesche evangeliche.

cc) Nella misura in cui il movimento cristiano-socialista si rafforza, potrà aumentare l’influsso sulla formazione della chiesa. Allora cresceranno dal movimento stesso le richieste positive e negative. Una cosa bisogna richiedere già ora, che nessuno, né parroco, né laico, deve essere allontanato dalla direzione della chiesa perché pensa socialisticamente. Solo allora vi è la prospettiva che l’abisso tra cristianesimo e socialismo può essere ricongiunto sulla base delle chiese esistenti. Altrimenti il movimento cristiano-socialista viene costretto dall’inizio su binari avversi alla chiesa.

dd) Non si potrà evitare il fatto che in questo modo si ravviveranno nella chiesa contrasti anche in campo etico. Questi contrasti erano stati finora evitati per il fatto che la chiesa si poneva in atteggiamento essenzialmente negativo nei confronti dell’idea etico-politico più affine all’etica cristiana, il socialismo , indotta a ciò naturalmente dall’atteggiamento ugualmente negativo dei rappresentanti di questo ideale nei confronti della chiesa. Ma l’immenso vantaggio della chiesa sulle sette è che essa può sopportare e rendere fruttuose l’unione del cristianesimo con il socialismo allora essa ha perduto il diritto di chiamarsi chiesa popolare in un popolo che quasi per la metà si è deciso per il socialismo; se, invece, assume il socialismo allora essa dovrà sopportare per il momento diverse difficoltà e per lungo tempo lotta e tensioni; ma avrà agito veramente cristianamente nei riguardi di qui membri che in quanto socialisti devono opporsi alla sua forma attuale; avrà agito veramente ecclesiasticamente, non eliminando i contrasti, ma assumendoli in sé. A costo di nuovi paesi, di nuove tensioni si sarà assicurata la possibilità di adempiere la sua missione nel mondo.

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