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RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA PIANO DI GESTIONE ATO 13 SIC Lago PERTUSILLO IT 9210143 * (* il Gruppo di lavoro ha ritenuto definire un Report per ogni SIC inclusi nella ZPS IT 9210270 – Appennino lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo, per una più semplice analisi delle caratteristiche ambientali e per una più precisa definizione delle criticità). - primo report – bozza aggiornata al 20 gennaio ’12 -

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RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA

PIANO DI GESTIONE

ATO 13

SIC Lago PERTUSILLO IT 9210143 *

(* il Gruppo di lavoro ha ritenuto definire un Report per ogni SIC inclusi nella ZPS IT 9210270 – Appennino lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo, per una più

semplice analisi delle caratteristiche ambientali e per una più precisa definizione delle criticità).

- primo report – bozza aggiornata al 20 gennaio ’12 -

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SIC Lago PERTUSILLO IT 9210143

RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATASCHEDA DI SINTESI DEL RAPPORTO N° 1

Data : 06/01/2012ATO numero : 13Denominazione: IT 9210143 Lago Pertusillo

Gruppo di lavoro: Nome Sito RuoloDr. For. Michele Maffeo SIC Lago Pertusillo Botanico

Dr. For. Mario Cozzi SIC Lago Pertusillo ForestaleDr. Agr. Antonio Gioia SIC Lago Pertusillo Zoologo

Dr. Agr. Luca Fortunato SIC Lago Pertusillo AgronomoDr. Tommaso Santochirico

SIC Lago Pertusillo Geologo

Dr.ssa Rosanna Alagia SIC Lago Pertusillo Architetto

Temi AutoriGeologia Tommaso SantochiricoZoologia Antonio Gioia (Luca Fortunato, Michele Maffeo)Botanica Michele Maffeo (Mario Cozzi)

Zootecnia Luca Fortunato (Antonio Gioia, Michele Maffeo) Agronomia Luca Fortunato (Antonio Gioia, Michele Maffeo)

Foreste e Selvicoltura Mario Cozzi (Michele Maffeo)Impatti amb.li e Paesaggistica Tutti i professionisti del Gruppo di Lavoro

Pianificazione territoriale Rosanna AlagiaEconomia e Società Rosanna Alagia

Comunicazione/Concertazione

Rosanna Alagia

Cartografia/Analisi GIS Mario Cozzi, Michele Maffeo, Tommaso Santochirico, Rosanna Alagia

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AUTOVALUTAZIONE SUL LAVORO SVOLTO: ……………………..…………….. RICHIESTE SPECIFICHE:

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PREMESSA: LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000 IN BASILICATA

I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali e il loro progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali.Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici".In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i mezzi per raggiungere tale obiettivo.Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli 79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000.Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto, entrambe le Direttive anzidette elencano le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat.Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2).Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario

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operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità geografiche.La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree alla conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo.Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea.Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un soddisfacente stato di conservazione (art. 3).In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la fauna selvatiche.La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale (artt. da 12 a 16).La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio, reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione. Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.E’ importante sottolineare che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000 attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ciò viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso la formazione ed il mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole lucane, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o riconvertiti.Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado.Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di promuovere un approccio più comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio, che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio.

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La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto "CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre a specifica tutela.Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92. Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la tutela.Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione, da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza Ambientale.L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997, alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamente l’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per la successiva validazione.Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo “Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22.04.2000), riveduto e definitivamente approvato con il DM del 25 marzo 2005 (G.U. n. 157 del 08.07.2005).Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria disciplina legislativa organica.In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla corretta gestione dei Siti .La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del POR Basilicata 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti di offerta turistica (D.G.R. 978 del 04.06.2003, Misura 1.4).Infine, con la DGR 90/06 (Documento Strategico Regionale 2007/2013, cap. 4, sez. 4.4.4.), la Regione Basilicata assume nelle proprie linee strategiche e programmatiche la tutela, valorizzazione e sviluppo della biodiversità negli habitat naturali anche in funzione dell'incremento della fruibilità dei luoghi.

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Per l'attuazione di tale strategia, il DGR 1925/07 ed il DGR 1214/09 hanno previsto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e gestione territoriale, la redazione di un Piano di Gestione per il/i sito/i IT9210143 Lago Pertusillo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nel Sito, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione, che costituisce di per sé una delle possibili misure di conservazione per i Siti della Rete Natura 2000.

2. I PIANI DI GESTIONE

Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”.Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”.Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani ed i progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione preventiva, come l’agricoltura o la caccia.

Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione come strumento autonomo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nel Sito, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione.

3. METODOLOGIA

L’assessorato regionale, ai sensi del D.G.R. n. 2016 del 30 Novembre 2010, ha deciso di provvedere alla redazione del presente Piano di Gestione avvalendosi di personale esperto selezionato dal Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, sotto la guida di una cabina di regia costituita da rappresentanti di istituzioni scientifiche ed accademiche specificate nel D.G.R. 1258/08 ed integrate in seguito al DGR 1961/09.

La metodologia adottata è coerente con i documenti di riferimento prodotti dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio, nonché con quelli elaborati a livello regionale, ed in particolare:

- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura. Manuale per gestione dei Siti Natura 2000;

- Documenti Comunità Europea, 2000. La gestione dei siti della rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE;

- Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 3

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settembre 2002. Linee guida sui piani di gestione delle aree SIC, pubblicato sulla G.U.R.I. n. 224 del 24 settembre 2002;

- Manuali e linee guida 26/2003 - APAT. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici. Istituto Nazionale Urbanistica (APAT-INU). Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale - Indirizzi e modalità operative per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale;

- Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 21 dicembre 2006. Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del D.M. 15 dicembre 2005 , pubblicato sul Suppl. Ordinario della G.U.R.I. n. 301 del 29 dicembre 2006;

- Documento di lavoro del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità;

- Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), pubblicato sulla G.U.R.I. n. 258 del 6 novembre 2007 e del conseguente Decreto Presidente Giunta Regionale n. 65 del 19/03/2008;

- DGR n. 978 del 4/06/2003 “Pubblicazione dei siti Natura 2000 della Regione Basilicata”, attività ed azioni inerenti il Complemento di Programmazione del POR Basilicata 2000/ 2006;

- Quadro Comunitario di Sostegno Obiettivo 1 2000/2006 - (QCS 3.2 Asse I – Risorse Naturali) - Strategia del QCS per la Rete Ecologica, nuovi indirizzi e criteri di attuazione -

- DGR n. 1484/06 (proposta di costituzione dell’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche);

- Documento regionale IV – Misure di tutela e conservazione - 7. Progetto per la redazione delle Misure di tutela e conservazione a cura dell’Ufficio Tutela della Natura – Dip. Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità;

- - DGR n. 655 del 06/05/2008. Approvazione della “Regolamentazione in materia forestale per le aree della Rete Natura 2000 in Basilicata, in applicazione del D.P.R. 357/97, del D.P.R. 120/2003 e del Decreto MATTM del 17/10/2007”.

In particolare, si ritiene opportuno richiamare in questa sede l'articolo 6 della Direttiva Habitat, che contiene le più importanti disposizioni per la conservazione di specie ed habitat, prevedendo in particolare (al comma 1) l’adozione di:

- opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali;- appropriati piani di gestione.

Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del/dei Sito/i non consenta di garantire uno stato di conservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie.Il Piano di Gestione, peraltro, si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con quelli socio-economici ed amministrativi.

Coerentemente con quanto indicato nel Manuale per gestione dei Siti Natura 2000, a cura del

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Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Direzione Protezione della Natura), il presente PdG si articola in due sezioni distinte: quadro conoscitivo e quadro propositivo.Il quadro conoscitivo e la valutazione dello stato di conservazione (ovvero la prima sezione del presente PdG) sono stati redatti utilizzando banche dati, studi di base (geologici, floro-vegetazionali, faunistici ed agronomici) e strumenti di pianificazione in possesso delle amministrazioni regionale e provinciale e dei comuni, integrati dai dati reperibili nella letteratura scientifica e da informazioni inedite raccolte durante i sopralluoghi in campo o fornite da esperti e professionisti. Il quadro conoscitivo è stato redatto facendo riferimento anche alle zone esterne, particolarmente nel caso in cui sia possibile individuare potenziali influenze dirette o indirette sui siti indagati.Finalità del quadro conoscitivo è una "verifica di idoneità" dei siti, in applicazione dei parametri disciplinati dalla direttiva habitat; in particolare, per ciascun tipo di habitat naturale (allegato A al DPR 357/97 e smi) e ciascuna specie significativa (allegato B al DPR 357/97b e smi), vengono evidenziati il grado di rappresentatività, le esigenze ecologiche ed il livello di conservazione, sulla base di opportuni indicatori (analiticamente commentati) e di expert-based assessment.Tale verifica di idoneità ha portato altresì all'aggiornamento del Formulario Standard di ciascun SIC, secondo quanto previsto dal DGR 1925/07 e dal DGR 1214/09, relativi alla Rete Natura 2000 lucana.In riferimento ai risultati del quadro conoscitivo ed in risposta alle criticità e minacce individuate, è stato quindi redatto il Quadro propositivo, in cui si prospettano gli obiettivi di gestione degli habitat e delle specie d'interesse, nonché la messa a punto di strategie gestionali in base alla vocazione naturalistica di ciascun sito e alle specifiche azioni da intraprendere (generali o localizzate), unitamente ad una valutazione dei costi di tali azioni e dei tempi necessari per la loro realizzazione. Il quadro propositivo viene completato da un piano di azioni finalizzate al monitoraggio periodico degli indicatori individuati, per valutare l'efficacia della gestione ed eventualmente modificarne la strategia.

Secondo quanto previsto nel già citato Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000, (Cap. 6.3) ciascuna azione delineata all'interno del Quadro propositivo è stata corredata da apposite Schede degli interventi, che descrivono in modo sintetico ed efficace tutti gli elementi utili alla comprensione, attuazione e verifica degli interventi proposti nei Siti. Gli interventi proposti per il finanziamento sono coerenti con le misure di conservazione prescritte nel DM Ambiente del 17.10.2007. Per l’individuazione degli interventi realizzabili nei Siti Natura 2000, è stato inoltre consultato il documento APAT-INU del 2003 dal titolo “Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale - Indirizzi e modalità operative per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale” (vedasi il Cap.3). Per quanto riguarda gli interventi per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali e per il recupero degli elementi del paesaggio agrario regionale, si è fatto riferimento anche ai contenuti del DGR n. 366, che attraverso la redazione di un Piano Paesistico Regionale pone il paesaggio al centro delle politiche territoriali e di sviluppo economico.

In riferimento alle finalità e agli indirizzi generali sin qui delineati, i macro-obiettivi del Piano di Gestione possono essere così riassunti:1. Formulazione del quadro conoscitivo relativamente alle caratteristiche dei siti ed alle loro diverse componenti (fisica, biologica, socio-economica, culturale e paesaggistica), basato sulle conoscenze pregresse e, quando necessario, su studi di dettaglio. A corredo del quadro

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conoscitivo, sono state elaborate banche dati georeferenziate e cartografie tematiche di scala adeguata.2. Analisi delle esigenze ecologiche di habitat e specie mediante utilizzo di indicatori che consentano di valutarne lo stato di conservazione e di prevederne l'evoluzione.3. Formulazione degli obiettivi gestionali generali e degli obiettivi di dettaglio, con indicazione di eventuali conflittualità e delle priorità d'intervento basate su valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive dei siti.4. Definizione della strategia gestionale e del piano di azione, con messa a punto delle strategie gestionali di massima e delle specifiche azioni da intraprendere, unitamente ad una valutazione dei costi che devono supportare tali azioni e dei tempi necessari per la loro realizzazione;5. Individuazione di indicatori e azioni di monitoraggio per valutare periodicamente lo stato di conservazione di habitat e specie e l’efficacia delle azioni gestionali.

Per la redazione del presente Piano di Gestione sono state svolte, in coerenza con il cronoprogramma elaborato dalla cabina di regia, le attività di seguito indicate:1. raccolta di dati bibliografici e di documentazione tecnica;2. sopralluoghi su campo finalizzati ad un maggiore approfondimento del quadro conoscitivo nonché all’analisi ed alla valutazione dello stato di conservazione, della viabilità esistente, del grado di antropizzazione, della presenza di detrattori ambientali;3. attività di informazione preliminare, nei confronti di Enti ed Amministrazioni competenti, sulla redazione del Piano di Gestione;4. implementazione del Sistema Informativo Territoriale;5. verifica e aggiornamento dei formulario standard;6. redazione del Quadro Conoscitivo;7. Redazione del Quadro Propositivo e delle Schede degli Interventi.

Per la redazione degli elaborati di Quadro Conoscitivo e Propositivo del Piano sono stati utilizzatistrumenti informatici. In particolare le cartografie sono state costruite su piattaforma G.I.S. Arc-GIS/Arcview 3.2 e quindi con formato “shape” dei files, con georiferimento delle entità grafiche rispetto alla base cartografica della C.T.R. I sistemi informativi territoriali (SIT) o Geographical Information Systems (GIS) permettono, attraverso la gestione contemporanea di complessi archivi di dati e cartografie, di visualizzare, interrogare e analizzare dati georeferenziati, ovvero localizzati geograficamente sul territorio. Sono quindi degli strumenti che consentono di gestire ed elaborare informazioni di varia natura associate all’ambiente e al territorio (PEVERIERI, 1995). Gli oggetti presenti sul territorio vengono rappresentati mediante l’utilizzo di figure elementari della geometria euclidea ossia punto e nodo, linea e poligono. A tali oggetti vengono associati degli attributi alfanumerici quali descrizioni, nomi, immagini e funzioni. L’unione degli oggetti con i relativi attributi costituiscono la copertura di un determinato tematismo. I SIT lavorano sui dati in modo stratigrafico e gerarchico. Ogni elemento cartografico (uso del suolo, confini comunali, idrografia, altimetrie, ecc.) rappresenta cioè uno strato tematico (layer). Più layer possono essere sovrapposti e combinati tra loro in modo da produrre elaborati cartografici specifici e personalizzati. Un altro vantaggio è quello di effettuare calcoli geografici su distanza e superfici (aree, lunghezze, quote, pendenze, esposizioni, ecc.) particolarmente utili ai fini della pianificazione. Grazie all’informatizzazione ciascuna base dati può essere velocemente aggiornata e modificata, sia in relazione ai mutamenti e all’evoluzione del territorio, sia in base alle esigenze di gestione. Il software utilizzato per l’acquisizione e la gestione dell’informazione territoriale è ArcView (GIS) 3.2.

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Ulteriori indicazioni metodologiche sono contenute nell'iter metodologico approntato dalla cabina di regia e in singole sezioni del presente report. Ad esse si rimanda per ulteriori dettagli ed approfondimenti.È da sottolineare che il lavoro di analisi e di studio sul campo svolto per la redazione del presente Piano ha permesso di effettuare utili approfondimenti e di colmare vuoti conoscitivi, consentendo di acquisire nuovi e inediti dati sulla presenza e distribuzione di habitat e specie di interesse conservazionistico, di maggior rilievo rispetto a quelli utilizzati alcuni anni fa per la designazione dei SIC.

1. QUADRO CONOSCITIVO

L 'area territoriale omogenea in cui insiste il SIC Lago Pertusillo rientra in un più vasto sistema di protezione che annovera il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Lucano Val D’Agri-Lagonegrese e la ZPS IT9210270 “Appennino Lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo”.L’intera zona è collocata nella parte corrispondente al segmento centrale dell'Appennino meridionale; si estende a nord nella valle dell'Agri, dall'altezza di Spinoso, dove lo sbarramento di Pietra del Pertusillo forma un invaso artificiale, ai pinnacoli della Murgia di Sant'Oronzo, mentre a sud ricomprende il rilievo del monte Raparo (m.1764),nella parte centrale, estendendosi a sud est verso il Pollino, e a sud ovest nel lagonegrese con il massiccio del Sirino - Papa (m.1907 e m.2005).Questo territorio si pone come nodo centrale del sistema appenninico lucano e costituisce anche il nodo di connessione tra questo e il sistema costiero Jonico, attraverso il corridoio naturale della Val D’Agri. L’area SIC Lago Pertusillo è compresa interamente nel bacino idrografico del fiume Agri e rientra nei comuni di Spinoso, Montemurro, Grumento Nova e San Martino d’Agri, tutti in provincia di Potenza.Da segnalare che il SIC è poco distante da altre aree SIC Monte Raparo, Monte Sirino, Murgia di San Lorenzo, Faggeta di Moliterno.Il Sic ha un’estensione complessiva di circa 1995 Ha di cui circa 750 occupati dalla superficie dell’acqua del lago, un bacino artificiale realizzato tra il 1957 e il 1963 inizialmente a scopo idroelettrico ed irriguo e successivamente, a partire dal 1974, per l’alimentazione di reti acquedottistiche ad uso potabile.L’invaso ha una capacità massima di 145-155 milioni di metri cubi d’acqua e il livello di max piena è posto a circa 532 metri s.l.m.; lo sbarramento della diga è a tipo murario a volta ad arco a gravità, ha un’altezza complessiva di 85 metri.Sotto l’aspetto ecologico, l’area perimetrata dal SIC costituisce un corridoio di connessione tra ambienti naturali diversi, da quello appenninico ricco di boschi a quello collinare prevalentemente agricolo e rappresenta un importante area umida che ingloba diversi habitat prioritari ai sensi della direttiva 92/43/CEE.Il SIC si sviluppa in una fascia altitudinale compresa tra i 435 e i 731 m.s.l.m. e oltre alla superficie lacustre comprende un’ampia area forestale che circonda quest’ultima ove la vegetazione predominante è composta da querceti misti mesofili a prevalenza di cerro e da pinete artificiali disposte a macchia di leopardo. Gli habitat che compongono il SIC risultano elettivi per numerose specie vegetali ed animali di rilevante interesse conservazionistico. Tra le specie vegetali che caratterizzano il sito si ricordano: Ruscus aculeatus, Quercus virgiliana, Arum lucanum, Knautia lucana e numerose specie di orchidee. Tra le specie animali si segnala la presenza accertata di: Lutra lutra, Canis lupus, Salamandrina terdigitata, Hieraetus pennatus, Milvus milvus.Alla varietà e alla ricchezza paesaggistica e naturalistica corrisponde una notevole presenza di

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risorse storico architettoniche, archeologiche oltre che enogastronomiche che rappresentano una potenzialità di sviluppo ancora tutta da valorizzare.Le pressioni antropiche sugli habitat nell’ambito del SIC assumono particolare importanza sugli equilibri ecosistemici in primo luogo per l’elemento costitutivo stesso del lago la cui funzione, imputabile allo sfruttamento antropico delle sue acque, ha importanti ripercussioni sull’assetto idrogeologico della valle. Inoltre il SIC vede la presenza di centri abitati nelle immediate vicinanze, ed è attraversato dalla SS 598 (una importante arteria di comunicazione tra Campania,Puglia e Calabria), e presenta un discreto sfruttamento agricolo e zootecnico che si concentra prevalentemente nella sua porzione settentrionale. Infine è da sottolineare che in adiacenza all’area del SIC, in porzioni di territorio direttamente interessati dall’impluvio dell’immissario del lago, sono presenti pozzi di estrazione del petrolio ed il centro oli ENI, che fanno del SIC un'area potenzialmente esposta al rischio di inquinamento da idrocarburi.

1.1. DESCRIZIONE FISICA Il sic Lago del Pertusillo si colloca nell’alta valle dell’Agri e si sviluppa nell’intorno del lago definito dall’omonima diga. Da un punto di vista geologico generale l’alta Val d’Agri è ubicata sull’asse principale dell’Appennino meridionale, ed è definita da rilievi le cui quote si aggirano dai 1.200 metri dei Monti della Maddalena ai 2.005 metri del Monte Sirino. Essa è delimitata a nord-nord-est dal gruppo montuoso Volturino-Monte di Viggiano, a ovest dai Monti della Maddalena, a sud dal Monte Sirino e dal Monte Raparo, aprendosi verso est-sud-est dove per circa un centinaio di chilometri scorre il fiume Agri prima di sfociare nel mar Ionio.Litologicamente i rilievi che circoscrivono la valle sono costituiti da formazioni di natura calcarea appartenenti alle Unità di Piattaforma Carbonatica che si sovrappongono alle Unità Bacinali Lagonegresi che sono rappresentate da formazioni calcareo-silico-marnose. Nelle porzioni di territorio più prossime alla vallata affiorano formazioni terrigene di natura arenaceo-conglomeratica e silico-marnosa. I depositi di riempimento sono costituiti da successioni terrigene di natura continentale la cui struttura denota una chiara origine deposizionale di ambiente fluviale.

1.1.1. Corrispondenza del confine SIC con elementi fisici presenti nel territorioIl perimetro esterno dell’area de SIC con una lunghezza complessiva di 39,5 Km circa, solo in alcuni tratti coincide con elementi fisici (antropici e naturali) presenti sul territorio, tali da facilitarne una rapida individuazione. In altri invece, a causa della mancanza di una diretta connessione con elementi certi, l’esatta collocazione e la materializzazione sul campo del confine del sito risultano non immediatamente percepibili. Ciò è dovuto al fatto che il limite è stato definito utilizzando come elemento di demarcazione i limiti castali corrispondenti a particelle censite ai catasti dei comuni di Montemurro, Spinoso, San Martino d’Agri e Grumento. Per descrivere in maniera dettagliata il confine del SIC in oggetto si è proceduto con la suddivisione del suo tracciato in porzioni omogenee, in funzione del grado di “rintracciabilità” sul terreno. Il risultato è sintetizzato nella figura e nella scheda riportati di seguito.

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Scheda descrittiva del confine del SIC Lago PERTUSILLO IT 9210143

Tratto Lunghezza (m) Descrizione Grado di

rintracciabilitàda a

A B 1617Questro tratto del limite si sviluppa a partire dalla Strada

Provinciale di collegamento tra Spinoso e lo sbarramento diga e termina in corrispondenza dell'impluvio di Fosso del Cervo. Il tracciato si sviluppa all'interno di superfici boscate ed agricole.

Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite

BASSO

B C 285 Il tratto coincide con l'impluvio di Fosso del Cervo ALTO

c D 5152

questo tratto corrisponde alla porzione più orientale del limite dell'area e si sviluppa a partire dall'impluvio di Fosso del Cervo, segue grossomodo il versante in località Serra del Monte tra quote comprese tra i 600 e i 625 mslm, da qui

degrada verso l'alveo dell'Agri, che intercetta ad una quota di circa 420 mslm e continua seguendo l'impluvio del fosso delle Manche, tributario sinistro dell'Agri a partire dall'innesto con

quest'ultimo, fino alla testata sommitale

MEDIO

D E 726 Questo tratto segue il tracciato di una strada interpoderale in località Migliarino ALTO

E F 396il tratto inizia dalla sede stradale su cui si sviluppa il tratto

precedente e si congiunge con l'impluvio del Fosso di Castelvetro. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto

del limite

BASSO

F G 942Il tratto coincide con l'impluvio del Fosso di Castelvetro a

partire dalla testata dello stesso fino ad una quota di circa 575 mslm

ALTO

G H 245il limite si sviluppa a partire dall'alveo del Fosso di Castelvetro, lungo l'impluvio di un canale tributario in sinistra orografico, e raggiunge la soprastante strada comunale asfaltata seguendo

per un breve tratto una pista sterrata a monte del fosso

MEDIO

H I 455 Il limite segue la strada comunale asfaltata ALTO

I L 1166Pochi elementi fisici coincidono con questo tratto del limite che si sviluppa a partire dalla strada comunale e termina in

prossimità del lago in località Petto la NoceBASSO

L M 507Il limite segue la strada comunale che congiunge il lago alla

provinciale per Montemurro, passando in adiacenza del depuratore comunale

ALTO

M N 406 il limite segue l'impluvio di fosso Scannamogliera fino alla foce nel lago del Pertusillo ALTO

N O 875Questo tratto collega il fosso Scannamogliera con un impluvio

che si sviluppa nel bosco di donna Leandra. Il limite segue superfici agrarie e forestali. Nessun elemento fisico coincide

con questo tratto del limite

BASSO

O P 686 il limite è definito da impluvi presenti nell'ambito del bosco di Donna Leandra MEDIO

P Q 293Il tratto congiunge l'impluvio del tratto precedente con la

strada fondovalle dell'agri. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite

BASSO

Q R 700il limite segue la strada fondovalle dell'Agri fino a Masseria

Crisci, s sviluppa nell'intorno delle strutture aziendali lungo il muro che li divide dal lago e continua lungo una strada

comunale asfaltata.

ALTO

R S 816 il limite si sviluppa al confine tra superfici agronomiche e aree naturali fino all'alveo del Torrente Rifreddo MEDIO

S T 1152 Il limite si sviluppa nel bosco dell'Aspro. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite BASSO

T U 352 Il limite si sviluppa nel bosco dell'Aspro lungo un impluvio MEDIO

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U V 308 Il limite si sviluppa nel bosco dell'Aspro. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite BASSO

V Z 328 Il limite si sviluppa nel bosco dell'Aspro lungo un impluvio MEDIO

Z AA 1638 Il limite si sviluppa lungo l'impluvio di Vallone dell'Aspro fino al lago ALTO

AA BB 943 il limite si sviluppa in area boscata, in parte segue il limite di un rimboschimento a conifere MEDIO

BB CC 152 il limite si sviluppa in adiacenza alla strada fondovalle Val d'Agri fino al limite bosco lago MEDIO

CC DD 808 il limite segue grossomodo il limite del lago in condizioni di massima piena MEDIO

DD EE 207 il limite si sviluppa in area boscata, in parte segue il limite di un rimboschimento a conifere MEDIO

EE FF 302 il limite segue grossomodo il limite del lago in condizioni di massima piena, al limite di un'area boscata ALTO

FF GG 1602Il tracciato si sviluppa all'interno di superfici boscate ed

agricole. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite

BASSO

GG HH 1581 il limite si sviluppa lungo la SP 103 collegante la fondovalle dell'Agri con Grumento Nova ALTO

HH II 579il tracciato si sviluppa a partire dalla SP 103 fino alla strada

comunale di collegamento agli scavi archeologici di Grumentum, superando l'alveo del Torrente Sciaura e

intercettando terreni agricoli e boscati

BASSO

II LL 378il limite segue la strada comunale collegante gli scavi

archeologici di Grumentum, attraversandoli e terminando nei pressi dell'anfiteatro

ALTO

LL MM 308il limite, a partire dalla strada nei pressi dell'anfiteatro di

Grumentum, si sviluppa in un boschetto, supera l'impluvio che scorre ad est dell'anfiteatro e si ricollega ad una strada comunale sul versante opposto. Nessun elemento fisico

coincide con questo tratto del limite

BASSO

MM NN 512 il limite segue una strada comunale ALTO

NN OO 357 il limite si sviluppa in area boscata. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite BASSO

OO PP 2397 il limite segue una strada comunale ALTO

PP QQ 512 il limite si sviluppa in area boscata. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite BASSO

QQ RR 967 il limite segue una strada comunale ALTO

RR SS 867il limite supera l'alveo del Torrente Vella in corrispondenza

della congiunzione di quest'ultimo con il Torrente Palmento. Il tracciato si sviluppa su aree boscate e agricole senza che alcun

elemento fisico coincida con il tratto

BASSO

SS TT 1834 il limite coincide con il tracciato della strada provinciale Spinoso - Grumento ALTO

TT UU 2153 il limite si sviluppa prevalentamente agricola. Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite BASSO

UU VV 798 il limite segue una strada comunale ALTO

VV XX 2179 il limite si sviluppa prevalentamente boscata Nessun elemento fisico coincide con questo tratto del limite BASSO

XX ZZ 1019 Questro tratto del limite si sviluppa lungo la Strada Provinciale di collegamento tra Spinoso e lo sbarramento diga ALTO

Dall’analisi della scheda sopra riportata risulta quindi che:• per il 39 % del proprio perimetro, il confine del SIC è facilmente individuabile in campagna,

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coincidendo con elementi naturali e/o antropici ben delimitati e rintracciabili su campo;• per il 25 %, il confine del SIC ha un grado di rintracciabilità medio, coincidendo con elementi fisici poco marcati e difficilmente riconducibili ad un segmento lineare che abbia caratteristiche di univocità;• per il rimanente 36 %, il confine del Sito ha un grado di rintracciabilità basso non trovando alcuna corrispondenza con elementi certi presenti sul territorio.

1.1.2. L’AREA VASTA DI RIFERIMENTO

L’area vasta di riferimento interessa il contesto dell’Appennino Lucano e riguarda, in particolare, la Val d’Agri e parte del Lagonegrese. Il perimetro dell’area comprende il territorio di 23 comuni, per una superficie pari a circa 144 ettari. L’articolazione del territorio, dal punto di vista amministrativo, afferisce prevalentemente alla Provincia di Potenza essendo solo 1 sui 23 complessivi,nella provincia di Matera. Detto territorio è caratterizzato e strutturato morfologicamente dalla dorsale appenninica lucana che orienta l’andamento delle valli e il sistema idrografico.Le dominanti morfologiche sono rappresentate da i rilievi montuosi del Massiccio del Sirino e del Monte Raparo, che con il loro sistema di gole caratterizzano l’alta valle del Sinni e la media valle dell’Agri.Elemento di congiunzione tra le zone di sommità e le valli è il sistema montano e alto collinare su cui sorgono insediamenti urbani e rurali che comunicano attraverso un sistema di percorrenze di crinale e contro crinale, a cui si sono aggiunti più di recente i percorsi di fondovalle.La popolazione rilevata al 31.12.2010 ammonta a 55.076 abitanti, che si distribuisce all’interno dei 23 comuni, per lo più di piccole dimensioni .Tranne Lauria, con oltre 13 mila abitanti, sono solo 2 i comuni con popolazione superiore ai 5 mila abitanti, ( Lagonegro e Sant’Arcangelo), mentre la restante parte dei comuni non supera tale soglia, rilevandosi, per contro, la presenza di numerosi comuni popolazione al di sotto dei mille abitanti. Nell’area la densità media della popolazione è pari a circa 40 abitanti per Kmq e le dinamiche demografiche, pur con alcune differenze tra i vari comuni, sono connotate da saldi negativi.A questa struttura insediativa rarefatta e minacciata da rilevanti flussi migratori in uscita si aggiunge un processo di senilizzazione graduale e livelli occupazionali non sufficientemente elevati da compensare l'alta incidenza della popolazione inattiva.La struttura produttiva è frammentata in piccole e piccolissime unità, concentrate in settori tradizionali come l’edilizia, l’ artigianato tradizionale, i trasporti e nell'agricoltura.Fuoriescono da questo quadro le attività estrattive petrolifere e la presenza di un polo di medie dimensioni attivo nella lavorazione della plastica a Grumento Nova. Inoltre l'agricoltura e la zootecnia possono contare su produzioni di alta qualità (il fagiolo di Sarconi, olio, vino, pecorino e altri prodotti caseari) che, opportunamente valorizzate, possono rappresentare opportunità di sviluppo competitivo per le aziende agricole locali.Anche il settore del turismo potrebbe costituire una grande potenzialità nel processo di sviluppo economico futuro dell’area, utilizzando le risorse ambientali e culturali presenti.

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L’area vasta di riferimento, infatti, è caratterizzata da un sistema naturalistico, paesaggistico e storico-culturale di rilievo nazionale, che negli ultimi anni è stato riconosciuto quale elemento determinante nel processo di gestione e pianificazione del territorio oltre che di programmazione di sviluppo economico.Da tali presupposti sono scaturite azioni, a diversi livelli di governo, volte a definire strumenti di tutela e alla valorizzazione del territorio oltre che di programmazione economica.Per quanto riguarda la pianificazione, la ZPS dell’Appennino Lucano – Val D’Agri ricade nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese), istituito nel 2007, con una estensione di 68.996 ettari, ricompresi in quattro ambiti territoriali: l’alta val d’Agri, la val Camastra, l’alta Val Melandro e il Lagonegrese, per un totale di 29 comuni.Il territorio del parco comprende al suo interno Siti di Importanza Comunitaria (SIC), Riserve Naturali Regionali e aree soggette a Piano Paesistico.Nei confini del parco, infatti, si trovano 12 aree SIC, 2 aree ZPS e parte di un’area IBA.La ZPS Appennino Lucano Val d’Agri (cod. IT9210271),posta nella zona più a sud del parco, ricomprende i quattro SIC di Murgia S.Oronzo (cod.IT9210220), Lago Pertusillo (cod. IT9210143), del Monte Raparo (cod. IT9210195)e del Monte Sirino Papa (cod.IT9210200) oggetto di studio.Nella ZPS, inoltre, ricadono parzialmente tre Piani Territoriali Paesistici di Area Vasta nati per tutelare aree di rilevante interesse naturalistico paesaggistico e storico culturale:Il Piano Sellata Volturino Madonna di Viggiano che interessa tra i comuni ricompresi nella ZPS quello di Viggiano. Il Piano Massiccio del Sirino che interessa tra i comuni ricompresi nella ZPS quelli di Lauria, Lagonegro e Nemoli. Il Piano territoriale Maratea – Trecchina - Rivello che interessa tra i comuni ricompresi nella ZPS quello di Rivello.Per quanto riguarda la programmazione territoriale, l’intera area è interessata e ricompresa in molteplici programmi e piani sia a livello regionale, sia a livello provinciale che a quello locale, con stanziamenti economici comunitari, statali e regionali, riportati e valutati nei successivi capitoli 1.7 e 1.9.

1.1.3. INQUADRAMENTO CLIMATICO E CARATTERIZZAZIONE BIOCLIMATICA

SONO IN FASE DI ACQUISIZIONE I DATI RELATIVI ALLE STAZIONI TERMOPLUVIOMETRICHE DI GRUMENTO E ROCCANOVA CHE SARANNO UTILIZZATI PER LA DEFINIZIONE DEI PARAMETRI CLIMATICI E FITOCLIMATICI. QUESTI ULTIMI SARANNO DEFINITI SECONDO I METODI INDICATI DA PAVARI E DE MARTONNE.CIO’ è DOVUTO AL FATTO CHE I DATI DISPONIBILI NON SONO COERENTI IN TERMINI DI SCALA CON L’AREALE DEL SIC

1.1.4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO

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A) ASPETTI GEOLOGICILa Valle dell’Agri è una valle intermontana di età quaternaria a impostazione tettonica, delimitata da faglie bordiere dirette ad andamento appenninico, colmata da materiale detritico-alluvionale.Delle unità paleogeografiche costituenti la Valle dell’Agri, la più antica affiorante nell’area delimitata dal SIC è attribuibile a successioni in facies di flysch riconducibili alla sedimentazione terrigena cenozoica, qui rappresentate dalla formazione nota in letteratura come Flysch di Gorgoglione anche se lembi di unità riconducibili alla formazione nota come Flysch Galestrino (Giurassico sup. – Cretacico) affiorano in prossimità dell’area SIC tra Grumento Nova e Spinoso. La successione costituente la Formazione del Flysch di Gorgoglione (Miocene medio - sup.) è rappresentata da alternanze ritmiche di banchi e strati di arenarie grigie, giallastre per alterazione e argille marnose grigio verdastre. Gli strati arenacei si presentano gradati a testimonianza della loro origine de posizionale. La gradazione risulta ben evidente in corrispondenza di livelli contenenti micro conglomerati basali. La successione a livello di bacino è distinguibile in almeno tre membri differenziabili per la diffusione e la potenza dei livelli arenacei. Si individuano infatti un membro puramente arenaceo, un membro terrigeno costituito da una fitta alternanza di strati arenacei e livelli pelitici ed un membro prevalentemente pelitico.La zona delimitata dal Sic Pertusillo risulta caratterizzata da un substrato costituito dal membro terrigeno della formazione. Essa rappresenta il substrato su cui è impostata la diga di Pietra del Pertusillo.In sovrapposizione ai terreni in facies torbiditica risultano i sedimenti in facies deposizionale prossimale e continentale qui definita dalle seguenti formazioni: Conglomerati di Castronuovo e Sabbie e Conglomerati della Serra Corneta.La Formazione dei Conglomerati di Castronuovo (Pliocene sup.- Pleistocente inf.) rappresenta il termine di copertura del ciclo deposizionale del bacino intrappenninico di Sant’Arcangelo ed è costituita da conglomerati poligenici a matrice sabbiosa o sabbioso-limosa, prevalentemente sciolti, talvolta con livelli cementati. Gli elementi ciottolosi denotano diametri variabili da qualche mm a 20-30 cm. Nella successione sono diffuse a varie altezze lenti e strati di sabbie addensate, limi e sabbie limose, e livelli di paleo suolo.La stratificazione è ben evidente e mostra strati e banchi potenti da qualche decimetro a diversi metri ad assetto sub orizzontale.La Formazione delle Sabbie e dei Conglomerati della Serra Corneta (Pleistocene inf.-medio) è costituita da conglomerati poligenici rossastri, spesso cementati, i cui elementi lapidei hanno diametri variabili da pochi mm a qualche decina di cm, inglobanti lenti sabbiose e livelli di travertino e paleo suoli. I conglomerati passano a sabbie e limi sabbiosi di colore giallastro in cui sono diffusi livelli e veli rossastri. I depositi psammidici, in genere sciolti, talvolta si presentano a un discreto livello di cementazione. Le strutture deposizionali denotano ambienti di sedimentazione diversificati che vanno dalla spiaggia prossimale alla piana alluvionale. Questa formazione si sovrappone in trasgressione sui sottostanti Conglomerati di Castronuovo e sul substrato pre pliocenico.Al substrato costituito dalle successioni innanzi descritte si sovrappongono diffuse coperture oloceniche costituite dai depositi alluvionali attuali e recenti che riempiono la zona d’alveo del fiume agri e dei suoi principali tributari e da materiali di copertura di natura detritica i cui accumuli risultano concentrati lungo i piedi delle principali scarpate morfologiche. I depositi alluvionali sono riconducibili all'azione morfogenefica dei fiumi. La loro composizione e la granulometria dei materiali costituenti le alluvioni è in relazione alla litologia dei terreni incisi dai corsi d’acqua, Sono generalmente costituite da materiale grossolano con intercalati lenti argillose.

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Le coperture detritiche sono invece rappresentate dagli accumuli dei corpi di frane antiche e recenti e dai debris flow presenti soprattutto alla congiunzione di piccoli fossi con le aste fluviali torrentizie. Questi depositi sono costituiti da materiali che rispecchiano la litologia del substrato e si presentano generalmente poco addensati e fortemente rimaneggiati.

B) ASPETTI GEOMORFOLOGICIIl territorio definito dal Sic Pertusillo si sviluppa, come accennato, nell’intorno dell’omonimo lago sorto a seguito della realizzazione di una Diga negli anni ‘60. Pertanto la morfologia generale è caratterizzata dal solco vallivo per buona parte occupato dal bacino lacustre artificiale. Il tratto fluviale è sinuoso e la morfologia assunta dall’alveo è del tipo a canali intrecciati nella porzione immissaria del lago e a canale unico a valle dello sbarramento artificiale. La piana alluvionale tende a restringersi lungo la valle mostrando una varice a monte dello sbarramento artificiale e un considerevole restringimento in corrispondenza della diga dove il substrato è caratterizzato dall’affioramento esclusivo delle arenarie mioceniche. A valle dello sbarramento l’alveo diviene confinato dai ripidi versanti sia in destra che in sinistra orografica.Il territorio circostante l’impluvio ne risulta condizionato presentando forme più aspre nella parte valliva del SIC e più dolci e regolari nella sua porzione superiore.Lungo i versanti il controllo dell'evoluzione geomorfologica, riguardato in scala temporale umana, è prevalentemente legato ad un elemento fondamentale e predisponente, identificabile con le caratteristiche geologico tecniche dei siti ed a quattro fattori determinanti: agenti atmosferici, gravità, parossismi sismici, attività antropiche.Le azioni svolte, in maniera spesso concomitante, dei quattro fattori sui litotipi affioranti, danno luogo a due tipi di fenomeni morfogenetici, le erosioni e le frane che modificano incessantemente il paesaggio.Questi fenomeni assumono caratteri e intensità diverse a seconda dei comportamento geologico tecnico dei substrato. I meccanismi di mobilitazione delle masse per i corpi litologici aventi carattere lapideo rientrano nei casi di crolli e ribaltamenti che interessano prevalentemente i termini lapidei della formazione fliscioide di Gorgoglione e i sedimenti conglomeratici e sabbiosi plioquaternari nelle loro porzioni a maggiore grado di addensamento.Essi sono soprattutto coincidenti con le principali scarpate e conferiscono al paesaggio un aspetto aspro e dominato da forti pendenze e da fronti verticali alla cui base si accumulano detriti costituiti anche da grossi massi.I substrati caratterizzati da comportamento pseudocoerente come i depositi conglomeratico sabbiosi plioquaternari meno addensati o le porzioni di successione miocenica più alterate e/o con maggiore diffusione di livelli pelitici sono affetti da fenomeni franosi di vario tipo ovvero da vistosi ed incontrollabili fenomeni erosionali o di trasporto di massa. Questi termini risultano quelli prevalentemente interessati da dissesto nell’area di indagine. Infatti da quanto emerso in fase di rilievo e considerando i dati rivenienti dalla perimetrazione prodotta nell’ambito della pianificazione per la difesa dal rischio idrogeologico dall’Autorità interregionale di Bacino della Basilicata, risulta che i principali dissesti sono riconducibili a colamenti lenti e a scivolamenti rotazionali e pur se abbastanza circoscritte sono presenti aree soggette a creep. Da quanto riscontrabile negli elaborati cartografici prodotti si evince che la diffusione dei fenomeni di dissesto risulta concentrata nella porzione valliva dell’area del SIC laddove le morfologie si fanno più aspre.La morfodinamica fluviale, come accennato in precedenza, risulta condizionata dagli stessi elementi che controllano i meccanismi di modellazione dei versanti. In particolare l'azione

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morfogenetica dei corsi d’acqua si esplica in modo differente a seconda delle litologie incontrate, le pendenze assunte dall'alveo, l'intensità delle precipitazioni atmosferiche. In linea generale la sua capacità erosiva aumenta nelle zone ad elevata pendenza, soprattutto in corrispondenza dei tratti vallivi molto stretti dove la velocità assunta dal flusso idrico gli conferisce un elevato potenziale, mentre risulta abbattuta in corrispondenza di varici, dove predominano i fenomeni di deposito con il conseguente accumulo di coltri alluvionali. In particolare, le azioni di erosione e deposito interessano l’asta fluviale in quanto condizionate oltre che dai fattori geomorfologici e litologici, anche dagli elementi atmosferici e dalle azioni antropiche che agendo in maniera territorialmente indifferenziata sia sulla capacità erosiva delle acque incanalate che sulla resistenza dei substrati, determinano situazioni di erosione e/o deposito all'origine delle ripe dì erosione, degli scalzamenti al piede di porzioni dei substrato, di restringimenti o obliterazioni degli alvei.Nell’ambito del SIC la morfodinamica fluviale risulta particolarmente condizionata dalle escursioni di livello del lago le cui variazioni non sempre sono legate a cicli naturali ma dipendono da esigenze antropiche. Ciò determina ad esempio la morfologia delle rive lacustri che si presentano quasi sempre abbastanza ripide, con il pelo libero dell’acqua in genere intervallato dalla presenza di un margine più o meno ampio privo di copertura pedologica. La zona in cui il fiume si immette nel lago risulta sovente occupata da un’ampia spianata ricoperta da materiali prevalentemente pelitici, priva di copertura vegetale, generata dall’accumulo del trasporto solido residuo dell’immissario. La granulometria fine di questo materiale è giustificabile per la perdita di energia dovuta alla presenza del lago che determina il deposito del materiale più grossolano molto più a monte. La sua presenza testimonia il continuo processo di interramento che interessa il bacino lacustre.

C) ASPETTI IDROGEOLOGICIL’idrologia della zona è caratterizzata dalla presenza dell’impluvio del Fiume Agri che definisce la valle. in esso si riversano gli afflussi rivenienti dagli impluvi che incidono i versanti nell’areale perimetrato dal SIC.Il reticolo idrografico minore presenta sviluppi differenti in funzione delle litologie interessate e delle strutture tettoniche presenti; infatti in genere dove affiorano terreni poco permeabili o impermeabili, il ruscellamento si intensifica originando corsi d'acqua molto ramificati, mentre i corsi d'acqua interessanti corpi permeabili, come quelli sabbiosi e arenacei presentano sviluppi poco ramificati con versanti molto ripidi, che si fanno verticali nel terreni più addensati, in genere in corrispondenza di linee di discontinuità non ancora rimodellate. La distribuzione e l'orientamento degli impluvi denotano una forte influenza operata dalla struttura tettonica dell'area in quanto la gran parte degli affluenti minori scorre in parallelo ai piani di sovrascorrimento tettonico e lo stesso percorso del’Agri risulta da questa condizionato.

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Figura. Distribuzione del reticolo idrografico minore

Il regime dei corsi d'acqua è generalmente occasionale. Quello dell’Agri, presentando un bacino imbrifero molto più esteso rispetto ai suoi affluenti, risulta intermittente a intervalli stagionali.L’idrogeologia dell’area risulta fortemente influenzata dalla presenza del lago artificiale. Infatti l’accumulo idrico influenza direttamente la distribuzione delle falde nelle zone circostanti. La presenza di un substrato abbastanza permeabile nella porzione alta del SIC porta ad ipotizzare in questa zona la presenza di falde freatiche direttamente influenzate dalle escursioni di livello del lago. La fenomenologia è meno accentuata nella porzione valliva del sito, in quanto questa è caratterizzata dall’affioramento di terreni dotati di permeabilità mediamente basse. Le sorgenti presenti sono in genere ubicate in corrispondenza dei passaggi litologici tra terreni a diversa permeabilità e quindi a limiti formazionali o su corpi fliscioidi o ancora in corrispondenza di corpi franosi. Lungo i versanti, la limitata estensione degli acquiferi dovuta alla notevole dislocazione delle successioni ne determinano portate piccole o piccolissime e soventemente regimi intermittenti.

D) AREE CLASSIFICATE AD ELEVATA PERICOLOSITÀ PER LA PREVENZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO

La porzione di territorio sottesa dal SIC, come accennato al paragrafo precedente, presenta alcune aree perimetrale a rischio idrogeologico nell’ambito del piano stralcio per le aree di versante redatto dall’Autorità interregionale di Bacino della Basilicata.Queste, di limitata o limitatissima estensione, corrispondono ad altrettante aree interessate da dissesto. Nell’immagine che segue sono riportate le aree con le specifiche classificazioni di rischio.Le tipologie di dissesto rilevate riflettono l’assetto morfostrutturale dell’area. Si tratta infatti prevalentemente di fenomenologie connesse alla movimentazione di masse incoerenti quali colamenti lenti o frane del tipo rototraslazionale che occupano alcuni versanti dotati di accentuata acclività su porzioni di substrato maggiormente compromessi dall’azione di dislocazione tettonica quali quelli costituiti dalla successione fliscioide miocenica.

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Le aree individuate per l’estensione del vincolo idrogeologico occupano complessivamente circa il 2% dell’area sottesa dal SIC e interessano principalmente i versanti a maggiore acclività. Così come visualizzato in figura le superfici maggiori risultano classificate come R3 (aree a rischio idrogeologico elevato); il loro sviluppo areale è complessivamente pari a circa 30 ettari. Son presenti aree R2 (aree a rischio idrogeologico medio) per un’estensione di circa 6 ettari e un’area perimetrata a richio idrogeologico molto elevato (R4) occupante una superficie di circa 5 ettari.

………………………………….CARTOGRAFIE:C1. Carta dell’inquadramento territoriale in scala 1:25.000;C2. Carta geologica in scala 1:10.000;C3. Carta geomorfologica in scala 1:10.000;C4. Carta del reticolo idrografico 1:10.000

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1.2. INQUADRAMENTO AMBIENTALE

La premessa è in fase di definizione

1.2.1. UNITÀ E SUB-UNITÀ AMBIENTALI Gli habitat presenti nel Sic Lago Pertusillo sono i seguenti:

-3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition. In effetti questo habitat è una forzatura, poiché come detto in precedenza il lago del Pertusillo è un lago artificiale ed il suo livello ogni anno nel periodo siccitoso e nelle annate con poca pioggia, tende ad abbassarsi anche di 50 metri, questo fa si che la vegetazione umida non riesce ad affermarsi. Solo in prossimità delle foci di torrenti e fiumi si creano ambienti umidi con specie come Lemna minor, Phragmites australis, Calystegia sepium, Salicornia patula, Solanum dulcamara, Ceratophyllum demesum L., Maryophyllum spicatum, Zannichellia palustris, indicatrici di questo habitat. Quindi anche l’estensione risulta minima e localizzata solo alla foce dei fiumi.

-3280 Fiumi Mediterranei a flusso permanente con il paspalo-Agristidion e con filari ripari di Salix e Populus alba, Alnus cordata. Altre specie indicatrici sono: Cynodon dactylon, Polypogon viridis, Agrostis stolonifera, Lotus tenuis, Cyperus fuscus, Saponaria officinalis. Anche questo habitat ha un’ estensione molto limitata, è presento solo lungo l’alveo di fiumi e torrenti. Spesso l’asta fluviale risulta completamente chiusa dalla vegetazione di Salix alba, Populus alba, Populus nigra, Alnus cordata, Sambucus nigra, Sambucus ebulus, Corylus avellana, Acer campestre mentre la vegetazione erbacea più rappresentativa è costituita da : Ranunculus ssp. Edera helix, Vinca minor, Arum lucanum, Ortica, Equisetum, Agrostis, Fragaria vescia, Xantium, Dafne laureola, Rubus ssp.

-91MO Foreste Pannonico-Balcaniche di quercia di cerro- quercia sessile. E’ uno degli habitat più esteso del Sic, costeggia quasi per i due terzi la circonferenza del lago ed in alcuni punti Bosco Maglie e Bosco dell’Aspro si allunga a circa un chilometro dal lago. Le specie rappresentative sono Quercus cerris, Quercus frainetto, Quercus pubescens, Quercus virginiana, Festuco heterophylla, Poa femoralis, Potentilla microcantha, Vicia cassubica, Achillea nobilis, Digitalis microcantha, Euphorbia corallioides, Luzula forsteri, di grande importanza biogeografia risultano Digitalis micrantha, Malus fiorentina, Ptolostemon strictus, Lathyrus jordanii. Lungo le rive del lago a mosaico sono presenti numerose pinete artificiali di Pino nero, Pino d’Aleppo e Pino marittimo.Tendenzialmente in prossimità delle rive del lago, il farnetto è la specie che tende più ad espandersi per le sue caratteristiche mesofile (Tendenza all’Habitat 9280).

91AA Boschi Orientali di querce bianca, a dominanza di Quercus pubescens. L’Habitat è collocato nell’area vicino lo sbarramento della diga soprattutto dal lato di Montemurro. Le specie indicatrici di riferimento sono Quercus pubescens, Q. virgiliana, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Asparagus acutifolius, Cornus sanguinea, Crategus monogyna, Ligustrum vulgare, Rubia peregrina, Smilax aspera, inoltre man mano che si scende il corso del fiume Agri l’habitat si assiocia con la lecceta (habitat 9340), infatti insieme alla roverella si troviamo il Quercus ilex, Juniperus oxycedrus, Pistacia lentisco e Phillyrea angustifolia; risalendo il Lago dal versante di Montemurro, l’habitat 91AA, si concatena con l’Habitat 91MO.

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1.2.2. LISTA HABITAT INDIVIDUATI SECONDO IL NUOVO MANUALE ITALIANO DI INTERPRETAZIONE DEGLI HABITAT (2009) DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE

Codice

Denominazione

SIC NOTE 1Grado di

conservazione

NOTE 2Specie

caratteristiche

NOTE 3Permanenze/cambiamenti

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition

IT9210143 Lago Pietra del Pertusillo

Negli ultimi anni il lago ha subito dei processi di eutrofizzazione con forte moria di pesci, dovuti all’emissioni di reflui ed altro nelle acque.

Lemna minor, Calystegia sepium, Salicornia patula, Solanum dulcamara, Ceratophyllum demersum, Myriophyllum spicatum, Zannichellia palustris.

In effetti questo habitat è forzato, forse si dovrebbe cambiare, in quanto il livello dell’acqua nell’arco dell’anno (nelle stagione estiva) scendi di parecchi metri, questo non permette alla vegetazione acquatica di insediarsi lungo le sponde, sono presenti piccoli lembi solo alla foce dei fiumi e dei torrenti

3280 Fiumi Mediterranei a flusso permanente con il paspalo-Agristidion e con filari ripari di Salix e Populus alba

IT9210143 Lago Pietra del Pertusillo

In generale l’habitat si presenta in un discreto stato di conservazione anche se sono stati riscontrati alcuni elementi negativi come abbondante presenza (T. Sciura) di urtica dioica specie nitrofila, e contatto diretto tra bosco ripario e corso d’acqua. Di positivo segnalata la presenza della lontra.

Salix alba, Populus nigra, Populus alba, Alnus cordata, Cynodon dactilon, Polygopon viridis, Agrostis stolonifera,Lotus tenuis, Cyperus fuscus, saponaria officinalis.

Habitat nuovo per il Sic in quanto non riportato nel formulario aggiornatoal 2003

91MO Foreste Pannonico-Balcaniche di quercia di cerro- quercia sessile

IT9210143 Lago Pietra del Pertusillo

Buon stato di conservazione anche se in alcune aree bisogna sottolineare eccessiva presenza di carico di bestiame.

Quercus cerris, Quercus frainetto, Quercus virgiliana, Festuca heterophylla, Poa nemoralis, potentilla microcantha, Vicia cassubica, Achillea nobilis, Digitalis micrantha, Ptilostemon strictus, Lathyrus jordanii, Euphorbia corallioides, Malus florentina, Lathyrus digitatus

Habitat nuovo per il Sic in quanto non riportato nel formulario aggiornatoal 2003

91AA Boschi Orientali di Querce bianca

IT9210143 Lago Pietra del Pertusillo

Buon stato di conservazione anche se in alcune aree bisogna sottolineare eccessiva presenza di carico di bestiame.

Quercus pubescens, Q. Virgiliana, Q. Ilex, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Carpinus orientalis, Juniperus macrocarpa, Pistacia lentisco, Phillyrea angustifolia, Cornus sanguinea, Epipactis helleborinae, Rubia peregrina, Smilax aspera.

Habitat nuovo per il Sic in quanto non riportato nel formulario aggiornatoal 2003

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1.2.3. RELAZIONI ECOSISTEMICHE, DINAMICHE E CONTATTI

Codice Denominazione STRUTTURA E CONTATTIdella vegetazione

INDICATORI ECOLOGICI

FORMA BIOLOGICA

DOMINANTE

TIPO COROLOGICO DOMINANTE

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition

Lo specchio del lago è prevalentemente circondato da querceti mesofili di cerro farnetto e roverella, preceduti da una piccola fascia di pioppi, salici e pinete artificiali ,solo in piccole aree vicino alle foci dei corsi d’acqua troviamo una vegetazione ripariale di lemna, cannucce, Amorpha fruticosa.

Urtica dioica specie indicatrice presenza di nitrati.Robinia pseudacacia e Ailanthus altissima specie alloctone invasive.Le aree emerse dall’abbassamento delle acque risultano fortemente pascolate e calpestate

Idrofite Fanerofite

Eurimediterraneo

3280 Fiumi Mediterranei a flusso permanente con il paspalo-Agristidion e con filari ripari di Salix e Populus alba

Spesso l’asta fluviale risulta completamente chiusa dalla vegetazione di Salix alba, Populus alba, Populus nigra, Alnus cordata, Sambucus nigra, Sambucus nigra Corylus avellana, Acer campestre mentre lo strato arbustivo è rappresentato da Rubus sp. Ligustrum, prunus spinosa e rosa canina, lo strato erbaceo è costituito da : ranunculus sp, Edera elix, Vinca minor, Arum sp. Ortica, Equisetum, Agrostis, Fragaria vescia, Xantium, Dafne laureola.

Urtica dioica specie indicatrice presenza di nitrati.Robinia pseudacacia e Ailanthus altissima specie alloctone invasive.

Fanerofite Eurimediterraneo

91MO Foreste Pannonico-Balcaniche di quercia di cerro- quercia sessile

Le foreste riconducibili all'habitat 91M0 risultano generalmente in uno stato di conservazione piuttosto buono e la particolare abbondanza di Quercus frainetto, che fra le specie del genere Quercus è quella che tollera meno la ceduazione, e si adatta meglio al clima mesofilo del lago.Le fustaie di cerro conpresenza di farnetto a buona densità con copertura del 100% con preseza di ceduo di carpinus orientalis nello strato dominato.Cedui di farnetto e quercus virginiana ad elevata densità copertura 100%

Quercus frainettoArum lucanum , Digitalis micrantha, Ptilostemon strictus, Lathyrus jordanii, Malus florentina, Euphorbia corallioides (Specie di grande importanza biogeografica)Ruscus aculeatus Robinia pseudacacia e Ailanthus altissima invasive (soprattutto lungo le strade)

Fanerofite Europa-Caucaso

91AA Boschi Orientali di Querce Bianca

Le foreste riconducibili all'habitat 91AA risultano generalmente in uno stato di conservazione appena sufficiente, le cause negative, sono riconducibili al pascolo eccessivo e all’intensa ceduazione dei cedui di roverella. I ceduin di roverella sono intervallati da piccoli nuclei di pinete artificiali, da ginestreti, e più scendiamo lo sbarramento della diga e più è maggiore la presenza di leccio, ginepro fillirea e lentisco.

Quercus virgilianaRuscus aculeatus Robinia pseudacacia e Ailanthus altissima invasive (soprattutto lungo le strade).

Fanerofite Eurimediterraneo

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1.2.4. METODOLOGIA SEGUITA NELLA REDAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT E DELLE UNITÀ AMBIENTALILa carta degli habitat è stata redatta in forma definitiva sulla base della carta della vegetazione. In occasione dell’esecuzione dei rilievi fitosociologici sono stati effettuati gli opportuni controlli sulla rappresentatività/integrità degli habitat individuati, sull’eventuale presenza e sull’intensità e frequenza dei fattori di stress e disturbo.In questa sede vengono indicati i criteri operativi che hanno ispirato l’interpretazione degli habitat sul campo e la loro restituzione cartografica.L’intera area del Sic Lago Pietra del Pertusillo SIC è stata indagata in modo da redigere una legenda che permettesse un confronto immediato tra le categorie di Corine Land Cover 2000, Corine Biotope e gli Habitat della Direttiva 92/43/CEE. L’unità minima di rilevamento è di ……………. m, sia per gli habitat di interesse comunitario sia per vegetazione e uso del suolo. Particolare attenzione è stata prestata alla verifica dell’effettiva presenza e della reale rappresentatività (in termini floristico-strutturali ed areali) di ciascuno degli habitat riportati. Pertanto, ad ogni unità di habitat rilevata è stato attribuito un codice in funzione della struttura e “densità” (“p” = puro: 90-100%; “f” = frequente: 50-90%; “r” = rado: 10-50%).Dove non è stato rilevato alcun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono era inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), si è utilizzata la denominazione del Corine Biotope prevalente.Inoltre, nei siti sono frequenti le situazioni in cui i poligoni rilevati, riconducibili ad habitat o a biotopi, presentano una struttura a mosaico. Pur essendo facilmente distinguibili tra loro, le diverse componenti intervengono in misura diversa a fisionomizzare il poligono; al fine di standardizzare la loro rappresentazione, di registrare la complessità esistente e di ottenere informazioni utili alla pianificazione degli interventi gestionali, si è deciso che il tematismo fosse rappresentato da tutti i codici degli habitat o dei biotopi presenti, seguiti, come sopra riportato, dai codici che esprimono il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento.I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione.La carta degli habitat viene pertanto redatta secondo i seguenti criteri:• nel caso di presenza di un solo habitat, il tematismo relativo è rappresentato dal codice dell’habitat senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità (f-p-r);• nel caso di presenza di un mosaico di habitat, il tematismo relativo sarà rappresentato dai codici di tutti gli habitat tra loro interconnessi (senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità), ed il primo tra questi sarà l’habitat prevalente;• laddove non sia stato rilevato nessun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono sia inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), il tematismo sarà rappresentato dalla formazione Corine Biotope prevalente.

Ai fini del calcolo della superficie di ciascun habitat, per ciascun mosaico si è valutata qualitativamente, sulla base delle informazioni raccolte sul campo, la “superficie” occupata da ciascun habitat componente il mosaico stesso. Così facendo, è stato possibile effettuare i calcoli necessari per giungere ad una valutazione accettabile delle superfici ricoperte dai singoli habitat, necessaria per la compilazione della nuova Scheda Natura 2000.

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CARTOGRAFIEC5. Carta degli HabitatC6. Carta delle Unità (= Unità di paesaggio) e Sub-Unità ambientali (= serie di vegetazione)

ALLEGATIA1. Elenco habitat

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1.3. INQUADRAMENTO BOTANICO

Flora e vegetazione, essendo espressione viva e mutevole dell’interazione tra le matrici fisiche, biologiche ed antropiche del paesaggio, racchiudono la massima densità possibile d’informazione sul territorio, ponendo in relazione tra loro parametri chimici, fisici, ambientali ed economici, e fornendo una visione di sintesi dei loro effetti combinati (SCHMIDT, 1999). Per questo motivo, uno studio geobotanico (cioè focalizzato sulla flora, sulla vegetazione e sui fattori ambientali che le determinano) ben si presta a descrivere in maniera sintetico-interpretativa il paesaggio, mentre l’individuazione delle serie e dei complessi di vegetazione consente di delimitare efficacemente le unità fondamentali che compongono il paesaggio. La conoscenza della distribuzione di taxa e syntaxa rappresenta pertanto un punto di fondamentale importanza per la pianificazione territoriale e le valutazioni di impatto ambientale (MOSSA, 2003). L’area di interesse rappresentata dal SIC IT 9210143 si sviluppa prevalentemente in un ambiente collinare (450-750 m.s.l.m.), Comprende una flora di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, per la presenza di alcune specie endemiche e di elevato valore floristico. Il sic Lago del Pertusillo è caratterizzato da 4 habitat che si sviluppano intorno al Lago artificiale che sono: il 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition. Il 3280 Fiumi Mediterranei a flusso permanente con il paspalo-Agristidion e con filari ripari di Salix e Populus alba, Alnus cordata, il 91MO Foreste Pannonico-Balcaniche di quercia di cerro- quercia sessile, ed il 91AA Boschi Orientali di querce bianca, a dominanza di Quercus pubescens. Tra le specie floristiche più importanti, ricordiamo: Ruscus aculeatus presente nell’allegato V della direttiva, le endemiche Arum lucanum e Knautia lucana, Acer obtusam, Anacamptis pyramidalis, Aquilegia vulgaris, Barlia robertiana, Cordopatum corymbosum, Cyclamen repandum, Cyclamen hederifolium, Dactyloriza maculata, Helictotrichon convolutum, Helleborus foetidus, Lilium bulbiferum, Malus fiorentina, Klosea flavescens, Moricandia arvensis, Neottia nidus avis, Ophyrs bertolini, Orchis cariophora, Orchis collina, Orchis italica, Orchis papilionacea, Populus tremula, Quercus virgiliana, Serapias lingua, Teucrium scordium, Typha minima.

1.3.1. LE CONOSCENZE FLORISTICO-VEGETAZIONALI PREGRESSE Prima della costruzione del lago, l’area non ha suscitato un grande interesse dal punto di vista botanico, gli studi si sono concentrati sul vicino Massiccio del Sirino, quindi non si trovano studi o erbai relativi a questa area. Dal 1963 dopo la fine dei lavori della diga con la formazione del lago, l’area, ha iniziato ad avere un importanza naturalistica, poiché meta di passaggio di molti uccelli migratori nonché habitat di molte specie acquatiche.

1.3.2. METODOLOGIA ADOTTATA PER L'INQUADRAMENTO BOTANICOPer delineare il quadro delle conoscenze botaniche del SIC in esame, sono stati utilizzati i risultati delle indagini condotte in passato sia sulla flora vascolare sia sulla vegetazione del territorio (…………………………….). Durante la primavera del 2011 e del 2012 sono stati effettuati in campo numerosi sopralluoghi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamico-demografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico e delle xenofite eventualmente presenti.I campioni raccolti durante i sopralluoghi sono conservati in un erbario depositato presso …………………………………….. La ristrettezza dei tempi di acquisizione ed elaborazione dei dati rende questo studio suscettibile di ulteriori approfondimenti, tuttavia, vista l’esiguità della superficie indagata e la buona disponibilità di informazioni sulla flora e vegetazione del territorio lucano in

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generale, si ritiene che il presente studio possieda un sufficiente grado di completezza, anche tenendo conto che il periodo di rilevamento è fenologicamente ottimale per la vegetazione indagata. I rilevamenti floristici furono eseguiti contestualmente a quelli fitosociologici, con analisi di maggior dettaglio nelle aree più rappresentative del SIC, lungo le sponde del lago, nei boschi di cerro e farnetto, lungo le aste fluviali nelle pinete artificiali e nei terreni incolti ex coltivi Per il rilevamento floristico, la nomenclatura segue la “Check-list della Flora Italiana” (CONTI et al., 2005), per accertare la vulnerabilità delle specie rilevate, sono stati consultati il Libro Rosso delle Piante d’Italia (Conti F., Manzi A., Pedrotti F., 1997), nonché gli allegati della Direttiva 92/43/CEE.Le specie rinvenute nel corso della presente indagine vengono elencate nell'allegato elenco floristico in ordine alfabetico per genere e specie. Per ogni taxon vengono inoltre indicati la forma biologica ed il gruppo corologico di appartenenza, nonché l’eventuale status IUCN in Basilicata secondo la Lista Rossa Regionale delle Piante d’Italia (Conti et al., l.c.).Il rilevamento della vegetazione segue il metodo fitosociologico (BRAUN-BLANQUET, 1964; WESTHOFF & VAN DER MAAREL 1978) detto anche metodo sigmatista o di Zurigo-Montpellier. La breve descrizione che segue è liberamente tratta da PIROLA (1984).Il metodo sigmatista, attualmente il più usato e diffuso in Europa per lo studio della vegetazione, si basa sull’ipotesi che le fitocenosi siano insiemi organizzati di specie che vivono su una data area contraendo rapporti di dipendenza reciproca, sia di competizione sia di sinergismo. Le variazioni nella vegetazione sono tanto più nette quanto più lo è la variazione dei fattori ambientali, ivi compreso il fattore antropico. Dove la vegetazione si modifica gradualmente, deve essere ipotizzata una altrettanto graduale variazione dei fattori ambientali. I limiti tra le fitocenosi saranno di conseguenza netti nel primo caso e sfumati nel secondo. Le variazioni che si rilevano studiando la vegetazione di un luogo saranno descritte in termini floristico-vegetazionali e giustificate ecologicamente. L’operazione di rilevamento fitosociologico consiste quindi nell’osservare, descrivere e classificare singole comunità vegetali ed interpretarne l’esistenza mediante uno studio dei fattori ambientali che le determinano.Nell’individuare le singole fitocenosi che compongono un manto vegetale si opera per successive approssimazioni, osservando primariamente l’articolazione geomorfologica del territorio, le litologie, e le caratteristiche edafiche. Secondariamente, per ciascuna unità così distinta si procede osservando fisionomie e strutture diverse nella copertura vegetale (nell’area indagata, tali distinzioni consentono di individuare: vegetazione arborea, vegetazione arbustiva, vegetazione erbacea dominata da specie perenni, vegetazione erbacea dominata da specie annuali).Le aree separate in tal modo saranno omogenee per fisionomia e struttura. Entro queste aree sarà poi possibile effettuare il rilevamento fitosociologico, consistente sostanzialmente nell’enumerazione di tutte le specie presenti su una data superficie, omogenea per caratteristiche strutturali e ambientali, con annotazioni relative alla morfologia dell’area rilevata e all’abbondanza di ciascuna delle specie rinvenute.La sequenza delle annotazioni che compongono il rilievo fitosociologico è la seguente:

- data, numero del rilievo, nome del rilevatore;- località e caratteri fisiografici (quota, esposizione ed inclinazione della superficie rilevata);- substrato litologico, % di roccia affiorante (rocciosità), % di scheletro grossolano nel suolo

(pietrosità), tipo di suolo;- elementi strutturali (stratificazione, altezza e copertura % dei singoli strati i vegetazione);- elenco floristico;- superficie su cui si è esteso il rilevamento- notazioni quantitative per le singole specie- altre osservazioni (ecologia, eventuali tracce di azione antropica, ecc.)

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Per stabilire la superficie minima su cui estendere il rilevamento, si procede mediante incremento progressivo della superficie rilevata: si parte da una piccola area, di dimensioni proporzionate alla vegetazione (solitamente da 0,2 a 8 m2), e si elencano le specie presenti in essa. Indi se ne delimita un’altra contigua, di dimensioni doppie, e si aggiungono all’elenco le specie che non erano presenti nella prima. Si procede in questo modo aggiungendo via via le specie che si rinvengono per la prima volta. Se si è stati attenti nel mantenersi entro le condizioni di omogeneità stazionale, il numero di specie da aggiungere ad ogni incremento di superficie andrà diminuendo secondo un andamento proprio dei fenomeni di saturazione. Una curva empirica, costruita ponendo sulle ordinate i numeri di specie totalizzate e sulle ascisse le superfici corrispondenti, potrà aiutare a definire la superficie minima su cui estendere il rilevamento.Le annotazioni relative all’abbondanza delle singole specie viene effettuata stimandone il grado di copertura percentuale rispetto all’estensione dell’intera superficie rilevata ed indicizzandola secondo la seguente scala, che comprende valori da + a 5:

VALORE COPERTURA % VALORE CENTRALE %5 ® 75-100 ® 87,54 ® 50-75 ® 62,53 ® 25-50 ® 37,52 ® 10-25 ® 17,51 ® 1-10 ® 5,0+ ® < 1 ® 0,1 (convenzionale)

Tutti i rilievi effettuati in una data area vengono riuniti in una tabella recante nella colonna di sinistra l’elenco floristico completo e nelle colonne successive i rilievi effettuati. Tale tabella sarà il documento finale della campagna di rilevamento, sulla quale verranno successivamente eseguite elaborazioni statistiche e confronti con la letteratura esistente, necessarie per classificare la vegetazione rilevata.I rilievi effettuati in campo sono stati classificati al fine di redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e documentare le scelte operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della vegetazione sono stati forniti maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle connessioni dinamiche dei singoli consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento.Più nel dettaglio, sono state elencate le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa identità floristico-strutturale e/o un definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e alleanze si è fatto riferimento agli schemi proposti da MUCINA (1997) e da RIVAS-MARTÍNEZ et al. (1999).

Le tipologie vegetazionali rilevate sono quindi state rappresentate graficamente in relazione al territorio studiato mediante la realizzazione di una carta della vegetazione.

La metodologia utilizzata per la realizzazione della carta della vegetazione è ormai consolidata nel campo della cartografia fitosociologica. Le fasi fondamentali del lavoro sono: (1) fotointerpretazione, (2) rilevamento di campo, (3) rappresentazione grafica.

La fotointerpretazione comprende la lettura, l’analisi e la restituzione cartografica dei fototipi prodotti dalle fotografie aeree. Nelle carte prodotte le tipologie vegetazionali individuate sono state digitalizzate direttamente a video attraverso l’interpretazione di ortofoto digitali (sistema di

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riferimento WGS 84) in bianco e nero (scala 1:10.000 anno 1998). Le ortofoto rappresentano uno dei principali strumenti a disposizione per descrivere ed analizzare i cambiamenti temporali del paesaggio. Costituiscono un valido strumento per la conoscenza del territorio consentendo una visione d’insieme organica e completa (BIASINI et al., 1992).

Tali strumenti presentano il grande vantaggio di essere rettificate e proiettate sul piano orizzontale oltre che acquisite in formato digitale. Inoltre possono essere visualizzate a video a scala costante e, entro un sistema di riferimento comune, sovrapposte ad altre carte, prime fra tutte le carte tecniche regionali in scala 1:10.000, con dettaglio uguale a quello delle ortofoto digitali. Il processo di ortorettificazione comporta però delle deformazioni e anche con una buona scansione dei fotogrammi si tende a perdere parte del contenuto informativo a ciò si unisce anche la perdita della visualizzazione stereoscopica. Dall’utilizzo di tale materiale fotografico derivano ulteriori vantaggi, quali:

- Buona precisione geometrica;- Possibilità di modificare la qualità dell’immagine mediante la manipolazione del contrasto

e della luminosità;- Osservare il territorio con una continuità spaziale, ovvero secondo una prospettiva di

un’area vasta, grazie alla mosaicatura di più immagini;- Utilizzare questi supporti in ambiente GIS.

Nella fotointerpretazione sia di fotogrammi che di ortofoto digitali vengono valutati diversi parametri; tra questi oltre alla forma, alle dimensioni degli elementi e alla loro distribuzione spaziale, vi sono la tessitura dell’immagine e il colore degli oggetti presenti sul territorio che nel caso di pellicole in bianco e nero viene rappresentato dalla diversa tonalità di grigio.

I sistemi informativi territoriali (SIT) o Geographical Information Systems (GIS) permettono, attraverso la gestione contemporanea di complessi archivi di dati e cartografie, di visualizzare, interrogare e analizzare dati georeferenziati, ovvero localizzati geograficamente sul territorio. Sono quindi degli strumenti che consentono di gestire ed elaborare informazioni di varia natura associate all’ambiente e al territorio (PEVERIERI, 1995). Gli oggetti presenti sul territorio vengono rappresentati mediante l’utilizzo di figure elementari della geometria euclidea ossia punto e nodo, linea e poligono. A tali oggetti vengono associati degli attributi alfanumerici quali descrizioni, nomi, immagini e funzioni. L’unione degli oggetti con i relativi attributi costituiscono la copertura di un determinato tematismo. I SIT lavorano sui dati in modo stratigrafico e gerarchico. Ogni elemento cartografico (uso del suolo, confini comunali, idrografia, altimetrie, ecc.) rappresenta cioè uno strato tematico (layer). Più layer possono essere sovrapposti e combinati tra loro in modo da produrre elaborati cartografici specifici e personalizzati. Un altro vantaggio è quello di effettuare calcoli geografici su distanza e superfici (aree, lunghezze, quote, pendenze, esposizioni, ecc.) particolarmente utili ai fini della pianificazione. Grazie all’informatizzazione ciascuna base dati può essere velocemente aggiornata e modificata, sia in relazione ai mutamenti e all’evoluzione del territorio, sia in base alle esigenze di gestione. Il software utilizzato per l’acquisizione e la gestione dell’informazione territoriale è ArcView (GIS) 3.2.

Tenendo conto della finalità del lavoro si è ritenuto definire, come unità minima cartografabile, una superficie di ………………….. m2, ovvero di grande dettaglio.

Il rilevamento di campo è una fase di verifica in campagna delle tipologie derivanti dalla fotointerpretazione in ambiente GIS in cui in cui sono state controllate le situazioni incerte e sono state aggiunte alcune nuove categorie non visibili dalle foto.

Per ogni tipo di vegetazione naturale si è proceduto all’analisi floristica, strutturale ed ecologica delle comunità eseguita come specificato poc’anzi. Successivamente sono stati confrontati i dati ottenuti durante i sopralluoghi di verifica con i risultati della fotointerpretazione.

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In questo modo si è attribuito a ogni poligono una tipologia vegetale e sono state definite le classi di vegetazione necessarie per la stesura della legenda.Infine si è proceduto alla rappresentazione grafica della mappa nel suo insieme. Il risultato del lavoro è una mappa del territorio analizzato, contenente aree diversamente colorate, dove ad ogni colore corrisponde un certo tipo di vegetazione (v. allegato).

Per quanto riguarda la naturalità della vegetazione, si è utilizzata una scala a 6 valori (da 0 a 5), che valuta il grado di naturalità sulla base dello stadio evolutivo delle fitocenosi e del loro grado di conservazione nell’area di studio, secondo la legenda che segue, desunta da Guarino et al. (2008):0 ambienti privi di vegetazione naturale come le aree edificate;1 Fitocenosi a forte determinismo antropico caratterizzate da naturalità molto bassa. Si tratta delle aree coltivate, degli impianti di rimboschimento con specie non autoctone. La vegetazione presente è normalmente quella infestante nitrofila;2 Fitocenosi con attività antropica meno incisiva, nei quali iniziano i processi di ricolonizzazione della vegetazione naturale. Si tratta delle aree in abbandono colturale; 3 Fitocenosi seminaturali interessate da fattori di disturbo antropico come il fuoco e il pascolo, con potenzialità di evolvere verso aspetti più maturi come la macchia o il bosco. Si tratta delle praterie steppiche derivate dalla degradazione della vegetazione legnosa in seguito all’incendio e al taglio o di cespuglieti di ricolonizzazione fortemente disturbati;4 Fitocenosi naturali interessate da processi di degrado dovute al fuoco e al taglio ma vicine alla testa della serie. Si tratta di aspetti di macchia degradati o di gariga;5 Fitocenosi ad elevata naturalità, con disturbo antropico non significativo, che consente il mantenimento degli stadi più evoluti delle serie di vegetazione come le formazioni di macchia, rupestri, ecc.

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1.3.3. LA FLORA VASCOLARELa flora di un territorio si compone di tutte le specie vegetali che vivono in esso, prescindendo dall’eventuale sviluppo orografico e dai diversi aspetti ambientali dello stesso. La complessità del mondo vegetale ed i limiti umani fanno sì che i ricercatori circoscrivano i loro studi a gruppi limitati di piante; per questo motivo si è soliti parlare, ad esempio, di flora lichenica (composta da tutte le specie di licheni che crescono in un dato territorio), flora briofitica (relativa ai muschi), flora vascolare (relativa alle felci ed alle piante che producono fiori, frutti e semi). La flora vascolare è quella che detiene la maggiore importanza nella caratterizzazione del paesaggio del SIC sulla quale si è pertanto concentrato il presente studio.Per il SIC in questione è stato stilato un’elenco floristico di 311 specie divise in 76 famiglie. Alle informazioni ricavate dai pochi dati bibliografici sono aggiunte quelle dei rilievi della fase di monitoraggio e dai sopralluoghi effettuati. Dall’elenco riportato nella tabella 1, sono stati ricavati lo spettro biologico e lo spettro corologico che esprimono, rispettivamente, le percentuali delle forme biologiche e dei gruppi corologici (corotipi) all’ interno dell’area di interesse del SIC Lago del Pertusillo. Lo spettro biologico è formulato sulla base delle forme biologiche di “Raunkiaer” (1934) descritte in tabella 2. Le forme biologiche sono state definite tenendo conto del significato ecologico dell’habitus delle piante e in particolare delle possibili relazioni con il clima. Un elevato valore, in tal senso, è attribuito alla posizione delle gemme rispetto al suolo come carattere adattivo fondamentale. Anche le dimensioni ed il ciclo ontogenetico sono espressi attraverso le forme biologiche. L’analisi dello spettro biologico si rivela di grande utilità per caratterizzare una flora mettendone in evidenza l’adattamento rispetto alle condizioni climatiche e microclimatiche del sito oggetto di studio. I gruppi corologici, o corotipi, costituiscono nel loro insieme un sistema di classificazione dei vari taxa (geoelementi) formulate sulle tipologie di areale. Per la flora italiana Pignatti (1982) individua 8 diversi corotipi (stenomediterranee, eurimediterranee, mediterraneo - montane, euroasiatiche, atlantiche, boreale, esotiche, ampia distribuzione), raggruppanti specie a distribuzione simile. Lo spettro corologico, oltre a dare delle informazioni sull’appartenenza delle specie censite alle diverse regioni floristiche della terra, è anche utile a fornire indicatori sulle condizioni ambientali del sito, almeno per alcuni corotipi che hanno un significato ecologico preciso. Un’elevata percentuale di specie cosmopolite è, ad esempio, indicativa di ambienti fortemente antropizzati. Tab 1

Nome Famiglia F.B. F. C.Acer campestre l. Sapindaceae F - Arboree EuroasiaticheAcer obtusatum W. Et. K. Sapindaceae F - Arboree EuroasiaticheAcer pseudoplatanus l. Sapindaceae F - Arboree EuroasiaticheAchillea millefolium L Asteraceae H - Scapose Eurosiatica

Achillea nobilis L. Asteraceae H - Scapose S-Europ.-Sudsib.

Actaea spicata L. Ranunculaceae G - Rizomatose Euroasiatiche

Adiantum capillus-veneris L Adiantaceae G - Rizomatose Pantrop.

Agrimonia eupatoria L. Rosaceae H - Scapose Ampia distribuzione

Agrimonia procera Wallr. Rosaceae H - Scapose Paleotemp.

Agrostemma githago L. Caryophyllaceae T - Scapose Europ.-Caucas.

Agrostis canina L. Poaceae H - Cespitose Eurosib.

Agrostis stolonifera Poaceae H - Cespitose Circumboreale

Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Simaroubaceae F - Arboree Avv. Naturalizz.

Alliaria petiolata (Bieb) Cavara et Grande Brassicaceae H - Scapose Paleotemp.

Allium ampeloprasum L. Aliaceae G - Bulbose Eurimediterranea

Alnus cordata Loisel. Betulaceae F - Arboree Endemica

Alnus glutinosa (L.) Gaerth. Betulaceae F - Arboree Paleotemp.

Alopecurus myosuroides Huds Poaceae H - Cespitose Subcosmop.

Althaea officinalis L. Malvaceae H - Scapose Sud-Est Europeo

Amorfa fruticosa Fabaceae F - Arboree Avv. Naturalizz.

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Anacamptis pyramidalis (L.) Rich. Orchidaceae G - Bulbose eurimediterraneaAnagallis arvensis L. Primulaceae T -reptanti Ampia distribuzione

Anchusa azurea Mill. Boraginaceae H - ScaposeAnchusa undulata.L. subsphybrida Ten. Bèg.

Boraginaceae H - Scapose W-Stenomedit.

Anisatha rigida (Roth) Nevski Poaceae T - ScaposeAnthericum liliago L. Agavaceae G - Bulbose Subatlantica

Aquilegia vulgaris Auct. Fl. Ital. Ranunculaceae H - Scapose Paleotemp.

Arctium minus (Hill) Bernh Asteraceae H - Bienni Eurimediterranea

Arctium lappa L. Asteraceae H - Bienni Eurasiatica

Arisarum proboschideum (L) Savi Araceae G - Rizomatose stenomediterraneo

Artemisia absinthium L. Asteraceae C - Suffruticose E-Medit.-Mont.

Artemisia vulgaris L. Asteraceae H - Scapose Circumborele

Arum cylindraceum Gasp. (Arum lucanum)

Araceae G - Rizomatose Endemica

Arum italicum Miller. Araceae G - Rizomatose Stenomediterranea

Arum maculatum L. Araceae G - Rizomatose Centro-Europ.

Asarum europaeum L. Aristolochiaceae G - Rizomatose Eurosib.

Asparagus acutifoliusL. Asparagaceae G - Rizomatose stenomediterraneo

Asparagus officinalis L. Asparagaceae G - Rizomatose stenomediterraneo

Asplenium petrarchae (Guerin)DC. Subsp. P.

Aspleniaceae H - Rosulate stenomediterraneo

Asplenium viride Huds Aspleniaceae H - Rosulate stenomediterraneo

Astragalus glycyphyllos L. Fabaceae C - Reptanti S-Europ.-Sudsib.

Avena fauta L. Poaceae T - Scapose Euroasiatica

Avena sativa L. Poaceae T - Scapose Avv. Naturalizz.

Avena sterilis L. Poaceae T - Scapose Euromediterranea

Barlia robertiana (Loisel.) Greuter Orchidaceae G - Bulbose Stenomediterranea

Bellis perennis Asteraceae H - Rosulate Boreale

Ballota nigra L. Lauriaceae H - Scapose Euromediterranea

Bartsia trixago L. Scrophulariaceae T - ScaposeBorago officinalis L. Boraginaceae T - Scapose Euromediterranea

Brachypodium rupestre (Host.) Roen. Et S.

Poaceae T - Scapose Atlantiche

Briza maxima L. Poaceae T - Scapose Boreale

Bryonia dioica Jacq. Cucurbitaceae G - RizomatoseBromus alopecuros Poir. Poaceae T - Scapose Stenomediterraneo

Bromus arvensis L. Poaceae T - Scapose Eurosib.

Bromus hordeaceus L Poaceae T - Scapose Ampia distribuzione

Bromus lanceolatus Roth. Poaceae T - Scapose Paleotemp.

Buxus sempervirens L. Buxaceae NF - Cespugliose

Euromediterranea

Calystegia sepium (L.) R. Br. Subsp. sepium

Convolvulaceae H - Scandose Paleotemp.

Calystegia silvatica Convolvulaceae H - Scandose SE-Europ.

Campanula rapunculus L. Campanulaceae H - Bienni Euroasiatica

Capsella bursa-pastoris (L) Medik s. b-p Brassicaceae H - Bienni Ampia disribuzione

Cardopatum corymbosum (L.) Pers Asteraceae H - Scapose NE-Medit.-Mont.

Carduus corimbosus Ten. Asteraceae H - Bienni Endemica

Carduus macrocephalus Desf. Asteraceae H - Bienni Stenomediterranea

Carduus nutans L. Asteraceae H - Bienni Atlantica

Carduus pycnocephalus L. Asteraceae H - Bienni Eurimedit.-Turan.

Carex pendula Huds. Cyperaceae H - Cespitose Euroasiatica

Carpinus orientalis Mill. Betulaceae F- Arboree Euroasiatica

Castanea sativa Mill. Fagaceae F- Arboree SE-Europ.

Centaurea brulla Greuter Asteraceae H - BienniCentaurea calcitrapa L. Asteraceae H - Bienni Euromediterranea

Cephalanthera rubra (L.) Rich. Orchidaceae G - Rizomatose Euroasiatica

Ceratophyllum demersus L. Ceratophyllaceae I - Radicate Ampia diffusione

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Ceterach officinarum Willd. Asplenaceae H - Rosulate Euras.-Temper.

Cichorium inthybus L. Asteraceae H - Scapose Paleotemp.

Cirsium arvense (L.) Scop. Asteraceae H - Scapose Euroasiatica

Cirsium creticum (LAM.) d’Urv Asteraceae H - Scapose NE-Medit.-Mont.

Cirsium palustre (L.) Scop. Asteraceae H - Scapose Paleotemp.

Cirsium pannonicum (L Fil) Link Asteraceae H - Scapose SE-Europ.

Cirsium vulgare (Savi.) Ten. Asteraceae H - Scapose Paleotemp.

Cistus incana L. Cistaceae F - Cespugliose Stenomediterraneo

Cistus monspeliensis L. Cistaceae F - Cespugliose Stenomediterraneo

Cistus salvifolia L. Cistaceae F - Cespugliose Stenomediterraneo

Citysus scoparius L. Link. Fabaceae F - Cespugliose Stenomediterraneo

Citysus villosus Fabaceae F - Cespugliose Stenomediterraneo

Cyclamen hederifolium Aiton Myrsiniaceae G - Bulbose N-Stenomedit.

Cyclamen repandum Sm. Subsp. repandum

Myrsiniaceae G - Bulbose Mediterraneo - montane

Cynara cardunculus L. subsp cardunculus Asteraceae H - Scapose Stenomediterranea

Cynodon dactylon (L.) Pers. Poaceae G - Rizomatose Cosmopol.

Cynosurus cristatus L. Poaceae H - Cespitose Europ.-Caucas.

Cyperus fuscus L. Cyperaceae T - Cespitose Paleotemp.

Clematis vitalba L. Ranunculaceae F - Lianose Euroasiatica

Colchicum neapolitanum (Ten.) Ten. Colchicaceae G - Bulbose W-Stenomedit.

Colutea arborescens L. Fabaceae P - Caesp. Eurimedit.

Conium maculatum L. Apiaceae H - Bienni Paleotemp.

Corylus avellana L. Betulaceae F - Arboree Europ.-Caucas.

Cornus mas Wikipedia. Cornaceae F - Arboree S-Europ.-Sudsib.

Cornus sanguinea L. Cornaceae F - Arboree Euroasiatica

Crategus monogina Jacq. Rosaceae F - Cespugliose Euroasiatica

Crategus Laevigata (Poir.) DC Rosaceae F - Cespugliose Euroasiatica

Crocus longiflorus Raf. Iridaceae G - Bulbose Subendem.

Cupressus arizonica Cupressaceae F - Arboree Coltiv.

Cupressus sempervires L. Cupressaceae F - Arboree Eurimediterranee

Cuscuta europaea L. Convolvulaceae T - Parassitiche Paleotemp.

Dactylis glomerata L. Poaceae H - Cespitose Euroasiatiche

Dactylorhiza maculata (L.) Soò Orchidaceae G - BulboseDafne laureola L. Thymelaeaceae C -. Suffruticose Subatlantico

Daucus carota L. Apiaceae H - Bienni Ampia distribuzione

Digitalis micrantha Roth Plantaginaceae H - Scapose Endemica

Dipsacus fullonum L. Dipsacaceae H - Bienni Euromediterranea

Dorycnium rectum(L.) Ser. Fabaceae C -. Suffruticose Stenomediterranea

Dryopteris filix-mas (L.) Sch. Dryopteridaceae G - Rizomatose Subcosmop.

Ecballium elaterium (L.) A. Rich. Cucurbitaceae G - Scapose Euromediterranea

Echium italicum L. Boraginaceae H - Bienni Euromediterranea

Echium plantagineum L. Boraginaceae T - Scapose Euromediterranea

Epilobium Hirsutum L. Onagraceae H - Scapose Paleotemp.

Equisetum arvense L. Equisetaceae G - Rizomatose Circumbor.

Equisetum telmateia Ehrh. Equisetaceae G - Rizomatose Circumbor.

Erica arborea L Ericaceae F - Cespugliose Stenomediterranea

Eryngium campestre L. Apiaceae H - Scapose Euromediterraneo

Eucaliptus globulus Labill. Myrtaceae F - Arboree Coltivato

Euphorbia corallioides L. Euphorbiaceae H - Cespitose Endemica

Ferula glauca L Apiaceae H - ScaposeFerulago campestris (Bresser) Grecescu Apiaceae H - Scapose S-Europ.-Sudsib.

Festuca circummediterranea Patzke. Poaceae H - Cespitose Euromediterranee

Festuca heterophylla Lam, subsp. heterophila

Poaceae H - Cespitose Europ.-Caucas.

Fragaria vescia L. Rosaceae H - Reptanti Eurosib.

Fraxinus ornus L. Oleaceae F - Arboree Euroasiatiche

Foeniculum vulgare Mill. Apiaceae H - Scapose S-Eurimedit.

Fumaria officinalis L. subsp officinalis Papaveraceae T - Scapose Paleotemp.

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Galega officinalis L. Fabaceae H - Scapose E-Europ.-Pontica

Galium aparine L. Rubiaceae T - Scapose Euroasiatica

Galium verum L. Rubiaceae T - Scapose Europ.-Caucas.

Genista tinctoria L. Fabaceae C - Suffruticose Euroasiatiche

Geranium molle L. Geraniaceae T - Bienni Euroasiatiche

Geranium robertianum L. Geraniaceae T - Bienni Subcosmop.

Geranium sanguineum L. Geraniaceae T - Bienni Europ.-Caucas.

Geranium versicolor L. Geraniaceae T - Bienni NE-Medit.-Mont.

Geum urbanum L. Rosaceae H - Scapose Circumbor.

Gladiolus Byzantinus Miller. Iridaceae G - Bulbose Stenomediterranea

Gladiolus communis L. Iridaceae G - Bulbose S-Europ.-Sudsib.

Gladiolus italicus Mill. Iridaceae G - Bulbose Euromediterranea

Hedera helix L. Araliaceae F - Lianose Atlantiche

Helictotricon convolutum(C. Presl.) Henrard

Poaceae H - Cespitose NE-Medit.-Mont.

Helleborus foetidus L. Ranunculaceae C - Suffruticose Subatlantica

Hypericum perforatum L. Guttiferae H - Scapose Ampia distribuzione

Hypochaeris achyrophorus L. Asteraceae T - Scapose Stenomediterranea

Hypochaeris cretesis (L) Bory et Chaub. Asteraceae T - Rosulate NE-Medit.-Mont.

Hordeum murinum L. Poaceae T - Scapose Circumboreale

Iris lorea Janka. Iridaceae G - RizomatoseIsolepis cernua (Vahl) Roen et Schult Cyperaceae T - Scapose Subcosmop.

Juglans regia L Jugladaceae F - ArboreeJuncus effusus Juncaceae H - Cespitose Subcosmop.

Juniperus communis L. Cupressaceae F - Cespugliose Euroasiatica

Juniperus oxycedrus L. Cupressaceae F - Cespugliose Euroasiatica

Klasea flavescens (L.) Holub Asteraceae H - ScaposeKnautia dinarica (Murb.) Borbòs s. silana Dipsacaceae H - Scapose Orof. SE-Europ.

Knautia integrifolia (L.) Bertold. Sub. Integ.

Dipsacaceae H - Scapose Eurimediterranea

Knautia lucana (Lacaita) Szabò Dipsacaceae H - Scapose Endemica

Laburnum anagyroides Medik. Fabaceae F - Cespugliose S-Europ.-Sudsib.

Lamium album L. subsp. album Lamiaceae H - Scapose Euroasiatica

Lapsana communis L. subsp. communis Asteraceae T - Scapose Paleotemp.

Lathyrus aphaca L. Fabaceae H - Scandose Eurimediterranea

Lathyrus digitatus (M. Bieb.) Fiore Fabaceae H - Scandose S-Europ.-Sudsib.

Lathyrus jordanii Fabaceae H - Scandose Endemica

Lathyrus sativus L. Fabaceae H - Scandose Eurimediterranea

Lathyrus venetus (L.) Bernh. Fabaceae H - Scandose Euroasiatiche

Lemna minor Araceae I - Natanti Subcosmop.

Ligustrum vulgare L. Oleaceae NF - Cespugiose EuroasiaticaLilium bulbiferum L. Liliaceae G - Bulbose Orof. Centro-Europ.

Lycopus europaeus L Lamiaceae H - Scapose Paleotemp.

Lysimachia vulgaris L Myrsinaceae H - Scapose Euroasiatiche

Lolium rigidum Gaudin Poaceae H - Cespitose Subtropicale

Lolium perenne L. Poaceae H - Cespitose Circumboreale

Lonicera caprifolium L. Caprifolaceae F - Cespugliose S-Europ.-Sudsib.

Lonicera etrusca Santi. Caprifolaceae F - Cespugliose Eurimediterranea

Loranthus europaeus Jacq. Loranthaceae F - Cespugliose Europ.-Caucas.

Lotus tenuis Waldst. Et Kit ex Wild Fabaceae H - Scapose Stenomediterraneo

Malus florentina (Zuccagni) C. K. Scneid Rosaceae F - Cespugliose Endemica

Malus sylvastris L. Rosaceae F - Arboree Centro-Europ.

Malva sylvestris L. Subsp. sylvestris Malvaceae H - Scapose Eurosib.

Marrubium vulgare L. Lamiaceae H - Scapose S-Europ.-Sudsib.

Matricaria Chamomilla L. Asteraceae T - Scapose Subcosmop.

Melica ciliata L. Poaceae H - Cespitose Eurimediterranea

Melissa officinalis L. Lamiaceae H - Scapose Eurimediterranea

Mentha aquatica L.Subsp. aquatica Lamiaceae H - Scapose EuroasiaticaMentha pulegium L. Lamiaceae H - Scapose Euroasiatica

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Mentha spicata L Lamiaceae H - Scapose EuroasiaticaMoricandia arvensis (L.) DC Brassicaceae T - Scapose S-Stenomediterranea

Muscari comosum (L.) Mill. Hyacinthaceae G - Bulbose EuroasiaticaMyriophyllum spicatum L. Haloragaceae I - Radicate Subcosmop.

Neottia nidus-avis (L.) Rich. Orchidaceae G - Rizomatose EuroasiaticaNigella damascena L. Ranunculaceae T - Scapose Eurimediterranea

Odontites lutea (L.) Clairv. Orobanchaceae T - Scapose Eurimediterranea

Onopordum illyricum L Asteraceae H - Bienni Stenomediterranea

Onosma echioides (L.) L. Boraginaceae C - Suffruticose SE-Europeo

Ophrys bertolini Moretti Orchidaceae G - Bulbose W-Stenomediterranea

Orchis collina Banks Sal. Ex Russell Orchidaceae G - Bulbose Stenomediterranea

Orchis coriophora L. Orchidaceae G - Bulbose Eurimediterranea

Orchis italica Poir. Orchidaceae G - Bulbose Stenomediterranea

Orchis papilionacea Orchidaceae G - Bulbose Eurimediterranea

Origanum vulgare L. Lamiaceae H - Scapose Euroasiatiche

Ostrya carpinifolia Scop. Betulaceae F - Arboree Atlantiche

Papaver rhoeas L. Papaveraceae T - Scapose Stenomediterranea

Parietaria officinalis L. Urticaceae H - Scapose Euroasiatiche

Paspalum dilatatum Poir. Poaceae H - Cespitose Avv. Naturalizzata

Petasites hybridus (L.) P. Gaertes B. Mey et S.

Asteraceae G - RizomatoseEuroasiatica

Pinus halepensis Mill. Pinaceae F - Arboree Stenomediterranea

Pinus nigra Arnold. Pinaceae F - Arboree NE-Eurimedit.Pinus pinaster Pinaceae F - Arboree W-Stenomedit.Phillyrea angustifolia L. Oleaceae F - Cespugliose Atlantiche

Physospermum verticillatum (Waldst. & Kit)

Apiaceae H - Scapose Medit.-Mont.

Phleum arenarium L.subsp caesium H. Scholz

Poaceae H - Cespitose Stenomedit.-Atl.

Phleum pratense L. Poaceae H - Cespitose Circumboreale

Phragmites australis Cav, ex Sternd Poaceae G - Rizomatose Subcosmop.

Pistacia lentiscum L. Anacardiaceae F - Cespugliosa Stenomediterraneo

Pyrus piraster Burgsd. Rosaceae F - ArboreePyrus spinosa Forssk. Rosaceae F - ArboreePlantago lanceolata L. Plantaginaceae H - Rosulate Euroasiatica

Plantago major L. Plantaginaceae H - Rosulate Euroasiatica

Poa bulbosa L. Poaceae T - Cespitose Paleotemp.

Poa femorali L. Poaceae T - CespitosePoa pratensis L. Poaceae T - Cespitose Circumboreale

Poa trivalis L. Poaceae T - Cespitose Euroasiatica

Polygonatum multiflorum L. Ruscaceae G -. Rizomatose Euroasiatica

Polygonatum odoratum (Miller) Druce Ruscaceae G - Rizomatose Circumboreale

Polypodium vulgare L. Polypodiaceae H - Rosulate Circumboreale

Polypogon viridis (Gouan) Breistr Poaceae T - Scapose Subtropicale

Populus alba L. Salicaceae F - Arboree Paleotemp.Populus nigra L. Salicaceae F - Arboree Paleotemp.Populus tremula L. Salicaceae F - Arboree Eurosiberiana

Potentilla erecta (L.) Raeusch Rosaceae H - Rosulate Euroasiatica

Potentilla micrantha Ramond ex DC Rosaceae H - Rosulate Eurimediterranea

Potentilla reptans L. Rosaceae H - Rosulate Paleotemperata

Primula vulgaris Primulaceae H - Rosulate Boreale

Prunella vulgaris L. Subsp. vulgaris Lamiaceae H - Scapose Circumboreale

Prunus avium L. Rosaceae F - Arboree Pontica

Prunus spinosa L. Rosaceae F - Arboree Euroasiatica

Ptilostemon strictus (Ten.) Greuter Asteraceae H - Scapose SE-Europeo

Quercus cerris L. Fagaceae F - Arboree N-Eurimediterranea

Quercus frainetto Ten. Fagaceae F - Arboree SE-Europeo

Quercus pubescens Willd. Fagaceae F - Arboree Euroasiatiche

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Quercus ilex L. Fagaceae F - Arboree Stenomediterraneo

Quercus virgiliana (Ten) Ten. Fagaceae F - Arboree Euroasiatica

Ranunculus acris L. Ranunculaceae H - Scapose Subcosmop.

Ranunculus appenninus (Chiov.) Pignatt Ranunculaceae H - Scapose Endemica

Ranunculus ficaria L. Ranunculaceae G - Bulbose Euroasiatiche

Reseda luteola L. subsp.lutea Resedaceae H - Scapose Euroasiatiche

Rhinanthus minor L. Orobanchaceae T - Scapose Circumboreale

Robinia pseudoacacia L. Fabaceae F - Arboree Avv. Naturalizz.

Rosa canina L. Rosaceae NP - Cespugliose

Stenomediterranea

Rosa sempervirens L. Rosaceae NP - Cespugliose

Stenomediterranea

Rubia peregrina L. Rubiaceae F Stenomediterranea

Rubus caesius L Rosaceae NP - Cespugliose

Euroasiatiche

Rubus canescens DC Rosaceae NP - Cespugliose

N-Eurimediterranea

Rubus hirtus Waldst Kit Rosaceae NP - Cespugliose

Rubus ulmifolia Sch. Rosaceae NP - Cespugliose

Eurimediterranee

Ruscus aculeatus L. Ruscaceae G Eurimediterranee

Salicornia patula Duval-Jouve ChenopodiaceaeSalix alba L. Salicaceae F - Arboree Euroasiatiche

Salix amplexicaulis Bory Salicaceae F - Arboree Euroasiatiche

Salix purpurea L. Salicaceae F - Arboree Euroasiatiche

Sambucus ebulus L. Caprifolaceae G - Rizomatose Eirimediterranea

Sambucus nigra L. Caprifolaceae F - Cespugliose Europ.-Caucas.

Sanguisorba minor Scop. Rosaceae H - Scapose Paleotemperata

Saponaria officinalis Caryophyllaceae H - Scapose Eurosiberiana

Scabiosa columbaria L Dipsicaceae H - Scapose Euroasiatiche

Scabiosa uniseta Savi Dipsicaceae H - Scapose Endemica

Scilla biflora L. Hyacinthaceae G- Bulbose Europ.-Caucas.

Scutellaria columnae All. Lamiaceae H - Scapose NE-Medit.-Mont.

Senecio vulgaris L. Asteraceae T - Scapose Eirimediterranea

Serapias lingua L. Orchidaceae G - Bulbose Stenomediterranea

Silene coronaria (L.) Clairv. Caryophyllaceae H - ScaposeSilene vulgaris (Moench) Garcke Caryophyllaceae H - Scapose Paleotemperata

Smilax aspera L. Geraniaceae F - Lianose Ampia Distribuzione

Solanum dulcamara L. Solanaceae T - Scapose Paleotemperata

Solanum nigrum L. Solanaceae T - Scapose Cosmopololita

Sonchus arvensis L. Asteraceae H - Bienni Ampia Distribuzione

Sonchus asper (L.) Hill. Asteraceae H - Bienni Euroasiatica

Sorbus domestica L. Rosaceae F - Arboree Eurimediterranee

Sorbus torminalis (L.) Grantz. Rosaceae F - Arboree Eurimediterranee

Spartium junceum L. Fabaceae F - Cespugliose Stenomediterraneo

Stachys thirkei C. Koch.. Lamiaceae H - Scapose NE-Medit.-Mont.

Tamus communis L. Discoreaceae G - Radicate Eurimediterranee

Taraxacum officinale Weber. Asteraceae H - Rosulate Circumboreale

Teucrium scordium L. Lamiaceae H - Scapose Europ.-Caucas.

Thelypteris palustris Schott. Thelysteridaceae G - Rizomatose Subcosmop.

Thypha minima Funk Typhaceae G - RizomatoseTypha latifolia L. Typhaceae G - RizomatoseTrifolium angustifolium L. subsp. angustifolia

Fabaceae T - Scapose Eurimediterranee

Trifolium arvense L. Fabaceae T - Scapose Paleotemperata

Trifolium echinatum M. Bieb. Fabaceae T - Scapose S-Europ.-Sudsib.

Trifolium incarnatum L. Fabaceae T - Scapose Eurimediterranea

Trifolium nigrescens Viv. Fabaceae T - Scapose Eurimediterranea

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Trifolium pratens L. Fabaceae H - Scapose Eurosiberiana

Trifolium stellatum L. Fabaceae T - Scapose Eurimediterranee

Trifolium repens L. Fabaceae H - Reptanti Paleotemperata

Triticum ovatum (L.) Raspail Poaceae T - ScaposeTussilago farfara Asteraceae G - Rizomatose Paleotemperata

Ulmus minor Mill Ulmaceae F - Arboree Europ.-Caucas.

Urtica dioica L. Urticaceae H - Scapose Ampia distribuzione

Urtica urens L. Urticaceae T - Scapose Subcosmop.

Vicia cassubica L. Fabaceae H - Scapose Europ.-Caucas.

Vicia cracca L. Fabaceae H - Scapose Euroasiatica

Vicia villosa Roth. Fabaceae H - Scapose Eurimediterranea

Vinca minor L. Apocinaceae C - Reptanti Euroasiatica

Viscum album L. Santalaceae N - Parassitiche Euroasiatica

Zannichellia palustris L. Cymodoceaeceae I - Radicate Cosmopol.

Xanthium italicum Moretti. Asteraceae T - Scapose N-Eurimedit.

Xanthium spinosa L. Asteraceae T - Scapose Avv. Naturalizz.

L’indagine floristica del SIC Lago Pietra del Pertusillo, ha portato a un censimento di 311 specie, dalla elaborazione dello spettro biologico (fig 1), risulta che: le emicriptofite rappresentano il 39% (scap. 55%, bienni 14%, cesp. 14%, ros. 10%, scand. 5%, rept 2%.), le fanerofite rappresentano il 21% (arb. 65%, cespug. 32%, lian. 3%), le geofite rappresentano il 17% (riz. 54%, bulb. 42%, frut. 2%, Scap. 2%), le terofite rappresentano il 17% ( scap. 85%, bienni 9%, ros. 2%, paras. 2%, cesp. 2%), le nanofanerofite rappresentano il 3% (cespu. 100%), le camefite rappresentano il 2% (suff. 71%, rept. 29%, le idrofite rappresentano l’1% (rad. 75%, nat. 25%), unica rappresentante delle elofite è la Phragmite australis.Fig.1

La vegetazione sommersa, in riva al lago, è presente solo vicino le foci dei fiumi e torrenti, ed è rappresentata solo da alcune specie indicatrice dell’habitat 3150, Lemna minor, Ceratophyllum demersum, Myriophyllum spicatum, Zannichellia palustris, la vegetazione ripariale presente solo su piccoli tratti (foce dei corsi d’acqua), è presente con Phragmite australis, Calystegia sepium,

F21%

T17%

H39%

G17%

NP3%

C2%

I1%

N0%

DISTRIBUZIONE FORME BIOLOGICHE LAGO PIETRA DEL PERTUSILLO

F

T

H

G

NP

C

I

N

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Salicornia patula, Solanum dulcamara, juncus effusus, Fruticosa amorpha, grossi esemplari di Populus nigra, Salix alba, Alnus cordata ed Eucaliptus spp. Sulla maggior parte delle sponde del lago, si affacciano boschi di querce caducifogli termofili-mesofili, adagiati su terreni calcarei, riconducibili all’habitat 91MO Foreste Pannoniche-Balcaniche di cerro, le specie indicatrici sono: Quercus cerris, quercus frainetto, Quercus pubescens, Quercus virgiliana, Carpinus orientalis, Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus, aceri spp., Ligustrum vulgare, Festuca heterophylla, Poa nemoralis, Potentilla micrantha, Vicia cassubica, Geum urbanum, Genista tinctoria, inoltre di grande importanza biogeografia troviamo Digitalis micrantha, Ptilostemon strictus, Lathyrus jordanii, Euphorbia carallioides. Lungo le aste fluviali e gli affluenti (Agri, Torrente Sciura, Fiume Maglie a flusso permanente, altri a flusso intermittente 3290), sono presenti associazioni riconducibili all’habitat 3280 dei Fiumi Mediterranei a flusso permanente con Paspalon-Agrostidion, le specie indicatrici più rappresentative sono: Populus nigra, Populus alba, Salix alba, Alnus cordata, Corilus avellanea, Sambucus nigra, per lo strato arboreo, Hedera elix, Vinca minor, Rubus spp., Ranunculus spp., Rosa canina, Cynodon dactylon, Polygopon viridis, Agrostis stolonifera, Lotus tenuis, Cyperus fuscus, Saponaria officinalis, Mentha spp., facilmente sono presenti specie nitrofile come Urtica dioica e urens.Sono presenti a macchia di leopardo, numerosi rimboschimenti di conifere a Pinus nigra, Pinus pinaster, Pinus halepensis, Pinus radiata, Cupressus sempervirens, Cupressus arizonica, alcuni arrivano sulla riva del lago. Presentano gravi problemi fitosanitari alberi secchi aghi arrossati.Numerose sono le specie aliene presenti soprattutto lungo la SS 598, sono rappresentate da Robinia pseudacacia, Ailantus altissima, Eucaliptus camaldulensis, Cupressus sempervirens (oryzzontalis, pyramidalis),Cupressus arizonica.

1.3.4. PIANTE VASCOLARI PRESENTI NEGLI ALLEGATI II, IV E V DELLA DIRETTIVA HABITAT E/O NELLA LISTA ROSSA REGIONALE E/O DI INTERESSE BIOGEOGRAFICO/CONSERVAZIONISTICO Dal rilievo eseguito non sono emerse specie presenti negli allegati II e IV, l’unica specie presente nell’allegato V, è il Ruscus aculeatus, specie tra l’altro molto diffusa nei querceti. Tra le specie più importanti da ricordare: , Arum lucanum ( VU specie a protezione assoluta DPGR 55/22005 art. 2), Cyclamen hederifolium, Dactylorhiza maculata, Lilium bulbiferum (LR DPGR 55/2005 art.4), Knautia lucana (specie endemica), Neottia nidus-avis, Orchis Italica, O. collina, Quercus virgiliana (LR DPGR 55/2005 art.3), Populus tremula, Scabiosa uni seta, Serapias lingua.

1.3.4.a PIANTE elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE

CODICE NOMEPOPOLAZIONE

PopolazioneA B C D

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1.3.4.b ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA

CODICE NOME SCIENTIFICO POPOLAZIONE MOTIVAZIONEB M A R F I P A B C D

x Acer obtusatum W. Et K. xx Anacamptis pyramidalis (L.) Rich. xx Aquilegia vulgaris auct. FI. Ital. xx Arum lucanum Cavara e Grande xX Barlia robertiana (Loisel) greuter Xx Cardopatum corymbosum (L.) Pers. xx Cyclamenn hederifolium Aiton xX Cyclamen repandum Sm. Subsp.

repandumx

x Dactylorhiza maculata (L.) Soò xx Helictotrichon convolutum (C.Presl.) Henrard. xx Helleborus foetidus L. subsp.

foetidusx

x Isolepis cernua (Vahl) Roen et. Schult. xx Lilium bulbiferum L. xx Malus florentina (Zuccagni)x Klasea flavescens (L.) Holub. xx Knautia lucana (Lacaita) Szabò xx Moricandia arvensis (L.) DC. xx Neottia nidus avis (L.) Rich. xx Onosma echioides (L.)L xx Ophrys bertolonii Moretti xx Orchis coriophora L. xx Orchis collina Banks et Sol. Ex

Russellx

x Orchis italica Poir xx Orchis papilionacea L. xx Populus tremula L. xx Quercus virgiliana (Ten.) Ten. xx Ruscus aculeatus L. xx Serapias lingua L. xx Teucrium scordium L. xx Typha minima Funk x

INDIVIDUI DI PREGIO

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SPECIE NOTE RIF FOTOGRAFICOAnacamptis pyramidalis CITES

Arum lucanum DPGR 55/2005 art.2

Barlia robertiana CITES B

Cyclamen hederifolium Reg. CEE n°2307/92 CITES B IUCN

Cyclamen repandum CITES B IUCN

Dactylorhiza maculata CITES

Moricandia arvensis DPGR 55/2005 Spece molto rara

Lilium bulbiferum DPGR 55/2005 art.4

Neottia nidus-avis CITES B IUCN

Ophrys bertolonii CITES B IUCN

Orchis papilionacea Reg. CEE n°2307/92 CITES B

Quercus virgiliana DPGR 55/2005 art.3

Ruscus aculeatus All V dir CE 43/1992

Serapias lingua CITES B IUCN

Knautia lucana Endemica (VU)

Typha minima Berna IUCN

1.3.4.c. SPECIE CON VALORE DI BIOINDICAZIONE SPECIE HABITAT COD VALORE DI BIOINDICAZIONEMalus florentina Foreste Pannonico.Balcaniche

di cerro91MO La specie è indicatrice di un buon stato di

conservazione dell’habitat

Moricandia arvensis Foreste Pannonico.Balcaniche di cerro

91MO La specie è indicatrice di un buon stato di conservazione dell’habitat

Lilium bulbiferum Foreste Pannonico.Balcaniche di cerro

91MO Specie spontanea a protezione limitata, indicatrice di un buon stato di conservazione dell’habitat

Urtica dioica Fiumi mediterranei a flusso permanente e intermittente con Paspalon-Agrostidion

3280-3290 La specie è indicatrice della presenza di nitrati

Iris lorea janka Foreste Pannonico.Balcaniche di cerro

91MO La specie è indicatrice di un buon stato di conservazione dell’habitatGeofita rizomatosa di boscaglie e cespuglieti termofili presente nell'Italia meridionale dal Sannio al Pollino (Pignatti, 1982), risulta comunque sempre piuttosto localizzata.

Lathyrus jordani Ten. Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

91M0 Elemento endemico del territorio meridionale italiano (Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, dubbio in Molise) che si rinviene nel sottobosco delle formazioni a latifoglie. Nel Sic risulta piuttosto localizzato: è stato rinvenuto nei boschi a dominanza di cerro e farnetto.

Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan

Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

91M0 Specie rara e vulnerabile (VU) in Basilicata a causa della frequente alterazione degli ambienti di pertinenza e la raccolta dovuta alle sue appariscenti fioriture. In Basilicata risulta anche inserita

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nell'elenco delle specie protette (L.R. 28/94 – Art. 4) nella categoria delle “specie spontanee a protezione limitata”. Non risultava precedentemente segnalata nel SIC.

Klasea flavescens (L.) Holub subsp. cichoracea (L.) Greuter & Wagenitz (Syn: Serratula cichoracea (L.) DC).

Boschi orientali di quercia bianca.

Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

91AA

91M0

Emicriptofita scaposa endemica dell'Italia centromeridionale. Vegeta soprattutto nelle boscaglie, talvolta in praterie; nell'area del Sic sono state rilevate pochissime popolazioni con altrettanto pochi individui. Non risultava precedentemente segnalata nel SIC.

Quercus virgiliana Foreste Pannonico.Balcaniche di cerro

91MO Specie a protezione limitata speciale .Entità a distribuzione orientale presente in stazioni significative della Basilicata. Specie costruttrice della foresta

1.3.5. SPECIE ALIENE E ANALISI DEL GRADO DI INVASIVITÀ

La flora di un territorio è frutto della sua storia geologica, climatica e biogeografica, pertanto può accadere che territori attualmente caratterizzati da condizioni ecologiche simili abbiano una flora completamente diversa a causa delle diverse vicissitudini storiche. Le attività umane hanno spesso interferito con la flora di un dato territorio, provocando l’estinzione di alcune specie che le appartenevano e favorendone altre, o addirittura contaminando la flora autoctona con l’introduzione, volontaria od involontaria, di specie estranee ad essa (VIEGI, 1993). Le specie che trovano nelle aree disturbate dall’attività umana i siti più adatti alla loro affermazione sono dette specie sinantropiche, e per questa loro prerogativa, esse possono essere utilizzate per desumere indicazioni qualitative sullo stato di antropizzazione di un territorio.Le specie alloctone rilevate nel sic sono: Ailanthus altissima, Robinia pseudacacia, Cupressus arizonica, Cupressus sempervirens, Eucaliptus camaldulensis. Tranne la robinia e l’ailanto , le altre sono state introdotte artificialmente, dopo la fine dei lavori della diga. La robinia e l’ailanto sono specie molto aggressive, lungo la strada SS 598, sono molto abbondanti e tendono a penetrare nei boschi, si segnala la presenza anche lungo le aste fluviali.

SPECIE HABITAT SIC COD DISTURBO STRESSAilanthus altissima Foreste

Pannonico.Balcaniche di cerro

IT9210143 91MO Specie invasiva.Basso

Basso

Cupressus arizonica

Pinete artificiali IT9210143 Basso Basso

Cupressus sempervirens

Pinete artificiali IT9210143 Basso Basso

Robinia speudacacia

Foreste Pannonico.Balcaniche di cerro

IT9210143 91MO Specie invasivaBasso

Medio

Eucaliptus camaldulensis

Pinete artificiali IT9210143 Medio Basso

1.3.6. LA VEGETAZIONE

COZZI 42

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Specie Famiglia L.R 42/80 R:L. ITA IUCN Endem.

Acer campestre l. SapindaceaeAcer obtusatum W. Et. K. SapindaceaeAcer pseudoplatanus l. SapindaceaeAchillea millefolium L AsteraceaeAchillea nobilis L. AsteraceaeActaea spicata L. Ranunculaceae Adiantum capillus-veneris L AdiantaceaeAgrimonia eupatoria L. RosaceaeAgrimonia procera Wallr. RosaceaeAgrostemma githago L. CaryophyllaceaeAgrostis canina L. PoaceaeAgrostis stolonifera PoaceaeAilanthus altissima Mill. SimaroubaceaeAlliaria petiolata (Bieb) Cavara et Grande BrassicaceaeAllium ampeloprasum L. AliaceaeAlnus cordata Loisel. BetulaceaeAlnus glutinosa (L.) Gaerth. BetulaceaeAlopecurus myosuroides Huds PoaceaeAlthaea officinalis L. MalvaceaeAmorfa fruticosa FabaceaeAnacampis pyramidalis OrchidaceaeAnagallis arvensis L. PrimulaceaeAnchusa azurea Mill. BoraginaceaeAnchusa undulata.L. subsphybrida Ten. Bèg. BoraginaceaeAnisatha rigida (Roth) Nevski PoaceaeAnthericum liliago L. AgavaceaeAquilegia vulgaris Auct. Fl. Ital. RanunculaceaeArctium minus (Hill) Bernh AsteraceaeArctium lappa L. AsteraceaeArisarum proboschideum (L) Savi AraceaeArtemisia absinthium L. AsteraceaeArtemisia vulgaris L. AsteraceaeArum cylindraceum Gasp. (Arum lucanum) Araceae x VU xArum italicum Miller. AraceaeArum maculatum L. AraceaeAsarum europaeum L. AristolochiaceaeAsparagus acutifoliusL. AsparagaceaeAsparagus officinalis L. AsparagaceaeAsplenium petrarchae (Guerin)DC. Subsp. P. AspleniaceaeAsplenium viride Huds AspleniaceaeAstragalus glycyphyllos L. FabaceaeAvena fauta L. PoaceaeAvena sativa L. PoaceaeAvena sterilis L. PoaceaeBallota nigra L. LauriaceaeBarlia robertiana (Loisel.) Greuter Orchidaceae xBartsia trixago L. ScrophulariaceaeBorago officinalis L. BoraginaceaeBrachypodium rupestre (Host) Roen. Et Schult PoaceaeBriza maxima L. PoaceaeBryonia dioica Jacq. CucurbitaceaeBromus alopecuros Poir. PoaceaeBromus arvensis L. PoaceaeBromus hordeaceus L PoaceaeBromus lanceolatus Roth. PoaceaeBuxus sempervirens L. BuxaceaeCalystegia sepium (L.) R. Br. Subsp. sepium ConvolvulaceaeCalystegia silvatica ConvolvulaceaeCampanula rapunculus L. CampanulaceaeCapsella bursa-pastoris (L) Medik s. b-p BrassicaceaeCardopatum corymbosum (L.) Pers. AsteraceaeCarduus corimbosus Ten. Asteraceae xCarduus macrocephalus Desf. AsteraceaeCarduus nutans L. AsteraceaeCarduus pycnocephalus L. AsteraceaeCarex pendula Huds. CyperaceaeCarpinus orientalis Mill. BetulaceaeCastanea sativa Mill. FagaceaeCentaurea brulla Greuter AsteraceaeCentaurea calcitrapa L. AsteraceaeCephalanthera rubra (L.) Rich. OrchidaceaeCeratophyllum demersus L. CeratophyllaceaeCeterach officinarum Willd. AsplenaceaeCichorium inthybus L. AsteraceaeCirsium arvense (L.) Scop. AsteraceaeCirsium creticum (LAM.) d’Urv AsteraceaeCirsium palustre (L.) Scop. AsteraceaeCirsium pannonicum (L Fil) Link AsteraceaeCirsium vulgare (Savi.) Ten. AsteraceaeCistus incana L. Cistaceae

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1.3.7. VALUTAZIONE DEL GRADO DI NATURALITÀ DEL TERRITORIO E DATI DI SINTESI SULL’USO DEL SUOLO Cod. Unità Ambientali Habitat ettari % Naturalità Priorità

Ambienti umidi330 Canneti ad Arundo donax 1130 13,9 0,8 bassa Bassa341 Canneti a Phragmites communis 1130 18 1,03 media Alta366 Fruticeti alofili (Sarcocornietea) + vegetazione alofila annuale 1310+1420 19,4 1,11 alta Molto alta342 Vegetazione alofila sommersa (Ruppietea) 1,1 0,06 media Alta

Ambienti aridi350 Scogliere (Chritmo-Limonietea) 1240 0,8 0,05 media Alta221 Macchia a Pistacia lentiscus (Ephedro-Pistacietum lentisci) 5330 7,3 0,42 alta Media228 Arbusteti alotolleranti argillofili (Suaedo-Salsoletum oppositifoliae) 1430 19,3 1,11 alta Media501 Calanchi argillosi 4,2 0,24 media Media251 Gariga a Corydothymus capitatus (Coronillo-Coridothymetum capitati) 5420 8,8 0,51 alta Alta252 Gariga poco densa, mista a praticelli effimeri (Coronillo-

Coridothymetum capitati e Thero-Brachypodietea)5420+6220* 48,5 2,79 media Media

255 Gariga a Reamuria vermiculata (Diplotaxio-Reamurietum vermiculatae)

5420 0,7 0,04 molto alta Molto alta

311 Praterie a Hyparrhenia hirta (Hyparrhenietum hirto-pubescentis) 6220* 21,2 1,22 media Bassa312 Praterie ad Ampelodesmos mauritanicus 6220* 8 0,46 media Bassa313 Praterie a Lygeum spartium (Phagnalon-Lygetum sparti) 6220* 9,5 0,55 media Media316 Praticelli effimeri a Stipa capensis 6220* 32,3 1,86 media Bassa320 Campi abbandonati (Echio-Galactition) 338 19,43 bassa Molto bassa

Ambienti sabbiosi360 Vegetazione psammofila alo-nitrofila (Salsolo-Cakiletum maritimae) 1210 11,8 0,68 bassa Alta361 Dune mobili con Ammophila arenaria e Elymus farctus

(Ammophiletea)2110+2120 17,2 0,99 alta Molto alta

362 Dune mobili con Crucianella maritima (Seseli-Crucianelletum maritimae)

2210 0,2 0,01 alta Molto alta

363 Gariga psammofile (Centaureo-Ononidetum maritimae) + vegetazione psammofila annuale (Malcolmietalia)

2220+2230 34 1,95 alta Molto alta

229 Macchia psammofila a Retama retam (Asparago-Retametum gussonei) + praticelli effimeri psammofili (Malcolmietalia)

5330+2230 33,3 1,91 molto alta Molto alta

Ambienti sinantropici160 Rimboschimenti con specie esotiche (Eucalyptus e Acacia) - 17,3 0,99 molto bassa Molto bassa400 Coltivi - 811,2 46,62 molto bassa Molto bassa401 Frutteti - 25 1,44 molto bassa Molto bassa413 Serre - 26,6 1,53 nessuna -500 Suolo nudo - 21,2 1,22 nessuna -511 Urbanizzazioni - 191,6 11,01 nessuna -

Tot. 1740 100

CARTOGRAFIEC7. Carta revisionata degli habitat di interesse comunitario in scala 1:10.000;C8. Carta della vegetazione con indicazione delle emergenze floristiche (specie vegetali presenti in allegato II, IV e V della Direttiva Habitat e delle specie di cui alla tab. 3.3 motivazione A e B del formulario standard natura 2000) in scala 1:10.000;C9. Carta della naturalità della vegetazione in scala 1:10.000.

ALLEGATIA2. ELENCO FLORISTICO

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1.4. INQUADRAMENTO FAUNISTICO

Il SIC Lago Pertusillo si caratterizza per avere una notevole ricchezza biologica. E’ un ambiente fertile e si può ammirare contemporaneamente montagna, bosco, fiume e lago dove trova accoglienza una varietà diversificata di specie faunistiche. Diverse sono le specie animali che potrebbero rappresentare questo territorio, molte delle quali considerate indicatrici di una buona qualità ambientale. Infatti, l’eterogeneità territoriale con una molteplicità di ambienti diversi rende possibile la convivenza di una grande quantità di specie. Gli ambienti più importanti sono indubbiamente quello acquatico e quello montano che in molti casi sono collegati da corridoi ecologici, dando vita a sistemi di habitat estremamente rilevanti per la tutela della biodiversità. Parte di questo Sic è attraversato da uno dei più importanti fiumi della Basilicata, il fiume Agri, lungo il quale è possibile ritrovare specie anfibie, rettili e pesci. All’ambiente acquatico è legata anche la presenza di una specie estremamente importante: la Lontra. Nel Lago del Pertusillo vivono numerose specie di uccelli che hanno fatto di quest’area il loro habitat ideale. Nonostante la rilevante presenza di svariate specie volatili legate all’acqua, molti uccelli presenti nidificano in aree montane, nei fitti boschi o sulle pareti delle montagne. Inoltre, nell’area del SIC i mammiferi sono ben rappresentati e si riscontrano specie notturne molto affascinanti. Rilevante è anche la presenza di molte specie di insetti.

1.4.1. LE CONOSCENZE FAUNISTICHE PREGRESSELa componente zoologica dell'intero SIC Lago Pertusillo comincia a delinearsi alla fine del XVIII secolo, dove nel meridione d'Italia videro la luce opere come “Entomologiae Neopolitonae Specimen Primum” di Domenico Cirillo e le “Memorie su insetti del Regno di Napoli” di Vincenzo e Luigi Pedagna. L'esplorazione faunistica viene descritta anche nell'opera di Oronzio Gabriele Costa intitolata “Fauna del Regno di Napoli” (1832) con la quale l'autore redige una base faunistica imprescindibile per qualsiasi progetto attuale applicato alla conservazione e al ripristino territoriale. A proseguire la redazione della fauna del Regno di Napoli e l'esplorazione faunistica dell'Appennino meridionale fu Achille Costa che pubblicò varie ed interessanti relazioni, ottenendo la cattedra di Zoologia dell'Università di Napoli e la direzione del Museo Zoologico. Grazie all'azione dei Musei e delle Università queste opere sono consultabili e le collezioni di studio sono ancora conservate. A partire dagli anni sessanta si formulò l'ipotesi circa la realizzazione di un'area protetta nella Valle dell'Agri. Il processo della sua istituzione ha incontrato notevoli ostacoli nel corso del tempo e solamente nel 1991, con la legge quadro sulle aree protette, fu sottoscritto il decreto per l'istituzione del Parco Nazionale Val d'Agri-Lagonegrese. Negli anni ottanta l'incremento della velocità di estinzione delle specie animali accompagnata da un'irrazionale attività antropica portò alla nascita dell'evoluzione della Biologia della Conservazione (Nee & May, 1997 e Bowman, 1998). Questa disciplina rappresentò la risposta della comunità scientifica internazionale a questi ed altri fenomeni, attraverso la creazione di strumenti tesi ad anticipare e ridurre danni ecologici, generando informazioni scientifiche da cui si svilupparono strategie e politiche di gestione (Soulè e Orians, 2001). Si cominciò ad interagire con aspetti differenti dei sistemi ambientali proponendo la formulazione di modelli sintetici per l'esplorazione faunistica. Infatti, attraverso una variegata conoscenza teorica si suggerirono decisioni operative, applicabili nella gestione delle risorse naturali. Le soluzioni cosi ottenute si basano su osservazioni scientifiche rigorose che spaziano dalla struttura geometrica della materia alla complessità delle comunità animali e vegetali. La misura di conservazione e monitoraggio che si è svolta nel SIC Lago Pertusillo ha previsto il comportamento delle variabili (riconoscimento, consistenza e comportamento della specie faunistica) con modelli basati su osservazioni, attraverso un approccio diretto in campo ma anche

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volto al passato. Infatti, si è fatta attenzione alle prime indagini naturalistiche che hanno descritto il territorio e i suoi organismi, per poi cercare di confermare la presenza o meno di una specie attraverso sopralluoghi e appostamenti. Solo attraverso un'integrazione del dato attuale e di quello passato è stato possibile decodificare la specie all'interno di un dato habitat.

Brichetti P. e Massa B. 1998 – Check-list degli Uccelli italiani aggiornata a tutto il 1997.Brichetti P. e Fracasso G. 2003 – Ornitologia italiana, Vol. 1 – Gaviidae-Falconidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.Brichetti P. e Fracasso G. 2004, – Ornitologia italiana, Vol. 2 – Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.Brichetti P. e Fracasso G. 2006 – Ornitologia italiana, Vol. 3 – Sterciraridae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.Brichetti P. e Fracasso G. 2007 – Ornitologia italiana, Vol. 4 – Apodidae-Prunellidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. 1998. Libro Rosso degli animali d'Italia. Vertebrati. Roma : WWF Italia.Calvario E., Gustin M., Sarrocco S., Gallo-Orsi U., Bulgarini F., Fraticelli F., 1999. Nuova Lista Rossa degi uccelli nidificanti in Italia. Rivista italiana di Ornitologia 69: 3-43Centro Musei delle Scienze Naturali, Fulgione D. Il naturalista, la biologia della conservazione e il ruolo dei musei.“Collezione Costa” Museo di paleontologia dell'Università di Napoli “Federico II” - Centro Musei delle Scienze Naturali.Consiglio Della Comunità Economica Europea, 1979. Direttiva “Uccelli” n. 79/409 CEE relativa alla conservazione degli uccelli selvatici. Bruxelles.Consiglio Della Comunità Economica Europea, 1992. Direttiva “Habitat” n. 92/43 CEE. Bruxelles.Lipu Settore Conservazione Nazionale – Rapporto finale sul progetto di ricerca “L'importanza della costa ionica lucana quale rotta migratoria degli Uccelli”.Palumbo G., Fulco E., De Bei a., 2008. Ricerca e conservazione dell'avifauna nel territorio di Tricarico (MT). Il LanarioRegione Basilicata. Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità – Ufficio Tutela della Natura, 2010. Sistema Ecologico Funzionale Territoriale (Programma Operativo 2000-2006).Schiavone E., Montemurro perla dell'Alta Val d'Agri, 1990. Comune di Montemurro (PZ).Sorace A., Gustin M., Zintu F., 2008. Monitoraggio della comunità Ornitica. In: Bellini., Cillo N., Giacoia V., Gustin M., 7eds) 2008. L'Avifauna di interesse comunitario delle gravine ioniche. Oasi LIPU Gravina di Laterza, Laterza (TA).http://www.animalieanimali.ithttp://www.animaliitaliani.comhttp://www.animalinelmondo.comhttp://www.aptbasilicata.ithttp://www.basilicatanet.ithttp://www.comune.grumentonova.pz.ithttp://www.comune.montemurro.pz.ithttp://www.comune.spinoso.pz.ithttp://www.lipu.ithttp://www.parcoappenninolucano.ithttp://www.parcogallipolicognato.ithttp://www.retecologicabasilicata.ithttp://www.uccellinelmondo.it

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1.4.2. METODOLOGIA ADOTTATA PER L'INQUADRAMENTO FAUNISTICO

Di seguito si riportano le principali metodologie di campo adottate per il rilevamento delle specie animali presenti nel SIC, suddivise per gruppi tassonomici.

MAMMIFERILe informazioni sulla presenza della maggior parte dei Mammiferi sono state ricavate attraverso avvistamenti occasionali in campo e attraverso il rinvenimento e l’esame di tracce/orme e altri segnali che si sono rinvenuti in natura, inequivocabilmente identificabili. Sono stati eseguiti dei rilevamenti standardizzati al fine di valutare il grado di utilizzo dell'area in oggetto. A tale scopo il metodo utilizzato è stato di tipo transetto lineare, in quanto sono stati individuati dei percorsi nell'area di indagine, rappresentativi della sua composizione ambientale (vegetazione, altimetria, paesaggio, ecc.). In particolar modo, si è percorsa la sponda Sud-occidentale del Lago Pertusillo e parte del fiume Agri sino al Lago Pertusillo.Per quanto riguarda specificatamente i Chirotteri sono state ricavate informazioni dalla letteratura disponibile e da precedenti lavori di monitoraggio. UCCELLII dati quali-quantitativi sugli uccelli (specie nidificanti e svernanti) sono stati raccolti mediante contatti a vista in natura, con attrezzatura ottica (binocolo, cannocchiale) e attraverso il riconoscimento canoro (canti, richiami ed altre manifestazioni sonore delle diverse specie). La stima della frequenza si è basata soprattutto sul numero di contatti nei differenti habitat frequentati dalla specie secondo metodologie standard (transetti, punti d’ascolto). Alcune specie migratrici sono state contattate durante la stagione migratoria primaverile, inoltre si è fatto ricorso ai data-base delle campagne d’inanellamento.

RETTILI E ANFIBIPer quanto riguarda i Rettili la maggioranza dei dati si basa su osservazioni dirette e con reperimento di esuvie di serpenti.Relativamente agli Anfibi, al di là dei ritrovamenti occasionali in ambiente terrestre, sono stati eseguiti dei percorsi diretti di individuazione in ambienti acquatici ricadenti all’interno del SIC sia di acqua lentica (stagni/pozze temporanee, vasche e stagni agricoli permanenti, abbeveratoi) che di acqua lotica (canali, fiumi e torrenti). Durante i rilevamenti, tramite osservazione diretta, è stata stabilita la presenza di individui adulti o giovani.

PESCII dati relativi ai Pesci si sono ricavati in loco mediante osservazioni dirette e si è proceduto alla loro identificazione mediante fotografie e dispense a disposizione.

INVERTEBRATIE’ stata svolta una generica indagine sugli Invertebrati presenti, attraverso la ricerca diretta in campo effettuata con i metodi standard (osservazioni dirette). In particolare sono stati svolti sopralluoghi nei mesi primaverili-estivi ed è stato utilizzato il metodo naturalistico basato sul riconoscimento in campo. Per gli habitat acquatici specifica attenzione è stata rivolta alla presenza di Crostacei.

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CARTE TEMATICHERelativamente ai criteri utilizzati per la cartografia della distribuzione delle singole specie presenti all’interno del SIC, si tiene conto che la maggior parte di quelle riscontrate occupano in natura diversi habitat, identificabili dal tipo di vegetazione predominante, essi sono:

1) cod. 3150 Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition;2) cod . 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari

ripari di Salix e Populus alba;3) cod. 91M0 Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile;4) cod. 91AA Boschi orientali di quercia bianca;

Sono state utilizzate come cartografie di base quelle relativa all’uso del suolo ed agli habitat individuati dai botanici; in particolar modo si è fatto riferimento agli habitat citati negli Allegati della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE.Relativamente all’ornitofauna, è stata cartografata la distribuzione delle specie nidificanti e/o svernanti, in quanto, a differenza delle specie migratrici che sorvolano la zona senza sostare o sostano per un periodo di tempo molto breve (utilizzando l’area come luogo di sosta temporanea dove riposare e possibilmente alimentarsi), l’avifauna nidificante (per la riproduzione) e svernante (per la sosta durante la stagione avversa in territori con temperature più miti e con abbondanza di alimento rispetto ai siti di riproduzione) ha un elevatissimo legame con il territorio, dove le caratteristiche ambientali assumono grande importanza.Gli habitat individuati, per le varie specie, sono quelli sia reali (in cui la specie è stata più volte osservata direttamente o indirettamente) sia potenziali (in cui l'area possiede le caratteristiche ambientali idonee affinché la specie vi possa nidificare o svernare). Pertanto, la specie può essere distribuita in modo uniforme o in modo discontinuo o localizzata. L'habitat individuato, per le varie specie, è quello sia reale (in cui la specie è stata più volte osservata direttamente o indirettamente) sia potenziale (in cui l'area possiede le caratteristiche ambientali idonee affinché la specie vi possa nidificare o svernare). Pertanto, la specie può essere distribuita in modo uniforme o in modo discontinuo o localizzata. Basandosi sulla tipologia di habitat individuato, dopo la revisione della carta degli habitat è stato possibile selezionare il corrispondente habitat Corine Biotopes.

Codice Habitat Allegato I Direttiva 92/43/CEE Codice Habitat Corine Biotopes

3150 Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition.

22,13 22,421 22,412

3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

44,1274 44,122

91M0 Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile.

41,7511

91AA Boschi orientali di quercia bianca. 41,732

Per ogni specie è stato definito l'habitat utilizzato all’interno del SIC, nonché la loro modalità di utilizzazione ed il loro grado di idoneità ambientale. Quest’ultima è stata valutata in una scala di valori da 1 a 5, secondo i criteri sotto elencati, determinati in base alle notizie bibliografiche ed alle conoscenze dirette degli esperti, nonché alla situazione ecologico-ambientale del SIC:

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1 = idoneità scarsa2 = idoneità medio-bassa3 = idoneità media4 = idoneità medio-alta5 = idoneità elevata

Per quanto riguarda l’utilizzazione potenziale dell'habitat è stato possibile individuare alcune tipologie relativamente ai vari gruppi indagati e in particolare:

MAMMIFERI UCCELLI RETTILI ANFIBI INVERTEBRATIRiproduzione

3Riproduzione

3Riproduzione

4Riproduzione

3Riproduzione

3Foraggiamento

3Nidificazione

3Ovideposizione

3Ovideposizione

4Foraggiamento

4Spostamento

5Alimentazione

3Foraggiamento

3Foraggiamento

2Spostamento

3Riposo

4Permanenza

4Permanenza

3Sosta

4Termoregolazione

4Migrazione

3Ricerca ospiti

3Spostamento

4Spostamento

3

Per quanto riguarda le summenzionate tipologie si intendono nello specifico come:- habitat di riproduzione: gli habitat frequentati dalla specie, per la riproduzione e le attività connesse (corteggiamento, roosting, etc).- habitat di alimentazione o di foraggiamento: gli habitat utilizzati dalla specie per alimentarsi e per le attività connesse (caccia, ricerca attiva della risorsa, controllo del territorio, etc), comprendendo anche gli habitat utilizzati dai migratori a tale scopo.- habitat di ovideposizione: sono stati individuati e distinti da quelli di riproduzione soltanto nel caso della erpetofauna.- habitat di sosta, permanenza e riposo: che includono gli habitat utilizzati a tale scopo dalla specie, comprendendo anche gli habitat utilizzati dai migratori a tale scopo.- habitat utilizzati per lo spostamento: che individuano gli habitat utilizzati dalla specie per spostarsi fra habitat più idonei.- habitat utilizzati per la termoregolazione: presi in considerazione soltanto per i Rettili.- habitat utilizzati per lo spostamento durante migrazioni stagionali: presi in considerazione soltanto per gli Anfibi.- habitat utilizzati per la ricerca degli ospiti: presi in considerazione soltanto per gli Imenotteri parassitoidi.Una specie può utilizzare ciascun habitat per svolgere più funzioni, non è raro ad esempio che per gli Uccelli esso possa essere utilizzato sia per la riproduzione che per il foraggiamento.

1.4.3. LA FAUNA

La fauna del SIC Lago Pertusillo è strettamente legata alla presenza del lago e alle formazioni vegetali, che generalmente si trovano a loro contatto. Il buono stato di conservazione di questo

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sito è, quindi, legato alla presenza e alla qualità delle acque. La tipologia prevalente è determinata dall'habitat 3150 (Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition) caratterizzato dalla presenza di specchi lacustri subordinata dalla presenza di praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion (6420) e da corsi d'acqua, con la tipica vegetazione 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba) e 3260 ( Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion). Si tratta di un lago non eutrofico di origine artificiale, nel quale le specie animali indicatrici della salute del sito sono:

tra gli Invertebrati, i macrocrostacei Potamon fluvialis e gli insetti tra cui: Cerambix cerdo ( il Cervo delle querce) e Lucanus cervus.

tra i pesci: Rutilus rubilio oltre a: Cyprunus carpio, Tinca tinca, Perca fluviatilis e Salmo cetii.

Un indice di buon funzionamento ecosistemico del sito è dato dalla presenza di diversi gruppi di Uccelli, appartenenti alle differenti categorie trofiche e che hanno fatto di quest’area il loro habitat ideale. Lungo le rive del fiume Agri e tra le sponde del Lago Pertusillo è accertata la presenza di specie: migratorie svernanti (Milvus milvus, Egretta garzetta, Egretta alba, Circus cyaneus, Ardea cinerea), migratorie parziali (Garrulus glandarius), migratorie nidificanti (Pernis apivorus, Buteo buteo, Falco tinnunculus, Upupa epops) e stazionarie (Dryocopus martius, Hieraetus pennatus, Anas platyrhynchos, Anas penelope, Podices cristatus, Phalacrocax carbo). Nonostante la rilevante presenza di svariate specie volatili legate all’acqua, molti uccelli presenti nidificano in aree montane, nei fitti boschi o sulle pareti delle montagne tra cui: Falco tinnunculus, Turdus merula, Pica pica, Corvus corax,) tra le specie notturne sono presenti: Asio otus e Strix aluco.

Tra le specie anfibie e tra i rettili, che evidenziano una buona conservazione del sito, è accertata la presenza della Salamandrina terdigitata (salamandrina dagli occhiali), del Triturus vulgaris, della Bombina pachipus, dell'Elaphe quatuorlineata. Oltre: Rana italica dubois, Rana esculenta, Bufo bufo, Salamandra salamandra, Lissotriton italicus, Natrix natrix, Vipera aspis, Lacerta bilineata e Podarcis muralis.

Un'indicazione di un alto valore di biomassa animale è fornito dalla presenza di mammiferi con una dieta in parte o prevalentemente ittiofaga. All’ambiente acquatico è legata una specie estremamente importante: Lutra lutra (Lontra) un mustelide il cui il rischio d’estinzione è ancora alto, rendendo essenziale la tutela dell’habitat in cui vive. Importante è, per l'ambiente terrestre, la specie Canis lupus L. (Lupo). Tra i chirotteri si menzionano: Rhinolophus ferrumequinum, Rhinolophus hipposideros, Barbastella barbastellus, Myotis myotis e Miniopterus schreibersi. Molti sono anche i mammiferi comuni che si incontrano all'interno e all'infuori del SIC, tra cui: Sciurus vulgasris, Meles meles, Vulpes vulpes, Hystrix cristata, Martes foina sp., Felis silvestris, Equus caballus sp., Bos taurus sp., Lepus europaeus, Talpa europea L., Sus scrofa sp., Martes martes, Glis glis, Erinaceus europaeus e Mustela nivalis.

La tipologia dell'habitat prevalente (3150) del sito Lago Pertusillo ha un carattere azonale ed è piuttosto eterogenea. Infatti, il sito ha un'estensione variabile, fatto che evidenzia anche, che spesso in esso siano stati inclusi habitat e fitocenosi che, pur essendo legati alla presenza di uno specchio d'acqua, sono tipicamente terrestri. Da ciò, sono state individuate altre tipologie di habitat come elencate nelle carte tematiche.I risultati dell'indagine ci permettono di confermare l'importanza del SIC Lago Pertusillo dal punto di vista faunistico. Le osservazioni di specie di particolare rilievo conservazionistico lasciano intendere l'importanza di questa porzione di territorio lucano, dove il fiume Agri e lo stesso lago Pertusillo si incontrano in un'armonia territoriale che si arricchisce di elementi tipici degli ambienti

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mediterranei ed altri spiccatamente montano-appenninici, inseriti in un contesto rurale in gran parte ancorato a metodi di agricoltura tradizionale. Possiamo affermare che la presenza di specie quali: Milvus milvus, Aquila crysaetos, Dryocopus martius, Lutra lutra, Salamandrina terdigitata confermano l'importanza strategica della zona. I potenziali effetti dell'attività antropica sono rappresentati dal traffico veicolare e pedonale nelle zone soggette a rischio di compattazione del suolo, oltre ai processi di eutrofizzazione e all'inquinamento delle acque con immissioni di reflui e residui fitosanitari. Per quanto riguarda la consistenza delle relative popolazioni, sia in riferimento all'intero SIC, sia in riferimento agli habitat elettivi/preferenziali si prendono in considerazione i dati forniti dal del Formulario standard (Lago Pertusillo).

1.4.4. SPECIE FAUNISTICHE PRESENTI NEGLI ALLEGATI II, IV E V DELLA DIRETTIVA HABITAT E/O NELLA LISTA ROSSA REGIONALE E/O DI INTERESSE BIOGEOGRAFICO/CONSERVAZIONISTICO

Le specie faunistiche presenti negli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat 92/43/CEE sono:Mammiferi: Lutra lutra, Canis lupus L., Rhinolophus ferrumequinum, Rhinolophus hipposideros, Barbastella barbastellus, Myotis capaccinii, Myotis myotis, Miniopterus schreibersi, Hystrix cristata, Felis silvestris, Martes martes.Anfibi e Rettili: Salamandrina terdigitata, Triturus vulgaris, Rana italica dubois, Rana esculenta, Elaphe quatuorlineata, Bombina pachipus, Podrcis muralisPesci: Rutilus rubilio.Invertebrati: Cerambix cerdo, Lucanus cervus.Attualmente, la conservazione e la gestione della fauna nel SIC Lago Pertusillo, in particolar modo per i mammiferi, si ottiene attraverso il rispetto di due punti fondamentali, e cioè: la conoscenza dell'ecologia della specie e la protezione di settori più o meno ampi di territorio, affinchè le esigenze ecologiche, possano essere rispettate. Però, nell'area in questione questi punti non vengono considerati, per cui l'obiettivo strettamente conservazionistico che il SIC Lago Pertusillo dovrebbe avere risulta disatteso. Eppure la presenza di elementi faunistici rilevanti come Lutra lutra, Canis lupus L., Felis silvestris ed altri ancora, renderebbero quanto mai necessaria non solo l'istituzione di una nuova riserva ma anche una loro finalizzazione in senso biogenetico. Questa situazione è sintomatica di una tendenza degenerativa della struttura delle popolazioni faunistiche presenti in tutta la Basilicata, per cui sopravvivono le specie dalla “ecologia plastica” o quelle che hanno dimensioni tali da non essere percepita dall'uomo. Da tempo si cerca di capire quali siano le forme migliori per ottenere una concreta protezione della fauna e soprattutto come rendere omogenea la strategia di conservazione sul SIC. L'orientamento generale che sembra emergere, è che per raggiungere un tale obiettivo sia necessaria la salvaguardia degli habitat naturali presenti nel territorio. Secondo Bruno e Lovari (1995) per preservare la fauna in un dato territorio occorre: non accordare al territorio interessato da presenze faunistiche significative, un particolare status di protezione, ma gestirlo oculatamente per consentire una buona presenza numerica degli animali che costituiscono la popolazione e ricorrere alla protezione legale di ampie aree per prevenire l'estinzione o quanto meno un grave danneggiamento della popolazione faunistica. E' noto come tra le cause di estinzione di una particolare componente faunistica vi sia la frammentazione del suo areale di distribuzione. Nuclei isolati di una popolazione, infatti, nell'arco di poche generazioni possono incorrere in quel fenomeno di deriva genetica denominato “collo di bottiglia”. La scarsezza di ricambio genetico è causa di indebolimento, ad esempio nei confronti di patologie che potrebbero insorgere proprio nei casi in cui il nucleo di animali scenda al disotto di un numero critico (in genere per i mammiferi si stima attorno alle 15-20 unità). In definitiva è la

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“carrying capacity” di un territorio, cioè la capacità di sostentamento massima che un dato habitat può offrire ad una popolazione animale (Begon et al, 1990) che gioca un ruolo più o meno limitante sul numero di capi possibilmente sostenibili. Questo elemento deve essere considerato in quei casi dove si vogliano reintrodurre specie precedentemente estinte in una particolare area, per effettuare un “restauro” faunistico. Per quanto riguarda le minacce che possono alterare le popolazioni faunistiche del SIC Lago Pertusillo, sono da ricordare: la canalizzazione delle sponde, l'agricoltura intensiva e gli allevamenti, le immissioni di reflui, l'inquinamento della falda, l'eutrofizzazione, l'immissione di specie alloctone, il taglio incontrollato della vegetazione ripariale e fenomeni localizzati di compattazione nelle zone umide retrodunali dovuti al calpestio. Da ciò le principali misure gestionali possono essere:

il monitoraggio qualitativo e quantitativo delle cenosi a dominanza di elofite, che potrebbero concorrere a indicare processi di eutrofizzazione e, più in generale, il monitoraggio di tutte le comunità presenti nel geosigmento ripario;

il monitoraggio della qualità delle acque (analisi fisico-chimiche e bilogiche: trasparenza, fosfati e fosforo totale, nitrati, clorofilla, plancton, alghe tossiche ecc.);

un monitoraggio finalizzato all'individuazione di variazioni, anche piccole, nella presenza di specie esotiche vegetali e animali;

il controllo e l'eradicazione di specie animali alloctone invasive, invertebrate e vertebrate; regolamentazione adeguata del traffico veicolare e pedonale, nelle zone soggette a rischio

di compattazione del suolo.

Bruno E., Lovari S. (1995). La gestione della fauna selvatica nelle aree protette, con particolare riferimento agli ungulati. In: Compatibilità delle attività agroforestali nelle aree protette. Accademia dei Georgofili: 93-112.Loy A., Racana A. (1986). La lontra in Basilicata. In: La lontra in Italia. Censimento, distribuzione e problemi di conservazione di una specie minacciata. Serie Atti e studi n° 5 W.W.F. Italia a cura di Cassola F.: 110-113.Priore G. La fauna selvatica dell'Appennino Lucano tra estinzione e conservazione. In Atti del conv. MERIDIANA.Racana A. (1988). Lineamenti faunistici. In: Il bosco di Policoro nel quadro delle Aree Protette della Basilicata. Documentazione Regione (nuova serie): 172-205.Regione Basilicata. Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità – Ufficio Tutela della Natura, 2010. Sistema Ecologico Funzionale Territoriale (Programma Operativo 2000-2006).Simonetta A. Manucci P. (1987). La fauna. In: Progetto Pollino, proposte per un Parco Naturale. Sottosistema naturalistico-ambientale. Dipartimento Attività Produttive Ufficio Turismo. Regione Basilicata, 1: 51-67.

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1.4.4.a ANIMALI ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE

CODICE NOMEPOPOLAZIONE

Popolazione

A B C D

1 3 5 5 Lutra lutra V X

1 3 5 2 Canis lupus L. V X

1 3 0 4 Rhinolophus ferrumequinum

P, m, f X

1 3 0 3 Rhinolophus hipposideros

P, i X

1 3 0 8 Barbastella barbastellus P, i X

1 3 0 6 Myotis capaccinii P X

1 3 2 4 Myotis myotis P X

1 3 1 0 Miniopterus schreibersi P X

1 1 7 5 Salamandrina terdigitata

C, i X

1 2 7 9 Elaphe quatuorlineata > 5, p, C X

1 1 8 8 Bombina pachypus C X

1 1 6 6 Triturus vulgaris P X

1 1 3 6 Rutilus rubilio P X

1 0 8 8 Cerambix cerdo C X

1 0 8 3 Lucanus cervus C X

1.4.4.b ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FAUNA

CODICE NOME SCIENTIFICO POPOLAZIONE MOTIVAZIONEB M A R F I P A B C D

X A092 Hieraetus pennatus 1 , p XX A028 Ardea cinerea P, i, m XX A082 Circus cyaneus i, m XX A236 Dryocopus martius i, m XX A027 Egretta alba 3, m, f XX A026 Egretta garzetta P, i, m XX A073 Milvus migrans 1-2, m XX A074 Milvus milvus > 5, p XX A072 Pernis apivorus 1, m XX A086 Accipiter nisus P XX A247 Alauda arvensis P XX A050 Anas penelope 5, p XX A053 Anas platyrhynchos 9, p XX A221 Asio otus C XX A087 Buteo buteo C XX A364 Carduelis carduelis C XX A208 Columba palumbus C XX A350 Corvus corax > 5, p, C XX A212 Cuculus canorus C XX A269 Erithacus rubecula C XX A096 Falco tinnunculus P XX A359 Fringilla coelebs C XX A342 Garrulus glandarius C XX A330 Parus major C XX A354 Passer italiae C XX A017 Phalacrocorax carbo 3, m XX A243 Pica pica C XX A005 Podiceps cristatus 9, p XX A219 Strix aluco C XX A265 Troglodytes troglodytes C X

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X A283 Turdus merula C XX A232 Upupa epops R X

X Sciurus vulgaris C XX (All. V Dir. 92/43/CEE) Meles meles C XX Vulpes vulpes C XX (All. IV Dir. 92/43/CEE) Hystrix cristata P XX Martes foina sp. C XX (All. IV Dir. 92/43/CEE) Felis silvestris R XX Equus caballus sp. C XX Bos taurus sp. C XX Lepus europaeus C XX Talpa europea L. C XX Sus scrofa sp. C XX Martes martes P XX Glis glis P XX Erinaceus europaeus C XX Mustela nivalis C X

X (All. IV Dir. 92/43/CEE) Rana italica dubois P XX (All. V Dir. 92/43/CEE) Rana esculenta P XX Bufo bufo C XX Salamandra salamandra C XX Lissotriton italicus P X

X Natrix natrix C XX Vipera aspis C XX Lacerta bilineata C XX (All. IV Dir. 92/43/CEE) Podarcis muralis P X

X Salmo cetii C XX Perca fluviatilis C XX Tinca tinca C XX Cyprinus carpio C X

X Potamon fluvialis C XX Xylocopa violacea C X

1.4.4.c. SPECIE CON VALORE DI BIOINDICAZIONE

SPECIE HABITAT COD VALORE DI BIOINDICAZIONELutra lutra Habitat d'acqua dolce: Laghi

eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Specie endemica ha bisogno di acque pulite e non antropizzate ed è molto sensibile all'inquinamento. E' al limite del suo areale di distribuzione ed è legata ad habitat particolarmente integri (rive coperte da ampi tratti di foreste dove vive scavando gallerie sotterranee).

Salamandrina terdigitata Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Specie endemica è presente nei pressi dei torrenti e dei laghi. Predilige i boschi di latifoglie e si adatta in aree aperte o in valloni rocciosi, dimostrandosi piuttosto versatile. Necessaria per la riproduzione sono le raccolte d'acqua presenti all'interno del suo habitat.

Elaphe quatuorlineata Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o

3150 E' frequente nelle zone centro-meridionali, predilige la macchia mediterranea, il limitare dei boschi radi e soleggiati o in genere i laghi

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Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3280

con vegetazione sparsa. Ama gli ambienti umidi infatti è un buon nuotatore.

Bombina pachypus Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

E' una specie endemica italiana, la si ritrova lungo la dorsale appenninica. Vive soprattutto in specchi d'acqua piccoli e temporanei, talvolta minuscoli. E' molto rara in pianura, ed è una specie in declino a causa del fungo parassita “Batrachochytrium dendrobatidis”.

Triturus vulgaris Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

L'habitat terrestre sono i prati, campi e boschi non troppo lontani dal sito di riproduzione. Gli ambienti acquatici sono i laghi, stagni e canali. Preferisce i siti con ricca vegetazione acquatica sommersa ed emergente.

Rana italica Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Il suo areale preferito sono i torrenti e ruscelli, specialmente le valli profonde e boscate, frequenta anche le grotte e le miniere. E' una specie appenninica diffusa nelle fasce collinari e frequenta per lo più ambienti umidi (laghi e fiumi).

Cerambix cerdo Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Si sviluppa in boschi di latifoglie limitrofi ai laghi. In Italia la specie è vulnerabile ed è inserito negli allegati II e IV della Direttiva Habitat. La sua evoluzione richiede la disposizione di zone speciali.

Lucanus cervus Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Vive in cavità di tronchi di alberi e ceppi, è oggi in declino. La specie si deve considerare potenzialmente minacciata per la riduzione o la distruzione del suo habitat, in particolare per le pratiche forestali che tendono ad eliminare i vecchi tronchi.

Ardea cinerea Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari

3150

3280

L'habitat naturale dell'Airone Cinerino è piuttosto vario ed eterogeneo, infatti si rinviene in: zone umide con una fitta vegetazione acquatica, acque basse dolci, cave d'argilla, lungo le coste marine, aree lagunari, torrenti, stagni, laghi, bacini artificiali, pianure allagate, risaie e valli da

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di Salix e Populus alba. pesca ma anche nelle aree aperte come coltivi e prati.

Egretta alba Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Specie migratoria regolare e in secondo istante svernante e nidificante. Frequenta ambienti umidi specialmente i canneti, le praterie umide, le rive dei laghi e dei fiumi. Ha un ampio areale, risente dell'inquinamento delle acque e del prosciugamento delle zone umide e del bracconaggio.

Circus cyaneus Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Predilige zone umide sia d'acqua dolce che salmastre ed incolti con scarsa vegetazione arborea (steppe, brughiere, praterie post-colturali, pascoli ecc.) Frequenta le paludi, gli stagni, le campagne aperte e le costesabbiose.

Egretta garzetta Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3150

3280

Frequenta ambienti umidi. Lo si può trovare anche in zone agricole specialmente nelle risaie allagate ma è un uccello molto legato all'acqua. Uccello migratore, svernante e nidificante ed è presente in quasi tutto il bacino del Mediterraneo. Le popolazioni italiane di garzetta sono in parte migratrici e in parte stanziali.

1.4.5. SPECIE ALIENE E ANALISI DEL GRADO DI INVASIVITÀ

Le specie aliene che si inseriscono negli habitat del SIC Lago Pertusillo alterano l'equilibrio naturale, in quanto, solitamente accade che entrano in competizione con le specie autoctone riducendole, in alcuni casi, fino all'estinzione. La loro diffusione è dovuta principalmente a fattori antropici, ma in alcuni casi può essere dovuta a migrazioni naturali (ad esempio stormi di uccelli messi fuori rotta da tempeste) o pesci “sconfinati” in bacini idrografici in cui erano assenti in precedenza (ad esempio in seguito a piene eccezionali o catture fluviali). E' un fenomeno endogeno che determina l'indebolimento dell'ecosistema naturale, infatti le specie aliene reagiscono con un'esplosione demografica, invadono il nuovo habitat fin quasi a soffocarlo, non trovando competitori particolarmente importanti (assenza di predatori e parassiti specifici che possono frenare la crescita di queste popolazioni).Queste specie possono causare problemi di tipo ambientale, economico oppure alla salute umana. I danni ambientali, oltre alla degradazione ed alterazione dell'Habitat con il declino delle specie native (competizione per le risorse, predazione, ibridazione con specie native, trasmissione di malattie), sono la diminuzione della biodiversità locale e l'omogenizzazione della fauna attraverso il cosiddetto “effetto a cascata”. I danni economici sono rappresentati dalla riduzione della produttività dei raccolti e dalla diminuzione della disponibilità idrica, aumentando, di conseguenza i costi di controllo. Infine, per i danni alla salute pubblica, è da evidenziare che quasi tutti gli agenti responsabili delle malattie infettive sono spesso delle specie aliene invasive, oltre ad una loro azione indiretta, in quanto specie alloctone possono danneggiare la produzione di cibo a livello locale.

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Per quanto riguarda le possibili soluzioni per l'eliminazione o riduzione delle specie invasive in questo SIC, si possono adottare, a seconda della presenza e del livello di diffusione, varie possibilità/opportunità, tra cui: a) Prevenzione. La soluzione più efficace è sicuramente quella di prevenire l'entrata delle specie aliene in primo luogo, perché, una volta entrate nell'habitat, cercarle di gestirle è molto più difficile e costoso. Si può ricorrere, pertanto, all'uso delle liste bianche, basate sul principio di precauzionalità secondo il quale se le conseguenze di un'azione sono potenzialmente severe o irreversibili, l'assenza di certezza scientifica riguardo agli effetti negativi di quell'azione non dovrebbe essere usata come scusa per portare avanti l'azione, e delle liste nere, le quali proibiscono l'introduzione di specie che si sa già che sono invasive. b) Sorveglianza. Le invasioni delle specie aliene sono spesso caratterizzate da un periodo di colonizzazione relativamente lento seguito da un periodo di forte espansione. Quindi i tentativi di eradicare queste specie hanno maggiori probabilità di successo se vengono eseguiti prima che la specie si sia diffusa, cioè negli stadi iniziali di colonizzazione. Per questo motivo è molto importante sorvegliare attentamente per rilevare i segni di presenza delle specie invasive per poter agire il prima possibile. c) Valutazione e Gestione. Quando la specie invasiva ha colonizzato l'area sono possibili quattro tipi diversi di azione: eradicazione, contenimento, controllo e mitigazione. Spesso è molto difficile portare avanti dei progetti di eradicazione per specie invasive ad ampia distribuzione perchè i progetti sono di difficile realizzazione e molto costosi, ci si deve quindi accontentare di misure che contengano, controllino e mitighino gli effetti negativi. Nel caso delle specie invasive, sono decisamente più efficaci le strategie di prevenzione e sorveglianza.Le specie invasive/esotiche rinvenute nel SIC appartengono a diversi gruppi tassonomici:Pesci. L'ecosistema d'acqua dolce è tra gli ambienti più vulnerabili alle specie aliene, grazie alla facilità di diffusione attraverso il reticolo idrografico superficiale, favorita anche dal degrado ambientale in cui versa il Lago Pertusillo che , a sua volta, favorisce specie tolleranti. Le specie ittiche ampiamente naturalizzate sono: Cyprinus carpio (Carpa), Ameiurus melas (Pesce Gatto), Salmo trutta (Trota fario), Micropterus salmoides (Persico Trota). I motivi dell'immissione di queste specie sono di natura commerciale e sportiva (pesca sportiva e professionale), più raramente di natura accidentale.Rettili. La specie aliena più comune in Italia è Trachemys scripta elegans (Tartaruga dalle orecchie rosse), la quale è presente in Basilicata, ma non è stata rinvenuta all'interno del SIC.Insetti. Tra gli insetti rinvenuti si distingue Aedes albopictus (Zanzara tigre) un dittero portatore di malattie infettive umane.Mammiferi. L'ambiente terrestre del SIC ospita importanti specie aliene di mammiferi, tra cui: Sus scrofa sp. (Cinghiale) introdotto come fonte di cibo, però gli esemplari selvatici si sono incrociati con maiali rinselvatichiti dando origine a popolazioni meticce aggressive e dannose per i raccolti e le popolazioni di piccoli animali; Myocastor coypus (Nutria) una specie allevata per interesse commerciale, fuggita o rilasciata si è stabilita nei fiumi lucani dove ha trovato un ambiente ideale per la sua moltiplicazione; Mus musculus (Topo delle case) ha invaso praticamente tutto il mondo, può diffondere malattie e danneggiare i depositi di cibo.Uccelli. Non sono state rinvenute specie.Anfibi. Non sono state rinvenute specie.L'area di provenienza di queste specie sono il Sud America, l'America centrosettentrionale, il continente euroasiatico e l'Africa settentrionale. Il grado di invasività di queste specie risulta nella zona del SIC Lago Pertusillo: medio-.Comunque va evidenziato che la proporzione di specie alloctone originarie del Sud del mondo è in rapida crescita, e considerando gli effetti dei cambiamenti climatici, è presumibile che questo causerà un generale aumento delle invasioni biologiche nel futuro.

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SPECIE HABITAT COD SIC DISTURBO STRESSCyprinus carpio Acque oligotrofe a

bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isetes spp.

Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Litto-relletea uniflorae e/o degli isoeto-nanojuncetea

3120

3130

IT9210143Lago Pertusillo

Si ciba di piante acquatiche e insetti.

FREQUENZA:

BASSA

BASSO

Ameiurus melas

Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isetes spp.

Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Litto-relletea uniflorae e/o degli isoeto-nanojuncetea

3120

3130

IT9210143Lago

Pertusillo

Crea danni alle specie autoctone soprattutto la tinca, è fortemente competitiva ed è priva di nemici naturali.

FREQUENZA:

ALTA

MEDIO

Salmo trutta Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isetes spp.

Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Litto-relletea uniflorae e/o degli isoeto-nanojuncetea

3120

3130

IT9210143Lago

Pertusillo

Si ciba di piccoli pesci, insetti e provoca inquinamento genetico.

FREQUENZA:

MEDIA

MEDIO

Micropterus salmoides

Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isetes spp.

3120 IT9210143Lago

Pertusillo

Si ciba di volatili di piccole dimensioni, di insetti e di alcune alghe.

FREQUENZA:

MEDIO

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Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Litto-relletea uniflorae e/o degli isoeto-nanojuncetea

3130BASSA

Aedes albopictus Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isetes spp.

Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Litto-relletea uniflorae e/o degli isoeto-nanojuncetea

3120

3130

IT9210143Lago

Pertusillo

Colpisce oltre all'uomo anche altri mammiferi e uccelli trasmettendo malattie.

FREQUENZA:

ALTA

MEDIO

Sus scrofa sp. Boschi di Castanea sativa

Foreste di Quercus ilex e Quercus ratundifolia

9260

9340

IT9210143Lago

Pertusillo

Colonizza qualsiasi ambiente tranne le aree desertiche provocando gravi danni alle colture. Si ciba anche di rettili e determina inquinamento genetico.

FREQUENZA:

ALTA

ALTO

Myocastor coypus

Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isetes spp.

Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Litto-relletea uniflorae e/o degli isoeto-nanojuncetea

3120

3130

IT9210143Lago

Pertusillo

Procura danni alle colture (mais, barbabietola da zucchero), distrugge piante acquatiche e provoca squilibri ecologici.

FREQUENZA:

ALTA

ALTO

Mus musculus Boschi di Castanea sativa

9260 IT9210143Lago

Provoca danni alle colture e BASSO

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Foreste di Quercus ilex e Quercus ratundifolia

9340Pertusillo alle dispense di

cibo, è vettore di una serie di malattie.

FREQUENZA:

MEDIA

1.4.6. APPLICAZIONE DI INDICI PER LA VALUTAZIONE DEL VALORE DELLE SINGOLE SPECIE ED INDIVIDUAZIONE DELLE SPECIE E DELLE COMUNITÀ DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO

La struttura del paesaggio del SIC Lago Pertusillo è determinata sulla base dell'incrocio delle varie tipologie di Regioni climatiche, Sistemi litologici e Sottoinsiemi geomorfologici, che hanno generato diversi tipi di habitat. Ognuno di essi è rappresentato sul territorio in differenti unità ambientali, costituendo un mosaico di sottosistemi ecologicamente unitari caratterizzato da un'unica vegetazione potenziale. Tuttavia, l'attività dell'uomo radicata sul territorio, in relazione anche alle caratteristiche orografiche e ai vincoli territoriali vigenti, di fatto, ha frammentato le unità potenziali differenziandole in diversi sottosistemi ambientali. Indicatori di struttura delle zoocenosi rilevate nel SIC, come uccelli, mammiferi, anfibi e rettili, hanno permesso di evidenziare modelli ripetuti di presenze faunistiche legate a determinate condizioni ecologiche o attività antropiche. In conseguenza di tale diversità ambientale le zoocenosi presentano una struttura altrettanto varia la cui descrizione è stata effettuata mediante l'impiego di metodi quantitativi (da Filippo et al. 1992).La naturalità delle zoocenosi rilevate nel SIC è, dunque, contraddistinta da scenari ambientali assai diversificati, in virtù di differenti situazioni climatiche, geologiche e orografiche.Sulla base dei criteri riportati nel paragrafo 1.4.2, la naturalità delle zoocenosi rilevate è stata valutata in una scala di valori da 1 a 5, secondo i criteri sotto elencati, tenendo presente le notizie bibliografiche e le conoscenze dirette degli esperti, nonché la situazione ecologico-ambientale del SIC:

1 = naturalità scarsa2 = naturalità medio-bassa3 = naturalità media4 = naturalità medio-alta5 = naturalità elevata

ZOOCENOSI Naturalità

Mammiferi 4

Uccelli 3

Rettili 3

Anfibi 3

Invertebrati 4

E' stato possibile, inoltre, valutare l'importanza di ciascuna unità ambientale (distinguendo tra molto alta, alta, media, bassa, molto bassa) in base ai seguenti criteri:

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1) presenza di specie chiave e loro isolamento, ovvero quale percentuale della popolazione totale stimata di una data specie alligna in un dato habitat entro i confini del S.I.C. e quanto distano la/le metapopolazioni comprese entro i confini del S.I.C. da altre eventualmente note per la medesima specie;

2) stato di conservazione, con riferimento alla stima della consistenza numerica di una data zoocenosi;

3) esposizione, ovvero quanto una zoocenosi è esposta al rischio rappresentato dalle specie esotiche invasive e dalle attività umane in generale, in funzione della topografia, morfologia e estensione delle patches.

Tutte le unità ambientali (Habitat) rilevate nel SIC Lago Pertusillo presentano lo stesso grado di importanza in termini di priorità conservazionistica.

Unità Ambientale Codice SIC Presenza di specie chiave e loro isolamento

Stato di conservazione

Esposizione

Habitat d'acqua dolce: Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Mognopotamion o Hydrocharition

3150 IT9210143Lago Pertusillo

Alta Medio Alta

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.

3280 IT9210143Lago Pertusillo

Alta Medio Alta

Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile

91M0 IT9210143Lago Pertusillo

Alta Medio Alta

Boschi orientali di quercia bianca

91AA IT9210143Lago Pertusillo

Alta Medio Alta

Cod. Unità ambientali Habitat Speciestanziali

Speciestagionali

Specieoccasionali

Priorità

3 Habitat d'acqua dolce31 Acque stagnanti

Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition

3150 40 10 - Alta

3 Habitat d'acqua dolce32 Acque correnti — tratti di corsi d'acqua a dinamica

naturale oseminaturale (letti minori, medi e maggiori) in cui la qualità dell'acquanon presenta alterazioni significativeFiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion econ filari ripari di Salix e Populus alba

3280 40 10 - Alta

9 Foreste (sub)naturali di specie indigene di impianto più o meno antico(fustaia), comprese le macchie sottostanti con tipico sottobosco, rispondenti

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ai seguenti criteri: rare o residue, e/o caratterizzate dalla presenza di specied'interesse comunitario

91 Foreste dell'Europa temperataForeste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile

91M0 22 - - Media-Alta

Boschi orientali di quercia bianca 91AA 22 - - Media-AltaTot. 62 10 -

CARTOGRAFIEC10. Carta degli habitat delle specie (siti di riproduzione, rifugio, svernamento, corridoi di transito, alimentazione, ecc.) in scala 1:10.000;

C11. Carta del valore faunistico degli habitat in scala 1:10.000;

ALLEGATIA3 CHECK-LIST DELLA FAUNA

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1.5. INQUADRAMENTO AGRO-SILVO-PASTORALE

Il SIC Lago Pertusillo è eterogeneo. E’ interessato, infatti, da due Sistemi di Terre: D2-Pianure alluvionali (parte dell’agro del Comune di Grumento Nova) e A2-Rilievi Montani interni (agro del Comune di Spinoso e di Montemurro). Nel sistema D2 l’uso agricolo è prevalente (vedasi paragrafo successivo per i dettagli del SIC). Complessivamente, nell’intero agro del Comune di Grumento Nova risultano esserci circa 300 aziende che occupano complessivamente una SAU di 2.530 Ha (che rappresenta il 62% della SAT pari a circa 4.091 ettari). La rimanente estensione territoriale è interessata da boschi e foreste. L’azienda tipo si estende su circa 14 ha dei quali 8,5 destinati ad uso agricolo (68% seminativi, soprattutto foraggere quali l’erba medica, il loietto e l’orzo; 24% prati e pascoli permanenti; 8% colture legnose). In tutto l’agro comunale in questione (interno ed esterno al SIC) la consistenza zootecnica risulta essere la seguente: 1446 bovini, 611 suini, 2633 ovini, 332 caprini, 11 equini, 668 avicoli. Circa l’organizzazione aziendale essa si basa sulla manodopera familiare e sulla proprietà del conduttore.Nel sistema A2, invece, l’uso agricolo del suolo è subordinato. Prevalgono, infatti, i boschi e i pascoli. Considerando gli agri dei Comuni di Spinoso e Montemmurro (direttamente interessati dal SIC) e gli agri dei Comuni di Sarconi, S. Martino d’Agri, S. Chirico Raparo e Viaggiano (limitrofi all’area SIC) risultano esserci in totale 2137 aziende agricole, che occupano una SAU totale di circa 13000 Ha (che rappresenta il 61,3% della SAT pari a circa 21200 ettari). L’azienda tipo è a conduzione familiare proprietaria e si estende in media su una SAT di circa 10 ettari di cui circa 7 ettari sono SAU (56% seminativi, 36% prati e pascoli, 7% coltivazioni legnose) svolgendo anche attività zootecnica. La consistenza totale dei capi di bestiame (riferita all’insieme dei territori comunali considerati) risulta essere la seguente: 2727 bovini, 4053 suini, 13747 ovini, 4138 caprini, 255 equini, 5300 avicoli. I dati sono stati estrapolati del 5° Censimento ISTAT dell’Agricoltura. Il sistema forestale del SIC è caratterizzato

aggiungereAltre informazioni sull’attività agricola e zootecnica e sul sistema forestale del SIC e dell’area territoriale in cui ricade il SIC sono presenti nelle successive sezioni 1.6 “Caratterizzazione paesaggistica”, 1.9 “Caratterizzazione Socio-Economica”, 2.5.5 “Indicatori forestali”, 2.5.6 “Indicatori agro-zootecnici”. 1.5.1. USO DEL SUOLO (integrato ? con tutte le altre componenti? Per ora, qui di seguito, il solo uso agricolo e zootecnico di competenza) Tabella 1. Tipologie Corine Land Cover V livello presenti nel SIC Lago Pertusillo (Ha tot. 1995):

Tipologia Ettari % SICSEMINATIVI 299,25 15(non irrigui) (199,5) (10)

(irrigui a ciclo (99,75) (5)

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primaverile-estivo)COLTURE

SOTTOPLASTICA19,95 1

COLTURE PERMANENTI

99,75 5

(vigneti non irrigui) (29,925) (1,5)(frutteti e frutti minori non irrigui)

(69,825) (3,5)

PASCOLO 99,75 5BOSCHI/FORESTE

……… ……….. ………… LAGO

Aree artificiali …………………

TOT. 1995 100 %

Tabella 2. Tipologie Corine Land Cover V livello presenti all’esterno SIC Pertusillo (considerando un buffer di circa …………. Km):

Tipologia Stima ettari

1.5.2. DESCRIZIONE DELLE AREE E DELLE TECNICHE AGRICOLE E ZOOTECNICHE

Le aree agricole ricadenti nel SIC Lago Pertusillo sono caratterizzate da terreni molto frazionati per la proprietà. Complessivamente il numero di aziende all’interno del SIC è di 34. Tuttavia, è bene precisare che di queste 34 solamente 5 possono essere considerate “aziende”. Le altre 29, infatti, costituiscono perlopiù piccoli “nuclei produttivi” (con modeste strutture, organizzazione e attività). E’ in espansione il fenomeno dell’abbandono della campagna: sono molto frequenti prati ex coltivi, dove le aziende zootecniche ricadenti nelle aree limitrofe il SIC, tendono ad aggregare al pascolo. Complessivamente le coltivazioni sia erbacee che arboree presenti all’interno del SIC hanno una

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intensità media, generalmente con una influenza di tipo neutro (dovuta a compensazioni ambientali: elementi significativi di continuità ecologica, policoltura, fertilizzazione mista ecc.) o positiva (conversione al biologico, fertilizzazione organica, ecotipi minori ecc.). Si ritiene tuttavia che su alcune parti del SIC le coltivazioni possano determinare una influenza di tipo negativo ai fini di Rete Natura 2000 (monocoltura, diserbo chimico, fertilizzazione minerale, sfalcio primaverile ecc.) di cui si darà ragione nei successivi paragrafi. Per quanto riguarda invece le attività zootecniche (allevamenti e pascolo nel loro insieme) esse presentano una modesta consistenza (stalle e loro dimensioni, tracce degli animali, condizioni dei manti erbosi, animali effettivamente incontrati e avvistati, notizie rilasciate dai pastori ecc.) ed una intensità che, complessivamente, può ritenersi di bassa entità e non determinante una influenza significativa. Più specificatamente, nella porzione del SIC ricadente nell’agro del Comune di Grumento Nova, si è potuto constatare la presenza diffusa di piccole e medie aziende a conduzione e proprietà familiare perlopiù di tipo misto e di tipo convenzionale che però nel loro insieme costituiscono una presenza significativa. Tali aziende presentano solitamente diverse strutture aziendali (case, capannoni, stalle, recinzioni ecc.), una policoltura sia arborea (vite, fico, castagno, noci, noccioli, nettarine ecc.) che erbacea (grano duro , orzo, loietto, erba medica, piccoli orti ecc.) unita all’allevamento perlopiù ovino (soprattutto agnelli da carne Gentile di Puglia). Ma anche caprino e, a volte, equino (cavalli avelignesi) sebbene in numero esiguo. Le zone frequentate dagli animali al pascolo mostrano un basso grado di utilizzazione del cotico erboso ed un basso grado di calpestio. Anche nelle zone in riva al lago. Per questa porzione del SIC (rientrante nel Sistema di Terre D2 – Pianure Alluvionali) la tecnica agricola dominante è di tipo convenzionale, costituita da diversi passaggi. Consiste, infatti, nel reimpiegare il letame proveniente dall’allevamento zootecnico per effettuare una letamazione di fine estate a cui far seguire una aratura profonda a circa 60 cm di profondità, una frangizzolatura, una fresatura, la semina e, a volte, anche una rullatura. Nei campi di erba medica vengono eseguiti 4 sfalci a partire dalla seconda metà di maggio. Per le altre colture (grano, orzo ecc.) si effettua l’intero processo di fienagione (mietitura, ranghiatura, voltafieno e imballatura). L’intero e tipico processo agronomico può ritenersi una buona pratica agricola sebbene è da segnalare il fatto che alcuni agricoltori provvedino alla bruciatura controllata delle stoppie dopo l’imballatura. Esistono margini di miglioramento: diminuire la profondità di aratura, diminuire il numero di lavorazioni preparatorie al letto di semina, interrare i residui colturali, favorire l’avvicendamento colturale. Generalmente, le aziende si trovano ben inserite nel contesto ambientale presentando sia al loro interno che nelle zone immediatamente circostanti significativi elementi di continuità ecologica (perlopiù fasce boscate di olmi campestri e roverelle, siepi di rovi e alberi singoli perlopiù di roverella, anche monumentali). Significativa la presenza di ruderi abbandonati (perlopiù lungo le strade circostanti gli scavi archeologici) che possono costituire siti rifugio per rapaci, chirotteri, rettili, micromammiferi ecc.; Da tenere particolarmente presente: pratica del diserbo chimico di pre-emergenza effettuato in diversi campi di grano duro. A tal proposito sono stati rinvenuti, georeferenziati e fotografati 4 flaconi di diserbante con prodotto a base di trifluralin, lungo il bordo di uno campo di grano (vedasi le allegate schede agronomiche con foto, come prova di quanto si afferma). Circa la viticoltura è da segnalare che dei Comuni interessati dal SIC Lago Pertusillo il Comune di Grumento Nova è coinvolto nella produzione di Vini DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri” (Rosso, Rosso Riserva, Rosato) ricavati principalmente da uve Merlot, Cabernet Sauvignon e Malvasia di Basilicata. Nella porzione del SIC ricadente nell’agro del Comune di Spinoso, si è potuto constatare anche qui la presenza di attività agricole e zootecniche dalle caratteristiche (qualitative e quantitative) del tutto simili a quelle riportate per l’agro di Grumento Nova, anche dal punto di vista ambientale. Tuttavia, in questa porzione del SIC si è potuto constatare, nei campi più prossimi al lago, una maggiore presenza di orticoltura (fagioli tra cui quelli IGP di “Sarconi”, peperoni, patate, pomodori,

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melanzane, zucchine ecc.). Orticoltura a volte irrigua e fertilizzata con letame, nonché una presenza diffusa e significativa sia di sfalcio (primaverile), sia di incolti (con accentuati fenomeni di rinaturalizzazione). Circa l’orticoltura, riguardo ai fagioli IGP di Sarconi è bene segnalare la tipica tecnica di coltivazione “a terra” (anziché con l’ausilio di tutori). Dal punto di vista dell’agro-biodiversità è utile evidenziare la grande varietà dei fagioli coltivati: oltre 20 ecotipi locali con portamento nano o rampicante per baccelli freschi e granella secca. Le varietà più diffuse sono le seguenti: fasuli risi, tovagliedde, rampicanti, verdolini, russi, ciuoti o regina, napulitano vasciu e napulitano àvut’, tabacchino, munachedda, San Michele, mureseddu.Altra differenza riguarda la parte del SIC ricadente sempre nel Comune di Spinoso ma rientrante questa volta nel Sistema di Terre A2 – Rilievi Montani Interni. Qui, infatti, le aziende sono più di tipo cerealicolo-zootecnico. La loro pratica agricola è spesso di tipo conservativo senza aratura: letamazione primaverile, solo una frangizzollatura di fine estate su sodo e secondo le linee di livello, la semina ed una rullatura. Anche nella porzione del SIC ricadente nel Comune di Montemmurro valgono le stesse caratteristiche quali-quantitative dell’attività agricola e zootecnica precedentemente riportate. Da tenere presente la presenza di una azienda agricola in conversione al biologico (vedi le allegate schede agronomiche con foto). Per quanto riguarda le zone circostanti il SIC (N.B. : ricomprese interamente nella ZPS) si è potuto constatare una attività agricola e zootecnica del tutto simile a quella interna al SIC sebbene le intensità degli sfalci primaverili e degli allevamenti zootecnici sia maggiore. Infine, preme mettere in evidenza che, seppur limitate, alcune porzioni di territorio (in parte ricadenti nel SIC, in parte esterne al SIC) rientrano nelle Zone Vulnerabili ai Nitrati. Altre informazioni sull’attività agricola e zootecnica del SIC e dell’area territoriale in cui ricade il SIC sono presenti nelle successive sezioni 1.6 “Caratterizzazione paesaggistica”, 1.9 “Caratterizzazione Socio-Economica” e 2.5.6 “Indicatori agro-zootecnici”.

1.5.3. DESCRIZIONE DELLE AREE FORESTALI

COZZI1.5.4 CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE AGRICOLE RISPETTO AGLI HABITAT ED ALLE SPECIE DELLA DIR. 92/43/CEE E CONSIDERAZIONI SULL’IMPATTO DELLE TIPOLOGIE E DELLE PRATICHE DI GESTIONE AGRO-FORESTALE.

Trattandosi di un sito a dominanza di lago con Habitat: 3150 - Laghi eutrofici naturali: vegetazione: Magnopotamion o Hydrocharition e con la presenza di altri due Habitat quali il 3280 - Fiumi Mediterranei a flusso permanente con il paspalo-Agristidion e con filari ripari di Salix e Populus alba e il 91MO - Foreste Pannonico-Balcaniche di quercia di cerro- quercia sessile, possiamo individuare in modo schematico e preliminare, gli Indicatori, le possibili Minacce e le indicazioni per la Gestione notando il coinvolgimento anche degli aspetti agronomici e zootecnici:- Indicatori + : flora lungo le sponde, macrocrostacei, insetti reofili riparali, salmonidi, gobidi, uccelli, lontra.- possibili Minacce: immissione reflui, inquinamento falda, eutrofizzazione, specie alloctone, taglio vegetazione ripariale, calpestio zone retrodunali, canalizzazioni sponde, agricoltura intensiva e allevamenti.

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- Indicazioni per la Gestione: monitoraggio quali-quantitativo (flora, acque, fauna ecc.) ed eventuali e conseguenti provvedimenti; regolamentazione traffico veicolare e pedonale nelle zone a rischio di compattazione del suolo; tecniche agronomiche opportune (soprattutto in merito alle lavorazioni del suolo e alla fertilizzazione).

Altre informazioni sull’attività agricola e zootecnica e sul sistema forestale del SIC e dell’area territoriale in cui ricade il SIC sono presenti nelle successive sezioni 1.6 “Caratterizzazione paesaggistica”, 1.9 “Caratterizzazione Socio-Economica”, 2.5.5 “Indicatori forestali”, 2.5.6 “Indicatori agro-zootecnici”.

CARTOGRAFIE:C12. Carta dell’uso del suolo in scala 1:10.000 (con legenda Corine Land Cover V livello);C13. Carta di sovrapposizione tra la Carta dell’uso del suolo e la Carta degli habitat in scala 1:10.000

1.6 CARATTERIZZAZIONE PAESAGGISTICA L 'area territoriale omogenea in cui ricadono i SIC è collocata nella parte corrispondente al segmento centrale dell'Appennino meridionale; si estende a nord nella valle dell'Agri, dall'altezza di Spinoso, dove lo sbarramento di Pietra del Pertusillo forma un invaso artificiale, ai pinnacoli della Murgia di Sant'Oronzo, mentre a sud ricomprende il rilievo del monte Raparo (m.1764),nella parte centrale, estendendosi a sud est verso il Pollino, e a sud ovest nel lagonegrese con il massiccio del Sirino - Papa (m.1907 e m.2005).Questa “regione naturale” per sua conformazione ha costituito storicamente il ruolo di connessione tra le diverse parti, che tuttora è leggibile dal sistema complesso di relazioni createsi nel tempo attraverso la rete di percorrenze, il sorgere di centri abitati, oltre che di attività produttive diversificate.L'intero territorio dell'ATO 13, infatti, si pone come nodo centrale del sistema appenninico lucano e costituisce anche il nodo di connessione tra questo e il sistema costiero Jonico, attraverso il corridoio naturale della Val D’Agri. Anche sotto l’aspetto ecologico, l’area in cui ricadono i SIC rappresenta un corridoio di connessione tra ambienti naturali diversi, da quello appenninico ricco di boschi, a quello collinare prevalentemente agricolo, fino ad arrivare a quello costiero. Alla varietà e alla ricchezza dei paesaggi corrisponde una notevole presenza di risorse storico architettoniche, archeologiche oltre che enogastronomiche che rappresentano una potenzialità di sviluppo ancora tutta da valorizzare.

Il primo Sic d’interesse compreso nell’ATO 13 è quello denominato “Lago de Pertusillo” (codice IT 9210143), caratterizzato dalla presenza dell'invaso artificiale, da cui prende il nome, che occupa circa un terzo di tutta l'area.Si trova a 532 metri di altitudine sul livello del mare ed ha una capienza massima di 155 milioni di metri cubi d'acqua. La diga è nata nei pressi della località "Pietra del Pertusillo", così chiamata poiché il fiume, in quella zona, passava fra due rocce come se vi fosse un pertugio.Realizzato negli anni sessanta per consentire, con lo sbarramento del fiume Agri, la produzione di energia elettrica e l'approvvigionamento d'acqua, oggi sembra perfettamente inserito nell'ecosistema.

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Le condizioni climatiche e termoigrometriche del sito hanno, infatti, consentito nel corso di pochi decenni la completa naturalizzazione dell'invaso, che ha acquisito nel tempo connotati ambientali e naturalistici di elevato pregio.La presenza del grande specchio d'acqua,diventa la componente paesaggistica dominante, con qualità paesaggistiche tipiche dei luoghi lacustri, rese ancora più suggestive nei tratti boscati che scendono fino alle sponde del lago.

I tratti geomorfologici e paesaggistici che caratterizzano tutta l’area assumono caratteri propri, esaltati dal diverso uso del suolo.Il territorio compreso nella parte più a nord del Sic è prevalentemente pianeggiante, con quote tra 0 e 750m, con un uso del suolo tipicamente agricolo.Il paesaggio agrario assume in questo ambito caratteri fortemente influenzati dalla presenza delle aree boscate, un tempo molto più estese, che circondano l'invaso e che in formazioni a macchie interrompono la continuità dei coltivi, prevalentemente seminativi ed ortivi.Gli elementi arborei puntuali e isolati, spesso imponenti querce, punteggiano i campi arati, così come le numerose masserie e case rurali. In questo contesto agrario, che conserva sostanzialmente integri i propri caratteri identitari, le tipologie rurali originarie subiscono le più marcate alterazioni, dovute alla meccanizzazione dell'agricoltura e al mutamento delle tecniche colturali e di allevamento, che comportano la costruzione di nuovi capannoni, depositi e stalle spesso realizzati con le comuni tecniche della prefabbricazione e che costituiscono elementi incongrui rispetto all'assetto paesaggistico consolidato. Nella parte più a sud dove si attestano i comuni di Sarconi, Spinoso, San Martino d’Agri e Montemurro il Sic del Pertusillo comprende i rilievi collinari e montani tra i 300 i 1000m con un uso del suolo a prevalenza di boschi, pascoli, aree agricole a seminativi e oliveti.

Il paesaggio dai tratti dolci e arrotondati si può ammirare percorrendo la S.S. 598 “Fondo Valle dell’Agri “ che costeggia il lago su un intero versante, e costituisce un scenario ancora più suggestivo dai panoramici paesi che lo circondano. Tra i paesi che gravitano intorno alla Diga è da visitare Grumento Nova, fondata dai profughi della vicina Grumentum, dopo un'incursione saracena. Nella parte antica del borgo vi sono portali e cappelle seicentesche, mentre, a pochi chilometri, si ergono maestosi i resti dell'antica colonia romana di Grumentum. A pochi chilometri sorge Spinoso, centro urbano ricco di chiese, palazzi e portali, che offre un bellissimo panorama del Lago Pertusillo grazie al Belvedere di Piazza Plebiscito. Sul versante orientale, adagiato su un colle che domina la valle c’è Montemurro, antico borgo dipendente da Grumentum, circondato da vigneti e oliveti. Completa questo suggestivo scenario l’ imponente Monte di Viggiano che domina il paesaggio con i suoi versanti ora pietrosi e brulli, ora densamente boscati. Polo di riferimento visuale, esso costituisce anche un importante riferimento culturale e religioso per la presenza del centro abitato di Viggiano e di uno dei Santuari più importanti di tutta la regione, meta di un pellegrinaggio annuale che coinvolge tutte le comunità della valle,nel quale rivivono tradizioni popolari e riti contadini legati alla ciclicità delle stagioni.

Sempre nel territorio di Viggiano, lungo il fondo valle, la continuità del paesaggio agrario è bruscamente interrotta dalla vasta area occupata dagli impianti del “Centro Oli” destinato al trattamento e al convogliamento degli idrocarburi estratti dai pozzi aperti lungo la dorsale montuosa.

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La presenza del centro oli dell'Eni, , rappresenta sicuramente un elemento di grande impatto, soprattutto per i rischi ambientali che potrebbe comportare, e che quindi richiede un’attenzione particolare per evitare fenomeni di inquinamento e degrado dell'ecosistema dell’intera area.

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1.6.1. IDENTIFICAZIONE DELLE COMPONENTI DEL PAESAGGIO

Nel progetto preliminare di rete ecologica “Sistema ecologico funzionale territoriale” sono stati individuati degli indicatori di tipologie ambientali messi poi a confronto con le problematiche di matrice antropica.Sono stati quindi individuati ambiti unitari ed omogenei per morfologia, pedologia e uso del suolo denominati, “sistemi di terre”.E’ stata calcolata la superficie di ogni comune e l’estensione di ogni sistema di terre per poi definire quanti e quali ricadono in ogni comune.Si riporta di seguito un estratto della tabella dei Sistemi di terre per i soli comuni dell’ATO 13.

COMUNI IN FUNZIONE DEI SISTEMI DI TERREComune A1 A2 A3 A4 B1 C1 C2 C3 D1 D2

ALIANO 0.01 44.43 38.26 17.30ARMENTO 44.79 47.26 3.75 4.20

CALVERA 90.83 9.17CARBONE 20.16 38.09 39.46 2.29

CASTELSARACENO 81.67 13.86 3.71 0.76CASTRONUOVO S.A. 97.66 2.34

GALLICCHIO 94.46 5.54GRUMANTO NOVA 31.24 65.83

LAGONEGRO 64.57 19.58 15.25LAURIA 43.48 17.89 1.94 35.28

MISSANELLO 86.35 13.65MOLITERNO 56.83 39.69 2.93

MONTEMURRO 29.59 51.42 17.02NEMOLI 18.74 25.57 55.69RIVELLO 38.70 3.34 57.16

ROCCANOVA 94.21 3.21 2.58SAN CHIRICO R. 13.21 43.04 38.67 5.08

SAN MARTINO D'A. 5.41 72.68 19.19 2.72SANT'ARCANGELO 32.76 16.18 36.88 14.18

SARCONI 20.95 50.47 28.57SPINOSO 21.74 64.11 12.09

TEANA 98.89 1.11VIGGIANO 34.81 36.64 28.55

A1 Area montana - A2 Rilievi montani interni - A3 Rilievi montani interni a morfologia ondulata A4 Rilievi tirrenici - B1 Complesso vulcanico Vulture - C1 Colline sabbioso conglomeratiche occidentali C2 Colline sabbioso conglomeratiche orientali - C3 Colline argillose - D1 Terrazzi marini D2 Pianure alluvionali - D3 Pianure costiere

Da tale tabella si evince che nell’ambito della ZPS Appennino Lucano-Val d’Agri sono presenti in maggioranza quattro sistemi di terre:

A1 Area montana – il sistema di terre dell’alta montagna comprende i versanti alti ed i pianori dei rilievi montuosi dagli 800 m. in su, dove l’uso del suolo prevalente è quello di boschi, pascoli e in minor percentuale di aree agricole a seminativo. Le aziende presentano una struttura di tipo privato a conduzione familiare.I SIC compresi nella ZPS Appennino Lucano-Val d’Agri denominati Monte Sirino (cod. sito IT9210200) e Monte Raparo (cod. sito IT9210195) ricadono in questo sistema di terre.

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A2 Rilievi montani interni- il sistema di terre dei rilievi montani interni comprende i rilievi collinari e montani tra i 300 i 1000m con un uso del suolo a prevalenza di boschi, pascoli, aree agricole a seminativi e oliveti. Le aziende sono a conduzione familiare in cui spesso si svolge anche attività zootecnica.All’interno della ZPS questo sistema di terre è prevalentemente presente nel SIC del lago del Pertusillo (cod. sito IT9210143), nella parte più a sud dove si attestano i comuni di Sarconi, Spinoso, San Martino d’Agri e Montemurro, oltre che nei comuni di San Chirico Raparo e Viggiano.

C1 Colline sabbioso conglomeratiche occidentali - il sistema di terre delle colline sabbioso conglomeratiche occidentali comprende i rilievi collinari compresi tra i 200 e 1100m con un uso del suolo frammentato con alternanza di aree a bosco e pascolo ed aree agricole a seminativi, oliveti e vigneti. Le aziende sono a conduzione familiare.Tale sistema di terre interessa le zone poste ai margini est e sud est dela ZPS, ricomprendendo i comuni di Armento, Gallicchio, Missanello, Aliano, Sant’Arcangelo, Roccanova, Castronuovo di Sant’Andrea, Calvera, Teana e Carbone. In esso è inoltre compreso il SIC Murgia di S.Oronzo (cod. sito IT9210220) che risulta parzialmente perimetrato nell’ambito della ZPS.

D2 Pianure alluvionali– il sistema di terre delle pianure alluvionali comprende territori con quote comprese tra 0 e 750m con un uso del suolo tipicamente agricolo a seminativi, colture arboree specializzate e colture orticole di pregio.Le aziende sono circa 300 a conduzione familiare.In questo sistema di terre ricade prevalentemente il SIC del lago del Pertusillo ricomprendendo il solo comune di Grumento Nova.

Da un’analisi degli habitat di interesse comunitario presenti nei diversi sistemi di terre si riscontra che nell’A1 ci sono i più alti tassi di diversificazione, mentre i rilievi montani interni, le colline sabbiose occidentali e le pianure alluvionali hanno una limitata diversificazione per i fenomeni di antropizzazione presenti.In particolare, rispetto ai SIC presenti nella ZPS Appennino Lucano – Val d’Agri (Lago Pertusillo - Monte Raparo – Monte Sirino) gli habitat individuati sono similari per i due massicci montuosi (faggete degli appennini di texus e ilex, praterie) mentre per il lago Pertusillo si è individuato l’habitat dei laghi eutrofici con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition.

In questo scenario generale il Sic Lago del Pertusillo risulta caratterizzato da due: A2 Rilievi montani interni e D2 Pianure alluvionali .La loro distribuzione areale risulta ben definita e diversificata nell’ambito del territorio sotteso dal SIC. In particolare la porzione nord occidentale del SIC, dominata dal sistema di terre D2, è caratterizzata da morfologie dolci e regolari e dalla presenza della zona di immissione del fiume Agri nell’invaso artificiale. Lungo le rive del lago prevalgono le superfici boscate. Proseguendo verso l’agro del comune di Sarconi, Spinoso, fino a San Martino d’Agri, si passa a sistema di terre A2 con paesaggi eminentemente agricoli in cui prevalgono le coltivazioni erbacee, alternate da zone boschive, fino ad arrivare allo sbarramento della diga.Sul versante opposto, nella porzione orientale del SIC, il territorio è caratterizzato da un paesaggio montano dove si trovano ampie zone boscate, a volte solcate da profondi fossi in cui scorre il sistema idrologico minore che confluisce nell’Agri, alternate a zone di pascolo e coltivo.

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E’ presente anche qui l’ insediamento sparso, se pur in minore percentuale rispetto all’altra sponda del lago, organizzato con un sistema di comunicazione capillare che confluisce essenzialmente sulla strada S.S.598.L’unico centro abitato è quello di Montemurro adagiato su di un pianoro a dominare tutta la valle.

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1.6 CARATTERIZZAZIONE PAESAGGISTICA L 'area territoriale omogenea in cui ricadono i SIC è collocata nella parte corrispondente al segmento centrale dell'Appennino meridionale; si estende a nord nella valle dell'Agri, dall'altezza di Spinoso, dove lo sbarramento di Pietra del Pertusillo forma un invaso artificiale, ai pinnacoli della Murgia di Sant'Oronzo, mentre a sud ricomprende il rilievo del monte Raparo (m.1764),nella parte centrale, estendendosi a sud est verso il Pollino, e a sud ovest nel lagonegrese con il massiccio del Sirino - Papa (m.1907 e m.2005).Questa “regione naturale” per sua conformazione ha costituito storicamente il ruolo di connessione tra le diverse parti, che tuttora è leggibile dal sistema complesso di relazioni createsi nel tempo attraverso la rete di percorrenze, il sorgere di centri abitati, oltre che di attività produttive diversificate.L'intero territorio dell'ATO 13, infatti, si pone come nodo centrale del sistema appenninico lucano e costituisce anche il nodo di connessione tra questo e il sistema costiero Jonico, attraverso il corridoio naturale della Val D’Agri. Anche sotto l’aspetto ecologico, l’area in cui ricadono i SIC rappresenta un corridoio di connessione tra ambienti naturali diversi, da quello appenninico ricco di boschi, a quello collinare prevalentemente agricolo, fino ad arrivare a quello costiero. Alla varietà e alla ricchezza dei paesaggi corrisponde una notevole presenza di risorse storico architettoniche, archeologiche oltre che enogastronomiche che rappresentano una potenzialità di sviluppo ancora tutta da valorizzare.

Il primo Sic d’interesse compreso nell’ATO 13 è quello denominato “Lago de Pertusillo” (codice IT 9210143), caratterizzato dalla presenza dell'invaso artificiale, da cui prende il nome, che occupa circa un terzo di tutta l'area.Si trova a 532 metri di altitudine sul livello del mare ed ha una capienza massima di 155 milioni di metri cubi d'acqua. La diga è nata nei pressi della località "Pietra del Pertusillo", così chiamata poiché il fiume, in quella zona, passava fra due rocce come se vi fosse un pertugio.Realizzato negli anni sessanta per consentire, con lo sbarramento del fiume Agri, la produzione di energia elettrica e l'approvvigionamento d'acqua, oggi sembra perfettamente inserito nell'ecosistema.Le condizioni climatiche e termoigrometriche del sito hanno, infatti, consentito nel corso di pochi decenni la completa naturalizzazione dell'invaso, che ha acquisito nel tempo connotati ambientali e naturalistici di elevato pregio.La presenza del grande specchio d'acqua,diventa la componente paesaggistica dominante, con qualità paesaggistiche tipiche dei luoghi lacustri, rese ancora più suggestive nei tratti boscati che scendono fino alle sponde del lago.

I tratti geomorfologici e paesaggistici che caratterizzano tutta l’area assumono caratteri propri, esaltati dal diverso uso del suolo.Il territorio compreso nella parte più a nord del Sic è prevalentemente pianeggiante, con quote tra 0 e 750m, con un uso del suolo tipicamente agricolo.Il paesaggio agrario assume in questo ambito caratteri fortemente influenzati dalla presenza delle aree boscate, un tempo molto più estese, che circondano l'invaso e che in formazioni a macchie interrompono la continuità dei coltivi, prevalentemente seminativi ed ortivi.Gli elementi arborei puntuali e isolati, spesso imponenti querce, punteggiano i campi arati, così

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come le numerose masserie e case rurali. In questo contesto agrario, che conserva sostanzialmente integri i propri caratteri identitari, le tipologie rurali originarie subiscono le più marcate alterazioni, dovute alla meccanizzazione dell'agricoltura e al mutamento delle tecniche colturali e di allevamento, che comportano la costruzione di nuovi capannoni, depositi e stalle spesso realizzati con le comuni tecniche della prefabbricazione e che costituiscono elementi incongrui rispetto all'assetto paesaggistico consolidato. Nella parte più a sud dove si attestano i comuni di Sarconi, Spinoso, San Martino d’Agri e Montemurro il Sic del Pertusillo comprende i rilievi collinari e montani tra i 300 i 1000m con un uso del suolo a prevalenza di boschi, pascoli, aree agricole a seminativi e oliveti.

Il paesaggio dai tratti dolci e arrotondati si può ammirare percorrendo la S.S. 598 “Fondo Valle dell’Agri “ che costeggia il lago su un intero versante, e costituisce un scenario ancora più suggestivo dai panoramici paesi che lo circondano. Tra i paesi che gravitano intorno alla Diga è da visitare Grumento Nova, fondata dai profughi della vicina Grumentum, dopo un'incursione saracena. Nella parte antica del borgo vi sono portali e cappelle seicentesche, mentre, a pochi chilometri, si ergono maestosi i resti dell'antica colonia romana di Grumentum. A pochi chilometri sorge Spinoso, centro urbano ricco di chiese, palazzi e portali, che offre un bellissimo panorama del Lago Pertusillo grazie al Belvedere di Piazza Plebiscito. Sul versante orientale, adagiato su un colle che domina la valle c’è Montemurro, antico borgo dipendente da Grumentum, circondato da vigneti e oliveti. Completa questo suggestivo scenario l’ imponente Monte di Viggiano che domina il paesaggio con i suoi versanti ora pietrosi e brulli, ora densamente boscati. Polo di riferimento visuale, esso costituisce anche un importante riferimento culturale e religioso per la presenza del centro abitato di Viggiano e di uno dei Santuari più importanti di tutta la regione, meta di un pellegrinaggio annuale che coinvolge tutte le comunità della valle,nel quale rivivono tradizioni popolari e riti contadini legati alla ciclicità delle stagioni.

Sempre nel territorio di Viggiano, lungo il fondo valle, la continuità del paesaggio agrario è bruscamente interrotta dalla vasta area occupata dagli impianti del “Centro Oli” destinato al trattamento e al convogliamento degli idrocarburi estratti dai pozzi aperti lungo la dorsale montuosa.La presenza del centro oli dell'Eni, , rappresenta sicuramente un elemento di grande impatto, soprattutto per i rischi ambientali che potrebbe comportare, e che quindi richiede un’attenzione particolare per evitare fenomeni di inquinamento e degrado dell'ecosistema dell’intera area.

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1.6.1. IDENTIFICAZIONE DELLE COMPONENTI DEL PAESAGGIO

Nel progetto preliminare di rete ecologica “Sistema ecologico funzionale territoriale” sono stati individuati degli indicatori di tipologie ambientali messi poi a confronto con le problematiche di matrice antropica.Sono stati quindi individuati ambiti unitari ed omogenei per morfologia, pedologia e uso del suolo denominati, “sistemi di terre”.E’ stata calcolata la superficie di ogni comune e l’estensione di ogni sistema di terre per poi definire quanti e quali ricadono in ogni comune.Si riporta di seguito un estratto della tabella dei Sistemi di terre per i soli comuni dell’ATO 13.

COMUNI IN FUNZIONE DEI SISTEMI DI TERREComune A1 A2 A3 A4 B1 C1 C2 C3 D1 D2

ALIANO 0.01 44.43 38.26 17.30ARMENTO 44.79 47.26 3.75 4.20

CALVERA 90.83 9.17CARBONE 20.16 38.09 39.46 2.29

CASTELSARACENO 81.67 13.86 3.71 0.76CASTRONUOVO S.A. 97.66 2.34

GALLICCHIO 94.46 5.54GRUMANTO NOVA 31.24 65.83

LAGONEGRO 64.57 19.58 15.25LAURIA 43.48 17.89 1.94 35.28

MISSANELLO 86.35 13.65MOLITERNO 56.83 39.69 2.93

MONTEMURRO 29.59 51.42 17.02NEMOLI 18.74 25.57 55.69RIVELLO 38.70 3.34 57.16

ROCCANOVA 94.21 3.21 2.58SAN CHIRICO R. 13.21 43.04 38.67 5.08

SAN MARTINO D'A. 5.41 72.68 19.19 2.72SANT'ARCANGELO 32.76 16.18 36.88 14.18

SARCONI 20.95 50.47 28.57SPINOSO 21.74 64.11 12.09

TEANA 98.89 1.11VIGGIANO 34.81 36.64 28.55

A1 Area montana - A2 Rilievi montani interni - A3 Rilievi montani interni a morfologia ondulata A4 Rilievi tirrenici - B1 Complesso vulcanico Vulture - C1 Colline sabbioso conglomeratiche occidentali C2 Colline sabbioso conglomeratiche orientali - C3 Colline argillose - D1 Terrazzi marini D2 Pianure alluvionali - D3 Pianure costiere

Da tale tabella si evince che nell’ambito della ZPS Appennino Lucano-Val d’Agri sono presenti in maggioranza quattro sistemi di terre:

A1 Area montana – il sistema di terre dell’alta montagna comprende i versanti alti ed i pianori dei rilievi montuosi dagli 800 m. in su, dove l’uso del suolo prevalente è quello di boschi, pascoli e in minor percentuale di aree agricole a seminativo. Le aziende presentano una struttura di tipo privato a conduzione familiare.I SIC compresi nella ZPS Appennino Lucano-Val d’Agri denominati Monte Sirino (cod. sito IT9210200) e Monte Raparo (cod. sito IT9210195) ricadono in questo sistema di terre.

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A2 Rilievi montani interni- il sistema di terre dei rilievi montani interni comprende i rilievi collinari e montani tra i 300 i 1000m con un uso del suolo a prevalenza di boschi, pascoli, aree agricole a seminativi e oliveti. Le aziende sono a conduzione familiare in cui spesso si svolge anche attività zootecnica.All’interno della ZPS questo sistema di terre è prevalentemente presente nel SIC del lago del Pertusillo (cod. sito IT9210143), nella parte più a sud dove si attestano i comuni di Sarconi, Spinoso, San Martino d’Agri e Montemurro, oltre che nei comuni di San Chirico Raparo e Viggiano.

C1 Colline sabbioso conglomeratiche occidentali - il sistema di terre delle colline sabbioso conglomeratiche occidentali comprende i rilievi collinari compresi tra i 200 e 1100m con un uso del suolo frammentato con alternanza di aree a bosco e pascolo ed aree agricole a seminativi, oliveti e vigneti. Le aziende sono a conduzione familiare.Tale sistema di terre interessa le zone poste ai margini est e sud est dela ZPS, ricomprendendo i comuni di Armento, Gallicchio, Missanello, Aliano, Sant’Arcangelo, Roccanova, Castronuovo di Sant’Andrea, Calvera, Teana e Carbone. In esso è inoltre compreso il SIC Murgia di S.Oronzo (cod. sito IT9210220) che risulta parzialmente perimetrato nell’ambito della ZPS.

D2 Pianure alluvionali– il sistema di terre delle pianure alluvionali comprende territori con quote comprese tra 0 e 750m con un uso del suolo tipicamente agricolo a seminativi, colture arboree specializzate e colture orticole di pregio.Le aziende sono circa 300 a conduzione familiare.In questo sistema di terre ricade prevalentemente il SIC del lago del Pertusillo ricomprendendo il solo comune di Grumento Nova.

Da un’analisi degli habitat di interesse comunitario presenti nei diversi sistemi di terre si riscontra che nell’A1 ci sono i più alti tassi di diversificazione, mentre i rilievi montani interni, le colline sabbiose occidentali e le pianure alluvionali hanno una limitata diversificazione per i fenomeni di antropizzazione presenti.In particolare, rispetto ai SIC presenti nella ZPS Appennino Lucano – Val d’Agri (Lago Pertusillo - Monte Raparo – Monte Sirino) gli habitat individuati sono similari per i due massicci montuosi (faggete degli appennini di texus e ilex, praterie) mentre per il lago Pertusillo si è individuato l’habitat dei laghi eutrofici con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition.

In questo scenario generale il Sic Lago del Pertusillo risulta caratterizzato da due: A2 Rilievi montani interni e D2 Pianure alluvionali .La loro distribuzione areale risulta ben definita e diversificata nell’ambito del territorio sotteso dal SIC. In particolare la porzione nord occidentale del SIC, dominata dal sistema di terre D2, è caratterizzata da morfologie dolci e regolari e dalla presenza della zona di immissione del fiume Agri nell’invaso artificiale. Lungo le rive del lago prevalgono le superfici boscate. Proseguendo verso l’agro del comune di Sarconi, Spinoso, fino a San Martino d’Agri, si passa a sistema di terre A2 con paesaggi eminentemente agricoli in cui prevalgono le coltivazioni erbacee, alternate da zone boschive, fino ad arrivare allo sbarramento della diga.Sul versante opposto, nella porzione orientale del SIC, il territorio è caratterizzato da un paesaggio montano dove si trovano ampie zone boscate, a volte solcate da profondi fossi in cui scorre il sistema idrologico minore che confluisce nell’Agri, alternate a zone di pascolo e coltivo.

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E’ presente anche qui l’ insediamento sparso, se pur in minore percentuale rispetto all’altra sponda del lago, organizzato con un sistema di comunicazione capillare che confluisce essenzialmente sulla strada S.S.598.L’unico centro abitato è quello di Montemurro adagiato su di un pianoro a dominare tutta la valle.

1.6.2. INTERAZIONI TRA LUOGHI E UNITÀ AMBIENTALI

Morfologicamente l'Ato 13 è caratterizzato dalla valle fluviale dell'Agri, dai versanti collinari di media acclività, a volte incisi da fiumi secondari e dai rilievi arrotondati più interni, tra cui si inseriscono i rilievi rocciosi e calcarei del Monte Raparo, al centro dell'area, e del Sirino verso il Tirreno.A questi diversità fisiche dei luoghi corrispondono diversi usi del suolo che determinano una struttura produttiva e insediativa con punti di debolezza.La morfologia complessa dei luoghi ha sicuramente condizionato il processo di antropizzazione, strettamente legato alle diverse vie di percorrenza, che a seconda se di crinale o controcrinale o di fondovalle, hanno di fatto determinato anche la morfologia insediativa .Attualmente le vie di comunicazioni più agevoli sono quelle di fondo valle a scorrimento veloce che collegano le zone più a nord della regione con quelle a sud, sul versante jonico, a cui si intersecano le più antiche strade di controcrinale che mettono in comunicazione fra loro i vari centri abitati e le diverse valli.La struttura insediativa presenta punti di debolezza dovuti ad una scarsa qualità delle relazioni interne, a carenze della rete stradale e ad una pressione antropica modesta, minacciata da rilevanti flussi migratori in uscita e progressiva senilizzazione della popolazione presente.La densità demografica è relativamente bassa, con la presenza di piccoli centri abitati per lo più aggrappati alle pendici dei monti, adagiati su pianori o sul fondo valle, in cui le attività produttive prevalenti sono ancora legate all'agricoltura, all'allevamento e alla pastorizia.Attualmente la struttura produttiva è frammentata in piccole e piccolissime unità, concentrate in settori tradizionali (edilizia e relativo indotto, artigianato tradizionale) e nell'agricoltura, che costituisce la vera vocazione economica del territorio.L 'agricoltura e la zootecnia, infatti, possono contare su produzioni di alta qualità (Fagioli IGP di Sarconi, Vini DOC Terre dell’Alta Val D’Agri, Canestrato di Moliterno IGP ecc.) che, opportunamente valorizzate, possono rappresentare opportunità di sviluppo competitivo per le aziende agricole locali.Gli indicatori socio-economici del territorio, però, presentano differenze fra i comuni della valle e quelli situati più a monte, nell’entroterra. Quest’ultimi, infatti, risultano area di crisi e di disoccupazione, dove al momento né gli interventi di sostegno economico in agricoltura e nel turismo, né i processi di industrializzazione presenti nell’area industriale di Viggiano hanno risolto questi problemi.

1.6.3. VARIAZIONI DEL PAESAGGIO E TENDENZE EVOLUTIVE DELLE TRASFORMAZIONI TERRITORIALI

L’ambito territoriale dell’ATO 13 ha sostenuto cambiamenti negli ultimi cinquanta anni soprattutto a causa di variazioni economiche, demografiche e produttive.L’area è stata interessata da interventi volti allo sfruttamento dell’acqua e del petrolio; la presenza

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degli invasi artificiali e dei relativi acquedotti che producono acqua per uso potabile e agricolo, nella zona del Pertusillo, seguiti più recentemente dal sorgere dei pozzi petroliferi nella zona di Viggiano, hanno di fatto innescato dinamiche di trasformazione di tutti gli assetti territoriali.Questi fenomeni, infatti, si sono confrontati con un patrimonio naturale e antropico in continua evoluzione, con il conseguente rischio di pressioni ambientali e sociali che potrebbero contrastare con le politiche di valorizzazione di attività ecocompatibili.Soprattutto la presenza di attività estrattive rende il bacino della Val d'Agri, un'area potenzialmente esposta al rischio di inquinamento da idrocarburi. Le attività estrattive possono provocare contaminazione delle acque superficiali e dei sedimenti fluviali, compromissione delle acque sotterranee, inquinamenti atmosferici da polveri ed emissioni gassose e modifiche più o meno sostanziali al paesaggio ed agli habitat.

Altro elemento di forte trasformazione è l’aumento del tessuto urbano a valle e delle case sparse soprattutto lungo gli assi viari, che inevitabilmente comportano l’uso di territorio e di acqua.A questa graduale espansione dell’urbanizzato è corrisposto una riduzione delle aree coltivate che, se non occupate da nuove costruzioni, sono state abbandonate.In quest’ultimo caso queste porzioni di territorio sono state rioccupate dalla vegetazione naturale.Le aree che hanno visto una persistenza stabile se non in aumento sono state proprio quelle boschive che rappresentano una delle maggiori risorse dell’area, in uno con quelle idriche sotterranee e superficiali, contribuendo al mantenimento della biodiversità dell’intero ATO.

1.6.4. RELAZIONE CON LA RETE ECOLOGICA REGIONALE ED INDIVIDUAZIONE DEI CORRIDOI ECOLOGICI PRESENTI E POTENZIALI

Il Parco Nazionale Appennino Lucano val Agri–Lagonegrese, rappresenta un importantissimo tassello nello schema di conservazione e tutela del patrimonio ambientale Italiano ed Europeo. Questo parco mette in comunicazione le altre due aree protette del Parco Nazionale del Cilento e il Parco Nazionale del Pollino, come una sorta di corridoio naturale, assumendo una ruolo eccezionale per la tutela e la salvaguardia della biodiversità del Sud Italia. Questi tre parchi messi insieme, quindi, possono essere considerati idealmente un unico sistema e insieme costituiscono il territorio protetto più grande d’Europa.

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1.7. DESCRIZIONE URBANISTICA E PROGRAMMATICA1.7.1. STRUMENTI NORMATIVI E DI PIANIFICAZIONE DI SETTORE VIGENTI SUL TERRITORIO1.7.2. DESCRIZIONE DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE1.7.3. RAPPORTI CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE REGIONALE1.7.3.1. Piano Paesaggistico Regionale1.7.3.2. Piano di Tutela delle Acque1.7.3.3. Piano per l’Assetto Idrogeologico1.7.4. RAPPORTI CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DEGLI ENTI LOCALI1.7.4.1. Piano Urbanistico Provinciale 1.7.4.2. Piano Regolatore dell’Area di Sviluppo Industriale ...1.7.4.3. Programma di Fabbricazione del Comune di...1.7.4.4. Piano Urbanistico Comunale del Comune di ...1.7.4.5. Programma di Fabbricazione del Comune di ...1.7.4.6. I territori gestiti dall’Ente Foreste 1.7.5. MAPPA CATASTALE O DEFINIZIONE DI MACROZONE DEMANIALI1.7.6. INVENTARIO DEI SOGGETTI AMMINISTRATIVI E GESTIONALI 1.7.7. CENSIMENTO DELLE PROGETTUALITÀ1.7.8. ANALISI DEL PATRIMONIO INSEDIATIVO, DELLE INFRASTRUTTURE E DEI DETRATTORI AMBIENTALI 1.7.9. ANALISI E VALUTAZIONE DI COERENZA DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA 1.7.10. ANALISI E VALUTAZIONE DI COERENZA DEGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE 1.7.11. ANALISI E VALUTAZIONE DI COERENZA DI ALTRI PIANI E REGOLAMENTI VIGENTI CHE INCIDONO SUL TERRITORIO E SULLA CONSERVAZIONE DI SPECIE E HABITAT 1.7.12. REGOLAMENTI1.7.13. NORME SULLA CONDIZIONALITÀ 1.7.14. PIANO DI SVILUPPO RURALE 2007/20131.7.15. PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE FESR 2007-2013

CARTOGRAFIE:C11. Carta dei vincoli in scala 1:10.000;C12. Carta degli strumenti urbanistici e di pianificazione che insistono sul territorio in scala 1:10.000;C14. Carta dei PRG in scala 1:10.000;C15. Carta delle presenze di insediamenti ed infrastrutture in scala 1:10.000.

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1.8. DESCRIZIONE ARCHITETTONICA, ARCHEOLOGICA E CULTURALE

1.8.1. GLI ELEMENTI IDENTITARI DEL PAESAGGIO DELL’AREA VASTA

L’ATO13 dell’Appennino Lucano Val d’Agri è estremamente eterogeneo e quindi caratterizzato da una molteplicità di ambienti diversi che rendono possibile la convivenza di una grande quantità di specie. Gli ambienti più importanti sono indubbiamente quello acquatico e quello montano rappresentati dal fiume Agri e dalle cime più alte come l’imponente Massiccio del Monte Papa – Sirino, con i suoi 2005 m, e come il monte Raparo (1761 m.) che rappresenta insieme alle Murge di Sant’Oronzo, uno dei guardiani di questa parte della valle dell’Agri.Sostanzialmente collinare è invece la sezione centro-orientale, caratterizzata dalla presenza di suggestivi calanchi.La valle dell’Agri, come dice il nome stesso, è attraversata da uno dei più importanti fiumi della Lucania, il fiume Agri, con i suoi paesaggi più suggestivi.L'Agri, al contrario di altri fiumi lucani, presenta un corso regolare non soggetto a piene improvvise. Forse questa sua qualità è all'origine del nome: Agri viene infatti collegato all'aggettivo "akìros" che significa "lento e tardo, senza moto". È il più intatto dei paesaggi, in una terra caratterizzata dalla scarsa presenza umana, tra le meno popolate d'Italia (40 abitanti per kmq) e forse anche per questo si è conservato ancora integro.

I centri abitati sono collocati sulla sommità delle colline, poste lungo il corso del fiume Agri, e sui versanti dei rilievi montuosi.La popolazione dell’area ammonta a circa 60.000 abitanti, distribuiti in 23 comuni:Aliano, Armento, Calvera, Carbone, Castelsaraceno,Castronuovo Sant’Andrea, Gallicchio, Grumento Nova, Lagonegro, Lauria, Missanello, Moliterno, Montemurro, Nemoli, Rivello, Roccanova, S.Chirico Raparo, San Martino d’Agri, SantArcangelo, Sarconi, Spinoso, Teana e Viggiano.

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1.8.2. LE TRADIZIONI POPOLARI DELL’AREA VASTA QUALI PERCORSI CULTURALI

Tutta l’area di riferimento è fortemente legata alla devozione per la Madonna Nera, statua lignea della Vergine con Bambino del XIII sec., protettrice della Basilicata. Tra le diverse tradizioni popolari della zona la Festa della Madonna di Viggiano, è quella più nota non sono in Italia ma anche all’estero.La statua viene spostata la prima domenica di maggio e portata in processione al Santuario del Sacro Monte(1725 m. s.l.m), a 12 chilometri dal paese da percorrere a piedi in segno di devozione, e poi riportata in paese la prima domenica di settembre. Questo avvenimento richiama moltissimi fedeli che vengono in pellegrinaggio, anche dalle regioni limitrofe, e che approfittano, inoltre, dello splendido scenario per trascorrere una giornata nel verde lussureggiante dei boschi di Viggiano. Il pellegrinaggio al Monte, con la sua fatica ed insieme con la sua suggestione, costituisce senz'altro la forma di culto più praticata e significativa.

La festa principale di Grumento, invece, è dedicata alla Madonna di Monserrato: la tradizione voleva che la statua della Madonna fosse portata sul monte il martedì successivo alla Domenica in Albis (la domenica dopo Pasqua), e fatta ritornare in paese l'ultima domenica del mese di agosto.Attualmente si preferisce salire sul monte il sabato, trascorrere qui la notte, e scendere in paese la mattina seguente, con una solenne processione che vede la partecipazione di tutta la popolazione.Alla Domenica in Albis si tiene la festa della Madonna Grumentina. Presso il santuario che sorge fuori Grumento, tra il torrente Grumentino e l'Agri ha luogo una fiera da sempre richiamo anche per gli abitanti degli altri centri della Val d'Agri. Il culto della Madonna di Grumentino ebbe inizio nel 1739. quando le si attribuì la fine di una funesta epidemia.

Anche a Moliterno le feste sono di carattere prevalentemente religioso, ma la partecipazione popolare che le caratterizza ne fa degli appuntamenti vivaci e suggestivi. La manifestazione più importante è quella celebrata in onore della Madonna del Vetere, che si svolge in due tempi: la prima domenica di maggio la statua della Vergine viene trasferita nella cappella rurale sul Monte

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Venere, con una processione che ha il sapore di una allegra gita fuori porta. Qui la pregevole statua resta tino all'8 settembre, data in cui viene riportata solennemente nella parrocchiale in un clima di genuina festa popolare. Si tratta di una manifestazione che affonda le sue origini in tempi remoti, testimoniata da documenti medievali e collegata ai ritmi dell'agricoltura e della transumanza. Un tempo la statua della Vergine veniva conservata nell'antica chiesa della Mater Domini situata ai piedi del castello medievale. Molto seguiti sono poi i riti della Settimana Santa, con la processione del Cristo Morto e dell'Addolorata, e le feste di Sant'Antonio (13 giugno) e della Madonna del Carmine (16 luglio). La festa patronale è dedicata a San Domenico e si tiene il 4 agosto con un programma che prevede diverse manifestazioni tra cui la processione per le vie del paese.L'appuntamento più atteso resta quello di agosto, con la Sagra del formaggio pecorino. Questo prodotto, vero vanto dell'arte casearia moliternese, rappresenta una voce importante dell'economia locale ed e ormai conosciuto ed apprezzato in Italia e all'estero, in particolare in America.

A Sarconi sono i grandi falò accesi in onore di San Giuseppe (18 e19 marzo), secondo la tradizione della Val d'Agri, ad inaugurare la stagione delle feste.Intorno ai fuochi, chiamati in dialetto locale "fucaruni", la gente si ritrova in vociami raduni all'insegna dell'allegria.Il 26 maggio si tiene la processione in onore della Madonna di Montauro.Anche a Sarconi non ci si discosta dal consueto modello di questa cerimonia. In primavera la statua della Madonna viene trasportala in corteo ad una cappella rupestre sul monte Serra.La tradizione vuole che nel primo tratto di strada la statua sia sorretta dagli uomini, mentre nella parte finale la fatica, ma anche il privilegio, del trasporto siano affidati alle donne.La stagione estiva a Sarconi offre un ricco elenco di appuntamenti.Le manifestazioni dell'Agosto Sarconese - comprendenti serate danzanti, giochi all'aperto, tornei di calcetto e tennis - fanno da contorno al "Raduno di musica popolare". Inaugurata nel 1989, l'iniziativa raduna ogni anno i suonatori degli strumenti più tradizionali della cultura popolare lucana. Il suono acuto della ciaramella si mischia a quello della fisarmonica e della zampogna, e ogni angolo di Sarconi diventa così un piccolo teatro nel quale le esibizioni dei suonatori trascinano il pubblico alla danza.Il 15 settembre il "ritorno" della statua della Madonna dal monte Serra è salutato da due giorni di festa, ai quali assicurano la loro presenza molti sarconesi emigrati.I due giorni precedenti la festa si celebra il prodotto più celebre di Sarconi: il fagiolo. Usare il singolare è però riduttivo. In effetti a Sarconi si producono diverse ed apprezzate qualità di questo legume: Monachelle, tovaglielle, tabacchini, ciuoti, cannellini, taylor's, borlotti.

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La sagra del fagiolo presenta momenti seri, dedicati al dibattito su tutti gli aspetti di questa coltura, ed altri più "ghiotti". E il caso della grande fagiolata all'aperto, nella quale si possono degustare i fagioli e altri prodotti tipici locali, come formaggi, miele e frutta.

1.8.3. DESCRIZIONE DEI VALORI ARCHEOLOGICI, ARCHITETTONICI E CULTURALI

l paesaggio creato dall’invaso artificiale del Pertusillo, che costituisce la parte iniziale dell’Alta Val D’agri è molto suggestivo, con boschi che scendono fino alle sponde del lago.Quest’ultimo costituisce un scenario singolare anche dai panoramici paesi che lo circondano come Spinoso, Grumento Nova, Montemurro, Viggiano e Moliterno. A pochi chilometri dalla diga sorge Spinoso, centro urbano ricco di chiese, palazzi e portali, offre un bellissimo panorama grazie al Belvedere di Piazza Plebiscito sull'incantevole paesaggio del Lago Pertusillo. Tra i paesi che gravitano intorno alla Diga è da visitare Grumento Nova, fondata dai profughi della vicina Grumentum, dopo un'incursione saracena. Nella parte antica del borgo vi sono portali e cappelle seicentesche, mentre, a pochi chilometri, si ergono maestosi i resti dell'antica colonia romana diGrumentum. Città e sito militarmente strategico, collegata con Venusia ed Eraclea, ebbe periodo di massimo splendore tra il III e II sec. a.C. e durante l'età augustea. Proprio in questi luoghi si svolsero sanguinosi scontri tra Romani e Cartaginesi e in particolare la clamorosa sconfitta di Annibale nel 207 a.C.. Le rovine coprono un'estensione di circa un chilometro e racchiudono i resti di un abitato con relativo foro, teatro ed edifici con mosaici. Nei pressi della zona archeologica è collocato il Museo Nazionale dell'Alta Valle D'Agri dove sono esposti numerosi reperti storici. Moliterno, cosi come la maggior parte dei paesi della Val D'Agri, è stato originato dalla distruzione di Grumentum, fu fortezza normanna e si sviluppò intorno al castello, trasformato in palazzo e più volte ristrutturato. Da vedere è la Chiesa Matrice dell'Assunta con cupola eretta da Ignazio de Jullis allievo di Vanvitelli e numerosi palazzi. Da Moliterno è possibile fare escursioni nella Pineta del Seggio e alla Sorgente Fabbricata che scorre in una gola scavata nel calcare formando strati di alabastro con forme insolite. Su un colle che domina la valle e la Diga, circondato da vigneti e oliveti, si distende Montemurro, antico borgo dipendente da Grumentum. Qui vi nacque Leonardo Sinisgalli, illustre poeta del Novecento, che è sepolto nel cimitero di Montemurro, per espresso suo desiderio, e la casa della sua infanzia è stata trasformata in Museo Civico. Completa questo suggestivo scenario Viggiano con le sue tradizioni legate alla musica e alla devozione per la Madonna Nera. Gli artigiani di Viggiano hanno, infatti, portato e fatto conoscere in tutto il mondo la propria arte di abili costruttori di violini e arpe, strumenti questi che compaiono negli stemmi in pietra dei portali del paese, simbolo di un'antica tradizione. Viggiano, inoltre, è fortemente legata alla devozione per la Madonna Nera, statua lignea della Vergine con Bambino del XIII sec., protettrice della Basilicata. La statua viene spostata la prima domenica di maggio e portata in processione al Santuario del Sacro Monte, a 12 chilometri dal paese da percorrere a piedi in segno di devozione, e poi riportata in paese la prima domenica di settembre. Questo avvenimento richiama moltissimi fedeli che vengono in pellegrinaggio, anche dalle regioni limitrofe, e che approfittano, inoltre, dello splendido scenario per trascorrere una giornata nel verde lussureggiante dei boschi di Viggiano. In inverno, invece, le cime innevate intorno a Viggiano ne fanno un luogo ideale per chi pratica gli sport invernali.

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GRUMENTO NOVA

Km da Potenza: 59 Km da Matera: 113Altitudine: mt 771 slmAbitanti: 1836 (Grumentini) Comune della provincia di Potenza

Grumento è uno dei più importanti centri storici della Lucania, noto sin dalla II Guerra Punica.Dopo la distruzione del paese di Grumentum da parte dei Saraceni nel 973, gli abitanti si stanziarono nelle zone circostanti la valle del fiume Agri dove fondarono il borgo di Grumento Nova. Dopo la dominazione normanna passò agli Svevi. Nel 1870 venne acquistata dalla famiglia Giliberti che vi edificò il Castello, di cui oggi non restano che pochi ruderi.Nella storia romana, Grumentum è ricordata nella guerra contro Annibale e nella guerra "Sociale" nel 90 a.C.Interessanti manufatti architettonici religiosi sono la Chiesa Madre di Sant'Antonio, dell'ottocento con facciata in stile neoclassico e campanile a vela, e la Chiesa del Rosario, del 1860 con cupola sostenuta da quattro colonne, nel cui interno sono conservati affascinanti mosaici.La Cappella di Santa Maria della Pietà, situata all’interno del cinquecentesco palazzo Danio, conserva al suo interno una statua di pietra riproducente la pietà di Michelangelo e sulla facciata principale si trova un rosone raffigurante la Madonna, che il popolo chiamava“Delle Sette Spade”.Il Santuario della Madonna Del Grumentino sorge a circa tre chilometri dall'area archeologica dell'antica città romana di Grumentum. Nel 1739 Niccolò Ramaglia, storico locale, riferisce di una grave epidemia scoppiata nel paese, causa di molte morti. Ma ad una santa monaca del monastero carmelitano di S. Giovanni Battista esistente nel paese, la Vergine avrebbe rivelato che, se nell’antica cappella di Grumentino fosse stato ripristinato l’antico culto caduto in oblio, il popolo di Saponara sarebbe stato liberato da quel flagello. Si dette così inizio alla ricostruzione della cappella, e l’epidemia ebbe fine. Oggetto del culto è una statua in pietra dipinta da un ignoto autore meridionale e si festeggia la prima domenica in Albis con un pellegrinaggio.La Cappella Giliberti costruita nel XIII sec. per volere dei Conti Sanseverino nei pressi del loro palazzo, appena fuori della porta di Corte, fu distrutta dal terremoto del 1857. Nel 1860, come indica la scritta sulla porta, venne ricostruita da Andrea Giliberti.L'interno presenta due ambienti, l'aula e la sagrestia, divisi dall'altare su cui si venera un'immagine dellaMadonnadiPompei.La copertura è realizzata con una cupola alla cui sommità è collocata una pregevole lanterna sorretta da quattro colonne nervate.La chiesa di S. Caterina d’Alessandria recentemente restaurata è stata adibita a Museo Ecclesiale con un’ esposizione di arte sacra. Sulla facciata esterna si possono ammirare la testa in pietra di S.Biagio e una meridiana. Il Convento Francescano Dei Cappuccini, fondato nel 1555, come risulta da una lapide, situata a destra dell’altare maggiore, si trova in posizione sud est rispetto al centro abitato. Il convento fu edificato su una preesistente chiesa dedicata a i Santi Giacomo e Filippo Apostoli. Sede di una ricchissima biblioteca, nel 1734 divenne capofila di una delle tre custodie monastiche della Basilicata, quella delle “Marine”. Nel 1737, la biblioteca si arricchì di preziosissimi testi donati

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dall’arciprete archeologo Carlo Danio. Attualmente circa duemila di questi antichi volumi, salvati dal disastroso terremoto del 1857, sono conservati presso la biblioteca nazionale “Carlo Danio” del comune di Grumento Nova.

Sono presenti anche palazzi residenziali di valore architettonico, come il Palazzo Giliberti, il Palazzo Caputi e il Palazzo Danio, oltre che masserie e casolari.

A poca distanza dall'abitato è possibile ammirare il Parco archeologico di Grumentum, con resti di diversi edifici ed un museo.

Museo archeologico della Val d'AgriIl museo riunisce le testimonianze dei diversi insediamenti succedutisi nella zona dall'età preistorica, dando particolare risalto all'antica colonia romana di Grumentum, fondata nel 133 a.C. Nel museo sono esposti i resti di grandi mammiferi vissuti nel Pleistocene nella Val d'Agri, oltre alle ceramiche appenniniche di Moliterno e Paterno.Nella sezione "Preromana" sono esposti frammenti ceramici del periodo neolitico, materiali risalenti all'età del ferro e all'età arcaica, testimonianze del passaggio dal classicismo all'ellenismo.

La sezione "Romana" documenta i diversi aspetti della città di Grumentum: le attività produttive, commerciali e l'esercizio del culto. Di rilievo, tra i reperti di età romana, una testa raffigurante Livia, moglie di Augusto. Nelle immediate vicinanze si può visitare il parco archeologico dove sono stati portati alla luce i principali monumenti della città.

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MONTEMURRO

Km da Potenza: 64Km da Matera: 107Altitudine: mt 723 slmAbitanti: 1567 (Montemurresi)Comune della provincia di Potenza

Le origini del paese risalgono alla distruzione di Grumentum, quando i profughi di questa città cercarono riparo nel territorio della Val d'Agri. Il nome sembra aver avuto origine da "Castrum Montis Murri", trasformato successivamente in Montemurro.Nel medioevo il paese, dapprima sede di una comunità basiliana appartenne a diverse famiglie nobiliari.Nel 1907 una frana colpì il paese e costrinse molti abitanti ad emigrare.Molto interessanti, nella parte alta del paese, sono la Chiesa e il Convento Francescano di Sant'antonio (1635).All'interno del convento si ammirano vari affreschi riproducenti episodi della vita di Sant'Antonio e di San Francesco.Nella chiesa sono conservati una cornice lignea con tela datata 1666, un quadro del 1700 raffigurante la Natività ed una Pietà del 1800.Il paese di Montemurro è noto per aver dato i natali al poeta Leonardo Sinisgalli.Il territorio è circondato da suggestivi boschi dove nel periodo autunnale si possono raccogliere castagne e varie specie di funghi.

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SARCONI

Km da Potenza: 63Km da Matera: 113Altitudine: mt 636 slmAbitanti: 1349 (Sarconesi)Comune della provincia di Potenza

Il suo passato è legato al centro di Grumentum, di cui secondo alcuni studiosi sarebbe stato un sobborgo.Nel territorio sono stati trovati parecchi reperti archeologici, in particolare resti di sepolture appartenenti probabilmente a soldati romani e cartaginesi che si scontrarono nel 215 a.C. in una violenta battaglia.Nel centro storico del paese sono da vedere gli antichi palazzi con portali in pietra e balconi in ferro battuto.Interessante è la chiesa di Santa Maria Assunta, costruita agli inizi del 1900 in sostituzione di quella rinascimentale distrutta dal terremoto del 1857.Sarconi è circondato da una fiorente vegetazione e presso il bosco Farnie, caratterizzato da piante ad alto fusto, vi è la suggestiva fontana "Amelina", meta di molti turisti nel periodo estivo.Caratteristica importantissima dell'economia del paese è la coltivazione di fagioli di cui esistono diverse ed apprezzate qualità.Infatti nel periodo estivo si tiene la sagra del fagiolo durante la quale si possono gustare anche altri prodotti locali come miele e formaggi.

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SPINOSO

Km da Potenza: 67Km da Matera: 104Altitudine: mt 645 slmAbitanti:1769 (Spinosesi)Comune della provincia di Potenza

L'abitato di Spinoso come tutti i paesi della zona trae le sue origini dalla distruzione di Grumentum (tra il IX e il X sec). Gli scampati al disastro trovarono riparo alle pendici del Monte Raparo, dove già precedentemente si erano trasferiti alcuni pastori e contadini originari di Carro Nuovo, antichissimo borgo rurale.E' qui che le due comunità si fusero dando origine al primitivo villaggio, che prese il nome di Spinoso.Dal XII sec. passò attraverso la dominazione di diversi signori fino a quella dei marchesi Spinelli.Le vie del paese sono ricche di palazzi del 1700 e 1800 con portali in pietra.Tra i più belli: Palazzo Caltieri, Palazzo De Risi, Palazzo Ranone, Palazzo Romano e Palazzo Spolidoro.Degna di interesse artistico è la Chiesa di Santa Maria Assunta costruita nel 1593.

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VIGGIANO

Km da Potenza: 46Km da Matera: 114Altitudine: mt 1023 slmAbitanti: 3200 (Viggianesi)Comune della provincia di Potenza

Situato in posizione dominante la valle del fiume Agri, il paese fu abitato da monaci basiliani ed in seguito fortificato dai Longobardi.Tra il XVII e XVIII sec. Viggiano fu tra i paesi lucani più in vista per l'artigianato del legno, in particolare per la costruzione di arpe e di altri strumenti musicali.Nello stesso periodo si diffuse la fama del Viggianese "Musicante", infatti arpisti e violinisti girovagavano per i paesi non solo d'Italia ma anche di Francia, Germania, Inghilterra e America.Nel paese è possibile ammirare i resti del castello feudale, mentre per le vie dell'abitato sono situate antiche fontane ed interessanti palazzi con portali decorati da bassorilievi rappresentanti arpe e violini.Molto bella è la Basilica di Santa Maria del Deposito, nel cui interno è conservata la statua lignea della Madonna Nera, che la prima domenica di maggio viene portata in processione al Santuario del Sacro Monte distante 12 chilometri. La struttura conserva molte sculture lignee, una tela ottocentesca con S. Cecilia (protettrice dei musicanti) e, sul lato destro del transetto, un dipinto del '600 con l’Immacolata. Il soffitto è a formelle dipinte del XIX secLa Chiesa di San Sebastiano, del XVII secolo. Al suo interno un polittico seicentesco con cinque tele attribuite a Carlo Sellitto. Alla sommità dell’abitato si trovano due torri e parte delle mura del Castello medioevale.Nei pressi, in località Sant'Angelo, vi sono la Chiesa di Sant'Antonio, del 1542 e l’annesso Convento di S. Maria di Gesù, costruito per l’Ordine Francescano nel 1478 e trasformato nel XIX sec. in convitto.Nella chiesa, ad aula unica con volta a botte, si possono ammirare un coro ligneo del '600 e un dipinto su tela di Francesco Guma da Pignola, del 1626. 

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1.8.4. INDIVIDUAZIONE DI AREE ARCHEOLOGICHE

AREA ARCHEOLOGICA DI GRUMENTUM Poco distante da Grumento Nova si può visitare il Parco archeologico di Grumentum; i ruderi della vecchia città si trovano su una collinetta fra il torrente Sciaura e il fiume Agri. L'impianto urbanistico della città era molto semplice, con tre strade principali e una serie di stradine che intersecavano le vie principali. L'antica città era circondata da una cinta muraria lunga tre chilometri con sei porte.Dei resti della Grumentum romana restano tre complessi monumentali. Il primo è costituito da un teatro dell'età augustea, da due tempietti di età imperiale e da una domus patrizia, la "casa dei mosaici".Il secondo complesso corrisponde all'area del Foro antico; sul lato nord sorge il cosiddetto "Capitolium" e sul lato sud il presunto "Cesareo". Altri edifici pubblici sorgevano sul lato ovest e il restante perimetro era circondato da portici. Il terzo complesso è costituito dai resti dell'anfiteatro, costruito nel I secolo a.C. e modificato in età imperiale.

AREA ARCHEOLOGICA DI VIGGIANO Il rinvenimento di una capanna di notevoli dimensioni, il cui perimetro è definito da buche per pali con numerose zeppe in pietra, in località Porcili di Viggiano dimostra la presenza di un esteso insediamento inquadrabile nelle fasi finali del Neolitico Recente ossia nella seconda metà del IV millennio a.C. A quel periodo si fanno risalite i primi insediamenti stabili costituiti da ampi villaggi di capanne circondati da fossati, tale circostanza è dimostrata da numerose fosse di combustione a pianta rettangolare rinvenute. Un'area sepolcrale, individuata sempre nella località Porcili di Viggiano (a circa 500 m. dalla precedente), si imposta direttamente sul livello neolitico e ha restituito numerose sepolture con oggetti di corredo inquadrabili, ad un'analisi preliminare, agli inizi dell'età del Bronzo. La necropoli si sviluppa in un'area pianeggiante, probabilmente lungo un antico tratturo. Si tratta di una serie di piccoli tumuli costituiti da pietre, che si dispongono a semicerchio intorno ad una sepoltura maschile ricoperta da tumulo di terra. Resti di fattorie sono stati scavati nelle località Serrone di Viggiano, su un'altura posta a controllo di un ampio tratto della valle e di un sistema di tratturi ancora oggi in uso.

Ad un edificio monumentale di età lucana si riferiscono i resti scavati in località Masseria Nigro di Viggiano. Collocata sul versante sinistro della valle del fiume Agri, in posizione simmetrica a quella dell'antico abitato di Grumentum, la struttura si sviluppa su un vasto pianoro delimitato da solchi vallivi e dominante una fitta rete di tratturi di collegamento tra Viggiano e Montemurro e percorsi di attraversamento verso la sponda sinistra del fiume Agri.

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Tra le località La Monaca e Castelluccio è stata rinvenuta una necropoli, le cui prime fasi di uso si collocano nel corso del secondo quarto del IV secolo a.C.; in essa si sono trovate un centinaio di sepolture a fossa semplice, a cassa di tegole, con copertura piana o a tetto a doppio spiovente in tegole piane e coppi.

Al periodo romano tardo-imperiale risalgono i resti di parte del quartiere residenziale di una grande villa databile tra III e IV secolo a.C., individuata in località Maiorano di Viggiano, a circa 800 m. di altitudine, presso una importante strada che collegava la valle dell'Agri alla Basilicata interna. Si tratta, in particolare, di una struttura rettangolare con abside al centro del lato lungo orientale. Un ambiente scoperto, in asse con l'abside e dotato di fontana centrale, funge da raccordo tra i due ambienti meridionali e i due settentrionali. Tutti gli ambienti si aprono su uno stretto e lungo portico. La particolare ricchezza delle decorazioni e la planimetria della struttura inducono a ritenere che si debba trattare di una coenatio di una residenza di notevole livello architettonico.

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1.8.5. INDIVIDUAZIONE DEI BENI ARCHITETTONICI ED ARCHEOLOGICI SOTTOPOSTI A TUTELA1.8.6. COERENZA CON GLI OBIETTIVI DEL D. LGS. 42/04. CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO 1.8.7. LA CULTURA INTANGIBILELa Conferenza Generale dell'UNESCO, nel corso della sua 32° sessione, ha approvato a Parigi nel 2003 la "Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale". Nella convenzione, nell'articolo 2, viene fornita la seguente definizione di Patrimonio culturale immateriale:“Si intendono per “patrimonio culturale immateriale” pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati ad essi – che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale. Tale patrimonio culturale intangibile, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi interessati in conformità al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di identità e continuità, promuovendo così il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana" La definizione di questo patrimonio culturale immateriale si manifesta attraverso cinque ambiti dell’attività umana:1. tradizioni e espressioni orali, incluso il linguaggio, intesi come veicolo del patrimonio

culturale intangibile;2. arti dello spettacolo;3. pratiche sociali, riti e feste;4. conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo;5. artigianato tradizionale.

Per ciascuno dei vari ambiti delle tradizioni orali e immateriali, l’Unesco propone programmi specifici di salvaguardia, incoraggia i Paesi Membri ad adottare appropriate misure legali, tecniche, amministrative e finanziarie affinché si istituiscano dei dipartimenti per la documentazione del loro patrimonio culturale immateriale e affinché quest’ultimo venga reso più accessibile.L’UNESCO incoraggia altresì la partecipazione degli artisti tradizionali e dei creatori locali ad identificare e rivitalizzare il patrimonio immateriale, incoraggiando altresì gli enti pubblici, le associazioni non governative e le comunità locali a identificare, a salvaguardare e a promuovere tale patrimonio.Secondo questa convenzione,il Patrimonio Culturale Immateriale o Intangibile è costituito dalle prassi, le rappresentazioni le conoscenze come pure gli strumenti gli oggetti i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi,che le comunità,i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale.

Nell’ambito dell’Ato 13 la cultura immateriale, custodita e tramandata dalla popolazione,che da millenni vive, frequenta ed interagisce con questi luoghi, costituisce una grande risorsa che va riconosciuta, rivalutata e in vario modo tutelata.In tutta l’area vasta sono presenti già iniziative per la salvaguardia, la trasmissione del patrimonio immateriale o per la sua rivitalizzazione nei contesti in cui esso rischia di estinguersi.

Attori principali di questo progetto sono le Associazioni, i cultori della materia e i portatori di tradizione.

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1.8.7.1. Usi e costumi

LE RICCHEZZE DELLA CUCINATerritorio particolarmente ricco di prodotti enogastronomici, la cucina della Val d’Agri ha la sua punta di diamante nei primi piatti, costituiti per lo più da pasta fresca lavorata a mano accompagnata con le verdure, i funghi in stagione o il tartufo. Con i fagioli di Sarconi si preparano diverse zuppe, spesso arricchite dalle numerose erbe spontanee primaverili. Tra i secondi dominano le carni di maiale, di Podolica e degli agnelli merinizzati. Piatto tradizionale delle festività pasquali è invece il capretto, cotto in forno a fuoco lentissimo, insaporito con patate e pancetta e bagnato col vino della zona.

Il vino della Val D’agriL’altitudine a cui sono posti i vigneti (dai 600 ai 700 m s.l.m.) riesce a mitigare il caldo di queste colline meridionali e assolate, creando così un ideale microclima che assicura fortissime escursioni termiche già nel mese di agosto e fino alla loro completa maturazione, tra la metà e la fine di ottobre. Grazie a questa situazione favorevole e alla composizione dei terreni, ricchi di sabbia e argilla, i vini prodotti in Val d’Agri, a Denominazione di Origine Controllata dal 2003, si distinguono soprattutto per quanto riguarda le coltivazioni biologiche. Per l’uvaggio sono stati scelti i vitigni Merlot al 50% e Cabernet Sauvignon al 30%, lasciando la possibilità di personalizzare il vino con un 20% di altre varietà autoctone. Il “Rosato” dello stesso vino ha una percentuale di uva bianca detta Malvasia di Basilicata.

Prodotti caseariPastorizia e allevamento sono radicati nella cultura di questa valle dove si sono affermati alcuni formaggi tra i più apprezzati dell’intera Penisola, come il Canestrato di Moliterno e il Caciocavallo Podolico. Il Canestrato è un formaggio prodotto soprattutto tra aprile e settembre con latte di pecora e capra, allevate in prevalenza a pascolo brado. A rendere unico questo formaggio è la sua lavorazione. La pressatura della cagliata è eseguita a mano all’interno dei canestri, localmente chiamati fuscelle, fino a compattarla. Dopo circa un mese dalla messa in forma inizia la stagionatura che si protrae per circa due mesi, durante i quali è consentito trattare il formaggio solo con olio d’oliva e con acqua di fuliggine. Si ottiene così un formaggio a pasta dura uniforme, di colore giallo più o meno intenso, che al palato risulta dolce e delicato a inizio stagionatura per poi evolversi verso un sapore più accentuato e piccante. Il Caciocavallo Podolico, che si trova anche in altre zone del sud Italia, è prodotto da latte di mucca Podolica di qualità eccellente e ricco di grassi e proteine. Il suo nome fornisce già alcuni indizi sulla lavorazione: durante la stagionatura le forme vengono appese, legate a coppia, a cavallo di un sostegno, per un periodo di tempo che può variare dai sei mesi ai due anni per i campioni più saporiti. Di forma ovoidale, con appendice strozzata chiusa all’apice, ha una crosta sottile, liscia, di colore bianco alabastro, mentre la pasta è friabile o scagliosa a seconda della stagionatura. Il sapore è dolce per le forme più giovani, mentre acquisisce il piccante con il trascorrere del tempo. Altri importanti formaggi sono la scamorza, a pasta filata,

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dal sapore gradevole, più deciso degli altri campioni prodotti nel sud Italia e il cacioricotta, prodotto con latte di capra, dal sapore tendente al piccante e gradevolmente acidulo.

Fagioli e PeperoniColtivati nel fondovalle, in terreni alluvionali, permeabili per costituzione e poco calcarei, i fagioli di Sarconi sono diffusi in alcuni ecotipi derivanti in prevalenza dalle varietà borlotto nano e cannellino. Tra le caratteristiche principali spiccano la tenerezza, la digeribilità, la rapidità nella cottura, evidente soprattutto per quanto riguarda il prodotto secco, e la particolare sapidità, conferita dalla qualità dei terreni e delle acque ricche di sali minerali. Anche il peperone di Senise rappresenta un pregiato ecotipo locale, di colore verde o rosso e di sapore dolce. È ottimo mangiato fritto oppure può essere essiccato per essere ridotto in polvere utilizzata come condimento dei primi piatti, di salumi e formaggi. In tutta la Val d’Agri è poi diffusa la coltivazione di mele, mentre nella zona di Montemurro alcuni frantoi secolari testimoniano una cultura dell’olio che oggi continua nell’extravergine di oliva.

ARTIGIANATONel territorio della valle sono presenti molti e attivi artigiani. A Viggiano si producono zampogne e ciaramelle, strumenti musicali caratteristici del patrimonio culturale lucano, e per i quali si impiegano pelli di capra e legno di bosso tornito a mano. Il più noto costruttore di questi strumenti musicali è stato, negli ultimi tempi, Giuseppe Belviso, che dal 1982 ha collaborato anche con il Centro Studi sul suono e la danza popolare di Firenze.L’arte della lavorazione del legno si esprime nella musica a Viggiano, terra di grandi costruttori d’arpe, per la grande e nobile tradizione dei suoi arpisti girovaghi. Molto rilevante dal punto di vista culturale è la tradizione musicale legata ai musicisti girovaghi del '700 e poi evolutasi nella grande scuola flautistica che fa capo a Leonardo De Lorenzo, ed all'arte della costruzione e della concertistica delle arpe. Ancora oggi l'azienda leader mondiale nella costruzione delle arpe, la Salviharps, appartiene ad una storica famiglia viggianese, rappresentata dal titolare, Victor Salvi, concertista e costruttore, e da suo fratello Alberto, grande arpista, per 20 anni al Metropolitan di New York.Negli ultimi tre secoli gli artigiani viggianesi hanno costruito, con talento ed abilità, arpe e violini, strumenti che compaiono negli stemmi in pietra dei portali del paese e nelle stampe d’epoca.

Oggi artigiani del legno sono presenti a Viggiano, San Martino d'Agri e Montemurro. Abbastanza diffusa è anche la lavorazione del ferro battuto.

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In tutta la Val d'Agri si fanno lavori all'uncinetto e ricami. Anche in questi casi ci si richiama ad una tradizione illustre che ha avuto il suo vertice nella grande scuola di ricamo dell'orfanotrofio Bentivenga di San Chirico Raparo.

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1.8.7.2. Eventi

GrumentoFeste Religiose:Madonna di monserrato: il martedì successivo alla Pasqua e l'ultima domenica di Agosto.Madonna della Grumentina: la domenica dopo Pasqua.Sagre :Festa del vino: l'ultimo giovedì di Agosto.Mercati:Il secondo ed il quarto venerdì del mese.Fiere:Il 6 gennaio, 2 febbraio, 25 marzo, il lunedì successivo all'ultima domenoca di agosto; seconda domenica di ottobbre, 7 novembre e 7 dicembre.

MoliternoFeste Religiose:San Domenico : 4 agosto.Madonna del Vetere: 8 settembre.Sagre :Sagre del Formaggio pecorino (Canestrato di Moliterno): mese di agosto.Manifestazioni:Rassegna del Folclore: agostoMercati:Tutti i venerdì del mese.Fiere:Il 13 giugno; 3 agosto; 25 settembre.

MontemurroFeste Religiose:Sant'Antonio Abate : 17 gennaio.San Giorgio: 19 aprile.Sant'Antonio di Padova: 13 giugno.San Rocco : 16 agosto.Sagre :Sagra dell'OlioSagra della BirraSagre delle sagreMercati:Ultimo sabato del mese.Fiere:Il 17 gennaio; 21 aprile; 1 giugno.

SarconiFeste Religiose:S. Antonio: 13 giugno.Madonna di Montauro: 15-16 settembre.Sagre :Sagra del fagiolo: 18-19 agosto.

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Mercati:Il primo e terzo lunedì del mese.Fiere:Il 21 giugno.

SpinosoFeste Religiose:San Giuseppe : 19 marzo.San maria Maddalena : 21 luglio.San Rocco: 18 agosto.Santa Maria dei Termini: mese di settembre.Sagre :Sagre della Patata arrostita: mese di marzo.Sagre della Castagna: mese di novembre.Sagre dei Sapori Perduti: mese di agosto.Mercati:Primo e penultimo martedì del mese.Fiere:Il 21 luglio; 17 agosto; 21 novembre.

ViggianoFeste Religiose:Madonna di Viggiano (Regina e Patrona della Lucania): 1 domenica di maggio; e prima domenica di settembre (quest'ultima festeggiata dall'intera regione).Sagre :Sagra dell'uva: prima domenica di ottobre.Mercati:Primo e terzo giovedì del mese.Fiere:Il 24 gennaio; l'ultimo sabato e domenica di maggio; 10 agosto; 12 settembre; 1 ottobre.

1.8.7.3. Le istituzioni culturali. Le risorse organizzative e intellettuali

All’interno dell’area del Sic del lago del Pertusillo sono diverse le istituzioni culturali.Per quanto riguarda il settore ambientale, esistono dei C.E.A. (Centri di educazione ambientale) che svolgono attività di informazione, divulgazione e sensibilizzazione delle conoscenze sugli endemismi tipici della zona, attraverso visite guidate ed escursioni. Il primo è quello di Viggiano “Museo del lupo”, l’altro è quello di Moliterno “Oasi di bosco Faggeto” a cui si aggiungono e con cui collaborano il circolo territoriale Val d’agri di Legambiente, il WWF Basilicata, il Centro Naturalistico “Nyclatus” di San Martino d’Agri ed altri.

La tradizione culturale e artigianale nei suoi diversi aspetti è rappresentata principalmente dalla presenza di musei tematici come il Museo della Civiltà Contadina a Sarconi con una esposizione permanente di utensili, vasellame e documenti che testimoniano la vita rurale di un tempo, il Museo Delle Tradizioni Locali di Viggiano, in cui sono riprodotti alcuni ambienti di una volta, a Moliterno il Museo del Carbonaio, a Montemurro il Museo dell’Olio e a Grumento il Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri che raccoglie le testimonianze delle ere più remote.

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Sono presenti anche associazioni che promuovono iniziative culturali legate a personaggi importanti dell’area, come la Fondazione Sinisgalli, istituita insieme a Regione, Provincia di Potenza e Fondazione Banco Napoli, che avrà anche un luogo adeguato grazie all’acquisto che il Comune farà della casa di famiglia del poeta-ingegnere, portando a compimento una felice collaborazione con la Regione Basilicata per l’utilizzo di finanziamenti europei. Sarà un intero stabile adibito a sede della Fondazione, laboratorio multimediale e museo sinisgalliano grazie al recupero della sua biblioteca romana e di tutti i mobili, libri e opere conservati nella casa montemurrese dal fratello Vincenzo, giornalista e scrittore, custode di gran parte dei segreti di Leonardo.Degna di nota è l’associazione degli “Gli Amarimai” che ha istituito La Scuola di Arpa Popolare della Val d’Agri sostenuta dal M° Victor Salvi e dalla sua azienda: “Salvi, Maestri liutai italiani”.

Le attività culturali legate soprattutto al turismo, agli eventi e alle manifestazioni sono organizzate dalle sedi della Pro Loco, presenti in tutti i comuni, oltre che da associazioni, consorzi e imprenditori locali.

1.8.7.4. Luoghi e itinerari. Il paesaggio come risorsa culturale

La Valle d'Agri è un'oasi naturale dove prosperano lussureggianti foreste, si estendono bacini lacustri di incantevole bellezza, scorrono fiumi di acqua limpida e si innalzano monti di grande suggestione, ma è anche un luogo ricco di storia e di tradizione. Descritta dal greco Strabone, da sempre percorsa da transumanze e processioni religiose, la Val d’Agri è una terra tutta da scoprire, ricca di santuari, antichi borghi, parchi archeologici e prodotti legati a una millenaria cultura contadina.

SANTUARIO DELLA NATURALa passeggiata che porta alla Montagna Grande di Viggiano comincia dalla splendida cornice di Fontana dei Pastori, che domina l’altipiano della Laura, itinerario di transumanza in cui i pastori insieme alle greggi si accampavano nella solitudine della montagna. Per secoli e secoli una folla di pellegrini, attratti dalla bellezza sovrana del luogo e per vivere una esperienza spirituale, la prima domenica di maggio raggiunge a piedi fra canti e preghiere la vetta del Sacro Monte accompagnando in processione la Madonna Nera. Tutte le genti della Lucania conoscono l’alto sperone roccioso 1725m sul quale sorge la chiesetta rupestre che accoglie durante la stagione estiva la statua bizantina della Madonna Nera. L’asprezza della montagna e l’estensione surreale del panorama regalano suggestioni indimenticabili e molti scrittori hanno celebrato questo luogo e questo paese.

IL PAESAGGIO STORICOFin dall’antichità più remota, la valle è stata un punto di collegamento tra la costa Jonica e il vicino Vallo di Diano. I rapporti etnico-culturali fra le popolazioni di queste tre aree abitate fin dal Neolitico sono testimoniati dai reperti che sono conservati nel Museo Nazionale di Grumentum. La

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città fu fondata nel III secolo a.C., subito dopo il periodo delle guerre tra lucani, popoli italici e romani.L’antica Grumentum, all’incrocio tra la via Herculea che andava da Venosa ad Heraclea e la strada per Nerulum, sulla costa tirrenica determinano una posizione strategica per il controllo del territorio. Oggi le sue vestigia sopravvivono nel Parco Archeologico dove sono ben visibili il Foro, la Basilica, la Fontana Ninfeo, i Templi, un complesso termale, Domus con mosaici e il Teatro, che durante l’estate si anima in una suggestiva rassegna dei Teatri di Pietra. L’’anfiteatro, i cui resti si possono ammirare nel cuore della valle, in primavera prati infiniti di papaveri rivestono di rosso l’anello che scivola sul declivio della collina dinanzi alle vette dei monti Volturino, Montagna Grande di Viggiano, Alpi e Raparo.

OUTDOOR E SPORTBird watching sull’invaso della diga del PertusilloLa diga del cosiddetto Lago di Pietra del Pertusillo venne costruita negli anni ’50 nel territorio di Spinoso, sbarrando il fiume Agri all’altezza della stretta del Pertusillo. L’invaso occupa una superficie di 75 chilometri quadrati con una capacità da 145 a 155 milioni di metri cubi d’acqua.Nonostante l’opera abbia avuto un notevole impatto ambientale, la preservazione ed il rispetto per l’ambiente ha permesso il proliferare nella zona di numerose specie animali anche non comuni, che spesso dimorano nel lago; tra gli animali stanziali ci sono le folaghe, i germani reali, i moriglioni e una gran parte dei rapaci presenti in Italia, mentre nei tratti più isolati del lago è presente anche l’airone cenerino.

Tra le attività realizzabili sul Pertusillo, inoltre, vi sono la pesca sportiva, il canottaggio, il ciclismo e l’escursionismo.La diga è una delle mete preferite dei carpisti. La fauna ittica è caratterizzata dalla presenza di moltissime carpe regine, numerose carpe a specchio, tante trote, diversi black bass, qualche tinca e svariate anguille. Per i più avventurosi c'è lo spinning, anche se da riva è davvero difficile, e per questo ci sono molti che pescano dal belly, infatti, la diga del Pertusillo è stata meta dei raduni IBBF (associazione nazionale di pesca dal belly).

Lungo le sponde, il comune di Spinoso ha realizzato soste di ristoro ubicate in suggestive vallette e dotate di attrezzature quali campi da bocce, barbecues, tavoli ecc.; in c.da Ficarella è stata inaugurata da poco un'oasi di ristoro in una cornice naturale praticamente incontaminata.

Sport InvernaliSulla Montagna Grande di Viggiano si è creata una moderna stazione sciistica con 3 piste per lo sci alpino, comprese tra i 1.400 ed i 1.600 metri di quota. Le piste presentano difficoltà tecniche differenti, permettendo ai più bravi di divertirsi e ai principianti di avvicinarsi a questo sport.Un impianto d’illuminazione permette di sciare anche dopo il calar del sole, inoltre gli appassionati dello sci di fondo possono divertirsi su un anello di 3 km che si snoda tra un suggestivo bosco di faggi. Nei pressi degli impianti di risalita c’è la possibilità di noleggiare sci, caschi, bob e slittini. Le piste da sci della Montagna Grande di Viggiano sono collegate alle piste del Monte Volturino e percorrendo pochi chilometri è possibile sciare sulle belle piste della Ski Area Sellata-Arioso, ampliando le possibilità di svago e divertimento.Se non si ama sciare si possono fare suggestive e tranquille passeggiate anche sulla neve fresca utilizzando le ciaspole che permettono col minimo sforzo di camminare su un copioso manto

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nevoso. In alternativa si possono fare delle belle passeggiate su carrozze trainate da cavalli, un’esperienza veramente unica a contatto con natura selvaggia.

Sport EstiviIn estate Viaggiano diviene un regno di pace e di tranquillità dove poter praticare una molteplicità di sport all’aria aperta. Il trekking ed il nordic walking sono le attività che riscuotono maggior successo, potendo essere praticati da tutti, indistintamente dalla preparazione atletica. Gli itinerari sono variegati e permettono di percorrere semplici sentieri di breve durata, oppure impegnativi trekking alla scoperta delle vette del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese. Alcuni sentieri si possono percorrere anche in sella alla mountain bike o in groppa ad un cavallo, godendosi scorci meravigliosi e facendo attività fisica. Per i più appassionati un certo successo riscuote anche l’arrampicata sportiva.Per ogni attività sportiva è possibile far riferimento alle esperte guide del posto che sono a disposizione per accompagnare i turisti in ogni tipo di escursione.

Sia in inverno che in estate è possibile visitare il Museo del Lupo, dedicato al più accattivante predatore presente in questi luoghi. Si trova nei pressi degli impianti da sci e tra i filmati e le spiegazioni delle esperte guide si potrà conoscere da vicino la vita di un animale che per troppi anni è stato ingiustamente perseguitato.

LE STRADE DEL GUSTOIn Val d’Agri l’ALSIA, in collaborazione con la Comunità Montana, ha intrapreso un intenso programma di promozione dei prodotti tipici lucani. Con l’ideazione di una serie di “filiere” nel settore agroalimentare, proposte con il Circuito dei Prodotti Tipici “Alto Agri”, sono offerti ai consumatori alcuni itinerari attraverso i quali si illustrano le materie prime che porteranno poi al prodotto trasformato, destinato al consumo finale.Questi prodotti, biologici nella maggior parte, sono sottoposti alla certificazione di Organismi autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (AGROQUALITA’ - IS.ME.CERT.) e garantiscono al consumatore l’origine, la tracciabilità, che permette di risalire ai singoli produttori, e la qualità, attraverso il rispetto dei disciplinari di produzione e delle tecniche di trasformazione.

Filiere AttiveFiliera Lattiero-Casearia – Filiera Vino – Filiera dell’Olio Extra-vergine – Filiera orticola – Filiera frutticola per le Mele della Val d’Agri – Filiera dei salumi – Filiera del Pecorino.Le aziende agricole della Val d'Agri che aderiscono alla Filiera dei Prodotti Tipici Alto Agri espongono la tabella che l'ALSIA ha rilasciato loro per segnalare un prodotto tipico controllato.

La Doc Terre Dell'alta Val D'agri è l'espressione di un territorio dove la viticoltura è patrimonio culturale di ogni famiglia del luogo e che oggi viene finalmente riconosciuta e codificata. L'area di produzione, in Alta Val d'Agri, appunto, ricade nel territorio dei Comuni di Viggiano, Moliterno e Grumento con uve Merlot, Cabernet ed un 20 % di altra uva autorizzata per la Basilicata; si consiglia vivamente l'Aglianico.

Formaggio Pecorino Canestrato Di MoliternoIl Canestrato di Moliterno, viene prodotto nel caratteristico centro dell'Alta Val d'Agri, da sempre famoso per la stagionatura dei formaggi. E' un formaggio prodotto stagionalmente con latte di pecore e capre allevate prevalentemente a pascolo brado. La lavorazione del latte acquista una

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connotazione particolare per via della pressatura della cagliata fatta a mano all'interno dei canestri - detti localmente fuscelle - da cui l'appellativo canestrato - fino a compattarla. A pasta dura uniforme, è di colore giallo paglierino (produzione estiva), dal sapore piccante, forte ed aromatico. Si presenta in forma cilindrica e peso tra i 2 ed i 3 Kg, la stagionatura ha una durata di circa otto mesi.Nella stessa zona si può trovare anche il CACIORICOTTA: Formaggio prodotto stagionalmente a livello locale da latte di capra e/o pecora allevate prevalentemente al pascolo. E' ottenuto dalla coagulazione termica di latte intero ad acidita' naturale, addizionato di siero acido naturale; si può anche impiegare caglio in pasta di agnello o di capretto. Formaggio a pasta cruda lavorato manualmente, è sottoposto a stagionatura naturale e salato a secco. E' un prodotto a pasta morbida, uniforme, di colore bianco (2-3 gg ) o a pasta semidura, leggermente occhiata, di colore giallo paglierino (3-4 mesi). Si presenta di forma cilindrica, del peso medio di 1 Kg. E' un formaggio a prevalente sapore sapido (2-3 gg) o piccante (3-4 mesi) utilizzato sia come prodotto da tavola che da grattugia. Una variante famosa del cacioricotta è il CASIEDDU DI MOLITERNO. Viene prodotto con il latte di capra prima della coagulazione, e viene poi aromatizzato con la Nepeta, una pianta che tra l'altro ha proprietà antibatteriche. Il formaggio fresco, di colore bianco e con delicato gusto di erbe aromatiche, è posto in vendita in un involucro di felci legate all'estremità superiore con un rametto di ginestra. IL CASIEDDU è Presidio Slow Food.

Caciocavallo PodolicoNella zona di Viggiano e della Val d’Agri è diffuso l’allevamento della vacca Podolica, una razza rustica, pare originaria dell’Ucraina, introdotta al seguito delle invasioni barbariche, resistente, che si adatta molto bene all’ambiente montano del sud-Italia. D’inverno si adatta molto bene alla vita all’aperto e alle basse temperature e partorisce i vitelli nella neve. Dalla mucca podolica si ottiene un latte dalle superbe qualità organolettiche, molto particolare e di qualità eccellente, ricco di grassi e proteine dall’elevata attitudine alla caseificazione, con il quale si produce il caciocavallo.Questo nome deriva dal fatto che le forme di formaggio vengono appese per la stagionatura, legate a coppia, a cavallo di un sostegno.Il Caciocavallo Podolico di Viggiano si presenta in forma tondeggiante, ha una caratteristica crosta liscia e sottile, che s’ispessisce durante la maturazione. La pasta, morbida ed uniforme, di colore giallo paglierino, dopo appena tre mesi di stagionatura è già ottima da mangiare. Con il passare del tempo la pasta diventa sempre più dura e con strati che si sfogliano. Il sapore che dapprima è dolce, diventa piccante e delicato dopo qualche tempo, caricandosi di tutti gli aromi ed i profumi apportati dalle erbe selvatiche di cui le vacche Podoliche si nutrono al pascolo brado e il formaggio diventa perfetto intorno ai tre anni. La produzione è concentrata principalmente nel periodo primaverile ed estivo quando gli animali sono all’alpeggio e partoriscono i vitelli.Se ben stagionato, il caciocavallo podolico può essere servito come antipasto, con salumi, abbinato ad un rosato di corpo o ad un bianco robusto (Greco di Tufo o Fiano di Avellino) oppure a conclusione del pranzo con un rosso ben strutturato quale il DOC Terre dell’Alta Val d’Agri

Fagioli IGP di SarconiQuesto rinomato prodotto, molto conosciuto in ambito enogastronomico, ha origine nella tradizione della civiltà lucana e viene coltivato nella sua particolare area di origine, situata nell’Alta Val d’Agri, in Basilicata. La sua zona IGP ricade nei comuni di Sarconi, naturalmente, ma anche nei comuni di Grumento, Moliterno, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Montemurro, Paterno, San Martino d'Agri, Viggiano, Tramutola e Spinoso.

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Le sue particolari caratteristiche sono dovute al fatto di venire allevato nei territori della valle, in terreni alluvionali, di fondo valle, fertili, per loro costituzione permeabili e poco calcarei, che, combinate con le tradizionali tecniche di coltivazione, consentono di ottenere un prodotto che, per caratteristiche organolettiche e nutrizionali, è unico ed inconfondibile.Le acque dello Sciaura e degli altri torrenti provenienti dai monti circostanti, con la loro leggerezza e freschezza contribuiscono notevolmente a caratterizzare la naturale bontà dei numerosi ecotipi che vengono allevati nella zona.Le caratteristiche principali che differenziano i fagioli prodotti a Sarconi sono essenzialmente:la tenerezza del prodotto, che li rende particolarmente appetibili e digeribili;la rapidità di cottura, che nel prodotto fresco allo stato ceroso è poco rilevante, mentre diventa evidente e caratterizzante nel prodotto secco;la particolare sapidità conferita dai metodi tradizionali di coltivazione, dal clima, dai terreni, dalle acque, dal rispetto del disciplinare di produzione.

I prodotti del granoE’ ristretta in pochi comprensori del Sud la coltivazione di quello che si può considerare il padre di tutti i grani duri: la varietà Senatore Cappelli, che, quando è utilizzato per preparare i suoi derivati, pane e pasta, riesce a dare sapori e sensazioni di altri tempi. In Basilicata è ancora diffusa l’abitudine di confezionare pasta con altri componenti. Dal farro, originaria farina usata in Mesopotamia e a Roma prima dell’avvento del frumento, mescolato a farina di orzo, di ceci e di fave, con semola di grano duro, si ottiene una pasta molto particolare che ha sapore unico e tradizionale. È reperibile anche come pasta fresca nella zona della Val d’Agri e nel comprensorio sinnico. Molto spesso questa pasta è condita con sughi a base di cinghiale, funghi, tartufi o per la squisita “rafanata” pasta condita con una radice molto rara: il RAFANO.

CARTOGRAFIE:C16. Carta dei beni architettonici e archeologici in scala 1:25.000.

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1.9. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICALa gestione di un’area naturale deve perseguire finalità di conservazione e tutela delle risorse naturali, muovendosi in una prospettiva di sviluppo socio-economico sostenibile dei territori coinvolti. Per questo la redazione di un piano di gestione non può prescindere dall’analisi degli aspetti antropici, intesi come aspetti sociali, economici, culturali, valutandone da una parte le interferenze con le risorse naturali, dall’altra le invarianti e le esigenze che devono essere tenute in considerazione nella gestione e negli usi del territorio.Nell'ATO di riferimento è importante analizzare l’evoluzione dell’uso del territorio con le trasformazioni da una destinazione “naturale” del suolo, ad una agricola, fino a quella del tutto antropizzata dei tessuti urbani e delle reti infrastrutturali, per valutare il consumo del suolo fertile e la riduzione delle biodiversità.In questo modo è possibile verificare anche il processo inverso e cioè quante aree agricole in stato di abbandono possono ritrasformarsi in ambienti naturali, fenomeno questo molto presente nelle aree interne come l’area di studio, causato soprattutto da fenomeni demografici e produttivi negativi.Risulta importante, quindi, evidenziare i cambiamenti avvenuti nel tempo nell’uso del territorio anche attraverso l’evoluzione della presenza umana per poter individuare le tendenze in atto e le possibili politiche per uno sviluppo economico sostenibile.

1.9.1. IL QUADRO ECONOMICO E SOCIALE La valutazione delle componenti sociali ed economiche che insistono su ciascuna ATO, finalizzata alla costruzione dello scenario che contraddistingue ogni territorio oggetto di analisi, risulta di fondamentale importanza sia per l’implementazione della successiva attività di “partecipazione”, sia per la comprensione delle dinamiche che hanno attraversato e attualmente indirizzano le varie aree. Infatti, in merito al primo aspetto, una volta individuati gli “stakeholders” che per motivazioni diverse si interfacciano con le “ aree protette” presenti nel territorio competente, la conoscenza dei aspetti economico-sociali rappresenta un utile strumento per la definizione del questionario da somministrare, più consono alle peculiarità dell’ambito trattato. Per quanto concerne il secondo aspetto, invece, la definizione della situazione socio-economica in cui si trova una specifica area, ma soprattutto del trend presentato dai vari indicatori, può rappresentare il momento di verifica delle relazioni e delle pressioni, eventualmente innescate, con le aree da tutelare e le rispettive risorse.

1.9.1.1. Descrizione del contesto socio-economico L’area territoriale omogenea, nel cuore del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano-Val D'Agri- Lagonegrese, si presenta come un territorio ricco di produzioni agricole con un alto livello di qualità. Il comprensorio è l’area della regione con la più alta presenza di prodotti specifici in agricoltura che hanno una loro riconoscibilità, che conferiscono una specificità territoriale molto forte in linea con quelle che sono le nuove frontiere dell’agro alimentare.Basti pensare che nella sola Alta Val D'Agri la superficie agricola utilizzata è di 32.000 ettari circa, pari al 57,7 % della superficie totale, e l'agricoltura si conferma il settore più importante a livello territoriale in quanto a numerosità di aziende, con un “peso” sul totale pari al 38,8%. Al 31 dicembre 2008 nel comprensorio si registrano, in numero assoluto, 2.505 aziende pari al 12,2% del totale regionale.Nell'area sono principalmente praticate l'orticoltura, la frutticoltura e vitivinicoltura, con colture quali il fagiolo, lo zucchino, a cui si aggiungono altre ortive come il peperone, il pomodoro e il

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melone. Tra le colture arboree, rilevante è la melicoltura con 170 ettari, praticamente l'87% della superficie regionale investita a melo. Nella Val D'Agri si producono anche due vini a Denominazione di Origine Controllata: il Terre dell'Alta Val d'Agri e il Grottino di Roccanova: il primo è commercializzato da 5 aziende, con 6 etichette, per un totale di circa 94.000 bottiglie all'anno. Sul secondo vi lavorano 3 aziende con 13 etichette con una produzione di 140.500 bottiglie all'anno.Sul versante dei servizi, il comparto del commercio appare piuttosto diffuso sul territorio (il 24% delle imprese registrate è dedita a tale attività), non esistono poli di concentrazione significativi nel terziario e i servizi più avanzati alla persona ed alle imprese sono rari. Infatti:• solo il 3,5% delle unità locali registrate opera nel settore "trasporti, magazzinaggio e comunicazioni";• appena lo 0,8% opera nel settore "intermediazione bancaria e creditizia";• solo il 2,7% è presente nel settore "intermediazione immobiliare, noleggio, informatica e ricerca";• il 3% appena opera nei servizi alla persona.Le attività industriali sono meno diffuse (il tasso di industrializzazione è pari al 6%, a fronte di una media regionale del 7,7%) e si concentrano, prevalentemente, nell'edilizia e nel suo indotto (lavorazione della pietra, produzione di calce e calcestruzzo, carpenteria metallica e in legno) ed in piccole attività manifatturiere a carattere artigianale. Fa eccezione ovviamente l'attività di estrazione petrolifera.Si riscontra poi un polo, di dimensioni medie, nel comune di Grumento Nova, attivo nella produzione di articoli in plastica. Alcune attività produttive, come in particolare l'industria alimentare, quella del legno e l'abbigliamento risultano piuttosto diffuse sul territorio, anche se sono frammentate in un certo numero di piccole e piccolissime imprese. In termini localizzativi, il comparto industriale appare concentrato nei comuni di Viggiano, Marsicovetere, Marsico Nuovo, Grumento Nova, Moliterno, Tramutola. Detti comuni concentrano il 56,5% del totale degli addetti all'industria del comprensorio.(fonte Programma Operativo val d’Agri-Melandro-Sauro-Camastra 2010)

1.9.1.2. Analisi economicaIl quadro dell’area vasta di riferimento che emerge dal PO val d’Agri-Melandro-Sauro-Camastra del 2010, può così riassumersi: • una struttura insediativa rarefatta, composta da una molteplicità di micro-Comuni, con una pressione antropica sul territorio modesta e minacciata da rilevanti flussi migratori in uscita, particolarmente acuti nell'area meridionale ed in quella settentrionale del Comprensorio;• una popolazione in via di senilizzazione, con evidenti ricadute sul fabbisogno di servizi alla persona (socio-assistenziali e sanitari);• una struttura produttiva frammentata in piccole e piccolissime unità, concentrate in settori tradizionali (edilizia e relativo indotto, artigianato tradizionale) e nell'agricoltura, che costituisce la vera vocazione economica del territorio, oltre che nel settore pubblico (Comuni ed altri enti locali), che assorbe una rilevante quota degli addetti. Fuoriescono da questo quadro le attività estrattive petrolifere e la presenza di un polo di medie dimensioni attivo nella lavorazione della plastica a Grumento Nova. Inoltre l'agricoltura e la zootecnia possono contare su produzioni di alta qualità (il fagiolo di Sarconi, olio, vino, pecorino e altri prodotti caseari) che, opportunamente valorizzate, possono rappresentare opportunità di sviluppo competitivo per le aziende agricole locali;• il turismo rappresenta una potenzialità di sviluppo ancora tutta da valorizzare, che si basa sull'eccellente livello di qualità ambientale, sulla presenza di notevoli risorse ecologiche,

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archeologiche ed enogastronomiche che il territorio della Val d'Agri è in grado di offrire ad un turista;• l'area è caratterizzata da scarsa qualità delle relazioni interne e da carenze della rete stradale;• i servizi avanzati alla persona ed alle imprese sono poco diffusi; anche i servizi legati al turismo appaiono sottodimensionati rispetto alle potenzialità dell'area, mentre il commercio è caratterizzato da una estrema polverizzazione degli esercizi di vendita, con una superficie media molto ridotta;• nell'insieme, i livelli occupazionali non sono sufficientemente elevati da compensare l'alta incidenza della popolazione inattiva;• la diffusione dei servizi sociali ed alla persona è ancora modesta, tanto da pregiudicare la qualità della vita complessiva, in particolare per quanto riguarda le strutture del tempo libero e dello svago, dell'istruzione, creditizie e del commercio e pubblici esercizi. Il gap in termini di servizi sanitari e socio assistenziali è invece in corso di attenuazione, grazie agli interventi regionali previsti dal Piano Socio Assistenziale e dalla legge regionale 21/99 in materia di sistema dell'emergenza/urgenza.

1.9.1.3. Presenza di aree protette, suddivise per tipologiaIl territorio di riferimento è caratterizzato da valori naturalistici, paesaggistici e storico-culturali di rilievo nazionale, che sono sottoposti a diversi gradi di tutela.

Parchi nazionaliL’area è interessata dalla presenza del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese), istituito nel 2007, con una estensione di 68.996 ettari, ricompresi in quattro ambiti territoriali: l’alta val d’Agri, la val Camastra, l’alta Val Melandro e il Lagonegrese, per un totale di 29 comuni.Il territorio del parco comprende Siti di Importanza Comunitaria (SIC), Riserve Naturali Regionali e aree soggette a Piano Paesistico.Nei confini del parco, infatti, si trovano 12 aree SIC, 2 aree ZPS e parte di un’area IBA: la presenza di queste aree protette, la cui istituzione è precedente a quella del parco, testimonia ulteriormente l’importanza che quest’area assume per la protezione della biodiversità italiana ed europea.L’ATO 13 ricomprende la ZPS posta più a sud del parco che ricomprende i quattro SIC di Lago Pertusillo, delle Murge di S.Oronzo, del Monte Raparo e del Monte Sirino Papa.I comuni dell’ATO ricadenti in tale parco sono: Armento, Carbone, Castelsaraceno, Gallicchio, Grumento Nova, Lagonegro, Lauria, Moliterno, Montemurro, Nemoli, Rivello, San Chirico Raparo, San Martino D’agri, Sarconi, Spinoso e Viggiano.

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Codice sito

Tipo Elenco Siti Comune Superficie ha

Codice Habitat

IT9210143 SIC Lago Pertusillo Spinoso,Grumento,Montemurro 1986 3150IT9210195 SIC Monte Raparo San chirico raparo, Castelsaraceno 2021 9210-6210IT9210200 SIC Monte Sirino Lagonegro, Rivello, Lauria, Nemoli 2609 92108130-

8240-6210IT9210220 SIC MurgiaS.Oronzo San Martino d’A.,Aliano,Gallicchio,

Missanello,Roccanova,Armento1536 6310

IT9210271 ZPS Appennino Lucano, Valle Agri, Monte

Sirino, Monte Raparo

Aliano,Armento,Calvera,Carbone, Castelsaraceno,CastronuovoS.Andrea,Gallicchio,Grumento Nova, Lagonegro,Lauria,Missanello,Moliterno,Montemurro,Nemoli,Rivello,Roccanova,SanChiricoRaparo,SanMartino D’agri,Sant’Arcangelo,Sarconi, Spinoso, Teana,Viggiano.

24698 62108210-9210-6310-92A0-9280-9180-5130-3240-4090-9260-8130-8240-3150

Riserve Regionali

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Lago Laudemio (Remmo) di origine glaciale che occupa una conca montana di origine morenica, con presenza di caratteristiche associazioni floristiche e faunistiche. La vegetazione é costituita da una faggeta in cui si trovano specie arboree caratteristiche di ambienti umidi.Partendo da Lagonegro, percorrendo per poco più di 3 chilometri la strada per Moliterno, si raggiunge l'incantevole Lago Laudemio.Su un pendio del monte Papa nel massiccio del Sirino, a 1.500 metri sul livello del mare, è situata la conca del piccolo lago Laudemio.È il più meridionale dei laghi di origine glaciale e occupa 25 ettari.La località è molto frequentata soprattutto in inverno, per la presenza di impianti sciistici attrezzati.L'area protetta è caratteristica anche per la presenza di alcuni vegetali come la "Vicia sirinicae" e "l'Astragalus sirinicus", due erbe presenti solo in questa zona del Monte Sirino. La ricca vegetazione boschiva abbonda di fragoline di bosco, lamponi e more.

Piani PaesisticiNell’area parco ricadono tre Piani Territoriali Paesistici di Area Vasta nati per tutelare aree di rilevante interesse naturalistico paesaggistico e storico culturale. Il piano Sellata Volturino Madonna di Viggiano interessa i territori dei comuni di: Pignola, Abriola, Anzi, Sasso di Castalda, Calvello,Marsico Nuovo, Marsico Vetere e Viggiano. Il piano Massiccio del Sirino interessa i territori dei comuni di: Lauria, Lagonegro e Nemoli. Il Piano territoriale Maratea – Trecchina - Rivello interessa il territorio del comune di Rivello di Maratea e Trecchina. I territori in esame vengono divisi in ambiti omogenei (AO), per le caratteristiche dei sistemi ambientali in esso presenti e le modalità relative all’uso del suolo. Per ciascun ambito omogeneo sono state definite norme di indirizzo e prescrizioni.L’area sottoposta al piano deve essere dunque salvaguardata, attraverso la conservazione o l’utilizzo di usi compatibili nella qualità e nell’aspetto in modo da preservare l’identità del suo paesaggio. Obiettivo fondamentale per ciascun ambito omogeneo è la conservazione delle caratteristiche peculiari sia di tipo percettivo ad esempio ( profili che definiscono le principali unità del paesaggio) che di tipo fisico-biologici (limite superiore del bosco, indispensabile per la stabilità dei sistemi boschivi). La salvaguardia e la valorizzazione del territorio in esame avviene attraverso opportune modalità di conservazione, di ripristino, miglioramento e trasformazione degli elementi e degli ambiti individuali, in relazione quindi alle loro caratteristiche peculiari e al loro valore.

1.9.2. LA SITUAZIONE DEMOGRAFICA L’area territoriale ricompresa nell’ATO13 è composta da 23 comuni, di cui 22 in provincia di Potenza e 1 in provincia di Matera.

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Le dinamiche demografiche sono state analizzate prendendo in considerazione i dati ISTAT reperiti dall’ultimo censimento della popolazione (2001) integrati da dati pubblicati annualmente sul sito http://demo.istat.it in merito alla popolazione residente e ai principali fenomeni demografici avvenuti durante l’ultimo decennio, al fine di conoscerele tendenze in atto sia dal punto di vista demografico che produttivo.

1.9.2.1. Variazioni demografiche

A partire dai dati dei censimenti Istat 1991 e 2001 si riporta la popolazione distribuita per comune e successivamente la sua evoluzione fino al 31 dicembre 2010.La dinamica demografica riferita alla popolazione nel periodo 1991-2001 registra un andamento negativo per tutti i comuni, esclusi Lauria, Sarconi e Viggiano.

Del

totale della popolazione dell’intera ATO al 2001 (58.496), il 23.6% è concentrata nel comune di Lauria (13.800), l’11% circa a Sant’Arcangelo (6.636), il 10% circa a Lagonegro (6.134), l’8% circa a Moliterno (4.584) e il 5% circa a Viggiano che, sommati, rappresentano quindi più della metà della popolazione presente nell’area.Gli altri comuni hanno una popolazione compresa tra i 1.000 e i 3.000, fatta eccezione per Armento, Calvera, Carbone, Missanello, San Martino d’Agri e Teana che hanno meno di 1.000 abitanti.Prendendo i dati della popolazione degli stessi comuni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2010 si nota che l’unico comune che ha avuto un trend positivo fino al 2009 in tutta l’ATO è Sarconi, che però è in decrescita nel 2010.Il totale della popolazione di tutti i comuni al 2010 è pari a 55.076, con i cinque comuni più forti in calo e con il comune di Gallicchio che si attesta al di sotto dei 1.000 abitanti, che si va ad aggiungere a quelli già sotto quella soglia nel 2001.

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Questo processo di rarefazione della popolazione può incidere molto sullo sviluppo economico ed è sicuramente tra le cause principali dei fenomeni di degrado e abbandono del suolo.

Diventa interessante per una migliore valutazione del trend demografico del territorio rapportarlo a tutta la regione.Si è quindi elaborato il rapporto tra la variazione percentuale annua della popolazione residente dell’ATO, la variazione percentuale annua della popolazione residente nella provincia di Potenza e la variazione percentuale annua della popolazione residente in Basilicata.Come evidenziato dal grafico successivo, tale rapporto percentuale annuo tra ATO13, provincia e Regione nel periodo compreso tra il 2002 e il 2006 si attestava su valori negativi ma abbastanza omogenei fra loro (-0.8 ATO, -1.2 provincia, -0.6 Regione). Nei due successivi intervalli presi in considerazione i valori pur rimanendo comunque negativi, si sono discostati fra di loro in modo notevole; si è passati infatti a valori pari a -1.5 dell’ATO contro il -0.9 della provincia e il -0.4 della Regione tra il 2007 e il 2011, per arrivare a quelli riferiti alla variazione tra 2002 e 2011 di -5.1 per l’ATO, -2.3 della provincia e -1.4 per la Basilicata.Tale tendenza può giustificarsi come un possibile effetto dovuto alla difficoltà di crescita economica dell’intera regione, difficoltà che chiaramente si amplifica nelle aree come quella dell’ATO 13 tipicamente

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montane, interne e marginali che pur possedendo grandi risorse storico- naturalistiche, restano di fatto isolate.E’ stato poi calcolato il tasso di natalità e il tasso di mortalità sempre per i ventitre comuni d’interesse, per la provincia di Potenza e per la Basilicata nello stesso arco temporale (2002-2011).Anche in questo caso si è elaborato il rapporto tra la variazione percentuale annua dei tassi di natalità e mortalità della popolazione residente dell’ATO, la variazione percentuale annua dei tassi di natalità e mortalità della popolazione residente nella provincia di Potenza e la variazione percentuale annua dei tassi di natalità e mortalità della popolazione residente in Basilicata.

Riguardo al tasso di natalità risulta in calo per tutto il periodo compreso, a livello locale, provinciale e regionale. E’ evidente, però, come le variazioni in percentuale abbiano un andamento pressocchè identico per la provincia di Potenza e per la regione a tutte le date, mentre l’Ato 13 si attesta su valori maggiori in negativo.Ciò sta ad indicare come il calo delle nascite nei ventitre comuni di riferimento è stato sicuramente maggiore rispetto a tutto il territorio regionale.Questo dato è riscontrabile anche mettendo a confronto i valori assoluti delle nascite nel periodo compreso tra il 2002 e il 2011 nei diversi ambiti territoriali; la differenza delle nascite nell’ATO è pari a -130, nella provincia di Potenza è pari a -568 e nella regione è di -860, che vuol dire che il decremento dei nati nell’ATO rappresenta quasi il 23% di quello provinciale e il 15% di quello regionale.Nel caso del tasso di mortalità i valori sono meno omogenei tra di loro nei diversi periodi, soprattutto per i comuni dell’ATO 13. La prima variazione in percentuale risulta positiva di appena il 2%, rapportato alla tenuta dei valori assoluti sia delle morti che della popolazione totale; la variazione in percentuale tra il 2007-2011 risulta negativa perché il tasso di mortalità risulta maggiore nel 2007 , mentre risulta nuovamente positiva tra il 2002-2011 perché il tasso di mortalità risulta maggiore nel 2011.

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Per meglio valutare il movimento della popolazione si è calcolato, quindi: il tasso di crescita naturale dei comuni ricadenti nell’ATO dall’anno 2002 all’anno 2010, quale

rapporto tra il saldo naturale (differenza fra nati vivi e morti) e la popolazione media di quell’anno, per mille individui.

Dal grafico sopra riportato si evince come i valori della crescita naturale della popolazione si siano ridotti notevolmente, passando da un valore pari a -2.9 per mille nel 2002 a -5.2 per mille nel 2010.Questo sta a significare che, ad esempio, nel 2010 per ogni mille abitanti i morti sono stati più dei nati di circa cinque volte;

Il tasso migratorio, che è il rapporto tra il saldo migratorio e l’ammontare medio annuo della popolazione residente per mille, pur avendo un trend sempre negativo, nell’ultimo periodo di riferimento è pari a - 0.8, che significa che su 1.000 abitanti la differenza fra immigrati ed emigrati è di circa 1 persona;

Il tasso di crescita totale, che è la somma del tasso di crescita naturale e del tasso migratorio, si è sempre attestato su valori negativi con picchi nel 2006 e nel 2009.

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Confrontando tali dati con quelli riferiti alla provincia di Potenza e alla regione, si nota come il tasso di crescita naturale si attesti per la provincia su valori pari a -2.6, la metà di quello riferito all’ATO13, e per la regione su valori pari a -1.8 nell’anno 2010.Sempre nel 2010 fra tutti i ventitre comuni dell’ATO solo Viggiano ha registrato un tasso di crescita positivo pari a 3.

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1.9.2.2. Situazione sociale Le caratteristiche strutturali della popolazione nell’area di riferimento evidenziano un andamento omologo a quello provinciale e regionale di graduale invecchiamento.

Tra i 23 comuni dell’area omogenea nel periodo temporale considerato l’indice di vecchiaia è aumentato sempre di più, con valori assoluti massimi, riferiti all’anno 2011, nei comuni di Aliano, Calvera, Carbone, Castronuovo di sant’Andrea e S Chirico Raparo.Gli unici comuni che hanno tenuto valori dell’indice di vecchiaia stabili rispetto al 2006 o di decremento sono Armento, Nemoli, San Martino d’Agri e Viggiano. Complessivamente, la variazione in percentuale tra il 2001 e il 2011 nell’ATO è stata del 29%, mentre, nello stesso periodo, nella provincia e nella basilicata la variazione in percentuale è stata rispettivamente del 25.5% e del 26.6%.

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La percentuale della popolazione con età superiore a 65 anni nell’ultimo decennio non ha avuto grandi variazioni, attestandosi su valori compresi tra il 21 - 23%, mentre la popolazione con meno di 15 anni se pur lentamente scende da quasi il 15% al 12% del 2011. La somma di tali percentuali rispetto al totale della popolazione è quindi in diminuzione con valori pari a circa il 36% nel 2001 e al 34% al 2011.

Questi dati possono essere utili per calcolare l’indice di dipendenza strutturale (o totale) che è un indicatore di rilevanza economica e sociale:esso rappresenta il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (età<=14 eetà>=65) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (età 15-64), fornendo indirettamente una misura della sostenibilità della struttura di una popolazione.Tale rapporto esprime il carico sociale ed economico teorico della popolazione in età attiva: valori superiori al 50 per cento indicano una situazione di squilibrio generazionale Un indice di dipendenza totale alto è sinonimo di un numero elevato di ragazzi e anziani di cui la popolazione attiva deve occuparsi complessivamente.

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Rispetto all’ultimo decennio, tale indice riferito alla popolazione dell’ATO13 si è sempre attestato al di sopra del 50%, passando dal 56.62% del 2001, al 56.81% del 2006 fino al 52% del 2011.Un altro aspetto rilevante dell’indicatore è la composizione della popolazione dipendente: a parità di ammontare di questa possiamo avere un maggior peso della componente giovanile o della componente senile.Nel caso dell’ATO 13, la composizione della popolazione dipendente vede un peso maggiore degli anziani, che significa che anche se l’indice di dipendenza diminuisce la componente giovanile è sempre minore a discapito di un ricambio generazionale.

Confrontando l’indice di dipendenza dell’area di riferimento con quello della provincia di Potenza negli stessi anni, si ottiene una situazione omologa.

Un altro dato importante per comprendere le caratteristiche strutturali della popolazione è l’indice di ricambio della popolazione in età attiva, che è definito dal rapporto tra coloro che stanno per “uscire” dalla popolazione potenzialmente lavorativa (età 60-64 anni) e il numero di quelli potenzialmente in ingresso sul mercato del lavoro (15-19 anni), moltiplicato per 100.L’indice di ricambio della popolazione fornisce un’indicazione della sostituzione generazionale nella popolazione in età attiva.Un valore dell’indice pari a 100 costituisce la soglia di equilibrio, significa cioè che tutti quelli che potenzialmente sono in uscita dal mercato del lavoro sono sostituiti da quelli che vi stanno entrando.Valori inferiori a 100 indicano che le persone potenzialmente in uscita sono meno di quelle in entrata, mentre valori superiori a 100 rilevano che le uscite sono maggiori delle entrate.

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Nell’ATO 13 tale indice si è attestato su valori pari a 92.4% nel 2002, è sceso a 73.5% nel 2006, per poi risalire al 111.6% nel 2011.L’indice pur essendo soggetto a forti fluttuazioni ed essendo molto variabile nel tempo perché relativo a classi di età di soli cinque anni, è utile per capire comunque il trend della popolazione attiva che avendo superato il valore di equilibrio (100) conferma che ci sono più persone in uscita che persone in entrata.Questo avvalora ancor di più i risultati degli indici di invecchiamento e sulle dinamiche demografiche svolte.

A livello provinciale i valori dell’indice di ricambio variano dall’86.6% del 2002, al 71.6 del 2006, fino al 110% del 2011.E’ evidente che anche in questo caso la valutazione del trend della popolazione attiva sia identica a quella dell’area di riferimento.

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1.9.2.3. Valutazione della popolazione presente

Dai dati Demo Istat del 2010 sono stati ricavati i dati demografici dei ventitre comuni ricadenti nell’ATO 13, così come raffigurato nella tabella seguente.La prima valutazione è che la maggior parte dei comuni si attesta al di sotto dei 2000 abitanti (17 comuni), due tra i 2000 e i 4000 abitanti (Rivello e Viggiano), due tra i 4000 e i 6000 (Lagonegro e Moliterno), mentre solo Sant’Arcangelo supera i 6000 abitanti, superato solo da Lauria che conta poco più di 13000 abitanti.

Il totale della popolazione residente in tutta l’area è di circa 55.000 unità per una complessiva superficie territoriale di 1444 ha.I comuni più densamente abitati sono Lauria e Nemoli con 76 abitanti per ettaro, anche se questo valore per Nemoli è determinato più che dal totale degli abitanti dalla esigua estensione del territorio comunale.Sant’Arcangelo si attesta su i 72 abitanti per ettaro, seguito da Lagonegro con 51 abitanti per ettaro.Poco al di sopra dei 40 abitanti per ettaro troviamo Moliterno, Rivello, Sarconi e Spinoso, tutti gli altri registrano valori minori.

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Il

numero delle famiglie presenti nell’ATO è in crescita e si attesta su un valore pari a 21.554 nell’anno 2011. Alla stessa data nella provincia di Potenza il numero di famiglie presenti è di 153.620, mentre le famiglie nella regione sono pari a 230.607.Le famiglie dell’ATO 13 rappresentano quindi circa il 14% di quelle della provincia e il 9% di quelle della Basilicata.

STO

ELABORANDO DATI SULLE CLASSI DI ETA’ E SULLA POPOLAZIONE PER STATO CIVILE PER GLII ANNI 2001-2011.

Aliano

Calvera

Castels

aracen

o

Gallicch

io

Lagoneg

ro

Missan

ello

Montemurro

Rivello

San Chiric

o Raparo

Sant'A

rcange

lo

Spinoso

Viggian

o0

1020304050607080

Densità abitativa 2011

Densità abitativa 2011

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1.9.3. IL MERCATO DEL LAVORO 1.9.3.1. Occupazione per settore di attività economica 1.9.3.2. Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale

……………………………………………………..1.9.4. TURISMO 1.9.4.1. Potenzialità turistiche1.9.4.2. Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area

…………………………………………………….

1.9.5. L’ECONOMIA DEL TERRITORIO 1.9.5.1. Attività di pesca1.9.5.2. Attività agricola1.9.5.3. Commento di sintesi sul valore complessivo del SIC1.9.5.4. inventario delle attività socio-economiche sul SIC e in area vasta (industriale, artigianale, commerciale, agricola, turistico-ricettiva, servizi)

……………………………………………………..

1.9.6. INVENTARIO DELLE TIPOLOGIE DI FONDI (COMUNITARI E DI ALTRA FONTE) POTENZIALMENTE UTILIZZABILI

………………………………………………………

………………………………………

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2. VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE DI HABITAT E SPECIE

2.1. ESIGENZE ECOLOGICHE DEGLI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO E DEI BIOTOPI MERITEVOLI DI TUTELA

Vengono riportate in questa sezione una serie di schede descrittive, per ciascun habitat di interesse comunitario, delle esigenze ecologiche e dei fattori abiotici e biotici necessari per garantirne uno stato di conservazione soddisfacente.

Scheda Habitat 91M0Denominazione Habitat: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovereN° Codice Habitat: 91M0Percentuale di copertura: 32%Descrizione: in funzione dell'esposizione e dell'altitudine si differenziano nella fisionomia e nella composizione floristica con due aspetti per i quali sono riconosciuti i seguenti riferimenti fitosociologici:Ptilostemo stricti-Quercenion cerridis Bonin et Gamisan 1977: rappresentano il tipo di cerreta più mesofilo localizzato su suoli profondi fino ad altitudini inferiori a 1100 m s.l.m ai limiti con la faggeta macroterma. Negli strati arboreo e arbustivo risultano relativamente frequenti Acer spp. Carpini. Nello strato arbustivo ed erbaceo sono caratteristiche Festuco heterophylla, Poa femoralis, Potentilla microcantha, Vicia cassubica, Achillea nobilis, Digitalis microcantha, Ptilostemon strictus, Lathyrus jordanii, Euphorbia corallioides. Physospermum verticillatum (raro), Lathyrus digitatus, Lathyrus venetus, Potentilla micrantha, Primula vulgaris, Luzula forsteri, Aremonia agrimonioides, Scilla bifolia. Teucrio siculi-Quercenion cerridis Blasi, Di Pietro & Filesi 2004: sono le cerrete termofile localizzate a quote più basse e nei versanti assolati (area meridionale del Bosco di Rifreddo e di Fontanasecca). In queste aree il bosco è degradato e fortemente pascolato. La struttura è generalmente mantenuta a ceduo in conversione. Nello strato arboreo compaiono subordinati al cerro, altri alberi quali Quercus frainetto e Quercus pubescens. È stata rilevata la presenza di specie fortemente nitrofile (Asphodelus albus, Asphodelus aestivus, Syirnium perfoliatum) che evidenziano la frequentazione di animali al pascolo nel sottobosco.Specie guida: Quercus cerris, Q. frainetto, Quercus virgiliana Q. pubescens s.l., Carpinus orientalis subsp. orientalis, Digitalis lutea subsp. australis , Fraxinus ornus subsp. ornus, Ligustrum vulgare, Festuca heterophylla, Poa nemoralis s.l., Potentilla micrantha, Lathyrus digitatus, L. Helleborus bocconei s.l., Luzula forsteri, Melittis albida, Geum urbanum, Genista tinctoria, Buglossoides purpurocaerulea, specie rare e di interesse biogeografico sono: Lathyrus jordani, Malus florentina, Iris lorea, Klasea flavescens, ptolostemon strictus.Distribuzione: l’habitat in Italia è presente in Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. In Basilicata è un habitat molto rappresentativo della cenosi montana tra 800 e 1200 m s.l.m. Nell’area Sic del Pertusillo, i querceti sono a circa 600 metri s.l.m., sono collocati su due estese terrazze pianeggianti ai lati del lago, (Bosco Maglie e Bosco dell’Aspro), Esigenze ecologiche: si localizzano sugli affioramenti sabbioso conglomertici pliopleistocenici, vista la vicinanza del lago, hanno caratteristiche mesofile, sono ubicate su terreni pianeggianti estremamente fertili.Conservazione e protezione: tale Habitat non era riportato nel vecchio formulario per cui non si hanno dati sull’estensione precedentemente occupata.

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Sostanzialmente sono presenti due tipologie di querceti, nei boschi pubblici, sono presenti fustaie di cerro e farnetto ben conservate di notevole valore naturalistico, non interessate da tagli o interventi; nelle proprietà private, la forma di governo prevalente è il ceduo i boschi vengono utilizzati puntualmente a fine turno. Criticità e minacce: Le possibili minacce, ad esclusione dell’incendio boschivo, non riguardano la perpetuazione di tali cenosi, quanto la riduzione del grado di biodiversità delle stesse. Questo vale soprattutto per i boschi privati governati a ceduo che generalmente sono molto semplificate dal punto di vista strutturale e compositivo, dovute essenzialmente ad una ceduazione troppo sostenuta in passato. La vicinanza del centro oli rappresenta un costante pericolo di inquinamento sia dell’aria che dell’acqua.Azioni utili per la conservazione: pertanto, dove fosse possibile in termini di economicità e di potenzialità della stazione, si ritiene opportuno prevedere la rinaturalizzazione di alcune aree governate a ceduo, favorendone l’evoluzione naturale verso la graduale trasformazione in popolamenti misti, a struttura complessa e in grado di perpetuarsi autonomamente. Dove le condizioni lo consentissero prevedere inoltre la conversione a fustaia, purché il metodo di conversione sia a sostegno dell’evoluzione naturale.Limitare e in alcuni casi vietare il pascolo. Monitoraggio continuo e attento alle attività petrolifere dell’area.

Scheda Habitat 3150 Denominazione Habitat: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o HydrocharitionN° Codice Habitat: 3150Percentuale di copertura: 40% se consideriamo tutta la superficie dell’acquaDescrizione: habitat lacustri, palustri e di acque stagnanti eutrofiche ricche di basi con vegetazione dulciacquicola idrofita azonale, sommersa o natante, flottante o radicante, ad ampia distribuzione, riferibili alle classi Lemnetea e Potametea.Specie guida: Lemna minor,Phragmites australis, Calystegia sepium, Salicornia patula, Solanum dulcamara, Typha minima, Ceratophyllum demesum L., Maryophyllum spicatum, Zannichellia palustris.Distribuzione: L’habitat è presente nelle regioni biogeografiche Mediterranea, Continentale e Alpina. In Basilicata e presente nei laghi. Nel SIC Lago Pietra del Pertusillo – L’habitat si rinviene lungo le rive del lago, soprattutto alle foci dei fiumi.Esigenze ecologiche: la vegetazione idrolitica, riferibile all’habitat 3150, si sviluppa in specchi d’acqua di dimensioni variabili all’interno di radure di comunità elofitiche a dominanza di Pragmites australis, Typha ssp. Ecc, con le quali istaura contatti di tipo catenale.Conservazione e protezione:. Habitat soggetto durante il corso dell’anno a forti variazioni del livello idrico (dipenti dall’andamento delle precipitazioni e dalle esigenze connesse ai fabbisogni idrici).Criticità e minacce: frammentazione aree umide, forti variazioni del livello dell’acqua, inquinamento, la vicinanza del centro oli e dei pozzi di estrazione del petrolio, l’ area industriale di Viggiano, possibile emissione di composti organici volatili (ad esempio CO2 H2S e alla deposizione di inquinanti atmosferici (piogge acide). Invasione di specie alloctone. Fenomeni d’ interrimento.

Azioni utili per la conservazione: Misure a pervedere opere di sistemazione idraulico forestale, preferibilmente con tecniche naturalistiche. Ripristino delle zoocenosi ittiche originali con eliminazione di specie alloctone e reintroduzione di specie autoctone. Regolamentazione flusso

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turistico. Monitoraggio delle acque (analisi fisico-chimiche e biologiche). L’eradicazione di specie alloctone animali e vegetali ed il ripristino delle comunità ittiche autoctone.

Scheda Habitat 3280 Denominazione Habitat: Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba. N° Codice Habitat: 3280Percentuale di copertura: 3%Descrizione: Vegetazione igro-nitrofila paucispecifica presente lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. E’ un pascolo perenne denso, prostrato, quasi monospecifico dominato da graminacee rizomatose del genere Paspalum, al cui interno possono svilupparsi alcune piante come Cynodon dactylon e Polypogon viridis. Specie guida: Polypogon viridis, Elymus repens, Rumex sp. pl., Cynodon dactylon, Salix sp. pl., Populus albaDistribuzione: L’habitat è presente nelle rgioni biogeografiche Mediterranea, Continentale e Alpina. In Basilicata lungo la maggior parte dei corsi d’acqua sia interni che in prossimità della foce. in tutti i SIC costieri. Nel SIC Lago Pietra del Pertusillo – L’habitat si rinviene lungo il fiume agri, il torrente maglie, il Torrente Sciaura, ed altri torrenti affluenti al lago.Esigenze ecologiche: Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. Queste fitocenosi sostituiscono i boschi ripariali (92A0) a causa dell’effetto del pascolo e del taglio.Conservazione e protezione: Si tratta di un habitat in genere secondario favorito dal pascolo e dalla degradazione dei boschi ripariali.

Criticità e minacce: La vicinanza del centro oli e dei pozzi di estrazione del petrolio.

Azioni utili per la conservazione: Monitoraggio ambientale.

Scheda Habitat 91AADenominazione Habitat: Boschi orientali di quercia biancaN° Codice Habitat: 91AAPercentuale di copertura: 11% del Sic.Descrizione: boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici a dominanza di specie del genere Quercus (Q. virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens) e Fraxinus ornus, indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila, tipici della penisola italiana ma affini con quelli balcanici. La loro distribuzione interessa prevalentemente le aree costiere, subcostiere e preappenniniche, ma si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche. I boschi appartenenti all’habitat 91AA vengono inquadrati nelle alleanze Carpinion orientalis e Pino calabricae-Quercion congestae (ordine Quercetalia pubescenti-petraeae, classe Querco-Fagetea). Nel sic Lago del pertusillo l'habitat è presente su entrambi i versanti dell'Agri sotto lo sbarramento della diga sviluppandosi poi lungo il versante di Montemurro fino al bivio, mostrando tuttavia una

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certa compenetrazione con l'habitat 9340 ‘Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia verso sud, mentre risalendo il lago fino al bivio di Montemurro confina con l’habitat 91MO.Specie guida: Quercus pubescens, Fraxinus ornus, Carpinus orientalis, Ostrya carpinifolia, , Asparagus acutifolius, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Epipactis helleborinae, Hedera helix, Rubia peregrina, Smilax aspera.Distribuzione: l’habitat è distribuito in tutta la penisola italiana, dalle regioni settentrionali a quelle meridionali, compresa la Sicilia, ed è piuttosto frequente anche nel territorio della Basilicata. Nel sic Lago del Pertusillo l'habitat 91A0 è presente su entrambi i versanti dell'Agri sotto lo sbarramento della diga, risalendo poi il versante dal lato di montemurro fino al bivio dello stesso.Esigenze ecologiche: aree costiere, subcostiere e preappenniniche, dalla regione mediterranea a quella continentale, su substrati di differente natura. Conservazione e protezione: l'habitat non era riportato nel formulario aggiornato al 2003 ed è quindi di nuova segnalazione per il SIC Lago del Pertusillo: non è possibile, di conseguenza, calcolare variazioni di estensione rispetto al passato. La superficie attualmente occupata, comunque non è presumibilmente variata negli ultimi anni mentre si è sicuramente contratta su archi temporali più lunghi, in quanto le superfici del SIC in cui c'è potenzialità per tali boschi - cioè le aree pianeggianti o poco acclivi con suoli profondi - sono state in passato le più utilizzate per essere messe a coltura. Pertanto, i settori attualmente occupati da tale habitat rappresentano solo una piccola porzione di quella occupata potenzialmente in passato. A testimonianza di ciò si può infatti constatare che i lembi di boscaglie residuali che si rinvengono in ambito agricolo sono soprattutto a dominanza di Quercus pubescens s.l.. I boschi riconducibili all'habitat 91AA attualmente presenti nel SIC risultano di conseguenza estremamente importanti per il loro valore documentario e quindi particolarmente meritevoli di attenzione. Lo stato di conservazione di tale habitat nell'area in esame può essere mediamente giudicato buono.Criticità e minacce: in linea generale le fitocenosi riconducibili a tale habitat sono minacciate da incendi oltre che dalla ceduazione per ricavare legna da ardere notoriamente di ottima qualità. Nel territorio del SIC Lago del Pertusillo, inoltre, diverse parcelle di tale habitat sono collocate in prossimità di aree agricole e ciò le espone maggiormente al rischio di incendio e/o di ulteriore sfuttamento. Azioni utili per la conservazione: prevedere efficaci piani antincendio e controlli mirati tesi a prevenire tagli di rapina degli individui più annosi. Limitare ed in alcuni casi vietare la ceduazione ed anche il pascolo. Prevedere l'abbandono dell'uso agricolo di superfici adiacenti agli attuali nuclei di tale habitat, e soprattutto nei settori in cui risulta più frammentato, per favorirne l'espansione.In linea generale l’orientamento colturale più corretto è il controllo dell’evoluzione naturale delle fitocenosi riconducibili a tale habitat.

Tabella fitosociologia: Habitat 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.Habitat 3280Numero ril. 1 2 3Latitudine 0576744 0582387 0582427Longitudine 4459800 4460598 4460548Quota (m) 539 540 536Sup. (m²) 400 400 400Copertura str. arboreo (%) 40 70 90

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Copertura str. erbaceo-arbustivo (%) 10 80 100Inclinazione (°) 2 3 2Esposizione S-E N-O N-O

Populus nigra 3 3 3

Sambucus nigra 2 2

Corilus avellana 2 2

Salix alba 2 + 2

Alnus cordata 3 4

Junglas nigra + +

Acer campestre 1 1

Acer pseudoplatanus +

Quercus cerris 3

Carpinus orientalis 2

Ranunculus appenninus (Chiov.) P. 2 2

Sambucus ebulus L. 1

Carex pendula 1

Cynodon dactilon (L.) Pers 1 +

Geranium versicolor +

Antiffhidium orontiom +

Taraxacum officinale 1

Polygonatum multiflorum +

Lonicera etrusca +

Rubus ulmifolia 1 3 3

Rubus canescens DC +

Vinca minor 2

Paspalum dilatatum Poir 1Edera elix 1 3 3

Polygopon viridis +

Arum maculatum-lucanum foto 1

Melissa officinalis 1

Urtica urens 1 2 2

Marrubiom vulgare +

Trifolium rubens 1

Agrostis stolonifera +

Agrostis canina 1

Ranumculu acris 2

Fragaria vescia 1

Lotus tenuis Waldst. E Kit e Wild +

Cyperus fuscus L. +

Borago officinalis 2

Equisetum arvense + 1 2

Muscari Camasum +Dafne laureolata +Geum urbanum +Saponara officinalis +Lilium bulbferum +Agrostis canina L 1Urtica dioica 1Equisetum telmaria Ehrh. +

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Robinia pseudacacia 2Clematis vitalba 2Ligustrum vulgare 1 1Cornus mas + 1Vinca minor 2Smilax aspera 1Ruscus aculeatus 1Arum italicum +Parietale officinalis 1Rosa canina +Crategus monogyna +Crategus laevigata Poir. DC +Petasites hybridus (L.) Gaertn 2 3Xantium italicum 2 2Iris lorea +

Tabella fitosociologia: Habitat 91MOForeste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovereHabitat 91MONumero ril. 1 2 3Latitudine 0579533 0582426 0580701Longitudine 4458754 4459117 4460177Quota (m) 574 546 549Sup. (m²) 400 400 400Copertura str. arboreo (%) 90 90 100Copertura str. erbaceo-arbustivo (%) 100 100 60Inclinazione (°) 0 5 3Esposizione - N-O S-O

Quercus cerris 5 5 1Quercus Frainetto 1 5Quercus pubescens 1Carpinus orientalis 2Fraxinus ornus 2Ruscus aculeatus 3 2 3Crategus monogina + 1Citisus villosus Poirr. 1Rubus ulmifolia 3 2 2Ciclamen hederifolium 1Arum italicumTaraxacum officinale 1 +Brachypodium rupestre 2Ligustrum vulgare 1 1 1Rosa canina 1 1Cytisus villosum 1Lamium album 1Fragaria vescia 3 2 2Festuca heterophylla Lam. 1Edera elix 2 2Cardus nutans +Physospermum verticillatum +Smilax aspera 1 1Poa nemoralis L. +Lonicera caprifolium +Potentilla micrantha Ramond ex DC 2Neottia nidus-avis L.Rich +Vinca minor 2 2 1Dafne laureolata + 1Crategus monogina 1

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Helleborus foetidus + +Potentilla reptans +Cornus mas +Lathyrus venutus + +Gallium aparine +Geum urbanum 1Malva sylvestris +Petasites hybridus L. 1Dactylorhiza maculata (L) Soò +Agrimonia eupatoria + +Cornus sanguinea +Moricandia arvensis +Trifolium incarnatum L. +Genista tinctoria L. 2Sorbus domestica L. +Vicia cassubica L. +Primula vulgaris 1Rubus hirtus Waldst et Kit +Scutellaria columnae All. +Prunella vulgaris + +Trifolium nigrescens Viv. +Equisetum telmateia Ehrh. 1Achillea nobilis L. +Onosma echioides +Asparagus officinalis + +Cuscuta europaea L. +Daphne laureolata +Laburnum anagyroides Medik +Lapsana communis L. +Malus florentina +Digitalis micrantha Roth. +Clematis vitalba 1Marrubium vulgare +Orchis coriophora +Euphorbia corallioides L. +Lathyrus jordanii +Ptolostemon strictus (Ten.) Greuter +

Tabella fitosociologia: Habitat 3150Laghieutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o HydrocharitionHabitat 3150Numero ril. 1 2 3Latitudine 0582470 0581437Longitudine 4460495 446049Quota (m) 531 539Sup. (m²) 400 400Copertura str. arboreo (%) 50 40Copertura str. erbaceo-arbustivo (%) 100 100Inclinazione (°) 3 5Esposizione S-O S-O

Populus nigra 2 +Malus sylvestris +Pinus nigra 2Junglas nigra +Alnus cordata 1Cupressus arizonica 2Cupressus sempervirens 1Acer platanoides 2Quercus cerris 2

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Quercus pubescens 2 2Eucaliptus globulus 1Juncus effusus +Ceratophyllum demersum L. 1Anacampis piramidalis 1Miriophyllum spicatum +Cornus mas +Clematis vitalba 2Trifolium pratense 3Ranumculu acris. L 1Mentha aquatica 1Mentha pulegium 1Zannichellia palustris L. +Rubus ulmifolia 3 2Spartium junceum +Cornus mas 2Cistus incanaRosa canina 2 1Melissa officinalis +Briza maxima 1Taraxatum officinale 1Eryngium campestre +Gladiolus Byzantinus +Asparagus acutifolius 1Crategus monogina 2 2Plantago lanceolata 2Prunus spinosa 2Carex pendula 2Amorpha fruticosa 2 +Lemna minor 3Agrimonia eupatoria L. +Lathyrus aphaca +Conium maculatum L. 1Silene coronaria (L.) Clairv. +Alopecurus myosuroides Huds 1Vicia cracca 1Trifolium pratens 2Geranium robertianum +

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Quadro riassuntivoParametri Stato di Conservazione dell'Habitat

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni insufficienti

a fare una valutazione)

Range1 Stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento E non più piccolo del 'range favorevole di riferimento'

Ogni altra combinazione Grande declino: Equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno nell’ambito del periodo specificato dallo SMOPiù del 10% sotto il “range favorevole di riferimento”

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Area coperta dall’habitat all’interno del range2

Stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento E non più piccolo del 'range favorevole di riferimento'E senza cambiamenti significativi nel pattern di distribuzione all’interno del range (se il dato è disponibile)

Ogni altra combinazione Grande declino dell’area: Equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno (valore indicativo, lo SM può deviare da questo se adeguatamente giustificato) nell’ambito del periodo specificato dallo SM ECon perdite importanti nel pattern di distribuzione all’interno del range OPiù del 10% sotto l’‘area favorevole di riferimento’

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche3)

Strutture e funzioni (incluse le specie tipiche) in buone condizioni e senza degradi/pressioni significativi.

Ogni altra combinazione Più del 25% dell’area non è favorevole per le strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)4

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)

Le prospettive future per l’habitat sono eccellenti/buone, non è prevedibile nessun impatto significativo; la vitalità a lungo termine è assicurata.

Ogni altra combinazione Le prospettive per l’habitat sono cattive, sono prevedibili gravi impatti; la vitalità a lungo termine non è assicurata.

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Valutazione globale dello Stato di Conservazione5

Tutti “verdi”O

tre “verdi” e uno “sconosciuto”

Uno o più “gialli” ma nessun “rosso” Uno i più “rossi”

Due o più “sconosciuti” combinati con “verdi” O

tutti “sconosciuti”

1 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F. Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e metodi) daranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.2 Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi case si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D. 3 Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.4 Ad es. a causa delle cessazione della gestione precedente, o è sotto la pressione di significativi impatti negativi, ad es. sono stati superati i carichi critici di inquinanti.5 Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.

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2.2. ESIGENZE ECOLOGICHE DELLE SPECIE FLORISTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO

Vengono riportate in questa sezione una serie di schede descrittive, per ciascuna specie di interesse comunitario, delle esigenze ecologiche e dei fattori abiotici e biotici necessari per garantirne uno stato di conservazione soddisfacente.

2.2.1.

ARACEAE - Arum lucanum Cavara et Grande

Nome volgare: gigaro meridionale.Biologia: geofita rizomatosa, alta fino a 30 cm, munita di un tubero discoidale con un’invaginatura centrale in cui si inserisce lo scapo. Le foglie hanno un picciolo lungo fino a 12 cm, lamina ovato-cordata (larga fino a 5 cm e lungo fino a 12 cm) e sono completamente verdi. Le inflorescenze sono a spadice e compaiono tra giugno e luglio. Lo scapo inferiore è lungo fino a 12 cm; la spata ha un tubo breve, fino a 3 cm ede un lembo lungo fino a 10 cm, verde-giallastro, con margine frequentemente arrossato. Lo spadice, lungo fino a 5 cm, ha un’appendice sottile priva di un gambo ben evidente, cilindrica e rosso-violaceo, del diametro di 3-4 mm. L’infruttescenza è formata da bacche.Distribuzione: specie subendemica, anfiadriatica, presente nel settore sud-occidentale della penisola Balcanica ed in Italia centro-meridionale. : è presente nei territori dei Parchi Nazionali del Pollino e della val d’Agri-Lagonegrese. E’ inoltre indicata come importante per la flora nei SIC “Madonna del Pollino loc. Vacuarro” Serra di Crispo grande porta del Pollino e Pietra castello, di recente è stata rinvenuta nel SIC Faggeta di Moliterno (Fascetti et al. 2006), Sic Lago del pertusillo (Torrente Sciura)Ecologia: specie igrofila e sciafila vegeta da circa 1000 a 1700 m s.m., in stazioni umide ed ombrose, soprattutto sotto copertura di faggete a densità colma.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 91MO* - Foreste pannoniche balcaniche di cerro. Minacce: modificazione delle condizioni microclimatiche degli habitat di pertinenza.Livello di minaccia nel SIC: alto (a breve-medio termine) anche a causa dell’esigua consistenza dei popolamenti.Conservazione e protezione: : specie inserita nel libro rosso delle piante d’Italia tra le entità rare (Conti et al. 1992) ed annoverata nell’atlante delle specie a rischio di estinzione della flora vascolare d’Italia nella categoria a minor rischio (LR) (Scoppola et al. 2005) In Basilicata la specie è molto rara e vulnerabile (VU) per la presenza di pochi e localizzati popolamenti protetti solo dalla scarsa accessibilità dei luoghi.

2.2.2.Nome scientifico: ORCHIDACEAE – Dactylorhiza maculata L.Nome volgare: Orchidea di fuchs, Orchidea macchiataBiologia: Geofita bulbosa, fiorisce tra Maggio e Luglio.Distribuzione: Paleotemperata-Eurosiberiana. Sui rilievi europei è ovunque presente (manca solamente sui Monti Balcani). È diffusa anche in Asia settentrionale.In Italia è presente comunemente su tutto il territorio (è dubbia la presenza in Sardegna). Ecologia: predilige luoghi soleggiati in pianura o collina; si può trovare nei prati lievemente umidi, ma anche nel sottobosco di boschi radi ed aridi, in zone a cespuglieti, presso i bordi di ruscelli. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, con basso valore nutrizionale del

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terreno che deve essere mediamente umido. In particolare per questa specie si individua una lieve preferenza per terreni acidofili e igrofili.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine 41.76. Foreste pannoniche-Balcaniche di cerro e rovereMinacce: Abbandono delle pratiche colturali quali lo sfalcio e pascolamento con conseguente avanzamento del bosco spontaneo nelle zone marginali con maggiore substrato dove è quindi più facile la colonizzazione delle specie vegetali tipiche nelle prime fasi di evoluzione verso il bosco.Livello di minaccia nel SIC: medio-alto. In assenza di una gestione attiva, l’habitat è destinato ad una ulteriore riduzione. La vulnerabilità resta elevata più per motivi naturali che antropici.Conservazione e protezione: specie protetta da normativa internazionale CITES B, specie a protezione assoluta in Basilicata (DPRG 55/2005- Art. 2).Sarebbe auspicabile un mantenimento di elevati livelli di diversità del mosaico ambientale, con i diversi stadi delle successioni vegetazionali ben rappresentati (di particolare importanza la tutela di praterie e garighe) ed un miglioramento delle conoscenze sugli aspetti naturalistici attraverso la divulgazione ed il coinvolgimento degli attori localiNome scientifico: fam. LILIACEAE –Ruscus aculeatus L.Nome volgare: Pungitopo, ruscolo.Biologia: Camefita fruticosa. L'antesi avviene fra novembre ed aprile la specie è presente in tutto il territorio.Distribuzione: Euri-Medit. - Specie con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est, (area della Vite). Presente in tutta l'Europa mediterranea, comprese Turchia, Ungheria e Crimea. In Italia è diffuso in tutto il territorio. In Basilicata è presente dalle Cerrete alle faggete. Nel SIC è diffuso da 800 fino a 1.200 m s.l.m. con numerose popolazioni. Ecologia: predilige le zone calde e soleggiate e i terreni calcarei, lo si trova facilmente nei luoghi aridi e sassosi, nei boschi, soprattutto nelle leccete e nei querceti. E' una pianta sensibile al freddo intenso, per cui solo nelle zone meridionali la si può trovare oltre i 1.200, nel resto d'Italia difficilmente vegeta sopra i 600 m s.l.m.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: formazioni forestali negativamente condizionate, in alcuni settori, dalla passata ed intensa attività di sfruttamento delle formazioni forestali, raccolta da parte dell’uomo.Livello di minaccia nel SIC: scarso

Conservazione e protezione: Ruscus aculeatus è presente nell'elenco all'Allegato V della Direttiva CEE n° 43/1992, tra le "Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione". In Italia è specie protetta in Abruzzo (L. R. 11/09/1979, n° 45), Friuli V. G. (L. R. 03/06/1981, n° 34), Liguria (L. R. 30/01/1984, n° 9), Lombardia (L. R. 27/07/1977, n° 33), Molise (L. R. 25/10/1982, n° 22), Toscana (L. R. 06/04/2000, n° 56), Umbria (L. R. 18/11/1987, n° 49), Prov. Auton. di Trento (L. P. 25/07/1973).

Sarebbe auspicabile la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione.

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LILIACEAE - Lilium bulbiferum L. subsp. croceum

Nome volgare: giglio rosso.Biologia: geofita bulbosa, con vistosa fioritura tra maggio e luglio, fruttifica in estate.Distribuzione: orofita presente nell’Europa centrale e meridionale. È segnalata in tutta la penisola

ad eccezione delle isole. Nel settore delle Alpi orientali si differenzia la subsp. bulbiferum. In

Basilicata è presente con popolazioni generalmente poco numerose in diversi settori

dell’Appennino centrale e settentrionale oltre che nel Pollino, e nell’area Sic Lago del Pertusillo

Ecologia: specie mediamente eliofila, abbastanza esigente in umidità edafica, vegeta ai margini e nelle schiarite dei boschi puri e misti di querce caducifoglie e nei prati umidi del piano montano, entro una fascia altimetrica compresa tra 500 e 2000 metri.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovereMinacce: alterazione degli habitat di pertinenza, raccolta indiscriminata degli scapi fiorali in virtù (…) delle vistose ed attraenti fioriture.Livello di minaccia nel SIC: alto a causa della ridotta diffusione e dell’esigua consistenza delle della specie (a breve-medio termine).Conservazione e protezione: è specie protetta della flora lucana ai sensi del DPGR 55/2005 ed inserita nel novero delle specie a protezione limitata. È inserita nella Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, per alcune regioni dell’Italia centrale.

Nome scientifico: fam. ROSACEAE - Malus florentina (Zuccagni) SchnaiderNome volgare: Melo ibridoBiologia: Pianta legnosa cespitosa. Fiorisce a maggio.Distribuzione: NE-Steno-Medit. Endemismo Italo-balcanico, cresce in boschi mesofili sino a circa 1200 m s.l.m. Dai dati di letteratura e dai rilievi storici si rileva che la specie è presente in maniera sporadica in Basilicata, presente SIC Lago del Pertusillo.Ecologia: predilige terreni argillosi e soleggiati.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) codice Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: minacciata soprattutto a causa di errati interventi selvicolturali, eccessivo carico del pascolo, C’è il rischio della perdita di diversità biologica a seguito del mancato monitoraggio dell’evoluzione dei soprassuoli forestali allo scopo di controllarne la progressione degli stadi per decidere, di volta in volta, quale strategia gestionale intraprendere per tutelare la biodiversità.Livello di minaccia nel SIC: medioConservazione e protezione: specie di grande rilevanza biogeografica. Sarebbe auspicabile il mantenimento di elevati livelli di diversità del mosaico ambientale, con i diversi stadi delle successioni vegetazionali ben rappresentati, conservazione della continuità e integrità della matrice boscata con incremento del valore naturalistico delle formazioni forestali,

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favorendo un aumento della maturità nelle stazioni più idonee e mantenendo una presenza significativa dei diversi stadi delle successioni. Adozione di opportune misure normative o di informazione e sensibilizzazione.

Nome scientifico: fam. FAGACEAE – Quercus frainetto Ten.Nome volgare: Quercia d'Ungheria, FarnettoBiologia: P scap (albero). Fiorisce a maggio.Distribuzione: è una specie europeo-sud orientale, occupa anche l'Anatolia settentrionale, in Europa si trova in Bosnia Albania, Macedonia, Bulgaria e Grecia. In Italia si trova al centro in Toscana nella Maremma, ma diventa sempre più frequente dal Lazio alla Calabria.Ecologia: si adatta a tutti i terreni, preferendo però quelli freschi, fertili e profondi, con pH acido o sub acido. Rifugge quelli molto calcarei. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: è una specie che in Italia ha molti problemi di rinnovazione, perché molto sensibile alla concorrenza, comportamento caratteristico di specie che occupano nicchie ecologiche particolari e che si trovano al limite del loro areale. Nel SIC le minacce sono ascrivibili ad una gestione selvicolturale inappropriata ed al carico di pascolo eccessivo. Anche l’attività degli ungulati rappresenta un grave fattore limitante alla rinnovazione naturale.Livello di minaccia nel SIC: scarsoConservazione e protezione: questa specie non figura nelle convenzioni nazionali ed internazionali, né appare rara o minacciata a livello regionale o provinciale.Sarebbe auspicabile favorire l’evoluzione dei soprassuoli boschivi verso gli stadi più maturi della successione vegetazionale laddove la struttura e la composizione del bosco, nonché le caratteristiche morfologiche del sito lo richiedano.

Nome scientifico: FABACEAE – Lathyrus jordanii (Ten.) Ces. Pass. et Gib.Nome volgare: Cicerchia di GiordanoBiologia: G rhiz. La fioritura avviene a primavera avanzata tra maggio e giugno.Distribuzione: É una specie endemica dell’Appennino meridionale. In Italia è presente solo in Calabria, Basilicata e Campania da 500 a 1200 m s. l. m.In Basilicata e nel SIC è una specie rara nelle fitocenosi relativamente mesofile a dominanza Quercus cerris e Quercus frainetto fino agli 800-1000 m s.l.m. e nei boschi misti a Fagus sylvatica fino ai 1400 m s.l.m.Ecologia: specie mesofila preferisce cerrete e boscaglie delle cenosi forestali dell’Habitat 91M0.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: è specie vulnerabile a causa della riduzione o della degradazione degli habitat di pertinenza perché rispetto alle specie a cui si consocia, reagisce peggio alle ceduazioni ed alle brusche interruzioni della copertura arborea. Una minaccia è la notevole omogeneità delle formazioni forestali legata all’intensa utilizzazione del passato.

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Altra minaccia è l’eccessivo carico di ungulati con danneggiamento della flora erbacea del sottobosco, accesso di mezzi motorizzati nella rete senti eristica, carico turistico in aumento.Livello di minaccia nel SIC: alto in quanto specie rara ed endemicaConservazione e protezione: É una specie di grande rilevanza biogeografica, specie endemica dell’Appennino meridionale (Conti et al., 2005; Di Pietro, 2009). Sarebbe auspicabile la conservazione della continuità e integrità della matrice boscata con incremento del valore naturalistico delle formazioni forestali, favorendo un aumento della maturità nelle stazioni più idonee e mantenendo una presenza significativa dei diversi stadi delle successioni.

Nome scientifico: COMPOSITAE - Cardopatum corymbosum (L.)Pers.Nome volgare: Broteroa.Biologia: emicriptofita scaposa interamente spinosa, con foglie basali pennate e fusto centrale più breve delle foglie (alto sino a 20 cm), portante un’infiorescenza a corimbo formata da capolini di fiori azzurri. Fiorisce da giugno ad agosto.Distribuzione: nord est mediterraneo-montana. Entità rara nell'Italia meridionale presente anche in Abruzzo e Sicilia e non nota per la Campania. Si rinviene da 0 a 1300 m di altitudine e in Basilicata è nota anche per il tratto medio e basso del Valle del Basento e del Cavone. Rara anche per l’area del SIC Lago Pirtra del PertusilloEcologia: specie termofila, eliofila, moderatamente nitrofila e alotollerante che predilige suoli erosi e aridi di natura argillosa; risulta favorita anche da un moderato disturbo pastorale.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: rarità a livello locale.Livello di minaccia nel SIC: medio/alto (su breve-medio termine).Conservazione e protezione: pur essendo una specie rara in Basilicata, attualmente non è tutelata da alcuna legge o normativa e non figura in nessuna convenzione nazionale e internazionale.

Nome scientifico: POACEAE - Helictotrichon convolutum (Presl) Henrard.Syn: Avena convoluta C. PreslNome volgare: Avena siciliana.Biologia: emicriptofita cespitosa caratterizzata da cespugli robusti ed eretti, foglie strettamente conduplicate, glabre o villose, con lamina di diametro 1-1.2 mm e ligula brevissima (meno di 1 mm). La pannocchia è lineare con spighette di 2-3 fiori, spesso variegate di violetto. Fiorisce nei mesi di maggio e giugno.Distribuzione: orofila NE-mediterranea presente in Italia, come rara, in Basilicata e Calabria (Monte Vulture, Pollino), più comune in Sicilia settentrionale. Nell'area del SIC Lago del Pertusillo è piuttosto rara essendo stata rinvenuta in pochi popolamenti. Ecologia: specie xerofila, eliofila e oligotrofa che cresce su suoli basici, molto degradati e superficiali, preferibilmente arenacei e generalmente a quote elevate.

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Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: rarità locale della specie; altre minacce possono essere individuate nei cambiamenti di uso di suolo. Un tenore medio di disturbo antropico, pascolo e incendio, tuttavia, possono favorire la specie che ha bisogno di ambienti mediamente aperti e soleggiati.Livello di minaccia nel SIC: basso (su breve-medio termine).Conservazione e protezione: non risulta tutelata da alcuna direttiva o convenzione nazionale o internazionale.

Nome scientifico: COMPOSITAE - Klasea flavescens (L.) Holub subsp. cichoracea (L.) Greuter & Wagenitz. Syn: Serratula cichoracea (L.) DC.Nome volgare: Cerretta spinulosa.Biologia: emicriptofita scaposa alta da 20 a 60 cm, con fusti un po' legnosi alla base, fogliosi e poco o affatto ramosi. Foglie sessili, lungamente decorrenti sul gambo, coriacee e lanceolate, con il margine dentellato o spinuloso. Capolino apicale, in uno o pochi, di 2 a 3 cm di diametro, involucro cilindrico, poi ovale, formato da varie file di brattee coriacee delle quali le interne presentano una spinula giallastra lunga fino a 7 mm. Corolla purpurea e frutto costituito da un achenio con pappo di peli allungati. Fiorisce nei mesi di giugno e luglio.Distribuzione: entità sud-ovest mediterranea, in Italia è presente - come rara - nelle regioni meridionali e anche in quelle centrali tirreniche; piuttosto rara anche per la Basilicata e con areale frammentario. Nel Sic Lago del Pertusillo sono stati rilevati alcuni popolamenti costituiti da pochi individui. Ecologia: entità eliofila che vegeta su suoli relativamente evoluti, leggermente acidi; normalmente nelle radure di boschi o boscaglie, in garighe o pascoli mesoxerofili. Tollera un livello medio di disturbo antropico legato al pascolo, alla ceduazione e all'incendio.Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere.

Minacce: rarità a livello locale e ceduazioni accompagnate da alterazione degli strati superficiali del suolo.Livello di minaccia nel SIC: medio (su breve-medio termine).Conservazione e protezione: in Italia, a livello regionale, è protetta in Molise dalla legge regionale n.9 del 23 febbraio 1999 - “Norme per la tutela della flora in via di estinzione e coltivazione delle piante del sottobosco e officinali”. Non risulta protetta in nessuna altra regione, né a livello nazionale o internazionale.

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2.3. ESIGENZE ECOLOGICHE DELLE SPECIE FAUNISTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO

Vengono riportate in questa sezione una serie di schede descrittive, per ciascuna specie di interesse comunitario, delle esigenze ecologiche e dei fattori abiotici e biotici necessari per garantirne uno stato di conservazione soddisfacente.

2.3.1. Schede descrittive.

Nome scientifico: Famiglia: Ardeidae – Specie: Ardea cinerea.Nome volgare: Airone cenerino.Biologia: Airone di notevoli dimensioni, raggiunge da adulto una statura di 90-98 centimetri e un peso compreso tra 1020 e 2073 grammi. L'apertura alare può facilmente raggiungere 1,70 metri. Il piumaggio è di colore grigio sulla parte superiore e bianco in quella inferiore. Le zampe e il becco sono gialli. L'adulto ha piume nere sul collo e un ciuffo nucale nero molto evidente che si diparte dalla sommità posteriore e superiore dell'occhio. Nei giovani predomina il colore grigio. Non vi sono segni particolari per distinguere le femmine dai maschi; solitamente i maschi sono un po' più grandi. Come tutti gli aironi, vola tenendo il collo ripiegato a S. Nidifica in colonie chiamate garzaie in zone planiziali, al di sotto dei 200 m s.l.m., di preferenza in ambienti umidi con densa vegetazione arborea o arbustiva, quali ontaneti e saliceti cespugliati, ma pure in boschi misti asciutti e in canneti. La deposizione delle uova inizia già dalla metà di febbraio e si conclude in aprile. E' una specie gregaria durante il periodo riproduttivo e talvolta si raggruppa in dormitori comuni (roost). In Italia l'Airone Cinerino è sedentario, migratore regolare, parzialmente svernante e non presenta dimorfismo sessuale. Distribuzione: E ‘ il più comune tra gli ardeidi presenti nel parco, frequenta una vasta gamma di ambienti. É facile osservarlo preso la Diga del Pertusillo e lungo il corso del Fiume Agri, ma anche presso le coltivazioni agrarie e lungo i canali di irrigazione. Presente tutto l'anno ma più comune in Inverno.Habitat: L'habitat naturale dell'Airone Cinerino è piuttosto vario ed eterogeneo, infatti si rinviene in: zone umide con una fitta vegetazione acquatica, acque basse dolci, cave d'argilla, lungo le coste marine, aree lagunari, torrenti, stagni, laghi, bacini artificiali, pianure allagate, risaie e valli da pesca ma anche nelle aree aperte come coltivi e prati. Gli Habitat EU 92/43 a cui la specie è più fedele sono: cod. 3150 (Unità Corine: 22,13 – 22,421 – 22,412 )Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition e cod . 3280 (Unità Corine: 44,1274 – 44,122) Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.Alimentazione: Si ciba di pesci, anguille, nidiacei, uova, rettili, crostacei, molluschi e vegetali. Si alimenta principalmente durante il giorno, più spesso al mattino e al crepuscolo, in acque basse dove cammina o si apposta; caccia solitario o a volte anche in gruppo. L’Airone cenerino è un micidiale predatore, può catturare anche uccelli e piccoli mammiferi. “Campione di pazienza”, caccia stando immobile, sovente su una sola zampa nell’acqua poco profonda, ma anche nei prati o lungo le sponde dei corsi d’acqua. Consistenza delle popolazioni: La popolazione italiana può considerarsi sedentaria, mentre le popolazioni nidificanti nell'Europa centrale ed orientale svernano in parte nelle zone umide costiere italiane. Le zone umide costiere dell'alto Adriatico possono considerarsi le aree con la maggior concentrazione di individui svernanti in Italia. In queste aree svernano individui, soprattutto immaturi che possono rimanere tutto l'anno. Tra gennaio e metà marzo, quindi molto prima di tutti gli altri Ardeidi, rioccupa i siti di nidificazione. Nel SIC la popolazione è ben rappresentata.

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Minacce: Non sono rilevati particolari fattori di disturbo alla presenza della specie. Livello di minaccia nel SIC: basso.Conservazione e Protezione: L'airone cenerino è minacciato dall'inquinamento delle acque dovuto agli scarichi fognari abusivi. È una specie protetta ai sensi della legge 157/92. La specie è inserita nell'All. I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”.

Nome scientifico: Famiglia: Accipitridae – Specie: Circus cyaneus.Nome volgare: Albanella reale.Biologia: E' una specie solitaria durante tutto l'anno. E' osservabile soprattutto quando è in volo, più difficilmente quando è posata. In Italia è migratrice regolare e svernante. La migrazione post-riproduttiva si ha verso i quartieri di svernamento ed inizia alla fine di agosto, ma i contingenti più numerosi si registrano in ottobre e novembre; la migrazione pre-riproduttiva si ha verso i quartieri di nidificazione e si svolge tra la fine di febbraio e aprile. Politipica. Dicromismo sessuale. Lunghezza 44-52 cm (coda 17-19 cm); apertura alare 100-120 cm. Peso medio 290-590 gr. Femmina fino al 5-10% più grande del maschio. Maschio, parti superiori grigio cenere. Primarie esterne nere, interne grigie. Testa, collo e petto, grigio cenere. Timoniere grigie. Parti inferiori chiare, con sfumature grigie. Femmina, superiormente bruna, con ali sfumate in chiaro. Codione bianco. Inferiormente, crema con barrature scure. Dischi facciali chiari. Giovane, simile alla femmina. Muta tra marzo e dicembre. In volteggio, ali rialzate. In scivolata, generalmente rialzate, piú raramente piatte. In volo attivo, battiti veloci intercalati da brevi scivolate.Distribuzione: E’ presente in Europa, dalla Scandinavia, con limite nord in Norvegia (70 N), alla Spagna settentrionale. Manca in Islanda e nel Mediterraneo centrorientale, Italia compresa (estinta nella Padania). Migratore parziale, le popolazioni nordiche e sarmatiche svernano nell'area mitteleuropea, atlantica e mediterranea. Gli spostamenti verso Sud vanno da fine agosto ai primi di novembre; verso nord, da metà febbraio ad aprile.Habitat: Predilige zone umide sia d'acqua dolce che salmastre ed incolti con scarsa vegetazione arborea (steppe, brughiere, praterie postcolturali, pascoli ecc.). Frequenta le paludi, gli stagni, le campagne aperte e le coste sabbiose. Gli Habitat EU 92/43 a cui la specie è più fedele sono: cod. 3150 (Unità Corine: 22,13 – 22,421 – 22,412 )Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition e cod . 3280 (Unità Corine: 44,1274 – 44,122) Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.Alimentazione: Si nutre soprattutto piccoli Mammiferi, in particolare roditori. Anche Uccelli terricoli, nidiacei, Rettili, Anfibi e grossi Insetti. Caccia a bassa quota, ghermendo le prede sul terreno o all'involo nel caso di Uccelli ed Insetti. Passa almeno la metà della giornata in ala. Occasionalmente caccia all'agguato, da bassi posatoi. Tendenzialmente gregaria al di fuori del periodo riproduttivo, specialmente verso sera quando più individui si riuniscono in dormitori comuni.Consistenza delle popolazioni: l'Albanella reale è presente nel territorio del Parco durante i passi e in Inverno, quando singoli individui possono essere osservati nella zona delle Murge di S. Lorenzo e nell'alta Val d'Agri, tra Tramutola e Grumento. La reale consistenza invernale andrebbe valutata a seguito di specifiche ricerche.Minacce: Le principali minacce sono relative ai fenomeni di bracconaggio, impatto contro cavi aerei o aerogeneratori. Livello di minaccia nel SIC: medio-alto.Conservazione e Protezione: La specie è inserita nell'All. I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” e nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti in Italia. La specie dell'albanella reale in Europa ha uno stato di conservazione sfavorevole ed è ritenuta vulnerabile. Negli ultimi decenni si è infatti

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verificato un sensibile decremento numerico delle popolazioni e una contrazione dell’areale a causa principalmente delle trasformazioni ambientali.

Nome scientifico: Famiglia: Picidae – Specie: Dryocopus martius.Nome volgare: Picchio nero.Biologia: Tra i picchi europei è il più grande. Si riconosce per la livrea uniformemente nera, ad eccezione della calotta rossa, estesa, nel maschio, dalla nuca alla fronte. E’ una specie tendenzialmente sedentaria e dalla spiccata territorialità. La sua manifestazione più evidente è il “tamburellamento” sui tronchi. Nidifica in cavità scavate nei tronchi di varie specie arboree (in particolare Pioppo spp., Peccio, Abete bianco e Faggio), che, in assenza di disturbo, sono rioccupati negli anni.Distribuzione: Il Picchio bero è una specie politipica a distribuzione eurosibirica. In Europa è presente nelle nazioni scandinave, nella parte continentale, nella penisole iberica e italica. La popolazione europea, in recente espansione numerica e d’areale, è stimata tra 700.000 e 1.400.000 coppie, di cui 500.000/1.000.000 in Russia. In Italia è diffusa su tutto l’arco alpino e localmente in aree collinari e planiziali; popolazioni isolate (relitti post-glaciali) sono presenti lungo l’Appennino, in particolare in quello meridionale (tra gli altri, massicci del Pollino, nel Parco della Val d’Agri, Sila e Aspromonte). La nidificazione della specie è accertata sul versante lucano del massiccio del Pollino (Bosco Magnano, Piano Jannace, Fosso Jannace, Piani di Vacquarro), confermata di recente sul M.te Alpi, ma non più constata, dopo il 1983, nelle faggete del M.te Sirino.Habitat: E’ una specie legata ad ambienti forestali d’alto fusto di latifoglie, conifere o misti, anche relativamente discontinui, in una fascia altitudinale che, in Italia, si estende tipicamente tra il piano montano e il subalpino inferiore (da 1000-1200 a 1800-2000 m slm), localmente a quote inferiori o, in erratismi post riproduttivi, superiori. La specie è politipica a distribuzione eurosibirica. Abita le foreste estese, ricche d'alberi di alto fusto, e si spinge sino ad un'altitudine di quasi duemila metri. Preferisce trattenersi nei boschi di conifere, ma non manca in quelli a foglie caduche, formati soprattutto da faggi e betulle. In Basilicata la nidificazione è accertata esclusivamente in faggete mature, con presenza di grandi alberi morti o deperienti. In Basilicata, inoltre, la nidificazione è accertata esclusivamente in faggete mature, con presenza di grandi alberi morti o deperienti. A livello del SIC Lago Pertusillo frequenta per la nidificazione esclusivamente i seguenti Habitat: cod. 91M0 (Unità Corine: 41,7511) Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile e cod. 91AA (Unità Corine: 41,732) Boschi orientali di quercia bianca. Alimentazione: E’ghiotto di larve di formiche, di vespe e di insetti xilofagi, quali i coleotteri, che scova frugando tra le cortecce degli alberi. Per catturare le formiche si serve della lingua protrattile e glutinosa. Consistenza delle popolazioni: in Italia, stimata in 1300-3700 coppie nidificanti, in recente tendenza all’incremento numerico e spaziale (Nord Italia, in particolare), di cui 100-150 coppie nell’area appenninica. Non esistono stime circa la consistenza della popolazione lucana, verosimilmente limitata a poche coppie.Minacce: Le minacce sono rappresentate dalla distruzione, trasformazione e frammentazione dell’habitat di riproduzione e di alimentazione; pratiche “produttive” di gestione forestale (taglio di alberi maturi, morti o marcescenti), disturbi antropici. La specie non è inserita tra quelle cacciabili. A livello locale, il Picchio nero è penalizzato da una gestione selvicolturale che non prevede il mantenimento di piante di dimensioni elevate o che comporta l’allontanamento di tutta la biomassa morta dalle formazioni forestali, per la conseguente riduzione delle comunità di artropodi.Livello di minaccia nel SIC: medio-basso.

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Conservazione e Protezione: Dir.Uccelli CEE All I; Berna All III; Bonn All. III; La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992).

Nome scientifico: Famiglia: Ardeidae – Specie: Egretta alba, Casmerodius alba.Nome volgare: Airone bianco maggiore.Biologia: La garzetta è lunga circa 55-65 cm, il suo peso varia da 350 a 650 g ed ha un'apertura alare di 85-95 cm. Il piumaggio è interamente bianco, il lungo becco è nero, come le zampe, mentre i piedi sono giallastri. L'iride è gialla. In abito nuziale questo airone sviluppa alcune penne ornamentali molto lunghe sulla nuca, alla base del collo e sul mantello. Non esiste una caratteristica evidente che differenzia i due sessi. La nidificazione avviene di solito in boschi riparali, spesso in associazione con altre specie di aironi; non mancano tuttavia casi di nidificazione in canneto o addirittura in ambiente di salicornieto e macchia mediterranea. Vengono deposte 2-7 uova, incubate per 21-22 giorni; i giovani divengono indipendenti a 40-45 giorni dalla schiusa. Della cova delle uova e dell’alimentazione dei piccoli si occupano entrambi i genitori.Distribuzione: È presente in quasi tutto il bacino del Mediterraneo, Africa, Asia meridionale, Australia e Indonesia. Le popolazioni italiane di garzetta sono in parte migratrici e in parte stanziali. Quelle migratrici nidificano nella pianura padana e svernano in Africa oppure sono popolazioni nidificanti in Europa centrale che vengono a svernare nel nostro Paese.Habitat: L'airone bianco frequenta ambienti umidi, specialmente nei canneti, le praterie umide e sulle rive di laghi, stagni e fiumi. Lo si può trovare anche in zone agricole specialmente nelle risaie allagate ma è un uccello molto legato all'acqua. Ed è un uccello migratore, svernante e nidificante. È presente in quasi tutto il bacino del Mediterraneo. Le popolazioni italiane di garzetta sono in parte migratrici e in parte stanziali. A livello del SIC Lago Pertusillo frequenta per la nidificazione esclusivamente i seguenti Habitat: cod. 3150 (Unità Corine: 22,13 – 22,421 – 22,412 )Laghi eutrofici naturali, con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition e cod . 3280 (Unità Corine: 44,1274 – 44,122) Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Pospalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.Alimentazione: L’airone bianco si nutre di pesci, molluschi, insetti, anfibi, rettili, crostacei che cattura con colpi precisi del becco da un posatoio emerso o inseguendoli con i lunghi trampoli in acque basse. Talvolta cattura anche piccoli roditori e nidiacei di uccelli. La tecnica di caccia è quella tipica degli aironi: cammina lentamente nell'acqua bassa o nel fango con il collo ripiegato in posizione di attacco e con un fulmineo colpo di becco cattura la preda. Consistenza delle popolazioni: In Italia è considerata specie migratrice regolare e in seconda istanza svernante e nidificante (dagli anni novanta) in Nord Italia e Delta del Po. Frequenta ambienti umidi, specialmente i canneti, le praterie umide, le rive di laghi e fiumi; occasionalmente la si può trovare in zone marine come banchi di alghe e zone scoperte di marea. La si può trovare anche in zone agricole specialmente nelle risaie allagate. Questo grande airone è presente presso la Diga del Pertusillo e lungo il Fiume Agri in Inverno e durante le migrazioni. Singoli individui possono essere osservati in alimentazione lungo i canali che interessano l'alta val d'Agri, tra Grumento Nova e Marsicovetere.Minacce: Questa specie ha un ampio areale (stimato in circa 10.000.000 km²) e una popolazione alquanto numerosa (stimata tra 550.000 e 1.900.000 esemplari). Per tali ragioni la IUCN la considera una specie a basso rischio di estinzione. Risente comunque dell'inquinamento delle acque dolci e del prosciugamento delle zone umide nonché del bracconaggio. È specie protetta ai sensi della legge 157/92Livello di minaccia nel SIC: medio.

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Conservazione e Protezione: La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992).

Nome scientifico: Famiglia: Accipitridae – Specie: Milvus milvus Nome volgare: Nibbio realeBiologia: rapace di medie dimensioni, simile al congenere Nibbio bruno (Milvus migrans), ma con profilo più slanciato, coda lunga e profondamente forcuta, colorazione più vivace e contrastata. Specie da parzialmente sedentaria (Spagna, Francia, Italia) a migratrice (popolazioni della parte nord-orientale del continente europeo). La femmina depone da una a cinque uova, in genere tre, che cova per 28-30 giorni. Il maschio le porta il cibo e qualche volta la sostituisce. Migratore parziale, si sposta in marzo-aprile e settembre-ottobre. Onnivoro opportunista, ama vivere, nidificare e cacciare in aree aperte, lontane dalle aree urbane e più in generale libere da ostacoli.Distribuzione: specie politipica a distribuzione europea, distribuita nell’Europa continentale e mediterranea, con popolazioni numericamente più consistenti in Germania e Spagna. In Italia è sedentaria e nidificante in Lazio (Tolfa), in un’area estesa dalle Marche alla Calabria, in Sicilia e Sardegna. E’ scomparsa dalle parti settentrionali dell’areale toscano negli anni ‘60-‘70 dello scorso secolo. In tempi storici ritenuta nidificante comune nella penisola, ma già considerata in decremento. In Basilicata è diffusa e frequente in tutto il territorio (soprattutto in aree collinari, occasionalmente osservabile anche ad altitudini superiori ai 1.200 m), a esclusione delle due fasce costiere e di un’area nord-orientale al confine con le Province di Bari e Foggia.Habitat: Specie legata a una eterogenea varietà di ambienti aperti e semiboscati, coltivati, a pascolo o incolti. Si associa soprattutto alle aree collinari e alle ampie valli fluviali, dove frequenta pascoli cespugliati, aree agricole eterogenee e piccoli lembi di bosco. Si rinviene spesso presso discariche di rifiuti solidi urbani e in prossimità di aree umide. In svernamento forma dormitori di diverse decine di individui. Necessita di ampie estensioni territoriali per nidificare, ecologicamente eterogenee e non riconducibili a singole tipologie d’habitat. A livello del SIC Lago Pertusillo frequenta per la nidificazione esclusivamente i seguenti Habitat: cod. 91M0 (Unità Corine: 41,7511) Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile e cod. 91AA (Unità Corine: 41,732) Boschi orientali di quercia bianca. Alimentazione: E’ un opportunista, ha uno spettro alimentare molto vasto Solitamente si ciba di piccoli mammiferi, non più grandi di una donnola, uccelli, rettili, anfibi, pesci e insetti, ma anche carogne, ma non è raro osservarli alimentarsi nelle discariche di rifiuti o di animali morti lungo le strade, inoltre sottrae sovente il cibo ad altri uccelli quali cornacchie e altri .

Consistenza delle popolazioni: la popolazione europea è stimata a 19.000/24.000 coppie nidificanti, di cui il 50% in Germania. In Italia è stimata la presenza di 300/400 coppie, con tendenza al decremento o fluttuazioni annuali, di cui la metà circa (200/250) in Basilicata. La popolazione di Nibbi reali lucana si accresce, inoltre, in periodo invernale, per l’arrivo di contingenti nordici svernanti nella regione. L’importanza quantitativa delle popolazioni nidificante e svernante conferiscono alla Lucania un ruolo strategico per la conservazione della specie in Italia.Minacce: distruzione e trasformazione degli habitat di riproduzione e di alimentazione, ma soprattutto la modificazione dei sistemi di conduzione agricola e allevamento del bestiame. Il pascolo brado, sempre meno diffuso, rappresenta, infatti, un’importante risorsa alimentare per questa specie (carcasse, placente,) oltre a consentire il mantenimento di quelle condizioni di eterogeneità ambientale tanto ricercate dal rapace. Tra le altre cause, si citano poi il bracconaggio,la contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, il disturbo ai nidi.Livello di minaccia nel SIC: medio.Conservazione e Protezione: SPEC 4; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; PArt. Prot. 157/92; Lista Rossa: in pericolo. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella

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legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992).

Nome scientifico: Famiglia: Accipitridae – Specie: Milvus migrans. Nome volgare: Nibbio brunoBiologia: rapace di medie dimensioni, simile al congenere Nibbio reale (Milvus milvus), ma meno slanciato, con coda più corta e meno forcuta, che, quando aperta, appare di forma triangolare; colorazione più uniforme e meno contrastata. Nidifica su grossi alberi dove costruisce un nido di rami ben nascosto tra le fronde. Specie migratrice a lungo raggio, giunge nei quartieri di nidificazione in marzo-aprile dove si trattiene fino ad agosto. Sverna prevalentemente in AfricaSub-sahariana.Distribuzione: specie politipica con distribuzione paleartica-paleotropicale-australasiana. Nidificante in gran parte del continente europeo (Scandinavia e isole britanniche escluse) con popolazioni più consistenti in Spagna, Francia e Germania. In Italia l’areale riproduttivo include la fascia prealpina del Nord, il versante tirrenico, l’Appennino meridionale e nuclei isolati in altre regioni. In Basilicata nidifica in gran parte del territorio regionale (in particolare tra i 200 e i 700 m di altitudine), risultando assente o molto raro solo nei settori spiccatamente appenninici. il Nibbio bruno è un rapace migratore che trascorre l'inverno in Africa e arriva nei quartieri di nidificazione europei in Marzo-Aprile. Alcuni individui svernano anche alle nostre latitudini. La Basilicata ospita una delle popolazioni più consistenti di questo rapace (Allavena et alii, 2007), dove in effetti frequenta svariati ambienti. Nel Parco la specie è presente lungo tutta la valle dell'Agri, alla Murgia di S. Lorenzo e nelle aree a cavallo tra la valle del Melandro e la valle dell'Agri, tra Brienza e Satriano. Tende a frequentare zone di bassa collina e spesso frequenta la diga del Pertusillo, dove cattura anche piccoli pesci.Habitat: predilige aree boscate con foreste miste di latifoglie, lembi di boschi in aree aperte, ambienti planiziali o rupestri circondate da zone aperte utilizzate per la caccia. Frequenta discariche di rifiuti solidi urbani e aree umide. In migrazione lo si osserva in una più ampia varietà di ambienti, anche in zone montuose. M. migrans necessita di ampie estensioni territoriali per nidificare, ecologicamente eterogenee e non riconducibili a singole tipologie d’habitat. A livello del SIC Lago Pertusillo frequenta per la nidificazione esclusivamente i seguenti Habitat: cod. 91M0 (Unità Corine: 41,7511) Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile e cod. 91AA (Unità Corine: 41,732) Boschi orientali di quercia bianca. Alimentazione: specie opportunista, si nutre di un’ampia gamma di risorse alimentari, tra cui rettili, piccoli mammiferi, animali morti, rifiuti, invertebrati e altro.Consistenza delle popolazioni: in Italia, stimate 850-1200 coppie nidificanti con tendenza al decremento o fluttuazioni annuali. In Basilicata stimate 200-300 coppie nidificanti. Nel periodo che precede la migrazione post-riproduttiva (prima decade di agosto) in Basilicata si osservano assembramenti numerosi (fino ad oltre 700 individui), presumibilmente provenienti anche da altre regioni. Sotto questo profilo la Basilicata si pone come un sito strategico per la conservazione della specie.Minacce: La principale potenziale causa di declino deriva dalle abitudini alimentari necrofaghe. Fenomeni di mortalità ittica conseguenti a gravi casi di inquinamento delle acque possono aver favorito la specie a livello locale, ma sono ancora poco noti gli effetti negativi derivanti dall'accumulo degli agenti inquinanti. Tra le altre cause di diminuzione vanno ricordate la persecuzione diretta come bracconaggio e la morte per impatto contro i cavi dell'alta tensione. Un impatto negativo sulla specie può derivare dai recenti cambiamenti nella collocazione dei rifiuti organici e soprattutto delle carcasse un tempo disponibili in quantità maggiori. Tuttavia, soprattutto nell'Europa occidentale e mediterranea, la diffusa abitudine di creare vaste discariche

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a cielo aperto può aver favorito la popolazione nidificante. Inoltre i moderni cambiamenti nelle pratiche di allevamento, con l'abbandono delle pratiche brade a favore degli allevamenti intensivi può avere avuto una ripercussione in seguito alla diminuzione della pratica di abbandonare le carcasse nell'ambiente, alla riduzione nella densità di scarabeidi stercorari e nella densità di alberi sparsi che venivano lasciati per garantire ombra e protezione alle mandrie. Infine, in Russia è stato verificato un impatto negativo da parte di turisti e pescatori che frequentano piccole aree forestali lungo fiumi e laghi in coincidenza con l'avvio della stagione riproduttiva. Non è minacciato a livello europeo e mondiale.Livello di minaccia nel SIC: medio-basso.Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; PArt. Prot. 157/92; Lista Rossa: Vulnerabile. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992).

Nome scientifico: Lutra lutra (Linnaeus, 1758) – Mammalia, Carnivora, MustelidaeNome volgare: Lontra eurasiaticaBiologia: La Lontra è un Mustelide ben adattato alla vita acquatica. La specie è territoriale e il territorio (generalmente misurabile in termini di tratti di fiume o di profili spondali di laghi) di un maschio dominante comprende quello di più femmine e la sovrapposizione dei territori varia in funzione della densità di animali. Per marcare i confini del proprio territorio la Lontra utilizza feci e secreti (detti “gel”) delle ghiandole anali che, di solito, sono deposti in punti rialzati e ben visibili; tale comportamento viene utilizzato come test di presenza/assenza e può essere usato per effettuare stime demografiche. La Lontra può compiere spostamenti medi giornalieri, prevalentemente notturni, di circa 5 km (fino a 10-16 km), entità e strategia di questi spostamenti sono ovviamente correlati alle disponibilità di risorsa trofica e sua localizzazione. Si riproduce in qualsiasi periodo dell’anno anche se le nascite (1-3, max 5 piccoli) sembrano più frequenti in primavera; attorno ai 4 mesi i piccoli sono in grado di cacciare da soli ma raggiungono la completa indipendenza solo dopo un periodo piuttosto lungo e per questo motivo le femmine non possono avere più di una cucciolata all’anno (in Svezia Erlinge suggerisce che esse si riproducano ogni due anni). Il rapporto tra maschio e femmina è limitato al periodo dell’accoppiamento, poi quest’ultima gestisce in modo del tutto autonomo lo sviluppo dei piccoli, fino alla loro emancipazione (9-10 mesi di età). Distribuzione: la Lontra eurasiatica è uno dei Mammiferi del Paleartico con il più ampio areale di distribuzione, che arriva a coprire tre continenti: Europa, Asia minore (e Siberia) ed Africa settentrionale. In Italia la specie è presente dalla Liguria alla Calabria con probabile eccezione per le Marche, in maniera fortemente discontinua nella parte centro settentrionale dell’areale italiano e più omogenea e continua nella parte meridionale (in particolare Molise, Campania - Cilento - e Basilicata) che rappresenta quasi il 90% dell’areale effettivo di occupazione della specie in Italia. In Basilicata la specie risulta diffusa lungo tutti i maggiori bacini fluviali, e sembra nettamente in espansione. E’ presente lungo le rive del fiume Agri.Habitat: in Italia la specie frequenta prevalentemente fiumi di buona portata e più occasionalmente torrenti, laghi e valli costiere. Il range altitudinale di distribuzione non è ben definibile, la maggior frequenza la si riscontra tra 200 e 600 m slm, con preferenza dei tratti fluviali e torrentizi (nel meridione) con acque poco profonde e piuttosto meandrizzati (alternanza di zone lentiche e lotiche). L’uso dell’habitat, oltre che dalla disponibilità trofica, sembra influenzato anche dalla copertura vegetale delle sponde e certamente dal disturbo antropico.Alimentazione: la dieta è costituita prevalentemente da fauna ittica (Ciprinidi, Perciformi, Anguilla in misura minore Salmonidi) e da componenti stagionali integrative come gli Anfibi (generi Rana e

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in misura minore, gen. Bufo) e i Crostacei Decapodi (Austropotamobius pallipes italicus e Potamon f. fluviatile). Marginalmente e occasionalmente si nutre anche di Rettili, micromammiferi e piccoli uccelli. Consistenza delle popolazioni: l'Italia è la nazione, fra quelle dove la specie è ancora presente, in cui la situazione della Lontra appare più preoccupante. Le popolazioni residue sono verosimilmente composte da un numero limitato di individui e sono isolate da qualsiasi altra popolazione europea, rendendo la Lontra uno dei Mammiferi a maggior rischio di estinzione del nostro Paese. Per l’Italia il numero di Lontre stimato attraverso i metodi più cautelativi è di 229-257 individui. Per la Basilicata, considerando solo le aste fluviali maggiori, è di 114 individui (Prigioni et al., 2006). Minacce: le principali minacce, coerentemente a quanto definito dalla IUCN, sono: ( i) alterazione degli habitat per opera dell’uomo (canalizzazioni, rettifiche, sbancamenti, briglie, deforestazione spondale, etc.); (ii) inquinamento delle acque (principalmente ad pera di composti contenenti sostanze quali HEOD, DDT/DDE, PCB e metalli pesanti); (iii) acidificazione delle acque dei laghi e conseguente riduzione delle risorse trofiche; (iv) uccisione dovuta ad impatti con mezzi stradali (questa, purtroppo, è anche una misura del trend di espansione); (v) caccia illegale e legalizzata. In Italia meridionale sono particolarmente pressanti le minacce elencate ai punti ( i), (ii) e (iii). In Basilicata inoltre il fattore (iv), ovvero investimento da parte di automobili, sembra avere un ruolo rilevante: per le popolazioni della costa ionica, ad esempio, sono state stimate 6-7 lontre uccise dalle automobili in circa 4 anni (Gioiosa in Sgrosso & Priore senza data, post 2008).Livello di minaccia nel SIC: Alto.Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, inserita nell'appendice I del CITES; negli allegati II e IV della dir. 92/43/CEE, nella convenzione di Berna (all. II). nell'appendice I della Convenzione di Bonn. Tra le categorie di minaccia stilate dalla IUCN la specie è considerata Near Threatened.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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Nome scientifico: Canis lupus Linnaeus, 1758; Mammalia, Carnivora, Canidae. In Italia vive la ssp. Canis lupus italicus Altobello, 1921 (tuttavia la validità di tale sottospecie non è unanimemente riconosciuta in campo internazionale, si veda ad es. il report sui canidi della IUCN, Sillero et al., 2004)Nome volgare: Lupo, Lupo appenninicoBiologia: il lupo è un canide fortemente territoriale. La specie vive in unità sociali gerarchizzate e stabili (branchi, che corrispondono essenzialmente ad una unità familiari costituite da 2-7 individui) che cacciano, allevano la prole e difendono il territorio (ca. 170-420 Km2) in maniera integrata e coordinata. L’attività circadiana è prevalentemente crepuscolare e notturna. La densità della specie varia considerevolmente all’interno del suo areale (da 0,3 lupi/100 km2 a 8 lupi/100 km2). I dati disponibili per l’Italia, relativi agli anni ’70 del secolo scorso, indicavano una densità di circa 1,25 lupi/100 km2 ma attualmente, dato l’incremento demografico delle popolazioni italiane e la notevole ri-espansione in aree dalle quali era stato estinto, è sicuramente più alta (stimata in 1-3,5 lupi/100 km2 in Appennino settentrionale, Toscana, Abruzzo-Molise-alto Lazio, Basilicata-Calabria)Distribuzione: il lupo era il mammifero selvatico a più ampia distribuzione: nell’emisfero settentrionale dai 15°N di latitudine (in Nord America) ai 12°N in India. Tuttavia il suo areale originario si è fortemente contratto a causa della pressione antropica, estinguendosi in molte nazioni dell’Europa centro-occidentale, in Messico e nella maggior parte degli USA. La distribuzione in Italia copre l’intera cordigliera appenninica, compresi massicci e nuclei montuosi e collinari in realtà separati dall’Appennino (es. M. Amiata, A. Apuane, M. Lepini, Murgia appulo-lucana, Gargano) e (da circa due decenni, dopo quasi un secolo di assenza) le Alpi Occidentali fino a raggiungere in tempi recentissimi quelle Centrali (Lombardia). Habitat: la specie è ampiamente adattabile e flessibile, come dimostra la sua diffusione, ed è capace di utilizzare ecosistemi estremamente differenti, dalla tundra artica ai deserti medio-orientali. In Italia la specie è diffusa prevalentemente in aree montane e submontane, dove la presenza antropica è ridotta, l’agricoltura non intensiva e la copertura boschiva (compresa la macchia mediterranea) ampia. La distribuzione altitudinale va dal livello del mare ai 2500 metri.Alimentazione: il regime alimentare è opportunista, estremamente vario ed adattabile alle risorse trofiche disponibili: Sus scrofa, Capreolus capreolus, Cervus elaphus, Dama dama, animali domestici e piccoli vertebrati e invertebrati, nonché vegetali e carcasse.Consistenza delle popolazioni: dopo il minimo storico toccato negli anni ’70 del secolo scorso (ca. 100 individui sul territorio nazionale), si è assistito, grazie all’impegno conservazionistico, ad una progressiva fase di incremento demografico ed attualmente la popolazione italiana può essere stimata in almeno 800-1000 esemplari. Non esistono dati e stime per la regione Basilicata che comunque risulta essere una delle regioni in cui la presenza delle specie è particolarmente abbondante. Minacce: Dirette:1) Incidenti stradali (prevalentemente giovani) determinati dal fatto che saturati territorialmente

gli ambienti ottimali i sub-adulti tendono a ricercare nuove aree da colonizzare, finendo inesorabilmente in ambienti più antropizzati (strade) ed ecologicamente meno idonei;

2) Uso di veleno (non solo direttamente anti-lupo, ma anche utilizzato, per es., contro cani di tartufai concorrenti e contro altri Carnivori)

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3) Abbattimenti illegali durante esercizio venatorio e come rivalsa da parte di allevatori danneggiati

Indirette:1) Randagismo canino (cani vaganti, randagi, inselvatichiti). La competizione avviene

principalmente su tre fronti: l’alimentazione, la riproduzione e lo spazio. 2) Disturbo e distruzione degli habitat, causato dall’abbattimento dei boschi o dal loro

sfoltimento, dalla massiccia presenza attività antropiche (es. turismo invernale, attività boschive) in alcune aree montane.

3) Scomparsa delle prede naturali, a causa delle distruzione degli habitat per far posto ai pascoli per le greggi ed a causa della caccia diretta da parte dell’uomo. Questa causa è oggi in forte riduzione grazie alle reintroduzioni e ripopolamenti di Ungulati selvatici che risultano in forte incremento e sempre più diffusi, sia in Appennino che nelle aree “satellite” citate.

4) Conflitto con le attività zootecniche. In situazioni di assenza di prede naturali selvatiche, aumenta la pressione del lupo sulle greggi.

5) Ostilità tradizionale delle popolazioni locali basata generalmente su luoghi comuni di presunta pericolosità.

6) Rabbia silvestre (oggi minaccia solo potenziale).Livello di minaccia nel SIC: Alto.Conservazione e Protezione: è una specie “protetta”, inserita negli allegati II e IV della dir. 92/43/CEE, nella convenzione di Berna (app. II), negli allegati A e B della CITES, nella legge nazionale sulla protezione della fauna omeoterma e sulla caccia L. 157/92. Tra le categorie di minaccia stilate dalla IUCN la specie è considerata Least Concern.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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Nome scientifico: Felis silvestris (Schreber, 1777) – Mammalia, Carnivora, Felidae. In Italia peninsulare vive la sottospecie nominale F. s. silvestris Schreber, 1777, in Sardegna la sottospecie Felis silvestris lybica.Nome volgare: gatto selvaticoBiologia: Solitario e territoriale, il gatto selvatico non forma coppie stabili: si accoppia in primavera, la gestazione dura 63-68 giorni e la femmina dà alla luce, tra la primavera e l’autunno, tra i 2 e i 4 piccoli (le gravidanze singole sono rarissime); la madre resta con i piccoli solo fino al raggiungimento dell'autosufficienza, generalmente all'età di 3-4 mesi. ll ritmo circadiano di attività del gatto selvatico è in gran prevalenza (anche se non esclusivamente) notturno. Gli home ranges, difesi attivamente da intrusi conspecifici, variano considerevolmente a seconda delle risorse dell’habitat, come è tipico dei Carnivori. In Appennino centrale arrivano, secondo studi recenti, fino a 6-700 ha per individuo; non sempre i maschi detengono home ranges più ampi delle femmine e talvolta co-utilizzano invece con altri maschi parte del proprio home-range. Le femmine, in particolare nel periodo post riproduttivo, sembrano non tollerare presenza di maschi nell’home rage. La densità massima riscontrata per la specie è di 0,3-0,5 individui per 100 ettari.Distribuzione: L'areale della specie è vasto, anche se attualmente frammentato nelle zone più antropizzate: lo si trova dall'Europa occidentale alla Mongolia, a sud fino all'India settentrionale ed in gran parte del continente africano (fatta eccezione per gran parte del Sahara e della fascia equatoriale). In Italia la sottospecie nominale è presente in tutta l'area interna dell'Italia centro-meridionale e arriva spesso a lambire le coste (Maremma tosco-laziale, Gargano); recentissime sono le segnalazioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (Appennino tosco-romagnolo). La specie è presente anche in Sicilia. Sull’arco alpino esistono segnalazioni al confine fra Liguria, Piemonte e Francia ed in Friuli-Venezia Giulia. Habitat: Il gatto selvatico europeo è un abitante della foresta di latifoglie (in una fascia compresa tra 100/200 e 800 m) ma anche della macchia mediterranea fino a quote poco oltre il livello del mare. Tende viceversa ad evitare le zone montane con copertura nevosa perdurante per gran parte dell’anno. Utilizza spesso anche aree prettamente rocciose, che offrano riparo nelle cavità naturali, e la macchia mediterranea estesa e continua delle zone retrostanti le coste.Alimentazione: caccia e si nutre in gran prevalenza di micro e meso-Mammiferi (Roditori in particolare, ma non raramente anche Lagomorfi), Uccelli, Rettili, talvolta piccoli Pesci che riesce a catturare in condizioni particolari (pozze isolate e di limitata profondità), ma quando il cibo scarseggia integra la dieta con Insetti. Studi sulla dieta condotti in varie parti d’Europa (p. es. Spagna, Scozia) mettono in evidenza un buona capacità di adattamento alle situazioni di abbondanza locale delle diverse potenziali specie-preda. Consistenza delle popolazioni: accertare valori di densità su scala vasta o addirittura tentare stime popolazionali, allo stato attuale delle conoscenze metodologiche, appare del tutto velleitario: sono state tentate stime con il monitoraggio genetico, con l’Indice Kilometrico di Abbondanza (IKA), fototrappolaggio (in tempi recenti e tuttora in corso), raccolta “mirata” di peli, ma le percentuali di errore insite nei metodi, la loro scarsa “produttività” e l’elusività della specie appaiono ancora ostacoli troppo alti per consentire valutazioni attendibili. Spesso solo il monitoraggio molto prolungato di un’area di dimensioni limitate permette di arrivare a considerazioni credibili di sola presenza/assenza. Minacce: tra le minacce maggiori, sono da considerarsi tutte quelle derivanti da:1. randagismo di gatti domestici che provoca: (i) ibridazione; (ii) trasmissioni di patogeni; (iii)

competizione spaziale; (iv) competizione per le risorse trofiche. 2. Mortalità causata da impatti su strada con autoveicoli3. Avvelenamenti da parte dell’uomo, sia volontari che involontari (es. usando veleni per roditori)

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4. Bracconaggio5. Alterazione e frammentazione dell’habitatLivello di minaccia nel SIC: Alto.Conservazione e Protezione: è una specie “protetta”, inserita nell’allegato IV della dir. 92/43/CEE, nella convenzione di Berna (app. II), nella legge nazionale sulla protezione della fauna omeoterma e sulla caccia L.157/92. Tra le categorie di minaccia stilate dalla IUCN la specie è considerata Least Concern

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

Nome scientifico: Salamandrina terdigitata (Bonnaterre, 1789) – Amphibia, Caudata, Salamandridae.Nome volgare: Salamandrina dagli occhiali meridionale; Salamandrina meridionaleBiologia: Piccola salamandra nerastra precedentemente ritenuta un’unica specie ma, dal 2005, separata in due entità: S. perspicillata del Centro e Nord Italia e S. terdigitata dell’Italia meridionale. Caratterizzata morfologicamente da parti ventrali bianche e nere, colorazione rosso vivo del sottocoda e faccia inferiore degli arti, macchia chiara sulla testa, tra gli occhi approssimativamente a forma di V, di estensione estremamente variabile.Distribuzione: La specie è endemica del Sud Italia, nota per Campania, Basilicata e Calabria. In Basilicata la specie risulta molto rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Habitat: frequenta un ampia varietà di ambienti, dalla macchia mediterranea alle faggete umide, dalle abetine ai querceti, ad alcune zone agricole. È presente dal poche decine di metri sopra il livello del mare fino a 1500 metri di quota, ma predilige la fascia collinare tra 300 e 900 m. Si riproduce in ambienti acquatici debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di

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maggior portata), sorgenti e piccoli invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo (peschiere o cibbie), pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara. Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi, ma anche molluschi e anellidi.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala locale. Non esistono dati demografici noti per il SIC.Minacce: all’interno del suo areale è in leggero decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche nelle acque ove si riproduce. Livello di minaccia nel SIC: Alto.Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconosciuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

Nome scientifico: Elaphe quatuorlineata (Lacépède, 1789) - Reptilia, Serpentes, Colubridae.Nome volgare: CervoneBiologia: serpente di grandi dimensioni caratterizzato, allo stadio adulto, da quattro strie scure longitudinali che ne percorrono i fianchi e il dorso. L’accoppiamento avviene tra aprile e maggio e la deposizione delle uova tra giugno e fine luglio (in aree umide e termicamente stabili). La livrea giovanile conferisce un aspetto marcatamente reticolato all’animale che risulta, dunque, estremamente diverso dall’adulto.

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Distribuzione: La specie è un’entità appenninico balcanica. In Italia centro-meridionale è distribuito in maniera abbastanza disomogenea, sebbene tale dato potrebbe derivare da difetto di ricerca. Il limite settentrionale italiano è costituito da Toscana e Marche. Per la Basilicata, i dati ufficiali riportano una distribuzione della specie estremamente discontinua e prevalentemente concentrata verso i confini con Puglia e Calabria. Tuttavia tale distribuzione frammentaria è da attribuire a difetto di ricerca essendo il Cervone tra i più comuni colubri della regione.Habitat: frequenta un ampia varietà di ambienti (da praterie a faggete), ma soprattutto la fascia collinare a macchia mediterranea. Il Cervone sembra prediligere zone limitrofe a corsi d’acqua, anche se di modesta portata, o comunque zone umide nei pressi di stagni e laghi. La specie si rinviene dal livello del mare fino a poco più di 1000 metri (il limite altitudinale italiano è stato registrato in Basilicata). Alimentazione: si nutre prevalentemente di micro- e meso-mammiferi (da toporagni a donnole, da arvicole a conigli), lacertidi, uccelli di piccole e media taglia nonché loro nidiacei e uova. Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni in Italia se non su scala locale. Non esistono dati demografici noti per il SIC.Minacce: all’interno del suo areale è in decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, l’utilizzo di pesticidi agricoli che ne riducono le prede, talvolta da impatti stradali particolarmente frequenti, nonché per persecuzioni da parte dei localiLivello di minaccia nel SIC: medio-alto.Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è considerata quasi in pericolo (inserita nel livello Near Threatened).

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconosciuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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Nome scientifico: Bombina pachypus (Bonaparte, 1838) – Amphibia, Anura, Bombinatoridae.Nome volgare: Ululòne appenninicoBiologia: Piccolo rospo caratterizzato dalla vivace colorazione gialla e nera delle parti ventrali, precedentemente considerato una sottospecie di B. variegata di cui ne deve essere ancora considerato parte nella dir.92/43/CEE. Distribuzione: La specie è endemica dell’Italia peninsulare, dalla Liguria all’estremità della Calabria. In Basilicata la specie risulta rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Habitat: frequenta, si accoppia e si riproduce in un’ampia varietà di ambienti umidi: raccolte temporanee di modeste dimensioni, pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara, grandi pozzi, sorgenti e altri invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo (peschiere o cibbie), nonché acque debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata). È presente dal livello del mare fino a 1600 metri di quota, ma predilige la fascia collinare e medio montana (400-1400 m slm). Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. I dati disponibili per alcune attestano che la maggior parte di esse è costituita da un esiguo numero (da poche unità ad alcune decine) di individui riproduttori. Minacce: all’interno del suo areale è in forte decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche nelle acque ove si riproduce. La sempre maggiore diffusione di patogeni fungini (Batrachochytrium dendrobatidis) a cui la specie sembra particolarmente sensibile è considerata tra i principali cause di estinzione su scala locale. Nel complesso la specie è considerata alto rischio di estinzione.Livello di minaccia nel SIC: medio-alto.Conservazione e Protezione: è una specie “altamente protetta” per il suo elevato valore biogeografico, conservazionistico, e per il trend negativo su scala nazionale. È protetta dalla direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE come parte di B. variegata) e da altre convenzioni internazionali (es., Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2009, tra le specie a maggio rischio di estinzione (Endangered)

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconosciuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range Stabile

Popolazione - 50-80%Habitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di

- Distruzione dell’Habitat

- Alterazione dell’habitat

- Frammentazione dell’habitat

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Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconosciuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

habitat) - Infezioni fungine di Batrachochytrium dendrobatidis

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

Nome scientifico: Triturus carnifex (Laurenti, 1768) – Amphibia, Caudata, Salamandridae.Nome volgare: Tritone crestato italianoBiologia: Tritone di grossa taglia, precedentemente ritenuto una sottospecie di T. cristatus e poi elevato a rango specifico negli anni ’80 e ‘90 rispettivamente in base a criteri biochimici e morfologici. La specie si accoppia e riproduce in acqua, tipicamente in primavera.Distribuzione: La specie è nativa dell’Italia continentale e peninsulare, in Albania; Austria; Bosnia and Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria; Macedonia, ex Yugoslavia; Montenegro; Serbia; Slovenia; Svizzera ma è stata introdotta anche in altri paesi europei (Olanda, Azzorre, UK). In Basilicata la specie risulta piuttosto rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione.Habitat: È presente dal livello del mare fino a 2000 metri di quota, prediligendo tuttavia la fascia collinare attorno ai 400 m. Si riproduce in ambienti acquatici di vario tipo (anse laterali di torrenti, sorgenti e piccoli invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo, pozze residuali in ambiente torrentizio e di fiumara), preferendo comunque discreti volumi d’acqua relativamente profondi e, possibilmente, permanenti. Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi e anellidi.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. Non esistono dati demografici noti per il SIC.Minacce: all’interno del suo areale è in leggero decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche e specie ittiche alloctone e/o predatrici nelle acque ove si riproduce. Livello di minaccia nel SIC: AltoConservazione e Protezione: è una specie protetta per il suo valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.

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Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

Nome scientifico: Lissotriton italicus (Peracca, 1898) – Amphibia, Caudata, Salamandridae.Nome volgare: Tritone italianoBiologia: Piccolo tritone precedentemente ascritto al genere Triturus come ancora riportato nella dir. 92/43/CEE (Triturus italicus). In condizioni climatiche favorevoli è attivo durante tutto l’anno così anche la sua permanenza in acqua. l’attività riproduttiva è esclusivamente acquatica e la deposizione delle uova è tipicamente tardo invernale-primaverile ma, in alcune popolazioni di bassa quota, anche autunnale. Distribuzione: La specie è endemica dell’Italia peninsulare, diffusa dal Lazio Meridionale per il versante tirrenico e dall’anconetano per quello adriatico, fino alle estremità di Puglia e Calabria. In Sud Italia la specie è estremamente comune. In Basilicata la specie risulta rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Habitat: frequenta, si accoppia e si riproduce in un’ampia varietà di ambienti umidi: raccolte temporanee di modeste dimensioni, pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara, grandi pozzi, vasche per l’irrigazione (peschiere o cibbie), sorgenti e altri invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio, nonché acque debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata). È presente dal livello del mare fino a 1600 metri di quota, ma predilige la fascia collinare e medio montana (400-1400 m slm). Alimentazione: si nutre in acqua, prevalentemente di artropodi.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala locale. Minacce: all’interno dell’areale la specie è in decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche e specie ittiche alloctone nelle acque ove si riproduce. Livello di minaccia nel SIC: Alto.

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Conservazione e Protezione: è una specie protetta principalmente a causa della sua endemicità e dunque per il suo valore biogeografico. È protetta dalla direttiva comunitarie (allegato IV dir. 92/43/CEE come Triturus italicus). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconosciuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

Nome scientifico: Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758 – Insecta, Coleoptera, Cerambycidae Nome volgare: Cerambice della quercia Biologia: Cerambicide di grandi dimensioni, di colore nero con apice delle elitre rossastro, dalle antenne molto sviluppate. La larva si sviluppa all'interno del tronco e dei rami maggiori delle querce ma anche, subordinatamente, di altre latifoglie. Le piante vecchie e malate vengono preferite. Il periodo ninfale si compie durante l'estate e l'adulto schiude a settembre ma rimane nella celletta fino all’estate successiva quando, con i primi caldi primaverili-estivi (tra maggio e giugno), sfarfalla attraverso un foro nella corteccia. Completa il ciclo vitale in 3-5 anni. Distribuzione: La specie è distribuita nel Paleartico occidentale ed è presente in tutta Europa, Nord Africa e Asia Minore. In Italia è diffusa su tutto il territorio (Sardegna e Sicilia comprese) ad eccezione della parte più meridionale della Puglia. In Basilicata risulta fortemente localizzata nel settore meridionale, verosimilmente a causa di difetto di ricerca.Habitat: Generalmente frequenta zone collinari senza spingersi a quote elevate. Spesso più frequente in ambienti parzialmente antropizzati come zone agricole tradizionali o foreste semi-naturali.Alimentazione: La specie è prettamente xilofaga e saproxilica.Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni. Non esistono dati demografici noti per il SIC.

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Minacce: le principali minacce sono la perdita e la frammentazione degli habitat, la riduzione di alberi vetusti, la proliferazione di specie esotiche (es. anche rimboschimenti a conifere) in sostituzione o nelle vicinanze dei querceti o di altri boschi naturali, azioni mirate alla sua distruzione qualora la specie venga considerata un danno per il legname.Livello di minaccia nel SIC: Medio.Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2010, nel livello Near Threatened.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

Favorevole('verde')

Non favorevole – Inadeguato

('giallo')

Non favorevole - Cattivo('rosso')

Sconociuto(informazioni

insufficienti a fare una valutazione)

Range

PopolazioneHabitat della specieProspettive future (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)

Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

2.4. VALUTAZIONE DELL’INFLUENZA DEI FATTORI SOCIO-ECONOMICI CHE INSISTONO SULLO STATO DI CONSERVAZIONE DI SPECIE E HABITAT D'INTERESSE

2.4.1. AGRICOLTURA E SELVICOLTURA

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2.4.2. PESCA, CACCIA E RACCOLTA

2.4.3. ATTIVITÀ MINERARIA ED ESTRATTIVA

2.4.4. URBANIZZAZIONE, INDUSTRIALIZZAZIONE ED ATTIVITÀ SIMILARI

2.4.5. TRASPORTI E COMUNICAZIONI

2.4.6. TURISMO E DIVERTIMENTI

2.4.7. INQUINAMENTO E ALTRE ATTIVITÀ UMANE

2.4.8. MODIFICHE UMANE DELLE CONDIZIONI IDRAULICHE

2.4.9. PROCESSI NATURALI

2. 5. INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DI INDICATORI FINALIZZATI A MONITORARE LO STATO DI CONSERVAZIONE

…………………………………………

2.5.1. INDICATORI SPAZIALI

………………………………………

CODICE HABITAT ESTENSIONE COMPLESSIVA [HA] % SULLA SUPERFICIE TOTALE DEL SIC

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TOTALE

Al fine di ottenere alcune utili informazioni sulla complessità e sull’organizzazione degli habitat all’interno del SIC, sono stati ricavati alcuni indicatori a partire da informazioni spaziali. In particolare si tratta di: indicatori di sensibilità ecologica (Sensitivity), intesa come predisposizione più o meno grande di un habitat al rischio di subire un danno o un’alterazione della propria integrità o identità, e indicatori di pressione antropica, correlati al tipo ed intensità dell'uso antropico del territorio, con riferimento sia all'habitat medesimo, sia alle aree immediatamente contigue.

A partire da considerazioni sugli habitat presenti e dall’analisi della cartografia, delle ortofotocarte del territorio e della carta dell’uso del suolo, sono stati valutati i seguenti indici:

a) adiacenza a detrattori ambientali: percentuale di adiacenza perimetrale a cave e/o discariche rispetto al poligono dell’habitat;

b) appartenenza all’elenco delle tipologie di habitat a rischio a scala europea comunitaria:

appartenenza dell’habitat a quelli indicati come prioritari nella Direttiva Habitat;c) consumo di habitat: percentuale di habitat potenziale stabilmente occupato da

manufatti antropici all’interno del SIC;d) costrizione dell’habitat: percentuale di adiacenza perimetrale ad un’area

cementificata rispetto al poligono dell’habitat;e) densità di nodi viari entro l’habitat: numero di nodi viari per ettaro di habitat;f) grado di frammentazione dell’habitat: numero di frammenti per ettaro in cui

l’habitat è suddiviso dal network viario e dall’attività antropica;g) eutrofizzazione delle acque superficiali: desunto da osservazioni in situ;h) pressione agricola sull’habitat: percentuale di adiacenza perimetrale ad attività

agricole impattanti rispetto al poligono dell’habitat;i) rischio di franosità: presenza di aree a rischio;j) vicinanza alla rete viaria: distanza dell’habitat dal segmento viario più prossimo;

INDICATORE UNITA’ DI MISURA

HABITAT91M0 6210 … … … … …

a) Adiacenza a detrattori ambientali %b) Appartenenza all’elenco delle tipologie di

habitat a rischio a scala europea comunitaria

0/1

c) Consumo di habitat %d) Costrizione dell’habitat %e) Densità di nodi viari entro l’habitat nodi/haf) Grado di frammentazione dell’habitat framm/hag) Eutrofizzazione delle acque superficiali -h) Pressione agricola sull’habitat -

i) Rischio di franositàha di

aree a rischio

R1R2R3R4

j) Vicinanza alla rete viaria m

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Gli indicatori …………………………………………………………

Altri indicatori spaziali sono stati determinati applicando i software ESRI ArcMap 9.x l e Fragstats (Spatial Pattern Analysis Program for Quantyfing Landscape Structure by K. McGarigal) v. 3.3.In particolare, mediante il software ArcMap, dallo shape file della Carta degli Habitat (formato vettoriale), sono stati calcolati per ogni habitat i seguenti indicatori:

- es t e n s i one c om p l e ss i v a di c i a s c un h a bit a t : la superficie occupata da un habitat è spesso strettamente legata allo stato di conservazione ed alla consistenza numerica delle sue popolazioni e rappresenta quindi un indicatore significativo nella valutazione della complessità ed organizzazione del mosaico territoriale;

- num e r o di pol i g oni di cui è costituito l’habitat;- a r e a d e l poli g ono più es t e s o di c i a s c un h a b i t a t : questa informazione è

particolarmente utile per la valutazione delle possibilità di sopravvivenza a lungo termine delle specie tipiche dell’habitat;

- di m e n s io n e m e dia d e i p o ligoni d e l l ’ h a bi t a t ;- p e r i m e t r o di ogni poligono dell’habitat;- p e r i m e t r o tot a le d e ll ’ h a b i t a t (somma dei perimetri di tutti i poligoni).- r a ppo r t o p e r i m e t r o/ s up e r f i c ie di ciascun poligono di cui è costituito l’habitat:

maggiore il rapporto, maggiore la vulnerabilità dell'habitat; il suo valore infatti cresce al diminuire dell’estensione del poligono, oppure con l’aumento della tortuosità del perimetro;

- r a ppo r t o p e r i m e t r o/ s up e r f i c i e m e dio : media dei rapporti perimetro/superficie di tutti i poligoni che compongono l’habitat.

Per determinare i valori di metriche di definizione più complessa si è scelto di utilizzare FRAGSTAT 3.3 (McGarigal e Marks,1995), un software libero e di facile accesso.Con il software Fragstats è possibile estrarre diverse tipologie di metriche, suddivise in tre livelli: per ogni poligono o patch, per ogni classe o tipologia di patch (nel caso in esame habitat) e per l'intero territorio (landscape). Tali metriche si possono riassumere nei seguenti gruppi:

AREA/DENSITY/EDGE METRICS: descrivono le dimensioni delle patch e del loro perimetro.

SHAPE METRICS: descrivono la forma delle patch, a livello di singolo poligono, di classe e di paesaggio. Molte di queste metriche fanno riferimento al rapporto area-perimetro.

CORE AREA METRICS: determinano l’area all’interno di un poligono ad una fissata distanza dal suo contorno.

ISOLATION/PROXIMITY METRICS: definiscono diversi parametri basati sulla distanza tra i poligoni.

CONTRAST METRICS: metriche basate sulle differenze tra poligoni adiacenti ed appartenenti a diverse classi.

CONTAGION/INTERSPERSION METRICS: basate sulla tendenza delle patch ad essere spazialmente aggregati.

CONNECTIVITY METRICS: quantificano la connettività, cioè il grado con cui un paesaggio facilita o impedisce i flussi ecologici.

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DIVERSITY METRICS: calcolate solo a livello di landscape, quantificano la composizione della scena e non sono condizionate dalla diversa disposizione.

Sono state calcolate le seguenti metriche sui poligoni o patch:- ind i c e di f o r m a (SHAPE): è calcolato come rapporto tra il perimetro del poligono

(espresso in numero di celle) e il perimetro del più grande quadrato inscrivibile in esso (espresso in numero di celle); la metrica fornisce valore 1 per poligoni quadrati, altrimenti il suo valore cresce senza limiti;

- di m e n s io n e f r a t t a l e ( g r a do di c on v olu z ion e ) FRAC: si calcola con la formula 2ln(perimetro)/ln(area) e assume valori tra 1 e 2; la dimensione frattale fa riferimento alla complessità del bordo della figura, è prossima a 1 per poligoni con un perimetro molto regolare (quadrato o rettangolo), mentre tende a 2 per poligoni con un perimetro articolato e complesso.

- r a ppo r t o di c i r c o l a r i tà ( g r a do di c omp a t t e zz a d e ll ’ h a bi t a t) CIRCLE: rapporto fra l’area del

poligono e l’area del più piccolo cerchio circoscritto. Fornisce una misura dell'allungamento dell'area, ed assume valori prossimi allo 0 in presenza di forme circolari, prossimi all’1 per forme allungate;

- indice di contiguità (CONTIG): si calcola dividendo la somma dei valori delle celle diviso per il numero totale di pixel nella patch meno 1, moltiplicato per la somma dei valori dei modelli (13 in questo caso) meno 1. Assume valore 0 per una patch costituita da un solo pixel e aumenta fino al valore1 all’aumentare della contiguità. L’indice di contiguità valuta la connessione spaziale, o contiguità, di celle all'interno di una griglia di patch, per fornire un indice di configurazione di patch di confine, valutando quindi la forma della patch. Di conseguenza, grandi poligoni contigui forniscono come risultato valori più grandi dell’indice di contiguità.

- di s t a n z a m i n ima t r a poli g oni ( i s ol a m e nto) (ENN): distanza minima bordo-bordo (in m) di ogni poligono dal poligono della stessa classe ad esso più vicino, molto utilizzata per quantificare l’isolamento dei poligoni. Si avvicina al valore zero al diminuire della distanza dal bordo. ENN assume valore indefinito (N/A) quando il poligono non ha vicino altri poligoni della stessa classe.

Sono inoltre state calcolate le seguenti metriche sugli habitat (o classi):- edge density (ED): Con il termine edge si indica il confine tra due habitat differenti. La

Edge Density, misurata in metri per ettaro, si calcola come somma delle lunghezze (m) di tutti i segmenti di confine dei poligoni di un habitat, divisa per la superficie totale indagata, moltiplicata per 10.000 (per convertirla in ettari). L’indice è un’espressione della forma e della complessità di patch di un habitat, oltre che dell’eterogeneità del mosaico che costituisce la scena. Assume valore zero quando non è presente alcun limite di classe nell’intero paesaggio, e può assumere valori sempre crescenti senza limiti, al crescere della complessità e dell’eterogeneità del mosaico. Il valore di ED è stato messo in relazione con il disturbo subito da un ambiente. Il crescente disturbo porta ad una frammentazione dei patch e quindi ad una crescita del valore dell’indice. Un disturbo troppo elevato, tuttavia, può portare le patch a fondersi tra loro, portando ad una nuova riduzione dell’indicatore. Pertanto un disturbo elevato e modesto possono portare allo stesso valore di ED.

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- indice di forma del territorio (LSI): Questa metrica può essere interpretata come una misura della maggiore/minore aggregazione dei diversi habitat. Fornisce una misura standardizzata del bordo totale; è l’equivalente, a livello del territorio, della metrica SHAPE, in particolare misura il rapporto fra il perimetro totale dell’habitat e il perimetro del più grande quadrato inscritto in esso; aumenta quando la forma del territorio diventa molto irregolare e/o quando la lunghezza del bordo all’interno del territorio cresce.

- ind i c e di f o r m a medio (SHAPE_MN): è il valore mediato su tutti i poligoni che compongono l’habitat della metrica SHAPE.

- dimensione frattale media (FRAC_MN): media delle dimensioni frattali di tutti i poligoni che compongono l’habitat.

- r a ppo r t o di c i r c ol a r ità m e dio (CIRCLE_MN): media dei rapporti di circolarità di tutti i poligoni che compongono l’habitat.

- indice di contiguità medio (CONTIG_MN): è pari alla media dell’indice di contiguità di tutti i poligoni che compongono l’habitat.

- media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe (ENN_MN): Assume valore indefinito (N/A) quando i poligoni di un habitat non hanno vicini altri poligoni appartenenti allo stesso habitat;

- clumpiness index (CLUMPY): è calcolato a partire dalla matrice di adiacenza, che mostra la frequenza con cui le diverse coppie di patch appartenenti allo stesso habitat (comprese le adiacenze tra patch dello stesso tipo) appaiono sulla mappa. Assume valore pari a -1 quando l’habitat è fortemente disaggregato; è uguale a 0 quando l’habitat è distribuito in modo casuale, e tende ad 1 quando la classe è fortemente aggregata. L’indice non è definito ed assume valore N/A quando l’habitat consiste di una singola cella, quando comprende tutti i poligoni eccetto una cella, oppure quando comprende l'intero paesaggio, perché in questi casi è impossibile distinguere tra le distribuzioni raggruppata, casuale e dispersa.

- percentage of like adjacencies (PLADJ): si calcola a partire dalla matrice di adiacenza, che mostra la frequenza con cui diverse coppie di habitat risultano adiacenti sulla mappa. L’indice, espresso in percentuale, misura il grado di aggregazione dell’habitat. Quindi, è una misura di contagio specifico per la classe. L’indice sarà minimo e pari a zero se l’habitat è estremamente disperso (o disaggregato), ossia ogni cella costituisce una diversa patch, e sarà massimo e pari a 100 se l’habitat è massimamente contagioso. E’ da notare che questo parametro misura solo la dispersione e non la interspezione, e quindi può essere un utile indice di frammentazione dell’habitat.

- interspersion and juxtaposition index (PLADJ): Considera in maniera esplicita la configurazione spaziale delle patch, rappresentando il livello di “interspersione”; essa indica cioè come sono intervallati nella scena gli habitat. Ciascuna classe o habitat è valutata quindi in riferimento alla vicinanza/prossimità rispetto agli altri habitat. L’indice è definito in percentuale rispetto alla massima dispersione possibile, dato il numero di classi (McGarigal et al, 1994); valori bassi di IJI caratterizzano paesaggi in cui i patch delle classi sono distribuiti non proporzionalmente o sono fortemente aggregati, tende a 100 (valore massimo) quando l’habitat considerato è ugualmente adiacente a tutti gli altri habitat.

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La maggiore complessità si traduce in una crescita dell’indice IJI, che raggiunge il valore massimo quando gli habitat sono ugualmente adiacenti tra di loro e quando la lunghezza dei confini tra essi è uguale.

- ind i c e di c o e s ione d e l t e r r i to r io (COHESION): la connettività si riferisce al grado per cui un territorio facilita o impedisce i flussi ecologici (per esempio, il movimento degli organismi fra le zone di un habitat e quindi il tasso di movimento fra le popolazioni locali). L’indice di coesione misura la connessione fisica dell’habitat esaminato ed aumenta quanto più l’habitat è raggruppato o aggregato, quindi, più collegato fisicamente. I valori della metrica sono compresi tra 0 e 100; si avvicina a 0 quando la porzione di territorio diminuisce ed è sempre più suddivisa e meno connessa.

- landscape division index (DIVISION): Si calcola come:

DIVISION=1−∑j=1

n

( aij

A )2

con aij superficie (m2) della patch ij; A superficie totale del paesaggio (m2).L’indice è basato sulla distribuzione cumulativa dei patch appartenenti allo stesso habitat e viene interpretato come la probabilità che due pixel scelti a caso nel paesaggio non si trovino nella stessa patch del corrispondente habitat. Assume valore zero quando la scena è costituita da una singola patch. Al diminuire della probabilità e quindi al ridursi delle dimensioni delle patch l’indice DIVISION si avvicina al valore 1.

- Splitting Index (SPLIT): Si calcola come:

SPLIT= A2

∑j=1

n

aij2

con aij superficie (m2) della patch ij; A superficie totale del paesaggio (m2).SPLIT è pari ad 1 quando il paesaggio è costituito da una singola patch. Aumenta quando la classe considerata riduce la superficie ed è suddivisa in patch sempre più piccole. Il limite superiore è dato dal rapporto tra l'area del paesaggio e la dimensione di cella e si realizza quando la classe corrispondente è costituita da un singolo pixel di patch.L’indice è basato sulla distribuzione cumulativa dei patch e viene interpretato come il numero effettivo di maglie, o il numero di patch con una dimensione costante di patch, quando l’habitat corrispondente è suddiviso in S patch, dove S è il valore dello splitting index.

- ind i c e di a gg r e g az ione d e l t e rr i to r io (AI): numero di adiacenze per un determinato habitat diviso per il numero massimo di adiacenze possibili per quell’habitat. La

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metrica assume valori in percentuale. Risulta 0 quando la classe i-esima, in questo caso l’habitat i-esimo, è massimamente disaggregata, mentre cresce quando aumenta l’aggregazione del territorio; è pari a 100% quando il territorio è costituito da una singola patch compatta. AI è indefinito, e fornisce come risultato N/A, se ogni habitat è costituito da un singola cella. L'indice di aggregazione è calcolato dalla matrice delle adiacenze, che mostra la frequenza con cui le diverse coppie di habitat (comprese le adiacenze nella stessa classe) appaiono adiacenti sulla mappa. L’Indice di aggregazione prende in considerazione solo le adiacenze che coinvolgono la singola classe e non le adiacenze con altre classi. Inoltre, a differenza di tutti gli altri parametri basati sulle adiacenze, l'indice di aggregazione si basa sulle adiacenze calcolate con il metodo del single-count, in cui ciascun lato della cella viene contato una sola volta.

- indice normalizzato di forma del territorio (NLSI): L’indice normalizzato di forma del paesaggio è la versione normalizzata dell'indice di forma del paesaggio (LSI) e, come tale, fornisce una semplice misura di aggregazione. Così come LSI e l'indice di aggregazione (AI) sono strettamente correlati, anche la versione normalizzata di questi parametri sono correlati.

2.5.1.x. Habitat XXXX: Nome Habitat.

Tabella delle metriche sugli habitat (classi):

INDICATORE UNITA’ DI MISURA RANGE VALOREEstensione complessiva ha - 0,126Numero di poligoni di cui è costituito l’habitat adim - 2Area del poligono più esteso ha - 0,067Perimetro totale dell’habitat m - 193Dimensione media dei poligoni ha - 0,063Rapporto perimetro/superficie medio adim - 0,154Indice di forma del territorio LSI adim 1-∞ 1,37Rapporto di circolarità medio CIRCLE_MN adim 0-1 0,46Dimensione frattale media FRAC_MN adim 1-2 1,02Indice di aggregazione del territorio AI % 0-100 83,33Indice di coesione del territorio COHESION % 0-100 61,04Media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe ENN_MN m - 72,11

Tabella delle metriche sui poligoni dell’habitat (patch):

POLIGONO PERIMETRO [m]

SUPERFICIE [ha]

RAPPORTO PERIMETRO/

SUPERFICIE [adim]

INDICE DI FORMA SHAPE

[adim]

RAPPORTO DI CIRCOLARITÀ CIRCLE [adim]

DIMENSIONE FRATTALE FRAC

[adim]

DISTANZA MINIMA

TRA POLIGONI ENN [m]

1 101,30 0,067 0,1512 1 0,50 1,0064 72,112 91,85 0,059 0,1565 1 0,41 1,0384 72,11

2.5.1.x Metriche del paesaggioSono stati calcolati, infine, i seguenti indicatori di complessità del paesaggio:

- indice di forma del territorio (LSI): L’indice è pari alla lunghezza totale del confine del paesaggio divisa per la lunghezza totale minima possibile del confine, che si ottiene quando il paesaggio è costituito da un singolo poligono. LSI è pari ad 1 quando il paesaggio è costituito da un poligono quadrato (o quasi quadrato); aumenta fino a valori infiniti quando la forma del paesaggio diventa più irregolare.

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- Contagion Index (CONTAG): CONTAG si avvicina a 0 quando le classi sono disaggregate al massimo (cioè, ogni cella appartiene ad una classe diversa) e intervallati. CONTAG è pari a 100, quando tutte le classi sono aggregati al massimo, cioè quando il paesaggio è costituito da singole patch. CONTAG non è definito se il numero di tipologie di patch è inferiore a 2. L’indice è inversamente proporzionale alla Edge Density. Quando la Edge Density è molto bassa, per esempio quando una singola classe occupa una percentuale molto elevata del paesaggio, CONTAG è alto, e viceversa. Inoltre, si noti che il CONTAG è influenzato sia dalla dispersione che dalla interspersione dei tipi di patch. Bassi livelli di dispersione delle tipologie di patch (cioè, alta percentuale di adiacenze simili) e bassi livelli di patch interspersion danno come conseguenza un valore elevato di CONTAG e viceversa.

- Interspersion and Juxtaposition Index (IJI): IJI si avvicina a 0 quando la distribuzione di adiacenze tra i tipi di patch diventa sempre più irregolare. IJI è pari a 100 quando tutte le tipologie di patch sono ugualmente vicino a tutti i tipi di patch (ossia, interspersion massimo e giustapposizione). IJI non è definito se il numero di tipologie di patch è inferiore a 3.

- Landscape Division Index (DIVISION): DIVISION è basato sulla distribuzione cumulativa dei patch e viene interpretato come la probabilità che due pixel scelti a caso nel paesaggio non si trovino nella stessa patch. Si noti la somiglianza con l’indice di diversità di Simpson; in questo caso la somma è tutta l'area di ogni patch, piuttosto che l'area di ciascuna tipologia di patch nel paesaggio. L’indice è pari a 0 quando il paesaggio è costituito da singole patch e raggiunge il suo valore massimo quando il paesaggio è suddiviso al massimo, ossia quando ogni cella è una patch separata.

- Shannon diversity index (SHDI): misura la diversità degli elementi costitutivi del paesaggio a partire dalle entità relative delle diverse tipologie ambientali presenti. L’indice di Shannon, può variare tra zero e l’infinito, aumenta al crescere del numero dei tipi di elementi e/o quando la distribuzione dell'area tra i tipi di patch è più equilibrata. Tale metrica è una delle più utilizzate ed è basata sulla teoria dell’informazione (Shannon, 1948; Shannon and Weaver, 1949). Si ha:

SHDI=−∑i=1

m

(Pi×ln Pi )

con pi porzione di territorio occupata da una tipologia di territorio; i e m l’ammontare delle tipologie presenti.L’indice ha valore zero quando c’è una sola tipologia presente e cresce all’aumentare del numero e della diversificazione degli habitat (Gustafson and Parker, 1992).

- Simpson's Diversity Index (SIDI): Si calcola come:

SIDI=1−∑i=1

m

Pi2

con Pi porzione di territorio occupata dalla tipologia di habitat (classe) i.SIDI è pari a 0 quando il paesaggio contiene solo una patch (nessuna diversità), mentre tende ad 1 quando il numero di tipi diversi di patch (cioè la ricchezza di patch, PR) aumenta e la ripartizione proporzionale tra i tipi di patch diventa più equa. Il valore dell'indice di Simpson rappresenta la probabilità che 2 pixel scelti a caso appartengano a classi differenti.

- Simpson's Evenness Index (SIEI): Si calcola come:

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SIEI=1−∑

i=1

m

Pi2

1−( 1m )

con Pi porzione di territorio occupata da una tipologia di patch (classe/habitat) i ed m numero di classi presenti nel paesaggio, escluso il confine del paesaggio, se presente.SIDI è pari a 0 quando il paesaggio contiene solo una sola patch (cioè nessuna diversità) e si avvicina a 0 quando la distribuzione del territorio tra i diversi habitat diventa sempre più irregolare (cioè, dominato da 1 tipo). SIDI è pari ad 1 quando la distribuzione dell’area tra le classi è perfettamente uniforme. L’Indice di regolarità di Simpson è espresso in modo tale che una distribuzione uniforme dell’area tra le classi fornisca uniformità massima.

- Shannon evenness index (SHEI): E’ rappresentato dal rapporto tra l’indice di Shannon ed il logaritmo del numero di tipologie analizzate. Questo indice computa la distribuzione e l’abbondanza delle patch considerate.

SHEI=−∑

i=1

m

(Pi×ln Pi )

ln mcon Pi porzione di territorio occupata da una tipologia di territorio; i e m numero di classi presenti nel paesaggio, escluso il confine del paesaggio, se presente. L’indice esprime quanto un sistema, a prescindere dal numero di elementi che contiene, si avvicina al perfetto equilibrio fra le estensioni relative delle diverse tipologie ambientali. Valori dell'indice prossimi a 1, indicano che il paesaggio considerato è formato da elementi con estensioni relative simili. Bassi valori, prossimi a 0, indicano che il paesaggio è dominato da elementi con estensioni relative molto diverse (O’Neill et al, 1988).

- Indice di aggregazione del territorio (AI): AI è uguale al numero di adiacenze che coinvolgono la classe corrispondente, diviso per il numero massimo possibile di adiacenze che coinvolgono la classe corrispondente, che si ottiene quando la classe è massimamente raggruppata in un unico, compatto patch, moltiplicato per la percentuale del paesaggio composto dalla classe corrispondente, calcolata cumulativamente su tutte le classi e moltiplicata per 100 (per convertirla in percentuale). AI è uguale a 0 quando le classi sono massimamente disaggregate (cioè, quando non ci sono adiacenze); aumenta quando il paesaggio è sempre più aggregato ed assume valore pari a 100 quando il paesaggio è costituito da una singola patch. AI non è definito se ogni classe è costituita da una singola cella (e quindi è indefinito). L'indice di aggregazione è calcolato dalla matrice di adiacenza al livello di classe. A livello di paesaggio, l'indice è calcolato semplicemente come un indice di aggregazione di classe medio ponderato sull’area, dove ogni classe è ponderata con la sua porzione di area occupata nel paesaggio. L'indice viene scalato per tenere conto del numero massimo possibile di adiacenze.

……………………………………………………………………………………………………………………………………

Tabella degli indicatori di paesaggio (classi):

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INDICATORE UNITA’ DI MISURA RANGE VALORE

2.5.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI ……………………………………………..

2.5.3. INDICATORI FAUNISTICI ……………………………………………………

2.5.4. ASSETTO IDROBIOLOGICO

………………………………………………….

2.5.5. INDICATORI FORESTALI ……………………………………………………….

2.5.6. INDICATORI AGRO-ZOOTECNICI …………………………………………………..

2.5.7. INDICATORI SOCIOECONOMICI

………………………………………………………………2.6. QUADRO RIASSUNTIVO DELLE MINACCE E CRITICITÀ

Minaccia/Criticità Obiettivi specifici Nome azione Descrizione azione

Maggiori possibilità diincendi legati all’abbandonoe/o carenti pratiche colturali dei terreniagricoli marginali

Evitare l'innesco di incendi e la conseguente perdita di habitat

Protezione,conservazione esviluppo della ruralità.

Promuovere i BCAA e incentivarne la condizionalità

Muri di contenimento in cemento armato aibordi delle strade asfaltate

Riordino e riqualificazione paesaggistica della viabilità di servizio

Valorizzazione del paesaggio e miglioramento delle caratteristiche funzionali e di immagine

Mitigazione dei muri di sostegno in cemento con rivestimenti in pietra locale, ai fini di aumentare l'attrattività dei luoghi, a

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beneficio del turismoInsufficienza di itinerari quale strumenti per la valorizzazione dei territorio

Potenziamento dei sentieri con particolareriferimento alla valorizzazione dei percorsi di fruizioneambientale (sentieri natura, geositi, ecc.)

Riqualificazione, rafforzamento e riformazione di antichisentieri

Promuovere e qualificare l’offerta turistica diversificata ed integrata nei luoghi per sviluppare il turismo culturale e ambientale

Assenza di itineraridiversificati, quale strumenti per lavalorizzazione del territorio

Individuazione di itinerari cicloturistici e tematismi specifici per la fruizione turistico-ambientale del/dei SIC

Piste ciclabili e pannelli esplicativi

Realizzazione di piste e itinerari ciclo – turistici

Percorrenza delle vie interne al SIC edelle strade interpoderaliinadeguate e carenti.

Favorire la fruizione ai luoghi di interesse ambientale, culturale, storico e agricolo, finalizzata anche agli interventi di prevenzione e spegnimento degli incendi

Ripristino e adeguamento della percorrenza interpoderale

Ripristino delle strade interpoderali con tecniche e tipologie di pavimentazioni in terra naturale stabilizzata evitando l'utilizzo di materiali tipo i conglomerati bituminosi

Assenza di offerte qualificate per una ricettività diffusa.

Ricettività diffusa e diversificata

Creazione di infrastrutture complementari

Realizzazione di strutture e infrastrutture complementari in stretta connessione alle attività della ricettività diffusa, quali impianti sportivi, impianti e attrezzature culturali, ricreativi e per il tempo libero

Mancanza di punti di informazione e di documentazione

Realizzazione di punti di informazione, ivi compresi uffici di Informazione, accoglienza turistica e centri visita

Accoglienza all’interno del/dei SIC

Ristrutturazione di uno o più fabbricati adatti a tal fine

Sentieri “non conformi” e percorsi aperti da motocrossisti

Rimuovere le cause di disturbo degli habitat, di disfacimento sistematico del fondo delle carrarecce, dei sentieri, etc e del potenziale pericolo per escursionisti e visitatori in genere

Sicurezza per le persone e salvaguardia dell’ambiente

Servizi mirati alla repressione del transito fuori strada dei mezzi a motore; allestimento di cartellonistica informativa sulle regole da rispettare

Perdita progressiva di corsi d’acqua artificiali (canali)

Ripristino dei corsi d'acqua artificiali non inclusi nell'elenco delle acque pubbliche

Ripristino ambientale e recupero dei sistemi agricoli originari, con possibilità di riattivare reti idriche ad uso irriguo

Manutenzione straordinaria, pulitura con predisposizione, lungo gli argini dei canali d'acqua di fasce di rispetto

Perdita delle sorgive e risorgenze naturali

Tutela di habitat e specie rare attraverso la conservazione ed il ripristino delle sorgenti d’acqua

Tutela di habitat Monitoraggio e controllo delle interferenze nei sistemi di prelievo delle acque dai pozzi trivellati a monte del/dei SIC

Pascolo eccessivo con banalizzazione della composizione floristica e perdita di biodiversità in

Determinazione del numero di capi che può essere mantenuto per la stagione di pascolamento

Studio consistenza bestiame presente, controllo e monitoraggio del cotico erboso e valore

Determinazione del carico massimo di capi che può essere in condizioni di equilibrio con l'ambiente,

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habitat anche prioritari. Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione, nitrificazione, incendi indotti per rigenerare il pascolo.

(carico potenziale) pastorale del pascolo tenendo conto che molti habitat, anche prioritari, possono mantenersi tali solamente grazie a moderate azioni di disturbo, quali il pascolamento

Rischio scomparsa di specie e varietà agricole soprattutto di quelle locali

Salvaguardia di tale materiale genetico a rischio di erosione

Recupero e tutela delle produzioni di nicchia e cultivar locali inclusi frutti minori e il germoplasma presente in antichi coltivi

Il recupero e la salvaguardia di materiale genetico a rischio di erosione e di specifiche varietà genetiche a stretto legame con l’areale del/dei SIC

Collisione tra le autovetture in transito e la fauna selvatica, nei tratti della S.P. 32

Tutela del patrimonio faunistico naturale

Salvaguardia del patrimonio faunistico

Verifica della possibilità di realizzare barriere deterrenti lungo l’asse viario, con realizzazione di attraversamentie passaggi per la fauna.

Pascolo ovi-caprino eccessivo con banalizzazione della composizione floristica e perdita di biodiversità in habitat anche prioritari. Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione, nitrificazione, incendi indotti per rigenerare il pascolo.

Determinazione del numero di animali che può essere mantenuto per la stagione di pascolamento (carico potenziale)

Studio censimento bestiame presente, controllo e monitoraggio del cotico erboso e valore pastorale del pascolo

Determinazione del numero di animali che realmente può essere condotto sul posto (carico reale) in condizioni di equilibrio con l'ambiente, tenendo conto che molti habitat, anche prioritari, possono mantenersi tali solamente grazie a moderate azioni di disturbo, quali il pascolamento

Rischio di scomparsa di specifiche specie e varietà agricole

Salvaguardia di tale materiale genetico a rischio di erosione

Recupero e tutela dei frutti minori - germoplasma presente in antichi coltivi

Il recupero e la salvaguardia di materiale genetico a rischio di scomparsa specifiche varietà genetiche agricole a stretto legame con l’areale del/dei SIC

Elevato numero di conigli selvatici e di cinghiali, a danno sia degli habitat naturali che dei terreni coltivati. Smisurata presenza di zecche. Rarefazione di geofite.

Controllo delle popolazioni di fauna selvatica

Piani di monitoraggio e controllo della popolazione delle fauna selvatica con particolare riferimento al coniglio selvatico e al cinghiale

Piani periodici di prelievo; snellimento delle procedure di indennizzo per i danni subiti dagli agricoltori

3. IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE

La gestione di un sistema territoriale, ambito complesso per le componenti che lo caratterizzano e per le interazioni che si stabiliscono fra di esse e con gli elementi che lo circondano, necessita del coinvolgimento di coloro i quali, per motivazioni diverse, lo “vivono” costantemente. Tale esigenza nasce sia dal fallimento di passati modelli di gestione “calati dall’alto” e quindi pressoché estranei

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nella maggior parte dei casi alle vere necessità del territorio, sia perché nell’interdisciplinarietà che contraddistingue un sistema di tale portata, la componente antropica, la più conflittuale e la maggiore responsabile dell’alterazione degli equilibri naturali, viene sottovalutata o al contrario sovrastimata rispetto all’intero sistema. Recentemente, le scelte operate da chi è responsabile di ambiti territoriali e ambientali si “sforzano” di coinvolgere i “portatori d”interesse” di un’area affinché l’esito delle politiche venga recepito e manifesti delle positività per il contesto alle quali sono destinate. In effetti, tale metodologia affonda i suoi principi in quelli che sono i criteri alla base dello “sviluppo sostenibile” che ormai integra gli aspetti economici con quelli ambientali, sociali e istituzionali attraverso la condivisione ed la partecipazione dei soggetti interessati nei processi decisionali. Inoltre, il valore aggiunto che scaturisce da tale attività risiede nella sensibilizzazione delle comunità locali verso le problematiche del proprio territorio che, se opportunamente informate, riescono non solo a riavvicinarsi alla istituzioni ma anche a inserire la propria sfera d’interesse all’interno del “sistema territorio/ambiente” collocandola tra gli altri elementi che lo caratterizzano. E’ palese che tale metodo non ha l’ambizione di “accontentare” tutte le parti, visto che comunque ogni “stakeholder”, sebbene coinvolto nella fase di partecipazione, tenderà a manifestare i propri interessi in quanto prevalenti rispetto agli altri, ma di smussare i conflitti innescati da una qualsiasi politica territoriale che tocca un dato ambito in cui convivono molteplici attività ed interessi. Tuttavia, ciò che anima le aspettative di chi attua tale approccio riguarda anche la possibilità di generare scelte efficaci, aumentare il senso di appartenenza del singolo alla collettività ed innescare meccanismi analoghi in altri contesti.

……………………………………………………………………….

3.1. TABELLA DEI PORTATORI DI INTERESSE ("STAKEHOLDERS")

………………………………………………………….

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BIBLIOGRAFIA

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