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ISTITUTO COMPRENSIVO AD INDIRIZZO MUSICALE “G. ZIMBALO” di CARMIANO (LE) SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO PROGETTO DI POTENZIAMENTO LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA a. s. 2017/2018 CLASSE III B Docente responsabile: Greco Antonia Fernanda Docente curriculare: Belliggiano Maria Grazia 1

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ISTITUTO COMPRENSIVO AD INDIRIZZO MUSICALE “G. ZIMBALO” di CARMIANO (LE)

SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO

PROGETTO DI POTENZIAMENTO

LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVAa. s. 2017/2018

CLASSE III B

Docente responsabile: Greco Antonia Fernanda

Docente curriculare: Belliggiano Maria Grazia

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PRESENTAZIONE

Quest’anno, insieme alla prof.ssa Greco A.F., noi alunni della terza B abbiamo avuto la possibilità di partecipare al progetto di scrittura creativa nell’ambito delle attività di Potenziamento.

Il progetto si sarebbe dovuto svolgere in orario curriculare per due ore alla settimana, in compresenza della professoressa di Italiano, Maria Grazia Belliggiano. In realtà, le ore di potenziamento sono state poche perché la prof.ssa Greco è stata impegnata contemporaneamente in altre attività scolastiche, ma sono state affrontate alcune tematiche comuni alla materia di Cittadinanza e Costituzione che è affidata alla stessa insegnante. Abbiamo così potuto unire l’utile al dilettevole e l’impegno ha dato i suoi frutti.

Il progetto è stato organizzato prima attraverso la presentazione da parte dell’insegnante della tematica da approfondire con letture e filmati e discussioni, poi con la scrittura di testi in prosa e poesia relativi agli argomenti affrontati. L’insegnante ha analizzato con noi i testi prodotti, dandoci dei consigli utili su come procedere. La fase finale è stata la pubblicazione sul blog della scuola, che è uno strumento utile a farci conoscere e ad esprimere le nostre idee.

Dopo la tematica della globalizzazione, la prof. Belliggiano, la cui collaborazione e il cui stimolo nei nostri confronti non sono mai mancati, ha proposto di affrontare quella della felicità. Successivamente ci è stato proposto di scegliere l’argomento che ci stava più a cuore. Siamo passati, così, dopo lo sport, a riflettere sulla musica e alla fine sulla tematica tanto attuale dell’immigrazione e di tutti gli argomenti ad esso connessi, come quello del razzismo.

Classe III B

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BRUNO MARTINA

LEAC

LEACI GINEVRA

SERENA DELL’ANNA:

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<<Il progetto ci ha fatto scoprire quella parte creativa di noi che era rimasta nascosta e ognuno ha avuto modo di mostrare se stesso, senza paura di essere giudicato.>>

<< Noi ragazzi siamo rimasti sorpresi di noi stessi perché abbiamo prodotto testi emozionanti!>><<Il percorso ci ha

permesso di confrontarci con temi importanti!>>

EMMA QUARTA: << Riflettere sulla felicità ci ha fatto capire il vero significato delle cose che abbiamo>>; << La musica è un ottimo argomento per esprimere se stessi e capire fino in fondo cosa possono trasmetterci le canzoni>>.

ALESSIA SPAGNOLO : << Il progetto ci ha aiutato ad esercitarci nella scrittura di un testo argomentativo>>

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La tribù dei saggiLa felicità di Eva

Testo narrativo

Eva si vide allo specchio con quegli abiti inusuali, diversi dalla solita gonna nella quale era abituata

a nascondersi. Diversi da quello che gli stereotipi avevano in mente per quelle come lei. Erano abiti

di un colore chiaro e, si sa, non donano a chi ha qualche chilo in più. Questo è quello che dicono le

regole della moda: lo dicono le modelle snelle, alte e sicure di sé, lo dicono le riviste di moda, gli

stereotipi della ragazza perfetta.

Ma può qualcuno che non rappresenta tutto ciò piacersi anche con abiti chiari? Sì, può farlo,

nessuno glielo impedisce. E’ questo il bello: poter fare tutto ciò che si vuole, in fondo……

Lei si vedeva bellissima nonostante il suo fisico robusto venisse messo in evidenza. Quei colori le

donavano proprio. E se ne accorse. E in quel momento venne pervasa da qualcosa che le fece

spuntare un sorriso.

Forse era la felicità derivante dal non seguire le regole, forse semplicemente quegli abiti erano

comodi, ma probabilmente era qualcosa di più. Era il piacersi, l’accettarsi e vedersi belle anche se

oggettivamente non lo si è. Era quella la felicità, quella che ti insegna a seguire te, i tuoi sogni e i

tuoi pensieri. Quel sentimento che ti porta a dire: “se una cosa ti fa star bene, falla e non pensarci

più!”.

Serena Dell’Anna

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Che cos’è la felicità? Ecco una serie di testi che vi aiuteranno a

capirlo….ma ricordate che la risposta è dentro di voi!

PER ME LA FELICITÀ È…..

Cos’è la felicità? È un concetto molto difficile, molto personale e ampio. Della felicità esistono

molte sfaccettature.

La felicità è un grosso cesto contenente i momenti della nostra vita che ci hanno fatto spuntare un

sorriso.

La felicità è come una montagna. Si arriva a raggiungerla dopo tanta fatica. D’altronde, senza la

tristezza e i momenti “no” non esisterebbe la felicità. Si apprezza perché esiste il suo contrario.

Si può ottenere dallo stare bene con gli altri secondo alcuni, dall’accettarsi secondo altri,

dall’accontentarsi al dire di alcuni filosofi o di scienziati come A. Einstein.

Per me, felicità vuol dire desiderare ciò che si ha; come ha detto qualcuno, vuol dire piacersi,

amarsi, donare se stessi e ricevere affetto.

Serena Dell’Anna

PER ME LA FELICITÀ È…..

Tutti hanno un modo diverso di vedere la felicità: i ragazzi la trovano in un bel voto a scuola, gli

adulti spesso nel guadagnare un buono stipendio alla fine del mese. Ma ci sono persone che non

vedono la felicità, che non vogliono vederla o che non possono vederla. Henry Van Dike diceva che

la felicità non dipende da ciò che abbiamo, ma da ciò che siamo, ed è vero, perché molte volte

quando pensiamo alla felicità ci soffermiamo sul materiale e non su ciò che ha a che fare con la

nostra spiritualità. Chiedendo alle persone che cos’è per loro la felicità, ho scoperto che per molti

dipende dai beni materiali, ma questa equivalenza genera molte sofferenze perché spesso si

desiderano ma non si possono ottenere. 5

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Io sinceramente non mi sento una persona felice e non so da cosa possa scaturire la felicità. In

questi mesi ho anche affrontato un lutto e gravi difficoltà familiari, ma ciò che mi ha spinto a

continuare e a non “mollare” è stato il conforto dei miei amici e soprattutto di mia madre e forse

ho scoperto proprio allora dei momenti di felicità, condividendo la mia vita con le persone giuste e

importanti per me.

Ferriero Filippo

PER ME LA FELICITÀ È…..

Per me la felicità è uno stato d’animo bellissimo che ognuno di noi vive in modo diverso.

E’ un sentimento intimo e profondo che ci fa sentire bene ed essere contenti di quello che stiamo

facendo in quel momento. Possiamo trovarlo nelle piccole cose che facciamo quotidianamente,

come quando ti alzi dal letto e vedi che fuori c’è una splendida giornata di sole, perché sì, anche

una bella giornata di sole può renderti felice dal momento che puoi godere delle sue bellezze.

Io ritengo di essere una persona felice, anche se nella mia vita non mancano i momenti bui: il

segreto è vedere sempre il lato positivo degli altri e degli eventi!

Scategna Alessandro

PER ME LA FELICITÀ È…..

La felicità è lo stato d’animo opposto alla tristezza: quindi, una persona è felice quando non è

turbata, non ha preoccupazioni e vive secondo i suoi desideri. Per me è difficile che la felicità duri a

lungo, perché in quel caso parlerei di tranquillità. Per spiegare cosa mi rende felice, vorrei fare un

gioco e descrivere attraverso i cinque sensi ciò che mi fa venire il sorriso sulle labbra: vedere

un’immagine, sentire un odore, ascoltare un suono, fare una carezza o gustare qualcosa di dolce.

Quando d’estate sono al mare e vedo il sole tramontare nell’acqua, il colore del cielo è talmente

bello, che mi sento felice e fortunato di essere lì in quel momento. Allo stesso modo sono felice

quando vedo ballare o quando ballo io. Rientrare a casa da scuola, aprire la porta ed essere accolti

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dall’odore di una crostata alla nutella che cuoce nel forno mi fa fare i salti di gioia, quelli che non fa

chi non ha la fortuna dell’amore di una madre che si occupa di te. Un’altra cosa che mi riempie di

felicità è ascoltare musica e certe canzoni si legano strettamente ad alcuni momenti della mia vita,

facendone riaffiorare il ricordo ogni volta che le riascolto. E poi…. cosa c’è di più bello

dell’abbracciare una persona cara? La sera, prima di andare a letto abbraccio sempre mia madre e

mio padre e dopo vado a dormire sorridente.

Elia Mazzotta

PER ME LA FELICITÀ È…..

L’essere felici è forse la condizione a cui gli esseri umani hanno da sempre aspirato. Tuttavia ogni

popolo, ogni individuo, nel corso dei secoli, ha avuto un concetto diverso di cosa sia veramente la

felicità e dei modi per ottenerla. Una comune definizione è che la felicità consista nell’essere in

pace con se stessi e soddisfatti della propria vita. Per raggiungere questo stato la via più breve è la

spensieratezza e l’assenza di preoccupazioni. Altri però sono ancora convinti che il denaro possa

costituire la base della felicità. Ultimamente sembra che tutti siano alla ricerca continua del

possedere nuove cose, come se queste potessero rendere felici davvero. Forse i beni materiali

possono dare un’idea di felicità, più che altro un’illusione passeggera perché nella maggior parte

dei casi essere ricchi equivale ad essere soli e vuoti spiritualmente.

Ma felicità non è possedere, è una relazione, è crescere col mondo. Non si può essere da soli.

Felicità significa vivere con spontaneità trovando motivi di gioia anche nelle piccole cose, mentre si

è circondati dai propri cari. Io la felicità la trovo quando pratico sport insieme agli amici, quando

guardo una partita di calcio, quando ho la mia famiglia vicina, quando vedo una persona sorridere.

Non ci vuole tanto per essere felici: basta condividere con le persone che amiamo le piccole cose,

quelle che non hanno alcun costo: una risata, una canzone, un tramonto!

Lorenzo Samuele

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PER ME LA FELICITÀ È…..

Tuti gli esseri umani hanno la propria opinione sulla felicità: ci sono persone che trovano la felicità

nel denaro e negli oggetti e per questo passano la loro vita nella ricerca e nell’acquisto di beni

materiali, e altri che la trovano senza possedere nulla.

Spesso i ragazzi della mia età si domandano che cos’è per loro la felicità senza soffermarsi a

riflettere nel modo in cui dovrebbero farlo, perché da quello che ho imparato nella mia piccola

esperienza, ragionando su questo tema si impara ad apprezzare le cose e le persone che ti

circondano……. Infatti, ho capito di essere molto fortunato rispetto ad altri miei coetanei che non

hanno cose che ormai per noi sono “scontate”, e a cui non diamo più il giusto valore. Per esempio,

ci sono ragazzi che non hanno una famiglia, non hanno una casa o un posto in cui dormire. A noi

non manca nulla: né una famiglia che ci ami e ci accudisca, né una casa, né la possibilità di vivere

pienamente la nostra adolescenza. Ci sono bambini che invece di andare a scuola per apprendere

e formarsi e stare con i coetanei, sono costretti a lavorare dalla mattina alla sera con una sola

pausa, invece noi a volte non apprezziamo la scuola perché pensiamo che sia noiosa e sottragga

molto tempo ai giovani (anche se a volte confesso di averlo pensato anch’io!). Per me, quindi, la

felicità si trova nella famiglia e con le persone che amiamo e con cui condividiamo anche la nostra

vita quotidiana; la felicità si raggiunge apprezzando quello che si ha, senza mai dare nulla per

scontato!

Mirko Plamenov

PER ME LA FELICITÀ È…..

Il vocabolario definisce il termine felicità come lo stato di chi ha o crede di avere ciò di cui ha

bisogno e per questo motivo si sente pienamente soddisfatto. Questo vale non solo per le cose

materiali, ma anche in relazione alle aspettative di ognuno di noi nei confronti della salute, del

lavoro, degli affetti o di altro. Ho chiesto a mio padre cosa vuol dire per lui questo termine. Mi ha

risposto che nella vita non bisogna cercare le grandi cose, ma sapersi accontentare e gioire per

quelle piccole. Anche aprire gli occhi al mattino e accorgersi che non ci sono problemi di salute per

se stessi e per la propria famiglia può essere un motivo per essere felici. La mamma, invece, fa

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coincidere felicità con "serenità", perché pensa che specialmente a una certa età, avere tutto

quello che basta per vivere sereni, senza affanni, può rendere felici. Anche mio fratello afferma

che per lui la salute dei propri cari e la sua, la possibilità di lavorare, sono motivo di felicità, come

pure uscire con la fidanzata.

Per me la felicità può scaturire, per esempio, dal prendere un bel voto a scuola, o dal fare un giro

con i miei amici a Carmiano oppure a Lecce con i miei genitori, o ancora, dal vincere una partita al

mio videogioco preferito.

Io credo che uno stato continuo di felicità non possa esistere, ma che si limiti a brevi attimi e

sensazioni che vorremmo prolungare per sempre.

RICCARDO CONTE

…… E ora, imitando Pablo Neruda, ecco le nostre “ODI AL GIORNO

FELICE””

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice,

non è successo nulla a nessuno,

non sono da nessuna parte,

succede solo

che sono felice

con tutta l'anima

con tutto il cuore.

Sono felice come

un fiore appena sbocciato.

Come la faccia di un bambino che

vede un arcobaleno

dopo la pioggia.

Sono felice, semplicemente felice.

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Che posso farci se la mia felicità

supera gli schemi?

Lasciatemi essere felice

Oggi, domani, sempre!

Tutta la vita!

SPAGNOLO ALESSIA

ODE AL GIORNO FELICE

La mia felicità è fatta di cose piccole ma preziose...

svegliarsi al profumo del caffè,

guardare dalla finestra un campo pieno di girasoli che

illuminano il volto,

liberare i pensieri all’ombra di un albero in fiore

sentire una voce amata al telefono,

ricevere un messaggio inaspettato…….

Anche tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità!

La mia felicità è fatta di emozioni in punta di piedi,

di piccole esplosioni che allargano il cuore,

è il desiderio di abbracciare il mondo:

questa è la mia felicità.

SAMUELE LORENZO

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice,

non è successo nulla a nessuno

non sono da nessuna parte,10

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succede solo

che sono felice,

lasciatemelo essere.

Lasciatemi cantare a squarciagola,

lasciatemi amare,

lasciatemi fare le scelte sbagliate

per porvi rimedio subito dopo.

Mi sento felice

se ci sei tu,

fino all'imbrunire,

in riva al mare,

con il rumore delle maree

in sottofondo

a immaginare il futuro,

a non pensare a nient'altro

se non a essere felice

e ci sto riuscendo!

Lasciatemi essere felice,

solo felice

nient'altro.

Voglio essere felice

come voglio essere libera,

libera di viaggiare,

libera di gridare,

libera di sfogarmi,

libera da tutto,

libera dalle catene del giudizio della gente.

Voglio essere libera di essere felice

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EMMA QUARTA

ODE AL GIORNO FELICE

Lasciami essere felice quando sono me stessa,

senza nessun pregiudizio altrui o incertezza.

Lasciami abbandonare ai miei versi,

dei quali solo io capirò il significato

perché troppo complessi.

Lasciami sognare oltre quell'orizzonte,

che sembra non abbia confine,

ma è lì che si schiantano le onde.

Lasciami vedere il tramonto in tua compagnia,

dove la bellezza è seguita dalla fantasia

di sapere cosa c'è oltre,

di quello che non ci è dato conoscere.

Lasciami essere felice con te,

nella pace dell'ordine

o nel più completo disordine,

perché merito di essere felice.

MARTINA BRUNO

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta,

lasciatemi essere felice.

Non mi è successo niente,

non sono in nessun luogo,

sono solo

felice,12

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in tutta la mia

anima,

In qualsiasi cosa io faccia.

Non è colpa mia,

sono felice!

Più

dei fiori

in un prato bagnato dal sole,

più di una giornata

estiva.

Lasciatemi essere

felice,

anche senza nessuno,

essere felice.

Anche

con gli amici,

con la famiglia,

con gli altri,

lasciatemi solo

essere felice.

DALILA SPAGNOLO

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice,

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non è successo nulla a nessuno,

non sono da nessuna parte,

succede che sono felice:

in qualsiasi momento del giorno

adoro tutte le cose che ho attorno.

Viva viva sono felice!

Sento la carezza del vento sulla pelle,

la natura riempie le mie giornate

come il sole in primavera.

Voi genitori al mio fianco,

silente guida,

voi siete allegria e io sono allegra.

Lasciatemi all’interno della mia casa

esser felice

perché i miei genitori mi amano

e io li amo.

Lasciatemi sentire il loro amore

Perché è come toccare il cielo con un dito.

Oggi voglio essere felice

io e solo io,

con i miei pregi e difetti,

con le nubi quando piovono lacrime

con i fiori, con l’erba

essere felice con il sole, con le stelle

essere felice

con voi, cari genitori ...

per sempre felice.

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LEACI GINEVRA

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice

non è successo nulla a nessuno,

non sono da nessuna parte,

succede solo

che sono felice.

Lasciatemi stare

seduta sul prato

a guardare il cielo,

a sentire la natura attorno a me

a percepire le persone

ormai troppo lontane da qui,

ma vicine al cuore.

Lasciatemi sentire

il vento tra i capelli

e il calore del sole

che vivifica.

Oggi lasciate

che io sia felice.

AZZURRA SIMMINI

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice

non è successo nulla a nessuno

non sono da nessuna parte

succede solo

che sono felice.15

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Sono felice perché

la natura, il vento, il sole, la pioggia

mi circondano

e con loro mi sento rinata

con l'aria, l'acqua tutto intorno a me.

Tu al mio fianco seduto sul prato,

odo il tuo canto, respiro felice e il

mio cuore si riempie di gioia.

Oggi lasciate che sia felice,

io con i fiori, l'erba e gli uccelli.

Mi sento felice.

RACHELE SPAGNOLO

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice

Non é successo nulla a nessuno

non sono da nessuna parte

Succede solo

che sono felice

fino in profondità

camminando,

pensando o scrivendo.

Che posso farci? sono felice.

Sono infinito come

La distesa d’erba che raggiunge l’orizzonte.

Sono fresco come l'acqua del mare

che bagna i miei piedi

sono nell’aria che risuona del canto degli uccelli.

Al mio fianco la sabbia

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e sulla sabbia il tuo corpo

accanto al mio

e sono felice,

felice di poter essere

finalmente felice.

ALESSANDRO SCATEGNA

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volte lasciate

che io sia felice,

non è successo nulla a nessuno

succede solo

che sono felice.

Oggi lasciate che sia felice

stando sulla sabbia

con il vento nei capelli.

Mentre tu al mio fianco

guardi il cielo e canti

accompagnata dal sottofondo

di una chitarra

e dal rumore delle onde

che mormorano la nostra felicità.

ASIA CINO

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

Che sia felice;

Non è successo nulla a nessuno e nessun luogo mi ospita,

accade semplicemente che io sia felice 17

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fino alla punta dei miei piedi.

Che io stia parlando;

che io stia mangiando,

sono felice.

Non vi è spiegazione,

e quasi mi scuso della mia spassionata felicità.

Sono immensa,

sono come il caldo a luglio;

sono come il sole al mattino.

Affogo nei fiorenti pensieri

come in un giardino che

pian piano si impadronisce di me.

Forse poco alla volta

Il cielo libererà le sue lacrime

in una cupa e grigia pioggia

e davanti a me solo una distesa d'erba, un prato

che mi accoglierà come soffice coltre.

Il grigiore mi tenderà un raggio di sole,

per non affogare nella malinconia.

Lasciatemi libera di accettarlo per essere felice,

lasciate che io lo prenda e lo usi

ogni volta che un caldo torrido vorrà portar via il mio prato,

il prato che mi ospita.

Lasciatemi qui sola

perché saprò essere felice.

SERENA DELL’ ANNA

ODE AL GIORNO FELICE

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Questa volta lasciate

che sia felice,

non è successo nulla a nessuno

non sono da nessuna parte

succede solo

che sono felice

in tutta la mia anima,

mentre gioco, studio o

parlo.

Mi sento come un bambino

che corre felice nei campi fioriti

e come un ragazzo

che guarda il sole seduto per terra.

Oggi lasciate che

io sia felice

con gli amici,

con il mare

e il vento che soffia forte,

lasciatemi essere felice

anche nella mia solitudine.

MATTEO CUNA

Questa volta lasciate che sia felice,

non è successo nulla a nessuno,

non sono da nessuna parte,

succede solo

che sono felice.

Sono felice come il sole che si leva all’orizzonte

Come i fiori appena sbocciati,

Come un arcobaleno dopo la tempesta.

Cosa ci posso fare

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Se sono felice?

Sono felice come un bimbo che gioca,

sono felice di essere libera come il vento.

FRANCESCA BENDA

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate che sia felice,

non è successo nulla a nessuno,

non sono da nessuna parte,

succede solo

che sono felice

come nei tanti momenti

della vita,

quando ti fermi a osservare

quell’emozione,

che dal profondo del cuore,

ti risolleva.

Sento la pelle come un albero raggrinzito,

fermo ad osservare il panorama

che mi rende felice.

Oggi lasciate

che sia felice,

lasciatemi vivere

questa felicità

tra il mare, la sabbia e il vento

e la dolce pace nell'aria.

ANDREA CONTE

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ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate

che sia felice,

non è successo nulla a nessuno,

non sono da nessuna parte,

succede solo

che sono felice...

felice

come un volo di rondini in primavera.

Sento il cuore leggero,

leggero come una piuma spinta dal vento.

Sono felice

perché in questo momento,

i pensieri piacevoli

si susseguono nella mente

come le onde regolari

di un mare appena arricciato.

Felice perché lo sfiorarti la spalla

con la mia mano

è come un raggio di sole

che mi riscalda il cuore.

RICCARDO CONTE

ODE AL GIORNO FELICE

Sono felice facendo ogni cosa:

è così, sono felice!

Sono libero:

il mare intorno a me,

intorno alla mia vita21

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fatta di tutto ciò che mi circonda,

l’aria come una dolce canzone.

Oggi sono felice di averti accanto

sono felice perché vivo

perché vivi,

felice di toccare la tua pelle

di sentire la tua anima.

Oggi lasciatemi essere felice

Da solo o in compagnia, con l’aria e con la terra,

con te, essere felice.

MIRKO PLAMENOV

ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciatemi essere felice

Perché è successo a me di essere felice

Non è successo niente di importante

Succede solo che sono felice,

nel profondo dell’anima

non posso farci niente,

sono felice,

sono come il sole del mattino

che esplode nel cielo.

Sono come la luna che

rischiara le tenebre

E sono come il fiume

che non teme ostacoli.

Oggi sono felice,

lasciatemi ballare,

cantare, saltare

libero sul prato

perché mi sento

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libero come il vento.

ELIA MAZZOTTA

A proposito di globalizzazione…….

LA GLOBALIZZAZIONE

Per globalizzazione si intende quel fenomeno causato dall’intensificazione degli scambi e degli

investimenti internazionali che negli ultimi decenni hanno creato una forte interdipendenza nelle

economie a livello planetario, con effetti sia positivi che negativi. A mio parere, considerando il

periodo storico in cui ci troviamo, sono di maggiore rilevanza quelli negativi. Alcuni dei fattori che

mi sento di citare per confermare la mia opinione sono: i problemi ambientali, l’omologazione

culturale, lo sfruttamento degli Stati poveri e il fenomeno della delocalizzazione. Secondo gli

attivisti dei movimenti “no global”, essa causerebbe un impoverimento sempre maggiore dei Paesi

poveri perché le multinazionali hanno acquisito il potere di spostarsi nei Paesi in cui i diritti umani

non sono garantiti, i salari sono più bassi e la manodopera costa meno. Il tutto avviene senza che

la popolazione locale ne tragga alcun beneficio, anzi distruggendone ogni altra attività economica,

anche perché spesso si delocalizza solo per un breve periodo in un posto, per poi spostarsi dove il

tutto costa ancora meno. Ovviamente ciò non avviene solo ai danni della popolazione, ma anche

dell’ambiente, il cui mancato rispetto provoca gravi forme di sfruttamento delle risorse e di

inquinamento. Un ulteriore fattore negativo è l’omologazione culturale che comporta la perdita

delle tradizioni tipiche di ogni singolo paese portando tutto il globo ad un appiattimento di usi e

costumi. A livello culturale si possono però anche citare alcuni aspetti positivi che ci portano a

vedere il lato opposto della medaglia, quali la diffusione di una rete mondiale e satellitare che

permette un velocissimo passaggio di dati e informazioni, l’integrazione e la libertà culturale,

grazie alla libertà di movimento che genera più opportunità per tutti. Sommando tali dati, si può

arrivare alla conclusione su cui anche alcuni esponenti no global sono d’accordo: sarebbe

opportuno scrivere un modello di globalizzazione diverso, più solidale, che tenga conto delle

diversità culturali e non cerchi di omologare tutto il pianeta al mondo occidentale, che non tralasci

le necessità dell’ambiente, ma che sostenga uno sviluppo più sostenibile.

Serena Dell’Anna

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LA GLOBALIZZAZIONE

Cos’è la globalizzazione? La globalizzazione è un fenomeno sviluppatosi a partire dalla seconda

Rivoluzione industriale con la nascita delle multinazionali che hanno cambiato il sistema di

produzione portando crescita economica nei paesi meno sviluppati: infatti, sono aumentati i posti

di lavoro, sono state introdotte nuove tecnologie ed è cresciuta la ricchezza. Nel mondo

globalizzato Stati diversi si scambiano facilmente e rapidamente informazioni perché le distanze si

sono ridotte: indossiamo abiti prodotti in India, ascoltiamo musica e guardiamo film americani,

guidiamo macchina tedesche, mangiamo cibo proveniente dalla Cina… e così le culture del mondo

si confrontano e si somigliano. Questi sono gli aspetti positivi del fenomeno, ma la globalizzazione

non è riuscita a colmare la differenza tra ricchi e poveri, anzi ha aumentato questo divario: poche

aziende di grandissime dimensioni dominano il mercato globale a svantaggio di quelle piccole che

faticano per sopravvivere. I territori sfruttati, inoltre, vengono impoveriti drasticamente delle loro

ricchezze e in loro difesa sono nati dei movimenti di protesta chiamati No-Global che combattono

contro le multinazionali. L’aspetto che considero peggiore della globalizzazione è il fatto che non si

faccia attenzione al rispetto e alla difesa della cultura caratteristica di ogni paese: si nota infatti la

“presunzione” del modello statunitense e occidentale in generale, che impone “mode” e “stili”.

Ma ciò che non si dovrebbe proprio permettere alle multinazionali è lo sfruttamento delle materie

prime e della manodopera nei Paesi poveri. Se venissero rispettati i diritti dei lavoratori, quei Paesi

non sarebbero più poveri, la qualità della vita degli abitanti migliorerebbe e la globalizzazione

tornerebbe ad avere l’aspetto positivo che aveva al suo sorgere.

ELIA MAZZOTTA

LA GLOBALIZZAZIONE

Con il termine globalizzazione si intende quel fenomeno economico che facilita il passaggio dai

mercati nazionali a quelli mondiali e che porta con sé effetti vistosi, sia positivi che negativi, i quali

hanno fatto discutere in tutto il mondo.

Io non sono favorevole al fenomeno tanto analizzato dai sociologi oltre che dagli economisti,

perché i suoi aspetti negativi condizionano fortemente la vita di ognuno di noi; tra questi vanno

citati: l'aumento del divario tra ricchi e poveri, la scomparsa delle tradizioni e delle piccole imprese

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locali, l’omologazione culturale in generale e soprattutto del comportamento giovanile di tutto il

mondo, la diminuzione della privacy.

Nel mondo di oggi il sistema economico dominante è quello occidentale e in un sistema come

questo vi è la possibilità di trovare lavoro o di avviare attività, ma tale libertà non è concessa a

tutti. La diminuzione della privacy provoca la diffusione dei nostri dati personali: è quello che

succede nei social network dove in fase di iscrizione sono richieste numerose informazioni

personali che vengono messe a disposizione della rete.

Sebbene i no Global combattano da tempo contro tali effetti negativi, esistono persone favorevoli

al fenomeno della globalizzazione e che ne sottolineano i pochi aspetti positivi, come la

diminuzione delle distanze e la creazione di un mondo più unito.

La diminuzione delle distanze può essere un effetto positivo per noi tutti. Ma numerose ricerche

scientifiche hanno dimostrato che i sistemi informatici ed elettronici possono provocare dei danni

al cervello dovuti alle onde elettromagnetiche. Inoltre, il mondo è più unito solo in apparenza,

perché le culture che spesso si trovano ad essere in contatto su uno stesso territorio, prima di

conoscersi bene, devono comunque superare varie difficoltà legate al processo di integrazione. I

conflitti, quindi, non mancano, né sono scomparse le guerre!

Pertanto, non posso che riaffermare ancora una volta il mio atteggiamento critico nei confronti di

un processo bello e multiforme in apparenza, ma molto insidioso per tutti, anche se incessante. E

forse mantenere il mio atteggiamento critico mi aiuterà a difendermi.

ALESSIA SPAGNOLO

LA GLOBALIZZAZIONE

Favorevoli o contrari alla globalizzazione? L’interrogativo, a cui non sempre è facile rispondere

vista la complessità e vastità del fenomeno, richiede l’espressione di un’opinione personale,

anch’essa non facile, che comunque mi sforzerò di motivare.

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Dopo lo studio e l’ampia trattazione dell’argomento a scuola, non posso che essere contrario,

perché, secondo me, porta alla perdita delle culture locali: l’integrazione e l’apertura verso altre

culture e tradizioni spesso ci fa dimenticare le nostre.

Inoltre, si ha anche una riduzione dell’autonomia economica locale, con i grandi brand e le

multinazionali che colonizzano ogni settore del commercio. Nel campo della ristorazione, ad

esempio, molti ragazzi preferiscono andare a mangiare da McDonald’s, invece che in un

tradizionale ristorante locale, facendosi spesso attirare da pubblicità e trucchi di marketing, a tutto

svantaggio della nostra salute.

Con l’avvento di Internet, mezzo indispensabile alla globalizzazione, si è andata sempre più

perdendo la privacy personale. Ne sono un chiaro esempio i social network, dove la gente pubblica

contenuti personali ogni giorno. In antitesi a ciò, qualcuno potrebbe ribattere riproponendo i

vantaggi della libertà di espressione e diffusione delle proprie idee, della rapidità delle

informazioni e dell’e-commerce.

A proposito delle informazioni che viaggiano velocemente attraverso la rete, si possono rilevare,

però, delle problematicità che sono sotto gli occhi di tutti: mi riferisco alle “fake news”, le notizie

che magari hanno un fondo di verità, ma che sono state modificate dagli autori per farle sembrare

più accattivanti ed alimentare così il fenomeno del clickbait, cioè di titoli finti usati per attirare

l’attenzione di chi naviga sul web, per fini commerciali.

Per quanto concerne l’e-commerce, bisogna osservare come con i grandi negozi on-line e la

capacità di acquistare via internet, c’è la possibilità di comprare qualsiasi cosa da qualunque parte

del mondo, restando comodamente seduti in casa. Questo, però, causa la chiusura di molte

attività commerciali e di quelle che una volta si chiamavano “botteghe”, molto più piccole, ma

tanto a “portata di mano” e dove c’era ancora spazio per i rapporti umani.

Perché quello che della globalizzazione si osanna, ovvero l’aumentata capacità comunicativa del

mondo contemporaneo grazie all’uso delle tecnologie, è anche il suo limite più grande: la

comunicazione si traduce paradossalmente in una diminuzione di rapporti umani concreti ed

autentici, sostituiti da quelli virtuali.

RICCARDO CONTE

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LA GLOBALIZZAZIONE

Per "globalizzazione" si intende l'unificazione dei mercati a livello mondiale iniziata nel ventesimo

secolo e fondata sulla rivoluzione tecnologica, che è ormai alla portata di tutti. Infatti, ogni anno

nascono auto, computer e cellulari che hanno prestazioni sempre più elevate tanto da raggiungere

livelli fino a poco tempo fa impensabili. L'aspetto migliore di questa rivoluzione tecnologica, quella

che ha più relazione con la globalizzazione, è la "telematica" cioè l'unione tra informatica e

comunicazioni.

La globalizzazione, però, ha causato un divario sociale tra molti Paesi e un aumento delle

migrazioni internazionali; per esempio nell'area al confine tra Messico e Stati Uniti, i Messicani

tentano di entrare illegalmente negli USA, per cercare un lavoro che possa garantire loro una vita

dignitosa.

Gli avversari della globalizzazione sostengono che la globalizzazione sia responsabile di un

peggioramento delle condizioni dei lavoratori e di un aumento delle disuguaglianze sociali. Infatti,

il mondo globalizzato è diviso da forti squilibri nella distribuzione della ricchezza e del potere, che

si concentrano nelle mani degli Stati industrializzati del Nord del mondo.

Secondo molti, una delle cause "globali" della povertà e l'esclusione dei Paesi poveri dal

commercio mondiale dei prodotti agricoli ad opera dei Paesi ricchi, che proteggono la loro

agricoltura mettendo sul mercato prodotti a prezzi concorrenziali ottenuti con politiche aziendali

non sempre corrette né realizzabili dalle piccole imprese.

La globalizzazione può avere anche un impatto negativo sulla popolazione, in quanto induce alla

scomparsa delle tradizioni e delle piccole attività artigianali, ma anche sull'ambiente, sacrificato in

nome di facili profitti.

Pertanto, anche se ci si può sforzare di considerare i suoi aspetti positivi, come l'aumento del

volume del commercio mondiale e l'espansione dei consumi e delle telecomunicazioni, a me

sembrano nettamente più numerose le sue conseguenze negative ed io non posso che

manifestare la mia contrarietà nei confronti di un fenomeno di cui ancora non si possono valutare

appieno tutti i risvolti, a causa della sua complessità e vastità.

BRUNO MARTINA

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A PROPOSITO DI SPORT

Lo sport è l’insieme di attività che impegna le capacità psicofisiche dell’atleta, il quale svolge una

disciplina con finalità amatoriali oppure professionali. Molti pensano, infatti, che fare sport serva

soltanto ad avere un bel corpo, e invece lo sport aiuta a stabilire relazioni con gli altri e ad

accettare le sconfitte, non solo in una partita, ma anche nella vita.

Ogni sport ha le sue caratteristiche, le sue regole e le sue emozioni. Ed ogni sportivo ha la sua

storia, che sia di alto o basso livello, con più o meno esperienza. Chiunque pratichi uno sport a

livello agonistico compie il suo percorso: che sia più facile o più difficile non importa; molti

conquistano facilmente i loro obiettivi, altri lottano ogni giorno per raggiungerli.

La vita di uno sportivo di buon livello non è per niente facile: comincia dall’infanzia, gli allenamenti

sono quotidiani e durano almeno quattro ore e mezzo al giorno. Il fine settimana, che dovrebbe

essere meno faticoso, la sveglia suona alle 7.30 per svolgere gli esercizi di base.

Solitamente, riflettendo sulla mia esperienza, le fasi del percorso di uno sportivo sono quattro: la

prima comprende i primi anni quando si inizia a praticare un determinato sport e ad appassionarsi;

la seconda è quella in cui avvengono i miglioramenti e i confronti con gli altri sportivi: è la fase in

cui si decide se continuare o fermarsi, perché nel periodo dell’adolescenza un ragazzo preferisce

avere una vita meno faticosa e divertirsi uscendo con i suoi coetanei. La terza fase è quella più

complicata perché spesso subentrano dei danni fisici causati da sforzi troppo prolungati, a cui

segue uno stress psichico. In questa terza fase uno sportivo soffre molto e rischia di stare fermo

settimane, mesi o addirittura anni. In questo arco temporale è facile demoralizzarsi, perdere

l’autostima e soprattutto la forma fisica per la mancanza di allenamento. Certo molto dipende dal

periodo di immobilità forzata. L’ultima fase è quella del recupero: se dopo l’infortunio riesce a

recuperare nel migliore dei modi, lo sportivo può ritenersi un vero campione!

Io ho superato le prime tre fasi, la quarta la sto vivendo ora.

Ho iniziato a giocare a tennis a sei anni. Uscita dalla mia prima lezione, ho subito affermato:

<<voglio essere una tennista!>>. Così ho vissuto l’infanzia sui campi da tennis. A otto anni sono

stata presa in una squadra, giocavo senza mai stancarmi. Verso i dieci anni ho iniziato ad avere

qualche dolore a un ginocchio, faceva parte della crescita e con un po' di ghiaccio andava via. Ho

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continuato a giocare tranquillamente qualche altro mese. A undici anni ho avuto un problema alla

spalla: all’inizio non era niente di grave, avevo qualche contrazione, ma non mi hanno saputo

curare e solo dopo cinque mesi di sofferenza, hanno capito che mi ero lesionata un tendine.

Nonostante questo non riuscivo a guarire e ho dovuto rivolgermi a diversi medici. Ogni tanto

provavo a giocare, perché per uno sportivo è impossibile rimanere completamente fermo. Poi,

proprio quando ero sul punto di crollare, il mio maestro mi ha portato in un centro dove sono

rimasta per tre mesi, nelle mani di medici fantastici. Grazie a loro ora gioco da quattro mesi, sto

bene, non ho più alcun dolore.

Sono fiera dei livelli raggiunti: con le mie sole forze sono diventata prima in Puglia nella mia

categoria e una delle prime cinquanta in Italia.

La mia esperienza mi induce a consigliare a coloro che si avvicinano allo sport: <<non mollate mai

e credete in voi stessi, non solo nello sport, sempre!>> Inoltre, mi ha insegnato a dare il giusto

valore alle cose: prima quando giocavo sempre, non mi rendevo conto di quanto sono importanti

la salute e lo sport, ma l’infortunio mi ha indotto a riflettere e a vedere la realtà.

Perciò ora, come quando avevo sei anni, dico:<<voglio essere una tennista!!!>>

Emma Quarta

IMMIGRAZIONE E XENOFOBIA

PREDISPORSI ALL’ACCOGLIENZA

L’essere umano è un essere relazionale, ovvero fa parte di una realtà in cui ci sono gli altri e con cui

necessariamente stabilisce dei rapporti. I rapporti umani non sempre sono facili, soprattutto con chi non si

conosce. Per relazionarsi con uno straniero è necessario accettarlo indipendentemente dal colore della sua

pelle, dalla sua religione, dalla sua lingua. Ma questo è più facile a dirsi che a farsi. Spesso, infatti, si è

portati all’incomprensione e all’intolleranza, specialmente con chi sta peggio di noi, forse perché pensiamo

che ci possa “togliere” qualcosa. Occorre, perciò, accettare gli altri, considerando che non esistono solo i

nostri modi di essere e di pensar. Dobbiamo predisporci a conoscere la cultura altrui senza misurarla sulla

propria, perché tutte le culture hanno uguale valore. E per farlo dobbiamo rinunciare ai pregiudizi che sono 29

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dentro di noi ed accettare tutte le diversità che ci circondano, perché non possono danneggiarci, ma solo

arricchirci.

ALESSIA SPAGNOLO

AGLI ITALIANI

<<Eccomi, sono qui anche se fate finta di non vedermi. Il mio a molti sembrerà un lamento, per me è uno

sfogo: vengo sfruttato senza ricevere quasi niente in cambio, vengo maltrattato senza una ragione, ferito

senza pietà. In che mondo viviamo? È bello stare a casa per voi, stare con la vostra famiglia, lamentarsi per

un nonnulla ed avere sempre a portata di mano la soluzione ad ogni problema.

Io una vita come la vostra la posso solo sognare, buttato, sfruttato dalla mattina alla sera nei campi, per

niente.

Sogno ancora la libertà, magari una famiglia, una casa dignitosa, l’amore, la felicità, la pace per il mio Paese.

Voi continuate a vivere la vostra bella vita, io continuo a sognare: è tutto ciò che posso permettermi per

ora. Un giorno anch’io avrò qualcosa di bello da ricordare e magari da far ricordare agli altri, a meno che voi

con la vostra ignoranza e il vostro odio ingiustificato nei miei confronti, non spegniate la mia vita oltre che i

miei sogni.

Ricordate, però, che il mio sogno più grande è non diventare come voi>>.

Uno straniero

EMMA QUARTA

LETTERA DI UN’IMMIGRATA ALLA MADRE LONTANA

Roma, 25 aprile 2018

Cara mamma, vita mia,

tu che sei migliaia di chilometri lontana da me, mi manchi da morire. Mi manca il tuo

accompagnarmi ogni giorno in quella che noi chiamavamo “scuola”, dove con un sorriso e con un

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gesto della mano mi salutavi ed io ogni giorno crescevo e per vergogna non dicevo: “Ciao,

mamma, ti voglio bene”.

Il tempo passava, le tue rughe aumentavano e i miei sogni, per quanto fossero leggeri e veri,

volvano via col vento. Ora sono qui, lontana ma vicina a te.

Ogni volta che guardavamo il tramonto, ricordo che lo ammiravi da tutte le angolature possibili e

ogni volta era come se tu lo vedessi per la prima volta.

Per me, tu sei il mio tramonto; non vedo l’ora di vederti e abbracciarti, come la prima volta

quando mi hai messa al mondo.

Anche se erano pesanti, ma soprattutto tanti, mi mancano i tuoi rimproveri o i nostri innumerevoli

litigi, nati a volte per cose stupide.

Ricordi? Ci dicevano tutti che ti somigliavo molto ed io non ci facevo tanto caso. Ora, invece,

poiché la tua mancanza è sempre più forte, mi guardo allo specchio alla ricerca della parte di me

che più ti assomiglia, perché in fondo io sono una parte di te.

Nella barca, anzi nella piccola barca in mezzo al mare immenso, eravamo in tanti, forse troppi, anzi

eravamo merce e non persone, accatastata l’una sull’altra.

Non credo ancora di essere viva, ma sì, ce l’ho fatta. Sono stata e sono tutt’ora in un centro di

accoglienza che non è il massimo, ma mi basta sopravvivere. Da pochi giorni ho trovato lavoro in

una piccola pizzeria dove mi hanno assunta come lavapiatti e in cui guadagno il giusto per potermi

ritenere fortunata rispetto ad altre persone costrette a chiedere l’elemosina.

Vorrei cercare un appartamento, sempre che me lo affittino, per vivere serena e ricominciare una

nuova vita, guardando avanti e non perdendo mai di vista il mio caro stupendo “tramonto”.

Tua Aisha

BRUNO MARTINA

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QUAL È L’ATTEGGIAMENTO GIUSTO DA TENERE NEI CONFRONTI DI UNO STRANIERO?

L’uomo è un “animale sociale” e fin dall’antichità, quando ancora era nomade, viveva in gruppi,

cercava i suoi simili per essere più al sicuro e sentirsi più forte. Ma proprio come gli animali che

combattono contro altri animali rivali o della stessa specie per proteggere o difendere il proprio

territorio, l’uomo ha poca fiducia e si difende dagli stranieri e dalle persone che hanno una cultura,

una lingua, una religione diversa dalla propria.

Se l’uomo crede che il suo modo di vivere sia il migliore diventa intollerante nei confronti degli

altri. Invece, bisogna aprire la mente e il cuore al desiderio di conoscenza e di accettazione di altri

comportamenti, ascoltare l’altro senza pregiudizi: solo così scopriremo di avere tante cose in

comune, come per esempio l’amore per la vita o la paura della morte.

ELIA MAZZOTTA

“Chiamami Ancora Amore”

“E per la barca che è volata in cielo

che i bimbi ancora stavano a giocare

che gli avrei regalato il mare intero

pur di vedermeli arrivare”

R. Vecchioni

La strofa è la prima della canzone con cui Roberto Vecchioni vinse il Festival di Sanremo nel 2011 e

può essere considerata un inno alla giustizia. Il testo di tutta la canzone è legato a vari fatti che

avvengono in Italia da anni e i versi citati si riferiscono ai continui sbarchi di immigrati africani sulle

coste della Sicilia e dell’Italia meridionale. La strofa è introdotta da una congiunzione che sembra

riallacciare il discorso del cantautore a quello di tutti gli Italiani che sono spettatori di tanti

naufragi. I bambini che prima giocavano ora sono volati in cielo e l’autore, come noi tutti, avrebbe

dato qualsiasi cosa pur di vederli approdare sani e salvi sulle nostre coste. Vecchioni ricorda i

bambini, simbolo della vita, ma si riferisce a tutte quelle persone che vengono in Italia guidati dalla

speranza di trovare una vita migliore, mentre incontrano la morte.

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Il cantautore in una sola strofa riesce a suscitare emozioni forti e a farci riflettere sul significato

della vita. Come dice l’autore, possiamo rispondere al disagio degli esseri umani in questo secolo

con l’amore e la fratellanza: è questa l’unica strada ancora percorribile.

LEACI GINEVRA

TORNESE LORENZO

QUAL È L’ATTEGGIAMENTO GIUSTO DA TENERE NEI CONFRONTI DI UNO STRANIERO?

Lo straniero ha diritto di vedere rispettati i nostri stessi diritti: quello alla vita, il diritto

all’uguaglianza, alla libertà, il diritto di vedere rispettata la sua dignità di essere umano.

Questi diritti oggi non sempre vengono garantiti perché chi accoglie gli immigrati o i profughi si

lascia vincere dalla paura o dai pregiudizi. Cosa fare allora per promuovere l’accettazione di chi

non conosciamo? Secondo me, si dovrebbe essere costretti a vivere per un po’ di tempo con uno

di loro, per essere obbligati a conoscerlo prima di valutarlo: vedendolo girare per la nostra casa ci

darebbe molto fastidio, ma io sono sicura che presto anche le nostre diffidenze cadrebbero,

perché scopriremmo in lui un “essere umano”, molto più simile a noi di quel che pensiamo, anche

se la sua pelle è di un colore diverso dalla nostra.

ASIA CINO

QUAL È L’ATTEGGIAMENTO GIUSTO DA TENERE NEI CONFRONTI DI UNO STRANIERO?

ll giusto comportamento da tenere verso lo straniero è l’accoglienza: questo lo fa sentire a suo

agio e fa stare bene noi stessi. Molto spesso, invece, quando vediamo una persona che non

appartiene al nostro Paese, soprattutto se non ha lo stesso colore della nostra pelle, non gli

rivolgiamo nemmeno lo sguardo perché ne abbiamo paura.

Tale comportamento è sbagliato innanzitutto perché è un essere umano come noi, e poi perché ci

saranno molte più cose in comune di quelle che ci rendono diversi. Certo sappiamo che non tutti

gli stranieri sono brave persone, ma non si può fare “di tutta l’erba un fascio”. In Sicilia è nata la

mafia, ma è giusto affermare che tutti i siciliani o tutti gli Italiani sono mafiosi? Certamente no!

Perciò bisogna rispettare tutte le presone del mondo e distinguerle dalle loro azioni, non dalla loro

cultura o dal colore della pelle!

MARZO GIORGIA

SIMMINI AZZURRA

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Nella società in apparenza moderna e sviluppata, ma in realtà chiusa e arretrata nella quale

viviamo, molto spesso l’uomo tende a ripudiare ciò che è possibile definire “diverso” o “lontano”.

Questo comportamento gli uomini lo applicano nella quotidianità, come se fosse una regola

morale. Da qui nascono la xenofobia e il razzismo, ovvero la paura dello straniero e il ritenersi

appartenente a una “razza” superiore, che porta al disprezzo degli altri esseri umani. Si ha paura di

accostarsi a una cultura sconosciuta, ad altre usanze o abitudini. Quindi si preferisce rimanere

nell’ignoranza, accomodarsi nella vanità di credersi superiori. E queste convinzioni e atteggiamenti

sono velati dai soliti “alibi”, cioè da tipiche espressioni, come: “stiamo già male per conto nostro,

non devono peggiorare la situazione” e “che se ne tornino a casa loro”. Analizzando le espressioni

ci rendiamo conto che nessuna delle due corrisponde a verità: gli immigrati vengono nel nostro

Paese per cercare un lavoro che possa garantire loro la sopravvivenza, una vita più o meno

normale e per questo accettano molti lavori considerati “sporchi” e umili, che un italiano con gli

occhi coperti dai pregiudizi non farebbe mai, perché considerati poco dignitosi. L’uomo, invece,

dovrebbe partire dal presupposto che ognuno di noi ha una dignità che non dipende dal suo lavoro

né dal suo grado di istruzione. E svolgendo quei lavori solitamente disprezzati gli immigrati

conquistano tanta dignità perché contribuiscono al bene di tutta la società.

La seconda espressione citata non tiene conto che la storia degli esseri umani è fatta di continue

immigrazioni ed emigrazioni. Anche gli Italiani sono stati un popolo di emigranti e perciò, in un

certo senso, quelli che chiamiamo extracomunitari seguono le nostre orme.

Perciò, mettiamo da parte la paura e apriamo le porte … all’accoglienza!

DELL’ANNA SERENA

QUAL È L’ATTEGGIAMENTO GIUSTO DA TENERE NEI CONFRONTI DI UNO STRANIERO?

L’argomento delle migrazioni è uno dei più scottanti degli ultimi anni e occupa molto spesso un

posto di rilievo nei discorsi dei vari politici italiani. Ci sono stati dei partiti che, nelle ultime elezioni

politiche, hanno fatto del motto “rispediamo gli immigrati a casa loro” uno dei punti fondamentali

della loro campagna elettorale, riportando oltretutto un gran numero di voti. Nelle difficoltà del

particolare momento storico in cui viviamo, è più facile per i nostri politici attribuire agli sbarchi

clandestini la mancanza di lavoro e l’aumento dell’illegalità, che assumersi le responsabilità di una

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situazione economica e sociale che loro stessi hanno contribuito a creare, ma è anche più facile

per noi condividere soluzioni che sembrano miracolose. Però quando si parla di immigrazione si

dimentica che si parla anche di vite umane, di uomini, di donne e bambini che affrontano viaggi

pericolosissimi con la speranza di una vita migliore. Molti di questi viaggi avvengono per mare e in

tanti perdono la vita in naufragi, le immagini dei quali giungono sempre più spesso nelle nostre

case. Tanti di loro sono profughi, scappano cioè da situazioni terribili, da guerre, violenze e torture,

da Paesi dove non vengono riconosciuti i più elementari diritti umani. Ci sono poi i migranti che

lasciano la loro terra d’origine per avere una vita più dignitosa, in quanto nei loro Paesi c’è tanta

povertà. Qual è l’atteggiamento allora più giusto da tenere nei loro confronti? Poiché si tratta di

essere umani come noi, dobbiamo dare loro tutto l’aiuto che chiedono. È chiaro che l’Italia non

può affrontare da sola gli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste. L’Europa dovrebbe darci una

mano e soprattutto promuovere una sorta di collaborazione internazionale per adottare comuni

politiche di accoglienza, ma anche di aiuto concreto alle economie dei loro Paesi d’origine in modo

che tanti popoli non siano spinti ad abbandonare i loro cari e possano vivere una vita degna di

questo nome.

Riccardo Conte

Le nostre riflessioni sulla MUSICA

Ci è sembrato importante affrontare anche quest’argomento, perché sarebbe impensabile immaginare la vita, soprattutto quella di noi giovani, senza la musica: sarebbe come vedere un film senza colonna sonora! Quest’argomento ha unito e divertito tutti, inducendoci a riflettere sul suo ruolo nella vita di ognuno di noi, anche se non vi offriamo alcun testo, ma solo qualche spunto di riflessione.<<A me la musica ricorda particolari momenti della mia vita>> (Graziella Ivanova). << La musica è legata a profonde emozioni, talvolta è capace di entrare nella mia “intimità”, tanto che ho bisogno di rimanere sola per ascoltarla>> (Martina Bruno). <<La musica ha cambiato radicalmente il mio modo di vivere, riesce a consolarmi quando ne ho più bisogno>> (Alessandro D’Arpa) << Per me, ha un ruolo importante, perché mi rilassa e perché vuol dire allegria>> (Massimiliano Spagnolo).

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<< Anche per me è divertimento puro!>> (Pastore Gabriele). <<La musica ha il potere di farmi sentire libera>>. (Emma Quarta) All’ascolto di musica e canzoni dedichiamo gran parte delle nostre giornate. Certe canzoni sono entrate dentro di noi e fanno parte della nostra vita; alcuni prestano più attenzione al testo che alla musica, ma << musica e testo devono essere “coordinati”, perché la musica deve valorizzare il testo>> (Martina Bruno). I generi che amiamo sono tanti: rap, pop, reggae, rock, ma anche la grande musica classica. C’è chi ama la musica straniera, chi i cantautori italiani contemporanei o quelli del passato come Rino Gaetano. Se dovessimo descriverla con un aggettivo forse useremmo “emozionante”, e se dovessimo usare un colore preferiremmo il giallo o il rosso, cioè i colori che più simboleggiano la vita, ma anche il verde e il blu….forse tutti i colori dell’arcobaleno!

GLI ALUNNI DELLA III B

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