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Consolato Generale d’Italia
ISTANBULUfficio Commerciale
ANALISI GENERALE ED AGGIORNAMENTI
DEI SETTORI PIÙ SIGNIFICATIVI
DELL’ECONOMIA TURCA
Relazione e aggiornamenti ad opera di:
Dott.ssa Egitto Marilena, Specializzanda in Economia Internazionale
Correlatori precedenti:Dott. Matteo Marsini, Specializzando in Relazioni InternazionaliDott. Carlo Colonnella, Laureato in Facoltà di Scienze PoliticheDott.ssa Caterina Pio, Laureata in Relazioni Internazionali
Responsabile: LEONARDO SCARDIGNOCommissario Aggiunto EconomicoFinanziario e CommercialeConsolato Generale d’Italia ad Istanbul
Gennaio-Dicembre 2011
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Studi e aggiornamenti dei vari settori dell’economia turcaIndice
Sezione 1: Quadro generale
1.1. La capitale economica della Turchia: Istanbul p. 51.1.1 Struttura demografica della città
1.1.2 Struttura economica
1.1.3 Governance e processi decisionali
1.1.4 Logistica
1.1.5 Servizi
1.1.6 Turismo e Cultura
1.1.7 Istanbul e la Grande Municipalità
1.2 Profilo demografico p. 18
1.3 Analisi macroeconomica p. 21
1.3.1 Sviluppo Economico e Finanziario p. 22
1.3.2 Commercio Estero p. 311.3.2.1 Export
1.3.2.2 Import
1.3.2.3 Disavanzo commerciale
1.3.2.4 Free Trade Zones
1.3.2.5 Vecchi e Nuovi orizzonti
1.3.3 Investimenti ed Incentivi p. 42
1.3.3.1 Investimenti italiani
1.3.3.2 M&A e FDI
1.3.3.3 Appalti
1.3.3.4 Previsioni e politiche del Governo
1.3.3.5 Incentivi agli investimenti in determinate regioni
1.3.3.6 Come fare Business in Turchia
1.3.3.7 Altri incentivi
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1.3.4 Lavoro e Disoccupazione p. 59
1.4 Regime fiscale p. 631.4.1 Imposte sul reddito
1.4.2 Imposte sulla spesa
1.4.3 Imposte sul patrimonio
1.5 Privatizzazioni p. 771.5.1 Energia elettrica
1.5.2 Istituti bancari
1.5.3 Rete di distribuzione del Gas naturale
1.5.4 Infrastrutture
Sezione 2: Settori economici
- Energetico p. 82
- Trasporti e Infrastrutture p. 98
- Tessile e Abbigliamento p. 111
- Immobiliare p. 113
- Edile p. 116
- Mobiliero p. 118
- Turismo p. 120
- Oreficeria p. 127
- Agro Alimentare p. 129
- Alcolici p. 131
- Difesa p. 134
- Farmaceutico e Chimico p. 139
- Industriale p. 144
- Telecomunicazioni p. 151
- Editoria e Stampa p. 156
Conclusioni
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Sezione 1: Quadro generale
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1.1 La capitale economica della Turchia: Istanbul
1.1.1 Struttura demografica
La città di Istanbul rappresenta uno degli agglomerati urbani più estesi e popolosi del
mondo. La sua posizione geografica, unita ad uno straordinario patrimonio storico-
artistico, la rende unica nel suo genere. La costruzione di edifici in modo caotico e privo
di un coerente disegno complessivo, soprattutto a partire dagli anni ’70 dello scorso
secolo, ha radicalmente mutato l’aspetto della città. L’eccezionale ondata migratoria
verso Istanbul (ancora oggi si calcola che circa 300.000 persone ogni anno si aggiungono
alla popolazione residente provenienti dall’interno della Turchia) ha in breve tempo
portato il numero di abitanti su livelli tali da non essere più compatibili con
l’organizzazione della viabilità esistente ancora all’inizio del nuovo secolo.
Secondo uno studio dell’OCSE, la popolazione di Istanbul sarebbe cresciuta di 10 volte
dal 1950. Secondo il Censimento del 2009 circa il 17,8% della popolazione totale turca,
che corrisponde a 72.561.312 (+1,45% 2008) viveva a Istanbul. Secondo le statistiche
ufficiali la popolazione della metropoli turca si aggira intorno ai 16 milioni.
Istanbul é piu’ popolata di 100 stati del mondo e supera anche 19 paesi dell’UE. Tra le
città europee Istanbul risulta essere al secondo posto dopo Mosca. Il 16,5% della forza
lavoro della Turchia è concentrata ad Istanbul.
In caso di adesione della Turchia all’Unione Europea il 2,2% della popolazione dell’UE
sarà costituito dagli abitanti della metropoli turca. Inoltre si calcola che nel 2020 Istanbul
sarà la città europea più popolosa. Ciò ha comportato per gli amministratori locali,
soprattutto negli ultimi anni, l’esigenza di ridefinire radicalmente le linee di sviluppo
della città, l’organizzazione complessiva del sistema di viabilità e dei trasporti, la
normativa relativa agli standards di costruzione dei nuovi edifici, nonchè la compatibilità
ambientale della crescita urbanistica ed industriale. Tali elementi suffragano ampiamente
l’ambizione della città di proporsi allo stesso tempo quale Global City e Innovative City,
soprattutto alla luce di una capacità straordinaria di coniugare storia e futuro, architettura
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antica e costruzioni moderne, patrimonio artistico ed esigenze di rinnovamento, nonché
di adeguamento alle molteplici sfide cui una megalopoli è chiamata a rispondere.
1.1.2. Struttura economica di Istanbul
Istanbul contribuisce per il 24% al PIL nazionale e per il 42% al gettito fiscale turco e
rappresenta un importante punto di forza della Turchia, con il 25,4% del totale delle spese
per i consumi delle famiglie del Paese.
In base alle previsioni portate avanti da Pricewaterhouse-Coopers (PWHC) nel 2020 il
reddito di Istanbul aumenterà del 100% e raggiungerà i 287 miliardi di USD a parita’ di
potere d’acquisto. In questo modo Istanbul figurerà al 27˚ posto nella classifica delle città
più ricche al mondo e al 5˚ posto tra quelle europee. Si prevede che tra il 2005 e il 2020
la crescita media del PIL sarà del 5,2%. In caso di adesione della Turchia all’UE, Istanbul
rappresenterebbe con il suo PIL l’1.25% di quello totale europeo.
In Turchia l’agricoltura contribuisce circa per il 9% al PIL; in questo ambito il contributo
di Istanbul corrisponde all’1,1%. Per quanto concerne il settore industriale la produzione
di Istanbul contribuisce per il 23.9% a quella totale. Il 17.1% della produzione nazionale
nel settore delle costruzioni proviene dalla municipalità di Istanbul. La città, inoltre,
contribuisce al 34.1% degli scambi commerciali del Paese. Infine La produzione nel
settore dei trasporti e delle comunicazioni del Bosforo rappresenta il 7,2% su scala
nazionale.
Circa un terzo delle società operanti in Turchia sono operanti ad Istanbul; di queste il
61% sono Società a Responsabilità Limitata (Srl), i commercianti rappresentano il 26%,
le Societa’ per Azioni il 10%, le banche l’1%, le cooperative l’1%. Il restante 1%
raccoglie tutte le altre forme societarie fino ad ora non menzionate.
Secondo gli ultimi dati disponibili, l’area della Grande Municipalità di Istanbul
rappresenta la maggiore concentrazione industriale della Turchia e la destinazione più
importante degli investimenti esteri diretti in Turchia: nei primi sei mesi del 2008 ad
Istanbul sono affluiti investimenti dall'estero pari a 218,4 milioni di dollari (+50,9%
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rispetto al secondo semestre del 2007), da parte di 1.605 nuove imprese estere. Di tale
importo, il 70% si e' concentrato in cinque settori: trasporti, bancario/assicurativo,
meccanica, prodotti in metallo ed ICT. Tale mole di investimenti si è diretta verso gli otto
poli industriali (denominati OIZ – Organized Industrial Zones) esistenti nell’area della
Grande Municipalità e verso 113 Small Industrial Sites, presso i quali operano 35.000
imprenditori e oltre 150.000 impiegati.
Su 19.217 imprese a capitale estero presenti in Turchia, 10.517 sono dislocate nell’area di
Istanbul (54.7%). Lo sviluppo industriale e le politiche di supporto delle PMI vengono
monitorate in Turchia dalla KOSGEB (organizzazione no profit legata al Ministero
dell’Industria e Commercio). Delle 265.000 PMI ad essa affiliate, ben 80.000 sono
ubicate nel solo distretto industriale di Istanbul. Da rilevare che, grazie alla sua unica
posizione geografica, Istanbul assicura un facile accesso ad un mercato potenziale del
valore di circa 13 miliardi di dollari, costituito da oltre un miliardo di persone situate in
due continenti.
Nel 2007, Istanbul ha detenuto il primato in Turchia, sia per quanto riguarda il
commercio con l’estero, che per la produzione totale. Istanbul rappresenta il 54,4% delle
esportazioni totali turche (USD 55.6 miliardi) e il 55% delle importazioni (USD 78.6
miliardi). Queste cifre potrebbero contenere una distorsione, dato che sono state raccolte
dalla dogana di Istanbul e potrebbero comprendere anche società di altre città che
esportano, passando per questa dogana. Infatti, prendendo in considerazione solo le
società registrate ad Istanbul, le percentuali scendono al 46%, per quanto riguarda le
esportazioni, e al 41%, per le importazioni.
I prodotti maggiormente esportati da Istanbul sono: tessile, abbigliamento e accessori,
macchinari elettrici, dispositivi e componenti, caldaie, macchine e dispositivi meccanici,
veicoli e loro pezzi di ricambio, plastica e prodotti in plastica, ferro e prodotti in acciaio,
navi, imbarcazioni di vario genere, alluminio e prodotti in alluminio. I beni
maggiormente importati a Istanbul sono: caldaie, macchine e dispositivi meccanici,
macchine elettriche e componenti, farmaci, plastica e beni in plastica, veicoli e pezzi di
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ricambio, prodotti di chimica organica, ferro e prodotti in acciaio, strumenti ottici e
componenti, sintetici e fibre simili.
In una classifica inerente il commercio con l’estero e comprendente i paesi europei e la
Turchia, Istanbul occupa il 17˚ posto lasciando dietro 12 paesi europei. In base ai dati
raccolti sulle esportazioni Istanbul precede tutti i paesi dei Balcani.
Per quanto riguarda le importazioni la Turchia, secondo la classifica WTO, risulta essere
all’8˚ posto, mentre Istanbul si aggiudica il 14˚ con 99 miliardi di USD.
1.1.3. Governance e processi decisionali
La realizzazione di numerosi programmi e progetti è stata ottenuta anche attraverso
un’importante trasformazione dei processi di governance della Grande Municipalità di
Istanbul. In particolare, la responsabilità della pianificazione degli interventi sul
territorio, precedentemente appannaggio del Governo centrale, è stata attribuita alle
Autorità comunali da una apposita legge del 2004. Settori quali i trasporti, il turismo,
l’ambiente e le politiche rivolte alla prevenzione degli effetti dei terremoti sono quindi
ora di competenza della Grande Municipalità, in coordinamento con quelle locali.
In tale contesto, una delle priorità è rendere le aree rurali limitrofe maggiormente
partecipi della vita economica e sociale del distretto urbano di Istanbul. L’idea di fondo
dell’Istanbul Metropolitan Master Plan (il piano che contiene le direttive sulla base delle
quali dovranno essere raggiunti gli obiettivi a medio termine) è quella di creare
un’organizzazione di carattere monocentrico, con funzioni relative all’erogazione di
servizi. Tale riorganizzazione dei processi decisionali, tuttavia, comporta tuttora problemi
di coordinamento tra potere centrale e poteri locali, con frequenti sovrapposizioni di
competenze, che spesso arrecano danni al raggiungimento degli obiettivi nei tempi
prefissati. Pertanto, si pone con forza per il futuro l’esigenza di rendere i processi
decisionali al contempo più efficaci, più rapidi e più trasparenti.
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1.1.4. Logistica
Istanbul ha consolidato negli ultimi anni il proprio ruolo di hub logistico industriale e
commerciale della Turchia, processando annualmente un volume di merci pari a circa 15
miliardi di dollari. La sua posizione geografica (in particolare i collegamenti autostradali
verso le direttrici Berlino/Norimberga, Praga, Budapest e Salonicco – il cosiddetto
Corridoio 4 – e l’EU Transport Corridor Europe-Caucasus-Asia - TRACECA) ha attratto
importanti compagnie internazionali nel settore, soprattutto quelle operanti nei mercati
dell’Europa Orientale, del Caucaso e del Medio Oriente.
Questo sistema viene integrato, oltre che dai due aeroporti (ai quali si aggiunge
l’aeroporto di Corlu, utilizzato esclusivamente per i servizi cargo), anche da quattro porti
(due impiegati per i servizi logistici e due per il traffico passeggeri). In particolare il porto
di Ambarli è di recente divenuto il 4^ più importante del Mediterraneo, dopo quelli di
Valencia, Barcellona e Genova. Il traffico containers dei porti istanbulioti è calcolato
attualmente in circa 1,5 milioni annuali containers da venti piedi. Secondo proiezioni
della Grande Municipalità, si ritiene che tale volume possa crescere di 2-3 volte entro il
2015.
Gli obiettivi delle Autorità cittadine nel settore logisitico si propongono di creare un
sistema integrato di trasporto dei TIR denominato RO.LA. (sistema di traffico
intermodale per veicoli da trasporto merci per il trasporto dei TIR e dei loro autisti su
treni RO.LA. - termine che deriva dal tedesco Rollende Landstrasse ovvero autostrada
viaggiante) che colleghi la città nelle direttrici est-ovest e nord-sud con stazioni
intermedie di carico e scarico merci sostituendo, sulle stesse linee, il traffico mercantile a
quello passeggeri nel corso delle ore notturne. Il risultato dovrebbe essere il
decongestionamento della rete viaria cittadina durante le ore diurne, a vantaggio dei
pendolari, degli studenti, nonchè dei turisti. Ci si prefigge, in particolare, di trasportare
circa 20.000 veicoli per notte lungo ogni direttrice. Il sistema Ro-Ro (Roll-on Roll-off,
sistema integrato di trasporto con traghetti progettati per trasportare carichi su ruote come
automobili, autocarri oppure vagoni ferroviari) verrà altresì potenziato, riducendo
ulteriormente l’impatto del traffico merci sul sistema viario stradale e ferroviario. Per
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consentire al settore di crescere ed essere sempre più competitivo è, infine, prevista la
creazione di due Zone Logistiche Specializzate in entrambe le sponde della città, con
dimensioni variabili tra i 500 ed i 1.000 ettari.(Fonte: Istanbul processi evolutivi - Elaborazione Cons. Gen.le d'Italia Istanbul)
1.1.5. Servizi
Il settore dei servizi è in rapida e costante crescita nell’area di Istanbul. Esso è destinato,
secondo gli analisti locali, a fungere da traino dello sviluppo strutturale della città entro il
2025, anno per il quale si prevede un incremento di attività del settore del 40%, ed un
aumento occupazionale dell’80%. Nelle intenzioni che traspaiono dalle linee guida
dell’amministrazione comunale per i prossimi anni, infatti, Istanbul è destinata a
trasformarsi da città industriale a grande metropoli con un’economia basata sui servizi,
erogati attraverso un sistema di distribuzione fondato sui concetti di policentricità ed
equilibrio del sistema urbano.
A tal fine, saranno creati degli Advanced Centers (ove la parola advanced va intesa nel
senso di una piu’ stretta relazione tra le dinamiche delle attività internazionali ed il
tessuto economico urbano), Sub Centers (centri per i servizi ed il commercio destinati
alle aree periferiche della città) e Pull Centers (centri per la concentrazione di specifiche
attività economiche e per i settori più innovativi finalizzati allo sviluppo di una regione
metropolitana policentrica).
Tutto ciò per migliorare la collocazione di Istanbul nel ranking delle metropoli globali ed
assurgere così al rango di “metropoli strategica regionale”. In tale ottica è prevista la
realizzazione di centri in grado di attrarre i settori più avanzati dei servizi, ai quali
verrebbero messi a disposizione sistemi di rapida comunicazione, infrastrutture dedicate
per le mobilità ed accessi privilegiati per gli operatori economici internazionali.
1.1.6 Turismo e cultura
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Istanbul punta ad ospitare 15 milioni di turisti, entro la fine del 2011-2012, contribuendo
per circa un terzo al reddito che il Paese trae dal turismo.
Il complesso degli interventi infrastrutturali previsto è destinato ad avere importanti
ricadute sull’economia e sul turismo, grazie anche alla costruzione di nuovi hotel di
categoria 4 e 5 stelle, che sono al momento in fase di realizzazione in diverse aree della
città, con particolare attenzione alle immediate vicinanze degli importanti poli fieristici
della Tuyap e del CNR, grandi e modernissimi complessi che ospitano ogni anno eventi
nazionali ed internazionali di notevoli dimensioni.
Sul versante turistico, la città di Istanbul è attualmente impegnata in un grande sforzo per
rilanciare il turismo e la cultura non solo sul Bosforo, ma sull’intero territorio nazionale.
In vista di tale programa il Comitato, appositamente creato, coordina le numerose
iniziative in calendario e gli interventi di carattere urbanistico e di restauro conservativo
che dovranno essere eseguiti al fine di riportare a nuova bellezza, funzionalità e fruibilità
dal punto di vista turistico, intere aree di rilevanza storico-artistica della città.
L’Italia è protagonista in questo campo grazie alle numerose iniziative assunte dal
Consolato Generale di concerto con l’Ufficio ICE di Istanbul fin dall’inizio del 2006, che
hanno condotto alla realizzazione di seminari, convegni e workshop nell’ottica di creare
opportunità di business per le imprese italiane specializzate nel restauro di edifici ed
opere d’arte e nel settore dell’arredo urbano. Queste iniziative hanno havuto importanti
sviluppi, tra i quali l’organizzazione di missioni ad hoc di delegazioni a livello politico e
tecnico che la Municipalità di Istanbul ha inviato in Italia (ad esempio presso la Fiera del
Restauro di Ferrara), con l’obiettivo di approfondire i contatti con imprese italiane in
grado di esprimere know-how di livello assoluto nei settori in parola. Molto fruttifera è
anche la collaborazione che è stata avviata dalla Grande Municipalitè di Istanbul con enti
specializzati quali Assorestauro, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, l’Istituto
Nazionale per il Restauro ecc.
A seguito di approfondite ricerche ed analisi, l’amministrazione cittadina ha identificato
quattro settori prioritari nello sviluppo culturale e turistico: la produzione
cinematografica, i festival di arte e cultura, il settore del fashion design e quello dei
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software informatici, facente parte delle cosiddette “industrie culturali”, che sono in
grado di esprimere un enorme potenziale, alla luce della bassissima età media della
popolazione nazionale (circa 27 anni).
Le strategie di medio periodo della Grande Municipalità nel settore cultura-turismo sono:
promuovere Istanbul quale destinazione turistica globale attraverso una maggiore
valorizzazione dei siti archeologici e dei musei; incrementare il numero delle rassegne
artistiche e culturali; fare di Istanbul una capitale del “turismo congressuale”;
promuovere l’immagine della città quale happening city, in grado di ospitare grandi
eventi di rilevanza mondiale; ridefinire la capacità ricettiva di Istanbul in termini di posti
letto e infrastrutture specifiche per il turismo.
(Fonte: Istanbul processi evolutivi - Elaborazione Cons. Gen.le d'Italia Istanbul)
1.1.7. Istanbul e la Grande Municipalità in cifre
Con una superficie di 5.389 Km ed una popolazione di più di 16 milioni di persone la
Grande Municipalità di Istanbul (GMI) può contare su 25 società che le permettono di
elargire una mole di servizi pubblici (area di servizi tecnici e manutentivi, progettazione
ed esecuzione lavori, gestione degli edifici, urbanistica mobilità e traffico, ambiente
verde e pubblico, gestione del territorio, servizi sociali, servizio bilancio e
programmazione ecc.). Tra le principali si annoverano: Agac A.S. (territorio e ambiente),
Belbim A.S. (elaborazione dei dati), Bel-Pet A.S. (petrolio), Beltur A.S. (turismo),
Bimtas A.S. (consulenza e ingegneristica), Halk Ekmek A.S. (pane e alimentari),
Hamidiye A.S. (acqua e distribuzione), IDOA.S. (trasporti marittimi), Igdas A.S. (gas e
distribuzione), Isbak A.S. (manutentivi trasporto), Isfalt A.S. (asfalti), ISKI (distribuzione
acqua), Istac A.S. (rifiuti e ambiente), Iston A.S. (cemento), Kiptas A.S. (case e
urbanistica), Kultur A.S. (cultura e arte), Saglik A.S. (sanità), Spor A.S. (attività
sportive), Ulasim/Iett A.S. (trasporti). La GMI è un’azienda pubblica che attualmente
impiega circa 43.000 persone.
Il bilancio consolidato 2010 dell’area Metropolitana di Istanbul è stato fissato a 17,9
milioni di TL pari ad oltre 8 milioni di euro. Il 64% del totale è stato allocato per progetti
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di investimento. Il solo budget della municipalità pari a 6,2 miliardi di TL è cresciuto
dell’1% rispetto al 2009. Da evidenziare il settore degli investimenti nel settore della
protezione ambientale: nel solo 2010 oltre 350 milioni di euro, rientranti soprattutto nella
società municipalizzata ISKI. (Ice.Istanbul 23//11/2009)
Secondo le valutazioni della Camera di Commercio di Istanbul (ICOC), nella GMI
operano attualmente 100.000 negozi all’ingrosso e al dettaglio, 65.000 società
manufatturiere, 40.000 società di costruzione ed oltre 13.000 società di trasporto.
Ogni giorno nella GMI si effettuano 22.000.000 di viaggi/tratte e 1.100.000 spostamenti
tra i due continenti; su oltre 2.500.000 veicoli immatricolati, di cui 1.600.000 autovetture,
1.800.000 circolano quotidianamente sulla rete autostradale della GMI (25.000 Km).
I dati statistici indicano che l’88,6% del traffico è assorbito dalla rete stradale (auto
private, autobus, automezzi pubblici e taxi), l’8,1% dal sistema ferroviario (TCDD e
Ulasim/Iett) e il 3,3% dal trasporto marittimo (IDO).
Le maggiori problematiche attuali della GMI sono: la pianificazione, che pecca tuttora di
bassa tecnologia, specie nelle sfide al cambiamento climatico della grande municipalità
(controllo e riduzione dell’inquinamento - il settore edilizio è uno dei settori più
inquinanti), la scarsità delle infrastrutture necessarie per un rapido e corretto sviluppo,
l’inadeguata lungimiranza nel gestire e controllare la forte immigrazione verso la grande
metropoli (dati 2007 della Turkstat indicano che in sette anni l’immigrazione nella GMI
ha raggiunto una cifra di 2,5 milioni e, negli ultimi 50 anni, tale cifra é stata di 11
milioni), l’ecosostenibilità, lo smaltimento dei rifiuti, la rivitalizzazione dei centri storici
e, infine, la scarsa sensibilità del cittadino vis à vis delle problematiche che le autorità
municipali dovranno affrontare.
La GMI ha approntato un nuovo “Master City Plan” (MCP) che unisce e amalgama le
esigenze urbanistiche dei 39 distretti (erano 32 fino alla fine del 2007) e che, per il suo
valore urbanistico e per le sue caratteristiche di trasformazione compatibile, contribuisce
a proiettare la GMI verso soluzioni futuristiche insieme alle altre metropoli del pianeta
(San Paolo, Caracas, Città del Messico, Bogotà, Los Angeles e New York per le
Americhe, Shanghai, Mumbai e Tokyo per l' Asia, Johannesburg e Il Cairo per l' Africa,
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Milano e Londra per l’Europa). Secondo i dati UN, Istanbul figurava, nel 2005, al 21˚
posto nella graduatoria delle metropoli più grandi del mondo.
Nel prossimo ventennio (2023/2030) Istanbul si troverà ad affrontare sfide importanti
connesse con le impostazioni urbanistiche e architettoniche, con le problematiche del
traffico e dei trasporti, con le nuove tecniche abitative e degli alloggi e, più in generale,
con i nuovi comportamenti sociali della popolazione. Il nuovo MCP ha dovuto
obbligatoriamente fare ricorso a soluzioni di pianificazione integrata di alta rilevanza per
la riqualificazione di estese aree di diversi distretti appartenenti alla GMI; lo stesso Piano
si prefigge di dare alla metropoli di Istanbul un’immagine moderna ed efficiente
meritevole dell’appellativo di capitale del glamour e dello shopping e di meta turistica
tra le più ambite al mondo.
Progetti realizzati e da realizzare:
Nel 2004 erano installati appena Km 44 di strada ferrata (Metro Taksim-Levent,
Aksaray, Havalaani, Tunel Taksim). In circa 5 anni, alla fine del 2008, sono stati
costruiti ulteriori Km 28,73 (ovvero oltre il 50% della rete presistente).
La rete ferroviaria esistente ha una capacità di Km 325,18, di cui Km 144,83 sono già in
funzione, Km 71,95 in via di costruzione, Km 77,50 in procinto di essere messe a
concorso pubblico e, infine Km 30,9 sono in fase di studio.
I tratti in funzione attualmente sono (16 opere con una estensione totale di Km 144,83):
1) Metro Taksim-4 Levent, Km 8,5 con 195.895 passeggeri/giorno;
2) Metro 4-Levent –Ayazaga Km 5,5;
3) Teleferico Eyup-Piyer Loti Km 0,42 con 2.100 passeggeri/giorno;
4) Tram Edirnekapi-Sultanciftligi Km 12,5 con 45.000 passeggeri/giorno;
5) Lrt Aksaray-Otogar-Havaalani Km 20,3 con 252.289 passeggeri/giorno;
6) Tram Zeytinburnu-Gungoren-Bacilar Km 5,5 con 55.923 passeggeri/giorno;
7) Banliyo TCDD Sirkeci-Halkali Km 30 con 200.000 passeggeri/giorno;
8) Tram Eminonu-Zeytinburnu Km 11,2 con 120.547 passeggeri/giorno;
9) Metro Taksim-Sishane Km 1,65 (stima di passeggeri/giorno 3.000);
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10) Tram storico Kadikoy- Moda Km 2,6 con 5.000 passeggeri/giorno;
11) Tram storico Istiklal Caddesi-Tunel Km. 1,6 con 5.000 passeggeri/giorno;
12) Teleferico Taksim-Macka Km 0,3 con 2.000 passeggeri/giorno;
13) Funicolare Taksim-Kabatas Km 0,64 con 39.193 passeggeri/giorno;
14) Tram Eminonu-Karakoy-Kabatas Km 2,9 con 94.937 passeggeri/giorno;
15) Funicolare Karakoy-Sishane Km 0,6 con 14.000 passeggeri/giorno;
16) Banliyo TCDD Harem-Gebze Km 42,0 con 43.000 passeggeri/giorno.
La rete ferroviaria in costruzione prevede 7 progetti della GMI che copriranno Km 54,45
e 3 progetti della DLH (Ufficio Governo Centrale) per un’ulteriore rete di Km 89,5:
1) LRT Otogar-Bacilar, di Km 5,6 con una capacità di 35.000 Passeggeri/giorno ed
un costo di USD 225 milioni;
2) Tram Topkapi-Edirnekapi, Km 3,0 con una capacità di 15.000 passeggeri/giorno
ed un costo di USD 65,5 milioni;
3) Metro Ayazaga A.O.S.-Darussafaka, Km. 4,0 con una capacità di 70.000
passeggeri/giorno e un costo di USD 336 milioni;
4) Metro Bacilar-M.Bey-Ikitelli-Olympiat Koyu, Km 15,9 con una capacità di 70.000
passeggeri/giorno ed un costo di USD 630 milioni;
5) Metro Kadikoy-Kartal, Km 21,7 con una capacità di 70.000 passeggeri/giorno e un
costo di USD 1.353 milioni;
6) Metro Sishane-Yenikapi, Km 3,55 con una capacità di 70.000 passeggeri/giorno ed un
costo di USD 365 milioni;
7) LRT Akasaray-Yenikapi, Km 0,7 con una capacità di 35.000 passeggeri/giorno ed un
costo di USD 50 milioni;
8) Banliyo Hatlarinin-Yueysel Metroya Donusturulmesi – DHL Direzione Generale.
La rete ferroviaria in procinto di essere messa a concorso pubblico contempla 4 progetti
per un totale di Km. 77,5, che potranno essere completate in un periodo di 36/40 mesi:
1) LRT B.Koy-Beilikduzu Km 25 con una capacità di 45.000 passeggeri/giorno;
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2) Metro Kabatas-Besiktas-M.Koy-K.Hane-Alibeykoy-Libeykoy-Gop-Tekstilkent
Bacilar, Km 24,5 con una capacità di 70.000 passeggeri/giorno;
1. LRT Usludar-Umraniye-Cekmekoy, con una capacità di 45.000
passeggeri/giorno;
2. Metro B.Koy-B.Evler-Bacilar, Km 9,0 con una capacità di 70.000
passeggeri/giorno.
La rete ferroviaria in fase di progettazione comprende 3 progetti per un totale di Km 30,9:
1) Tram Halic Cevresi, Km 9,6 con una capacità di 15.000 passeggeri/giorno;
2) Metro Yesilkoy-Hataturk Havalimani-B.Evler-Ikitelli, Km 14,3 con una capacità di
70.000 passeggeri/giorno;
3) Metro Yenikapi-Bakirkoy, Km 7,0 con una capacità di 70.000 passeggeri/giorno.
Il programma di sviluppo della rete stradale della GMI prevede la realizzazione di 144
progetti relativi alla costruzione di nuove strade (75 progetti di strade da terminare, 63
progetti in fase di progettazione e 6 progetti in fase di studio). Tali progetti verranno
integrati con ulteriori 194 progetti che si riferiranno principalmente a intersezioni e
tronconi stradali di collegamento (113 progetti da terminare, 75 in progettazione e 6 in
studio).
Tra i progetti di costruzione della rete stradale vengono anche annoverati quelli relativi
alla costruzione di tunnel che saranno in totale 33, di cui 8 sono da terminare, 6 sono in
fase di progettazione e 19 sono allo studio. Quattro di questi progetti sono già in
costruzione ( Sariyer-Cairbasi, Km 4,56, Bomanti- Alti- Dolmabache, Km 4,69, Fulya-
Levazim, Km 4,45, Kagithane-Bomanti-Alti, Km 3,02), 4 sono in fase di essere messi a
concorso (Levazim-Armutlualti, Km 6,72, Levazim-Zincirlidere, Km 2,94, Dolmabache-
Fulya Km 2,02, EyupSilahtaraga Caddesi-Gaziosmanpasa caddesi, Mt 200) e, infine, 7
progetti sono in fase di studio (Armutlualti-Ayazaga Km 4,6, Derbent-Cairbasi-Bayiri
Km 5,3, Armutlualti-Derbent Km 4,58, Beykoz-Anadolu-Hisari Mt 500, Beylerbeyi-
Hekimbasi Km 7,35, Kagithane-Havaalani Km 24,7, Harem-Uskudar-Beylerbeyi Km
8,64).
16
Per la realizzazione di tali progetti, prevista nel 2023, la Direzione dei Trasporti Pubblici
prevede un costo approssimativo di USD 50 milioni per Km; considerando un totale di
618,4 Km per un numero complessivo di 59 progetti, il costo complessivo che la GMI si
accinge a spendere per la realizzazione dei progetti citati si aggirerebbe intorno ai 4
Miliardi di USD.
Gli investimenti richiesti saranno garantiti dalla GMI che richiederà nelle gare d’appalto
la formula della consegna “chiavi in mano”.
Quanto alla rete Metrobus è prevista la costruzione di ulteriori Km 41 che andranno ad
integrare la rete esistente. Sono previsti acquisti di alcune unità di bus di nuova
generazione (probabilmente dall’Olanda con costi unitari da Euro 1.200.000).
Per il trasporto marittimo sono previste 17 nuove linee di collegamento ed il rinnovo di
alcuni porti/stazioni, nonchè l’acquisto di 21 unità di nuove imbarcazioni; la compagnia
IDO prevede di trasportare 100.000.000 di passeggeri nel 2023.
Durante lo scorso anno si é provveduto a potenziare il trasporto RO-RO che, con la
realizzazione di 4 nuovi porti (Ambarli-Mudanya, Ambarli-Bandirma, Nudanya-Silivri e
Bandirma-Silivri) sarà in grado di trasportare 6.000 TIR al giorno.
Non meno importante sembra la politica di sviluppo che la GMI vuole imprimere alla
costruzione di nuovi parcheggi; nei prossimi 5 anni l’obiettivo è quello di costruire dai
360.000/400.000 posti auto, con i quali si spera di poter raggiungere un potenziale di
parcheggio di circa 650.000 posti macchina.
La GMI ha anche in programma di costruire nei prossimi 5 anni piste ciclabili per un
totale di 1.004 Km. (641 Km. Nella parte europea e 363 in quella asiatica)GMI 2009/2011.
GMI PIANO INVESTIMENTI 2012Il 23 novembre il Consiglio Comunale della Grande Municipalità ha approvato il budget per il 2012 con una spesa complessiva di TL 7.3 miliardi (€ 2.980 milioni); tale ammontare è superiore del 9% rispetto alla cifra allocata nel 2011. Il 67% (TL 4.512.706.000) e’ destinato a coprire i costi per la realizzazione del Programma degli Investimenti 2012. Il Sindaco Topbaş, nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato che, se considerati anche gli investimenti per i progetti dell’ISKI (Direzione delle Acque e Rete Fognaria di Istanbul) e della società IETT (Istanbul Electricity, Tramway and Tunnel General Management), il budget della
17
Grande Municipalità raggiungerebbe un ammontare di TL 12 miliardi e 407 milioni (pari a € 5,1 miliardi).Il Programma d’Investimenti della Grande Municipalità di Istanbul del 2012, prevede 9 aree principali d’investimento: ambiente, amministrazione, cultura, costruzioni, calamità naturali, servizi sociali, ordine cittadino, trasporti e sanità. Il Sindaco Topbaş nella presentazione del Programma degli Investimenti ha sottolineato che i settori considerati prioritari per l’Amministrazione della Grande Municipalità sono le Infrastrutture e i trasporti, l’Ambiente e lo Sviluppo Urbano. Il Piano d’Investimenti, prevede la realizzazione di un totale di 601 progetti (già in fase di realizzazione e da realizzare). L’ammontare totale che dovrà essere speso per la realizzazione dei 601 progetti (investimento e servizi) risulta essere pari a LT 32.949 milioni (pari a circa € 13.449 milioni), di cui il 90,2% da destinare a progetti d’investimento e il 9.8% a quelli dei servizi.Della predetta somma complessiva (LT 32.949 milioni), nel corso del 2012, verranno allocati fondi per un totale di TL 4.513 milioni (circa € 1.842 milioni), ripartiti per il 66% (TL 2.963 milioni, pari a € 1.210 milioni) per progetti d’investimento ed il restante 34% (TL 1.549 milioni pari a € 632 milioni) per l’area dei servizi.Una quota consistente delle spese d’investimento (74.8%) è costituita da progetti già avviati o ancora in fase di realizzazione, mentre il rimanente 25.2% si riferisce a quei progetti che verranno iniziati nel 2012.Per quanto riguarda l’ammontare destinato ai 394 progetti d’investimento, nel corso del 2012, l’importo maggiore è quello relativo al settore dei trasporti per il quale è stato previsto il 61.5%, pari a TL1.822 milioni, delle spese totali (TL 2.964 milioni); seguono poi , per ordine di assegnazione di fondi, i settori dei servizi amministrativi (18,2%, TL 542 milioni) e dell’ambiente (11,4% con TL 338 milioni); quanto ai 207 progetti relativi ai servizi, da realizzare nel 2012, la quasi totalità riguardano nuove iniziative che si concentreranno soprattutto nell’area dell’ambiente, il cui comparto assorbirà il 34,7% delle spese totali; seguiranno, per ordine di fondi allocati, i servizi sociali, con il 24.3% e i servizi amministrativi con il 18.3%. La voce trasporti del comparto dei servizi occupa un quarto posto con il 5.7%. Nell’ambito della spesa programmata di TL 1.822 milioni, verranno realizzati 137 progetti d’investimento e 20 progetti di servizi: tra i progetti più rilevanti nel settore dei trasporti troviamo quelli dedicati al miglioramento delle infrastrutture cittadine (45 progetti per un importo di TL 319 milioni), il miglioramento e completamento di opere del sistema ferroviario metropolitano (25 progetti per un importo di TL 947 milioni) e, infine, progetti di manutenzione stradale (15 progetti per un importo di TL 474 milioni). I progetti elencati prevedono la costruzione di una serie di opere stradali (intersezioni stradali, sovra elevate, ponti e viadotti, l’acquisto di nuovi treni per la metropolitana e sistemi di segnaletica stradale). Nell’ambito degli investimenti nel settore dei trasporti, nonostante la maggior parte degli stanziamenti riguardi il completamento di una serie di progetti di grossa portata già iniziati negli anni precedenti, una delle opere più significativa risulta essere quello per la costruzione della linea metropolitana Kartal-Kaynarca, per la quale verrà stanziata la somma di TL 288 milioni, di cui TL 96 milioni da spendere nell’esercizio 2012. Rilevanti sono gli stanziamenti previsti per l’ampliamento dell’autostrada (D-100) tra Kartal e Pendik (TL 20 milioni), la costruzione di strade e dell’intersezione stradale di Büyükçekmece (TL 15 milioni) e l’intersezione stradale a Başakşehir 4.- Etap (TL 13 milioni).Al comparto dell’ambiente, la Grande Municipalità d’Istanbul destinerà, nel corso del 2012, TL 875 milioni per la realizzazione di 105 progetti (79 nel settore degli investimenti, con una spesa di TL 338 milioni, e 26 progetti nel settore dei servizi, con una spesa di TL 537 milioni); i 105 progetti
18
riguarderanno soprattutto iniziative nei settori per il controllo e la prevenzione dell’inquinamento marittimo, la costruzione di impianti per lo smaltimento, riciclaggio e incenerimento dei rifiuti urbani e industriali e di opere di bonifica e di costruzione parchi.Tra i progetti ambientali, di particolare rilevanza si presenta quello per la costruzione di un impianto per la sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri (progetto che prevede un costo complessivo di TL 13 milioni, di cui TL 9.5 milioni da spendere nel 2012).
1.2 Profilo demograficoSecondo il Censimento del 2009 la popolazione della Turchia è di 72.561.312, + 1,45%
rispetto al 2008. L’età media della popolazione è di 28,8 anni, una delle più basse fra i
paesi sviluppati e seconda in Europa dopo la Russia.
Rispetto al 2008, l’età media è leggermente cresciuta da 28,5 a 28,8 (+3,6%). Questo ha
spinto il governo a sollecitare le coppie ad incrementare i nuclei familiari con almeno tre
figli. Il 49,7% della popolazione è costituito da donne ed il 50,3% da uomini. La classe
d’età lavorativa (15/64) rappresenta oltre il 67% della popolazione, la classe 0/14 é il
26% della popolazione e la classe sopra i 65 é il 7%.
Il tasso di fertilità del 2,12 (Il tasso di fertilitá globale é di 2,58) ha posto la Turchia al
centoventesimo posto a livello mondiale. La classe di etá 0/14 è diminuita dal 3,53% del
2008 al 2,62% nel 2009, mentre la classe 25/29 è rimasta stabile al 0.52% della
popolazione totale. La classe di etá sopra i 65 anni ha registrato il maggior incremento
raggiungendo i 3,88% nel 2009. Tuttavia la classe piu importante, quella lavorativa, é
cresciuta del 3,0%. Tale scenario indica che la Turchia sta cominciando a invecchiare
seguendo i trend di sviluppo che molti paesi avanzati hanno già sperimentato: un
abbassamento dei tassi di fertilità, legato alla prosperità economica, ed un rallentamento
della crescita delle classi di età più giovani. Tuttavia il Paese presenta un dato
estremamente interessante: la crescita del 3% della forza lavoro e, sempre l’Istituto Turco
di Statistica, conferma che l’età media di un cittadino turco è 29 anni (dato
impressionante se comparatoa l 43 anni di un cittadino medio italiano).
Altro elemento che emerge dall’ultimo censimento turco riguarda l’ammontare delle
donne sul totale della popolazione. Contrariamente agli altri paesi sviluppati, dove le
donne costituiscono la maggioranza delle popolazione, in Turchia la proporzione di
19
donne sul totale sta diminuendo. Nel 2007 la percentuale di donne era del 49,9%, nel
2008 del 49,8% e nel 2009 del 49,7%, questo indica che la popolazione maschile sta
crescendo piú velocemente rispetto a quella femminile.
Istanbul è la città più densamente popolata circa il 17,8%, seguita da Ankara con il 6,41%
e da Izmir con il 5,3% della popolazione. Il processo di urbanizzazione sta gradualmente
avanzando: nel 2009 il 75,5% della popolazione viveva in centri provinciali e regionali,
rispetto al 75% del 2008.
1. Tassi di fertilitá specificati per etá e tassi di fertilitá totali 2001/2008
Year
Age specific fertility rate(Number
of births
per
thousand
females)
Total fertility rate(Number of
children)
Age group of mother
15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49
2001 49 142 135 78 50 15 5 2,37
2002 43 130 123 75 44 14 4 2,17
2003 40 121 121 77 40 13 4 2,08
2004 40 123 119 83 38 13 3 2,10
2005 40 123 121 84 37 14 3 2,10
2006 39 120 126 82 36 14 2 2,10
2007 38 120 130 85 38 12 2 2,12
2008 36 120 127 86 39 11 2 2,10
20
1.3 Analisi macroeconomica dell'anno 2011
e previsioni per il futuro.
Con un tasso di crescita per il 2010 pari all'8.9% la Turchia si conferma tra i paesi
dall'economia più dinamica ed interessante per le grandi opportunità che può riservare
agli investitori stranieri, dando prova di aver definitivamente lasciato alle spalle la crisi
economica del 2001. Ripresa economica certificata dal rapporto del febbraio 2011 che
indica il paese come l’economia con il più forte tasso di crescita mondiale, confermato
dai già ben noti risultati del 1Q di quest’anno. Per la Turchia si prospetta dunque un anno
molto positivo, ancora più positivo se valutato in retrospettiva del 2010 che era riuscito a
trainare il paese fuori dalla crisi globale. In questo quadro macroeconomico ben
augurante continueranno ad essere molto interessanti le opportunità offerte dall'economia
turca soprattutto nel settore delle infrastrutture e delle privatizzazioni, oltre ovviamente ai
settori produttivi che necessitano molta manodopera, principale forza produttiva turca. In
tal senso il capitale umano, soprattutto la specializzazione tecnica e il basso costo del
lavoro, sono gli elementi che permettono e stimolano la forte crescita del paese.
Tuttavia permangono alcune ombre nel quadro economico, come il crescente deficit delle
partite correnti o il problema della disoccupazione. Nello specifico il problema del
crescente deficit delle partite correnti è determinato prevalentemente dalla necessità turca
di assicurarsi massicce importazioni nel settore energetico e da affievolite capacità di
sviluppare il settore delle esportazioni. Di conseguenza si determina una crescita in parte
squilibrata, guidata dalla forte domanda interna più che da quella estera. In particolare si
registra un'eccessiva dipendenza dell'economia turca dalle importazioni europee, alla
quale Ankara, attraverso una politica di riequilibrio geografico dei partner commerciali,
sta già cercando di porre rimedio mediante le notevoli aperture politiche ed economiche
nei confronti dei vicini mediorientali.
21
In aggiunta a questa debolezza strutturale, si registra un fenomeno inatteso di forte
afflusso di capitali a breve termine (così detti “hot money”) che ha colto impreparato il
sistema economico finanziario turco causando adozioni di misure controverse ad opera
della Banca Centrale Turca: misure monetarie caratterizzate dall'abbassamento dei tassi
d'interesse e dal contemporaneo aumento dei coefficienti di riserva obbligatoria. Questa
manovra ha stupito i mercati internazionali, che si aspettavano la manovra opposta
ovvero la fine di una politica economica considerata “lassita” alla luce di una crescita
dell’ 11% nel primo semestre del 2011 e un inflazione superiore al 6%. L’esuberanza
economica ha tuttavia fatto esplodere il deficit corrente, che si aggira intorno al 10% del
PIL. La CBRT ha, dal canto suo, reagito in conseguenza ai timori riguardo alle altre
economie mondiali con cui ha stretti rapporti (Europa in primis) e voelndo diminuire lo
spread tra dei tassi di interesse a breve e lungo terminre per scoraggiare gradualmetne la
volatilità. Si noti però che possibile conseguenza di tale politica potrà essere una nuova
spinta inflazionistica poiché i bassi tassi d'interesse incoraggiano l'espansione del credito
ma allo stesso tempo innescano l'inflazione. La Banca Centrale Turca ha quindi pensato
di estendere ed innalzare i coefficienti di riserva obbligatori per contenere, assieme ad
altre misure, l'aumento del credito.
Ulteriore aggravio è dato infine dal calo degli investimenti produttivi che peggiora la
posizione debitoria del paese non contribuendo a combattere l'altro grande problema
endemico della Turchia: la disoccupazione (segue focus sul tasso di disoccupazione).
1.3.1 Sviluppo Economico e Finanziario
Prodotto Interno Lordo
Livello Prodotto Interno Lordo Atteso
Data PIL atteso 2011 in %
28 Febbraio 5
14 Marzo 4.9
22
28 Marzo 4.9
18 Aprile 4.6
25 Aprile 5.1
Maggio 6
Giugno 5.5
Prosegue sostenuta la crescita economica della Turchia che già aveva concluso il 2010
con un sorprendente +8.9% di crescita del PIL, superando di netto gli obiettivi fissati dal
governoche erano al 6,8%. Dopo tale sorprendente aumento del 2010, la crescita
economica si credeva si assestasse intorno al 6.5% e del 4.7% nel 2012 per poi
stabilizzarsi attorno al 5% per il periodo 2013/2015. Tuttavia la crescita del PIL nel
primo quarto del 2011 è stata fortissima, circa del 11%, attesandosi ben sopra i dati delle
economie considerate ad altissima crescita come la Cina e l’India.
Il piano di sviluppo che il governo ha recentemente pubblicato (OVP ) presuppone
tuttavia il contenimento della crescita del paese (intorno al 5%) per i prossimi 4 anni,
nell’ottica di stabilizzare si i parametri macroeconomici sia quelli monetari. Tuttavia se
l'espansione del credito non rallenterà in maniera significativa, la crescita del PIL sarà
potenzialmente più forte delle previsioni dei prossimi anni.
23
Anche le statistiche operate dal Fondo Monetario Internazionale confermano il trend di
crescita dell’economia turca anche se il dato fornito dal Fondo risulta leggermente più
basso rispetto alle stime della Banca Centrale Turca (+ 4.6% FMI contro + 5.1% BCT).
Lo stesso Fondo si sbilancia inoltre in una previsione di più lungo periodo individuando
una crescita del PIL turco + 4.5% a fine 2012.
Nel primo trimestre 2011 il tasso di crescita del PIL ha chiuso con un confortante + 9%,
dato incrementato ulteriormente nel mese di giugno 2011 raggiungendo quota + 11% .
Tale incremento massiccio è stato determinato in buona parte dalla forte domanda
interna, accompagnata però da una domanda nei principali mercati europei per la Turchia
che resta contenuta. In tal modo l'equilibrio con l'estero si prevede possa ridurre il PIL del
4% nel 2011 e del 2% nel 2012. L'impatto negativo dovrebbe proseguire anche per il
periodo 2013/2015 registrando un tasso che potrà aggirarsi tra l'1% e l'1.5%.
Le previsioni per fine 2011 restano dunque caute, ipotizzando un raffreddamento nella
seconda metà dell'anno, con una crescita del prodotto interno lordo 2011 intorno al 5.5%.
Tasso d’Inflazione
24
L'aumento dei prezzi al consumo dello 0.87% nel mese di aprile 2011 ha portato il tasso
d'inflazione al 4.26%. In maggio si registra un decremento del tasso d'inflazione al 2.4%,
dato mensile che, seppur positivo, risulta peggiore rispetto al tasso d'inflazione atteso che
era di 1.1%. Con questo incremento il tasso annuale cresce al 7.2% con un conseguente
incremento nel tasso atteso che ora segna l'8% (da notare che l'incremento maggiore è
stato dato dal prezzo dell'abbigliamento). Tuttavia si prevede una correzione del prezzo
della frutta per il mese di giugno, riequilibrando e abbassando ulteriormente il tasso
d'inflazione.
Nel mese di giugno 2011 si è effettivamente verificato il calo dei prezzi dei generi
alimentari che si prospettava nel mese di maggio. Tale calo dei prezzi ha avuto gli effetti
desiderati abbassando ulteriormente il tasso d'inflazione portandolo a quota 1.4%. Di
conseguenza si abbassa anche il dato relativo alle previsioni del tasso d'inflazione per fine
2011 assestandosi al 6.2% (-1% rispetto alle previsioni del mese precedente).
Tasso d’Inflazione Atteso, previsioni per il 2011.
Data Tasso previsto per il 2011 in %
1 Febbraio 6.76
28 febbraio 6.64
14 Marzo 6.77
28 Marzo 6.85
25 Aprile 6.9
2 Maggio 6.9
Il Tasso d’Inflazione atteso per la fine dell’anno 2011, pur essendo minore rispetto al
dato dell’anno precedente (-1.11% al dato 2010), è in aumento per tutto il primo
trimestre, stabilizzandosi al 6.9% all’inizio del secondo trimestre 2011. L’aumento
dell’ultimo periodo del Tasso d’Inflazione è stato causato in buona parte dall’aumento del
25
prezzo del petrolio, causato a sua volta dalle situazioni di crisi che affliggono la regione
del Medio Oriente e quella del Nord Africa, coinvolgendo direttamente paesi esportatori
come la Libia.
Tasso d’Inflazione Atteso, previsioni per il 2012
Data Tasso previsto per il 2012 in %
28 febbraio 4.9
7 Marzo 5
14 Marzo 4.8
28 Marzo 4.7
2 Maggio 5.2
Il Tasso d’Inflazione atteso per la fine del 2012 si mantiene più basso rispetto a quello
atteso per il 2011 anche se risulta anch’esso in crescita con l’inizio del secondo trimestre.
26
L’obiettivo dichiarato ad inizi Marzo dalla Banca Centrale Turca rispetto al Tasso
d’Inflazione è quello di provare ad arginare la questione assestandosi su un tasso annuo
del 5.5% per il 2011 e del 5% per il 2012. Se per il 2011 sembra difficile che la Turchia
riesca a mantenere le sue aspettative, per il 2012 i dati consentono di nutrire maggiore
fiducia. Si attende in tal senso però che le stime di inizio anno ad opera della Banca
Centrale Turca saranno superate di circa 2 punti percentuali con previsioni di
stabilizzazione nel periodo 2013/2015 e con un possibile declino nel biennio 2014/2015.
27
(Fonti: Banca Centrale Turca, Istituto Turco di Statistica)
Ulteriori Aspetti Generali
Sullo sfondo della crescita economica della Turchia troviamo moltissimi dati
incoraggianti, segno di uno stato di salute decisamente positivo dell’economia del paese:
● INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO. L'indice dei prezzi al consumo è
cresciuto dello 0.73% nel mese di febbraio 2011, contribuendo in tal modo a
portare il tasso d'inflazione al 4.16% (tuttavia in diminuzione rispetto al tasso di
gennaio 2011 che segnava 4.9%).
● INDICE “CONSUMER CONFIDENCE”. Indice incrementato del 2.49% nel
mese di febbraio 2011 rispetto al mese precedente. Lieve calo registrato invece
nel mese di marzo 2011, -0.15% rispetto al mese precedente.
● DISAVANZO PARTITE CORRENTI: Il disavanzo delle partite correnti della
bilancia dei pagamenti turca è in vertiginoso aumento. Il mese di febbraio 2011 fa
28
segnare un incremento del +126.7% rispetto al mese di febbraio 2010. Il deficit si
assesta quindi al 6%, superando le proiezioni del governo (5.4%). I rilevamenti di
marzo 2011 segnano un disavanzo ampliato di US$ 9.8 miliardi, raddoppiando il
dato dello stesso mese nel 2010 e portando il deficit annuale a circa US$ 60
miliardi. Tuttavia ancora non si colgono miglioramenti nella gestione di tale
disavanzo ad opera della banca centrale e si attende di valutare gli effetti della
nuova politica monetaria entrata in vigore il 15 aprile 2011. Secondo i dati del
mese di aprile 2011 il disavanzo delle partite correnti risulta essere in linea con il
mercato segnando un ammontare di US$ 7.7 miliardi che portano l'indice annuale
ad innalzarsi di nuovo raggiungendo quota US$ 63.4 miliardi. In questa
prospettiva il deficit atteso a fine estate 2011 si aggirerebbe pericolosamente
intorno agli US$ 70 miliardi, rendendo sempre più urgenti interventi in questo
ambito da parte delle istituzioni turche.
La previsione per la fine del 2011 di tale disavanzo turco si stima possa
raggiungere l'8% del PIL per poi decrescere intorno al 5.5% nel 2015, decremento
determinato da una crescita di domanda interna accompagnata da una riduzione
dei prezzi dei prodotti.
Il 12 luglio 2011 il ministro dell’Economia Zafer Caglayan ha dichiarato che
saranno annunciate entro la fine dell’anno delle disposizionim volte a ridurre la
dipendenza della Turchia dall’importazione di beni intermedi. É dunque in
progetto la promozione d’incentivi ai produttori locali di alluminio, rame e
acciaio. Inoltre si prevedono aiuti al settore manufatturiero dell’ingegneria
meccanica. Tali incentivi sono volti a ridurre il deficit delle partite correnti per
incrementare la produzione interna di beni intermedi nel breve periodo (oggi il
volume d’importazione di questi beni pesa per il 70% del totale importato) e
aumentare i risparmi nel lungo perıodo. Tuttavia queste misure, seppur
potenzialmente efficaci nel breve periodo, non sembrano poter essere la soluzione
per la Turchia, specialmente se si pensa all’ambizione di continua crescita
economica che questo paese coltiva. La Turchia dovrebbe pertanto proseguire
29
nella suo rapido svıiluppo, ma allo stesso tempo adottare politiche durature in
parallelo alla crescita (e non solo incentivi temporanei) volte alla promozione
della produzione interna e al risparmio.
● VOLUME PRESTITI BANCARI. Gli indici statistici del mese di febbraio 2011
mostrano una continua crescita del volume complessivo dei prestiti nei primi due
mesi dell'anno con un dato che oscilla tra + 35% e +40%. Questa crescita tuttavia
potrebbe minacciare l'equilibrio turco della bilancia dei pagamenti ampliando il
disavanzo del conto corrente. A tal proposito il governo turco ha pertanto posto un
obiettivo di crescita dei prestiti bancari ad un massimo che oscilli tra il +20% ed il
+25% per il 2011. Da notare inoltre che quest'ultimo intervento governativo è
volto anche a conformarsi al modello di crescita economica del programma
economico di medio termine. Nel secondo trimestre del 2011 la crescita dei
prestiti del settore bancario ha segnato una notevole riduzione assestandosi al +
6.2%. Da notare tuttavia che le banche statali hanno iniziato questo secondo
periodo molto velocemente guadagnando quote di mercato in quasi tutti i
segmenti del settore prestiti.
● CAPITALE MERCATO FINANZIARIO. Il capitale del mercato finanziario
turco risulta in perdita con un deficit pari a US$ 6.2 miliardi nel periodo
novembre 2010/marzo 2011, causando un deprezzamento della lira turca TL del
12.5%. Per quanto riguarda il solo 2011, da inizio anno il deprezzamento della lira
turca si è aggirato intorno al 6% data anche la stringente politica monetaria
condotta dal mese di novembre 2010 che ha determinato aumenti dei profitti e
diminuzione dei rischi sul mercato globale causando una graduale svalutazione
della TL.
● TASSO DI CAMBIO. Dalla fine di marzo 2011 la moneta turca, la Lira Turca
TL, ha subito un deprezzamento medio del 3% rispetto al $ e al €, apprezzandosi
30
del 2% sul $ e del 3% sul €. Si registra un peggioramento dello squilibrio esterno
che ha causato una discesa del tasso di cambio della TL e si stima che
quest'ultima si indebolirà rispetto al US$ segnando a fine 2011 un livello di
cambio pari a 1US$ = 1.6/1.7 TL. Anche rispetto al € si prevede un
deprezzamento della TL con un tasso di cambio atteso a fine 2011 pari a 1€ =
2/2.10 TL. Grafico seguente ricavato dal sito del exchange-rate.org
● CREDITO AL SETTORE PRIVATO. Il credito al settore privato ha raggiunto
US$ 119 miliardi nel mese di gennaio 2011, incrementando di US$ 2 miliardi il
dato registrato a fine 2010.
● SPESE DI BILANCIO. Nel primo trimestre del 2011 le spese di bilancio sono
cresciute del 7%, segnando nello specifico un incremento delle spese primarie del
10%. L'obiettivo di un deficit finale per il 2011, fissato al 2.8%, risulta dunque
facilmente raggiungibile.
31
● “CAPACITY UTILIZATION RATE”. Il dato relativo al mese di aprile 2011 ha
fatto segnare un decremento di circa 2 punti rispetto al mese precedente, calo che
ha portato il tasso al 74.9%. Per quanto riguarda questo tasso si valuta che il
recupero dalla crisi economica globale non è ancora avvenuto e si prevede che il
gap di output si chiuderà definitivamente a metà 2012.
(Fonti: Banca Centrale Turca, TurkStat)
1.3.2 Commercio Estero
Il commercio internazionale ha subito una forte contrazione a livello globale in seguito
alla bolla speculativa scoppiata nel 2008 dall’insolvenza dei mutui subprime statunitensi.
Essendo un paese estremamente dipendente dall’andamento delle economie più avanzate,
anche la Turchia ha subito una sostanziale battuta d’arresto degli scambi che, per fortuna,
sono ricominciati a fiorire dalla seconda metà del 2010 (+23% delle esportazioni in
gennaio 2011), come pure sono state registrate delle nuove tendenze a livello regionale e
territoriale. Non solo le esportazioni turche hanno ripreso complessivamente terreno in
termini di volume produttivo e economico, ma anche sul piano della copertura
territoriale, interessando per la prima volta regioni della Turchia fino a questo momento
escluse dallo sviluppo.
L’interscambio commerciale vede in testa Germania, Federazione russa, Cina e al quarto
posto l’Italia, che si attesta a 16 miliardi e 269 milioni di USD come valore economico di
scambio, registrando un incremento percentuale pari al 36.48% rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso.
1.3.2.1 Esportazioni:
32
Il livello delle esportazioni è cresciuto del 24.19% nel solo mese di Febbraio 2011
rispetto al dato dello stesso mese l’anno precedente. In generale si registra un aumento
delle esportazioni nel primo trimestre del 2011 e si prevede un ulteriore aumento nel
secondo trimestre pari al + 20.2%. Nello specifico per il primo trimestre 2011,
l’economia turca ha guadagnato oltre US$41 miliardi dando un ottimo segnale di ripresa
che si prevede porterà la quota delle esportazioni ai livelli pre-crisi (US$132 miliardi)
entro la fine dell’anno. L'incremento delle esportazioni turche è proseguito per tutto il
primo periodo del 2011 segnando nel mese di maggio una crescita del + 21.7% per
entrate pari a US$ 10.9 miliardi. Nei primi cinque mesi del 2011 i volumi di esportazioni
hanno percio’ fatto incassare all’economia turca US$ 55 miliardi, procedendo verso
l’obiettivo US$ 135 miliardi entro fine anno.
Da segnalare tuttavia una perdita delle entrate nel commercio con le aree afflitte dai
disordini del Medio Oriente e dell’Africa del Nord. Tali regioni erano state sfruttate dal
commercio turco come via alternativa per dare risposta alla crisi economica mondiale. Le
situazioni di difficoltà che stanno destabilizzando queste regioni hanno però fatto frenare
questo sviluppo facendo crollare le esportazioni collegate e hanno determinato una
perdita pari a US$384 milioni.
Se nell'anno della dichiarazione della nuova Repubblica Turca le esportazioni del paese
ammontavano a circa US$ 50.8 milioni, e in 50 anni ha raggiunto e superato per la prima
volta il valore di US$ 1 miliardo, oggi le esportazioni turche sono cresciute notevolmente
contando ben 14 province in grado di realizzare da sole ammontare d'esportazioni pari ad
US$ 1 miliardo all'anno commerciando globalmente. Dietro a questa espansione
commerciale, secondo la Camera di Commercio Turca, troviamo un cambio di mentalità
da parte degli imprenditori turchi e anche una buona dose di coraggio nel rispondere alla
crisi economica mondiale con spirito d'iniziativa. In questo modo si è sviluppato un buon
senso d'adattamento ad un modello economico basato sugli scambi commerciali
d'esportazione. In aggiunta, ulteriore chiave del successo di alcune province è stata la loro
capacità di sfruttare al meglio gli incentivi all'esportazioni lanciati gia negli anni '80.
33
A conferma di tale sviluppo, le esportazioni della Turchia da gennaio a maggio 2011 ha
incrementato il tasso d'esportazione del +24.2% rispetto allo stesso periodo 2010,
raggiungendo i US$ 50 miliardi di profitti. Da notare che solo il mese di maggio 2011
rispetto all'anno precedente ha segnato una crescita dell'export turco del +29%.
Nel 2010 la Turchia ha raggiunto un'ammontare di esportazioni pari a oltre US$ 113
miliardi, commerciando con circa 126 paesi, ed incrementando il numero delle province
con tasso d'esportazione superiore a US$ 1 miliardo da 12 nel 2009, a 14 nel 2010. Tra
queste la provincia di Antalya è quella che ha segnato il più alto incremento, mentre la
provincia di Istanbul detiene il primato assoluto considerando che da sola realizza quasi
la metà di tutte le esportazioni dell'intera Turchia, contribuendo nel 2010, con ben US$
53 miliardi all'economia del paese. L'obiettivo d'espansione per questa provincia è ora
volto a raggiungere US$ 100 miliardi negli anni a venire. Obiettivo ambizioso ma
pienamente gestibile dalla potenzialità di questa provincia che ospita 1/3 di tutte le
imprese commerciali della Turchia, detiene il 16% dell'occupazione nazionale e
determina 1/3 del turismo di questo paese. Istanbul inoltre, rispetto al totale nazionale, è
sede del 34% delle attività commerciali, del 24% di quelle economiche, del 17% delle
attività edili, del 7% di quelle di trasporto e comunicazione, e dell'1% delle attività
agricole. I principali attori nei rapporti commerciali con questa provincia sono la
Germania, la Gran Bretagna e l'Italia, attraverso scambi relativi al settore automobilistico,
ferro e acciaio, cemento, settore navale, settore tessile, pellami, tappeti, abbigliamento ed
elettronica.
Esportazione Istanbul (000 US$)
Totale Ist. Totale Turchia Gennaio Febbraio
2011 8.684.124 (2 mesi) 19.666.857 4.141.495 4.542.629
34
2010 53.100.201 113.975.607 3.433.922 3.752.322
2009 55.539.993 102.142.613 4.618.396 5.264.595
Importazione Istanbul (000 US$)
Totale Ist. Totale Turchia Gennaio Febbraio
2011 17.678.987 (2 mesi) 34.416.748 8.539.526 9.139.461
2010 97.955.044 185.535.044 5.772.194 6.097.155
2009 78.756.263 140.928.421 4.555.122 4.789.235
Esportazione Provincia di Istanbul in Italia (000 US$)
Totale Esp. Tot. Turchia Gennaio Febbraio
2011 1.291.855 (2 mesi)-5° posto 19.666.857 655.909 635.946
2010 6.509.577 -5° posto 113.975.607 588.591 556.534
2009 5.888.958 -5° posto 102.142.613 428.246 437.444
Importazione Provincia di Istanbul dall’Italia (000 US$)
Totale Imp. Tot. Turchia Gennaio Febbraio
2011 1.885.327 (2 mesi)-5° posto 34.416.748 801.446 1.083.881
2010 10.203.337 -5° posto 185.535.044 581.560
719.634
2009 7.673.374 -5° posto 140.928.421 396.646 435.404
(Fonti: Banca Centrale Turca, Istituto Turco di Statistica)
35
Per quanto riguarda Ankara, anch'essa con tasso d'esportazioni eccedente US$ 1 miliardo,
la provincia della capitale turca registra come principale settore relativo alle esportazioni
quello volto alla produzione industriale come i macchinari, acciaio e ferro, oltre ad
attrezzature relative al trasporto. Il più grande stato partner commerciale di questa
provincia è l'Iraq.
Un esempio di industria notevolmente cresciuta negli ultimi anni sul piano delle
esportazioni è quella relativa alla produzione del ferro. Basti pensare che in poco tempo
la Turchia è passata dallo status di paese importatore di notevoli quantità di ferro, a paese
leader nell'esportazione di questo metallo rifornendo specialmente tutta la regione del
Medio Oriente. Sono state infatti 8,14 milioni di tonnellate di ferro quelle esportate nella
regione nel solo 2010, pari a circa il 46% del totale export di ferro della Turchia. La
produzione turca ha puntato sulla qualità ed è stata ripagata nello sforzo essendo stata
scelta da molti paesi specialmente per l'utilizzo del ferro nell'industria edile. A tale
riguardo si segnalano importanti accordi tra i produttori di ferro turchi e paesi come il
Qatar e la Federazione Russa per la fornitura del metallo per la realizzazione degli
impianti che ospiteranno le Coppe del Mondo di Calcio del 2018 e del 2022.
Il 2011 è iniziato dunque con una spinta positiva supportata anche da un piano
governativo di sviluppo mirato del settore. Si tratta di un progetto ideato dal Ministero
Turco dell'Esportazioni e del Mercato Estero in collaborazioni con università americane
ed inglesi. Tale piano identifica ambiti ben precisi negli scambi internazionali per
ciascuna delle 81 province turche, incoraggiando le esportazioni locali a specializzarsi in
mercati specifici e a concentrarsi su determinati prodotti. Secondo questa struttura del
mercato delle esportazioni turche ci si aspetta che, le compagnie locali dell'industria
dell'export, sviluppino le loro produzioni in base ai mercati di riferimento della provincia,
massimizzando il profitto e ottimizzando il prodotto. Questa diversificazione del settore è
stata individuata quale principale fattore allo sviluppo degli scambi commerciali e rientra
36
in un programma di piu’ ampio raggio avente l’obiettivo US$ 500 miliardi d'esportazioni
entro il 2023.
(Fonti:Turkish Foreign Trade Ministry Office, Istanbul Chamber of Commerce)
1.3.2.2. Importazioni:
Tra il 2002 ed il 2009 il volume delle importazioni della Turchia sono aumentate del
173%, rallentando solo nell'anno della crisi e perdendo circa il 30% degli scambi.
Tuttavia nel 2010 si registra una netta ripresa con un ulteriore incremento del 26% ed un
profitto pari a circa US$ 180 miliardi. L'ultimo dato relativo al mese di maggio 2011
conferma questa netta ripresa facendo segnare un incremento del volume di importazioni
pari al + 43% per un valore di circa US$ 21 miliardi.
Nell'ambito delle importazioni nel settore alimentare, è da annotare un importante
provvedimento relativo all'importazione di carne di manzo. Il 23 settembre 2010 è
entrato in vigore un emendamento che stabilisce che il bestiame da cui si ricava la carne
di manzo debba essere certificato e riportato sull'etichetta della carne stessa, specificando
che non si tratti di allevamenti in cui si siano riscontrati casi di virus Bovine Spongiform
Encephalopathy (BSE). Tale certificato BSE tuttavia non sarà richiesto per quei paesi in
cui non si sono riscontrati casi di BSE o per quei paesi che registrano una situazione di
rischio sotto controllo (23 su 27 stati membri UE) o irrilevante (Finlandia e Svezia). Di
conseguenza tutti gli stati membri UE continueranno a rifornire la Turchia, in particolare
Svezia, Finlandia e Grecia che esportano sul mercato turco bestiame vivo, senza dover
predisporre particolari certificazioni.
La crescita registrata nel 2010, e proseguita nei primi 5 mesi del 2011, segna un ulteriore
risposta alla crisi economica che ha colpito l'economia globale nel 2009. L'industria del
settore ha ripreso a sostenere ottimi livelli, apprestandosi a recuperare i tassi
d'esportazioni pre crisi.
37
I principali punti di forza che hanno fatto della Turchia un centro in crescita in ambito
import/export sono:
1. - Un mercato interno molto ampio ed in crescita.
2. - Un settore privato maturo e dinamico.
3. - Un ruolo primario di questo mercato nella regione.
4. - Un'ambiente d'investimento sicuro e liberale.
5. - Una forza lavoro di alta qualità e costi ragionevolmente bassi.
6. - Accordi commerciali con l'UE ed i suoi paesi membri.
7. - Infrastrutture in via di sviluppo ed espansione.
8. - Un'economia istituzionalizzata.
9. - Una popolazione giovane e dinamica (+60% della popolazione è al di sotto dei 35
anni).
10.
Per quanto riguarda nello specifico i rapporti economici e commerciali tra Turchia ed
Italia si registrano ottimi livelli in entrambi le direzioni. L'Italia nel 2010 ha importato
38
dalla Turchia principalmente autoveicoli per il trasporto di merci (per oltre € 600
milioni), autoveicoli per il trasporto di persone (per oltre € 490 milioni), parti ed
accessori di autoveicoli (per oltre € 200 milioni), frutta a guscio (per oltre € 169 milioni),
magliette e maglieria (per oltre €110 milioni). Viceversa la Turchia nel 2010 ha importato
dall'Italia principalmente oli di petrolio o di minerali bituminosi (per oltre € 820 milioni),
parti ed accessori per autoveicoli (per oltre € 600 milioni), macchine ed apparecchi con
funzione specifica (per oltre € 340 milioni), motori a pistone, diesel o semi diesel (per
oltre € 180 milioni) e prodotti medici (per oltre € 150 milioni).
(Fonti:Turkish Foreign Trade Ministry Office, Istanbul Chamber of Commerce)
1.3.2.3 Disavanzo Commercio Estero
Il dato relativo al disavanzo dal commercio estero é risultato a dicembre 2010 di US$ 8.1
miliardi, continuando a portare il disavanzo totale nel periodo a circa US$ 71 miliardi. A
partire da questi dati, l'indice del disavanzo del commercio estero atteso per il 2011 è di
circa US$ 81 miliardi (gennaio 2011). Tuttavia le risposte economiche dei primi due mesi
dell'economia turca sono state incoraggianti e hanno fatto abbassare questa previsione a
US$ 80 miliardi (febbraio 2011).
Il dato di aprile 2011 segna un incremento nelle esportazioni + 26.5% (pari ad un
guadagno di circa US$ 11.9 miliardi) ed una crescita delle importazioni + 40.2% (per un
valore di circa US$ 20.9 miliardi). In tal modo il disavanzo dal commercio estero ha
raggiunto dagli US$ 5.5 miliardi agli US$ 9 miliardi segnando una copertura delle
esportazioni sulle importazioni del 56.8% rispetto al 62.9% del mese di aprile 2010. Allo
stato attuale dunque il livello di importazioni annue si stabilizza ad un valore di US$ 209
miliardi, mentre le esportazioni annue toccano i US$ 122 miliardi, per un deficit annuo di
circa US$ 87 miliardi. Sulla base di questi dati il deficit del commercio estero atteso per
il 2011 è stato fissato a US$ 96 miliardi(Fonte: TurkStat)
A pesare sul disavanzo commerciale turco sono soprattutto le importazioni di idrocarburi
(29,58 miliardi di dollari, in aumento del 42% rispetto allo stesso periodo del 2010), di
caldaie e macchine utensili (16,2 miliardi), mentre la voce delle esportazioni turche è
39
costituita principalmente da autoveicoli (9,49 miliardi di dollari), ferro e acciaio (6,62
miliardi).
Un recente mossa particolarmente interessante per la finanza turca è stato l’accordo con
la Banca Centrale Cinese al fine di eseguire le transazioni economiche in lira e yuan, nel
tentativo di svincolare la dipendenza delle due valute al dollaro, fortemente instabile. Da
ricordare in tal senso come l’interscambio commmerciale tra i due paesi è di circa 20
miliardi di dollari (dato del 2010).
1.3.2.4. Free Trade Zones
La Legge numero 3218 del 1995 ha istituito le zone franche.
Nel 2009 il volume del commercio nelle Free Trade Zones (FTZ) turche è calato del
27,8%, rispetto al 2008, ammontando a USD 17,8 miliardi. Decisiva e riparatoria è stata,
ancora una volta, la crescita dell’ultimo trimestre dell’anno scorso: nei primi dieci
dell’anno il calo era stato del 34,3%. Il commercio delle FTZ con i paesi membri
dell’OCSE e dell’Unione Europea rimane stabile al primo posto, ammontando ad un
totale di USD 6,38 miliardi, ma in calo, rispettivamente, del 29,8% e del 14,99% in
confronto al 2008.
I principali vantaggi ed incentivi dei quali si può godere nelle zone franche sono i
seguenti:
● Procedure burocratiche semplificate;
● Licenza per lo svolgimento delle attività economiche ha durata minima di 10 anni per i
locatari, di 20 anni per coloro che costruiscono stabilimenti nella zona. Se la licenza
riguarda la produzione in loco tali termini diventano, rispettivamente, 15 e 30 anni per I
locatori e gli investitori. Le licenze sono concesse per un Massimo di 99 anni.
● Si possono trasferire i profitti ottenuti in queste zone in tutti i Paesi, senza permessi
particolari;
● Le imprese estere e locali possono detenere il 100% della proprietà degli investimenti
nelle zone franche
40
● Questi territori sono considerati al di fuori della zona doganale, pertanto la normativa
doganale ed il regime di cambio non trovano applicazione in queste zone (esenzione del
100% dalle tasse doganali );
● Esenzione dall’imposta societaria per le compagnie manifatturiere;
● Esenzione totale dall’imposta sul valore aggiunto e dalle imposte speciali sui consumi;
● Esenzione dall’IRPEF, sui salari degli impiegati, per quelle compagnie che esportino
almeno l’85% della loro produzione.
Gli sforzi governativi per implementare queste zone si sono intensificati durante il 2011
con l’obiettivo di migliorare la condizione di queste aree, ridurre il disavanzo
commerciale e attrarre maggiori investimenti diretti esteri. Un progetto pilota è stato
preparato per la provincia di Mersin (parte orientale della costa mediterranea del Paese),
in cui si prevede la costruzione di una struttura che comprenderà uffici, centri
commerciali e alloggi residenziali.
1.3.2.5. Vecchi e nuovi orizzontiNonostante la centralità degli Stati Membri dell’Unione Europea (42,5%
dell’interscambio locale) come sbocco commerciale primo per la Turchia, anche a causa
del forte calo registrato nelle transazioni con essi, il paese ha compiuto vari passi
finalizzati alla creazione degli spiragli necessari alla diversificazione delle proprie
esportazioni. I contatti sono stati su più fronti: di principale importanza quelli con i Paesi
limitrofi e/o strategici per le questioni energetiche.
Italia
Nel corso del primo semestre del 2011 le esportazioni italiane in Turchia sono
considerabilmente aumentate (+47,4%) rispetto allo stesso periodo del 2010. L’Italia ha
mantenuto il quarto posto tra i partner commerciali del Paese, superando, seppur di poco,
gli Stati Uniti (11,28 miliardi di dollari di interscambio commerciale contro i 10,78 degli
Usa). L’Italia, con 6,95 miliardi di dollari di esportazioni (in crescita del 47,4% rispetto
allo stesso periodo dello scorso anno), è il quinto fornitore turco mentre le esportazioni
41
dalla Turchia verso l’Italia ammontano a 4,33 miliardi (in crescita del 30,8%) facendo del
nostro Paese il secondo mercato di sbocco delle merci turche. Il saldo è positivo per
l’Italia ed è pari a 2,62 miliardi di dollari.
Medio Oriente ed Africa
Il vertice, dello scorso luglio, tra la Turchia ed i Paesi del Gulf Cooperation Council
(GCC) ha toccato maggiormente i temi economici. Nel 2009, il commercio bilarerale con
questi Paesi è cresciuto otto volte dal 2002, raggiungendo la cifra record di USD 16,6
miliardi, mentre gli investimenti diretti, di questi, hanno sfiorato i USD 2 miliardi (Settore
immobiliare, turismo, trasporti, logistica, energia, chimico, agroindustria, ecc.). Il valore dei progetti
infrastrutturali dell’area, assegnati a contractors turchi, è stato pari a USD 16 miliardi,
pari a circa il 20% dell’ammontare derivante dei lavori all’estero. Interessante è stata la
discussione di un progetto di connessione ferroviaria tra la Turchia (e dunque l’Europa)
ed i Paesi del GCC, la quale vedrebbe protagonisti i contractors turchi, con la possibilità
di inserimento per le imprese europee. Centrale nella discussione è stata la cooperazione
in campo energetico: la Turchia potrebbe fungere da connessione nei progetti tra GCC ed
Unione Europea.
A novembre ha avuto luogo un incontro dell’Organizzazione della Conferenza Islamica
(OIC), riguardo la creazione di un sistema di preferenza al commercio tra i suoi membri.
Durante la conferenza con TIM (Assemblea degli Esportatori Turchi) e TUKSON
(Confederezione Turca dei Businessmen e degli Industriali), il Ministro turco del Commercio
Estero, Zafer Çağlayan, ha chiarito sì la volontà di allargare gli orizzonti, smentendo però
le accuse di tentare, con questa mossa, l’allontanamento dall’Europa: "Non possiamo
permetterci il lusso di ignorare il mercato europeo, ma comunque abbiamo altri mercati ai
quali vendere" (Trade Preference program for OIC members on the way, 6 novembre 2009,
www . todayszaman . org ). Ribadendo la volontà di rimanere legati all’Europa, egli ha però
sottolineato come queste strategie di diversificazione abbiano fatto aumentare, tra il 20%
ed il 110% a seconda dello stato in questione, il commercio turco con i mercati africani e
42
degli altri Paesi islamici. L’accordo con i Paesi OIC è di fondamentale importanza,
dunque, anche in luce dell’aumento della percentuale del commercio turco posseduta da
essi, salita, da settembre 2008 a settembre 2010, dal 22,8% al 28,9%. Di particolare
rilievo sono gli interscambi con la Siria, soprattutto per la zona industriale di Adana, e a
ciò sono dovute le pressioni delle associazioni di settore della zona (ATO-Camera di
Commercio di Adana-, ADASO -Confederazione dell’Industria di Adana- e MÜSİAD -Associazione degli
Industriali e Businessmen indipendenti-), per la conclusione di accordi finalizzati al pieno
sfruttamento delle opportunità con il Paese.
Nel primo semestre del 2011 i dati più interessanti riguardano l’aumento
dell’interscambio con l’Iran (con esportazioni verso la Turchia in crescita dell'89,9%) e
con l’Iraq (le cui esportazioni sono cresciute di ben il 120,3%) confermando il trend di
progressivamento avvicinamento anche economico tra la Turchia e il Medio Oriente.
Russia, Caucaso e Mar Nero
La dipendenza energetica della Turchia dalla Russia (rifornimenti per circa il 65% del
fabbisogno) è ben nota ed è la maggior causa della crescita esponenziale nel volume del
commercio tra i due Paesi, oltre che del deficit della bilancia commerciale turca con
questa nazione. Per questa ragione il Paese della mezzaluna sta scommettendo sui vari
progetti energetici, che vedono coinvolti i Paesi del Caucaso, in prima linea Nabucco e
South Stream. Al fine di portare il saldo commerciale in pareggio e di aumentare le
esportazioni verso gli stati dell’area, molteplici sono stati i contatti per la creazione di
un’area di commercio estero lira-rublo, anche con i Paesi dell’Organizzazione per la
Cooperazione Economica del Mar Nero (BSEC). Russia e Turchia, inoltre, stanno
pianificando la creazione di un centro logistico a sud di Mosca per favorire il commercio
bilaterale e fornire servizi di trasporto, dogana e stoccaggio ai Paesi del Mar Nero. Il
funzionamento del centro vedrebbe coinvolto un sistema integrato russo-turco di ferrovie,
treghetti ed autostrade, capace di ridurre il 50% circa dei costi attuali di trasporto.
43
Gli investimenti turchi confermano il loro predominio nel mercato azero, con la presenza
di oltre mille imprese in Azerbaijan, il 30% delle quali operanti nel settore commerciale e
dei servizi.
1.3.3. Investimenti ed Incentivi
La Turchia è un paese che riserva grandi opportunità all'imprenditoria. Grazie
principalmente alla forte ripresa economica che questo paese sta registrando, e ad una
stabilità politica consistente, il volume delle attività economiche è tornato ai livelli di
quello precedente alla crisi, segnando un forte aumento degli investimenti sia pubblici
che privati. A tal proposito è da sottolineare che la credibilità conquistata dal paese
presso gli investitori internazionali è largamente meritata, nonostante alcune riforme
strutturali nel sistema turco siano ancora necessarie. Al di là delle imperfezioni strutturali
e di alcuni punti problematici dell'economia turca in generale come il grave disavanzo
delle partite correnti, la Turchia rappresenta senza dubbio una delle economie del futuro,
tanto che moltissimi partner commerciali si stanno attrezzando allo scopo di
incrementarne i rapporti commerciali ed economici.
La necessità di forti investimenti è maggiore, ed evidente, nel sud est del paese dove,
nonostante il nuovo dinamismo commerciale conseguente l'abolizione del visto d'ingresso
con la Siria, gli aspetti economici della questione curda sono sempre alla ribalta per le
evidenti ricadute sociali dell'alto tasso di disoccupazione in quell'area. Quasi tutta la
regione sud-est del paese è un territorio pressoché vergine dal punto di vista industriale e
potrà trovare sviluppo industriale, cogliendo in tal modo l'interessante opportunità che il
vicino mercato medio orientale offre, solo attraverso grandi investimenti a partire da
quelli infrastrutturali in grado di creare le condizioni per attrarre a loro volta nuovi
investitori e forza lavoro qualificata. Punto di partenza saranno dunque interventi in
ambito distribuzione elettrica, infrastrutture stradali, formazione professionale.
44
A sostegno di nuovi investimenti si segnala l'operato dell'Agenzia per la Promozione ed il
Supporto degli Investimenti (Investment Support and Promotion Agency) che si occupa
indistintamente di investimenti domestici e stranieri in Turchia collaborando con oltre
80.000 compagnie in tutto il mondo. Secondo le stime di questo ente l'economia turca
sino al 2001 è stata in grado di attrarre annualmente solo US$ 1 miliardo circa del
capitale estero, ma grazie alle riforme strutturali degli ultimi 10 anni la capacità
d'attrazione di capitale dall'estero da parte della Turchia è cresciuto notevolmente facendo
registrare nel 2005 quota US$ 10 miliardi e nel 2007 quota US$ 22 miliardi. Il trend
positivo ha inevitabilmente segnato una fase di rallentamento dovuta alla crisi globale
con un livello medio di credito estero investito in Turchia pari a US$ 9 miliardi ma si
prevede che superata la crisi per i prossimi quattro anni il paese sarà in grado di attrarre
circa US$ 80 miliardi.
Dagli studi dell'Agenzia per la Promozione ed il Supporto degli Investimenti e dai
risultati degli incrementi degli investimenti esteri in Turchia negli ultimi anni è stato
possibile identificare 8 principali ragioni a sostegno del grado d'attrazione degli
investimenti nel paese:
1. Una posizione geografica unica in quanto crocevia tra est ed ovest, la Turchia
funge da collegamento tra Europa e Asia.
2. Un forte record d'investimenti internazionali, oltre 4000 stabilimenti esteri, fa
della Turchia una postazione predominante per gli investimenti.
3. Un'economia in crescita sostenuta che posiziona la Turchia tra i primi 20 paesi a
livello mondiale per dinamicità economica.
4. Un mercato interno in forte sviluppo, segnato da una popolazione di oltre 70
milioni di abitanti, una popolazione molto giovane sostenuta da un tasso di
natalità sostenuto.
5. Una manodopera qualificata e dai costi competitivi.
6. Standard di alta qualità sia per i settori manifatturieri che quelli dei servizi.
45
7. Il passaggio energetico che la Turchia rappresenta attraverso le linee di
collegamento di risorse energetiche tra le riserve mondiali di gas e petrolio del
Medio Oriente e dell'Asia Centrale con l'occidente.
8. Un forte legame tra la Turchia e gli stati della regione del Caucaso e dell'Asia
Centrale in grado di generare un rapporto commerciale ed economico privilegiato
in quest'area.
Secondo i dati del "2011 World Investment Report" dell’UNCTAD, la Turchia nel 2010
si è collocata al ventisettesimo posto nella classifica dei Paesi che più hanno attratto
investimenti diretti esteri (IDE). Il Paese, che nel 2009 occupava la trentesima posizione,
lo scorso anno ha beneficiato di un flusso di IDE pari a 9,1 miliardi di dollari (in crescita
dell'8% rispetto all'anno precedente). Nonostante questo buon risultato l'ammontare totale
di investimenti diretti esteri affluiti in Turchia nel 2010 è comunque ancora lontano dagli
alti livelli raggiunti in passato (erano stati 19,5 miliardi nel 2008, 22 miliardi nel 2007 e
20,2 miliardi nel 2006).
I settori che attraggono maggiormenti gli investitori stranieri sono:
● Energie Rinnovabili
● Information Technology
● Farmacia e chimica – Sanità
● Macchinari e attrezzature
● Alimentare
● Turismo
● Retail
Recenti dati emessi dal Mistero dell’Economia turco e rielaborati dall’ICE di Istanbul
hanno mostrato che gli IDE nel primo semestre del 2011 sono aumentati del
considerevole 91,8% rispetto al corrispondente periodo del 2001, attestandosi a quota
6.188 milioni di dollari.
46
1.3.3.1 - Investimenti Italiani
Nonostante gli imprenditori italiani siano divenuti più propensi ad internazionalizzare le
proprie attività solo in tempi recenti, la Turchia rappresenta per gli investimenti italiani
un ottimo mercato dotato di un'economia in buona salute, di un sistema bancario solido,
di un sistema politico stabile e da un processo di progressiva liberalizzazione e
privatizzazione dei vari settori economici. A queste qualità strutturali si aggiungono poi
quelle più specifiche determinate dal cammino turco verso l'annessione europea che oggi
permette agli investitori italiani di godere dei vantaggi dell'Unione Doganale con l'UE
potendo importare in Europa quanto prodotto in Turchia a costi inferiori.
Si registra dunque una continua crescita del numero delle aziende italiane presenti in
Turchia, che da 350 nel 2005 sono arrivate a 867 nel giugno 2011.
Da notare che l'entusiasmo per questo paese domina anche tra le imprese italiane
esportatrici che vedono nel mercato turco un promettente sbocco data la forte domanda
interna.
Tra le imprese coinvolte nei progetti d'investimento in Turchia si distinguono quelle
impegnate nella produzione di macchinari ed impianti ad alto contenuto tecnologico, ma
anche settori quali restauro architettonico, protezione ambientale, infrastrutture e
trasporti.
In controtendenza gli investimenti immobiliari sono diminuiti del 6.4% rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente attestandosi a quota 1.454 millioni di dollari, contro i
1.553 millioni di dollari del 2010.
A fine 2010 l'Italia è nuovamente al primo posto tra i paesi esteri le cui aziende si sono
aggiudicate, in termini di valore (con un valore di commesse pari a oltre € 130 milioni),
gare bandite da amministrazioni pubbliche turche. I 49 contratti assegnati nel 2010 alle
aziende italiane collocano l'Italia al secondo posto nella graduatoria dei paesi UE per
numero di contratti, dopo la Germania che registra ben 199 gare vinte, mentre a livello
globale, solo gli Stati Uniti superano la Germania come numero di contratti (253 appalti),
47
il cui valore pari a € 41,67 milioni resta comunque ben al di sotto di quello aggiudicato
alle aziende italiane. Tra le società italiane aggiudicatarie dei contratti di maggior rilievo
spiccano quelle operanti nel settore delle infrastrutture per il trasporto, in quello dei
sistemi di sorveglianza del traffico marittimo e nel settore della costruzione degli impianti
sportivi invernali.
Investimenti ed eccellenza, il caso Pirelli:
Esempio d'investimento italiano, leader imprenditoriale, e pioniere degli
investimenti nazionali in Turchia che ha fatto di questo paese il suo sito di
produzione strategico, è la Pirelli. L'azienda produttrice mondiale di pneumatici
ha celebrato a fine 2010 il suo 50° anniversario dell'investimento di Pirelli in
Turchia, rappresentato dal più grande stabilimento della ditta italiana all'estero
in termini di produzione annua. Tale stabilimento sorge su una superficie di 340.
mila metri quadri, conta 1800 posti di lavoro ed ha beneficiato negli ultimi dieci
anni di investimenti per circa €140 milioni, cui si andranno a sommare gli
ulteriori €30 milioni previsti per il 2011 nell'ambito del piano di crescita
internazionale del gruppo. Lo stabilimento Pirelli di Izmit produce ogni anno 8
milioni di pezzi, rifornendo i maggiori mercati europei, compreso quello
domestico e quello italiano. Dal 2007 inoltre il polo industriale Pirelli in Turchia
rappresenta anche la sede di produzione dei pneumatici destinati alle
competizioni automobilistiche maturando esperienza e sviluppando tecnologie
all'avanguardia che sono valsi alla società italiana la fornitura esclusiva per il
prossimo triennio di pneumatici per la formula 1.
1.3.3.2. M&A e FDI
Nel 2009, Il valore totale delle fusioni e acquisizioni (M&A) in Turchia è calato a USD
5,7 miliardi (116 accordi) rispetto ai USD 16,3 miliardi del 2008 (171 accordi) (Mergers and
Acquisitions 2009 Report, Ernst & Young ). Questo calo negativo ha segnato anche il 2010 come pure il
48
corrente anno. Le operazioni più importanti riguardano il settore alimentare (fabbriche di
zucchero della Türkşeker) e quello energetico (di distribuzione elettrica di Osmangaz).
Gli accordi operati nel 2009 da investitori stranieri sono stati 54, contro i 101 del 2008.
Per numero di accordi siglati, gli investimenti esteri sono pervenuti da: Australia, Stati
Uniti, Gran Bretagna, Germania, Canada, Francia, Arabia Saudita, Olanda, Norvegia ed
Emirati Arabi Uniti. Tra le dieci maggiori M&As, quattro hanno visto la partecipazione
di investitori stranieri. Le aspettative di proventi da M&A pe il 2011 si attestano intorno
ai 10 mld & , con operazioni concentrate soprattutto nei settori energetico, sanitario ed
immobiliare. In questo campo l’Italia ha recentemente portato a termine un grosso
successo, con l’acquisizione del 100% della turca Frik Ilaç A.S., società farmaceutica
turca con sede a Istanbul, da parte della . Il valore della transazione è di circa 130 milioni
di dollari, dei quali 74,5 milioni sono stati pagati a chiusura dell’operazione, mentre il
saldo restante sarà in parte corrisposto in tranches a scadenze future ed in parte costituito
dall’assunzione del debito dellasocietà. Fondata dal Dr. Feridun Frik 64 anni fa, Frik Ilaç
è stata una delle società farmaceutiche turche con il più alto tasso di crescita in termini di
fatturato e di personale impiegato.
La Privatizzazione del comparto energetico (con ricavati intorno ai 15 miliardi di dollari )
così come la vendita delle azioni della Garanti Bank (alla spagnola BBVA per 5 miliardi
di dollari ) e della società pubblica di distribuzione del carburante Petrol Ofisi (la di
distribuzione elettrica di Osmangaz ne ha acquistato il 54%) sono state le piì importanti
operazioni registrate.
Con riferimento all’anno precedente, il 2010, si stima che il valore delle operazioni in
questione si aggiri intorno ai 29/30 miliardi di dollari, cifra sorprendente se confrontata ai
dati degli anni precedenti.
Si rivela interessante notare come il numero di investitori nazionali sia in costante
aumento rispetto agli investitori stranieri, dato soprendentemente brillante per il 2010 in
cui solo il 36% delle operaizoni effettuate presentava acquirenti stranieri.
49
Per il 2011 la speranza è che le privatizzazioni previste facciano regsitrare simil livelli di
entroiti. Le privatizzazioni in questione sono: la IGDAS, la società di traghetti di
Istanbul, la Galatport, la rete autostradale e i due ponti sul Bosforo.
1.3.3.3. Appalti
L’attuale globalizzazione dei mercati globali è dovuta in gran parte all’
internazionalizzazione dei servizi e delle comunicazioni. In questo modo nel campo degli
appalti ci sono state, anche in Turchia, grosse innovazioni in termini di maggior apertura
e modernizzazione delle possibilità di mercato. Sebbene l’area di maggior influenza turca
sia rimasta quella Medio-orientale, sono molteplici i casi di contratti internazionali con
paesi dell’area Ex-sovietica e Europea, registrati soprattutto dopo gli anni ‘90.
In seguito alla campagna di privatizzazioni lanciata dal Primo Ministro Erdogan, il
sistema degli appalti pubblici è migliorato dopo l'adozione della legge n. 5812 del 2008
che ha allineato le disposizioni interne a quelle comunitarie: gli appalti per forniture di
beni, lavori e servizi sono basati su meccanismi aperti di competizione, anche se deve
essere perfezionata la trasposizione delle direttive UE con i sistemi di ricorso. Gli appalti
sopra la soglia UE sono stati nel 2008: EUR 7 303 milioni per i lavori; EUR 8 459 per
servizi; EUR 8 042 per beni.
Ultima tappa del processo di revisione dell’intera legislazione di competenza è stata la
promulgazione della Legge 5917 del giugno 2009, che può essere dettagliatamente
visionata nel Rapporto Sigma sulla Valutazione della Turchia edito nel 2010. 1
1.3.3.4. Previsioni e politiche del Governo
Il Ministro dell’Economia Ali Babacan ha sottolineato, durante suo intervento alla 29^
Assemblea Generale dello YASED (Associazione degli investitori turchi), come gli incentivi degli
1 Report completo scaricabile da: http :// www . sigmaweb . org / dataoecd /28/44/46402101. pdf
50
investimenti in Turchia sia una delle priorità del governo di Ankara. Egli ha evidenziato,
a riprova di ciò, come, a seguito dell’entrata in vigore nel 2003 della nuova legge sugli
investimenti stranieri (Legge n. 4875), l’ammontare del flusso annuale di capitali esteri
sia aumentato da USD 1 miliardo nel 2002 a circa USD 8 miliardi nel 2009. A tal fine, il
governo ha lavorato per migliorare il quadro normativo, per la riduzione dei tempi di
istallazione e la semplificazione delle procedure burocratiche, puntando poi sulla
riduzione delle tasse, soprattutto nelle regioni più arretrate del Paese. Inoltre, si è fatta
presente la volontà di seguire i criteri di Copenaghen (riduzione del bilancio statale,
riduzione della spesa pubblica, garanzia della presenza di un’economia di mercato, ecc.)
per presentare la Turchia come un Paese sempre più competitivo e centro di attrazione di
capitali esteri. Il Ministro ha affermato come le politiche intraprese abbiano fatto uscire il
Paese dalla crisi, indicando le ulteriori riforme necessarie (sostegno al sistema finanziario,
sostenibilità dei conti pubblici e miglioramento strutturale del bilancio) per raggiungere
gli standards di sviluppo desiderati.
1.3.3.5 Incentivi agli investimenti nelle regioni turche
Nel marzo 2010, si è tenuto ad Istanbul il Summit sugli Investimenti nelle Regioni turche,
al quale hanno partecipato un cospicuo numero di Rappresentanti istituzionali
(Sottosegretariato della Presidenza del Consiglio, Ministeri della Pianificazione, del
Tesoro, dell’Industria, dei Trasporti), diverse NGO e molti esponenti dell’imprenditoria.
La crescita del mercato interno turco, la presenza di una mano d’opera a buon mercato e
di personale qualificato, un clima favorevole per gli investimenti, domestici e stranieri, e
la sua strategica posizione geografica (ponte tra Europa, regione del Caucaso, Asia
centrale e Medio Oriente), fanno della Turchia il 15º Paese più allettante per gli
Investimenti Diretti Esteri (FDI) nel periodo 2008-2010 (Valutazioni UNCTAD). Ancora
oggi la maggior parte degli investimenti sono, però, concentrati nella circoscrizione di
Istanbul. Per questa ragione, il Governo continua ad attuare delle politiche di incentivo
per promuovere anche le zone più depresse del Paese, con un programma finalizzato a
51
catturare l’attenzione degli investitori nelle zone speciali (Technology Development
Zones–TDZ, Organized Industrial Zones–OIZ, Industrial Zones–IZ, Free Trade Zones-
FTD), con specifici vantaggi, in termini di sconti ed esenzioni fiscali, intesi a creare un
clima favorevole agli investimenti nelle varie opportunità presenti nelle regioni turche. È
stato creato un sistema di incentivi governativi, classificando le diverse ‘regioni’ in una
scala secondo il loro avanzamento (1 massimo sviluppo, 4 minimo sviluppo) e affidando
un ruolo principale alle Agenzie Regionali di Sviluppo, affiancate da una politica centrale
di clustering nazionale e territoriale in grado di garantire una interazione delle diverse
strategie di sviluppo. Il ruolo delle banche commerciali e d’investimento nel promuovere
gli investimenti regionali ed il ricorso ai fondi PPP (Partenariato Pubblico e Privato) è
stato posto in primo rilievo. Il modello PPP, come noto, offre alle Amministrazioni
l’occasione di programmare e promuovere lo sviluppo del territorio, avendo una
maggiore certezza di reperire i fondi da destinare agli investimenti, alle opere
infrastrutturali, ai progetti nei settori dell’energia, della salute pubblica e dei trasporti. Il
Capo del Dipartimento di Sviluppo strategico del Ministero dei Trasporti e
Comunicazioni, Kenan Bozgeyik, ha dichiarato che la Turchia ha in programma la
realizzazione di diversi progetti infrastrutturali per i quali é prevista una spesa totale di
circa TL 8 miliardi (TL 3.82 miliardi in ferrovia, TL 3,07 miliardi in autostrade, e oltre
TL 1 miliardo in progetti di navigazione e della comunicazione). Il Governo programma
di investire entro 2020-2023 un ammontare di TL 350 miliardi per la realizzazione di
progetti con le tecniche di Partenariato. Entro il 2012 si renderà necessario aumentare la
rete stradale di ulteriori 22.500 Km: gli ingenti capitali per la realizzazione del progetto,
dovranno essere in parte reperirti ricorrendo al modello PPP.
Sia la EIB che la EBDR confermeranno il loro ruolo importante nel processo di sviluppo
regionale della Turchia assicurando la concessione dei prestiti (la EBDR prevede di
arrivare nel 2011 a concedere per un ammontare pari a circa 1 miliardo).
Le regioni e le associazioni regionali, in particolare quelle di Izmir, del Mar Nero,
dell’Anatolia del Sud, dell’Anatolia Orientale, del Marmara Orientale e di Konya sono
52
favorevoli a concedere incentivi al fine di innalzare il basso livello di investimenti nelle
diverse aree.
Queste regioni, interessate ad attrarre maggiori investimenti, possono contare su una
popolazione giovane, godono di terreni fertili e di una vicinanza strategica ai mercati
mediorientali, oltre che dei benefici garantiti dalla Legge nazionale sugli incentivi (varata
nel luglio 2009) e di quelli previsti dal progetto GAP. I settori più interessanti sono quelli
agroindustriale, alimentare biologico (nell’area sono presenti 1,82 milioni di ettari
coltivabili), tessile, dell’allevamento, chimico, energetico, minerario e turistico. Per
garantire il loro sviluppo sono necessari forti investimenti infrastrutturali e nei servizi. È
stato inoltre posto l’accento sul potenziale energetico di queste aree.
Progetto GAP
Il governo ha varato il progetto GAP per favorire lo sviluppo dell’area delle nove
provincie dell’Anatolia sudorientale (Gaziantep, Sanliurfa, Mardin, Adyaman, Dyarbakir,
Batman, Siirt, Sirnac, Kilis) in questi settori prioritari: agricoltura, agricoltura biologica,
florovivaismo, agroindustria, energie rinnovabili, biomasse, stabilimenti termali, restauro
architettonico ed archeologico, illuminazione urbana ed architettonica e turismo. (Dati ICE
Istanbul)
Ulteriori settori suscettibili di sviluppo sono quello agricolo e quello mobiliero, anche per
via della presenza di personale già qualificato. Negli ultimi anni si è registrato un
innalzamento degli investimenti nel settore dell’ingegneria navale. Di notevole interesse
è il settore minerario, per la presenza di oro, argento ed altri metalli preziosi. Il
grandissimo potenziale logistico deve essere rivalutato attraverso investimenti
infrastrutturali, al fine di risolvere i problemi di trasporto.
In proposito la regione di Izmir offre buone prospettive per l’elevato grado di sviluppo
della zona, seconda nel Paese per investimenti e produzione industriale, per le strutture
già presenti e per le molteplici opportunità di investimento. Il 50% della sua popolazione
ha meno di 30 anni e ogni anno ci sono 60mila nuovi laureati. I settori più proficui sono
53
quelli agroalimentare, l’ICT, il turismo e quello delle energie rinnovabili: quest’ultimo ha
un elevatissimo potenziale e si punta a trasformare l’area in un hub energetico.
Anche la regione del Marmara Orientale ha raggiunto, nell’ultimo decennio, un elevato
grado di industrializzazione, grazie agli investimenti e alla dislocazione di poli aziendali
e logistici, da parte di società già presenti dell’area di Istanbul. Nella regione si possono
intravedere buone prospettive nel settore della costruzione di strutture alberghiere di
lusso, in quanto quelle presenti non sono sufficienti a soddisfare la richiesta generata
dalla forte attività economica. In tal senso si deve leggere la forte spinta del settore
alberghiero non solo nelle città a minor attrazione turistica ma anche nella stessa Istanbul,
che sta attraendo un flusso di investimenti turistico-alberghieri enorme, questo per la sua
duplice valenza di polo d’attrazione turistico e di centro economico-finanziario-
congressuale che il governo di Erdogan vuole creare. Per il 2011 oltre un centinaio di
alberghi sono in costruzione, dei quali la maggior parte sono situati nella parte europea
della città e sono classificabili nella fascia molto alta-lusso a livello qualitativo.
Investimentei simili anche nella parte asiatica sono attesi per i prossimi anni, anche alla
luce delle opere di collegamento delle due parti della città che dovrebbero rendere più
agevole il traffico.
1.3.3.6. Come fare Business in Turchia
La nuova legge sugli investimenti esteri (Legge n. 4875 del 2003) prevede:
● Il libero trasferimento dei profitti e delle royalties;
● Il principio di parità tra investitori locali e stranieri;
● La libertà di possedere la totalità delle azioni di tutti i tipi di azienda (ad
eccezione di pochi settori specifici soggetti a legislazione speciale);
● L’assenza di difficoltà ad ottenere valuta straniera;
● L’assenza di limitazioni nelle entrate e nelle uscite di fondi per rimesse;
● La libertà di acquisto e vendita di tutti i tipi di securities, senza la necessità di
permesso alcuno, da parte di persone fisiche e giuridiche residenti all’estero;
54
● La possibilità di trasferire fuori dal Paese tutti i redditi derivanti dagli
investimenti, previo pagamento delle relative tasse e/o trattenute;
● La possibilità di adozione di qualsiasi tipo di forma societaria, da parte degli
investitori stranieri;
● La semplificazione del processo di ottenimento del visto di lavoro per gli
stranieri;
● La possibilità, in caso di controversie, di poter ricorrere alle autorità locali o a
quelle internazionali. Le sentenze di queste ultime potranno essere percepite dalle
autorità locali.
La regolamentazione degli affari viene stabilita seguendo il Codice Commerciale Turco.
La Normativa Antitrust (Legge n. 4594 del 1994) tratta ampiamente i vari aspetti della
concorrenza, sia in campo finanziario che commerciale. Riguardo la procedura legale per
la protezione della proprietà industriale e intellettuale, la Turchia ha revisionato la
procedura legale, attenendosi all’accordo della OMC sulla TRIPs (Trade Related Aspects of
Intellectual Property Rights), a partire dal 1º gennaio 2001. Dal 1994 ad oggi, inoltre, la Turchia ha
aderito a 11 Convenzioni Internazionali sull’argomento.
1.3.3.7. Principali incentivi
Sono previsti incentivi per aziende, con capitale estero, che investono in determinate aree
geografiche del Paese e/o in settori considerati prioritari. Le regioni sviluppate si
collocano intorno alle città di Istanbul, Ankara, Izmir, Kocaeli, Adana, Bursa e Antalya.
Le regioni a priorità di sviluppo sono principalmente ubicate nella Turchia centrale e
orientale.
Regime generale di incentivazione agli investimenti
55
Maggiori strumenti di incentivazione:
● Esenzione da dazi doganali sull’importazione di macchinari e strumenti per
progetti dotati di certificato di incentivazione;
● Esenzione dall’imposta sul valore aggiunto sui macchinari acquistati localmente o
importati.
Incentivi agli investimenti su larga scala
È prevista l’applicazione dell’imposta sul reddito societario tra il 2% ed il 10%, a
seconda della zona, per gli investimenti posti in essere prima del 31/12/2010, per quelli
successive a tale data, l’imposta varierà tra il 4% e il 15%; la contribuzione ai premi di
sicurezza sociale, a carico dei datori di lavoro, fino a 7 anni e l’assegnazione delle terre,
per gli investimenti, di un valore minimo stabilito, sei seguenti settori:
● Chimico: TL 1 miliardo nella produzione di materie chimiche prime; TL 300
milioni in altre produzioni chimiche;
● Petrolifero: TL 1 miliardo;
● Servizio di transito gasdotti: TL 50 milioni;
● Automobilistico: TL 250 milioni;
● Ferroviario: TL 50 milioni;
● Portuale: TL 250 milioni;
● Elettronico: TL1 milione nella produzione di schermi LCD/Plasma; TL 150
milioni nella produzione di pannelli modulari; TL 50 milioni nella produzione di
TV laser, 3D e OLED e negli altri settori elettronici (incluse le tecnologie IC);
● Strumenti medici ed ottici: TL 50 milioni;
● Farmaceutico: TL 100 milioni;
● Dei Macchinari: TL 50 milioni;
● Aeronautico: TL 50 milioni;
● Minerario (legge n. 3213): produzione minima per TL 50 milioni.
56
Incentivi agli investimenti in determinati settori nelle diverse regioni
Il territorio nazionale è stato suddiviso in quattro tipi di zone, non istituzionali, le quali si
differenziano per il grado di sviluppo. Gli incentivi agli investimenti in esse sono gli
stessi previsti per gli investimenti su larga scala; questi sono però soggetti a diversi settori
d’investimento, così identificati:
Zona 1: Investimenti che richiedono l’uso dell’alta tecnologia, come i settori
automobilistico, elettronico, farmaceutico, degli strumenti medici e dei macchinari;
Zona 2: Investimenti nei settori ad alto uso di tecnologia, ad esempio il tessile moderno e
multifunzionale, il settore dei macchinari, l’alimentare, della carta, , dei prodotti minerari
non metallici e dei macchinari;
Zone 3 e 4: Investimenti nei settori agricolo, manifatturiero agrario, della plastica, della
gomma, metallurgico, turistico e dell’istruzione.
Esistono alcuni settori soggetti ad incentivazione non collegata alla zona d’investimento:
1. Investimenti che rientrino in generi specifici, stabiliti dal Ministero dell’Industria
e del Commercio, possono beneficiare degli incentivi previsti per le Specialized
Organized Industrial Zones, ad eccezione di quelli posti in essere nella zona di
Istanbul;
2. Investimenti nei trasporti di passeggeri o merci via mare, possono beneficiare
degli incentivi applicati nella Zona 2, mentre quelli nei traspori di merci o
passeggeri via aria, possono beneficiare degli incentivi della Zona 1.
3. Investimenti nel settore ferroviario, ad opera di privati, nei trasporti inter-city e
locale di merci/passeggeri, sono soggetti a incentivi in tutte le regioni.
4. Investimenti nel settore del riscaldamento/raffreddamento delle abitazioni,
realizzato attraverso energia geotermale o ricavata tramite termovalorizzatore.
Supporto alle PMI
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Sono definite PMI (piccole e medie imprese) quelle compagnie operanti nel settore
manufatturiero, agro-industriale, turistico, dell’istruzione, minerario e dello sviluppo di
software, con meno di 250 impegati e fatturato inferiore a TL 25 milioni annuali. Gli
incentivi alle PMI includono:
● Esenzione dalle tasse doganali;
● Esenzione dall’imposta sul valore aggiunto per i macchinari importati o
comprati localmente;
● Assegnazione di credito a seconda del budget;
● Supporto alla garanzia sul credito: il Tesoro ha annunciato la costituzione di un
nuovo programma di garanzia per far fronte alle necessità finanziarie delle
PMI. Una somma di TL 1 miliardo è stata trasferita al Fondo di Garanzia del
Credito (KGF), per creare una capacità di credito pari a TL 10 miliardi. Il Tesoro,
inoltre, garantirà il 65% di questi crediti.
● L’Organizzazione per lo Sviluppo delle PMI (KOSGEB) fornisce importanti
contributi al rafforzamento delle PMI, attraverso vari strumenti di supporto:
finanziari, R&D, ricerche di mercato, zone d’investimento, marketing, export e
formazione. La KOSGEB fornisce un pacchetto creditizio di sostegno alle
esportazioni per il valore di USD 1 miliardo (massimo USD 200.000 per PMI) ad
un tasso di interesse basso ed un perido di mora di 6 mesi.
Prestiti per progetti di sviluppo teconologico
La Fondazione per lo Sviluppo Teconologico della Turchia (TTGV) offre prestiti di
lungo termine, a interessi zero, per progetti di sviluppo tecnologico, produzione di
energia rinnovabile , miglioramento dell’efficienza energetica e di riduzione delll’impatto
ambientale della produzione.
R&D
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Riconoscendo la grandissima importanza della ricerca e dello sviluppo (R&D) per la
crescita economica, il Governo turco ha stanziato, per il settore, una serie di misure di
incentivi, di finanziamenti e di esenzioni dalla tassazione. Fondamentali sono state la
R&D Law (Legge n. 5746, del 12 marzo 2008) e la R&D Regulation del 31 luglio 2008.
Oltre a fornire una chiara definizione del settore, vengono promossi incentivi monitorati e
regolati dal Ministero dell’Industria e del Commercio, il quale rilascia un certificato di
qualifica di Centro R&D, condizionatamente al rispetto dei seguenti requisiti:
● L’assunzione a tempo pieno di un minimo di 50 dipendenti qualificati;
● L’espletamento di tutte le attività rilevanti del centro in Turchia e l’apporto dei
risultati nel Paese;
● L’allocazione e la pianificazione di risorse, obiettivi, termini, personale e
tecnologia sufficenti per svolgere le attivita in modo efficiente;
● La localizzazione all’esterno delle Regioni di Sviluppo Tecnologico.
I Centri qualificatisi riceveranno i seguenti incentivi fino al 31 dicembre 2023:
● Esenzione dalle spese di R&D;
● Sconti sulle imposte di ritenuta alla fonte;
● Sostegno dei premi assicurativi;
● Esenzione dalle tasse di concessione governativa.
Le spese dei centri sono deducibili dall’imposta societaria e da quella sul reddito. Esse
includono i costi per gli strumenti e l’equipaggiamento, l’ammortamento, gli stipendi, le
spese generali, i servizi esterni, le tasse ed i dazi. Nel caso di un aumento delle spese
rispetto all’anno precedente, la metà di questo è detraibile, nel caso in cui il centro
impieghi, a tempo pieno, più di 500 dipendenti qualificati.
La Direzione per i Programmi di Finanziamento alle Tecnologie ed alle Innovazioni
(TEYDEB) del Consiglio Nazionale Turco per la Ricerca Scientifica e Tecnologica
(TÜBITAK) fornisce finanziamenti alle attività di sviluppo tecnologico e di innovazione
59
delle compagnie in Turchia. I programmi di finanziamento del TEYDEB vanno a
investire cinque settori tecnologici:
1. Macchinari e Manifattura
2. Elettronica
3. Materiali, Metallurgia e Chimica
4. Biotecnologie, Agraria, Ambiente e Alimentazione
5. Tecnologie di Informazione
La Legge numero 4691 istituisce le Regioni di Sviluppo Tecnologico (Technopark),
definendole come zone specifiche per l’agevolazione degli studi in R&D, operati da
università, compagnie ed altre istituzioni, al fine di sviluppare nuove tecnologie da
impiegare nella produzione industriale, per rafforzare la propria competitività, sia a
livello nazionale che internazionale. Queste regioni sono abitualmente controllate dallo
Stato e collaborano con le università, per attività esclusive di ricerca in R&D. In generale
sono società private ad amministrare le zone adibite a techopark e le stesse sono soggette
alle regolazioni del Ministero dell’Industria e del Commercio. Almeno uno degli azionisti
della società amministratrice deve essere un rappresentante nominato da un’università, un
istituto di alta tecnologia o un’unità di R&D statale, con sede all’interno dei limiti
amministrativi della regione in questione. Un’entità legale privata straniera che voglia
condurre le proprie attività di R&D in una Technopark, può farlo, partecipando come
azionista della società amministratrice, in rispetto della legislazione vigente. I propri
rappresentanti, inoltre, devono assumere ruoli di gestione.
Gli incentivi istituiti dalla Legge numero 4691 sono molto simili a quelli previsti per i
centri R&D, ma rimangono attivi solo fino al 31 dicembre 2013. Non si può beneficiare
contemporaneamente degli incentivi previsti dalle due leggi. La R&D Law è più indicata
per quelle compagnie che vogliano svolgere attività di ricerca intensiva, in un settore
specifico, occupando un alto numero di ricercatori.
1.3.4. Lavoro e Disoccupazione
60
Il lavoro in Turchia é protetto dalla Costituzione, ed é regolato dalla legge. Negli anni
passati sono state adottate numerose modifiche alla legge sul lavoro. Nel maggio 2003 il
parlamento turco ha approvato la Legge n˚4857, la quarta nelle storia del sistema
giuslavoristico turco. L’entrata in vigore di tale legge ha rappresentato una svolta
culturale e strategica per l’economia turca, anche se le sue disposizioni innovative sono
state duramente criticate dai sindacati. Tra le novità più importanti si ricorda la definitiva
abrogazione del divieto di interposizione nei rapporti di lavoro e quindi la legalizzazione
delle agenzie private di collocamento. Inoltre è stata prevista la creazione di nuovi
rapporti di lavoro flessibile, soprattutto il rapporto di lavoro temporaneo. La legge n˚
4857 riflette la volontà del governo turco di recepire l’acquis comunitario e la
Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Altro provvedimento
legislativo in materia di lavoro é l’"Employment Program" (n˚5763/2008), finalizzato a
ridurre la disoccupazione e introdurre una nuova regolamentazione della vita lavorativa.
Il pacchetto elimina l’obbligo per i datori di lavoro nel settore privato di assumere gli ex
condannati e le vittime di terrorismo. L’obbligo legale di assumere il 3% di lavoratori
disabili rimane inalterato, ma la parte dell’assicurazione per la sicurezza sociale del
datore di lavoro destinato ai disabili è pagata dal Ministero del Tesoro. Alle imprese è
permesso assumere agenzie esterne per provvedere al miglioramento del posto di lavoro e
per introdurre asili, stanze per l’allattamento, medici e unità di primo soccorso. Un
importante sviluppo è stato assicurato sul problema del peso delle tasse e sui premi per la
sicurezza sociale gravanti sui datori di lavoro. La parte dell’assicurazione per la sicurezza
sociale del datore di lavoro è stata ridotta del 5% dal primo ottobre 2008 (Itovizyon,
settembre2008).
Ne
l gennaio 2010 il Ministro per il Lavoro e la Sicurezza Sociale ha annunciato che il
governo sta lavorando ad una nuova regolamentazione del sistema pensionistico, nel
tentativo di abolire le disuguaglianze risultanti dall’applicazione di cinque differenti
sistemi pensionistici su varie classi di impiegati. Attualmente ci sono cinque classi
61
separate di pensionamento, che includono i lavoratori pubblici, i lavoratori pubblici sotto
un contratto di servizio, lavoratori pubblici agricoli, liberi professionisti e lavoratori
autonomi. Ogni classe é soggetta ad una differente legge sulla sicurezza sociale e riceve
una differente pensione.(Todayszaman, 4/1/2010).
Permesso di lavoro
La Legge numero 4817 sui Permessi di Lavoro ai Cittadini Stranieri, in vigore dal marzo
2003, ha nettamente semplificato i procedimenti di rilascio dei permessi, rendendo il
Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale l’unica autorita competente. Insieme a
questa norma, sono state varate leggi e regolamenti per facilitare il rilascio dei permessi,
per alcuni casi specifici.
La Legge sugli Investimenti Stranieri Diretti (Legge ISD, Legge n. 4875) ed il
Regolamento ad essa riferito prevedono dei vantaggi per l’impiego di "personale
straniero qualificato", da parte di "compagnie straniere speciali di investimento diretto",
considerato come quegli impiegati che:
● Verranno impiegati in alte cariche di gestione o amministrazione, responsabili di
tutta (o una parte) della società in questione;
● Verranno impiegati in posizioni di supervisione del personale tecnico o
amministrativo;
● Saranno addetti all’assunzione o al licenziamento di personale;
● Posseggono particolari conoscenze di gestione o di rilevanza tecnica;
● Verranno autorizzati dalla compagnia straniera alla funzione di rappresentanza
della propria sede in Turchia.
Oltre a soddisfare uno dei requisiti sopra elencati, l’assunzione deve essere fatta da una
compagnia che possegga un capitale d’investimento, dei ricavi, che esporti esportazioni
oltre una certa soglia o che impieghi un numero minimo di dipendenti.
62
Per gli altri casi, invece, si applicherà la Legge n. 4817 ed i relativi regolamenti, che
definiscono quattro tipi di permessi lavorativi: a tempo determinato, a tempo
indeterminato, di lavoro indipendente ed i permessi eccezionali.
Le richieste devono essere consegnate presso la sede della rappresentanza diplomatica
turca nel proprio paese di residenza o di cittadinanza, oppure presso il Ministero del
Lavoro e della Sicurezza Sociale, nel caso in cui l’impiegato straniero possa ottenere un
permesso di soggiorno, in Turchia, di oltre sei mesi. Forniti i dati ed i documenti, da parte
del datore di lavoro, nel valutare le richieste, il Ministero prende in considerazione la sua
situazione economica, i piani operazionali ed il numero di lavoratori turchi che la società
voglia impiegare.
Si prevede anche l’esenzione dal permesso di lavoro, laddove esistano trattari bilaterali o
multilaterali, dei quali la Turchia è firmataria, riguardanti alcune categorie di lavoratori.
Tuttavia gli architetti, gli ingegneri e gli urbanisti stranieri, che rendono servizi esenti
dalla richiesta del permesso di lavoro, che svolgano un periodo lavorativo superiore a un
mese, devono essere ammessi all’ordine professionale rilevante o ottenere un permesso
dal Ministero, dimostrando il completamento degli studi accademici ed il possesso delle
competenze lavorative.
In generale queste procedure di rilascio dei permessi seguono regole molto severe: è stato
scelto questo approccio a causa dell’alto tasso di disoccupazione nel Paese , specialmente
per alcuni tipi di professioni, e per assicurare che soltanto personale davvero qualificato e
necessario riceva il permesso di lavoro. Il Ministero ha comunque creato un struttura tale
da poter garantire la risposta alle richieste dei permessi, entro un mese dall’inoltro e
quindi diminuire l’impatto del lavoro illegale.
Tasso di Disoccupazione
Diminuisce il Tasso di Disoccupazione al -2.1% rispetto al dato del mese di Dicembre
2010. Il nuovo tasso di disoccupazione si stabilizza dunque a 9.3% , rimanendo in media
con i livelli pre-crisi. Nel mese di febbraio 2011 prosegue il decremento del tasso di
disoccupazione che segna il livello dell'11.5% contro il 14.4% dell'anno precedente,
63
stesso mese. Le previsioni in merito sono positive in quanto ci si attende che prosegua la
contrazione, specialmente in considerazione dell'arrivo della stagione estiva. Tuttavia,
sebbene si siano registrati dei miglioramenti, la situazione resta preoccupante,
specialmente a fronte degli alti livelli di disoccupazione giovanile, della persistente
esclusione delle donne dalla forza lavoro e del grave problema dell'occupazione in nero,
uno dei numerosi aspetti della problematica più generale dell'economia sommersa.
I dati del mese di marzo 2011 segnano un tasso di disoccupazione ulteriormente in calo
con un livello del 10.8% (rispetto a marzo 2010) facendo diminuire la popolazione
disoccupata a circa 2.816.000 e incrementando il numero degli occupati a 23.286.000.
Inoltre il recente rapporto realizzato dall’OECD con l’ILO sulla disoccupazione mondiale
in seguito alla crisi del 2008, indica come la Turchia sia il prrimo paese del G20 per
crescita dell’occupazione a partire dall’inizio della crisi globale. Dato che getta
prospettive complessivaemnte molto positive per la crescita del mercato del lavoro turco.
(Fonti:Turk Stat)
Povertà ed Economia Sommersa
Secondo i dati Turkstat nel 2008 il 17,11% della popolazione Turca (ovvero 11,9 milioni
di persone) viveva sotto la soglia di povertà (USD 2,5 giornalieri). Dal 2002 la percentuale è
comunque calata di quasi dieci punti. Nel giugno 2009 la Commissione nazionale turca
ha fissato il nuovo minimo salariale: 693 TL (330 euro), +4,1% di incremento rispetto al
precedente. Il netto in busta paga per un dipendente sarà pari 546,5 TL, circa 260 euro
(Ice.Istanbul, 26/6/2009). Tutto questo all’ombra dell’economia sommersa più vasta tra i
Paesi membri dell’OCSE, nel 2008 pari al 32% a fronte di una media del 18%. A partire
dal febbraio 2009 il governo turco ha però varato un piano di azione volto ad abbattere il
fenomeno, ispirato alla collaborazione con il mondo imprenditoriale e le varie istituzioni
turche .Tra le misure più importanti l’obbligatorietà del pagamento salariale attraverso il
sistema bancario, la registrazione obbligatoria dei dipendenti in un registro nazionale e la
telematizzazione del commercio di combustibili.
1.4 Il Regime Fiscale turco
64
In Turchia le tasse sono associate a specifiche leggi tributarie contenute nella
Costituzione, la quale ne assegna il diritto esclusivo di promulgazione al Parlamento.
Tuttavia queste stesse leggi autorizzano solitamente il Consiglio dei Ministri (CdM) a
modificarne le aliquote. Esse assumono la forma di imposte dirette (gravanti sulle società
e sul reddito) ed indirette (sul patrimonio e sul consumo- imposta sul valore aggiunto-
KDV). Il Codice di Procedura Fiscale (Legge n. 203) e la Legge sulle Procedure per la
Riscossione dei Crediti Pubblici (Legge n. 6183) contengono i pricipi generali
applicabili.
Le leggi fiscali possono essere inquadrate in tre diversi tipi: imposte sul reddito,
sulla spesa e sul patrimonio.
1.4.1. Imposte sul reddito
Reddito societario
Il merito della nuova Legge Tributaria Societaria, n. 5520 del 21 Giugno 2006 , è quello
di aver chiarificato le disposizioni, rendendole più oggettive ed in armonia con gli
standards internazionali vigenti: le aliquote delle imposte societarie turche sono tra le più
concorrenziali tra i Paesi dell’OCSE. Questa legge si applica ai profitti delle imprese,
delle cooperative, delle società statali e delle fondazioni, tassandoli del 20%.
Successivamente è dovuta una tassa di ritenuta alla fonte del 15% sulla distribuzione dei
dividendi agli individui residenti, e non, ed alle società non residenti. Il carico fiscale
effettivo è dunque del 32%. Nel caso di azienda non residente e nell’eventualità della
presenza di un accordo di doppia tassazione con il Paese di residenza dell’impresa, viene
applicato un tasso scontato di ritenuta alla fonte sulla distribuzione dei dividendi, qualora
previsto nell’accordo.
Le imprese debbono presentare una dichiarazione dei redditi sui profitti annuali. Tuttavia
sono dovute anticipatamente imposte trimestrali del 20% basate sull’anno precedente. Se
65
quelle pagate eccedono l’ammontare dovuto, calcolato nella denuncia per l’anno in corso,
queste vengono successivamente scontate da altre imposte, oppure rimborsate. I tipi di
reddito tassabili sono quelli derivanti dal commercio, dall’agricoltura, dalla
remunerazione, dai guadagni autonomi, dalle rendite di proprietà immobili (compresi i
diritti d’autore), dagli investimenti capitali e da altre fonti di guadagno.
Vengono trattati diversamente i redditi di una persona, fisica e/o giuridica, residente e
non residente, così come i redditi prodotti all’interno ed all’esterno della Turchia. Le
imprese considerate residenti sono quelle la cui sede legale o capitale si trova in Turchia:
esse devono dichiarare e pagare le imposte su tutti i loro redditi. Quelle con sede in un
altro Paese vengono, invece, considerate non residenti e devono rispondere solo dei
guadagni fatti in Turchia.
La legge fiscale sul reddito (ITL) definisce le plusvalenze come quegli incrementi
registrati sul valore dei beni, sia mobili che immobili, o sui diritti a disporre di questi
(intendendone il diritto di vendita, trasferimento, assegnazione, scambio o baratto,
espropriazione o iniezione in una compagnia commerciale come capitale in natura).
Inoltre, rispetto ai beni mobili, vengono considerate plusvalenze la cessione di titoli o
altri strumenzi finanziari, le quali devono essere dunque tassate come tali. Le plusvalenze
derivanti da una vendita di azioni di una società residente, operata da una non residente,
sono soggette a tassazione se acquistate da una persona fisica o giuridica residente.
L’aliquota di ritenuta alla fonte, per i non residenti, sui profitti di attività derivanti da
operazioni effettuate in Borsa, a mezzo di banche d’investimento o società di
intermediazione, è stata portata dal CdM allo 0%, a partire da novembre 2008. Vengono
anche tassate allo 0% le tasse sulle plusvalenze dei residenti, derivanti da capitali azionari
(ad esclusione di quelle legate a titoli di fondi d’investimento), generate tramite banche o
istituti finanziari residenti; quelle prodotte da altre fonti sono tassate al 10%. Il guadagno
dalla cessione è inoltre esente, se il possesso delle azioni in questione è stato di almeno
un anno. Se questa cessione, per quanto riguarda i titoli posseduti per almeno 2 anni,
avviene, invece, senza l’intermediazione degli istituti finanziari, il 75% del profitto
66
derivante da tali operazioni è esentasse, solo se riversato nel capitale netto e non
distribuito per almeno 5 anni.
Le disposizioni della ITL, per la determinazione degli utili delle imprese, vengono
applicate anche per quella del reddito societario. Quello netto è definito come la
differenza del valore patrimoniale tra la fine e l’inizio dell’anno fiscale. Nell’ art. 40 della
ITL sono menzionate le spese deducibili dai ricavi. Oltre a queste possono essere sottratte
tutte le spese connesse alle imprese, ad eccezione:
● Degli interessi sul patrimonio netto o sugli anticipi degli azionisti;
● Delle riserve accantonate dai profitti;
● Delle aliquote societarie e di tutte le sanzioni monetarie e fiscali e degli interessi
gravanti sulle tasse;
● Degli sconti o delle altre perdite, generate dalla vendita dei titoli propri della
compagnia, al di sotto del loro valore nominale;
● Degli interessi, delle commissioni e delle altre spese pagate dalle compagnie
non residenti alla loro sede principale o agli altri uffici, al di fuori della Turchia,
sulla compravendita effettuata a loro titolo, così come le spese affrontate per
contribuire alle perdite di queste (tali spese sono deducibili solo se fatte secondo
le regole di allocazione, in rispetto al principio di reciproca indipendenza delle
parti, e se finalizzate alla generazione ed al mantenimento di reddito societario in
Turchia);
● Degli interessi calcolati o pagati su capitali camuffati e sulla distribuzione di
profitti dissimulati da prezzi di trasferimento impropri.
Le imposte societarie per un dato anno sono rapportate alla dichiarazione dei redditi, la
quale deve essere completata tra il 1° e il 25° giorno del mese di aprile dell’anno
successivo a quello di riferimento. Se questa scadenza viene rispettata, i tributi possono
essere pagati in un’unica rata.
67
Il reddito acquisito da una compagnia, attraverso partecipazioni al capitale di società per
azioni (S.p.A) e di società a responsabilità limitata (s.r.l.), i quartier generali delle quali
non sono locati in Turchia, può essere esente dai tributi societari solo se:
● La compagnia detiene in titoli almeno il 10% del capitale della partecipazione
estera;
● La partecipazione è detenuta per almeno un anno a partire dalla data di
acquisizione;
● Il reddito derivato dalle partecipazioni all’estero è soggetto ad una tassazione non
inferiore al 15%, in tributi societari e sul reddito, incluse le tasse sulla
distribuzione dei dividendi. Nel caso in cui la partecipazione avvenga in una
società finanziaria o assicuratrice, la tassazione deve, invece, almeno eguagliare
l’imposta societaria turca (20%);
● Il reddito di partecipazione è trasferito in Turchia in moda da poter essere
denunciato nella dichiarazione dei redditi, riferita al periodo in cui questo reddito
è stato acquisito.
Nella stessa fattispecie, il reddito generato dalla cessione di queste partecipazioni può
essere esentato se:
● Il soggetto beneficiario di questo reddito è una società per azioni residente in
Turchia;
● Almeno il 75% dei titoli della società finanziaria, esclusi i liquidi, è formata da
partecipazioni in S.p.A. o s.r.l con sede al di fuori della Turchia, detenute per
almeno 1 anno;
● La ratio minima di partecipazione è il 10%;
● Le partecipazioni di cui si dispone sono possedute da almeno 2 anni.
I dividendi dei guadagni acquisiti da società finanziarie residenti in Turchia con status di
S.p.A., attraverso partecipazioni estere ed esenti dalla tassazione societaria (secondo i
principi definiti sopra), distribuiti ad azionisti non residenti con status di S.p.A. o s.r.l.,
sono soggette ad un’aliquota di ritenuta alla fonte del 7,5%.
68
Secondo la nuova regola sul prezzo di trasferimento, in vigore dal 1° gennaio 2007,
quando il prezzo di una transazione di una compravendita di beni e servizi, operata con
un soggetto connesso, non è determinato dal principio di "reciproca indipendenza delle
parti", la distribuzione dei profitti sopraggiunti è considerata come “camuffata”
attraverso il prezzo di trasferimento ed i profitti derivanti da tali transazioni saranno
considerati come distribuzione di profitti “falsati” dal prezzo di trasferimento.
Le autorità fiscali turche accettano ed applicano come metodi sul prezzo di trasferimento
quelli stilati nelle linee guida dei Paesi OCSE. Nel caso incorrano circostanze particolari,
i contribuenti possono concludere un accordo unilaterale con il Ministero delle Finanze
turco per determinare in anticipo il metodo da utilizzare, per un massimo di tre anni,
sempre che queste condizioni particolari rimangano tali. Se stipulato, questo accordo
impegna entrambe le parti. Le aziende contribuenti devono far riferimento ai dati sul
metodo adottato per una precisa individuazione dei redditi annuali. Le grandi aziende
devono preparare un rapporto annuale sulle transazioni interne e internazionali con i
soggetti connessi, da consegnare all’Agenzia delle Entrate. Il rapporto stilato da altri tipi
di aziende deve, invece, riguardare solo le transazioni internazionali con i soggetti
connessi.
I prestiti ai soci qualificati, o ai soggetti ad essi connessi, devono avere un rapporto di 3 a
1 rispetto al capitale netto della compagnia mutuaria, nell’anno in questione, per poter
essere considerati “capitale sottile” (tale rapporto diventa di 6 a 1 nel caso di prestiti
ricevuti da banche o istituti finanziari connessi), ai fini della deducibilità sugli interessi. Il
capitale netto di riferimento per la capitalizzazione sottile è quello posseduto dall’azienda
all’inizio dell’anno fiscale di riferimento. Come soggetti connessi agli azionisti si
intendono:
● Una società della quale detti azionisti posseggano almeno il 10% delle azioni o
dei diritti di voto o dei diritti alla distribuzione dei dividendi;
69
● Un’azienda o un individuo che posseggano, direttamente o indirettamente, almeno
il 10% (in azioni, diritti di voto o diritti ai dividendi) dell’azionista o di una
società a lui connessa.
Non rientrano nel capitale sottile, invece, i prestiti ricevuti da parti terze, basati su
garanzie- non liquide- disposte dai soci qualificati o soggetti ad essi connessi, né i
prestiti ottenuti da questi da banche e altri istituti finanziari o recuperati sui mercati
capitali e conseguentemente erogati alle stesse condizioni.
Nel caso di capitalizzazione sottile, l’interesse maturato o pagato e le perdite in valuta
straniera, calcolata su questo, sono riclassificati e tassati come dividendi, pertanto
distribuiti dal mutuatario e ricevuti dal mutuante, dunque come profitti rimpatriati per
mutuanti non residenti.
I profitti di affiliati non residenti, controllati da persone fisiche o aziende residenti,
attraverso il possesso di almeno il 50% del capitale o dei dividendi o dei diritti di voto,
sono soggette alla tassazione sulle imprese in Turchia, se le seguenti condizioni sono
rispettate:
● Almeno il 25% dei ricavi lordi dell’affiliato sono composte da reddito passivo
come interessi, dividendi, affitti, canone e proventi della vendita di titoli tassabili;
● L’affiliato non residente è soggetto ad un’imposta societaria (o di reddito)
inferiore al 10% per i propri profitti commerciali, dei quali può disporre;
● Nell’anno in questione i ricavi lordi dell’affiliato non residente eccedono
l’equivalente di TL 100.000 in valuta straniera.
Le tasse pagate all’estero, sugli introiti acquisiti all’estero e poi registrati come ricavi in
Turchia, possono essere dedotti dalle imposte aziendali individuate, per tale tipo di
introiti. La deduzione delle tasse straniere non può, tuttavia, superare il tasso dell’imposta
societaria turca (20%) da applicare a questo tipo di introiti. Le compagnie residenti, che
abbiano almeno il 25% di partecipazione diretta o indiretta nelle azioni o nei diritti di
voto in filiali straniere, possono far valere un credito d’imposta per le tasse pagate dalle
70
filiali, nelle proprie giurisdizioni, sui dividendi distribuiti alle compagnie residenti.
Questo credito è limitato alle imposte turche sulla distribuzione di dividendi e non può
essere applicato a quei dividendi relativi all’esenzione di partecipazione. Le tasse
straniere, che non possono essere dedotte dalle imposte societarie turche, in caso di
redditi societari insufficienti, devono essere protratte per un periodo di tre anni.
Nella determinazione del reddito tassabile di aziende non residenti, generate dalle loro
filiali costituite in Turchia, la ripartizione dei costi, delle spese generali
d’amministrazione dalla sede principale o da altre compagnie straniere del gruppo, è
permessa, se rispettate le seguenti condizioni:
● Tali spese devono essere relative alla generazione o al mantenimento di reddito in
Turchia;
● La porzione dei costi da essere ripartiti alla filiale turca deve essere calcolata nel
rispetto del principio di reciproca indipendenza delle parti.
Disposizioni anti evasione
Una riduzione dalle tasse del 30% viene applicata a quelle compagnie con sede (o
impegnate in attività) in alcuni Paesi. La lista di tali Stati viene stilata dal CdM, basando
la propria scelta sulla presenza di aliquote inferiori a quelle turche e sulle possibilità di
scambio di informazioni. Questa disposizione viene applicata a tutti i tipi di pagamento.
La tassa di ritenuta alla fonte non viene applicata ai pagamenti di beni ed azioni
acquistate a prezzi di mercato ed ai pagamenti di interessi e dividendi in onore a debiti
con società finanziarie ed assicurative non residenti.
Disposizioni anti abuso
La copia originale del certificato di residenza fiscale, rilasciato dall’autorità competente
dello Stato in questione, ed una traduzione legalizzata devono essere presentate per
beneficiare delle disposizioni degli accordi di doppia tassazione. Nel caso di impossibilità
a presentare tali documenti entro i termini prestabiliti, non si potrà beneficiare del trattato
e verrà applicata l’imposta di ritenuta alla fonte. Qualora, invece, il Ministero delle
Finanze lo ritenga necessario, esso può richiedere che la persona o l’istituzione
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beneficiaria, delle disposizioni dell’accordo di doppia tassazione, presenti ulteriori
documenti certificanti la loro posizione di beneficiari reali, dei guadagni derivanti
dall’applicazione di tale accordo. Le perdite fiscali sono da considerarsi come verificate
rispetto alle tasse non pagate dalla persona incapace di consegnare per tempo tali
documenti al Ministero delle Finanze o dalla persona non accettata come beneficiario
reale, dopo l’analisi dei documenti consegnati. In questo modo, il Ministero intende
scoraggiare l’uso delle disposizioni degli accordi da parte di persone o istituzioni che non
rientrino sotto la giurisdizione di tali trattati, in modo tale che questi paghino la totalità
delle imposte dovute.
Reddito degli individui
L’imposta sul reddito viene calcolata in base alla Legge Tributaria sul Reddito (ITL,
Legge n. 193). Questa si applica ai profitti degli individui e viene riscossa annualmente.
Attualmente, i redditi e i guadagni degli individui sono soggetti a tassi progressivi, che
variano tra il 15% ed il 35% e sono calcolati su base cumulativa.
Quei contribuenti che derivino il proprio reddito da attività commerciali o autonome
devono pagare le imposte sul reddito antipicipatamente e su base trimestrale, per un
ammontare del 15% del reddito netto. Queste vengono poi dedotte dall’ammontare delle
imposte fiscali totali, calcolate attraverso la dichiarazione dei redditi annuale. Il reddito
individuale consiste delle entrate derivate dalle attività commerciali, agricole, salariali,
autonome, dai ricavi da proprietà immobili (inclusi i diritti d’autore), dai redditi da
investimenti capitali e da altre forme di guadagni e rendite.
Come per le aziende, si fa distinzione tra soggetti residenti e non residenti, i trattamenti
dei quali sono disposti nell’art. 4 della Legge n. 193.
I seguenti soggetti vengono tassati interamente su tutti i redditi, derivati sia in Turchia,
che all’estero e considerati come residenti:
● Persone stabilitesi in Turchia;
72
● Cittadini turchi associati con uffici e istituzioni di governo o con organizzazioni e
aziende, la cui sede sia stabilita in Turchia e che risiedono all’estero per via delle
attività di tali uffici, istituzioni, organizzazioni e imprese.
Le persone "stabilite in Turchia" sono definite come individui la cui residenza è in
Turchia. La "residenza" è definita negli artt.19 e seguenti del Codice Civile turco ed
include gli individui che risiedono in Turchia per più di sei mesi continuativi (le partenze
temporanee non fanno terminare il periodo di residenza). L’art. 5 della Legge sulle
imposte sui redditi pone delle eccezioni alla definizione di residenza. Gli individui
(espatriati esclusi), considerati non residenti perché non hanno una dimora in Turchia, i
quali però vivono in Turchia per più di sei mesi continuativi, durante lo stesso anno, non
vengono considerati residenti, se il loro soggiorno è motivato da un lavoro temporaneo,
da ragioni di studio, da trattamenti sanitari, da soggiorni vacanzieri ben definiti o da altre
ragioni per trattenersi in Turchia, senza l’intenzione di risiedervi. Questi individui
vengono dunque tassati come non residenti.
Le fasce per le imposte sul reddito vengono indicate qui di seguito:
Reddito Tassazione
Fino a TL 8700 15%
Tra TL 8700 e TL 22000 20%
Tra TL 22000 e TL 50000 27%
Oltre TL 50000 35%
Tuttavia, alcuni specifici redditi e guadagni individuali (sia per i residenti che per i non
residenti) sono unicamente soggetti all’imposta di ritenuta alla fonte, della quale si
occupa l’azienda conferente il reddito a detti individui.
73
I dividendi distribuiti, a residenti e non, sono soggetti a un’imposta di ritenuta alla fonte
del 15%. Per gli individui residenti che ottengono dividendi da compagnie residenti in
Turchia, la metà dell’ammontare lordo di questi è esentato dalle imposte e la restante
metà è soggetta alla dichiarazione dei redditi se, unita agli altri redditi derivanti dalle
proprietà immobili e dagli investimenti in titoli, è superiore a TL 22.000 (per l’anno
2009). In tal caso deve essere denunciata insieme a questi guadagni, attraverso la
dichiarazione dei redditi annuale e l’imposta di ritenuta alla fonte applicata viene dedotta
dall’imposta sul reddito maturata. Per gli individui non residenti, l’imposta di ritenuta alla
fonte è il tributo finale sul reddito acquisito per mezzo dei dividendi. Quegli individui
non residenti, che abbiano o non abbiano una permanenza stabile in Turchia, non devono
presentare la dichiarazione dei redditi annuale per i guadagni soggetti all’imposta di
ritenuta alla fonte. Nell’eventualità dell’esistenza di un accordo di doppia imposizione tra
la Turchia ed il Paese di residenza di un individuo, il quale preveda l’applicazione di un
tasso, per le imposte di ritenuta alla fonte dei dividendi, inferiore da quello previsto dalla
ITL, tali individui beneficeranno di questi tassi.
I guadagni capitali vengono definiti e regolati allo stesso modo della legge tributaria
societaria. L’unica differenza sta nel trattamento della cessazione di titoli senza
l’intermediazione di banche o istituti finanziari, ovvero non commerciati in Borsa: in
questo caso, i guadagni sui capitali vengono tassati secondo tassi di reddito progressivi e
presentati nella dichiarazione dei redditi annuale. Tuttavia, se le azioni di compagnie
residenti in Turchia, sono trattenute per più di due anni, il guadagno che né deriva non è
soggetto all’imposta sul reddito.
Per quanto riguarda i salari e gli stipendi, essi vengono definiti come denaro o beni dati,
come compenso, ad un impiegato in relazione a uno specifica attività lavorativa, oltre ai
benefici calcolabili in termini di denaro a loro assegnati. Tutti i pagamenti fatti in
contanti, indennizzi, assegni, strordinari, anticipi, sottoscrizioni, premi, bonus, spese di
competenza o come percentuale del profitto, non collegata alla partecipazione ad esso,
subiscono imposte progressive tra il 15% e il 35%.
74
Il reddito degli individui non residenti è considerato come acquisito in Turchia, se i
servizi dell’impiego sono svolti in Turchia o se questi sono valutati in Turchia.
Secondo l’art. 5 della ITL, gli espatriati, che si spostino in Turchia per uno specifico
lavoro temporaneo, sono trattari come non residenti e sono soggetti alle imposte
esclusivamente per quei redditi ricevuti in Turchia. Gli espatriati in Turchia vengono
sottoposti alla copertura della Legge sulla Sicurezza Sociale; tuttavia, nell’evenualità
dell’esistenza di un accordo sulla sicurezza sociale tra la Turchia ed il Paese di
appartenenza, previa presentazione dei documenti necessari che provino che i contributi
di sicurezza sociale vengono pagati nel paese di riferimento, l’espatriato può venire
esentato. La porzione del dipendente alla contribuzione di sicurezza sociale è del 5%,
quella del datore di lavoro è dell’8,5%.
I datori di lavoro devono trattenere le tasse sul reddito dai salari e dagli stipendi pagati
agli impiegati. Ogni tipo di imposta di ritenuta alla fonte deve essere dichiarata
mensilmente il 23º giorno e pagato il 26º giorno del mese successivo al pagamento.
La dichiarazione dei redditi annuale deve essere consegnata alle autorità fiscali tra il 1º e
il 25 marzo dell’anno successivo ed il pagamento deve essere fatto in due rate uguali, a
marzo ed a luglio.
I dipendenti del settore privato sono coperti dalla Legge sulla Sicurezza Sociale (Legge n.
5502). Il pagamento dei premi di sicurezza sociale fornisce una copertura degli incidenti
sul lavoro e delle malattie, della maternità, delle disabilità, della vecchiaia e della morte.
Entrambi il dipendente ed il datore di lavoro devono pagare mensilmente il premio all’
Istituto di Sicurezza Sociale (SGK), secondo i tassi qui riportati:Assicurazione Porzione a carico del datore di lavoro Porzione a carico del dipendente
Incidenti sul lavoro e malattie
professionali
1,5 (Questo indice varia tra l’1,5 ed il 7%
a seconda delle condizioni di lavoro.
L’1,5 riportato si riferisce agli impieghi di
ufficio)
-
Malattia 6 5
Maternità 1 -
Disabilità, vecchiaia e morte 11 9
Disoccupazione 2 1
75
Totale 21.5 15
I premi vengono pagati al di sotto di un limite massimo, che attualmente è di TL 4504,50.
1.4.2. Imposte sulla spesa
KDV (Imposta sul valore aggiunto)
Questa imposta è regolata dalla Legge n. 3065, secondo la quale tutte le distribuzioni di
beni e servizi fatte in Turchia, nel contesto di attività commerciali, industriali, agricole e
professionali, sono soggette all’imposta, così come i beni ed i servizi importati. La
persona responsabile del pagamento della KDV è quella che distribuisce il bene; nel caso
di importazione, il responsabile è l’importatore.
La KDV pagata per beni e servizi comprati può essere dedotta da quella ricevuta per la
vendita effettuata di beni e servizi. Quando la differenza di KDV tra vendite ed acquisti è
positiva, il risultato è l’ammontare da pagare alle autorità fiscali. Quando essa invece è
negativa, la differenza non è per regola rimborsata, escluse alcune eccezioni come le
esportazioni. Questa differenza viene invece protratta e scontata dalle imposte sul valore
aggiunto future.
La responsabilità per la KDV comincia al momento della distribuzione. Nei casi in cui le
fatture (o ricevute simili) vengono rilasciate prima della consegna, la KDV da pagare è
quella indicata in esse.
La KDV in Turchia è generalmente del 18%. Riduzioni sono applicate alla distribuzione
di giornali e riviste (KDV 1%), case (fino a 150 mq KDV 1%) e strumenti e prodotti
medici (8%).
Le seguenti transazioni sono esenti dalla KDV:
● Esportazione di beni e servizi;
● Servizi di roaming effettuati in Turchia a clienti non residenti in linea con gli accordi
internazionali di roaming, in condizioni di reciprocità;
● Attività di esplorazioni petrolifere;
● Trasporti internazionali;
76
● Fornitura di macchinari ed equipaggiamenti (importazioni incluse) ai contribuenti con
certificati d’investimento rilasciati dalle autorità rilevanti;
● Servizi resi a porti ed aeroporti per vascelli e velivoli;
● Esenzioni sociali applicabili a consegne effettuate dal governo ed altre organizzazioni
collegate ad attività culturali, di istruzione e di benessere;
● Servizi effettuati nelle Free Trade Zones (FTZ);
● Transazioni bancarie ed assicurative (queste sono soggette ad una imposta sulle
transazioni dei servizi bancari ed assicurativi, pari al 5%).
La KDV deve essere dichiarata e pagata mensilmente, entro il 24º giorno del mese
successivo a quello di riferimento. I registri fiscali devono essere consegnati mensilmente
entro il 24º giorno del mese successivo a quello di riferimento. Se essi mostrano uno
scarto positivo, questo deve essere pagato entro il 26º giorno dello stesso mese.
Generalmente, secondo l’articolo 9 della Legge sulla KDV, i pagamenti fatti all’estero
sono soggetti a un inversione contabile del 18%.
La Legge Tributaria sui Consumi Speciali (Legge n. 4760) viene applicata allo scambio,
all’acquisizione iniziale o all’importazione di alcuni beni specifici, come:
● Petrolio e derivati, gas naturale, oli lubrificanti, solventi e derivati;
● Autoveicoli, motocicli, aeroplani, elicotteri e scafi;
● Tabacco e bevande alcoliche;
● Prodotti di lusso.
1.4.3. Imposte sul patrimonio
Gli edifici e le proprietà terriere sono soggette all’imposta sui beni immobili, la quale
deve essere pagata dal proprietario, dall’usufruttuario o da chiunque ne faccia uso di
proprietà. L’importo da pagare è calcolato secondo il valore di mercato, stimato dalla
municipalità pertinente. Per gli immobili il tasso è dello 0,2%, ma scende allo 0,1% per
gli edifici utilizzati a scopo abitativo. Le proprietà terriere subiscono un’imposizione
dello 0,1%, mentre gli appezzamenti terrieri dello 0,3%. Questi tassi sono raddoppiati nei
territorio delle città metropolitane e nei territori ad esse contigui, definiti dalla legge.
77
Le imposte sulle successioni variano tra l’1% ed il 30%, a seconda dell’ammontare e
della natura del trasferimento (gratuito o non gratuito).
Il bollo sui veicoli a motore deve essere pagato due volte all’anno, l’ammontare del quale
varia a seconda delle caratteristiche e dell’anno di immatricolazione del veicolo.
Nella prima metà del 2011il gettito fiscale è cresciuto in modo significativo anche grazie
all’emergica domanda interna di beni e servizi. Inoltre la ristrutturazione dei crediti
pubblici ha offerto un surplus di 5 mld $ di ricavi, attestando il suplus primario di
bilancio al doppio dell’anno precedente (circa 16 mld $).
1.5 Privatizzazioni
L’emendamento alla Regolazione del Processo di Valutazione della Privatizzazione e
delle Gare d’Appalto (di seguito, Regolazione delle Gare), approvato
dall’Amministrazione per la Privatizzazione (di seguito PA), il 2 settembre 2009, ha
ridato slancio all’economia, duramente colpita dalla crisi finanziaria globale. Esso
consente una rivalutazione, prima dei termini di scadenza per la presentazione delle
offerte, al fine di armonizzare la regolazione alle condizioni economiche dominanti in
quel momento.
I governi, susseguitisi al potere nel corso dell’ultimo decennio, hanno indirizzato alcuni
dei settori controllati direttamente dallo Stato o dalle compagnie di sua proprietà, verso il
processo di privatizzazione, traendone ingenti entrate per le casse dello stato. Questa
spinta non è stata arrestata dalla crisi mondiale, cominciata nel 2008, bensì l’Autorità per
le Privatizzazioni (OIB), dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha
continuato il pressing per la vendita degli assets statali. In questo contesto, l’OIB ha
approvato, il 2 settembre del 2009, l’emendamento alla Regolazione delle Gare, ridando
78
slancio all’immagine di questo processo, colpita duramente dalla contrazione economica.
Esso consente una rivalutazione, prima dei termini di scadenza per la presentazione delle
offerte per le gare d’appalto, al fine di armonizzare la regolazione alle condizioni
economiche dominanti in quel momento. In questo contesto si è tentato nel 2009 e si
cercherà, durante l’anno in corso, di accelerare la privatizzazione in vari settori, tra i quali
le autostrade e le infrastrutture ed i servizi di distribuzione dell’energia elettrica e del gas
naturale.
Stando agli ultimi dati OIB, rielaborati dall’ICE Istanbul, dal 1986 al 2009, in Turchia,
sono state privatizzate oltre 300 imprese: le entrate nelle casse del Tesoro sono state di
USD 38,6 miliardi, dei quali USD 22 miliardi concentrati negli ultimi 5 anni. I proventi
derivanti dalle privatizzazioni, attestatisi a quota USD 2,2 miliardi nel 2009, hanno subito
un calo del 65% rispetto all’anno precedente, durante il quale il loro ammontare era stato
di USD 6 miliardi. Durante lo scorso anno il contributo maggiore alle casse dello Stato
sono risultati dalla privatizzazione della distribuzione elettrica e di una quota del
monopolio dei tabacchi. Il governo è intenzionato a rilanciare il processo nel 2010, così
da garantire nuovamente una sostenuta corrente di investimenti esteri. Di seguito
vengono riportati i settori sui quali l’OIB intende puntare.
1.5.1. Energia elettrica
Le varie evoluzioni, degli ultimi anni, nella regolazione del settore energetico, sono
dovute ai rapidi cambiamenti dell’economia globale, insieme alla crescita della domanda
interna ed agli sforzi per conformarsi alle direttive dell’Unione Europea in materia. In
questo contesto il Parlamento turco e le agenzie di regolazione competenti, oltre agli
accordi per il progetto Nabucco e a quelli con la Russia e l’Italia, si sono attivati per
l’affermazione della Turchia come hub energetico della regione, promuovendo un
monitoraggio più attento del nuovo regime regolatore del mercato elettrico.
L’Autorità per la Regolazione del Mercato Energetico (EMRA) ha apportato vari
emendamenti alla Regolazione delle Concessioni del Mercato Elettrico, al fine di
eliminare i problemi e le carenze del settore.
79
Il primo gruppo, del giugno 2009, ha rimosso l’approvazione obbligatoria, da parte
dell’EMRA, alle sottoscrizioni d’impegno delle azioni delle società concessionarie,
rendendole libere di impegnare liberamente i propri titoli ai finanziatori; ha permesso alle
società concessionarie (escluse le società le cui tariffe sono regolate dall’EMRA) di
assegnare i loro diritti a parti terze (questo emendamento è visto come una misura per
alleviare i problemi finanziari delle società concessionarie); ha approvato il diritto di
partecipazione delle imprese di vendita all’ingrosso di energia elettrica alle compagnie di
generazione dell’energia.
Gli emendamenti del settembre 2009 hanno introdotto la condizione della presentazione
delle valutazioni pertinenti degli impatti ambientali e di garanzia finanziaria, per ricevere
le concessioni. Queste sono estese alle richieste di ampliamento delle concessioni ed a
quelle compagnie già operanti prima dell’entrata in vigore di tali disposizioni.
In materia di energia rinnovabile, sono stati presentati degli emendamenti per far fronte
alle carenze della Legge sull’Uso di Risorse Energetiche Rinnovabili per la Produzione di
Energia Elettrica (RES) del 2005, generate dagli scarsi incentivi fiscali offerti.
Attualmente l’EMRA sta studiando un piano di ampliamento delle concessioni per la
produzione di energia eolica e solare, dato l’enorme potenziale del Paese.
1.5.2. Istituti Bancari
Il 14 gennaio 2010, Ali Babacan, Ministro dell’Economia Turco ha annunciato la volontà
del governo di procedere alla privatizzazione di alcune banche di proprietà dello stato,
aumentando le quote di partecipazione privata, attualmente al 25%, di Vakiflar Bankasi e
Halk Bankasi. È stata resa nota di aprire al mercato anche le azioni della Ziraat Bankasi,
la più grande banca della Turchia.
1.5.3. Reti di distribuzione del gas naturale e dell’elettricità
L’OIB sta promuovendo, nel 2010, la privatizzazione di due delle maggiori reti di
distribuzione del gas naturale: la Istanbul Gaz Dağıtım Sanayi ve Ticaret A.Ş. (İGDAŞ),
la quale serve oltre 4 milioni di clienti nella città del Bosforo, e la Başkent Gaz, con circa
80
1,2 milioni di utenti ad Ankara. Si intende, inoltre, allargare il processo, già iniziato, per
la rete di distribuzione elettrica, dato il forte interesse dimostrato dagli investitori per le
passate gare d’appalto: vi sono state 53 domande per le preselezioni alla privatizzazione
di Çoruh Elektrik Dağıtım, Yeşirlırmak Elektrim Dağıtım e Osmangazi Elektrik Dağıtım.
Inoltre si intende procedere con la privatizzazione di altre 11 società di distribuzione di
energia elettrica. Ad oggi sono state già avviate le procedure e rese note le società
preselezionate per la partecipazione alle gare d’appalto, riguardanti le quattro reti di
Çamlıbel, Fırat, Uludağ e Van Gölü.
A quanto riportato dalla stampa, la privatizzazione della IGDAS partirà a fine dicembre
2011 e dovrebbe concludersi entro la prima metà del 2012. Tuttavia, il Segretario
Generale della Grande Municipalità dim Istanbul, Adem Basturk, ha affermato che prima
della vendita completa della società, si attenderanno gli sviluppi del processo di
privatizzazione in corso d’opera dell’altra grande società di gestione della rete idrica, la
Başkent Gaz.
1.5.4. Infrastrutture: porti, autostrade e ponti
È ormai chiara la volontà dell’ OIB di procedere alla privatizzazione di vari tratti
autostradali e dei ponti sul Bosforo: Edirne-Istanbul-Ankara; Pozanti-Tarsus-Mersin;
Tarsus-Adana-Gaziantep; Toprakkale-Iskenderun; Izmir-Çeşme; Izmir-Aidın; Gaziantep-
Şanlıurfa; Tangenziali di Izmir ed Ankara; Ponte Fatih Sultan Mehmet e Ponte Boğaziçi.
Gli accordi di concessione trasferiranno i diritti sugli otto tratti autostradali e sul Ponte
Fatih Sultan Mehmet per un periodo tra i 20 ed i 25 anni, mentre il Ponte Boğaziçi verrà
privatizzato attraverso una procedura indipendente. Le previsioni di guadagno per queste
operazioni sono di USD 5-6 miliardi.
Secondo gli analisti del settore, forte sarebbe l’interesse di “Autostrade S.p.A.”. La
società, che già gestisce tratti autostradali in Cile, Polonia e USA, è parte del gruppo
Atlantia (il 38% delle azioni del gruppo Atlantia appartiene alla società di investimento
del gruppo Benetton). Possiede 3413 km di autostrade in Italia e serve, quotidianamente,
circa 4 milioni di utenti.
81
L’importantissimo porto di Samsun sul Mar Nero, è stato gia privatizzato (aprıle 2010)
per un ammontare di USD 125,2 milioni. La società Cey Group si è aggiudicata i diritti
dell’uso del porto per i prossimi 36 anni (Dati ICE Istanbul). Stando ai dati OIB, 122 dei 174
porti turchi sono gestiti da privati.
Il bando per la gara di appalto degli 8 tratti autostradali in questione e dei due ponti di
Istanbul è stato ufficialmente annunciato nell’autunno 2011 e con tale intento la OIB ha
dichiarato voler, non solo dare respiro alle casse statali, ma anche migliorare le
tecnologie applicate al traffico stradale, ridurre l’inquinamento ambientale e diminuire gli
incidenti.
Istanbul
A metà del 2009, Kadir Topbaş, sindaco della municipalità della grande Istanbul (IBB) ha annunciato la
decisione di privatizzare, nel 2010, due società controllate dalla IBB, date le difficili condizioni finanziarie,
in cui versa la municipalità. Il processo ha interessato già la Istanbul Deniz Otobüslerı (IDO), la società di
traghetti e navi veloci, operante con 86 navi, con un’utenza di oltre 5 milioni di passeggeri l’anno,
acquistata il 16 giugno 2011 dal consorsio TASS group (Tepe Akfen Souter Sera).
Sezione 2: Settori economici
82
Settore Energetico
I principali obiettivi dichiarati dal Ministero dell’Energia e delle Risorse Naturali
(ETKB) per il 2011 sono la diversificazione delle fonti energetiche ed una riduzione della
consistente bolletta energetica (circa 30 miliardi di dollari l’anno). Il Ministro
dell’Energia e delle Risorse Naturali Yıldız ha più volte sottolineato che il Paese
necessita di almeno 120 miliardi di dollari di investimenti in tutti i settori relativi
all’energia da quest’anno sino al 2023, centenario della nascita della Repubblica di
Turchia, in modo da poter sopperire al bisogno energetico derivante dalle numerose opere
pubbliche e private in costruzione (ice.Istanbul 10/11/2009)
Attualmente, la situazione energetica della Turchia è in posizione di forte dipendenza
rispetto alla produzione estera (si prevede infatti che la produzione interna per l’anno
2011 peserà solo per il 27.6% del fabbisogno nazionale). Ad aggravare questa dipendenza
ha avuto un ruolo centrale il veloce sviluppo del Paese negli ultimi anni, soprattutto nel
tessuto urbano, a cui ha conseguito un aumento proporzionale del fabbisogno energetico.
Questo pare rappresentare una punto cruciale e prioritatio per il governo di Ankara, che
in tal senso, non si cura di posporre le considerazioni in ambito di tutela ambientale e di
efficienza del mercato energetico.
83
La Turchia aspira a diventare autosufficiente entro il 2023 e per raggiungere questo
obiettivo il Governo turco, sta in primo luogo attuando un programma di sviluppo
nucleare per scopo civile, volto a realizzare tre centrali entro il 2023. La centrale che si
dovrebbe costruire nell’area di Akkuyu, vicino al porto di Mersin, sarà costruita dai russi
della Rosatom e i lavori dovrebbero iniziare tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.
A questo riguardo è interessante osservare la determinazione della Turchia che, in
controtendenza con molti paesi del mondo, procede nello sviluppo del proprio progetto
nucleare con fermezza nonostante gli incidenti giapponesi di Fukushima di marzo 2011, e
nonostante la carente esperienza tecnologica. Tale determinazione trova origine nella
considerazione che le energie alternative e le risorse rinnovabili, seppure in forte sviluppo
nel paese, non sono sufficienti a far fronte all'attuale ed al futuro fabbisogno energetico
poiché queste possono soddisfare a malapena il 6% dell'energia desiderata. Di
conseguenza risulta che buona parte della classe dirigente turca ritiene l'energia nucleare
non è solo una fantasia o un opportunità per il paese, bensì una vera e propria necessità.
Tuttavia non sono mancate proteste civili contrarie all’impianto nucleare.
In attesa di nuovi sviluppi sul fronte energetico si registra un'espansione del potenziale
idroelettrico ed un programma di potenziamento delle energie rinnovabili. In particolare
per quel che riguarda l'energia eolica, si prevede uno sviluppo di questo settore per un
totale di energia generata pari a 10.000 MW.
Ulteriore evoluzione nel settore energetico è stata segnata dal mutamento strutturale: da
struttura a controllo del governo, a struttura che lascia più libertà e più spazio ai
produttori indipendenti in quanto basata solo sul controllo del costo in relazione ai
meccanismi della liberalizzazione del mercato.
Aspetti Giuridici:
84
Nel giugno del 2009 è stata approvata la nuova legge sulle energie rinnovabili (YEK
Law). Questa agisce sulla leva dei prezzi calmierati per l’energia prodotta in maniera
pulita (circa 7 centesimi di euro/Kw per l’energia idroelettrica, da 8 a 12 centesimi di
euro per l’energia proveniente da centrali mare-motrici, fino a 25 centesimi di euro per
alcuni tipi di energia solare); garantisce sovvenzioni ai produttori di energia pulita che
impiegheranno mano d’opera locale; sono state definite in maniera piú chiara le
specifiche aree di investimento che presentano differenti caratteristiche di impiego e di
produzione; pannelli solari e strumenti per la produzione di energia eolica potranno
essere installati anche nei parchi nazionali. Tale legge sarà in grado di assicurare ingenti
investimenti stranieri nel settore delle energie rinnovabili, ritenuto a livello
internazionale, uno dei settori che attirano il maggior numero di investimenti.
(www . yatirimlar . com 10/6/2009)
● “Renewable Energy Amendment Law”. Il Parlamento Turco ha approvato il 29
dicembre 2010 la legge che emenda la legge relativa all'utilizzo delle Risorse
d'Energia Rinnovabile nella Produzione d'Elettricità (Gazzetta Ufficiale 8 gennaio
2011 numero 27809). Questa nuova legge introduce cambiamenti significativi
volti alla promozione dell'utilizzo delle energie rinnovabili, intendendo in questo
modo stimolare in Turchia la creazione di nuovi progetti del settore. La legge
introduce nuove tariffe per la vendita di elettricità, stabilendo facilitazioni per gli
impianti che si serviranno delle energie rinnovabili. Tali incentivi si riferiscono a
quegli impianti che hanno iniziato la conversione a questo tipo d'energia, o si
stanno adoperando per farlo, a partire dal 2005 ed in ogni caso entro la fine del
2015, potendo usufruire delle facilitazioni per 10 anni dal momento in cui hanno
iniziato ad operare in tal senso. Nello specifico la legge in questione stabilisce
precise indicazioni relativamente a l'utilizzo dei terreni, agli ammontare degli
incentivi e alle capacità produttive come ad esempio l'obiettivo di tetto massimo
per la produzione di energia solare che non potrà eccedere i 600 MW fino alla
85
fine del 2013. Per mezzo di questa legislazione ci si attende che il settore delle
energie rinnovabili diverrà, nel 2011, uno dei settori economici turchi di maggiore
attrattiva per gli investimenti.
Commenti degli imprenditori alla legge:
Le modifiche apportate alla Legge sull'Energia Rinnovabile sembra non siano state
accolte con favore dal mondo imprenditoriale che definiscono tale legislazione
incompleta, in particolare per quel che riguarda i prezzi d'acquisto dell'elettricità
ritenuti molto bassi. Quest'ultimo aspetto risulta essere il principale problema della
legge in questione e di conseguenza rende impossibile sviluppare e diffondere le
tecnologie per la produzione di elettricità a partire dall'energia solare con i prezzi
proposti, tantomeno raggiungere l'obiettivo di capacità fissato a 600 MW fino al
2013. A queste impressioni negative degli imprenditori si vanno ad aggiungere poi
le proteste degli ambientalisti che obiettano la concessione fatta dalla legge di
aprire aree sotto protezione, come parchi naturali e nazionali, alla costruzione di
centrali di energia rinnovabile.
Energia Nucleare
La Turchia mira a non dipendere dalle importazioni estere di energia (65% del gas
proviene dalla Russia e il 18% del gas proviene dall’Iran), quindi ha deciso di ricorrere
alla produzione di energia tramite le centrali nucleari. Il nucleare, con la costruzione di
tre centrali nell’arco dei prossimi 20 anni, dovrebbe consentire alla Turchia di ottenere da
questa fonte, almeno il 20% del fabbisogno energetico complessivo del Paese (ice.Istanbul
10/11/2009). La scelta turca del nucleare risulta essere principalmente di natura politica più
che economica, visto che la dipendenza dall’estero di energia è sempre più preoccupante.
Gli ingenti investimenti, derivanti dalla costruzione delle centrali nucleari, possono essere
ammortizzati dal basso costo di produzione dell’energia elettrica prodotta e, con il tempo,
86
diminuirà l’instabilita del mercato precedentemetne causata dalla volatilità del mercato
del greggio.
Il dibattito interno al Governo sulla realizzazione delle prime centrali nucleari si è
intensificato negli ultimi anni e ha portato a alternanti decisioni.
Nel 2009 il Consiglio di Stato ha annullato l’appalto per la costruzione della prima
centrale nucleare, che era stato aggiudicato al consorzio russo-turco (Atomstroyexport,
Inter RAO, Ciner Park Teknik), nei prossimi mesi verrà lanciato un nuovo appalto che
sarà conteso nuovamente tra la Atomstroyexport, dalla General Electric (GE), dai coreani
della Korea Electric Power Corp (Kepco), dai giapponesi di Itochu e Toshiba, dai
canadesi dell’AECL e dai tedeschi di RWE.
La centrale di Akkuyu, che dovrebbe entrare in funzione nel 2019, si è stimato che
potrebbe da sola far fronte all’aumento annuale di domanda di elettricità.
Energie Rinnovabili
La Turchia ha enormi possibilità nel settore delle energie rinnovabili grazie alla sua
posizione geografica. Investire sulle energie rinnovabili significa ridurre la dipendenza
dalle fonti esauribili (il 91% del fabbisogno turco di energia è soddisfatto da fonti fossili)
e arginare il rischioso problema della sua dipendenza energetica da altri Paesi. Secondo i
dati del Land Use Change and Forestry (LUCF) la Turchia risulta tra i Paesi a maggior
emissione di CO2 (+95%), nettamente superiori alla media europea del -4%, e si colloca
al 23˚ posto nella classifica dei paesi con maggiore indice di inquinamento atmosferico.
La produzione di energia pulita servirà a ridurre sensibilmente le emissioni di anidride
carbonica nell’aria (per 1 kWh di elettricità prodotta si evita di immettere nell’aria 0,6 kg
di CO2) e ad avvicinare la Turchia ai parametri europei in tema di politica ambientale
volta a contrastare i cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas terra.
Come già discusso in precedenza, la legislazione turca ha compiuto notevoli passi avanti
con l’approvazione della Legge 5346, accompagnando la naturale predisposizione
87
geografica del paese verso questo tipo di energie, che è ricchissimo di potenziale sia per
quanto riguarda l’eolico che il fotovoltaico.
Per ciò che concerne il settore fotovoltaico, fino ad ora è stato il settore meno sviluppato
(5MW all’anno prodotti), con impianti impiegati soprattutto ad uso domestico per
riscaldare l’acqua o per sistemi di segnalazione soprattutto pubblici.Considerata tuttavia
la media di giornate di irradiazione solare 7.2 ore/giorno, per un totale 1,311 kWh/m² per
anno, le potenzialità del Paese restano ancora ampie e in sfruttate.
Per il settore eolico le prospettive sono altrettanto incoraggianti se si considera che nel
2009 la produzione di energia eolica turca era pari a 810 MW rispetto ai 147 MW
prodotti nel 2007. Tale aumento è avvenuto soprattutto grazie alla legge sull’efficienza
energetica entrata in vigore nel 2007 ed i finanziamenti della Banca Mondiale che per il
2010 ha previsto lo stanziamento di 600 milioni di dollari per progetti di energia
rinnovabile.2
Nell’ambito della nuova legge i prezzi per gli impianti di produzione energetica da fonti
rinnovabili sono determinati in dollari e non in euro. I prezzi saranno applicati per 10
anni per le imprese che hanno richiesto e richiederanno l’autorizzazione tra il 2005 e il
Dicembre 2015.
La tariffa di incentivo per il fotovoltaico e le biomasse sarà di $0,13.3 / kWh, mentre
l’energia prodotta da fonti geotermiche sarà di $0,10.5 U.S. Per la produzione di energia
da fonti idroelettriche ed eolico la tariffa di incentivo ammonterà a $0,7.3. Per le imprese
che inizieranno ad operare dopo il 2015 la tariffa sarà determinata dal consiglio dei
ministri.
La tariffa di incentivo includerà gli impianti ibridi, che useranno anche fonti di energia
non rinnovabili.I privati e le aziende, che produrranno energia da fonti rinnovabili,
2 http://iats09.karabuk.edu.tr/press/bildiriler_pdf/IATS09_03-01_1454.pdf
88
potranno vendere l’energia prodotta in eccesso alle compagnie di distribuzione
dell’energia.
Se saranno impiegati componenti “made in Turkey” la tariffa di incentivo sarà estesa per
altri 5 anni, con un bonus aggiuntivo di 6.7 $Cent/ kWh, mentre saranno attribuiti 9.2
$Cent/ kWh per tutti i sistemi di generazione di energia da impianti CSP (concentrated
solar power).
Potranno godere dell’incentivo, le istallazioni in grado di produrre fino ad un massimo di
600MW per richieste ricevute entro il Dicembre 2013. Per i primi 10 anni, inoltre si potrà
beneficiare di uno sconto dell’85% sulle spese di richiesta di allacciamento alla rete la
documentazione e le pratiche, per tutti gli impianti attivati fino al Dicembre 2015.
Gli impianti di produzione elettrica, che sono basati sull’energia solare, possono essere
istallati in parchi nazionali, parchi naturali e monumenti naturali e aree naturali protette,
ovviamente previa autorizzazione delle autorità competenti. La legge prevede inoltre
ulteriori incentivi per le società che usano nelle loro aziende attrezzature/componenti
prodotti in loco.
E’ interessante sottolineare come le aziende private producono ormai il 54% dell'energia
elettrica turca con una forte tendenza all'aumento prevista nel corso dei prossimi cinque
anni. A seguito degli accordi di privatizzazione delle tre rimanenti reti elettriche del paese
conclusi lo scorso mese, tutte le 21 reti elettriche turche sono in mano al settore privato.
Energia Geotermica
Per quanto riguarda l’energia geotermica la Turchia rappresenta un hub importante. Le
ragioni che inducono a sviluppare tale fonte di energia sono diverse; si tratta di una fonte
di energia con una tecnologia già testata e in continua evoluzione; trattasi di una fonte di
89
energia con dinamicità dei prezzi non direttamente collegati a quelli del petrolio o del
gas, può inoltre contare su basse emissioni di CO2. La Turchia ha un programma di
privatizzazione di oltre 30 aree idonee alla produzione di energia geotermica. Il
potenziale geotermico della Turchia è di 35240 Mw, (quinto Paese più ricco al mondo di
energia geotermica, il 30% delle abitazioni in Turchia potrebbero essere riscaldate da tale
fonte energetica) e potrebbe arrivare a soddisfare fino al 14% della domanda nazionale di
elettricità e di riscaldamento, attualmente il contributo degli impianti geotermici in
funzione soddisfano solo lo 0,06%, contro il 70% di energia prodotta da minerale fossile.
Attualmente sono attivi tre impianti geotermici, Kizildere G.P, Salavati GP e Bereket
Energy- Sarakoy, con una capacità rispettivamente 15,74 e 5 MW. In Turchia esistono
complessivamente 187 siti geotermici che contengono fluidi ad una temperatura di oltre
40˚, la maggioranza dei quali situati nella parte occidentale del Paese. La Turchia è
pronta a investire nel geotermico con un Piano di Investimenti di oltre 100 miliardi di
dollari a medio termine.
Energia Fossile
Sul piano delle risorse naturali nel 2010 sono stati trivellati circa 205 pozzi, di cui però
solo la metà ha portato ad effettivi giacimenti di petrolio o gas naturale. Nel dettaglio
sono stati aperti 57 nuovi pozzi petroliferi e 44 pozzi per l'estrazione del gas naturale.
Questo ha fatto si che nel solo anno 2010 in Turchia si siano prodotti 17,32 milioni di
barili di greggio, utilizzando 128 pozzi attivi, e 726 metri cubi di gas naturale, estratti dai
65 pozzi del settore. Si prevede che gli investimenti per l'estrazione del petrolio e del gas
naturale cresceranno del 10% annuo sino al 2013 per un incremento della produzione del
greggio e del gas rispettivamente dell'1% e del 5%.
Da notare infine che delle 47 compagnie impegnate nell'estrazione di queste materie
prime sul suolo turco, 25 sono nazionali, mentre le restanti 22 sono investitori stranieri.
90
Le ultime stime di settore di maggio 2011 riportano per le riserve petrolifere del paese un
dato pari a 291.5 milioni di barili (riserve tuttavia non sufficienti al fabbisogno del paese
che nel primo trimestre del 2011 ha importato 6 milioni di tonnellate di greggio).
Da sottolineare, nell'ambito generale del settore delle energie fossili, che le ambizioni
turche vanno ben oltre il voler essere un corridoio energetico, la principale arteria tra est
ed Europa, bensì la Turchia si candida a voler diventare un vero e proprio hub energetico.
In questo senso sono orientati i progetti di sviluppo mirati ad investire sulle infrastrutture
destinate alla conversione dei prodotti grezzi in prodotti raffinati (come ad esempio
prodotti elettrochimici).
Gas Naturale
Per quanto riguarda il gas, la Turchia è coinvolta in connessioni energetiche con Iran,
Iraq e Federazione Russa. Con l'Iraq c'è un accordo, sottoscritto anche dagli Stati Uniti,
che prevede il transito nel territorio turco del gas naturale estratto nella regione di
Baghdad (riserve stimate attorno ai 280 miliardi di metri cubi) per riversarlo nei gasdotti
diretti in Europa. Con l'Iran invece il rapporto è diretto in quanto questo paese è per la
Turchia fornitore principale di gas con un accordo firmato nel 1996, validità 25 anni, che
garantisce alla Turchia 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Ultimamente però si sono
verificate delle problematiche nel flusso energetico turco-iraniano in quanto il gasdotto in
questione è connesso alla rete interna iraniana e questo ha causato interruzioni e riprese
del flusso stesso determinate dalle condizioni meteo, dal mercato interno e dai livelli di
consumo domestici. Per far fronte a questo inconveniente l'impegno da parte iraniana è di
realizzare un gasdotto indipendente che colleghi i due paesi senza intralcio alcuno, di
modo da garantire regolarmente la fornitura. In attesa che questo progetto si realizzi però
91
la Turchia è corsa ai ripari intensificando l'importazione di gas dalla Russia con un
incremento giornaliero pari a 40 milioni di metri cubi.
Questa risorsa naturale ha assunto grande importanza come prodotto alternativo al
petrolio grazie alle numerose prospettive di sviluppo con riferimento alla ricerca,
estrazione, vendita, quotazione e successiva distribuzione attraverso la rete di gasdotti già
in atto e da costruire. Con la realizzazione del progetto del “Gasdotto Nabucco” il gas
kazako e turkmeno sarà trasportato in Europa by-passando la Russia. Il progetto prevede
un gasdotto di una lunghezza di 3.3000 km, un diametro di quasi 1,5 metri e una capacità
di trasporto annuale pari 31mld./mc. per anno. Il gasdotto attraverserà la Bulgaria, la
Romania, l’Ungheria per raggiungere l’Austria dove sarà stoccato e successivamente
distribuito in tutta Europa. I lavori dovrebbero iniziare nel 2011 e il primo gas arrivare
nel 2014, sette mila persone verranno coinvolte nella realizzazione dell’opera, i cui lavori
avranno luogo per il 60% del totale della Turchia, con investimenti pari a 7,9 miliardi di
euro.
Le riserve totali di gas naturale in Turchia sono stimate a maggio 2011 a 6,2 miliardi di
metri cubi. Il 56% dell’energia elettrica generata nel Paese è prodotta con l’utilizzo del
gas naturale, il 20% dalla lignite, il 18,7% dall’acqua dei fiumi e delle dighe, il 6,2% dal
carbone importato, il 4% dal petrolio e l’1,6% dal carbone di provenienza locale.
Energia Elettrica
I dati del 2010 indicano una produzione dell'energia elettrica nel settore privato di circa
21 miliardi di KW/h con investimenti che hanno superato i TL 5 miliardi, di cui ben TL
2,350 milioni (pari a circa il 47% del totale) investiti per la produzione di energia
rinnovabile. Seguendo questa espansione di settore gli investimenti già approvati per il
2011 sono di TL 6,852 miliardi.
Secondo le più recenti stime dell'Autorità per la Regolamentazione del Mercato
Energetico e della Compagnia Turca per la Produzione Elettrica, la capacità totale di
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energia generata ha superato i 50.000 MW nel mese di Aprile 2011. Di questo totale il
64.3% è attribuito agli impianti d'energia termica, il 32.8% alle centrali d'energia
idroelettrica, mentre il restante 2.9% è dovuta ai parchi eolici. Nello specifico l'ambito
idroelettrico ha subito un forte rilancio a partire dal 2008 con l'attivazione di ben 52
impianti, ai quali si vanno ad aggiungere ulteriori 28 impianti in progettazione, quattro
dei quali rappresentano la priorità: Hamitabat, Kangal, Seyitomer, Soma AB.
Per quanto riguarda invece il consumo di energia elettrica, questo è aumentato nel mese
di febbraio 2011 del 13%, così come la sua produzione che ha guadagnato + 11.6%,
tuttavia su base mensile si registra un calo del 10% sia in relazione alla produzione che al
consumo. Tale incremento nel consumo e nella produzione di energia elettrica prosegue
per il mese di marzo 2011 segnando rispettivamente + 12% nel consumo e + 13% nella
produzione. Questo trend a rialzo viene confermato anche dagli incrementi del mese di
maggio e di quello di giugno 2011 assestando il consumo al + 5% (+ 17.9 Wh) e la
produzione al + 10% (+ 110 Wh) in linea con le previsioni.
In relazione alla problematica del prelievo abusivo di elettricità si stima che per il 2011
questo dato si aggirerà intorno al 15%, ma si prevede che possa calare sino a raggiungere
l'obiettivo del 10% entro il 2015.
Allo stato attuale la Turchia si posiziona al 6° posto nella classifica europea per potenza
installata del paese in quanto il dato turco risulta si aggiri intorno ai 47,700 MW, con una
domanda energetica totale di circa 209 miliardi KW/h a fine 2010; quest'ultimo dato si
prevede possa raddoppiare entro il 2020, raggiungendo il 6% della crescita annua del
settore.
Rilevante inoltre in questo settore il processo di privatizzazione che si sta perfezionando
in Turchia a partire dalla fine del 2010. Le privatizzazioni nel ramo della distribuzione
dell'energia elettrica risultano ad uno stadio avanzato con ben 9 regioni già privatizzate
93
mentre altre 3 sono attualmente in appalto. Si prevede che la capacità totale degli
impianti che saranno privatizzati ammonterebbe a 16GW.
Principali progetti presenti e futuri in ambito sviluppo energetico:
● Rete Elettrica Turco-Rumena . Progetto a partecipazione bilaterale tra Turchia e
Romania. I due paesi hanno accordato un'allacciamento di connessione tra le
proprie reti elettriche di modo che l'energia elettrica prodotta in Romania,
transitando per la Turchia, verrà venduta alla Siria e ad altri siti nel Medio
Oriente.
● Oleodotto Samsun-Ceyhan . Progetto a partecipazione tripartita Turchia,
Federazione Russa, Italia, definito a fine 2010. Prevede la realizzazione di un
oleodotto di circa 555 km che metterà in collegamento il Mar Nero con il
Mediterraneo, tagliando in due l'Anatolia, by-passando il Bosforo. Obiettivo
principale è quello di fornire un'alternativa al passaggio delle petroliere attraverso
lo stretto del Bosforo che, con le sue 17 miglia di estensione, accoglie ogni anno
circa 55.000 navi, delle quali ben 10.000 petroliere (carico totale di circa 144
tonnellate annue di greggio) per un transito giornaliero del 3.5% del consumo
mondiale di petrolio. Tali navi spesso sono di vecchia costruzione o addirittura in
condizioni tali da vedersi negato l'attracco ai porti europei, minacciando la
sicurezza del traffico marittimo e rappresentando potenzialmente un pericolo per
l'ambiente circostante, oltre che per il quasi un milione di persone che vive nelle
vicinanze delle sponde. A questo si deve aggiungere poi il danno economico che
potenziali incidenti (300 incidenti negli ultimi 20 anni con una media di 15
incidenti l'anno) arrecano all'economia mondiale che si trova a passare per il
94
Bosforo (ad esempio l'interruzione del flusso petrolifero innalzerebbe
notevolmente i prezzi del greggio).
La realizzazione dell'oleodotto rappresenterebbe dunque una valida alternativa al
traffico pericoloso di navi che transita per il Bosforo, ed una soluzione più sicura ed
eco-sostenibile per il flusso energetico che dalla Russia raggiunge specialmente
l'Europa del sud. La Turchia si impegna a garantire un quadro legale e fiscale a
garanzia della riuscita del progetto, la Federazione Russa determina una sua diretta
partecipazione azionaria e garantisce i volumi di petrolio necessari alla sostenibilità
finanziaria del progetto. L'Italia parteciperà concretamente alla realizzazione tramite
l'ENI solo se sicura di investire in un progetto che sarà competitivo poiché, risolti i
progetti finanziari, resta da definire la strategia che renderà vantaggioso per le
industrie petrolifere l'utilizzo dell'oleodotto rispetto al classico utilizzo delle navi.
Saranno dunque necessarie tariffe convenienti che faranno leva anche sul livello di
sicurezza che solo l'oleodotto potrà garantire. In tal senso si auspica che la Turchia
introduca misure più stringenti in materia di sicurezza e protezione ambientale per il
transito del Bosforo, di modo da incidere indirettamente sui costi di passaggio e
rendere più competitivo l'utilizzo dell'oleodotto stesso.
● Centrale Eolica Bares . Progetto a partecipazione unilaterale turca. Il gruppo
energetico turco Enerjisa ha ottenuto la licenza per realizzare una nuova centrale
eolica a Bares di 142,5 MW. Questo gruppo energetico, che ha come priorità la
produzione di energia da fonti rinnovabili, prevede di rendere operativa questa
nuova centrale dal 2013 con una produzione d'energia pari a 500 Gwh tramite ben
57 turbine. La centrale eolica di Bares sarà la più potente e si va ad aggiungere
alle altre due centrali eoliche progettate dalla Enerjisa: quella di Canakkale
(centrale di 30 MW inaugurata a febbraio 2011) e quella di Dagpazari (centrale di
39 MW con inaugurazione prevista per il prossimo 2012).
● Centrale Eolica di Hatay . Progetto a partecipazione bilaterale tra Turchia e la
multinazionale della produzione e distribuzione energetica ALSTOM.
Dall'accordo tra le due parti è nato un progetto di realizzazione di una centrale
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eolica nel parco eolico di Şenköy, nei pressi della località di Hantay. Tale centrale
dovrebbe essere attivata a partire dalla fine del 2011 e sarà formata da tre pale
eoliche ECO100 con capacità di 3 MW ciascuna.
● Centrale Eolica di Banhçe . Progetto a gestione EBRD, European Bank of
Recovery Reconstruction and Development. Stanziati oltre US$ 85 milioni per la
realizzazione entro il 2010 del più grande parco eolico della Turchia dotato di ben
54 turbine per una capacità di circa 500 MW.
● Centrali Geotermiche . Progetto a partecipazione bilaterale tra Turchia e Italia. La
Turchia ha accordato 142 licenze all'azienda italiana ENEL Green Power per
condurre ricerche, assieme alla società turca Meteor, di giacimenti di vapore da
utilizzare per la produzione di energia termica. Si tratta di un progetto a lungo
termine che prevede un impiego di 4-5 anni ed un investimento complessivo di
€350 milioni per finanziare non solo gli studi, ma anche la realizzazione di
centrali per 600 MW (contro gli appena 86 MW che oggi sono istallati in
Turchia). Quando le prospezioni daranno risultati interessanti per la produzione
elettrica, si costituiranno società di progetto per ciascuna centrale. Il ruolo italiano
sarà dunque non solo di analisi sulle carte geologiche, ma soprattutto l'emissione
concreta dei chilowattora nelle reti elettriche, oltre ovviamente al supporto di
manutenzione.
● Diga di Alkumru . Progetto a partecipazione unilaterale turca. Completata a
dicembre 2010 la diga di Alkumru a Siirt, è la quinta in grandezza di tutto il
paese. Tale struttura, realizzata per un costo complessivo di US$ 465 milioni,
gode di una potenza installata di 270MW ed è capace di produrre energia per 1
miliardo di KW/h all'anno. A gennaio 2011 è stata attivata la sua prima turbina,
seguita dalla seconda a febbraio e dalla terza a marzo. Da notare che il gruppo
costruttore (Limak Nihat Ozdemir) sostiene un più ampio progetto di sviluppo nel
settore energetico, investendo sino ad oggi circa US$ 1 miliardo, raggiungendo
una capacità produttiva di 600 MW, e prevedendo di completare tutti i suoi
investimenti entro il 2015 costruendo un totale di 16 centrali (in Turchia e
96
all'estero) per raggiungere così una capacità produttiva di 1500 MW, pari a circa il
2.5% del mercato turco del settore.
● Centrale a gas di Bandirma . Progetto a partecipazione bilaterale tra Turchia ed
Austria. Inaugurata a fine 2010 a Bandirma una centrale a gas a ciclo combinato,
dotata di una potenza istallata di 930 MW ed una capacità annua di produzione
superiore ai 7000 GW/h. Tale centrale, il cui costo si è aggirato intorno ai € 550
milioni, sarà in grado di soddisfare il 35% della domanda di energia elettrica del
paese.
● Gasdotto Nabucco . Progetto a partecipazione multilaterale Turchia, Bulgaria,
Romania, Ungheria, Austria, Germania. Il Progetto Nabucco riguarda la
realizzazione di un gasdotto dalla lunghezza di 3300 km, volto alla
diversificazione della fornitura di gas in Europa, in grado di mettere in
comunicazione energetica la Turchia con l'Austria senza dover passare per
l'Ucraina (paese che negli ultimi hanno ha messo in seria difficoltà la fornitura di
gas dei paesi dell'UE). Per questo progetto, che avrà inizio nel 2012, sono stati
investiti circa 8 miliardi di Euro e si prevede che la prima disponibilità di gas
dovrebbe avvenire tra il 2015 ed il 2016. Strutturalmente Nabucco si compone di
3 linee principali e i suoi principali fornitori di gas saranno: l'Azerbaijan con 16
bcm/a, il Turkmenistan con 10 bcm/a, l'Iraq con circa 20 bcm/a.
Da notare che tale progetto ha ricevuto l'approvazione di finanziamento parziale
da parte dell'Unione Europea. Tuttavia attorno ad esso si stanno innescando
polemiche volte a dimostrare che Nabucco sia incompatibile con la realizzazione
di un progetto concorrente: il gasdotto South Stream che collegherà la Russia
all'Italia e all'Austria transitando per i Balcani. Quest'ultimo progetto è un
progetto a partecipazione bilaterale tra Italia e Federazione Russa che
coinvolgerà però i paesi di transito, ivi compresa la Turchia interessata dal
passaggio del gasdotto nelle sue acque territoriali del Mar Nero. In questo
ambito si è proposta una fusione tra le due linee di gasdotto, proposta rifiutata
97
dall'UE in quanto convinta che non sussista incompatibilità tra i due progetti e
che entrambi servino la causa della diversificazione e del rafforzamento della
sicurezza dell'approvvigionamento comunitario.
Il vero problema è che l'Europa non possiede una visione unitaria riguardo la
sicurezza energetica, causando spaccature tra i suoi membri per chi vede con
maggiore favore la priorità al progetto Nabucco, e chi al contrario appoggia
fortemente la realizzazione del gasdotto South Stream.
●
Gasdotto Blue Stream 2. Progetto a partecipazione bilaterale tra Turchia e
Federazione Russa. Siglato a maggio 2009 il rinnovo dell'accordo di fornitura di
gas dalla Russia sino al 2012. In aggiunta a questa riconferma di collaborazione
energetica si sono poste le basi per estendere le infrastrutture al commercio di gas
per sviluppare una nuova arteria tra i due paesi. Allo stato attuale il gas
proveniente dalla Russia giunge in territorio turco, tagliando il Mar Nero,
attraverso il gasdotto Blue Stream. La proposta d'espansione, denominata Blue
Stream 2 innalzerà la capacità del gasdotto di circa 10 milioni di metri cubi
all'anno.
● Impianti Idroelettrici Bulam, Adiyaman, Adana . La Industrial Development Bank
of Türkiye (TSKB) ha offerto due prestiti per un totale di 84 milioni di euro alla
MEM Enerji Elektrik Üretim A.Ş. per la costruzione di tre impianti idroelettrici.
98
Questi impianti, che saranno collocati a Bulam in Adıyaman e a Himmetli e
Gökkaya in Adana, avranno una capacità di 64 MW e genereranno 240 milioni di
kilowatt-ore di energia. Grazie a questi impianti 160000 tonnellate di carbone
saranno risparmiate. Il costo totale del progetto sarà di 120 milioni di euro.
Settore Trasporti ed Infrastrutture
La crisi finanziaria globale non ha contratto gli investimenti turchi nel settore delle
infrastrutture, al contrario il governo di Ankara ha previsto un incremento dell’11%.
I progetti che hanno ottenuto maggiori fondi sono: la metropolitana di Istanbul (tratta
Kadıkoy-Kartal) con 1,17 miliardi di Lire Turche (TL), (circa 600 milioni di euro); la
tratta ferroviaria ad alta velocità Istanbul-Ankara con 637 milioni di TL (320 milioni di
euro); la tratta ferroviaria ad alta velocità Ankara-Konya con 469 milioni di TL (235
milioni di euro).
Durante il decimo forum turco sui trasporti e le infrastrutture (tenutosi nel 2009) il
Ministro dei Trasporti, Binali Yıdırım, ha annunciato che gli investimenti previsti per le
infrastrutture saranno di circa 350 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi 25 anni. Il
ministro ha inoltre dichiarato che l’esigenza di uno sviluppo economico forte non sarà
sottomessa ai principi della tutela ambientale.
99
Al momento le priorità sono quelle relative alle ferrovie ed agli aeroporti per
decongestionare le strade (circa il 94% degli spostamenti privati avviene su ruota, solo
una minima parte su rete ferroviaria).
I due obiettivi principali che il Paese oggi insegue sono il superamento gli squilibri
infrastrutturali esistenti collegando tutte le regioni (tra di esse e con i centri più
importanti) e, conseguentemente, il raggiungimento di una posizione di supremazia negli
scambi commerciali tra i Paesi del Medio Oriente/ Caucaso e l’Ue.
Gli investimenti statali nell’anno 2010 nel settore dei trasporti hanno superato i 3,6
miliardi di euro, con il settore ferroviario in testa per cospicuità degli investimenti con 3,7
miliardi di TL (1,7 miliardi di euro) di cui 2,5 miliardi di TL assegnati alle ferrovie turche
(TCDD) ed 1,2 miliardi di TL destinati alla DHL (Direzione delle Costruzioni) per il
completamento del Marmara Project nella città di Istanbul.
La rete stradale, autostrade e superstrade, risulta al secondo posto con un totale di 2,5
miliardi di TL (1,1miliardi di euro), mentre per le strade statali vi è un investimento di
500 milioni di TL. I trasporti aerei ottengono uno stanziamento di oltre 300 milioni di
TL, mentre quelli marittimi circa 170 milioni di TL. (ice.istanbul, 18 novembre 2009)
Settore Automobilistico e Rete Viaria
Il settore automobilistico risulta in forte crescita nei primi tre mesi del 2011 con livelli di
vendite decisamente elevate (+88%) spinte da una politica di incentivi per la
rottamazione e l'acquisto di una auto nuova. che si è protratta fino a fine primo trimestre.
I tassi di crescita del mercato automobilistico sono decisamente più contenuti nel periodo
successivo, dove si è assistito ad una brusca contrazione della domanda di autoveicoli
leggeri (LCV) rispettivamente attestatisi al 44% nel secondo trimestre e solo 3% nel terzo
trimestre. Ad ogni modo si prevede un ampliamento del mercato totale del 5% ed un
numero di vetture venduto atteso per il 2011 pari a circa le 770.000 unità. A tale riguardo
il dato delle vendite a maggio 2011 ha raggiunto quota 56.000 vetture incrementando del
100
39% e segnando la casa automobilistica Renault la più venduta nel mercato turco
(Renault detiene il 15.8% del mercato).
In riferimento alle case automobilistiche operanti in Turchia, l’italiana Tofaş- Fiat è
leader del mercato con una produzione di oltre 312 mila veicoli prodotti, segue la Oyak
Renault con 300 mila unità e l’americana Ford Otosan con 242 mila unità. La produzione
totale di vetture passeggeri e veicoli leggeri (mini bus, pullman) si aggira intorno a un
milione di unità. Tutte queste compagnie internazionali producono, in territorio turco,
auto destinate al mercato interno ed estero mediante società affiliate.
A conferma del buono stato di salute del settore automobilistico, si contano due principali
progetti di sviluppo: il primo, fortemente voluto ed ampiamente caldeggiato dal Primo
Ministro Erdogan, è un progetto che punta a realizzare un marchio automobilistico turco.
Il secondo, ma di certo non meno importante, è un piano di incentivi per le auto
elettriche. Entrambi i piani di sviluppo sono stati vagliati dal Consiglio di Coordinazione
Economica a gennaio 2011 che approvava la nuova strategia d'espansione settoriale con
l'obiettivo di fare della Turchia il centro principale della produzione automobilistica della
regione, oltre che base per ricerca e sviluppo settoriale.
Per quanto riguarda la realizzazione di una casa automobilistica “Made in Turkey” si
registrano richieste di incentivi statali per lo sviluppo delle attività da parte degli
operatori del settore in quanto convinti che un progetto di questo livello comporta dei
costi troppo elevati per essere affrontati senza un sostegno governativo. Si calcola infatti
che i costi di produzione di una linea automobilistica turca si aggirino intorno ai US$ 4
miliardi, cifra insostenibile per le società dell'industria automobilistica locale.
Il Ministro dell’Industria ha annunciato che le vetture saranno vendute al prezzo di
20,000 TL, al netto di incentivi statali e tasse, basando tale cifra su una produzione
stimata intorno alle 200,000 auto vetture prodotte annualmente. Le autovetture Made in
Turkey sarano quindi poste sul mercato ad un prezzo decisamente competitivo.
101
Nello specifico progetto di sviluppo infrastrutturale il Ministero dei Trasporti ha in
progetto di realizzare 12 nuove autostrade. L’obiettivo del piano consisterebbe nel
collegare la parte orientale del Paese con quella occidentale grazie ad un vero e proprio
sistema autostradale. Agli attuali 2.238 Km di autostrade si aggiungeranno altri 4.773
Km. La General Directorate of Highways, istituzione governativa che dal 1950 ha il
compito di costruire e gestire autostrade, strade statali e provinciali, ha sotto la sua
responsabilità 64.116 Km di rete stradale, di cui 2.100 Km sono autostrade, 31.303 Km
sono strade statali e 30.713 Km sono strade provinciali. Nel 2009 il totale delle strade di
nuova costruzione é stato di 16.235 Km in tutto il Paese. Nel 2010 sono stati costruiti
oltre 4.000 Km e sono stati aperti cantieri per altri 1.700 Km di autostrade a corsie
separate. (Taba/AmCham).
Tra i progetti in via di realizzazione vi è l’autostrada Istanbul-Izmir. Lo studio di
valutazione e fattibilità per la sua costruzione è stata ufficialmente assegnata ad una joint
venture italo-turca di cui fa parte la società Astaldi. Il progetto prevede la costruzione di
420 chilometri di autostrada e di un ponte sospeso di 3 chilometri, il secondo più lungo al
mondo. Il valore dell’intera opera è di circa 6 miliardi di dollari. La modalità di
finanziamento sarà il "Build Operate Transfer" (B.O.T.), evitando l’impiego di fondi
pubblici. Il nuovo collegamento garantirà una sensibile riduzione sia dei tempi di
percorrenza (dalle 10 ore attuali alle 4 ore e mezza), sia della lunghezza del tragitto con
una riduzione di circa 150 Km. Tale progetto è l’ennesima conferma della presenza
sempre più consistente di un’ampia gamma di ditte italiane nel programma
infrastrutturale turco, infatti la società Astaldi ha già costruito il tratto autostradale
Istanbul-Ankara.
L’Italia è risultata nel 2010 al primo posto nella lista dei Paesi che si sono aggiudicati il
maggior valore di commesse pubbliche turche, un dato che conferma la posizione di
eccellenza che l’Italia occupa nel panorama economico del Paese e che si accompagna
alla continua crescita del numero delle aziende italiane qui presenti (oltre 860) e
dell’interscambio commerciale
102
Altri progetti in via di realizzazione sono: Gezbe-Orhangazi-İzmir (421 Km); l’autostrada
del Nord Marmara (361Km); Ankara-Kırıkkale-Delice (120 Km);
Ankara-Izmir (549 Km); Tekirdağ-Çanakkale-Balıkesir (433 Km, che collegherà la
Tracia con la regione dell’Egeo); Aydin-Denizli-Antalya (345 Km, che collegherà
velocemente il Mar Egeo al Mar Mediterraneo); Sivrihisar-Bursa (202 Km) e infine
l’autostrada che collegherà il Caucaso con Istanbul.
A Istanbul é tuttora in corso, ad opera del consorzio italiano Astaldi, la costruzione
dell’Hălic Bridge che attraverserà l’insenatura del Corno d’Oro della riva europea del
Bosforo, collegando Topkapı a Galata. Il tracciato si estende per circa un chilometro,
consentendo il passaggio della nuova linea metropolitana Unkapanı-Yenikapı della città.
La nuova struttura, una volta ultimata, comporterà, tra l’altro, la realizzazione di un ponte
strallato in acciaio lungo 387 metri, oltre che di un ponte girevole di 120 metri per
l’attraversamento delle imbarcazioni. Sempre Astaldi si è aggiudicata la commessa per la
costruzione di una nuova linea di metropolitana che collegherà Kadikoi e Kartal, sulla
sponda asiatica del Bosforo. Tal progetto conferma l’importante penetrazione del colosso
romano delle costruzioni nel mercato turco. (www . astaldi . com 12 luglio 2011).
Tra i progetti stradali internazionali si ricorda che la Turchia ricopre un ruolo nevralgico
nell’ambito dell’Euro-Asian Transport Linkages (EATL), dato che 5 dei 16 tratti stradali
definiti in ambito di tale unione attraversano il territorio turco.
Il massiccio impegno del Paese nell’estensione della rete autostradale in questi anni si è
tradotto anche in una forte diminuzione degli incidenti stradali di circa 80-90%; 30-100%
dei feriti; 75-100% dei morti e 75-90% il numero dei veicoli accidentati.
In relazione al programma legato all'espansione del sistema automobilistico ad
alimentazione elettrica, invece, sono da sottolineare importanti passi avanti quale
l'inaugurazione nel mese di ottobre 2010 della prima stazione di rifornimento elettrico
nella città di Istanbul, e la ratifica di un accordo tra la principale compagnia energetica
turca, la Enerji, con la Renault, importantissima casa automobilistica francese, per la
103
produzione di veicoli dotati di motore elettrico. Le auto elettriche nate da questa
collaborazione hanno iniziato ad essere vendute all'inizio del 2011 e sono capaci di
un'autonomia media di 160 km, con un consumo pari ad 1/7 circa delle auto a motore a
benzina.
Dopo la prima inaugurazione di una stazione di rifornimento energetico si prevede di
istallare gli apparecchi di ricarica a partire dai parcheggi ISTPARK di Istanbul, oltre alla
creazione di altre stazioni in determinati quartieri della città.
A questo proposito bisogna specificare che sul mercato sono presenti tre tipi di carica per
auto elettriche: ricarica veloce, media e lenta. Le stazioni di carica veloce verranno
istallate in zone aperte al pubblico e potranno essere utilizzate solo in casi urgenti, mentre
le ricariche di routine verranno effettuate negli appositi parcheggi impiegando un arco di
tempo medio di 6-8 ore.
Come aspettative future si prevede inoltre l'adozione di possibili nuovi incentivi alla
rottamazione e un aggiornamento del sistema di tassazione autostradale tarato sulle
caratteristiche delle auto moderne. A tale ultimo proposito è da segnalare un'importante
iniziativa di privatizzazione della rete autostradale turca lanciata nel mese di dicembre
2010. Oggetto della gara sono stati i diritti di gestione di ben 2000 km di autostrade con
tratte principali Istanbul-Ankara, Izmir-Ceme e Antep-Urfa nel sud-est del paese. A
questo si aggiunge poi la gestione dei due ponti sul Bosforo. Si tratta di un progetto, con
aspettative di profitto pari a US$ 5-6 miliardi, volto ad individuare un unico
concessionario a garanzia di uniformità amministrativa, in particolare per l'ambito legato
al pagamento automatico dei pedaggi. I diritti di gestione avranno durata 25 anni e
riguarderanno non solo la riscossione dei pedaggi, ma anche quelli legati alla
cartellonistica pubblicitaria e sulle stazioni di servizio, lasciando inoltre la possibilità
all'amministratore di aprire nuovi punti di ristoro e di rifornimento. Ulteriore aspetto di
questo progetto riguarda l'onere di manutenzione a carico del gestore, operazione che si
stima potrà comportare costi attorno ai € 60 milioni (costi attuali sotto la gestione del
monopolio statale turco, tuttavia destinati a ridursi con la più efficace gestione garantita
104
dai privati). La manutenzione sarà sotto la sorveglianza della Direzione Generale per le
Autostrade del Ministero dei Trasporti (KGM).
Ulteriore aspetto legato al settore automobilistico turco è definito dagli impianti di
riciclaggio dei rottami delle vetture. Gli investimenti in questo ambito sono ad opera di
società private e si aggirano intorno ai US$ 20 milioni, per un'operazione di riciclo che
coinvolge circa 100.000 veicoli l'anno. In questa prospettiva ci si aspetta un incremento
del numero di impianti atti a quest'attività di recupero con ben 23 nuove strutture in
programma per il 2011. Da notare che intraprendere investimenti in questo settore
comporta margini di profitto che contribuiscono annualmente all'intera economia per
circa US$ 100 milioni, ma in aggiunta si tratta di un servizio che avvantaggia
direttamente anche le industrie interessate ad abbassare i propri costi di produzione
riacquistando materie prime di recupero dal processo di riciclo (ferro, acciaio, alluminio).
Rete Ferroviaria
Negli ultimi anni la Turchia ha cercato di sviluppare e diversificare la sua rete ferroviaria
a livello nazionale e internazionale. Dopo decenni di politiche finalizzate allo sviluppo
della rete autostradale, che avevano avuto come conseguenza una diminuzione del
trasporto ferroviario di merci e persone rispettivamente del -5% e -3%, il Ministro dei
Trasporti ha definito il sistema ferroviario come il settore del futuro.
Tre sono gli obiettivi del progetto di modernizzazione della rete ferroviaria: favorire
l’incontro tra il pubblico turco e i treni ad alta velocità costruendo nuove linee;
rimodernare le linee esistenti; snellire l’apparato burocratico della Turkish State Railways
(TCDD).(www . mt . gov . tr )
Tra i progetti in costruzione si ricorda il Marmara Project che prevede un collegamento
ferroviario tra la sponda europea di Istanbul con quella asiatica (Halkalı-Gezbe)
attraverso un tunnel sottomarino. La lunghezza prevista sarà di circa 76 km, di cui 1,4 km
105
sommersi. Tale tunnel consentirà un flusso di 4 milioni di utenti al giorno e un
collegamento permanente tra Europa e Asia. Il Marmara Project, uno dei progetti
infrastrutturali più ambiziosi al mondo, ridurrà non solo il traffico cittadino di Istanbul
ma influenzerà anche lo sviluppo della città e della regione.
Nel 2008 la Turkish State Railways (TCDD) ha registrato un incremento nel trasporto di
merci (+43%, con 23 milioni di tonnellate) e di passeggeri (+10%, con 81 milioni di
persone). L’obiettivo della TCDD per il biennio 2010/2012 è quello di trasformare il
sistema ferroviario nel principale mezzo di trasporto passeggeri e merci. (www.tcdd.gov.tr).
Tra le linee ferroviarie ad alta velocità in fase di costruzione si ricorda quella di Ankara-
Istanbul. La fase iniziale del progetto (Ankara-Eskişehir) è stata completata ed è in
funzione. La costruzione dell’ultima tratta (Eskişehir-Istanbul) si prevede che entrerà in
servizio entro il 2013. La linea ad alta velocità Ankara-Konya a livello di infrastrutture è
quasi pronta mentre a livello di sovrastrutture i lavori continuano, si aspetta l’apertura
dell’intera linea per il 2010. Si tratta di una linea molto importante dato che attualmente
sulla tratta Ankara-Konya il collegamento stradale di 258 Km è molto più usato rispetto
alla odierna linea ferroviaria lunga 687 km. La linea Ankara-Sivas entrerà in servizio
entro il 2014.
Tra i progetti ferroviari a livello internazionale si ricorda quello che prevede un
collegamento tra la Turchia e la Russia attraverso l’Ucraina e il Medio Oriente. Si tratta
di un trasporto combinato con un servizio di traghetti tra il porto di Samsun in Turchia e
quello russo di Kavkaz. L’obiettivo di tale progetto, che costerà 10 milioni di TL, è
quello di spostare le operazioni di import/export tra la Turchia e la Russia verso il
trasporto ferroviario. La Turchia fa parte anche del Corridoio Meridionale del Sistema
Integrato ferroviario trans-atlantico (Trans-Asian Railway,TAR). Una volta completato
tale corridoio permetterà di viaggiare dalla Thailandia e la provincia cinese del Yunan
verso la Turchia.
l Ministro dei Trasporti Binali Yıldırım ha affermato a febbraio 2011 che uno dei progetti
più ambiziosi della Turchia è l’incremento fino al 2023 della presente rete ferroviaria da
11 mila km a 30 mila. Si tratta di un progetto molto ambizioso e allo stesso tempo molto
106
ampio, che includerà la ristrutturazione delle Ferrovie Statali Turche (TCDD)
definendone la separazione tra la gestione del trasporto ferroviario, da quella delle
infrastrutture, oltre ad una chiara apertura del settore alla competizione in linea con i
principi comunitari.
Il monopolio statale che caratterizza attualmente il sistema ferroviario turco, non ha
tuttavia impedito l'effettuazione di investimenti, stanziando negli ultimi 10 anni
finanziamenti in crescita di ben oltre le 40 volte. Per l'anno 2011 sono stati messi a
bilancio delle ferrovie turche più di € 1,5 miliardi per far fronti ad investimenti nel
trasporto ferroviario, di cui circa € 400 milioni destinati alla ristrutturazione delle linee
già esistenti, circa € 430 milioni per lo sviluppo delle linee ad alta velocità, circa €180
milioni volti all'acquisto e alla ristrutturazione del materiale rotabile, e circa € 150
milioni, pari al 10% dello stanziamento, destinati al segnalamento e all'elettrificazione
della rete ferroviaria turca poiché allo stato attuale ben il 70% è ancora sprovvista di
segnalamento.
Grazie alle linee ad alta velocità, non solo per il trasporto di merci ma anche di
passeggeri, la quota delle ferrovie all’interno dei trasporti passerà dal 2 al 27% con il
completamento delle infrastrutture. Per questo progetto sono già in corso di realizzazione
1.311 km di linea a doppio binario su 2.622 km a bilancio.
Per quanto riguarda le tratte ferroviarie convenzionali, negli ultimi sette anni sono stati
rinnovati oltre 5000 km di linea, mentre ulteriori 1300 km saranno ristrutturati nel corso
del 2011. in questo ambito è da sottolineare che ulteriori gare relative all'elettrificazione
ed al segnalamento saranno emanate nel corso del prossimo biennio, in particolare per
quel che riguarda la regione dell'Anatolia sud-orientale dove, per consentire il
completamento di alcune dighe attualmente in corso di realizzazione, sarà necessario
spostare un'intera linea ferroviaria che altrimenti sarà sommersa dall'acqua delle dighe.
Tra gli ulteriori obiettivi da portare a termine entro il 2023 (anno del centenario della
Repubblica Turca) le autorità turche hanno dato priorità al raggiungimento di oltre
25.000 km di linee ferroviarie a doppio binario (delle quali più di 10.500 km destinate
all'alta velocità, 11.000 km di linee convenzionali da ristrutturare e quasi 4.000 km di
107
linee convenzionali da realizzare ex novo), al completamento del segnalamento e ad un
forte potenziamento del materiale rotabile (dalle 19.310 unità attuali alle 51.104
auspicate).
Le nuove linee ferroviarie, gran parte delle quale ad alta velocità, che verranno costruite
sono le seguenti:
Edirne-İstanbul
Adapazarı-İstanbul
Ankara-İzmir
Sivas-Kars
VanGölüKuzeyGeçiş
Samsun-Fatsa
Şanlıurfa-Mürşitpınar
Adapazarı-Karasu,Ereğli,Bartın
Bandırma-Bursa-AyazmaOsmaneli;Ayazmaİnönü
Dinar-Denizli-Aydın
Kars-Iğdır-Aralık-Dilucu
Bandırma-İzmir
Eskişehir-Antalya
Konya-KaramanUlukışla-Mersin
Kırıkkale-Çorum-Samsun
Trabzon-Erzincan
Erzincan-Muş
Aydın-Güllük Liman Bağlantısı
Settore Aviazione Civile
108
Il settore dell'Aviazione Civile è un settore in continua espansione. Risulta infatti che il
traffico aereo è in continuo aumento, con una media di 70 milioni di passeggeri in arrivo
o in partenza dagli aeroporti turchi (di cui un buon 30% ha transitato per il solo aeroporto
Ataturk di Istanbul). Nello specifico si registra un numero dei passeggeri del 17.5%,
seguito da un incremento anche nel ramo aereo-commerciale con + 16% in movimenti
(febbraio 2011). Il dato è rilevante non solo perché in periodo di bassa stagione, ma
perché tale aumento ha interessato sia i passeggeri stranieri (+ 12.7%) che quelli turchi (+
9.8%).
Segno positivo anche per il traffico aereo interno con un aumento del 14.4% nel primo
trimestre del 2011 rispetto al dato dell'anno precedente, con un totale di circa 11 milioni
di passegeri. Le stime a riguardo ipotizzano che per soddisfare la vertiginosa domanda di
voli interni saranno necessari ulteriori 277 aeroplani entro il 2028, per un valore
complessivo di circa US$ 28.3 miliardi. In tal modo si ipotizza un incremento del traffico
aereo interno dell'1% annuo per i prossimi 20 anni.
Anche la compagnia di bandiera turca, la Turkish Airlines (THY) ha registrato negli
ultimi anni un tasso di crescita nel numero di passeggeri (incremento dovuto anche
all'aumento della capacità della flotta) e portandosi al 3° posto nella classifica tra le
compagnie aeree europee che hanno registrato i più elevati tassi d'incremento passeggeri.
Nello specifico il numero dei passeggeri nel traffico aereo nazionale nel 2010 ha
raggiunto i 14 milioni, mentre nel traffico estero ha toccato i 15.5 milioni. A tale
proposito l'obiettivo della compagnia, secondo quanto riferito dal suo amministratore
delegato, è quello di raggiungere quota 40 milioni di passeggeri entro il 2013.
Per comprendere ulteriormente l'evoluzione della compagnia turca non bisogna trascurare
il fatto che da quando la sua amministrazione è stata aperta al settore privato, la quota di
stato si è progressivamente ridotta sino a raggiungere il livello di 49.12%, mentre la flotta
è stata incrementata di ben 164 aeroplani; nel 2010 il profitto della Turkish Airlines ha
raggiunto i US$ 191 milioni.
109
Sul piano tecnico e di manutenzione, il settore dell'aviazione civile, attraverso la Turkish
Technic (una delle principali compagnie di riparazione e manutenzione aerea della
regione), ha sviluppato tecnologie di ottimo livello e accresciuto gli standard di sicurezza
e gestione nell'hub internazionale di Istanbul grazie al centro di manutenzione e
riparazione aereo situato all'interno dell'aeroporto stesso. Obiettivo per il futuro è quello
di realizzare un centro analogo anche nel secondo aeroporto della città: Sabiha Gokçen
International Airport Istanbul.
Nell’ultimo trimestre del 2011 è stto inoltre ufficialmente annunciato il bando di appalto
per la costruzione dell’Aeroporto Regionale di Çukurova, che sarà situato tra le località di
Mersin e Adana, sulla parte orientale della costa mediterranea del Paese, che servirà
soprattutto a migliorare la viabilità turistica della regione.
Settore Marittimo
Per quanto riguarda le infrastrutture portuali vi è in programma la costruzione di nuovi
porti commerciali nel Mar Mediterraneo, Mar Egeo e Mar Nero che saranno collegati
tramite ferrovia e reti stradali ai grandi poli commerciali del Paese. Verranno costruiti
inoltre porti nelle zone a vocazione turistica.
Nel corso del 2010 ben l'89% dei traffici d'importazione e d'esportazione del mercato
turco è stato trasportato per mezzo di idrovie, di cui 284.567.223 tonnellate per mezzo di
cargo e 4.869.216 tonnellate servendosi di container. A questi dati si aggiungono quelli
relativi al trasporto settoriale passeggeri che ha visto oltre 1.719.000 persone transitare
per i porti della Turchia con oltre 322.000 veicoli al seguito.
Dei 176 porti attivi lungo le coste della Turchia se ne contano 15 di proprietà dello stato,
17 a gestione municipale, e i restanti 144 ad amministrazione privata.
La capacità dell'intera flotta, circa 1.565 unità, sotto il controllo turco è di 18 milioni di
portata lorda per nave (DWT), di cui 8 milioni per le imbarcazioni battenti bandiera turca
e i restanti 10 per imbarcazioni appartenenti a flotte battenti bandiera straniera.
110
Le relazioni settoriali con l'Italia sono molto intense ed in aumento dal 2009 sia per
quanto riguarda le importazioni che le esportazioni. Porti di riferimento sulle coste
italiane in questi scambi sono i porti di Trieste e quello di Venezia. Quest'ultimo risulta
strategico per collegamenti multi-modali via terra e fluviali, diramando il commercio in
tutta Italia e verso il resto dell'Europa. Sono infatti 8.3 milioni le tonnellate che sono
transitate nel solo 2009 per questo porto e verso tutta Europa.
Sull'altro versante (quello turco), tre sono i porti rilevanti per l'interscambio con l'Italia:
Istanbul, Cesme e Mersin. Il primo vanta buonissime connessioni con le reti stradale e
ferroviaria, collegandosi anche con il corridoio IV delle reti di trasporto trans-europee
(TEN-T). Inoltre questo porto risulta essere il più grande snodo commerciale della
regione per lo smercio estero, unico in grado di operare in maniera effettiva ed efficace. Il
secondo, Cesme, gode di buone attrezzature ed è il principale porto turistico della
Turchia, con una posizione geografica strategica in quanto si affaccia diretto nel Mar
Egeo, e quindi all'Europa. Anche per questo tale porto può consentire l'attracco solo ad
alcune tipologie di imbarcazioni quali navi da crociera o traghetti. Il terzo, Mersin, è
situato sulla costa del mediterraneo ed è per questo il principale sito internazionale per
quanto concerne gli scambi con il Medio Oriente, il Nord Africa, l'Europa Mediterranea,
la Federazione Russa e le Repubbliche dell'Asia Centrale.
Il settore marittimo risulta dunque in buona salute, posizionandosi al 16° posto mondiale
per numero di flotta, ma per continuare a contribuire sull'economia del paese in maniera
più incisiva di quanto già non stia facendo, e per massimizzare ancora di più la propria
caratteristica di essere un paese largamente bagnato dal mare, l'obiettivo per il futuro sarà
quello di scommettere sul trasporto multi-modale, migliorando le linee intermodali
esistenti, e realizzandone di nuove.
Settore meccanico
111
In Turchia, l'industria meccanica richiede più manodopera che capitali e, in base alle
previsioni, il futuro non condurrà a cambiamenti. La forza lavoro immediatamente
disponibile nel paese è un elemento essenziale per lo sviluppo e il benessere dell'industria
meccanica, dal momento che garantisce la competitività grazie a un basso costo del
lavoro e dei servizi di progettazione. Tuttavia l'efficacia nel rientro dei costi di entrambi
gli ambiti non consente all'industria meccanica turca di conquistare i primi posti a livello
internazionale. In tal senso, il vantaggio del comparto meccanico turco risiede nella
politica delle aziende di riunire al proprio interno competenze, strategie e prodotti
differenti in modo da raggiungere una posizione di forza a livello tecnologico
sull'industria in generale.
L'armonizzazione della legislazione dell'Unione Europea e il processo di adesione della
Turchia hanno reso impellente la necessità di ottenere le certificazioni necessarie in
materia di sicurezza e compatibilità. Dal mese di luglio 2010, quattro istituzioni nazionali
turche hanno ricevuto la qualifica di organismi notificati per verificare che i produttori
meccanici nazionali rispettino gli standard stabiliti dall'Unione Europea.
A gennaio 2011 il tasso di utilizzo del settore "meccanico in generale e della produzione
di attrezzature" ha registrato una crescita del 7,8 % per un valore complessivo pari al 63,2
% a giugno 2010. Sempre a giugno, il suddetto tasso ha riportato un incremento del 14,8
% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo il 72,2 %.
In occasione del centenario della Turchia, che verrà celebrato nel 2023, all'industria
meccanica sono stati attribuiti obiettivi importanti in materia di esportazioni. Perché il
volume delle esportazioni raggiunga cento miliardi di dollari, conquistando così una
quota pari al 2,3 % del mercato globale, il settore dovrà registrare un tasso di crescita
annuale composto (CAGR, Compound Annual Growth rate) del 17,8 % fino al 2023.
Entro questa data, la quota turca delle esportazioni in ambito meccanico non dovrà essere
inferiore al 18 %.
112
Il comparto dell’automotive turco pare vivere un anno di eccezionale crescita, dovuto alla
spinta data dagli incentivi governativi per l’acquisto di nuovi veicoli, e grazie anche ad
un miglioramento delle performance internazionali del settore automobilistico, cresciuto
del 6% nel secondo trimestre del 2011 (dati forniti dall’Unione degli Esportatori di
settore).
Pare infatti che sia la crescita interna che la domanda esterna abbiano elevato il settore
dell’automotive a rango di uno dei più importanti dell’economia turca, nonché parte
fondamentale dell’export con una quota di circa il 15% sulle esportazioni totali del paese.
La produzione di veicoli è aumentata del 14% dal 1o semestre 2010 allo stesso del
corrente anno, la domanda interna è cresciuta del 54% sempre nello stesso periodo.
Settore Tessile ed abbigliamento
L’industria tessile è uno dei più importanti settori dell'economia turca in termini di PIL,
occupazione ed esportazioni, uno dei comparti in continua e vorace espansione. La quota
113
di questo settore nel PIL del Paese è di circa il 10% mentre la quota di occupazione nel
totale degli occupati nel paese è del 20%.
Il settore tessile turco è in grado di competere nei mercati internazionali in termini di
qualità e quantità dei prodotti. La Turchia è il quinto produttore al mondo di cotone (con
900.000 tonnellate di produzione annuale) e rientra tra i primi dieci Paesi nelle
manifatture di abbigliamento in lana, tappeti, fibre e filati sintetici in poliestere e in
poliammide. Con l'abolizione delle restrizioni commerciali con l'Unione europea,
avvenuta dopo gli accordi doganali siglati nel 1996, la Turchia è diventata il secondo
fornitore di abbigliamento dei paesi comunitari dopo la Cina e il sesto fornitore dell'Italia,
anche se il Paese sta conquistando via via posizioni di mercato sempre pià solide.
Piú di 35.000 aziende operano nel settore tessile e dell’abbigliamento, l’80% di queste
sono tra le maggiori aziende turche. Il volume della produzione annuale di entrambi i
settori superano i 30 milioni di dollari. La quantitá totale delle esportazioni dei settori in
questione ha superato i 22 milioni di dollari nel 2007, ovvero il 20% delle esportazioni
totali. Nello specifico, i comparti denim, pelletteria e calzature sono i più affermati e
stabili, con una presenza massiccia e incontrastata sui mercati internazionali.
Altri comparti di traino del tessile sono i tappeti e filati per la casa (entrambi al quarto
posto mondiale in termini di esportazioni).
Nel 2010 il valore totale delle esportazioni di capi d’abbigliamento è stato di 12.3
miliardi di dollari, maglieria basica e capi semilavorati hanno pesato per il 62 % della
bilancia totale, in testa le esportazioni di maglie, capispalla, biancheria intima e
abbigliamento per neonati. Battuta d’arresto invece per capi più elaborati come cravatte,
vestiario anti-infortunistico e altri accessori.
Il settore tessile ha risentito molto della crisi economica: nel primo semestre del 2009 la
produzione è calata del 25,8%, con la chiusura di oltre 2000 aziende con 150.000
disoccupati. La profonda crisi strutturale del comparto ha portato alla chiusura dal 2003
al 2008 di oltre 40.000 imprese legate al mondo dell’abbigliamento e tessile. Nel 2009 le
esportazioni sono tornate ai livelli del 2004 sfiorando i 12 miliardi di dollari. La crisi
potrà generare da un lato una forte ristrutturazione dell'intero comparto spingendo le
114
imprese meno efficienti fuori dal mercato, mentre altre potranno beneficiare di un
necessario cambio di rotta più rivolto alla qualità, marketing, brandizzazione ed export.(ice.Istanbul, 3 luglio 2009).
L’obiettivo che il Paese si pone entro il 2023 è raggiungere i massimi livelli di
produzione tessile mondiale con un ricavo di 80 miliardi di USD, di cui ¼ derivata dal
comparto tessile non lavorato o semilavorato.
I mercati tradizionali di sbocco del Made in Turkey sono la Germania, l’Olanda, il Regno
Unito, l’Italia, gli Stati Uniti e il Giappone, anche se questi hanno fatto registrare drastici
cali degli ordinativi ed a breve non si segnalano inversioni di tendenza del trend. Secondo
l'ITKIB (Associazione degli esportatori di Istanbul di prodotti tessili ed abbigliamento)
sono giunti in Turchia numerosi prodotti tessili di bassa qualità di provenienza asiatica
per sostituire i prodotti locali di prezzo più elevato, sintomo che sarà un problema anche
per la Turchia fronteggiare la concorrenza asiatica dei beni di largo consumo-bassa
qualità.
Le principali città leader nella produzione tessile sono Izmir, Bursa, Ankara, Denizli,
Gaziantep, Kaiseri, Tekirdağ e Adana, mentre Istanbul è diventata un centro di moda
all’avanguardia grazie agli investimenti stranieri e locali degli ultimi anni.
Numerose fiere di settore sono organizzate (Texpo Eurasia e International Istanbul Yarn
Fair) al fine di accogliere, indirizzare e stimolare la presenza straniera nelle manifatture
del Paese, rappresentando un ottima occasione per attirare capitale estero e stabilire
contatti commmerciali.
Le categorie merceologiche che quindi sono più sviluppate in termini di export e che
possono maggiormente interessare il business italiano sono manifatture tessili finite di
fascia medio alta, pelletterie e arredo casa.
Pelletteria
115
Forte di una secolare tradizione ma al contempo di una tecnologia avanzata, l’industria
della pelle in Turchia è conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti di design, qualità e
prestigio.
Gli sforzi per modernizzare l’industria del pellame sono iniziati negli anni ‘70 anche se i
reali miglioramenti arrivarono verso la metà degli anni ‘80, perseguendo una parabola di
crescita fino ai giorni nostri. Oggi la produzione è in linea con gli standard tecnici
internazionali e con le politiche di produzione eco-compatibili; oggi circa il 90% della
produzione è conforme agli standard sanitari e ambientali occidentali.
Ci sono circa 1500 aziende nel settore turco del pellame le quali impiegano 23000
persone , sono principalmente collocate tra Istanbul, Bursa, Tekirdağ e Bolu; tuttavia è a
Zeytinburnu ( a Istanbul) il cuore del mercato turco della pelletteria di ogni genere e
provenienza.
Il progresso tecnologico che fa della pelletteria uno dei settori di spicco dell’economia
del paese, sta crescendo rapidamente tanto da esportare la sua stessa tecnologia. I
macchinari e i componenti chimici richiesti per a lavorazione sono per il 90% di
provenienza interna piuttosto che estera.
Le esportazioni di prodotti in pelle può sembrare modesta se si considera che si aggira
intorno all’1% dell’export totale nazionale, ma il dato si raddoppia se sono considerate
anche le vendite dirette ai turisti. I paesi in cui ci sono maggiori flussi di esportazioni
sono i vicini paesi della CSI e la Russia, ma negli ultimi anni anche il peso di paesi
europei ha pesato sulla bilancia commerciale turca. Nello specifico sono Germania e
Francia ad importare circa il 33% della pelletteria in uscita dal paese.
Settore Immobiliare- Real Estate
Il settore immobiliare turco ha registrato un notevole sviluppo soprattutto negli ultimi
dieci anni. Si prevede che il biennio 2010/2012 sarà un periodo d’oro dato che la Turchia
116
in tal settore ha ottenuto per il 2009 un profitto del 40%, mentre il resto d’Europa ha
fluttuato intorno ad un 5% di crescita. (www.nourgroupturkey.com)
Diverse sono le ragioni per avvicinarsi al settore immobiliare turco con una prospettiva di
lungo periodo che vanno al di lá dell’attuale congiuntura economica negativa. Come
candidato membro dell’UE, la Turchia é una delle nazioni più grandi in Europa, con una
popolazione giovane e dinamica. L'ingresso di attori globali nel mercato immobiliare
turco sta aumentando la competitività del settore, mentre le numerose fusioni e
acquisizioni in corso agevolano l'espansione del settore e i tassi di crescita globali. Le
riforme legislative introdotte dalla Turchia, nell'ambito del processo di adesione all'UE,
hanno reso ancora più semplici e vantaggiosi gli investimenti nel mercato immobiliare.
Gli emendamenti apportati alla legge sul Registro Immobiliare, il disegno di legge sulle
ipoteche e la modifica delle leggi sulle imposte sono stati adottati per stimolare la
competitività del settore immobiliare.
Oggi l’interesse degli investitori stranieri non é limitato solo alle abitazioni delle zone più
turistiche del Paese (Costa Egea e Antalya), acquistate da inglesi, tedeschi e russi, ma si
sta orientando sempre più verso i grandi investimenti immobiliari e lo sviluppo
immobiliare di intere aree dei centri più importanti del paese. Istanbul, Smirne e Ankara
attraggono i principali gruppi immobiliari stranieri o da importanti fondi di investimento
delle principali banche d’affari mondiali. Morgan Stanley, Credit Suisse, Credit
Lyonnaise, UBS, CAIB, SWIP, Deutsche Banks si sono dimostrati i più interessati allo
sviluppo del mercato immobiliare turco. Vi è una massiccia presenza anche delle holding
dei paesi del Golfo Arabico: la Samadubai ha mostrato forte interesse al mercato
immobiliare turco programmando ingenti investimenti nel settore.
Gli investimenti stranieri hanno ricevuto un colpo d’arresto nel gennaio del 2008 quando
una sentenza della Corte Costituzionale di Ankara ha bloccato la vendita di proprietà
immobiliare agli stranieri in Turchia. In tal modo è stata sospesa l’efficacia dell’articolo
35 della legge sul catasto, che attribuisce a persone fisiche e giuridiche straniere il diritto
di acquisire beni immobili sulla base del principio di reciprocità e di limiti territoriali e di
scopo ben definiti. Molte le preoccupazioni espresse dalla realtà imprenditoriale turca e
117
di alcuni investitori esteri operanti nel Paese, i quali hanno temuto che tali impedimenti
normativi potessero incidere negativamente sullo sviluppo economico del Paese, in un
momento di riduzione della liquidità finanziaria. Dopo tre mesi questo vuoto legislativo è
stato sanato dal Parlamento con l’approvazione di una nuova normativa che garantisce a
persone fisiche e giuridiche straniere di acquistare fino ai 10% dell’intera porzione di
terreno edificabile presente in ciascuna provincia del Paese. Tuttavia rimane in vigore un
regime di deroghe (limiti territoriali e di scopo) ben definito, in virtù del quale specifiche
restrizioni sono previste per siti di rilevanza strategica; dall’utilizzo degli stessi per scopi
militari, per la costruzione di infrastrutture pubbliche o per motivi di tutela del patrimonio
culturale.
La capitale economica Istanbul rappresenta il 12% del mercato immobiliare totale, anche
se parte degli investitori stranieri si indirizza verso la costa mediterranea tra Antalya e
Bodrum. Dei 78.000 possidenti di case stranieri in Turchia, i cittadini inglesi sono in testa
seguiti dai tedeschi, in maggioranza turchi-tedeschi. (www . todayzaman . com 12/01/2009)
Nell’ultimo trimestre del 2009 sono state vendute 116.000 case, con un aumento del
25,2% rispetto allo stesso periodo del 2008 durante il quale sono state vendute 93.000
case. Il notevole aumento registrato nel 2009 è dovuto sia alle basse vendite registrate nel
2008 sia ai tagli dei tassi di interesse. Il totale delle case vendute nel 2009 è stato di
532.000, +24,5% rispetto al 2008 che ha registrato un totale di 427.000 case vendute.
La richiesta di uffici e aree logistiche e industriali è aumentata in linea con la crescita del
numero di aziende globali e locali. Se a livello mondiale nel 2009 si è registrato un
diminuzione degli affitti degli uffici di circa il 10%, Istanbul ha mostrato una tendenza
inversa con un aumento del 9%, collocandosi tra le prime cinque città al mondo. L’affitto
medio di un ufficio a Istanbul è di 77,44 $ a metro quadro o 47,46 € metro quadro al
mese, ponendosi al diciannovesimo posto nella lista degli affitti degli uffici più alti.
(www . hurriyetdailynews . com 2/12/2009).
Gli investimenti diretti esteri nel settore dell’immobiliare sono impennati negli ultimi
anni, portando la Turchia tra le principali destinazioni degli immobiliaristi europei e
118
sauditi. Nel secondo quarto del 2011 gli investimenti immobiliari esteri in Turchia hanno
raggiunto i 200 milioni di dollari, risultato incoraggiante dopo quasi 24 mesi di decrescita
degli investimenti.
Inoltre la quota totale di vendite immobiliari a stranieri nel secondo quarto del 2011 ha
raggiunto 781 milioni di dollari. L’Associazione delle Società di Investimento
Immobilare (GYODER) ha confermato che tal dato è quasi doppio rispetto al primo
quarto, confermando in tal senso le forti previsioni al rialzo che gli analisti avevano
annunciato.
Nel secondo quarto del 2011 gli investimenti del settore immobiliare destinato a uso
industriale o commerciale sono aumentati, grazie probabilmente alla spinta di tutta
l’economia del paese. L’offerta nel mercato degli uffici e dei centri commerciali ha
trovato una adeguata domanda che ha assorbito sufficientemente il settore. Anche per
quanto riguarda i permessi per costruzioni industriali le recenti misure governative hanno
permesso maggiori investimenti.
Tuttavia il mercato dello spazio per la logistica risulta stagnate per tutto il 2011,
considerato che il numero dei magazzini affittati per lo stoccaggio merci non è aumentato
dal primo quarto del 2011 e già allora non copriva la domanda crescente.
Le licenze per la costruzione di edifici destinati a uso commerciale hanno permesso nel
secondo quarto del 2011 di pianificare la costruzione di oltre 1 milione di mq di superfici
Altra sfumatura interessante del settore immobiliare- edile è il comparto ristrutturazioni
che negli ultimi anni ha cominciato a farsi preponderante visti i forti rischi sismici che
caratterizzano l’Anatolia. E’ stata recentemente pubblicata la notizia che il numero degli
edifici che nei prossimi 20 anni andrebbero restaurati e consolidati sono otto milioni e,
secondo stime del TIM-FED (Federazione Nazionale dei Costruttori Edili), su un totale di
19 milioni di edifici esistenti circa il 50% non sarebbe stato costruito secondo gli standard
di sicurezza in vigore. Un vasto piano di ristrutturazioni edilizie potrebbe portare a un
introito di 28 milioni di Lire turche all’anno e creare un milione di nuovi posti di lavoro,
oltre a stimolare dei settori accessori come quello del cemento, del ferro e del mobile.
119
Settore Edile
Il settore edile turco è un settore in continua espansione, sia per quanto riguarda i progetti
di costruzione interni alla Turchia, sia in ambito internazionale con ditte turche
impegnate in progetti all’ estero. Non solo l’espansione del settore costruttivo ha varcato
le soglie della frontiera turca ma ha anche stimolato lo sviluppo della produzione dei
materiali da costruzione, il settore estrattivo, il settore dei servizi ingegneristici e del
settore macchinari per l’edilizia. Oggi la Turchia vanta le capacità di poter costruire da
sola: dighe, ponti, strade, centrali idroelettriche, impianti industriali, aeroporti e scali
portuali, complessi petrolchimici e raffinerie, grandi opere pubbliche.
In realtà nel settore costruttivo ci sono molte joint-venture con imprese straniere, molto
spesso italiane.
Ulteriore incremento settoriale si registra nella produzione di cemento che a fine 2010 fa
segnare un dato di crescita del + 16%. Nello specifico si segnala che circa il 24% della
produzione totale del cemento turco è destinato all'esportazione (aumentate in questo
ambito del 10% nell'ultimo anno) mentre il restante 76% è rivolto allo sviluppo edile del
paese che fa registrare un'aumento della domanda e delle vendite al 16.7%.
Le regioni che fanno segnare un maggior incremento della domanda del cemento ed una
relativa crescita del settore edile sono quelle del Mediterraneo (+ 37.14%) e dell'Anatolia
Orientale (+ 35.14%).
Sempre in relazione allo sviluppo edile del paese si registra un'importante operazione di
condono realizzata a marzo 2011. Ci si riferisce alla possibilità di riscattare abitazioni
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realizzate in zone del demanio statale, originariamente foreste e boschi, che
complessivamente è stato stimato comprendano un'area pari alla superficie dell'intera
isola di Cipro. I costi dei condoni varieranno in base al singolo caso su una scala di
caratteristiche e sulla posizione dell'immobile. Sarà ad ogni modo possibile rateizzare i
pagamenti per rendere a norma le costruzioni in cinque rate.
Ulteriore aspetto legato al settore edile turco è legato alle conseguenze dirette che le crisi
politiche in Nord Africa stanno determinando dai primi mesi del 2011. In questa regione
operano oltre 200 imprese edili turche impegnate in numerosi progetti per un valore
totale di circa US$ 15 miliardi. In particolare i disordini in Libia hanno intaccato i forti
interessi che la Turchia stava curando nel paese africano che rappresenta il primo mercato
estero di sbocco di Ankara con oltre 300.000 turchi presenti allo scoppio della crisi sul
suolo libico. Tuttavia il Ministro per il Commercio Estero rassicura che non appena la
situazione si sarà calmata, le aziende turche faranno ancora di più di quello che hanno
fatto fino ad oggi.
Settore Minerario -Estrattivo
Il settore minerario è uno dei principali settori che forniscono e sostentano la domanda
interna di materie prime per l’industria e i consumi privati. Questo vale sia in termini di
quantità che di varietà, in quanto, escludendo petrolio e carbone, sul territorio turco ci
sono 53 tipi di minerali e metalli estraibili e sfruttabili, nonché 4500 depositi minerari.
La Turchia ha una gamma relativamente ampia di riserve minerarie, ma negli ultimi
anni le industrie estrattive hanno contribuito al PIL per poco più dell’1%. Il paese
possiede circa il 75% delle riserve di boro, la maggior parte del quale viene esportata; la
121
Eti Maden, di proprietà statale, ne detiene il monopolio, mentre la presenza dello Stato,
in altri settori minerari non energetici, è stata ridotta al minimo attraverso la
privatizzazione delle miniere di cromo, rame ed argento e della società di lavorazione
dell’alluminio (Seydisehir).
Una notevole industria dei materiali da costruzione e importanti società di lavorazione
della ceramica e del vetro hanno aiutato a generare la domanda di aggregati di base ed
altri minerali industriali. Le pietre grezze sono diventate i più importanti prodotti
minerari esportati, al primo posto è il marmo seguito da cromite, rame, magnesite,
minerali, concentrati di zinco e feldspato.
La Turchia è uno dei paesi più ricchi al mondo per: boro, fedspalto, marmo, barite,
celestina, smeriglio, calcare, magnesite, perlite, pomice, rame e cromite.
Il settore ha registrato nel primo trimestre del 2011 un importante incremento degli
impieghi segnando un tasso di crescita pari al + 7.2% rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente. Allo stesso tempo si registra in questo ambito anche un aumento nel
numero di ore lavorative che sono aumentate del 6.4% rispetto al 2010.
L’industria dell’acciaio e del ferro è la dodicesima per grandezza a livello mondiale, con
una capacità produttiva di 23 milioni di tonnellate. Essa è costituita da pochi stabilimenti
di grosse dimensioni, realizzati dallo Stato ed in parte privatizzati, e molti piccoli forni
privati ad arco voltaico. Le esportazioni sono costituite principalmente da profilati, in cui
la Turchia è più che autosufficiente; mentre vengono importati minerali di ferro, ferro di
scarto ed alluminio. Il settore della petrolchimica e della raffinazione del petrolio è
concentrato ad Izmir (Smirne), lo Stato ha un ruolo dominante ma è in corso un processo
di privatizzazione con la vendita del 51% della
principale azienda del settore,mentre la distribuzione petrolifera è nelle mani di privati.
Il paese è leader mondiale trasformazione del boro, un importante elemento chimico
utilizzato in vari settori industriali come tessile, tecnologico e nucleare di cui Ankara
122
possiede la gran parte delle riserve mondiali e la cui produzione per i prossimi tre anni è
già stata venduta.
Quest’anno la produzione raggiungerà 1,9milioni di tonnellate e il Ministro dell’Energia
e delle Risorse Naturali, Taner Yildiz, si aspetta ricavi per circa 800 milioni di Lire
turche.
Gli obiettivi di produzione indicano quota 3,4milioni di tonnellate per il 2015 e
5,5milioni di tonnellate nel 2023. Ankara esporta il 97% della sua produzione del
minerale, di cui controlla i 47% del mercato mondiale, che vale complessivamente
2miliardi di dollari.
Il ruolo delle esportazioni in questo mercato è fondamentale e i maggiori acquirenti del
prezioso elemento sono la Cina, i paesi del D8 e alcuni paesi europei seppur in quote
minori.
Sottolineando come la Turchia ha incrementato di 5 volte la sua capacità produttiva negli
ultimi 8 anni, Yildiz ha affermato che la vendita di tutto il boro è assicurata per i prossimi
tre anni e che il settore rimane uno dei più strategici per l’industria estrattiva turca.
Settore Mobiliero
L’industria del mobile in Turchia sta registrando una forte evoluzione: da struttura
artigianale sta passando ad una produzione di massa. Il miglioramento della situazione
economica del paese, l’innalzamento del potere di acquisto delle famiglie e soprattutto
l’aumento del numero dei matrimoni (circa 600.000 ogni anno) sono fattori importanti
che producono un innalzamento della domanda di mobili.
Secondo la MOSDER (Associazione dei Produttori Turchi di Mobili) sono attive nel
paese 29.346 imprese produttrici di mobili con 500.000 dipendenti. Anche se operano
123
alcuni produttori di grande serie, l’attività è ancora distribuita fra imprese di piccole e
medie dimensioni (circa il 90% delle imprese). (ice.istanbul, 27 gennaio 2009)
In particolare si specifica che queste piccole imprese o laboratori artigianali per la
maggior parte dei casi sono capaci di servire il mercato interno, anche se le grandi
industie che hanno produzioni di linea automatizate sono presenti sia sul mercato interno
che verso i mercati europei.
Sul totale delle esportazioni quelle dei mobili sono inferiori all’1% collocando la Turchia
al ventunesimo posto nel mondo fra i Paesi esportatori di mobili. Nel corso del 2008 le
esportazioni sono ammontate a 1,2 miliardi di dollari con un incremento del 33% rispetto
al corrispondente periodo del 2007. Le esportazioni turche si riversano principalmente
verso: Germania, Olanda, Usa, Grecia, Israele, Iran e Iraq. Secondo le previsioni della
MOSDER le esportazioni entro il 2010 raggiungeranno la cifra di 2,5 miliardi di dollari.(TodaysZaman, 28 gennaio 2009)
Le importazioni rappresentano una parte considerevole delle vendite di mobili in Turchia,
oltre il 60% nel 2007. Queste riguardano essenzialmente la gamma medio-alta mentre la
classe medio-bassa acquista produzione locale di serie. Il forte aumento delle
importazioni all’inizio degli anni ’90 é stato dettato dal cambiamento delle abitudini di
acquisto dei turchi verso i modelli occidentali. Ciò ha costretto i produttori turchi ad
investire nel miglioramento della qualità dei loro prodotti allo scopo di fronteggiare
l’offerta europea. Il principale fornitore della Turchia é l’Italia (il 18% delle
importazioni) seguita da Germania (17%) e Francia (14%).
Le principali aree geografiche di produzione di mobili sono Ankara (circa il 20%),
Istanbul (23%), Izmir e Adana (entrambe con il 9%). I principali marchi locali sono:
Istikbal, Belloni, Yatas, Alfemo, Dogtas, Idas, Adnan Serbest, Ipek e Cilek.
La produzione di mobili in legno è la parte principale della produzione mobiliare, e
considerando questo aspetto, la ricerca della materia prima è stremamaente importante
per i produttori. I legni privilegiati in quest’industria sono: frassino, faggio, quercia, tiglio
e mogano. Per gli impiallacciati sono invece utilizzati rovere, faggio, noce e mogano.
124
Dagli anni ’90 molte aziende hanno avviato processi di ristrutturazione produttiva
introducendo tecnologie avanzate e uso dei banchi per il controllo numerico, che hanno
portato tali industrie ad entrare e competere sui mercati mondiali. Molte aziende del
settore hanno gia ottenuto l’ISO 9000 e altre certificazioni di standard internazionali utile
per l’esportazione. Il comparto del packaging del mobile molto spesso è interiorizzato
nell’azienda stessa non ssendoci un grande mercato interno di imballaggi, schume,
cartonati e plurietani.
Il governo turco é particolarmente impegnato a far si che il settore mobiliero decolli
definitamente soprattutto fornendo aiuti e sostegno per il miglioramento del design e
dello stile delle produzioni. Si ritiene che nell’arco di 5/10 anni il potenziale produttivo e
delle esportazioni migliorerà ulteriormente collocando il Paese fra i primi 10 al mondo.
Settore Turismo
La Turchia rappresenta il 7° paese mondiale per grandezza del settore turistico. Tenuto
conto della continua espansione di questo settore, tracciato ad un + 15% nel solo primo
trimestre 2011, e con ben oltre i 3 milioni di visitatori nello stesso periodo, l'obiettivo in
proposito è quello di guadagnare posizioni e raggiungere il gruppo di testa dei primi 5
paesi entro il 2023, anno del centenario della Repubblica Turca. Per raggiungere questo
obiettivo il processo di sviluppo settoriale punta a diversificare l'offerta dei servizi (di
modo da sviluppare alternative al turismo costiero che rappresenta oggi il settore
specifico predominante) e a modificare la propria macchina operativa per renderla attiva
tutto l'anno, di modo da accrescere la domanda di turismo in più aree e per 12 mesi.
125
Ulteriore e collegato obiettivo è poi quello di estendere il più possibile il turismo a tutto il
paese, rivalutando, attrezzando e rivalorizzando aree sin ora ignorate dal settore o più
semplicemente non sfruttate a pieno nel loro potenziale.
Seguendo questo disegno d'accrescimento ci si aspetta che la Turchia registri una crescita
nella sua quota settoriale mondiale dal 2.5% al 4%. Questo dato si tradurrà
potenzialmente in circa 60 milioni di visitatori stranieri, con un guadagno stimato a US$
60 miliardi.
Per sostenere uno sviluppo del genere, ci si aspettano investimenti dal settore privato di
circa US$ 24 miliardi, sostenuti da circa US$ 15 miliardi dal settore pubblico per
l'ampliamento della rete infrastrutturale, per lo sviluppo del servizio di smaltimento dei
rifiuti, per la realizzazione di ulteriori attrezzature e punti ristoro nel periodo 2010-2023.
In tal modo l'industria del turismo continuerà ad essere il motore dell'economia turca,
come lo è stato sino ad ora.
Gli investimenti che si prospettano per il periodo 2010-2023 saranno investimenti ad
ampio raggio quali: alloggi, attracchi marittimi, porti privati, ormeggi yacht, attrezzature
da golf, incremento dei numeri di voli, incremento capacità di posti nel trasporto aereo,
centri commerciali, impianti sportivi, attrezzature per l'intrattenimento e porti adatti
all'attracco delle navi da crociera.
Nello specifico sono progettati 4.660 investimenti nella regione del Marmara, 4.635 nella
regione Mediterranea, 5.200 nella regione che affaccia sul Mar Egeo e 3.530 per quanto
riguarda la regione settentrionale bagnata dal Mar Nero.
Tra gli obiettivi più specifici a breve termine per lo sviluppo dell'industria del turismo
emerge il progetto di portare, entro il 2013, i posti letto muniti di certificazione
ministeriali dagli attuali 600.000 ad 1 milione di unità. A questo si aggiungono, per il
medesimo arco temporale, gli obiettivi di aumentare il numero di addetti al settore da 1,5
126
milioni a 2 milioni, incrementare i voli civili da 250 a 400, accrescere i posti barca dei
porti turistici da 8000 a 20.000 e l'aumento da 14 a 40 dei campi da golf del paese. In
particolare è da osservare che attualmente i 2/3 dei posti letto sono situati lungo le coste e
servono prettamente il turismo balneare. A tele riguardo, e allo scopo di arricchire il
ventaglio delle offerte, di modo da poter estendere la stagione del turismo all'arco di un
anno, si necessitano investimenti nel campo termale, della salute, culturale, congressuale,
turismo montano ed invernale, nonché investimenti in centri di divertimento e
ricreazione.
Nel 2007 il governo turco ha lanciato un progetto di sviluppo del settore turistico con
orizzonte sino ai 2023, in cui prevede di attrarre 63 milioni di turisti. Gli obiettivi posti
nella Tourism Strategy of Turkey- 2023 sono:
● migliorare la qualità dei servizi turistici;
● aumentare l’ammontare del guadagno per turista invece di aumentare il volume
dei turisti;
● cambiare il profilo del turismo da "scenico" a "culturale": puntare non solo sulle
bellezze naturali ma anche sulla ricchezza culturale della Turchia
(www . yatirimlar . com , 8 gennaio 2010).
Da notare che gli sforzi della Turchia in funzione del settore turistico, sono volte anche
ad ampliare lo spettro d'utenza cercando di attrarre turismo dai paesi confinanti o dai
paesi appartenenti alla regione. Anche attraverso questa espansione a 360° ci si aspetta
che la Turchia raggiunga una crescita settoriale del 4.3% nei prossimi 10 anni, con un
aumento relativo di visitatori di circa 66 milioni.
A facilitare il traffico del turismo, incrementandone l'espansione, ha giocato un ruolo
importante la politica estera turca che a riguardo ha attuato numerosi accordi bilaterali
per l'eliminazione dei visti doganali. Queste misure, intraprese con la maggior parte dei
membri UE e non solo, sono state accompagnate anche da un servizio di call-center per
127
questioni relative ai servizi di VISA. Esempio recente (maggio 2011) riguarda l'accordo
Turchia-Federazione Russa che, stabilendo una libertà di circolazione indipendente dai
visti, si prevede porterà in territorio turco circa un milione di nuovi turisti russi con un
incremento del +20% atteso per quest'estate rispetto all'estate 2010.
Ad incentivi di questo genere si aggiunge la possibilità concessa dal governo di ottenere
in affitto territori di proprietà del demanio per un periodo di 49 anni, a cui si aggiungono
agevolazioni finanziarie per gli operatori del settore come l'esenzione di dazi doganali e
delle imposte oltre che il rinvio dei contributi IVA.
Pare inoltre che l’incremento delle prenotazioni, soprattutto nella stagione estiva, sia stato
favorito dalle instabili condizioni politiche che agitano il vicino Medio Oriente e i paesi
del Nord Africa.
In ultimo si sottolinea che nell'industria del turismo turco è presente una buona
partecipazione straniera con investimenti annui medi di US$ 3 miliardi. Vanno oltre le
75.000 unità i posti letto gestiti da capitale straniero, coprendo quasi il 15% della capacità
totale del settore. A questo riguardo però è da notare che gli stranieri hanno la tendenza
ad impegnarsi in attività di gestione ed amministrazione, piuttosto che investire più
concretamente nel settore.
Classifica delle città con maggior afflusso turistico (febbraio 2011):
1- Istanbul oltre 430.000 turisti (39.97%)
2- Antalya oltre 187.000 turisti (17.33%)
3- Edirne oltre 128.000 turisti (11.93%)
4- Agri oltre 62.000 turisti (5.80%)
5- Artvin oltre 54.000 turisti (5.07%)
Il numero degli stranieri che ha visitato la Turchia tra gennaio e febbraio 2011 è
aumentato del 16.52% rispetto allo stesso periodo 2010.
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Distribuzione dei principali paesi di provenienza a destinazione turismo in Turchia
(febbraio 2011):
I – Germania oltre 161.000 turisti
II – Iran oltre 104.000 turisti
III – Bulgaria oltre 86.000 turisti
IV – Syria oltre 61.000 turisti
V – Federazione Russa oltre 57.000 turisti
VI – Georgia oltre 53.000 turisti
VII – Francia oltre 44.000 turisti
VIII – Azerbaijan oltre 38.000 turisti
IX – UK oltre 33.000 turisti
X – Grecia oltre 32.000 turisti
altro oltre 400.000 turisti
totale circa 1.079.505 turisti
Per quanto riguarda l'Italia, secondo i dati forniti dal Ministero del Turismo turco, il
numero di turisti italiani che hanno visitato la Turchia nel 2010 è cresciuto del 5.77%
rispetto all'anno precedente, raggiungendo un totale di oltre 634.000 visitatori. Secondo
le statistiche ottenute in base ai dati di pernottamento degli italiani, Istanbul detiene il
primato con il 38%, seguita da Mugla ed Antalya con rispettivamente 16% e 15%. Le
quote delle altre città messe insieme si aggira intorno al 19%, segno che i turisti italiani
preferiscono visitare vari luoghi del paese piuttosto che concentrarsi sulle maggiori città.
Focus: Turismo Sanitario
Negli ultimi anni la Turchia si sta affermando sempre più come meta prediletta per il così
detto “turismo sanitario”. Le stime relative riportano che circa 200.000 turisti arrivano
ogni anno nel paese (in particolare presso la città di Antalya che rappresenta il centro del
Turismo Sanitario Turco) per sottoporsi a prestazioni mediche di vario genere spinti
129
principalmente dall'altissima competitività dei prezzi di tali operazioni che, a parità di
qualità, in Turchia costano 1/3 di quanto verrebbero a costare all'estero. I trattamenti più
comuni per questa nuova forma di turismo riguardano in genere trattamenti per le
malattie cardiovascolari o tumori, chirurgia al cervello, fecondazione in provetta,
operazioni oculistiche ed odontoiatriche. Proprio quest'ultime sono le più richieste dai
cittadini stranieri poiché esse, in un qualsiasi paese europeo, hanno costi che oscillano tra
i € 5.000 e € 7.000, mentre in Turchia, sempre a parità di condizioni e di qualità di
trattamento, superano difficilmente i € 1.500. Mentre all'estero il costo medio di un dente
impiantato si aggira attorno ai € 2.000, la stessa operazione in Turchia può esser fatta per
€ 500.
Questi vantaggi hanno portato il paese turco ad aggiudicarsi in pochi anni il 5% del
mercato mondiale del Turismo Sanitario con guadagni medi di circa US$ 3 miliardi
annui.
Focus: ISTANBUL
La città di Istanbul, capitale europea della cultura per il 2010, ha registrato nel
2009 un incremento dei visitatori del 4%, considerato dagli analisti un risultato
positivo data la crisi economica mondiale.
Nonostante le aspettative relative al 2011 si mantengono caute, per quel che
riguarda la città di Istanbul si registrano già 809.862 turisti che hanno visitato la
città nei soli mesi di gennaio e febbraio. Questi indicatori positivi sottolineano
uno sviluppo della città per il turismo in continua crescita. Secondo la Camera di
Commercio di Istanbul le motivazioni principali a questo incremento sono date
dall'attiva politica estera turca che negli ultimi tempi ha stretto accordi bilaterali
per l'abolizione di visti nel transito di persone tra i paesi contraenti, e dalle
trasmissioni televisive turche che hanno attratto visitatori specialmente tra quelli
dei paesi regionali e confinanti.
Ulteriore iniziativa relativa all'industria del turismo turco è la partecipazione
all'Azerbaijan International Travel and Tourism Fair (AITF), alla sua decima edizione
130
quest'anno. L'evento, che è volto alla promozione dell'industria del turismo di numerosi
paesi della regione e non solo, è stato ospitato nella sua edizione 2011, per il secondo
anno consecutivo, dalla Turchia che è paese partner dell'AITF.
Alcuni dei progetti in fase di realizzazione sono:
● Uludag Greater Development Project, che ha l’obiettivo di cambiare il volto
urbanistico della città di Uludag con 40 milioni di dollari da parte del governo
centrale, mentre la maggior parte degli investimenti dovrebbe provenire dal
settore privato. Il progetto gia avviato dovrebbe terminare entro il 2020.
● Rilancio della città di Bursa, dove si vuole integrare lo sviluppo industriale con
quello turistico. Si vogliono attirare ben più dei circa centomila visitatori stranieri
all’anno facendo leva sugli oltre sei milioni di turisti che si recano a Istanbul e da
lì potrebbero raggiungere in circa tre ore la città.
● Hilton Worldwide Europe sta pianificando di aprire 15 nuovi hotel in Turchia nei
prossimi tre anni.
131
Settore dell’Oreficeria
Il settore dell’oreficeria è uno dei più antichi e importanti tra le industrie manifatturiere in
Turchia. Oggi tale settore riflette l’eredità culturale del passato combinata con la
tecnologia d’avanguardia e il design moderno.
Anche se tale settore è relativamente nuovo sulla scena delle esportazioni turche negli
ultimi dieci anni ha avuto una performance eccezionale. Questo andamento è imputabile
da una parte al cambiamento delle abitudini di risparmio dei turchi che hanno cominciato
a prendere in considerazione altre vie di investimento, dall’altra all’abolizione delle
restrizioni sulle importazioni/esportazioni dei metalli preziosi nel 1993.
Nel 2008 le esportazioni totali del settore oro hanno fatto guadagnare 1585 milioni di
dollari, una notevole crescita rispetto al 2007 con 207 milioni di dollari. Alla fine del
2010 le entrate provenienti dal settore si aggirano intorno ai US$ 2 milioni (Yatirimlar,
17/12/2009). Nel 2008 i principali paesi di destinazione per le esportazioni di gioielli sono
stati gli Emirati Arabi Uniti (30,6%), gli Stati Uniti (11,2%), la Federazione Russa
(8,9%), l’Italia (4,7%) e la Germania (4,6%). Le compagnie turche produttrici di gioielli
hanno cominciato ad aprire i loro canali all’estero, alla fine del 2008 vi erano 450
compagnie di esportazione.
Oggi la Turchia è una dei leader mondiali sia nella produzione che nelle esportazioni di
gioielli, collocandosi nei primi cinque Paesi a livello mondiale e seconda nelle
esportazioni dopo l’Italia. La Turchia ha la capacità di produrre 100 tonnellate di oro
all’anno e di raffinarne 800 tonnellate, impiegando oltre 250.000 persone. La Turchia è
inoltre il quarto paese importatore al mondo di oro, registrando importazioni pari a oltre
200 tonnellate nel solo biennio 2008-2009 e raggiungendo le 11.12 tonnellate nel solo
mese di gennaio 2011. Le riserve aurifere della Turchia ammontano a 7.000 tonnellate,
132
concentrate nelle tre miniere di Ovacik e Kisladag nella regione egea e Mastra nell’area
del Mar Nero.
Spesso i processi di razionalizzazione dell’efficienza nei mercati entrano in conflitto con
le tradizioni di alcune società. In Turchia questo fenomeno si può notare in riferimento ad
alcuni settori economici presenti nel mercato del Grand Bazar per molti secoli. La
crescita del turismo ha reso il ruolo delle oreficerie nel Grand Bazar inadatto alla realtà
dell’era globalizzata. Nel 1996 con il supporto del governo, la Cooperativa Costruzioni di
Istanbul ha fondato il Kuyumcukent, polo commerciale creato per incrementare
l’efficienza e promuovere il settore delle esportazioni dei gioielli della Turchia, costruito
su 328.000 metri quadri e con 2500 tra unità produttive e negozi.
Attualmente il 99% del mercato delle pietre preziose non è registrato, fenomeno dovuto
essenzialmente alle tasse elevate. Il mercato nero delle pietre preziose potrebbe declinare
significativamente se la tassa sui consumi privati fosse abolita. La Turchia possiede un
20% di tassa sul consumo privato (ÖTV) dal prezzo delle pietre, sistema che non esiste in
nessun altro Paese. Questa tassa crea un profondo gap tra le cifre ufficiali e il valore
attuale delle pietre che entrano annualmente in Turchia. Le pietre preziose sono importate
dall’estero, soprattutto dall’Africa, poi lavorate e vendute in Turchia.
133
Settore Agro Alimentare
Il settore Agro-Alimentare turco risulta in espansione dal 2007. Nello specifico nel
campo ortofrutticolo si registra una netta crescita a partire dal 2008, crescita che
coinvolge in maniera ampia l'intero settore, facendo riscontrare incrementi di produzione
per tutti i principali prodotti: cereali, frumento, mais, riso, tabacco, zucchero, pomodori,
cetrioli, cipolle, peperoncino, zucca, cavolo bianco, fagioli verdi, melone, anguria, mele,
pere, albicocche, pesche, prugne, uva, nocciole, pistacchi e arachidi.
In contraddizione con quest'incremento settoriale diffuso si registrano però leggeri cali di
produzione, a partire dal 2008, riguardo il cotone grezzo, il te verde e gli agrumi.
Nel complesso però il dato di partenza (quello del 2008) relativo all'espansione Agro-
alimentare vede un + 5.6% nella produzione di ortaggi, ed un + 9.8% per quanto riguarda
la produzione di frutta, compresa la frutta secca. A tale riguardo è da notare che la
Turchia è il primo produttore mondiale e esportatore di nocciole con guadagni annui con
guadagni che si attestano per la stagione 2010/11 a 1,78 miliardi di dollari.
Discorso a parte merita la produzione di olive ed olio d'oliva. Per quanto riguarda questo
prodotto agro-alimentare infatti, l'ambizione turca è quella di raggiungere il secondo
posto mondiale per produzione ed esportazione di olive e derivati entro il 2014 (al primo
posto resta saldamente la Grecia con una produzione media annua di 336.000 tonnellate).
134
Oggi (2011) la Turchia produce una media di 160.000 tonnellate di olive all'anno, con
una tasso di consumo interno pro-capite di 1.3 litri, tasso incrementato di 0.5 litri in soli
3 anni (tuttavia ancora lontano dai livelli di Grecia ed Italia, rispettivamente 21 litri e 16
litri di consumo pro-capite).
Per quanto concerne invece il settore dei mangimi naturali è da segnalare il
provvedimento ad opera della Commissione Turca per la Sicurezza Biologica (febbraio
2011) di concedere l'utilizzo di tre tipi di semi di soia geneticamente modificati nella
preparazione di mangimi per animali. Viene garantito che l'utilizzo di questi semi di soia
geneticamente modificati non alterano in alcun modo il prodotto animale (carne, latte,
uova). Tale decisione è stata presa per incrementare l'importazione di carni da consumo
poiché la domanda di questo prodotto non può essere soddisfatta con la sola produzione
interna ma, allo stato attuale, nemmeno con la sola importazione di carni non allevate
tramite mangimi geneticamente modificati. Attraverso questo provvedimento si consente
infatti anche l'importazioni di carni che sono state allevate con semi di soia
geneticamente modificati, rendendo possibile l'espansione del mercato d'importazione.
Settore Alcolici
135
Il mercato degli alcolici turco è un mercato che è possibile definire controverso in quanto
risulta in espansione ed in pieno sviluppo volto alla diversificazione nonostante affetto
ancora da qualche effetto collaterale della crisi economica mondiale, le forti tassazioni
del settore e le stringenti restrizioni alla vendita e la promozione dei prodotti.
Negli ultimi anni il Governo Turco ha dato origine ad ostacoli sempre maggiori per la
vendita e la pubblicità nel settore, causando un calo del 12.6% nel numero di negozi
autorizzati alla vendita degli alcolici. A queste misure si sono aggiunte le misure
d'inasprimento delle tasse del mercato e delle imposte sui prodotti alcolici interni. Nello
specifico in ottobre 2010 le tasse settoriali hanno subito un incremento del 30%,
causando un aumento dei prezzi del 12% che si è riversato sui consumatori, oltre a
comportare la chiusura di alcuni stabilimenti produttivi o il ritiro dal mercato turco da
parte di alcuni investitori stranieri (già nel 2008 la produttrice danese di birra Carlsberg
aveva chiuso i suoi stabilimenti in Turchia a causa degli inasprimenti delle accise
settoriali).
Ultimo intervento del Governo Turco in questo ambito è stata l'approvazione di norme
restrittive per quel che riguarda la promozione, la vendita ed il consumo degli alcolici.
Questo pacchetto normativo, che colpisce ad ampio raggio l'intero settore, è entrato in
vigore a gennaio 2011 e tra i suoi principali punti troviamo:
● L'età minima per consumo e per poter prendere parte a campagne promotrici degli
alcolici è stata innalzata a 24 anni. Tuttavia per il solo acquisto di prodotti alcolici
resta valida la soglia della maggiore età dei 18 anni.
● La promozione delle bevande alcoliche sarà permessa solo se limitata alla
promozione in sé del prodotto. Nel fare ciò non sarà più possibile però associare
gli alcolici a cibi o tradizioni geografiche e culturali. Inoltre pubblicità che
incoraggino il consumo di alcolici sono assolutamente bandite e ad ogni modo, le
pubblicità di alcolici in formato video saranno trasmesse solo al termine dei film
riservati ai maggiorenni.
136
● Anche i programmi televisivi che trattano di cucina dovranno fare attenzione
poiché i cuochi che faranno uso di alcolici nelle loro ricette, come ad esempio
l'aggiunta di vino nella cottura di determinate pietanze, potranno essere sanzionati
alla stregua di quegli autori televisivi o cinematografici che dovessero scrivere
scene in cui ragazzi sotto i 24 anni facciano uso di bevande alcoliche.
● I produttori di alcolici non potranno più regalare i loro prodotti nelle occasioni
pubbliche oltre a doversi astenere da organizzare eventi che utilizzino il loro
nome (ad esempio Festival birra EFES).
● Le etichette pubblicitarie e le insegne riportanti i prezzi e le tipologie di alcolici in
vendita non potranno essere scritte con caratteri eccedenti la grandezza 20 dei
font. Inoltre per quanto riguarda la disposizione nei luoghi di rivendita, si
stabilisce che gli alcolici non potranno essere esposti vicino a prodotti d'interesse
per i bambini.
● Le compagnie di catering saranno tenute a richiedere ed ottenere una licenza
specifica ad ogni evento per l'utilizzo delle bevande alcoliche negli eventi a loro
gestione.
Inevitabilmente tale novità normativa ha suscitato scalpore e provocato ricorsi da parte
dei produttori del settore che considerano questi regolamenti come proibizioni indirette
sulla vendita di bevande alcoliche volte a colpire il consumo turco di alcolici nel
complesso, ambendo più che altro a combattere il vizio del consumo stesso. Altro aspetto
molto controverso è stato poi l'innalzamento del limite d'età per il consumo di alcolici,
limite ritenuto illegale e contro l'acquis comunitario UE.
Dalla Relazione della Commissione 660 del 2010 sulla fiscalità della Turchia si sottolinea
come il continuo aumento delle accise sulle bevande alcoliche è da considerarsi in
contrasto con il piano d'azione concordato con la Commissione, condizione fondamentale
per far progredire i negoziati di adesione.
I ricorsi intrapresi da numerose case produttrici però sono stati segnati anche da
un'ulteriore difficoltà: una legge turca del 2008 determina che nel momento in cui un
137
produttore di alcolici avvia una causa si vede sospendere, per tutta la durata del processo,
la licenza di produzione di bevande alcoliche e questo ne ferma di conseguenza la
produzione, stroncandone i profitti e danneggiando l'intero settore.
Dal lato suo, il Governo (AKP, governo di matrice musulmana, di per se quindi contrario
all'uso degli alcolici) spiega il ricorso a tali misure restrittive proprio in funzione del
processo di armonizzazione ai canoni UE, affermando che lo scopo principale di queste
norme non è quello di colpire le libertà personali, bensì di diminuire gli incentivi agli
alcolici. Inoltre, a parere del Governo, attraverso tali regolamenti si interverrà anche a
favore della riduzione dei comportamenti criminosi poiché ad esempio ridurrà i rischi di
guida in stato d'ebrezza che sono causa diretta di potenziali crimini. Lo scopo ultimo non
è dunque quello di colpire il consumo d'alcolici, ma di prevenire azioni sregolate dovute
agli effetti dell'alcol.
Dopo oltre 4 mesi dall'entrata in vigore del pacchetto normativo per la regolazione del
settore alcolici turco, il 25 maggio, il Consiglio di Stato Turco ha deciso per la
sospensione di parti della normativa anti alcol bloccando il divieto di consumo ai minori
di 24 anni riportando il limite a 18, ed eliminando il divieto di vendita di alcolici ai
concerti dedicati ai giovani. In questo modo si è riconosciuto il danno di questa legge di
intaccare la libertà dei giovani maggiorenni.
Nonostante le restrizioni e le non poche difficoltà di questo mercato, si registrano
comunque interessi crescenti da parte di aziende ed investitori esteri che programmano di
produrre in Turchia (ad esempio la Bacardi ha pianificato un programma di sviluppo di 5
anni volto ad incrementare la suo produzione di circa il 30%).
Settore Difesa
138
Nell'ambito del settore della difesa, la Turchia sta vivendo negli ultimi anni una generale
evoluzione positiva segnata da un avviato sviluppo dell'industria degli armamenti
militari, accompagnato da un aumento della voce di spesa militare del 1.3% rispetto
all’anno 2009 . L’aumento delle spese militari è un fenomeno che assume connotazione
mondiale se si considera che dal 2001 in poi le spese militari globali sono aumentate del
50% circa e che i paesi in via di sviluppo dell’area medio-orientale hanno sperimentato
tassi ancor maggiori di crescita del settore.
Da notare che la Turchia ha compiuto un passaggio importante nel primo trimestre del
2010 riuscendo a produrre internamente oltre il 52% delle attrezzature che
precedentemente venivano importate, raggiungendo in questo modo il target governativo
di diminuzione delle importazioni militari, e allo stesso tempo stimolare il comparto
industriale locale.. A tale proposito è da segnalare il recente protocollo siglato tra le Forze
Armate Turche (TAF) e la Camera di Commercio turca volto ad incrementare il numero
delle case costruttrici nazionali per la produzione di forniture e macchinari militari. Con
l'obiettivo di sensibilizzare le aziende del settore, ed attrarre nuove società in questa
produzione, la TAF organizza da oltre 10 anni un'esposizione dei suoi prodotti e delle
opportunità che mette a disposizione delle imprese turche. Da sottolineare che attraverso
questo meccanismo di apertura agli investimenti privati nazionali, la TAF punta a ridurre
la dipendenza dalle importazioni di settore, e allo stesso tempo, contribuisce allo sviluppo
di standard di qualità per i prodotti della difesa. Non ultimo consente alle compagnie
selezionate di produrre e accrescere le proprie capacità manifatturiere rifornendo
direttamente anche la struttura NATO.
Un esempio di sviluppo settoriale ad opera di un'impresa nazionale è il grande successo dei velivoli
automatici, i così detti Droni. La Turchia ha realizzato i suoi primi prototipi, di progettazione e
fabbricazione completamente nazionale, dopo 5 anni di studi e ricerche, raggiungendo ottimi risultati:
çaldiran (questo il nome del Drone made in Turkey) può raggiungere i 30.000 piedi d'altitudine e ha
un'autonomia di 24 ore di volo ed una velocità massima di circa 120 km/h, il tutto in 6.5 metri di
lunghezza, 9 metri d'apertura alare e un peso a pieno di carburante (140 litri) di appena 450 kg. Questo
139
velivolo, grazie all'utilizzo del laser, ha un'impressionante precisione nell'individuare i propri obiettivi, è
inoltre in grado di atterrare e decollare senza alcun controllo da terra, sa ritornare alla base
autonomamente in caso di interruzione di segnale con la torre di controllo ed ha superato, eccedendo in
eccellenza, tutti i test NATO.
Sul piano delle esportazioni in materia, nonostante un lieve calo dell'ultimo periodo del
2010 pari a circa il 5%, la Turchia conferma con dati in crescita il trend positivo della sua
espansione economica, guadagnando 10 posizioni nella classifica dei paesi esportatori in
sicurezza (raggiungendo il 21° posto). A tale proposito si prevede che le esportazioni del
settore per l'anno 2011 potrebbero raggiungere quota US$ 1,5 miliardi.
In contemporanea si registra un calo delle importazioni di settore che hanno fatto
retrocedere il paese dal terzo all'undicesimo posto in soli 4 anni. Da questo punto di vista
bisogna segnalare che la forte collaborazione con gli Stati Uniti è venuta meno negli
ultimi anni a causa di sempre maggiori restrizioni nazionali americane in materia di
trasferimento tecnologico che hanno reso decisamente più complicati i progetti di
sviluppo tecnologico intrapresi con la Turchia. Ad ogni modo gli USA restano oggi i
maggiori fornitori turchi nell'ambito della difesa anche se la Repubblica di Ankara
sembra iniziare a spostare le sue collaborazioni dell'industria degli armamenti militari con
paesi quali la Corea del Sud, la Germania e anche l'Italia. A tal proposito si segnala una
accresciuta collaborazione tra aziende italiane di primo livello nel campo delle armi da
fuoco e omologhe aziende turche.
La cooperazione italiana è in atto dal 2008 con progetti di vario genere, in collaborazione
con Finmeccanica, per la fornitura di elicotteri d'attacco, elicotteri civili e militari e
tecnologie satellitari. Tale cooperazione ha permesso, tra le altre cose, di sviluppare
importanti partnership industriali basate sul trasferimento di tecnologie e di know-how tra
i due paesi, dando modo all'Italia di incrementare la propria produzione militare, e alla
Turchia di dotarsi di armamenti moderni e competitivi e del suo primo satellite militare.
A tale riguardo è dell'11 novembre 2010 l'inaugurazione dell'ufficio di rappresentanza di
Finmeccanica ad Ankara, consacrazione dell'importanza che il mercato turco riveste per il
140
grande gruppo imprenditoriale italiano e strumento per una maggiore integrazione tra le
produzioni in ambito sicurezza e difesa dei due paesi.
La cooperazione con la Germania è stata invece sancita da un accordo del 2010
finalizzato alla fornitura di carri armati (Leopard 2A4). Attraverso questo accordo la
Turchia avrà modo di seguire da vicino gli ultimi sviluppi tecnologici e potrà usufruire
dell'esperienza della rete degli altri paesi utenti dei mezzi Leopard in merito all'utilizzo
dei carri armati e simili.
Anche la cooperazione con la Corea del Sud vede la Turchia impegnata in progetti di
sviluppo dei mezzi blindati e cingolati. Si tratta di una collaborazione iniziata nel 2005
ma che porterà alla luce solo ad inizio 2012 il primo prototipo di carro armato di stampo
turco-coreano. Per questo progetto (denominato Altay Tank) le autorità di difesa hanno
stanziato US$ 500 milioni e allargato la collaborazione anche ad un'industria tedesca per
la definizione di specifici apparati come quello della motoristica.
Aspetto fondamentale del processo di sviluppo del settore della difesa turco riguarda il
progetto di incremento del sistema locale attraverso notevoli investimenti nel campo
specifico della ricerca e sviluppo (nel 2010 sono stati spesi per questo ambito ben US$
666 milioni, circa il 60% in più rispetto agli investimenti del 2009). Principale progetto in
questa direzione è rappresentato dal centro di ricerca e sviluppo per la difesa Teknopark
Istanbul. Tale centro ambisce a divenire il principale centro di tecnologia per la sicurezza
di tutta Europa specializzandosi in aviazione, marina, nanotecnologie, biotecnologie,
tecnologie robotiche, sistemi automatizzati, sistemi energetici e motoristica. Il centro, che
ha avuto un finanziamento iniziale di circa US$ 100 milioni, sarà operativo a partire dalla
fine del 2012 e servirà non solo la struttura di difesa turca, ma sarà a disposizione di tutti
i partner della Turchia.
141
Grazie a tali collaborazioni internazionali, e grazie anche alla determinazione turca nello
sviluppo di un organico di sicurezza e difesa competitivo, l'industria del settore ha
assunto negli ultimi 11 anni un'importanza notevole per l'economia nazionale: da un
turnover di US$ 852 milioni spesi nel 2000, si è passati ad oltre US$ 2319 milioni, di cui
832 costituiti da esportazioni e 505 destinati ad attività di ricerca e sviluppo.
Interessante sottolineare inoltre che la Turchia, non solo sta attuando un progetto di
sviluppo del proprio sistema difesa, ma svolge anche un ruolo importante nella
promozione settoriale a livello internazionale attraverso l'organizzazione della Fiera
Internazionale dell'Industria degli Armamenti. La Turchia ha ospitato ed organizzato tale
evento per la prima volta nel 2009 registrando la presenza di 464 aziende provenienti da
45 paesi e la partecipazione di 70 delegazioni. Nel 2011 il paese turco si è ripetuto con
successo registrando la partecipazione di ben 122 delegazioni ufficiali e 500 aziende
espositrici provenienti da 50 paesi. La presenza italiana ad entrambe le edizioni è stata
positiva, in particolare quest'anno si è trattato di una presenza ad alto livello, a conferma
dell'importanza che l'Italia accorda alla collaborazione bilaterale nel settore dell'industria
della difesa e dell'interesse strategico che il mercato turco riveste per le aziende italiane
operanti in questo settore ed in quello per le tecnologie per la sicurezza.
Progetti a seguire:
● Altri progetti in agenda sul piano difesa prevedono la realizzazione di una nave
classe 600 della Guardia Costiera turca, lo sviluppo dei motori turbojet e la
formazione di un gruppo di ricerca e sviluppo a sostegno dei programmi per la
fornitura dei carri armati made in Turkey.
● Maggio 2011, annunciata la produzione ad opera della Compagnia d'Aviazione
Turca, assieme ad una società investitrice estera, la compagnia appaltatrice
Lockheed Martin Corporation, di oltre 400 componenti per i jet F-35.
L'investimento estero in questo progetto si aggira attorno ai US$ 7 miliardi.
142
Questo investimento vuole proseguire lo sforzo turco sul piano di sviluppo nel
ramo aeronautica, sforzo che ha conosciuto un passo importante già a fine 2009
con un progetto di circa US$ 3 miliardi per la realizzazione di motori di F-136 e la
creazione di una base aerea tecnologica di lancio a Gebze, nei pressi di Istanbul,
per la ricerca e lo sviluppo del settore.
● Progetto in corso tra Turchia, GB, Francia, Germania, Spagna, Belgio e
Lussemburgo, volto alla realizzazione di velivoli A400M, i più moderni ed i più
grandi aerei da trasporto militare. Tali velivoli sono stati studiati e progettati
dall'Airbus Military, e hanno una capacità pari a 37 tonnellate, con una velocità
massima di circa 560 km/h. Data prevista consegna di questi velivoli entro fine
2012.
● Programmi sviluppo parco elicotteri militari. Nel 2008 e nel 2010 la Turchia
ha ratificato contratti dal valore di miliardi di dollari con l'impresa italiana
AugustaWestland (società anglo-italiana sotto la gestione dell'industria italiana
Finmeccanica) per una produzione congiunta di 60 elicotteri d'assalto T-129. Data
prevista consegna degli elicotteri entro fine 2012. È di inizio 2011 invece
l'accordo di produzione congiunta di 109 elicotteri T-70 che la Turchia ha
stipulato con la compagnia statunitense Sikorsky Aircraft, mentre nel mese di
giugno 2011 si è raggiunto l'accordo da US$ 300 milioni tra Turchia e Stati Uniti
per l'acquisto di 6 elicotteri da trasporto militare CH-47 della Boeing.
● Giugno 2011 è stato presentato il progetto di realizzazione del primo jet da
combattimento made in Turkey. Il Comitato Esecutivo dell'Industria della Difesa
ha lanciato uno studio di fattibilità per valutare costi, quali sistemi meccanici ed
elettronici utilizzare, oltre alle opportunità di mercato, ponendosi come obiettivo
completare la produzione dei jet entro il 2023. Si tratta di un progetto ambizioso e
non facile poiché i livelli di conoscenza tecnica necessari sono molto specifici
mentre le compagnie internazionali sono molto restie a cedere istruzioni ed
informazioni. Tuttavia la Turchia punta decisa all'obiettivo spinta dalla
143
necessità di ridurre la sua dipendenza dall'estero per quanto riguarda il
settore difesa.
Settore Farmaceutico e Chimico
Farmaceutico
Il settore farmaceutico turco è un settore che, come quello petrolifero e quello
metallurgico, è caratterizzato da un importante divario nella relazione importazioni ed
esportazioni. L'equilibrio relativo risulta pertanto sbilanciato sul piano delle importazioni
che risultano in stato di significativa crescita a fronte di un quantitativo minimo delle
esportazioni.
Nello specifico il quantitativo di medicinali, e di materiali grezzi destinati alla loro
produzione, importati hanno raggiunto un valore di US$ 4.4 miliardi, superando
nettamente le relative esportazioni che si sono assestate a US$ 474 milioni. Da notare che
tuttavia la Turchia esporta medicinali in oltre 140 paesi, inclusi gli Stati Uniti, UK,
Germania e Svizzera.
La produzione interna del settore farmaceutico turco è dominata dai farmaci generici in
quanto la Turchia non offre molta protezione alla proprietà intellettuale, come invece
richiesto dagli accordi TRIPS (in questo ambito lo sforzo futuro da parte turca dovrà
essere concreto anche in chiave annessione UE). I medicinali generici prodotti
dall'industria turca rappresentano il 75% del totale, essi contano per 1/3 del mercato in
termine di valore e la metà in termini di volume. Nello specifico i principali prodotti
generici prodotti sono gli antibiotici (15.1%), medicinali cardiovascolari (12.5 %),
farmaci anti reumatici (8.2%), medicinali per il sistema nervoso ed oncologici (entrambi
7.6%).
144
In questo ambito le riforme necessarie a garantire la proprietà intellettuale aiuteranno le
compagnie produttrici ad introdurre più facilmente medicinali innovativi anche nelle
sopraindicate categorie. A tale riguardo è da riportare il tentativo di riforma per un nuova
regolazione del settore per raggiungere gli standard richiesti dal processo d'annessione
comunitario. Sfortunatamente gli sforzi del governo turco non sembrano aver portato gli
esiti sperati in quanto sul piano qualitativo questa riforma resta povera e quindi ritenuta
inefficace.
La produzione farmaceutica turca è inoltre prettamente rivolta al proprio mercato interno
poiché solo il 20% della produzione totale viene commerciata al di fuori del paese.
Tuttavia tale produzione pone la Turchia al 15 posto nel mercato globale e al primo per
quel che riguarda l'ambito regionale dell'area centro-orientale dove la Turchia conta per il
40% del mercato. Un importante aiuto al riequilibrio delle importazioni e delle
esportazioni settoriali potrebbe essere senz'altro determinato dallo stanziamento di fondi
di ricerca da parte delle grandi multinazionali. Il problema persistente di questo settore è
rappresentato infatti dalle forti carenze soprattutto nell'ambito delle tecnologie e delle
risorse umane necessarie all'attività stessa di produzione. Il dato a riguardo riporta che
nell'ultimo anno sono stati investiti solo US$ 38 milioni per la ricerca e lo sviluppo nel
settore, decisamente poco rispetto al totale degli stessi investimenti a livello mondiale che
si aggirano a circa US$ 100 miliardi. Un maggior investimento nella ricerca e nello
sviluppo farmaceutico non servirà solo a ridurre la dipendenza del settore dalle
importazioni estere, ma potrà rendere la Turchia un esportatore netto di medicinali.
Inoltre sono necessarie maggiori misure volte a rendere più trasparente la legislazione
settoriale, attenendosi agli standard comunitari e limitando la durata di concessione delle
licenze per i vari farmaci. Nonostante questo però, si registra una crescita media del 17%
dal 2002 ad oggi (il dato del 2009 segna una crescita del 15.7% con un profitto di US$
10.3 miliardi), nonostante andamenti altalenanti nel corso degli ultimi 5 anni (+54% nel
2005 e +5% nel 2006).
145
Ulteriore aspetto dell'industria farmaceutica turca è rappresentato da un'importante
presenza di investitori stranieri nel settore: su 43 stabilimenti farmaceutici, oltre ¼ (13
stabilimenti) sono di proprietà di ditte straniere, mentre su 134 compagnie farmaceutiche
ben 37 non sono turche. Tuttavia è da sottolineare il fatto che 15 delle principali 20
società del settore operanti in Turchia (la cui quota di mercato equivale a circa il 60%)
sono estere. L'interesse da parte degli investitori stranieri in questo ambito è in crescita e
si registrano coinvolgimenti diretti, collaborazioni con controparti locali, acquisizioni di
società turche ad opera di stranieri, ma anche viceversa imprese estere in cerca di
acquirenti locali.
Per quanto concerne il consumo di prodotti farmaceutici pro capite è da sottolineare che
la Turchia registra un tasso medio annuo molto basso a riguardo: US$ 140 (marzo 2010),
notevolmente al disotto della media di numerosi paesi europei (ad esempio il tasso di
consumo farmaceutico pro capite italiano è di circa US$ 429 all'anno).
In relazione all'amministrazione del settore si denota che il Ministero della Salute Turco
esercita un controllo significativo sull'industria farmaceutica attraverso meccanismi di
gestione dei prezzi e delle licenze. Il governo è il principale organo decisionale e allo
stesso tempo principale sostenitore finanziario del settore, in qualità di acquirente per gli
ospedali pubblici, esercitando di fatto il controllo su oltre l'80% del mercato.
Conseguenza diretta di tali stretti controlli è il prezzo dei medicinali più bassi in Turchia
di tutta l'area europea.
Per il futuro si prevede che la crescita turca possa portare questo paese a divenire un
importante mercato del settore farmaceutico a partire dal 2015, data in cui si attende che
questo mercato prenda parte ai programmi di gestione settoriale sud-asiatico ed europeo.
Per quanto riguarda le aziende estere presenti nel mercato turco sono da annoverare la
Novartis, la Menarini, la Chiesi e la Recordati che hanno il maggior peso sul controllo del
mercato di produzione e di ricerca e sviluppo.
146
Chimico
Il settore chimico turco risulta essere un settore in via di sviluppo. Questo processo
d'espansione è evidenziato dall'incremento della quota di mercato che le esportazioni del
settore fanno registrare. Nel mese di aprile 2011 infatti l'industria chimica ha raggiunto
quota US$ 1 miliardo e 615 milioni in esportazioni superando il settore tessile, da sempre
leader delle esportazioni turche, e posizionandosi al secondo posto per volume di
esportazioni dietro solo al settore automobilistico che rappresenta la principale industria
per volume di scambi con l'estero.
La produzione chimica turca dei primi quattro mesi del 2011 ha portato nelle casse
dell'economia nazionale oltre US$ 5 miliardi e 379 milioni grazie alle esportazioni con
una crescita degli scambi pari al 42.37% in un solo anno. Le previsioni, nonché
l'obiettivo settoriale, in questo ambito per il 2011 segnano un ricavo atteso di circa US$
15.5 miliardi.
Tra i principali partner commerciali del settore chimico turco si segnalano gli Emirati
Arabi, Iraq, Malta, Siria, Italia, Federazione Russa, Stati Uniti e Paesi Bassi. Questi stati
rappresentano i principali 8 mercati esteri per i prodotti chimici made in Turkey. Nello
specifico ricoprono un ruolo di rilievo i paesi confinanti, detenendo la quota maggiore di
questo mercato.
Un importante ramo del settore chimico turco è rappresentato dall'industria dei prodotti
detergenti. Lo sviluppo di questo particolare settore è stato sostenuto dall'incremento
degli standard di vita raggiunti dalla popolazione turca. Tale sviluppo ha fatto
raggiungere alla produzione turca dei prodotti detergenti alti livelli di efficienza, varietà e
qualità attraendo sempre più investimenti esteri in questo campo. Specialmente per
quanto riguarda la qualità dei prodotti detergenti turchi è da sottolineare che il numero
147
delle industrie settoriali che si sono viste riconoscere certificati di qualità ISO 9000 e ISO
14001 è in continua crescita.
I dati di maggio 2011 fanno segnare un incremento di produzione pari a 1.75 miliardi di
tonnellate per quanto riguarda i detergenti e oltre 400.000 tonnellate per quel che
concerne i saponi. Da notare inoltre che questa industria fornisce impiego a 12.000
persone divise in circa 750 compagnie su tutto il territorio nonostante una grossa
concentrazione nella regione di Istanbul.
La produzione dei prodotti di pulizia in Turchia è molto specifica e può essere
identificata in quattro categorie generali:
a) Prodotti per l'igiene personale.
b) Prodotti per la pulizia delle stoviglie.
c) Prodotti detergenti per i capi d'abbigliamento.
d) Prodotti per la pulizia della casa.
Tali prodotti sono esportati in oltre 156 paesi esteri, con principali destinazioni Iraq,
Federazione Russa, Germania, Ucraina, Polonia, Azerbaijan, Romania, Egitto, Stati Uniti
e Tagikistan.
Settore Industriale
Aspetti Generali:
La Produzione Industriale Turca è cresciuta del 18.9% nel solo mese di Gennaio 2011
rispetto al dato dello stesso mese l’anno precedente, superando le stime di +4.1 punti
percentuali. Ulteriore incremento del + 10.4% si rileva nel mese di marzo 2011, rispetto
all'indice dell'anno precedente, pari ad un incremento del + 0.3% rispetto alla produzione
industriale del mese di febbraio 2011.
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Nello dettaglio tale crescita generale di marzo 2011 è determinata dagli incrementi dei
settori specifici nello stesso mese rispetto al dato di marzo 2010:
● minerario ed estrattivo + 4.5%
● manifatturiero + 10.4%
● produzione e distribuzione gas e vapore + 11.9%
● servizi pubblici + 11.9%
● beni primari + 26%
Questi dati confortanti relativi all'industria turca sono forse i primi frutti del Nuovo Piano
Industriale (Industry Strategy Paper) approvato dal Ministero del Commercio a gennaio
2011. Tale strategia è volta all'accrescimento di micro-riforme economiche di modo da
assicurarsi successi macroeconomici. Il documento copre il periodo 2011-2014 ed
identifica oltre 70 azioni per migliorare varie aree industriali dei diversi settori specifici.
Il Nuovo Piano Industriale copre dunque il commercio ed i servizi, gli investimenti
nazionali ed esteri, capacità e risorse umane, l'accesso finanziario delle piccole e delle
medie imprese, lo sviluppo tecnologico delle compagnie, le infrastrutture e gli sviluppi
regionali. Non ultimo questo piano strategico vuole incrementare la competitività
dell'industria turca servendosi della cooperazione tra stato e settore privato.
Attraverso questa strategia, ulteriore passo avanti nel processo d'armonizzazione UE, la
Turchia punta ad identificare i problemi del settore, cercando di fornire soluzioni
diversificate per promuovere il paese a centro Euro-Asiatico per la produzione di media
ed alta tecnologia. Nello specifico i tre scopi fondamentali della strategia industriale turca
sono:
1- aumentare la produzione e la competitività turca.
2- incrementare la quota di produzione ed esportazione del settore tecnologico.
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3- realizzare un settore industriale che sia sensibile nei confronti dell'ambiente e che sia
dotato di responsabilità sociali.
Poli Industriali e Parchi Tecnologici:
I Technopark, i centri per lo sviluppo tecnologico nella collaborazione tra università e
industria, hanno raggiunto a metà 2009 le 31 unità, aumentando il loro contributo
all'economia grazie alla realizzazione di progetti tecnologici ed esportazioni per un totale
di oltre US$ 540 milioni in 10 anni.
Tali parchi tecnologici offrono, oltre ai vantaggi dell'accesso e del dialogo con le
università, anche vantaggi in termini fiscali per l'esenzione dall'imposta sui redditi sino al
2013.
Nell'organico dei Technopark sono operanti oltre 1.154 aziende, di cui 25 straniere, e,
malgrado la recessione verificatesi a causa della crisi economica, si prevedono ulteriori
incrementi nel numero di imprese coinvolte, come nei volumi di esportazione relativi.
La composizione del settore è infine ripartita dalle tecnologie informatiche per il 60%,
dall'elettronica per il 10%, dalla difesa per un 6% e per il restante 24% da altre
tecnologie.
Da notare inoltre che i Technopark turchi hanno un ottimo grado d'efficienza che ne
consente ritmi di produzione più brevi rispetto ad altri Technopark esteri iniziando ad
attivare i propri scambi d'esportazione trascorsi circa i primi 3 anni, contro i 5 impiegati
in media nei parchi industriali esteri.
Ulteriore aspetto legato a queste strutture industriali è il notevole numero di progetti di
ricerca e sviluppo che vengono portati avanti pari a circa 369. Si tratta di un dato molto
importante poiché l'impatto della crisi finanziaria ha provocato ridimensionamenti e
rallentamenti alle attività di ricerca e sviluppo, oltre ad un'inevitabile perdita
dell'occupazione seppur su piccola scala.
Focus: principali Technopark
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● Il Tecnoparco di Hacettepe (università statale di Ankara) ha una superficie di
15.000 mq e conta 77 società. Si occupa per il 50% del settore dell’it, per il 25%
del settore medico, per il 20% del settore elettronica e per il 5% di quello
automobilistico.
● Tecnoparco dell’università di Bilkent (Ankara) ha una superficie di 65.000 mq e
conta 164 società. Si occupa essenzialmente dei settori delle nanotecnologie e
aerospaziali.
● Il parco di Eskisehir (centro anatolia) e’ invece specializzato nel settore della
ceramica e dei materiali ad alto contenuto tecnologico, nell’aviazione e della
componentistica (in tale distretto operano imprese come Candy e Arcelik).
● Il parco dell’Universita’ del Medio Oriente (principale istituto scientifico di
Ankara e uno dei più importanti della Turchia) conta 206 imprese dislocate su
un'area di 65.000 mq, ed e’ specializzato nei settori dell'elettronica, difesa ed
aerospaziale, biotecnologie e nanotecnologie, esportando verso l’UE, USA,
Israele e Giappone).
● Il parco tecnologico di Konya (università di Selcuk) ha una superficie di 6000 mq
ed e’ specializzato nei settori delle tecnologie alimentari e delle biotecnologie.
● Il Technopark di Marmara, in contatto con il centro di ricerche di Tubitak nella
città di Kocaeli, e’ specializzato nel settore dell’ingegneria genetica, delle
biotecnologie e dell’elettronica.
Per quanto riguarda i poli industriali, tra le provincie turche, si distinguono le provincie
di Istanbul e quella di Kocaeli (provincia delle città di Izmit e Gebze).
Provincia di Istanbul
Istanbul è il centro economico e culturale della Turchia, che nell’ultimo decennio e'
divenuta nuovamente un crocevia per l'economia, la finanza ed il commercio a livello
globale. Istanbul, con i suoi 13 milioni di abitanti ufficiali ed i circa 15 milioni
151
comprendenti gli oltre 2 milioni di "unregistered" (ogni anno affluiscono in città fra i 300
mila ed i 500 mila abitanti da tutte le zone della Turchia soprattutto il sud-est) è fra le 15
città più abitate al mondo e seconda in Europa solo a Mosca (il totale degli abitanti turchi
e' pari a 70 milioni).
Istanbul rappresenta all'incirca il 27/30 % dell'intero PIL della Turchia, il 30% del valore
aggiunto del settore manifatturiero, il 21,2% delle costruzioni, circa il 25% del
commercio, il 23% dei trasporti e comunicazioni e solo l'1% dell'agricoltura.
Nelle 46 banche, su 50 a livello nazionale, che hanno la sede centrale ad Istanbul, sono
custoditi oltre il 50% dei depositi dell'intero paese e da qui viene assegnato il 48% dei
prestiti bancari.
Ad Istanbul, operano le principali imprese nel campo del commercio (un terzo di tutta la
Turchia) che generano circa il 55% dell'intero volume di affari del paese in questo
settore. Vi sono inoltre 26.000 imprese che effettuano operazioni di export e 34.700 che
invece operano sul versante import, facendo dell'area di Istanbul il principale polo
industriale coprendo oltre il 50% in media dell'intero export turco con punte in alcuni
settori di oltre il 70% (p.e. tessile - abbigliamento).
Ulteriori dati riguardano il mercato immobiliare che e' in fortissima espansione, tanto da
portare la città al secondo posto della classifica del MIPIM (la Borsa immobiliare più
importante d'Europa) per meta residenziale più "appetibile" del continente dopo Mosca.
A dimostrazione di questi dati si registra che ad Istanbul risiedono 13 fra gli uomini più
ricchi del mondo presenti nella lista pubblicata da Forbes.
Inoltre Istanbul figura tra le principali città al mondo per gli ‘acquisti da turismo’
(shopping-tourism). Se durante gli anni ’80 lo ‘shopping’ si svolgeva solo nelle mura del
‘Gran Bazar’ (principalmente tappeti, gioielli e e prodotti in pelle), a partire dal 1988
Istanbul ha costruito il primo ‘Shopping Center’ – ‘’GALLERIA’’ – nelle vicinanze dei
popolosi quartieri di Yesilkoy-Bakirkoy e, successivamente il Centro Commerciale di
‘AK MERKEZI’ in Etiler. Nelle vicinanze dell’aeroporto sorgeva, in quel periodo, anche
il ‘World Trade Center’ con due alberghi importanti (Crowne Plaza e Polat Hotels) in
Yesilkoy.
152
Il sorgere di nuove strutture di smercio ha riacceso l’usanza dello ‘shopping’ nella
capitale commerciale turca in modo particolare con gli arrivi, negli anni ’90, dei marchi
più importanti nei settori dell'abbigliamento e della pelle. Queste nuove realtà
economiche hanno cominciato non solo a produrre ed esportare verso tutti i mercati
mondiali ma a cambiare anche le abitudini della moda in Turchia favorendo l’apertura di
catene di negozi e modificando l'impostazione di quei negozi che, con l’introduzione e
l’applicazione del sistema del ‘Duty Free’ (Global Refund), si dirigevano
prioritariamente ad una clientela straniera selezionata. Attualmente nella City di Istanbul
sono presenti 14 ‘Aree Commerciali’ dove la prassi del ‘Refund’ viene regolarmente
esercitata da ben 59 ‘shopping center’ che si prevede arrivino a 147 nei prossimi cinque
anni.
Provincia di Kocaeli
Secondo polo industriale della Turchia dopo Istanbul, la provincia di Kocaeli, è tra quelle
più ricche della Turchia, grazie non solo alla presenza di una fitta rete di aziende che
costituiscono l'indotto delle grande realtà industriali presenti sul territorio, ma anche alla
collocazione sul Golfo di Izmit che ne consente il collegamento diretto alle più importanti
rotte marittime del Mediterraneo e del Mar Nero.
Con una popolazione di oltre un milione e mezzo d'abitanti questa provincia registra alti
tassi di urbanizzazione e scolarizzazione e raggiunge un indice di PIL pro capite che
supera per il 40% la media nazionale.
Kocaeli vanta 13 zone industriali organizzate e 3 Technopark, così da rappresentare il
13% dell'industria manifatturiera turca ed il 16.6% dell'interscambio nazionale con ben
82 tra le 200 maggiori industrie turche che hanno stabilito la loro sede in questa
provincia.
Tra i settori produttivi di Kocaeli spiccano quello chimico che costituisce il 28% del PIL
della provincia, il metallurgico, l'automobilistico ed il meccanico. In questa regione si
registrano poi forti investimenti stranieri guidati dagli investimenti tedeschi (60 aziende)
e seguiti da quelli olandesi (26 aziende), inglesi e francesi (22 aziende) e quelli italiani
(12 aziende).
153
L'alto tasso d'industrializzazione raggiunto nei soli ultimi 10 anni dalla provincia di
Kocaeli ha indotto le autorità locali a dare priorità agli investimenti ad alto contenuto
tecnologico che favoriscano lo sviluppo di zone dedicate a produzioni specializzate. Ne è
un esempio il distretto industriale di Izmir (9.591.600 mq) il quale rappresenta oggi il
principale fornitore del polo automatico ospitando 133 imprese tra le quali Indesit,
Commital Isi, Bitron (elettromeccanica), oltre ad aziende straniere quali Bosh, Imperial
Tobacco, Rexam, Vestel.
Per quanto riguarda i prossimi sviluppi di questa provincia si identifica un piano di
sviluppo che punti ad innalzare il livello degli ingegneri (formati presso le due locali
università) e ad intensificare i progetti di ricerca e sviluppo locali.
Da segnalare infine che grazie alla realizzazione futura ( entro il 2023) del collegamento
Istanbul-Izmir (progetto a gestione italiana tramite l'Ansaldi) attraverso il ponte sul golfo,
si contribuirà a ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza per raggiungere l'altro polo
industriale di Bursa, oltre all'interland di Izmir.
Industria Elettrodomestici ”White Goods”
Questo specifico settore dell'industria turca ha chiuso il 2010 con incremento della produzione del 13%. Il
2011 è iniziato con il segno positivo registrando un + 8.2% nella domanda ed un + 9% nelle esportazioni. Di
conseguenza il tasso di esportazione di elettrodomestici atteso per il 2011 è di circa il 10%.
Sempre nel mese di gennaio 2011, ed in linea con le aspettative, questo settore ha incrementato le proprie
vendite del 28% e la produzione di un ulteriore 13% (nello specifico grande aumento è stato dato dalla
produzione di forni e frigoriferi). Nel mese di febbraio 2011 si è registrato invece un leggero calo con le
esportazioni incrementate del 7% e la produzione scesa al + 9%. In totale dunque, comprendendo
anche i dati del mese di marzo 2011, il primo trimestre dell'anno ha segnato un incremento della domanda
del + 26% mentre si arresta il dato relativo alle esportazioni settoriali con il + 4%. Tuttavia si prevede una
seconda metà del 2011 molto forte che accompagnerà nuovamente la crescita del settore.
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Con l'incremento della produzione nel mese di aprile 2011 (+ 16.4%) e la lenta ripresa della domanda e
delle esportazioni (rispettivamente + 14.8% e + 1%) la crescita totale dei primi 4 mesi dell'anno ha raggiunto
quota 6.2 milioni di unità di elettrodomestici prodotti dal settore turco.
Settore Meccanico
Uno dei comparti più promettenti del settore meccanico sono i macchinari per l’edilizia e
l’industria estrattiva. La Turchia si posiziona in buona posizione sui mercati globali per
quanto riguarda macchinari per selezionare, separare, lavare, frantumare, macinare o
impastare le terre, le pietre, i minerali o altre sostanze materiali oltre che per le macchina
minerarie e relativi pezzi di ricambio, componenti per veicoli passeggeri o merci,
movimentazioni carico e scarico merci.
L’industria dei macchinari minerarie da costruzione turca è composta da circa 500 tra
piccole e media imprese che dominano il mercato. Una piccola parte delle restanti
imprese che operano nel settore può considerarsi di grande dimensione.
Le province dove l’industria meccanica è più sviluppata sono nella regione della
Marmara, Area centro anatolica e regioni egee mentre le città più importanti per la
meccanica di costruzione e estrattiva così come per la produzione di componenti sono
Istanbul, Bursa, Konya, Izmir, Ankara e Kayseri.
BMC, Temsa, Hema, Hidromek, Çukurova İnşaat Makineleri ile Parsan
Makine Parçaları Sanayi A.Ş. sono le società più importanti del settore che hanno
raggiunto notevoli risultati nel 2010 nonostante un iniziale blocco delle commesse.
Uno dei sotto-settori che pare più interessante è proprio quello dei macchinari per
estrazione, che nel 2001 ha raggiunto oltre 1 milione di dollari di esportazioni in tutto il
mondo, segnando un buon +15% di crescita rispetto all’anno precedente. I principali
mercati di sbocco sono Gemania, Iraq, Iran, Libia e Regno Unito.
Altro settore di punta dell’industria meccanica è rappresentato dai macchinari impiegati
nell’industria tessile, che assicura un bisogno costante e crescente di macchinari per
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trattare il cotone grezzo prodotto nel Paese. La maggior parte delle produzioni di
macchinari tessili sono circoscritte nell’area di Istanbul.
Data la crescente domanda di tessuti, filati e abbigliamento Made in Turkey, soprattutto
prodotti con alto valore aggiunto, le aziende tessili più all’avanguardia stanno cercando di
migliorare la loro produzione attraverso l’acquisizione di tecnologie e macchinari più
efficienti e sofisticati. Perciò le aziende consapevoli della potenzialità di questo enorme
mercato stano cercando joint-venture con partner europei o statunitensi.
Settore Telecomunicazioni
Il settore delle telecomunicazioni turco ha subito importanti cambiamenti dal 2004. Da
questa data infatti ha avuto inizio un processo di liberalizzazione a partire dal mercato
della telefonia fissa e, contemporaneamente, è stata istituita l'Autorità per le
Comunicazioni e le Tecnologie dell'Informazione, un organismo regolatore indipendente,
nato per incrementare e garantire la competitività all'interno del settore, oltre che per
massimizzarne il contributo diretto alla crescita economica dell'intero paese.
Tra i totali 245 operatori del settore uno solo si occupa di servizi via cavo e via satellite,
così come uno solo si occupa della rete telefonica fissa (Turk Telekom). Tre sono gli
operatori del servizio mobile, 49 quelli della radiocomunicazione digitale, 81 quelli di
servizi internet, 32 quelli che provvedono al servizio telefonico a lunga distanza e 19
sono quelli che procurano un servizio di telecomunicazione satellitare (ad esempio
televisione satellitare).
Telefonia Mobile: settore in continua espansione anche grazie alle evoluzioni qualitative
dei servizi che ne derivano (introduzione della funzionalità 3G per connessione ad
internet). Tuttavia si registrano cali dal 2007 al 2009, dalle 957.000 alle circa 600.000
vendite mensili. Rimane comunque alto il numero di cellulari attivi, attestandosi ad oltre
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66 milioni, consentendo alla Turchia di posizionarsi tra i primi 20 paesi nel mondo per
numero di apparecchi cellulari attivi.
Tre sono le compagnie turche operanti nel settore: Turkcell (circa il 57% del mercato),
Vodafone (circa il 25%) ed Avea (circa 19%). Tutte e tre le compagnie hanno attivato i
servizi di connessione internet attraverso la tecnologia 3G e si prevede che questa
operazione innalzerà la copertura internet del paese del 20-30%.
Internet ADSL: nel recente periodo la Turchia ha registrato il maggior numero dei
collegamenti ADSL rispetto a tutti i paesi europei. Questa linea d'interconnessione
rappresenta il maggior strumento di accesso alla rete con circa il 97% delle connessioni
contro solo il 3% di quelle via modem. Di conseguenza il numero di connessioni è
incrementato nel giro di pochi anni, superando i 5 milioni. Da notare che nel 2009 è stato
approvato un taglio del 5% delle tasse sulle telecomunicazioni che ha incentivato
ulteriormente la crescita di questo settore.
Nota Giuridica – E' stata approvata una legge che determinerà una restrizione all'utenza
di internet. Tale legge, che entrerà in vigore il 22 agosto 2011, ha scatenato forti proteste
con le prime manifestazioni e dimostrazioni nelle principali città della Turchia nella
giornata di domenica 15 maggio 2011.
Tecnologie Satellitari: unico operatore che fornisce servizi via cavo e via satellite è la
Turksat. Dopo il lancio del satellite 3A della Turksat, avvenuto nel 2009, si è reso
possibile offrire servizi di telecomunicazione su un area comprendente Turchia, Europa,
Nord Africa e Asia Centrale. Per il 2011 è previsto il lancio di un nuovo satellite, il 4A,
che verrà seguito nel 2013 dal 5A, un satellite realizzato da un team completamente
formato da ingegneri turchi.
Editoria e stampaIl settore dell’editoria in Turchia è in lento ma costante sviluppo. Nonostante le
numerose manovre politiche per impedire la diffusione di determinati testi, il numero
delle pubblicazioni registrate dall’ISBN sono triplicate nel decennio scorso e, in
particolare, il trend è diventato decisamente più marcato dopo il 2002.
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Nel 2010 sono stati assegnati 35.750 codici ISBN corrispondenti a altrettanti testi
pubblicati in Turchia, mentre pare che il trend positivo non interessi anche i periodici, il
cui numero è diminuito considerevolmente dal 2005 in poi (da 989 di codici ISBN del
2005 ad appena 690 nel 2010).
Il numero totale dei volumi stampati nel 2010 è stato 141.314.419, registrando un
aumento del 9% rispetto al 2009 e, per quanto riguarda le materie di maggior interesse,
si segnalano i testi di letteratura e retorica, di scienze sociali e di storia-geografia.
Se si notano i dati dei libri pubblicati per la prima volta nel 2010, la preferenza per
queste tre materie permane, rappresentando oltre il 68% di tutti i volumi di prima
pubblicazione editi in Turchia per l’anno considerato.
La città di Istanbul rimane in testa per il numero di pubblicazioni, case editrici e
potenzialità di vendita , nettamente superiore alla capitale e a altre città anatoliche.
Per quanto riguarda le pubblicazioni tradotte in lingue straniere si noti come il numero è
in costante crescita e ha raggiunto 6.000 volumi nel 2010, segnando un incremento del
19,6% rispetto al 2009.
Le lingue in cui vengono tradotti i testi pubblicati sono principalmente inglese, francese,
arabo e tedesco anche se anche la lingua russa è in forte ascesa nel comparto editoriale
(+55% di traduzioni in russo rispetto al 2009)
In termini di argomenti trattati dai testi tradotti, le proporzioni riflettono quelle dei testi in
lingua originale, mostrando una preferenza netta per la letteratura e le scienze sociali.
Per quanto riguarda i quotidiani i maggiori sono l’ Hürriyet ( 542,797 copie vendute), il
Milliyet (630,000 copie vendute), il Sabah ( 550,000 copie vendute), il Türkiye ( 450,000
copie vendute), lo Zaman (210,000 copie vendute). Data la vasta popolazione turca
residente all’estero molti di queste edizioni sono vendute anche in Europa, specialmente
in Germania.
Istanbul si conferma il cuore culturale del paese con un assorbimento del 45% delle
vendite nazionali. La tiratura nazionale è decisamente bassa, intorno ai 4,5 milioni di
copie giornaliere, come pure sono bassi gli abbonamenti (circa il 23% della tiratura
totale).
Per quanto riguarda la tiratura delle riviste, annualmente vengono vendute circa 53
milioni di copie di periodici, per un introito totale di settore pari a 127 milioni di USD.
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Pur non essendo particolarmente incoraggianti i dati riguardo l’alfabetizzazione culturale
della popolazione turca, notevoli passi avanti sono stati fatti per allargare l’accesso a
internet e alle nuove tecnologie digitali per permettere un grado di informazione
superiore ai cittadini, privilegiando i mezzi telematici piuttosto che cartacei.
Conclusioni
La crisi finanziaria mondiale ha avuto conseguenze lievi sull’economia turca: la
contrazione, che ha avuto inizio alla fine del 2008, si è già esaurita sul finire del 2009.
Questo risultato è stato ottenuto grazie alle politiche economiche del Governo, che ha
saputo adottare incentivi ed aiuti nei settori strategici per l’economia del Paese, ma anche
alla fiducia degli investitori nazionali e stranieri, i quali hanno individuato il potenziale
della Turchia.
Nel corso del 2010 e nel primo semestre del 2011 la Turchia è stata in grado di mostrare
concreti segnali di ripresa, favorita da una sostenuta domanda interna che ha causato un
forte gettito fiscale tale da migliorare il bilancio del settore pubblico. Allo stesso tempo
però, come si è visto, si è registrato un crescente aumento delle importazioni che, non
sorretto da altrettante esportazioni, hanno inciso negativamente sull'incremento del deficit
delle partite correnti.
Secondo autorevoli fonti economiche del Paese, si renderanno necessarie, a breve
termine, ulteriori manovre per mantenere il trend positivo di crescita auspicato, che
riguarderanno soprattutto:
la maggiore flessibilità del lavoro ai fini della competitività turca sul mercato mondiale,
la lotta all’economia sommersa, l’attuazione di una politica fiscale e di bilancio per un
adeguamento al sistema europeo ed internazionale, la liberalizzazione del mercato
energetico, il miglioramento del sistema educativo e, infine, un sostegno finanziario alle
PMI.
Alcuni di questi interventi contribuiranno ad abbattere la disoccupazione, attualmente
superiore al 10.8% per una popolazione disoccupata pari a oltre 2.800.000.
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La Banca Centrale ha dunque accompagnato la ripresa favorendo l'adozione di misure
macro-prudenziali e tramite una significativa riduzione del tasso di riferimento, convinta
che l'inflazione appare al momento sotto controllo.
In definitiva dalle valutazioni dei mercati economici turchi emerge un ciclo economico
post-crisi disomogeneo e caratterizzato da una forte volatilità. Le previsioni di crescita
del PIL sono certamente positive, ipotizzando un incremento del 5.5% per il 2011e
un'oscillazione tra il 4.6% ed il 4.7% per il 2012, ma, se confermate, decisamente in calo
rispetto ai risultati del 2010. Per il prossimo biennio si attende dunque una decelerazione
del PIL accompagnata da un analogo decremento nel commercio mondiale, con rischi
legati al prezzo del petrolio e alla sostenibilità dei debiti pubblici. I fattori di maggior
rischio sono infatti costituiti dalle tensioni sui prezzi delle materie prime e del petrolio,
che tenderanno a trasferirsi sui prezzi interni, in particolare nelle economie emergenti più
dinamiche come quella turca. Si prevede dunque che la Turchia continui ad importare a
ritmi elevati, ma si ritiene che anche in questo ambito si registrerà una stabilizzazione
dopo il boom di domanda di importazioni del 2010.
Per il 2011-2012 si prevede in definitiva una crescita ancora sostenuta, tuttavia si temono
i pericoli derivanti da un eccessivo deficit delle partite correnti, sbilanciato verso l'estero,
e dal surriscaldamento dell'economia.
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