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diari di bordo prima puntata Primo “viaggio”, non “vacanza”, vera e propria con nostra figlia al seguito. I partecipanti: io e LUI, cop- pia decennale che continua a vivere nel peccato, e lei (4 anni, grande viaggiatrice-vacanziera, so- prannominata affettuosamente “la nana”). Fatte le presentazioni, via, c’è un aereo da prendere! Milano Malpensa – Marrakech. 3-7 aprile 2010, ovvero le vacanze di Pasqua. Le aspettative non sono state deluse. Le recensio- ni di TripAdvisor non smentiscono. Mai. Ormai il nostro guru nella scelta degli alloggi. Ma prima una piccola postilla sull’aeroporto di Marrakech – Menara. Se pensate di arrivare e tro- vare una struttura fatiscente, obsoleta, insomma antiquata, beh, abbandonate questo pensiero o voi che vi atterrate. La struttura è imponente, ampia e luminosa, pulita e ordinata. Dove nulla sembra lasciato al caso. Peccato solo che al nostro arrivo siano atterrati 6, dico 6, voli in contemporanea. Ciò ha significato più di un’ora di coda al controllo passaporti. All’uscita il nostro autista mandato dal Riad ad attenderci. Finalmente siamo arrivati! Il fido Aziz non si fa mancare nulla: la cosa meravigliosa che ci ha colpito è il suo bicchierino di caffé preso nel parcheggio e messo in macchina per soddisfare il desiderio di caffeina, in qualunque momento… In poco più di un quarto d’ora, solo ed esclusiva- mente per motivi di traffico, dalla città nuova in cui è situato l’aeroporto eccoci attraversare le mura della Medina ed entrare nella storia della Città Rossa. Banchetti di frutti colorati, carretti trainati da ciuchini, carrozze per turisti, biciclette, donne velate dalla testa ai piedi e non, uomini in giacche a vento e uomini in camicia…ognuno ha il suo Marrakech Express. NULLA DI MEGLIO DEL RIAD “LE CLOS DES ARTS” di Valeria Merlini diari di bordo bookavenue

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diari di bordo di Valeria Merlini Marrakech Express prima puntata

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diari di bordoprima puntata

Primo “viaggio”, non “vacanza”, vera e propria con nostra figlia al seguito. I partecipanti: io e LUI, cop-pia decennale che continua a vivere nel peccato, e lei (4 anni, grande viaggiatrice-vacanziera, so-prannominata affettuosamente “la nana”). Fatte le presentazioni, via, c’è un aereo da prendere!

Milano Malpensa – Marrakech. 3-7 aprile 2010, ovvero le vacanze di Pasqua. Le aspettative non sono state deluse. Le recensio-ni di TripAdvisor non smentiscono. Mai. Ormai il nostro guru nella scelta degli alloggi.Ma prima una piccola postilla sull’aeroporto di Marrakech – Menara. Se pensate di arrivare e tro-vare una struttura fatiscente, obsoleta, insomma antiquata, beh, abbandonate questo pensiero o voi che vi atterrate. La struttura è imponente, ampia e luminosa, pulita e ordinata. Dove nulla sembra lasciato al caso.Peccato solo che al nostro arrivo siano atterrati 6, dico 6, voli in contemporanea. Ciò ha significato più di un’ora di coda al controllo passaporti.All’uscita il nostro autista mandato dal Riad ad

attenderci. Finalmente siamo arrivati! Il fido Aziz non si fa mancare nulla: la cosa meravigliosa che ci ha colpito è il suo bicchierino di caffé preso nel parcheggio e messo in macchina per soddisfare il desiderio di caffeina, in qualunque momento…In poco più di un quarto d’ora, solo ed esclusiva-mente per motivi di traffico, dalla città nuova in cui è situato l’aeroporto eccoci attraversare le mura della Medina ed entrare nella storia della Città Rossa. Banchetti di frutti colorati, carretti trainati da ciuchini, carrozze per turisti, biciclette, donne velate dalla testa ai piedi e non, uomini in giacche a vento e uomini in camicia…ognuno ha il suo

Marrakech Express. NULLA DI MEGLIO DEL RIAD “LE CLOS DES ARTS”

di Valeria Merlini

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personale indice di calore…

Aziz ci lascia nell’ultima piazza raggiungibile in macchina, a pochissimi passi dal Riad Le Clos des Arts. Dove ci viene incontro Massimo, il proprie-tario. Il Riad è a cinque minuti a piedi da tutto, nel cuore della Medina.E qui, la magia. La sensazione di entrare in un altro mondo. Fuori il vociare delle persone, dei mercanti, delle moto e delle biciclette a cui Allah indica la via (cioè se tu ti trovi sulla loro rotta non è un proble-ma che li tocca). Entrando al Riad ti lasci tutto alle spalle.Musica bassissima in sottofondo. Mosaici, colori, fontana, petali di rose, alcove, cuscini, tendaggi e luce. Tutto insieme ad abbagliarci.Massimo ci accompagna nella nostra suite, la Nacre, chiusa da una tenda. Per la prima volta nel nostro girovagare non esistono chiavi. La cosa ci stupisce, ci affascina, ci predispone molto bene. Un letto a baldacchino per noi e un letto a baldac-chino da principessa per la nana. Tappeti, scrigni per tavolini, sedie in pelle, manichini come opere d’arte, soffitti affrescati nella stanza grande. Una porta a doppia anta conduce al guardaroba: mai ripiani degli armadi mi hanno fatta sentire così sicura su dove sistemare i vestiti. Tutto nuovo e pu-lito. Un mobile aperto di fronte al doppio armadio

e un piccolo frigorifero messomi a disposizione per le solite medicine che mi accompagnano ovun-que. Da qui si accede al bagno. Che poi chiamarlo bagno è riduttivo. Lavandino dorato incastonato in un piano a mosaico e specchio marocchino d’ordi-nanza. Tutti gli accessori e le rubinetterie in metallo dorato martellato. Da lasciarci gli occhi e il cuore. In questa prima sala il lavandino e il gabinetto. Nella seconda una doccia che ti ci perdi. Mosaici anche qui. Insomma, un sogno.Nel Riad ci sono 4 suites e 3 camere, ma guai a chiamarle standard. La nostra è al piano terreno, nel cortile interno. Una scala laterale porta al primo piano dove ci sono il resto degli alloggi, tutti affac-ciati sul cortile interno. Ancora un piccolo sforzo e con le scale si arriva al tetto. Questo Riad è uno dei pochi con piscina superiore (così sempre al sole), 6 lettini e, meraviglia delle meraviglie, su ogni lettino oltre al telo, un pareo e un cappello di paglia per proteggersi dal sole. Ma che posto è mai questo? Anche tavoli e ombrelloni per la colazione, quando la temperatura mattutina lo consente (ricordo che l’escursione termica tra quando c’è il sole e quando tramonta è importante).

Ciò che rende a nostro avviso unico il Riad sono senz’altro i proprietari. Massimo e sua moglie Giorgina. L’amore li ha fatti incontrare in Tanzania, la dichiarazione è stata meglio che da manuale:

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in mezzo alle dune del deserto. Lei ha detto sì. E la continua voglia di scoperta e di movimento, di comunicazione e di sperimentazione di Massimo e di Giorgina li hanno portati qui a Marrakech. A rea-lizzare uno dei tanti sogni che, ormai come re Mida, Massimo pensa e riesce a creare: acquistare il Riad da un’artista francese, rimetterlo a nuovo grazie all’aiuto di volenterosi amici che hanno trascorso l’estate a Marrakech e aprirlo al pubblico. Che con pareri unanimi lo hanno decretato uno dei migliori di Marrakech!Giorgina e Massimo non si negano mai agli ospiti. Non sono albergatori. Sono un uomo e una donna che hanno aperto la loro casa per farne una dimora d’accoglienza. Ti dedicano del tempo. Perchè qui la fretta non esiste. I particolari sono importanti. Le descrizioni su dove andare, cosa fare e cosa vedere sono minuziose. E non si limitano a farlo all’arrivo: appena ne hanno la possibilità ti accolgono alla porta chiedendoti come è andata la tua giornata. E lo fanno con vero interesse. Perchè nelle loro in-tenzioni capisci che vogliono sì farti stare bene, ma anche conoscere davvero le persone che hanno di fronte. Mai trattamento fu più eccellente.E se si è fortunati, se ci si ricorda di prenotare per tempo (in modo da permettere alla cucina di fare la spesa adeguata), si può anche cenare al Riad. I piatti sono quelli della tradizione marocchina, ma rivisitati e arricchiti di particolari. Per esempio, la

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prima sera abbiamo potuto gustare, come cena di Pasqua:insalate marocchine e risotto al salmone e porri; tajine di rana pescatrice (eccezionale) accompa-gnata da cous-cous; millefoglie con panna e fra-gole fresche. Ahimé il vino, come le birre, bisogna scordarsele: occorre una licenza apposita e il Riad che viene scoperto a servirne essendo sprovvisto di tale documento viene chiuso all’istante. Meglio quindi per un gioiellino del genere non correre rischi.Seguite Giorgina e Massimo anche su Facebook: Riad le Clos des Arts, Marrakech Medina.

©Valeria Merlini

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