Volume lepore

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DIPARTIMENTO DI STUDI EUROPEI GIUSPUBBLICISTICI E STORICO-ECONOMICI SEZIONE DI STORIA ECONOMICA UNIVERSITÀ DI BARI 8

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DIPARTIMENTO DI STUDI EUROPEIGIUSPUBBLICISTICI E STORICO-ECONOMICI

SEZIONE DI STORIA ECONOMICA

UNIVERSITÀ DI BARI

8

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MERCATO E IMPRESA IN EUROPAL’AZIENDA GONZÁLEZ DE LA SIERRANEL COMMERCIO GADITANO TRA XVIII E XIX SECOLO

AMEDEO LEPORE

CACUCCI EDITORE - BARI

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A Maria Teresa,Francesca e Marina

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“Clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. Più volte decadde e rifiorì, sem-pre tenendo la prima Clarice come modello ineguagliabile d’ogni splendore, al cuiconfronto lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ognivolgere di stelle. (...) Eppure, dell’antico splendore di Clarice non s’era perso qua-si nulla, era tutto lì, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato al-le esigenze degli abitanti non meno di prima”

(I. Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972)

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INDICE

Indice delle tabelle, dei grafici e delle tavole XI

Abbreviazioni, Sigle XVII

Tavole delle monete, dei pesi e delle misure XIX

Prefazione XXXI

IntroduzioneL’Atlantico e le condizioni geografiche dell’isla gaditana,al crocevia dell’economia mondiale 1

1 La baia gaditana e l’economia andalusa: Cadice, centro dellerotte commerciali verso oriente e occidente. Dal siglo de oroal periodo della decadenza economica1.1 La struttura economica gaditana e l’Andalusia nel periodo del-

la fioritura dei traffici commerciali 91.2 La lotta per la supremazia mercantile: lo spostamento della

porta commerciale verso “le Indie”, con il trasferimento dellaCasa de la Contratación da Siviglia a Cadice (1717) 38

1.3 Il lungo periodo di monopolio del commercio con l’America e losplendore mercantile di Cadice nel siglo de oro 54

1.4 L’attività commerciale gaditana nel XIX secolo tra tentativi diripresa e definitiva decadenza 69

2 Le origini e lo sviluppo dell’azienda commerciale“González de la Sierra” (1730-1840)2.1 Gli effetti dell’emigrazione cantabrica sulle attività commer-

ciali gaditane 952.2 La fondazione dell’Almacén de Agüera e l’avvio dell’attività

commerciale dell’azienda gaditana (1730-1778) 1012.3 La crescita dell’azienda commerciale degli Agüera durante il

periodo di maggiore prosperità di Cadice (1778-1808) 1122.4 La lunga opera di trasformazione dell’azienda gaditana:

l’evoluzione verso la fase di grande espansione commerciale(1808-1840) 122

IX

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3 Il periodo di massima prosperità dell’azienda gaditana:l’espansione degli scambi interni e internazionali (1840-1870)3.1 Il commercio gaditano del XIX secolo e l’azienda “González

de la Sierra” 1493.2 Il culmine dell’opera di riorganizzazione aziendale: la forma-

zione della società “Francisco González de la Sierra y Cía” ela sua partecipazione al commercio dei prodotti d’oltreoceano(1840-1850) 180

3.3 Da un’azienda a carattere locale ad una internazionale: l’e-stensione del raggio di azione commerciale interna, la forma-zione delle rappresentanze estere e la partecipazione alle atti-vità di trasporto marittimo (1850-1860) 208

3.4 La fase finale della prosperità dell’azienda commerciale gadi-tana: il consolidamento del ruolo interno ed estero della ditta“Francisco González de la Sierra y Cía”; la crisi del 1866 e l’i-nizio di un nuovo ciclo (1860-1870) 229

4 Lo scioglimento della società “Francisco González de la Sierra yCía” e il definitivo declino del commercio gaditano del XIXsecolo: una riflessione sulla borghesia commerciale di Cadice4.1 La liquidazione della compañía “Francisco González de la

Sierra” e la formazione di una nuova società mercantile comepassaggio ad una fase di ridimensionamento dell’attività com-merciale 259

4.2 L’iniziativa di trasporto marittimo e la partecipazione di Fran-cisco González de la Sierra alle compagnie di assicurazione: unesempio di ampliamento delle attività dell’impresa commer-ciale gaditana prima del suo scioglimento 269

4.3 La borghesia commerciale spagnola nel XIX secolo: prospe-rità e decadenza del mercante gaditano 279

Conclusioni 297

Appendice 305

Nota bibliografica 383

Indice dei nomi 419

X

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INDICE DELLE TABELLE,DEI GRAFICI E DELLE TAVOLE

Tabelle

1. Valutazione dei beni esistenti nel negozio della Muralla al 30 giu-gno 1771 (in reales de plata de a diez y seis quartos) 107

2. Stato patrimoniale delle Bodegas de la Arboledilla nel 1796 (in rea-les de vellón) 117

3. Valore dei beni esistenti nell’Almacén de Agüera nel periodo 1771-1806 (in reales de plata) 121

4. Quadro genealogico dei membri dell’azienda “González de la Sier-ra” 124

5. Relazione tra le diverse unità monetarie in uso tra il 1771 e il 1828nell’Almacén de Agüera 127

6. Inventario del capitale di Don Fernando González de Peredo, inreales de vellón (1821) 129

7. Divisione dei beni tra gli eredi di Don Fernando González de Pe-redo, in reales de vellón (1824) 131

8. Liquidazione dei conti e utili dell’Almacén de Agüera nel periodo1770-1828 (in reales de plata de a diez y seis quartos e in reales devellón) 138

9. Liquidazione e bilancio dell’Almacén de Agüera al 1° ottobre 1828(in reales de vellón) 143

10. Prezzi medi di vendita delle principali merci importate a Cadice nelperiodo 1845-1850 (in reales e pesos fuertes) 164

11. Cambiamenti di denominazione e soci dell’azienda commercialegaditana fondata da Don Juan de Agüera (1730-1870) 170

12. Inventario dei beni dell’asse ereditario di Don José González de laSierra menor, effettuato da Don Francisco González de la Sierra(1840) 186

13. Conto corrente intestato a Don Francisco González de la Sierra nelperiodo 1840-1850 (in reales de vellón) 189

14. Utili degli empori del complesso commerciale “Francisco Gonzá-lez de la Sierra y Cía” nel periodo 1840-1850 (in reales de vellón) 191

XI

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15. Valutazione dei beni esistenti nell’Almacén Francisco González de laSierra y Compañía al 26 giugno 1840 (in reales de vellón) 199

16. Libro Diario di Facturas, scrittura del 13 maggio 1841 (in reales devellón) 204

17. Conto corrente intestato a Don Francisco González de la Sierra nelperiodo 1850-1860 (in reales de vellón) 211

18. Utili degli empori del complesso commerciale “Francisco Gonzá-lez de la Sierra y Cía” nel periodo 1850-1860 (in reales de vellón) 213

19. Conto del vapore “Cantabria” al suo terzo viaggio, nel 1855, daNantes a Gibilterra (in reales de vellón) 227

20. Conto corrente intestato a Don Francisco González de la Sierra nelperiodo 1860-1870 (in reales de vellón) 231

21. Utili degli empori del complesso commerciale “Francisco Gonzá-lez de la Sierra y Cía” nel periodo 1860-1870 (in reales de vellón) 233

22. Libro Mayor di Facturas, scritture del 1864 e del 1865 (in reales devellón) 252

23. Estinzione delle obbligazioni trasferite alla società “Sierra Herma-nos y Cía” in qualità di sucesora della compañía “Francisco Gonzá-lez de la Sierra”, in reales de vellón (1871) 266

24. Stato dei pagamenti effettuati dal “Lloyd Andaluz” per sinistri, dal1° luglio 1864 al 31 dicembre 1869 (in reales de vellón) 275

Grafici

I. Navi entrate nel porto di Cadice nel 1784, secondo la prove-nienza 33

II. Valore dei beni disponibili nell’Almacén de Agüera (1771-1806) 121

III. Valore dei beni disponibili nell’Almacén de Agüera (1814-1828) 126

IV. Utili netti dell’Almacén de Agüera (1770-1828). Rielaborazionedei dati per periodi decennali, su base monetaria omogenea evalori nominali 139

V. Utili dell’Almacén de la Sierra (1829-1840) 147

VI. Utili degli empori del complesso commerciale “González de laSierra” (1840-1850) 193

VII. Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González dela Sierra” (1840-1850) 195

VIII. Andamento del valore del caffè Puerto Rico (1841-1870) 201

IX. Utili e perdite dell’Almacén de la Sierra (1850-1860) 216

XII

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X. Utili degli empori del complesso commerciale “González de laSierra” (1850-1860) 217

XI. Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González dela Sierra” (1850-1860) 219

XII. Utili degli empori del complesso commerciale “González de laSierra” (1860-1870) 236

XIII. Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González dela Sierra” (1860-1870) 238

XIV. Comparazione del livello dei prezzi di Sardá e degli utili degliempori dell’azienda “González de la Sierra” nel periodo1840-1870 (valori standardizzati) 242

XV.I. Comparazione del livello dei prezzi di Sardá e degli utili dei sin-goli empori dell’azienda “González de la Sierra” nel periodo1840-1870 (valori standardizzati) 244

XV.II. Comparazione del livello dei prezzi di Sardá e degli utili dei sin-goli empori dell’azienda “González de la Sierra” nel periodo1840-1870 (valori standardizzati) 245

Tavole delle monete, dei pesi e delle misure

A. Tavola delle monete (1728-1832) XIX

B. Tavola delle monete (1834-1835) XXI

C. Tavola delle monete in uso in Spagna nel 1845 XXII

D. Tavola delle monete (1848-1868) XXIII

E. Tavola delle monete (1868) XXV

F. Tavola riassuntiva dei pesi e delle misure Reali o di Castiglia (metàXIX secolo) XXVI

G. Tavola riassuntiva dei pesi e delle misure esistenti in alcune pro-vince spagnole (metà XIX secolo) XXVII

H. Tavola dei pesi e delle misure più usati nell’attività commerciale, al-la metà del XIX secolo (con riferimento alla Castiglia) XXVIII

Tabelle della contabilità aziendale (in appendice)

1.II. Conto generale degli addebiti e degli accrediti relativi ai beni diDon Fernando González de Peredo nel periodo 1822-1830(in reales de vellón) 309

XIII

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2.II. Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sier-ra” nel periodo 1829-1840 (in reales de vellón) 311

3.II. Bilancio e saldo delle merci, dei crediti e del denaro esistenti nel-l’Almacén de la Sierra y Compañía, in reales de vellón (1829-1840) 332

1.III. Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sier-ra” nel periodo 1840-1850 (in reales de vellón) 341

2.III. Bilancio e saldo delle merci e degli effetti esistenti nell’AlmacénFrancisco González de la Sierra y Compañía, in reales de vellón(1840-1849) 344

3.III. Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sier-ra” nel periodo 1850-1860 (in reales de vellón) 351

4.III. Bilancio e saldo delle merci e degli effetti esistenti nell’AlmacénFrancisco González de la Sierra y Compañía, in reales de vellón(1849-1859) 355

5.III. Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sier-ra” nel periodo 1860-1870 (in reales de vellón) 361

6.III. Bilancio e saldo delle merci e degli effetti esistenti nell’AlmacénFrancisco González de la Sierra y Compañía, in reales de vellón(1859-1870) 365

Tavola della popolazione (in appendice)

I. Andamento demografico di Cadice (1693-1875) 373

Tavole delle esportazioni e delle importazioni (in appendice)

L. Esportazioni spagnole verso l’America, in milioni di reales de vellón(1778-1820) 377

M. Importazioni americane in Spagna, in milioni di reales de vellón(1778-1796) 378

Grafico sull’origine dei commercianti (in appendice)

XVI. Origine dei commercianti spagnoli registrati nella Matrícula diCadice (1743-1750) 381

XIV

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Mappe

1. Pianta di Cadice tra la fine del XVIII e l’inizio del XIXsecolo XXIX

2. Le rotte commerciali e i principali porti del traffico colo-niale con le Americhe (secoli XVI-XVIII) 17

3. La baia gaditana e la barra de Sanlúcar, all’ingresso delGuadalquivir (da una stampa del 1780) 44

4. La diffusione degli esercizi commerciali dell’azienda “deAgüera/de la Sierra” nell’area gaditana (tra la fine delXVIII e l’inizio del XIX secolo) 114

XV

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ABBREVIAZIONI

A.D.P.C. Archivo de la Diputación Provincial de Cádiz, Cadice.A.G.I. Archivo General de Indias, Siviglia.A.G.P. Archivo General de Palacio, Madrid.A.G.S. Archivo General de Simancas, Valladolid.A.H.G.S. Archivo Histórico “González de la Sierra”, in Archivo Histórico Pro-

vincial de Cádiz, Cadice.A.H.P.C. Archivo Histórico Provincial de Cádiz, Cadice.A.M.C. Archivo Histórico Municipal de Cádiz, Cadice.

SIGLE

@ arroba (peso di 25 libbre, misura per liquidi)cms. céntimos (centesimi)c./orden carta orden (ordine o mandato)corr.te corriente (corrente)d.ho, d.ha, d.hos, d.has dicho, dicha, dichos, dichas (detto, detta, detti, dette)fan. fanega (misura per aridi, misura agraria)hav. havería (avaria)yd.m, ydem, id. ídem (idem)£ libra (libbra)liquid., liquidac. liquidaciones (liquidazioni)m./c. mi cuenta (mio conto)mrs. maravedíes (maravedì, maravedini)prâl y gastos principal y gastos (capitale e spese)ps. pesos (scudi)ql., qq. quintal, quintales (quintale, quintali)resm. resma (risma)rs. reales (reali)seg. obligación según obligación (secondo obbligo)$ unità monetaria di contovn. vellón (moneta di rame)

XVII

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TAVOLE DELLE MONETE, DEI PESI E DELLE MISURE

Tabella A – Tavola delle monete (1728-1832)

Pragmática del 18 settembre 1728

Moneta Valore

real de vellón 34 maravedíespeso fuerte de plata (o duro) 18 reales e 28 maravedíes

Nuovi valori monetari al 1738

Moneta Valore

real de vellón 34 maravedíesdoblón de a ocho (oro) 300 reales e 40 maravedíesdoblón de a cuatro (oro) 150 reales e 20 maravedíespeso fuerte de plata 20 realesescudito (o durillo o veintén) 20 reales

Decreto del 15 luglio 1779

Moneta Valore

real de vellón 34 maravedíesdoblón de a ocho (oro) 320 realespeso fuerte de plata 20 reales

Valori delle monete in uso in Spagna all’inizio dell’Ottocento

Moneta Valore

40 reis (portoghesi) 1 real de vellónsoberano (inglese – oro) 93 reales e 12 maravedíesnapoleón de 20 francos(francese – oro) 75 reales e 1 maravedínapoleón de 5 francos(francese – argento) 18 reales e 25 maravedíes

Decreto del 5 settembre 1808

Moneta Valore

napoleón de 5 francos(francese – argento) 18 reales e 14 maravedíes

segue

XIX

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XX

segue tabella A

Decreto del 3 settembre 1813

Moneta Valore

napoleón de 20 francos(francese – oro) 75 reales de vellónluis de 25 libras tornesas (oro) 88 reales e 15 ochavosnapoleón de 5 francos(francese – argento) 18 reales e 12 ochavosescudo de 6 libras tornesas (argento) 22 reales e 3 ochavosochavo 2 maravedíes

Sebbene con il decreto del 19 novembre 1821 si fosse proibita la circolazione di monetafrancese in Spagna, questa decisione non ebbe effetti pratici a causa del repentino cam-biamento della situazione politica.

Decreto del 13 aprile 1832

Moneta Valore

luis de 48 libras (oro) 8 pesos fuertes e 19 realespieza de 20 francos (oro) 3 pesos fuertes e 16 realesescudo de 6 libras (argento) 1 peso fuerte e 2 realespieza de 5 francos (argento) 19 realespieza de 1 franco (argento) 3 reales e 27 maravedíes

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. Sardá, La política monetaria y las fluc-tuaciones de la economía española en el siglo XIX, Barcelona, Ediciones Ariel, 1970,pp. 15-16, p. 31, pp. 44-45 e p. 64.

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XXI

Tabella B – Tavola delle monete (1834-1835)

Progetto di legge del conte de Toreno del 29 agosto 1834(circolazione di moneta francese)

Moneta Valore

napoleón (anteriore al 1830) 18 reales e 6 maravedíesnapoleón (posteriore al 1830) 18 reales e 3 maravedíes

Progetto di legge del conte de Toreno del 3 settembre 1834Moneta Valore

doblón de a ocho (oro) 320 reales (16 pesos fuertes)doblón de 8 pesos (oro) 160 reales (8 pesos fuertes)doblón de 4 pesos (oro) 80 reales (4 pesos fuertes)real de vellón (argento) 32 maravedíespeso fuerte (argento) 20 realesmedio peso fuerte (argento) 10 realespeseta (argento) 4 realesmedia peseta (argento) 2 reales

I progetti del conte de Toreno, avendo incontrato una netta opposizione, vennero ritiratidal governo e il sistema monetario spagnolo continuò a basarsi sui napoleones francesi, ol-tre che su altre monete straniere (portoghesi, inglesi, messicane) di cui fu autorizzata lacircolazione.

Decreto di Mendizábal del 25 ottobre 1835(circolazione di moneta inglese fino al 1852)

Moneta Valore

soberano de oro 92 reales e 12 maravedíescorona de plata 22 realesscellino 4 reales e 14 maravedíes

Decreto del 19 novembre 1835(circolazione di moneta potoghese fino al 1855)

Moneta Valore

cruzado 11 reales e 4 maravedíescorona 9 reales e 22 maravedíestostón de 100 reis 2 reales e 4 maravedíes50 reis 1 real e 2 maravedíes

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. Sardá, La política monetaria y las fluc-tuaciones de la economía española en el siglo XIX, Barcelona, Ediciones Ariel, 1970, p. 78e pp. 84-85.

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XXII

Tabella C – Tavola delle monete in uso in Spagna nel 1845

Monete francesi valide in Spagna Valore

pieza de oro da 20 franchi 76 realespieza de plata da 5 franchi 19 realesfranco 3 reales e 19 maravedíesmezzo franco 1 real e 30 maravedíes

Monete spagnole Valore

onza (oro) 16 durosreal de a ocho, peso fuerte o duro(argento) 20 reales de vellónmedio duro (argento) 10 reales de vellónpeseta (argento) 4 reales de vellónreal común (argento) 2 reales de vellónreal de vellón (argento) 34 maravedíesmedio real o dos cuartos (rame) 8 maravedíescuarto (rame) 4 maravedíesochavo (rame) 2 maravedíes

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. L. Comellas, Los moderados en el poder1844-1854, Madrid, C.S.I.C., 1970, p. 91.

Il real de a ocho (peso fuerte o duro) era l’unità teorica del sistema monetario spagnolo del-l’epoca, mentre l’unità reale di circolazione era la peseta e la moneta di conto fu rappre-sentata, fino alle riforme del 1864 e del 1868, dal real de vellón, che non corrispondeva adalcun “pezzo” monetario esistente. Il maravedí era un valore monetario divisionale, soloteorico, che rimase in vigore ufficialmente, come unità di conto, fino al 1855.

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XXIII

Tabella D – Tavola delle monete (1848-1868)

Decreto del 15 aprile 1848

Moneta Valore

doblón o centén isabelino (oro) 100 realesduro o peso fuerte (argento) 20 realesmedio duro o escudo (argento) 10 realespeseta (argento) 4 realesmedia peseta (argento) 2 realesreal (argento) 1 real (34 maravedíes)medio real (rame) 50 céntimos de real

(17 maravedíes)doble décima (rame) un quinto di realdécima de real (rame) un decimo di realmedia décima (rame) un ventesimo di realcuartillo (rame) un quarto di realmaravedí 3 céntimos de real

Decreto del 30 dicembre 1855

Moneta Valore

real 8 e 1/2 cuartoscuarto 4 maravedíes

Legge monetaria del 26 giugno 1864

Moneta Valore

doblón de Isabel (oro) 10 escudosdoblón de cuatro escudos (oro) 4 escudosdoblón de dos escudos (oro) 2 escudosduro o peso fuerte (argento) 2 escudos (20 reales)escudo o medio duro (argento) 10 realespeseta (argento) 40 céntimos de escudo (4 reales)media peseta (argento) 20 céntimos de escudo (2 reales)real (argento) 10 céntimos de escudo (1 real)medio real (bronzo) 5 céntimos de escudocuartillo (bronzo) 2,5 céntimos de escudo (1/4 di real)décima (bronzo) céntimo de escudo (1/10 di real)media décima (bronzo) 1/2 céntimo de escudo (1/2 decimo di real)

segue

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XXIV

segue tabella D

Decreto del 19 ottobre 1868

Moneta Valore

peseta 4 realesescudo o medio duro 2,5 pesetas nuevas

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in C. Fernández Pulgar, R. Anes Álvarez, Lacreación de la peseta en la evolución del sistema monetario de 1847 a 1868, in Ensayos so-bre la economía española a mediados del siglo XIX, Madrid, Banco de España, 1970, p. 155e p. 170; J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía española en elsiglo XIX, Barcelona, Ediciones Ariel, 1970, pp. 105-106, p. 115, p. 136 e pp. 156-157; P.Voltes Bou, Historia de la economía española en los siglos XIX y XX, Madrid, Editora Na-cional, 1974, vol. I, p. 471.

Con la riforma del 1864, l’unità del sistema monetario divenne l’escudo (o medio duro),equivalente a 10 reales; da allora in poi, la peseta e il real si convertirono in moneta divi-sionale, di titolo (ley) inferiore. Con la riforma del 1868, la nuova unità fu la peseta, equi-valente al franco, che aveva un valore legale di 4 reales.

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XXV

Tabella E – Tavola delle monete (1868)

Coniazione di monete secondo la riforma del 1868

Oro Argento Bronzopesetas pesetas céntimos

100 5 1050 2 520 1 210 0,50 15 0,20 –

Equivalenza delle monete secondo la riforma del 1868

maravedíes céntimos

de real de peseta

Rame2 cuartos 8 23,52 5,881 cuarto 4 11,76 2,94ochavo 2 5,88 1,47maravedí 1 2,94 0,73

Bronzomedio de real 17 50 12,50cuartillo de real 8 e 1/2 25 6,25décima de real 3 e 2/5 10 2,501/2 décima de real 1 e 7/10 5 1,25

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in C. Fernández Pulgar, R. Anes Álvarez, Lacreación de la peseta en la evolución del sistema monetario de 1847 a 1868, in Ensayos so-bre la economía española a mediados del siglo XIX, Madrid, Banco de España, 1970, p. 181e p. 183; J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía española en elsiglo XIX, Barcelona, Ediciones Ariel, 1970, p. 155.

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XXVI

Tabella F – Tavola riassuntiva dei pesi e delle misureReali o di Castiglia (metà XIX secolo)

Misure lineari e Misure di capacità Pesidi superficie per aridi e liquidi

Legua = 5,5 km. = 20.000 pies

Estadal = 3,3 m. = 4 varas

Toesa = 1,6 m. = 2 varas

Vara = 83,59 cm. = 3 pies

Pie = 27,8 cm. = 12 pulgadas

Cuarta o palmo = 20,8 cm.= 9 pulgadas

Pulgada = 2,3 cm.

Cahiz = 7,7 ha. = 12 fanegas

Fanega de marco real =64,39 áreas = 12 celemines

Celemín = 536,6 m2 =4 cuartillos

Cuartillo = 134,1 m2 =12 estadales cuadrados

Estadal cuadrado = 11,1 m2

= 16 varas cuadradas

Vara cuadrada = 0,69 m2 =9 pies cuadrados

Aranzada = 44,7 áreas

Cahiz = 666 l. =12 fanegas

Fanega = 55,501 l. =12 celemines

Celemín = 4,6 l. =4 cuartillos

Cuartillo = 1,1 l.

Cántara o arroba di vino =16,133 l. =8 azumbres

Cuartilla = 8 l. =4 azumbres

Azumbre = 2 l. =4 cuartillos

Cuartillo = 0,5 l. =4 copas

Arroba di olio = 12,563 l.

Tonelada = 920,1 Kg. =20 quintales

Quintal = 46 Kg. =4 arrobas

Arroba = 11,502 Kg. =25 libras

Libra = 460,09 g. =16 onzas

Libra méd. = 345 g.

Onza = 28,7 g. =16 adarmes

Adarme = 1,7 g. =3 tomines

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Prensa», Serie de«Revistas», carpeta O-1.1 (1851-1876), Cuadro sinóptico para el comercio. Equivalencias delas distintas pesas y medidas existentes en todas las provincias de España; Enciclopedia deHistoria de España, diretta da M. Artola, Madrid, Alianza Editorial, 1993, vol. VI,pp. 1231-1232.

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Tabella G – Tavola riassuntiva dei pesi e delle misureesistenti in alcune province spagnole (metà XIX secolo)

Province Misure lineari e Misure di capacità Pesidi superficie per aridi e liquidi

Cadice Vara = Fanega per aridi = Arroba =83,59 cm. 54,544 l. 11,502 Kg.

Aranzada = Arroba di vino = Libra = 44,7 áreas 15,844 l. 460,09 g.

Arroba di olio = Libra méd. = 12,52 l. 345 g.

Siviglia Vara = Fanega per aridi = Arroba =83,59 cm. 54,7 l. 11,502 Kg.

Fanega = Arroba per liquidi = Libra = 59,4 áreas 15,66 l. 460,09 g.

Aranzada = Arroba di olio = Libra méd. = 47,5 áreas 12,563 l. 345 g.

Santander Vara = Fanega per aridi = Arroba =83,59 cm. 54,84 l. 11,502 Kg.

Carro = 1,7 áreas Cántara = 15,8 l. Libra = 460,09 g.Libra méd. = 345 g.

Barcellona Cana = 1,555 m. Cuartera per aridi = Media cana = 69,518 l.

77,75 cm.

Mojada = 48,9 áreas Barrilon di liquido = Libra = 400 g.Jornal = 43,5 áreas 30,35 l.

Cuartan di olio =Libra méd. =

4,15 l.300 g.

Madrid Vara = 84,3 cm. Fanega per aridi = Arroba =55,34 l. 11,502 Kg.

Marco o fanega = Arroba per liquidi = Libra =34,2 áreas 16,3 l. 460,09 g.

Libra méd. =345 g.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Prensa», Serie de«Revistas», carpeta O-1.1 (1851-1876), Cuadro sinóptico para el comercio. Equivalencias delas distintas pesas y medidas existentes en todas las provincias de España; Enciclopedia deHistoria de España, diretta da M. Artola, Madrid, Alianza Editorial, 1993, vol. VI,pp. 1231-1236.

XXVII

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XXVIII

Tabella H – Tavola dei pesi e delle misure più usati nell’attività commerciale,alla metà del XIX secolo (con riferimento alla Castiglia)

Misure lineari e Misure di capacità Pesi Altre unitàdi superficie per aridi e liquidi di misura

Pulgada (pollice) = Cántara o arroba Onza (oncia) = 16a Pieza = pezzo24 mm. di vino = 16,133 l. parte della libbra di

Castiglia; 28,7 gr.

Codo (cubito) = Arroba di olio = Libra (libbra) = Casco = recipiente44 cm. 12,563 l. 16 once; (barile, botte,

0,46009 kg. damigiana o bottiglia)

Vara = 0,8359 m. Fanega = 55,501 l. Barril = barile, orcioSaco (sacco) = poco più Pipa = bottedi un ettolitro (100 l.)

Docena = 32,50 m. Docena (dozzina) = Docena (dozzina) =(per i tronchi) o 12 libbre 12 pezzi

23,50 m. (per il legname segato)

Aranzada = Barrica (barile, Arroba = 25 libbre; Resma (risma) =44,7 are botte) = 225 l. 11,502 kg. 100 fogli

Fanega = Bota (botte) = Quintal di 100 Gruesa (grossa) =64,596 are 516 l. libras = 46 kg. 12 dozzine

Quintal métrico Caja = cassa(quintale) = 100 kg.Tonelada = 920 kg.

Tonelada métrica de peso(tonnellata) = 1.000 kg.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Prensa», Serie de«Revistas», carpetas O-1.1, O-1.2 e O-1.3; P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Hi-stórico de Andalucía. Cádiz, Valladolid-Salamanca, Ámbito y Editoriales Andaluzas Uni-das, 1986, pp. 126-161 (riproduzione, in facsimile, dell’opera di P. Madoz, DiccionarioGeográfico-Estadístico-Histórico de España y sus posesiónes de Ultramar, 16 voll., Madrid,Estab. Tip. de P. Madoz y L. Sagasti, 1845-1850).

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XXXI

PREFAZIONE

La teoria economica fin dalla metà del secolo scorso ha fatto riferimen-to ai concetti di trends, cicli, fluttuazioni ed ha studiato l’origine e le carat-teristiche dei movimenti ondulatori dell’economia. Tuttavia, nella primaparte del Novecento questa tematica ha conosciuto un particolare sviluppodi analisi, attraverso numerosi e prolifici studi. Come veniva precisato pocopiù di cinquant’anni fa: «Di cotesti lavori alcuni sono di carattere storico odescrittivo, altri analitici a base deduttiva, altri analitici pure, ma a base in-duttiva, diretti a raccogliere e elaborare i dati principali del problema, altriinfine lavori di sintesi diretti a costruire la teoria delle fluttuazioni sia indut-tivamente, sia deduttivamente».1 Queste considerazioni e, soprattutto, leparole di Marco Fanno – uno dei maggiori economisti italiani di questo se-colo – sono tornate alla mente dell’Autore quando si è trattato di affrontareil lavoro di ricerca su un’impresa commerciale gaditana, nel corso di un lun-go periodo di tempo, compreso tra la prima metà del XVIII e la secondametà del XIX secolo. Infatti, l’impegno intrapreso, una volta individuato econsultato l’archivio di Cadice, non intendeva limitarsi alla pura e semplicericostruzione di una specifica vicenda, per quanto ricca ed articolata, maaveva l’obiettivo di collocare l’evoluzione dei fatti aziendali all’interno del-l’ambiente economico gaditano e spagnolo dell’epoca.2

La scelta di una metodologia di tipo induttivo, quindi, non serviva acircoscrivere la prospettiva dello studio ad una microstoria aziendale, madoveva farsi carico di un compito molto più significativo: partire da un ca-so singolo, dotato di una fonte archivistica di precipua consistenza e valo-re, per contribuire a suffragare la bontà (o meno) delle analisi fin qui con-dotte sul commercio di Cadice, fornendo magari qualche nuovo strumen-to di valutazione allo studioso e al lettore interessato. Questa impostazio-ne è stata confortata dalla classificazione di Parker relativa all’impiego del-le fonti contabili nell’indagine storica.3 Infatti, in quel contesto, si è evi-denziata l’importanza di tali risorse non solo al fine dell’osservazione del-

1 M. Fanno, La teoria delle fluttuazioni economiche, Torino, U.T.E.T., 1947, p. XI.2 A questo proposito, è stato osservato che: «L’analisi dell’azienda ha valore solo se

si tiene conto del contesto economico-sociale, in cui essa opera (...). Nello stesso tempobisogna ricordare che la microanalisi (...) è uno strumento particolarmente importante, avolte l’unico mezzo, che lo storico economico ha a disposizione per le sue ricerche» (W.Kula, Problemi e metodi di storia economica, Milano, Cisalpino-Goliardica, 1972, pp. 216-217).

3 Cfr. R. H. Parker, Misleading Accounts? Pitfalls for Historians, in “Business Hi-story”, n. 33, 1991, pp. 1-18.

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la performance dell’impresa economica, dell’evoluzione dei metodi conta-bili o delle informazioni su fenomeni extra-economici, ma anche allo sco-po di una ricognizione riguardante «eventi bensì di carattere economico,ma con rilevanza macro piuttosto che micro».4

La fonte primaria della ricerca, l’archivio dell’azienda “González de laSierra”, ha fornito i principali mezzi per compiere questa indagine, con-sentendo all’Autore di disporre di elementi quantitativi e qualitativi tali dapoter al tempo stesso mettere a fuoco il complesso andamento dell’impre-sa commerciale, lungo un arco di ben oltre un secolo, e di parametrarlo al-lo svolgimento dell’economia gaditana durante lo stesso periodo. Infatti, ècertamente vero che «quando si dispone di una buona documentazione èpossibile stabilire alcuni indici significativi».5 Tuttavia, in relazione agliobiettivi indicati, è stato necessario valutare preliminarmente l’affidabilitàdel campione di indagine prescelto e la sua effettiva rappresentatività del-l’ambiente economico in cui era inserito. Da questo punto di vista, la so-cietà “González de la Sierra”, pur non essendo una tra le più grandi azien-de del commercio gaditano, ma collocandosi ad un livello dimensionale in-termedio, è apparsa impregnata dei caratteri tipici dell’attività di interme-diazione dei mercanti che operavano a Cadice. L’azienda gaditana, dun-que, si è dimostrata un significativo oggetto di analisi e di studio, non so-lo per l’ampiezza della documentazione archivistica disponibile e per l’e-stensione dell’epoca storica coperta da tale fonte, ma anche per la sua cor-rispondenza al modello commerciale da cui fu contrassegnata la città nelcorso del Settecento e dell’Ottocento.

A questo proposito, è sembrato opportuno sviluppare lo studio dell’a-zienda nei suoi vari aspetti, descrivendo con dovizia di particolari le poli-valenti forme di attività che da essa prendevano corpo. L’analisi ha preso inconsiderazione sia i fenomeni di carattere strettamente commerciale (l’im-portazione di generi alimentari d’oltremare e il loro smercio sui diversi mer-cati interni ed esteri; l’esportazione di prodotti europei verso le colonie egli altri territori americani; l’estrema diversificazione delle merci scambiatee delle attività svolte dall’azienda; l’individuazione dei prezzi e delle quan-tità dei beni posti in commercio), sia quelli di carattere organizzativo e fi-nanziario (la diffusione degli esercizi commerciali dell’azienda sul territoriogaditano; la realizzazione di una vera e propria rete distributiva su tutto ilterritorio nazionale, con importanti rappresentanze estere; l’adozione di unmeccanismo di funzionamento aziendale del tutto simile a quello di unaholding, pur permanendo una forma giuridica arretrata e una scarsezza di

XXXII

4 P. A. Toninelli, Ragioneria, contabilità e storia d’impresa: alcune osservazioni in mar-gine al caso italiano, in Fondazione Assi, “Annali di storia dell’impresa”, n. 10, Bologna,il Mulino, 1999, p. 80.

5 W. Kula, Problemi e metodi di storia economica, cit., p. 210. In particolare, Kula haevidenziato (p. 217) che sono di notevole importanza, ai fini della ricerca storica, «gli in-dici che si possono costruire grazie all’analisi di un’azienda inserita nel contesto econo-mico generale».

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investimenti; il ricorso al credito attraverso gli strumenti tradizionali di fi-nanziamento del commercio e l’impiego prevalente di risorse umane nel-l’attività dell’impresa; la partecipazione della compañía di Cadice alle ini-ziative di trasporto marittimo e a quelle assicurative).

Tuttavia, una parte fondamentale della ricerca si è fondata sull’esame deilibri contabili della società, cercando di individuare un indice adeguatamen-te rappresentativo del complesso delle attività aziendali, del loro rendimen-to, dei risultati conseguiti e, infine, di giungere ad una sintesi comparativa.L’andamento della ricerca ha permesso di ricostruire, insieme ad altri valori,gli utili netti dell’impresa commerciale gaditana per un periodo di circa unsecolo, segnalando questa variabile come un essenziale indicatore interno del-l’azienda, ma anche come un primo elemento di verifica dei fenomeni chehanno interessato l’economia di Cadice nella fase di transizione dalla massi-ma prosperità al suo declino.

Al termine di questo sforzo di rielaborazione, aggregazione e inter-pretazione dei dati aziendali, si è cercato un termine di paragone plausi-bile per verificare l’andamento degli utili dell’impresa gaditana in rappor-to alle fluttuazioni dell’economia spagnola, in particolare di quella partedi essa strettamente connessa con il commercio d’oltreoceano. Dopoun’approfondita valutazione, la scelta è ricaduta sull’indice generale deiprezzi all’ingrosso di Sardá, che – seppure di non recente costruzione – èapparso per la sua composizione mista, con la presenza di valori di gene-ri alimentari interni e di prodotti d’oltremare, come il parametro più effi-cace per effettuare il confronto e ritenerlo attendibile per la piazza di Ca-dice. L’esito della comparazione ha permesso una più esauriente possibi-lità di valutazione delle conclusioni cui si è pervenuti nell’analisi del com-mercio gaditano e dell’evoluzione dell’azienda “González de la Sierra”,mostrando come la dinamica degli utili si accosti a quella del ciclo econo-mico, del quale i prezzi sono un indicatore essenziale.6

Il volume si suddivide in quattro parti. La prima è dedicata all’illu-strazione del commercio atlantico e del ruolo mercantile di Cadice, nelcorso del XVIII e del XIX secolo. La seconda esamina le vicende relativeall’origine e allo sviluppo dell’azienda commerciale “González de la Sier-ra”. La terza affronta il periodo di massima prosperità dell’azienda gadi-tana, nel contesto dell’economia locale. L’ultima parte descrive la fase fi-nale di attività della società, nel periodo del declino di Cadice, fornendouna valutazione generale sulla borghesia commerciale spagnola.

XXXIII

6 L’impiego di questo metodo di analisi, prima ancora che si affermassero gli orien-tamenti quantitativi della nuova storia economica, era stato proposto da Fanno, che ave-va suggerito di «studiare l’andamento dei profitti in relazione ai fattori a cui essi sono pre-sumibilmente più direttamente legati», invitando a prendere in considerazione «a tal uo-po i rapporti tra prezzi e profitti» e dichiarando che «come indici dei profitti prenderemo,nei limiti del possibile, gli utili effettivi delle imprese societarie» e che «nei casi in cui idati dei profitti effettivi manchino prenderemo quelli dei dividendi distribuiti dalle pre-dette società» (M. Fanno, La teoria delle fluttuazioni economiche, cit., p. 104).

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XXXIV

Del contenuto del presente volume, frutto di un complesso lavoro diindagine, iniziato con il dottorato di ricerca e proseguito negli anni suc-cessivi – allo scopo di un approfondimento, di una maturazione e di unaggiornamento dell’opera –, è interamente responsabile l’Autore. Va, tut-tavia, rivolto un sentito ringraziamento a quanti lo hanno incoraggiato ecriticamente sorretto nell’attività di ricerca e di elaborazione. Il primopensiero di riconoscenza è diretto al prof. Antonio Di Vittorio, non soloper il suo ruolo di tutor della ricerca, ma anche per l’attenzione riservataa tutte le fasi di preparazione dell’opera, con le sue preziose indicazioniscientifiche, i suoi fecondi consigli, il tempo dedicato alla lettura e alla ve-rifica dei vari stadi di scrittura, fino alla decisione di accogliere la stesuradefinitiva del volume nella collana di pubblicazioni del Dipartimento diStudi europei, giuspubblicistici e storico-economici, sezione di Storia Eco-nomica, dell’Università di Bari.

L’Autore, inoltre, ringrazia i docenti del collegio del dottorato di ri-cerca in Storia Economica, VIII ciclo, dell’Università di Bari, nel cui am-bito ha avuto origine questa indagine. I suggerimenti del prof. Paolo Fra-scani per i lineamenti di storia marittima e commerciale e quelli dellaprof.ssa Paola Pierucci per gli aspetti di storia della contabilità si sono ri-velati di grande aiuto per lo svolgimento della ricerca.

Un particolare ringraziamento è rivolto ai docenti e agli amici spa-gnoli, che hanno spronato e sostenuto sinceramente l’attività di ricerca. In-nanzitutto, l’espressione dei più vivi sentimenti di riconoscenza va al prof.Antonio-Miguel Bernal dell’Università di Siviglia, che ha seguito l’evolu-zione del lavoro fin dalla prima fase, con una singolare prodigalità di spun-ti di merito e bibliografici, mostrandosi sempre disponibile alla discussio-ne sui contenuti dello studio, alla verifica dell’impostazione metodologicaadottata ed esprimendo una valutazione finale dell’opera fin troppo bene-vola. Inoltre, il pensiero grato dell’Autore è indirizzato al direttore del-l’Archivo Histórico Provincial de Cádiz, Manuel Ravina Martín e ai suoicollaboratori, per il loro paziente aiuto e per la comprensione dimostratadi fronte alla gran mole di lavoro procurata. I più cordiali ringraziamentivanno al prof. Albert Carreras de Odriozola dell’Università “Pompeu Fa-bra” di Barcellona, per la sensibilità del suo sostegno e per il suo confor-to nella scelta dell’indice dei prezzi; al prof. Juan Torrejón Chaves dell’U-niversità di Cadice, per la sua cortese accoglienza nella comunità degli stu-diosi gaditani e per il rapporto di amichevole collaborazione instaurato; al-l’avv. José Ramón Pérez Díaz-Alersi, discendente del nucleo familiare can-tabrico titolare dell’azienda commerciale di Cadice, per l’interesse e l’ap-poggio riservati all’opera intrapresa.

Infine, l’Autore non può dimenticare il notevole impulso del prof.Giuseppe Di Taranto, cui è particolarmente riconoscente per l’avvio alladisciplina e per il costante incitamento all’impegno scientifico. Un graziesentito al prof. Luigi Mascilli Migliorini per gli inviti solleciti alla parteci-pazione ad importanti occasioni di confronto sui temi della ricerca e al

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dott. Daniele Casanova per l’apporto ricevuto nella fase finale di corre-zione delle bozze. Una speciale menzione va al dott. Massimo Gerli, per ilsuo contributo alla definizione della metodologia prescelta per la compa-razione tra il livello dei prezzi di Sardá e gli utili degli empori di Cadice.Un caro ringraziamento alla dott.ssa Fulvia De Feo, che ha fornito all’Au-tore i primi rudimenti di spagnolo.

A chi lo ha affiancato in questa avventura, ai propri genitori, ai proprifratelli e alla sorella, l’Autore rivolge un pensiero amorevole.

Questo volume è dedicato a Maria Teresa, Francesca e Marina, chehanno partecipato con affetto alla fatica dell’Autore, sopportando quasisempre di buon grado le sue assenze e il sottofondo della sua musica.

Amedeo LeporeUniversità di Bari

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Cadice, il nucleo urbano più antico dell’occidente, ha sempre colpitochi la vedeva per la prima volta, ma anche chi già la conosceva a fondo,per la sua straordinaria posizione geografica.1 Questa città, posta all’estre-mo margine della Spagna, affacciata sul litorale atlantico e slanciata versole più disparate rotte marittime, ha rappresentato a lungo il centro di traf-fici mondiali, il confine tra civiltà e mondi diversi, che attraverso di essaentravano in relazione, creando una fitta rete di rapporti commerciali.

Uno dei motivi essenziali dell’espansione gaditana fu costituito dallecondizioni ambientali estremamente vantaggiose – tra le migliori di tuttoil continente europeo –, in cui si trovavano le sue coste quali terminali deicollegamenti marittimi con le terre d’oltremare.2

Certo, non fu solo la posizione strategica del luogo a determinare losviluppo eccezionale di Cadice, iniziato con la scoperta dell’America egiunto al suo culmine nell’epoca “dorata” del diciottesimo secolo, ma lapeculiarità del luogo ha rappresentato uno dei fattori fondamentali per la

1 «Scesi sotto coperta per pigliare il canocchiale; quando salii vidi Cadice. La primaimpressione che mi fece fu di mettermi in dubbio se fosse o non fosse una città; poi risi;poi mi voltai verso i miei compagni di viaggio coll’aria di chi domanda che lo rassicurinoche non s’è ingannato. Cadice sembra un’isola di gesso. É una gran macchia bianca inmezzo al mare senza una sfumatura oscura, senza un punto nero, senza un’ombra; unamacchia bianca tersa e purissima come una collina coperta di neve intatta che spicchi surun cielo color di berillo e di turchina in mezzo a una vasta pianura allagata. Una lunga esottilissima striscia di terra l’unisce al continente; da tutte le altre parti è bagnata dal ma-re, come un bastimento sul punto di far vela, non trattenuto più alla riva che da una ca-tena». Così ne rendeva l’immagine Edmondo De Amicis, nelle sue impressioni di un viag-gio in Spagna (E. De Amicis, Spagna, Firenze, G. Barbèra Editore, 1928, pp. 378-379).

2 Le coste del golfo di Cadice presentano condizioni straordinarie – a cui si possonoparagonare solo quelle del litorale sud-orientale del Portogallo – per una navigazione a ve-la transoceanica. In particolare, nei mesi da maggio ad ottobre, il vento di prealisio rendeestremamente favorevole il viaggio verso le Canarie.

INTRODUZIONE

L’Atlantico e le condizioni geografiche dell’isla gaditana,al crocevia dell’economia mondiale

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comprensione di tutte le fasi della storia gaditana.3 E il suo mare, “l’A-tlantico di Cadice” – per parafrasare l’espressione degli Chaunu relativa aSiviglia –,4 divenne sempre più, a partire dal momento del descubrimien-to, l’immenso spazio attraverso cui si espandevano gli scambi mondiali, so-pravanzando il Mediterraneo come centro degli interessi e dei traffici de-gli Stati con una struttura commerciale più avanzata. Braudel, a tale pro-posito, ha mostrato come questo mutamento di fondo nella storia dei ma-ri e del loro predominio sia avvenuto con molta gradualità e come il Me-diterraneo abbia contribuito alla “costruzione” dell’Atlantico degli spa-gnoli.5

La formazione della più importante via di commercio del mondo oc-cidentale, la Carrera de Indias, che attraversava nel percorso di andata e ri-

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3 La descrizione che ne fa García-Baquero mostra in tutta evidenza la felice con-traddizione tra un’ubicazione (asientamento) assai sfavorevole e una disposizione (situa-ción) della città estremamente propizia: «Las características geográficas del sitio sobre elque se levanta la ciudad no pueden ser más desfavorables. Ausencia de agricultura, debi-do a la naturaleza geológica de su suelo, escasez de agua, tendencia al aislamiento, impo-sibilidad material de crecimiento, son los rasgos que caracterizan el lugar en el que seasienta la ciudad. (...) Cádiz no es un producto de su asentamiento, sino de su situación.En efecto, limitada en el sentido horizontal, comprimida en el perímetro de sus murallas,prisionera del mar, Cádiz era una ciudad que no podía subsistir por sí misma. Ahora bien,precisamente este mismo mar que la aprisionaba le abría, en compensación, un cúmulo deposibilidades. De acuerdo con las peculiaridades que Braudel concede a las penínsulas, surelativo aislamiento respecto a las masas continentales queda compensado por su apertu-ra ilimitada hacia el mar. Cádiz no podía ser una excepción. Nació ya con una obligadavocación marinera y mercantil. (...) Sin agricultura ni industria, carente de lo más necesa-rio para la vida, Cádiz va a depender estrechamente, a lo largo de toda su historia, de suúnica fuente de subsistencia: el mar» (A. García-Baquero González, Comercio colonial yguerras revolucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación ameri-cana, Sevilla, Escuela de Estudios Hispano-Americanos, 1972, p. 29).

4 Cfr. H. Chaunu, P. Chaunu, Séville et l’Atlantique (1504-1650), 12 voll., Paris,S.E.V.P.E.N., 1955-1960.

5 Braudel, intitolando un paragrafo della sua opera su Civiltà e imperi del Mediterra-neo “Parecchi Atlantici”, rileva: «L’Atlantico del secolo XVI è l’associazione, la coesi-stenza più o meno perfetta di molti spazi in parte autonomi. (...) In qual modo questi ocea-ni mettono capo alla vita del Mediterraneo, e in qual modo quest’ultimo agisce attraver-so i loro spazi immensi? La storia tradizionale presentava in passato tutti questi oceani, inblocco, come il nemico numero uno del Mare Interno, in quanto lo spazio più vasto ave-va soggiogato lo spazio di dimensioni minuscole. Ciò significa semplificare le cose. Esa-gerazione per esagerazione, sarebbe meglio dire che il Mediterraneo ha dominato a lungoil suo immenso vicino e che la sua decadenza si spiega, tra l’altro, col fatto che quel do-minio un giorno venne meno. (...) Per tutto il secolo XVI, esso non è quell’universo ab-bandonato e impoverito che i viaggi di Colombo e di Vasco de Gama avrebbero brusca-mente rovinato. Al contrario, esso costruisce l’Atlantico e ricrea e proietta le proprie im-magini nel Nuovo Mondo iberico. (...) Il Mediterraneo ristretto, nel cuore dell’immensospazio che l’avvolge, rimane fino al 1600 un’economia viva, agile, dominante. La grandestoria non l’ha abbandonato precipitosamente, agli inizi del secolo, con armi e bagagli. Lavera ritirata suonerà, per esso, soltanto più tardi» (F. Braudel, Civiltà e imperi del Medi-terraneo nell’età di Filippo II, Torino, Einaudi, 1976, vol. I, pp. 229-231 e p. 236; ed. orig.La Mediterranée et le Monde méditerranéen à l’époque de Philippe II, Paris, Librairie Ar-mand Colin, 1949).

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torno l’Atlantico, il «mar delle Tenebre»,6 rappresentava quasi fisicamen-te l’evoluzione del rapporto tra l’Europa e il Nuovo Mondo, la costituzio-ne di una nuova economia atlantica. Economia che si sarebbe imposta, perla quantità e il valore delle merci scambiate, attraverso le flotte che solca-vano l’oceano e ne collegavano i principali porti – dei quali, ben presto,entrò a far parte anche Cadice –, che fondavano il sistema dei collegamentie dei traffici internazionali.7

La nuova via di navigazione non si limitava a favorire l’irradiamentodelle comunicazioni marittime verso le lontane mete d’oltreoceano, ma de-lineava un evento generale di grande valore innovativo. Infatti, il percorsodel traffico transoceanico non rappresentava solo il tragitto di andata e ri-torno delle navi mercantili che collegavano il porto gaditano con quelli diVeracruz, Portobelo o Cartagena, ma era il mezzo concreto attraverso cuisi stabilivano relazioni economiche tra due società, producendo conse-guenze di notevole portata su ciascuna di esse.8

Cadice, grazie alla sua particolare condizione di città posta all’incro-cio delle rotte commerciali atlantiche, tra l’oriente e l’occidente, tra il norde il sud del mondo, acquisì il ruolo di uno dei principali – se non il piùimportante – centri di scambio europei, svolse una funzione economica e,poi, anche finanziaria, di primo piano durante il predominio coloniale spa-gnolo nei territori americani. Infatti: «durante el siglo XVIII y primercuarto del siglo XIX, hasta la Independencia colonial, el comercio conAmérica tiene un nombre propio: Cádiz. La ciudad y su bahía, casi dos si-glos a la sombra del monopolio sevillano, emergen a un protagonismo uni-versal al convertirse en uno de los grandes centros del comercio mundialde la época y uno de los principales puertos europeos. Durante la centu-ria alcanzó el más elevado grado de urbanismo y fue ciudad cosmopolitacon comerciantes, casas de comercio y corresponsales de las principalesplazas europeas a la vez que crisol de la burguesía mercantil española. Pe-ro al mismo tiempo era el primer centro financiero del país, vinculado nosólo a financiar, directamente o por intermediación, el comercio colonialsino ligado a lo que hubieron de ser importantes innovaciones».9

Città popolata da eccellenti marinai, pescatori, trasportatori e, perfi-no, corsari, col sorgere dell’Età Moderna Cadice iniziava la sua ascesa, pri-ma con l’affermazione del monopolio negli scambi con l’Africa del nord e,poi, con la conquista del mercato delle “Indie”, stabilendo un rapporto

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6 Era questa l’espressione con la quale gli arabi indicavano l’oceano Atlantico.7 Cfr. L. N. McAlister, Dalla scoperta alla conquista. Spagna e Portogallo nel Nuovo

Mondo 1492-1700, Bologna, il Mulino, 1992, p. 310 e pp. 609-617; ed. orig. Spain and Por-tugal in the New World, 1492-1700, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1985.

8 Cfr. J. Fontana, Prólogo, in A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo el monopolio gaditano, Cádiz, Diputación Provin-cial de Cádiz, 1988, tomo I, p. XVIII.

9 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, Sevilla, Fundación El Monte, 1992, p. 294.

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simbiotico con Siviglia, di cui in quell’epoca rappresentava l’altra faccia, eavviando con questa una sorta di duopolio commerciale durato circa tresecoli.10

Durante il primo periodo di espansione degli scambi coloniali, Cadi-ce si limitò a svolgere le funzioni di porto di scalo, lasciando a Siviglia, se-de di una fiorente burguesía de negocios, il ruolo di porto commerciale: lastriscia di terra gaditana, allora, era l’approdo più favorevole per la sostae il riposo, per l’approvvigionamento e la riparazione delle navi, ma nonera in grado, anche a causa delle scarse possibilità di difesa e delle diffi-coltà delle comunicazioni con l’interno, di fungere da terminale dei traffi-ci transoceanici.

In questa fase, Cadice, nonostante il monopolio mercantile del portodi Siviglia, diede impulso alla propria crescita economica come vera me-tropoli del commercio illecito, organizzando una rete di attività “sommer-se” di distribuzione e favorendo la diffusione del contrabbando.

Tuttavia, anche dal punto di vista degli scambi commerciali, dovevascoccare l’ora di Cadice, che, a partire dalla seconda metà del XVII seco-lo, iniziò a sostituirsi a Siviglia come cabecera del mercato coloniale, come«puerto y puerta de las Indias». In questo secondo periodo di sviluppo im-petuoso delle attività di scambio, la baia gaditana assunse sempre più lafunzione di vero e proprio «emporio del orbe», come la descriveva frayGerónimo de la Concepción,11 divenendo la città più “americana” d’Eu-ropa.12 Cadice era arrivata in ritardo all’avventura d’oltremare, attraversofasi diverse in cui aveva mutato la sua stessa identità di città commercialee aveva portato a compimento – attraverso un lento, ma inesorabile, pro-

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10 Infatti, come è stato osservato: «Si Sevilla primero y Cádiz, tímidamente en unprincipio y en espléndida plenitud después, se convirtieron en claves interpretativas delmundo – en el aspecto histórico y en el económico –, fue justamente gracias a lo queocurrió a partir de 1492. Y en eso – el hallazgo de un Nuevo Mundo – tuvieron (...) unpapel fundamental. (...) Con todo, (...) hay motivos para hablar de un puerto simbióti-co Sevilla-Cádiz, con participación de Sanlúcar (en la desembocadura del río de Sevil-la) y del Puerto de Santa María (en la bahía gaditana). Si Sevilla fue preferida sobre Cá-diz durante dos siglos y Cádiz sobre Sevilla durante uno, ello fue por motivos político-estratégicos; pero las piezas estaban colocadas de tal modo, que el doble puerto seríapor espacio de más de 300 años el principal pedúnculo del Viejo Mundo en sus rela-ciones con el Nuevo, y hasta cierto punto, en sí mismo, una mezcla de mundos tam-bién» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, Málaga, EditorialArguval, 1992, p. 21 e p. 16).

11 Cfr. G. de la Concepción, Emporio de el Orbe. Cádiz ilustrada, investigación de susantiguas grandezas, discurrida en concurso de el general Imperio de España, Amsterdam, Im-prenta de Joan Bus, 1690.

12 «Cádiz se erigió en el núcleo mercantil más importante y dinámico del litoralespañol y en el verdadero nexo de unión entre toda la Europa comercial y marítima de unlado y el vasto continente americano del otro, concentrando y canalizando, como se decíaen una memoria comercial francesa de la época, “tous les échanges qui constituent le grandcommerce que ces deux parties du globe font entre elles”» (A. García-Baquero González,Cádiz según las Respuestas Generales del Catastro de Ensenada, in Cádiz 1753, Madrid, Ta-bapress, 1990, pp. 15-16).

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cesso di trasformazione – il ciclo storico di principale mercato colonialeeuropeo.

La città gaditana, in tutto l’arco della sua storia, in particolare di quel-la moderna e contemporanea, è stata modellata dall’attività marittima ecommerciale, tanto da far sostenere, a più riprese, che Cadice è semprestata ciò che è stato il suo commercio. O che dal XVI secolo fino all’ini-zio del XIX, Cadice è vissuta ed ha prosperato in virtù della sua posizio-ne nel commercio americano. O, ancora, che la singolarità di Cadice in tut-ta la sua trimillenaria storia scaturisce dal fatto di essere una delle pochis-sime città spagnole (se non l’unica) in cui la funzione mercantile predo-minava in modo esclusivo. O, infine, che i due fatti eminentemente geo-grafici che hanno favorito lo sviluppo di Cadice sono stati il suo caratteremarittimo e insulare e la sua collocazione in uno dei grandi crocevia dellecomunicazioni mondiali.13

Questo riaffermato collegamento tra condizioni geografiche e trafficicommerciali, tra mare, navigazione e attività di scambio, è il filo da rian-nodare per ricostruire nelle loro giuste dimensioni gli avvenimenti econo-mici che fecero di Cadice un caso di crescita senza precedenti, di espan-sione e arricchimento, avvenuti in assenza delle risorse naturali e dei fat-tori endogeni che hanno contrassegnato lo sviluppo capitalistico delle areeeuropee più avanzate. Infatti, l’ubicazione e le altre peculiarità ambientalidel centro gaditano ne hanno caratterizzato l’evoluzione fin dall’inizio, im-ponendo la realizzazione di un’economia ad una sola dimensione.14

Cadice, priva di attività primarie ad eccezione della pesca e con un set-tore secondario limitato ad alcune iniziative artigianali, aveva fatto delcommercio «el norte y la guía de todo su quehacer económico». E il pre-dominio dell’attività mercantile aveva fatto sentire i suoi effetti su tutti gliaspetti della vita cittadina: sull’assetto urbanistico e sull’edilizia, sulla va-riegata composizione della popolazione, sulla specificità di una strutturasociale tanto elementare, sulla mancanza di una dialettica tra la città e lacampagna, sulla cultura e sui comportamenti sociali.

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13 Cfr. A. Domínguez Ortiz, La burguesía gaditana y el comercio de Indias desde me-diados del siglo XVII hasta el traslado de la Casa de Contratación, in La burguesía mercan-til gaditana (1650-1868), Cádiz, Instituto de Estudios Gaditanos, 1976; J. Gómez Crespo,Importancia marítima de Cádiz, especial en el aspecto comercial y militar, in Las Juntas li-terarias de Cádiz, 1942-1945, Cádiz, Establecimientos Cerón y Librería Cervantes, 1946,p. 197.

14 Come ha acutamente sintetizzato Ramos Santana: «La posición y características deCádiz – un islote rocoso situado en la boca del Mediterráneo, la ruta marítima que másinfluencia ha ejercido en la historia del hombre – condicionó desde los mismos momen-tos de su mítica fundación la trayectoria temporal de la vieja ciudad de Hércules. Desdeentonces, Cádiz quedó ligada a la navegación y al intercambio comercial. Una ligazón quese fue potenciando con el paso de los siglos hasta convertirse en su sello principal y prác-ticamente único tras el descubrimiento y conquista de América» (A. Ramos Santana, In-troducción, in D. Conte Domecq, Carteles de Barcos, Cádiz, Ingrasa y Diario de Cádiz,1992, p. 11).

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La città, cresciuta secondo i canoni cartesiani, di rigide geometrie ret-te, appena addolcite dalla grazia e dalla creatività andalusa, era caratteriz-zata da un’edilizia verticale, da lunghe e fitte strade che si intersecavanotra loro alla ricerca dello sbocco verso il mare e da edifici in cui si trova-vano riuniti il negozio, il magazzino, l’abitazione del commerciante e latorretta per scrutare l’orizzonte in attesa dell’arrivo di navi e mercanzie.15

La popolazione era composta in parte rilevante da forestieri, giunti incittà con lo scopo di dare avvio ad un’attività commerciale; la stratifica-zione sociale, poi, non era particolarmente articolata, basandosi su unaborghesia mercantile diffusa, con livelli di reddito medi; la struttura eco-nomica, polarizzata sul commercio, infine, in assenza di un’agricoltura e diun’industria significative, non favoriva l’insorgere dei fenomeni di dialet-tica sociale e dei conflitti, propri di realtà più complesse.

Altri aspetti della vita cittadina, come il fervore associativo e cultura-le – Cadice era un esempio di grande maturità e dinamismo intellettuale,con i suoi tre teatri, le biblioteche, le istituzioni scientifiche, gli svariaticaffè e circoli letterari, i giardini botanici –, o, come l’animazione dellestrade e dei paseos, la ricercatezza dei vestiti e il lusso, l’apertura alla pre-senza, alla lingua e alle abitudini degli stranieri, dimostravano che l’am-biente gaditano era stato influenzato dal cosmopolitismo mercantile e pla-smato dalla contaminazione di culture e civiltà diverse, tipiche di una cittàin cui prevaleva, in senso assoluto, il commercio.16

La perdita dei domini coloniali d’oltremare comportò, nel terzo de-cennio del XIX secolo, la caduta verticale dell’attività di scambio e il de-finitivo ridimensionamento di Cadice come città mercantile per eccellen-za, spingendola ai margini del processo di sviluppo europeo e costringen-dola in uno stato di sempre più grave prostrazione.17

Il carattere del commercio si andò rapidamente trasformando: l’im-portanza del porto gaditano venne limitata ai soli obiettivi dei traffici in-terni e dei collegamenti con le Canarie. Si riduceva, cioè, la funzione di-stributiva e di scambio della città ad un’estensione di mercato di naturaesclusivamente regionale e locale.

Cadice, privata delle sue comunicazioni con i territori d’oltreoceano,

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15 I quartieri di Cadice, nel corso del XVIII secolo, si svilupparono in conformità aicanoni cartesiani. Purtuttavia, si trattava di un modello urbano del tutto peculiare, nelquale le strade erano “quasi” rette, gli angoli delle piazze erano “quasi” a novanta gradi,le piazze erano “quasi” quadrate: questo disegno era il portato della creatività andalusa,che riusciva a conferire dolcezza e originalità anche all’applicazione di principi apparen-temente rigidi.

16 Cfr. J. A. de los Heros Fernández, Discursos sobre el comercio, Madrid, Imprentade Antonio Espinosa, 1790.

17 Infatti, la prosperità di Cadice dipendeva quasi esclusivamente dal suo commer-cio, che, a sua volta, si fondava sulle relazioni con le colonie d’oltremare. Visto questostretto legame, qualsiasi interruzione delle vie di navigazione atlantiche e dei rapporti coni territori americani si rifletteva pesantemente sull’andamento delle attività mercantili ga-ditane.

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senza più l’Atlantico e le colonie, senza quel mix che l’aveva fatta unica egrande, si avvitò progressivamente in una spirale di decadenza e di iner-zia, entrando nel periodo più oscuro della sua vita degli ultimi quattro se-coli.

Il ciclo della straordinaria ed irripetibile vicenda storica della «capita-le mercantile d’Europa», come pure è stata chiamata, si era chiuso. E Ca-dice, condannata ad un pesante ritardo nei confronti delle grandi aree pro-duttive europee e ad un isolamento sempre più evidente rispetto ai pro-cessi di liberalizzazione degli scambi, pur non rinunciando alla speranza diun ritorno allo splendore del “secolo d’oro”, continuava a guardare connostalgia al periodo della sua affermazione e supremazia. Questa sensa-zione così forte pervadeva anche chi si trovava di passaggio nella baia ga-ditana e riusciva a cogliere alcuni tratti peculiari di una città, che viveva lasua fase di declino con un atteggiamento solo apparente di distacco.18

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18 De Amicis rende bene questa nuova atmosfera della città: «In verità, io ero benlontano dall’immaginare che fosse così gaia e ridente questa terribile e sventurata Cadice,arsa dagl’Inglesi nel secolo decimosesto, bombardata sulla fine del decimottavo, devasta-ta dalla peste, e poi ospite delle flotte di Trafalgar, sede della giunta rivoluzionaria duran-te la guerra dell’Indipendenza, teatro di stragi orrende nella rivoluzione del 1820, bersa-glio delle bombe francesi nel 1823, e antesignana della rivoluzione che sbalzò dal trono iBorboni, e sempre inquieta e turbolenta e prima fra tutte a lanciare il grido della batta-glia. Di tante vicende e di tante lotte non restano che palle di cannone confitte nei muri,poiché su tutte le altre traccie della distruzione è passato l’inesorabile pennello, che copred’un velo bianco ogni vergogna. (...) Ma il tempo ha fatto ben di peggio che togliere a Ca-dice i monumenti antichi: le tolse il commercio e le ricchezze, dopo che la Spagna per-dette i suoi possedimenti d’America; ed ora Cadice giace là inerte sul suo scoglio solita-rio, aspettando invano le mille navi che venivano un giorno imbandierate e festose a re-carle i tributi del nuovo mondo» (E. De Amicis, Spagna, cit., pp. 381-382).

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1.1 – La struttura economica gaditana e l’Andalusia nel periododella fioritura dei traffici commerciali.

L’analisi della struttura economica di Cadice deve far riferimento,quanto meno, a tre ordini di problemi: la diffusione delle attività econo-miche, l’andamento socio-demografico e l’area “spaziale” dello sviluppo.

a) La composizione e la diffusione delle attività economiche gaditane.

L’economia gaditana, durante il corso della storia della città, si è sem-pre fondata sul commercio, tanto da far rilevare che: «En Cádiz el objetoprincipal es el comercio. Sus ventajas arrastran tras de sí los frutos, las pri-meras materias, las manufacturas, el oro y la plata, en suma, las riquezasde todas las naciones. La concurrencia en este puerto de millares de bu-ques anualmente, así nacionales como extrangeros, le ha adquirido el re-nombre de Emporio».1 Perciò, il primo dei tre temi di indagine, il piùcomplesso, può essere incentrato nel delineare la struttura mercantile del-la città, anche se appare opportuno soffermare l’attenzione sulle attività,sia pur molto ridotte, presenti nel settore primario e in quello secondario.

Secondo le risposte del Catastro de Ensenada,2 la superficie agraria ga-

1La baia gaditana e l’economia andalusa:

Cadice, centro delle rotte commerciali verso oriente e occidente. Dal siglo de oro al periodo della decadenza economica

1 N. de la Cruz y Bahamonde [Conde de Maule], De Cádiz y su comercio, tomo XIIIdel Viaje de España, Francia e Italia, a cura di M. Ravina Martín, Cádiz, Servicio de Pu-blicaciones de la Universidad de Cádiz, 1997, p. 257; ed. orig. Viaje de España, Francia eItalia, voll. XIII, Cádiz, Imprenta de Manuel Bosch, 1813.

2 Cfr. Cádiz 1753, cit., pp. 72-75. Il Catastro de Ensenada (A.G.S., Dirección Generalde Rentas, 1ª remesa, libro 561, folios 1 a 117) fu il frutto di un’inchiesta promossa dallamonarchia illuminata, tra il 1750 e il 1756, nelle 22 province della Corona di Castiglia, sot-to la direzione del ministro delle finanze, il marchese de la Ensenada. L’iniziativa partivadall’esigenza di promuovere una riforma fiscale per la determinazione di un’imposta uni-ca, in grado di sostituire le varie rentas provinciales. La precondizione della riforma era la

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ditana era limitata a 180 aranzadas,3 di cui solo 34 coltivate; le restanti 146erano infruttifere. La parte fertile dei terreni era dedicata alla colturaesclusiva di ortaggi e il valore totale della produzione annuale si stimavain 156.960 reales de vellón.4 Per quanto riguarda la pesca, i dati raccoltierano molto scarsi, ma contribuivano a mettere in evidenza come il com-plesso del settore primario, all’epoca dell’indagine – a Cadice, il 1753 –,fosse costituito da attività del tutto sussidiarie, che assorbivano appenal’1% della popolazione lavorativa gaditana.5

Il settore secondario vedeva la prevalenza dell’artigianato, che, co-munque, non aveva un ruolo fondamentale nella struttura economica diCadice: infatti, si trattava, in gran parte, di un artigianato di “sussistenza”,che produceva beni di prima necessità, orientati esclusivamente al merca-to locale. Tuttavia, anche se le risposte del Catastro non sono particolar-mente significative a questo proposito, sembra confermata, nel quadrodell’organizzazione corporativa, l’esistenza di un artigianato disperso, chesi svolgeva all’interno di piccole botteghe, con l’utilizzo di elementari stru-menti di produzione e del lavoro, oltre che del maestro artigiano, di pochilavoranti o apprendisti; in questo contesto, era l’artigiano stesso a provve-dere alla commercializzazione dei suoi prodotti.6

Nella città, nel 1753, non esisteva alcun opificio industriale degno diquesto nome, ma soltanto pochi impianti minori: due mulini da grano, cherendevano annualmente 10.164 reales de vellón e 14 maravedíes; quattrofabbriche di gesso, che fruttavano 30.396 reales de vellón e 14 maravedíesall’anno; tre stabilimenti di imbianchimento (blanquimentos) di cera, cherealizzavano 45.778 reales de vellón e 28 maravedíes all’anno; ventiquattromulini con forza motrice animale (atahonas), che rendevano annualmente92.282 reales de vellón e 28 maravedíes; sei concerie, che fruttavano 17.346reales de vellón e 22 maravedíes all’anno.7

Secondo alcune analisi, inoltre, Cadice, pur non essendo in alcun mo-do un centro industriale, possedeva qualche manifattura di generi di lus-so, i cui prodotti, però, venivano riservati al consumo locale.8

Il commercio, dunque, era considerato “la colonna vertebrale” dell’e-conomia gaditana; in questo settore operavano, secondo i dati del Catastro,1.807 commercianti, che incameravano, con 30.250.826 reales de vellón, il53% dei guadagni di tutta la popolazione lavorativa della città, il 36,2%

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conoscenza delle condizioni economiche degli abitanti dell’area considerata: perciò, si de-cise di effettuare questa indagine statistica, senza precedenti nella storia moderna.

3 L’aranzada era una misura agraria di Castiglia uguale a 44,7 are (a Siviglia, valeva47,5 are).

4 Il real de vellón era una moneta equivalente a 34 maravedíes. Nonostante il nome,era una moneta d’argento.

5 Cfr. Cádiz 1753, cit., pp. 39-40 e p. 77.6 Ibidem, p. 40.7 Ibidem, pp. 75-77.8 Cfr. J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 282.

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dei ricavi di tutta la categoria nel territorio della Corona di Castiglia e il65% di quelli corrispondenti alla regione andalusa; 3.254 lavoratori, chesi occupavano del trasporto delle merci per mare o per terra; 241 conta-bili e scrivani, che erano impiegati nelle case di commercio per la tenutadei libri e della corrispondenza.9

La categoria dei commercianti veri e propri, poi, si articolava al suointerno in diversi gruppi, come viene mostrato dai risultati dell’inchiesta.

“L’aristocrazia mercantile”, che conduceva i principali traffici coloniali,era la classe economicamente più forte del paese; a Cadice era rappresentatada un consistente nucleo: 529 commercianti all’ingrosso, che guadagnavano23.149.110 reales de vellón all’anno, pari al 47,7% del totale degli utili dellostesso gruppo in tutta la Castiglia e al 70,5% di quelli corrispondenti al terri-torio andaluso; 60 piazzisti di derrate (corredores de lonja), che realizzavano unricavo annuale di 1.004.400 reales de vellón.10 Tra i commercianti al por mayor,244 erano gli stranieri, che godevano dell’82,5% del totale degli utili del grup-po; tra i corredores de lonja, 45 erano spagnoli e 15 stranieri.

Seguivano altri raggruppamenti, che partecipavano pienamente alcommercio gaditano, ma ad un livello inferiore: 343 mercanti di negozio(tienda abierta) e 101 commercianti di emporio (almacén), i quali, insieme,ottenevano un utile di 3.881.299 reales de vellón all’anno, pari al 15,7%del totale in Castiglia e al 47,3% del totale in Andalusia.11

Infine, vi erano i commercianti al minuto, che si dedicavano al mer-cato locale: 692 venditori e trafficanti di generi diversi (comestibles, toci-no, frutas, carbón, baratijas, mercerías, flores contrahechas, agua), che rica-vavano annualmente 1.929.107 reales de vellón, pari al 24,5% del totaledegli utili nel territorio castigliano e al 36,5% del totale degli utili nell’a-rea andalusa dello stesso gruppo.12

Un’altra indicazione della consistenza della classe mercantile gaditana sem-brava potesse venire dalla Matrícula del Comercio,13 il libro in cui, a partire dal

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9 Cfr. Cádiz 1753, cit., p. 43 e pp. 45-46.10 Ibidem, pp. 114-128. Il corredor de lonja era un intermediario tra il venditore e il

compratore, una sorta di piazzista di derrate all’ingrosso, che percepiva diversi tipi di cor-retajes (provvigioni per l’opera di mediazione): «En las ventas de ropas, mercaderías y fru-tos, del reino o de América, pagarían el 0,5% el comprador y el vendedor, siendo dinerode contado o a plazo de tierra, pero habrían de pagar el 1% cada parte si fuere a riesgode mar, “porque en tal caso son dos contratos distintos, uno de venta y otro de cambio marí-timo”; cuando intervinieren en la concertación de préstamos a riesgo de mar, pagará cadaparte contratante el 0,5%, pero si el crédito se concertase a plazo de tierra habrían de abo-nar sólo un 0,25%, siempre que fuese inferior el tiempo a seis meses» (A. M. Bernal, Lafinanciación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonialespañol con América, cit., p. 345).

11 Cfr. Cádiz 1753, cit., pp. 114-128. Per tienda abierta si intendeva un negozio in fun-zione e aperto al pubblico, distinguendolo dalle attività commerciali che operavano senzacontatti diretti con i compratori.

12 Cfr. Cádiz 1753, cit., pp. 114-128.13 Cfr. J. B. Ruiz Rivera, El Consulado de Cádiz. Matrícula de comerciantes (1730-

1823), Cádiz, Diputación Provincial de Cádiz, 1988. La documentazione relativa agli

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1730 – in base alla nuova politica commerciale avviata dal ministro Patiño –, sidecise di registrare i membri di quello che era stato denominato il nuovo cuerpode comercio,14 cioè, i mercanti autorizzati a negoziare con i domini americani.

Nel registro risultavano iscritti 592 commercianti spagnoli, che, già nel1742, erano aumentati a 1.250. Gran parte di questi erano gaditani, ma ap-parivano anche, con una certa frequenza, mercanti originari di Siviglia,Navarra, Guipuzcoa, Biscaglia e Cantabria.

Tuttavia, sia Bernal che García-Baquero hanno ridimensionato l’im-portanza della Matrícula ai fini dell’analisi della struttura commerciale diCadice, notando che, molto spesso, gli individui registrati non erano altroche «modestos asalariados e intermediarios al servicio de las firmas ex-tranjeras»,15 o che non bisognava identificare i mercanti gaditani con quel-li iscritti nel libro del Consolato.16

Nel XVIII secolo, definito un «auténtico siglo de oro» per Cadice,17

l’attività commerciale conobbe il periodo di maggiore prosperità e, in par-ticolare tra il 1778 e il 1796, si sviluppò ad un ritmo che sembrava inarre-stabile. Il dato più significativo, nei due decenni circa in cui la città rag-giunse l’apice della sua espansione, è rappresentato dall’incremento eleva-tissimo – secondo alcuni, di oltre il 400% – delle esportazioni gaditane:questo risultato fu possibile grazie ai cambiamenti intervenuti nelle moda-lità di svolgimento dell’attività mercantile, nei sistemi di navigazione e neimezzi di trasporto, nei prodotti oggetto dello scambio.

a.1) Le diverse forme dell’attività mercantile.Anche se vi è stato chi ha voluto sminuire l’importanza del comercio

ilegal nell’affermazione di Cadice su Siviglia,18 va sottolineato che la for-tuna mercantile della città ha inizio con il contrabbando.

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iscritti nella Matrícula è conservata in diverse sezioni dell’Archivo General de Indias(A.G.I., Sección de «Consulados», libro 447; A.G.I., Sección de «Juzgado de Arribadas», le-gajos 456, 502, 503, 529 e 530; A.G.I., Sección de «Contratación», legajo 2.902 B; A.G.I.,Sección de «Indiferente General», legajo 2.301).

14 Cfr. A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio co-lonial español bajo el monopolio gaditano, cit., tomo I, p. 462.

15 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, cit., p. 350. Nella stessa pagina, Bernal ha pre-cisato il suo giudizio: «Eran tantos los intereses concertados en torno al comercio ameri-cano, tantas las triquiñuelas posibles y tan evanescentes las disposiciones de control, quela cadencia de matriculación anual poco o nada significa, salvo corroborar lo obvio, a sa-ber, que los años que salían las flotas y galeones el número de altas era mayor. De ahí apretender darle a ese dato una relevancia económica es como querer medir el volumen denegocios en función del número de tenderos y mozos de almacén, pues la mayoría de losinscritos no pasaban de ser meros consignatarios o factores que viajaban a América con laflota y galeones a cambio de soldada fija y comisión».

16 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio y burguesía mercantil en el Cádiz de laCarrera de Indias, Cádiz, Diputación Provincial de Cádiz, 1991, p. 71.

17 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La deca-dencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 39.

18 Cfr. J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 53.

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L’origine dell’attività illecita è da far risalire alle restrizioni e ai privi-legi che la monarchia spagnola mantenne in vigore, anche dopo il 1778,nell’esercizio del commercio d’oltremare; tuttavia, cause fondamentali del-l’insorgere e del permanere di questo fenomeno furono sicuramente l’e-sclusione della baia gaditana, nel periodo del monopolio di Siviglia, daitraffici coloniali; l’interruzione degli stessi, durante i conflitti marittimicon l’Inghilterra; e, soprattutto, la specifica politica fiscale che accompa-gnava il commercio americano, gravandolo di carichi eccessivi.19

Il contrabbando, avviato dai mercanti di Cadice per eludere il controllodi Siviglia sugli scambi d’oltremare, fu condotto soprattutto dagli stranieri,che tentavano di partecipare alla Carrera de Indias, aggirando in vario modoi divieti che li riguardavano e utilizzando gli spagnoli come metedores.20 Ledue forme più conosciute per il commercio illegale avevano denominazionimolto originali, come hacerse el sueco, che significava far transitare sotto labandiera neutrale svedese le merci derivanti dagli scambi coloniali, o comehacer el comercio por alto, che voleva dire far arrivare i prodotti proibiti nelcommercio d’oltremare, passando al di sopra delle mura della città.21

Il comercio legal, a sua volta, si svolgeva secondo schemi diversifica-ti.22 La distinzione principale era tra il commercio per conto proprio e ilcommercio su commissione.

Il primo tipo di attività, basata sull’iniziativa di coloro i quali opera-

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19 Un’altra causa fondamentale della proliferazione del comercio ilegal è descritta dal-la Carrasco González, nella parte del suo lavoro dedicata all’analisi del fraude e del con-trabando: «El contrabando se había convertido en una necesidad, desde el punto y horaque la demanda creciente de las colonias españolas dependía en su cinco sextas partes demanufacturas extranjeras, dada la ruina total en que había desembocado la industriaespañola. Por tanto, la incapacidad del gobierno para frenar el contrabando, sin perjuiciode que ello afectase directamente a su imperio americano, obligó a utilizar el sistema decomposición o indulto, según el cual los comerciantes ofrecían una cantidad a cambio deque no se efectuaran registros, ni embargos» (M.a G. Carrasco González, Comerciantes ycasas de negocios en Cádiz (1650-1700), Cádiz, Servicio de Publicaciones de la Universi-dad de Cádiz, 1997, pp. 34-35).

20 «Tutti conoscono a Cadice i metedores (contrabbandieri), che sono spesso dei gen-tiluomini decaduti, specialisti nel far passare con la frode lingotti di metallo prezioso omerci rare d’oltremare – magari semplicemente tabacco – e fanno mistero del loro mododi vivere. Avventurieri, festaioli quando capita, indicati a dito dalla buona società, parte-cipano a pieno diritto a un sistema di solidarietà che è la struttura stessa della grande cittàcommerciale» (F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). Igiochi dello scambio, Torino, Einaudi, 1981, p. 139; ed. orig. Civilisation matérielle, eco-nomie et capitalisme (XVe-XVIIIe siècle). Les jeux de l’échange, Paris, Librairie ArmandColin, 1979).

21 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. Ladecadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp. 43-44.

22 Va considerato, comunque, che risulta «bastante difícil precisar los límites entre lolegal y lo ilegal»; perciò, «un estudio separado de ambos tipos de comercio no sólo care-cería de sentido, sino que sería prácticamente imposible» (C. Malamud, España, Franciay el «comercio directo» con el espacio peruano (1695-1730): Cádiz y Saint Malo, in J. Fon-tana (a cura di), La economía española al final del Antiguo Régimen. Comercio y Colonias,Madrid, Alianza Editorial, 1982, vol. III, p. 4).

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vano por cuenta propia, rischiando, cioè, i propri capitali e organizzandotutte le fasi del negocio senza valersi di strutture esterne, stava a dimostra-re che «no todo era intermediación en la Carrera de Indias».23

Le caratteristiche peculiari del commercio gaditano – che si inserivanelle correnti di traffico tra l’Europa e le colonie d’oltremare, come ele-mento essenziale di connessione per la distribuzione delle merci d’espor-tazione, sia europee che spagnole, e di quelle di provenienza dalle colonie,nel percorso inverso – e la natura eterogenea dei beni scambiati non favo-rivano i processi di specializzazione commerciale: di conseguenza, era mol-to difficile tentare una classificazione di quelli che venivano chiamati indi-viduos del comercio, in ragione della specificità delle loro operazioni; in-fatti, coloro i quali negoziavano per conto proprio si dedicavano, di voltain volta, alle più diverse attività commerciali (vendita di prodotti, inter-mediazione, navigazione e trasporto delle merci, assicurazione, ecc.).24

Il secondo tipo di attività, «il commercio su commissione è il contra-rio di quello individuale, detto “di proprietà”; esso consiste nell’occupar-si di merci per conto di altri»:25 il metodo comunemente usato era quellodegli hombres de paja, ovvero di prestanome locali, i quali esportavano lemerci delle case commerciali straniere – private della possibilità di parte-cipare in proprio ai traffici coloniali –, ricevendone in cambio una deter-minata percentuale sul valore dei prodotti venduti o una somma di dena-ro prefissata.26

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23 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, cit., p. 366. Infatti, a Cadice, al di là di rap-presentazioni unilaterali dell’ambiente mercantile, si è rilevata una considerevole presen-za di commercianti che «actuaron por su cuenta y forjaron grandes capitales al margen delos extranjeros (...) sin actuar con la subordinación de meros comisionistas»; tuttavia, «lamayoría prefirió la seguridad de un pequeño ingreso seguro al riesgo del posible negocio»(J. B. Ruiz Rivera, M. C. García Bernal, Cargadores a Indias, Madrid, Editorial Mapfre,1992, p. 258).

24 È stato notato che gli stessi osservatori dell’epoca vacillavano nel definire la tipo-logia dei commercianti gaditani e delle loro attività. Infatti: «Por un lado, las ocupacionesde nuestros comerciantes son diversas aunque complementarias entre sí, y es frecuente en-contrar varias de ellas a la vez concurriendo en un sólo sujeto; de otro, no siempre el em-padronador tiene un conocimiento cabal de sus verdaderas actividades como para saberdonde incluirle, y, por último, la situación del individuo puede variar en un corto espaciode tiempo (corredores que pasan a comerciantes al por mayor matriculados, comercian-tes que pasan a rentistas, etc), lo que podría cambiar la posición del sujeto con respectoa una tipología determinada» (M. Bustos Rodríguez, Los Comerciantes de la Carrera de In-dias en el Cádiz del Siglo XVIII (1713-1775), Cádiz, Servicio de Publicaciones de la Uni-versidad de Cádiz, 1995, p. 87).

25 F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi delmondo, Torino, Einaudi, 1982, p. 229; ed. orig. Civilisation matérielle, economie et capita-lisme (XVe-XVIIIe siècle). Le temps du monde, Paris, Librairie Armand Colin, 1979.

26 Nel contesto gaditano, per eludere la legislazione esclusivista spagnola «los comer-ciantes extranjeros recurrieron a subterfugios de todo tipo: utilizaron cargadores españolescomo testaferros, emplearon nombres falsos, sobornaron a los agentes de la Corona e in-cluso se arriesgaron a comerciar directamente»; l’attività commerciale, tuttavia, si svolgevaprincipalmente nel primo modo: «El comerciante extranjero a cambio de un vale o escri-

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Bernal ha notato che «los mercaderes gaditanos dieciochescos, salvorara excepción, eran meros comisionistas y testaferros».27 Questo fatto ap-pariva, allo stesso tempo, come una causa e un effetto: infatti, dipendevadalla scarsezza di capitali propria dei mercanti gaditani e, a sua volta, crea-va un ostacolo alla formazione di solide ricchezze in loco.

Il comercio de comisión era una forma di guadagno comoda e poco ri-schiosa, che, tuttavia, non stimolava la produzione interna, né favoriva al-cun tipo di investimento. In questo modo, i ricavi più consistenti dei traf-fici coloniali finivano nelle mani degli stranieri.

Questo genere di commercio prevalente a Cadice riceveva impulso an-che dalla funzione particolare del porto, che, come impianto di scalo(puerto de escala, ovvero de transbordo), non consentiva lo scambio deiprodotti a terra, ma semplicemente il cambio delle navi, il passaggio dellemerci da un vettore ad un altro; perciò, si poteva parlare, anziché di unporto di “entrata e uscita”, di un porto di “carico e scarico”.

Nell’ultima fase del XVIII secolo, dopo l’impetuosa “americanizza-zione” dell’attività mercantile dei decenni precedenti, si assiste ad una so-stanziale riduzione d’importanza del commercio su commissione e ad unprocesso attraverso cui, come è stato scritto, «el comercio se gaditaniza».28

Questa trasformazione avvenne anche per l’abbandono di Cadice daparte dei commercianti stranieri, che, dopo il decreto sulla libertà di com-mercio con i neutrali del 1797, erano in grado di fare a meno degli agentigaditani serviti loro da intermediari e potevano avviare direttamente l’at-tività di scambio con le colonie da qualsiasi porto del continente mante-nutosi estraneo al conflitto tra Spagna e Inghilterra.

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tura privada, hacía entrega de las mercancías al cargador español. Éste las registraba en laCasa de Contratación bajo su nombre, aunque en realidad quien corría todos los riesgos yobtenía los beneficios de su venta en las Indias, era el negociante extranjero, que no perdíaen ningún momento el dominio sobre las mercancías. A cambio el cargador obtenía una co-misión que oscilaba entre el 5% y el 7% según los gastos ocasionados y el tipo de trayecto.Este método (...) era el preferido por las casas flamencas; mientras que ingleses y holande-ses prescindían de formalismos y consignaban directamente la mercancía al cargadorespañol a cambio de un 9% ó 10% por la encomienda» (M.a G. Carrasco González, Co-merciantes y casas de negocios en Cádiz (1650-1700), cit., p. 27).

27 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, cit., p. 353.

28 In quel periodo, «se hace menos negocio a comisión y se intensifica la participa-ción activa y directa de los agentes mercantiles, productos y capitales propios, sobre todode éstos últimos, lo que ayudaría a entender (...) las modificaciones introducidas. Las di-sponibilidades de capitales de la plaza gaditana, acumulados tras un siglo de cabecera in-discutible del comercio con América, habrían de configurar un mercado financiero de pri-mer orden, que se encarga de sostener y alimentar dicho comercio cuando los circuitos definanciación internacionales dejan de dirigir los flujos pertinentes. Por primera vez, en laetapa final, los comerciantes de Cádiz asumen casi en su totalidad los riesgos del comer-cio, desde la financiación previa, con la aportación del capital circulante necesario, hastalos inciertos beneficios que el comercio les depara en unos años de turbulencias política,belíca y económica» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824).Dinero y crédito en el comercio colonial español con América, cit., p. 423).

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a.2) I sistemi di navigazione e i mezzi di trasporto.Il sistema classico di navigazione e di trasporto, che consentiva i col-

legamenti tra la Spagna e i suoi domini d’oltremare, sostituendo quello pernavi isolate (por navíos sueltos),29 impiegato nella prima fase della scoper-ta americana, fu denominato “di flotte e galeoni” (de flotas y galeones).

In questo modo, si generalizzava l’uso della navigazione di conserva(navegación en conserva), che univa in gruppo i bastimenti spagnoli impe-gnati nella traversata atlantica, per proteggerli, con la presenza della Ar-mada de Indias, dalle numerose incursioni nemiche e dai frequenti attac-chi dei pirati e dei corsari.30 Le partenze dei convogli avevano date e rot-te prestabilite, con due distinte destinazioni: la flota era quella che dove-va recarsi al porto di Veracruz, nella Nueva España, mentre i galeones era-no quelli che dovevano raggiungere l’istmo di Panama, nei porti di Nom-bre de Dios o Portobelo. La denominazione dei convogli era puramenteconvenzionale, visto che in ambedue le formazioni il galeone era la navepiù frequente;31 in alcuni periodi, infatti, il termine galeones venne sosti-tuito da quello di flota de Tierra Firme.32

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29 Questo sistema iniziale funzionava attraverso navi isolate, prive di ogni protezio-ne, ma libere di stabilire autonomamente la data di partenza e la rotta.

30 Come è stato notato: «El motivo para la navegación en conserva era triple: integrarla protección en un solo servicio, aumentar, por razón del número, las posibilidades de de-fensa, y asegurar la ruta» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico,cit., p. 177). García-Baquero, inoltre, ha precisato che: «Cada expedición constaba de dosnavíos de guerra, capitana y almiranta, un patache o navío de enlace entre las distintas uni-dades que componían la flota y un número variable de mercantes que solía oscilar de 8 a 18navíos» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 51).

31 Il galeone – un’imbarcazione da guerra, il cui nome veniva usato per definire ge-nericamente la flotta impiegata nella navegación en conserva –, nato per le esigenze dellagrande navigazione oceanica, derivava presumibilmente dal battello di trasporto medie-vale e dalla antica galera, ma era di foggia differente, più corto, più largo e più alto di bor-di; esso veniva costruito prevalentemente nei cantieri del golfo di Biscaglia, favoriti dallaprossimità delle foreste della Galizia e delle Asturie, e veniva finito di armare in Andalu-sia, a Cadice o a Siviglia. La portata delle navi della flotta, a partire dal 1543, fu fissatanella misura di 100 tonnellate minime; nel 1565-’66, inoltre, fu stabilito che la capitana el’ammiraglia della flota fossero navi di oltre 300 tonnellate (cfr. C. H. Haring, Comercio ynavegación entre España y las Indias en la época de los Habsburgos, México, Fondo de Cul-tura Económica, 1979, p. 251 e p. 261; ed. orig. Trade and Navigation Between Spain andThe Indies in the Time of the Habsburgs, Cambridge, Massachussetts, Harvard UniversityPress, 1918). Dopo di allora, questo aspetto essenziale del trasporto marittimo, «relativoal buque de las flotas (es decir, la cantidad de toneladas de arqueo de que constaría cadauna)», fu lasciato senza una precisa regolamentazione (A. García-Baquero González, LaCarrera de Indias: Suma de la contratación y Océano de negocios, Sevilla, Algaida Editores,1992, p. 94).

32 Tuttavia: «No eran exactamente iguales las flotas de Nueva España y Tierra Firmeen su composición; las de Nueva España solían disponer de dos galeones de escolta, ca-pitana y almiranta respectivamente; sin embargo, las flotas de Tierra Firme solían com-ponerse de los navíos mercantes más ocho galeones» (L. García Fuentes, El comercioespañol con América (1650-1700), Sevilla, Escuela de Estudios Hispano-Americanos, 1980,p. 163).

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Nel corso del XVIII secolo, si intraprese un’opera di riforma del si-stema, per correggerne i difetti e adattarlo alle nuove necessità.33

Con il Real Proyecto del 1720 si decise che las flotas dovessero parti-re dal porto di Cadice alla data prefissata del primo giugno, mentre los ga-leones a quella del primo settembre; rispetto al numero di navi del convo-glio e al loro tonnellaggio, non venne adottata alcuna scelta, ma la loro de-terminazione fu messa in relazione all’evoluzione della domanda nei mer-cati di destinazione.

Il regolamento del 1725 stabilì, come principale innovazione, la par-tenza annuale delle “flotte” e dei “galeoni”.

Con la Real Cédula del 1735 si fissò in otto il numero delle navi mer-cantili del convoglio per la Nuova Spagna, si limitò a 3.000 tonnellate laloro capacità di carico e si soppressero i galeoni della flota de Tierra Fir-me.

La Real Orden del 1754 – dopo che le ostilità tra la Spagna e l’Inghil-terra, iniziate nel 1739, avevano portato alla sostituzione del sistema de flo-tas con quello de navíos de registro –34 ristabilì il tradizionale metodo deiconvogli nei collegamenti con la Nuova Spagna, mentre mantenne la re-gola dei registros sueltos nell’altro percorso transoceanico. Con questa or-dinanza si decise, altresì, che i convogli partissero dal porto gaditano adintervalli di due anni.

Tuttavia, questa regolamentazione ebbe una scarsa applicazione eun nuovo conflitto con gli inglesi, tra il 1756 e il 1763, favorì l’abban-dono dell’ordinanza. Con il decreto sulla libertà del commercio del1778, poi, il sistema tradizionale di navigazione de flotas venne defini-tivamente superato in favore di quello più semplice e conveniente denavíos de registro.35

Altre due modalità di collegamento marittimo erano rappresentate dai

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33 Le trasformazioni nell’organizzazione delle comunicazioni marittime, pur riducen-do il periodo di percorrenza – in media, il viaggio tra l’America e la Spagna, nel Sette-cento, richiedeva 130 giorni –, non incisero sostanzialmente sulla notevole variabilità deitempi di traversata.

34 Il sistema delle navi «di registro», affermatosi negli anni quaranta del XVIII seco-lo, prevedeva che le merci venissero registrate al momento della partenza da Cadice e leimbarcazioni viaggiassero isolate. Tuttavia, nella pratica del trasporto marittimo, non fusemplice superare l’abitudine di navigare di conserva (cfr. F. Braudel, Civiltà materiale,economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi del mondo, cit., p. 440).

35 «La verdadera innovación del siglo XVIII, por lo que a la organización del tran-sporte se refiere, consistió en el uso generalizado, a partir de 1739, del sistema de regi-stros sueltos, con los que la navegación adquirió una mayor flexibilidad y en cierta medi-da esa rapidez y regularidad que el régimen de flotas y galeones había sido incapaz de dar-le. El registro suelto constituyó sin duda una modalidad de transporte presente desde elsiglo XVI, aunque la razón de su existencia no parece avalada por ningún tipo de legisla-ción, sino simplemente al parecer, como un hecho inmediato provocado por la posibili-dad de un individualismo aventurero y ambicioso» (A. García-Baquero González, Cádiz yel Atlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo el monopolio gaditano, cit., to-mo I, pp. 165-166).

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navíos de aviso e dai navíos de azogue, istituiti inizialmente per scopi rela-tivi al real servicio (rispettivamente, per l’invio della corrispondenza e peril trasporto del mercurio) e divenuti, poi, anche vettori commerciali di unacerta rilevanza.36

La flotta mercantile, in tutte le fasi della conquista e del dominio, fucostituita in grande prevalenza da navi di provenienza straniera, nono-stante gli svariati tentativi di far decollare la produzione navale interna conrestrizioni all’impiego di imbarcazioni costruite all’estero.

Le navi maggiormente impiegate negli scambi d’oltremare, come ri-sulta da una valutazione effettuata per il periodo 1797-1818,37 erano le fre-gate (tre alberi, con una capacità di carico tra le 200 e le 300 tonnellate) ei brigantini (due alberi, con una capacità di carico dalle 100 alle 200 ton-nellate). Queste imbarcazioni erano seguite da altre, con una foggia (e unacapacità) simile a quella del brigantino: barche, golette, polacche e cor-vette; ad una certa distanza, quelle di tonnellaggio inferiore: mistici e scia-becchi; infine, in numero limitato, le rimanenti tipologie: bombarde, va-scelli, liuti, palandre, gabarre, pacchebotti, orche, feluche, trabaccoli, pin-gues, londros, tartane, canarios. Tutte queste navi, nel periodo considerato,avevano effettuato 2.794 viaggi da una sponda all’altra dell’Atlantico.

a.3) I prodotti al centro dello scambio.Secondo García-Baquero, i dati sulle merci che formavano l’oggetto

dei traffici transoceanici, pur essendo frammentari e imprecisi nella quan-tificazione dei volumi e dei valori, forniscono «un cuadro de informaciónsuficiente».38 Tuttavia, Bernal non considera soddisfacente il procedimen-to di raccolta delle notizie e giudica di particolare rilevanza i problemi ir-risolti relativi alla struttura, alla quantità e al valore delle esportazioni; diconseguenza, egli ritiene che: «Se impone el acceso a otras fuentes docu-mentales que ofrezcan, aunque sea de manera puntual, nuevas posibilida-des y nos acerquen a la realidad de lo que fuera el negocio del comercio

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36 Le navi de aviso erano imbarcazioni di piccole dimensioni, che viaggiavano isolatee la cui missione originaria consisteva nel compito di “avvisare” della data di partenza edi arrivo de las flotas, nonché di trasportare le comunicazioni reali e la corrispondenzacommerciale nei possedimenti americani. Le navi de azogue erano imbarcazioni impiega-te nel trasporto del mercurio – da cui derivava il loro nome –, per conto della Real Ha-cienda: questo prodotto acquisì un valore essenziale per il traffico coloniale, soprattutto apartire dal 1560, quando si generalizzò l’uso del metodo dell’amalgama per l’estrazionedell’argento. Nel corso del XVII e del XVIII secolo, i navíos de aviso e i navíos de azoguefurono destinati anche al trasporto di carichi commerciali, sia pure di limitata portata.

37 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. Ladecadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp. 52-54.

38 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación y Océa-no de negocios, cit., p. 198. Per la seconda metà del XVII secolo, quando la sede ufficia-le dei traffici non si era ancora stabilita a Cadice, García Fuentes ha fornito un quadrodettagliato delle merci alla base del commercio ispano-americano, con una breve analisicomparativa delle esportazioni di Siviglia e di Cadice (cfr. L. García Fuentes, El comercioespañol con América (1650-1700), cit., pp. 239-414).

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colonial (...), y esa vía sólo tiene, a nuestro entender, dirección única: lacontabilidad privada de la empresa mercantil».39

In linea generale, comunque, è possibile sostenere che le esportazionierano costituite da materie prime e prodotti manifatturieri, mentre le im-portazioni si basavano sulle materie prime (provenienti dalla terra, dall’al-levamento e dalle miniere) e sulle rimesse di capitali.40

Vista l’incongruità e l’incompletezza dei dati relativi al volume delleesportazioni, alla loro qualità e ai loro rispettivi valori, è opportuno far ri-ferimento solo ad alcune tendenze e andamenti di carattere generale.

Le esportazioni di merci dal porto gaditano, in una prima lunga fase,furono espressione, in gran parte, di un commercio straniero che era co-stretto a passare attraverso la Spagna per raggiungere i domini d’oltrema-re. Si trattava, però, di una condizione transitoria – legata al monopoliocommerciale di Cadice –, che, con la sua fine, andò sempre più perdendodi significato. Infatti, come si è rilevato in precedenza, verso la fine del Set-tecento, il commercio «se gaditaniza», cioè, con l’allontanamento dei mer-canti stranieri – sia pure in un contesto di contrazione delle attività com-merciali cittadine e di spostamento del baricentro dei traffici coloniali –,si realizza una più netta partecipazione dei mercanti locali agli scambi in-terni ed esteri e si determina una prevalenza dei prodotti spagnoli tra lematerie oggetto del commercio.41

Un fenomeno più specifico, nel quadro del mutamento dei rapportitra i prodotti commerciati, fu quello della “sostituzione delle esportazio-ni”, rilevato da Bernal, secondo cui, dopo la liberalizzazione dei mercaticoloniali nel 1778, si ebbe un progressivo incremento, nelle esportazioni,

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39 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, cit., p. 353. Il compito della ricerca di nuovefonti, come la contabilità privata dell’impresa mercantile, è reso più difficile per «la esca-sa conservación de libros de contabilidad, diarios, inventarios y la práctica inexistencia dearchivos privados de dinastías mercantiles» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de lametrópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, Madrid, Siglo XXIde España Editores, 1997, p. XVII).

40 A questo proposito, va ricordato il resoconto del conte de Maule, secondo cui: «Sepodía aplicar con más razón a Cádiz lo que se decía en otro tiempo de la Holanda, queno produciendo su local nada, por su comercio disfruta las más preciosas produccionesde todas las naciones y los copiosos metales de la América. Sus vastas relaciones no soloconstituyen la riqueza y felicidad de su pequeño recinto, sino el de sus inmediaciones, y adecir verdad el de la España toda y de innumerables extrangeros que acuden con sus fru-tos y manufacturas a la gran feria diaria de esta plaza, en donde salen al encuentro de losricos metales, de la grana, añil, azúcar, cacao, café, algodón, quina, peleterías y otra mul-titud de artículos mui útiles y necesarios que produce la América» (N. de la Cruz y Baha-monde [Conde de Maule], De Cádiz y su comercio, tomo XIII del Viaje de España, Fran-cia e Italia, cit., pp. 281-282).

41 Il predominio dei prodotti stranieri negli scambi coloniali non era dovuto unica-mente alla persistenza di un monopolio commerciale, ma nasceva anche da una condizio-ne oggettiva, di cui il monopolio era, in qualche modo, sia una causa che un effetto: la ina-deguatezza della produzione nazionale spagnola a far fronte, da sola, alla domanda pro-veniente dai mercati d’oltreoceano.

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delle derrate agricole spagnole, a scapito dei prodotti manifatturieri stra-nieri.42

Lo schema generale delle merci inviate sui mercati d’oltremare non hasubito grandi variazioni nel corso del tempo: i prodotti agricoli più im-portanti (vino, olio, acquavite e, poi, anche farina) e quelli complementa-ri (aceto, olive, uva passa, mandorle, nocciole, noci, spezie – essenzial-mente, cannella e pepe –, cera); i prodotti tessili (tessuti di lana, seta e co-tone) e il vestiario; i prodotti siderurgici e metallurgici (ferro e ferramen-ti, chiodame, utensili agricoli, acciaio); gli altri prodotti (sale, mercurio, sa-pone, lardo, articoli di pelle e di cuoio, carta e libri, legname, cristallerie evasellami, medicamenti, opere d’arte).43

Dalla Spagna, provenivano direttamente le esportazioni agricole fon-damentali: l’olio dall’Andalusia – di gran lunga, la maggiore fornitrice –,dall’Aragona e dalla Catalogna; i vini dall’Andalusia (secchi, aromatici edolci), dalla Catalogna (bianchi, rossi e rosolis), da La Mancia, dalla Ca-stiglia e dall’Aragona; l’acquavite da Siviglia e dalle terre catalane. Ancheda varie località spagnole arrivavano alcuni tra i prodotti industriali più si-gnificativi per l’esportazione, come molti di quelli tessili,44 o come – in mi-sura notevolmente minore dei precedenti – quelli metallurgici (ad esem-pio, il ferro e l’acciaio di Biscaglia). Da altri paesi europei, invece, giunge-vano a Cadice merci di vario genere, per far fronte, con la loro riesporta-zione, alle esigenze del mercato coloniale, che la produzione interna spa-gnola non era in grado di soddisfare.45

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42 Cfr. A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y cré-dito en el comercio colonial español con América, cit., pp. 406-409.

43 Cfr. A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., p. 199. Bernal, a sua volta, riporta precisamente «el listado deproductos más citados», cioè: «fideos, papel, hierro, aceite, creguezuelas, pasas, especias,alcaparras, cristal, licores, bramantes, clavos, almendras, manteca, estopillas, aceitunas, li-bros, breas, harinas, aguardientes, listados, pañuelos, etc.» (A. M. Bernal, La financiaciónde la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español conAmérica, cit., p. 406).

44 García-Baquero li ha specificamente indicati: «Por el puerto gaditano salían, condestino a las colonias, paños de Segovia, Guadalajara, Brihuega, Alcoy y Grazalema; ter-ciopelos, melanias, felpas, damascos y, sobre todo, sedería de Valencia y Murcia; tafetanesde Priego, Requena y Sevilla; pañuelos, cinteria y listoneria de Sevilla y Granada; mediasy calcetines de lana y seda de Galicia, La Mancha, Toledo, Granada y Sevilla; sombrerosprocedentes de Madrid, Valladolid, Zamora, Barcelona, Valencia, Sevilla, La Coruña ySanlúcar de Barrameda. Las hilaturas y tejidos de algodón procedían casi en su totalidadde la región catalana, constituyendo precisamente los pintados el capítulo más importan-te de las exportaciones téxtiles españolas» (A. García-Baquero González, Comercio colo-nial y guerras revolucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipaciónamericana, cit., p. 57).

45 In questo modo, la posizione privilegiata della Spagna nei traffici coloniali venivasfruttata, per ottenere una fondamentale via d’accesso ai mercati d’oltremare, dagli altripaesi del Vecchio Continente: «Entre estos ocupaba un primerísimo lugar Francia, desdedonde llegaban a Cádiz para su posterior reexportación a las colonias, lanas labradas deMorlaix, Saint-Malo y Nantes; rasos de Chalons; sargas de Amiens; paños de Languedoc;lencerías de Rouen, Quintín y Pontives; encajes de oro fino y de plata fina de Lorraine y

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Anche per le importazioni, costituite quasi esclusivamente da materieprime e rimesse di capitali, conviene riferirsi ad un quadro generale orien-tativo, senza addentrarsi in un esame analico dei dati, seppure risultino di-sponibili informazioni più dettagliate sulle quantità di merci inviate dallecolonie annualmente.

Il pacto colonial stabilito nel periodo mercantilista tra la capitale deitraffici commerciali e le colonie prevedeva, sia pur tacitamente, uno“scambio ineguale” tra esportazioni e importazioni: il valore differenzialeera fornito dal metallo prezioso americano, che costituiva la principalepartita introdotta in terra spagnola. Tuttavia, il contributo dato dall’im-portazione di materie prime all’economia spagnola non era da considera-re né secondario, né superfluo.

Le materie prime d’oltreoceano, che, nonostante l’andamento flut-tuante delle importazioni, permanevano al centro degli scambi con la “ma-drepatria”, erano, secondo il loro grado di importanza quantitativo: lo zuc-chero, il cacao, i legni tintes (in specie, campeggio e brasiletto, da cui siestraevano coloranti), il cotone, il caffè, l’indaco, il rame, il tabacco, la coc-ciniglia, lo stagno, la lana, il cuoio, le astas de toro e le piante medicinali(zenzero, salsapariglia, guaiaco, cassia fistula, meciocan, liquidambar, ca-scarilla).

I prodotti alimentari venivano forniti da svariate aree territoriali: lozucchero dalle Antille, in primo luogo, e da altri paesi caraibici; il cacaodal Venezuela e dalle isole dei Caraibi; il caffè dai territori caraibici e cen-troamericani. Le materie tintorie avevano diverse provenienze: il campeg-gio dalla regione di Campeche; il brasiletto dalle Antille; l’indaco dallaNuova Spagna e dal Centro America; la cocciniglia dai territori di Tlaxca-la e Mixteca, soprattutto, e da altre regioni dell’America centrale. L’origi-

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Du Puis; tafetanes de Avignon; mercerías y quincallerías de Lyon y Forest; brea y alqui-trán de Marsella, etc. De Inglaterra venían lanas manufacturadas, paños (ordinarios, finosy entrefinos), sargas, sempiternas, anascotes, estameñas, bayetas, medias de lana y seda,etc.; también productos alimenticios (queso, manteca, bacalao), minerales (estaño y plo-mo) y quincallería. Desde Holanda y Flandes arribaban a Cádiz lencerías, especias y quin-callería (almaciga, almagra, albayalde, aceite de linaza, alambre, agujas, alfileres, leznas,clavazón, cuchillos, corchetes, esmalte, vidrios, etc.); anascotes de Brujas y de Ipres; bar-racanes de Gante y Bruselas; bayetas de Brujas; brabantes, lanillas, mantelerías, holandil-las de algodón, flor de nuez, queso, manteca, cerveza, etc. Alemania enviaba lienzos blan-cos, crudos, estopillas, duelas, creas, lonas, platillas, maderas de pino y roble, carne sala-da, salmón, alambre y hojalata. Italia era otro país con hondas raíces en el comercio ame-ricano, ya que no podemos olvidar que precisamente los genoveses fueron los primerosextranjeros que se establecieron en Cádiz. Los principales productos italianos eran papel,medias, cintas, listonería, cordoncillos, damascos, terciopelos, sederías, colchas y arroz deGénova; rasos, tafetanes y bayetas de Florencia; azafrán, brocados, sederías, medias y li-stonería de Nápoles, y cera, hilos, rasos, paños y vidrios de Venecia. Por último, comple-taban el capítulo de las exportaciones de productos extranjeros, el trigo y las maderas deDinamarca, el lino y el cáñamo de Rusia y los metales suecos, hierro y cobre, fundamen-talmente» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. Ladecadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp. 58-59).

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ne degli altri prodotti era la seguente: il tabacco proveniva dall’area carai-bica (Cuba, Santo Domingo, Portorico) e dal Venezuela; il cuoio arrivavadalla Nuova Spagna e dalle isole dei Caraibi; le piante medicinali giunge-vano dalle Antille, dalla Nuova Spagna e dal Centro America.46

Hamilton ha sostenuto che «la mayor influencia que el descubrimien-to de América tuvo sobre el progreso del capitalismo» fu rappresentatadalla «enorme afluencia de oro y plata procedente de las minas america-nas».47

All’interno della Spagna, l’oro e l’argento avevano due destinatari: laReal Hacienda e i privati. Lo Stato, che nel periodo precedente aveva par-tecipato all’attribuzione delle rimesse, incamerando circa un quarto deltotale dei capitali, durante il XVIII secolo vide ridursi sensibilmente lapropria quota a favore dei soggetti privati; l’incremento proporzionale deicapitali privati, inoltre, si accompagnava all’aumento del volume d’affaridei particulares: «Que luego el río de caudales privados abandone en sumayor parte España, es otra cuestión, que obedece a una estructura pe-culiar de la producción y a la que hemos aludido al riferirnos a las ex-portaciones».48

Quindi, senza tener conto dei fenomeni monetari legati all’afflusso deimetalli preziosi, gran parte del tesoro americano, pur arrivando in Spagna,veniva convogliata verso i maggiori centri economici europei, per far fron-te alle necessità della bilancia commerciale o, meglio, per rimunerare imaggiori fornitori di mercanzie coloniali, cioè, i commercianti stranieri,che supplivano ad un vuoto produttivo della “madrepatria” e ad una suainadeguatezza a rispondere alla domanda delle terre d’oltremare.49

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46 «Los principales productos coloniales que arribaban al puerto gaditano eran: azú-car (blanca y quebrada), café, tabaco (en rama, hoja y polvo), algodón, conchas de careyy maderas (caoba), desde La Habana; azúcar, café, cueros y palos (tinte y moralete), dePuerto Rico; grana y granilla, vainilla, bálsamo, palo campeche, dulce, miel, zarzaparrilla,añil, pimienta de Tabasco, purga de Jalapa, achiote, oro y plata desde Veracruz; café, añily algodón de La Guaira; cacao, cueros, quina, palos, algodón y carey de Cartagena; cacaode Guayaquil y Cartagena; cueros (al pelo y curtidos), astas de toro, sebo, cascarillas, la-na (de guanaco y vicuña), cobre y estaño de Buenos Aires y Montevideo; cobre, cascaril-la y lanas de Lima, etc.» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revo-lucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp.60-61).

47 E. J. Hamilton, El florecimiento del capitalismo, Madrid, Alianza Editorial, 1984,p. 23.

48 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación y Océa-no de negocios, cit., p. 232.

49 Come è stato osservato: «Cádiz se convirtió en una plaza esencial dentro del siste-ma de intercambios mundial. Allí se anudaban los tráficos europeos y americanos, en undoble flujo de mercancías: los productos europeos que se exportaban a las Indias, y losfrutos del comercio de Indias que se enviaban a Europa. Pero, (...) la economía españolafue incapaz de satisfacer la demanda procedente de su imperio americano. De ahí que seconvirtiera en una necesidad objetiva recurrir a la Europa manufacturera para completarlas cargazones de los navíos de la Carrera. Fue esta penetración de mercancías extranje-ras, lo que permitió a importantes sectores manufactureros y mercantiles europeos, parti-

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b) L’andamento demografico e la composizione socialedella popolazione di Cadice.

Una breve analisi dell’evoluzione demografica, sulla base delle infor-mazioni attualmente disponibili, serve a delineare con maggiore nitidezzala traiettoria storica di Cadice, città mercantile per antonomasia, che mo-strò, proprio nella crescita della popolazione, nella composizione sociale enella provenienza dei suoi abitanti, alcuni tra gli indicatori più chiari del-lo sviluppo e del ristagno economico, del predominio delle attività legateal commercio e della loro distribuzione.

Infatti, anche se non bisogna assegnare un valore esorbitante al sem-plice andamento della popolazione al fine di studiare la crescita o la deca-denza di un’area come quella gaditana, è vero che il numero degli abitan-ti è perlomeno un dato di cui tener conto, visto che l’incremento demo-grafico lascia presupporre una contestuale crescita economica.

I primi dati sulla popolazione di Cadice degni di attendibilità risalgo-no alla metà del XVIII secolo; le stime precedenti sono da considerare pu-ramente indicative.

Mentre nel periodo della scoperta dell’America, secondo alcune valu-tazioni, la popolazione gaditana non superava di molto i mille abitanti, nel1536 avrebbe raggiunto tremila unità circa e nel 1561 si sarebbe raddop-piata. Verso l’inizio del Seicento, la città avrebbe toccato i settemila abi-tanti: in questo modo, Cadice avrebbe moltiplicato, nel giro di un secolo,per sei o per sette il suo caudal demográfico.50

Nel siglo de oro, invece, la popolazione cittadina appena si duplicò: al-l’inizio del Settecento, si stimavano cifre approssimativamente vicine ai40.000 abitanti; al volgere del secolo, se ne calcolavano circa 75.000 (qual-cuno ne ha contati anche molti di più).51 Questo andamento risulta ancorpiù significativo se si considera che durante tutto il XVIII secolo epidemie

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cipar en la explotación de los mercados hispanoamericanos y en la distribución de rique-zas procedentes de allí» (M.a G. Carrasco González, Comerciantes y casas de negocios enCádiz (1650-1700), cit., p. 13).

50 Cfr. J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 31 e p.71.

51 Cfr. J. Pérez Serrano, Cádiz, la ciudad desnuda. Cambio económico y modelo demo-gráfico en la formación de la Andalucía contemporánea, Cádiz, Servicio de Publicacionesde la Universidad de Cádiz, 1992, p. 71 e p. 76. Questa ricostruzione dell’andamento de-mografico effettuata da Pérez Serrano mostra il passaggio da 42.500 abitanti nel 1693, a36.500 abitanti nel 1713, fino a 41.500 nel 1717; mentre, per la fine del secolo, fissa a74.500 gli abitanti del centro gaditano (1799). Nell’insieme del XVIII secolo, Cadice, seb-bene avesse conosciuto una decelerazione della crescita demografica, dal punto di vistaqualitativo realizzò un incremento notevolissimo del suo benessere. Del resto, il raddop-pio della popolazione, che fece della città gaditana uno dei cinque centri più popolati del-la Spagna, era ancora un dato di enorme rilievo. Inoltre, nel siglo de oro, Cadice, se per laricchezza rappresentò una delle tre città più importanti del paese, in rapporto al numerodi abitanti fu certamente la più prospera.

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ricorrenti di febbre gialla avevano duramente colpito Cadice, decimando-ne gli abitanti.

Secondo le risposte del Catastro de Ensenada, risalenti al 1753, la po-polazione di Cadice comprendeva tra i 9.500 e i 10.000 fuochi; cioè, piùprecisamente, tra i 45.000 e i 50.000 abitanti, tutti concentrati nel raggiourbano.52 Queste cifre corrispondono a quelle ricavate da una ricerca con-dotta sui registri parrocchiali.53 Inoltre, sono in linea con i dati dei princi-pali censimenti generali, effettuati nella seconda metà del XVIII secolo: in-fatti, il Censo de Aranda, nel 1768, calcolava 64.838 abitanti e il Censo deFloridablanca, nel 1787, 71.499.

Il Catastro, mentre fornisce scarse o alcuna informazione sulla nobiltàgaditana, indica che gli ecclesiastici (clero secolare, clero regolare e mo-nache) erano 1.005, cioè, il 2% circa della popolazione totale, ma si limi-ta a questo rilievo iniziale.54

La popolazione occupata in un’attività lavorativa, nel 1753, era costi-tuita da 13.826 persone, il 29% circa degli abitanti: gli addetti al settoreprimario (braccianti e pescatori) erano solo 132, lo 0,95% dell’universo la-vorativo; gli addetti alle attività di trasformazione erano 3.152, corrispon-denti al 22,8% del totale degli occupati; gli addetti al terziario erano10.542, equivalenti al 76,2% degli occupati.55 Mettendo a confronto i da-ti raccolti da differenti fonti (Padrones Municipales, Libros de Matrícula delConsulado de Comercio, Catastro de Ensenada), si è visto che i commer-cianti della Carrera de Indias rappresentavano quasi il 15% della popola-zione di Cadice, durante il XVIII secolo.56

All’interno del settore secondario, poi, gli addetti si distribuivano inquesto modo: 1.213 nel settore delle costruzioni e del legno (pari al 38,5%del totale); 661 nel settore delle pelli e del cuoio (il 21%); 535 nel settoretessile (il 17%); 396 nel settore artistico (il 12,6%); 266 nel settore dei me-talli (l’8,4%); 81 in settori vari (il 2,6%).57

All’interno del terziario, infine, gli addetti si ripartivano secondo i da-ti seguenti: 3.254 nel settore dei trasporti (pari al 30,9% del totale); 1.807nel settore del commercio (il 17,1%); 1.461 nel settore domestico (il13,9%); 1.173 nel settore delle professioni liberali (l’11,1%); 1.052 nel set-

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52 Cfr. Cádiz 1753, cit., p. 79. Secondo i dati forniti da Pérez Serrano, la popolazio-ne gaditana aveva raggiunto, nel 1752, la cifra di 55.000 abitanti (cfr. J. Pérez Serrano, Cá-diz, la ciudad desnuda. Cambio económico y modelo demográfico en la formación de la An-dalucía contemporánea, cit., p. 71).

53 Cfr. F. Ponce Cordones, Dos siglos claves en la demografía gaditana, in “Gades”, n.11, 1983, p. 434.

54 Cfr. Cádiz 1753, cit., pp. 148-149.55 Ibidem, pp. 114-147.56 Cfr. P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y la-

zos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 10.57 Cfr. Cádiz 1753, cit., pp. 114-147.

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tore ecclesiastico (il 10%); 776 nel settore amministrativo (il 7,3%); 708nel settore alimentare (il 6,7%); 311 nel settore delle locande (il 2,9%).58

I dati del Catastro de Ensenada, in definitiva, confermano il caratteremercantile di una città, che aveva fatto delle attività collegate con gli scam-bi l’asse di tutta la sua vita economica.

L’andamento demografico di Cadice comincia a subire un’inversioneverso la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, in contemporanea con ildeclino dei traffici coloniali e a causa della ripresa delle epidemie di feb-bre gialla.59

Il registro della popolazione del 1801 mostra una sensibile riduzionedel numero di abitanti, che divennero 57.837. Mentre nel 1804 la recru-descenza delle epidemie colpì i gaditani, che diminuirono ancora, fino adarrivare al numero di 54.899, durante il periodo de las Cortes (1810-1813)Cadice conobbe una nuova crescita demografica, raggiungendo una cifravicina ai 100.000 abitanti, dei quali, però, secondo quanto riportato da al-cuni studiosi, il 50% sarebbero stati forestieri.60

L’andamento della popolazione gaditana, nel corso dei diversi periodidella sua evoluzione, sembra che abbia seguito di pari passo le fluttuazio-ni dell’attività commerciale. Durante gli ultimi anni del Settecento e i pri-mi dell’Ottocento, questo sincronismo fu particolarmente evidente: infat-ti, il tetto demografico toccato negli anni ottanta corrispondeva al mo-mento di più intensa crescita del commercio di Cadice; così come la di-minuzione della popolazione, iniziata verso la fine del XVIII secolo, coin-cideva con la contrazione delle attività di scambio, dovuta ai conflitti conl’Inghilterra, la Francia e le colonie americane.61

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58 Ibidem.59 «En la década de 1770 Cádiz ocupaba el cuarto lugar en número de habitantes en

el ranking de ciudades españolas peninsulares, con unos 65000 habitantes y un creci-miento anual promedio de 0,87 entre 1717 y 1773. Su crecimiento sólo se frenó a partirde la década de 1780, declinando a partir de la siguiente década y en torno a 1800 por lacrisis comercial y el impacto devastador de la fiebre amarilla» (P. Fernández Pérez, El ro-stro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812,cit., p. 34).

60 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. Ladecadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 91. Solís ha con-fermato questa stima, scrivendo che: «Difícil es calcular la población de Cádiz en los añosdel sitio, pero puede afirmarse, sin género de dudas, que rebasó la cifra de 100.000 almas.Por tanto, el número de forasteros llegó a alcanzar los 50.000» (R. Solís, El Cádiz de lasCortes, Madrid, Silex, 1987, p. 79). Tuttavia, Pérez Serrano ha rilevato che: «parece fuerade toda duda que entre 1809 y 1810 la ciudad pasó de albergar menos de 60.000 habi-tantes a rebasar quizás los 90.000, y ello no tomando en consideración el juicio de R.Solís», il quale «eleva el volumen total de la población a más de 100.000 individuos, a nue-stro juicio de forma poco acertada» (J. Pérez Serrano, Cádiz, la ciudad desnuda. Cambioeconómico y modelo demográfico en la formación de la Andalucía contemporánea, cit., p.345).

61 «El máximo de población alcanzado en la década de los años ochenta coincideexactamente con el momento que en su comercio da mayores síntomas de actividad. Sonlos años en que todos cuantos visitan Cádiz quedan vivamente impresionados ante la ri-

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Uno dei fenomeni che ha contribuito all’incremento demografico e al-la supremazia commerciale della città è costituito dall’immigrazione daglialtri territori spagnoli e dagli altri Stati europei. È stato osservato, infatti,che «la migración fue un componente básico y más definitivo en el creci-miento demográfico de Cádiz que la natalidad» e che la maggior parte de-gli immigranti giungevano nel centro gaditano «con el objetivo de partici-par en el comercio colonial».62 Tuttavia, il giudizio, secondo cui Cadice di-venne una grande metropoli commerciale unicamente grazie ai forestieri ea loro spese, è eccessivo e non coglie la complessità dei processi economi-co-sociali che l’hanno interessata nel lungo corso della sua storia.63

L’impulso fornito dall’immigrazione alle attività economiche e alla di-namica sociale gaditana fu tale da far affermare che Cadice era un centrocosmopolita, in grado di rappresentare un compendio del mondo intero.Innanzitutto, era una sintesi, un resumen, delle altre realtà spagnole, da cuiprovenivano i nuovi abitanti: le città di Siviglia, Cordova, Zamora, Burgos,Jerez, Leon, Oviedo e, in primo luogo, le province cantabriche. Da zonecome quelle di Santander – che venivano denominate Las Montañas –, in-tere famiglie si erano spostate a Cadice, contribuendo in modo significati-vo all’incremento della popolazione e al cambiamento del tono di vita del-la città.

Cadice, inoltre, era anche l’espressione delle numerose colonie stra-niere che la popolavano, cioè, di un vero e proprio “universo”, costituitoda una percentuale di residenti – in forma più o meno stabile – oscillantetra il 12% e il 14% della popolazione, durante il periodo tra il 1714 e il1787:64 si trattava (in ordine di importanza) di italiani, francesi, portoghe-si, olandesi, tedeschi e inglesi, nonché di un ristretto numero di individuidi altre nazionalità.65 Questi stranieri, una volta insediatisi e radicatisi a

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queza y prosperidad que se disfrutaba en la ciudad. Del mismo modo, el descenso demo-gráfico iniciado a partir de finales de la centuria y agravado por los continuos ataques defiebre amarilla, viene a coincidir con la contracción comercial provocada por las sucesivasguerras con Inglaterra, Francia y las colonias americanas, que también hirieron de muer-te a su comercio. Existe, por tanto, un estrecho paralelismo entre movimiento demográfi-co y actividad mercantil en Cádiz en estos años finales del siglo XVIII y primer cuarto delXIX» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La deca-dencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp. 91-92).

62 P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y lazosmercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 35 e p. 47.

63 Una rappresentazione frequentemente offerta della realtà mercantile gaditana è«por un lado la del control extremo extranjero de los beneficios del comercio colonialespañol realizado a través de Cádiz, y por otro lado la de un grupo mercantil español conmuy escasos beneficios»; tuttavia, «esta imagen, repetida hasta la saciedad por testimoniosde la época y por los historiadores, debe sin embargo ser corregida y matizada» (P.Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y lazos mercanti-les en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 15).

64 Cfr. P. Collado Villalta, El impacto americano en la bahía: la inmigración extranje-ra en Cádiz (1709-1819), in Actas de las I Jornadas de Andalucía y América, Huelva, Insti-tuto de Estudios Onubenses, 1981, pp. 49-73.

65 È stato, inoltre, precisato che: «Por lo que respecta a sus nacionalidades, los más

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Cadice, contribuirono, in notevole misura, a formare il nerbo dell’attivitàmercantile gaditana e a realizzare la fortuna commerciale della città.66

Nonostante l’assunzione di questo ruolo per una lunga fase, la pre-senza degli stranieri, che avevano iniziato a stabilirsi nella città nel perio-do corrispondente all’avvio dell’espansione commerciale gaditana e cheerano stati favoriti, peraltro, dall’evoluzione della legislazione spagnola,67

cominciò a perdere d’importanza tra la fine del Settecento e i primi annidell’Ottocento. Infatti, a causa di una serie di avvenimenti dirompenti, co-me la perdita del monopolio, le continue guerre con l’Inghilterra e la Fran-cia e, soprattutto, il decreto sulla libertà di commercio con i neutrali del1797, il porto di Cadice cessò di rappresentare il luogo di incontro obbli-gato dei commercianti stranieri interessati ai traffici coloniali.

c) L’area territoriale ed economica dell’espansione gaditana.

L’area “spaziale” del commercio, la fondamentale attività economicadi Cadice, era costituita dal Vecchio Continente e dal Nuovo Mondo.68 Laregione in cui affondava le radici la città gaditana, raffigurandone, al tem-po stesso, l’emblema e la singolarità, la rappresentazione e la negazione,era l’Andalusia.

Anche in mancanza di un insieme di informazioni esaustivo, vista l’i-nadeguatezza degli strumenti statistici dell’epoca considerata e la disparitàdelle analisi finora disponibili, appare opportuno abbozzare un profilo ge-

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numerosos eran los italianos (genoveses, napolitanos, milaneses, venecianos y florentinos)que representaban aproximadamente el 58% del total de la población extranjera; seguíanen importancia numérica, los franceses, que constituían alrededor de un 26% y el 16%restante se repartía entre flamencos, alemanes, holandeses, portugueses, irlandeses, dane-ses, suecos, ingleses, griegos, turcos, etc. Ahora bien, en orden a su participación activaen el comercio gaditano, a lo largo de toda centuria, el grupo más influyente fue el de losfranceses, pues no en vano era una dinastía de origen francés la que ocupaba el tronoespañol» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 98).

66 A questo proposito: «La integración y coexistencia prolongada de los inmigrantesextranjeros en Cádiz fue innegable, así como su contribución a la creación del clima tole-rante y abierto que existía en Cádiz»; va, altresì, considerato che: «Sin embargo, y más al-lá de las implicaciones políticas, lo cierto es que la tolerancia era una necesidad en la prác-tica diaria de los negocios en Cádiz» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metró-poli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 38 e p. 39).

67 La legislazione offrì ai commercianti stranieri sempre maggiori possibilità di par-tecipare ai traffici d’oltremare e di stabilirsi nel territorio spagnolo.

68 García-Baquero ha chiarito che per área espacial non si deve intendere il concettodi spazio proprio dei geografi, bensì «un espacio económico, integrado hoy dentro de lateoria económica y cuyo análisis se ha impuesto desde que a la aproximación tradicionalmicroeconómica se superpuso la macroeconómica», in particolare, poi, «en el caso gadi-tano, dado que sus estructuras no son de producción, sino de intercambios, nos vemosobligados, en buena lógica, a aceptar como área espacial de su comercio a todos aquellospaíses de donde procedan las mercancías objecto de este comercio. Esto equivale, por tan-to, a considerar como área espacial del comercio gaditano a toda Europa y América» (A.García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La decadenciaeconómica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 62).

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nerale dell’immensa estensione, che concorreva a costituire il complessouniverso in cui si realizzavano gli scambi commerciali di Cadice, nonchédella regione andalusa, che era l’humus più prossimo entro il quale si svi-luppava il seme dell’attività mercantile gaditana.69

Naturalmente, considerato il carattere sintetico di queste valutazioni ela carenza di fonti certe, non si farà riferimento ai dati quantitativi, ma uni-camente ad un quadro globale dell’area degli scambi di cui Cadice era ilcrocevia.

C’è da dire che la scoperta dell’America e il prolungamento dei suoi ef-fetti durante tutto l’arco di tempo dell’Età Moderna avevano contribuito afar assumere un valore del tutto inedito – presente solo per alcuni aspettinella volontà espansionistica delle crociate e delle vie delle spezie nel Me-dioevo – alla ricerca di nuovi spazi e di nuove relazioni sul globo terraqueo.70

Anche nei secoli successivi a quello del descubrimiento si sarebberopotuti osservare «due mondi ancora nel vivo delle loro tradizioni: da unlato, la terra e i misteri della potenza creatrice; dall’altro, la mercanzia sulmare, l’esigenza del raro che rende rischiosa la corsa per procurarsi la mer-canzia, e la superiorità dell’uomo che ha a portata di mano tutto ciò chepuò appagare i suoi bisogni».71

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69 A questo proposito, va ricordata l’osservazione di Pietschmann, secondo cui mol-ti degli studi sulla storia del commercio tra la Spagna e l’America spagnola «tienen unenfoque marcadamente bilateral, o sea (...) se refieren al comercio entre dos regiones, o alestudio de un puerto y su relación con la región principal hacia dónde va dirigido su co-mercio», mentre «resulta ya claro y evidente, a los menos en los trabajos sobre el sigloXVIII y principios del siglo XIX, que el comercio en el Atlántico era una cosa absoluta-mente internacional o, si se quiere, resulta muy claro que hay varios circuitos comercialesque se entrecruzan de una forma sumamente complicada» (H. Pietschmann, La margina-ción de Andalucía en el comercio transatlántico de las ciudades hanseáticas en el primer ter-cio del siglo XIX. Un aporte historiográfico, in Andalucía y América en el siglo XIX, Sevil-la, Escuela de Estudios Hispano-Americanos, 1986, vol. I, p. 248).

70 Come ha osservato Dupront, con parole di grande efficacia immaginifica: «La sco-perta del mondo, che si realizza lentamente nella coscienza dell’Occidente moderno, con-sente, fin dai primi sviluppi del suo impatto, di cogliere quasi fisicamente i “piani” del-l’uomo moderno. Sentimento dell’illimitatezza dello spazio, volontà di possesso e atteg-giamento di solitudine sono le forze che in essa s’intrecciano» (A. Dupront, Spazio e uma-nesimo. L’invenzione del nuovo mondo, Venezia, Marsilio, 1993, p. 103; ed. orig. Espace etHumanisme, Paris, 1946).

71 Ibidem, p. 41. A partire dal XVI secolo, si verificò un cambiamento di fondo, chepose in primo piano l’uomo come protagonista della ricerca di nuovi itinerari e di nuovisbocchi per la propria attività. L’uomo moderno fu il soggetto promotore di una nuovaorganizzazione del mondo, basata sulle attività di relazione economica e di scambio com-merciale, fu il motore da cui ha tratto spinta il capitalismo commerciale: «Este hombretiene verdadera sed de bienes terrenales. Estimulado por el comercio marítimo y colonial,(...) el capitalismo crece rápidamente, favorecido también por el desenvolvimiento delEstado y del individuo. Es un capitalismo de tipo comercial. Los hombres de negociosson, al mismo tiempo, banqueros y fundadores de nuevas industrias fuera del marco delas ciudades dominadas por las viejas corporaciones gremiales de maestros y artesanos. (...)El ideal del hombre surgido del Humanismo se encarna en un grupo social nuevo: la bur-guesía» (F. Simón Segura, Manual de historia económica mundial y de España, Madrid, Edi-torial Centro de Estudios Ramón Areces, 1992, pp. 112-113).

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Il tratto caratteristico di questa trasformazione, l’uscita dai tradizionaliconfini e il superamento del localismo dei mercati interni, l’affermazionedel concetto della “spazialità” del mondo,72 venne sintetizzato da Descar-tes, in una lettera del 1631, con una descrizione che ben si attaglia ancheai secoli seguenti, quando egli sottolineava la gioia, il senso di appaga-mento dato dai «bastimenti che ci portano in abbondanza tutto ciò cheproducono le Indie e tutto ciò che vi è di raro in Europa».73 La sempliceindicazione della tipologia delle merci che giungevano a Cadice dall’altrasponda dell’oceano poteva rendere l’idea del ruolo di dipendenza cui fu-rono per lungo tempo condannate le colonie: «en ningún momento, aquel-los dominios dejaron de ser considerados más que como un simple mer-cado complementario de la economía peninsular».74

Le Indie occidentali, a differenza di quelle orientali, producevano me-no di quanto assorbivano attraverso i consumi: in queste condizioni, unqualche “equilibrio” degli scambi commerciali veniva conseguito solo conl’intenso sfruttamento dei metalli preziosi. Secondo i dati riportati da Vi-cens Vives, per l’anno 1785, le esportazioni dall’America verso la Spagnaavevano un valore di 19,41 milioni di pesos per le merci e di 43,88 milio-ni di pesos per i metalli preziosi, mentre le esportazioni dalla Spagna ver-so l’America ammontavano a 38,3 milioni di pesos: il saldo della bilancia,dunque, mostrava un segno positivo per i territori d’oltreoceano solo gra-zie al massiccio deflusso di oro e argento.75 Si trattava di una forma ac-centuatamente ineguale di scambio, che, tuttavia, era giustificata da esi-genze complementari dei mercati ai due lati dell’Atlantico, oltre che dallacondizione generale di subordinazione dei territori coloniali americani.76

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72 Come ha affermato Braudel: «Lo spazio, fonte di spiegazione, mette in discussio-ne in una sola volta tutte le realtà della storia, tutte le parti pregnanti della sua estensio-ne: gli Stati, le società, le culture, le economie. E, a seconda che si scelga l’uno o l’altro diquesti “insiemi”, il significato e il ruolo dello spazio si modificheranno. Ma non del tut-to» (F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi delmondo, cit., p. 3).

73 R. Descartes, Oeuvres, a cura di C. Adam e P. Tannery, Paris, Éditions du Cerf,1897, tomo I, p. 203.

74 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La deca-dencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 74.

75 Cfr. J. Vicens Vives (a cura di), Historia social y económica de España y América,Barcelona, Editorial Vicens Vives, 1958, vol. IV, p. 463.

76 Un altro aspetto fondamentale delle relazioni all’interno dello spazio economicoibero-americano era rappresentato dalla ciclicità, accentuata per varie ragioni, del com-mercio coloniale e dei suoi risultati: «Varie circostanze diedero all’economia mercantile uncarattere ciclico ed instabile. I raccolti delle piantagioni potevano essere danneggiati o di-strutti dalla siccità, dalle inondazioni, dai venti, dagli insetti e dai funghi; la produzioneera spesso ostacolata da una gestione della terra non ottimale e dalla mancanza di capita-li e di forza lavoro. I trasporti erano soggetti a interruzioni e ritardi causati dalla naturadel terreno, dalla lentezza burocratica e dagli attacchi dei corsari; i prezzi dei prodottiamericani salivano e scendevano sui mercati europei e l’arrivo di notizie sbagliate oppurein ritardo impedivano ai produttori di rispondere razionalmente alle fluttuazioni. La con-cessione del favore reale ad un’industria ne poteva determinare il boom, ma un cambia-

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Partendo dalla constatazione non tanto delle cifre assolute dei tesoriche giungevano nei porti spagnoli, quanto del valore dei metalli preziosiin funzione della loro capacità di trasformare la vita e le attività di un con-tinente, è stato sottolineato un carattere essenziale di quelle relazioni com-merciali: «Ahora bien, ¿qué inapreciables artículos enviaba Europa paramerecer tan increíbile pago? Simplemente trigo, galletas, vino, aceite, ca-misas, zapatos, armas blancas o de fuego, agujas, espejos, sal. Artículos queen el Viejo Mundo eran corrientes, pero que en el Nuevo tenían un valortan inapreciable como el metal precioso en la otra orilla. (...) Las cosas va-len en la medida en que se las necesita».77

Le merci provenienti dall’area americana erano quasi esclusivamentematerie prime dell’agricoltura, dell’allevamento e delle miniere;78 mentrel’attività industriale, considerata una minaccia per i prodotti manifatturie-ri della “madrepatria” (che trovavano il loro sbocco principale sui merca-ti d’oltremare),79 non aveva ricevuto alcun impulso, restando limitata a po-chi comparti strettamente legati al settore primario. Evidentemente, ilmercato rappresenta «un limite, quasi uno spartiacque: non si vive allostesso modo da una parte o dall’altra della barriera».80

La struttura economica ibero-americana non poteva essere definita,come pure hanno fatto diversi studiosi, in relazione ai modelli tradiziona-li: si trattava di una forma che non era assimilabile direttamente né al feu-dalesimo né al capitalismo, ma aveva un carattere di forte specificità.81

Nell’area spagnola del Nuovo Continente convivevano, all’interno diun’organizzazione complessa che aveva come obiettivo il conseguimentodel massimo beneficio per i “conquistatori”, realtà diverse, espressione diun ibrido socio-economico tra un sistema locale chiuso di prevalente dif-

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mento nella politica reale poteva altresì rovinarla; le miniere dovevano fare i conti con lascarsezza di capitale e di mano d’opera, con l’esaurimento dei filoni e gli allagamenti deipozzi, con la disponibilità e il prezzo del mercurio e con i cambiamenti nella percentualedel quinto. Anche l’ottimistica mentalità dei coloni, generata, probabilmente, dai grandicolpi di fortuna costituiti dai bottini della conquista, contribuì all’instabilità: gli impren-ditori erano propensi ad abbandonare le loro attività, prima di averle pazientemente ecompletamente sviluppate, per cominciarne altre che sembravano promettere più rapidiguadagni» (L. N. McAlister, Dalla scoperta alla conquista. Spagna e Portogallo nel NuovoMondo 1492-1700, cit., p. 328).

77 J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 165.78 Dall’America, vennero inviate nel Vecchio Continente anche diverse specie di

piante (come il mais, la patata, il pomodoro), che comportarono, con la loro introduzio-ne, mutamenti fondamentali nelle abitudini alimentari degli europei, oltre a implicare si-gnificativi cambiamenti in campo economico.

79 Dalla Spagna, oltre ai prodotti del settore primario, venivano trasportate in Ame-rica merci di vari comparti dell’industria (tessile, metallurgico, delle pelli, del legno e del-la carta), solo in parte di origine locale.

80 F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I giochi del-lo scambio, cit., p. 31.

81 Cfr. B. H. Slicher Van Bath, Feudalismo y capitalismo in América latina, in “Boletínde estudios latino-americanos y del Caribe”, dicembre 1974, pp. 21-41.

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fusione e un insieme «puntiforme» di nuclei di capitalismo mercantile pro-mossi dagli europei.

Per Braudel, «l’America, nel suo complesso, si presenta come unagiustapposizione, un ammasso di società ed economie diverse. Alla base sitrovano economie semichiuse (...); al di sopra economie semiaperte (...); ailivelli superiori, infine, le miniere, le piantagioni, forse alcune grandi or-ganizzazioni di allevamento (...) e il commercio. Il capitalismo rappresen-ta, al massimo, un ultimo stadio mercantile: (...) ci troviamo in realtà nel-l’ambito dei legami dell’economia-mondo europea, che è come un filo cheavvolge tutta l’America».82

L’altra faccia della medaglia era costituita dall’area dominante, la Spa-gna, la cui economia venne fortemente condizionata dalle relazioni con ilcontinente americano, sia nei periodi di grande espansione dei commercicoloniali, come in quelli di depressione e decadenza dei traffici.

La struttura economica spagnola, non solo fino al passaggio dall’im-pero coloniale al moderno regime, ma anche nella fase successiva, con-servò il suo carattere eminentemente agricolo, con una distribuzione arre-trata della proprietà e con bassi livelli di produttività. L’attività industria-le, che aveva avuto scarso significato fino all’inizio del XVIII secolo, rice-vette un limitato impulso dalla creazione delle fábricas reales. L’insuccessocui fu condannato quest’intervento dello Stato fu bilanciato, però, dall’i-niziativa privata, che, seppure solamente in alcune aree regionali e in ramitradizionali di produzione, diede vita ad alcune prime esperienze indu-striali.

Tuttavia, siccome l’industria interna non era in grado di soddisfare ladomanda delle colonie, assunsero un ruolo da protagonisti i produttori ei commercianti stranieri, che, utilizzando gli agenti spagnoli come inter-mediari, rifornivano i territori ultramarini e coprivano, in questo modo, lecarenze produttive della “madrepatria” nei confronti dei propri domini.83

Questo mutamento rappresentò anche il punto di svolta nella lotta peril predominio commerciale tra Cadice e Siviglia. Infatti, il successo delcentro gaditano fu strettamente connesso con l’evoluzione delle relazionicoloniali: quando l’America iniziò a sopperire con la produzione internaai bisogni più elementari e indirizzò verso la Spagna una consistente do-manda di manifatture, fu necessario ricorrere alle merci provenienti da al-

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82 F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi delmondo, cit., pp. 450-451. Braudel conclude la sua analisi, notando che: «Non siamo dun-que all’interno di capitalismi nazionali, ma nel quadro di un sistema globale, manovrato apartire dal cuore stesso dell’Europa».

83 «Già nei primi tempi, la Spagna non era stata capace di sfruttare, da sola, il “co-lossale” mercato del Nuovo Mondo. Pur mobilitando tutte le sue forze e i suoi uomini, ivini e l’olio dell’Andalusia e le stoffe delle città industriali, non era riuscita, essendo unapotenza ancora arcaica, a raggiungere lo scopo. D’altra parte, (...) nessuna “nazione” eu-ropea sarebbe stata in grado di farcela da sola. (...) La Spagna, di conseguenza, ha dovu-to fare ricorso all’Europa (...) e l’Europa si è affrettata a cogliere l’occasione» (F. Braudel,Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi del mondo, cit., p. 435).

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tre aree continentali, che trovarono più conveniente fissare a Cadice il cen-tro dei propri traffici.84

Osservando il grafico I, relativo al numero e alla provenienza delle na-vi entrate nel porto gaditano nel 1784, ci si può fare un’idea dell’impor-tanza dei prodotti europei nel commercio coloniale (e, per riflesso, dellaparzialità del contributo della produzione spagnola a questa attività). In-fatti, solo nella fase di crisi dei traffici d’oltremare, alle merci di prove-nienza straniera e in prevalenza di tipo industriale, si vennero sostituendoi prodotti di origine spagnola nel complesso meccanismo di scambi conl’America: si trattava, però, di un fenomeno limite, a testimonianza delladecadenza dell’impero commerciale della penisola iberica.

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84 «El triunfo de Cádiz sobre Sevilla estuvo muy directamente relacionado con el triunfode los productos extranjeros sobre los españoles. Mientras América reclamaba preferente-mente trigo, vinos, aceite, frutas, queso, cabezas de ganado, Sevilla, bien surtida de todos esosbienes, tenía indiscutible ventaja. Cuando los pobladores de América pudieron procurarseuna buena proporción de estos artículos in situ, y reclamaron ya con preferencia artículosmanufacturados de calidad, la producción artesana de Sevilla se hizo pronto insuficiente pa-ra atender la demanda. Fueron los géneros flamencos, italianos y franceses – por lo generaltejidos de calidad – los que cubrieron el hueco. Y para este tráfico Cádiz se pintaba muchomejor» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., pp. 69-70).

Navi entrate nel porto di Cadice nel 1784,secondo la provenienza

3002001000

Spagnole

Portoghesi

Inglesi

Francesi

Olandesi

Danesi

Svedesi

Imperiali

Veneziane

Americane

Genovesi

Ragusee

Napoletane

Russe

Prussiane

Lubecchesi

Savoiarde

Toscane

Navi

Naz

ion

alit

à

Navi (1784)

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in F. Braudel, Civiltà materiale, economia ecapitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi del mondo, Torino, Einaudi, 1982, p. 436.

GRAFICO I

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La Spagna, quindi, nonostante la ricchezza delle risorse messe a di-sposizione dai territori americani, non fu in grado di incamminarsi lungola strada di una crescita economica autopropulsiva e di superare il gravedeclino causato dal processo di emancipazione delle colonie, con il conse-guente radicale ridimensionamento dei traffici transoceanici. Come ha no-tato Cipolla: «L’afflusso massiccio d’oro e d’argento dalle Americhe e l’e-spansione della domanda effettiva in cui tale afflusso si tradusse avrebbe-ro potuto stimolare un notevole sviluppo economico del Paese», ma l’e-voluzione successiva ebbe, per un insieme di ragioni, un esito diverso, chefece del caso spagnolo un «classico esempio per dimostrare che la do-manda è un elemento necessario ma nient’affatto sufficiente per attuare losviluppo».85

Il mancato decollo della Spagna, nonostante fosse «uno dei paesi piùricchi d’Europa all’inizio del XIX secolo»,86 è stato spiegato, molto spes-so, con la perdita delle risorse e del mercato delle colonie americane, cheavrebbe costretto l’economia interna in una condizione di grave ritardo.Le interpretazioni storiografiche tradizionali, infatti, hanno messo in risal-to il ruolo decisivo giocato dai fattori esogeni nell’ostacolare la trasforma-zione economica della Spagna e nel determinare livelli di crescita del tut-to insufficienti.

Vicens Vives ha sottolineato la gravità della dissoluzione dell’imperocoloniale, che colpì con durezza le regioni più strettamente legate ai traf-fici transoceanici, e ha rilevato che, da quel momento, il paese non conse-guì altro che un certo grado di «capitalismo subdesarrollado».87 Fontanaha messo in relazione il «colapso y transformación» del commercio esterospagnolo e il ripiegamento dell’economia interna con la fine dei mercatid’oltremare.88 Nadal, notando che il caso spagnolo «es menos el de un la-te joiner que el de un intento, abortado en gran parte, de figurar entre losfirst comers»,89 ha sostenuto che le vicissitudini dell’economia interna nonpossono essere separate dalle vicende dell’epoca coloniale. A suo avviso, ilproblema fondamentale era rappresentato dall’inadattabilità del sistemapolitico e sociale alle nuove realtà economiche formatesi dopo la perditadei possedimenti continentali americani.90

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85 C. M. Cipolla, Storia economica dell’Europa pre-industriale, Bologna, il Mulino,1990, p. 285.

86 Cfr. I. T. Berend, G. Ranki, The European Periphery and Industrialization, 1780-1914, Cambridge, Cambridge University Press,1982, p. 154.

87 J. Vicens Vives, Manual de historia económica de España, Barcelona, Teide, 1959,p. 13.

88 Cfr. J. Fontana, Colapso y transformación del comercio exterior español entre 1792y 1827. Un aspecto de la crisis de la economía del Antiguo Régimen en España, in “Mone-da y Crédito”, n. 115, 1970.

89 J. Nadal, El fracaso de la Revolución industrial en España, 1814-1913, Barcelona,Editorial Ariel, 1975, p. 226.

90 Ibidem, p. 227.

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Ringrose, d’altro canto, sottolineando che la storiografia dell’eco-nomia spagnola durante il XVIII secolo enfatizza i vincoli esistenti trala Spagna e l’America, ha ritenuto troppo semplicistica l’affermazionesecondo cui la conclusione del commercio coloniale fu una catastrofeper l’economia spagnola e ha sostenuto che «aunque el colapso impe-rial tuvo serias repercusiones fiscales y políticas para la vida políticaespañola y la comunidad comercial gaditana, resultó mucho menos im-portante para la economía interior, un hecho que está documentado porla reconstrucción del cuadro de las exportaciones españolas».91

La nuova interpretazione storiografica, basata su dati aggiornati epiù accurati del commercio e dell’economia, ha posto l’accento sui fat-tori endogeni del mancato sviluppo spagnolo, rigettando l’idea che tut-to dipendesse dal tramonto dei traffici coloniali e spiegando il ritardocon lo scarso grado di apertura dell’economia iberica, causato in granparte dal prevalere di una visione miope e protezionista. In particola-re, sono stati sottolineati i cambiamenti in atto nei mercati internazio-nali durante i primi decenni del XIX secolo – per effetto delle innova-zioni introdotte nella struttura produttiva –, come elemento di atte-nuazione dell’influenza dell’economia coloniale sulle economie nazio-nali.92

Mentre la posizione exogenista si è fondata sulla valutazione della de-bolezza del mercato interno e dell’arretratezza dell’agricoltura ai fini del-la crescita industriale, questa tesi più recente ha individuato nell’incapa-cità del settore manifatturiero di accedere al mercato estero e di assorbirel’eccesso di manodopera agricola il motivo dello stato di arretratezza del-la Spagna.

Tortella, pur considerando che, all’inizio del XIX secolo, l’econo-mia spagnola offriva un’immagine di stagnazione che contrastava conquella della maggioranza dei paesi vicini, era convinto che «el coste dela pérdida de las colonias no puede ser considerado como factor vitaldel atraso español».93 E Bernal, in termini molto netti, ha affermatoche «considerar la pérdida de los mercados coloniales como funda-mento de las dificultades económicas y sociales de Andalucía en la eta-

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91 D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, Madrid, Alianza Editorial,1996, p. 193 e p. 196; ed. orig. Spain, Europe and the «Spanish miracle», 1700-1900, Cam-bridge, Cambridge University Press, 1996.

92 Rispetto alle tematiche affrontate con un’impostazione tradizionale: «Los nuevosplanteamientos discurren de otro modo. Así, (...) no hay que olvidar, que en el primercuarto del siglo XIX aparte de consumarse la independencia de las colonias españolas seestaban produciendo transformaciones sustanciales en los mercados internacionales a con-secuencia de las innovaciones introducidas en el sistema productivo todo lo cual amino-raba los efectos de la economía colonial en las economías nacionales» (A. M. Bernal, Re-laciones económicas entre Andalucía y América en el siglo XIX: una aproximación, in An-dalucía y América en el siglo XIX, cit., p. 232).

93 G. Tortella, Los orígenes del capitalismo en España, Madrid, Tecnos, 1995, p. 8.

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pa contemporánea es una hipótesis que carece de fundamentaciónreal».94

A sua volta, Prados non ha mancato di osservare che l’emancipazionedelle colonie ebbe sicuramente effetti negativi, nel breve termine, sull’e-conomia spagnola; tuttavia, egli ha affermato con decisione che «para laeconomía española, la pérdida de las colonias tuvo, en términos globales,un impacto menos amplio y profundo del que han sugerido los historia-dores», tanto che tale perdita poteva spiegare solo in piccola parte il per-sistente ritardo, che, nel lungo termine, afflisse l’agricoltura, l’industria ele finanze spagnole.95

In ogni caso, al fine di comprendere compiutamente il complesso uni-verso degli scambi coloniali, che diede alla Spagna l’illusione di una illi-mitata disponibilità di risorse e di una intangibile potenza economica, oc-corre guardare anche alla regione più direttamente interessata all’attivitàcommerciale e ai traffici d’oltreoceano, al cui centro si trovavano la città eil porto gaditani.

L’Andalusia rappresentava lo spazio geografico ed economico idealeper annodare un legame duraturo tra il Vecchio e il Nuovo Mondo, perrealizzare quella complementarietà di interessi, sulla base della dipenden-za della parte più debole, tra le terre al di qua e al di là dell’Atlantico; co-me è stato sottolineato, infatti: «Ninguna otra región de España poseía co-mo ella unas condiciones de todo tipo para una proyección ultramarina».96

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94 A. M. Bernal, Relaciones económicas entre Andalucía y América en el siglo XIX: unaaproximación, cit., p. 241.

95 L. Prados de la Escosura, De impero a nación. Crecimiento y atraso económico enEspaña (1780-1930), Madrid, Alianza Editorial, 1988, p. 93, p. 94 e pp. 30-31. Prados, nellostesso volume (pp. 33-34), ha precisato ulteriormente il suo giudizio sul ruolo del commer-cio estero nello sviluppo dell’economia spagnola: «El papel del comercio exterior en la mo-dernización económica fue limitado pero positivo. El sector exterior proporcionó un mer-cado más amplio para los productos españoles como demuestra la expansión de minerales ymetales, por una parte, y de productos agrarios intensivos en mano de obra, por otra. La de-manda exterior también contribuyó a la ampliación del mercado de factores productivos.Así, la exportación de productos agrarios contribuyó a estimular el trasvase de trabajadoresdel sector de subsistencia hacia producciones más intensivas en mano de obra y de mayorvalor. Los recursos naturales (tierra y recursos minerales) recibieron un uso más intensivocomo consecuencia del auge de la demanda externa. La capacidad adquisitiva española au-mentó de este modo y permitió la importación de bienes de capital y materias primas, ob-viando así serios estrangulamientos para el desarrollo de la economía. La creación y la inte-gración de los mercado financiero y de tierras fue también estimulada por el comercio. Lademanda exterior coadyuvó a la expansión del ferrocarril y de la navegación marítima. (...)El comercio, así, pues, aparece no como el elemento hegemónico de la modernizacióneconómica del país, sino como un pequeño, pero indispensable, estimulo al desarrollo».

96 F. Morales Padrón, Andalucía y América, Málaga, Editorial Arguval, 1992, p. 121.L’unica altra area territoriale a vocazione atlantica era quella cantabrica: «Las rutas atlán-ticas españolas hay que ponerlas evidentemente en relación directa y vinculante con lasdos Españas atlánticas: la España andaluza, del Guadiana al estrecho de Gibraltar; elCantábrico, desde Galicia al País Vasco»; tuttavia, «la costa cantábrica (...) sufrió, a fina-les del XVI y en el XVII, un eclipse» (M. Hernández Sánchez-Barba, El mar en la histo-ria de América, Madrid, Editorial Mapfre, 1992, p. 51).

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Le condizioni propizie della regione andalusa erano determinate es-senzialmente da un numero limitato di fattori strategici, che non era pos-sibile ritrovare altrove. Innanzitutto, la disposizione della costa, rivoltaverso l’Atlantico, costellata di porti idonei ad ospitare le navi che collega-vano la Spagna con l’America, solcata da venti e correnti marine partico-larmente favorevoli alla navigazione. In secondo luogo, la dislocazione del-la terraferma, in particolare, della valle del Guadalquivir, posta in un’areadi vasti traffici, ben collegata con gli altri centri del paese, attraverso la re-te viaria e quella fluviale. Inoltre, la disponibilità di una infrastruttura eco-nomico-commerciale sviluppata, in grado di alimentare la domanda delleterre d’oltremare con la produzione locale di tipo agricolo (grano, vino,olio e bestiame) e manifatturierio (prodotti tessili e armi), nonché con lealtre merci provenienti dalla penisola iberica e dal continente.

L’osservazione di Cipolla, secondo cui l’esistenza di una domanda po-tenziale non è un indicatore sufficiente dell’avvio di un processo di cre-scita economica autonoma, di uno sviluppo della produzione di tipo capi-talistico, è confermata dall’esame della situazione andalusa nel periodo incui si realizzarono i maggiori risultati dei traffici transoceanici per quel ter-ritorio costiero. Infatti, anche se risulta del tutto evidente che si determinòla concreta possibilità di moltiplicare i capitali mercantili grazie al com-mercio coloniale, i benefici ottenuti in misura spettacolare dall’attività discambio non si tramutarono in un’occasione per lo sviluppo duraturo del-la regione andalusa o della più circoscritta area gaditana.

Eppure, sebbene le ricchezze ricavate dai traffici d’oltremare fosserostate intercettate, in notevole quantità, dai commercianti stranieri, nelle cuimani ricadeva una parte fondamentale delle attività mercantili dell’Andalu-sia e di Cadice, nel XVIII secolo si realizzò un eccezionale incremento deicapitali che transitavano per la regione e, comunque, i commercianti e i pro-prietari agricoli andalusi impegnati negli scambi con le colonie conobberouna fase di intensa accumulazione. Come ha rilevato García-Baquero: «loscapitales experimentan incrementos espectaculares que son importantes ensí mismos, independientemente de que la parte del león de los beneficios re-portados por el negocio colonial haya ido a parar a manos extranjeras».97

Tuttavia, in quella fase, in Andalusia non vi era traccia di alcuni ele-menti che si possono considerare «motores del despegue capitalista mo-derno» e, di conseguenza, «tal despegue no se produjo».98 La scarsa incli-nazione all’investimento dei commercianti gaditani, che rivelava il loro ca-rattere eminente di comisionistas, fu di ostacolo al dispiegarsi di uno svi-luppo avanzato. Così come la mancanza di un tessuto produttivo e di si-gnificative preesistenze manifatturiere nella regione andalusa (o nelle suevicinanze) non favorì un impiego moderno dei capitali, ma contribuì ad un

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97 A. García-Baquero González, Comercio y burguesía mercantil en el Cádiz de la Car-rera de Indias, cit., p. 164.

98 Ibidem, p. 159.

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accantonamento dei benefici del commercio coloniale nelle forme più tra-dizionali, alla ricerca di una sicura quanto tranquilla rendita.99

É in questo intricato insieme di relazioni tra aree territoriali diverse,tra il Vecchio e il Nuovo Continente, che, dopo il predominio di Siviglia(proseguito fino agli inizi del XVIII secolo), si affermò sempre più il ruo-lo di Cadice come capitale (cabecera) del commercio coloniale e come piùimportante porto di traffici della Spagna.

Il quadro in cui si stabilirono questi rapporti è quello di una vera epropria «economia-mondo», cioè di «un frammento dell’universo, unbrandello economicamente autonomo del pianeta, capace per l’essenzialedi autosufficienza e al quale legami e scambi interni conferiscono una cer-ta unità organica».100 Alla base di questo concetto vi sono le regole, ma-nifestatesi in tutta evidenza anche nel caso gaditano, di uno spazio che sitrasforma lentamente, di una città che domina sugli altri territori e di unagerarchia tra le diverse aree geografiche.101

La descrizione particolareggiata che ha fatto Wallerstein della forma-zione dell’economia mondiale dell’Europa come una grande entità econo-mica, che comprendeva al suo interno vaste aree teritoriali, Stati, regioni ecittà, collegati tra loro in un sistema unitario, indica con efficacia la di-mensione dei problemi con cui bisognava fare i conti e il complesso am-biente storico in cui si andò definendo la supremazia di Cadice nelle rela-zioni con l’altra sponda dell’Atlantico.102

1.2 – La lotta per la supremazia mercantile: lo spostamento della portacommerciale verso le “Indie”, con il trasferimento della Casa dela Contratación da Siviglia a Cadice (1717).

L’economia-mondo, che si costituì sulla sterminata estensione territo-riale ispano-americana e che per quasi tre secoli caratterizzò gli scambi tra

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99 A proposito dei commercianti andalusi e gaditani e della loro tendenza ad un im-piego improduttivo dei capitali ricavati dai traffici transoceanici, García-Baquero haespresso un giudizio molto netto: il loro tipo di investimento, infatti, «no parece propiode quien quiere introducirse en un sistema de negocio activo que comporte intervencióny riesgo sino de quien espera de su intervención un beneficio seguro»; quindi, «no esta-mos en presencia de una burguesía dinámica y emprendedora sino conservadora en loeconómico y partidaria de la sistematización, a largo plazo, de unos ingresos seguros que,además, incorporaban el prestigio socio-nobiliario del rentista» (A. García-BaqueroGonzález, Comercio y burguesía mercantil en el Cádiz de la Carrera de Indias, cit., p. 167).

100 F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi delmondo, cit., p. 4.

101 Ibidem, pp. 4-7.102 Cfr. I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna, 3 voll., Bologna, il

Mulino, 1978-1995; ed. orig. The Modern World-System, 3 voll., New York-London-SanDiego, Academic Press, 1974-1989.

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il Vecchio e il Nuovo Continente, fin dall’inizio, cioè dai primi anni suc-cessivi alla scoperta dell’America, si fondò sul principio esclusivistico diun solo porto a capo del monopolio commerciale.

La decisione di concentrare tutte le attività mercantili in una sola cittàera legata alle esigenze della Corona di controllare direttamente i trafficid’oltremare, ricavandone il più elevato rendimento fiscale possibile.103

Sebbene ci si trovasse in Spagna agli albori del mercantilismo, proprio conla nascita del sistema commerciale transoceanico prendeva corpo l’idea diuna riserva di mercato e di una privativa dello Stato sugli scambi.104

I principi della concentrazione e della specializzazione commerciale,inoltre, venivano incontro anche alle esigenze dei produttori, dei mercan-ti e dei trasportatori, che, in un’epoca in cui erano ancora difficili i con-tatti e lente le comunicazioni, preferivano conservare la sicurezza di pote-re sempre comprare o vendere le stesse cose negli stessi posti.

In questa situazione, il problema dell’individuazione della sede unicaper lo svolgimento delle attività legate al commercio coloniale non potevarisultare di facile soluzione, anche se la discriminante di una posizionegeografica prossima al crocevia delle comunicazioni e degli scambi, l’o-ceano Atlantico, limitava di fatto la scelta a poche città dell’estremo mar-gine della penisola iberica.

Fu allora che tra Cadice e Siviglia si aprì un’aspra competizione per lasupremazia mercantile e la conquista della posizione di «puerta y puertode las Indias», anche se, in un primo momento, un terzo incomodo, la cittàdi La Coruña tentò, senza successo, di assumere un ruolo di primaria im-portanza nel monopolio commerciale.105

Nel corso di tre secoli di storia spagnola e, in particolare, nel Sette-cento, si verificò effettivamente quanto descritto da Braudel, a propositodell’alternanza dei centri in cui si concentrava e si dispiegava il processo

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103 Come è stato notato, vi erano motivi non solo di ordine economico per centraliz-zare tutto il commercio coloniale in un porto unico: «El deseo de ejercer un riguroso con-trol sobre las relaciones con el Nuevo Mundo respondía tanto a razones de índole fiscal,sin duda las más llamativas, como también a razones de índole política y religiosa. (...) Demodo que no se trataba exclusivamente de ejercer un estrecho control sobre los metalespreciosos que venían de los dominios ultramarinos, con objecto de impedir su salida deEspaña y que así pudiesen servir para fortalecer las economías de otros estados rivales oenemigos del español. Había además que vigilar con todo rigor el acceso a las colonias depersonas indeseables política o religiosamente, de armas, libros subversivos, etc., en sumade cuanto pudiese alterar la seguridad del imperio colonial, minando su integridad ideoló-gica y económica» (A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El co-mercio colonial español bajo el monopolio gaditano, cit., tomo I, pp. 99-100).

104 Bernal ha indicato come questo fosse un interesse convergente dello Stato spa-gnolo e delle forze economiche predominanti, infatti «para todos era requisito imprescin-dible mantener la funcionalidad del comercio colonial en términos de privilegio y merca-do reservado» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dineroy crédito en el comercio colonial español con América, cit., p. 101).

105 Cfr. H. Chaunu, P. Chaunu, Séville et l’Atlantique (1504-1650), cit., tomo VIII, 1,pp. 192-195.

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di crescita dell’economia mondiale, quando egli osserva che: «le città a vo-cazione internazionale, le “città-mondo”, sono in continua competizionereciproca, e si sostituiscono a vicenda».106 Tra Cadice e Siviglia si venne adeterminare proprio questa vicendevole prevalenza, che portò ad una po-larizzazione delle attività mercantili nella regione andalusa e che ha fattoparlare qualcuno di un vero e proprio «duopolio» commerciale.107

La disputa tra le due città andaluse caratterizzò a tal punto la storiadelle relazioni tra la Spagna e i suoi domini d’oltremare, da far affermareagli Chaunu, che le avevano minutamente analizzate in un’opera monu-mentale: «il n’est pas un problème plus difficile, finalement, malgré VeitiaLinaje et malgré Albert Girard que celui des rapports de Seville et de Ca-dix à l’intérieur du Monopole».108

Nonostante Cadice avesse già ricevuto, nel 1493, il privilegio della ex-clusividad mercantil, grazie al ruolo svolto negli scambi con le regioni afri-cane, e sebbene Cristoforo Colombo, in un memoriale dello stesso anno,indicasse nel porto gaditano l’unico punto di partenza per il commerciocon le “Indie”, la scelta del centro propulsore delle attività coloniali ri-cadde su Siviglia.109

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106 F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I tempi delmondo, cit., p. 7.

107 Comellas, pur sottolineando che per quasi due secoli la competizione fu vinta daSiviglia, ha affermato che: «su victoria no fue nunca completa, y siempre se dieron formasde compartimiento, que nos permitirían hasta cierto punto hablar no de monopolio, sinode “duopolio”, si es que cabe en este caso la licitud del término. Sevilla y Cádiz, dos puer-tos complementarios, dueño cada uno de lo que no tiene el otro, fueron rivales, pero encierto modo simbióticos; o, si se prefiere, dos lejanos barrios de un mismo puerto. En elfondo se necesitaban mutuamente, y las fuerzas vivas de ambos no lo ignoraban» (J. L.Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 54). Anche se le affer-mazioni paradossali di Comellas contribuiscono a cogliere un aspetto nascosto della realtàcommerciale dei due centri dell’Andalusia, non si può partire da queste considerazioni pernegare l’altra e più evidente realtà di una disputa continua tra le due città per la conqui-sta del predominio monopolistico.

108 H. Chaunu, P. Chaunu, Séville et l’Atlantique (1504-1650), cit., tomo VIII, 1,p. 320. Il riferimento a Veitia Linaje e Girard non è casuale; infatti, si tratta di due tragli autori che, anche se in tempi molto distanti tra loro, più hanno approfondito il te-ma dei rapporti tra Cadice e Siviglia all’interno del sistema monopolistico (cfr. A. Gi-rard, La rivalité commerciale et maritime entre Séville et Cadix jusqu’a la fin du XVIIIe

siècle, Paris-Bordeaux, Editions De Boccard – Féret & Fils, 1932; J. de Veitia Linaje,Norte de la Contratación de las Indias Occidentales, 2 voll., Sevilla, Juan Francisco deBlas Impresor mayor, 1672). In particolare, Girard ha evidenziato (p. 109) che: «La ri-valité de Séville et de Cadix avait des racines profondes dans la nature même des cho-ses. (...) C’est l’histoire de la rivalité du port de pénétration fluviale et du port mariti-me avec la différence qu’en Andalousie Cadix n’était pas à l’entrée de l’estuaire duGuadalquivir».

109 «Sevilla fué escogida como sede, no porque poseyese condiciones marítimas su-periores, porque Cádiz contaba con mejor puerto, sino, como es probable, porque acon-tecía que Sevilla era la más opulenta y populosa ciudad de Castilla, considerada comodueña exclusiva de las Indias; además la urbe estaba muy bien situada como puerto inte-rior, el más cercano a las regiones centrales del reino» (C. H. Haring, Comercio y navega-ción entre España y las Indias en la época de los Habsburgos, cit., p. 9). La scelta di Sivi-

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La fondazione della Casa de la Contratación de las Indias a Siviglia e larelativa localizzazione del monopolio americano, con le ordinanze del 20gennaio 1503, non fece altro che confermare uno stato di fatto che si erastabilito nel corso del XV secolo e che aveva ricevuto nuovo impulso daldescubrimiento: la città attraversata dal Guadalquivir era divenuta il nucleomercantile più importante della Spagna.110

Il progetto elaborato da Francisco de Pinelo un anno prima,111 ispira-to al modello fornito dalla Casa da India di Lisbona, era stato modificatonel senso di non ripercorrere la strada di un «capitalismo de Estado» allamaniera portoghese, che avrebbe richiesto una dotazione di capitali e diesperienza molto più consistente di quella di cui disponeva la Corona diCastiglia, bensì di costituire un organismo di controllo sul traffico colo-niale, che avrebbe lasciato ai soggetti privati il compito di sviluppare l’at-tività commerciale.112

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glia come città-porto dei traffici d’oltremare, inoltre, era in piena consonanza con le dot-trine economiche dell’epoca, definite «premercantilistas» (cfr. A. Domínguez Ortiz, Ortoy Ocaso de Sevilla, Sevilla, Universidad de Sevilla, 1974, p. 55).

110 È stato, infatti, osservato – a proposito dell’istituzione della Casa de la Contrata-ción de las Indias – che: «La razón de su creación y situación en la ciudad de Sevilla nosparece obvia, dadas las condiciones de dicha ciudad en el siglo XVI. La directríz que sedeseaba aplicar al comercio con las Indias basado en las ideas del Mercantilismo fue loque decidió la ubicación de su base en este puerto único. La elección de Sevilla vino da-da por sus características especiales a comienzos de la Edad Moderna: Sevilla era una ciu-dad mercantil, donde se hallaban astilleros y base naval, centro de operaciones de im-portantes colonias de mercaderes procedentes de diversos países, y además era un pun-to de encuentro de rutas comerciales» (A. Crespo Solana, La Casa de Contratación y laIntendencia General de la Marina en Cádiz (1717-1730), Cádiz, Servicio de Publicacionesde la Universidad de Cádiz, 1996, p. 20). Inoltre, come ha ricordato García-Baquero: «Esa partir de ese momento cuando puede decirse que se sientan las bases de lo que iba aser en adelante y por casi tres siglos el sistema mercantil hispanoamericano» (A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación y Océano de negocios,cit., p. 25).

111 Francisco de Pinelo – la cui famiglia, originaria di Genova e completamente na-turalizzata spagnola, si era stabilita da molto tempo a Siviglia, dove aveva avuto rapportianche con Cristoforo Colombo – era uno degli uomini più dinamici dell’alta borghesiad’affari sivigliana, tra quelli che consideravano del tutto compatibile la nobiltà e il guada-gno. Egli propose ai re cattolici la creazione di un organismo del tutto simile a quello cheera già in funzione a Lisbona. Anche se il progetto fu varato con alcune rilevanti modifi-che, Francisco de Pinelo venne chiamato a ricoprire uno dei tre primi incarichi di giudi-ce della Casa de la Contratación.

112 A questo proposito, è stato notato che: «No es desechable la idea, sostenida poralgunos historiadores, de que en un principio la Corona pensó en erigirse en cabeza y usu-fructuaria del tráfico transatlántico, dirigido y realizado en su totalidad por oficiales rea-les capaces de comprar y vender cuanto saliese y llegase de las Indias; pero ya la Cédulafundacional deja entender un carácter intermediario, que fue el que realmente tuvo: la Ca-sa de Contratación no estaba destinada a contratar, sino a vigilar y ordenar las contrata-ciones. De acuerdo con el texto, parece que, en el momento fundacional, se concibió másque nada como un almacén para guarda y control de todo lo que se enviaba y de todo loque llegaba del Nuevo Mundo» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y eltráfico, cit., pp. 57-58).

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La Casa de la Contratación, nella sua configurazione iniziale, era un or-ganismo retto da tre funzionari (un factor, un tesorero, un contador o escri-bano), che dipendeva direttamente dalla Corona e aveva come funzioneprimaria quella di «ordenar, dirigir y supervisar todo lo concerniente al co-mercio y la navegación ultramarina».113

La Casa de la Contratación, inoltre, aveva il compito di organizzare esorvegliare le spedizioni, di controllare l’emigrazione, di sostenere la co-lonizzazione, di armare le flotte e di reggere una scuola di navigazione,nella quale si tenevano lezioni, si predisponevano carte e strumenti nauti-ci e si esaminavano «los pilotos de la Carrera».114 A queste attribuzioni,poi, andava aggiunta quella dell’amministrazione della giustizia, in rela-zione alle innumerevoli controversie tra i partecipanti al commercio conle “Indie”.115 In estrema sintesi, l’organismo direttivo dei traffici transo-ceanici veniva definito come «un departamento del gobierno, un Ministe-rio de Comercio, una escuela de navegación y una Aduana para el co-mercio colonial».116

Le esigenze di controllare le ricchezze provenienti dalle colonie, diriscuotere tutti i dazi che gravavano sulle merci d’oltremare e di vigila-

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113 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., p. 30. Nello stesso volume (p. 60), García-Baquero ha precisatoche: «Las funciones que se le asignaron en un principio fueron básicamente las de unaaduana u oficina comercial, aunque pronto esas tareas se fueron ampliando y diversifi-cando, a medida que progresaron la conquista y la colonización y se intensificaron, portanto, las transacciones mercantiles con aquellos territorios. A tenor de lo estipulado enlas ordenanzas de 1503, la Casa (...) nacía como un híbrido de oficina aduanera y de co-mercio, y también de órgano administrativo dependiente de la Corona, a cuyo cargo que-daban todas “las cosas tocantes a la dicha negociación” con las Indias». Un recente stu-dio di Donoso Anes, oltre ad affrontare approfonditamente il tema dell’istituzione dellaCasa de la Contratación, dell’evoluzione della sua struttura e della sua organizzazione am-ministrativa dal 1503 al 1717, ha anche esaminato dettagliatamente le pratiche contabiliutilizzate dalla tesoreria dell’organo direttivo della Carrera (cfr. R. Donoso Anes, Una con-tribución a la historia de la contabilidad. Análisis de las prácticas contables desarrolladas porla tesorería de la Casa de la Contratación de las Indias de Sevilla (1503-1717), Sevilla, Uni-versidad de Sevilla, 1996).

114 Cfr. F. Morales Padrón, Andalucía y América, cit., p. 125. Nella pagina seguentedello stesso volume, Morales ha esplicato minutamente i compiti dei tre funzionari dellaCasa: «Los oficiales de la Casa actuaban colegiadamente; ellos realizaban visitas de in-spección para verificar la nacionalidad y condiciones de los barcos, examinaban los car-gamentos exportados o importados y comprobaban que correspondían a los registros, co-braban los derechos de aduanas fijados, concedían licencias de embarque, compraban oadquirían suministros y armas para las armadas, registraban a los pasajeros, tripulantes ycargamentos, etc.»; egli, poi, concludeva questa descrizione, affermando che: «Sucesivasordenanzas irán especificando y perfeccionando los cometidos de la Casa».

115 García-Baquero ha descritto le atribuciones “judiciales” della Casa de la Contrata-ción, facendo riferimento al potere di intervenire «en todos los pleitos que se ocasionasenen relación con el comercio de Indias, imponiendo multas, exigiendo fianzas, decretandopenas de prisión, etcétera» (A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma dela contratación y Océano de negocios, cit., p. 61).

116 C. H. Haring, Comercio y navegación entre España y las Indias en la época de losHabsburgos, cit., p. 41.

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re sull’emigrazione verso l’America, ben si adattavano alla natura delporto hispalense, che, trovandosi all’interno del territorio andaluso, lon-tano dal mare aperto, offriva garanzie di sicurezza di fronte agli attac-chi del nemico. Inoltre, la condizione di favore di Siviglia era accresciutadalla dotazione di una buona rete di collegamenti con il resto del pae-se e di un retroterra agricolo in grado di soddisfare una parte della do-manda coloniale.

D’altro canto, il porto di Cadice, che praticamente coincideva contutta la bahía, era particolarmente esposto e rimase, per lungo tempo,privo di difese, tanto da essere ripetutamente oggetto di incursioni pi-ratesche e di assalti da parte delle flotte ostili.117 Questa constatazionenon rappresentava il frutto di un’argomentazione capziosa degli avver-sari della città gaditana, ma era uno dei motivi reali per cui apparve qua-si come obbligata la scelta di Siviglia: tanto è vero che Cadice iniziò asostituirsi ad essa proprio nel momento in cui l’artiglieria riuscí ad ac-quisire una potenza e una gittata tali da garantire l’integrità dell’interabaia.

C’é da dire, però, che vi erano anche ragioni ostative alla realizza-zione del monopolio delle attività coloniali a Siviglia. La principale, chesarebbe divenuta nel corso del tempo la giustificazione ufficiale della ri-chiesta di trasferimento della Casa de la Contratación a Cadice, era rap-presentata dalla estrema difficoltà della traversata della barra de Sanlú-car, che impediva alle navi di maggior tonnellaggio di superare a pienocarico l’entrata del Guadalquivir.118 Questa complicazione, unita agli al-tri disagi che comportava la navigazione fluviale lungo un percorso ra-mificato e sinuoso, contribuì a rendere flessibile l’applicazione da partedello Stato del criterio dell’esclusiva al porto sivigliano.119

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117 «Cádiz constituía un buen puerto de escala, pero su apertura atlántica no le do-taba de los necesarios elementos de protección. Era un puerto demasiado vulnerable, co-mo desgraciadamente se evidenció en los ataques ingleses de 1584 y 1596. Si en aquellosmomentos Cádiz hubiese sido cabecera de la Carrera de Indias, sin la ortopedia protec-tora de Sevilla, las consecuencias del tráfico americano hubiesen sido muy negativas. Se-villa, a la que era muy difícil llegasen los ataques piráticos, ofrecía mayores garantías deestabilidad, lo que fue muy tenido en cuenta a la hora de la elección» (J. Cervera Pery, LaCasa de Contratación y el Consejo de Indias (las razones de un superministerio), Madrid,Ministerio de Defensa, 1997, p. 46).

118 Dalla metà del XVI secolo, le navi di maggiori dimensioni erano costrette a sca-ricare a Sanlúcar de Barrameda una parte del loro carico, per poter proseguire senza pro-blemi fino a Siviglia.

119 Va, inoltre, considerato che: «Cádiz ofrecía, sobre la posibilidad de acoger em-barcaciones de cualquier tamaño, la ventaja de constituir el mejor punto de concentracióny distribución de mercancías por vía marítima en la red que enlazaba las Indias con lasnaciones europeas ultrapirenaicas, y también el punto más avanzado desde el que la Casade la Contratación podía velar por la seguridad del comercio indiano con ocasión de lassalidas y arribadas de flotas» (L. Navarro García, La Casa de la Contratación en Cádiz, inLa burguesía mercantil gaditana (1650-1868), cit., p. 43).

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3. La baia gaditana e la barra de Sanlúcar, all'ingresso del Guadalquivir(da una stampa del 1780).

CADIZ

S. LucardeBaramede

R. Guadalquivir

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I privilegi concessi in fasi successive a Cadice determinarono lenta-mente, ma inesorabilmente, le condizioni per il cambio nella guida del mo-nopolio, che sarebbe avvenuto dopo circa due secoli dalla fondazione del-la Casa de la Contratación; nel frattempo, però, le disposizioni, che veniva-no di volta in volta emanate dalla Corona, ebbero come effetto la modificadella situazione concreta in cui si svolgevano le attività commerciali.

Infatti, a partire dal 1509, anno in cui si autorizzò il carico delle mer-ci a Cadice per le navi in partenza per il Nuovo Mondo,120 si susseguiro-no una serie di provvedimenti che condussero progressivamente all’ero-sione e al sostanziale ridimensionamento del ruolo di comando di Siviglia.

La formazione del Juzgado de Indias di Cadice (1535) e l’autorizzazio-ne a scaricare a Cadice, prima, solamente le navi che trasportavano pelli ezucchero da La Española e Portorico (1558), poi, tutte le imbarcazioni chearrivavano alla costa spagnola in cattive condizioni e non erano in gradodi superare la barra de Sanlúcar (1561), erano certamente atti che tende-vano a rafforzare la posizione della città gaditana.

Tuttavia, per la definitiva consacrazione di Cadice come centro com-merciale in competizione con Siviglia, furono decisive le scelte adottate nelcorso del XVII secolo.

La disposizione più importante fu quella che istituiva il tercio de tone-ladas (o tabla de Indias), cioè il diritto di caricare nel porto gaditano un ter-zo del volume complessivo delle mercanzie dirette verso l’America.121 Se-condo l’analisi di Girard, acuto osservatore del processo di crescita dellacittà gaditana, «ce qui fut le point de départ de son développement, ce futà l’origine un privilège qui apparaît de bonne heure en faveur de Cadix etqu’on appela dans la suite le tercio de toneladas ou le tercio de buque».122

Sebbene sia stata messa in discussione la data di inizio della parteci-pazione di Cadice ad una quota così consistente del tonnellaggio della flot-ta spagnola,123 il 1627 è ritenuto comunemente il momento in cui ebbeformalmente inizio la regola del tercio. Infatti, nell’ordinanza emessa dalConsejo de Indias il 14 settembre di quell’anno – applicata effettivamente,

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120 La possibilità di registrazione delle merci a Cadice valeva solo per il viaggio di an-data; per il ritorno, le merci andavano scaricate direttamente a Siviglia, senza che alcunaoperazione potesse essere effettuata in altri scali lungo il percorso.

121 Un’altra misura significativa fu la decisione del 1633 di far caricare i prodotti tes-sili direttamente a Cadice. Questa scelta scaturiva da esigenze di carattere generale, come,ad esempio, quella di rifornire il mercato americano di merci per le quali la produzioneinterna era inadeguata e, perciò, occorreva rivolgersi agli altri paesi europei.

122 A. Girard, La rivalité commerciale et maritime entre Séville et Cadix jusqu’a la findu XVIIIe siècle, cit., p. 35.

123 L’opinione di García-Baquero è che la data di inizio del tercio de toneladas vadaspostata sensibilmente indietro. Egli fa riferimento a due diverse fonti (un documento del-la Universidad de Mareantes di Siviglia del 1622 e i dati relativi alla reale distribuzione deltonnellaggio tra Cadice e Siviglia nell’arco di oltre un ventennio), che lo portano a collo-care l’esordio del tercio al 1613 e il suo prologo a circa un cinquantennio prima del 1627(cfr. A. García-Baquero González, Comercio y burguesía mercantil en el Cádiz de la Carre-ra de Indias, cit., pp. 31-34).

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però, solo a partire dal 1630 – si stabilì il principio secondo cui il «buque»della flotta dovesse essere ripartito in modo che «se sacasse la tercia par-te para Cádiz, y las otras dos tercias partes para Sevilla».124

La rilevanza di questa disposizione non era tanto nella dimensionequantitativa, nella misura dell’intervento di Cadice nei traffici transocea-nici, quanto nella istituzionalizzazione di un ruolo da comprimario, se nonancora da protagonista, del porto gaditano. Da questo momento in poi l’a-scesa di Cadice sarebbe stata ininterrotta, nonostante i tentativi siviglianidi contrastare i privilegi concessi alla città rivale con ogni mezzo:125 infat-ti, il tempo giocava a suo favore.126

La concessione del Real Privilegio del 1679, con il quale si restituì aCadice il diritto del tercio de toneladas e il Juzgado de Indias, dopo la lorosoppressione avvenuta nel 1666, rappresentò il vero punto di svolta, fa-cendo assumere di fatto alla città gaditana il ruolo di capitale del mono-polio commerciale. Infatti, Cadice, a partire dal 1680, era divenuta il poloattivo degli scambi, mentre Siviglia si era ridotta a svolgere le funzioni diun centro burocratico, nel quale risultava evidente la decadenza provoca-ta dalla notevole diminuzione dei traffici coloniali: «Llega por tanto la ho-ra de Cádiz, porque parece que el auge gaditano está íntimamente ligadoa la decadencia de Sevilla. En 1680 ya se había declarado a Cádiz comocabecera de Indias».127

Un altro elemento determinante nel passaggio del centro dei trafficida Siviglia a Cadice, oltre alle difficoltà di navigazione fluviale, fu rappre-sentato dalla continua crescita della popolazione gaditana – che nel XVIIsecolo ebbe un ritmo particolarmente intenso – e, fondamentalmente, dal-le cause di tale crescita: la costituzione di nuclei diffusi di “nazionalità”straniere e la creazione di favorevoli condizioni fiscali.

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124 J. de Veitia Linaje, Norte de la Contratación de las Indias Occidentales, cit., vol. I,cap. XXV, par. 28.

125 La Real Cédula del 24 maggio 1664, a seguito delle continue pressioni di Siviglia,stabilì che i convogli che si fermavano a Cadice, sia all’andata che al ritorno, si spostasse-ro in sostituzione a Bonanza, nei pressi di Sanlúcar de Barrameda; così come, sempre perl’intervento dei sivigliani, due anni dopo vennero soppressi la tabla e il Juzgado de Indias.Tuttavia, tra il 1671 e il 1679, furono formalmente ripristinati la sosta delle navi a Cadice,il tercio de toneladas e la sede del Juzgado de Indias, visto che, peraltro, i convogli aveva-no continuato a fare capo al porto gaditano anche negli anni della proibizione regia.

126 Cfr. M. Ravina Martín (a cura di), El Pleito Cádiz Sevilla por la Casa de la Con-tratación. Memorial de Francisco Manuel de Herrera, 1726, Cádiz, Diputación Provincialde Cádiz, 1984, p. 54. Ravina, nella stessa pagina, ha indicato come «el equilibrio dentroel monopolio comienza a desnivelarse», notando che «es a partir de esos años iniciales delsiglo XVII cuando Cádiz va a experimentar un continuo crecimiento. Lo que hasta en-tonces había sido un presidio cerrado con un reducido número de mercaderes, se con-vierte en una populosa ciudad (...). Quiere ello decir que el comercio ejercía como polode atracción de gentes de otras partes de España y del extranjero deseosas de enriquecersecon el tráfico americano».

127 J. Cervera Pery, La Casa de Contratación y el Consejo de Indias (las razones de unsuperministerio), cit., p. 49.

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Il fenomeno dell’incremento demografico era legato, in misura rile-vante, al trasferimento a Cadice, a partire dalla prima metà del Seicento,di intere colonie di commercianti stranieri (genovesi, francesi, fiamminghi,inglesi), provenienti in gran parte dalla stessa Siviglia.128

Le ragioni dello spostamento dei commercianti e delle loro attività aCadice sono sempre state controverse. Tuttavia, nei memoriali presentatidai sivigliani alla Corona venivano indicati come unici motivi di questo tra-sferimento le disparità doganali e la facilità del contrabbando;129 e, del re-sto, anche Girard ha sostenuto che, a partire dal 1617, la disuguaglianzafiscale cominciò a favorire la fioritura dei traffici degli stranieri nella cittàgaditana anziché a Siviglia.130

Eppure, mentre il contrabbando era praticato – in dimensioni moltoridotte – anche nella città hispalense, la caratteristica di una più lieve pres-sione fiscale e di franchigie apertamente riconosciute agli stranieri era unvantaggio specifico di Cadice, che consentì di attrarre nel suo porto com-mercianti originari di varie parti d’Europa.131

García-Baquero ha indicato un ulteriore motivo di preferenza per Ca-dice, sul quale ha posto particolarmente l’accento: i donativi fatti dai com-mercianti gaditani alla Corona dalla metà del XVII secolo fino al momen-

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128 Cfr. M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Ca-sa de la Contratación, cit., p. 55.

129 Ravina ha descritto l’evoluzione di questi fenomeni, in un’acuta sintesi del memo-riale sivigliano: «Todo comienza a verse alterado a raíz de las guerras con Francia en 1650.En ese momento, lo que antes era un corto número de mercaderes no españoles comienzaa convertirse en verdaderas y poderosas colonias, con su propia organización, y con un piepuesto aquí y el otro en su patria de origen. Para colmo de males, por esos años ocupa elArrendamiento de las rentas del Almoxarifazgo del reino de Sevilla el portugués de dudo-so origen (al que siempre se le acusó de criptojudío) D. Francisco Eminente. Por su propiointerés comenzó a desequilibrar los derechos que se cobraban en las Aduanas de Sevilla yCádiz rebajando los de esta última mediante unos convenios específicos con cada naciónextranjera. El fraude y contrabando en esta última se había hecho una costumbre casi ge-neral. Era por tanto lógico que los extranjeros comenzasen un paulatino traslado de resi-dencia estableciéndose allí donde no sólo tenían que pagar menos derechos sino incluso, sieran hábiles, lograrían no tener que satisfacer ningunos» (M. Ravina Martín, “Estudio pre-liminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Casa de la Contratación, cit., p. 120).

130 «Cadix fut encore favorisée aux dépens de Séville à cette époque par des avanta-ges douaniers. La question douanière se trouve étroitement mêlée à l’histoire de la riva-lité des deux ports, et il est impossible de l’en isoler» (A. Girard, La rivalité commercialeet maritime entre Séville et Cadix jusqu’a la fin du XVIIIe siècle, cit., p. 43). Una differen-za sostanziale tra i due centri dell’Andalusia – che favorì lo spostamento dei commerciantistranieri verso l’area della baia gaditana – risiedeva anche nella rispettiva natura delle at-tività mercantili: mentre a Siviglia il porto era protetto, cerrado, e i traffici controllati, aCadice il porto era ampio, abierto, e i traffici relativamente liberi.

131 L’appaltatore dei dazi Francisco Baez Eminente, secondo le accuse dei rappre-sentanti di Siviglia, aveva favorito Cadice con la fissazione di tariffe più basse di quelledella città rivale. Infatti, nel 1663, 1.000 varas di tela di lino mezza fina erano sottopostea 200 reales di dazi a Cadice e a 984 reales a Siviglia; la stessa quantità di felpa era assog-gettata a 40 reales di diritti a Cadice e a 277 reales a Siviglia. Inoltre, a partire dal 1648 edal 1659, vennero concesse diverse franchigie per il porto gaditano agli olandesi, agli an-seatici, ai francesi e agli inglesi.

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to del trasferimento della Casa de la Contratación.132 Mentre, DomínguezOrtíz ha sottolineato il ruolo svolto a sostegno dell’affermazione di Cadi-ce proprio dai commercianti gaditani.133

Vi erano, dunque, diverse motivazioni per lo spostamento della cabe-cera del commercio coloniale;134 ma, in sintesi, questo trasferimento a Ca-dice «se impondría por una especie de determinismo geográfico, por losgolosos donativos que hizo a la Corona y por el peso de los mercaderesextranjeros en ella residentes».135

Nella lotta di interessi che vide contrapposte Cadice e Siviglia, un ruo-lo di grande importanza fu svolto da un’altra istituzione, in parallelo allaCasa del Océano:136 il Consulado de Cargadores a Indias, fondato nel 1543

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132 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio y burguesía mercantil en el Cádiz dela Carrera de Indias, cit., p. 29. Tra le ragioni della restituzione a Cadice del Juzgado de In-dias e del tercio de toneladas, ad esempio, viene sottolineata quella relativa al versamentodi un considerevole servicio (oltre 80.000 escudos) alla Corona. Così come, in altre occa-sioni importanti per la città gaditana, si erano verificati interventi analoghi di sostegno fi-nanziario alla monarchia: nel 1646, con un donativo di 50.000 ducados e, all’inizio delXVIII secolo, con un donativo di 296.686 reales de plata (cfr. A. García-Baquero Gonzá-lez, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo el monopolio gadi-tano, cit., tomo I, p. 107; M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Se-villa por la Casa de la Contratación, cit., p. 56).

133 Cfr. A. Domínguez Ortiz, El Antiguo Régimen: los Reyes Católicos y los Austrias,in Historia de España Alfaguara, Madrid, Alianza Editorial, 1973, tomo III, p. 148.

134 Bernal le ha enumerate compiutamente: «Se han esgrimido multitud de explica-ciones que justificaban la decisión del traslado: desde razones técnicas de navegación – losproblemas de calado del Guadalquivir, que eran ya insoportables desde mitad del sigloXVII – a mera decisión personal del nuevo monarca borbónico, pasando por un elencode razones de naturaleza hacendística – los servicios hechos por la ciudad de Cádiz du-rante la guerra de Sucesión –, fiscal (promovida por los extranjeros como medio de bur-lar el control oficial, según el decir de los sevillanos), o simplemente mercantil, dado elauge y las connotaciones que la Bahía fuese adquiriendo durante el siglo XVII. Un estu-dioso como Walker sintetiza diciendo que el traslado fue una consecuencia lógica en el in-tento de racionalizar la estructura y la gestión administrativa del comercio colonial; másbien parece que el traslado, como recuerda García-Baquero, no era sino reconocer y con-firmar lo que la práctica y la realidad habían impuesto desde que en 1680 Cádiz operasecomo la cabecera efectiva de la flota». Lo stesso Bernal, però, ha finito per propendereper una spiegazione meno complessa dello spostamento della capitale del monopolio, so-stenendo che: «las razones casi únicas del traslado fuesen las impuestas por motivos deoperatividad» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dineroy crédito en el comercio colonial español con América, cit., pp. 296-297).

135 F. Morales Padrón, Andalucía y América, cit., p. 137.136 La Casa de la Contratación veniva chiamata anche in questo modo. Nel corso della

storia della Carrera de Indias, altre istituzioni ebbero un ruolo significativo, come la Univer-sidad de Mareantes (una corporazione che associava i proprietari e i capitani delle navi) e laCasa de la Moneda (la “zecca” dove si lavoravano l’oro e l’argento e si coniava la moneta).Tuttavia, solo la formazione del Consejo Real y Supremo de las Indias (1523-1524) determinòuna situazione nuova, liberando la Casa de la Contratación dalle funzioni riguardanti la poli-tica di colonizzazione. Come ha ricordato García-Baquero: «el Consejo no fue, exactamente,un organismo rector de la Carrera, sino la máxima instancia estatal responsable del conjun-to de la política americanista, a cuyo cargo quedaron todos los aspectos administrativos, ju-diciales y eclesiásticos relacionados con las Indias. Órgano legislativo por excelencia (elabo-ra las leyes, decretos, pragmáticas y ordenanzas relativas a Indias), su creación sirvió, justa-mente, para descargar a la Casa de la Contratación de las funciones de administración y polí-

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come associazione dei mercanti impegnati nel commercio coloniale, sulmodello di quelle già operanti a Burgos, Barcellona, Valencia e Maiorca.137

Il Consulado ebbe, fin dalla sua nascita, il duplice carattere di una cor-porazione di tutti i commercianti coinvolti nei traffici della Carrera e di untribunale di prima istanza, incaricato di risolvere, con più rapidità di quan-to si facesse nella Casa de la Contratación, i conflitti tra i suoi associati inconseguenza dell’esercizio dell’attività di scambio.138

I rami di attività della Universidad de Cargadores, durante la sua per-manenza a Siviglia, furono essenzialmente quello mercantile, con l’assun-zione di funzioni di regolazione e di controllo del commercio transoceani-co, e quello finanziario-fiscale, con la concessione di prestiti e donativi al-la monarchia e con la riscossione di alcune imposte sui traffici (avería, bal-bas, lonja, toneladas, infantes e 1% de Consulado).

Tuttavia, il fenomeno più significativo, cui diede vita il Consulado in relazio-ne alle vicende dell’economia coloniale, fu quello di una «persistente vampiriza-ción de la Casa de la Contratación, a la que fue vaciando de protagonismo».139

Eppure, l’organismo dei commercianti, anche nella fase del trasferimento a Ca-dice, aveva conservato inalterati i suoi tratti fondamentali e la sua struttura in-terna,140 sebbene non fosse mancata qualche innovazione significativa.141

L’8 maggio 1717, con un decreto di Filippo V, venne stabilito lo spo-stamento della Casa de la Contratación e del Consulado de Cargadores a In-dias; infatti, si dispose che queste istituzioni risiedessero «desde aora paraadelante en la ciudad de Cádiz a fin de que los yndividuos del común co-mercio tengan más próximo su recurso en los casos que se ofrezieren».142

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tica colonizadora que en un principio se le habían encomendado, reduciéndola y especia-lizándola, a partir de entonces, en las de gestión y control de la Carrera, ámbito en el que seerige como la máxima autoridad en representación de la Corona» (A. García-BaqueroGonzález, La Carrera de Indias: Suma de la contratación y Océano de negocios, cit., pp. 57-58).

137 Cfr. J. B. Ruiz Rivera, M. C. García Bernal, Cargadores a Indias, cit., pp. 51-79.Sul ruolo del Consulado de Cargadores e, più in generale, sull’organizzazione e sull’evolu-zione del commercio tra Siviglia e Cadice, cfr. anche L. García Fuentes, El comercioespañol con América (1650-1700), cit., pp. 23-108.

138 Come è stato riportato da Bernal, le ordinanze consolari del 1556 prevedevanoche il Consulado si occupasse di tutte le cose che «tocaban al trato y comercio de las mer-caderías así en compras y en ventas como en cambios y seguros y fletamientos y cuentas deentre mercaderes y compañías y sus factores y otras cosas a ellos tocantes» (A. M. Bernal, Lafinanciación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonialespañol con América, cit., p. 105).

139 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., p. 81.

140 Cfr. A. Heredia Herrera, Apuntes para la historia del Consulado de la Universidadde Cargadores a Indias en Sevilla y Cádiz, in “Anuario de Estudios Americanos”, XXVII,1970, p. 230; M. Lucena Salmoral, Los préstamos del Consulado de Cádiz a la Junta Cen-tral Suprema, in “Anales de la Universidad de Murcia”, XXXII, 1977.

141 Tra queste vi fu l’ampliamento della lista delle imposte, con i nuovi diritti di al-macenado, diputación, cuartillo, trocadero, armamento e con l’istituzione di un nuovo tri-buto dell’1% sull’oro, sull’argento e sulle mercanzie inviate in America.

142 A.G.I., Sección de «Contratación», legajo 5.094, libro B, 7. Come è stato notato:«A partir de este momento, Cádiz inaugura la etapa de mayor prosperidad de toda su hi-

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Il trasferimento della direzione del monopolio commerciale a Cadiceebbe sicuramente un valore simbolico di assoluto rilievo, visto che, peral-tro, il centro dei traffici si era già spostato, di fatto, nell’area gaditana dacirca un quarantennio; tuttavia, non può essere negato il valore storico edeconomico di quell’avvenimento, che segnò il definitivo passaggio di con-segne tra le due città andaluse.143

Se corrisponde alla realtà dei fatti l’affermazione secondo cui «en larazón de ser de la también llamada Casa del Océano estaba el ser y razóndel monopolio sevillano»,144 allora, si può sostenere che, con il trasferi-mento della Casa a Cadice, Siviglia vide svanire la sua funzione di guida e,anche dal punto di vista istituzionale, fu privata definitivamente del con-trollo dei traffici coloniali.

D’altro canto, l’affermazione di Cadice era in stretta connessione conil tramonto di Siviglia.145 Il sistema monopolistico non consentiva il de-centramento del commercio ispano-americano, ma richiedeva la concen-trazione degli scambi, delle operazioni di carico e scarico, di tutte le atti-vità legate alla distribuzione, in un’unica città: perciò, anche se i due fe-nomeni non furono meccanicamente corrispondenti, al dispiegarsi dellacrescita gaditana fece da contraltare il declino del porto hispalense.

La tappa gaditana della Casa de la Contratación fu contrassegnata daalcune modifiche di tipo organizzativo e istituzionale dell’organismo, ma,

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storia, convirtiéndose, de forma oficial, en capital mercantil de Europa» (A. García-Ba-quero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La decadencia económica deCádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 35).

143 Bernal ha teso a sottolineare più il primo dei due significati del trasferimento del-la sede della cabecera a Cadice, scrivendo che: «Como uno de esos hechos históricos demayor valor simbólico que real habría que considerar el traslado de la Casa de Contrata-ción, y con ella la cabecera del monopolio, de Sevilla a Cádiz». Bisogna dire, però, chel’atteggiamento di Bernal non era dettato da un pregiudizio nei confronti di Cadice, madall’esigenza di dimensionare diversamente dalla storiografia tradizionale tutti i problemi,di guardarli, probabilmente, da un altro punto di osservazione. Infatti, anche a propositodi Siviglia, egli ha espresso delle valutazioni molto critiche, in particolare, quando ha ri-tenuto che «el llamado monopolio comercial de Sevilla, que tanta tinta ha hecho correren disputa banal sostenida por oscuros agravios seudonacionalistas, no pasase en realidadde ser una mera categoría historiográfica, al menos desde 1503. Por ello se ha dicho, y conrazón, que la imagen más fiel de las prerrogativas de Sevilla se adecúa a uno de los mo-delos más característicos del comercio privilegiado tal como se practicaba desde la edadmedia, el emporio, por el que se le reservaba a los comerciantes establecidos en una ciu-dad la exclusividad de comerciar con los géneros que concurriesen a ella» (A. M. Bernal,La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colo-nial español con América, cit., p. 296 e p. 101).

144 F. Morales Padrón, Andalucía y América, cit., p. 125.145 «El auge de Cádiz está en estrecha relación con la decadencia de Sevilla, y aun-

que – no nos desengañemos – el uno no compensa la otra, permite un impulso sin prece-dentes del emporio gaditano: mucho más visible, además, por cuanto era una ciudad pe-queña, hasta hacía muy poco insignificante» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. Eltrasiego y el tráfico, cit., p. 242).

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soprattutto, dall’apertura della fase più accesa del pleito tra le due città an-daluse.146

I cambiamenti principali riguardarono la pianta (che fu drasticamen-te ridotta a un presidente, due ministros asesores, un fiscal, due escribanose un contador), alcune funzioni (che furono trasferite dalla Casa all’Inten-dencia General de Marina) e, soprattutto, la carica di presidente (che fu af-fidata all’Intendente General de Marina fino al 1754).147

Con lo spostamento della Casa de la Contratación si riaprì, con mag-giore virulenza, l’aspra polemica che, già nel secolo precedente, a propo-sito del tercio de toneladas e del Juzgado de Indias, aveva visto contrappo-ste Cadice e Siviglia.148

Ravina ha, infatti, notato che: «A partir de 1717 en el pleito partici-pan y se enfrentan dos ciudades determinadas, pero también el grado debandería amplía sus límites y vemos crearse dos partidos en muy diversasinstancias del poder que luchan cada uno por conseguir sus objectivos.Estos ya no son sólo una pura cuestión de traslado de unos tribunales, si-no toda una interpretación de lo que debe ser la política reformista en ma-teria de comercio».149

Infatti, da un lato, vi era il vecchio modello chiuso e isolazionista,proiettato nell’utilizzazione delle ricchezze provenienti dalle “Indie”, dal-l’altro, le innovazioni del regime borbonico, più accorto e presente diquello precedente, mosso da una diversa visione dei rapporti commercia-li con le terre d’oltremare, con l’América.150 Si presagì, seppure ancora va-

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146 Il termine pleito venne impiegato in alcuni scritti dell’epoca in cui la rivalità traCadice e Siviglia raggiunse la maggiore intensità. Come ha osservato Ravina: «Hemos em-pleado deliberadamente, tal y como se utilizó en algunos escritos de la época, la palabrapleito (...) a sabiendas de que no es precisamente la más exacta, pues no se trata de tal,según la acepción que hoy le damos a ese término. Pero es sin duda la que más se leaproxima: ambas ciudades acudieron reiteradas veces a la Corona, como supremo juez,para que tomase una resolución que si bien no tuviese una condena para la ciudad rival,sí favoreciese a la otra. No en balde Cádiz recurrió a un abogado, el mejor que había en-tonces con esa profesión entre sus muros, para que la defendiese» (M. Ravina Martín,“Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Casa de la Contratación, cit., p. 11).

147 Le funzioni trasferite furono quelle relative «a la fabricación y carena de los navíos,sus abastos en víveres, compras de armas, administración de las cantidades entregadas paraese efecto o para pagar a los marineros» (A. García-Baquero González, La Carrera de Indias:Suma de la contratación y Océano de negocios, cit., p. 69). Inoltre, vennero soppresse le dueaule (salas) de Gobierno e de Justicia, le cui funzioni furono assunte rispettivamente dalla In-tendencia General de Marina e dal presidente della Casa de la Contratación (cfr. M. RavinaMartín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Casa de la Contratación, cit.,p. 72). Presidente della Casa de la Contratación fu nominato l’Intendente José Patiño.

148 A questo proposito, però, va ricordato che Herrera faceva risalire la data di inziodel pleito al 1550 (cfr. F. M. de Herrera, “Representación”, in El Pleito Cádiz Sevilla porCasa de la Contratación, cit., p. 5 v., n. 19).

149 M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Casa dela Contratación, cit., p. 11.

150 Nel periodo del protagonismo di Cadice, si verificò un mutamento semantico, in-dice di una profonda trasformazione nella visione del mondo degli spagnoli: «El sigloXVIII va a consagrar un cambio semántico que, larvado y de modo casi imperceptible,

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gamente, il processo di crescita di una nuova entità continentale, di nuo-ve forze economiche e la tendenza ad un’espansione policentrica, che nonpoteva essere racchiusa all’interno dei tradizionali confini di un’unica eco-nomia-mondo, ma richiedeva una sostanziale riforma del sistema com-merciale dello Stato spagnolo.

Il conflitto tra due concezioni alternative, che ebbe origine con l’av-vento del nuovo regime, riverberò i suoi riflessi anche sul confronto traCadice e Siviglia, facendo del pleito una controversia non solo di tipo eco-nomico, ma dal carattere assai più complesso.

Già verso la fine del 1678, si era deciso di avviare dei lavori per mi-gliorare la navigabilità del Guadalquivir, in corrispondenza della barra deSanlúcar: tuttavia, l’opera, terminata nel 1699, creò più problemi di quan-ti non ne risolse, rendendo ancor meno conveniente il collegamento flu-viale con il porto hispalense.

Nonostante questa conferma delle condizioni sfavorevoli alla prose-cuzione dei traffici transoceanici fino a Siviglia, dal giorno stesso dell’in-stallazione della Casa de la Contratación a Cadice cominciarono i tentativie le pressioni sivigliane per far ritornare nella sede d’origine i due organiche reggevano il commercio coloniale.

Il primo effetto delle istanze hispalensi fu la decisione, nel 1720, diprocedere ad un nuovo sondaggio della barra de Sanlúcar e del Guadal-quivir, per verificare, ancora una volta, quali fossero le condizioni di navi-gabilità del fiume. Il risultato di questi rilevamenti fu favorevole alle tesisivigliane, anche se per essere completo avrebbe dovuto concludersi conuna prova di navigazione.151

Nel 1722 tutte le richieste sivigliane furono trascritte in un memoria-le inviato alla Corona e sottoposte all’esame della Junta de Ministros, che

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había comenzado a operarse en la centuria precedente: las tradicionales Indias de los escri-tos burocráticos oficialescos y del lenguaje popular de antaño pasaban a denominarseAmérica» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y cré-dito en el comercio colonial español con América, cit., p. 293). Tuttavia, le istanze di rifor-ma sostenute dal nuovo regime partivano da esigenze concrete: «En ese afán renovador seintentan resolver todos los problemas de cualquier índole que venía arrastrando la mo-narquía. Entre ellos no era el menor el tema del Comercio con América, tema capital tan-to por lo que supone de abastecimiento y control de las provincias del otro lado del Atlán-tico como por los defectos estructurales que el monopolio de dicho comercio arrastraba:las aduanas, en manos de arrendadores, no rentaban a la Corona todo lo que era mene-ster; las manufacturas españolas no podían hacer frente a las extranjeras que tenían prác-ticamente copado el mercado y, por último, todos los resortes económicos del tráfico esta-ban en manos de genoveses, flamencos, ingleses, holandeses y, sobre todo a partir de 1700,de franceses» (M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por laCasa de la Contratación, cit., p. 61).

151 Questa prova venne effettuata nel 1723, con una nave a pieno carico, dall’ammi-raglio Manuel López Pintado, che confermò la possibilità di traversare la barra e si espres-se favorevolmente sulle condizioni di navigabilità del fiume. Tuttavia, i rappresentanti ga-ditani, che avevano seguito a distanza l’imbarcazione, furono in grado di dimostrare chevi erano state innumerevoli irregolarità, in particolare per quanto riguardava il carico e lesegnalazioni lungo il percorso.

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espresse un parere favorevole:152 solo tre anni dopo, il 21 settembre 1725,venne emesso il decreto che stabiliva il ritorno della Casa de la Contrata-ción e del Consulado de Cargadores a Indias a Siviglia. Tuttavia, questoprovvedimento ebbe una vita molto breve, visto che, grazie all’interventodi Francisco Manuel de Herrera, rappresentante della città di Cadice pres-so la corte, il re decise di sospendere la misura adottata.

Dall’inizio del 1726 in poi, le sorti del confronto cominciarono ad es-sere definitivamente favorevoli a Cadice,153 anche perché allora ebbe ini-zio il decennio durante il quale José Patiño, il più autorevole sostenitoredella causa gaditana, concentrò nelle sue mani il governo della Marina edel commercio coloniale. Dopo dieci anni di aspre controversie e liti, sipoteva considerare concluso il pleito che aveva visto contrapposte Cadicee Siviglia; da allora, finché non ebbe termine il monopolio, il centro delleattività commerciali rimase nella sede gaditana.

La Casa de la Contratación, d’altro canto, conservò una funzione es-senziale nella direzione dei traffici coloniali, fino all’emanazione del Re-glamento y aranceles reales para el comercio libre de España e Indias del1778. Con l’affermazione delle nuove tendenze di liberalizzazione delcommercio, la Casa si trasformò in «un organismo obsoleto y carente yade sentido»,154 che venne soppresso nel 1790, con la creazione, al suo po-sto, di un Juzgado de Arribadas.155

Cadice, dunque, era risultata vincitrice del confronto con Siviglia e, al-l’inizio del XVIII secolo, si apprestava a vivere la sua epoca di supremaziae di più intensa prosperità, il suo siglo de oro.

Non è mancato chi ha fornito una descrizione della città in questo pe-riodo, che, pur sottolineando il valore assoluto dell’esperienza gaditana al-l’interno del Vecchio Continente, ha messo in risalto anche alcuni aspetticritici dell’ascesa di Cadice, rilevando che: «Cádiz se incorporaba al co-mercio mundial como una de las principales plazas europeas y lo hacía concriterios y pautas de un arcaísmo trasnochado. Desde la propia infrae-

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152 «El expediente estaba en ese momento completo: se tenía el informe favorable so-bre el sondeo de la Barra realizado por el Ingeniero Mienson, el dictamen de la Junta deMinistros convocada en 1722 y las diligencias de la prueba realizada por López Pintado.Tan sólo faltaba ya tomar una decisión» (M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in ElPleito Cádiz Sevilla por la Casa de la Contratación, cit., p. 92).

153 Francisco Manuel de Herrera elaborò, in replica al memoriale presentato dai si-vigliani nel 1722, un proprio documento, una Representación, che, nel 1726, diede il col-po finale alle aspirazioni di Siviglia (cfr. M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in ElPleito Cádiz Sevilla por la Casa de la Contratación, cit., pp. 107-114).

154 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., p. 73.

155 Questo nuovo organismo, il Juzgado de Arribadas, già presente in ciascuno deiporti autorizzati a svolgere i traffici coloniali a partire dal 1778, assunse insieme ad altri(Departamento de Intendencia de la Secretaría de Estado de Hacienda, Consejo de Indias eConsulado) le funzioni amministrative e giudiziarie che, fino a quel momento, erano statedi competenza della Casa de la Contratación.

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structura portuaria (...) a la estructura urbana, la ciudad gaditana queda-ba a años luz, en términos comparados, de lo que fueran en aquellos mi-smos años centros mercantiles como Amsterdam, Londres, etc.».156

1.3 – Il lungo periodo di monopolio del commercio con l’Americae lo splendore mercantile di Cadice nel siglo de oro.

Con il decreto reale del 1717 e con la conclusione definitiva del plei-to tra Cadice e Siviglia un decennio dopo, si apriva l’epoca della fiorituraeconomica e della prosperità commerciale gaditana, che sarebbe prose-guita per tutto il secolo.

Il Settecento, dunque, rappresentò il momento topico della storia diCadice e dell’evoluzione degli scambi commerciali gaditani con le colonie.Come è stato recentemente osservato, il conseguimento del monopolio delcommercio americano e il trasferimento della Casa de la Contratación a Ca-dice facevano presupporre il riconoscimento della posizione preminentedella città atlantica, convertitasi «en el centro clave de la economía españo-la dieciochesca».157 Inoltre, fu proprio durante il XVIII secolo che si for-giarono le caratteristiche urbane, economiche e sociali della Cadice con-temporanea, grazie alle risorse messe a disposizione dal flusso ininterrottodel traffico mercantile con le colonie.

Bisogna, però, riconoscere che non tutti i problemi erano stati risolticon lo spostamento a Cadice degli organismi direttivi della Carrera. Infat-ti, nonostante il Consulado avesse sede nel centro gaditano e a Siviglia fos-se rimasta solamente una Diputación del comercio, fino al 1744 venne con-

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156 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédi-to en el comercio colonial español con América, cit., p. 297. Anche García-Baquero ha for-nito un’immagine sintetica di Cadice, nel periodo in cui assunse la guida del monopolio,osservando che: «en Cádiz, su ascenso a la cúspide del monopolio corresponde a un ca-pitalismo más maduro, a una Europa experta (o casi) en el manejo de los negocios colo-niales, en los que los holandeses o ingleses habían racionalizado y enfriado la aventura yutilizaban criterios muy próximos ya a los del más descarado imperialismo (...). Creo queCádiz aportó a la construcción andaluza y española del mito americano un realismo econó-mico del que Sevilla estuvo ausente y (...) el peso de la cristalización gaditana de la Amé-rica como mercado se ha impuesto, definitivamente, sobre la barroca América de las ma-ravillas que emanó de la etapa sevillana» (A. García-Baquero González, Comercio y bur-guesía mercantil en el Cádiz de la Carrera de Indias, cit., pp. 15-16).

157 A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 11. Infatti: «Durante casi todo el sigloXVIII Cádiz fue el centro oficial del monopolio mercantil de España con sus posesionesamericanas. En ese siglo el potencial económico de Cádiz y las posibilidades de rápidoascenso social atrajeron a hombres y mujeres de todos los territorios españoles peninsula-res y americanos y del resto de Europa. Panfletos anónimos de la época describen cuánfácil era para un hombre corriente llegar a ser, en un breve espacio de tiempo, hombre ri-co y poderoso gracias a la actividad mercantil y a la actividad comisionista al servicio deintereses extranjeros» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de pa-rentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 29).

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sentito il sistema della doppia matrícula consular, a seconda che i mercan-ti risiedessero nell’una o nell’altra città.158

Durante la tappa gaditana delle due istituzioni, tuttavia, il fenomenopiù rilevante fu rappresentato dalla progressiva perdita di protagonismodella Casa de la Contratación e dall’acquisizione di una sempre maggioreimportanza del Consulado de Cargadores a Indias nel controllo dei trafficicoloniali. Questo mutamento fu una conseguenza dell’ampliamento delraggio d’azione della corporazione dei commercianti, assurta ad un ruolofondamentale all’interno del monopolio, a scapito dell’influenza direttadello Stato,159 e rappresentò, al contempo, uno degli effetti principali del-le iniziative di riforma del Consejo de Indias.160

Il XVIII secolo, infatti, fu anche il periodo del «reformismo aplicadoa las Indias»: pur dovendosi convenire che, dal punto di vista concreto,«escasas fueron las innovaciones introducidas, de manera que los conti-nuismos siguieron primando sobre las reformas»,161 non si può dimenti-care che nelle scelte del riformismo borbonico si rifletteva la trasforma-zione, lenta ma inarrestabile, di una concezione e di una pratica del mo-nopolio mercantile, che ebbe il suo culmine tra il 1765 e il 1778, con lagraduale liberalizzazione delle attività commerciali.162

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158 Inoltre, va ricordato che solo tra il 1744 e il 1754 fu modificato il sistema di ele-zione dei cónsules, attribuendo la maggioranza degli elettori a Cadice: in questo modo sipose fine alla situazione di vantaggio della comunità mercantile hispalense su quella gadi-tana nella direzione del Consulado.

159 Come ha notato Bernal: «el Consulado hubo de reafirmar su autonomía jurisdic-cional y hacer valer sus derechos frente a otras instituciones y autoridades (...). Sobre cue-stiones de comercio, la ampliación de la jurisdicción consular no dejó prácticamente re-squicio alguno fuera de su control, si ya no lo había obtenido en época anterior» (A. M.Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comer-cio colonial español con América, cit., p. 307).

160 Cfr. J. B. Ruiz Rivera, M. C. García Bernal, Cargadores a Indias, cit., pp. 229-256.161 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédi-

to en el comercio colonial español con América, cit., p. 295 e p. 296.162 Céspedes del Castillo, pur sottolineando che «la segunda mitad del siglo XVIII

se caracteriza (...), en lo que a la América española se refiere, por la elaboración y aplica-ción de un ambicioso y vasto plan de reformas», ha sostenuto che «el plan significaba, ensu conjunto, aplicar y adaptar a la monarquía española lo que se ha llamado el “mercan-tilismo”, siguiendo de cerca el modelo francés que implantara Colbert durante el reinadode Luis XIV» (G. Céspedes del Castillo, América Hispánica (1492-1898), in M. Tuñón deLara (a cura di), Historia de España, Barcelona, Labor, 1994, vol. VI, p. 319). Tuttavia,quest’ultima valutazione è apparsa eccessivamente imprecisa, per gli effetti che ne sareb-bero dovuti derivare in ordine alla politica industriale, oltre che ai fini di un’analisi cor-retta delle iniziative di riforma fiscale e commerciale intraprese durante il periodo borbo-nico (cfr. J. Fontana, Comercio colonial y crecimiento económico: revisiones e hipótesis, inJ. Fontana (a cura di), La economía española al final del Antiguo Régimen. Comercio y Co-lonias, cit., pp. XXVI-XXVIII). Va segnalato, a questo proposito, che in un volume col-lettaneo, curato da Guimerá Ravina, sono state messe a fuoco le tematiche cruciali dellapiù recente storiografia sul reformismo borbónico, cercando di favorire la navigazione inquello che ormai si presenta come un “oceano di informazioni” – e di interpretazioni –,al fine di ricomporre i tasselli del complicato «mosaico español» del XVIII secolo (cfr. A.

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Il disegno riformista assegnava un valore fondamentale, ai fini dellacrescita economica, non tanto alla politica di promozione industriale,quanto alle strategie commerciali: perciò, apparve in tutta evidenza comela principale preoccupazione dei nuovi governanti fosse quella del raffor-zamento delle relazioni e dell’incremento dei traffici con le colonie.163 Se-condo una recente interpretazione storiografica, la ricerca di misure voltealla promozione del commercio transoceanico scaturiva essenzialmentedall’esigenza di incrementare le entrate fiscali, per far fronte alle spese del-la Corona spagnola. Infatti, gli oneri derivanti dall’organizzazione politicae militare, collegata all’esercizio del ruolo di potenza imperiale, richiede-vano il ricorso al flusso commerciale di origine americana come fonte pri-vilegiata di finanziamento.164 Nel corso del Settecento, si fece sempre più

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Guimerá Ravina (a cura di), El reformismo borbónico, Madrid, Alianza Editorial, 1996, pp.9-122).

163 Infatti, è stato rilevato che: «Los vínculos económicos entre el imperio y la penín-sula se vieron modificados en el curso del siglo XVIII por dos procesos complementarios:el crecimiento general del comercio atlántico y la reforma institucional» (D. R. Ringrose,España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 142).

164 Come è stato evidenziato, nell’ultimo ventennio, da queste nuove analisi sul si-stema mercantile «interpretado en términos fiscales»: «La necesidad de fomentar el tráfi-co con América tenía como fin principal el incremento de los ingresos de la Real Hacien-da, cuyos gastos se centraban en las obligaciones políticas y militares de la Corona en elexterior, en su papel activo como potencia colonial en el marco internacional. Una vez fra-casada la reforma fiscal de Ensenada, el peso tributario se había hecho recaer sobre el Co-mercio Libre y la economía americana» (A. Guimerá Ravina, Introducción, in El reformi-smo borbónico, cit., p. 24). Data l’importanza e la complessità del tema relativo alla RealHacienda, in particolare quello dei legami tra commercio coloniale e finanza pubblica, sirimanda, per un ulteriore approfondimento, ad alcuni dei lavori più significativi pubbli-cati sull’argomento (cfr. M. Artola, La Hacienda del Antiguo Régimen, Madrid, AlianzaEditorial, 1982; M. Artola, L. M. Bilbao (a cura di), Estudios de Hacienda: de Ensenada aMon, Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1984; J. A. Barbier, Peninsular Finances andColonial Trade: the Dilemma of Charles IV’s Spain, Cambridge, Cambridge UniversityPress, 1980; J. A. Barbier, H. S. Klein, Revolutionary Wars and Public Finances: the Ma-drid Treasury, 1784-1807, in “The Journal of Economic History”, XLI, 1981; J. A. Barbier,H. S. Klein, Las prioridades de un monarca ilustrado: el gasto público bajo el reinado de Car-los III, in “Revista de Historia Económica”, n. 3, 1985; J. Canga Argüelles, Diccionario deHacienda, 5 voll., London, Imprenta Española de M. Calero, 1826-1827 (ristampato, a cu-ra di J. Fontana, in La Hacienda en la historia de España, 1700-1931, Madrid, Instituto deEstudios Fiscales, 1980); J. Cuenca Esteban, Ingresos netos del Estado español, 1788-1820,in “Hacienda Pública Española”, n. 69, 1981; J. Cuenca Esteban, Comercio y Hacienda enla caída del Imperio español, 1778-1826, in J. Fontana (a cura di), La economía española alfinal del Antiguo Régimen. Comercio y Colonias, cit.; T. García Cuenca Ariati, El sistemaimpositivo y las rentas generales o de aduanas en España en el siglo XVIII, in “HaciendaPública Española” – Monografías, n. 1, 1991; M. Garzón Pareja, Historia de la Haciendade España, 2 voll., Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1984; H. S. Klein, The Ameri-can finances of the Spanish Empire: royal income and expenditures in colonial Mexico, Pe-ru and Bolivia, 1680-1809, Albuquerque, University of New Mexico Press, 1998; J. Lasar-te, Economía y Hacienda al final del Antiguo Régimen: dos estudios, Madrid, Instituto deEstudios Fiscales, 1976; J. P. Merino Navarro, La Hacienda de Carlos IV, in “HaciendaPública Española”, n. 69, 1981; J. P. Merino Navarro, Las Cuentas de la AdministraciónCentral Española, 1750-1820, Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1987; R. Pieper, La

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affidamento su forme di raccolta alternative all’aumento dell’imposizioneinterna a carico degli spagnoli – quali «los envíos directos desde América,los aranceles aduaneros peninsulares sobre el comercio y los impuestos re-cogidos de una economía andaluza donde el volumen de transacciones im-ponibles era sostenido por el comercio americano» – fino a farle divenire,nel complesso, una parte vitale della «renta regia».165

Nel settore mercantile, già dalla metà del Seicento, si era avvertita lanecessità di un’opera di aggiornamento e di modifica dell’intero sistema,ma solo all’inizio del secolo successivo, con l’avvento del nuovo regime, laSpagna si incamminò sulla strada delle riforme, passando gradatamente«da un forte protezionismo ad un certo liberalismo».166

Filippo V, avvalendosi dell’opera instancabile del suo ministro JoséPatiño, aveva dato avvio ad una collocazione della politica commerciale emarittima spagnola nel contesto delle esperienze dei principali paesi euro-pei, sulla base di un ordinamento interno, che era sempre fortemente con-dizionato dalle teorie mercantiliste, ma che avrebbe iniziato ad aprirsi an-che alle idee dei fisiocratici.

La linea che sottostava alla decisione del trasferimento della Casa dela Contratación a Cadice era il combinato di una duplice esigenza: da unlato, una serie di misure di riforma dell’attività mercantile, dall’altro, unapolitica «armamentística» per il consolidamento dei traffici navali.

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Real Hacienda bajo Fernando VI y Carlos III (1753-1788): repercusiones económicas y so-ciales, Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1992; B. H. Slicher van Bath, Real Hacien-da y economía en Hispanoamérica, 1541-1820, Amsterdam, CEDLA, 1989; J. J. Tepaske,H. S. Klein, Ingresos y egresos de la Real Hacienda de Nueva España, 2 voll., México, In-stituto Nacional de Antropología e Historia, 1988; S. Tinoco Rubiales, Capital y crédito enla Baja Andalucía durante la crisis del Antiguo Régimen, in J. Fontana (a cura di), La eco-nomía española al final del Antiguo Régimen. Comercio y Colonias, cit.).

165 A questa osservazione, Ringrose ha fatto seguire un’ulteriore indicazione, atte-stando che la rendita della Corona, negli anni finali del regno di Carlo III, derivava – inmodo diretto o indiretto – dalle colonie, in misura pari al 45%: «La monarquía se veía asíatrapada en una peligrosa situación en la que su posición imperial dependía progresiva-mente de los ingresos coloniales» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso,cit., p. 138 e p. 140).

166 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 102. Lo stessoGarcía-Baquero, però, ha avvertito che: «Todas las reformas introducidas por los Borbo-nes en materia de comercio colonial se realizaron dentro de los estrictos marcos del mo-nopolio. El siglo XVIII no pretendió renunciar bajo ningún concepto a la idea del mo-nopolio. En más, fue en el transcurso de esta centuria, cuando se intentó por primera vezen España llevar hasta sus últimas consecuencias la teoría del pacto colonial, versión die-ciochesca de la concepción restrictiva y exclusivista de la política colonial difundida porlos mercantilistas. Incluso los tan traídos y llevados decretos de libre comercio no hicie-ron sino extender el monopolio, hasta entonces centrado en un solo puerto, a un buen nú-mero de puertos peninsulares y americanos. (...) El principio del exclusivismo se entendíacomo algo consustancial a la noción de colonia» (A. García-Baquero González, Cádiz y elAtlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo el monopolio gaditano, cit., tomoI, pp. 91-92).

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Le prime decisioni adottate dalla Corona avevano riguardato la tarif-fa generale sulle merci introdotte attraverso la dogana gaditana; i dazi dapagare sull’estrazione dell’oro e dell’argento provenienti dall’America; leregole per il reclutamento dei marinai e per l’allestimento delle navi; lapreparazione dei guardiamarina, con la costituzione della Escuela de Guar-dias Marinas a Cadice; la regolarità delle partenze dei convogli marittimi;il trasporto navale dei tabacchi de L’Avana e la relativa esclusiva.167

Il Real Proyecto del 1720, che inaugurò la serie degli interventi per ilriordino della navigazione e per la semplficazione del sistema delle impo-ste,168 ebbe come obiettivo principale il tentativo di risolvere il problemadella regolarità delle comunicazioni marittime.169 Gli altri provvedimentiapprovati dalla Corona in questo campo, come si è visto, portarono, pro-gressivamente, al superamento del sistema di navigazione de flotas y ga-leones e, in contemporanea con le scelte di liberalizzazione commerciale,all’affermazione del sistema de registros sueltos.

Nel campo delle tariffe doganali si avanzò sulla strada di un allinea-mento di tutti i dazi di entrata e di uscita dai porti spagnoli, portando, nel1740, l’arancel general ad un tetto comune del 15%; solo nel 1778 si adot-tarono nuove tariffe, con l’obiettivo di evitare l’esportazione di materieprime e, al contrario, di favorirne l’importazione.170

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167 Cfr. M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Ca-sa de la Contratación, cit., pp. 66-69.

168 La novità più rilevante, dal punto di vista fiscale, fu la consacrazione come prin-cipale imposta del derecho de palmeo, che gravava sulle merci in proporzione allo spaziooccupato sulla nave, misurato in palmi.

169 «Sin embargo, la cuestión de la irregularidad de las expediciones tenía, subya-cente, una causa compleja, que era, en cierto modo, determinante de todo el sistema demonopolio: de siempre se había practicado una economía de escasez en los mercados ame-ricanos, de modo que una demanda permanente por encima de la oferta se convertía enmedio seguro de maximizar precios y beneficios; en ello eran coincidentes los interesestanto de los flotistas andaluces como los de los almaceneros mexicanos y mayoristas li-meños, de ahí que para ambas partes el crecimiento absoluto de los intercambios no eraun fin en sí deseable, y sí en cambio lo era el mantenerlo ajustado al nivel de producciónde plata, por cuanto, en último término, la proporción mercancías/plata era la determi-nante del precio en las colonias» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias(1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español con América, cit., p. 298). Inquesta situazione di ristagno del volume degli scambi commerciali, la Corona, a causa de-gli scarsi introiti delle finanze pubbliche, venne a trovarsi in una condizione di limitate di-sponibilità, che la costrinse a favorire un maggiore incremento delle entrate provenientidai traffici coloniali attraverso l’aumento delle esportazioni.

170 Come ha osservato García-Baquero, la logica con la quale ci si mosse nel corsodel Settecento fu ancora condizionata da tendenze di tipo protezionistico. A questa in-fluenza non sfuggì neppure il Reglamento y aranceles reales para el comercio libre deEspaña e Indias: «En efecto, estos nuevos aranceles continúan siendo típicamente protec-cionistas. Se suprimieron una serie de derechos, tales como los de palmeo, toneladas, SanTelmo, extranjería, visitas, reconocimiento de carenas, habilitación, licencia, etc., con loque el tráfico ganó en fluidez. Sin embargo se mantuvieron los derechos de alcabala y al-mojarifazgo y se hicieron discriminaciones entre los productos españoles y extranjeros, yaque mientras los primeros se gravaban con un 1’5 y un 3% respectivamente en los puer-

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L’unica iniziativa che si realizzò al di fuori dei tradizionali settori d’in-tervento dello Stato fu la creazione delle compañías privilegiadas de co-mercio, che seguirono il modello di analoghe esperienze di altri paesi a in-dirizzo mercantilista, come l’Inghilterra, la Francia e l’Olanda. Questecompagnie, sorte come società per azioni, in cui lo Stato aveva una parte-cipazione simbolica, avevano il duplice obiettivo di integrare nel commer-cio coloniale alcune regioni americane servite inadeguatamente dalle flotasy galeones e di consentire alle borghesie periferiche metropolitane un ac-cesso più immediato ai benefici del monopolio.171

Tuttavia, le innovazioni adottate, perlomeno fino alla metà del Settecen-to, non furono sempre coerenti con un unico scopo di riforma, né trovaronofacile applicazione, incontrando l’ostacolo fondamentale di una pratica com-merciale, che continuava a operare secondo schemi consolidati e che si mo-strava restia ai cambiamenti rapidi, nonostante la crescita di forze economi-che intenzionate a far valere i propri interessi nei confronti dello Stato.172

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tos menores y mayores, los segundos debían contribuir con un 4 y un 7% respectivamen-te según la categoría del puerto. Además se premiaba a los dueños de navíos de con-strucción española que los cargasen en su totalidad de frutos y manufacturas nacionales,con la reducción de una tercera parte de todos los derechos que tuviesen que pagar» (A.García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La decadenciaeconómica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp. 105-106).

171 L’altro aspetto di questa innovazione è che «tímidamente, se rompe por primeravez el monopolio de Sevilla-Cádiz, permitiendo que en Vizcaya y Cataluña se organicen ne-gocios con las Indias» (G. Céspedes del Castillo, América Hispánica (1492-1898), cit., p.162). Le compagnie più importanti furono la “Compañía Guipuzcoana de Caracas”, sortanel 1728 a San Sebastián, la “Compañía de La Habana” (1740), la “Compañía de San Fer-nando” di Siviglia (1747) e la “Compañía de Barcelona” (1756). Tuttavia, tutte queste espe-rienze, eccetto la prima, ebbero una portata molto limitata. Ulteriori indicazioni su questainiziativa di modifica degli strumenti impiegati nel commercio coloniale sono state forniteda diversi autori (cfr. R. D. Hussey, The Caracas Company, 1728-1784. A Study in the Hi-story of Spanish Monopolistic Trade, Cambridge, Massachussetts, Harvard University Press,1934; M. Gárate Ojanguren, La Real Compañía Guipuzcoana de Caracas, San Sebastián, So-ciedad Guipuzcoana de Ediciones y Publicaciones, 1990; M.a J. Matilla Quizá, Las com-pañías privilegiadas en la España del Antiguo Régimen, in M. Artola (a cura di), La economíaespañola al final del Antiguo Régimen. Instituciones, vol. IV, Madrid, Alianza Editorial,1982, pp. 269-401; R. Rico Linage, Las Reales Compañías de Comercio con América. Los ór-ganos de Gobierno, Sevilla, Escuela de Estudios Hispano-Americanos, 1983; M. GarcíaRuipérez, El pensamiento económico ilustrado y las compañías de comercio, in “Revista deHistoria Económica”, n. 3, 1986; J. M. Delgado Barrado, Reformismo borbónico y com-pañías privilegiadas para el comercio americano (1700-1756), in A. Guimerá Ravina (a curadi), El reformismo borbónico, cit., pp. 123-143; D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mitodel fracaso, cit., pp. 149-156; G. J. Walker, Spanish Politics and Imperial Trade, 1700-1789,Bloomington, Indiana University Press, 1979, pp. 245-247).

172 A questo proposito, è stato affermato che: «Las reformas que parecen haber sidoefectivas a menudo se limitaron a reconocer que algunos comportamientos más antiguoshabían dejado de funcionar o se habían visto rebasados por nuevas actividades» (D. R. Rin-grose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 142). Lungo questa linea interpretati-va si collocano altri studi, con un’analisi articolata del reformismo, nei suoi vari campi di in-tervento (cfr. G. Céspedes del Castillo, América Hispánica (1492-1898), cit., pp. 319-379;J. H. Lynch, Bourbon Spain 1700-1808, Cambridge, Massachussetts, Blackwell, 1989).

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Bernal ha acutamente analizzato questo fenomeno peculiare, da lui de-finito «la rutina del continuismo», osservando che quando non era anco-ra chiara la portata effettiva delle riforme per il raggiungimento di una pri-ma serie coerente di obiettivi di politica economica applicata ai traffici co-loniali, appariva, comunque, fuor di dubbio che l’esperienza quotidiana diquesti commerci ne era a malapena interessata: «Parece como si losproyectos teóricos fuesen por un lado, y por otro la praxis del comercio,que sólo en fecha tardía y de forma muy superficial se hacía eco de las in-novaciones formuladas».173

Altri hanno fornito una diversa interpretazione della situazione, met-tendo l’accento sulla formazione e sulla coesistenza di due visioni con-trapposte di politica commerciale;174 o sul processo di adeguamento dellescelte economiche, attraverso una semplice integrazione del sistema tradi-zionale con il «mercantilismo ilustrado», all’interno di un sistema misto, diuna mescolanza di vecchio e nuovo, come variante mercantilista adattataalla realtà spagnola;175 o, ancora, su «una perspectiva europea compara-da», in grado di verificare effettivamente il tasso di innovazione del rifor-mismo borbonico spagnolo.176

D’altro canto, la grande maggioranza degli stessi ilustrados spagnolisosteneva che la libertà di commercio andasse applicata solo dentro i con-fini del paese, allo scopo di superare i numerosi impedimenti provocatidalla persistenza delle dogane interne, dei dazi e dei diritti di pedaggio,che ostacolava la formazione di un ampio mercato.177 Per il commercio

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173 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédi-to en el comercio colonial español con América, cit., pp. 302-303.

174 Cfr. M. Ravina Martín, “Estudio preliminar”, in El Pleito Cádiz Sevilla por la Ca-sa de la Contratación, cit., p. 63.

175 Cfr. M. Nunes Dias, O comercio livre entre Havana e os portos de Espanha, SaoPaulo, 1965, tomo I, p. 124.

176 Cfr. A. Guimerá Ravina, Introducción, cit., pp. 14-23. In un passo dell’introdu-zione (p. 17), Guimerá Ravina ha sottolineato che: «Desde esta perspectiva comparada,algún crítico ha llegado a modificar sus puntos de vista. Ahora admite que esta creenciareformista en la función trascendental que cumplían las colonias en la hacienda y la eco-nomía españolas era correcta en su tiempo. Estaba directamente relacionada con las ex-pectativas de sus contemporáneos, sus representaciones de la realidad imperial y su co-nocimiento de las experiencias afortunadas de británicos y franceses en América».

177 Vi era, tuttavia, una minoranza ilustrada influenzata dalle opere di Robertson e diRaynal, nelle quali era stato criticato a fondo il colonialismo spagnolo (cfr. W. Robertson,The History of America, 2 voll., London, W. Strahan, 1777; G. T. F. Raynal [abbé], Hi-stoire philosophique et politique des établissemens et du commerce des Européens dans ledeux Indes. Nouvelle édition, corrigée et augmentée d’après les manuscrits autographes del’auteur, 12 voll., Paris, A. Costes, 1820-1821, versione ampliata della I edizione pubbli-cata ad Amsterdam nel 1770): «No sólo se minusvaloraba y ponía en entredicho la accióncolonial española sino que se resaltaba la intrínseca debilidad del Imperio español porcausa de las deficiencias políticas, económicas y sociales de la metrópoli» (A. M. Bernal,El Mediterráneo napoleónico y su implicación en el comercio colonial español, 1796-1807,Relazione per il Convegno Internazionale di Studi su “Il Mediterraneo napoleonico. Spa-zi, merci, idee”, a cura del Centro Nazionale di Studi Napoleonici e di Storia dell’Elba,Portoferraio, 21-23 maggio 1998, pp. 1-2).

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estero, in particolare per quello verso le colonie, quasi tutti, con l’eccezio-ne di Valentín de Foronda, affermavano la necessità della permanenza delprotezionismo, poiché, ancora condizionati dalle teorie mercantiliste, con-sideravano l’importazione di prodotti manifatturieri come la causa princi-pale del ritardo economico spagnolo.178

Il modello indicato da Campomanes prevedeva che le colonie funzio-nassero come riserva di mercato della Spagna, svolgendo un ruolo di so-stegno alla crescita economica della “madrepatria”.179 Questo rapporto disubordinazione, sul quale si era basato il pacto colonial, avrebbe richiestoche «la metrópoli» avesse la capacità di offrire manifatture di qualità aprezzi competitivi e che le colonie incrementassero anche la loro capacitàdi consumo, sviluppando altre opzioni produttive, oltre quelle minerarie,«capaces de romper el viejo y enconsertado sistema de distribución delmercado colonial».180

Tuttavia, siccome i prodotti manifatturieri spagnoli non erano in gradodi far fronte alla domanda dei possedimenti americani, si poneva l’atroce di-lemma di una riduzione del volume degli scambi coloniali, con la conse-guente contrazione delle entrate tributarie, oppure, in alternativa, di una so-stituzione nei traffici della produzione interna con quella di merci di altripaesi europei. Gli interessi dello Stato e dei privati impegnati nella Carreraerano tali che la via da seguire fu quasi obbligata, realizzandosi così un so-stanziale predominio dei prodotti stranieri nel commercio transoceanico.181

Sebbene la definizione di “riformismo borbonico” non possa essere li-mitata – come avviene in alcune interpretazioni storiografiche – all’insie-me di leggi, ordinanze, decreti e regolamenti promulgati durante il regnodi Carlo III, è indubbio che in quel periodo si adottarono i provvedimen-ti più significativi di trasformazione del sistema commerciale spagnolo.182

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178 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. Ladecadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 105.

179 Cfr. P. Rodríguez Campomanes [Conde de], Reflexiones sobre el comercio española Indias (1762), a cura di V. Llombart Rosa, Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1988.García-Baquero ha chiaramente indicato questo mutamento delle relazioni con le colonie:«La idea del imperio con un sentido eminentemente político va a ceder paso a una nuevaconcepción de matiz mucho más utilitario. Las Indias debían ser consideradas como unemporio de riquezas que era preciso explotar de un modo racional y lógico» (A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo elmonopolio gaditano, cit., tomo I, p. 90).

180 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédi-to en el comercio colonial español con América, cit., p. 300.

181 Negli anni tra il 1715 e il 1778 solo il 10% dei traffici d’oltremare e il 30% dellenavi erano spagnoli; percentuali modeste, che non modificavano sensibilmente la situa-zione del primo decennio del XVIII secolo, quando i beni di origine spagnola inviati inAmerica rappresentavano il 4% delle esportazioni (cfr. G. Céspedes del Castillo, AméricaHispánica (1492-1898), cit., p. 324 e p. 322).

182 Al di là delle diverse interpretazioni delle iniziative di riforma, vi è stato chi hamostrato nitidamente le priorità effettive del regno, nel periodo di più accentuata modi-fica delle regole del commercio coloniale (cfr. J. A. Barbier, H. S. Klein, Las prioridadesde un monarca ilustrado: el gasto público bajo el reinado de Carlos III, cit., pp. 476-491).

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Tanto è vero che vi è stato chi ha sostenuto il carattere «reattivo e difen-sivo» della prima fase delle riforme, cha dava l’impressione di andare a ri-morchio della realtà, «de no venir sino a sancionar legalmente hechos,acontecimientos o situaciones históricas ya preexistentes»,183 e chi ha af-fermato che le innovazioni adottate prima della metà del Settecento nonerano altro che «simples medidas coyunturales sin orden deliberado y sinresponder a unos claros principios de política económica».184

La politica economica borbonica, secondo alcuni studiosi, si indirizzòpiù nitidamente verso l’obiettivo di una graduale liberalizzazione del com-mercio coloniale, quando le dimensioni della spesa pubblica, dovute al co-sto esorbitante delle forze armate e ai precedenti pagamenti di guerra, ini-ziarono a impedire ogni sforzo espansivo del regime e ne limitarono la ca-pacità di dirigere i capitali verso nuove imprese: a questo scopo, allora, «laCorona fomentó la iniciativa privada», non essendo interessata «en au-mentar su propia inversión directa en dicha economía, ni en reorientar suactividad tradicional hacia una intensificación del desarrollo económico dela nación».185

Il punto di svolta del riformismo viene comunemente individuato in unanno preciso, il 1765. Si è osservato, infatti, che, a partire da quella data, lerelazioni commerciali con l’America si orientarono verso il progressivo af-francamento dagli antichi vincoli, senza che «la política del “libre comer-cio”» mettesse in alcun modo in discussione l’esistenza del monopolio: «enesencia, a lo máximo que aspiró fue a sustituir el anterior sistema mono-polístico, cerrado y estrecho, por otro más magnánimo, abierto a un mayornúmero de puertos, tanto en la metrópoli como en las colonias».186

Le innovazioni, che portarono poco a poco al superamento del vecchiosistema monopolistico, ebbero inizio con l’emanazione del Decreto y RealInstrucción del 16 ottobre 1765, in virtù del quale si autorizzava il commer-cio diretto con cinque isole caraibiche (Cuba, Santo Domingo, Portorico,

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Secondo questi autori (p. 476): «El rasgo más sobresaliente que revela el análisis del ga-sto total en términos constantes es que hubo una extraordinaria estabilidad en el gasto gu-bernamental desde 1760 a 1788. En efecto, las únicas desviaciones dentro de este cuadrorelativamente estático ocurrieron al inicio y al fin del reinado; los años 1760-1763 y 1780-1783 muestran, en ambos casos, niveles de gasto muy superiores a la tendencia general».Barbier e Klein, inoltre, in conclusione del loro lavoro (p. 490), hanno sottolineato che «elreinado de Carlos III estuvo caracterizado por un sincero anhelo de responder a lo que seconsideraba como la responsabilidad de España como potencia colonial», visto che «susprioridades tenían relación con la guerra y, ante todo, con la guerra imperial».

183 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., p. 44.

184 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédi-to en el comercio colonial español con América, cit., p. 296.

185 J. A. Barbier, H. S. Klein, Las prioridades de un monarca ilustrado: el gasto públi-co bajo el reinado de Carlos III, cit., p. 490.

186 A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., p. 45.

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Margarita e Trinidad) di nove porti spagnoli (Cadice, Siviglia, Malaga, Car-tagena, Alicante, La Coruña, Gijón, Barcellona e Santander).187

Il provvedimento aveva un carattere sperimentale – visto che la sua at-tuazione era ristretta ad un’area marginale e priva di metalli preziosi – erappresentava un compromesso tra interessi e orientamenti teorici diver-si.188 Esso fu seguito, una volta accertati i risultati positivi così conseguiti,da altri decreti, che estendevano le misure liberalizzatrici a tutto lo ster-minato territorio in cui si svolgeva il commercio coloniale.189

Il processo di riforma raggiunse il suo culmine con la promulgazione,il 12 ottobre del 1778, del Reglamento y aranceles reales para el comerciolibre de España e Indias, che raccoglieva le misure adottate in precedenzaper l’apertura ai traffici coloniali di un numero sempre maggiore di porti,concedendo l’autorizzazione agli scambi commerciali a 13 scali spagnoli ea 22 americani di diverse dimensioni,190 e si proponeva di riordinare il si-stema fiscale, attraverso la soppressione di molti dei dazi gravanti sul com-mercio e la loro sostituzione con una nuova imposta ad valorem, che sot-

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187 Mentre «entre 1700 y aproximadamente 1765 el gobierno español siguió unconjunto de políticas mercantilistas que se solapaban, a veces a pesar de las inmensas con-tradicciones existentes entre ellas»; nel 1765, furono avviate le iniziative fondamentali che«remodelaron buena parte del comercio colonial español», a cominciare dalla promulga-zione dei primi editti sul «comercio libre», «que simplificaron los impuestos de aduanas,dieron preferencia a los productos y los barcos españoles», autorizzando alcuni porti del-la penisola «para comerciar directamente con colonias selectas del Caribe» (D. R. Rin-grose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 145 e pp. 161-162).

188 È stato, infatti, sottolineato che: «es legítimo interpretar el decreto de 1765 comoun compromiso entre los intereses de grupos poderosos interesados en la manutención desus privilegios antiguos – por ejemplo, los miembros de los consulados de Cádiz y Méxi-co – y los argumentos de reformistas como José del Campillo (...) y Gerónimo de Uztáriz,que habían insistido desde la primera mitad del siglo en la necesidad de una reorganiza-ción radical del sistema de comercio imperial, específicamente con la abolición del mo-nopolio gaditano y del sistema de flotas y galeones» (J. R. Fisher, El comercio entre Españae Hispanoamérica (1797-1820), Madrid, Banco de España, 1993, p. 16).

189 «En la metrópoli, los nuevos puertos habilitados fueron: Alfaques de Tortosa, Al-mería, Palma de Mallorca y Santa Cruz de Tenerife en 1778; Vigo en 1783; San Sebastiánen 1788 y el Grao de Valencia en 1791. En América, las sucesivas regiones incorporadasal área del libre comercio fueron: Luisiana en 1768; Yucatán y Campeche en 1770; SantaMarta en 1777; Nueva Granada, Guatemala, Perú, Chile y Buenos Aires en 1778 y, porúltimo, Nueva España y Venezuela en 1789» (A. García-Baquero González, La Carrera deIndias: Suma de la contratación y Océano de negocios, cit., pp. 49-50).

190 Infatti, Silva ha ricordato che: «Con la promulgación del Reglamento y arancelesreales para el comercio libre de España e Indias (...) se daba un gran paso en el procesoaperturista. Junto con Montevideo y Buenos Aires, otros siete puertos mayores (La Ha-bana, Cartagena, Valparaíso, Concepción, Arica, Callao y Guayaquil) y 13 menores (Puer-to Rico, Santo Domingo, Montecristo, Santiago de Cuba, Trinidad, Margarita, Campeche,Santo Tomás de Castilla, Omoa, Santa Marta, Río de la Hacha, Portobello y Chagres) que-daban habilitados para el nuevo régimen en América, a la vez que 13 españoles confor-maban el espectro peninsular (Sevilla, Cádiz, Barcelona, Málaga, Cartagena, Alicante, San-tander, Gijón, La Coruña, Almería, Los Alfaques de Tortosa, Palma de Mallorca y SantaCruz de Tenerife)» (H. A. Silva, El comercio entre España y el Río de la Plata (1778-1810),Madrid, Banco de España, 1993, p. 13).

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toponeva ad un trattamento più favorevole le merci spagnole rispetto aquelle straniere.191

Con il Reglamento si volle tentare di dare nuovo impulso all’economiadella Spagna, sviluppando un «comercio libre y protegido» tra le regionipeninsulari e le colonie d’oltreoceano.192 Per “libero” si intendeva uncommercio basato su una molteplicità di porti, una marcata flessibilità, mi-nori vincoli e imposte più contenute rispetto al passato. Veniva considera-to “protetto” un commercio dotato di una serie di privilegi, in grado discongiurare il contrabbando e di ostacolare l’ingresso dei prodotti stra-nieri. In definitiva, si può affermare che «este nuevo sistema del comerciolibre (como los códigos de las restantes potencias marítimas europeas dela época) introdujo una libertad con grandes limitaciones».193

Gli effetti di questo provvedimento si cominciarono ad avvertire rapi-damente, attraverso l’incremento degli scambi commerciali, l’aumento deitraffici marittimi e delle operazioni portuali, la modifica della strutturamercantile, la nascita di una classe di commercianti di elevata professio-nalità, la diminuzione dei prezzi.194 Tuttavia, l’inizio di una fase di guerre,

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191 Come è stato osservato: «La reforma de 1778 constituye para muchos historiado-res una línea divisoria porque concluyó de manera formal el monopolio de Cádiz e insti-tuyó un nuevo sistema de tarifas ad valorem y registro de cargas» (D. R. Ringrose, España,1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 163). In particolare, «la remodelación impositivatendió a la simplificación, basada en el cobro de los derechos de alcabala y almojarifazgo,y se acentuó la diferencia de contribuciones en favor de los productos considerados na-cionales» (H. A. Silva, El comercio entre España y el Río de la Plata (1778-1810), cit., p.13). A questo proposito, infine, è stato evidenziato che: «El Reglamento declaraba exen-tas de impuestos a un buen número de mercancías – tanto peninsulares como indianas –cuya producción se deseaba estimular a uno u otro lado del Atlántico, y rebajaba la car-ga fiscal sobre otras muchas, entre ellas los metales preciosos (...). Los derechos sobre nu-merosísimas mercancías se especificaban en un largo arancel, con tendencia general a au-mentar la carga fiscal para los productos extranjeros y disminuirla para los nacionales» (G.Céspedes del Castillo, América Hispánica (1492-1898), cit., p. 368).

192 Nel preambolo del documento veniva messa in risalto la convinzione di Carlo III,secondo cui «sólo un Comercio libre y protegido entre Españoles Europeos y Americanos»era in grado di «restablecer en mis Dominios la Agricultura, la Industria, y la Población asu antiguo vigor» (B. Torres Ramírez, J. Ortiz de la Tabla (a cura di), Reglamento para el co-mercio libre, 1778, Sevilla, Escuela de Estudios Hispano-Americanos, 1979, p. 1).

193 J. R. Fisher, El comercio entre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 17. Fisher,nella pagina successiva del testo, ha segnalato che «el fin principal de la legislación comercialde 1778-1789 fue claramente el estímulo (aunque dentro de un marco proteccionista) de unnuevo espíritu de libertad, y el crecimiento económico tanto en España como en América».

194 Pur sottolineando «la falta de acuerdo, entre anteriores especialistas, sobre las di-mensiones del crecimiento comercial en el período posterior a 1778, así como acerca de laimportancia relativa del comercio con América que desarrollaron los puertos españolesfranqueados por el reglamento, y también sobre las diferentes proporciones de productosnacionales y extranjeros exportados a América, y sobre la importancia relativa de las dife-rentes regiones americanas como mercados para las exportaciones españolas y como pro-veedores de mercancías para España», Fisher ha mostrato con ricchezza di dati che «el co-mercio libre promovió una expansión masiva sobre el valor total de las exportaciones de-sde España a América» e che «la cuota de productos españoles en las exportaciones totalesdesde España a América creció»; inoltre, ha messo in rilievo che «los productos agrícolas

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a cominciare da quelle in cui la Spagna fu impegnata contro l’Inghilterra,comportò l’adozione di altre misure, che favorirono l’intervento delle po-tenze straniere nella Carrera.

Il 18 novembre del 1797, Carlo IV fu costretto – a causa dell’interru-zione dei traffici provocata dalla guerra e dalla sconfitta di Cabo San Vi-cente – a promulgare il Decreto de libre comercio con neutrales, che con-sentì ai commercianti spagnoli di utilizzare le navi delle nazioni neutralinel commercio coloniale, per evitare di dover rinunciare all’approvvigio-namento delle sterminate estensioni territoriali d’oltremare.195 Questo de-creto, nonostante accogliesse una disposizione da considerare transitoria,rappresentò una vera e propria rottura del pacto colonial: a partire da quelmomento, infatti, si avviò concretamente, prima ancora di quella politica,l’indipendenza economica dell’America spagnola, che aveva scoperto lapossibilità di volgere gli scambi a proprio favore.196

La fase più intensa del riformismo borbonico non aveva affatto deter-minato una situazione di difficoltà per la cabecera del monopolio, infatti:«El decreto de libertad de comercio de 1778 le obligó a compartir el mo-nopolio que hasta ahora había disfrutado, con otros puertos de la penín-sula, pero esto lejos de significar un duro golpe para su actividad mercan-til, vino por el contrario a inaugurar la etapa de mayor prosperidad de suhistoria. El comercio gaditano contaba a su favor con una preparación ytradición, forjada a lo largo de muchos años, que le mantenían lejos de to-da posible competencia».197

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fueron capaces de sacar muchas más ventajas que las manufacturas de las amplias oportu-nidades que el mercado americano ofrecía para el comercio libre»; ha, poi, sostenuto che«la decisión (...) de romper jurídicamente el virtual monopolio de comercio que disfrutabaCádiz permitió a algunos otros puertos (especialmente, Barcelona, Málaga, Santander y LaCoruña) desarrollar lazos comerciales de considerable importancia para sus respectivas zo-nas interiores» e, infine, ha analizzato minuziosamente «la importancia relativa de las di-stintas regiones americanas como mercados para los puertos españoles» (J. R. Fisher, El co-mercio entre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., pp. 18-22). In questo stesso pas-saggio (p. 19), Fisher ha osservato che la difficoltà di effettuare un esame puntuale del va-lore rispettivo delle manifatture spagnole e dei prodotti agricoli all’interno del complessodelle esportazioni è dovuta principalmente «a la práctica de los ministros de aduana en elpuerto principal de Cádiz, de expresar los valores de sus exportaciones en términos de can-tidades, dando solamente los valores globales de efectos nacionales y extranjeros».

195 Come è stato scritto: «la Corona, consciente de la imposibilidad de mantener re-stricciones tradicionales en los tiempos de guerra, y convencida también de que sin uncompromiso tendría que aceptar la solución aún peor de un verdadero comercio libre (...),emitió la famosa Orden Real del 18 de noviembre de 1797, permitiendo el comercio conAmérica en barcos neutrales (saliendo o bien de los puertos de España o bien de puertosneutrales europeos), pero bajo la condición de que regresarían a los puertos de España conlos cargamentos tomados a bordo en los puertos americanos» (J. R. Fisher, El comercio en-tre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 48).

196 Cfr. P. Chaunu, Histoire de l’Amerique latine, Paris, Presses Universitaires deFrance, 1967, p. 69.

197 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 3. Questa valuta-zione è stata condivisa anche dagli Stein, nella consapevolezza che nessuna delle trasfor-

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All’inizio del XVIII secolo, il traffico marittimo di Cadice non si di-staccava molto dalle dimensioni raggiunte alla fine del secolo precedente;solo dopo il 1740 il movimento portuale conobbe un incremento conside-revole, che si intensificò ulteriormente a partire dagli anni sessanta, fino atoccare valori eccezionali dopo l’emanazione del decreto del 1778.198

Secondo le valutazioni di García-Baquero, basate sull’analisi dei librosde registros,199 il movimento generale delle navi tra la Spagna e l’America,dal 1717 al 1765, vide imporsi Cadice su ogni altro porto. Infatti, in que-sto periodo, ben l’85% delle navi impegnate nei traffici transoceanici ave-va, come punto di arrivo o di partenza, il porto gaditano, anche se il con-trollo era maggiore sull’andata che sul ritorno delle imbarcazioni.200

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mazioni realizzate all’interno del sistema coloniale, durante l’ultima parte del XVIII seco-lo, comportasse un serio svantaggio per gli interessi dei gruppi commerciali gaditani (cfr.B. H. Stein, S. J. Stein, La herencia colonial de América Latina, México, Siglo XXI, 1980,p. 92; ed. orig. The colonial heritage of Latin America: essays on economic dependence inperspective, New York, Oxford University Press, 1970). Inoltre, l’affermazione di García-Baquero, secondo cui la riforma inaugurava la tappa di maggiore prosperità di Cadice,non va interpretata come un eccesso di ottimismo nell’analisi. Infatti, come è stato nota-to da Ringrose: «Si observamos el destino de Cádiz después de 1778, el impacto de estareforma resultó más aparente que real. Sólo un 20% aproximado del comercio anual conlas Indias fue desviado a otros puertos, y el impacto de ese desplazamiento se vio más quecompensado por el crecimiento del comercio colonial en general» (D. R. Ringrose, España,1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 164).

198 Tra il 1717 e il 1740, il numero di arrivi e di partenze dal porto gaditano era statodi 40 navi all’anno (con un massimo di 63 nel 1729 e un minimo di 20 nel 1733); tra il 1740e il 1755, si registrarono, in media, 55 navi all’anno (32 nel 1740, 73 nel 1755); tra il 1755 eil 1775, la media fu di 85 navi all’anno (15 nel 1762, 123 nel 1770); dopo il 1778, si andò daun minimo di 100 navi ad un massimo di 400. Per quanto riguarda il tonnellaggio, tra il1700 e il 1720, si registrò una media di 6.000 tonnellate (con un massimo di 11.126 nel1717); tra il 1730 e il 1755, vi fu una media di 18.000 tonnellate (con una punta massima di23.293); tra il 1755 e il 1775 si ebbe una media di 28.000 tonnellate (con un massimo di38.510 nel 1760); nell’ultimo quarto del secolo, benché i dati non siano certi, la mediaavrebbe dovuto raggiungere le 80.000 tonnellate (cfr. J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y Amé-rica. El trasiego y el tráfico, cit., pp. 290-291). Peraltro, a proposito del commercio con i ter-ritori d’oltreoceano, è stato rilevato che «el mejor indicador actualmente disponible de estecomercio es el volumen de barcos transatlánticos que entraban y salían de Cádiz cada año»(D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 143).

199 Il registro era la lista del complesso delle merci imbarcate su una nave: esso «habíade ser entregado en Indias por los maestres de las distintas naos, a los que se daba el cor-respondiente “recibo”, que a su vez debían entregar a su regreso. Lo mismo ocurría parael registro de los artículos que circulaban en sentido inverso» (J. L. Comellas, Sevilla, Cá-diz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 60). Inoltre, García-Baquero avverte che: «Enefecto, como es sabido, en los libros de registros sólo aparecen consignados los navíos quecomerciaron con las colonias con autorización oficial, es decir provistos de su correspon-diente registro, no quedando en cambio constancia en ellos de aquellos otros que nave-garon de forma fraudulenta» (A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo el monopolio gaditano, cit., tomo I, p. 110).

200 Ibidem, p. 111. Lo schema predisposto da Ringrose mostra, a sua volta, un incre-mento netto e progressivo – nello scalo gaditano – delle imbarcazioni provenienti dall’A-merica: ponendo l’indice del periodo 1691-1700 uguale a 100, si passa a 53,2 negli anni1701-1710, a 162,3 negli anni 1731-1740, a 318,9 negli anni 1751-1760 e, infine, a 402 ne-gli anni 1761-1777 (cfr. D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 144).

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La prevalenza di Cadice sugli altri centri commerciali si confermò an-che dopo l’adozione delle misure liberalizzatrici, tanto è vero che, nel 1788,le esportazioni verso le colonie dal porto gaditano, cresciute straordinaria-mente in un decennio – secondo alcuni del 420%, rispetto al 1778 –,201

rappresentavano il 72% del totale delle merci esportate dalla Spagna.202

Anche per le importazioni dai territori d’oltreoceano il predominio fu net-

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201 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. Ladecadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 35; H. A. Silva,El comercio entre España y el Río de la Plata (1778-1810), cit., p. 40. Il conte de Florida-blanca, in una memoria al re Carlo IV, aveva segnalato un’espansione del commercio trala Spagna e l’America pari a circa il 300% (cfr. J. R. Fisher, The Imperial Response to “FreeTrade”: Spanish Imports from Spanish America, 1778-1796, in “Journal of Latin AmericanStudies”, XVII, 1985). Questa stima ha trovato ulteriori conferme, fin quasi ai nostri gior-ni (cfr. W. Coxe, Memoirs of the kings of Spain of the house of Bourbon, from the accessionof Philip the Fifth to the death of Charles the Third, 1700 ... to ... 1788, London, Longman,Hurst, Rees, Orme and Brown, 1813, vol. I, pp. 380-382; D. Brading, Bourbon Spain andits American empire, in L. Bethell (a cura di), The Cambridge history of Latin America,Cambridge, Cambridge University Press, 1984, vol. I, p. 434). Tuttavia, vi è stato chi haindicato, prima ancora di García-Baquero, una crescita commerciale del 400% (cfr. J. H.Parry, The Spanish Seaborne Empire, London, Hutchinson, 1966, p. 317). Agli estremi ditale valutazione si sono posti Shafer, che ha stimato un incremento del 200%, e Haring,che ha considerato addirittura un aumento del commercio coloniale del 700% (cfr. R. J.Shafer, A history of Latin America, Lexington, Massachussetts, Heath, 1978, p. 317; C. H.Haring, The Spanish Empire in America, New York, Oxford University Press, 1947, pp.320-321). Secondo Ringrose, poi, «una comparación entre 1776 (más que 1778) y la dé-cada de los ochenta sugiere un incremento aproximado de un 60%» e tale dato, seppuredi per sé sorprendente, «resulta bastante distinto del crecimiento de un 400% que esaceptado por autores que leen las estadísticas de manera acrítica» (D. R. Ringrose, España,1700-1900: el mito del fracaso, cit., pp. 163-164). In ogni caso, si può convenire con la con-siderazione di quest’ultimo autore, secondo cui, sebbene esista un accordo generale su unaumento del flusso commerciale negli anni ottanta del XVIII secolo maggiore di quelloverificatosi nei decenni anteriori, vi sono, tuttavia, valutazioni assai diversificate sull’entitàdi tale incremento. Infine, come è stato opportunamente osservato: «La mayoría de estascifras redondeadas se refería a la década después de 1778, ignorando de ese modo lo quepodía haber ocurrido en los años posteriores a 1788» (J. R. Fisher, El comercio entreEspaña e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 8).

202 Cfr. A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comerciocolonial español bajo el monopolio gaditano, cit., tomo I, p. 114. Sempre García-Baqueroha notato che: «En efecto, si en 1778 las exportaciones del puerto gaditano a las coloniasrepresentaron el 65,18% del total exportado por la península, diez años más tarde, es de-cir en 1788, no sólo mantenía esta supremacía sobre los restantes puertos españoles, sinoque incluso la había aumentado, ya que en dicho año sus exportaciones representaron el72% del total exportado» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras re-volucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit.,p. 128). Infine, va ricordato che negli anni compresi tra il 1783 e il 1792, Cadice control-lò una percentuale tra il 72% e l’83% del complesso delle esportazioni spagnole e una trail 72% e l’84% delle importazioni provenienti dai territori d’oltremare (cfr. J. R. Fisher,Commercial Relations Between Spain and Spanish America in the Era of Free Trade, 1778-1796, Liverpool, Liverpool University Press, 1985, p. 49 e p. 65; J. A. Barbier, Silver, NorthAmerican penetration and the Spanish imperial economy, 1760-1800, in J. A. Barbier, A. J.Kuethe (a cura di), The North American role in the Spanish imperial economy, 1760-1819,Manchester, Manchester University Press, 1984, p. 6). I dati più recenti forniti da Fishersulla distribuzione percentuale delle esportazioni spagnole verso i territori d’oltreoceano

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to: «El control efectivo de este comercio disfrutado por Cádiz, (...) con unabrumador 84%, era aún más fuerte que su casi monopolio de las expor-taciones».203 Del resto, la caratteristica del Settecento fu quella di una cre-scita generale delle attività commerciali, sebbene più lenta, tra il 1717 e il1747, più accentuata, tra il 1748 e il 1778, e, del tutto evidente, tra il 1778e il 1797.204

Cadice, dunque, si presentava, alla fine del suo siglo de oro, come lacittà più prospera della Spagna e come uno dei principali centri di scam-bio dell’intera Europa. I numerosi visitatori, più o meno illustri, che la fre-quentarono in questo periodo, rimasero colpiti dall’ampiezza del suo com-mercio, che la faceva assomigliare alle grandi piazze mercantili del mon-do, e dall’abbondanza del denaro e dei metalli preziosi, che circolavanoentro le sue mura. Come è stato ricordato, un ospite anonimo della cittàandalusa, nel 1765, affermava che «la ciudad de Cádiz respira los placeres,el lujo y la riqueza».205

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mostrano qualche discordanza da quelli di García-Baquero, pur confermandone l’anda-mento. Infatti, le merci esportate da Cadice, pari al 67,4% del totale nel 1778, passaronoad essere – in ciascuno degli anni tra il 1782 e il 1796 – rispettivamente: l’86,9%, il 78,5%,l’83,3%, il 78,3%, il 75,5%, il 75,8%, il 72,3%, il 79,8%, il 73,5%, il 78,3%, il 71,5%,il 79,5%, il 68%, il 78,7% e il 76,8% (cfr. J. R. Fisher, El comercio entre España e Hispa-noamérica (1797-1820), cit., p. 20).

203 Ibidem, p. 24. Nella pagina seguente dello stesso volume, Fisher ha indicato chele merci importate a Cadice, pari al 46,2% del totale delle importazioni spagnole dall’A-merica nel 1778, passarono ad essere – in ciascuno degli anni tra il 1782 e il 1796 – ri-spettivamente: il 92%, il 71,7%, il 74,9%, l’82,8%, l’82,9%, il 76%, l’84%, l’82,8%, il78,3%, l’82,6%, l’80,8%, l’86,1%, il 91,2%, il 94,7% e il 93,3%.

204 Cfr. A. García-Baquero González, La Carrera de Indias: Suma de la contratación yOcéano de negocios, cit., pp. 326-328. Nel Settecento, anche la composizione del commer-cio coloniale spagnolo subì una profonda trasformazione. Infatti, si registrò un cambia-mento «en la composición del comercio transatlántico español, que privó de su énfasis alcomercio del siglo XVI basado en la plata y el oro» e, così, «el siglo XVIII fue testigo de unvolumen constantemente creciente de otros productos – azúcar, tabaco, algodón, cacao,café, cueros y productos para tinte – en cargas de vuelta como pago por los productos em-barcados hacia América», dando origine a «uno de los grandes cambios en la estructuraeconómica del imperio» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p.175). Tuttavia, Fisher, nel presentare il quadro dei prodotti importati a Cadice e Barcello-na dal continente americano nell’ultima parte del XVIII secolo, pur riconoscendo «el éxi-to del comercio libre en la promoción de la explotación de recursos naturales anterior-mente descuidados en su exportación a España (tabaco, cacao, azúcar, cochinilla, índigo,cueros y otros productos agrícolas)», ha sottolineato che i metalli preziosi continuavano adessere «el producto americano de mayor valor en el tráfico con España» (J. R. Fisher, El co-mercio entre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 26). Tale quadro, riferito al pe-riodo tra il 1782 e il 1796, riporta i seguenti valori dei prodotti americani importati a Cadi-ce e Barcellona, in milioni di reales de vellón: oro e argento (Corona), 1.520; oro e argento(privato), 4.648; zucchero, 606; pelli, 377; legname, 54; cacao, 851; cascariglia, 152; tabac-co, 1.490; indaco, 568; cotone, 46; rame, 52; cocciniglia, 461; lana di vigogna, 13; altri, 114.

205 Cfr. J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 259. Ilconte de Maule sosteneva che il commercio gaditano, alla fine del Settecento, «había llega-do a tal punto de extensión que parece llenaba los deseos al más ambicioso» e che «todossus ramos presentaban un fondo inagotable» (N. de la Cruz y Bahamonde [Conde de Mau-le], De Cádiz y su comercio, tomo XIII del Viaje de España, Francia e Italia, cit., p. 305).

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L’auge della città gaditana nell’ultimo periodo del XVIII secolo, anchese negli stessi anni iniziarono a manifestarsi i primi sintomi d’instabilitànello spazio atlantico, era un dato ineliminabile della realtà spagnola, cheGarcía-Baquero ha descritto con dovizia: «Cádiz era una ciudad cosmo-polita, con más de sesenta mil habitantes, lugar de cita obligatoria de to-dos los comerciantes, españoles y extranjeros, cuyo puerto se veía fre-cuentado anualmente por miles de embarcaciones. Todas las grandes fir-mas comerciales extranjeras, interesadas en el tráfico americano, teníanaquí establecidas casas comerciales, almacenes o factorías y en su defectocorresponsales, consignatarios o comisionistas. Era no sólo el primer puer-to español de los habilitados para el comercio colonial por el volumen desus exportaciones hacia aquellos dominios, sino también el principal cen-tro distribuidor de los productos coloniales, tanto hacia el interior de lapenínsula, como hacia el resto del continente europeo».206

Dopo di allora, a causa del definitivo superamento del monopolio e del-l’emancipazione dei possedimenti americani, Cadice entrò nella fase di-scendente della sua storia, che ne avrebbe contrassegnato la decadenza eco-nomica, quasi costantemente, in tutta l’epoca contemporanea. Da questopunto di vista, la diversità delle vicende del centro gaditano rispetto alle sor-ti della grande città rivale è stata certamente notevole. Infatti, mentre Cadi-ce ha via via smarrito lo splendore economico del Settecento – che viene ri-portato alla memoria solo da una vasta letteratura, dalla persistenza degliedifici dell’antico casco urbano e dall’attività del porto –, vivendo, da allora,come sospesa in un’atmosfera di attesa del risveglio commerciale; Siviglia,pur perdendo anch’essa le primarie funzioni mercantili svolte nell’Età Mo-derna, ha meglio conservato le tracce della sua fortuna passata, attraverso latestimonianza di un inestimabile patrimonio monumentale, artistico e ar-chitettonico, ma anche continuando a esercitare un ruolo significativo nel-l’economia spagnola, in campo finanziario, agricolo e commerciale.

Per Cadice, dunque, il XVIII secolo fu un periodo di eccezionale cre-scita, che non si sarebbe mai più ripetuto nella storia successiva della città,nonostante l’impegno per una ripresa profuso in più occasioni dalle prin-cipali forze economiche gaditane.

1.4 – L’attività commerciale gaditana nel XIX secolo tra tentatividi ripresa e definitiva decadenza.

La perdita del monopolio, attraverso i provvedimenti del 1765 e del1778, che avviarono una graduale liberalizzazione del commercio, non si-gnificò la riduzione d’importanza del porto gaditano. Cadice, infatti, visse

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206 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 40.

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il suo periodo di maggiore prosperità, proprio nell’ultimo ventennio delXVIII secolo,207 grazie al radicamento e allo sviluppo delle sue attivitàmercantili, che rimanevano ancora le più competitive dell’intera penisola,superando di gran lunga quelle degli altri porti spagnoli autorizzati agliscambi con l’America.208 In questo periodo, il commercio coloniale eser-citava ancora una notevole forza di attrazione, per effetto del persistente«brillo y opulencia de la carrera del comercio»,209 consentendo alla piaz-za di Cadice di continuare ad essere la «primera feria para los comercian-tes europeos».210

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207 «Es justamente el período que va desde el Decreto de Libre Comercio al co-mienzo de las guerras revolucionarias el que señala la edad de oro de Cádiz» (J. L. Co-mellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 289); in questo periodo, «elapogeo del comercio gaditano llega a un gran esplendor, un esplendor jamás alcanzado niaun en los momentos mejores de la época del monopolio» (R. Solís, El Cádiz de las Cor-tes, cit., p. 96). Come è stato sottolineato: «entre 1778 y 1796 el comercio de Cádiz viviósu época de mayor auge, dando a la plaza una singular proyección económica»; infatti, inquel periodo, «pese a las actitudes aperturistas, el comercio gaditano conoció la época demayor movimiento en su larga trayectoria de vinculación con las Indias» (H. A. Silva, Elcomercio entre España y el Río de la Plata (1778-1810), cit., p. 40).

208 Come ha notato, con altri termini, García-Baquero, a proposito della Cadice di fi-ne Settecento: «la excelente situación de su puerto, así como la experiencia y preparaciónde sus comerciantes, hacían que, por el momento, no tuviese que preocuparse de la posi-ble competencia que podían presentarle los restantes puertos españoles habilitados parael comercio colonial. (...) Basta con señalar que en el año 1792, en que las exportacionesa las colonias del puerto de Barcelona, el más importante de entre los restantes del litoralespañol, alcanzaron su punto culminante (55.801.565 reales de vellón), solo representaronel 15,9% de las correspondientes al puerto gaditano» (A. García-Baquero González, Co-mercio colonial y guerras revolucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de laemancipación americana, cit., pp. 39-40).

209 A.G.I., Sección de «Consulados», legajo 62.210 A.G.I., Sección de «Consulados», libro 38 bis. Ringrose ha descritto diffusamente

il ruolo della città gaditana in quell’epoca: «Con el surgimiento de otros centros de co-mercio colonial, la economía de Cádiz se hizo más dependiente de segmentos del comer-cio colonial que eran tangenciales al proceso de producción y distribución de bienes den-tro de España. Esto no implica decir que era ilógico para los españoles (o los europeos)hacer negocios con América a través de Cádiz. Ésta había desarrollado una significativaventaja comparativa en el comercio americano, basada sólo en parte en el privilegio mer-cantilista. La ciudad contaba con un buen puerto y estaba localizada convenientementepara las salidas transatlánticas. Era una agencia distribuidora del capital comercial, delcrédito y de la información del mercado y proporcionaba un amplio abanico de servicios,suministros y cargas de reexportación. La existencia de esta ventaja comparativa aparececonfirmada por el hecho de que, una vez que los comerciantes catalanes y cántabros sehubieron hecho con porciones selectas del comercio, la Cádiz del siglo XVIII retuvo unsólido 75-80% del flujo expansivo del comercio colonial. No obstante, la prosperidad deCádiz dependía de los aspectos más tradicionales del imperio, incluidos la minería de laplata, las remesas de dinero enviadas a Europa y a la Corona y la transferencia de manu-facturas europeas a mercados americanos controlados. En consecuencia, los enormes va-lores atribuidos al comercio colonial de Cádiz incluían remesas públicas y privadas de me-tal procedentes de América y un flujo considerable de mercancías europeas. Tales pro-ductos llegaban desde Europa, pagaban impuestos, comisiones y gastos de embarque, ydespués salían hacia América. El flujo de metal que venía desde el otro lado tenía las mi-smas características. Estos fueron los aspectos del comercio colonial que más presumible-

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I traffici commerciali gaditani crebbero come mai prima: secondo i da-ti forniti da García-Baquero, il volume delle esportazioni da Cadice versole colonie d’oltreoceano aumentò, tra il 1778 e il 1792, del 512%, arri-vando a rappresentare il 76% del totale delle merci esportate dalla Spagnacon quella destinazione.211 Nel 1784, descritto come l’anno di un vero eproprio boom commerciale,212 le entrate del commercio gaditano toccaro-no i 55.500.000 pesos di 128 cuartos;213 si fecero sempre più intensi gliscambi con le colonie, «á donde espendió Cádiz en 1792 por valor de rs.vn. 270.000,000 en productos ó mercancias nacionales».214 Nel 1796, l’ul-timo anno del periodo di prosperità, le merci esportate da Cadice rag-giunsero il valore di 196.613.795 reales de vellón, secondo le stime effet-tuate in relazione al Reglamento de libre comercio, o di 225.992.615 realesde vellón, secondo i calcoli effettuati in base ai prezzi correnti delle espor-tazioni.215 Il rischio crescente collegato con il commercio atlantico aveva

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mente iban a permanecer en Cádiz a pesar de la reforma comercial, reflejando las carac-terísticas de los comerciantes gaditanos más criticadas por los observadores: la abruma-dora naturaleza de comisionista que tenían los negocios de la ciudad» (D. R. Ringrose,España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., pp. 183-184).

211 Cfr. A. García-Baquero González, Independencia colonial americana y pérdida dela primacía andaluza, in Historia de Andalucía, La Andalucía liberal (1778-1868), Barcelo-na, Cupsa Editorial – Editorial Planeta, 1980, vol. VII, p. 130. Queste percentuali, pur do-vendosi accogliere con qualche prudenza, sono comunque indicative della tendenza aduna notevole espansione del commercio gaditano e del predominio mercantile, pressochéassoluto, di Cadice sul resto della Spagna (cfr. B. H. Stein, S. J. Stein, Concepts and Rea-lities of Spanish Economic Growth, 1759-1789, in “Historia Ibérica”, n. 1, 1973). Le indi-cazioni precedenti sono state confermate da Silva, secondo cui: «Teniendo en cuenta laevaluación de las mercaderías, frente a un promedio general, para el período 1778-1796,del orden del 76,4% para el grueso de los productos salidos desde Cádiz con destino aAmérica, Barcelona registra un 9,6% y Málaga un 4,8%» (H. A. Silva, El comercio entreEspaña y el Río de la Plata (1778-1810), cit., p. 31).

212 Cfr. M. de Retegui y Bensusan, Cádiz en 1820. Estudio histórico y defensa de sucomercio marítimo, Cádiz, Cámara Oficial de Comercio, Industria y Navegación de Cádiz,1986, p. 15. Inoltre, Fisher ha segnalato che, per le esportazioni verso l’America, biso-gnava considerare «los años 1784-1785 y 1792 los de más éxito» (J. R. Fisher, El comercioentre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 18).

213 Cfr. R. Solís, El Cádiz de las Cortes, cit., p. 96. Il peso, considerato l’unità teoricadel sistema monetario spagnolo, era una moneta d’argento, di valore pari a 20 reales devellón; il cuarto era una moneta di rame, equivalente a 4 maravedíes.

214 P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, Valladolid-Salamanca, Ámbito y Editoriales Andaluzas Unidas, 1986, p. 136; questo volume è una ri-produzione in facsimile, con le sole voci riguardanti la regione andalusa, dell’opera di P.Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de España y sus posesiónes de Ultra-mar, 16 voll., Madrid, Estab. Tip. de P. Madoz y L. Sagasti, 1845-1850. Secondo García-Baquero, il 1792 fu l’anno in cui il commercio gaditano raggiunse il suo culmine: «En esteaño sus exportaciones sumaron 307.351.863 reales de vellón o también 348.877.117 rea-les de vellón según se trate de las evaluaciones hechas en función de los “avalúos” del re-glamento de libre comercio o de los precios corrientes de los productos que componíanel total exportado» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucio-narias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 128).

215 Ibidem, p. 130. Fisher ha notato che, a partire dal 1796: «el estallido – en octu-bre de este año – de la larga guerra entre España y Gran Bretaña (que duraría, con una

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determinato condizioni di notevole favore per Cadice, che, tra il 1792 e il1796, confermò la propria ampia quota di partecipazione ai traffici colo-niali,216 rimanendo così il porto spagnolo con «mayor movimiento dentrode los habilitados para el libre comercio».217

Nel 1797, l’anno di svolta dell’economia gaditana, erano entrate nelporto di Cadice un migliaio di navi, di cui 165 spagnole provenienti dal-l’America, 212 spagnole provenienti dall’Europa e 548 straniere.218

L’inversione di tendenza del commercio gaditano prese avvio alla finedel XVIII secolo, con una brusca rottura, nel quinquennio 1797-1801, del-la fase di crescita economica.219 I fattori che determinarono la crisi furo-no di tipo congiunturale, come le guerre marittime, la guerra d’Indipen-denza spagnola e l’emancipazione delle colonie americane, ma ebbero an-che un carattere strutturale, come l’incapacità di Cadice di far fronte alladomanda coloniale di prodotti manifatturieri senza ricorrere alle fornitu-re straniere.

Il volume dei traffici subì, in quegli anni, un processo di grave con-trazione, che, nonostante brevi fasi di recupero – tra il 1802 e il 1804, trail 1809 e il 1810 –, si consolidò negli anni tra il 1813 e il 1821, causando

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sola pausa, hasta 1808) destruyó el sistema clásico de comercio libre establecido en 1778»(J. R. Fisher, El comercio entre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 9).

216 Cfr. J. R. Fisher, Commercial Relations Between Spain and Spanish America in theEra of Free Trade, 1778-1796, cit., p. 94. Secondo Fisher – come si è visto – Cadice passòda una quota delle esportazioni destinate ai territori d’oltremare pari al 71,5% del totalenel 1792, ad una quota pari al 76,8% nel 1796.

217 L’attività del porto gaditano, infatti, si sviluppava «tanto en relación con las ex-portaciones hacia América como con las importaciones, que la convertían en la gran di-stribuidora de manufacturas coloniales en España y en el resto de Europa» (H. A. Silva,El comercio entre España y el Río de la Plata (1778-1810), cit., p. 45).

218 Cfr. M. de Retegui y Bensusan, Cádiz en 1820. Estudio histórico y defensa de sucomercio marítimo, cit., p. 51. Le 548 navi straniere erano, a loro volta, così ripartite, se-condo la nazionalità: 200 danesi, 136 americane, 80 svedesi, 61 inglesi, 21 marocchine, 12ragusee, 11 veneziane, 7 portoghesi, 1 olandese e 19 corsare.

219 Il punto di svolta è collegato con l’inizio del conflitto con l’Inghilterra. Come èstato osservato: «A fines del siglo XVIII, concretamente a partir del inicio de las guerrasmarítimas con Inglaterra, la actividad mercantil gaditana se desenvuelve dentro del másabsoluto confusionismo» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revo-lucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p.43). Infatti: «Ya en el contexto de la primera guerra contra Inglaterra de 1796 a 1802, ladebilidad económica y militar de España, manifestándose al unísono, coadyuvó al hundi-miento de la economía gaditana, que durante más de un siglo había hecho del privilegioel motor de su peculiar crecimiento» (S. Tinoco Rubiales, Capital y crédito en la Baja An-dalucía durante la crisis del Antiguo Régimen, cit., p. 284). Tuttavia, a proposito della Spa-gna nel suo complesso, va ricordata una valutazione meno severa, secondo cui: «A pesarde la guerra, la ocupación, la revolución y las medidas políticas antiproductivas, el co-mercio español con América nunca se vio completamente trastornado. Hubo momentosde seria constricción, especialmente durante el bloqueo británico de 1797-1801, pero unaproporción sorprendente del comercio continuó atravesándolo. La persistencia y la inge-niosidad para la adaptación desplegada por el comercio español entre 1796 y 1814 con-stituye un testimonio de la vitalidad de la comunidad comercial española» (D. R. Ringro-se, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 175).

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la decadenza di Cadice, il più importante porto commerciale della peni-sola iberica e la città dominante nei traffici con le terre d’oltreoceano, ov-vero un’autentica capitale mercantile d’Europa nel Settecento.220

La prosperità di Cadice dipendeva dallo sviluppo del suo commercioe, fondamentalmente, dalle attività di scambio con le colonie americane:ogni mutamento o interruzione delle rotte atlantiche, quindi, si ripercuo-teva sull’economia gaditana, privandola della risorsa principale e della viad’acceso privilegiata della città, il suo mare.221 Anche per questa ragione,la guerra non può essere considerata un elemento secondario della crisi diCadice, ma assume il valore di un fattore esterno di perturbazione, che,nel periodo conclusivo del siglo de oro gaditano, influenzò in modo deci-sivo l’evoluzione del commercio coloniale.222

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220 Bernal ha confermato questa periodizzazione, notando che: «los diversos indica-dores (...) evidencian el hundimiento innegable del comercio colonial, pese a recupera-ciones esporádicas y muy limitadas, que tuviera dicho comercio desde fines del sigloXVIII y primer cuarto del siglo XIX» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de In-dias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español con América, cit., p. 389).

221 Come è stato rilevato: «En el transcurso de las guerras que a fines del siglo XVIIIy principios de la centuria siguiente, sostuvo España contra Inglaterra, cada vez que éstabloqueaba la bahía, impidiendo la entrada y salida de navíos, Cádiz padecía sus conse-cuencias de forma ostensible. Los productos más vitales escaseaban, subían de precio, laactividad urbana se paralizaba, las casas comerciales se declaraban en quiebra. La ciudadparecía morir de asfixia cada vez que le cerraban esta puerta. Por el contrario, durante laguerra de Independencia, cuando los franceses sitían la ciudad, por tierra, dejándole ex-pedita la puerta del Mar, Cádiz apenas si se resiente. Los productos siguen llegando a subahía con toda regularidad y la vida en su interior transcurre normalmente» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La decadencia económicade Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 30).

222 Infatti: «Es notorio que la declaración de guerra por España contra Gran Bretaña,en agosto de 1796, provocó una crisis sin precedentes para las relaciones comerciales en-tre la metrópoli y sus posesiones americanas. Esta crisis tuvo varias facetas, aunque, entérminos generales, pueden reducirse a un punto simple: después de la derrota de la ar-mada española en el Cabo San Vicente (el 14 de febrero de 1797), el almirante HoratioNelson, comandante de la armada británica, impuso en abril un bloqueo del puerto deCádiz, que paralizó el comercio transatlántico de España» (J. R. Fisher, El comercio entreEspaña e Hispanoamérica (1797-1820), cit., pp. 45-46). In ogni caso, le conseguenze deglieventi bellici di questo periodo non furono di poca portata per i gaditani: «Las guerras(...) en Cádiz han descargado su furor con ruina de sus habitantes que siempre tienen loscaudales en la mar. Por no entrar en el cálculo de todas ellas, solamente se dirá que en laque tuvo con la Francia el año de 1793 se le consideraba a Cádiz una pérdida de18.600.000 pesos. En la Inglesa, que principió en 1796, a los dos años se numeraban 186buques apresados, valor de 22.320.000 pesos. Ella permaneció unos cinco años, y así lasuma de las desgracias se aumentó considerablemente. Basta indicar que las cincuenta yquatro compañías de seguros que habían establecidas en esta plaza todas se arruinaroncon más o menos quebrantos, los quales se computaban en 15.000.000 de pesos. A estasdos grandes masas de navieros y aseguradores se debe añadir la de cargadores que perdiócantidades inmensas. En las hostilidades sufridas al principio de la guerra de 1804 con In-glaterra llegó a tal punto el numero de las perdidas que se calculaba en 44.700.000 pesosfuertes» (N. de la Cruz y Bahamonde [Conde de Maule], De Cádiz y su comercio, tomoXIII del Viaje de España, Francia e Italia, cit., p. 69).

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Le guerre marittime con l’Inghilterra, al di là delle cause che le aveva-no motivate,223 fecero segnare il passo all’attività di scambio: dal 1796, an-no di avvio del conflitto, fino al 1802, quando si firmò la pace di Amiens, ilporto di Cadice si venne a trovare in una situazione di completo isolamen-to, che impediva il proseguimento delle relazioni commerciali con i posse-dimenti americani. Questo arresto delle transazioni fu il motivo principaledell’adozione del decreto, con il quale si autorizzavano i paesi rimasti neu-trali durante le ostilità a commerciare con le colonie spagnole: il provvedi-mento, pur se di breve durata – venne abrogato, infatti, nel 1799, per poiessere ripreso in altra forma –,224 destò una nuova consapevolezza negli abi-tanti dei territori d’oltremare, che compresero le possibilità e i vantaggi disussistere autonomamente, sottraendosi al dominio della metropoli.225

Cadice, a partire dal 1797, a causa del blocco del porto da parte del-la flotta inglese di Nelson,226 subì una caduta verticale del volume dellesue attività commerciali con le colonie: le esportazioni discesero ad un va-lore di soli 4.858.843 o 5.593.956 reales de vellón – a seconda che le stimesiano effettuate in relazione alle valutazioni del Reglamento de libre co-mercio o ai prezzi correnti delle merci esportate dalla città gaditana –;227

le importazioni di prodotti coloniali furono pari a 26.468 quintali e i ca-pitali giunti alla Depositaría de Indias sommarono a 2.500 pesos fuertes.228

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223 García-Baquero ha valutato due dei possibili significati delle guerre di fine secolo,considerando «las guerras de este período como el intento de Inglaterra de apoderarse delmercato colonial español o bien que la interrupción de las relaciones commerciales entreEspaña y sus colonias no es más que una consecuencia de la guerra»; inoltre, egli ha sotto-lineato che, a causa degli eventi bellici, il paese si trovò a vivere «años de contracción y decrisis comerciales» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revoluciona-rias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 121).

224 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajo 2.467. Come è stato notato: «En lapráctica, la autorización de 1797 supuso el verdadero comercio libre para las Provincias deUltramar. Los abusos fueron de tal índole que la medida se suspendió (1799), solo para serrestablecida con restricciones a efectos de control del tráfico (1801) y ampliada en 1805 a lospuertos del Pacífico» (G. Céspedes del Castillo, América Hispánica (1492-1898), cit., p. 423).

225 In quel breve periodo di tempo le colonie si erano rese conto dell’enorme peso rap-presentato, per il loro sviluppo, dal sistema monopolistico e dal pacto colonial: «En efecto,en estos años no sólo se habían visto abastecidas de los productos que hasta entonces leshabía suministrado la metrópoli y además a precios más ventajosos, sino que incluso habíaaumentado su producción y el volumen de su comercio. Ante esta evidencia resultaba lógi-co que se opusiesen de manera resuelta a cualquier intento de restablecer la situación ante-rior» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La deca-dencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., pp. 110-111).

226 In realtà, la flotta era comandata dall’ammiraglio John Jervis, mentre Nelson erail secondo di bordo (cfr. M. Bustos Rodríguez, Los siglos decisivos, in Historia de Cádiz,Madrid, Silex, 1990, vol. II, p. 189).

227 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.196 e 2.197. Cuenca Esteban,a questo riguardo, ha fornito dati molto dettagliati (cfr. J. Cuenca Esteban, Statistics ofSpain’s Colonial Trade, 1792-1820: Consular Duties, Cargo Inventories and Balances of Tra-de, in “Hispanic American Historical Review”, n. 3, 1981, pp. 398-401).

228 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajo 2.243. Da un punto di vista gene-rale: «Cuando estalló en 1796 la guerra con Inglaterra, el bloqueo resultó devastador pa-

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Il blocco della via di accesso al mare non determinò solo effetti disa-strosi per le attività mercantili gaditane, ma provocò anche un grave squi-librio nei territori americani, dovuto alla mancanza di approvvigionamen-ti, alla crescita inusitata dei prezzi delle merci europee e alla difficoltà dismerciare le scorte esistenti dei prodotti locali. Questa situazione venne af-frontata, prima, facendo ricorso all’apertura di relazioni con i paesi nordamericani da parte delle colonie spagnole, poi, approfittando della possi-bilità di commercio con le nazioni neutrali, nel periodo del conflitto traSpagna e Inghilterra.

La borghesia commerciale di Cadice, a più riprese, elevò la sua vibra-ta protesta nei confronti del governo spagnolo, segnalando come questiorientamenti delle colonie provocassero danni incalcolabili all’economiagaditana e fossero contrari agli interessi generali della nazione.229 Tuttavia,a ben vedere, queste representaciones si limitavano ad una mera difesa del-le attività esistenti, al riparo dai rischi della libera iniziativa privata e del-la concorrenza, e denotavano la mentalità ancora chiusa e conservatrice diuna categoria sociale abituata al facile arricchimento assicurato dal com-mercio su commissione.230

Nei due anni successivi, sebbene le esportazioni avessero sperimenta-to una certa ripresa, raggiungendo il valore di 16.709.076 (o di 19.381.624)reales de vellón, nel 1798, e di 61.042.173 (o di 71.606.123) reales de vel-

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ra la comunidad comercial gaditana. Mientras que otros puertos perdieron entre el 70 yel 80% de su comercio americano en unos años, Cádiz perdió el 90% de sus exportacio-nes y el 95% de todo su comercio con América. En el año peor, 1797, las exportacionescayeron a un reducido 2% de lo normal. Así, aunque las exportaciones procedentes deCádiz significaban un promedio de doscientos treinta y seis millones de reales al año du-rante el período 1791-95, durante el primer bloqueo (1797-1801) su promedio fue de vein-tinueve millones de reales y durante el segundo bloqueo (1805-1808) de sólo veintitrésmillones de reales al año» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., pp.185-186).

229 La representación del 3 dicembre 1797, contestando la scelta della libertà di com-mercio delle colonie con i paesi neutrali, sottolineava che: «Una nación que posee colo-nias en que conserva todos los derechos de soberanía se ve precisada a gastos inmensosque exigen su administración interior y defensa y no tiene otro modo de indemnizarse quehaciendo con ellas un comercio exclusivo, pues de lo contrario sufriría sola las cargas yrepartiría con otros los beneficios (...). El camino de América debe, en dictamen del co-mercio, ser enteramente desconocido a todo extrangero; la costumbre de navegar por élen tiempo de guerra tentaría su codicia en la paz» (A.G.I., Sección de «Indiferente Gene-ral», legajo 2.466).

230 Questo atteggiamento della borghesia gaditana contrastava apertamente con leidee di emancipazione, che si stavano iniziando ad affermare anche a Cadice e che, nelcorso dell’Ottocento, fecero di questa città, per i suoi profondi valori di libertà e di pro-gresso, un punto di riferimento dell’intera nazione spagnola. L’ipotesi che si può avanza-re, tuttavia, se non si vuole considerare unicamente il prevalere di interessi particolari e diuna visione ristretta dei problemi dell’economia locale, è quella della permanenza, nellarealtà gaditana, ma non solo in essa, di una mescolanza di teorie e convinzioni, che con-sentiva la coesistenza di una impostazione di tipo liberista nel commercio interno conun’altra di tipo protezionista in quello estero.

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lón, nel 1799,231 il commercio gaditano continuò a permanere in una si-tuazione di generale ristagno.232 Tanto è vero che, nonostante l’abrogazio-ne del decreto del 1797, l’attività di scambio di Cadice conobbe una nuo-va brusca caduta: nel 1800, infatti, le esportazioni scesero a 25.226.196 (o29.340.895) reales de vellón, l’oro e l’argento depositati non superarono i1.464 pesos fuertes; mentre, nel 1801, le esportazioni si fermarono a37.663.732 (o 43.753.187) reales de vellón e le importazioni dei prodotticoloniali più importanti si ridussero di circa il 50%, rispetto all’anno pre-cedente.233

In questo breve spazio di tempo che apriva il XIX secolo, insieme aifattori di crisi di tipo congiunturale, come le guerre marittime, cui si ag-giunse la svalutazione dei titoli del debito pubblico, cominciarono a ma-nifestarsi problemi di fondo dell’attività commerciale gaditana, che nonappariva più in grado di assicurare gli approvvigionamenti necessari aipossedimenti coloniali e che, ormai, veniva considerata dagli americani co-me una ingombrante struttura di intermediazione.

Gli anni di pace, tra il 1802 e il 1804, consentirono il rilancio degliscambi commerciali del porto gaditano, che ritornarono a livelli di nor-malità.234 Già nel 1802 tutte le voci mostravano un segno positivo: leesportazioni risalirono a 211.946.314 (o 243.783.008) reales de vellón, leimportazioni di tutti i prodotti coloniali crebbero eccezionalmente e quel-le di capitali ammontarono a 36.385.814 pesos fuertes e 31/2 reales.235 Nel

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231 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajo 2.197. I due valori distinti in rea-les de vellón sono sempre da riferirsi alle stime effettuate in base, rispettivamente, alle va-lutazioni del Reglamento de libre comercio o ai prezzi correnti delle merci esportate.

232 Secondo altri dati disponibili presso l’Archivo General de Indias (A.G.I., Secciónde «Indiferente General», legajo 2.243): le importazioni di prodotti coloniali, nel 1798, di-minuirono del 71,5% – scendendo a 7.546 quintali – e, nel 1799, aumentarono del 526%,rispetto all’anno precedente; le importazioni di capitali furono pari, nel 1798, a 29.568 pe-sos fuertes e, nel 1799, a 30.567 pesos fuertes.

233 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.198 e 2.244; A.G.P., Sección de«Protocolo Real», libro 69, folio 229. Tra il 1797 e il 1801, il volume totale delle esporta-zioni fu di 145.500.020 reales de vellón, secondo le stime effettuate in base al Reglamentode libre comercio, o di 169.675.785 reales de vellón, secondo le stime effettuate in base aiprezzi correnti delle merci esportate da Cadice; le importazioni di merci coloniali am-montarono a 133.764 quintali e le importazioni di capitali a 208.608 pesos fuertes: il com-plesso delle esportazioni di questi cinque anni fu pari al 74%, según reglamento, o al 75%,según precios, di quelle del solo anno 1796.

234 Secondo Fisher, i due anni di pace – il 1802 e il 1803 – furono «los más exitosospara las exportaciones de España en todo el período estudiado» (J. R. Fisher, El comercioentre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 54).

235 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajo 2.199; A.G.P., Sección de «Proto-colo Real», libro 69, folios 229-235. Secondo l’opinione di Ringrose: «La elasticidad delcomercio colonial español se ve además demostrada por la reacción al alto el fuego de1801 y la posterior paz de Amiens (1802). A pesar de las elevadas tarifas, el valor oficialdel comercio americano se remontó casi a su culmen anterior a la guerra»; tuttavia, a dif-ferenza di altri porti spagnoli, «durante la paz de 1802-1804 Cádiz tuvo dificultades pararecuperar su volumen de tiempos de paz» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito delfracaso, cit., p. 179 e p. 180).

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1803, le esportazioni furono pari a 231.820.929 (o 257.018.117) reales devellón, le importazioni di merci coloniali diminuirono, nel complesso, e lerimesse di capitali discesero a 30.533.409 pesos fuertes e 19 reales; nel1804, l’anno della ripresa del conflitto con l’Inghilterra, si ebbe una ridu-zione delle esportazioni a 168.724.291 (o 199.111.113) reales de vellón edelle importazioni di capitali a 9.932.163 pesos fuertes e 11 reales.236

Quindi, si trattava di un ritorno alla normalità di effimera durata, inun quadro generale di instabilità e di regresso dell’economia gaditana. Lacontrazione dell’attività commerciale, iniziata nuovamente a manifestarsinel 1804, accelerò decisamente il suo ritmo in corrispondenza con il disa-stro di Trafalgar, che portò la Spagna «no sólo a la ruina como potencianaval, sino también como potencia económica».237

Nel 1805, le esportazioni discesero a 25.258.204 (o 29.141.039) realesde vellón, le importazioni di prodotti coloniali ammontarono a soli 9.749quintali e quelle di capitali a 563.582 pesos fuertes; nel 1806, le esportazio-ni risalirono, momentaneamente, a 31.428.188 (o 36.849.630) reales de vel-lón, le importazioni di prodotti delle colonie subirono, al contrario, un’ul-teriore notevole diminuzione, come quelle di capitali, che si ridussero allacifra di 14.830 pesos fuertes; infine, nel 1807, l’anno in cui raggiunse il cul-mine questa fase discedente dell’attività di scambio, le esportazioni gadita-ne si fermarono ad un valore di soli 13.063.033 (o 14.874.208) reales de vel-lón, mentre le importazioni diminuirono ancora, tanto che, per quelle dioro e argento, non fu registrato, da parte della Depositaría de Indias, l’arri-vo di neppure una nave con capitali provenienti d’oltreoceano.238

La fine dell’instabilità, che aveva caratterizzato le transazioni maritti-me a cavallo dei secoli XVIII e XIX, corrispose al cambio di alleanze in-ternazionali della Spagna e alla consacrazione del dominio inglese sull’A-tlantico. In conseguenza delle nuove relazioni con l’Inghilterra, la Spagnasubì l’invasione del proprio territorio da parte dell’esercito napoleonico,

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236 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.200, 2.201 e 2.202; A.G.P., Sec-ción de «Protocolo Real», libro 69, folios 235-240.

237 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 177. García-Ba-quero, nello stesso volume (p. 179), ha osservato che: «Las condiciones adversas en quese desenvolvieron las relaciones comerciales con las colonias (...) se complicaron aún más(...) cuando comenzaron a sentirse en realidad las consecuencias de la derrota naval deTrafalgar. (...) A partir de estos momentos las relaciones de España con sus estableci-mientos ultramarinos quedan prácticamente cortadas, ya que no disponía de una marinade guerra que le permitiese proteger su comercio ni acudir en ayuda de aquellas provin-cias en caso de necesidad».

238 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.203 e 2.250; A.G.P., Sección de«Protocolo Real», libro 69, folios 240-244. Tra il 1802 e il 1807, il volume totale delle espor-tazioni fu di 682.240.959 reales de vellón, secondo le stime effettuate in base al Reglamentode libre comercio, o di 780.777.115 reales de vellón, secondo le stime effettuate in base aiprezzi correnti delle merci esportate da Cadice; le importazioni di merci coloniali am-montarono a 1.292.419 quintali e i capitali giunti alla Depositaría de Indias furono pari a77.429.822 pesos fuertes e 11 reales.

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mentre dall’altra parte dell’oceano si avviarono i primi tentativi per con-seguire l’indipendenza dalla “madrepatria”; in questo periodo: «La coin-cidencia de ambos factores va a provocar un auténtico colapso dentro dela economía peninsular».239 Tuttavia, mentre gli effetti della guerra d’In-dipendenza si avvertirono immediatamente, specialmente nella congiuntu-ra commerciale dei porti spagnoli, gli effetti del movimento di emancipa-zione americano si fecero sentire solo a partire dal 1814.240 In questa fase,la morsa del blocco mercantile venne avvertita con minore drammaticitàdai commercianti di Cadice, proprio perché i rapporti con le colonie nonapparivano definitivamente compromessi e anche l’occupazione del terri-torio interno spagnolo non rappresentava un ostacolo insormontabile,quando rimaneva aperto lo sbocco del mare.241

Il 1808 fu, per il commercio gaditano, un anno di parziale recupero, do-po la paralisi degli anni precedenti: le esportazioni raggiunsero il valore di28.406.798 (o di 33.519.160) reales de vellón; le importazioni di merci co-loniali non conseguirono un risultato analogo, visto che aumentò la quan-tità solo di pochi prodotti, all’interno di una riduzione generale dei riforni-menti; mentre riprese quota l’importazione di capitali, arrivando al livellodi 10.780 pesos fuertes.242 Nel 1809, l’anno della firma del trattato di al-leanza tra Spagna e Gran Bretagna, che consentì una discreta rianimazionedell’attività mercantile gaditana, le esportazioni aumentarono fino alla cifradi 106.171.745 (o di 121.884.361) reales de vellón e diedero segni di recu-pero anche le importazioni, in particolare quelle di capitali, che salirono a

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239 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 186. Inoltre, no-nostante l’abrogazione del decreto del 1797: «La invasión francesa de la Península y la caí-da de la Monarquía española en 1808 abrieron la puerta a una desobedencia casi total dela prohibición del comercio neutral en los puertos americanos» (J. R. Fisher, El comercioentre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., pp. 55-56).

240 Dal 1814, in particolare, iniziarono ad essere concessi permessi speciali per il traf-fico delle navi straniere (gracias), che favorirono l’apertura di nuovi varchi al commercio in-ternazionale nei territori americani (A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajo 2.494).

241 Infatti, grazie al sistema delle licenze commerciali e al mantenimento delle rela-zioni con Gibilterra, come con altri centri vitali dei traffici, Cadice non vide scompariredel tutto le proprie attività commerciali, conservando la possibilità di far giungere gli ap-provvigionamenti essenziali in città e di rifornire a sua volta altri mercati, compreso quel-lo inglese (cfr. F. Crouzet, L’économie britannique et le blocus continental (1806-1813), Pa-ris, Presses Universitaires de France, 1958, vol. I, pp. 173-174).

242 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.203 e 2.250; A.G.P., Sección de«Protocolo Real», libro 69, folio 244. Come è stato notato: «El comercio gaditano atrave-saba una aguda crisis, ya que si bien las exportaciones habían dado ciertos síntomas dereanimación, sin embargo las importaciones se mantenían dentro de la tónica de medio-cridad de los tres últimos años» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guer-ras revolucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana,cit., p. 193). Tuttavia, è stato sottolineato che, nel complesso: «La ocupación francesa y laguerra de la Independencia (1808-1813) fueron testigos de una recuperación provisionaldel comercio hispano-americano. Esto queda de manifiesto en las estadísticas que reflejanla repentina capacidad del gobierno de Cádiz para renovar las remesas de plata» (D. R.Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 181).

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17.023.050 pesos fuertes.243 Nel 1810, l’anno durante il quale iniziò l’asse-dio di Cadice da parte delle truppe francesi,244 le esportazioni arrivarono alvalore di 113.136.476 (o di 133.200.097) reales de vellón, le importazioni diprodotti coloniali, invece, diminuirono dell’11,38% e quelle di capitali eb-bero un incremento, raggiungendo i 43.682.138 pesos fuertes.245

In quegli anni, comunque, il commercio gaditano avvertì tutto il pesodella guerra contro gli invasori francesi, che avevano turbato la complessadinamica di sviluppo delle forze produttive interne, aggravando la diffi-coltà della Spagna di rifornire direttamente le colonie; a questo motivo dicrisi si aggiunsero l’avvio del processo di emancipazione dei territori co-loniali, le gravose spese di guerra e la svalutazione dei titoli del debito pub-blico:246 di conseguenza, anche quei dati che apparivano confortanti, per-lomeno dal punto di vista congiunturale, non avrebbero tardato a ripren-dere un segno negativo.247

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243 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.204 e 2.205; A.G.P., Sección de«Protocolo Real», libro 69, folios 244-245.

244 Come ha rilevato Solís: «en un aspecto el sitio de Cádiz fue absolutamente ficti-cio: la ciudad está tan bien abastecida como en los días de paz, dándose el caso curiosode que son los sitiadores, por el contrario, los que pasan en ocasiones hambre y necesi-dades. La explicación es clara: el predominio hispanoinglés mantenía expedito el caminodel mar» (R. Solís, El Cádiz de las Cortes, cit., p. 114). Il paradosso descritto da Solís erail dato caratteristico della nuova fase di ostilità: mentre, durante le guerre marittime, ilporto gaditano era stato privato della sua principale risorsa, il mare e le sue comunicazio-ni; nel periodo della guerra d’Indipendenza, Cadice, assediata da terra, poteva svilupparele sue relazioni attraverso la via atlantica.

245 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.204, 2.205 e 2.251; A.G.P., Sec-ción de «Protocolo Real», libro 69, folios 245-251.

246 «En el capítulo de pérdidas sufridas por el comercio gaditano (...), a las provoca-das por los gastos que suponía el mantenimiento de la guarnición, donativos, contribu-ciones extraordinarias y préstamos hechos al gobierno de la nación, había que agregar lasque produjo la desvalorización de los vales reales. Estos, entre 1801 y 1807, habían per-dido la mitad de su valor, usándose solo para cobrar los premios que por ellos se paga-ban. A partir de 1808 y como consecuencia de la invasión francesa, los premios dejaronde pagarse y en concepto de tales premios Cádiz perdió, solo en este año, por el total devales existentes en la ciudad que eran 1.889.967.152 reales, la cantidad de 25.199.562 rea-les» (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La deca-dencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 193).

247 La prosperità gaditana di quel periodo era, come è stato sottolineato, «una pro-speridad artificial», infatti: «El comercio con Indias se había reducido por aquellas fechasa la cuarta parte, pero hay que tener en cuenta que esa cuarta parte de los beneficios se que-daba íntegramente en Cádiz, pues no tenía posibilidad de desparramarse por el resto de laPenínsula» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 307). Inquesto quadro, vanno considerati anche i dati sulla distribuzione percentuale delle espor-tazioni verso i territori d’oltreoceano, che mostrano l’assoluta prevalenza di Cadice sugli al-tri porti spagnoli in questo periodo. Infatti, le merci esportate dal porto gaditano, mentrerisultarono pari al 44,2% del totale nel 1797, passarono ad essere il 61,4% del totale nel1798, l’81,5% nel 1799, il 77% nel 1800, l’85,7% nel 1801, il 68,2% nel 1802, il 75,6% nel1803, il 63,5% nel 1804, l’89,7% nel 1805, l’80,8% nel 1806, l’88,2% nel 1807, l’80,3% nel1808, l’87,8% nel 1809, l’86,5% nel 1810, il 98,3% nel 1811, il 96,5% nel 1812, l’83,7%nel 1815, l’88% nel 1816, l’89,1% nel 1817, il 96,1% nel 1818 e il 97,7% nel 1819 (cfr. J.R. Fisher, El comercio entre España e Hispanoamérica (1797-1820), cit., p. 67).

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Nel 1811, l’attività commerciale gaditana cominciò a declinare nuova-mente, confermando la tendenza alla contrazione dell’intero periodo: leesportazioni si ridussero a 52.541.605 (o 60.464.194) reales de vellón; leimportazioni di merci coloniali ebbero un generale ridimensionamento,pari a più del 50%; mentre le rimesse di capitali discesero a 9.375.853 pe-sos fuertes.248 Per il 1812, un anno molto importante per i gaditani, inquanto segnò la proclamazione della Costituzione liberale e la fine del-l’assedio francese, mancano le serie più indicative, quelle riguardanti leesportazioni e le importazioni di prodotti coloniali:249 a partire da allora efino al 1814, gli unici dati disponibili sono quelli relativi alle importazionidi capitali, che, da soli, non costituiscono un indicatore significativo del-l’economia e del commercio di Cadice. In ogni caso, in quell’anno, le ri-messe di capitali si limitarono a 3.332.967 pesos fuertes.250

Il movimento di emancipazione americano, dopo quasi un ventenniodi assenza della Spagna dalle colonie, era, ormai, una realtà concreta e ine-ludibile, che cominciò a indurre un mutamento di mentalità nei protago-nisti dell’economia gaditana: mentre Ferdinando VII restaurava l’assoluti-smo e tentava di riportare i territori d’oltreoceano sotto il dominio dellaCorona, decidendo la riproposizione del sistema esclusivistico soppressoda las Cortes de Cádiz e praticando una politica commerciale caratterizza-ta dall’assenza completa di libertà, le classi mercantili, mostrando una nuo-

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248 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.204, 2.205, 2.251 e 2.252;A.G.P., Sección de «Protocolo Real», libro 69, folios 251-254. Tra il 1808 e il 1811, il volu-me totale delle esportazioni fu di 300.256.624 reales de vellón, secondo le stime effettua-te in base al Reglamento de libre comercio, o di 349.067.812 reales de vellón, secondo lestime effettuate in base ai prezzi correnti delle merci esportate da Cadice; i capitali giun-ti alla Depositaría de Indias, a tutto il 1812, furono pari a 73.424.788 pesos fuertes.

249 Le elaborazioni più aggiornate di Fisher hanno consentito di colmare il vuoto re-lativo al valore delle esportazioni per il 1812. I dati forniti per l’intero periodo – dal 1797al 1820 – si discostano da quelli riportati in questa parte del testo, pur confermandone nelcomplesso l’evoluzione. Le esportazioni gaditane verso i territori d’oltreoceano sono sta-te così calcolate, in reales de vellón (cfr. J. R. Fisher, El comercio entre España e Hispa-noamérica (1797-1820), cit., p. 77):

Anno Valore esportazioni gaditane Anno Valore esportazioni gaditane

1797 4.852.842 1808 32.006.4831798 20.043.270 1809 107.384.7781799 71.166.352 1810 113.244.7161800 22.969.973 1811 58.526.4511801 36.380.508 1812 18.928.0121802 239.893.529 1815 79.373.9561803 245.848.064 1816 73.345.1491804 176.527.760 1817 56.762.2091805 46.102.495 1818 64.547.0761806 20.794.371 1819 2.801.7111807 12.109.878

250 A.G.P., Sección de «Protocolo Real», libro 69, folios 254-255.

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va sensibilità al cambiamento degli scenari in cui si svolgeva la loro atti-vità, abbandonarono la vecchia idea del monopolio e divennero aperte so-stenitrici dell’adozione di misure liberali nelle transazioni commerciali conle colonie.251 Tuttavia, prevalse l’impostazione del sovrano spagnolo, che,così, – nonostante il breve trionfo del realismo in tutte le province d’ol-tremare, con la sola eccezione del viceregno di Río de la Plata – «contri-buyó a acelerar el proceso revolucionario desencandenado algunos añosantes, privando de esta forma a la producción española de su principalmercado y a la hacienda de su más importante fuente de recursos».252

La carenza di dati, per i primi anni successivi alla fine della guerra con-tro i francesi in terra gaditana, non consente una valutazione precisa dell’an-damento delle attività del porto di Cadice; gli studiosi del periodo, però, sul-la base delle informazioni parziali attualmente disponibili, ipotizzano unarianimazione del commercio – limitata alla fase tra il 1813 e il 1816 –, che sisarebbe presto esaurita, con il rientro di Cadice nel processo di generale con-trazione economica. Le rimesse di capitali dall’America, unico dato certo pertutto il periodo, furono pari: a 7.055.752 pesos fuertes, nel 1813; a 13.293.265pesos fuertes, nel 1814; a 3.817.244 pesos fuertes, nel 1815; a 1.688.320 pesosfuertes, nel 1816; a 4.155.544 pesos fuertes, nel 1817; a 2.003.835 pesos fuer-tes, nel 1818; e, infine, a 372.885 pesos fuertes, nel 1819.253

Le serie relative alle esportazioni riprendono nel 1815, quando questavoce raggiunse il valore di 75.593.655 (o di 87.369.044) reales de vellón;anche per le importazioni di prodotti coloniali, è in questo anno che si ri-cominciano ad avere notizie, dalle quali si desume un andamento pari acirca il 60% degli anni considerati di normalità.254 Nel 1816, le esporta-

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251 Un’esperienza peculiare fu rappresentata dalla Comisión de Reemplazos, che, inquel periodo, non sembrò raccogliere compiutamente le istanze innovative presenti all’in-terno del settore commerciale gaditano: «Con la seguridad de que el gobierno de la Re-stauración continuaría luchando por el control de América, el Consulado trasladó suapoyo del régimen liberal de 1812 al de los absolutistas monárquicos en 1814. La agenciamediante la cual el Consulado apoyó el esfuerzo de guerra fue la Comisión de Reempla-zos. La Comisión fue establecida primero por el Consulado y el gobierno gaditano paraorganizar y financiar las expediciones a América. Después del golpe absolutista de 1814,la Comisión se adaptó rápidamente a un nuevo régimen que parecía más acertado en supolítica de restaurar las normas mercantilistas anteriores a la guerra. Este comité de co-merciantes y funcionarios recaudaba impuestos, obtenía préstamos voluntarios y forzososde la comunidad comercial, alquilaba y fletaba barcos, administraba suministros y reclu-taba y equipaba tropas destinadas a América» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mi-to del fracaso, cit., p. 187; cfr. anche M. P. Costeloe, Spain and the Spanish American Warsof Independence: The Comisión de Reemplazos, in “Journal of Latin American Studies”,XIII, 1981, pp. 223-237; C. Malamud, La Comisión de Reemplazos de Cádiz y la financia-ción de la reconquista americana, in Andalucía y América en el siglo XIX, cit., pp. 317- 347).

252 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 214.

253 A.G.P., Sección de «Protocolo Real», libro 69, folios 255-260.254 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.206 e 2.254. Cfr. A. García-Ba-

quero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La decadencia económica deCádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 224.

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zioni da Cadice furono pari a 70.297.158 (o 81.127.084) reales de vellón;mentre le importazioni di merci coloniali aumentarono, rispetto all’annoprecedente, di circa il 35%, in media.255

Durante il periodo che ebbe inizio nel 1817, la situazione del com-mercio gaditano si fece di sempre più netta decadenza, con un declino del-le attività, che, ben presto, si tramutò in paralisi completa.256 Nel 1817, leesportazioni discesero a 48.577.533 (o 55.580.228) reales de vellón e le im-portazioni di prodotti delle colonie diminuirono, rispetto all’anno prece-dente, di circa il 21%, in media; nel 1818, le esportazioni risalirono a68.472.219 (o 76.750.156) reales de vellón, mentre le importazioni di mer-ci coloniali subirono un’ulteriore diminuzione, pari, mediamente, a circail 52%; nel 1819, le esportazioni discesero nuovamente a 60.161.096 (o68.362.383) reales de vellón.257

Nel 1820, per effetto della decisione del governo liberale di sospen-dere le ostilità contro il movimento indipendentista,258 si ebbe un miglio-ramento del tutto transitorio delle transazioni commerciali e le esporta-zioni toccarono la cifra di 118.609.247 (o di 128.468.524) reales de vellón;tuttavia, dopo poco tempo, il porto gaditano versò di nuovo in una con-dizione di completa crisi commerciale: nel 1821, infatti, le esportazionicrollarono a 49.232.115 (o 53.002.235) reales de vellón.259

Da questo momento in poi, mancano informazioni certe sull’anda-mento dell’economia di Cadice, visto che anche le serie relative alle espor-tazioni si interrompono, lasciando il campo solo ad indicazioni sulle me-

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255 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.206 e 2.255.256 L’inizio di una fase di inarrestabile declino è stato descritto da García-Baquero:

«A partir de 1817, la actividad del puerto gaditano irá disminuyendo paulatinamente ha-sta llegar a una casi total paralización en 1828, para la cual se intentó buscar remedio enla franquicia de su puerto (...). El comercio gaditano estaba orientado de forma especialí-sima hacia el intercambio con las colonias, de modo que, sin estas, cualquier solución quese ensayase, estaba condenada al fracaso» (A. García-Baquero González, Comercio colo-nial y guerras revolucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipaciónamericana, cit., p. 228).

257 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajos 2.207, 2.208 e 2.256.258 García-Baquero ha giudicato «ingenua» la politica del governo liberale nei con-

fronti delle colonie, in quanto si basava sul presupposto «que los americanos sólo intenta-ban exteriorizar, con sus movimientos independistas, su aversión a la política absolutista deFernando VII y que, una vez restituida la legalidad constitucional, desistirían»; mentre l’o-biettivo del movimento di emancipazione era la piena indipendenza politica e la completalibertà economica (A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revoluciona-rias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 237).

259 A.G.I., Sección de «Indiferente General», legajo 2.208. Il volume totale delle espor-tazioni, tra il 1815 e il 1821, fu di 490.943.023 reales de vellón, secondo le stime effettua-te in base al Reglamento de libre comercio, o di 550.659.654 reales de vellón, secondo lestime effettuate in base ai prezzi correnti delle merci esportate da Cadice; i capitali im-portati a Cadice, tra il 1813 e il 1819, furono pari a 32.386.845 pesos fuertes. Nel 1820, in-fine, Cadice conservava ancora il 75% circa del commercio sopravvissuto con i territorid’oltreoceano (cfr. J. Cuenca Esteban, Statistics of Spain’s Colonial Trade, 1792-1820: Con-sular Duties, Cargo Inventories and Balances of Trade, cit., pp. 381-428).

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die annuali delle merci in uscita dal porto gaditano.260 Le uniche notiziedisponibili, di un qualche rilievo, riguardano i fallimenti delle case com-merciali, che, negli anni tra il 1811 e il 1824, chiusero in 227, su un tota-le di 600; il calo vertiginoso degli armatori navali, che passarono, dai 300di inizio secolo, ai 20 del 1824; la riduzione della popolazione di un terzocirca, nel primo quarto del XIX secolo; la emigrazione di massa della clas-se mercantile gaditana, che comportò la diminuzione all’ottava parte deicommercianti stranieri residenti a Cadice.261 Questi dati, pur nella loroframmentarietà, confermano la prosecuzione della contrazione dei trafficie l’aggravamento ulteriore delle condizioni della città, dopo il 1821. Per lafase successiva, infine, disponiamo dei dati di Moreau de Jonnes, secondoil quale, nel 1828, il commercio gaditano vide ridursi le esportazioni a4.976.000 reales de vellón e le importazioni a 8.924.000 reales de vellón.262

Con la separazione dei territori americani, una volta conseguita la de-finitiva indipendenza nel 1824,263 si concluse il lungo periodo del predo-minio coloniale spagnolo e del conseguente sviluppo di Cadice come ca-pitale degli scambi commerciali tra “i due mondi”.264 Il declino delle atti-vità mercantili era iniziato al tempo delle guerre marittime e, pur raggiun-gendo il suo culmine alla fine del primo ventennio del XIX secolo, avevagià prodotto una situazione di profonda crisi e di perdita di ruolo dellabaia gaditana.265

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260 Le esportazioni da Cadice verso l’America diminuirono notevolmente nel terzodecennio dell’Ottocento, stabilendosi su una media annuale di 78,5 milioni di reales, ri-spetto ai 265,9 milioni di reales della fine del decennio iniziato nel 1780 (cfr. P. Tedde deLorca, Sobre los orígenes históricos del subdesarrollo andaluz: algunas hipótesis, in N. Sán-chez-Albornoz (a cura di), La modernización económica de España 1830-1930, Madrid,Alianza Editorial, 1985, p. 302).

261 Ibidem. Secondo Ringrose: «La contracción del sector comercial aparece (...) do-cumentada por un diluvio de bancarrotas que llegaron a veinte al año entre 1811 y 1824.Desde 1811 en adelante, por lo tanto, el Consulado sólo contaba con un nuevo comercian-te por cada cuatro bancarrotas. (...) Además aunque el valor del comercio hispanoamerica-no (a precios corrientes) descendió a un 30% aproximadamente de los niveles de 1792, laparte de Cádiz en el comercio restante descendió incluso más deprisa, del 90% al 70% deltotal, y las exportaciones procedentes de Cádiz sólo fueron la cuarta parte del nivel ante-rior a la guerra» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 188).

262 Cfr. A. Moreau de Jonnes, Estadística de España, Barcelona, Imprenta de M. Ri-vadeneyra y Compañía, 1835, p. 243; ed. orig. Statistique de l’Espagne, Paris, Imprimeriede Cosson, 1834.

263 La Spagna, dopo quella data, mantenne sotto il suo dominio coloniale in Ameri-ca solo le due isole di Cuba e Portorico.

264 Nell’Archivo Histórico “González de la Sierra” (A.H.G.S., Sección de «Prensa», Se-rie de «Periódicos», carpeta O-2.1, 1866-1883), è possibile rinvenire copia di una rivista,che si pubblicava nella seconda metà del XIX secolo, il cui nome “El eco de ambos mun-dos” rimanda ancora a questa definizione dei due continenti e dei relativi territori.

265 Questa fase di passaggio è stata descritta da Ringrose, mostrando come Cadice inquel periodo svolgesse contemporaneamente due funzioni. Infatti, la città gaditana «fun-cionaba como un puerto regional de la Baja Andalucía, pero su función principal comolugar regional de almacenaje y distribución significó que también desempeñó importantescometidos específicos (...). Esto refleja el hecho de que a pesar de las diversas modifica-

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Insieme ai fattori esterni (le guerre contro l’Inghilterra, la guerra d’Indi-pendenza spagnola e l’emancipazione dei paesi d’oltreoceano),266 altre cause,che avevano origine nella struttura interna di Cadice e della Spagna, nonchénel peculiare meccanismo di funzionamento dell’attività commerciale gadita-na, contribuirono a determinare l’irrimediabile decadenza della città.

Innanzitutto, la produzione agricola e industriale nazionale non era af-fatto in grado di far fronte alla competizione degli altri paesi europei persoddisfare la domanda americana, tanto è vero che la maggior parte delleesportazioni coloniali era costituita da prodotti stranieri. Inoltre, l’atteg-giamento difensivo della borghesia gaditana, espressione di una classe de-dita prevalentemente al commercio su commissione e, quindi, poco pro-pensa al rischio e all’innovazione, favorì lo stabilirsi del predominio stra-niero sui traffici commerciali con le terre d’oltreoceano. Il cerchio si chiu-deva, quando si considerava l’abitudine incrollabile delle classi intermediespagnole di imitare, anche attraverso varie forme di ennoblecimiento,267 icomportamenti delle forze dell’aristocrazia nobiliare: i commercianti gadi-tani, in particolare, anziché investire produttivamente le ricchezze accu-mulate con l’attività di scambio, privilegiarono i lussi e gli ozi della vitaagiata, dilapidando, in questo modo, consistenti fortune e privando i set-tori fondamentali dell’economia di quelle risorse finanziarie, che ne avreb-bero potuto consentire il decollo.

Un altro aspetto della decadenza di Cadice derivò dalle scelte con-servatrici e dalla sfasatura dei tempi di intervento del governo nel campodella politica commerciale.268 La generalizzazione di un sistema di tipo

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ciones del sistema colonial, Cádiz retuvo una indiscutible preeminencia como la agenciadistribuidora del comercio legal entre España (y sus proveedores europeos) y la Españaamericana hasta la década de los años veinte en el siglo XIX. De esta manera fue si-multáneamente un puerto regional y un centro internacional de almacenaje y distribu-ción» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 131).

266 Come si è visto, le guerre marittime sostenute da Carlo IV contro l’Inghilterraprovocarono l’interruzione degli scambi con le colonie e l’annientamento della flotta na-vale spagnola: la scelta, quindi, di aprire i porti d’oltremare al commercio con i paesi stra-nieri, causata dalla necessità di garantire l’approvvigionamento dei territori americani, eb-be come effetto la fine del sistema monopolistico e del cosiddetto “pacto colonial”. Laguerra d’Indipendenza fu accompagnata dalla diminuzione della produzione agricola e in-dustriale interna, che, a sua volta, determinò una riduzione assoluta delle esportazioni spa-gnole; inoltre, lo stato di incertezza del porto gaditano, assediato da terra dalle truppefrancesi, fu motivo di fuga dalla città di un buon numero di commercianti nazionali e stra-nieri. L’indipendenza americana, infine, rappresentò, con la perdita del principale merca-to di approvvigionamento e di sbocco per Cadice, la definitiva conclusione del periodo diauge gaditana.

267 A proposito dell’esperienza specifica di Cadice, si è osservato che: «no resulta ex-traño que aquí, como en otros núcleos mercantiles de Europa, nobleza y negocios fuerancompatibles, a pesar de los impedimentos que los puristas del orden estamental preten-dieran alegar al respecto» (M. Bustos Rodríguez, Los siglos decisivos, cit., p. 44).

268 La sfasatura dei tempi non era un fattore secondario di crisi, anche di fronte ascelte economiche corrette. Infatti, come è stato scritto, a proposito della franchigia delporto gaditano: «El librecambismo pudo ser útil en otro tiempo, no cuando España, ar-

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protezionistico e la vanificazione dei tentativi sporadici, compiuti nel pri-mo ventennio del XIX secolo,269 di affermare il liberismo economico era-no il frutto di un’attenzione esclusiva ai problemi dell’erario reale e dimo-stravano una grave noncuranza per le potenzialità di crescita dell’industriae dell’agricoltura nazionali, che furono condannate, proprio nel periodo dipiù intenso sviluppo degli altri concorrenti europei, a permanere in unacondizione di arretratezza.

In definitiva, sebbene vi sia stato chi ha sostenuto, sul piano generale,che «la pérdida de las colonias de América Latina no puede explicar másque una pequeña parte del persistente retraso que, a largo plazo, mostra-ron la agricultura, la industria y las finanzas españolas entre 1820 y1914»,270 si può convenire, per il caso specifico, con l’analisi di García-Ba-quero, secondo cui «Cádiz era una ciudad por y para el comercio, peroéste se orientó desde el descubrimiento del Nuevo Mundo al intercambiocon estos países, de modo que sin este inmenso mercado difícilmentepodía conseguir otra cosa más que ir subsistiendo. De aquel gran emporiocomercial que fue Cádiz en el siglo ilustrado no quedaban para sus co-merciantes más que ruinas y recuerdos por los que lamentarse».271

Al «cierre de la frontera»,272 come è stata definita la perdita dei terri-tori coloniali americani e la conseguente chiusura della più importante viadi commercio gaditana, si cercò di rimediare tentando di rivitalizzare le at-tività mercantili in un altro modo: la proposta di attuare la franchigia delporto di Cadice, avanzata già nella fase di crisi successiva alle guerre con-tro l’Inghilterra, apparve come il tentativo più sensato da operare per la ri-presa della città e della sua economia.

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ruinada, no tenía dinero para comprar ni productos que vender» (A. García-BaqueroGonzález, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La decadencia económica de Cádiz araíz de la emancipación americana, cit., p. 253).

269 Nel periodo de las Cortes de Cádiz, fu decisa la soppressione di tutte le proibi-zioni e le privative, ma questo atto ebbe breve durata, in quanto, al termine della guerrad’Indipendenza, Ferdinando VII ristabilì il sistema precedentemente operante. Durante iltriennio costituzionale, poi, il governo, eccedendo in una pratica di liberismo ad oltranza,condusse la Spagna in una situazione di grande disordine economico, favorendo un rapi-do ritorno al sistema protezionistico, cosa che avvenne nel 1826.

270 L. Prados de la Escosura, De impero a nación. Crecimiento y atraso económico enEspaña (1780-1930), cit., pp. 30-31.

271 A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras revolucionarias. La de-cadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit., p. 254. Infatti, comeè stato ulteriormente osservato: «El impacto de la pérdida de las colonias americanas so-bre las ciudades más vinculadas al comercio ultramarino fue sensible» (P. Tedde de Lor-ca, Sobre los orígenes históricos del subdesarrollo andaluz: algunas hipótesis, cit., p. 302).

272 J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 308. Nellostesso volume (p. 311), Comellas ha sottolineato che: «Cádiz fue la ciudad que más tuvoque padecer las consecuencias del cierre de la frontera. Puerto dedicado exclusivamenteal tráfico con América, su movimiento quedó casi totalmente paralizado, y sólo poco a po-co la conservación de las Antillas sería una menguada compensación, sobre todo a partirde mediados del siglo XIX».

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Il primo progetto di questo tipo fu promosso dal conte de Maule, che,nel 1813, raccomandò l’adozione del porto franco, indicandone il luogo direalizzazione e stabilendo i differenti dazi da imporre.273 Inoltre, la com-missione municipale, nominata nel 1815 per analizzare le cause del decli-no del commercio gaditano e per individuare le soluzioni per il supera-mento di uno stato di crisi tanto profonda, propose, come uno dei rimedidi maggiore efficacia, la costituzione del porto franco, dal quale, solamen-te, si sarebbero potuti smerciare tutti i prodotti stranieri destinati alle co-lonie americane.274

Negli anni che seguirono la definitiva separazione dei paesi d’oltreo-ceano dalla “madrepatria”, i commercianti gaditani riproposero insisten-temente il tema della franchigia doganale, loro ultima speranza per la ri-presa del primato commerciale del porto di Cadice. Ferdinando VII, sot-to questa spinta, emanò il decreto del 21 febbraio 1829, con il quale si sta-biliva l’istituzione del porto franco.

Il Real Decreto concesse la piena libertà di transito alle navi impegna-te nelle operazioni di carico o scarico, eliminando le imposte precedenti,eccessivamente elevate, e lasciando in vigore solo alcuni carichi di spesa,come quelli per la sanità, l’ormeggio e i locali.275 Le disposizioni adottaterianimarono il commercio gaditano, in particolare gli scambi con gli altripaesi europei, ma ebbero breve durata: nel 1831, infatti, a causa dell’as-sassinio del governatore di Cadice, don Antonio del Hierro y Oliver, lafranchigia fu abolita e il decreto convertito in un programma di “buoneintenzioni”.276

I dati forniti da Moreau de Jonnes dimostrano la inefficacia dei tenta-tivi, sia pur flebili, avviati per consentire la riconquista di una posizione dimercato favorevole al commercio gaditano. Le esportazioni verso i terri-

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273 Il conte de Maule pensava che il posto più adatto per il porto franco fosse la spiag-gia di Puntal. Inoltre, egli affermava che: «Todo género o fruto que se despachase en élpagaría un tanto moderado: él que se internase en el reino por el hecho de sacar la guíapagaría el derecho común, y las mercaderías que se trasladasen a otros puertos solamen-te pagarían el almacenage» (N. de la Cruz y Bahamonde [Conde de Maule], De Cádiz ysu comercio, tomo XIII del Viaje de España, Francia e Italia, cit., p. 255).

274 Nell’Archivo Municipal de Cádiz (A.M.C., Sección de «Actas Capitulares», Cabildode I de marzo de 1815, tomo 172, folios 227-242), è conservata l’intera relazione della com-missione.

275 Cfr. J. M. Barragán Muñoz, La bahía de Cádiz: un puerto natural hasta el siglo XX,Cádiz, Fundación Municipal de Cultura, 1988, p. 26.

276 Cfr. A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de pro-vincia, in Historia de Cádiz, Madrid, Silex, 1992, vol. III, p. 94. A questo proposito, è sta-to espresso un giudizio lapidario: «consumada la independencia colonial, el fugaz ensayode puerto franco entre 1829-1832 no sirvió para detener el declive»; anche se Bernal, poi,ha affermato che «hay que matizar porque a través de Cádiz se mantendría lo principaldel tráfico habido con Cuba y Puerto Rico hasta 1898 y porque la burguesía mercantil ga-ditana se siguió nutriendo de las remesas y capitales repatriados de las colonias convir-tiendo a la ciudad en una de las principales plazas financieras de España de la primera mi-tad del siglo XIX» (A. M. Bernal, Relaciones económicas entre Andalucía y América en elsiglo XIX: una aproximación, cit., pp. 235-236).

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tori americani, nel 1829, raggiunsero il valore di 12.548.000 reales de vel-lón; nel 1830, salirono a 19.420.000 reales de vellón; mentre, nel 1831, di-scesero a 10.372.000 reales de vellón; infine, nel 1832, ebbero un lieve in-cremento, toccando i 13.296.000 reales de vellón.277 Le esportazioni versogli altri paesi europei aumentarono da 16.172.000 reales de vellón, nel1828, a ben 189.124.000 reales de vellón, nel 1832.278

Tuttavia, nonostante la scarsa ricaduta degli effetti della franchigia sul-le transazioni commerciali con i territori d’oltreoceano, quando le ex-co-lonie avviarono la normalizzazione delle loro relazioni economiche con glialtri Stati, anche Cadice, gradualmente, tornò a svolgere alcune funzionidi rifornimento dei paesi americani;279 inoltre, va ricordato che il porto ga-ditano aveva conservato il primato nelle relazioni commerciali con le po-che colonie rimaste, anche se doveva fare i conti con l’aspra rivalità di Bar-cellona.280

Durante la prima metà dell’Ottocento, quindi, cominciò a diffondersila speranza di un recupero del mercato d’oltremare e l’illusione di unanuova centralità del commercio americano: «La prosperidad gaditana obuena fortuna parecía que había retornado gracias al comercio con Ultra-mar, motivando ello en la (...) década de los 40 la búsqueda de nuevos ne-gocios e inversiones».281

La rinascita di una diffusa aspettativa nei confronti dell’attività com-merciale gaditana era dovuta, però, anche ad un fenomeno meno contin-gente di quello legato alla ripresa degli scambi con l’America: infatti, conl’inizio degli anni quaranta, si passò all’apertura di un ciclo di espansioneeconomica di grande importanza per l’Europa e denso di speranze per laSpagna. Lo sviluppo del paese riuscì a procedere, fino al 1866, senza im-pacci e interruzioni, se non in occasione delle due contrazioni del 1847-’49

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277 Cfr. A. Moreau de Jonnes, Estadística de España, cit., p. 243.278 Ibidem, p. 242. Questi dati, pur nella loro parzialità, porterebbero a confermare

– anche per Cadice – un’osservazione riguardante la Spagna intera, secondo cui: «estudiosmás recientes y depurados de Prados, Tortella y Cuenca Esteban aportan matizaciones im-portantes que abundan en la idea de que la independencia colonial lo que provocara fue,más que un colapso, un cambio en la estructura y composición de la propia balanza co-mercial así como una sustitución de mercados» (A. M. Bernal, Relaciones económicas en-tre Andalucía y América en el siglo XIX: una aproximación, cit., pp. 233).

279 Ad esempio: «a partir de la década de los quarenta, consolidada – al menos en eltiempo – la emancipación, ganaderos y hacendados del Río de la Plata y Perú empezarona enviar a Cádiz cueros y cacao cuando se reafirmó el comercio con las excolonias. A cam-bio recibían vino, aguardiente, sal, mercurio y seda» (A. Ramos Santana, Cádiz en el sigloXIX, de ciudad soberana a capital de provincia, cit., p. 96). Lo stesso autore ha sostenutoche: «La situación era parecida a la que aconteció tras la ruptura del monopolio, puestoque las recién creadas naciones americanas, por comodidad y costumbre, volvieron a co-merciar con la antigua metrópoli – aunque ahora también buscaron otros centros de in-tercambio – y el retorno lo hicieron por los puertos a los que estaban acostumbradas, en-tre ellos y muy en primera línea, el gaditano» (A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 12).

280 Del resto, era del tutto chiaro che «Cádiz no se resignaba a una función secunda-ria y seguía con la vista fija en “las Indias”» (A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 12).

281 F. Morales Padrón, Andalucía y América, cit., p. 148.

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e del 1856-’58; l’evoluzione di Cadice non si discostò molto da quella na-zionale, «dándose en la década del 40 un cambio lento, nada espectacular,pero que daba razones al optimismo».282

L’imponente opera di Pascual Madoz,283 oltre a presentare una parti-colareggiata descrizione storico-geografica di Cadice e dei suoi dintorni,fornisce indicazioni preziose sulla realtà commerciale gaditana alla metàdel XIX secolo.

Secondo i dati riportati da Madoz, durante il 1843, nel porto di Cadi-ce entrarono 676 navi provenienti dall’estero, dall’America e dall’Asia, percomplessive 113.032 tonnellate e 8.035 uomini di equipaggio, nonché1.551 navi adibite al cabotaggio, per un totale di 62.907 tonnellate e12.340 membri di equipaggio; nello stesso anno, dallo scalo gaditano par-tirono 450 navi con destinazione estera, americana e asiatica, per com-plessive 75.159 tonnellate e 4.975 uomini di equipaggio, nonché 1.268 na-vi di cabotaggio, per un totale di 59.618 tonnellate e 10.332 membri diequipaggio.284 Nel 1844, le navi arrivate a Cadice dall’estero, dall’Ameri-ca e dall’Asia, diminuirono a 604, per 117.311 tonnellate e 6.902 uominidi equipaggio, mentre le navi di cabotaggio discesero a 1.248, per 61.282tonnellate e 10.934 membri di equipaggio; nello stesso anno, infine, le na-vi in uscita dal porto con destinazione estera, americana e asiatica, si ri-dussero a 420, per un totale di 84.473 tonnellate e 5.068 uomini di equi-paggio, mentre le navi di cabotaggio diminuirono a 898, per 55.507 ton-nellate e 8.556 membri di equipaggio.285

I prodotti provenienti dall’America e dall’Asia raggiunsero il valorecomplessivo di 31.663.505 reales de vellón, nel 1843, e di 30.054.401 rea-les de vellón, nel 1844, mentre le merci degli altri paesi stranieri entrate aCadice furono pari a 19.575.264 reales de vellón, nel 1843, e a 15.475.236reales de vellón, nel 1844; il valore dei prodotti inviati in America e Asiadal porto gaditano fu pari, nel complesso, a 16.530.555 reales de vellón,nel 1843, e a 14.974.204 reales de vellón, nel 1844, mentre il valore dellemerci inviate agli altri paesi stranieri raggiunse i 17.233.997 reales de vel-lón, nel 1843, e i 13.005.426 reales de vellón, nel 1844.286 Infine, il valoredel commercio di cabotaggio fu pari, in entrata, a 94.308.186 reales de vel-lón, nel 1843, e a 59.488.695 reales de vellón, nel 1844; in uscita, a54.463.788 reales de vellón, nel 1843, e a 46.870.936 reales de vellón, nel1844.287

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282 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provin-cia, cit., p. 97.

283 Cfr. P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de España y sus pose-siónes de Ultramar, cit..

284 Cfr. P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit.,p. 138.

285 Ibidem.286 Ibidem, pp. 138-141.287 Ibidem, p. 143.

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Come mostrano questi stessi dati, il commercio di Cadice subì unaprofonda trasformazione nel corso degli anni quaranta del XIX secolo: altradizionale e quasi esclusivo orientamento dell’attività mercantile verso iterritori d’oltreoceano, determinato dalla funzione gaditana di cerniera tral’Europa e l’America, si venne a sostituire una propensione verso altri pae-si stranieri (gli europei, principalmente); ma, soprattutto, diminuendo ilvalore delle transazioni a largo raggio, acquisirono sempre maggiore im-portanza gli scambi a livello locale, l’attività di intermediazione interna. Inquesto modo, Cadice si avviò a svolgere una funzione più limitata, di “por-to e porta” del sud della Spagna, garantendo gli approvvigionamenti e glisbocchi commerciali all’intera regione andalusa, ma solo a quella.288

In questo periodo, la bilancia commerciale aveva mantenuto un segnocomplessivamente positivo solo grazie alle esportazioni vinicole – quelle,in particolare, verso l’Inghilterra –,289 riuscendo a compensare l’eccesso diimportazioni dall’America e dagli altri paesi europei, che era un chiaro in-dice della precarietà strutturale del sistema mercantile gaditano. Tuttavia,il ciclo di espansione economica, che interessò a lungo la Spagna, favorì ilritorno ad elevati livelli di benessere anche a Cadice, consentendo la ri-presa dell’iniziativa privata e la ricerca di nuove strade per lo sviluppo del-l’attività commerciale.290

La borghesia gaditana, anche quella abituata alle comodità del com-mercio su commissione, comprese la necessità di una diversificazione deipropri impieghi, non potendo essere riproposte le condizioni di estremofavore, che avevano caratterizzato il predominio mercantile di Cadice du-rante il siglo de oro. A partire dal quinto decennio dell’Ottocento, quindi,i commercianti avviarono nuove iniziative e investimenti in campi comequello dell’industria, della banca e della proprietà terriera: tra le diverseforme di attività promosse dagli imprenditori gaditani, assunse fondamen-tale rilevanza la costituzione di società di commercio e di incentivazionedei trasporti (sia per le comunicazioni terrestri, che per quelle maritti-me).291

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288 In Andalusia, passava ben il 34% del commercio estero della Spagna, «pero es uncomercio que no tiene nada que ver con el americano» (F. Morales Padrón, Andalucía yAmérica, cit., p. 144).

289 Il vino prodotto a Jerez veniva inviato in Inghilterra dal porto di Cadice; le espor-tazioni vinicole gaditane passarono da 150-170.000 ettolitri, nel periodo 1845-1849, a245.000 ettolitri, nel periodo 1852-1855, fino a 258.000 ettolitri, nel periodo 1856-1859.

290 Infatti, «no faltó a los negociantes gaditanos una masa de dinero que no existíaen otros sitios, lo que les proporcionaba una posición ligeramente holgada»; di conse-guenza, «la nueva situación permitió diversos intentos de buscar ganancias en nuevos cam-pos especulativos» (A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 13).

291 Come è stato osservato: «Realmente llama la atención la diversidad de negociosque van a plantearse los comerciantes gaditanos formando sociedades o compañías, ya decarácter especulativo, mercantil, de transporte, etc. (...) A partir de los cuarenta, las em-presas dedicadas al transporte se convierten en piezas apetecidas por la burguesía inver-sora gaditana, a juzgar por la profusión de compañías que con este fin se crean» (A. Ra-mos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia, cit., p. 98).

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L’evidente mutamento di mentalità della borghesia gaditana, stimola-to da una disponibilità di risorse straordinarie, che non sarebbe stato pos-sibile utilizzare, come da tradizione, nello sviluppo degli scambi transo-ceanici, ormai ridotti a livelli di secondaria importanza, era il frutto di unospirito di iniziativa e di ricerca, che contrastava con l’immobilismo del pas-sato e mostrava l’esistenza di una classe sociale più consapevole del pro-prio ruolo.

Nonostante questi sintomi di rivitalizzazione economica e il concretoincremento delle attività di scambio, oltre che di quelle finanziarie, la si-tuazione gaditana non poteva essere considerata di particolare vantaggio;specialmente se non si faceva riferimento solo ai risultati del porto inquanto tale, ma si confrontavano i dati di Cadice con quelli degli altri piùimportanti scali nazionali.

Infatti, – anche se, durante il periodo tra il 1852 e il 1856, le esporta-zioni gaditane verso i paesi esteri, non americani, aumentarono del 40%rispetto agli anni 1847-1851 e le esportazioni oltre l’Atlantico sperimenta-rono una crescita significativa, sebbene di proporzioni inferiori – nel 1857,Cadice perse il primato di principale porto spagnolo per valore e volumedegli scambi, a favore di Barcellona: la città andalusa «fue (...) desplazadade la cima no a causa de su hundimiento, sino por trotar más corto quesus rivales».292

La tendenza generale al ristagno economico della metà degli anni cin-quanta, quindi, non sembrava aver riguardato i valori assoluti dell’attivitàcommerciale gaditana, che aveva proseguito il suo cammino, anche graziealle esportazioni di grano, favorite dall’inizio di una nuova guerra interna-zionale.293 In quegli anni, però, oltre alla perdita della supremazia portua-le, Cadice subì un rilevante aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, co-me effetto «del fácil y caro comercio exterior»;294 ad aggravare la situa-zione, poi, contribuirono la speculazione e i cattivi raccolti del 1855 e del1856, che, di fronte ad un incremento della domanda estera di cereali, la-sciarono i mercati interni privi di una sufficiente provvista di tali generi emantennero elevato il livello dei prezzi dei comestibles.295

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292 N. Sánchez-Albornoz, Cádiz, capital revolucionaria, en la encrucijada económica, inC. E. Lida, I. M. Zavala, La revolución de 1868. Historia, pensamiento, literatura, NewYork, Las Amèricas Publishing Company, 1970, p. 89.

293 Si trattava della guerra di Crimea, che comportò l’attivazione di nuove esporta-zioni di cereali, sostitutive di quelle che venivano impedite dallo svolgimento degli even-ti bellici.

294 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provin-cia, cit., p. 101.

295 «En Cádiz los precios subieron entre julio de 1856 y febrero de 1857 en notablesproporciones. El trigo pasó de 35,58 ptas/hl a 42,34. La cebada de 17,12 ptas/hl a 20,72»(A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia, cit., p.101). Il problema venne affrontato, consentendo, tra il 1856 e il 1858, l’ingresso del gra-no in Spagna: i principali fornitori di Cadice furono gli Stati Uniti d’America e, poi, il Ma-rocco.

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In questo modo, durante la fase espansiva, si erano cominciati a ma-nifestare a Cadice i primi segni di una turbolenza, che, al termine del ci-clo, avrebbe inferto il colpo di grazia all’economia gaditana.

Nel solo 1862 si era registrata una crescita delle esportazioni pari a 2,6milioni di franchi, rispetto all’intero periodo 1852-1856, mentre le impor-tazioni erano aumentate di ben 11,9 milioni di franchi; nel 1863, esporta-zioni e importazioni avevano conosciuto un ulteriore lieve incremento; tut-tavia, già nel 1864, l’inversione di tendenza appariva delineata: le esporta-zioni diminuirono di 8,7 milioni di franchi, rispetto all’anno precedente, ele importazioni, addirittura, di 23,3 milioni di franchi; il 1865, infine, se-condo questi dati, fu l’anno peggiore del periodo, visto che le esportazio-ni crollarono a 45,3 milioni di franchi (15,4 in meno rispetto all’anno pre-cedente) e le importazioni discesero a 26 milioni di franchi (3,2 in menorispetto all’anno precedente).296

Il 1864, come è stato sottolineato, «marca (...) el primer momento dela crisis final»;297 a partire da allora, altri eventi si sommarono ai dati giàfortemente negativi delle esportazioni e delle importazioni: si ebbe unabrusca caduta del numero di navi mercantili entrate a Cadice e del relati-vo tonnellaggio; venne soppresso il deposito di tabacchi del porto gadita-no (1865); si ridusse notevolmente l’esportazione di vini verso l’Inghilter-ra;298 infine, si patirono anche nella città andalusa gli effetti della crisi fi-nanziaria mondiale del 1866,299 nonché della successiva crisi di sussisten-za.300

I commercianti gaditani, di fronte all’irrompere dei fattori di disordi-ne economico, cambiarono nuovamente atteggiamento e, rifiutando l’ideadi doversi accollare ogni rischio ulteriore, spostarono i propri capitali inimpieghi di tutta sicurezza, come il possesso di titoli del debito pubblico,di azioni del “Banco de España” o di metalli preziosi, o, ancora di più, co-me l’acquisizione della proprietà terriera: in quest’ultimo caso, si trattava

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296 Cfr. A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de pro-vincia, cit., p. 102 e p. 97.

297 J. Herrán Prieto, La ‘Gloriosa’ en Cádiz: de la Revolución de 1868 a la Constitu-ción de 1869, Cádiz, Fundación Municipal de Cultura, 1986, p. 17.

298 Alla fine degli anni cinquanta si era già avuta una stabilizzazione delle esporta-zioni vinicole; il cattivo raccolto del 1863, poi, provocò una grave riduzione dello smercioe, infine, il deprezzamento del vino sul mercato internazionale, nel 1867, contribuì alla cri-si ulteriore del prodotto.

299 Già nel 1865, gli istituti di credito gaditani erano entrati in una crisi irreversibile,a causa della massa enorme di clienti che si affollava agli sportelli per chiedere il ritiro deicapitali depositati.

300 Alla contrazione economica internazionale, si unì una crisi eminentemente nazio-nale, come quella alimentare, provocata dall’incremento eccezionale delle esportazioni difrumento. Il governo, sfruttando senza remore le condizioni favorevoli determinate dalcattivo andamento dei raccolti in alcuni paesi stranieri, non si pose il problema degli ap-provvigionamenti interni, che, negli anni calamitosi, si dimostrarono drammaticamente in-sufficienti, fino a ridurre alcune zone della Spagna alla fame.

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del famoso «retroceso sobre la tierra», che aveva rappresentato il tipico ri-fugio della borghesia spagnola nei momenti di maggiore crisi.301

Cadice «presentaba en 1868 un aspecto externo semejante a los añosde mayor esplendor, con calles bien pavimentadas, cuidadas y edificiosconstruidos con un acentuado sabor colonial»;302 il traffico marittimo sifondava, già da alcuni anni, sul frumento, sul vino e sugli altri prodotti,che affluivano al porto gaditano dalla baia e dalle città dei dintorni, per es-sere inviati nei paesi stranieri di destinazione. Eppure, proprio in quellafase di solo apparente normalità, si verificò la definitiva riduzione di Ca-dice a capital de segundo rango.

Le attività commerciali, infatti, duramente colpite dalle crisi ricorren-ti degli anni sessanta, non trovavano giovamento da un flusso di prodotti,che era trattato da società e individui estranei al contesto della città, mache, soprattutto, era troppo legato a circostanze transitorie. Il commerciogaditano registrò, nel 1868, un complesso di esportazioni del valore di 58,1milioni di franchi e importazioni per un totale di 25,5 milioni di franchi;303

questo andamento non subì scosse negli anni immediatamente successivi,dimostrando che la vera tendenza dell’economia gaditana era, ormai, quel-la alla depressione e al definitivo declino.

Il Diario de Cádiz del primo gennaio 1868 descriveva crudamente il pa-norama della città, sottolineando la fase terminale cui erano giunte le atti-vità mercantili: «Cádiz nada produce, su única riqueza es la propiedad ur-bana, el comercio ha llegado al último grado de paralización y la numerosaclase media que vive de su movimiento y la clase trabajadora que encuentraen él su existencia, se ven reducidas a la escasez y miseria que procuranocultar aunque en vano, bajo el manto de una prosperidad pasada».304

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301 Cfr. J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 313. Èstato, infatti, notato che: «A partir de la independencia de las colonias y del consiguientecolapso comercial de la península, muchas (...) familias burguesas se vieron obligadas acambiar de actividad. Abandonaron sus empresas, inviertieron sus ganancias en tierras oen otro tipo de bienes que ofrecieran mayor seguridad, y dieron lugar así a la apariciónde otro tipo de burguesía, de propietarios, que rompía con una tradición de generaciones.Los hijos de estas familias no podían ya seguir en los negocios de sus antepasados y teníanque buscar otras salidas» (R. S. Mantero, Consecuencias políticas de la Emancipación enAndalucía, in Andalucía y América en el siglo XIX, cit., p. 24).

302 P. Parrilla Ortiz, El cantonalismo gaditano, Cádiz, Ediciones de la Caja de Ahor-ros de Cádiz, 1983, p. 15.

303 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provin-cia, cit., p. 102.

304 Diario de Cádiz, Cádiz, 1 gennaio 1868. Come ha aggiunto, con efficacia, ParrillaOrtiz: «No se trataba de una simple crisis (más o menos grave) inmersa en la sucesión delos ciclos económicos. Era algo más. El esplendoroso pasado vivido por Cádiz en el sigloXVIII, durante el cual fue, sin discusión, la ciudad más próspera del país, contrastaba conla evidente decadencia que corría en el último tercio del XIX. Se había perdido, pues, laposición preeminente, y Cádiz descendía rápidamente en el escalafón económico, cedien-do puestos en beneficio de otras ciudades» (P. Parrilla Ortiz, El cantonalismo gaditano,cit., p. 145).

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Di fronte a questo stato di cose, la Diputación Provincial di Cadice re-clamò nuovamente l’istituzione del porto franco, individuata come l’unicasoluzione alla profonda crisi del commercio, che richiedeva «un esfuerzoheroico» per poter essere rianimato e iniziare a contrastare il “monopoliocatalano”. Fu anche formata una commissione dell’organismo provinciale,che venne incaricata di presentare la richiesta della franchigia portuale alministro della marina, Juan Topete; tuttavia, il governo, questa volta, nonconcesse il privilegio ai gaditani.305

La parabola di Cadice era, dunque, inesorabilmente giunta al termine,condannando la città, che era stata la capitale del commercio mondiale perun secolo intero, prima, ad un ruolo di secondo piano e, poi, ad una de-cadenza, durata fino ai nostri giorni: «En efecto, desde 1868 el puerto ga-ditano se ve alejado de las modernas corrientes económicas, y languidecelentamente. Su característica y poderosa burguesía comercial pierde ri-queza, pero también influencia política, social y cultural. La ciudad co-mienza a periclitar. El poder local se atrinchera en posiciones conservado-ras. La economía se cierra y se pierde la iniciativa. Poco a poco, Cádiz seprovincializó».306

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305 Il ministro delle finanze dell’epoca, Laureano Figuerola, assunse una posizione diapparente equilibrio, negando l’istituzione del porto franco a Cadice, per evitare di crea-re un serio pregiudizio a Barcellona, e, al tempo stesso, rifiutandosi di aumentare il pro-tezionismo economico in favore di Barcellona, per scongiurare il rischio di danneggiare,ancor più gravemente, Cadice.

306 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provin-cia, cit., p. 103.

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2.1 – Gli effetti dell’emigrazione cantabrica sulle attività commercialigaditane.

Le eccellenti possibilità di arricchimento che, nel pieno del XVIII se-colo, offriva Cadice – una città in cui, singolarmente, la funzione mercan-tile predominava in modo esclusivo –, determinarono un consistente af-flusso di immigrazione qualificata e, di conseguenza, una «variopinta com-posición de su población», con la fondamentale caratteristica di «una im-portante presencia de elementos foráneos, (...) venidos todos ellos con lasmiras puestas en hacer fortuna en su comercio».1

Una parte cospicua di questi forestieri era costituita dagli immigratidelle principali regioni spagnole, provenienti da altri nuclei urbani (comeSiviglia, Cordova, Zamora, Burgos, Jerez, Leon e Oviedo) e, soprattutto,dalle aree del nord e dalle province cantabriche. Infatti, proprio dai terri-tori della provincia di Santander, meglio conosciuti come Las Montañas, sierano trasferiti a Cadice singoli individui e interi nuclei familiari, fornen-do un impulso significativo al decollo commerciale gaditano.

Tuttavia, il fenomeno della emigrazione peninsulare verso il principa-le porto mercantile spagnolo non va considerato solo dal versante quanti-tativo, alla fine di scarsa importanza in termini assoluti,2 ma, principal-

2Le origini e lo sviluppo dell’azienda commerciale

“González de la Sierra” (1730-1840)

1 A. García-Baquero González, Cádiz según las Respuestas Generales del Catastro deEnsenada, cit., p. 19. Come è stato scritto: «durante el siglo XVIII se creó en Cádiz unacomunidad de migrantes nacionales y extranjeros atraída por las posibilidades de ascensoeconómico y social rápido proporcionadas por el comercio colonial» (P. Fernández Pérez,El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 59).

2 La limitata rilevanza dei dati numerici dell’emigrazione interna spagnola con desti-nazione gaditana è confermata dalla constatazione che a Cadice: «No llegan siquiera a 30individuos por año, cuando se descuentan los comerciantes originarios de Cádiz y de lasciudades vecinas de la bahía y de sus alrededores, a quienes no se puede aplicar con pro-

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mente, dal punto di vista qualitativo, l’unico in grado di mettere a fuocola natura e la distribuzione delle forze commerciali andate ad irrobustireil tessuto sociale ed economico di Cadice. L’elemento caratteristico di que-sta emigrazione interna fu rappresentato, infatti, dal forte grado di seletti-vità e dalla ragione stessa del trasferimento verso il sud, determinato dal-la ricerca di migliori prospettive di affari, piuttosto che da esigenze mate-riali di vita: tali fondamentali tendenze venivano confermate dalla tipolo-gia degli emigranti, in gran parte commercianti,3 ai quali non mancavanole disponibilità finanziarie o, comunque, in mancanza di queste, le capa-cità e le conoscenze tecniche.4

Le zone di provenienza di questi emigranti erano, in prevalenza, quel-le della «periferia peninsular» (Cantabria, Biscaglia e Navarra),5 dove la vi-cinanza con il litorale e le tradizioni marinare avevano favorito il radica-mento dell’attività di scambio, lo sviluppo della infrastruttura di trasportonavale e la diffusione di un vasto numero di operatori impegnati stabil-mente nei traffici commerciali.6 Queste regioni conseguirono un buon li-vello di sviluppo economico nel corso del XVIII secolo, mostrando ancheun notevole ritmo di crescita demografica: infatti, «la presión de la pobla-ción estimuló los contactos comerciales con el resto del mundo».7 In tali

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piedad las características de los emigrantes. Aun contando con que algunos de ellos lle-garan acompañados de su familia, o de algún ayudante, sirviente e incluso esclavo, es po-sible que la cifra no rebasara los dos centenares anuales» (J. B. Ruiz Rivera, El Consuladode Cádiz. Matrícula de comerciantes (1720-1823), cit., p. 31).

3 Secondo García-Baquero, che ha criticato il metodo di valutazione prescelto daRuiz Rivera, «el número de los comerciantes españoles al por mayor establecidos en Cá-diz quedaría de la siguiente forma: 289 en 1749-52; 221 en 1762 y 422 en 1771»; egli stes-so, però, ha osservato che: «Bien entendido que nos estamos refiriendo a individuos delos que nos consta que, en esos momentos, se hallaban en activo; de admitir también a losque excluyó el Consulado por entender que ya no pertenecían a esta categoría y a los “du-dosos”, en 1771 la cifra se elevaría hasta 531» (A. García-Baquero González, Comercio yburguesía mercantil en el Cádiz de la Carrera de Indias, cit., p. 75).

4 «En esa emigración abundaba sin duda el capital material y humano. Si no todoscontaban con el primero, al menos lo suplirían con las dotes para el negocio, que siempreha dependido del talento personal y de la capacidad de asunción de riesgos. Los comien-zos podían facilitarlos familiares ya instalados en Cádiz o compatriotas a los que unieranlazos de amistad o de años de servicio» (J. B. Ruiz Rivera, El Consulado de Cádiz. Matrí-cula de comerciantes (1720-1823), cit., p. 31).

5 Da questi territori spagnoli del nord – e, in minor misura, anche dalla Galizia e dal-la Catalogna – si era originato un flusso migratorio costante verso l’estremo sud della pe-nisola e, in particolare, verso Cadice, che, nel XVIII secolo, aveva consolidato la propriaposizione di centro europeo degli scambi d’oltremare, offrendo opportunità estremamen-te vantaggiose di impiego e di guadagno a chi intendeva svolgere l’attività mercantile (cfr.A. Domínguez Ortiz, Sociedad y Estado en el siglo XVIII español, Barcelona, EditorialAriel, 1976, p. 151 e p. 155).

6 Cfr. D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., pp. 297-336.7 Ibidem, p. 305. Ringrose ha notato, inoltre, nello stesso volume (pp. 307-308): «Co-

mo en el caso de la red mediterránea del siglo XVIII, el empuje empresarial de los co-merciantes del norte colaboró con la política regia y la reforma imperial para introducir ala comunidad comercial regional en el comercio atlántico».

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condizioni, l’esodo di una parte qualificata della popolazione rappresentò,al tempo stesso, la ricerca di nuove opportunità per chi intendeva speri-mentare le proprie capacità al di fuori dei ristretti confini dei luoghi di ori-gine e lo sbocco naturale per allentare la pressione demografica e migliora-re le prospettive di guadagno di chi si dedicava al commercio d’oltremare.

D’altro canto, il fenomeno migratorio interno determinò conseguenzedi considerevole importanza anche per il destino della località d’arrivo de-gli emigranti, la città di Cadice. Come ha sostenuto Comellas: «la afluen-cia que más cambió el tono de la ciudad fue la procedente de orillas delCantábrico».8 Infatti, «los santanderinos» erano stati una presenza moltonumerosa, che aveva monopolizzato il commercio gaditano dei generi co-loniali e dei locali di ristoro, in particolare, delle tabernas.9

I forestieri provenienti dal territorio cantabrico si dedicarono, fin dal-l’inizio, al commercio minore, aprendo negozi di commestibili e botteghe,che assunsero, proprio per la preponderanza dei santanderini nel settore,il nome tipico di montañeses.10 Come è stato osservato, infatti: «El san-tanderino en Cádiz monopoliza el comercio de ultramarinos hasta el pun-to de conocerse estas tiendas como “tiendas de montañucos” o “de mon-tañés”».11 Questa scelta di prendere parte all’attività di vendita di minori

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8 J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico, cit., p. 254. Va ri-cordato che: «En lugar de proceder de ciudades grandes, estos comerciantes por regla ge-neral venían de ciudades pequeñas y valles empotrados en las montañas cántabras que seextienden a lo largo de la costa que va desde Asturias y Santander hasta los Pirineos» (D.R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 136).

9 A Cadice, nel 1801, secondo Bustos: «el sector alimenticio cuenta con 377 tende-ros de vino-comestibles, entre los que los emigrantes montañeses (Santander) están bienrepresentados, y nos muestran bien a las claras la importancia alcanzada por el consumode este producto, al que la cerveza aún no puede hacer competencia» (M. Bustos Rodrí-guez, Los siglos decisivos, cit., p. 104).

10 Una caratteristica particolare che avrebbero assunto le attività gestite dagli immi-grati cantabrici fu quella dell’impiego dei cosiddetti chicucos negli esercizi commerciali ga-ditani. Si trattava di adolescenti provenienti dalla regione del nord, che lavoravano nei ne-gozi de montañeses e conducevano una vita molto parca, mettendo da parte faticosamen-te i guadagni allo scopo di emanciparsi e di riuscire a condurre un’attività commerciale inproprio. Questo fenomeno è stato descritto da Venancio González García, il quale ha ri-levato – seppure per un’epoca successiva – che: «Una vez vuelto a Cádiz el rico comer-ciante, cuando había necesidad de chicucos en las tiendas que pertenecían a su clan,escribía a los padres respectivos dándoles las instrucciones necesarias para que aprove-chando el viaje de vuelta de algún dependiente que había ido de permiso veraniego a LaMontaña, viniera bajo su custodia la que podríamos llamar remesa de chicucos. (...) Loschicucos a los que “no le prestaba Andalucía” como dicen en La Montaña, sabían quetenían cubierta la retirada (...). Por el contrario, los que triunfaban se encontraban conque a los 25 o 28 años eran propietarios de un establecimiento y tenían su porvenir ase-gurado» (V. González García, Montaña abierta a Cádiz, Cádiz, Ediciones de la Caja deAhorros de Cádiz, 1978, p. 20 e p. 38).

11 R. Solís, El Cádiz de las Cortes, cit., p. 118. Nella stessa nota, Solís, a conferma diquesta particolare denominazione, richiama «un expediente que se abre en las Cortes eldía 7 de agosto de 1811 “sobre multa que debía imponérseles a los montañeses de estaciudad y la Isla por haber achicado las medidas del vino”».

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dimensioni, che veniva considerata di scarso valore, spiega l’assenza, inmolti casi, dei nomi dei commercianti di origine settentrionale nelle rela-zioni dei rappresentanti del Consulado e, soprattutto, nelle descrizioni del-l’aristocrazia mercantile gaditana.12 Tuttavia, questi negozianti, una voltaradicatisi nella realtà locale di Cadice e incrementato il volume degli affa-ri, si disponevano all’ampliamento della propria attività, entrando nelcommercio coloniale, senza remore e, talvolta, con ruoli di primo piano.

I commercianti advenedizos,13 in conseguenza degli ostacoli e degli im-pedimenti esistenti per l’esercizio dei traffici d’oltreoceano da parte deglistranieri, ebbero la possibilità di sostituirsi ad essi, assumendo il ruolo diintermediari tra le case commerciali estere e i territori coloniali. Questa,come è stato testimoniato da un libello anonimo del 1773, era una praticamolto diffusa a Cadice, «con los Vizcaínos, Navarros, Gallegos, Montañe-ses y mis Paisanos a cuyo nombre giran muchos caudales de los extranje-ros por la prohibición de que suenen éstos».14 In questo modo, il feno-meno dell’emigrazione contribuiva a fondare uno dei tratti caratteristicidel commercio gaditano, quello rappresentato dall’attività di intermedia-zione e dalle operazioni di scambio su commissione.

Secondo Ruiz Rivera, gli strati mercantili di origine locale non erano,approssimativamente, che la terza parte della popolazione commercialegaditana, mentre oltre il 40% dei commercianti risultava proveniente daaltre aree interne, tra cui, in particolare, i territori del nord della peniso-la.15 Se si considera, tuttavia, che nella categoria più significativa della so-cietà mercantile di Cadice, quella dei comerciantes al por mayor, gli spa-gnoli partecipavano ad una quota minima degli utili totali, nonostante rap-presentassero la maggioranza del gruppo,16 si comprende che l’influenza

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12 «Esto es explicable, pues si bien en Cádiz existía aprecio y valorización para el co-merciante de gran volumen de negocio, no ocurría lo mismo con el minorista, que no teníacategoría social alguna en la vida de la ciudad» (R. Solís, El Cádiz de las Cortes, cit., p.110).

13 Venivano chiamati advenedizos i forestieri, in particolare, quelli provenienti dalleregioni del nord della Spagna.

14 A.G.I., Sección de «México», legajo 2.492.15 I dati ricavati dalla Matrícula, sia pure nella loro imprecisione, confermano l’indi-

cazione, secondo cui, ai primi posti della graduatoria dei luoghi d’origine dei commer-cianti operanti a Cadice, subito dopo l’Andalusia, si trovavano le regioni di Biscaglia, Can-tabria e Navarra (cfr. J. B. Ruiz Rivera, El Consulado de Cádiz. Matrícula de comerciantes(1720-1823), cit., pp. 35-36 e p. 40). Ringrose ha segnalato le diverse origini dei commer-cianti spagnoli registrati nella Matrícula, negli anni tra il 1743 e il 1750: il 36% era di Ca-dice, il 33% proveniva dalle regioni costiere del Nord, il 12% arrivava da Barcellona e dalresto della costa mediterranea, il 10% veniva dall’interno e il 9% era di Siviglia e del re-sto dell’Andalusia (cfr. D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fracaso, cit., p. 135).

16 Negli anni tra il 1749 e il 1752 gli spagnoli corrispondevano al 54,3% del totaledei commercianti all’ingrosso di Cadice; questa percentuale salì al 59,1%, nel 1762, perdiscendere al 55,9%, nel 1773 (A.G.I., Sección de «Consulados», legajo 892 bis; A.M.C.,Libro de rentas de eclesiásticos y comerciantes; A.M.C., Sección de «Padrones», signatura1006-7). Secondo i dati riportati da García-Baquero, questa prevalenza numerica dei com-mercianti spagnoli non corrispondeva ad un predominio economico. Infatti, gli utili degli

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della componente straniera era di gran lunga prevalente nel commercio ga-ditano.17

Un quadro di sintesi della provenienza geografica dei cargadores regi-strati nella matricola consolare, elaborato per il periodo tra il 1743 e il1778, ha consentito di calcolare, in linea di massima, il differente peso del-le aree territoriali di origine dei commercianti impegnati nei traffici colo-niali.18 Le regioni di maggior consistenza percentuale erano, subito dopol’Andalusia, la Biscaglia, con il 14,9% del totale degli iscritti nella Matrí-cula, la Vecchia Castiglia, con il 14%, la Navarra, con il 6,7%, la Galizia,con il 4,7%, e la Catalogna, con il 3,8%. Le province di maggior peso nu-merico, oltre Cadice e Siviglia, erano quelle di Navarra, con 172 iscritti,Guipuzcoa, con 166, Biscaglia, con 164, Santander, con 163, Barcellona,con 73, e Logroño, con 72, (mentre ad altre zone, come Álava, Burgos, LaCoruña, Soria, Oviedo, Huelva e Pontevedra, corrispondeva un numero diregistrazioni tra le 55 e le 45).

La presenza dei forestieri, iniziatisi a stabilire a Cadice dal momentodel decollo dell’attività commerciale, cominciò a perdere d’importanza,anche per quel che riguardava la componente nazionale, tra la fine delXVIII e i primi anni del XIX secolo: il processo di «gaditanización» dellapopolazione mercantile cittadina, determinato dalla perdita del monopo-lio, dalle guerre con l’Inghilterra e la Francia e, soprattutto, dagli effettidel decreto sulla libertà di commercio con i neutrali, ebbe come risultatola fine del movimento migratorio interno verso il porto andaluso e dell’af-flusso dei commercianti stranieri interessati al mercato coloniale.19 Tutta-via, il fenomeno dell’immigrazione aveva provocato, nel corso di un seco-lo circa, un mutamento profondo nella composizione della popolazione,nel tessuto economico-sociale, nelle abitudini e nella cultura di Cadice, di-

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spagnoli costituivano solo una piccola parte, oscillante tra il 17,5% e il 18,3%, del totaledei guadagni del gruppo: «de modo que podríamos aceptar que el volumen de negocioespañol no representó más allá del 18% del total del comercio gaditano» (A. García-Ba-quero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio colonial español bajo el mo-nopolio gaditano, cit., tomo I, p. 494).

17 Secondo Ringrose – che in questo modo ha confermato le valutazioni di García-Baquero – «el 46% de los comerciantes que eran considerados extranjeros disfrutaban del83% de la renta neta registrada (utilidades)» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mitodel fracaso, cit., p. 134).

18 Cfr. A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio co-lonial español bajo el monopolio gaditano, cit., tomo I, p. 468. Egli stesso, nella pagina se-guente dell’opera, ha sottolineato che: «Queda claro, sin duda, que si utilizamos los librosde matrícula como una maqueta aproximativa a la composición de la estructura de los co-merciantes de Indias, resulta sumariamente acorde con la tendencia general de la vitali-dad regional periférica española, en orden al desarrollo».

19 Dopo il provvedimento di liberalizzazione del 1797, i commercianti stranieri ab-bandonarono Cadice, visto che potevano intraprendere direttamente l’attività di scambiocon le colonie d’oltremare e, quindi, erano in grado di fare a meno della piazza di inter-mediazione gaditana.

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venuta – a seconda dei punti da cui si effettuava l’osservazione – “una cittàcosmopolita” o “una Babele opportunistica”.20

L’analisi di un caso specifico, come quello delle origini dell’aziendacommerciale “González de la Sierra”, sorta dalle vicende di un nucleo fa-miliare giunto a Cadice dalle lontane regioni cantabriche, può servire aconfermare l’importanza di questo fenomeno migratorio, che costituì unadelle basi fondamentali da cui prese corpo il commercio coloniale gadita-no. L’interesse per un’indagine di questo tipo risulta ancora maggiore, sesi considera che non sono molti i casi di gruppi di immigrati insediatisi aCadice – per i quali, del resto, si possa disporre di una serie di informa-zioni pressoché completa –, che non abbiano abbandonato la propria at-tività in loco, dopo un limitato lasso di tempo dedicato ad essa e, soprat-tutto, dopo i provvedimenti di liberalizzazione degli scambi, per tornarealla terra d’origine o per rivolgere l’attenzione ad altri obiettivi e a occu-pazioni di diversa natura.

Quanto è stato scritto da Solís risulta del tutto valido anche nell’esa-me del nostro caso concreto: «A nosotros nos interesa más la emigraciónmodesta, casi siempre de tipo familiar, que al amparo de un pariente o unpaisano establecido en Cádiz, a cuyo lado iban a trabajar, y que termina-ba por independizarse y abrir nuevos negocios».21 Da queste realtà mi-croeconomiche doveva, infatti, formarsi gradualmente il tessuto connetti-vo del commercio e la società mercantile a Cadice nel periodo d’oro degliscambi coloniali.

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20 Cfr. A. García-Baquero González, Comercio y burguesía mercantil en el Cádiz de laCarrera de Indias, cit., p. 79; A. García-Baquero González, Comercio colonial y guerras re-volucionarias. La decadencia económica de Cádiz a raíz de la emancipación americana, cit.,p. 40. Comellas, d’altro canto, analizzando la fase finale del fenomeno di afflusso deglioperatori commerciali a Cadice e il processo di contaminazione tra popolazioni e culturedi diversa provenienza, ha sottolineato che: «ese proceso de asimilación o autoasimilaciónva a tener un papel decisivo en la configuración del carácter, genio y figura, de la ciudad.(...) Y, sin embargo, Cádiz se nos aparece al final del proceso dotada de una peculiar e in-confudible personalidad» (J. L. Comellas, Sevilla, Cádiz y América. El trasiego y el tráfico,cit., p. 253).

21 R. Solís, El Cádiz de las Cortes, cit., p. 79. Nella prosecuzione di questo brano, Solísosservava che: «Cuando hacían dinero, algunos traspasaban el comercio a un paisano y re-gresaban de nuevo a la Montaña, donde adoptaban una personalidad bien distinta a la delos indianos, por lo que se les llamaba “jándalos”. Andalucía, mejor aún, Cádiz, les habíainfluido de manera especial. Este contacto de la Montaña en general, y de algunos vallesen particular, no se ha interrumpido durante siglos. Es difícil calcular el número de san-tanderinos que hubo en Cádiz en aquellos momentos; sin embargo, bien puede afirmarseque llegarían a unos cuantos miles, ya que, al revés de lo que ocurría con los extranjeros,se casaban en la ciudad y muchos vincularon para siempre aquí su vida».

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2.2 – La fondazione dell’Almacén de Agüera e l’avvio dell’attivitàcommerciale dell’azienda gaditana (1730-1778).

Le origini dell’azienda commerciale, che avrebbe assunto, nel suo pe-riodo di massima espansione, la denominazione “Francisco González de laSierra y Cía”, sono strettamente legate all’emigrazione montañesa o cánta-bra verso Cadice, quando questa città iniziò a svolgere a pieno titolo il ruo-lo di capitale dei traffici coloniali e di testa di ponte tra l’Europa e l’Ame-rica. In questa fase, durante i primi decenni del XVIII secolo, si deter-minò, come si è detto, un considerevole afflusso di emigranti provenientida ogni dove, il cui nucleo più consistente e duraturo fu quello delle re-gioni del nord della Spagna. Juan de Agüera, fondatore dell’azienda omo-nima, che si sarebbe trasformata varie volte nel corso del tempo, fu unodei pionieri della colonia cantabrica stabilitasi nel centro gaditano.22 Unavolta giunto a Cadice da Cerrazo, una località della provincia di Santan-der, nel 1730, egli si dedicò al commercio, con l’apertura di un negozio digeneri alimentari (tienda de comestibles) nella plaza Bizencio,23 non imma-ginando che da quella piccola tienda si sarebbe avviata un’impresa di gran-de importanza, che «durante casi tres siglos iba a tener una gran partici-pación en toda la vida de la ciudad».24

Juan de Agüera, sposato con Juliana Pérez de la Sierra, aveva costi-tuito insieme a lei la società (compañía) che si occupava della gestione del-le attività commerciali della famiglia.25 Le limitate dimensioni dell’iniziati-va e il suo carattere familiare venivano confermati, oltre che dalla man-canza di qualsiasi riferimento al cognome (apellido) del nucleo santande-rino nel registro consolare,26 che, proprio in quegli anni, cominciava a rac-cogliere l’elenco degli individui autorizzati a svolgere il commercio con idomini americani,27 anche dalle disposizioni testamentarie del capostipitedegli Agüera in terra gaditana.

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22 I componenti del nucleo familiare degli Agüera – e dei González de la Sierra – nonsvolgevano, prima di giungere in Andalusia, un’attività commerciale. Nelle terre d’origine,infatti, essi si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento: la scelta di trasferirsi a Cadice,che a quell’epoca rappresentava per loro il centro del mondo, era motivata essenzialmentedall’obiettivo, comune a tutti gli immigrati provenienti dal nord, di hacer fortuna.

23 La piazza in cui venne aperto questo primo esercizio commerciale, meglio cono-sciuta come plaza de Villavicencio, si trovava di fronte alla cattedrale di Cadice.

24 Tabacalera S. A., una de las empresas más antiguas al servicio de Cádiz, in “Diariode Cádiz”, 16 giugno 1985, p. 2.

25 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Testamento de D. Juan de Agüera, Santillana, 17 marzo1746.

26 Nella Matrícula de comerciantes, risultava iscritto, dal 1736, al numero d’ordine 6,Francisco de Agüera, l’unico con questo cognome; ma, già dal 1743, non appariva più al-cun Agüera registrato nel libro della matricola (cfr. J. B. Ruiz Rivera, El Consulado de Cá-diz. Matrícula de comerciantes (1720-1823), cit., p. 113 e p. 133).

27 La mancata iscrizione degli Agüera nella Matrícula era la dimostrazione che l’atti-vità commerciale dell’azienda omonima ebbe un carattere circoscritto alla realtà locale per

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Nel 1742, infatti, egli nominava suoi eredi «unici e universali» i figliJoseph, Josepha, Juana, Francisca, María, Juliana e Teresa, supplicandoliaffinché «se porten como buenos hermanos y los partan sin pleito [mis vie-nes derechos y acziones]».28 Juan de Agüera, inoltre, richiamava nel testa-mento, per l’esecuzione delle sue volontà, solo i tre generi, Ventura Alon-so de la Sierra, Francisco González de Tánago e Andrés de Agüera.29

Secondo quanto disposto dal promotore dell’impresa, quindi, la titola-rità dell’attività sarebbe rimasta nell’ambito dei soli successori legittimi e, inparticolare, nella sfera di gestione diretta del primo e unico figlio maschio.30

Alla morte di Juan de Agüera, nel 1746, il negozio e la casa di plaza Bizenciorappresentavano ancora i centri quasi esclusivi d’azione della famiglia; allo-ra, Joseph de Agüera assunse la direzione del commercio in nome proprio edelle sorelle, residenti lontano da Cadice, nella loro regione di origine.

Il primo libro giornale (libro diario) dell’azienda conferma il caratterecircoscritto e l’andamento incerto dell’attività commerciale nella sua pri-ma fase: come nel caso della compravendita del vino di Jerez de la Fron-tera, che, durante il periodo tra il 1766 e il 1770, aveva prodotto un «car-go contra el señor Agüera» (debito) di 211.054 reales e 8 cuartos e una «da-ta» (credito) di 117.698 reales e 5 e 1/2 cuartos, per un risultato comples-

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lungo tempo e, paradossalmente, raggiunse il suo apice, irradiandosi verso i territori d’ol-treoceano, solo con la perdita dei domini coloniali, proprio nel periodo della decadenzadi Cadice.

28 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Testamento de D. Juan de Agüera, Santillana, 17 marzo1746.

29 Come è stato notato: «El análisis de las estrategias residenciales de la élite mer-cantil de Cádiz (...) permitió advertir la importancia que la incorporación de yernos (...)tenía en la continuidad de las compañías de comercio familiares, hasta el último tercio delsiglo XVIII. Incorporar a un joven comerciante como yerno a la casa y negocio familiartenía en el Cádiz dieciochesco otra utilidad, además de lograr la continuidad de la em-presa: concentrar el patrimonio de dos familias, evitando la dispersión y fortaleciendo laposición económica y social» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Re-des de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 162).

30 Nel testamento di Juan de Agüera era scritto: «Y tanbién declaro que por el muchoamor, venevolenzia y boluntad que e tenido y tengo a Joseph de Agüera mi Hijo lejítimo y dedicha mi Muger le prelego y mando amas y allende de su lexítima que de mis bienes ha de ha-ver el terzio y rremanente del quinto de todos mis bienes derechos y acziones y que le saqueen la casa de mi havitazión y en la tienda de géneros comestibles que tengo en la ziudad deCádiz en la plaza y casas que llaman Bizenzio y elrresto al cunplimiento de dicho terzio y quin-to en los demás bienes donde le parezca con declarazión que dicha casa y tienda es queridadurante la Compañía que tengo con dicha mi Muger ezepto la posesión y un pedazo del ha-stial del monte y el primer piso del zentro de la casa y las divisiones del suelo de avajo que estoes mío al tipo de tal Compañía y este legado y mejora se la mando con la espresa calidad quea de dar a zien ducados a María, ciento a Juliana y ziento a Theresa sus hermanas y mis hijasque componen treszientos ducados los que les a de entregar en dinero o azienda a boluntadde las dichas y sin que se les cause vejazión en su entrega y con la calidad asimismo de que di-cha mi Muger a de gozar por todos los días de su bida la rreferida casa...» (A.H.G.S., Secciónde «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Testamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Testamento de D. Juan de Agüera, Santillana, 17 marzo 1746).

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sivo di un «alcance contra dicho señor» (saldo debitore) pari a 93.356 rea-les e 5 e 1/2 cuartos, estinto al momento dell’avvio della nuova società.Mentre, tra il 1770 e il 1772, il commercio di vino aveva determinato un«cargo contra Josef de Agüera» di 68.073 reales e 5 cuartos e una «data asu fabor» di 154.504 reales e 4 cuartos, per un risultato complessivo «a fa-bor de dicho señor» di 86.430 reales e 7 e 1/2 cuartos.31

Nel corso degli anni tra il 1746 e il 1778, tuttavia, l’attività iniziale co-nobbe un notevole ampliamento, con il trasferimento del negozio nei nuo-vi e più rappresentativi locali vicini alla muraglia (Real Muralla), di frontealla banchina portuale: questa fu la sede dove Joseph fondò l’Almacén deAgüera. Inoltre, sempre in quella fase, vennero istituite nuove ditte com-merciali, dipendenti dal negozio principale, nella stessa Cadice, come a laCarraca e Puerto Real.

Con l’allargamento e la diffusione degli affari cominciò anche il coin-volgimento nelle nuove compañías comerciales del gruppo di altri familia-ri e individui, tutti nativi dei territori de Las Montañas de Santander. Unatestimonianza diretta dello sforzo di definizione degli assetti aziendali puòvenire dagli atti costitutivi delle società commerciali e dai loro libri conta-bili, che mostrano l’evoluzione dall’iniziale modello familiare verso formeassociative più complesse.

Un documento del 17 dicembre 1766 riportava la scrittura per la co-stituzione di una società tra Joseph de Agüera, suo cugino Joseph Gonzá-lez de la Sierra e Joseph de Ydoeta, un altro commerciante originario del-la regione cantabrica, per la gestione di due negozi di generi alimentari aPuerto Real, uno nella piazza cittadina, l’altro lungo la spiaggia, sul molodi Mendoza.32 L’atto, facendo riferimento al valore delle due tiendas de co-mestibles, con l’indicazione che «el fondo de ambas, y costo de armazo-nes, y utencilios ascendió a cinquenta y seis mil novecientos setenta realesvellón»,33 stabilì che la partecipazione alla società venisse ripartita in quat-tro quote uguali, due delle quali a favore di Joseph de Agüera e una cia-scuno per Joseph González de la Sierra e Joseph de Ydoeta.34

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31 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.166. Solitamente, per cargo si intendevano i conti relativi agli indebitamenti del-l’azienda, mentre per data le relative registrazioni a credito; l’alcance era lo scoperto, il sal-do debitore a carico dell’azienda.

32 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de constitución de compañía entre D. Joseph de Agüera, D.Joseph González de la Sierra e D. Joseph de Ydoeta, Cádiz, 17 dicembre 1766. Nel docu-mento era precisato che Joseph González de la Sierra e Joseph de Ydoeta, al pari di Jo-seph de Agüera, erano originari della provincia di Santander e risiedevano «en esta Ciu-dad de Cádiz».

33 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de constitución de compañía entre D. Joseph de Agüera, D.Joseph González de la Sierra e D. Joseph de Ydoeta, Cádiz, 17 dicembre 1766.

34 Nell’atto costitutivo veniva dichiarato dagli stipulanti che «hemos contratado esta-blecer compañía en el trato y manejo de dichas tiendas, y estamos de acuerdo en que estase entienda por quartas partes a saver. Dos de ellas de la pertenencia de mi dicho Don Jo-

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La società venne costituita con il versamento effettivo di 7.121 realese un cuartillo de vellón (un quarto di reale) – la metà di ogni singola quo-ta – da parte di Joseph González de la Sierra e Joseph de Ydoeta, mentreJoseph de Agüera si fece carico della copertura dell’intero capitale occor-rente, divenendo, così, creditore di una somma pari a 14.242 reales e mez-zo de vellón in «monedas de plata, u oro», che gli altri due soci, ciascunoper la metà, avrebbero dovuto, entro sei anni, «reintegrar al suso dicho yno en más porción y por las costas de la cobranza».35

La formazione della compañía fu vincolata alla condizione, secondocui i soci partecipavano alle perdite e ai profitti nella stessa misura dei con-ferimenti previsti.36 Venne, inoltre, disposto che la società avrebbe dovu-to continuare ad operare anche nel caso di morte di uno dei soci, fin quan-do non ci si fosse accordati per la sua estinzione;37 fu stabilito, infine, incaso di abbandono della compagine societaria da parte di uno dei tre fon-datori, un diritto di prelazione sulla relativa quota per i restanti soci.38

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seph de Agüera, una quarta parte en que quedo interesado yo el mencionado Don JosephGonzález de la Sierra, y la otra quarta parte de interés de mi el nominado Don Joseph deYdoeta».

35 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de constitución de compañía entre D. Joseph de Agüera, D.Joseph González de la Sierra e D. Joseph de Ydoeta, Cádiz, 17 dicembre 1766.

36 La scrittura di costituzione della società recitava testualmente: «Es condición quela referida compañía la formamos y establecemos en el manejo de las citadas dos tiendasa pérdidas y ganancias por quartas partes en las que produxere el trato de las mismas sinlimitación de tiempo y se han de dividir y partir entre nos los otorgantes o nuestros here-deros dos quartas de las utilidades íntegras para mi dicho Don Joseph de Agüera, unaquarta parte para mi el nominado Don Joseph González de la Sierra, y la quarta parte re-stante para mi el citado Don Joseph de Ydoeta y con igual por porción se han de tolerarel quebranto o pérdida que puedan acaezer» (A.H.G.S., Sección de «Documentación par-ticular, notarial y judicial», Serie de «Compañías», carpeta A-2, Escritura de constitución decompañía entre D. Joseph de Agüera, D. Joseph González de la Sierra e D. Joseph de Ydoe-ta, Cádiz, 17 dicembre 1766). Si confermava così, anche se «la forma de participación delos socios en las ganancias y en las pérdidas de la sociedad eran acordadas libremente, locual originaba una gran diversidad en los modos de adjudicación de las cuotas», che: «Engeneral, las distintas modalidades a que daban lugar estaban íntimamente relacionadas conel tema de las aportaciones de fondos. Es decir, que la distribución de los resultadoseconómicos de la compañía entre los socios solía ser proporcional a lo que aportaban»(M.a G. Carrasco González, Los instrumentos del comercio colonial en el Cádiz del sigloXVII (1650-1700), Madrid, Banco de España, 1996, p. 40).

37 Solitamente, nelle compañías de tienda, a differenza di altre società di persone: «Lamuerte de uno de los socios no era causa forzosa de disolución, antes al contrario, en to-dos los contratos se considera la obligación que tiene el socio superviviente de continuarcon la compañía hasta la finalización de su plazo» (M.a G. Carrasco González, Los in-strumentos del comercio colonial en el Cádiz del siglo XVII (1650-1700), cit., p. 63).

38 Nel documento costitutivo venne stabilito che «si alguno de nos u quien le repre-sente quiera separarse de la sociedad ha de preferir traspasar su interés a los compañerosque quieran mantener el trato de dichas tiendas». Le altre condizioni sottoscritte eranostate così definite: «Que en la administración y proveymiento de dichas tiendas ha de ob-servarse la regularidad que es devida pués aunque para con nos los otorgantes en la bue-na correspondencia que profesamos no puede ofrecerse disputa para con nuestros here-deros declaramos que esta tendrá exercisio dos años los que me representen a mi dicho

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Il 12 giugno del 1770, come viene riportato dal primo libro giornaledel nucleo centrale dell’azienda gaditana, si ampliò la società che facevacapo agli Agüera, attraverso la partecipazione all’iniziativa di due nuovi so-ci, Joseph González de la Sierra e Joseph de Ydoeta, che si affiancarono aJoseph de Agüera: il capitale dell’Almacén de Agüera, pari, nel complesso,a 64.000 reales de plata, fu attribuito a Joseph de Agüera, per 32.000 rea-les de plata, a Joseph González de la Sierra, per 16.000 reales de plata, e aJoseph de Ydoeta, per 16.000 reales de plata.39

Nella valutazione – effettuata il 30 giugno del 1771, in un altro dei pri-mi libri giornale disponibili – dei generi esistenti nell’almacén «que se hal-la en dos de los huecos vajo de la Muralla»,40 si può trovare conferma diun patto analogo a quello stipulato per i due negozi di Puerto Real, tra isoci della nuova compañía. Infatti, anche per il negozio di Cadice, era pre-visto che venisse attribuita «la mitad de su fondo y utencilios de que secompone a los herederos del Defunto Don Joseph de Agüera, y la otra mi-tad a Joseph González de la Sierra, y Joseph de Ydoeta por parte ygual»,41

come, del resto, era stato convenuto con lo stesso Joseph de Agüera, po-co tempo prima della sua morte.

Inoltre, il fondo aziendale (il valore dei beni esistenti nell’emporio,sommato al «dinero para el completo de carta quenta») veniva stimato in8.000 pesos corrientes (de a 128 cuartos) – un peso era pari a 8 reales de pla-ta de a diez y seis cuartos – ed era precisato che negli assestamenti dei con-ti annuali si sarebbe dovuto prevedere «un premio de tres por ziento queen el año hacen quince pesos, cuio producto deverá imbertirse en la for-ma que el Defunto dejó dispuesto en su testamento».42

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Don Joseph de Agüera o igual tiempo los que representen a nos Don Joseph González dela Sierra, y Don Joseph de Ydoeta»; «Y últimamente es condición que qualesquiera ar-riendo de casa en la que sirvan para el manejo de dichas tiendas que ejecute qualquierade nos o nuestros herederos en su favor por el mismo hecho se ha de entender practica-do al de la compañía sin que por esta razón ni otra alguna pueda considerarse el que prac-ticare el arriendo con mejor derecho adeala ni privilegio, más de lo que deve haver por lasociedad de ella» (A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Se-rie de «Compañías», carpeta A-2, Escritura de constitución de compañía entre D. Joseph deAgüera, D. Joseph González de la Sierra e D. Joseph de Ydoeta, Cádiz, 17 dicembre 1766).

39 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.166.

40 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.167.

41 Ibidem.42 Ibidem. Per fondo o caudal delle compañías si intendeva il capitale: «Una de las

obligaciones principales de los miembros de una compañía es la aportación de capital.Este capital, que (...) puede ser de distinta naturaleza, es el que hace posible la operativi-dad de la sociedad. Según el momento en que los socios lleven a cabo sus contribuciones,podremos distinguir dos tipos de aportaciones. Primeramente, unas aportaciones inicialesrealizadas por los socios al constituirse la sociedad, y que suelen aparecer especificadas enel contrato o, en su defecto, en el balance inicial de la compañía. Es lo que los documen-tos consideran “fondo o caudal principal”. En segundo lugar, aportaciones realizadas porlos socios durante el transcurso de la compañía, bien en forma de socorros, de préstamos

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L’inventario dei generi che si trovavano nel negozio, riportato all’iniziodel libro contabile, indicava l’elenco delle merci, la loro quantità e il lorovalore in reales de plata (v. tabella 1). I beni di pertinenza dell’impresa ga-ditana erano, in parte, artículos del Reino e, in parte considerevole, artícu-los de Ultramar.43 Nel secondo caso si trattava di un dato di grande impor-tanza, che dimostrava l’avvio, sia pure in dimensioni ridotte, del commer-cio di prodotti delle colonie americane, da parte dei proprietari dell’Al-macén de Agüera.

I generi disponibili erano di diverso tipo e non tutti alimentari: amido(almidón), candele di sego (velas de sebo), carta di vario genere (papel cor-tado, hordinario, de estraza, blanquete, blanco) cucchiai (cucharas), pagliuz-za (paxuela), semi (pipas), lardo (tocino), semi di bixa orellana (achiote), bac-calà (bacallao), cannella (canela), chiodi di garofano (clabo de comer), coto-ne (algodón), pepe (pimienta), zucchero (azúcar), ceci (garbanzos), comino(cominos), fagioli (frixones), nocciole (abellanas), olio (azeyte), riso (arroz),vino (vino), zafferano (azafrán). Inoltre, negli anni successivi, fino al primotrentennio del XIX secolo, avrebbero fatto la loro comparsa tra gli articolidel negozio anche altre fondamentali derrate d’importazione.44

Il risultato complessivo della gestione economica del 1771,45 secondoi dati indicati, mostrava un ricavo di 22.482 reales de plata, da cui, però,andavano sottratti i pagamenti degli stipendi, per un totale di 3.201 reales.Il guadagno emergente (19.281 reales) fu diviso, in base ai patti sociali, inparti uguali tra gli eredi di Joseph de Agüera, da un lato, e Joseph Gonzá-lez de la Sierra e Joseph de Ydoeta, dall’altro.46

Dal libro giornale del 1771, si evince, altresì, che nella società con JosephGonzález de la Sierra e Joseph de Ydoeta, al posto di Joseph de Agüera, co-me suo successore era subentrato il nipote, Pedro de Agüera, il quale proprioda quell’anno aveva iniziato la sua compartecipazione alla guida dell’attività

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o retención de beneficios» (M.a G. Carrasco González, Los instrumentos del comercio co-lonial en el Cádiz del siglo XVII (1650-1700), cit., p. 29).

43 Si trattava, cioè, di beni di produzione interna e di beni provenienti dai territorid’oltreoceano.

44 Infatti, ai prodotti precedenti se ne aggiunsero man mano altri, come: aringhe(arencones), semi da infusione (aluzema), anice (matalauga), cacao (cacao Guayaquil), caffè(café), coriandolo (culantro), formaggio di Fiandra (queso de Flandes), lenticchie (len-texas), mandorle (almendras), nuovi tipi di carta (papel azul, fino, ecc.), origano (orégano),piselli (chicharos), salmone (salmón), sesamo (axonxoli), strutto (manteca). Il caffè fu regi-strato nella contabilità, per la prima volta, solo nel 1785; mentre il cacao apparve ancorapiù tardi, precisamente nel 1806.

45 Per cogliere concretamente l’obiettivo dello sviluppo commerciale di un’impresa èindispensabile, come è noto, rilevare una serie di operazioni che comportano la realizza-zione di entrate (ingresos), generate principalmente attraverso la vendita dei prodotti, e dispese (gastos), determinate dall’attività di scambio. La differenza tra le entrate e le spese, dacui deriva un guadagno o una perdita, rappresenta il risultato della gestione economica.

46 In realtà, gli eredi, dei 9.640,5 reales guadagnati, ne pagarono 1.712 per le spesedi assistenza per l’infermità di Joseph de Agüera: perciò, alla fine, il ricavo netto fu pari a7.928,5 reales.

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Tab. 1 - Valutazione dei beni esistenti nel negozio della Muralla al 30 giugno 1771(in reales de plata de a diez y seis quartos)

Merci Quantità Valore unitario Valore totale

baccalà 6.000 a 32 plata ql. 1.920 rs. platariso 5.500 a 30 d.hos yd.m 1.650 rs. plataceci 1.400 a 24 336 rs. platafagioli 2.500 a 22 550 rs. plataamido 75 a 56 42 rs. platapepe 248 a 48 quartos t.s 744 rs. platachiodi di garofano 28 a 22 plata yd.m 616 rs. platacannella 14 a 6 yd.m 84 rs. platacomino 25 a 12 quartos 18 rs. plata, 12 quartoscotone 300 a 40 750 rs. platabixa orellana 110 a 6 de plata 660 rs. platazafferano 27 a 48 ydem 1.296 rs. platacandele di sego 880 a 17 quartos 935 rs. platapaxuela 130 a 18 ydem 146 rs. plata, 4 quartosnocciole 7 sacos a 44 de plata 308 rs. platacucchiai 600 dozenas a 5 quartos 187 rs. plata, 8 quartossemi 308 gruesas a 52 yd.m 1.001 rs. platazucchero 120 arrobas a 22 plata 2.640 rs. platapapel cortado 66 resmas a 12 ydem 792 rs. platapapel hordinario 197 a 9 1/2 1.871 rs. platapapel de estraza 386 a 4 1/4 1.640 rs. plata, 8 quartosydem 48 a 2 1/2 120 rs. plataydem blanquete 16 a 4 64 rs. plataydem blanco 15 a d.ho 60 rs. platavino 40 arrobas a 20 rr. s 425 rs. plataolio 5 d.has a 38 100 rs. plata, 15 quartoslardo 50 a 30 quartos 79 rs. plata, 11 quartosdinero para el completo de carta quenta 44.962 rs. plata, 6 quartosfondo (o caudal) 64.000 rs. platalimosna D. J. de Agüera* 4.000 rs. plata

Totale 68.000 rs. plata

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.167.

* Si trattava dell’offerta di 500 pesos, lasciata da Joseph de Agüera in favore del «glorio-so San Joseph».

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commerciale. A partire dal 1773, si era aggiunto ai tre soci, come risulta dal-le scritture contabili dell’Almacén de Agüera, Benito González de Tánago, fi-glio di Francisco González de Tánago e Juana de Agüera.47 Infine, un aspet-to particolarmente significativo della gestione era evidenziato dalla dichiara-zione posta sotto la firma dei tre soci, secondo cui i conti, con i relativi saldi,andavano inviati alla regione d’origine delle rispettive famiglie.48

Ancora nel 1771, come risulta da una procura stesa il 4 agosto a Cer-razo, «Jurisdicción de la Abadía de Santillana», le figlie di Juan de Agüe-ra,49 residenti lontano da Cadice e proprietarie «por lexítimas y forzosasherenzias» di diversi negozi di generi alimentari situati nell’area gaditanae amministrati dal fratello Joseph de Agüera, conferirono a Joseph Gonzá-lez de la Sierra l’esercizio della loro rappresentanza, «ttodo su poder cum-plido», con il compito di amministrare tali capitali «come se ne fosse pa-drone assoluto».50

Il 12 gennaio dell’anno successivo, nella cittadina di Santillana, Julianade Agüera firmava un analogo atto di conferimento di procura, con il qua-le nominava, come suo rappresentante, il marito Francisco de San Juan.51

Nel documento si faceva espresso riferimento ai beni degli eredi di Josephde Agüera, che consistevano essenzialmente «en un almacén de comestiblesestablecido en dicha ziudad de Cádiz, en acesoría que corresponde a la Real

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47 Benito González de Tánago era originario della provincia di Santander e risiedevaa Cadice.

48 Alla fine del libro contabile del 1771 veniva disposto di «remitirse a la Montaña elsaldo de esta quenta como asimismo el de la de el año de 1772».

49 Si trattava di Josepha (moglie di Ventura Alonso de la Sierra), di Juana (vedova diFrancisco González de Tánago), di Juliana (moglie di Francisco de San Juan), – tutte abi-tanti nella stessa provincia – e, inoltre, di María (moglie di Bernardo González del Piéla-go) – residente a Oreña –, di Francisca (vedova di Andrés de Agüera) – abitante a Villa-presente –, di Teresa (moglie di Bernardo Alonso Velarde) – residente a San Esteban, val-le di Reocín –.

50 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por herederos Agüera a favor de D. JosephGonzález de la Sierra, Santillana, 12 novembre 1771. Il contenuto della procura era accu-ratamente indicato nell’atto stesso, disponendosi che Joseph González de la Sierra: «en sunombre y representtando las personas ación y derecho pueda enttrar, enttre y tome la realposesión de las enumeradas tiendas y caudales con todos sus fondos tomar quenta a losmozos o personal que se hallen en su manejo, mantenerlos en el y a los muchachos o man-cebos, o poner otros en su lugar, hacer alcances, liquidarlos y cobrar su importte y de élttodo y demás que perciviere, y cobrase de fías u empréstittos ú empeños, dar recivos ycartas de pago con remuneración de la innumeratta pecunia, no siendo presentte la ent-trega. Proveer de quantto sea necesario de géneros en dicha negociación y comercio, co-mo y quando convenga ajusttar y liquidar carttas quentas anuales, o a los plazos que seacostumbran con desquentto de soldadas según cada uno mereciere y otorgar escripturasde compañía transacciones y convenios, con las condiziones pacttos y circunsttancias quese requieran y por bien tubiese y entteramentte administtrar dichos caudales como si ab-solutto dueño fuese».

51 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por Dña. Juliana de Agüera a favor de D.Francisco de San Juan, Santillana, 16 gennaio 1772.

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Muralla, como se va a las puertas de el mar a la que se nombra de Sevilla, yvarias tiendas en la citada villa de Puerto Real y Carraca».52

Nel 1772, inoltre, Francisco de San Juan e Joseph González de la Sierraformarono una nuova società «a pérdidas y ganancias», con il compito di ge-stire «una tienda de géneros comestibles y taberna de licores», nel luogo, de-nominato la Cruz de Serrano, della città di Puerto Real.53 L’atto costitutivodella compañía prevedeva la permanenza dell’attività commerciale per untempo illimitato, anche in caso di decesso di uno dei titolari; stabiliva, poi,una prelazione in favore dei soci, nel caso del trasferimento del negozio o del-le quote di «participación o ynterés»; dava, altresì, a Joseph González de laSierra la facoltà assoluta di scegliere i fornitori, i garzoni e gli inservienti, cheoccorrevano «en dicha tienda para su surtimiento, manexo y despacho».54

La clausola più significativa contenuta nel testo dell’accordo era rap-presentata dalla ripartizione del «fondo y caudal de la referida tienda» traJoseph González de la Sierra, che ne possedeva i due terzi, e Francisco deSan Juan, che, oltre a possederne il terzo restante, era proprietario dellastruttura, dei banchi di vendita, dei vasi e degli altri recipienti, di tutto ilmobilio del negozio e della taverna.55 Tuttavia, nonostante questa suddi-visione atipica delle quote e della proprietà, ciascuno dei due soci parte-cipava ai profitti e alle perdite per la metà.56

La successione di questi atti e, soprattutto, l’estrema minuzia del lorocontenuto stava a dimostrare che l’impresa fondata dagli Agüera, pur con-servando il suo carattere familiare,57 aveva decisamente iniziato ad evol-

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52 Ibidem. La procura prevedeva, tra l’altro, la possibilità di «proceder extrajudicial-mente y siendo necesario, que no lo espera, judicialmente a entterarse a fondo de los enun-ciados testtamentarios de el intrínsico caudal fincado en dicho giro, por muerte del citta-do su hermano, aclarar dudas de lo que se ofreciere, tomar razón de el, y de quanto com-benga, para los espresados fines, sin oponerse a la enunciada disposición testtamentaria».Questa disposizione, per il modo stesso in cui venne formulata, potrebbe aver rivestito ilsignificato di un ripensamento e di una verifica complessiva sull’amministrazione dell’Al-macén de Agüera, da parte di una delle figlie di Juan de Agüera.

53 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de compañía que establecen D. Francisco de San Juan y D.Joseph González de la Sierra sobre una tienda de géneros comestibles en Puerto Real, Cádiz,17 luglio 1772.

54 Ibidem.55 Ibidem.56 Ibidem. L’atto costitutivo, a questo proposito, recitava testualmente: «han de ser

partibles y divisibles de por mitad las utilidades y ganancias que la misma produzca lle-bando cada qual la suya, y en los propios términos se han de tolerar y sufrir las pérdidasy quebrantos que ofrezca».

57 Nei suoi ben oltre due secoli di vita, l’impresa gaditana, pur trasformandosiprofondamente, aveva conservato, fino agli ultimi anni, il carattere di una società in cui iproprietari si succedevano tra loro per via familiare, come è stato ricordato da un artico-lo pubblicato qualche anno addietro dal principale quotidiano di Cadice: «Hasta 1980 lospropietarios de la sociedad han ido sucediéndose por vía familiar, aunque ha habido enella varias fusiones y reorganizaciones a lo largo de su existencia» (González de Peredo,S. A., 235 años al servicio de los gaditanos, in “Diario de Cádiz”, 21 febbraio 1982, p. 2).

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versi verso forme più sofisticate di gestione, che richiedevano un’attenzio-ne e una cura di tipo professionale verso l’attività commerciale da partedei soci e che non potevano ricadere nella sfera di responsabilità di singo-li individui, privi di un’adeguata capacità di organizzazione aziendale.

Del resto, già al momento della morte di Joseph de Agüera, avvenuta il9 marzo 1771, il complesso commerciale dell’Almacén de Agüera aveva as-sunto la forma di una sociedad colectiva,58 composta da un grande emporioe da vari negozi e taverne, distribuiti tra Cadice, Puerto Real e la Carraca.

Nel suo testamento, infatti, Joseph de Agüera aveva dichiarato di farparte di una società con gli eredi di Gabriel Ruíz, che amministrava «variastiendas de comestibles y licores en esta ciudad»; di essere il proprietario, perla quota preponderante, di vari negozi «en la villa de Puerto Real y sitio dela Carraca»; di essere il principale titolare di un «almacén de comestibles»situato in prossimità della Real Muralla di Cadice; di partecipare, infine, aulteriori affari e attività di gestione, insieme ad altri commercianti gaditani.59

Secondo le ultime volontà di Joseph de Agüera, inoltre, JosephGonzález de la Sierra e Joseph de Ydoeta – che avevano svolto anche ilruolo di esecutori testamentari, accettando di conformarsi alla disposizio-ne di conservare «tranquilidad» e «buena armonía» tra gli eredi – eranostati nominati amministratori dell’impresa, con l’intesa che alle sei sorelle,cui era stata trasferita l’intera proprietà familiare, in parti uguali, andassesolo la rispettiva quota degli utili della compañía: in questo modo, si eraresa evidente la trasformazione della società in un’entità sempre più arti-colata e complessa, nella quale si veniva distinguendo la direzione dell’at-tività dalla proprietà pura e semplice dell’azienda.60

Infine, da una relazione sui capitali del defunto Joseph de Agüera,contenuta nel primo libro giornale dell’azienda, risultava che egli posse-

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58 «La compañía general o colectiva, como forma de organización comercial, es unade las más frecuentes» già nella Cadice della seconda metà del XVII secolo: questo tipodi società, inoltre, era caratterizzata dal fatto che «todos los socios, en nombre colectivoy bajo una razón social, se comprometen a participar, en la proporción que establezcan,de los mismos derechos y obligaciones, respondiendo subsidiaria, personal y solidaria-mente con todos sus bienes» (M.a G. Carrasco González, Los instrumentos del comerciocolonial en el Cádiz del siglo XVII (1650-1700), cit., p. 25).

59 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Testamento, codicilo y recibos de misa de D. Joseph deAgüera, 1769.

60 Ibidem. La clausola specifica del testamento diceva: «Nombro por alvaceas testa-mentarios, executores y cumplidores de mi última voluntad al mencionado Joseph Gonzá-lez de la Sierra, mi primo, con quien he profesado y profeso verdadera confidencial cor-respondencia, y al nombrado Joseph Ydoeta, â ambos juntos, y a cada uno insolidum conigual facultad a quienes assimismo nombro por mis apoderados, administradores, recau-dadores de mis bienes, y caudal, y les confiero amplias facultades para que administren,manejen y goviernen mis intereses, pongan cobro a quanto se me esté deviendo, y paguenlo que lexítimamente resulte ser yo deudor, entiendan en el ajuste de quentas quantas amí toquen, y a mí caudal, y les cometo para que las liquiden y valanceen mis dependen-cias completas facultades».

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deva, in tutto o in parte, i seguenti negozi ed empori, nella bahía gadita-na: a Cadice, l’almacén principale, per la metà, e la tienda de Agüera Re-cova, con un valore, rispettivamente, di 32.000 e di 4.500 reales; a la Car-raca, la tienda de la Plaza, per un quarto, una taberna, per un quarto, latienda de Silbestre, per un terzo, e la tienda de Quintana, con un valore, ri-spettivamente, di 5.000, 3.480, 2.500 e 2.526 reales; a Puerto Real, la tien-da del Muelle, per la metà, la tienda de la Mezcal, per la quarta parte, latienda de la Plaza, per la metà, con un valore, rispettivamente, di 5.637,1.255, 3.644 reales e 4 cuartos.61 A questi capitali, andavano aggiunti quel-li dei negozi, detenuti in partecipazione con i señores Ruíz y Valle: la tien-da de la Pescadería, per un quarto di sua proprietà, del valore di 4.695 rea-les e 4 e 1/2 cuartos; la taberna de la Esquina de la Pescadería, per un quar-to, del valore di 750 reales; la taberna de la Puerta de Sevilla, per un quar-to, del valore di 2.850 reales; la tienda de Don Pedro Vendición, per unquarto, del valore di 3.178 reales; la tienda de Don Pedro Marzal, per unquarto, del valore di 2.008 reales e 6 cuartos; e, in ultimo, la tienda de laCabritería, per un sesto di proprietà degli eredi de Agüera – una parteci-pazione acquisita dopo la morte di Joseph –, del valore di 1.666 reales e 5e 1/2 cuartos.62

Da un punto di osservazione più ravvicinato, anche i dati relativi al soloemporio principale di Cadice, riportati in un altro libro giornale, conferma-no un incremento considerevole dell’attività commerciale; il valore dei benidisponibili per il mercato, infatti, aveva seguito un andamento in crescita, siapur discontinua: da 19.037 reales de plata e 10 cuartos, nel 1771, era passatoa 22.211 reales de plata e 10 cuartos, nel 1772, a 21.212 reales de plata e 7 cuar-tos, nel 1773, a 41.377 reales de plata e 8 cuartos e mezzo, nel 1776, e a 35.055reales de plata, nel 1778.63 Nel 1779, l’anno in cui sarebbe comparsa un’in-dicazione esplicita di utili, nella misura di 32.000 reales de plata, il valore deibeni esistenti nel negozio avrebbe raggiunto i 48.326 reales de plata.64

Alla fine degli anni settanta, dunque, si chiudeva la prima fase di vitadell’azienda commerciale gaditana, che era sorta dal piccolo negozio digeneri alimentari aperto in plaza Bizencio da un immigrato santanderino eche, nel corso di quasi mezzo secolo, era divenuta una vera e propria com-pañía, diffondendosi in diverse località della provincia di Cadice e facen-do dell’acquisto e della vendita dei prodotti d’oltreoceano uno dei suoipunti di forza. Da quel periodo in poi, la storia dell’Almacén de Agüeraavrebbe proseguito la sua traiettoria evolutiva, pur non smarrendo il ca-rattere di un’iniziativa ancora delimitata allo spazio geografico regionale,

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61 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.166.

62 Ibidem.63 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,

libro 2.2.167.64 Ibidem.

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con varie trasformazioni della compagine societaria, che avrebbero con-sentito l’ampliamento delle attività di scambio e la promozione di nuoveimprese, favorendo, nel corso di poco più di un ventennio, un incremen-to considerevole del volume d’affari della ditta.

2.3 – La crescita dell’azienda commerciale degli Agüera duranteil periodo di maggiore prosperità di Cadice (1778-1808).

All’inizio dell’ultimo ventennio del XVIII secolo, l’Almacén de Agüe-ra era ormai diventato il nucleo centrale di una rete commerciale, che eracostituita essenzialmente da esercizi di generi alimentari e si estendeva sugran parte dell’area territoriale intorno a Cadice. La società principale ge-stiva direttamente le tiendas e le tabernas che facevano capo al complessocommerciale o partecipava con propri rappresentanti alla formazione e al-la gestione delle nuove compañías del gruppo.

Durante questo periodo di fine secolo, che fu anche quello di mag-giore prosperità per l’intera economia gaditana, le dimensioni dell’impre-sa si ampliarono notevolmente, convertendosi da un’attività di tipo fami-liare di piccola portata e di carattere localistico, ad un’azienda commer-ciale di media grandezza, presente in varie città dell’area (Cadice, Jerez dela Frontera, la Carraca, Puerto de Santa María, Puerto Real, San Fernan-do e Sanlúcar de Barrameda). Si poteva, quindi, facilmente constatare che«ya a finales del siglo XVIII los gerentes nombrados al efecto administranuna amplia red comercial en la Bahía Gaditana».65

Inoltre, nel corso di questa fase, il volume d’affari dell’azienda conob-be un incremento consistente, come si può verificare dai dati forniti dal li-bro giornale del negozio principale: infatti, il valore dei beni disponibili peril mercato aumentò, passando da 47.821 reales de plata, nel 1780, a 54.503,nel 1785, a 61.321 reales de plata e mezzo cuarto, nel 1790, e a 66.240, nel1797.66 Al contrario, la natura dell’attività commerciale non mutò, conti-nuando a riguardare, fondamentalmente, la distribuzione e la vendita, suscala locale, di generi alimentari interni e di beni provenienti d’oltremare.Tuttavia, fu registrata una importante novità nel commercio di due prodot-ti, il vino e l’aceto, che divennero, per la prima volta, oggetto di una parte-cipazione diretta agli scambi internazionali da parte dell’impresa gaditana.

Nel 1779 Pedro de Agüera, Francisco Manuel González de Busta-mante e Francisco de Tagle, «naturales y vecinos de las Montañas de San-tander», parteciparono alla formazione della “Compañía del Almacén delCafee”, stabilendo il relativo esercizio nella calle Larga di Puerto de SantaMaría. Mentre i primi due agivano in nome proprio, Francisco de Tagle

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65 Tabacalera S. A., una de las empresas más antiguas al servicio de Cádiz, cit., p. 2.66 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,

libro 2.2.167.

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rappresentava Juan Joseph González de Bustamante, fratello di FranciscoManuel, residente a Helguera, nella valle di Reocín.67

L’atto costitutivo della società, sorta per la gestione di un emporio digeneri alimentari «que se expenden por mayor», prevedeva una durata il-limitata dell’attività e stabiliva il valore del «fondo y caudal» dell’aziendain «seis mil reales de a ciento veinte y ocho quartos vellón cada uno», ap-partenenti per un terzo a Francisco Manuel e a Juan Joseph González deBustamante e per i restanti due terzi a Pedro de Agüera.68 Quest’ultimoaveva il compito di amministrare la compañía, mentre gli altri due soci po-tevano solo concorrere «a los valances y ajuste de quentas que anualmen-te se devería hacer, para percevir la tercera parte de utilidad si la hubiese,ô poner lo que falte a la tercera parte de su principal, verificándose pér-dida».69 Quindi, la partecipazione ai profitti e alle perdite era regolata inproporzione ai conferimenti dei tre proprietari al capitale della società.

Da altri documenti si possono ricavare ulteriori informazioni utili allaricostruzione di una vicenda così intricata e complessa come quella del-l’Almacén de Agüera e delle altre attività collegate con il nucleo centraledell’impresa gaditana.

Nel 1785 Rosa Pérez de la Sierra, vedova di Joseph González de la Sierrae «vecina de el lugar de Villapresente», conferiva il potere della sua rappre-sentanza a Juan Joseph Bolívar de Ydoeta, «vecino de el valle de Buelna en est-tas dichas Montañas y Obispado, y residente en el Reyno de Andalucía», perl’amministrazione di considerevoli capitali «consistentes en Almacenes, casas,tabernas, tiendas de frutas secas, y otros géneros de comercio, y dineros», chesi trovavano nelle città di Cadice, Puerto de Santa María, Jerez de la Frontera,Isla de León, Real Arsenal de la Carraca e in altri posti di quei dintorni.70

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67 Nella procura, che conferiva a Francisco de Tagle il potere di rappresentanza, JuanJoseph González de Bustamante aveva previsto – tra gli altri obiettivi riguardanti «un al-macén de efectos comerciablez, comestiblez y de otras varias especies que junto con mi her-mano lexítimo D. Francisco Manuel González de Bustamante me perthenece y se halla exi-stente con el con notado de el cafee en la calle larga de dicha ciudad» – la possibilità di in-dividuare persone «que quieren tomar Compañía o aparecería en el mismo almacén, intro-duciendo en él respectivos importes y caudales que concideraran necessarios para su mayory abundante surtimiento de todas expecies de géneros, para que con este medio se halle másproveido y pueda producir más seguros y conocidos excesitos lucros, intereses y gananciasannuales» (A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de«Compañías», carpeta A-2, Escritura de poder otorgada por D. Juan Joseph González de Bu-stamante, a favor de D. Francisco de Tagle, para establecer Compañía en un almacén de co-mestibles sito en el Puerto de Santa María, Puerto de Santa María, 12 settembre 1779).

68 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de Compañía establecida entre D. Francisco Manuel y D. JuanJoseph González de Bustamante y D. Pedro de Agüera, siendo este último el administradorde la Compañía, Puerto de Santa María, 12 settembre 1779.

69 Ibidem.70 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-

deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por Dña. Rosa Pérez de la Sierra a favorde D. Juan Josef Volibar Ydoeta, Santillana, 25 luglio 1785.

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Océano Atlántico

4. La diffusione degli esercizi commerciali dell'azienda "de Agüera/de la Sierra"nell'area gaditana (tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo)

la Carraca

Puerto Real

Puerto de Santa María

Isla de León(San Fernando)

Sanlúcar de Barrameda

Jerez de la Frontera

Gibraltar

Sevilla

R. Guadalquivir

Provincia de Cádiz

Cádiz

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Lo scopo essenziale della procura era quello di dare a Juan Joseph Bolí-var de Ydoeta il compito di far partecipare ai benefici risultanti dall’attivitàcommerciale tutti gli interessati,71 ripartendo i guadagni in parti uguali trail figlio di Rosa Pérez de la Sierra, Joseph González de la Sierra, e i generi,Joseph Sánchez de la Sierra, marito di Josefa, Antonio González de Quija-no, marito di María, e Benito González de Tánago, marito di VicentaGonzález de la Sierra.72 Tuttavia, attraverso un atto di questo tipo si con-tribuiva a rafforzare, all’interno del complesso commerciale gaditano, laposizione di guida di Juan Joseph Bolívar de Ydoeta, che avrebbe svolto lefunzioni di gestione dell’azienda fino ad un’età avanzata.

Il passaggio più significativo, tra quelli relativi alla creazione di nuovesocietà da parte della ditta principale, fu rappresentato dall’atto costituti-vo della compañía denominata Bodegas de la Arboledilla, promossa a par-tire dall’inizio degli anni novanta.

Juan Joseph Bolívar de Ydoeta, «por su propio derecho, y por el desu casa de comercio titulada Almacén de Agüera y Cía», Pedro de Agüe-ra e Joaquín Vélez de Cosío, nel 1796, avevano dato vita alla società cheraccoglieva e unificava due esperienze diverse nel commercio di generi ali-mentari.73

Negli anni precedenti, però, Pedro de Agüera e Joaquín Vélez de Co-sío avevano già manifestato l’intenzione di costituire una società tra loroe, dopo una approfondita riflessione, decisero di avviare, a Jerez de laFrontera, un’attività di distribuzione di vini, affidandone la direzione al se-condo dei due.74 Joaquín Vélez, innanzitutto, perfezionò l’acquisto di duecase contigue, che si trovavano in calle Davila, all’angolo di calle San Fran-cisco de Paul – chiamata comunemente de la Arboledilla –, cominciando lacostruzione di alcune cantine su parte del terreno occupato dagli apparta-

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71 Nel documento veniva attribuito all’apoderado, Juan Joseph Bolívar de Ydoeta,«este poder especial para que disponga poner de acuerdo y con ygualdad el sobrante dedinero caudal que se halla detenido en la casa almacén titulado de Agüera, sito en dichaciudad de Cádiz (à escepción de los capitales que para los fines ymportantes que ban ocur-riendo considere suficiente para su correspondiente giro, comercio, tráfico, conservacióna logro de aumenttos) el que cada parte de los ynteresados por su respectiva porción, oporciones, tenga y haia legítimamente lo que le corresponda».

72 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por Dña. Rosa Pérez de la Sierra a favorde D. Juan Josef Volibar Ydoeta, Santillana, 25 luglio 1785.

73 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura pública de una Compañía constituida entre D. Pedro de Agüe-ra, D. Joaquín Vélez de Cosío y D. Juan Josef Bolívar Ydoeta, Jerez de la Frontera, 1 giu-gno 1798.

74 Nell’atto costitutivo delle Bodegas de la Arboledilla veniva ricordato che i due so-ci originari, prima di iniziare l’attività, «discurrieron con la competente madurez á cercadel giro que deberían entablar, y por resultas de las conferencias tenidas en la materia, re-solvieron de conformidad, atendida la constitución, y proporciones del pueblo, adoptar lade extracción, y beneficio de vinos; pués la intelixencia y conocimientos que en el nego-cio tenían les prometían las más regulares consequencias, á menos de que, ocurriese algúnsuceso imprevisto».

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menti e, successivamente, su sessanta varas di superficie in un cortile di unedificio vicino.75

Completata l’opera edificatoria e aperte le bodegas, si conseguirono ra-pidamente risultati talmente buoni da consentire un incremento notevoledel capitale iniziale. A questo punto, si pose il problema di un’estensionedell’attività commerciale attraverso l’acquisizione di nuovi spazi e l’am-pliamento della società a Juan Joseph Bolívar de Ydoeta.76

L’atto di fondazione della nuova compañía prevedeva il versamento, daparte di ciascuno dei soci, di un capitale pari a «trescientos quatro mil no-venta reales once maravedís, y una tercera parte de otro vellón»; inoltre, sta-biliva, anziché la solita durata illimitata della società, «su duración por so-lo el tiempo que sea la voluntad de los tres socios», assegnando la guida ela gestione dell’iniziativa a Joaquín Vélez de Cosío.77 Altre clausole dispo-nevano la divisione degli utili o delle perdite «por terceras partes», in rela-zione alla pari partecipazione al capitale sociale; o la presentazione annua-le di «un valanze general de las existencias y deudas que aparezcan á favory contra la Compañía»; o, ancora, in caso di controversia tra i soci, la no-mina di tre arbitri incaricati di dirimerla, senza ricorrere in giudizio.78

La valutazione effettuata prima dell’allargamento della società a JuanJoseph Bolívar de Ydoeta (v. tabella 2) rappresentò – oltre che uno stru-mento indispensabile per procedere alla valutazione del patrimonio socia-le, in caso di scioglimento della compañía – un’importante fonte di infor-mazioni sullo stato dell’azienda, che risultava in possesso di strutture, pro-dotti vinicoli, utensili e altri beni, per un valore complessivo di 1.179.204reales de vellón, mentre il complesso dei crediti e dei debiti relativi all’at-tività sociale ascendevano, rispettivamente, a circa 168.761 e a 435.694 rea-les de vellón. Il «líquido caudal» (capitale netto) della società, quindi, ri-sultava pari a 912.271 reales de vellón, quale cifra derivante dalla sommadel valore dei beni esistenti nelle Bodegas de la Arboledilla e dei crediti at-tivi, cui erano stati sottratti i debiti della società.79

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75 La vara è una misura di lunghezza pari a metri 0,8359.76 Nell’atto costitutivo della società, già richiamato, si osservava che i due soci origi-

nari «dieron participación en ella al recordado D. Juan Joseph Bolivar Ydoeta, y su casade comercio, con cuyo auxilio aumentaron la referida fábrica, añadiéndole un manbiquey granero ó viviendas altas».

77 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura pública de una Compañía constituida entre D. Pedro de Agüe-ra, D. Joaquín Vélez de Cosío y D. Juan Josef Bolívar Ydoeta, Jerez de la Frontera, 1 giu-gno 1798.

78 Ibidem. Come è stato sottolineato: «el número de balances durante el transcursode la sociedad dependía del período de tiempo fijado entre dos ejercicios. Este solía va-riar entre el mes y los tres años. No obstante, la tendencia general entre los comerciantesgaditanos era la realización de balances anuales» (M.a G. Carrasco González, Los instru-mentos del comercio colonial en el Cádiz del siglo XVII (1650-1700), cit., p. 47).

79 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura pública de una Compañía constituida entre D. Pedro de Agüera,D. Joaquín Vélez de Cosío y D. Juan Josef Bolívar Ydoeta, Jerez de la Frontera, 1 giugno 1798.

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Tab. 2 - Stato patrimoniale delle Bodegas de la Arboledilla nel 1796 (in reales de vellón)

Beni mobili e immobili esistenti nella società (Existencias de la Compañía)

Bene Quantità Valore unitario Valore totale

cantine, granaio e abitazioni 167.114recipienti e utensili esistenti nelle cantine 919 131.840vino 23.000 arrobas 33 reales 759.000vino 3.000 arrobas 16 reales 48.000mosto 41 cascos 19.000aceto 3.125 arrobas 10 reales 31.250sapa (mosto di vino cotto) 4 botas 1.500 reales 6.000acquavite 67 arrobas 4.000legna 500 quintales 5.000cerchi di ferro 10 flexes 3.000cavallo, giumenta e lattonzolo 5.000

Totale beni esistenti 1.179.204

Crediti della società (Débitos a favor de la Compañía)

debitori vari 81.443,09pagherò “Juan Haurie y sobrinos” 43.560pagherò “J. Joseph Bolívar de Ydoeta” 9.653200 barili di vino a J. Y. de la Torre 34.105

Totale crediti della società 168.761,09

Totale beni esistenti e crediti della società 1.347.965,09

Debiti della società (Créditos contra la Compañía)

debiti con l’Almacén de Agüera y Cía 92.275debiti con D.a Francisca García Lamadrid 63.916,26debiti con D. Joseph de San Juan 166.555debiti con D. Manuel de Santa Cruz 39.750debiti con D. Francisco de la Peña 26.706,8 e ½debiti con D.a Theodora Cadaval 20.685,8 e ½debiti con D.a Gerónima de los Prios 5.500debiti con D. Pedro González de Bustamante 10.471debiti con D. Pedro de Agüera 2.440testamentaría D. Antonio Vélez de Cosío 3.895testamentaría D. Joseph Saez Quijano 3.000debito con il Convento dei cappuccini 500

Totale debiti della società 435.694,09

Capitale netto (= Beni esistenti e Crediti della società – Debiti della società) 912.271reales de vellón

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Documentación par-ticular, notarial y judicial», Serie de «Compañías», carpeta A-2, Escritura pública de unaCompañía constituida entre D. Pedro de Agüera, D. Joaquín Vélez de Cosío y D. Juan JosefBolívar Ydoeta, Jerez de la Frontera, 1 giugno 1798.

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L’atto costitutivo dell’impresa di Jerez de la Frontera, infine, faceva ri-ferimento all’onere di 135.853 reales de vellón, di cui era stato fatto cari-co a Pedro de Agüera «para completar (...) el capital en que queda inte-resado»: tale somma debitoria era stata separata «en la más solemne for-ma que por derecho puede» dalle operazioni passive di pertinenza dellasocietà e si era stabilito che per la soddisfazione dei creditori venissero li-berati da ogni responsabilità gli altri due soci.80

La ditta Bodegas de la Arboledilla, comunque, a causa della morte didue dei tre soci, non ebbe lunga durata, nonostante le buone premesse.Come risulta da una scrittura di Juan Joseph Bolívar de Ydoeta per il con-ferimento di una procura a Francisco Pérez de la Sierra, nel 1802 vennedecisa la liquidazione della «Compañía que privadamente tenía celebrada(...) en la extracción y beneficio de vinos».81

Nell’ultimo ventennio del secolo il complesso commerciale, che aveva as-sunto la denominazione “Almacén de Agüera y Cía”, aveva compiuto grandipassi in avanti, incrementando notevolmente la propria partecipazione aitraffici su tutto il territorio gaditano, contribuendo alla formazione di nuovesocietà di distribuzione e di vendita, diversificando le proprie attività e la ti-pologia delle merci scambiate, aumentando il volume di affari aziendale.L’impresa gestita dal nucleo familiare originario della regione cantabrica eradivenuta, ormai, un microcosmo rappresentativo della realtà economica diCadice, che, in quegli anni, aveva raggiunto il suo massimo livello di crescita.L’attività mercantile era, pur sempre, il risultato di un ambiente economico esociale circoscritto, nel quale, tuttavia, la complessità delle relazioni e delleiniziative sviluppate rispecchiava un campo d’azione molto vasto.82

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80 Ibidem.81 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-

deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por D. Juan Josef Bolívar Ydoeta a favorde D. Francisco Pérez de la Sierra, Cádiz, 10 luglio 1802. Nel documento, la decisione disciogliere la società, motivata dalla morte degli altri due soci, veniva così regolata: «yo, elcitado D. Juan Josef Bolivar Ydoeta, por mi propio derecho, y el de dicha mi casa de co-mercio, titulada Almacén de Agüera y Cía, otorgo que doy poder tan amplio como porderecho se requiere a D. Francisco Pérez de la Sierra, residente en ésta ciudad; especialpara que en mi nombre y representando mi persona, derechos y acciones, pase a la refe-rida de Xerez de la Frontera, y proceda con los herederos respectivos de los referidos D.Pedro de Agüera y D. Joaquín Vélez de Cosío, ô con quienes formalmente les represen-te, â hacer y evaquar por sí mismos, ô por los yntelixentes y peritos que nombren deconformidad el último valanze, ajuste, y liquidación final de la relacionada Cia de extrac-ción y beneficio de vinos en las expresadas bodegas, y practicado en devida forma, pro-cedan asimismo en seguida, â la extinción, conclusión, separación y chancelación de lapropia Compañía».

82 Come è stato osservato, a proposito dell’ambiente economico gaditano: «El carác-ter marítimo y mercantil de Cádiz contrastaba con el interior agrícola de la península, yfavorecía la existencia de mayores posibilidades individuales de crecimiento económico ymovilidad social. Estos rasgos genéricos la asemejaban a otras ciudades costeras situadasen encrucijadas de rutas internacionales de comercio marítimo, tales como Lisboa, Bur-deos o Bristol, que como Cádiz jugaron un papel clave en la creación de redes mercanti-les en el comercio a larga distancia» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metró-

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Si poteva, quindi, facilmente osservare come: «A finales del siglo XVIII ybajo la administración de Benito Glz. Tánago el conjunto de estas empresasforman un gran conglomerado con negocios de tipo muy variado, llegando aposeer barcos propios, como el que compran en 1798, el bergantín “NuestraSeñora del Carmen”, un navío que carga más de 300 toneladas de mercancíay cuya actividad se desarrolla entre Cádiz y las Islas de Barlovento».83

Tuttavia, proprio negli ultimi anni del Settecento, Benito González deTánago, che era stato uno dei principali protagonisti del processo diespansione aziendale e che per un quarto di secolo esatto aveva preso par-te in prima persona all’attività commerciale, abbandonò definitivamente laguida dell’impresa gaditana. Nel 1798, gravemente infermo a Cadice, eglisi era preoccupato, attraverso le proprie disposizioni testamentarie, di nondisperdere il capitale rappresentato da «varias participaciones de tiendasde comestibles y tabernas, y almazén de géneros comestibles en Compañíay Sociedad de otros indivíduos, situados en esta ciudad, la de Jeres, Puer-to de Santa María e Isla de León».84

Benito González de Tánago, indicando come esecutori testamentari,nonché «thenedores y administradores de mi caudal y bienes», Joseph deYdoeta, Fernando González de la Sierra e Antonio García Quintano, ave-va stabilito, in mancanza di figli, di lasciare tutte le sue sostanze alla mo-glie, Vicenta González de la Sierra.85 Inoltre, consapevole della necessitàdi una prosecuzione dell’attività commerciale, non si era fermato a questaprima disposizione, ma aveva anche previsto che, alla morte della consor-te, le subentrassero, quali «herederos en propiedad y usufruto de todos losenunciados mis bienes, deudas, derechos, acciones y futuras subceziones»,per i due terzi, la sorella Antonia González de Tánago, sposata con Ma-nuel González de Tánago, e, per la parte restante, il fratellastro JosephGonzález de Tánago, o i loro rispettivi figli ed eredi.86

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poli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 29; cfr. anche J.D. Tracy (a cura di), The Rise of Merchant Empires. Long-Distance Trade in the Early Mo-dern World, 1350-1750, Cambridge, Cambridge University Press, 1990).

83 Tabacalera S. A., una de las empresas más antiguas al servicio de Cádiz, cit., p. 2. Leisole di Barlovento formano un arcipelago delle Piccole Antille, conosciuto appunto colnome di “Isole di Sopravvento” (oggi, Windward Islands).

84 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Testamento de D. Benito González Tánago, Cádiz, 13aprile 1798.

85 Ibidem. Anche se il paragone non può essere immediato, va ricordato che: «Lasmujeres de la élite mercantil se hallaban presentes en la vida de la ciudad en el último ter-cio de siglo con mayor intensidad que en períodos precedentes»; in particolare, la «parti-cipación de las mujeres de la élite mercantil en la administración de las finanzas familia-res (...) fue un hecho relativamente común en ciudades marítimas dedicadas a la actividadtransoceánica» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentescoy lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 230 e pp. 233-234).

86 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Testamento de D. Benito González Tánago, Cádiz, 13aprile 1798.

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A partire da quest’epoca, contrassegnata da una serie di risultati mol-to positivi, iniziava una nuova fase della storia dell’azienda commercialegaditana, che, nel secolo successivo, avrebbe proseguito e rafforzato la suaespansione, puntando sui mercati d’oltreoceano. I primi anni dell’Otto-cento, tuttavia, furono caratterizzati da un andamento altalenante dell’at-tività commerciale, frutto di una tendenza alla contrazione del volumed’affari, che caratterizzò l’intero settore della distribuzione e degli scambinel territorio di Cadice.

I dati relativi all’Almacén de Agüera (v. tabella 3 e grafico II), seppu-re nella loro incompletezza, confermano le difficoltà che si trovò ad af-frontare il commercio gaditano in quel periodo. L’inversione di tendenza,che aveva preso avvio, a Cadice, nel quinquennio 1797-1801, con una bru-sca rottura del ciclo espansivo precedente, fu netta anche per l’emporiodella Real Muralla, che vide passare il valore dei beni disponibili per ilmercato da 66.240 reales de plata, nel 1797, a 52.840, nel 1800, e a 31.044,nel 1802.87

Nel 1806 si registrò un nuovo incremento di tale valore, che raggiun-se i 50.299 reales de plata e 2 cuartos: tuttavia, nonostante questo sintomodi recupero, la crisi in cui era precipitata la città condizionava anche l’a-zienda degli Agüera, che avrebbe ripreso un percorso di netta ascesa, con-solidando il proprio ruolo all’interno dell’economia gaditana, solo dopodiversi anni.88

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87 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.167.

88 Ibidem. Il libro giornale costituisce una fonte importante anche in relazione al-l’avvicedamento dei responsabili della gestione dell’azienda, che risultava così definito: nel1771, l’amministratore era Joseph de Ydoeta; nel 1772, assumeva tale responsabilità Jo-seph González de la Sierra; nel 1773 e nel 1779, il compito della gestione era svolto nuo-vamente da Joseph de Ydoeta; nel 1776, nel 1778 e nel 1780, ricopriva la funzione di di-rezione aziendale Benito González de Tánago; nell’inventario del 1783 degli Almacenes“vecchio e nuovo” denominati de Agüera, compariva, poi, per la prima volta come ammi-nistratore della società, Francisco Pérez de la Sierra, che avrebbe continuato a esercitaretale ruolo, anche nel 1785; nel 1786, Francisco de San Juan assumeva l’incarico di curaree amministrare il capitale sociale; nel 1788 e nel 1790, era di nuovo responsabile della ge-stione della compañía Francisco Pérez de la Sierra; ancora nel 1790, appariva per la pri-ma volta tra i soci Joseph González de la Sierra, figlio di Joseph González de la Sierra eRosa Pérez de la Sierra, che, dall’anno successivo, avrebbe svolto le funzioni di ammini-stratore; nel 1793, risultava responsabile dei conti Francisco Pérez de la Sierra; nel 1797,risaliva al vertice aziendale Benito González de Tánago; nel 1800, compariva nuovamen-te, come amministratore, Joseph González de la Sierra; nel 1802, era la volta di FernandoGonzález de la Sierra; nel 1806, infine, ricopriva la più importante funzione di gestioneJoseph González de la Sierra. Come risulta dal libro giornale, al termine degli inventari,solitamente, la prima firma che veniva apposta era quella dell’amministratore.

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121

Tab. 3 - Valore dei beni esistenti nell’Almacén de Agüera nel periodo 1771-1806(in reales de plata)

Anno Valore dei beni Anno Valore dei beni

1771 19.037,625 rs. plata 1786 63.285,875 rs. plata1772 22.211,625 rs. plata 1788 40.317,09375 rs. plata1773 21.212,4375 rs. plata 1790 61.321,03125 rs. plata1776 41.377,53125 rs. plata 1791 55.643 rs. plata1778 35.055 rs. plata 1793 40.832 rs. plata1779 48.326 rs. plata 1797 66.240 rs. plata1780 47.821 rs. plata 1800 52.840 rs. plata1783 41.555,5625 rs. plata 1802 31.044 rs. plata1785 54.503 rs. plata 1806 50.299,125 rs. plata

Valore dei beni disponibili nell'Almacén de Agüera (1771-1806)

1771

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Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.167.

GRAFICO II

Page 158: Volume lepore

2.4 – La lunga opera di trasformazione dell’azienda gaditana:l’evoluzione verso la fase di grande espansione commerciale(1808-1840).

La guerra contro i francesi e il conseguente assedio di Cadice da par-te delle truppe napoleoniche contribuirono a frenare la ripresa dell’azien-da, che fu colpita, in questo periodo, da una crisi, oltre che di tipo eco-nomico, anche di natura organizzativa e gestionale. In generale, tutto ilcommercio gaditano subì un duro colpo a causa del conflitto contro gli in-vasori, che aveva ulteriormente complicato i collegamenti con le terre d’ol-tremare, rendendo sempre meno agevoli i rifornimenti da parte della “ma-drepatria” alle colonie.

Tuttavia, al termine degli eventi bellici, mentre l’attività mercantiledella città continuava a presentarsi in decremento e l’avvio del processodi emancipazione delle colonie determinava un serio ridimensionamentodell’intera economia gaditana, l’impresa fondata dagli Agüera riprese ilsuo cammino, intensificando, oltre alla diffusione degli scambi interni,anche la partecipazione ai traffici internazionali. Uno degli elementi fon-damentali di questa crescita è, probabilmente, da ascrivere al processo diriorganizzazione e di consolidamento imprenditoriale, che, nel corso diun trentennio circa, interessò il complesso commerciale sorto e sviluppa-tosi a Cadice.

Il recupero avvenne lentamente e fu complicato dall’abbandono delruolo di amministratore da parte di Juan Joseph Bolívar de Ydoeta che, inetà molto avanzata, si era ritirato dall’attività, facendo ritorno alle terred’origine de Las Montañas.89 Inoltre, un altro fattore di ritardo era rap-presentato dalla molteplicità dei familiari che detenevano partecipazioninelle singole società del gruppo e svolgevano funzioni di conduzioneaziendale.

Ben lungi dal considerare l’attività di tipo familiare come un limite perla crescita dell’impresa gaditana – che ricevette sicuramente un forte im-pulso operativo, con una riduzione dei costi di gestione e una semplifica-zione dell’organizzazione interna, grazie alla numerosa presenza di con-sanguinei e alla rete dei rapporti parentali – vanno, comunque, rilevati ivincoli che pesavano sulle possibilità di uno sviluppo ulteriore del com-plesso commerciale.

122

89 Le ultime volontà di Juan Joseph Bolívar de Ydoeta sono contenute nel testamen-to del 14 settembre 1819, con il quale dispose il trasferimento agli eredi legittimi di «va-rios establecimientos de almacenes, casas, tiendas, bodegas y demás en la ziudad de Cá-diz, Puerto de Santa María, Xerez, Puerto Real, y otros pueblos de aquella circunferen-cia»; per l’amministrazione e la gestione di tali esercizi e proprietà, egli, «por su abanza-da hedad, como por sus muchas y notorias ocupaciones», si avvaleva dell’opera di Fran-cisco Pérez de la Sierra e Joseph González de la Sierra menor (A.H.G.S., Sección de «Do-cumentación particular, notarial y judicial», Serie de «Testamentos-Hijuelas», carpeta A-1,Testamento de D. Juan José Bolívar Ydoeta, Buelna, 15 maggio 1820).

Page 159: Volume lepore

L’azienda fondata dagli Agüera – come si evince dal quadro genealo-gico (v. tabella 4) – fu caratterizzata, fin dall’inizio, da un fenomeno dimarcata endogamia, probabilmente motivato, oltre che dai costumi dell’e-poca, dalla tradizione familiare e dal forte legame con la regione di pro-venienza, anche dall’esigenza di non spostare all’esterno del nucleo origi-nario (e dei successori legittimi) gli interessi economici connessi con l’e-sercizio dell’attività di distribuzione e di scambio.90 Tuttavia, la perma-nenza dell’Almacén de Agüera nell’orbita di una stessa famiglia, per quan-to essa fosse vasta, non consentiva la “contaminazione”, in tempi ravvici-nati, di quell’esperienza con la realtà locale e, soprattutto, privava l’azien-da di potenzialità umane e di risorse specialistiche, che apparivano tantopiù necessarie in una fase di espansione dell’attività.

Una prima valutazione d’insieme dell’iniziativa commerciale dell’a-zienda gaditana, per questo periodo, può essere ricavata dai dati dispo-nibili per l’emporio principale, lungo un arco di circa quindici anni(v. grafico III).

Il valore dei beni disponibili nell’Almacén de Agüera era passato dai50.299 reales de plata e 2 cuartos, dell’ultima rilevazione disponibile, nel1806, ai 79.153 reales de plata e 12 e mezzo cuartos del 1814, ai 91.721 rea-les de plata e 14 e mezzo cuartos del 1822; mentre, cambiata l’unità di con-to,91 il risultato fu pari a 156.031 reales de vellón, nel 1824, a 234.204(281.465) reales de vellón, nel 1826, a 124.985 (133.751) reales de vellón,nel 1827, e a 165.293 (189.217) reales de vellón, nel 1828, secondo l’ulti-mo inventario compiuto nel magazzino.92

Uno dei dati che ha consentito di calcolare i rapporti monetari – e dieffettuare le relative conversioni da un’unità ad un’altra – è quello relati-vo alla somma, riportata in ogni inventario, corrispondente alla donazioneeffettuata da Joseph de Agüera al «glorioso San Joseph», che risultava, divolta in volta, pari a 500 pesos, o a 4.000 reales de plata de a diez y seis cuar-

123

90 Infatti, è stato rilevato che: «las familias mercantiles que mayor continuidad y éxitotuvieron fueron en general aquellas que practicaron la endogamia geográfica-profesional.En este grupo de familias los matrimonios consanguíneos y afines fueron frecuentes, con-centrando patrimonios, y evitando la dispersión de la fortuna familiar (...). Fueron los co-merciantes inmigrantes procedentes del País Vasco, Cantabria, Navarra, Francia e Irlandalos que más frecuentemente practicaron estrategias matrimoniales de endogamia geográfi-ca (...). La preferencia por enlaces entre familias enraizadas en los mismos territorios se ex-plicaba no sólo por las ventajas comparativas y reducción de incertidumbres proporciona-das por compartir una misma lengua y costumbres culturales. También porque era unaestrategia que permitía la supervivencia de la casa mercantil y la reproducción social (...) yfacilitaba la ampliación de las redes mercantiles hacia puntos cruciales del comercio euro-peo y atlántico» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentescoy lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 164, pp. 165-166 e p. 174).

91 La nuova unità era il real de vellón: un real de plata de a diez y seis cuartos era pa-ri a circa 1,8 reales de vellón.

92 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.167. Le cifre tra parentesi sono comprensive del valore delle «papeletas de co-branza» e dei generi venduti fino al giorno dell’inventario.

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124

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Page 162: Volume lepore

tos, o a 7.530 reales de vellón.93 Sulla base di queste diverse indicazioni, intermini di unità monetarie, di uno stesso valore economico, è stato possi-bile ricostruire uno schema comparativo (v. tabella 5).

Tuttavia, per avere un quadro più articolato dell’andamento del grup-po commerciale di Cadice, che aveva la sua base in quello che veniva de-finito “l’antico” Almacén de Agüera, occorre considerare anche gli altricentri di attività e l’intervento di nuovi ceppi familiari – sempre prove-nienti dalle regioni cantabriche – che avrebbero finito col sostituire defi-nitivamente quello originario degli Agüera.

Un ramo aziendale rigoglioso era costituito dagli esercizi commercialie dalle altre iniziative condotte da Fernando González de Peredo, il prin-cipale esponente del nucleo familiare di origine settentrionale, che versola fine dell’Ottocento avrebbe preso il posto dei González de la Sierra al

126

93 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.167.

Valore dei beni disponibili nell'Almacén de Agüera (1814-1828)

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Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.167.

GRAFICO III

Page 163: Volume lepore

vertice della sociedad mercantil gaditana.94 Egli, sposato con la figlia di Jo-sefa González de la Sierra e di Joseph Sánchez de la Sierra, aveva affian-cato alle proprie attività precedenti quelle acquisite con il matrimonio,95

che gli avevano consentito di assumere il comando di una parte conside-revole della struttura commerciale creata dai discendenti degli immigratisantanderini nell’area territoriale di Cadice. Al termine del periodo dellasua partecipazione agli affari, il valore dei capitali di cui Fernando Gonzá-lez de Peredo era proprietario prima delle nozze rappresentava meno del-la ventesima parte dell’intero patrimonio.

Una serie continua di dati relativi a queste attività aziendali è fornita dallibro in cui erano stati annotati i conti degli eredi di Fernando González dePeredo, a partire dall’anno della sua scomparsa. In tale libro, innanzitutto,sono contenute le operazioni di «liquidación, ymbentario y partición» delcapitale e dei beni lasciati da Fernando González de Peredo, dopo la suamorte, avvenuta il 15 giugno del 1821, a Jerez de la Frontera.96

Con la scrittura dell’8 giugno dello stesso anno, egli aveva disposto lanomina di sua moglie Josefa Sánchez de la Sierra e di José González de

127

94 A partire dal 1897, superata la “Sierra Hermanos y Cía”, l’azienda avrebbe assun-to la denominazione “González de Peredo y Cía”, conservata fino ai nostri giorni.

95 A questo proposito, va notato che: «La dote había sido en Cádiz, como en casi to-dos los territorios de Castilla, el arma legal y la costumbre que permitió defender los de-rechos de propiedad y de transmisión de status de las mujeres y sus parentelas» (P. Fernán-dez Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cá-diz, 1700-1812, cit., p. 251).

96 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.173, «Libro donde se anotan las cuentas con los herederos de Don FernandoGonzález de Peredo desde junio 1821».

Tab. 5 - Relazione tra le diverse unità monetarie in uso tra il 1771 e il 1828nell’Almacén de Agüera

Moneta Valore in termini delle altre unità monetarie

peso8 reales de plata de a diez y seis quartos

15,06 reales de vellón

real de plata de a diez y seis quartos1,8825 reales de vellón

0,125 pesos

0,06640106242 pesosreal de vellón 0,53120849934 reales de plata

de a diez y seis quartos

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.167.

Page 164: Volume lepore

Tánago, quali esecutori testamentari e curatori dei beni, con il compito diprocedere all’inventario, ai conti e alla divisione del patrimonio tra i suoieredi legittimi, i due figli. Tale divisione, a causa della mancata indicazio-ne da parte della vedova dei beni esistenti nei territori de Las Montañas,fu limitata ai beni del defunto nelle città di Jerez de la Frontera e di Ca-dice, stabilendo una ripartizione degli esercizi e delle attività commerciali“rigorosamente” uguale tra i due eredi.

Il capitale, che fu amministrato da José González de Tánago, consi-steva in «fincas, tiendas, tavernas, vodegas de vinos y creditos», raggrup-pati nel «cuerpo general de vienes», e raggiungeva il valore totale di945.890 reales de vellón e 11 maravedíes.97

L’inventario (v. tabella 6) riportava, tra i beni immobili, la proprietà– per la metà – di tre case situate a Cadice, rispettivamente, in calle del Em-pedrador (plazuela de Puerto Chico) n. 198 – l’altra metà era di proprietà diFrancisco Gavier de Castañeda –, in plazuela de Santa María n. 83 – l’altrametà era di proprietà di José Velarde – e in calle del Sacramento n. 160– l’altra metà era di proprietà di José González de la Sierra –: il valore deibeni immobili, per la parte di proprietà di Fernando González de Peredo,era pari, complessivamente, a 315.700 reales de vellón.98

Nel documento, tra le attività commerciali di Cadice, venivano elen-cate la taverna chiamata Viaña Recova della calle Nueva – di proprietà perun quinto di Fernando González de Peredo –, il negozio Pérez SantaMaría della stessa piazzetta della casa – di sua proprietà per un terzo –,la taverna Trueva Voguete della calle del Voguete – interamente di suaproprietà –, il negozio-taverna Revilla Puerto Chico della piazzetta omo-nima – di sua proprietà per la metà –, l’emporio della plazuela de lasCanastas, l’emporio della calle del Sacramento – di sua proprietà per lametà –; mentre, tra i capitali di Jerez de la Frontera, erano indicati la ca-sa-cantina de la Puerta Nueva, oltre che una lunga serie di crediti: il va-lore complessivo delle attività di Fernando González de Peredo nellacittà di Cadice era pari a 81.316 reales de vellón e 11 maravedíes; il va-lore del suo patrimonio a Jerez de la Frontera, era, nel totale, pari a506.624 reales de vellón.99

L’inventario, inoltre, riportava, tra i capitali del defunto prima del ma-trimonio, la Sierra Taverna della calle del Santo Cristo – interamente di pro-prietà di Fernando González de Peredo –, il negozio-taverna Peredo VarrioNuevo della calle de San Francisco Xavier – di sua proprietà per la metà –,la taverna Peredo Murguía della calle Murguía – di sua proprietà per lametà –, la taverna Peredo Capp. – di sua proprietà per la metà –, la taver-na Coz Énrriguez di plaza de las Canastas – interamente di sua proprietà –:

128

97 Ibidem.98 Ibidem.99 Ibidem.

Page 165: Volume lepore

129

Tab. 6 - Inventario del capitale di Don Fernando González de Peredo, in reales devellón (1821)

Beni immobili di Cadice3 case (per la metà) 315.700 reales

totale fincas en Cádiz 315.700 reales

Negozi e tavernetaverna Viaña Recova,

utensili e arredi (per la quinta parte) 4.200 realesnegozio Pérez Santa María,

utensili e arredi (per la terza parte) 4.333 reales e 11 maravedíestaverna Trueva Voguete, utensili e arredi 14.200 realesbottega e taverna Revilla Puerto Chico,

utensili e arredi (per la metà) 8.000 realesvino, botti e barili dell’emporio

della plazuela de las Canastas 13.240 realesutensili e capitale (per la metà) dell’emporio

della calle del Sacramento 37.343 reales

totale tiendas y tavernas 81.316 reales e 11 mrs.

Capitale di Jerez de la Fronteracasa e cantina de la Puerta Nueva 54.000 reales

botti e vino della cantina 332.991 realesvarie 1.010 reales

crediti 118.623 reales

totale caudal en Jerez de la Frontera 506.624 reales

Capitale del defunto prima del matrimoniotaverna Sierra Taverna, utensili e arredi 16.150 realesbottega e taverna Peredo Varrio Nuevo,

utensili e arredi (per la metà) 6.100 realestaverna Peredo Murguía,

utensili e arredi (per la metà) 5.000 realestaverna Peredo Capp., utensili e arredi (per la metà) 6.500 realestaverna di plaza de las Canastas, utensili e arredi 8.500 reales

totale caudal propio del difunto antesdel matrimonio 42.250 reales

Totale del capitale inventariato 945.890 reales e 11 mrs.

Cassa generaledebiti 48.726 reales

4% di advaceazgo del capitale inventariato 37.837 reales

totale cajas generales 86.563 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.173.

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il valore complessivo dei beni di Fernando González de Peredo, antece-denti al suo matrimonio, era di 42.250 reales de vellón.100

Il valore dei beni immobili era pari al 33,4% del capitale inventariato,il valore complessivo delle attività stabilite nella città di Cadice all’8,6%,il valore del patrimonio commerciale di Jerez de la Frontera al 53,5% e ilvalore complessivo dei beni antecedenti al matrimonio al 4,5%.

La divisione dei beni tra gli eredi di Fernando González de Peredo(v. tabella 7) fu disposta – secondo le volontà del defunto – seguendo ilcriterio della parità di diritti tra i due figli,101 a cui fu assegnata una quo-ta pari alla metà del capitale del padre, pari, cioè, a 247.035 reales de vel-lón e 2 e 3/4 maravedíes per ciascuno, mentre alla vedova, Josefa Sánchezde la Sierra, venne assegnata la metà del patrimonio in comune, pari a451.820 reales de vellón e 5 e 1/2 maravedíes.102

Tuttavia, la parte più significativa del libro dei conti degli eredi di Fer-nando González de Peredo è sicuramente quella relativa alla «Cuenta ge-neral de cargo y data de los productos de los vienes del difunto», che con-sente di ricostruire l’andamento dell’insieme delle attività commerciali delnucleo familiare tra Jerez de la Frontera e Cadice, durante il periodo tra il1822 e il 1830. Il libro, in questo caso, rappresenta uno dei primi docu-menti da cui è possibile derivare un dettagliato rendiconto finanziario– cioè, un conto dei ricavi e dei costi, dal punto di vista di cassa e finan-ziario – e i relativi risultati di esercizio, lungo un arco di tempo non tra-scurabile (come si evince dalla tabella 1.II in appendice).

Nelle voci dei proventi, comparivano i ricavi dei negozi e delle taver-ne, dei beni immobili, del commercio vinicolo e alcune partite di creditidiversi; nelle voci dei pagamenti, figuravano le perdite e le spese per i ne-gozi e le taverne, per le case, i costi di amministrazione e altre uscite disvariata natura.

L’insieme dei ricavi ottenuti dai negozi e dalle taverne fu pari a 26.247reales de vellón, nel 1822; a 19.101 reales de vellón e 11 maravedíes, nel

100 Ibidem.101 Le disposizioni e gli usi in materia di successioni erano basati, a Cadice come nel

resto della Spagna, su principi egualitari: «Hijos e hijas tenían derecho a iguales porcio-nes de la fortuna paterna y materna, que podían ir recibiendo parcialmente en vida de lospadres en forma de dote o avance de legítima (...). Según estas costumbres, cuando unapersona fallecía sin dejar testamento cuatro quintas partes de su fortuna debían ser divi-didas en partes iguales o legítimas entre sus legítimos herederos, reservándose el quintorestante para sufragar los gastos de entierro, funeral y legados píos. Si existía testamentoescrito, el testador podía destinar a lo que quisiera un tercio de los cuatro quintos, y losdos tercios restantes debían constituir las legítimas de sus herederos. Si la persona estabacasada, la mitad de los bienes adquiridos durante el matrimonio (gananciales) debía pasaral cónyuge superviviente, y sobre la otra mitad se hacían los cálculos de reparto de legíti-mas para los herederos» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes deparentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., pp. 189-190).

102 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.173, «Libro donde se anotan las cuentas con los herederos de Don Fer-nando González de Peredo desde junio 1821».

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1823; a 23.494 reales de vellón e 10 maravedíes, nel 1824; a 6.625 reales devellón, nel 1825; a 7.743 reales de vellón e 9 maravedíes, nel 1826; a 5.698reales de vellón e 17 maravedíes, nel 1827; a 9.830 reales de vellón e 17 ma-ravedíes, nel 1828; a 9.120 reales de vellón, nel 1829; a 17.654 reales de vel-lón, nel 1830. Il complesso degli altri ricavi ottenuti dalle attività commer-ciali fu pari a 80.117 reales de vellón (di cui 55.137, solo per il commerciovinicolo), nel 1822-’23; a 57.736 reales de vellón (di cui 54.556, per il com-mercio dei vini), nel 1824; a 76.682 reales de vellón (di cui 42.604, per ilcommercio dei vini), nel 1825; a 61.007 reales de vellón (di cui 9.018, peril commercio dei vini), nel 1826; a 32.781 reales de vellón e 15 maravedíes(di cui 5.026 reales, per il commercio dei vini), nel 1827; a 19.817 reales devellón e 12 e 1/2 maravedíes (di cui 19.329 reales, per il commercio dei vi-ni), nel 1828; a 44.211 reales de vellón e 12 e 1/2 maravedíes (di cui 19.585reales, per il commercio dei vini), nel 1829; a 67.379 reales de vellón e 29maravedíes (di cui 7.902 reales, per il commercio dei vini), nel 1830.103

103 Ibidem.

Tab. 7 - Divisione dei beni tra gli eredi di Don Fernando González de Peredo,in reales de vellón (1824)

Capitale inventariato 945.890 reales e 11 maravedíes

Capitale addotto dal defuntoal matrimonio (da sottrarre) 42.250 reales

Capitale Netto 903.640 reales e 11 maravedíes

Capitale netto diviso tra i coniugi 451.820 reales e 5 e ½ maravedíes

Capitale totale di Don FernandoGonzález de Peredo (apporto al

matrimonio e metà dei beni comuni) 494.070 reales e 5 e ½ maravedíes

Importo spettante a ciascunodegli eredi di Don Fernando

e Doña Josefa González de Peredo 247.035 reales e 2 e ¾ maravedíes

Valore dei beni comuni spettantealla vedova Josefa Sánchez de la Sierra 451.820 reales e 5 e ½ maravedíes

Legittima di Don Fernando Gonzálezde Peredo (figlio) 247.035 reales e 2 e ¾ maravedíes

Legittima di Doña Josefa Gonzálezde Peredo (figlia) 247.035 reales e 2 e ¾ maravedíes

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.173.

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L’insieme dei costi per i negozi e le taverne fu pari a 96.074 reales de vel-lón, nel 1822-’23; a 10.100 reales de vellón e 28 maravedíes, nel 1824; a18.780 reales de vellón, nel 1825; a 43.758 reales de vellón e 28 maravedíes,nel 1826; a 14.368 reales de vellón e 5 maravedíes, nel 1827; a 8.872 realesde vellón, nel 1828; a 5.672 reales de vellón, nel 1829; a 1.407 reales de vel-lón e 17 maravedíes, nel 1830. Il complesso degli altri costi sostenuti per leattività commerciali fu pari a 87.326 reales de vellón, nel 1822-’23; a 52.886reales de vellón e 33 maravedíes, nel 1824; a 25.351 reales de vellón, nel1825; a 6.092 reales de vellón, nel 1826; a 31.014 reales de vellón e 14 e 1/2maravedíes, nel 1827; a 9.101 reales de vellón e 17 maravedíes, nel 1828; a20.181 reales de vellón, nel 1829; a 1.024 reales de vellón, nel 1830.104

In conclusione, il totale dei ricavi del nucleo di attività facenti capo aFernando González de Peredo fu pari a 164.480 reales de vellón e 11 mara-vedíes, nel 1822-’23; a 94.733 reales de vellón e 27 maravedíes, nel 1824; a96.120 reales de vellón, nel 1825; a 76.576 reales de vellón e 9 maravedíes,nel 1826; a 49.704 reales de vellón e 32 maravedíes, nel 1827; a 41.028 rea-les de vellón e 29 e 1/2 maravedíes, nel 1828; a 64.257 reales de vellón e 12e 1/2 maravedíes, nel 1829; a 95.277 reales de vellón e 12 maravedíes, nel1830. Il totale dei costi fu pari a 183.400 reales de vellón, nel 1822-’23; a62.987 reales de vellón e 27 maravedíes, nel 1824; a 44.131 reales de vellón,nel 1825; a 49.850 reales de vellón e 28 maravedíes, nel 1826; a 49.216 rea-les de vellón e 19 e 1/2 maravedíes, nel 1827; a 18.663 reales de vellón e 17maravedíes, nel 1828; a 27.819 reales de vellón e 17 maravedíes, nel 1829; a7.903 reales de vellón e 17 maravedíes, nel 1830: di conseguenza, mentre,nel 1822-’23, si registrò una perdita di 18.919 reales de vellón e 22 e 1/2 ma-ravedíes, i profitti furono pari a 31.746 reales de vellón, nel 1824; a 51.989reales de vellón, nel 1825; a 26.725 reales de vellón e 15 maravedíes, nel1826; a 488 reales de vellón e 12 e 1/2 maravedíes, nel 1827; a 22.365 realesde vellón e 12 e 1/2 maravedíes, nel 1828; a 36.437 reales de vellón e 29 e 1/2maravedíes, nel 1829; a 87.373 reales de vellón e 29 maravedíes, nel 1830.105

L’andamento dei ricavi e dei costi del ramo aziendale di FernandoGonzález de Peredo, nel corso di un decennio circa, non seguì un percorsolineare: i ricavi raggiunsero il loro massimo livello nel 1825 e nel 1830, men-tre discesero considerevolmente tra il 1827 e il 1828; i costi, dopo aver toc-cato la loro punta massima nel 1822-’23, diminuirono progressivamente, fi-no al 1830. La combinazione di questi valori diede come risultato una per-dita nei primi due anni e profitti di diversa entità negli anni successivi, conun minimo nel 1827 e con punte particolarmente elevate nel 1825 e nel 1830.

Per il periodo tra il 1808 e il 1840, le notizie sull’andamento del gruppocommerciale gaditano, nel suo insieme, sono disomogenee e possono esserereperite quasi esclusivamente nei libri giornale, che per loro natura non con-sentono una ricostruzione sintetica e puntuale dell’attività complessivamen-

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104 Ibidem.105 Ibidem.

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te sviluppata: infatti, prima del 1840, i libri mastri di cui si ha traccia sonosolo due, che forniscono dati per gli anni 1808-1824 e 1829-1840.106

Il primo libro mastro (libro mayor) disponibile non è altro che un bor-rador, un brogliaccio, che contiene prime annotazioni di acquisto e di paga-mento lungo un arco di tempo di circa un quindicennio, senza fornire, però,informazioni continuative e di significato compiuto sull’attività aziendale.107

L’altro libro mastro, riguardante gli anni anteriori al 1840, comprendeuna serie di «Cuentas corrientes con varios individuos». Tali conti erano inte-stati, per il periodo considerato, agli eredi di Fernando González de la Sierra,a José González de la Sierra mayor, a Francisco González de la Sierra, a JoséGonzález de la Sierra menor, a Francisco Pérez de la Sierra e ai suoi eredi.108

Attraverso questi conti, che hanno interessato più soggetti dello stessogruppo aziendale, è possibile avere una prima visione di sintesi – come sidesume dalla tabella 2.II in appendice – dei processi che hanno riguardatorami diversi dell’attività commerciale, la cui sede principale era a Cadice.

Dal conto degli eredi di Fernando González de la Sierra si evince cheil saldo tra dare e avere è stato sempre positivo ed è progressivamente au-mentato da 43.486 reales de vellón e 26 maravedíes, nel 1829-1830; a48.969 reales de vellón e 26 maravedíes, nel 1830-1831; a 55.992 reales devellón e 33 maravedíes, nel 1831-1832; a 66.561 reales de vellón e 13 ma-ravedíes, nel 1832-1834; a 76.404 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1835-1837; a 121.893 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1837-1840.109

Dal conto di José González de la Sierra mayor risulta che il saldo hasempre avuto valori positivi, pari a 47.475 reales de vellón e 1 maravedí,nel 1829-1831; a 52.415 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1831-1832; a23.661 reales de vellón e 25 maravedíes, nel 1833-1834; a 25.187 reales devellón e 8 maravedíes, nel 1835-1836.110

Dal conto di Francisco González de la Sierra si può notare che il sal-do ha registrato valori positivi, nel 1829-1830, pari a 40.948 reales de vel-lón e 31 maravedíes; nel 1830-1831, pari a 36.754 reales de vellón e 24 ma-ravedíes; nel 1831-1832, pari a 63.046 reales de vellón e 33 maravedíes; unvalore negativo – dovuto ad un risultato del dare superiore a quello del-l’avere – nel 1833-1834, pari a 10.801 reales de vellón e 21 maravedíes; dinuovo valori positivi, nel 1835-1837, pari a 33.918 reales de vellón e 33 ma-ravedíes; nel 1837-1840, pari a 67.000 reales de vellón.111

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106 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.42 e libro 2.1.43. Il secondo dei due libri, in realtà, fornisce dati anche peril periodo successivo, arrivando a coprire un intervallo di tempo che va dal 1829 al 1870.

107 Le uniche notizie di un certo rilievo, reperibili in questo libro contabile, riguar-dano l’indicazione dei prezzi e delle quantità delle merci trattate, nonché dei fornitori, perciascuna delle operazioni effettuate.

108 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.43.

109 Ibidem.110 Ibidem.111 Ibidem.

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Dal conto di José González de la Sierra menor si può rilevare un saldosempre positivo, pari a 70.889 reales de vellón e 13 maravedíes, nel 1829-1830; a 73.671 reales de vellón e 21 maravedíes, nel 1830-1831; a 86.621 rea-les de vellón e 31 maravedíes, nel 1831-1832; a 44.960 reales de vellón e 29maravedíes, nel 1833-1834; a 80.850 reales de vellón e 21 maravedíes, nel1835-1837; a 204.060 reales de vellón e 3 maravedíes, nel 1837-1838; a298.108 reales de vellón e 16 e 1/2 maravedíes, nel 1838-1840.112

Dal conto di Francisco Pérez de la Sierra e dei suoi eredi, infine, si ri-cava un saldo con valori sempre positivi, pari a 95.850 reales de vellón, nel1829-1830; a 78.591 reales de vellón e 17 maravedíes, nel 1830-1831; a104.625 reales de vellón e 28 maravedíes, nel 1831-1832; a 57.893 reales devellón e 23 maravedíes, nel 1833-1834; a 68.809 reales de vellón e 29 ma-ravedíes, nel 1835-1837; a 52.084 reales de vellón e 32 maravedíes, nel1837-1840.113

Inoltre, mentre nel conto degli eredi di Fernando González de la Sier-ra le voci più significative, ai fini dell’attività commerciale, erano rappre-sentate dalla quota degli utili dell’Almacén de la Lancería di Jerez e dallediverse forme di cambiali trattate, nel conto di José González de la Sierramayor venivano in primo piano, oltre alla quota degli utili dell’Almacén dela Lancería, la quota degli utili dell’Almacén de la calle del Sacramento diCadice, le operazioni di copertura e di riscossione dei crediti e un esbor-so per un’iniziativa speculativa del figlio José a Jerez. Nel conto di Fran-cisco González de la Sierra emergevano, oltre alla quota degli utili del-l’Almacén de la Lancería e dell’Almacén de la calle del Sacramento, alle ope-razioni di copertura, di apertura e di riscossione di crediti, la quota degliutili dell’Almacén de Agüera (divenuto, poi, Almacén de la Sierra) di Ca-dice, la quota degli utili dell’Almacén de la calle Larga di Puerto de SantaMaría, la rimunerazione (salario) per la gestione delle attività commercia-li, le commissioni e le altre somme inviate alle terre d’origine de Las Mon-tañas. Nel conto di José González de la Sierra menor comparivano, oltrealla quota degli utili dell’Almacén de la Sierra, dell’Almacén de la Lancería,dell’Almacén de la calle del Sacramento e dell’Almacén de la calle Larga, al-le operazioni di copertura e di riscossione dei crediti, il suo compenso (sa-lario) «como encargado del manejo del caudal»,114 la quota degli utili del-la tienda Sierra Plaza e dell’Almacén Sierra Isleta, il ricavo netto di una par-

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112 Ibidem.113 Ibidem.114 Ibidem. Come è stato rilevato, sia pure per un’epoca precedente: «Respecto a la

gestión de este tipo de compañías, la regla general (...) es que solo uno de los socios se ha-ce cargo del manejo y funcionamiento de la tienda (socio gestor), limitándose la interven-ción del otro a la autorización de las compraventas y a la comprobación de los balancesrealizados por el primero. En estos casos, el socio gestor no asiste directamente a la tien-da, sino que su misión es la de supervisar los negocios que llevan a cabo los empleados,hacer las anotaciones en los libros y elaborar los balances que se estipulen en el contrato»(M.a G. Carrasco González, Los instrumentos del comercio colonial en el Cádiz del sigloXVII (1650-1700), cit., p. 62).

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tita di grano di Puerto de Santa María e l’utilizzo di una somma per unaspeculazione a Jerez. Nel conto di Francisco Pérez de la Sierra e dei suoieredi, infine, risultavano, oltre alla quota degli utili dell’Almacén de la Lan-cería e dell’Almacén de la calle Larga, alle operazioni di copertura, di aper-tura e di riscossione dei crediti, al ricavo netto di una partita di grano diPuerto de Santa María, il corrispettivo (salario) «para su servicio hecho enel almacén de la nueva sociedad».115

Per alcune delle singole attività è possibile ricostruire, direttamentedal libro mastro, l’andamento complessivo degli affari nel corso del perio-do considerato.

Infatti, gli utili totali dell’Almacén de la Lancería (comprensivi dei ri-cavi delle case di Jerez) variarono da 29.236 reales de vellón, nel 1828, a28.864 reales de vellón, nel 1829; a 25.830 reales de vellón e 4 maravedíes,nel 1830; a 15.415 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1831; a 16.587 rea-les de vellón e 2 maravedíes, nel 1833; a 28.836 reales de vellón e 32 mara-vedíes, nel 1834; a 27.248 reales de vellón, nel 1835; a 24.308 reales de vel-lón, nel 1836; a 26.830 reales de vellón e 4 maravedíes, nel 1837; a 30.371reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1838; a 15.000 reales de vellón, nel1839; a 30.152 reales de vellón e 32 maravedíes, nel 1840.116

Gli utili dell’Almacén de la calle del Sacramento (comprensivi dei rica-vi della casa), d’altro canto, passarono da 66.320 reales de vellón, negli an-ni 1824-1829, a 11.444 reales de vellón, nel 1830; a 7.855 reales de vellón,nel 1831; a 6.100 reales de vellón, nel 1837; a 9.542 reales de vellón e 24maravedíes, nel 1838; a 10.154 reales de vellón e 18 maravedíes, nel 1839;a 8.083 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1840.117

Gli utili totali dell’Almacén de la calle Larga (comprensivi dei ricavidella casa), inoltre, passarono da 30.184 reales de vellón e 8 maravedíes, nel1829, a 30.270 reales de vellón, nel 1830; a 23.562 reales de vellón, nel1831; a 14.289 reales de vellón e 30 maravedíes, nel 1832; a 27.384 realesde vellón, nel 1833; a 23.350 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1834; a22.669 reales de vellón e 20 maravedíes, nel 1835; a 21.570 reales de vellón,nel 1836; a 15.570 reales de vellón, nel 1837; a 25.370 reales de vellón e 4maravedíes, nel 1838; a 8.146 reales de vellón e 2 maravedíes, nel 1839.

Anche gli utili totali dell’Almacén de la Sierra seguirono un andamen-to discontinuo, con risultati più o meno analoghi tra la fine degli anni ven-

135

115 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.43.

116 Gli utili del 1832, come è stato scritto nei conti del mastro, «se dejaron en fondopor combenio de los interesados».

117 Per gli anni dal 1832 al 1836, in cui non sono stati indicati utili, le poche notiziefornite dal libro contabile fanno pensare ad un periodo di difficoltà e di risultati negativi,culminato nella registrazione di una perdita di 7.117 reales de vellón e 17 maravedíes, nel1835. I dati dal 1824 al 1831 sembrano riferiti alla metà dei valori di competenza di JoséGonzález de la Sierra mayor.

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ti e l’inizio degli anni trenta, nonché tra la fine degli anni trenta e il 1840,e con punte di eccellenza alla metà degli anni trenta.118

Infine, gli utili totali della tienda Sierra Plaza variarono da 4.366 rea-les de vellón, nel 1830, a 1.908 reales de vellón, nel 1831; a 3.726 reales devellón, nel 1833; gli utili totali dell’Almacén Sierra Plaza furono pari a6.724 reales de vellón, nel 1836; a 6.400 reales de vellón, nel 1837; a 4.800reales de vellón, nel 1838; a 8.000 reales de vellón, nel 1839; a 10.000 rea-les de vellón, nel 1840.

In aggiunta ai dati sugli utili, risulta interessante notare alcune opera-zioni effettuate nel corso di questo periodo, come, ad esempio, quella rela-tiva al conferimento da parte di Francisco González de la Sierra, nella nuo-va società – che recava il suo nome – formata il 1° luglio 1840, del sesto disua pertinenza del capitale totale della precedente “Almacén de la Sierra yCompañía” (pari a 100.000 reales de vellón). Oppure, operazioni più ricor-renti, come quelle relative alle cambiali e, in misura molto minore, ad altrititoli, che venivano utilizzati come mezzi di finanziamento commerciale.119

Le cambiali (letras de cambio) registrate nel libro mastro erano di di-versa natura, essenzialmente tratte e pagherò, che venivano abitualmenteimpiegate per finanziare l’attività di scambio dell’azienda gaditana e rap-presentavano un mezzo insostituibile per sopperire alle sue esigenze di li-quidità.120 Nel conto degli eredi di Fernando González de la Sierra, nel pe-riodo fino al 1835, le cambiali addebitate furono due, per un valore di 9.656reales de vellón; negli anni fino al 1840 le cambiali furono tre, per un totaledi 12.600 reales de vellón. Nel conto di José González de la Sierra mayor fu-rono addebitate due cambiali, solo nel periodo fino al 1835, per un valorecomplessivo di 20.150 reales de vellón. Nel conto di Francisco González dela Sierra, nel periodo fino al 1835, le cambiali addebitate furono quattordi-ci, per un valore di 74.974 reales de vellón; negli anni fino al 1840 le cam-biali furono cinque, per un totale di 33.240 reales de vellón. Nel conto di Jo-sé González de la Sierra menor, nel periodo fino al 1835, le cambiali adde-bitate furono dieci, per un valore di 40.956 reales de vellón e 17 maravedíes;negli anni fino al 1840 le cambiali furono cinque, per un totale di 32.903reales de vellón e 26 maravedíes. Infine, nel conto di Francisco Pérez de la

136

118 Secondo i dati del libro mastro, che concordano largamente con quelli del librogiornale riportati in seguito, gli utili dell’emporio principale del gruppo commerciale ga-ditano risultarono pari a 30.000 reales de vellón, nel 1829; a 30.499 reales de vellón e 32maravedíes, nel 1830; a 101.160 reales de vellón, nel 1835; a 111.608 reales de vellón e 4maravedíes, nel 1837; a 27.274 reales de vellón e 32 maravedíes, nel 1838; a 25.854 realesde vellón, nel 1839; a 36.000 reales de vellón, nel 1840.

119 Cfr. M.a G. Carrasco González, El empleo de la letra de cambio en el comercio deCádiz, in Los instrumentos del comercio colonial en el Cádiz del siglo XVII (1650-1700),cit., p. 115-154; B. Aguilera-Barchet, Historia de la letra de cambio en España: seis siglosde práctica trayecticia, Madrid, Tecnos, 1988.

120 Nelle partite contabili o il valore del capitale (principal) e quello dell’interesse(premio) venivano inseriti in due articoli distinti, oppure i due valori collegati alla cam-biale venivano riportati in un unico articolo.

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Sierra e dei suoi eredi, nel periodo fino al 1835, le cambiali addebitate fu-rono sette, per un valore di 29.530 reales de vellón; negli anni fino al 1840le cambiali furono cinque, per un totale di 18.320 reales de vellón.

Altre iniziative di finanziamento, condotte sporadicamente, avevanoriguardato la collocazione di titoli del debito pubblico o di altro genere, lariscossione di crediti e di cambiali attive, nonché di interessi di varia ori-gine: la dimensione quantitativa di questa seconda serie di operazioni, tut-tavia, era piuttosto limitata.

Nel corso degli anni compresi tra l’ultima fase del XVIII e l’avvio delXIX secolo, il nucleo centrale dell’azienda, che si identificava con l’Al-macén de Agüera, aveva conosciuto un notevole incremento dell’attivitàcommerciale e un significativo processo di trasformazione, contraddistin-to dall’evoluzione della compagine societaria.

Con la formazione della nuova società, in cui Joseph González de laSierra e Joseph de Ydoeta si affiancarono a Joseph de Agüera, fu avviatoil superamento del carattere familiare dell’esercizio, ampliando ad altrigruppi la partecipazione all’iniziativa commerciale.121 L’unico elemento diforte continuità con le origini, che avrebbe contraddistinto l’intera storiadella compañía, era rappresentato dalla provenienza dalle regioni canta-briche e, in particolare, dalla provincia di Santander, del nucleo di co-mando e dei proprietari dell’impresa. Questo cambiamento, sia pur limi-tato, servì a fornire nuovo impulso all’attività mercantile, che, in un brevelasso di tempo, riuscì a conseguire l’obiettivo di un notevole incrementodel giro d’affari, oltre a estendere le proprie rappresentanze in altre cittàe la presenza in altre ditte con analoghe finalità.

Attraverso i dati contenuti nei libri contabili dell’Almacén de Agüera– dal giorno della costituzione della nuova ditta, il 12 giugno 1770, fino al-l’ultimo passaggio di questa seconda fase dell’attività aziendale, il rendi-conto del 9 giugno 1828 –, è stato possibile ricostruire una serie di valorirelativa ad una variabile economica fondamentale per la comprensionedell’evoluzione del complesso commerciale gaditano, un indicatore di cuimancano informazioni per gli anni più remoti: gli utili netti (v. tabella 8 egrafico IV) e le modalità della loro distribuzione.122

I conti di questo lungo periodo – un sessantennio circa – mettono in evi-denza i costi e i ricavi dell’azienda, secondo un andamento che sembra segui-re, in stretta corrispondenza, quello delle trasformazioni economiche dellacittà: si tratta della testimonianza di un percorso commerciale e di risultati che

137

121 A questo proposito, è stato osservato che: «En general, la historia económica noha prestado la atención debida a este mecanismo de continuidad de las empresas en épo-ca preindustrial, aplicando al análisis del pasado una visión anacrónica de la familia en laque la continuidad de los negocios sólo podía haber existido a través de una sucesión enla propiedad y gestión de padres a hijos» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la me-trópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 176).

122 I dati sono stati ricavati, essenzialmente, da due libri giornale, quello relativo alperiodo 1766-1822 e quello relativo al periodo 1822-1828.

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Tab. 8 - Liquidazione dei conti e utili dell’Almacén de Agüera nel periodo 1770-1828(in reales de plata de a diez y seis quartos e in reales de vellón)

Anni Cargo Data (o Descargo) Utili netti1770-1771 (un anno) 106.801 rs. plata 126.082 rs. plata 19.281 rs. plata1771-1772 (un anno) 11.878 rs. plata 41.424 rs. plata 29.546 rs. plata

e 6 quartos e 6 quartos1772-1773 (un anno) 22.374 rs. plata

e 2 quartos1773/1776 (tre anni) 80.009 rs. plata

e 11 e ½ quartos1776/1778 (due anni) 80.008 rs. plata

e 13 e ½ quartos1778-1779 (un anno) 25.036 rs. plata

e 6 quartos1779-1780 (un anno)* 422.020 rs. plata 470.288 rs. plata 16.268 rs. plata

e 2 e ½ quartos e 3 quartos1780/1783 (tre anni) 435.986 rs. plata 609.190 rs. plata 173.203 rs. plata

e 15 quartos e 2 e ½ quartos e 3 e ½ quartos1783/1785 (due anni) 604.734 rs. plata 759.102 rs. plata 154.368 rs. plata

e 6 e ½ quartos e 13 e ½ quartos e 7 quartos1785-1786 (9 mesi) 654.571 rs. plata 770.322 rs. plata 115.751 rs. plata

e 2 e ½ quartos e 4 quartos e 1 e ½ quartos1786/1788 (due anni) 723.297 rs. plata 831.358 rs. plata 108.061 rs. plata

e 5 e ½ quartos e 5 e ½ quartos1788/1790 (25 mesi) 819.760 rs. plata 934.928 rs. plata 115.168 rs. plata

e 10 e ½ quartos e 10 e ½ quartos1790-1791 (un anno) 896.731 rs. plata 992.731 rs. plata 96.000 rs. plata

e 6 quartos e 6 quartos1791/1793 (27 mesi) 944.464 rs. plata 1.055.859 rs. plata 111.395 rs. plata1793/1797 (45 mesi) 814.689 rs. plata 1.200.304 rs. plata 385.615 rs. plata1797/1802 (58 mesi) 1.044.561 rs. plata 1.282.999 rs. plata 238.438 rs. plata1802/1806 (51 mesi) 1.251.698 rs. plata 1.499.976 rs. plata 248.278 rs. plata1806/1814 (otto anni) 1.414.438 rs. plata 1.681.475 rs. plata 267.037 rs. plata

e 3 quartos e 12 quartos e 9 quartos1814/1822 1.290.496 rs. plata 1.606.854 rs. plata 273.114 rs. plata(otto anni e mezzo)*

1822/1824 (14 mesi) 2.571.647 rs. vellón 2.596.647 rs. vellón 25.000 rs. vellón1824/1826 (due anni) 2.331.104 rs. vellón 2.340.205 rs. vellón 9.101 rs. vellón1826-1827 2.109.610 rs. vellón 2.147.417 rs. vellón 9.000 rs. vellón(16 mesi e mezzo)*

1827-1828 (13 mesi)* 2.095.804 rs. vellón 2.156.636 rs. vellón 31.800 rs. vellónFonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libros 2.2.166, 2.2.174.

* In questi anni, gli utili netti furono il risultato di un’operazione ulteriore: dalla somma risultante dalla dif-ferenza tra data (accrediti) e cargo (addebiti), andavano dedotti ulteriori oneri a carico della compañía. Nelperiodo 1779-1780, dai 48.268 reales de plata e 1/2 quartos che «resultan de aumento», furono sottratti32.000 reales de plata; negli anni 1814/1822, dai 316.358 reales de plata che rappresentavano il «beneficio»aziendale, furono sottratti 81.401 reales de vellón; nel periodo 1826-1827, dai 37.807 reales de vellón risul-tanti dal conto, furono sottratti 28.807 reales de vellón relativi agli stipendi; nel periodo 1826-1827, dai60.832 reales de vellón risultanti dal conto, furono sottratti 29.032 reales de vellón relativi agli stipendi.

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non erano in controtendenza rispetto ai fenomeni più generali di sviluppo (odi contrazione) dell’area gaditana. Anche se la somiglianza di certi valori, al-cune incongruenze o la stessa costruzione degli aggregati finanziari possonofar pensare a degli artifici contabili, a registrazioni di partite che servivano anascondere una realtà più complessa, non possono essere sminuiti il notevolesignificato e la novità, per l’epoca considerata, dei dati disponibili.

Gli utili più consistenti erano, naturalmente, quelli riferiti agli inter-valli di tempo più lunghi, a cavallo tra l’ultima fase del Settecento e il pri-mo periodo dell’Ottocento; tuttavia, con una più attenta ponderazione, sipuò notare come i risultati più rilevanti siano stati conseguiti verso la metàdegli anni ottanta del XVIII secolo, nel momento di maggiore prosperitàdell’intera economia di Cadice. Questa osservazione viene confortata dal-l’andamento aggregato degli utili netti aziendali, che raggiunsero i loromassimi livelli nel corso dell’ultimo ventennio del 1700, per subire, poi,

Utili netti dell'Almacén de Agüera (1770-1828).Rielaborazione dei dati per periodi decennali, su base monetaria

omogenea e valori nominali

1770-1780 1780-1790 1790-1800 1800-1810 1810-1820 1820-1828

0

200000

400000

600000

800000

Anni

Uti

li n

etti

(in

rea

les

de

pla

ta)

Utili netti

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libros 2.2.166, 2.2.174.

GRAFICO IV

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una prima diminuzione nel decennio iniziale del 1800; tra il 1810 e il 1820,si accentuò la tendenza al decremento, ma la fase più negativa corrisposeproprio a quella finale dell’Almacén de Agüera.

Durante tutto il sessantennio, gli utili netti furono completamente di-stribuiti tra i soci, seguendo il criterio della corrispondenza con le quotedi partecipazione alla compañía. Dal giugno 1771 al giugno 1783, gli utilifurono divisi secondo la proporzione della metà, per gli eredi de Agüera,e di un quarto ciascuno, per Joseph González de la Sierra e Joseph deYdoeta; dall’ottobre 1785 al luglio 1814, gli utili andarono agli eredi deAgüera, per la metà, alla vedova e ai fratelli de la Sierra, per un quarto, ea Joseph de Ydoeta, per un altro quarto; dal novembre 1822 al giugno1828, gli utili furono assegnati agli eredi di Joseph de Agüera, per la metà,agli eredi di Joseph González e di Rosa Pérez de la Sierra, per un quarto,e agli eredi di Joseph de Ydoeta, per un quarto.123

Questi dati contabili, tuttavia, non contribuiscono a fare piena luce sulfenomeno del finanziamento dell’attività commerciale, mancando ogni ri-ferimento all’entità del capitale impiegato – se non negli atti costitutivi del-le società e nei bilanci di liquidazione –, agli ammortamenti, agli investi-menti effettuati e ai mezzi per far fronte ai fabbisogni economici di lungotermine. Il funzionamento concreto della compañía lasciava trasparire uncerto immobilismo in relazione a temi strategici, come quello del rafforza-mento della struttura aziendale e del ricorso alle risorse interne per la cre-scita e l’innovazione d’impresa.

Infatti, mentre nei bilanci non comparivano, in alcun momento, quo-te di utili destinate agli investimenti e il capitale sociale – nonché la sua ri-partizione tra i soggetti interessati – mutava quasi esclusivamente in occa-sione di nuovi ingressi nella società, la filosofia dell’impresa sembravaorientarsi verso due capisaldi fondamentali: il contenimento dei costi so-stenuti nel corso dell’iniziativa commerciale, attraverso la standardizzazio-ne delle procedure organizzative e l’adozione della tecnica della “commis-sione”; l’utilizzo dei tradizionali strumenti di credito – non tanto il présta-mo marittimo gaditano, quanto la letra de cambio vera e propria – per fi-nanziare le negoziazioni e intensificare l’attività di scambio.

123 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libros 2.2.166, 2.2.174. Da questi stessi libri contabili, è possibile ricostruire l’avviceda-mento dei responsabili della gestione dell’azienda, anche per il primo periodo dell’Otto-cento: dal 1814 al 1822, la funzione di amministratore fu svolta da Francisco Pérez; mentrei documenti contabili successivi furono sottoscritti, per il 1822-’24, da José González de laSierra, Francisco Pérez, José de Agüera Bustamante e Francisco González de la Sierra; peril 1824-’26, da Francisco González de la Sierra e José de Agüera Bustamante; per il 1826-’27, da Francisco González de la Sierra, José de Agüera Bustamante, José González de laSierra, Francisco Pérez de la Sierra; per il 1827-’28, da Francisco Pérez de la Sierra, JoséGonzález de la Sierra e José González del Piélago. L’ultimo bilancio dell’Almacén de Agüe-ra, nel 1828, fu firmato da Francisco Pérez de la Sierra, José González de la Sierra, JoséGonzález del Piélago e Francisco Antonio de la Concha (per José de Agüera Bustamante).

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141

Il primo ottobre 1828, dopo alcuni anni di risultati insoddisfacenti, sigiunse all’epilogo del secondo lungo periodo di attività aziendale, con iconti relativi alla liquidazione «de este Almacén nombrado de Agüera (...)para la disolución de la compañía según aparecerá en las particiones quedeven hacer arreglado a este balance los sugetos nombrados al efecto».124

In questo modo si procedeva allo scioglimento della società, che avevaconservato l’antica denominazione dei fondatori, e si avviava un’opera diristrutturazione e di riorganizzazione, che sarebbe culminata con l’avviodella partecipazione diretta dell’impresa gaditana al commercio interna-zionale.

Nel bilancio conclusivo della compañía (v. tabella 9), oltre alla registra-zione delle scorte di magazzino, che includevano i vari generi venduti dall’e-sercizio in quella fase, e all’indicazione di un rapporto di commissione – dacui derivava un credito – con gli altri empori collegati, apparivano, tra le vo-ci dell’attivo, le vendite più recenti e le morosità maturate per quelle più re-mote, i conti aperti con i vari clienti, i crediti verso i soci e quelli di incerta ri-scossione, le liquidità esistenti in cassa e i titoli del debito pubblico acquisitidalla società. Tra le voci del passivo, oltre al capitale sociale – comprensivodi apporti aggiuntivi – e alle retribuzioni degli incaricati della gestione dellacompañía, comparivano i debiti, in particolare quelli derivanti dai rapporticon i soci.

L’esito accertato da quest’ultimo atto contabile fu quello di una «li-quida utilidad para la compañía», cioè di un utile netto, pari a 20.000reales de vellón. Nel documento sottoscritto dagli amministratori, inoltre,si procedeva allo scioglimento della società, nominando «por partidoresque la dividan» José González de Tánago e Manuel José Muñoz, «a quie-nes hemos entregado una razón de todo el caudal perteneciente a estasociedad en fincas, establecimientos y demás que no están en este ba-lance».125

Dopo lo scioglimento dell’antica società denominata “de Agüera”, nel1828 si era formata la nuova impresa “de la Sierra y Compañía”, il cui ca-pitale di 609.705 reales de vellón era suddiviso in tre parti, rispettivamente,tra i due fratelli José e Francisco González de la Sierra, gli eredi di Juan Jo-sé Bolívar de Ydoeta e gli eredi di José González de la Sierra e Rosa Pérez,

124 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.174.

125 Ibidem. La relazione consegnata ai liquidatori della società era riassunta, proba-bilmente, in uno schema allegato a questa parte del libro giornale. In tale schema, si evi-denziavano, in un primo elenco: la casa di calle de Don Carlos n. 78 e il relativo esercizio,la casa di calle de San Pablo n. 230, la tienda del Palillero, a Cadice; la casa di calle de Mi-sericordia n. 61, la casa de los cañones e quella contigua, una taverna nella piazza, a Puer-to Real; la casa di calle Davila n. 291, a Jerez de la Frontera; l’Almacén de Ramos, a Sanlú-car. In un secondo elenco: la casa di calle de San Pablo n. 149, l’Almacén de refino di cal-le Sopranis, a Cadice; la casa di calle de Misericordia n. 60, la casa de los cañones e quellacontigua, a Puerto Real; la casa de la Guardia e il relativo esercizio, a Puerto de Santa

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come risulta dai libri contabili disponibili per quell’epoca.126 Il capitalecomplessivo corrispondeva, per 9.705 reales de vellón, al valore di «variosutensilios y otros gastos ocasionados en el traspaso a la casa frente de la mu-ralla» e, per 600.000 reales de vellón, al valore di «géneros comestibles y di-nero efectivo».127 Di questi ultimi, 317.229 reales de vellón erano l’importodei generi esistenti nel disciolto Almacén de Agüera, aggiudicati agli eredide Ydoeta e de la Sierra con la liquidazione generale della precedente so-cietà; 82.771 reales de vellón erano il contante, che gli stessi eredi avevanoversato per il completamento della rispettiva terza parte di capitale;200.000 reales de vellón corrispondevano, altresì, alla somma versata da Jo-sé e Francisco González de la Sierra per la terza parte del nuovo estableci-miento di loro pertinenza.128 Amministratore della società, «para su manejoy dirección», fu nominato José González de la Sierra, che si impegnò a for-nire «á su respectivo tiempo cuentas formales á los demás interesados».129

Una «nota de varias advertencias», che occorreva tener presenti al mo-mento della costituzione della società, era stata approntata da Juan Antonio

142

María; la casa di calle de San Miguel n. 4, a San Fernando. I valori delle proprietà eranoindicati come nella seguente tabella, in reales de vellón:

Città Beni immobili Valore fincas Arredi e strutture Capitali

Cadice casa calle de Don Carlos, 78 144.297Cadice esercizio c. Don Carlos (metà) 840 4.500Cadice casa c. San Pablo, 230 (metà) 59.384P.to Real casa calle de Misericordia, 61 79.515P.to Real casa de los cañones e cont. (1/2) 35.179Jerez casa calle Davila, 291 (un terzo) 35.734P.to Real una taberna en la Plaza 8.000 16.135Cadice tienda del Palillero (un terzo) 1.573 6.666Sanlúcar Almacén de Ramos (un quarto) 36.000Totali primo elenco 354.109 10.413 63.301Debiti di vari individui 79.006Totali 433.115 + 10.413 + 63.301 = 506.829

P. S. María casa de la Guardia 174.500P. S. María esercizio de la Guardia 9.126 25.000Cadice casa c. San Pablo, 149 (metà) 59.533P.to Real casa calle de Misericordia, 60 79.050P.to Real casa de los cañones e cont. (1/2) 35.179S. Fernando casa calle de San Miguel, 4 9.575Cadice Almacén c. Sopranis (un quarto) 3.150 36.469Totali secondo elenco 357.837 12.276 61.469Debiti di vari individui 75.116Totali 432.953 + 12.276 + 61.469 = 506.698

126 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.183.

127 Ibidem.128 Ibidem.129 Ibidem.

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143

Tab. 9 - Liquidazione e bilancio dell’Almacén de Agüera al 1° ottobre 1828 (in realesde vellón)

Generi esistenti

Merci Quantità Valore unitario Valore totale

riso di Valencia 232 @ â 28 ½ $ 6.612 rs. vellónd.ho 136 ,, 24 3.264 rs. vellónfagioli de Pinet bianchi 560 ,, 20 11.200 rs. vellónfagioli neri 200 ,, 18 3.600 rs. vellónfagioli di Galizia 60 ,, 15 900 rs. vellónceci 10 fan. 92 920 rs. vellónd.hos 11 ,, 112 1.232 rs. vellónformaggio di Fiandra 225 £ 3 675 rs. vellóncarta bianca tipo ordinario 102 resm. 23 2.346 rs. vellóncarta flor delic. 70 ,, 28 1.960 rs. vellóncarta Catalán entrefino 80 ,, 36 ½ 2.920 rs. vellóncarta cruz de Malta fino 22 ,, 62 1.364 rs. vellóncarta del castillo fino 18 ,, 68 1.224 rs. vellóncarta leones de 1a 99 ,, 37 ½ 3.712 rs. vellóncarta leones de 2a 38 ,, 34 1.292 rs. vellóncarta de José Catalán 128 ,, 32 4.096 rs. vellóncarta de la llave y el elefante 402 ,, 31 12.462 rs. vellóncarta sin marca 234 ,, 29 6.786 rs. vellóncarta de estraza 838 ,, 8 6.704 rs. vellóncarta tipo ordinario bajo 243 ,, 15 3.645 rs. vellónstrutto di Fiandra 1.277 ½ £ 5 6.387 rs. vellóncarta de estraza 180 resm. 9 1.620 rs. vellóncasse di zucchero bacias 19 8 152 rs. vellónriso Carolina 97 @ 28 2.716 rs. vellónzucchero de China 22 ,, 22 ½ 932 rs. vellóncaffè de Puerto Rico 7.770 £ 12 $ 18.648 rs. vellóncaffè de la Habana Triache 492 ,, 8 787 rs. vellónd.ho de id. id. 6.301 ,, 11 13.862 rs. vellónfagioli del Pinet bianchi(nel Puerto) 320 @ 19 $ 6.080 rs. vellónriso di Valencia (nel Puerto) 660 ,, 24 15.840 rs. vellónzucchero raffinato 1.062 ,, 18,, 31 62.013 rs. vellónd.ha id. corr.te 669 ,, 5,, 32 40.309 rs. vellónd.ha id. vaja 299 ,, 11,, 28 ½ 16.064 rs. vellónzucchero a zolle 441 ,, 21,, 25 20.793 rs. vellónd.ha id. 487 ,, 17,, 26 23.866 rs. vellónd.ha id. vaja 241 ,, 23,, 22 ½ 10.246 rs. vellón

totale merci 317.229 rs. vellón

segue

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144

segue tabella 9

Vendite recenti dei negozi in base ai libri contabili 58.652 rs. vellón

Conti con vari individui 20.600 rs. vellón

Conti correnti con gli empori(Almacén del Puerto Ruíz Plaza, Almacén del PuertoPlaza, Almacén del Puerto Trinidad, Almacéndel Puerto de la calle Larga, Almacén de Jerezde la Lancería, Almacén de Sanlúcar Riaño) a comisión 215.780 rs. vellón

Vendite a credito remote(che, sebbene correnti, si registrano separatamenteperché relative a particolari morosità) 193.366 rs. vellón

Debiti di vari individui cointeressati nella compañía 236.351 rs. vellón

In denaro effettivo in cassa 453.449 rs. vellón

In Bales Reales (titoli del debito pubblico) 577.334 rs. vellón

Vendite a credito di incerta riscossione 18.386 rs. vellón

Totale Attivo 2.091.147 rs. vn.

Debiti contra esta sumasaldo a favore degli eredi de Agüerasecondo il loro conto corrente 837.112 rs. vellónsaldo a favore degli eredi de Sierrasecondo il loro conto corrente 418.556 rs. vellónsaldo a favore degli eredi de Ydoetasecondo il loro conto corrente 418.556 rs. vellón

totale debiti 1.674.224 rs. vn.

Da dedurrecapitale impuesto por los interesados 301.177 rs. vellóncapitale aggiuntivo prodotto da un conto diJosé Agüera Bustamante riguardante la società 80.692 rs. vellón

totale da dedurre 381.869 rs. vellón

StipendiJosé Pérez de la Sierra 1.254 rs. vellónFrancisco Pérez de la Sierra 6.000 rs. vellónJosé González de la Sierra 7.800 rs. vellón

totale stipendi 15.054 rs. vellón

Totale Passivo 2.071.147 rs. vn.

Utile netto della compañía 20.000 rs. vellón

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.174.

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Campuzano, nel 1830, al fine di fornire riscontro alle proposte di FranciscoGonzález de la Sierra per la nuova compagine aziendale, la cui denominazionecompleta sarebbe stata “Herederos de Ydoeta, de la Sierra y Compañía”.130

Alcune indicazioni erano particolarmente significative: la durata della societàveniva fissata in dieci anni, con la possibilità, in caso di venuta meno di uno deisoci, di integrare la quota corrispondente; in quanto, poi, alla retribuzione «delos Directores», si proponeva di accordare loro «un tanto por ciento sobre uti-lidades liquidas», calcolando questa percentuale con la «devida prudencia».131

Dal 1829 in poi, in conformità con le esigenze di funzionamento del-la nuova società, fu effettuato il «valance y liquidación» delle merci, deicrediti e del denaro, esistenti nell’azienda “Almacén de la Sierra y Com-pañía”, situata in calle de la Aduana n. 13, «frente á la muralla», con unaannotazione sintetica del patrimonio aziendale, dei debiti, degli stipendi edella distribuzione degli utili tra i soci.132

In questi bilanci, che avrebbero dovuto conservare cadenza annuale,ma che furono presentati anche al termine di periodi leggermente inferiorio largamente superiori all’anno, venivano rilevate, nella parte attiva, le scor-te commerciali e il patrimonio finanziario del nucleo principale dell’azien-da gaditana, mentre trovavano posto, nella parte delle passività, gli oneri digestione – come il costo del lavoro –, l’indebitamento commerciale, il capi-tale netto e gli utili distribuiti. Si trattava, quindi, di una forma di contabi-lità molto prossima ad uno stato patrimoniale dell’azienda, in cui, tuttavia,non si trovavano riferimenti alle attrezzature e agli immobili.

Le scorte commerciali, che erano puntualmente la prima voce di ciascunbilancio, rappresentarono mediamente, nel corso di tutto il periodo consi-derato, il 34,8% circa del totale delle partite attive. Un’altra voce significati-va era quella relativa ai crediti maturati nei confronti degli empori rifornitidalla compañía “de la Sierra”, al di fuori della città di Cadice: questa parte delpatrimonio finanziario, che metteva in evidenza l’importanza del commercioall’ingrosso e dei rapporti di commissione, nonché l’avvio di un processo diespansione e di diffusione territoriale della rete mercantile, assunse, tra il1828 e il 1840, un valore medio pari al 21,6% del totale dell’attivo.

Gli altri elementi che costituivano il patrimonio finanziario (i diversicrediti esistenti nei confronti di soggetti privati, oltre che il possesso di car-

145

130 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de«Compañías», carpeta A-2, Escritura de nueva denominación de la Compañía, que pasará allamarse “Herederos de Ydoeta, de Sierra y Compañía”, Santander, 16 giugno 1830. La no-ta raccomandava anche di mantenere la prima parte della denominazione sociale, che fa-ceva riferimento agli eredi de Ydoeta e rappresentava, quindi, la terza parte della pro-prietà; tuttavia, nell’uso comune, nonostante tale esplicito richiamo, prevalse l’indicazio-ne più semplice di Almacén de la Sierra.

131 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de«Compañías», carpeta A-2, Escritura de nueva denominación de la Compañía, que pasará allamarse “Herederos de Ydoeta, de Sierra y Compañía”, Santander, 16 giugno 1830. In man-canza di altri documenti, anche queste limitate informazioni assumono notevole impor-tanza per la ricostruzione dei rapporti interni alla compañía.

132 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.183.

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ta moneta o le disponibilità di moneta metallica in cassa) erano la princi-pale quota dell’attivo, con un valore mediamente pari, durante gli anniconsiderati, a circa il 43,6% del totale. Tra le diverse forme di apertura delcredito, la più ricorrente era quella effettuata attraverso l’accettazione dipagherò.

Nel passivo di bilancio, poi, la voce di maggior rilievo era quella rela-tiva al cosiddetto “fondo comune”, o meglio, al capitale netto, che assorbì,nella media del periodo, circa il 56,2% del totale. Gli indebitamenti com-merciali, inoltre, erano di diversa natura e corrispondevano mediamente al36,5%, concorrendo, così, a determinare un valore medio dell’intera mas-sa dei “debiti”, durante gli anni tra il 1828 e il 1840, pari al 92,7% del to-tale delle passività. Tra i debiti, comparivano anche l’imposta di commer-cio, i dazi doganali pagati alle finanze pubbliche e, in qualche caso, gli af-fitti per casa ed emporio.

Infine, le voci relative agli stipendi rappresentarono, nella media delperiodo in esame, un valore pari al 3,5%; mentre gli utili ripartiti tra i so-ci raggiunsero, mediamente, un valore pari al 3,8% di tutte le partite pas-sive del bilancio.

Grazie ai dati riportati nei bilanci della compañía “Almacén de la Sier-ra” tra il 1829 e il 1840 (come si evince dalla tabella 3.II in appendice), èstato possibile delineare un quadro dei risultati conseguiti dall’azienda ga-ditana, nel corso di un periodo di transizione, caratterizzato da un pro-cesso di riorganizzazione della struttura e dell’attività commerciale, oltreche da un passaggio di consegne ai vertici della società più importante delgruppo.

Nei bilanci dell’emporio principale che faceva capo all’azienda gadi-tana, dall’attivo patrimoniale si deducevano i debiti, ottenendo così lasomma «sobrante del capital», che veniva impiegata per il pagamento de-gli amministratori e per la distribuzione degli utili tra i soci. Il capitale net-to della società (fondo común o carta-cuenta), come si è visto, era costitui-to dai 600.000 reales de vellón versati dai membri della compañía.

Gli utili distribuiti nella società “Almacén de la Sierra y Cía” furono pa-ri a 30.000 reales de vellón, nel maggio 1829; a 30.500 reales de vellón, nelgiugno 1830; a 36.730 reales de vellón, nel gennaio 1833; a 101.160 reales devellón, nel gennaio 1835; a 111.608 reales de vellón, nel maggio 1837; a27.275 reales de vellón, nel luglio 1838; a 25.854 reales de vellón, nel giugno1839; a 36.000 reales de vellón, nel giugno 1840; mentre, nel luglio 1831, siregistrò una perdita di 31.200 reales de vellón.133 Sulla base di questi dati, èstato possibile predisporre il grafico V, che mostra l’andamento degli utilidella compañía gaditana, nel periodo compreso tra il 1829 e il 1840.

Nel 1835, vi fu un nuovo cambiamento nell’assetto societario: la quo-ta rappresentata da Juan Antonio Campuzano (“eredi di Don Juan JoséBolívar de Ydoeta”) fu ceduta a José González de la Sierra menor, che, intal modo, acquisì i tre sesti dell’Almacén de Agüera; mentre le altre due

146

133 Ibidem.

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quote rimasero agli eredi di José González e Rosa Pérez de la Sierra, per idue sesti, e a Francisco González de la Sierra, per un sesto.134 Nel 1840,gli eredi di José González e Rosa Pérez de la Sierra decisero di uscire dal-la società, rientrando in possesso di 200.000 reales de vellón, corrispon-denti alla propria quota di capitale, nonché di 14.240 reales de vellón, cor-rispondenti al valore degli utensili e degli utili dell’emporio.135 Questa

147

134 Ibidem.135 Ibidem. Nello stesso libro giornale, è stato annotato che, in data 26 giugno 1840, si

riunirono a Cadice, per «hacer el balance, aprecio y liquidación de los géneros y efectos esi-stentes en el Almacén de comestibles nombrado “de Sierra”»: Francisco González de la Sier-ra – in rappresentanza della propria quota e di quella dei figli del fratello defunto, José –;Francisco del Río Enrique – in rappresentanza di Fernando González de Peredo e di sua mo-glie Juliana González de la Sierra –; Francisco de la Portilla – in rappresentanza della madreJosefa González Quijano –; Antonio Sánchez de la Sierra e José de la Peña – in rappresen-tanza della propria quota e di quella di Francisco Sánchez de la Sierra, di Villapresente, e diFrancisco Sánchez de la Sierra, di Puente de San Miguel –; José González Bustamante – inrappresentanza della propria quota e di quella di Ambrosio e Andrés Sánchez de la Sierra –;Ángel Gómez de la Casa – in rappresentanza della propria quota e di quella del padre Fran-cisco e di Joaquín Pérez de Solapeña e della sposa María Dolores González de la Sierra –.Questo bilancio fu l’ultimo della società cui faceva capo l’Almacén de la Sierra.

Utili dell'Almacén de la Sierra (1829-1840)

Anni

Uti

li(i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

1829

1830

1831

1832

1833

1834

1835

1836

1837

1838

1839

1840

-40000

-20000

0

20000

40000

60000

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.183.

GRAFICO V

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scelta, tuttavia, non avrebbe potuto impedire «que conviniendo ã algunosde ellos se forme nueva Sociedad bajo las condiciones que se adopten,siempre que se conforme los interesados que siguen en Compañía».136

Il 1840, quindi, rappresentò l’anno della svolta per il gruppo mercan-tile di Cadice, che, giunto ad un punto cruciale della sua crescita, molti-plicate le sue attività su tutto il territorio gaditano e incrementato note-volmente il giro d’affari, si avviava ad una nuova trasformazione del nu-cleo centrale dell’azienda, che da tempo svolgeva le funzioni quasi di unaholding – sia pure di ridotte dimensioni e atipica nel suo genere –, assu-mendo il controllo o partecipando direttamente alle società che gestivanogli esercizi commerciali e gli scambi.

All’antico Almacén de Agüera, fondato da Joseph, figlio del capostipi-te della stirpe mercantile di origine cantabrica, si era sostituita la società“Almacén de la Sierra y Compañía”, alla cui guida era definitivamente su-bentrato il ceppo familiare dei González de la Sierra. Ora, con l’uscita dal-la società degli eredi de la Sierra, ci si avviava alla costituzione di una nuo-va compañía, in cui avrebbe assunto – e conservato per molti anni – unruolo fondamentale di direzione Francisco González de la Sierra.

Nel momento di maggiore impulso dell’attività, quando l’azienda di Ca-dice si accingeva ad emergere sui mercati internazionali e a svolgere un ruo-lo fondamentale nei traffici con le terre d’oltreoceano, sembrò opportuno ilpassaggio ad una forma di gestione più omogenea e compatta, superando lavecchia logica dell’alternanza degli amministratori, che, spesso, avevano unafunzione puramente contabile, e puntando, attraverso l’unicità del comando,a nuovi obiettivi di efficienza dell’impresa e di ottimizzazione delle risorse.

148

136 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.183.

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3.1 – Il commercio gaditano del XIX secolo e l’azienda “Gonzálezde la Sierra”.

L’evoluzione del complesso aziendale “González de la Sierra”, intrec-ciandosi strettamente con le vicende storiche ed economiche di Cadice, of-fre un campo di osservazione privilegiato per approfondire gli aspetti fon-damentali delle attività di scambio e degli altri traffici che si svolgevanonella bahía gaditana, come quelli relativi, in particolare, al sistema di or-ganizzazione dell’impresa, al ruolo dell’emigrazione cantabrica, ai modellidi negoziazione e ai principali generi oggetto dell’intermediazione mer-cantile, soprattutto per il XIX secolo.1

L’Ottocento fu per Cadice il secolo del ritorno alla realtà di una «eco-nomia-regione», di limitate dimensioni, che svolgeva il ruolo di “porto eporta” del sud della Spagna, rivolgendo i propri ridotti scambi esteri qua-si esclusivamente verso il continente europeo.2 L’impatto con il nuovo se-colo aveva significato, per i gaditani, un severo richiamo ad uno scenariosegnato dalle guerre – il conflitto navale con l’Inghilterra, prima, e l’inva-sione francese, poi, –, dalle ripetute epidemie di febbre gialla, dall’eman-cipazione di gran parte delle colonie americane – eccetto Cuba e Portori-

3Il periodo di massima prosperità dell’azienda gaditana:

l’espansione degli scambi interni e internazionali (1840-1870)

1 Infatti, come è stato scritto a proposito dell’azienda gaditana: «En cuanto a (...)aspectos importantes, que se pueden deducir del análisis del archivo documental de la em-presa podríamos resaltar tres: – El sistema de organización empresarial. – Estudio de laemigración cántabra a Cádiz. Tipos de negocios y principales productos comercializados»(Tabacalera S. A., una de las empresas más antiguas al servicio de Cádiz, cit., p. 2).

2 Questa modifica di natura strutturale stava a testimoniare che: «Al realizar ajustes,sin embargo, los comerciantes españoles mantuvieron vivas unas actividades comercialesque, aunque derivadas de la situación colonial, podían ser integradas en un comercio po-stcolonial. Esa es la historia que relaciona la expansión económica del siglo XVIII con laera de la expansión comercial posterior a 1830» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: elmito del fracaso, cit., p. 190).

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co, isole dalle risorse limitate e, in prevalenza, agricole –: questi erano sta-ti i principali eventi che avevano debilitato la città, mettendo in luce tuttele contraddizioni interne, che ne facevano, come è stato scritto, «un gi-gante con pies de barro».3

La struttura economica gaditana, tutta incentrata sui traffici commer-ciali, con l’assoluta preminenza di una funzione di pura intermediazione(determinata dal carácter comisionista dell’attività di scambio), aveva rettobrillantemente alla prova dell’época dorada, grazie a una serie di condizio-ni di eccezionale favore:4 la posizione geografica della baia, al centro del-le rotte marittime tra Vecchio e Nuovo Mondo; il sistema del monopoliocommerciale e del pacto colonial; l’insediamento di nuclei consistenti dicommercianti stranieri e la notevole crescita di commercianti locali esper-ti e qualificati; la pratica mercantile di vantaggiosi affari illeciti, realizzatiattraverso la frode e il contrabbando; l’esistenza di una pressione fiscalemoderata e di franchigie apertamente riconosciute agli stranieri; la buonadisposizione della Corona, favorita dai rilevanti apporti della città alle fi-nanze pubbliche; la dotazione di un insieme di infrastrutture di grande im-portanza (come, ad esempio, le fortificazioni, gli impianti portuali, i can-tieri, i depositi e i magazzini commerciali).

Tuttavia, al volgere del nuovo secolo, buona parte di questi vantaggiera venuta meno o non era stata più in grado di svolgere una funzione stra-tegica di propulsione per l’economia gaditana, lasciando il campo all’e-rompere di alcuni squilibri interni, a lungo latenti sotto la coltre di profon-do benessere che aveva avvolto Cadice. La città, infatti, pur disponendo diun settore commerciale molto vasto, non produceva nulla e non era prov-vista di una adeguata offerta di prodotti interni, in grado di soddisfare au-tonomamente la domanda estera; il consumo locale, inoltre, pur in assen-za di risorse endogene, era stato stimato in ben dieci milioni di pesos.5 Icommercianti gaditani, infine, nonostante disponessero di ingenti ricchez-ze, non perseguivano alcun obiettivo di sviluppo economico a breve ter-mine, né, tantomeno, intendevano reimpiegare i propri utili in iniziativedirettamente produttive, correndo i rischi connessi con attività prive diuna comoda rete di protezione, ma preferivano spendere i guadagni rea-lizzati nel miglioramento dei propri livelli di agiatezza, dedicandosi, almassimo, ad investimenti di natura immobiliare.

150

3 J. Pérez Serrano, Cádiz, la ciudad desnuda. Cambio económico y modelo demográfi-co en la formación de la Andalucía contemporánea, cit., p. 37.

4 È stato sottolineato, infatti, che: «Cádiz fue una ciudad peculiar en la España delsiglo XVIII. En ella era el comercio, y no la agricultura, la fuente principal de riqueza, yla tolerancia ideológica un factor clave que permitió la atracción y consolidación de unacomunidad cosmopolita» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes deparentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. XX).

5 Si tratta delle valutazioni del commerciante e banchiere Juan de Villanueva, riferi-te al Consulado di Cadice nel 1800 (cfr. S. Tinoco Rubiales, Capital y crédito en la Baja An-dalucía durante la crisis del Antiguo Régimen, cit., p. 384).

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Le conseguenze economiche del mutamento dei rapporti internazio-nali, del continuo blocco delle relazioni con l’America e della sottrazionedi un mercato di enormi proporzioni, sarebbero state avvertite molto pe-santemente da un centro in ottima salute e, a maggior ragione, furono ro-vinose per una città come Cadice, in cui allo sfavore degli eventi si som-mavano i limiti degli uomini e, in particolare, di una classe sociale fornitadi molte delle caratteristiche di una moderna borghesia, ma sprovvista del-le sue doti fondamentali di previsione e di innovazione. In questa situa-zione, quelle che erano state condizioni favorevoli per l’affermazione e losviluppo dell’area gaditana si trasformarono in vincoli per l’evoluzionedella struttura economica locale e per la ripresa degli scambi. La posizio-ne geografica e la conformazione della città divennero, infatti, da fattori distimolo, cause di isolamento di un territorio, che – anche per la perditadella flotta navale – era stato privato delle sue principali risorse: il mare eil commercio.

Il primo quarantennio dell’Ottocento – dopo una limitata fase di re-cupero economico, dovuta all’effimera ripresa del traffico atlantico – fucaratterizzato da un processo di accentuato decadimento di Cadice, chenon subì variazioni neppure per effetto della breve esperienza del portofranco, ma, anzi, fu aggravato dalla politica draconiana di Ferdinando VIIe dalle sue misure restrittive in campo economico. Come è stato sottoli-neato da Bernal, in questo periodo la città aveva perduto progressivamen-te il suo carattere cosmopolita e aveva assunto l’aspetto di un modesto cen-tro di provincia.6 Perciò, all’orizzonte di Cadice, scomparsa la sua funzio-ne privilegiata di intermediazione tra l’Europa e l’America, non appariva-no grandi prospettive, anzi, si faceva sempre più evidente il pericolo con-creto di un definitivo ridimensionamento delle sue attività economiche.

Tuttavia, nonostante il volume molto ridotto dei traffici e lo scarso va-lore delle merci esportate, di origine prevalentemente interna, il commer-cio con le terre d’oltremare non era del tutto svanito: da un lato, rimane-vano Cuba e Portorico, come pallido ricordo dei vecchi possedimenti; dal-l’altro, si era avviato un proficuo movimento di scambio con gli Stati Uni-ti ed erano state riannodate, in parte, relazioni economiche con i nuovipaesi americani sorti dalla lotta per l’indipendenza.7 Inoltre, nel 1833, Ca-dice aveva ricevuto la concessione della capitalidad di una delle tre pro-vince in cui era stato diviso il Regno di Siviglia, divenendo capoluogo diprovincia «de primera clase», alla pari dell’antica rivale.8 Infine, le condi-

151

6 Cfr. A. M. Bernal, El protagonismo político andaluz, in Historia de Andalucía, La An-dalucía liberal (1778-1868), cit., p. 20.

7 Infatti, «cuando, lentamente, las excolonias tienden a la normalización de sus rela-ciones económicas con otros países, paulatinamente Cádiz vuelve a recobrar algunas desus funciones proveedoras de América» (A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en laépoca isabelina, Cádiz, Fundación Municipal de Cultura, 1987, p. 42).

8 Cfr. J. Pérez Serrano, Cádiz, la ciudad desnuda. Cambio económico y modelo demo-gráfico en la formación de la Andalucía contemporánea, cit., pp. 52-53.

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zioni generali dell’economia spagnola, al termine del lungo periodo di de-pressione, stavano mutando e si avvertivano, anche nel territorio gaditano,i segnali della ripresa che si stava innescando su scala europea.

All’inizio degli anni quaranta, quindi, Cadice tornò a prendere quo-ta, si riattivarono i canali dell’iniziativa economica e cominciò perfino adiffondersi l’aspettativa illusoria di un ritorno in grande stile del commer-cio intercontinentale: però, in un’epoca in cui il guadagno derivante dagliscambi appariva – e non solo in Spagna – un’arte difficile,9 non era pensa-bile si rianimassero i moventi eccezionali che avevano consentito l’impo-nente slancio mercantile del siglo de oro e avevano fatto della baia gaditanaun singolare caso di monosettorialità economica e funzionale spinta.

Durante questo periodo, gli sforzi per la ripresa della città si orienta-rono ad affrontare il punto critico della struttura produttiva gaditana, rap-presentato dall’inesistenza di attività primarie – eccetto la pesca – e se-condarie, e puntarono, di conseguenza, alla diversificazione dei settorieconomici locali, tentando di offrire un’alternativa al modello di crescitaprevalso fino a quel momento.10

La produzione agricola poteva sperimentare, nell’area immediatamen-te circostante alla città, pochi mutamenti, vista la conformazione geografi-ca dell’istmo – in pratica, l’intero territorio cittadino –, che non lasciavaspazio alle coltivazioni, e data la qualità dei suoli, che erano costituiti, ingran parte, di materiali silicei: pertanto, i generi alimentari essenziali do-vevano essere importati da altre zone, più o meno vicine.11 Alla fine deglianni trenta, una piccola parte del consumo alimentare locale poteva esse-re soddisfatta attraverso il ricorso alle colture orticole, che si sviluppava-no nei piccoli appezzamenti disponibili lungo la striscia di terra gaditana:il fabbisogno essenziale, però, era ancora assicurato dalle produzioni del-le cittadine limitrofe o da quelle delle province di Siviglia e di Huelva.12

Notevole importanza rivestiva la produzione di sale, che, a metà del seco-lo, si ricavava da «2.349 tajos de superficie irregular» ed era consegnata da

152

9 Cfr. D. L. Caglioti, Il guadagno difficile. Commercianti napoletani nella seconda metàdell’Ottocento, Bologna, il Mulino, 1994.

10 Come è stato notato, per i gaditani, «el excesivo brillo comercial resultó perjudi-cial, a la larga, en la medida en que, cegados, no serían capaces de sustituir lo que ellosentendieron como único motor posible de la riqueza cuando, agotada la coyuntura mo-nopolística, tuvieron que enfrentarse con otras alternativas de mayor dificultad y prosaí-smo» (C. Álvarez Santaló, A. García-Baquero González, Evolución social y transformaciónurbana, in Historia de Andalucía, La Andalucía liberal (1778-1868), cit., p. 336).

11 Madoz, descrivendo questi caratteri dell’ambiente, ha osservato, infatti, che Cadi-ce, «desprovista de término, y siendo el cortisimo que posee puramente silicoso, carece delo mas necesario para la vida, y tiene que hacerlo ir todo de otros puntos mas ó menos cer-canos» (P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 126).

12 La parte successiva dell’analisi dedicata da Madoz alle «producciones» contribuiscea chiarire ulteriormente la situazione del settore primario: «El trigo, cuyo consumo diario espor un término medio, de 500 fanegas; las 5,000 libras de carne de á 32 onzas, ademas de lafresca ó en chacina de cerdos, y de la de aves; el aceite, las frutas, las semillas, el vino y lico-res; en fin, todo se importa ó de la misma provincia ó de las de Sevilla ó Huelva, que son sus

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«los tasadores (...) en lastre de 26 rs.»;13 l’attività primaria fondamentale,tuttavia, era rappresentata sempre dalla pesca, «una de las más primitivasy genuinas industrias de Cádiz», di cui si hanno, però, scarse informazio-ni quantitative.14

L’attività di sfruttamento delle miniere diede vita, a partire dagli anniquaranta, ad un fenomeno di costituzione di imprese e di compravenditadi quote azionarie.15 Talvolta, le società si formarono per iniziative di tipoindustriale, collegate anche al trattamento dei minerali e non solo alla lo-ro estrazione, come, ad esempio, nel caso della compañía che fu creata nel1847 per la distillazione del mercurio con un nuovo metodo.16 Tuttavia,anche se «el negocio minero, al nivel de pequeño rentista, se convirtió enuna de las facetas nuevas en las que los comerciantes y negociantes gadi-tanos trataron de diversificar sus especulaciones económicas»,17 non fucertamente l’area territoriale della provincia di Cadice a fornire impulsoall’incremento di questa attività.18

Nel settore secondario, al contrario, si cominciarono a verificare alcu-ne significative trasformazioni, favorite dal superamento definitivo del mo-nopolio delle corporazioni e dall’affermazione della libertà di iniziativaprivata,19 oltre che dalle restrizioni imposte all’ingresso di merci di pro-duzione estera.20 Anche se la più antica attività industriale di Cadice erala manifattura dei tabacchi, sorta nel 1741, e nella città già operavano unamiriade di piccole fucine e botteghe artigiane di mobili, tessuti, oreficeria,

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mas cercanas abastecedoras»; la coltivazione degli orti veniva effettuata con dura fatica, «pe-ro es tan poca porcion, que no alcanza para el consumo de la décima parte del vecindario»(P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 126).

13 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia,cit., pp. 87-88. Le saline erano dislocate, essenzialmente, in un tratto di costa tra Cadice, SanFernando e Puerto Real: in quest’ultima zona, vi erano 55 saline, che producevano annual-mente «mas de 30,000 lastres de sal, de á 48 fanegas cada uno»; il sale di tutta la riviera, «porsu escelente calidad y estraordinaria limpieza y blancura», era oggetto di una forte esporta-zione (P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 86).

14 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia,cit., p. 88.

15 Come ha notato Rondo Cameron, non sempre è apparsa chiara la demarcazione dialcune attività all’interno dei settori costitutivi della struttura economica: infatti, come nelcaso in esame, «l’attività mineraria appartiene logicamente al settore primario, ma è spes-so considerata parte del secondario» (R. Cameron, Storia economica del mondo. Dalla prei-storia ad oggi, Bologna, il Mulino, 1993, p. 30; ed. orig. A Concise Economic History of theWorld from Paleolithic Times to the Present, Oxford, Oxford University Press, 1989).

16 Cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., pp. 60-61.17 Ibidem, p. 63.18 Cfr. P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 88.19 Infatti, nel corso degli anni quaranta, «en cambio de la carencia de producciones

que se advierte en el suelo de Cádiz, la industria y las artes van tomando un vuelo bastanterápido» (P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 135).

20 Come ha notato Ramos Santana: «Entre 1843 y 1868, van a surgir una serie de in-dustrias nuevas, que venían a cubrir las necesidades de los mercados locales, dado que laentrada de bienes del exterior estaba constreñida por el Arancel de 1841» (A. Ramos San-tana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., pp. 68-69).

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cappelli, guanti, calzature, parasole, bottoni, pasta, sapone, strumenti chi-rurgici, armi, cera e stampa,21 le prime vere fabbriche si diffusero solo nelcorso degli anni trenta e quaranta del XIX secolo. Madoz ha fornito un’in-teressante testimonianza dei pochi stabilimenti gaditani dell’epoca: la nuo-va costruzione di una sontuosa fabbrica di tessuti «cuyas operaciones de-ben ser ejecutadas por medio del vapor» e la vicina installazione di unafonderia di ferro; così come la preesistenza di un mulino a vapore, che «esuna de las obras más perfectas de su clase en la parte mecánica».22 A que-ste industrie, va aggiunto il primo cantiere per costruzioni navali in ferro,realizzato, nel 1840, dall’imprenditore inglese Thomas Haynes, nell’area diPuntales, al di fuori della cinta urbana.23 Inoltre, proprio in quegli anni,furono elaborati numerosi progetti in campo industriale, presentati alla So-ciedad Económica de Amigos del País per una valutazione e un sostegno:24

si trattava, perlomeno all’inizio, di iniziative per la creazione di piccoli opi-fici, prive di ogni apporto da parte dello Stato.

Tuttavia, alla metà degli anni quaranta, a Cadice, si diffuse «una fie-

154

21 Cfr. A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de pro-vincia, cit., p. 105; P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía,cit., pp. 135-136.

22 Il resoconto di Madoz, a proposito della fabbrica che si stava realizzando nell’areaconosciuta come «huerto de la Tinaja», proseguiva con una dettagliata descrizione dell’ope-ra: «El edificio es de 4 pisos, de 153 pies de largo, 59 de ancho y 49 de alto (...): su chime-nea de 130 pies de elevacion, se compone de una base cuadrangular de 20 pies de altura, ydel cañon, que tiene en su arranque 10 y 10 pulgadas de diámetro, y va progresivamente di-sminuyendo hasta concluir en 5 pies. La fuerza de la máquina es de 30 caballos; y montadosya 100 telares, pueden colocarse 33 mas, todos movidos por aquella. El costo solo del edifi-cio y máquinas, asciende á 130,000 duros, y corresponde á una sociedad anónima de 16 in-dividuos, cuyo interés está dividido en acciones de 25,000 rs. vn.». In relazione alla fonde-ria, Madoz ricordava che era l’unica esistente a Cadice e «que ha sido ya ocupada por el de-partamento de marina para composturas de piezas de las máquinas de buques de vapor delGobierno». Infine, a proposito del mulino a vapore, situato di fronte al teatro de Balón, egli,oltre a spiegarne minutamente il funzionamento – il moderno «mecanismo interior» era sta-to importato da Filadelfia, alla fine del Settecento –, ne illustrava le caratteristiche fonda-mentali: «Ocupa el edificio un terreno de 104 pies de frente y 60 de profundidad, y el mo-lino es capaz de 12 pares de piedras, movidas por dos bombas, cuyo cilindro es de 26 pul-gadas de diámetro, con fuerza de 100 caballos. Puestas todas en movimiento pueden moler1,000 fanegas de trigo cada 24 horas, con solo el auxilio de 60 hombres, cuando en las taho-nas, para moler igual cantidad, se necesitan mas de 300 mulas y 500 hombres» (P. Madoz,Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., pp. 135-136).

23 Cfr. J. M. Barragán Muñoz, J. Torrejón Chaves, Necesidad de un desarrollo inte-grado para una ciudad marítima: la propuesta portuaria para Cádiz de García Gutiérrez, in-troduzione in A. García Gutiérrez, Medios de fomentar el desarrollo comercial, industrialy marítimo de Cádiz, Cádiz, 1895, nuova edizione dell’opera, promossa da Camara Oficialde Comercio, Unicaja e Puerto de la Bahía de Cádiz, Cádiz, 1995, pp. 17-18.

24 La Sociedad Económica de Amigos del País, formatasi nel 1814, era un’associazio-ne composta da soci de número (gravati degli oneri concreti di funzionamento), honora-rios (nominati in virtù delle loro capacità e relazioni), de mérito (prescelti per il loro par-ticolare sostegno) e corresponsales (residenti fuori Cadice). La società, retta da un diretto-re, un segretario, un contabile, un tesoriere, un censore e un bibliotecario (con i loro re-lativi sostituti), promuoveva interventi nei campi dell’educazione, della sanità e della be-

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bre por su propia potenciación industrial»,25 che diede impulso al muta-mento della base produttiva locale, anche allo scopo di sostituire sul mer-cato gaditano i prodotti d’importazione, sottoposti a una nuova flessionein conseguenza della tariffa del 1841. In questo modo, la produzione in-dustriale passò dal valore complessivo di 2.200.000 franchi – pari al 3,5%del commercio estero di Cadice –, nel 1843, a 5.800.000 franchi, nel 1852,a 7.400.000 franchi, nel 1864, e, infine, a 8.400.000 franchi, nel 1868.26 Altermine di questa fase la città si trovò a disporre di due poli industriali:uno, nella zona del Campo de Balón, dove furono impiantati il mulino avapore del marchese de Casa Irujo, la fabbrica tessile denominata “Em-presa Gaditana de Hilados y Tejidos de Algodón al Vapor, S. A.”, la se-gheria a vapore della società “La Valenciana”, la fabbrica a vapore di biac-ca de “La Herculana”, le fonderie di Jorge Rollo e di Rafael Mato; l’altro,fuori delle mura cittadine, dove furono localizzate le industrie metallurgi-che, come quelle di Thomas Haynes e di Juan Buhigas.27

L’elemento di novità di questo periodo, però, non stava solo nell’avviodegli investimenti industriali, ma, più in generale, nella crescita di uno spi-rito di iniziativa economica, che si era ampiamente diffuso in settori diversidal commercio: «De esta forma, la década de 1840 y concretando más, de-sde 1844-45, veremos que en Cádiz se iniciaron, por lo mismos comercian-tes comisionistas, aventuras inversoras en el campo industrial, de la banca ypor último, de la propiedad, como ansia última de asegurar el capital y co-mo consecuencia del desigual resultado obtenido en sus inversiones».28

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neficenza, ma si occupava anche della promozione delle attività produttive e, in partico-lare, dell’industria, attraverso esposizioni pubbliche – la prima venne effettuata nell’ago-sto del 1845 –, premi e incentivazioni di varia natura (cfr. P. Martín Ferrero, La Real So-ciedad Económica Gaditana de Amigos del País, Cádiz, Fundación Municipal de Cultura,1988).

25 A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 69.26 Cfr. A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de pro-

vincia, cit., pp. 107-108.27 Ibidem. Nella seconda metà degli anni sessanta si fecero sentire anche sull’econo-

mia gaditana i riflessi di un cambiamento di congiuntura più generale: la produzione in-dustriale, infatti, iniziò a rallentare, fino alla decisa inversione di tendenza del 1869, annoin cui si registrò una riduzione del 32% rispetto al precedente. Nel 1870, il valore dellaproduzione – sempre secondo i dati forniti da Ramos Santana – discese a 5.700.000 fran-chi. In una prospettiva di più lungo termine, la situazione non sarebbe migliorata. Infat-ti: «Cádiz, excepción hecha de la industria naval, presentaba a finales del siglo XIX un ra-quítico panorama: algunas fábricas de naipes, la harinera movida con máquina de vapor,las de fideos o pastas para sopa, una eléctrica, varias de galletas, una de hielo, otra deaguardientes, las litográficas, dos de gas, y las derivadas de la pesca». Oltre a queste atti-vità produttive, vi erano solo «una fábrica de plumillas de acero y otra de alfileres, próxi-mas a entrar en funcionamiento» e altri opifici di scarsa entità «como eran las fábricas decurtidos, de velámenes para buques, de chocolate, etc.» (J. M. Barragán Muñoz, J. Tor-rejón Chaves, Necesidad de un desarrollo integrado para una ciudad marítima: la propuestaportuaria para Cádiz de García Gutiérrez, cit., p. 15).

28 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia,cit., p. 98.

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L’attività finanziaria, infatti, divenne un settore portante dello sforzodi diversificazione degli impegni della borghesia gaditana.29 Nel 1844, fucreata una società anonima, la “Sociedad de fomento industrial y mercan-til”, allo scopo di svolgere le funzioni di deposito, di prestito e di sconto,nonchè di adempiere ai compiti di mutuo soccorso tra i soci; quattro an-ni dopo, fu costituito il “Monte de Piedad y Caja de Ahorros”, come en-te di assistenza e di risparmio, con la partecipazione di numerosi com-mercianti e proprietari locali. Tuttavia, altri furono gli eventi di maggiorerilievo, che si concentrarono nel 1846: innanzitutto, la fondazione del“Banco de Cádiz”, come società economica mercantile, che possedeva uncapitale di 10.000.000 di reales de vellón, sottoscritto da nove soci, e si po-neva l’obiettivo di svolgere attività di emissione e di sconto;30 poi, l’istitu-zione del “Banco Español de Cádiz”, una società commerciale anonima,che fungeva da succursale del “Banco de Isabel II”, con un capitale di80.000.000 di reales de vellón;31 infine, la formazione di un nuovo “Bancode Cádiz”, che, in breve, avrebbe assorbito gli altri due, svolgendo il ruo-lo di principale istituto di credito gaditano, fino al momento del suo scio-

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29 Bernal, rilevando che nell’esame dei problemi scaturiti dall’emancipazione dellecolonie è stato sostenuto che «las consecuencias fueron, sin paliativos, catastróficas», sidomandava: «¿Cómo explicar, entonces que Cádiz fuese, después de perdidas las colonias,uno de los principales centros financieros del país, además de un emporio de riqueza porel comercio con Inglaterra?»; da questo interrogativo retorico e dalla constatazione dellanotevole crescita del settore finanziario gaditano, verso la metà del XIX secolo, facevaconseguire la messa in discussione della «imagen de desplome económico andaluz a cau-sa de la separación de las colonias» (A. M. Bernal, Relaciones económicas entre Andalucíay América en el siglo XIX: una aproximación, cit., p. 233).

30 Cfr. F. Ruiz Vélez-Frías, Los bancos de emisión de Cádiz en el siglo XIX, Córdoba,Universidad de Córdoba, Instituto de Historia de Andalucía, 1977, pp. 1-12. Tra i dirigen-ti della nuova banca, compariva anche Juan González de Peredo; il suo apellido era quello,già noto, della famiglia di commercianti, che faceva parte del raggruppamento sorto intor-no all’antico Almacén de Agüera e che, dopo la morte di Francisco González de la Sierra, nel1870, avrebbe assunto la guida dell’intera azienda gaditana. Va rilevato, inoltre, che le leggibancarie del 1856, all’inizio di una fase espansiva del sistema creditizio, avevano consentitola creazione di una pluralità di bancos de emisión «a razón de uno por plaza, autorizados pa-ra emitir billetes con arreglo a unas normas de encaje metálico bastante estrictas y a practi-car préstamos y descuentos casi exclusivamente» (G. Tortella, El desarrollo de la España con-temporánea, Madrid, Alianza Editorial, 1994, p. 142). Questa normativa, che aveva favoritola diffusione delle banche di emissione – arrivate fino a venti, in tutta la Spagna, durante ildecennio 1856-’66 –, fu definitivamente superata nel marzo del 1874, con la concessione delmonopolio di emissione al “Banco de España”. In ogni caso, «en la Andalucía de mediadosdel siglo XIX, la banca regional de emisión cumplía un cometido importante de creación deliquidez, precisa para el funcionamiento de una economía de mercado en la cual la finan-ciación de actividades como la exportación de vinos, minerales, aceites y frutos y la expedi-ción al resto de la Península de productos alimenticios requerían de los suficientes mediosde pago y de crédito a corto plazo entre los productores y comerciantes» (P. Tedde de Lor-ca, Sobre los orígenes históricos del subdesarrollo andaluz: algunas hipótesis, cit., p. 315).

31 Cfr. L. Zumalacárregui, El Banco de Isabel II y la crisis de la Banca de emisiónespañola en 1847, Madrid, Gráficas Reunidas, 1952, pp. 167-180; G. Tortella, Los oríge-nes del capitalismo en España, cit., p. 32; F. Ruiz Vélez-Frías, Los bancos de emisión de Cá-diz en el siglo XIX, cit., pp. 29-44.

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glimento nel 1870.32 In tutte queste iniziative finanziarie risultò prepon-derante la partecipazione dei commercianti di Cadice, che avevano piena-mente compreso l’importanza del controllo degli strumenti di credito, ol-tre che della diversificazione delle proprie attività.33

Il sistema bancario, nel corso degli anni sessanta, vide la nascita di nu-merosi nuovi enti, dedicati principalmente al finanziamento degli affaricommerciali e industriali: il “Crédito Comercial de Cádiz”, nel 1860; la“Compañía Gaditana de Crédito”, nel 1860; il “Crédito General Anda-luz”, nel 1861; la “Conte y Compañía, Sociedad en Comandita”, nel 1861;il “Banco Hipotecario Andaluz”, nel 1863; il “Crédito Comercial y Agrí-cola de Córdoba”, nel 1864. Si trattava di istituti privati, fondati da com-mercianti e possidenti, in gran parte di Cadice o dei territori limitrofi; que-ste banche non sempre ebbero una sorte favorevole, a causa della pro-gressiva saturazione della circolazione monetaria e del credito nella città,e, comunque, nessuna di loro riuscì a passare indenne dalla crisi del 1866,che non risparmiò il sistema finanziario e commerciale gaditano.34

Gli investimenti immobiliari rappresentarono l’altro filone fondamen-tale, in cui si riversarono i capitali della borghesia gaditana, alla ricerca difonti diversificate di ricchezza, ma anche di nuove forme di prestigio so-ciale. La particolare conformazione urbanistica di Cadice e la ristrettezzadel suo territorio avevano fatto della proprietà immobiliare una opportu-nità di rendita comoda e sicura.35 Peraltro, con il decreto del 1842, con cuisi liberalizzò il mercato degli affitti, e con i provvedimenti di desamortiza-ción del 1836 e del 1855, che consentirono l’alienazione dei beni della ma-nomorta, si accentuò la vantaggiosità di questo tipo di speculazione e pre-

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32 Ibidem, pp. 59-186.33 Infatti, come ha ricordato Ramos Santana: «Efectivamente, entre los gaditanos exi-

stía de largo tiempo una tradición de banqueros particulares, es decir, de comerciantes yproprietarios, que con un negocio mercantil abierto, recibían en su casa cantidades endepósito de particulares que administraban dentro de su propio negocio, y del que en-tregaban cantidades fijas y de forma periódica, al depositante» (A. Ramos Santana, Cádizen el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia, cit., p. 124). Questa forma di ge-stione del credito da parte del settore commerciale giunse all’estremo, per cui, la circola-zione monetaria, sulla base della onorabilità e dell’affidabilità degli operatori, poteva es-sere sostituita da papeletas de pago o da letras de cambio. Tale consuetudine proseguì finoalla metà dell’Ottocento, tanto da costringere, nel 1857, il commissario regio del “Bancode Cádiz” a denunciare al ministero delle finanze il consistente flusso di crediti privati,che pregiudicava l’emissione dei biglietti bancari.

34 Sulle vicende finanziarie di Cadice, nel periodo considerato, oltre al testo già cita-to di F. Ruiz Vélez-Frías, cfr. P. Tedde de Lorca, Burguesía, banca y mercado (1840-1870),in Historia de Andalucía, La Andalucía liberal (1778-1868), cit., pp. 345-397.

35 Fin dagli ultimi anni del XVIII secolo, «dada la reducida superficie de la ciudad,y la fuerte inmigración, las densidades eran relativamente elevadas»; e proprio la densitàdella popolazione urbana, particolarmente elevata rispetto ad altre città spagnole, consentì«el incremento espectacular del valor de las propiedades inmuebles y de los alquileres enCádiz (...), cuya gestión y compra se convirtió en auténtico negocio para los comercian-tes» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la metrópoli. Redes de parentesco y lazos mer-cantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., p. 35).

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se avvio «un proceso inversor sistemático».36 La novità di questa modalitàtradizionale di investimento, rispetto al secolo precedente, fu costituitadalla sua capacità di coesistere con altre iniziative di carattere finanziarioe produttivo, così che «para la burguesía gaditana del siglo XIX, la inver-sión pasiva no estuvo opuesta a la dinámica, y viceversa».37

Alla metà circa dell’Ottocento, comunque, Cadice appariva ancorauna città in cui prevaleva l’attività commerciale, anche se, a causa di unquarantennio di declino economico e degli antichi vizi della sua borghe-sia, «su comercio, rico y opulento en otra época, ha quedado reducido ca-si al de cabotage».38 Cadice, infatti, dopo l’emancipazione delle colonieamericane, si era convertita ad un più intenso traffico con il Vecchio Con-tinente: in questo modo, erano le esportazioni vinicole verso l’Inghilterraa permettere il mantenimento di una bilancia commerciale favorevole, co-prendo il disavanzo negli scambi con i territori d’oltreoceano e con gli al-tri paesi europei.39 L’arancel del 1841, pur diversificando le misure prote-

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36 A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 115. Lo stes-so autore, successivamente (p. 125), rileva che: «Sea por el camino que fuere, sea por ladesamortización, sea por la compra directa entre particulares, lo indudable es que aquel-los mismos que invirtieron parte de su capital en la industria, la minería o la banca, acti-varon las compras de propiedades inmuebles, sobre todo a raíz de la ley de libertad de ar-rendamientos de 1841».

37 A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 113.38 P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 135. Lo

stesso Madoz – proseguendo la sua analisi, nella pagina seguente – mostrava, con una lun-ga elencazione delle più svariate e minute attività economiche sorte nella città, la vasta dif-fusione del commercio: «por un cálculo aproximado, se cuentan tantos establecimientoscon puerta abierta á la calle, cuanto es el número de casas que tiene la poblacion, en losquales se ven 9 cafés, 15 fondas, 200 zapateros, 104 barberos, 92 carpinteros, 50 sastres,106 abaceros, 145 puestos de comestibles, 152 de vinos y licores, 40 confiterias, 176 lo-cales en que se vende pan ó fruta, 25 platerias, 12 relogerias, 42 lecherias, 40 hornos ytahonas, 23 boticas y 7 droguerias; siguiendo la misma proporcion los carpinteros de ri-bera, peineros, estampadores, tiendas de cuadros, peluqueros, cereros, dibujantes, graba-dores de alto y bajo relieve, de dulce, de maderas, impresores, lapidarios, litógrafos, li-breros encuadernadores, tintoreros, jauleros, jugueteros, cartoneros, torneros, latoneros,hojalateros, herreros, medieros, cordoneros, beloneros, toneleros, abaniqueros, puestos desanguijuelas, tiendas de ropa usada, de muebles viejos y nuevos, bordadores, mercaderes,cuyas tiendas no solo son muchas en número, sino muy elegantes, descollando entre to-das la de La Orden por su suntuosidad y gusto; perfumistas, puestos de flores naturales yartificiales, modistas y tiendas de modas, almacenes de maderas, de herrages y efectos na-vales, ebanistas, máquinas de aserrar madera, prensa para impresiones de relieves enpaños y telas de lana para cubiertas de mesa, silleria, etc., fábricas de naipes y papel pin-tado, de charoles, de hules, de esteras, de guitarras, de bordones, de instrumentos quirúr-gicos, musicales y náuticos, de velamen para barcos, de cordeteria, de guantes, de som-breros, de espejos, de fósforos, de fideos y toda clase de masa, de almidon, de betun delcalzado, marmolistas, pintores, doradores, almacenes de suela, de aceite, de comestibles,de huevos y chacinas, galonerias de plata y oro, freidores de pescado, cuyo número es pro-digioso, neverias, fabricas de loza y vidriado, de ladrillos, de cal y yeso, de albayalde, dejabon duro, de velas de sebo y cera, de aguardiente, de cerveza, de refrescos gaseosos, detoneles, de pesos para monedas y pedreria, etc. etc.».

39 Cfr. N. Sánchez-Albornoz, Cádiz, capital revolucionaria, en la encrucijada económi-ca, cit., p. 88.

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zionistiche e rappresentando un provvedimento di transizione, ostacolavaconcretamente questa ripresa del commercio internazionale e spingeval’attività mercantile a svilupparsi entro un più circoscritto ambito regiona-le e nazionale.

Eppure, durante quest’epoca, tra le nuove iniziative promosse daicommercianti di Cadice, rivestì notevole importanza la formazione di so-ciedades o compañías con varie finalità,40 impegnate prevalentemente,però, nei settori del commercio e dei trasporti: lo sforzo più significativofu compiuto nel campo delle comunicazioni marittime, con la nascita diun cospicuo gruppo di compagnie di navigazione, che, spesso, erano diproprietà degli stessi commercianti, interessati al trasporto delle propriemercanzie attraverso la più tradizionale e importante via di traffico gadi-tana.41 Del resto, al momento di svolta del ciclo economico, erano nuova-mente comparsi a Cadice «comerciantes-navieros procedentes de otras re-giones españolas – principalmente del norte –», come Miguel Martínez dePinillos e José Matía, «atraídos por el renacer de las actividades portua-rias» e – aggiungerei – dalla ripresa delle attività mercantili.42

Inoltre, all’approssimarsi dell’época isabelina,43 la borghesia gaditanaaveva ricominciato a dare prova di un orientamento innovativo di pensie-

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40 A questo proposito, va ricordata la valutazione di García López, secondo cui: «Laeconomía española a lo largo del siglo XIX, en su proceso de transformación hacia unaconfiguración de tipo capitalista, tuvo entre sus notas definitorias la superposición ocoexistencia de formas antiguas y modernas (...). Esta dualidad se manifestó también enlas modalidades jurídicas de asociación mercantil, en las que predominaban las formas detipo antiguo – las sociedades colectivas y comanditarias – mientras se abrían paso tardía ylentamente, con no pocos titubeos e incluso retrocesos, las formas más modernas, las so-ciedades de responsabilidad limitada, las sociedades anónimas» (J. R. García López, Lassociedades colectivas y comanditarias en la dinámica empresarial española del siglo XIX, in“Revista de Historia Económica”, n. 1, 1994, p. 175).

41 Mentre «una crisis profunda dominó hasta los inicios de la década de los años 40»,«a partir de entonces y hasta el crack de 1866, se vivió una etapa de auge, cuyos mejoresmomentos ocurrieron entre los años 1852-56 – cuando se vivieron importantes procesosespeculativos financieros – y 1860-63. Indicadores de tal apogeo fueron la profusión deCompañías que con capital gaditano surgieron en estos años, dedicadas preferentementeal transporte marítimo: “Mariano Leford”; “Sociedad Anónima Nueva Empresa Gadita-na”; “Ignacio Fernández de Castro”; “Matía, Menchacatorre y Ca.”; “Arrigunaga e Hijos”;“La Hispano Cubana, Sociedad Mercantil Marítima de los Señores Sicre, García y Ca.”– Compañía en comandita para transportes en buques de vapor –; “Compañía Españolade Navegación”; “Empresa de Vapores Correos Trasatlánticos”, del marqués de Comillas;“Naviera Pinillos, Sáenz y Ca.”. A éstas ha de unirse la más tardía presencia de los “Va-pores Correos de A. López y Ca.”, que en 1881 cambió su denominación por la de “Com-pañía Trasatlántica”, y alcanzó a ser la naviera española más importante del siglo» (J. Tor-rejón Chaves, El área portuaria de la bahía de Cádiz: tres mil años de puerto, in Puertosespañoles en la historia, Madrid, Tabapress, 1994, p. 135).

42 Ibidem.43 Il regno di Isabella II corrisponde all’epoca compresa tra il 1843 e il 1868; tutta-

via, va anche considerato che, dopo la morte di Ferdinando VII nel 1833, vi fu un perio-do non breve di reggenza, a causa dell’età dell’erede al trono, nata nel 1830 e dichiaratamayor de edad nel novembre 1843.

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ro, contribuendo decisamente all’intensificarsi delle manifestazioni a favo-re di un liberalismo politico ed economico: in questo modo, Cadice, a dif-ferenza di Barcellona che richiedeva il mantenimento di un’economia pro-tetta e di alti dazi, si proponeva come l’avanguardia ideale, il centro degliimpulsi e delle tendenze liberiste del paese. Non è un caso, quindi, che,proprio all’inizio di questo periodo e precisamente il 6 novembre 1846, ar-rivasse a Cadice Richard Cobden, accolto entusiasticamente come «defen-sor de la libertad de comercio» e ospitato dai commercianti della città.44

L’illustre esponente della scuola di Manchester si trovò in piena sintoniacon le richieste della Diputación Provincial, dell’Ayuntamiento, della So-ciedad Económica de Amigos del País, della Junta de Comercio e, in sostan-za, della borghesia locale, per sollecitare la riforma delle tariffe doganali eil superamento del sistema protezionistico, sperimentando tutti i vantaggiderivanti da un trattato commerciale con l’Inghilterra.

L’esito di queste iniziative fu rappresentato, dal punto di vista econo-mico, oltre che dalla ripetuta e inascoltata richiesta della franchigia por-tuale, da una incessante spinta per l’adozione di provvedimenti generali diliberalizzazione del commercio, che, solo parzialmente e molto tempo do-po la fine della fase espansiva, ebbe successo.45 Infatti, soltanto nel 1869,con il provvedimento legislativo voluto da Laureano Figuerola y Ballester,si ottenne una tariffa tendenzialmente liberista.

Intanto il porto di Cadice, nonostante le sue gravi carenze infrastrut-turali, aveva continuato a svolgere un ruolo di primaria importanza, con-tribuendo alla ripresa delle attività commerciali gaditane. Alla metà del-l’Ottocento, tuttavia, le condizioni del porto, dei suoi moli e dei suoi im-pianti, descritte succintamente anche nel dizionario di Madoz,46 si pre-sentavano identiche a quelle di un secolo prima. In particolare, il molo

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44 Cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., pp. 307-310. Cobden, la cui presenza veniva considerata – dal giornale El Comercio del 7 novem-bre 1846 – un rilevante successo «para una plaza mercantil donde son tan populares lasdoctrinas del acreditado economista inglés», si trattenne a Cadice alcuni giorni, parteci-pando a riunioni e incontri con i rappresentanti della borghesia locale, per parlare – co-me veniva riportato da El Comercio del 10 novembre 1846 – delle teorie «a que deberáalgún día nuestra España su engrandecimiento».

45 Al termine degli anni sessanta – come viene testimoniato dalla documentazionedell’Archivo de la Diputación Provincial de Cádiz –, quando la città stava ripiombando inun periodo di recessione, la Diputación Provincial scese nuovamente in campo per solle-citare la realizzazione del porto franco: «El Sr. Vicepresidente manifestó que el estado dedecadencia en que se hallaba el comercio de esta plaza era tal que se necesitaba de unesfuerzo heroico si no había de verse reducida a las condiciones de un puerto penal la pri-mera población comercial de la Península, y que interesado vivamente por atajar las cala-midades que pesaba sobre todas las clases y que amenazaba de hacerse sentir más inten-samente, proponía que se solicitase la franquicia del Puerto, único medio de devolver laanimación comercial perdida y toda vez que las reformas arancelarias tantas veces anun-ciadas no llegaban a plantearse por impedirlo el poderoso monopolio catalán» (A.D.P.C.,Sesión 22 – II – 1869, Vol. 56, folio 169; cfr. anche P. Valdecantos García, La crisis de laburguesía mercantil gaditana, in La burguesía mercantil gaditana (1650-1868), cit., p. 123).

46 Cfr. P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., p. 109.

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principale era lo stesso «con sus pocas escalas y surtidas» e la batimetriamostrava «la cada vez mayor pérdida de fondo».47

Nel trentennio successivo non vi fu una sostanziale modifica della si-tuazione, tanto da far apparire Cadice in grave ritardo rispetto alle trasfor-mazioni degli altri porti spagnoli, che fornivano al commercio facilitazionie servizi inesistenti nello scalo gaditano.48 Le richieste pressanti delle isti-tuzioni e degli operatori economici della città per nuove opere, l’inseri-mento del porto di Cadice tra quelli di interesse generale,49 i numerosi pro-getti di ristrutturazione elaborati in quegli anni, non avevano sortito effettirilevanti: infatti, non sarebbero stati realizzati interventi organici di trasfor-mazione e di ampliamento dell’impianto, se non al termine del secolo.50

Nella parte della sua memoria, che si riferiva allo stato del porto di Cadicenel 1771, Viniegra y Valdés aveva scritto: «Mis ilusiones sobre la importan-cia marítima de Cádiz vinieron por tierra, porque si bien el movimiento desu bahia era importante, á medida que Málaga llevase á cabo sus proyecta-das mejoras en su puerto, Sevilla adelantará en las obras hidráulicas em-

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47 J. Torrejón Chaves, El área portuaria de la bahía de Cádiz: tres mil años de puerto,cit., p. 133. Come ha notato lo stesso autore successivamente (p. 136), una delle maggio-ri preoccupazioni, che si ripropose nel corso del XIX secolo, fu «el avance de los fangosque cegaban la ensenada y los caños».

48 Nell’Archivo Histórico Provincial de Cádiz, si trova la copia dattiloscritta della re-lazione di Salvador Viniegra y Valdés, che, al termine di una visita ai principali approdidel litorale spagnolo e portoghese, con lo scopo di verificarne il movimento marittimo, ri-conosceva amaramente il divario di Cadice: «Acostumbrado á ver practicar en Cádiz lasoperaciones de carga y descarga de las mercancias (...), experimenté la mas dolorosa de-cepción al caminar de puerto en puerto y ver en casi todos, hasta en alguno de los mas in-significantes, atracados los buques á muelles espaciosos, en donde directamente y sin elauxilio de barcazas, se desembarcaban y embarcaban las mercancias, y en los que gruas,tinglados, almacenes, vias férreas auxiliares y otros valiosos elementos, en ellos estableci-dos, prestaban al comercio facilidades desconocidas en Cádiz» (A.H.P.C., legajo 7.782, ex-pediente 9, Memoria de Salvador Viniegra y Valdés, Antecedentes generales sobre el puertode Cádiz, 31 de marzo de 1884, c. 1r).

49 Con il Real Decreto del 17 dicembre 1851, erano state poste a carico dello Stato leopere di miglioramento e la pulizia dei porti di interesse generale, tra i quali fu collocatoanche quello gaditano; in conseguenza di ciò, fu costituita la Junta del Puerto de Cádiz,che avviò i primi studi e progetti per la qualificazione dell’impianto.

50 I progetti si susseguirono a ritmo spedito, a partire dalla metà dell’Ottocento: nel1853, fu elaborato, dall’ingegnere Juan Manuel Muñoz, un primo progetto del costo di30.000.000 di reales; nel 1861, fu presentato il piano dell’ingegnere capo Juan MartínezVilla, che prevedeva una spesa di 53.000.000 di reales; nel 1863, l’ingegnere capo CarlosMaría Cortés preparò uno studio integrativo del precedente progetto; nel 1869, fu pre-sentato un nuovo piano, del costo di oltre 184.000.000 di reales, dal comandante del cor-po degli ingegneri militari, Rafael Cerero; nel 1878, tale progetto fu aggiornato dalla neo-costituita “Sociedad del Puerto Mercantil de Cádiz” e, successivamente, acquisito dalla te-stamentaría del Sr. D. Diego Fernano Montañés; nel 1879, fu predisposto lo studio di Sal-vador Viniegra; nel 1881, fu presentato il progetto della “Sociedad Franco-Inglesa deAguas y Puertos”, del costo di 6.000.000 di pesetas; infine, nel 1895, fu elaborato il pianodell’ingegnere capo Francisco Lafarga, per un importo pari a 33.048.319 pesetas. Questipiani – che si ponevano, essenzialmente, il problema della localizzazione del porto – ri-masero, in gran parte, inattuati, nonostante le esigenze impellenti, come quella del colle-

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prendidas para dar mas fondo al cauce del Guadalquivir y las vias férreasde Sevilla y Mérida á Huelva se construyeran, si Cádiz no se aprestaba á ve-stirse á la moderna (...), iria perdiendo toda su importancia y quedaría ex-clusivamente reducida al movimiento de su propio consumo».51

Malgrado ciò, il porto gaditano, secondo i dati statistici della DirecciónGeneral de Aduanas y Aranceles, nel 1856 occupava il secondo posto, a bre-ve distanza da Barcellona, tra gli scali nazionali, con un movimento com-merciale complessivo – somma delle esportazioni e delle importazioni – pa-ri a 405.097.312 reales, cioè, al 17% del commercio estero spagnolo; nel-l’anno successivo, Cadice risultava al terzo posto nel commercio di cabo-taggio nazionale, dietro Barcellona e Gijón, per il volume della mercanzia,e, dietro Barcellona e Valencia, per il valore del traffico.52 Il porto, quindi,dopo i primi decenni bui del secolo, aveva ripreso a svolgere una funzionefondamentale per l’esportazione dei prodotti locali (generi agricoli, vino eminerali) e, soprattutto, per l’importazione di materie prime, generi ali-mentari e prodotti finiti dai paesi esteri (Europa, America e Filippine).

L’aspetto di maggiore rilievo del nuovo ciclo economico era rappre-sentato dal fatto che la baia gaditana, a partire dagli anni quaranta, era tor-nata al centro di un denso circuito di scambio, che riguardava, come ha ri-cordato Madoz, le merci più svariate:— le merci di provenienza interna (acquavite, canapa, carta, ceci, cera, fa-

gioli, ferro, fichi, grano, granturco, mandorle, mercurio, nocciole, olio,olive, olona, orzo, pelli conciate, piombo, riso, sapone, seta, strutto,tessuti di lana e di seta, verderame, vino, uva passa e zafferano – oltrea burro, cotone, filati, piastrelle, prodotti chimici, rame, teleria, turac-cioli di sughero e vetri –);

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gamento con adeguati moli e infrastrutture portuali della linea ferroviaria Siviglia-Cadice,«que según el proyecto debía terminar en la costa frente á Cádiz» (A. García Gutiérrez,Medios de fomentar el desarrollo comercial, industrial y marítimo de Cádiz, cit., p. 16). So-lo nel 1908, dopo tante iniziative andate a vuoto, furono avviati i lavori per il porto, se-condo il progetto definitivo dell’ingegnere Federico Moliní.

51 A.H.P.C., legajo 7782, expediente 9, Memoria de Salvador Viniegra y Valdés, Ante-cedentes generales sobre el puerto de Cádiz, 31 de marzo de 1884, c. 1r.

52 Cfr. C. Álvarez Santaló, A. García-Baquero González, Evolución social y transfor-mación urbana, cit., p. 338 e p. 341. Secondo altri studiosi, vi erano seri motivi di pessi-mismo per le attività marittime e il commercio gaditani, nonostante la congiuntura eco-nomica favorevole: «Cádiz, durante el siglo XIX, fue perdiendo posiciones dentro delconjunto portuario español. Aunque los parámetros utilizados no son siempre los mismos,el tonelaje de los barcos registrados, el correspondiente a los que recalan en cada puerto,el valor de lo recaudado por las aduanas respectivas o el tonelaje mercantil constatado,dan una idea aproximada del puesto que ocupan en cada fecha. De esta forma el de Cá-diz se situaba en primer lugar en 1800, el tercero sobre 1830, el cuarto en 1845, el terce-ro de nuevo en 1860 y el quinto en 1875. Es decir, a lo largo del XIX otros puertos con-solidan, de forma continuada, su supremacía respecto al gaditano, que había ostentadodurante la anterior centuria la cabecera de la lista» (J. M. Barragán Muñoz, J. TorrejónChaves, Necesidad de un desarrollo integrado para una ciudad marítima: la propuesta por-tuaria para Cádiz de García Gutiérrez, cit., nota 2, p. 13).

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— le merci d’importazione (prodotti d’oltremare: acquavite, baccalà, balsa-mi, cacao, caffè, cardamomo, cascariglia, cedro, cocciniglia, cocco, co-tone, cuoio, estratto e radice di ratania, gialappa, gramignola, indaco,lana, legnami, pepe, pruno, rame, salsapariglia, sevo, stagno, tartaruga,tele, vaniglia e zucchero; prodotti esteri: acciaio, baccalà, biacca, burro,cannella, carbone, carne salata, catrame, cerchi di ferro, chiodi di garo-fano, cotone, copparosa, datteri, doghe, ferro, filati, formaggio olande-se, galle, gioielli e metalli preziosi, gomma arabica, incenso, latta, legna-mi, lenti e specchi, macchinari, maioliche, marmo, olona, ottone, pepe,prodotti chimici e farmaceutici, profumi, strutto, tablas di Fiandra, ta-blones della Svezia, tè, tela cerata, tessuti di vario genere e verderame);

— le merci di destinazione e di consumo interno (aceto, acquavite, biacca,birra, burro, canapa, cappelli, carbone, carni e insaccati, carta, catra-me, ceci, cera, cioccolata, confetture, cuoio, farina, fave, ferro, filati,formaggio, frutta, grano, granturco, lana, legnami, maioliche, mandor-le, mattoni, olio, orzo, panni, patate, pelli conciate, peperoni, pesce fre-sco e salato, piombo, rame, riso, sapone, seta, sevo, teleria, tessuti divario genere, uva passa, vino, zafferano – oltre ai generi coloniali estranieri di maggiore diffusione –);

— le merci di esportazione e riesportazione verso l’estero (acquavite, carta,ferro, grano, olio, olive, pelli conciate, prodotti chimici e farmaceutici,sale, seta e tessuti di seta, strutto, vino, tessuti di filo e di lana, zaffe-rano, oltre a «los géneros ultramarinos y estrangeros que encierra ensus almacenes de depósito» – baccalà, cacao, caffè, cannella, carne sa-lata, cascariglia di cacao, cocciniglia, cuoio, datteri, formaggio, indaco,legnami, pepe, rame, tabacco e zucchero –);

— le merci di esportazione e riesportazione verso l’America e l’Asia (ac-quavite, aglio, calzature, capperi, carciofi, carne salata, carta, ceci, ci-polle, comino, fagioli, farina, ferro, insaccati di maiale, libri, maiolichee piastrelle, mattoni, olio, olive, pasta, peperoni, pesce salato, prodot-ti chimici e farmaceutici, sale, sapone, seta, sevo, tessuti di vario gene-re, turaccioli di sughero, vino, zafferano).53

A questo proposito, può risultare utile, anche come punto di riferi-mento per l’esame delle attività svolte dall’azienda “González de la Sierra”,oltre che come elemento di ulteriore informazione sui traffici commercialidella città, riportare, in un quadro di sintesi (v. tabella 10), le principali mer-ci reperibili sul mercato gaditano, i loro prezzi di vendita e la loro prove-nienza, durante il periodo iniziale di ripresa economica di Cadice.54

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53 Cfr. P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., pp.87-89 e pp. 137-143. Vi è da notare che, quando si parla di scambi con l’estero, si inten-de, nella sostanza, l’attività di scambio con gli altri paesi europei.

54 I prezzi di vendita indicati da Madoz erano una media di quelli effettivamente pra-ticati negli anni tra il 1845 e il 1850: le relative variazioni dipendevano da una serie di fat-tori diversificati, come l’andamento della produzione e del mercato, le modalità di ap-provvigionamento, le zone di provenienza e la qualità delle merci introdotte a Cadice.

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Tab. 10 - Prezzi medi di vendita delle principali merci importate a Cadice nel periodo1845-1850 (in reales e pesos fuertes)

Prodotti interni (Géneros del reino)

Merce Area di provenienza Unità di misura Prezzo medio

olio da pasto Siviglia arroba 40 rs.olio di mandorle dolci Valencia, Maiorca caja de 96 libras 500 rs.olio di lino Siviglia, Cordova, Granada arroba 60 rs.olive Siviglia, Cordova fanega 30 rs.acquavite (espíritu) Catalogna bota de 30 arrobas 90 ps. fuertesacquavite (anisado) Maiorca, Catalogna garrafa de arroba 36 rs.mandorle Espera, Valencia, Maiorca, Canarie quintal 280 rs.riso Valencia arroba 20 rs.nocciole saco fanega y media 150 rs.zafferano Murcia libra 145 rs.mercurio Almaden quintal 200 rs.canapa Granada arroba 52 rs.verderame libra 6/7 rs.orzo Levante, Siviglia fanega 20 rs.cera blanqueada Condado, Alcalá libra 8 rs.ferro Biscaglia quintal 75 rs.fagioli arroba 10 rs.ceci Siviglia fanega 60/90 rs.fichi Lepe, Levante quintal 30/40 rs.sapone duro Maiorca quintal 140 rs.sapone tenero quintal 105 rs.listoni (listonería) Granada pieza 14/28 rs.olona Cervera del Río, Alhama 32 pulgadas 400 rs.granturco Siviglia, Galizia, Asturie fanega 28/30 rs.strutto Asturie quintal 300 rs.carta Catalogna resma 30/70 rs.carta de estraza resma 7 rs.uva passa Malaga caja de arroba 20/30 rs.piombo Almería quintal 68/70 rs.seta Granada, Murcia, Valencia libra 64/135 rs.grano Siviglia, Castiglia fanega 36/40 rs.vino (tinto catalán) Catalogna bota de 30 arrobas 340 rs.vino (Málaga dulce) Malaga bota 640 rs.

segue

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segue tabella 10

Prodotti stranieri (Géneros estrangeros)

Merce Area di provenienza Unità di misura Prezzo medio

acciaio Trieste quintal 130 rs.galle Aleppo libra 7 rs.biacca Genova quintal 300 rs.cotone New Orleans quintal 220 rs.catrame (alquitrán) Svezia barrica 85 rs.cerchi di ferro Inghilterra quintal 66 rs.baccalà Terranova quintal 75 rs.catrame (brea) Svezia barrica 85 rs.cannella Olanda libra 42 rs.cannella (qualità inf.) libra 32 rs.cannella Cina libra 6 rs.copparosa quintal 80 rs.verderame libra 9 rs.carne salata Nord America, Amburgo barrica 300 rs.chiodi di garofano libra 6 e ½ rs.doghe superiori Nord America 1,000/1,800 rs.gomma arabica libra 7 rs.incenso (en lagrima) libra 7 rs.olona Russia pieza 17 ps. fuertesstrutto Amburgo libra 4 rs.latta caja 11/16 ps. fuertespepe quintal 9,5/10 ps. fuertesformaggio olandese Olanda quintal 400 rs.tablas di Fiandra Fiandra (surtido) 77/120 ps. fuertestablones della Svezia Svezia docena 7 e ½ ps. fuertestè (polvere da cannone) libra 22 rs.

segue

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segue tabella 10

Prodotti d’oltremare (Frutos ultramarinos*)

Merce Area di provenienza Unità di misura Prezzo medio

cotone Filippine, Puerto Cabello, Cuba quintal 220/240 rs.indaco (en flor) Guatemala, Casacos, Manila 14/20 rs.indaco (en corte) Guatemala, Casacos, Manila 7/10 rs.zucchero L’Avana, Filippine 35/50 rs.balsami Perù libra 24 rs.cacao Caracas, Trinidad, Guayaquil fanega de 110 libras 620, 560, 270 rs.caffè L’Avana, Portorico quintal 200/220 rs.mogano L’Avana codo 9 ps. fuertestartaruga (carey) Filippine, L’Avana libra 100/160 rs.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadí-stico-Histórico de Andalucía. Cádiz, Valladolid-Salamanca, Ámbito y Editoriales Andalu-zas Unidas, 1986, pp. 87-88 (riproduzione, in facsimile, dell’opera di P. Madoz, Dicciona-rio Geográfico-Estadístico-Histórico de España y sus posesiónes de Ultramar, 16 voll., Ma-drid, Estab. Tip. de P. Madoz y L. Sagasti, 1845-1850).

* Nel porto di Cadice arrivavano – oltre quelli elencati in tabella – anche altri prodottid’oltremare, dei quali non è possibile indicare i prezzi, a causa della variabilità dei fattoriendogeni di quei paesi; si trattava, in particolare di: cascariglia; gramignola; cedro; ramedel Perù e della Nuova Spagna; cuoio di Buenos Aires, de L’Avana e di Portorico; stagno;estratto di ratania; amomo d’America e delle Canarie; gialappa; lana di Buenos Aires; le-gno brasiletto; legno campeggio; legno moralete; legno sibucao; pepe; radice di ratania; se-vo di Buenos Aires; vaniglia e pruno dell’Honduras.

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Il ciclo commerciale favorevole, fin dal suo avvio, permise il consegui-mento di soddisfacenti livelli di benessere, i cui effetti furono avvertiti piùdiffusamente grazie alla stabilizzazione della popolazione di Cadice, che nonsi discostò da una fascia oscillante tra le 53.000 e le 56.000 unità, fino alla se-conda metà degli anni cinquanta.55 Secondo i dati riportati da Madoz, gliutili complessivamente realizzati nella provincia di Cadice, nel 1841, furonopari a 42.710.843 reales de vellón; mentre la stessa voce fu pari a 53.859.167reales de vellón, nel 1842 – anche se, a suo avviso, tali cifre erano sottosti-mate, visto che, nel periodo tra il 1836 e il 1845, i gaditani avevano pagatoannualmente un corrispettivo di imposte ben più consistente –.56 La ric-chezza derivante dal solo settore commerciale, poi, era stata considerata pa-ri a 6.777.061 reales de vellón, nel 1841, e a 8.536.679 reales de vellón, nel1842 – cifre, se possibile, ancor più inverosimili e mal proporzionate rispet-to ai guadagni industriali dichiarati, inspiegabilmente superiori –.57 Quindi,non appena si superava la soglia delle conoscenze consolidate, di caratteregenerale, veniva confermata la scarsa attendibilità delle informazioni quan-titative più analitiche sull’economia e sul commercio gaditani, anche perun’epoca avanzata come quella della seconda metà del secolo scorso.58

In ogni caso, la ripresa commerciale della città era destinata a conclu-dersi al termine del periodo di espansione generale,59 durante il quale lanascente borghesia e le classi dirigenti spagnole non erano state in gradodi mettere a frutto le ricchezze accumulate e di rinvigorire la struttura eco-nomica del paese. L’attività mercantile gaditana fu investita in pieno dallacrisi del 1866 e giunse rapidamente ad uno stadio di completa paralisi. Ca-dice si trovava in una situazione molto difficile: era passata, infatti, da unafunzione di intermediazione tra il continente americano e quello europeo,con la quale si era assicurata il controllo dei flussi dei prodotti coloniali, a

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55 Cfr. A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de pro-vincia, cit., pp. 47-48. Pérez Serrano, pur confermando l’indicazione della stabilità demo-grafica, ha fornito, per questi anni, cifre totali della popolazione più elevate (cfr. J. PérezSerrano, Cádiz, la ciudad desnuda. Cambio económico y modelo demográfico en la forma-ción de la Andalucía contemporánea, cit., p. 96). Il motivo di queste differenze risiedevanell’incertezza delle fonti demografiche e nell’imprecisione dei censimenti effettuati inquel periodo: dati ufficiali più verosimili si cominciarono ad avere solo a partire dall’ulti-mo ventennio dell’Ottocento.

56 Cfr. P. Madoz, Diccionario Geográfico-Estadístico-Histórico de Andalucía, cit., pp.165-166 e p. 172.

57 Ibidem, p. 173.58 Se, a questa constatazione, si aggiunge quella relativa all’assoluta mancanza di se-

rie di dati continui e significativi sulle specifiche attività aziendali, ben si può compren-dere l’importanza dell’analisi dei documenti dell’impresa “González de la Sierra”.

59 Secondo quanto ricordato da Ramos Santana: «En el caso gaditano la evoluciónfue bastante similar a la general de España» (A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, deciudad soberana a capital de provincia, cit., p. 97). Fontana, inoltre, ha sottolineato che «laetapa que va del final de la primera guerra carlista a la crisis de 1866 representa un largoperíodo de prosperidad, puntuado por crisis ocasionales en 1847-1849 y en 1856-1858»(J. Fontana, Cambio económico y crisis política, in Cambio económico y actitudes políticas,Barcelona, Editorial Ariel, 1973, p. 106).

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un ruolo subordinato di porto di entrata delle produzioni dei first comersindustriali europei e delle materie prime americane, che riusciva a soste-nere, solo grazie alla larga commercializzazione di alcuni generi alimenta-ri interni, primo tra tutti, il vino.60 Ad un mutamento di fase economica sipresentava impreparata e incapace di trasformare la propria attività com-merciale, restituendole, sia pure in parte, il rilievo che aveva assunto finoa quel momento cruciale. Questa strozzatura del principale settore econo-mico della città, i cui sintomi erano già apparsi evidenti nel corso del pe-riodo di prosperità, portò a circoscrivere il ruolo di Cadice entro i confi-ni locali e regionali, riducendola ad un polo commerciale di secondo pia-no: tra l’altro, lo sforzo di intensificazione degli investimenti negli altri set-tori non ebbe esito positivo e l’area gaditana precipitò nuovamente nellecondizioni di grave decadenza, che l’avevano caratterizzata nei primi de-cenni del secolo.

Nel corso di un processo durato circa due secoli, in cui si era arric-chita e aveva prosperato come poche altre città europee, ma era stata an-che sottoposta repentinamente ai colpi del declino e della povertà, senzamai venir meno alla propria dignità e alla fama di «muy Noble, muy Lealy muy Heroica», Cadice aveva vissuto come un mondo a parte.

La sua economia, fondata quasi esclusivamente sul commercio, ave-va rappresentato, fino all’epoca della rivoluzione industriale, il centro de-gli scambi dell’occidente; tuttavia, Cadice non aveva mai oltrepassato ilproprio limitato recinto urbano, il casco entro il perimetro delle mura, senon immergendosi nell’unico dilatato spazio geografico che la circonda-va, il mare, per farne la sua principale fonte di ricchezza e di vita.61 Lacittà andalusa, a differenza delle grandi capitali europee votate all’affer-mazione del proprio predominio attraverso dinamiche economicheespansionistiche e logiche di potenza territoriale, aveva convertito il suoisolamento e la sua atipicità in elementi di forza per conquistare la su-premazia mercantile; aveva, inoltre, assunto un ruolo essenziale nella vi-ta politica del paese per l’affermazione delle idee liberali, proprio nel mo-

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60 Come è stato notato da Tortella: «Las exportaciones vinícolas fueron la única ex-cepción en esta decadencia económica» (G. Tortella, Los orígenes del capitalismo enEspaña, cit., p. 292).

61 «Por su parte, Cádiz ponía el contrapunto a Sevilla, con su carácter marítimo, tanmarítimo que se había quedado sin tierra, sin un hinterland de reserva. La Cádiz milena-ria parece surgida de y para el océano, con su bahía y las rutas del mar abiertas a todaslas direcciones. (...) No era necesario contar con tierras de cultivo, ya que Cádiz viviría delcomercio. Los suministros de boca y los productos agrícolas con destino a la exportaciónllegarían del área de la bahía y de la gran cuenca del Guadalquivir. Pero en verdad no erannecesarias las tierras de cultivo, porque Cádiz se había inventado por y para los extranje-ros, para que llevaran allí sus valiosas manufacturas y las embarcaran para Indias. De ahíque Cádiz no necesitara más que una gran bahía, las velas, los navegantes y los hombresde empresa prestos a asumir los riesgos de los mares y de las desconfianzas humanas. Cá-diz valoró y sobrevaloró el negocio mercantil y su reducido solar, que a falta de otro sue-lo se convirtió a sí mismo en negocio» (J. B. Ruiz Rivera, M. C. García Bernal, Cargado-res a Indias, cit., p. 199).

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mento in cui terminava la sua funzione di intermediazione e iniziava ilsuo declino economico. L’area territoriale gaditana, infine, pur risenten-do dei condizionamenti imposti dall’andamento generale del paese, nonsi era sviluppata in parallelo al quadro economico nazionale: infatti, ave-va raggiunto la massima prosperità nel periodo di maggiore debolezzaspagnola.

Insomma, Cadice era stata mondo e non mondo, Spagna e non Spa-gna: queste caratteristiche, questa ambivalenza e singolarità, l’avevano pla-smata, resa grande e perduta. Alla fine dell’Ottocento, stanca di una sto-ria irripetibile, sembrava adattarsi ad un ruolo di città normale, ad un de-stino ordinario e anonimo; ma, forse si trattava solo dell’ennesimo para-dosso dell’evoluzione gaditana, di una lunga pausa, in attesa di una nuovaoccasione, straordinaria e imprevedibile, di rifioritura.

L’azienda commerciale gaditana, assunta – con i cambiamenti del 1840 –la denominazione “Francisco González de la Sierra y Cía”, era a quest’epo-ca un complesso di medie dimensioni, che, proprio a causa di una vicendaoriginale iniziata nella prima metà del Settecento e dispiegatasi lungo un ar-co di tre secoli diversi, era riuscito e continuò a prendere parte alle princi-pali fasi dello sviluppo moderno e contemporaneo di Cadice.

Per questo lungo periodo e, in particolare per il XIX secolo, si av-verte una scarsità di informazioni continue e circostanziate sul cuore del-l’attività di scambio della città, rappresentato dai soggetti del mercato,le imprese; sul volume e l’oggetto dei traffici; sui connessi problemi fi-nanziari e organizzativi. Mentre, finora, sono abbondate le notizie sulnumero e sul tonnellaggio delle navi che entravano e uscivano dal por-to gaditano e il giudizio sul commercio si è basato, prevalentemente, suserie incomplete o, in qualche caso, contrastanti dei valori generali del-le importazioni e delle esportazioni, è del tutto mancata una valutazio-ne delle attività che si svolgevano a Cadice e della loro concreta dina-mica. Per questa ragione, il caso specifico del complesso aziendale“González de la Sierra”, pur non rappresentando una delle iniziative dipunta e di maggiori dimensioni della città durante l’epoca considerata,assume un rilievo del tutto particolare, per la completezza della docu-mentazione disponibile e per l’ampiezza del periodo di tempo toccato.Inoltre, visto che il tessuto connettivo del sistema mercantile era carat-terizzato dalle attività di intermediazione di piccola e media portata, dalloro irradiarsi e moltiplicarsi senza sosta su tutto il territorio della baia,dalla presenza determinante di commercianti forestieri, l’azienda fonda-ta dal capostipite degli Agüera è sicuramente un campo di osservazioneprivilegiato per mettere a fuoco e analizzare il principale settore econo-mico gaditano.

Ad oltre un secolo dalla sua origine, l’iniziativa commerciale eragiunta ad una svolta decisiva. Dopo la liquidazione della società “Here-deros de Ydoeta, de Sierra y Compañía”, l’azienda, adottata una nuovadenominazione (v. tabella 11) – indicativa di un cambio al vertice e di un

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accentramento di funzioni in un unico individuo, Francisco González dela Sierra –, si apprestava a conoscere, tra il 1840 e il 1870, il periodo dimassima ascesa della sua attività. In questa fase, la società si spogliò delcarattere localista dei decenni precedenti, per divenire un’impresa di li-vello internazionale a tutti gli effetti, con rappresentanze permanenti neicentri principali del commercio estero gaditano (Amburgo, Londra, L’A-vana, Portorico, Manila, ecc.), ampliando notevolmente le proprie di-mensioni e assumendo partecipazioni in molte altre iniziative di distri-buzione e di scambio.

Negli anni di maggiore prosperità, il complesso aziendale di Cadice fe-ce del commercio con le terre d’oltremare la sua principale finalità, conuna particolare inclinazione – secondando la polivalenza tipica del mer-cante gaditano – all’esercizio di diversi tipi di attività (commercio per con-to proprio, commercio su commissione, altre forme di intermediazione,commercio al minuto e all’ingrosso, trasporti marittimi, ecc.). La società“González de la Sierra”, in questo quadro, conservò la caratteristica spe-cializzazione nell’acquisizione, distribuzione e vendita di prodotti “ultra-marini” (commestibili e altri generi coloniali), aumentando la mole deipropri impegni, ma, al tempo stesso, migliorando la qualità dei servizi for-niti e diversificando le funzioni aziendali svolte.

L’interesse per questo periodo si fonda sulla necessità di stabilire unnesso tra lo sviluppo della società “González de la Sierra” e i mutamenti

Tab. 11 - Cambiamenti di denominazione e soci dell’azienda commerciale gaditanafondata da Don Juan de Agüera (1730-1870)

Tienda di Juan de Agüera (1730)

“Almacén de Agüera” – Joseph de Agüera (1746)

“Almacén de Agüera y Compañía” – Joseph de Agüera,Joseph González de la Sierra e Joseph Bolívar de Ydoeta (1770)

“Herederos de Ydoeta, de Sierra y Compañía” –José e Francisco González de la Sierra, eredi di Juan Joseph Bolívar deYdoeta ed eredi di Joseph González de la Sierra e Rosa Pérez (1828)

“Francisco González de la Sierra y Compañía” –Francisco González de la Sierra (in rappresentanza anche di Fernando

González de Peredo), Benito González de Tánago ed eredi di José Gonzálezde la Sierra menor, Ángel Gómez de la Casa (1840)

Fonte: Elaborazione in base alla documentazione contenuta in A.H.G.S., Sección de «Do-cumentación particular, notarial y judicial» e Sección de «Contabilidad oficial de la empresa».

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dell’economia e del commercio di Cadice.62 In particolare, mentre alcunetendenze generali dell’economia gaditana possono trovare conferma daun’analisi delle vicende di questa specifica iniziativa commerciale, risulta,altresì, di grande importanza il fatto che l’attività aziendale abbia raggiun-to l’apice del suo successo proprio nella lunga epoca di stasi della città, siapure durante una fase di temporanea ripresa. Questo paradosso, che vale lapena di approfondire in tutti i suoi molteplici aspetti, si è aggiunto all’altro,secondo cui il commercio gaditano – tranne che nell’ultima parte del XVIIIsecolo – aveva conosciuto i suoi momenti più significativi di espansionequando l’economia spagnola regrediva o, quanto meno, ristagnava: solo du-rante il periodo del declino mercantile vi era stata una coincidenza dei ciclieconomici a livello nazionale e locale, come nel caso di quello favorevole,che investì anche il settore commerciale a metà dell’Ottocento.

Alcune questioni centrali riguardanti la società “González de la Sier-ra” e il suo ruolo nell’economia gaditana possono essere già sottolineate aquesto punto dell’analisi delle sue vicende.

Il complesso aziendale di Cadice, ancora verso la metà dell’Ottocen-to, non figurava tra le principali attività commerciali cittadine: i suoi rap-presentanti non risultavano in alcuna delle fonti di informazione, da cui sipotevano rilevare i cognomi della borghesia gaditana, dei gruppi predo-minanti sulla scena economica durante il XVIII e il XIX secolo; le di-mensioni dell’impresa, inoltre, pur crescendo notevolmente nel corso diun lungo periodo di tempo e pur raggiungendo, in alcuni casi, livelli rag-guardevoli, non furono tali da farle assumere una posizione di eccellenzatra le altre iniziative di analogo contenuto.

Negli elenchi maggiormente utilizzati per l’individuazione degli ap-partenenti alle classi commerciali di Cadice, non si trova traccia alcuna de-gli apellidos de Agüera, prima, e de Ydoeta, de Peredo e de la Sierra, poi.Infatti, nessuno di loro risultava iscritto nella Matrícula de comerciantes,che aveva raccolto, per il periodo dal 1730 al 1823, la lista dei mercanti uf-ficialmente autorizzati a negoziare con i domini americani; così come nes-suno dei principali esponenti dell’azienda compariva tra i commerciantiche avevano effettuato prestiti alla Corona, tra quelli che avevano parteci-pato alla costituzione della Sociedad Económica de Amigos del País, alla

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62 Il periodo tra il 1840 e il 1870, inoltre, presenta il vantaggio di essere quello piùcompiutamente documentato, con una ricchezza di materiali (libri contabili; altre scrittu-re; corrispondenza nazionale e internazionale; fatture; ricevute di imposte, tasse e contri-buti; cambiali; contratti e polizze assicurative; circolari di case commerciali; certificati diimbarco e contratti di nolo; atti notarili e giudiziari; documentazioni relative a beni im-mobili e proprietà), che forniscono un dettagliato insieme di informazioni e di dati sull’at-tività commerciale durante l’intero trentennio. Bisogna, poi, considerare il fatto che men-tre il Settecento, il siglo de oro di Cadice, è stato molto studiato, soprattutto dal punto divista commerciale, il XIX secolo – e l’economia della città andalusa in quel periodo – nonè stato ancora oggetto di analisi sistematiche, specialmente per una verifica dell’andamen-to delle attività di scambio.

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formazione delle principali società commerciali e compagnie di navigazio-ne, al processo di diversificazione degli investimenti e alla creazione dellebanche gaditane, o tra quelli che avevano assunto un ruolo di primo pia-no nelle vicende politiche locali.63

Il motivo di tale assenza, tuttavia, non si deve ricercare solo nell’im-portanza relativa dell’impresa “de la Sierra”, mancando quasi del tutto untermine di confronto con altre iniziative commerciali cittadine di quest’e-poca, ma anche nel grado di isolamento dell’azienda rispetto alla realtà lo-cale, nell’esistenza di una logica interna al gruppo cantabrico, che privile-giava, all’apparenza dei riconoscimenti pubblici, la sostanza di un circuitoeconomico chiuso, i cui terminali non erano a Cadice, ma venivano man-tenuti nella provincia di Santander.64 Naturalmente, la parziale “contami-nazione” con l’ambiente gaditano derivò anche dalla progressiva perditad’importanza dei commercianti forestieri nell’attività di scambio, che ave-va subito un processo di radicale «gaditanización», e dalla prevalenza deicommercianti di origine andalusa nel controllo dei meccanismi dei trafficilocali, perlomeno nel corso dell’Ottocento.

Le dimensioni aziendali non risentirono dello scarso radicamento a Ca-dice e del mantenimento di forti legami con la regione cantabrica da partedei titolari dell’impresa, visto che, sebbene una parte dei guadagni venisseinviata lontano dalla città, alle terre native, l’incremento dell’attività com-merciale e l’evoluzione dell’organizzazione interna furono gli elementi ca-ratterizzanti del primo periodo di vita della società denominata “Almacénde Agüera y Compañía”. Solo all’inizio del XIX secolo si invertì la tenden-za all’espansione e, dopo una fase non breve di risultati negativi, si avviò ladefinitiva ristrutturazione, che avrebbe permesso la grande crescita dellacompañía “González de la Sierra”, a partire dagli anni quaranta.

In alcuni momenti, il grado di sviluppo raggiunto dall’azienda sembròcontraddire il dato della completa assenza dei suoi rappresentanti dal no-vero dei commercianti gaditani di maggiore rilievo. L’esempio della societàdi Jerez de la Frontera, conosciuta come Bodegas de la Arboledilla, il cui ca-pitale netto, nel 1796, era pari a 912.271 reales de vellón, o quello del capi-tale appartenuto a Fernando González de Peredo, che, nel 1821, raggiun-geva, nel complesso, i 945.890 reales de vellón e 11 maravedíes, o, ancora, il

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63 Un’altra assenza significativa fu quella al banchetto promosso dai maggiori com-mercianti gaditani in onore di Richard Cobden, durante la sua visita a Cadice del 1846:alla cena presero parte una quarantina di persone dell’élite borghese cittadina, tra le qua-li non compariva alcun rappresentante della società commerciale “González de la Sierra”(cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., pp. 308-309).

64 È stato osservato che: «El comercio atlántico de Cádiz incluía desde hacía tiempoun amplio contingente de familias comerciantes vascas y cántabras que reclutaban susmiembros en el norte y que unieron el comercio gaditano con Europa y, vía Bilbao y San-tander, con Madrid»; inoltre, «la naturaleza de ese vínculo no queda del todo clara, peroparece haber incluido personal, flujos de capital hacia el Norte y posiblemente una tran-sferencia de experiencia comercial» (D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mito del fra-caso, cit., p. 411 e p. 137).

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caso dell’Almacén de Agüera, che, nel 1828, aveva un capitale di 381.869reales de vellón – senza considerare il saldo a favore degli eredi de Agüera,de la Sierra e de Ydoeta di 1.674.224 reales de vellón –, o, infine, quello del-la società “Herederos de Ydoeta, de Sierra y Compañía”, il cui capitale ini-zialmente sottoscritto arrivava a 609.705 reales de vellón, erano tutti fattiche dimostravano l’esistenza, all’interno del raggruppamento commercialegaditano, di singole attività e di interi rami aziendali di dimensioni rag-guardevoli, che non consentivano una valutazione superficiale o una classi-ficazione di comodo di questa specifica iniziativa commerciale.

Tuttavia, il valore dell’esperienza aziendale siluppatasi a Cadice non sta-va tanto nelle sue dimensioni, la cui misurazione esatta non appare facile, vi-sta la diffusione degli esercizi e delle società che facevano capo al nucleoprincipale di Cadice,65 quanto nell’estensione e nel carattere dell’attività pra-ticata, nel lunghissimo periodo di vita dell’impresa mercantile, che avrebbemutato la propria forma, ma non l’oggetto essenziale dei propri traffici.

Il nucleo centrale dell’azienda gaditana, fin dalla fine del Settecento,con la costituzione di una vasta rete mercantile, aveva iniziato a svolgerefunzioni simili a quelle di una holding – sia pure primitiva e atipica –, as-sumendo il controllo o partecipando direttamente alle società che gestiva-no gli esercizi commerciali e gli scambi. Si trattava di un modello organiz-zativo, che non rappresentava una prerogativa esclusiva di quella specifi-ca azienda, ma che veniva applicato nel settore distributivo, soprattuttonelle relazioni tra il commercio all’ingrosso (al por mayor) e quello al det-taglio (al por menor), o nei rapporti di commercio su commissione.

In un mercato in cui prevaleva l’iniziativa di intermediazione, l’aggre-gazione di più soggetti operanti in questo comparto era il modo miglioreper estendere la propria presenza sul territorio, diffondere i prodotti trat-tati e incrementare gli utili aziendali; inoltre, la creazione di una società dicontrollo – che partecipava direttamente ad una parte consistente dei traf-fici – e di una compañía per ciascuno degli esercizi in funzione consentivadi ridurre al minimo il rischio di impresa e di ripartire su un sistema so-cietario molto articolato i compiti di gestione delle attività. In questo mo-do, si faceva anche fronte ad una deficienza di capitali, che non sarebbestato possibile assicurare con l’autofinanziamento di un solo proprietarioo con l’intervento di una fonte esterna di credito, ma che, data l’entità del-l’azienda, richiedeva il concorso di più soggetti per far fronte all’esigenzadi un’adeguata dotazione di risorse.66

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65 Quando si fa riferimento al nucleo principale dell’azienda, non si intende il setto-re dai rendimenti più elevati o di maggiori dimensioni, ma il fondamentale centro deci-sionale dell’impresa, che si identificava con l’emporio di Cadice più antico e importante.

66 Il modello adottato dal complesso commerciale di Cadice rendeva possibile, quin-di, la realizzazione di un sistema d’impresa molto singolare, in cui si sopperiva agli inve-stimenti diretti per la diffusione delle attività, attraverso l’intervento di rappresentanti del-la ditta principale nell’acquisizione di quote di partecipazione in altre compañías, a titoloindividuale o in nome della società collettiva.

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Infine, visto lo stretto vincolo sviluppatosi tra gli appartenenti alla nu-merosa colonia cantabrica di Cadice – fino all’instaurarsi di un particola-re fenomeno di endogamia –, era pensabile che le relazioni interne di que-sto gruppo sociale si trasferissero anche in un’attività, che favoriva ilrafforzamento dei legami tra questi individui e le loro famiglie. Da questopunto di vista, quindi, la trama delle unità aziendali era stata anche il pro-dotto dell’evoluzione dei rapporti parentali e della crescita di una comu-nità, che costituiva un ambiente separato, un’isola, nell’arcipelago econo-mico gaditano.67

Tuttavia, la rete commerciale non si era estesa solo da Cadice verso lealtre città della baia gaditana, come avvenne in una prima fase, ma avevacominciato ad andare molto oltre la realtà locale, fino a configurare un si-stema di traffici di livello internazionale, in cui si dissimulava quasi del tut-to il carattere familare primigenio dell’iniziativa. Infatti, nel corso dell’Ot-tocento mutarono sostanzialmente le modalità di gestione e le caratteristi-che dell’impresa, che, pur conservando a lungo la veste di società colletti-va, si trasformò varie volte, con il mutamento dei soci e della denomina-zione, oltre che con l’ampliamento dello scopo sociale. Essa, inoltre, rea-lizzò notevoli progressi, attraverso un’estesa ramificazione di esercizi com-merciali e una distinzione tra funzioni amministrative e proprietà.

La molteplicità degli appartenenti al nucleo familiare cantabrico, cheavevano acquisito partecipazioni nelle diverse società del gruppo, nonchéla presenza dei titolari e dei loro parenti nella conduzione diretta dell’a-zienda, sicuramente avevano rappresentato un fattore propulsivo dell’atti-vità, consentendo la limitazione dei costi di gestione e la semplificazionedella struttura interna. Lo sviluppo ulteriore dell’impresa, però, richiede-va livelli più avanzati di organizzazione, in cui il modello familiare origi-nario si sarebbe dovuto evolvere verso forme più vicine ad una strutturadi tipo capitalistico e manageriale. Indicatori evidenti di questa esigenzaerano le modalità di finanziamento dell’azienda, che faceva ricorso a for-me antiquate di prestito e fondava le proprie negoziazioni su esigue risor-se di provenienza interna, e la scarsezza degli investimenti dei titolari, ilcui risparmio sembrava indirizzarsi prevalentemente verso gli acquisti diproprietà immobiliari e di titoli del debito pubblico.

La stessa registrazione delle operazioni commerciali nei libri conta-bili risentiva di un’impostazione arretrata di questa particolare funzioneaziendale: la tenuta dell’amministrazione, per un lungo periodo, fu riser-

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67 A questo proposito, va ribadito che: «La endogamia y la “yernocracia” fueronestrategias predominantes entre las familias de mayor éxito y continuidad en la ciudad, fa-milias cuyas zonas geográficas de origen no solían ser (...) andaluzas, sino del norte y le-vante peninsular (...). Esas estrategias crearon redes extensas que unían con lazos de pa-rentesco, lealtad y amistad a individuos distribuidos por Europa y América entre los quecirculaban información, mercancías y recursos humanos vitales en un negocio dominadopor el riesgo y el transporte deficiente» (P. Fernández Pérez, El rostro familiar de la me-trópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit., pp. 181-182).

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vata agli stessi commercianti, che sicuramente non avevano le caratteri-stiche di competenza e specializzazione, necessarie per una gestione deiconti ottimale in un’impresa in espansione.68 D’altro canto, proprio ver-so la fine del Settecento, apparvero chiaramente, anche nell’area gadita-na, i segni di una involuzione della conoscenza computistica e di una per-dita di memoria relativa all’impiego della partita doppia,69 che nei seco-li precedenti era stata ampiamente sperimentata nelle zone di maggioresviluppo mercantile. Tanto è vero che, nel 1774, Luís de Luque y Leyvapubblicava, proprio a Cadice, un manuale sull’arte della partita doppia,avvertendo il lettore che «este pequeño Libro que te presento, no es masque un mal construído Arte para los Principiantes, que soliciten apren-der, y seguir cuentas segun méthodo de partida doble».70 In questo mo-do, si sottolineava la carenza di nozioni e di strumenti elementari da par-te di chi, pur dovendo assicurare la regolarità delle scritture contabili ela loro rispondenza a criteri generali, non andava oltre il livello di unprincipiante.

Fin quando l’impresa conservò un carattere prevalentemente regiona-le o nazionale, pur commerciando prodotti coloniali, apparve giustificatala scelta strategica di puntare sul contenimento dei costi (attraverso la sem-plificazione delle procedure e lo snellimento della struttura aziendale) esulla limitazione dei rischi (attraverso l’adozione delle tecniche del com-mercio su commissione e l’utilizzo di strumenti tradizionali di credito),piuttosto che sull’innovazione e sull’accumulazione capitalistica. Nel mo-mento in cui, però, fu pienamente consolidata la posizione dell’azienda ne-gli scambi interni e si avviò la sua partecipazione al commercio estero, la

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68 Infatti: «La atención directa de los negocios por sus propietarios no tiene por quégarantizar el éxito, pero, sin embargo, hay que reconocer que en la España del siglo XIXno existía un grado de capacitación profesional suficientemente desarrollado como parafacilitar los cuadros técnicos capaces de llevarla a cabo, de modo que la cualificación seadquiría, practicamente de forma exclusiva, a través de la experiencia en los negocios»(J. R. García López, Las sociedades colectivas y comanditarias en la dinámica empresarialespañola del siglo XIX, cit., p. 180).

69 Secondo Antonio-Miguel Bernal, l’uso della partita doppia in Andalusia, intro-dotto precocemente e testimoniato dall’esistenza a Siviglia di tre esemplari della primaedizione del trattato di Luca Pacioli, si diffuse contemporaneamente alle fortune dei traf-fici transoceanici. Tuttavia, con la perdita della supremazia mercantile spagnola e, poi, conil declino dell’attività dei due grandi centri del commercio americano, Siviglia e Cadice,andò diminuendo anche l’importanza dell’arte contabile, fino a configurarsi una disabitu-dine nell’uso delle scritture più elaborate, una vera e propria mancanza di memoria delleprecedenti pratiche della partita doppia. Questi temi sono stati largamente trattati in duediverse occasioni, nel corso di relazioni orali: A. M. Bernal, Del Mediterráneo al Atlánti-co: dinero, crédito e instituciones financieras en el comercio colonial de Andalucía-América,ss. XV- XIX, seminario di studi dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 6-9marzo 1995; A. M. Bernal, Il Mediterraneo e l’impatto economico all’indomani delle sco-perte, seminario conclusivo della Scuola di Alta Specializzazione in Storia del Mediterra-neo di Valencia-Bari, Bari, 6 maggio 1995.

70 L. de Luque y Leyva, Arte de partida doble, Cádiz, Impresor Real de Marina, 1774,s. p., Al lector.

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modifica della compagine societaria e del carattere dell’iniziativa divenneuna decisione obbligata.

Questo mutamento progressivo fu contrassegnato dall’evoluzionedella figura dell’amministratore: mentre, in un primo momento, questafunzione era svolta a rotazione dai soci dell’impresa e corrispondevaquasi esclusivamente a quella del responsabile della contabilità azienda-le,71 già verso la fine del Settecento andò assumendo maggiore rilevan-za, con l’ampliamento dei compiti di gestione vera e propria. Nel corsodell’Ottocento, poi, si giunse a separare il ruolo del dirigente dell’a-zienda da quello dei titolari della società, fino a individuare ammini-stratori più stabili e duraturi, che, pur facendo parte dei gruppi fami-liari di comando, acquisirono una posizione distinta e autonoma rispet-to alla proprietà.

La compagine societaria, pur permanendo a lungo sotto le forme del-la società di persone, subì modifiche graduali, di piccola portata, ma tut-te significative. Si passò, infatti, dalla compañía originaria, formata solo daiconiugi Agüera, a nuove e più ampie società, in cui non erano stabiliti li-miti di durata per l’attività, era possibile trasferire liberamente le quote,con un diritto di prelazione per i soci restanti, ed era prevista la prosecu-zione dell’iniziativa anche in caso di morte di uno dei partecipanti. In se-guito, la ripartizione dei profitti e delle perdite tra i soci non rimase vin-colata al solo criterio della corrispondenza ai conferimenti effettuati, vistoche, in alcuni casi, la partecipazione ai risultati dell’attività aziendale veni-va regolata con una modalità diversa da quella del semplice riferimento al-la suddivisione delle quote. Inoltre, anche le responsabilità amministrati-ve non furono più distribuite paritariamente tra i soci, ma si cominciò afissare una distinzione di ruoli tra loro, valorizzando la figura del “capo”dell’azienda, di chi, cioè, gestiva direttamente gli affari sociali. Così comesi superarono le disposizioni che prevedevano la permanenza illimitata diuna società, stabilendo che una compañía sarebbe durata per il tempo in-dicato dai suoi partecipanti.

Un fenomeno che, invece, non aveva conosciuto sostanziali variazioni,perlomeno fino al 1840, era stato quello relativo all’impiego degli utili ri-cavati dall’attività commerciale: come risulta dalla lunga serie relativa alperiodo dal 1770 al 1828, oltre che da altri dati più circoscritti, questi gua-dagni erano abitualmente distribuiti nella loro interezza ai singoli soci,senza che alcuna parte di essi fosse indirizzata verso gli investimenti o al-la ricapitalizzazione dell’impresa. Solo al momento della costituzione del-la nuova ditta “Herederos de Ydoeta, de la Sierra y Compañía”, si verificòuna novità, con la proposta di riconoscere una percentuale sugli utili net-

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71 Si trattava del socio, cui corrispondeva la prima firma apposta alla fine di ciascundocumento contabile. Come è stato notato: «De este modo, la figura de socio y de gestorse confundían» (J. R. García López, Las sociedades colectivas y comanditarias en la diná-mica empresarial española del siglo XIX, cit., p. 180).

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ti ai directores dell’azienda, vincolandoli maggiormente al loro ruolo, oltreche alle sorti dell’iniziativa commerciale.

Quindi, nonostante l’immutabilità della forma giuridica dell’impresa,vi erano state trasformazioni progressive dell’assetto interno della societàe delle sue regole di funzionamento;72 peraltro, la scelta della formazionedi un’anonima si concretizzò molto tardi, non solo quando si era già con-sumata l’affermazione dell’azienda su scala internazionale, ma, addirittura,dopo che una prima fase di declino aveva portato ad un sostanziale ridi-mensionamento dell’attività commerciale.73

Le mercanzie oggetto dei traffici non presentarono grandi mutamentinel corso della lunga storia aziendale, se non quelli legati alle modificazionidel mercato estero e alle crisi della produzione agricola interna: l’attivitàdi compravendita dell’impresa, sebbene fosse stata sottoposta ad amplia-menti successivi e a una certa diversificazione, continuò a basarsi sempresui generi alimentari e sui prodotti d’oltreoceano. Le merci che si ritrova-vano tra le scorte dell’Almacén de Agüera, sia nel 1771 che nel 1828, era-no il riso, i fagioli, i ceci, la carta di vari tipi, lo zucchero; ma anche altriprodotti – come il formaggio di Fiandra, lo strutto, il caffè, l’olio, il vino,i liquori, le spezie, il baccalà, il cacao, le mandorle, ecc. – comparivano abi-tualmente tra le voci degli scambi e negli inventari dell’azienda.

I prodotti coloniali, dunque, erano entrati nel novero degli articolifondamentali negoziati dalla ditta gaditana, molto prima che essa si tra-sformasse in un’impresa di livello internazionale, con la diffusione di pro-

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72 L’attività mercantile in Spagna, a partire dal 1829, fu regolata da un nuovo Codi-ce di commercio, che nasceva da un’impostazione liberista, «aunque esta proclamaciónabstracta necesitaba, para tener validez, la abolición de una serie de trabas específicas»(G. Tortella, El desarrollo de la España contemporánea, cit., p. 114).

73 Il ritardo con cui si diffusero le società anonime, nel XIX secolo, fu un tratto co-mune dell’intero territorio spagnolo. Questo fenomeno trovava corrispondenza nella pro-liferazione delle società di persone, che conservarono un ruolo fondamentale, a scapito diquelle di capitali, per quasi tutto l’Ottocento. García López ha individuato – oltre alle cau-se che ostacolarono la formazione e la diffusione delle società anonime (come le restrizionie le proibizioni legali tra il 1847 e il 1868 e la scarsa disponibilità di capitali) – anche i mo-tivi di un’affermazione così ampia delle società di persone. Innanzitutto, è emersa «la ex-trema sencillez para llevar a cabo su constitución»; poi, è stato rilevato che «el capital delas sociedades personalistas está formado por las aportaciones de los socios, pudiendo serde distinta cuantía (...), y puede ampliarse por nuevas aportaciones o por la incorporaciónde nuevos partícipes, sin más requisito que modificar la escritura fundacional»; e, inoltre,è stato sottolineato che «en cuanto al funcionamiento, la estructura organizativa de las so-ciedades personalistas era extremadamente ágil y contrastaba con la más pesada de las so-ciedades anónimas» (J. R. García López, Las sociedades colectivas y comanditarias en ladinámica empresarial española del siglo XIX, cit., pp. 179-181). García López ha espresso,infine, una valutazione sintetica di carattere quasi paradossale (p. 183), mettendo in evi-denza che: «En definitiva, cabe concluir que las sociedades colectivas y comanditarias fue-ron coherentes con la situación general de la economía española, que actuaron como fac-tor dinamizador en un país y una época con abundantes carencias y que permitieron quelas diferentes ramas industriales y comerciales en las que fueron adoptadas experimenta-sen un notable crecimiento. Probablemente en ese contexto resultaban más anacrónicas,por demasiado avanzadas, las sociedades anónimas».

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pri corrispondenti in numerosi centri commerciali del Vecchio e del Nuo-vo Continente. Inoltre, la netta prevalenza dei generi provenienti dalle ter-re d’oltremare, gli ultramarinos, era spiegato dal carattere del commerciogaditano, che fu imperniato, per una prima lunga fase, sulle importazionidall’America – più che dall’Europa –, e dalla natura dell’azienda di Cadi-ce, che non trattava merci particolarmente elaborate, ma, essenzialmente,prodotti commestibili e articoli di largo consumo.

Il complesso aziendale, pur basandosi su tali beni, non svolgeva un’at-tività commerciale specializzata, orientata in un’unica direzione: il fattoche, oltre ad occuparsi dei traffici dei prodotti coloniali, avesse partecipatodirettamente agli scambi internazionali del vino e dell’aceto, prima, e anchedi altre merci nazionali ed europee, in seguito, denotava una scarsa pro-pensione ad effettuare la scelta di un campo esclusivo di impegno da partedei suoi soci. Inoltre, la ricerca di nuovi settori di iniziativa, come quello deltrasporto marittimo, o di nuovi prodotti da porre in vendita, come dimo-stra l’ampia gamma di mercanzie trattate, non rappresentava il sintomo diuna modernizzazione aziendale, ma mostrava lo stretto legame dell’impre-sa con un’attività dai caratteri elementari, che, volendo cogliere le occasio-ni favorevoli offerte dalla mutevole congiuntura e non intendendo correrei rischi derivanti da un’accentuata specificità d’azione, non si era fondata sufunzioni delimitate e su un oggetto particolarmente circoscritto.

Un ramo di grande importanza, soprattutto sul versante dell’impiegodel risparmio, era quello relativo agli immobili e ai titoli del debito pub-blico. Il peso considerevole assunto dalle proprietà era dimostrato dallescritture delle diverse fincas urbane possedute dai soci a Cadice e nella suaprovincia, nonché dalle scritture degli Almacenes y casas e dai volumi deiTítulos de casas, che riportavano informazioni su tali beni a partire dal1667.74 Le proprietà immobiliari non comparivano negli stati patrimonia-li della società finora esaminati, perché, più che appartenere alla compañíain quanto tale, erano direttamente intestate ai singoli soci o erano suddi-vise in quote tra ciascuno di essi. Un’altra forma di investimento praticatadai soci era quella dell’acquisto di titoli del debito pubblico: anche in que-sto caso, si trattava di una consuetudine tipica dei commercianti gaditani,che si erano prodigati – con i donativi offerti alla Corona fin dalla metàdel Seicento e con altri interventi finanziari a sostegno dello Stato, suc-cessivamente – per ottenere un trattamento fiscale più mite e, in generale,condizioni favorevoli per una maggiore libertà degli scambi.75

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74 A.H.G.S., Sección de «Fincas», Serie de «Escrituras», carpetas B-1/B-5; A.H.G.S., Sec-ción de «Almacenes y casas», Serie de «Almacenes y casas», carpetas K-1/K-2; A.H.G.S., Sec-ción de «Títulos de casas», libros 1.1/1.41. La documentazione a cui si fa riferimento– in particolare, quella che risale al XVII secolo – riguarda essenzialmente il patrimonio indi-viduale dei membri della compañía, senza alcuna relazione diretta con l’attività commerciale.

75 Naturalmente, la scelta di impiegare una parte dei propri risparmi nell’acquisto dititoli del debito pubblico, secondo la mentalità del commerciante gaditano, poco pro-penso al rischio, dipendeva anche dalla sicurezza offerta da questo tipo di investimento.

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Queste prime osservazioni già aiutano a comprendere i motivi profon-di, per cui, nonostante i forestieri avessero abbandonato la città fin dai pri-mi anni dell’Ottocento, i González de la Sierra restarono a Cadice, dandoun nuovo slancio all’impresa di cui avevano conquistato la guida e avvian-dosi a rappresentare un singolare esempio di crescita commerciale, pro-prio nel periodo di declino del primato detenuto dalla città andalusa co-me grande centro mercantile transoceanico.

L’azienda gaditana era il prodotto di una visione particolare del mon-do e di una interpretazione delle vicende economiche del sud della Spa-gna, che non avrebbe trovato pari altrove. L’impresa e i suoi promotori sierano posti all’incrocio tra due culture: quella pre-capitalistica, volta ad unutilizzo limitato dei guadagni realizzati e al soddisfacimento prioritariodelle esigenze naturali dei possessori di beni, e quella capitalistica, ordi-nata dai principi della redditività e dell’accumulazione della ricchezza, im-prontata sia allo spirito d’iniziativa e d’avventura, che alla razionalità eco-nomica e al calcolo. Era, quindi, legittimo porsi l’interrogativo se ai titola-ri dell’azienda “González de la Sierra” mancasse una mentalità di tipo ca-pitalistico o se, piuttosto, nell’area gaditana non si fossero determinate lecircostanze oggettive per svolgere un’attività pienamente evoluta.

I rappresentanti del gruppo commerciale di origini cantabriche ave-vano dato dimostrazione di intraprendenza e di operatività, consolidandole proprie attività a Cadice e nel resto della provincia, senza rinunciare acogliere le occasioni di maggiore vantaggio che si erano offerte all’impre-sa, a livello nazionale ed estero. Questi commercianti erano continuamen-te alla ricerca del mercato giusto, dove avviare una nuova iniziativa o as-sociarsi ad un’altra compañía per la compravendita di prodotti d’oltrema-re o, per lo più, di generi alimentari: tra le loro caratteristiche, dunque,non difettavano la competenza e la capacità d’intrapresa, la propensionealla crescita degli esercizi commerciali, l’apertura mentale e l’intuizionedelle opportunità di sviluppo.

Tuttavia, questa disponibilità di fattori soggettivi non era bastata a for-nire un’adeguata coscienza dell’importanza dell’innovazione e del rischioai titolari dell’azienda fondata dagli Agüera, che non avevano sperimenta-to le potenzialità espansive offerte dagli investimenti e dall’impiego otti-male dei capitali. L’altra faccia della medaglia del mancato decollo del-l’impresa era costituita dalle condizioni dell’economia gaditana, che, no-nostante la vasta accumulazione di ricchezze realizzata durante il siglo deoro, si presentava ancora, a metà dell’Ottocento, con una struttura arre-trata e priva degli impulsi essenziali di un sistema dinamico.

Queste valutazioni di fondo sulla consistenza dell’azienda vengonoconfermate dalle complesse vicende che hanno interessato la società“González de la Sierra”: si è trattato, infatti, di un’esperienza durata mol-to a lungo, che, nel corso dei suoi circa due secoli e mezzo di attività,avrebbe potuto raggiungere i vertici assoluti del commercio cittadino eche, invece, ebbe nel complesso un ruolo molto più modesto, non riu-

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scendo a conseguire una piena affermazione sul piano economico e rima-nendo, di conseguenza, nel limbo delle imprese appena affacciatesi sulloscenario del mondo capitalistico. Un caso singolare – anche se probabil-mente non fu l’unico – di uno sviluppo a metà, di grandi possibilità intui-te e lasciate intravedere, che non si tramutarono, a causa dei limiti del-l’ambiente socio-economico, in un effettivo processo di accumulazione ca-pitalistica, ma in un suo felice, quanto imperfetto, surrogato.

3.2 – Il culmine dell’opera di riorganizzazione aziendale: la formazionedella società “Francisco González de la Sierra y Cía” e la suapartecipazione al commercio dei prodotti d’oltreoceano (1840-1850).

Prima che Francisco González de la Sierra assumesse un ruolo di as-soluto predominio nella vita dell’impresa commerciale gaditana, avevanotenuto le fila della società il padre José mayor e, per pochi anni dopo lasua morte, il fratello José menor: si era trattato di un periodo particolar-mente delicato di ristrutturazione dell’azienda, durante il quale si realizzòil trapasso dalle vecchie denominazioni e forme organizzative alla nuovacompañía, che avrebbe consentito la definitiva affermazione del gruppo diorigini cantabriche, de la Sierra. Il patrimonio aziendale, come è possibileverificare dalla documentazione privata disponibile, di tipo notarile e giu-diziale, rimase sempre nell’ambito familiare e i trasferimenti delle parteci-pazioni e dei beni della società avvennero attraverso il loro passaggio, inlinea diretta, da José mayor ai due figli e, poi, da José menor ai suoi eredi,rappresentati dal fratello Francisco (che, a sua volta, aveva già ricevuto ineredità la metà delle proprietà paterne).

Nel 1838, quindi, con la morte di José González de la Sierra mayor, ibeni della famiglia e l’attività commerciale furono assegnati ai suoi figli,che ne assunsero direttamente la gestione. Nell’atto di divisione dei beni edegli effetti lasciati ai propri eredi da José González de la Sierra e da «suconjunta», Juliana de San Juan, ambedue originari di Cerrazo, nella pro-vincia di Santander, compariva, per la prima volta, una dettagliata descri-zione di una parte importante dell’intera massa patrimoniale, quella esi-stente nel Nord della Spagna, nelle terre d’origine della famiglia di com-mercianti stabilitasi a Cadice.76

Il documento, stipulato nel 1838, rilevava, a fronte di un capitaledi 390.932 reales de vellón, un insieme di debiti pari a 8.800 reales devellón e, quindi, un patrimonio effettivamente ripartibile di 382.132reales de vellón: in questo modo, a ciascuno degli eredi, i due fratelli

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76 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Escritura de división de bienes y adjudicación que queda-ron por muerte de Don José González de la Sierra y Doña Juliana de San Juan, Torrelavega,20 settembre 1838.

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José e Francisco González de la Sierra, sarebbero toccati 191.066 rea-les de vellón.77

La divisione fu poi effettuata, corrispondendo a Francisco Gonzálezde la Sierra, in virtù dell’eredità dei genitori, beni localizzati in vari puntidella provincia di Santander, pari alla metà del patrimonio totale: parti di-versificate delle proprietà di un complesso di case «altas y bajas», con lerelative scuderie, i pagliai, le terre, i campi aperti, gli orti e i frutteti, perun valore totale di 16.810 reales de vellón; varie quote di campi chiusi, ov-vero, di «prado cerrado», per un valore totale di 7.920 reales de vellón; una«rozada ó helechera» di terra (terreno sarchiato), per un valore di 20 rea-les de vellón; una serie di terreni alberati, con roveri e castagni, per un va-lore complessivo di 4.548 reales de vellón; beni mobili (vestiario, masseri-zie di legname e barili), per un valore di 2.887 reales de vellón; vari ogget-ti di argenteria e altro, per un valore di 1.108 reales de vellón;78 bestiamebovino, per un valore di 1.440 reales de vellón; crediti risultanti da obbli-gazioni diverse, per un valore totale di 155.452 reales de vellón;79 creditirisultanti dal «libro de asientos», per un valore di 881 reales de vellón.80

Naturalmente, al fratello di Francisco, José González de la Sierra, fu rico-nosciuta l’altra metà del patrimonio lasciato dai genitori.81

Infine, nelle note finali dell’atto di divisione del 1838, veniva sola-mente menzionata la parte dei beni dell’asse ereditario che si trovava inAndalusia, senza specificare altro sulla natura e sulla consistenza di talisostanze, se non che si trattava di «varias fincas y establecimientos», dacui ciascuno dei due eredi ricavava «la mitad del producto de sus rendi-mientos».82

Un altro documento di grande interesse, al fine di ricostruire l’evolu-zione del gruppo commerciale gaditano in questo periodo, disponendo diun quadro preciso di una parte fondamentale del patrimonio aziendale– che non era localizzato solo a Cadice –, è rappresentato dall’inventariodei beni dell’asse ereditario di José González de la Sierra menor, effettua-

181

77 Ibidem.78 In questa parte dell’atto di divisione dei beni, si indicava la valutazione dell’argento

pari a 16 reales de vellón all’oncia.79 La voce più consistente di questi crediti, contenuti nell’atto di divisione, era rap-

presentata dai 103.341 reales de vellón, «que en dinero metálico tiene recibidos del Padrecomun este heredero Don Francisco».

80 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Escritura de división de bienes y adjudicación que queda-ron por muerte de Don José González de la Sierra y Doña Juliana de San Juan, Torrelavega,20 settembre 1838.

81 L’atto di divisione dei beni non faceva riferimento diretto a José González de laSierra, ma descriveva il patrimonio e valutava la consistenza delle proprietà solo in rap-porto al fratello Francisco: la parte di José era indicata come speculare dell’altra.

82 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Escritura de división de bienes y adjudicación que queda-ron por muerte de Don José González de la Sierra y Doña Juliana de San Juan, Torrelavega,20 settembre 1838.

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to, al termine della breve fase della sua esperienza di direzione aziendale,nel 1840, dal fratello Francisco.83

Oltre alle cospicue proprietà immobiliari, di cui veniva indicato il va-lore complessivo e la ripartizione delle quote tra i vari soggetti protagoni-sti dell’attività dell’impresa,84 le informazioni di maggiore interesse ri-guardano gli esercizi commerciali, il loro capitale e le partecipazioni dete-nute dai soci in ciascuno di essi.

182

83 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Inventario de la testamentaría de D. José González de laSierra menor, hecho por D. Francisco González de la Sierra, Cádiz, 11 luglio 1840.

84 Il patrimonio immobiliare era elencato secondo la dislocazione dei beni nei diversicentri dell’area gaditana. A Cadice, si trovavano le seguenti proprietà: la casa di calle delSacramento, che era per un quarto di proprietà di José González de la Sierra menor, perun quarto di Francisco González de la Sierra e per la metà di Josefa Sánchez de la Sier-ra, per un valore complessivo di 199.791 reales de vellón; la casa di calle de Bilbao, cheera per un quarto di proprietà di José González de la Sierra menor, per un quarto di Fran-cisco González de la Sierra e per la metà degli eredi di Juan José Bolívar de Ydoeta, perun valore complessivo di 50.211 reales de vellón; la casa di calle de S. Pablo, che era diproprietà, per un quarto ciascuna, delle sorelle Francisca e Juliana de Agüera – del quar-to di Juliana, un quarto era di José González de la Sierra menor – e per la metà di JuanAntonio Bedoya, per un valore complessivo di 101.062 reales de vellón. Le altre proprietàerano ubicate in alcune cittadine dell’area territoriale di Cadice. A Puerto de Santa María,si trovava: la casa di calle Larga, che era di proprietà di José González de la Sierra menorper un sesto, di Francisco Sánchez de la Sierra per un terzo, di Francisco González de laSierra per un terzo e degli eredi di Francisco Pérez de la Sierra menor per un sesto, perun valore complessivo di 98.280 reales de vellón. A Jerez de la Frontera, si trovavano: lacasa de la Lancería di calle Larga, che era di proprietà di José González de la Sierra me-nor per un sedicesimo, degli eredi di Francisco Pérez de la Sierra menor per un sedicesi-mo, di Francisco González de la Sierra per un ottavo, degli eredi di Fernando Gonzálezde la Sierra per cinque sedicesimi, degli eredi di Juan José Bolívar de Ydoeta per tre se-dicesimi e degli eredi di José González de la Hunquera Fernández per un quarto, per unvalore complessivo di 140.065 reales de vellón; l’altra casa di calle Larga, che era di pro-prietà di José González de la Sierra menor per un sedicesimo, mentre, per le parti restanti,la divisione tra i proprietari era identica alla precedente, per un valore netto complessivodi 33.567 reales de vellón; la casa di calle del Pozuelo, che era interamente di proprietà diJosé González de la Sierra menor, per un valore netto complessivo di 16.973 e 1/3 realesde vellón; la casa di calle de Medina, che, pure, era interamente di proprietà di JoséGonzález de la Sierra menor, per un valore netto complessivo di 18.196 reales de vellón.A Puerto Real, si trovavano: la casa di calle de Misericordia, che era interamente di pro-prietà delle sei sorelle eredi de Agüera – del sesto di proprietà di Juliana, un quarto eradi José González de la Sierra menor –, per un valore complessivo di 69.203 reales de vel-lón; la casa di calle de la Plaza, che era di proprietà degli eredi di Juan José Bolívar deYdoeta per un quarto, degli eredi di Josefa González de la Sierra per un quarto e dellesei sorelle eredi de Agüera per la metà – del sesto di tale quota, di proprietà di Juliana,un quarto era di José González de la Sierra menor –, per un valore complessivo di 3.871reales de vellón; la casa Mesón de los Cujones, che era di proprietà degli eredi di Juan Jo-sé Bolívar de Ydoeta per un quarto, degli eredi di Fernando González de la Sierra per unquarto e delle sei sorelle eredi de Agüera per la metà – del sesto di tale quota, di pro-prietà di Juliana, un quarto era di José González de la Sierra menor –, per un valore com-plessivo di 7.750 reales de vellón (A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, nota-rial y judicial», Serie de «Testamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Inventario de la testamentaríade D. José González de la Sierra menor, hecho por D. Francisco González de la Sierra, Cá-diz, 11 luglio 1840).

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Anche queste attività erano distinte in base alla loro dislocazione. A Ca-dice vi erano: l’emporio di generi alimentari denominato González Sacra-mento – il cui capitale netto era pari a 20.000 reales de vellón (più altri 3.589reales de vellón, relativi al valore degli arredi e degli utensili, che entravanoa far parte del capitale lordo) –, di proprietà di José González de la Sierramenor per un quarto, di Francisco González de la Sierra per un quarto e diJosefa Sánchez de la Sierra per la metà; l’emporio di generi alimentari de-nominato Sierra Plaza – il cui capitale netto era di 18.000 reales de vellón(più altri 2.371 reales de vellón, riferiti al valore degli utensili) –, intera-mente di proprietà di José González de la Sierra menor; l’emporio di gene-ri alimentari di raffinazione (almacén de refino) denominato Yglesia Sopra-nis – il cui capitale netto era di 134.682 reales de vellón (più altri 3.454 rea-les de vellón, relativi al valore degli arredi e degli utensili) –,85 di proprietàdei signori Bedoya per la metà, degli eredi di José Yglesia Velarde per unquarto e degli eredi di Francisca e Juliana de Agüera per un quarto – del-l’ottava parte di proprietà di Juliana, un quarto era di José González de laSierra menor –; l’emporio «al por mayor» denominato Francisco Gonzálezde la Sierra (il vecchio Almacén de la Sierra) – il cui capitale netto era di600.000 reales de vellón (più altri 6.720 reales de vellón, riferiti al valore de-gli utensili) –, di proprietà di José González de la Sierra menor per una metàe di Francisco González de la Sierra per l’altra metà.86

Le altre attività erano ubicate fuori Cadice. A Puerto de Santa María,si trovava l’emporio di generi alimentari e di refino situato in calle Larga– il cui capitale netto era di 100.000 reales de vellón (più altri 10.827 rea-les de vellón, relativi al valore degli arredi e degli utensili, che contribui-vano alla formazione del capitale lordo) –, di proprietà di José Gonzálezde la Sierra menor per un sesto, degli eredi di Francisco Pérez de la Sier-ra menor per un altro sesto, di Francisco Sánchez de la Sierra per un ter-zo e di Francisco González de la Sierra per l’altro terzo.87 A Jerez de laFrontera, vi erano: l’emporio denominato de la Lancería – il cui capitalenetto era di 117.228 reales de vellón (più altri 9.748 reales de vellón, rife-riti al valore degli arredi e degli utensili, che facevano parte del capitalelordo) –, di proprietà di José González de la Sierra menor per un sedice-simo, degli eredi di Francisco Pérez de la Sierra menor per un altro sedi-cesimo, di Francisco González de la Sierra per un ottavo, degli eredi deYdoeta per un ottavo e mezzo, degli eredi di Fernando González de laSierra per due ottavi e mezzo e degli eredi di José González de la Hun-quera Fernández per un quarto; il negozio di vini e liquori di calle del Po-

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85 Il termine refino indica due prodotti specifici sottoposti al processo di raffinazio-ne, come l’olio e lo zucchero.

86 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Te-stamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Inventario de la testamentaría de D. José González de laSierra menor, hecho por D. Francisco González de la Sierra, Cádiz, 11 luglio 1840.

87 Ibidem.

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zuelo – il cui capitale netto era di 16.000 reales de vellón (più altri 3.238reales de vellón, relativi al valore degli arredi e degli utensili) –, intera-mente di proprietà di José González de la Sierra menor.88

L’esercizio di maggiore importanza era sempre l’emporio, che avevaraccolto l’eredità dell’antico Almacén de Agüera e che, da quando si era tra-sferito nei nuovi locali di calle de la Aduana, svolgeva un’attività commer-ciale all’ingrosso e rappresentava il centro motore dell’intera azienda. Il ca-pitale sociale complessivo di questa sola iniziativa era pari a 606.720 realesde vellón, mentre le altre si posizionavano a livelli più bassi: il capitale so-ciale dell’Almacén Yglesia Sopranis di Cadice era pari a 138.136 reales devellón; quello dell’Almacén de la Lancería di Jerez era di 126.976 reales devellón; il capitale totale dell’Almacén de la calle Larga di Puerto de SantaMaría era pari a 110.827 reales de vellón; quello dell’Almacén González Sa-cramento di Cadice era di 23.589 reales de vellón; il capitale dell’AlmacénSierra Plaza di Cadice, era pari a 20.371 reales de vellón; quello relativo alnegozio di calle del Pozuelo di Jerez era di 19.238 reales de vellón.89

Da queste cifre è possibile trovare conferma della varietà di dimen-sioni degli empori che facevano capo al gruppo commerciale “Gonzálezde la Sierra”: in alcuni casi, si trattava di attività di notevole portata, chenon potevano essere classificate come marginali o secondarie nel panora-ma del settore distributivo gaditano; in altri, non si trattava che di piccoliesercizi, di scarso rilievo e, comunque, trascurabili dal punto di vista deifenomeni macroeconomici. Il complesso degli esercizi commerciali di Ca-dice, per la parte di proprietà di José González de la Sierra menor, avevaun valore pari a 333.945 reales de vellón, mentre quelli che si trovavano inaltri centri dell’area gaditana avevano un valore pari a circa 45.645 realesde vellón.90

Gli immobili, sempre in relazione alla sola quota appartenente a JoséGonzález de la Sierra menor, per le proprietà di Cadice, avevano un valo-re complessivo di poco più di 68.816 reales de vellón, mentre, per le pro-prietà ubicate altrove, avevano un valore di oltre 65.526 reales de vellón. Icrediti totali di questa fetta della società erano di poco superiori ai 27.343reales de vellón.91

In rapporto al valore complessivo dei beni e dei crediti dell’asse ere-ditario di José González de la Sierra menor, i beni immobili rappresenta-vano il 24,8% del totale, gli esercizi commerciali il 70,1% e i crediti il5,1%. In questo modo, emergeva con forza la rilevanza assoluta del com-mercio, come principale fonte di ricchezza dell’azienda e indice di un no-

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88 Ibidem.89 Dati ricavati in base alla documentazione in A.H.G.S., Sección de «Documentación

particular, notarial y judicial», Serie de «Testamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Inventario dela testamentaría de D. José González de la Sierra menor, hecho por D. Francisco Gonzálezde la Sierra, Cádiz, 11 luglio 1840.

90 Ibidem.91 Ibidem.

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tevole dinamismo economico: infatti, la componente statica del patrimo-nio, rappresentata dalle proprietà immobiliari, costituiva solo un quartodel valore totale dell’attivo, mentre la parte restante era formata intera-mente da elementi legati all’attività di scambio.

I dati raccolti nella tabella 12 mostrano ancora più analiticamente ilvalore dei beni di uno dei principali esponenti della società “González dela Sierra”.92

Il 1840 rappresentò l’anno della svolta per il complesso aziendale ga-ditano, che, con la formazione di una nuova società leader, si apprestava acompiere il salto verso il suo periodo di maggiore prosperità.

Il primo luglio di quell’anno, effettuata la liquidazione della societàdenominata “de la Sierra y Compañía” e distaccatisi da essa gli eredi di Jo-sé González de la Sierra e Rosa Pérez de la Sierra – ai quali fu restituita larelativa quota del capitale lordo «del Almacén de comestibles al por mayorsituado en la calle de la Aduana número trece» –, si formò una nuova so-cietà, con la partecipazione degli altri componenti della precedente com-pañía e, cioè: Francisco González de la Sierra, in proprio nome e per pro-prio conto, oltre che in rappresentanza dei figli minori di suo fratello Jo-sé e a nome di Fernando González de Peredo; Benito González de Tána-go, con Juliana e Manuela (la moglie e sua sorella), figlie di José Gonzálezde la Sierra menor.93

La società “Francisco González de la Sierra y Cía” fu costituita sullabase di alcune condizioni fondamentali: innanzitutto, la responsabilità ditutte le obbligazioni derivanti dall’attività della compañía gravava su tuttii soci, in proporzione alla parte di capitale sottoscritta; inoltre, il capitaleera rimasto lo stesso della società anteriore, pari, cioè, a 600.000 reales devellón – a cui andavano aggiunti 6.720 reales de vellón, corrispondenti alvalore degli utensili dell’emporio – e la ripartizione delle quote era statafissata nella misura della metà a favore degli eredi di José González de laSierra menor, della terza parte a favore di Francisco González de la Sierrae di un sesto a favore di Ángel Gómez de la Casa; poi, pur non ponendoun termine per la durata della società, si era pattuito che il socio intenzio-nato ad uscire dalla compañía dovesse darne notizia agli altri, con almenoun anno di anticipo; era stato, altresì, stabilito che nel mese di maggio odi giugno di ogni anno si predisponesse un bilancio generale «de las utili-dades ó quebranto» (“degli utili o delle perdite”), da imputare ai soci inrelazione alla quota di capitale rappresentata da ciascuno di essi; infine, lascelta degli amministratori, cioè, de «los encargados de dirigir los intere-ses de esta compañía», oltre che de «los dependientes», doveva passare at-

92 Come si è visto finora, è proprio grazie a questo inventario dei beni dell’asse ere-ditario di José González de la Sierra menor che si è potuta effettuare una valutazione com-plessiva della consistenza dell’azienda gaditana alla data del luglio 1840.

93 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.183. La liquidazione della precedente società, la cui denominazione completa erastata “Herederos de Ydoeta, de la Sierra y Compañía”, recava la data del 26 giugno 1840.

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Tab. 12 - Inventario dei beni dell’asse ereditario di Don José González de la Sierramenor, effettuato da Don Francisco González de la Sierra (1840)

Beni immobili di Cadice Valore (in reales de vellón)casa di calle del Sacramento n. 160 (1/4) 49.947 e 3/4

casa di calle de Bilbao n. 78 (1/4) 12.552 e 3/4

casa di calle de S. Pablo n. 149 (1/16) 6.316 e 3/8

valore totale 68.816 e 7/8

Beni immobili fuori Cadice Valore (in reales de vellón)

Puerto de Santa María: casa di calle Larga n. 155 (1/6) 16.380Jerez: casa de la Lancería, calle Larga n. 1817 (1/16) 8.754 e 1/16

Jerez: casa di calle Larga n. 1729 (1/16) 2.097 e 15/16

Jerez: casa di calle del Pozuelo n. 87 16.973 e 1/3

Jerez: casa di calle de Medina n. 1135 18.196Puerto Real: casa di calle de Misericordia n. 60 (1/24) 2.883 e 11/24

Puerto Real: casa di calle de la Plaza n. 28 (1/48) 80 e 31/48

Puerto Real: casa Mesón de los Cujones n. 31/32 (1/48) 161 e 11/24

valore totale 65.526 e 43/48

Esercizi (establecimientos) di Cadice Valore (in reales de vellón)

Almacén González Sacramento di calle del Sacramento n. 160 (1/4) 5.897 e 1/4

Almacén Sierra Plaza di Plaza de Isabel II n. 23/55 20.371Almacén Yglesia Sopranis, calle Sopranis n. 95 (1/32) 4.316 e 3/4

Almacén Francisco González de la Sierra di callede la Aduana n. 13 (1/2) 303.360

valore totale 333.945

Esercizi (establecimientos) fuori Cadice Valore (in reales de vellón)

Puerto de Santa María: Almacén de la calle Larga n. 155 (1/6) 18.471 e 1/6

Jerez: Almacén de la Lancería di calle Larga n. 1817 (1/16) 7.936Jerez: Tienda di calle del Pozuelo n. 87 19.238

valore totale 45.645 e 1/6

Crediti a favore dell’asse ereditario Valore (in reales de vellón)

somma derivante dalla divisione dei beni di José Gonzáleze Rosa Pérez de la Sierra tra gli eredi 8.884 e 1/10

somma derivante da un credito a favore di José Gonzáleze Rosa Pérez de la Sierra 833 e 1/3

somma derivante da un altro credito 2.884 e 7/20

somma derivante dalla liquidazione della societàdenominata “Sierra y Cía” 5.520 e 5/6

valore nominale di titoli al portatore al 5% 3.400valore nominale di certificati del debito senza interessi 5.821

valore totale 27.343 e 37/60

Valore totale dei beni e crediti dell’asse ereditario 541.277 e 133/240

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Documentación par-ticular, notarial y judicial», Serie de «Testamentos-Hijuelas», carpeta A-1, Inventario de latestamentaría de D. José González de la Sierra menor, hecho por D. Francisco González dela Sierra, Cádiz, 11 luglio 1840.

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traverso l’approvazione «del mayor número de los socios», cioè, della mag-gioranza dei soci.94

Quest’ultima condizione era stata, però, sottoposta ad un vincolo ul-teriore: infatti, nel caso qualcuno dei soci, contro la volontà della maggio-ranza, avesse voluto assumere un ruolo di gestione diretta, da «encargado,o dependiente», per questo solo fatto, sarebbe decaduto dalla società e glisarebbe stato riconsegnato il proprio capitale, in parte, in titoli che corri-spondessero proporzionalmente ai crediti della compañía – seppure fosse-ro di dubbia esigibilità – e, in parte, in denaro liquido, «según resulte dela liquidación que se hará para este solo efecto».95

Secondo i dati riportati in uno dei primi libros mayores della compañía,il 7 luglio del 1840, nel conto corrente di Francisco González de la Sierra,era stata effettuata una registrazione in dare di 100.000 reales de vellón,corrispondenti alla sesta parte del capitale “attuale” dell’Almacén de laSierra: con questa somma e con altri 100.000 reales de vellón che aveva nel-la propria disponibilità, Francisco contribuì, per la terza parte, alla for-mazione del capitale della società appena costituita.96 Insieme al versa-mento della quota di Francisco González de la Sierra, nella creazione delpatrimonio sociale, intervennero, come si è visto, le sottoscrizioni di altredue quote: una di 300.000 reales de vellón, pari alla metà del capitale com-plessivo, fu conferita dagli eredi di José González de la Sierra menor, eun’altra di 100.000 reales de vellón, pari ad un sesto del capitale totale, fuversata da Ángel Gómez de la Casa.

Nei primi dieci anni di esistenza della nuova società “FranciscoGonzález de la Sierra y Cía”, l’andamento degli affari conobbe un consi-derevole incremento, con la diffusione dell’attività su scala nazionale e l’u-tilizzo costante di merci di provenienza estera. Questi mutamenti, però,non emergono immediatamente dal libro mastro che contiene diverse«Cuentas corrientes con varios individuos»: tali conti riportavano i risul-tati aziendali e altre notizie sintetiche in “dare” e in “avere”, secondoun’aggregazione per periodi non sempre coincidenti con l’anno contabile,ed erano, inoltre, riferiti ai diversi componenti del raggruppamento com-merciale gaditano, come Francisco González de la Sierra, José Gonzálezde la Sierra menor e i suoi eredi, gli eredi di Francisco Pérez de la Sierra,Francisco Gómez de la Casa e Joaquín Pérez de Solapeña.97

187

94 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.183.

95 Ibidem.96 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-

res», libro 2.1.43.97 Ibidem. Secondo il conto corrente intestato agli eredi di Fernando González de la

Sierra – il cui totale complessivo era di 144.149 reales de vellón e 2 maravedíes –, al ter-mine delle relative operazioni, nel 1840, il «liquido en poder» di Francisco González dela Sierra risultava pari a 38.461 reales de vellón e 17 maravedíes. Inoltre, il saldo del con-to di José González de la Sierra mayor, al 1836, pari a 25.187 reales de vellón e 8 mara-vedíes, fu accreditato sul conto corrente di suo figlio José.

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Quindi, le informazioni grezze del libro mastro non forniscono una vi-sione omogenea d’insieme dell’iniziativa commerciale e non fanno appari-re, in piena luce, il processo di crescita della nuova compañía “FranciscoGonzález de la Sierra”. Solo attraverso elaborazioni successive, che hannoconsentito di disporre di conoscenze più raffinate e di una diversa aggre-gazione dei dati, si è manifestata concretamente la possibilità di ottenereun quadro più convincente dell’evoluzione dell’azienda e delle sue attività,tra il 1840 e il 1850.

Intanto, però, può essere utile fare riferimento ai risultati finali di cia-scun periodo del primo decennio di vita della nuova società, che venivanoregistrati nei conti correnti individuali (come si evince dalla tabella 1.III inappendice), allo scopo di mostrare la peculiare ratio contabile dell’impre-sa, che si sviluppava in modo ancora primitivo, privilegiando, anziché unacorretta classificazione delle partite economiche e un costante controllodegli aspetti finanziari dell’attività aziendale, un impiego delle scritture co-me semplice memoria delle operazioni svolte nel corso del tempo e comestrumento di convalida della giustezza dei calcoli effettuati dagli ammini-stratori, prima di procedere alla distribuzione degli utili netti (o delle per-dite) tra i soci o i loro aventi causa.98

I dati contenuti nel libro mayor relativo ai conti correnti dei soggettiinteressati all’iniziativa commerciale sono puramente indicativi e non rile-vano alcun fenomeno significativo ai fini dell’esame dell’andamento dellasocietà “Francisco González de la Sierra y Cía”: l’unico elemento, che sca-turisce dalle cifre riportate nella tabella 1.III in appendice, è una genericainformazione sui saldi positivi o negativi di ciascun conto, lungo l’arco ditempo considerato. Tuttavia, partendo da queste scritture contabili ed ela-borando ulteriormente le voci delle partite finanziarie, è stato possibile ri-costruire l’evoluzione, nel decennio tra il 1840 e il 1850, di alcune tra leattività fondamentali del complesso aziendale gaditano.

Si è proceduto, innanzitutto, al riordinamento del conto corrente in-testato a Francisco González de la Sierra (v. tabella 13), secondo un crite-rio di omogeneità tra i vari cicli finanziari, riaggregando, cioè, i risultaticomplessivi in “dare” e in “avere” e i relativi saldi attivi, sulla base di pe-riodi corrispondenti all’anno contabile: in questo modo, si sono già potu-ti avere a disposizione dati di maggiore interesse e si è potuta effettuareuna prima valutazione dell’andamento dell’impresa gaditana, attraverso irisultati conseguiti dal suo principale protagonista. Dalla riclassificazionedel conto di Francisco González de la Sierra, infatti, è emerso che i saldiattivi più consistenti furono realizzati alla metà del periodo considerato,

188

98 L’utile netto, più che ad un calcolo certo dei risultati dell’impresa, compiuto al ter-mine di ogni anno finanziario – e, cioè, a maggio o a giugno –, corrispondeva, secondoquanto indicato nei libri contabili della compañía “González de la Sierra”, all’insieme del-le somme ottenute per effetto delle attività della società, che veniva definito «liquida uti-lidad» e che, ad un certo momento della vita aziendale, si decideva di ripartire tra tutti isoci.

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Tab. 13 - Conto corrente intestato a Don Francisco González de la Sierra nel periodo1840-1850 (in reales de vellón)

Dare (Debe –Cargo) Avere (Haber –Data)

Saldo accreditato sul conto 118.018 realescorrente fino al maggio 1840 e 20 maravedíes

Giugno 1840 – Maggio 1841130.891 rs. e 17 mrs. totale 210.686 reales

saldo attivo 79.794 rs. e 17 mrs.

Giugno 1841 – Maggio 184222.411 reales totale 117.479 rs. e 27 mrs.

saldo attivo 95.068 rs. e 27 mrs.

Giugno 1842 – Maggio 184316.721 reales totale 121.314 rs. e 27 mrs.

saldo attivo 104.593 rs. e 27 mrs.

Giugno 1843 – Maggio 184410.849 rs. e 6 mrs. totale 119.637 rs. e 17 mrs.

saldo attivo 108.788 rs. e 11 mrs.

Giugno 1844 – Maggio 184510.821 reales totale 126.324 rs. e 16 mrs.

saldo attivo 115.503 rs. e 16 mrs.

Giugno 1845 – Maggio 184642.086 rs. e 30 mrs. totale 179.679 rs. e 13 mrs.

saldo attivo 137.592 rs. e 17 mrs.

Giugno 1846 – Maggio 184712.112 reales totale 150.092 rs. e 4 mrs.

saldo attivo 137.980 rs. e 4 mrs.

Giugno 1847 – Maggio 184831.878 rs. e 22 mrs. totale 156.397 rs. e 7 mrs.

saldo attivo 124.518 rs. e 19 mrs.

Giugno 1848 – Maggio 184923.962 reales totale 138.208 rs. e 33 mrs.

saldo attivo 114.246 rs. e 33 mrs.

Giugno 1849 – Maggio 185050.150 reales totale 138.306 rs. e 15 mrs.

saldo attivo 88.156 rs. e 15 mrs.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

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mentre i più bassi furono quelli ottenuti all’inizio e alla fine del decennio.Inoltre, è opportuno rilevare che i maggiori oneri a carico dei partecipan-ti all’iniziativa commerciale si verificarono in corrispondenza sia dei pic-chi positivi che di quelli negativi dell’attività aziendale.

La successiva elaborazione (v. tabella 14), che ha permesso di ottene-re gli utili complessivi realizzati emporio per emporio, aggregando i datidei vari conti correnti – ciascuno dei quali conteneva indicazioni solo par-ziali dei risultati delle principali attività commerciali –,99 è sicuramentequella maggiormente significativa e mostra con un adeguato livello di chia-rezza l’andamento, per ogni anno del periodo considerato, dei centri mo-tori dell’azienda gaditana. Nel libro mastro esaminato finora non sono sta-te riportate informazioni e serie continue di dati per tutti gli esercizi chefacevano capo alla società “Francisco González de la Sierra y Cía”, pur-tuttavia lo schema che è stato predisposto su questa base fornisce un qua-dro esaustivo degli effetti delle attività del complesso aziendale, nonostan-te la mancanza di un negozio di notevole importanza come l’Yglesia So-pranis di Cadice: infatti, tale schema comprende gran parte degli emporidel gruppo gaditano e contiene notizie complete sui risultati conseguitimediante ciascuna iniziativa.

Il nucleo fondamentale dell’intera attività di scambio era sempre costi-tuito dall’Almacén de la Sierra di Cadice, dal quale scaturiva, secondo la me-dia del decennio considerato, circa il 31% del complesso degli utili azienda-li. I risultati di questo emporio raggiunsero il tetto massimo di 46.416 reales,nel 1843;100 mentre gli anni di minore redditività dell’esercizio furono il1846 e il 1847, con soli 12.000 reales ottenuti nel biennio. Nell’insieme, ilprimo quinquennio fu quello di maggiore propulsione dell’attività, mentre,a partire dal 1846, si registrò una riduzione dei valori degli utili, che deno-tava una fase di difficoltà dell’iniziativa commerciale: verso la fine degli an-ni quaranta, però, si cominciarono a cogliere i segni di un miglioramento deilivelli dei rendimenti, che ripresero a crescere intensamente.

Gli utili dell’altro negozio, l’Almacén de la Lancería, erano calcolatiunitamente ai redditi provenienti dalle case di Jerez de la Frontera: que-sto dato congiunto rappresentava, in media, il 28% dell’insieme dei pro-venti realizzati dall’intero raggruppamento aziendale. Sebbene il piccomassimo degli utili fosse stato toccato nel 1847, con 33.890 reales, i mi-gliori risultati dell’esercizio furono ottenuti nella prima metà degli anni

99 I dati contenuti in ognuno dei conti correnti, intestati ai diversi membri della com-pañía “González de la Sierra”, riguardavano, naturalmente, solo la parte di operazioni fi-nanziarie che corrispondeva alla quota di partecipazione di ciascun socio all’attività com-merciale.

100 Il dato del 1845, di 82.200 reales, pur di grande rilievo, non rappresentava il mi-glior risultato, in quanto era riferito agli utili realizzati nel biennio precedente. Anche i va-lori del 1847, del 1849 e del 1851 riguardavano l’attività svolta nel corso di due anni e,quindi, andavano considerati come dati aggregati.

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191

Tab. 14 - Utili degli empori del complesso commerciale “Francisco González de la Sierray Cía” nel periodo 1840-1850 (in reales de vellón)

Anno Utili Almacén Utili Almacén Utili Almacén e casade la Sierra de la Lancería e casas de la calle Larga

(Cadice) (Jerez de la Frontera) (Puerto Santa María)

1840 36.000 reales 30.152 reales 17.565 reales1841 30.000 reales 32.037 reales 20.736 reales1842 30.000 reales 8.257 reales * 22.008 reales1843 46.416 reales 30.257 reales 21.903 reales1844 27.757 reales 20.230 reales1845 82.200 reales ** 29.613 reales 31.468 reales1846 29.346 reales 15.900 reales1847 12.000 reales ** 33.890 reales 17.692 reales1848 22.304 reales 13.688 reales1849 40.000 reales ** 13.669 reales 13.852 reales1850 13.508 reales 11.583 reales

Anno Utili Almacén e casa Utili Almacén Redditi Tavernacalle Sacramento de Sierra Plaza e casas ***

(Cadice) (Cadice) (Jerez de la Frontera)

1840 8.083 reales 5.000 reales 8.460 reales1841 7.175 reales 3.000 reales 8.808 reales1842 12.333 reales 5.400 reales 7.577 reales1843 12.812 reales 6.600 reales 7.650 reales1844 13.250 reales 8.800 reales 6.400 reales1845 13.060 reales 12.000 reales 7.395 reales1846 1.814 reales 7.700 reales 6.392 reales1847 7.871 reales 9.500 reales 6.556 reales1848 9.017 reales 10.400 reales1849 8.205 reales1850 7.359 reales 15.000 reales **

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

* Gli utili del 1842 avevano subito tale riduzione, in relazione alle spese sostenute peril rinnovamento dell’emporio – oltre che della casa –, di un importo pari, complessi-vamente, a 18.449 reales de vellón.

** Gli utili, in questi casi, furono calcolati per un periodo di due anni.

*** In questo caso, non si tratta di utili, ma di guadagni derivanti dalla locazione della ta-verna e delle case di Jerez.

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192

quaranta, mentre, nella seconda parte del decennio, diminuì considere-volmente la capacità reddituale delle attività localizzate nella città di Jerez.

Anche per l’Almacén de la calle Larga, gli utili dell’emporio e i pro-venti dei fitti della casa, situata nello stesso edificio, facevano parte del-la medesima voce di ciascun conto corrente: la media di tali valori rap-presentava il 21% circa del totale degli utili del complesso commerciale.Questo esercizio di Puerto de Santa María conseguì il suo migliore ri-sultato nel 1845, con 31.468 reales, e toccò il minimo dei guadagni nel1850, con 11.583 reales; l’andamento di questa attività di dimensione in-termedia, fatta eccezione per un leggero declino negli anni 1843 e 1844,seguì un percorso di graduale crescita, nella prima metà del decennioconsiderato, e di accentuata riduzione degli utili, nella seconda metà de-gli anni quaranta.

Gli utili dell’Almacén de la calle del Sacramento e i proventi della re-lativa casa rappresentavano una quota dei risultati dell’intera azienda mol-to più bassa delle precedenti, fermandosi a poco più del 10% del totale,in media. Questa attività di Cadice seguì anche un andamento più altale-nante delle altre, raggiungendo, però, il tetto massimo degli utili del de-cennio, negli anni 1844 e 1845, con 13.250 e 13.060 reales, rispettivamen-te; mentre, nel 1846, subì una caduta verticale, toccando il minimo del pe-riodo, con 1.814 reales.

Il dato dell’Almacén de Sierra Plaza era il più contenuto, riguardandosolo il 9% circa degli utili complessivi degli empori che facevano capo al-la società “Francisco González de la Sierra y Cía”. Il negozio di minori di-mensioni di Cadice conseguì il suo migliore risultato nel 1845, con 12.000reales di utili;101 inoltre, mentre nella prima parte del decennio, come av-venne per le altre attività, questo esercizio conobbe una certa crescita, nel-la seconda metà degli anni quaranta, il decremento degli utili fu meno net-to che altrove.

Nell’ultimo riquadro dello schema, infine, sono stati riportati i guada-gni derivanti dalla locazione della taverna e delle case di Jerez de la Fron-tera: questi dati, pur non riguardando i traffici commerciali in quanto ta-li, contribuiscono ad arricchire il quadro generale, fornendo un ulterioreelemento di conoscenza, sia pure indiretta, sull’andamento dell’attivitàaziendale in quel periodo.

L’andamento degli utili aziendali, come è stato finora descritto, sullabase dei dati quantitativi riportati nella tabella 14, può essere compreso conmaggiore nitidezza e in una visione sintetica d’insieme attraverso la corre-lazione dei grafici ottenuti per ciascuno degli empori, che promanavanodalla società “Francisco González de la Sierra y Cía” (v. grafico VI). In que-sto modo, le grandezze microeconomiche assumono un significato che vaal di là della semplice indicazione di processi interni ai singoli esercizi e ini-

101 Il dato del 1850, di 15.000 reales, era solo apparentemernte il risultato miglioredel decennio, in quanto rappresentava gli utili ottenuti nel corso di due anni.

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193

Utili degli empori del complesso commerciale “González de la Sierra”(1840-1850)

Utili Almacén Sierra Plaza 1840-1850

UtiliS. Plaza

Anni2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

1840

1841

1842

1843

1844

1845

1846

1847

1848

1849

1850

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

Utili Almacén de la Sierra 1840-1850

UtiliSierra

Anni

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

1840

1841

1842

1843

1844

1845

1846

1847

1848

1849

1850

0

10000

20000

30000

40000

50000

Utili Almacén de la Lanceríae case di Jerez 1840-1850

UtiliLancería

Anni

1840

1841

1842

1843

1844

1845

1846

1847

1848

1849

1850

0

10000

20000

30000

40000

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

Utili Almacén e casaCalle Larga 1840-1850

10000

20000

30000

40000

UtiliC. Larga

Anni

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

1840

1841

1842

1843

1844

1845

1846

1847

1848

1849

1850

Utili Almacén e casaCalle del Sacramento 1840-1850

UtiliSacram.to

Anni0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

1840

1841

1842

1843

1844

1845

1846

1847

1848

1849

1850

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO VI

Page 230: Volume lepore

194

ziano a mostrare fenomeni comuni all’intero raggruppamento aziendale ead una parte vitale dell’economia gaditana.

Non si tratta più solamente dell’esame dei risultati conseguiti in unpunto specifico della rete commerciale dell’azienda di Cadice, o dell’ac-certamento dell’andamento di alcune iniziative slegate tra loro, ma di untassello indispensabile per la ricostruzione di un ciclo economico decen-nale e la verifica di un processo evolutivo, che aveva investito le attività delsettore distributivo dislocate in varie località dell’area gaditana. Insomma,con l’elaborazione dei dati del libro mastro finora considerato, è stato pos-sibile avviare un esame comparativo e stabilire un collegamento tra la sin-gola attività commerciale, gli altri esercizi del gruppo, il loro andamentonel corso di alcuni anni e la prospettiva generale dell’economia di Cadice,a cominciare dal suo settore portante, quello dei traffici mercantili.

Un contributo ancora più esplicito alla definizione del quadro evo-lutivo di un’epoca per il settore commerciale e per l’economia gaditana èstato fornito dall’ultima elaborazione effettuata: il grafico relativo allacomparazione dell’andamento degli utili nei vari esercizi che facevanoparte del gruppo denominato “Francisco González de la Sierra y Cía”(v. grafico VII).

Questa nuova elaborazione consente l’accertamento di un elemento digrande importanza: infatti, al di là delle variazioni determinate dalle ca-ratteristiche specifiche dei singoli esercizi commerciali e dalle differenticondizioni in cui si svolgeva ciascuna iniziativa, è possibile rilevare l’an-damento generale dei risultati dell’attività nei diversi empori che faceva-no parte del raggruppamento aziendale. In questo modo, il grafico degliutili non mostra solamente l’evoluzione di alcuni rami di un’impresa dimedia portata nel panorama commerciale di Cadice, ma fornisce infor-mazioni sull’azienda nel suo complesso, che appaiono preziose per risali-re al ciclo economico della baia gaditana, in un decennio in cui il settoredistributivo manifestò i segni di una ripresa del processo espansivo.

Dunque, mentre all’inizio degli anni quaranta si realizzò un incre-mento degli utili nell’insieme degli empori, un primo picco negativo si re-gistrò tra il 1841 e il 1842, con la caduta di alcune tra le principali atti-vità del gruppo. Negli anni successivi, dopo una consistente risalita deiguadagni commerciali, che toccarono il loro massimo livello – per il pe-riodo considerato – tra il 1843 e il 1845, si ebbe un nuovo e più signifi-cativo arresto, i cui effetti vennero avvertiti, soprattutto, nel 1846.102 Lafase seguente fu caratterizzata da un processo di assestamento, prima, edi crescita, poi, con una punta di rilievo dei risultati conseguiti al termi-ne del decennio.

Naturalmente, questo andamento dei fenomeni economici scaturisceda un’analisi compiuta anno per anno. Invece, considerando l’intero ciclo,

102 Dal grafico, inoltre, si evince una corrispondenza tra l’andamento dell’azienda ga-ditana e il ciclo osservato da Fontana, secondo cui, tra il 1847 e il 1849, il periodo di ge-nerale prosperità economica conobbe un arresto di tipo congiunturale (cfr. J. Fontana,Cambio económico y crisis política, cit., p. 106).

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il segno evolutivo prevalente fu quello dell’espansione dei risultati dell’at-tività di scambio, che aveva ripreso a svolgere un ruolo fondamentale nel-l’intera realtà gaditana e ad affacciarsi anche oltre i tradizionali confini in-terni: nella prima parte del decennio l’incremento fu notevolmente accen-tuato, mentre, nella seconda metà degli anni quaranta, gli utili si manten-nero ad un livello più basso, anche a causa dell’arresto provocato dalla cri-si congiunturale, che avrebbe avuto conseguenze negative di carattere ge-nerale tra il 1847 e il 1849.

I dati ricavati da un libro giornale, tra i più significativi del com-plesso della contabilità aziendale,103 consentono un’osservazione di mag-giore dettaglio – come si desume dalla tabella 2.III in appendice – del-l’andamento economico del nucleo principale della compañía denomina-ta “Francisco González de la Sierra”, la cui sede, una volta trasferita in

195

Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González de la Sierra”(1840-1850)

Utili Sierra

Utili Lancería

Utili C. Larga

Utili Sacram.to

Utili S. Plaza

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

Anni

1840

1841

1842

1843

1844

1845

1846

1847

1848

1849

1850

0

100000

200000

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO VII

103 Il libro diario 2.2.183 raccoglie i bilanci dell’antico Almacén de la Sierra per unperiodo di tempo molto lungo, cioè, dal 1828 al 1893; tale manoscritto, pur confermandoil carattere rudimentale delle scritture contabili, rappresenta una delle fonti di maggioreinteresse – per la quantità e la continuità delle informazioni disponibili, oltre che per il li-vello di aggregazione dei dati riportati – ai fini dell’analisi dell’evoluzione dell’aziendacommerciale gaditana.

Page 232: Volume lepore

calle de la Aduana, non sarebbe mai più stata spostata da quel luogo, vi-cino al «muelle principal» del porto gaditano e, quindi, in posizione dinotevole favore per lo svolgimento delle negoziazioni tipiche dell’impre-sa commerciale.

Innanzitutto, dall’esame dell’attività dell’Almacén de la Sierra, apparein tutta evidenza la tenuta irregolare delle scritture, che, nonostante l’attocostitutivo della società prevedesse la presentazione di un bilancio gene-rale «de las utilidades ó quebranto» nel mese di maggio o di giugno di ognianno, non venivano sistemate e sottoscritte nei mesi indicati e anno peranno, ma per periodi di tempo diversificati: nel primo decennio conside-rato, ad esempio, si passava da bilanci annuali a bilanci biennali, senza al-cun problema. La ragione di una così acccentuata discrezionalità degli am-ministratori, già notata in altri documenti contabili, derivava, con ogniprobabilità, dal carattere familiare dell’organizzazione, dalla lenta evolu-zione – o, addirittura, da una regressione in tutta l’area precedentementeinteressata ai traffici coloniali – degli strumenti di gestione dell’attivitàcommerciale e finanziaria, dalla partecipazione diretta dei proprietari allavita dell’azienda e, infine, dalla mancanza di controlli da parte delle auto-rità statali e locali.

Inoltre, i bilanci aziendali raccoglievano i valori delle partite fonda-mentali che costituivano l’attivo e il passivo: le merci disponibili e il patri-monio finanziario, da un lato; i debiti derivanti dall’attività di scambio, icosti di gestione – come gli stipendi –, il capitale netto e gli utili distribuiti,dall’altro. Rispetto alla stessa contabilità del periodo precedente vi era unamaggiore varietà di voci e una migliore specificazione delle principali ope-razioni compiute dalla ditta di Cadice.

Nella parte attiva, oltre alle scorte commerciali, che comparivanosempre al primo posto dei bilanci, agli scoperti degli empori riforniti dal-l’Almacén de la Sierra mediante rapporti di commissione, al possesso dicarta moneta, alle disponibilità liquide esistenti in cassa e ai diversi cre-diti maturati nei confronti dei privati, vi erano anche scritture relativeagli impieghi in titoli del debito pubblico, alle vendite effettuate a variesercizi commerciali di Cadice e ai risarcimenti dovuti da società assicu-rative. Per quest’ultima voce, è da notare l’indicazione della somma di8.330 reales de vellón, che si dovevano riscuotere, nel 1849, dalla “Com-pañía General Española de Seguros”, come risarcimento per la perditadi cinquanta barili di strutto durante il naufragio della nave spagnola“Cristina”. Nella parte delle passività, oltre al capitale netto, agli indebi-tamenti commerciali, agli stipendi e agli utili, comparivano regolarmenteanche i costi di locazione, i dazi doganali e le imposte di commercio. Idazi doganali, in particolare, si andarono riducendo sensibilmente nelcorso degli anni, anche in presenza di un deciso incremento dell’attivitàcommerciale.

Nel periodo 1840-1850 le scorte commerciali furono pari, in media, al23,7% del valore totale delle partite attive; mentre lo “scoperto” degli em-

196

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197

pori,104 che venivano riforniti dalla compañía “González de la Sierra” at-traverso la forma del rapporto di commissione, raggiunse mediamente laquota dell’11,5% del complesso delle attività. Nel decennio considerato,tuttavia, assunse grande rilievo la voce attiva dei pagherò scontati a varisoggetti, che arrivò a rappresentare, in media, il 32,8% del valore totale:questo dato mostra l’evoluzione della circolazione fiduciaria dell’azienda,che non si fondava più su accordi di pagamento elementari e privi di ognigaranzia, pur conservando una notevole dose di rischio per la riscossioneintegrale dei crediti vantati dall’Almacén de la Sierra.

Per quanto riguarda le altre porzioni del patrimonio finanziario, il de-naro contante esistente in cassa, nel corso del decennio, fu pari all’8,5%del totale dell’attivo; mentre i crediti nei confronti dello Stato (carta mo-neta e titoli del debito pubblico) raggiunsero il valore medio del 9,5%:questa era la prima volta che comparivano esplicitamente nel bilancio del-l’emporio gaditano i titoli al portatore al 5% e i certificati del debito sen-za interessi. Gli altri crediti, infine, costituiti da conti correnti e crediti esi-stenti nei confronti dei privati, da spese e anticipi per i dipendenti, si col-locarono, nella media del periodo, ad un livello del 14% circa del com-plesso delle voci attive del bilancio.

Il passivo era caratterizzato dal capitale netto (o “fondo comune”), ilcui valore medio, negli anni quaranta, fu pari al 51,6% del totale. Gli in-debitamenti, che comprendevano, oltre a quelli derivanti direttamente dal-l’attività di scambio con altri soggetti privati, anche gli affitti, i dazi doga-nali e le imposte di commercio, rappresentarono mediamente una sommapari al 42,5% del complesso delle passività. Il valore medio dell’interamassa dei “debiti”, nel decennio preso in esame, dunque, risultò pari al94,1% del totale delle partite passive.

Infine, le voci relative agli stipendi raggiunsero mediamente un valorepari al 2,5%; mentre gli utili distribuiti ai soci rappresentarono, nella me-dia del decennio, il 3,4% di tutte le passività di bilancio.

Gli schemi di bilancio disponibili per il decennio compreso tra il1840 e il 1850 (tabella 2.III in appendice) sono di grande utilità, non so-lo per la ricostruzione delle vicende finanziarie dell’azienda gaditana, maanche per scoprire, al di sotto delle nude registrazioni contabili, il mon-do pulsante dell’attività commerciale e dei rapporti di scambio relativi alnucleo fondamentale del complesso denominato “Francisco González dela Sierra”.

Infatti, incrociando le informazioni riportate nella tabella 2.III con quel-le di altri libri giornale, si ricavano ulteriori e più circostanziate informazio-

104 Per “scoperto” si intendeva il credito maturato dalla società principale nei con-fronti degli empori, che venivano serviti di generi alimentari e di altre merci, acquistateall’ingrosso sulla piazza di Cadice e nel punto di vendita centrale della compañía “Franci-sco González de la Sierra”; la cifra dello scoperto, spesso, comprendeva integralmente ilvalore della commissione.

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ni sull’Almacén de la Sierra, che mostrano il concreto svolgimento dell’atti-vità e gli aspetti più elementari di quella specifica esperienza mercantile.

Una prima importante indicazione viene dall’elenco dei principali pro-dotti commercializzati dall’azienda gaditana, dalla ricostruzione dellaquantità, del valore unitario e di quello totale di ciascuna merce disponi-bile: sommando le singole voci, si ottiene, anno per anno,105 il valore delcomplesso delle scorte commerciali. Per rendere più comprensibile il rife-rimento alle merci trattate dalla compañía, può risultare utile riportare l’e-sempio dell’inventario (v. tabella 15) effettuato al momento della forma-zione della nuova società, nel 1840.

Nel corso degli anni tra il 1840 e il 1850, alle merci indicate nella ta-bella 15 (riso di diverse qualità – arroz superior, corriente, bajo –, fagioli– avichuelas del Pinet –, ceci – garvanzos –, formaggio olandese – queso debola –, cannella – canela de China –, baccalà – bacallao –, carta dei tipi piùsvariati, peperoncino macinato – pimiento molido –), si aggiunsero manmano altri prodotti, che contribuirono a completare il quadro dei genericommercializzati dall’Almacén de la Sierra nel periodo considerato: zuc-chero a zolle (azúcar quebrada), zucchero raffinato (azúcar blanca), caffè(café de Puerto Rico, de la Habana), cacao (cacao Guayaquil), nocciole(avellanas), burro (manteca de vacas), grassi animali (manteca Hamburgo,Asturias), sapone (jabón), mandorle (almendras Mallorca), cannella (cane-la Holanda), pepe (pimienta fina), cassonetti di acciaio (cajones acero), al-tri tipi di carta (ordinario, del pescador, estracilla, de fumar, de escribir).106

La disponibilità di una serie di notizie continue sulle principali merci alcentro dei traffici dell’azienda di calle de la Aduana ha consentito di effet-tuare alcune valutazioni sull’andamento del valore di diversi articoli com-merciali. Siccome si trattava di beni acquistati su varie piazze e, poi, postiin vendita a Cadice – molto spesso solo all’ingrosso –, il valore di ogni par-tita variava a seconda del tipo di fornitura e della qualità del prodotto.107

Per alcune merci, che, peraltro, erano tra le più diffuse dal punto divista mercantile, non è stato possibile determinare valori medi di riferi-mento, né seguirne compiutamente l’evoluzione commerciale, vista l’e-strema eterogeneità della tipologia e dei mercati di provenienza. In parti-colare, per prodotti come lo zucchero (raffinato o semi-raffinato) e il riso,gli scostamenti dei prezzi, anche tra le partite contenute in uno stesso bi-lancio, erano tali da impedirne una classificazione certa, in assenza diinformazioni più circostanziate.

198

105 Sarebbe più giusto dire bilancio per bilancio, visto che l’obbligo dell’annualità deidocumenti contabili è stato spesso eluso.

106 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195.

107 Il costo di una merce, per un’azienda come quella di Francisco González de laSierra, che acquistava i propri articoli sia sui mercati interni che su quelli internazionali,dipendeva strettamente dai valori assunti dai singoli beni nelle diverse piazze commercia-li e dalla qualità – inferiore, ordinaria o superiore – di ciascun prodotto.

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199

Tab. 15 - Valutazione dei beni esistenti nell’Almacén Francisco González de la Sierray Compañía al 26 giugno 1840 (in reales de vellón)

Merci Quantità Valore unitario Valore totale

riso “superiore” (sacchi) 112 @ 27 3.024 realesriso “corrente” (sacchi) 64 ,, 25 1.600 realesriso “inferiore” (sacchi) 24 ,, 23 552 realesfagioli del Pinet (sacchi) 70 ,, 22 1.540 realesceci 7 fanegas 96 672 realesformaggio olandese (cas.) 14 qq. (280) 18 5.040 realescannella de China (cas.) 300 6 1.800 realesbaccalà 10 qq. (200) 8 1.600 realescarta (papel estraza-balas) 1.660 resmas 10 ¼ 17.015 realescarta (papel blanco florete-balas) 115 ,, 41 4.715 realescarta (papel Ymp.ta-balas) 37 ,, 26 962 realescarta (papel ,, – balas) 200 ,, 25 ½ 5.100 realescarta (papel Garreta-balas) 63 ,, 37 2.331 realescarta (papel Ymp.ta-balas) 70 ,, 24 1.680 realescarta (papel ,, – balas) 220 ,, 27 ½ 6.050 realescarta (papel medio florete-balas) 153 ,, 36 5.508 realescarta (papel Ymp.ta-balas) 80 ,, 27 2.160 realescarta (papel ,, – balas) 85 ,, 26 2.210 realescarta (papel medio florete-balas) 79 ,, 31 2.449 realescarta (papel ,, – balas) 100 ,, 38 3.800 realescarta (papel medio ,, – balas) 185 ,, 34 6.290 realescarta (papel ,, ,, – balas) 260 ,, 37 9.620 realescarta(papel cigarros-balas) 199 ,, 30 5.970 realescarta (papel elef.te 2a-balas) 284 ,, 34 9.656 realescarta (papel elef.te 1a-balas) 109 ,, 36 3.924 realescarta (gruesas lib.tos) 88 ,, 11 968 realespeperoncino macinato (sacco) 11 @ 34 374 reales

Totale 106.610 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.195.

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Lo zucchero, ad esempio, nelle sue differenti tipologie, subì notevo-li variazioni dei valori unitari, che, nel corso del quinto decennio del-l’Ottocento, oscillarono tra gli 11 e i 48 reales de vellón.108 Tuttavia, vasottolineata l’importanza di questo bene: basti pensare, infatti, che le di-verse qualità di zucchero rappresentarono mediamente, nel corso deglianni quaranta, il 47,3% del valore complessivo dei generi commercialiesistenti nell’almacén; quindi, questo prodotto di derivazione colonialesvolgeva un ruolo di assoluto rilievo, assicurando, da solo, una gran par-te dell’attività di scambio dell’emporio gaditano.109 Inoltre, nel corso del-lo stesso periodo, il riso rappresentò circa il 2%, in media, del valore to-tale dei beni disponibili; mentre il valore unitario delle diverse qualità diquesto genere alimentare, in quegli anni, variò tra i 17 e i 30 reales devellón.

Eppure, osservando l’andamento di altre merci, sottoposte a minorisollecitazioni, si riesce a comprendere meglio il funzionamento dell’azien-da e si notano i segni del suo consolidamento commerciale. Nel periododi tempo compreso tra i bilanci del 1841 e del 1849, la carta, nei vari tipiimpiegati, fu il prodotto più diffuso dal punto di vista commerciale – su-bito dopo lo zucchero –, assumendo un valore medio pari al 17,4% diquello di tutte le merci disponibili nel magazzino.110 Il caffè rappresentò,in media, il 10,3% del valore totale delle scorte aziendali; il formaggioolandese raggiunse un valore medio pari al 5,4%; i grassi animali (struttoe burro) costituirono mediamente il 3,5% del valore totale; il valore delbaccalà fu pari a circa il 2%, in media; quello dei fagioli si fermò all’1,9%;quello del pepe non andò oltre l’1,8%; quello del sapone raggiunse l’1,3%del totale; ciascuna delle altre merci, infine, non superò l’1% del valorecomplessivo.111

Nel corso degli anni quaranta, mentre il valore unitario della carta deestraza – il tipo più comune – oscillò tra i 6 e 1/2 e i 10 e 1/4 reales de vel-lón; quello del formaggio variò tra i 10 e i 18 reales de vellón; quello deigrassi animali si mantenne in una fascia di oscillazione più ristretta, com-presa tra i 5 e i 6 e 1/2 reales de vellón; quello del baccalà variò tra i 5 egli 8 reales de vellón; quello dei fagioli oscillò tra i 14 e i 22 reales de vel-lón; il valore unitario del pepe si attestò a 8 e 1/2 reales de vellón; quello

200

108 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195. L’unità di peso utilizzata per lo zucchero, come per il riso, il caffè, ilpepe, i fagioli, i peperoni, le mandorle, le nocciole, il sapone, era l’arroba. Per la carta siusavano la resma (risma) o la gruesa (grossa); per il cacao, il tè, la cannella, i ceci e i chio-di di garofano si usava la fanega; le altre merci venivano ponderate in libras (libbre) o inquintales (quintali).

109 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195. Il valore dei beni esistenti nell’Almacén Francisco González de la Sier-ra, negli anni tra il 1841 e il 1849, fu pari, complessivamente, a 1.436.880 reales de vellón.

110 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195.

111 Ibidem.

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201

del sapone si mantenne tra i 7 e 1/4 e gli 8 e 3/4 reales de vellón; quellodel cacao Guayaquil, infine, fu stabile, attorno ai 12 reales de vellón.112

In questo quadro, il caffè può assumere un significato paradigmatico(v. grafico VIII), oltre che per la continuità dei dati disponibili per il tren-tennio 1840-1870,113 anche per il relativo equilibrio dei valori, per la scarsavariabilità delle qualità trattate e per la rilevanza commerciale del prodotto.

La qualità più diffusa di caffè, la Puerto Rico, nel corso degli anni qua-ranta, ebbe un valore unitario – per ogni barile (barril) – oscillante tra i 9e gli 11 reales de vellón; mentre, nel corso di tutti e tre i decenni conside-rati, le variazioni furono molto più sensibili, dato che il valore unitariotoccò livelli oscillanti tra i 7 e 1/2 e i 22 e 1/2 reales de vellón, come vienemostrato nel grafico precedente.114

112 Ibidem.113 Il caffè è l’unica merce per la quale si disponga di dati per gran parte degli anni

compresi tra il 1840 e il 1870.114 Al fine di disporre di un ulteriore elemento di valutazione dell’andamento dei

prezzi del caffè, è stata effettuata una successiva elaborazione, per il periodo 1841-1870,mettendo a confronto l’indice dei prezzi all’ingrosso del caffè predisposto da Sardá nel

Andamento del valore del caffè Puerto Rico (1841-1870)V

alo

re u

nit

ario

del

caf

Caffè P. Rico

Anni

0

10

20

30

1841

1842

1843

1845

1847

1849

1851

1852

1855

1856

1858

1859

1862

1863

1865

1867

1869

1870

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.195.

GRAFICO VIII

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202

Un’altra importante fonte d’informazioni è rappresentata dai librigiornale, denominati di «Facturas», di «Compras» e di «Ventas»,115 checonsentono una minuta ricostruzione di tutto il movimento commercialedell’azienda gaditana e, in particolare, del rapporto tra acquisti e venditeeffettuate dalla ditta.

I libri delle fatture non sono semplici raccoglitori di ricevute di paga-mento, ma contengono notizie circostanziate sulle operazioni commercialidella società “Francisco González de la Sierra”. Per ciascuna partita di mer-ci, infatti, venivano indicati analiticamente: da un lato, la quantità dell’artico-lo acquistato, il nome del fornitore e, talvolta, il luogo di provenienza del be-ne, la nave e il responsabile del trasporto, le imposte pagate sulla fornitura ele altre spese sostenute, il costo unitario del prodotto e il prezzo complessivodi acquisto; dall’altro, la quantità del bene venduto, il nome degli acquirentie, solo per una prima fase, la destinazione della merce, il peso e il prezzo uni-tario di vendita, l’importo globale ricavato dagli scambi e gli utili realizzati.

1948 (cfr. J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía española enel siglo XIX, Barcelona, Ediciones Ariel, 1970, pp. 302-305) e quello dei valori unitaridel caffè Puerto Rico venduto nell’Almacén de la Sierra (A.H.G.S., Sección de «Contabi-lidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.195). Il risultato di taleelaborazione, realizzata ponendo i valori del 1841 uguali a 100, evidenzia una singolareanalogia delle dinamiche delle due differenti variabili. In entrambi i casi, pur trattando-si di mercati diversi (Barcellona e Cadice) e di qualità del prodotto non coincidente, iprezzi, dopo una prima fase di calo, mostrano un trend in crescita, fino a toccare un pic-co massimo nel 1863, e riprendono a diminuire solo negli ultimi anni, conservando unandamento similare durante tutto il trentennio considerato, come si può evincere dal gra-fico seguente:

115 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libros 2.2.188, 2.2.203, 2.2.204, 2.2.206 e 2.2.210.

Confronto tra il livello dei prezzi del caffè secondo l'indice di Sardá eil valore del caffè Puerto Rico nell'Almacén de la Sierra (1841-1870)

Indice caffè Sardá

Indice caffè P.Rico

Anni

Ind

ici c

affè

Sar

e P

uer

to R

ico

1841

1842

1843

1845

1847

1849

1851

1852

1855

1856

1858

1859

1862

1863

1865

1867

1869

1870

0

100

200

300

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203

L’esempio (v. tabella 16), all’inizio degli anni quaranta, di una delle pri-me operazioni che chiamava direttamente in causa prodotti esteri,116 aiutaa comprendere meglio l’impostazione di tali libri giornale, che, partendo dasingole fatture, mettevano in evidenza il circuito commerciale attraverso cuiuna merce passava dal fornitore al venditore all’ingrosso – la compañía“González de la Sierra” – e da questi ai commercianti al dettaglio.

L’elemento di maggiore interesse che emerge dalle notizie contenutenei libri delle fatture, per gli anni quaranta, è sicuramente dato dalle mo-dalità di acquisto delle merci provenienti dagli altri paesi europei e dal-l’America. Infatti, nel commercio di prodotti esteri prevaleva nettamenteil rapporto indiretto, realizzato attraverso l’intervento dei commissionari eil pagamento di somme relative a provvigioni (corretajes), quali ricompen-se per l’opera prestata dagli intermediari (o dai vettori).117

Inoltre, appare di notevole rilevanza anche l’indicazione della desti-nazione delle merci, che venivano vendute quasi esclusivamente sul mer-cato interno: per i primi anni del decennio – gli unici in cui compare taleindicazione –, lo smercio dei prodotti avveniva verso i principali centri del-l’area gaditana (Cadice, Jerez de la Frontera, Puerto Real, Puerto de San-ta María, San Fernando, Chiclana de la Frontera, Sanlúcar de Barramedae Rota), spingendosi molto di rado all’esterno di questi territori, fino a Gi-bilterra, a Siviglia o a Moguer e Ayamonte.118

In questo periodo, dunque, i rapporti con i prodotti esteri si erano svi-luppati solo dal lato delle importazioni, attraverso le forniture che giun-gevano – per via diretta e, soprattutto, indiretta – alla ditta “FranciscoGonzález de la Sierra” da località d’oltreoceano (L’Avana e Portorico), co-me da altre città commerciali europee (Amburgo); mentre l’attività di ven-dita risultava ancora circoscritta al mercato locale e agli operatori delle zo-ne costiere dell’estremo sud della Spagna.

Per ottenere ulteriori indicazioni – sia pure di carattere limitato – sul-la situazione dell’azienda e sulla realtà economica e sociale di Cadice, èpossibile far riferimento agli altri libri mayores relativi al decennio tra il1840 e il 1850.

In un libro, denominato «Gastos de Dependientes», erano raccolti iconti correnti dei vari “dipendenti” della compañía di calle de la Aduana,per il periodo 1840-1865, e, precisamente, i rapporti di dare e avere con

116 Si trattava di un’operazione relativa ad una piccola partita di zucchero, che vaconsiderata come un modello di registrazione analogo a quello di compravendite di mag-giori dimensioni.

117 La quota che, solitamente, era destinata alla mediazione (corretaje) risultava pariallo 0,5% del valore della partita di merci acquistata. Questa percentuale, contenuta neilibri delle fatture, corrisponde esattamente a quella indicata da Bernal nella sua opera sulfinanziamento del commercio transoceanico (cfr. A. M. Bernal, La financiación de la Car-rera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español con América,cit., p. 345).

118 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.188.

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Tab. 16 - Libro Diario di Facturas, scrittura del 13 maggio 1841 (in reales de vellón)

Fattura per 23 casse di zucchero semi-raffinato(della partita arrivata nel porto) fornite da Don Antonio Ruiz Tagle

23 casse di zucchero semi-raffinato(374 @ 20 £ á 14) 9.877 reales de vellón e 2 maravedíes

corretaje (0,5%) 49 reales de vellón e 12 maravedíes

recivo y mandados 80 reales de vellón e 17 maravedíes

dazio nazionale 1.643 reales de vellón e 17 maravedíes

totale 11.650 reales de vellón e 14 maravedíes

Vendita delle 23 casse di zucchero semi-raffinato

Destinazione Acquirenti @ £ Prezzi Importo

Cadice Don Ysidoro Gutiérrez 15 15 19 e ½ 572 rs.20 mrs.

Puerto Almacén de la Trinidad 33 18 17 e ¼ 1.094 rs.32 mrs.

Jerez Don Teodoro Reguera 31 22 17 e ½ 1.050 rs.8 mrs.

Jerez Almacén de la Lancería 65 2 17 e ¼ 2.113 rs.2 mrs.

Puerto Don Francisco Gutiérrez Torena 98 19 17 3.160 rs.14 mrs.

Puerto Almacén de la Trinidad 65 5 17 2.086 rs.14 mrs.

Cadice González Sacramento 32 20 19 e ¼ 1.188 rs.18 mrs.

Puerto Doña Manuela G.lez Quijano 16 14 15 e ½ 478 rs.16 mrs.

Cadice Sierra Plaza 16 1 30 481 rs.6 mrs.

totale 12.225 reales e 28 maravedíes

Prâl y Gastos 11.650 reales de vellón e 14 maravedíes

Utile netto 575 reales de vellón e 14 maravedíes

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.188.

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la ditta principale riguardanti: José Venancio González de la Sierra, ÁngelGómez de la Casa, Benito González de Tánago, Francisco Calderón (sir-viente), Ygnacio García, Lucas Gutiérrez (sirviente), José González (diri-gente), Juan González, Sotero González de Tánago, Eleuterio García, Fi-del González de Peredo, Manuel González de Tánago, Manuel Guerra,Fernando González de Peredo, Bernardino González de la Sierra.119

Da tali conti, di forma molto elementare, emergevano oltre agli affittiricevuti e, soprattutto, ai salari, agli stipendi e agli onorari,120 registrati in“avere”, anche una serie di passività: gli acquisti effettuati da ciascuno deidependientes per l’abbigliamento e la cura personale (pantaloni, giacche,camicie, panciotti, soprabiti, mantelli, bretelle, indumenti intimi, calze,scarpe, cappelli, fazzoletti, foulards, cravatte, guanti, ombrelli, profumi,ecc.); i costi di viaggio e di trasporto; le spese per l’istruzione; le rimesse al-le terre di origine; altri pagamenti a vario titolo; nonché, acquisti di diversanatura (attrezzi vari, sementi per le colture orticole, biglietti della lotteria,prodotti alimentari, libri, quadri, medicinali, tabacco e sigari, ecc.).121

In un altro libro di «Cuentas Corrientes», erano registrati i conti, re-lativi al periodo 1846-1850, con i corrispondenti della società commercia-le gaditana;122 di questo gruppo di intermediari, i principali erano: Vicen-te Obregón, “Madero y Compañía”, “Rivas y Cantallops”, Francisco Díaz,“Bolado Hermanos e Hijo”, Canuto R. Martínez, Bartolomé Mascardi,Antonio Díaz y Cos, Antonio Tort, Casimiro Domínguez, José Gía.123 Il li-bro contabile riportava in “dare” i debiti e le altre passività di ciascun cor-rispondente nei confronti della sede centrale della compañía di Cadice, in“avere” i crediti e le altre voci dell’attivo degli stessi soggetti.

205

119 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.44. I nomi indicati erano sia dei dipendenti in senso stretto (commessi), chedei soci e dei loro familiari che svolgevano funzioni di carattere amministrativo o, co-munque, un’attività lavorativa all’interno dell’azienda.

120 Nel caso di soci che prendevano parte all’attività aziendale – sebbene fosse espli-citamente proibito dall’atto costitutivo –, le voci attive di questi conti riportavano anchei relativi utili.

121 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.44. La voce di gran lunga prevalente nel “dare” dei Gastos de Dependientesera rappresentata dagli acquisti di vestiario; questa preferenza dimostrava l’importanza as-segnata all’abbigliamento nella considerazione sociale, oltre che nei consumi dei gaditani.

122 Come è stato osservato, sia pure per un’epoca diversa, a proposito del sistema decorresponsales: «Era necesario concentrar y racionalizar (...) esfuerzos, lo cual solo era po-sible a través del mantenimiento de una red de representantes permanentes en las princi-pales plazas comerciales. Estas redes basaban su competitividad esencialmente en tres fac-tores, a saber: los vínculos nacionales, el trato continuado en los negocios y la reciproci-dad entre los correspondientes. Este último aspecto permitía abaratar notablemente loscostes de los servicios de intermediación, al reducir los saldos inmovilizados. El términocorrespondiente, sin embargo, resultaba ambiguo (...), pero, en esencia, definía una rela-ción recíproca y duradera entre mercaderes de distintas ciudades» (M.a G. CarrascoGonzález, Comerciantes y casas de negocios en Cádiz (1650-1700), cit., p. 71).

123 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.45.

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Al di là della scarsa rilevanza dei dati quantitativi in esso contenuti, da-ta la brevità del periodo considerato, questo libro mayor mostra come l’a-zienda di Cadice si fosse diffusa molto al di là della sola area locale. Neglianni quaranta, infatti, anche se i rapporti commerciali a livello internazio-nale furono ancora orientati, in prevalenza, all’acquisto di merci estere, laditta “Francisco González de la Sierra y Cía” aveva ormai acquisito collega-menti su buona parte del territorio nazionale: la sua rete mercantile si spin-geva fino alle zone dell’estremo nord della penisola (Santander, Torrelave-ga) e, inoltre, copriva sia i principali nuclei costieri del sud-est (Gibilterra,Malaga, Almería, Alicante), che molti dei più importanti centri economicispagnoli (Barcellona, Valencia, Palma di Maiorca, Madrid e Siviglia).124

L’ultimo libro mastro relativo al decennio esaminato finora è un bro-gliaccio, nel quale erano state annotate sommariamente, durante il perio-do 1846-1849, operazioni commerciali di scarso significato ai fini della ri-costruzione generale delle vicende dell’impresa gaditana.125

Alcuni dei pochi dati disponibili, per poter effettuare un confronto trale dimensioni dell’iniziativa commerciale che faceva capo a FranciscoGonzález de la Sierra e quelle di altre attività dello stesso settore che era-no sorte a Cadice al principio degli anni quaranta, sono contenuti nel vo-lume di Alberto Ramos Santana sulla borghesia gaditana.126

In questo studio viene evidenziato che la società formata il 4 gennaio1844 dai fratelli Benito e Justo Cuesta con Santiago Vidanireta, allo scopodi promuovere il commercio all’ingrosso e al dettaglio dei generi del «Rei-

206

124 Ibidem.125 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-

res», libro 2.1.46.126 Cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., pp. 45-48.

García-Baquero ha fornito alcuni dati significativi sui capitali commerciali ricavati dagli in-ventari post mortem, ma solo per la seconda metà del XVIII secolo, e, in ogni caso, ha sot-tolineato che: «El estudio de los capitales vinculados al comercio constituye (...) una de laslagunas más importantes de la historiografía económica en general y más aún de la españo-la» (A. García-Baquero González, Cádiz y el Atlántico (1717-1778). El comercio colonialespañol bajo el monopolio gaditano, cit., tomo I, p. 501). Negli ultimi anni si è iniziato a col-mare questo vuoto, ma si è ancora molto lontani dalla risoluzione del problema indicato.Nel lavoro più recente di Manuel Bustos sono contenute altre informazioni sulla consi-stenza delle attività commerciali gaditane per il Settecento (cfr. M. Bustos Rodríguez, LosComerciantes de la Carrera de Indias en el Cádiz del Siglo XVIII (1713-1775), Cádiz, Servi-cio de Publicaciones de la Universidad de Cádiz, 1995). Nel volume della Fernández Pérezsono riportati diversi esempi di valutazione economica delle iniziative dei commercianti diCadice, tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo (cfr. P. Fernández Pérez, El rostro familiar dela metrópoli. Redes de parentesco y lazos mercantiles en Cádiz, 1700-1812, cit.). Mentre, perla metà dell’Ottocento, è possibile ritrovare i dati relativi ad alcuni interessanti casi specifi-ci, in studi di diversa natura sulle imprese mercantili dell’epoca (cfr. A. Bahamonde, J.Cayuela, Hacer las Américas. Las elites coloniales españolas en el siglo XIX, Madrid, Alian-za Editorial, 1992; F. Piniella Corbacho, La Empresa Mercantil de Correos Marítimos de laHabana (1827-1851), Cádiz, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Cádiz, 1995;M.a del Carmen Cózar Navarro, Ignacio Fernández de Castro y Cía. Una empresa naviera ga-ditana, Cádiz, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Cádiz, 1997).

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no de China» e di altri prodotti esteri, fu dotata di un capitale iniziale pa-ri a 24.000 pesos, diviso in tre quote, rispettivamente, di 15.000, 5.000 e4.000 pesos:127 nell’atto costitutivo, inoltre, fu prevista una durata dellacompañía di tre soli anni.

Un altro esempio di società commerciale fu quello della ditta “Villar,Martínez y Valverde Cía”, che era stata creata il 20 febbraio 1844, con l’o-biettivo di «realizar comercio y especulación en general», senza particola-ri limitazioni dell’attività svolta, sebbene il principale scopo sociale fossela vendita all’ingrosso di manifatture estere.128 Questa iniziativa, la cui du-rata venne stabilita in tre anni e undici mesi, fu avviata con un capitale dicirca 2.345.847 reales de vellón: 1.135.252 reales furono sottoscritti da Am-brosio del Villar; 926.347 reales furono sottoscritti da Ángel Martínez;284.248 reales, infine, furono sottoscritti da Juan Valverde.129

Nel 1845, poi, la ditta “Domingo Jordán Onetto y Cía” aveva costi-tuito, con la partecipazione di Francisco Rossi, Enrique e FranciscoGauthey, una nuova società in accomandita, che si proponeva la venditadi estratti di liquirizia, per una durata di cinque anni: il capitale della com-pañía, pari a 25.000 pesos, era stato interamente conferito dalla casa“Jordán Onetto”; mentre gli altri soci si erano impegnati a contribuire al-l’attività commerciale con il loro lavoro e con l’assunzione della direzionetecnica dell’impresa.130

Il caso più significativo era rappresentato, però, dalla “Sociedad Anó-nima Mercantil de Cádiz y Sevilla”, che era sorta il 17 novembre 1846, conun capitale di 200.000.000 di reales, diviso in 50.000 azioni di 4.000 realesciascuna.131 Questa impresa ebbe come finalità precipua la compravenditadi merci e di materie prime estere, per rifornire le fabbriche del paese.132

207

127 Cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 46. Ilpeso fuerte, nel 1845, era pari a 20 reales de vellón (cfr. J. L. Comellas, Los moderados enel poder 1844-1854, Madrid, C.S.I.C., 1970, p. 91).

128 Cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 46.129 Ibidem.130 Ibidem. Ramos Santana, proseguendo nella sua analisi, ha ricordato anche un’al-

tra società, fondata il 7 novembre 1844 da Antonio González e Manuel Sánchez de la Con-cha, con caratteristiche analoghe: cioè, con un socio che apportava il capitale e con un so-cio che lavorava. Nelle società di persone, infatti, era possibile la presenza di «algunos so-cios que no participen del capital, los socios industriales» e «la existencia de socios indu-striales no era otra cosa que una forma de otorgar el status de socio al que no disponien-do de capital sólo aportaba su industria, es decir, sus conocimientos y dedicación» (J. R.García López, Las sociedades colectivas y comanditarias en la dinámica empresarial españo-la del siglo XIX, cit., pp. 179-180).

131 Cfr. A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 47.132 Ibidem. I soci di parte gaditana di tale iniziativa commerciale, cui parteciparono

anche commercianti di Siviglia e di Madrid, furono: Juan Escribano, Gonzalo Segovia, Vi-cente de Sobrino, Valeriano Hortal, Pedro Pascual Vela, Pedro Martínez, Julián López,Juan de Dios Lasanta, Manuel Ruiz Tagle, Francisco Augusto Conte e Agustín Oliver. Ra-mos Santana, inoltre, ha fatto menzione di una società, che era stata costituita da José M.Retortillo, Juan Pablo Gómez, Juan Manuel Martínez e Josua Benoliel il 7 settembre 1846e che si occupava di rifornire generi alimentari al «Departamento de Marina».

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Come si può ben vedere dagli esempi precedenti (anche se si tratta disemplici indicazioni della situazione iniziale di alcune imprese e non di de-scrizioni del movimento di tali attività), il raggruppamento sorto intornoal nucleo centrale della ditta “Francisco González de la Sierra y Cía” erain linea con tutte le altre iniziative di contenuto similare – eccetto la “So-ciedad Anónima Mercantil de Cádiz y Sevilla” – affacciatesi a Cadice nelcorso degli anni quaranta e, anzi, in molte fasi della sua storia di questodecennio, si era trovato in condizioni più vantaggiose delle altre esperien-ze commerciali gaditane.

3.3 – Da un’azienda a carattere locale ad una internazionale:l’estensione del raggio di azione commerciale interna,la formazione delle rappresentanze estere e la partecipazionealle attività di trasporto marittimo (1850-1860).

L’evoluzione dell’azienda gaditana verso una dimensione internaziona-le si era già verificata, perlomeno dal lato delle forniture di merci di prove-nienza estera, nel corso degli anni quaranta. Attraverso l’esame di uno deipochi contratti di acquisto disponibili per la fine di quel periodo è possibi-le cogliere le condizioni in cui avveniva lo scambio tra gli incaricati alla ven-dita della ditta fornitrice e i compratori, che, a loro volta, avrebbero prov-veduto a rivendere i beni ad altri commercianti, per lo smercio al minuto.

Nella scrittura relativa all’acquisto di una partita di zucchero, di pellie di palo sibucao,133 proveniente da Manila e trasportata sulla fregata “Hi-spano Felipina” di Cadice, si legge che i rappresentanti della compañía de-nominata “Unión Hispano Felipina”, nell’aprile 1849, avevano concorda-to con gli acquirenti, Francisco González de la Sierra e José Mendaro, leseguenti condizioni di vendita, alla presenza di un intermediario locale(corredor): i compratori avrebbero pagato lo zucchero 24 e 1/4 reales devellón per ogni arroba, le pelli 5 cuartos per ogni libra e il palo sibucao 28reales de vellón per ogni quintal; lo zucchero, inoltre, avrebbe dovuto es-sere della qualità corrente e l’avaria (avería) sarebbe stata ripartita “ami-chevolmente” tra i tre contraenti, mediante l’intervento del corredor.134

Una volta ricevute le merci convenute «sobre el muelle» o sotto la «puer-ta de Sevilla», i compratori avrebbero dovuto procedere al pagamento diquanto pattuito in oro o argento (un terzo in contanti, un terzo a quattromesi e un terzo a sei mesi).135 Il termine di arrivo della nave al porto di

208

133 Il palo sibucao era un legno ricavato da un alberello delle Filippine, dalle proprietàtintorie e medicinali e talmente duro da essere utilizzato per ottenere chiodi.

134 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Car-tas de pago-Compra-Ventas», carpeta A-5, Compra de una partida de azúcar, cueros y palo si-bucao, procedente de Manila, Cádiz, 13 aprile 1849.

135 Ibidem.

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Cadice, poi, era fissato al 30 giugno e, in caso di ritardo, il contratto sa-rebbe stato rescisso, a meno di diversa volontà dei contraenti.136 Infine,nel caso di un incidente imprevisto e del mancato arrivo della nave, i ven-ditori non sarebbero stati obbligati ad assicurare la consegna delle merciagli acquirenti.137

Si trattava, dunque, di un chiaro esempio delle modalità con cuil’azienda commerciale gaditana si approvvigionava di prodotti stranieri,avvalendosi della via di trasporto marittima e ricorrendo a varie forme diintermediazione, svolte, in prevalenza, da operatori locali. Questo approc-cio della compañía “Francisco González de la Sierra” con i mercati esteri,condizione indispensabile di esistenza e di crescita per un’attività dedita altraffico di generi alimentari di origine ultra-continentale, rappresentò ilprimo passo verso l’organizzazione di una rete di scambi, che non si limi-tava più solo ai collegamenti stabiliti sul territorio nazionale, ma comin-ciava a dispiegarsi, mediante l’opera di corrispondenti e di agenti della dit-ta, verso alcuni importanti centri commerciali d’Europa e d’America.

Tuttavia, per iniziare a comprendere l’andamento del complesso mer-cantile che faceva capo alla società di Cadice, nel corso degli anni cin-quanta, occorre partire di nuovo – come è stato fatto per il decennio pre-cedente – dall’indicazione dei dati dimensionali e contabili, largamente ri-portati nei libri mastri e nei libri giornale dell’azienda.

Il libro mastro di «Cuentas corrientes con varios individuos» riporta-va le scritture in “dare” e in “avere”, riferite ai vari membri del gruppocommerciale “González de la Sierra”: Francisco González de la Sierra, glieredi di José González de la Sierra menor, gli eredi di Francisco Pérez dela Sierra, José Venancio González de la Sierra, Bernardino González de laSierra, Benito González de Tánago, Fernando González de Peredo e i suoieredi, Manuel González de Tánago e i suoi eredi, Francisco Gómez de laCasa, Ángel Gómez de la Casa, Francisco Sánchez de la Sierra, JoaquínPérez de Solapeña.138

Questi conti – richiamati sinteticamente nella tabella 3.III in appen-dice, con l’indicazione dei soli valori totali e dei relativi saldi – non pos-sono contribuire ad una conoscenza diretta dell’evoluzione aziendale tra il1850 e il 1860, senza un’ulteriore aggregazione delle informazioni forniteper ciascun individuo e prima di più approfondite analisi dei dati finan-ziari, che, allo stato grezzo, conservano un carattere molto dispersivo e, diconseguenza, sono di difficile interpretazione.

In ogni caso, i risultati finali dei conti correnti, per periodi che nonsempre coincidevano tra loro, oltre a consentire successive elaborazioni,

209

136 Ibidem.137 Ibidem. In questo stesso periodo, qualche altro contratto di analogo contenuto ri-

sultava sottoscritto da Francisco González de la Sierra, nelle vesti di compratore, e da Jo-sé Matía, nelle vesti di venditore.

138 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.43.

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rendono evidente, anche per gli anni cinquanta, la funzione puramente as-severativa delle registrazioni contabili,139 che venivano effettuate con me-todi elementari e al di fuori dell’osservanza di regole e logiche di strettanatura economica.

Di maggiore importanza appare lo schema (v. tabella 17), che contie-ne i risultati complessivi e i relativi saldi del conto corrente intestato aFrancisco González de la Sierra, secondo un’aggregazione dei dati effet-tuata in base al criterio dell’anno contabile. Sulla base di intervalli di tem-po omogenei è stato possibile effettuare un raffronto dei valori totali, nelcorso del periodo considerato, allo scopo di un primo esame dell’evolu-zione delle attività del principale esponente dell’impresa commerciale ga-ditana.

Da questa elaborazione iniziale emerge un andamento dei conti più al-talenante rispetto al decennio precedente, con una punta positiva rilevataalla metà del 1853 e con una caduta dei valori dei saldi nella seconda metàdegli anni cinquanta, fino all’assunzione di valori negativi negli ultimi dueanni. Pur trattandosi di scritture contabili che si riferiscono ad un solo in-dividuo – ancorché il più rappresentativo della compañía –, le cifre totalidi ciascun anno riassumono vari aspetti dell’attività commerciale e finan-ziaria: infatti, le diverse partite che concorrevano a ciascun risultato fina-le riguardavano, oltre agli utili distribuiti, anche gli affitti ottenuti dalleproprietà immobiliari, l’addebito di cambiali tratte, le riscossioni o i pa-gamenti effettuati in contanti a vario titolo, gli accrediti derivanti dalle ce-dole dei titoli del debito pubblico.140

Questa composizione dei conti correnti individuali mostra, sia pure inprima approssimazione, che i membri del complesso aziendale gaditano, acominciare da Francisco González de la Sierra, non si limitavano ad ope-razioni di carattere commerciale, ma svolgevano anche funzioni di naturafinanziaria, che, tuttavia, risentivano della limitata espansione delle di-mensioni dell’impresa e subivano, come per le registrazioni contabili, il re-taggio di un’organizzazione economica arretrata. Il dato più significativo,comunque, era rappresentato dalla mancanza di investimenti produttivi edalla deficienza del reimpiego degli utili nell’attività commerciale vera epropria, privilegiandosi, nelle preferenze soggettive, oltre alle spese per

210

139 Come è già stato notato in precedenza, questi conti avevano, più che una funzio-ne di rigorosa classificazione delle partite economiche e di costante verifica dell’attivitàaziendale, un valore di semplice memoria delle operazioni svolte e, soprattutto, di conva-lida dell’operato degli amministratori.

140 Tra la metà degli anni quaranta e la metà degli anni cinquanta fecero la loro com-parsa, nel conto corrente di Francisco González de la Sierra, diverse annotazioni relativead operazioni su cedole («cupones») dei titoli del debito pubblico, «pertenecientes a losherederos de Sierra y a la Sociedad Sierra y Compañía». Infatti, all’inizio degli anni cin-quanta, venivano registrate nell’attivo «las ventas echas (...) de cupones de títulos del 3%de Sierra y Compañía»: in quel periodo, questa nuova fonte di reddito si aggiungeva aiguadagni derivanti dagli affitti e dall’attività commerciale (A.H.G.S., Sección de «Conta-bilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43).

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211

Tab. 17 - Conto corrente intestato a Don Francisco González de la Sierra nel periodo1850-1860 (in reales de vellón)

Dare (Debe –Cargo) Avere (Haber –Data)

Saldo accreditato sul conto 88.156 realescorrente fino al maggio 1850 e 15 maravedíes

Giugno 1850 – Maggio 185120.100 reales totale 98.187 rs. e 20 mrs.

saldo attivo 78.087 rs. e 20 mrs.

Giugno 1851 – Maggio 185231.770 rs. e 22 mrs. totale 87.747 rs. e 24 mrs.

saldo attivo 55.977 rs. e 2 mrs.

Giugno 1852 – Maggio 185320.114 rs. e 25 mrs. totale 133.036 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 112.922 rs. e 4 mrs.

Giugno 1853 – Maggio 185437.971 rs. e 17 mrs. totale 118.852 rs. e 21 mrs.

saldo attivo 80.881 rs. e 4 mrs.

Giugno 1854 – Maggio 185532.892 rs. e 20 mrs. totale 85.668 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 52.776 rs. e 9 mrs.

Giugno 1855 – Maggio 185615.000 reales totale 110.041 rs. e 12 mrs.

saldo attivo 95.041 rs. e 12 mrs.

Giugno 1856 – Maggio 185734.597 reales totale 101.378 rs. e 15 mrs.

saldo attivo 66.781 rs. e 15 mrs.

Giugno 1857 – Maggio 185812.000 reales totale 79.311 rs. e 25 mrs.

saldo attivo 67.311 rs. e 25 mrs.

Giugno 1858 – Maggio 1859125.020 rs. e 17 mrs. totale 73.916 rs. e 29 mrs.51.103 rs. e 22 mrs. saldo passivo

Giugno 1859 – Maggio 186083.118 rs. e 14 mrs. totale 6.951 rs. e 6 mrs.76.167 rs. e 8 mrs. saldo passivo

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

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consumi, l’acquisizione di titoli obbligazionari o, soprattutto, di proprietàimmobiliari.

Il quadro d’insieme offerto dalla tabella 17 non permette di eviden-ziare le singole voci del conto corrente, come pure è stato fatto nel capi-tolo precedente,141 ma pone in rilievo le dimensioni complessive dei valo-ri contabili e il loro andamento nel corso del decennio.

L’elaborazione successiva (v. tabella 18), che è stata ottenuta partendodai conti correnti individuali e dalla relativa distribuzione dei “benefici”tra i soci,142 consente di mostrare, anche per gli anni cinquanta, l’anda-mento degli utili totali riferiti a diversi empori, tra quelli di maggiore con-sistenza del complesso commerciale “González de la Sierra”: si tratta,quindi, di un insieme di dati essenziali per la comprensione delle vicendeaziendali, anno per anno del periodo considerato.

Nel nuovo schema compaiono per la prima volta due esercizi: dal1854, l’Almacén de Díaz Plaza e, dal 1857, l’Almacén de Tánago Camino diCadice, il cui proprietario era Benito González de Tánago.143 Gli altri em-pori sono gli stessi del decennio precedente (l’Almacén de la Sierra, l’Al-macén de la Lancería, l’Almacén de la calle Larga, l’Almacén de la calle delSacramento e l’Almacén de Sierra Plaza), anche se con una differente scaladi importanza e con una minore continuità dei dati riportati nel libromayor.

L’attività di maggior rilievo era sempre rappresentata dall’Almacén dela Sierra di Cadice, dal quale, negli anni migliori, si ricavava la metà (e benoltre) degli utili dell’intero complesso.144 Tuttavia, i risultati di questoesercizio furono molto più oscillanti di quelli degli anni quaranta, con

212

141 Nella tabella 3.III (in appendice) e nella tabella 17 – come nelle altre di analogocontenuto, relative al decennio precedente e a quello successivo – si è preferito, per mo-tivi di chiarezza e di sintesi, evitare di riproporre le scritture contabili nella loro integrità,evidenziando solo i risultati finali di ciascun conto corrente e, nel secondo caso, operan-do una riaggregazione dei dati per periodi omogenei di un anno. In ogni caso, la tabella2.II (in appendice), che riporta i vari conti correnti individuali nella loro configurazioneoriginaria, consente di verificare gran parte delle specifiche modalità di registrazione con-tabile finora descritte.

142 Lo schema degli utili complessivi di ciascun emporio è stato predisposto – comenel caso del decennio precedente – mediante l’aggregazione dei dati riguardanti ognunodei soci, considerando le diverse quote di partecipazione di ciascuno di essi (che, peral-tro, corrispondevano alle proporzioni secondo cui venivano ripartiti gli utili).

143 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.230. Questo libro, che riportava i bilanci dell’Almacén de comestibles y re-fino situato nella vecchia calle del Camino – ovvero, calle de Isabel la Católica n. 12 –, peril periodo dal 1857 al 1870, contiene un inventario delle merci esistenti nell’emporio: al 5aprile 1856, il valore dei generi alimentari era pari a 10.232 reales de vellón; il valore delrefino (olio) era di 6.558 reales de vellón; il denaro liquido era pari a 13.210 reales de vel-lón; pertanto, il valore complessivo era di 30.000 reales de vellón.

144 Nel 1856 gli utili ottenuti dall’Almacén de la Sierra erano stati pari al 67,8% del to-tale di quelli riportati nelle scritture contabili, ma si trattava di una punta estrema positiva.

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213

Tab. 18 - Utili degli empori del complesso commerciale “Francisco González de la Sierray Cía” nel periodo 1850-1860 (in reales de vellón)

Anno Utili Almacén Utili Almacén Utili Almacén e casade la Sierra de la Lancería e casas de la calle Larga

(Cadice) (Jerez de la Frontera) (Puerto Santa María)

1850 13.508 reales 11.583 reales1851 88.000 reales * 8.770 reales1852 36.000 reales 6.640 reales1853 7.422 reales1854 13.962 reales1855 119.587 reales ** 21.914 reales 13.307 reales *

1856 150.000 reales 24.100 reales 28 marzo 1855:vendita emporio e casa

1857 28.177 reales1858 - 320.000 reales * 39.640 reales1859 37.200 reales1860 - 39.000 reales *** 35.488 reales

Anno Utili Almacén e casa Utili Almacén de Utili Almacén decalle Sacramento Sierra Plaza Díaz Plaza

(Cadice) (Cadice)

1850 7.359 reales 15.000 reales1851 1.126 reales 11.200 reales1852 7.704 reales 7.000 reales1853 8.522 reales 11.700 reales1854 5.205 reales 14.000 reales 4.738 reales1855 9.248 reales 14.600 reales 21.000 reales1856 7.806 reales 20.000 reales 19.230 reales1857 8.146 reales 15.000 reales 21.000 reales1858 4.751 reales 15.000 reales 5.292 reales1859 16.500 reales 19.515 reales1860 17.772 reales * 17.500 reales 19.500 reales

Anno Utili Almacén de Tánago Camino(Cadice)

1857 6.000 reales1858 7.377 reales1859 7.629 reales1860 7.485 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

* Gli utili (e le perdite), in questi casi, furono calcolati per un periodo di due anni.

** Gli utili, in questo caso, furono calcolati per un periodo di quasi tre anni.

*** Nel libro relativo al bilancio e al saldo delle merci esistenti nell’Almacén de la Sierra, laperdita indicata è stata inserita nei conti con scadenza al 31 dicembre 1859 (A.H.G.S.,Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.183).

Page 250: Volume lepore

214

punte verso l’alto e verso il basso di inusitata grandezza. Il tetto massimodegli utili fu raggiunto nella fase che terminava con l’anno contabile 1856,con 150.000 reales; mentre, negli anni 1857, 1858 e 1859, si verificarono,addirittura, perdite molto rilevanti – pari a 320.000 reales complessiva-mente, nei primi due anni, e a 39.000 reales, nell’ultimo –, che incisero sulgruppo aziendale nel suo insieme.145

Nella prima metà degli anni cinquanta, l’emporio di calle de la Adua-na consolidò un andamento favorevole dei propri utili, ma, dopo il massi-mo del 1856, la performance dell’esercizio precipitò a livelli fortemente ne-gativi: la ripresa in condizioni di normalità si ebbe solo con l’inizio del de-cennio successivo.

I dati relativi agli utili dell’Almacén de la Lancería, registrati insieme airedditi provenienti dalle case di Jerez de la Frontera, non furono riporta-ti per tutti gli anni del periodo: infatti, per il 1851, il 1852 e il 1853 man-cano notizie sull’esistenza o meno di risultati positivi dell’attività commer-ciale. Tuttavia, gli utili di questo emporio, pur rappresentando una quotainferiore a quella dell’Almacén de la Sierra,146 hanno mostrato, perlomenoa partire dal 1854, una costante tendenza all’aumento, raggiungendo nel1858 la punta massima di 39.640 reales.

Per quanto riguarda l’Almacén de la calle Larga, i cui utili erano asso-ciati ai proventi derivanti dalla casa situata nello stesso edificio, il valorepiù alto fu raggiunto proprio all’inizio del decennio, nel 1850, con 11.583reales, ad un livello nettamente inferiore rispetto a quelli dell’intero de-cennio precedente.147 L’attività di questo esercizio, tuttavia, proseguì conscarso successo fino al 28 marzo 1855, quando furono venduti alla vedo-va e agli altri eredi di Francisco Sánchez de la Sierra sia il negozio che lacasa di Puerto de Santa María, per un valore complessivo di 180.000 rea-les de vellón.148

Anche gli utili dell’Almacén de la calle del Sacramento e i proventi del-la relativa casa, che costituivano una porzione limitata di quelli comples-sivamente distribuiti, avevano subito una riduzione rispetto al decennioprecedente: tuttavia, i dati disponibili coprivano ciascun anno di attività.

145 I dati degli anni 1851, 1855 e 1858 corrispondevano a periodi più ampi di atti-vità, come viene indicato in calce alla tabella 18, perciò si è proceduto al calcolo di unamedia tra i diversi esercizi finanziari.

146 Gli utili dell’Almacén de la Lancería rappresentavano una quota variabile sul to-tale distribuito nelle diverse attività commerciali: si passava, infatti, dal 16% circa del to-tale, nel 1850, ad oltre il 60%, nel 1858, anno in cui nell’esercizio principale non si eb-bero utili, ma una consistente perdita.

147 Il dato del 1855 non rappresentava il miglior risultato, in quanto era riferito a dueanni circa di attività. Inoltre, gli utili del 1850 furono pari al 13,8% del totale distribuitonei diversi empori in quell’anno.

148 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.43.

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215

L’andamento dei risultati di questo emporio di Cadice continuò ad esserealtalenante, toccando un picco massimo nel 1855, con 9.248 reales,149 epunte minime, nel 1851 e nel 1858, con 1.126 e 4.751 reales rispettiva-mente.

L’Almacén de Sierra Plaza di Cadice, a differenza degli altri, conobbeuna rilevante espansione degli utili, rispetto al decennio anteriore, pur se-guendo un andamento abbastanza oscillante: nel corso degli anni cin-quanta, infatti, non rappresentò più il fanalino di coda tra gli empori delcomplesso commerciale gaditano finora considerati. Inoltre, i dati sugliutili – disponibili per tutto il periodo, senza vuoti –, mostrano che la pun-ta massima fu toccata nel 1856, con 20.000 reales; mentre il risultato me-no brillante fu quello del 1852, con 7.000 reales.150

L’Almacén de Díaz Plaza, le cui informazioni sono riportate dal 1854in poi, raggiunse i suoi risultati migliori nel 1855 e nel 1857, con 21.000reales per anno; mentre, proprio nel 1854, aveva mostrato il dato più bas-so degli utili, con 4.738 reales.151 L’Almacén de Tánago Camino, infine,mantenne un andamento piuttosto stabile negli anni tra il 1857 e il 1860,i primi per i quali si disponga di dati, raggiungendo il massimo degli utilidistribuiti nel 1859, con 7.629 reales.

Nel caso dell’Almacén de la Sierra, visto il particolare andamento de-gli utili e considerate le forti fluttuazioni cui furono sottoposti i risultatidell’esercizio, durante gli anni cinquanta, fino ad assumere valori netta-mente negativi, può rivelarsi complicato e poco significativo il confronto– perlomeno dal punto di vista grafico – con gli altri empori che facevanocapo alla società “Francisco González de la Sierra y Cía”. Proprio per que-sta ragione, è sembrato opportuno predisporre un grafico a sé stante, dalquale risultano chiaramente i movimenti che hanno caratterizzato il nucleofondamentale dell’azienda commerciale gaditana (v. grafico IX), quali larelativa stabilità del primo quinquennio, la poderosa crescita del 1856, ilcrollo degli anni successivi e la ripresa del 1860. Si trattava di un percor-so molto più problematico di quello seguito nel decennio precedente, conmomenti di grande difficoltà per l’azienda di Cadice, che, tuttavia, pur es-sendo collegati alla congiuntura negativa per l’intera economia del 1856-1858, furono presto superati.

149 Il dato del 1860 non rappresentava il miglior risultato, in quanto era riferito agliutili ottenuti nel corso di un biennio. Inoltre, le quote degli utili dell’Almacén de la calledel Sacramento sul totale distribuito nelle diverse attività commerciali variarono da oltrel’8%, nel 1850, ad oltre l’11%, nel 1857.

150 Gli utili dell’Almacén de Sierra Plaza passarono dal 9% circa, nel 1850, ad oltreil 23% del totale distribuito nelle diverse attività commerciali, nel 1858, quando l’empo-rio principale non registrò utili, ma una pesante perdita.

151 Nel 1857, gli utili ottenuti dall’Almacén de Díaz Plaza furono pari al 29% del to-tale di quelli riportati nelle scritture contabili; tuttavia, nel 1856 e nel 1858, tale risultatoaveva rappresentato poco più dell’8% del totale degli utili distribuiti in ciascuno di que-gli anni.

Page 252: Volume lepore

216

Una migliore comprensione delle prestazioni aziendali, tra il 1850 e il1860, può essere favorita da un’ulteriore elaborazione che prenda in con-siderazione gli altri empori del complesso commerciale di Cadice, metten-do in rilievo il rispettivo andamento degli utili (v. grafico X).152 Anche inquesto caso, sebbene si disponga di serie complete solo per due esercizi,il grafico ottenuto permette di guardare ai fenomeni verificatisi nei singo-li punti dell’attività di scambio e, nel contempo, di cominciare a delinearei tratti essenziali dell’evoluzione dell’insieme dei centri commerciali, for-nendo una chiave di lettura per l’approfondimento della conoscenza delsettore portante dell’economia locale.

Rispetto agli anni quaranta, l’esito che si configura è meno apprezza-bile, con una correlazione maggiormente incerta tra i movimenti degli uti-li nei diversi empori, nel corso del periodo esaminato. Mentre i risultatidell’Almacén de la calle del Sacramento avevano seguito una traiettoria ac-

Utili e perdite dell’Almacén de la Sierra 1850-1860

Anni

Uti

li e

per

dit

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n r

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s d

e ve

llón

)

-200000

-100000

0

100000

200000

1850

1851

1852

1853

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1855

1856

1857

1858

1859

1860

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO IX

152 Nel grafico non è stato inserito l’elaborato relativo all’Almacén de Tánago Cami-no, a causa della eccessiva limitatezza del periodo di riferimento: infatti, per quell’eserci-zio sono disponibili dati solo per gli anni dal 1857 al 1860, che non appaiono particolar-mente significativi ai fini di una ricostruzione di carattere generale.

Page 253: Volume lepore

217

Utili Almacén e casa Calle del Sacramento 1850-1860

Uti

li (i

n r

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)

UtiliSacram.to

Anni0

2000

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6000

8000

10000

1850

1851

1852

1853

1854

1855

1856

1857

1858

1859

1860

Utili Almacén de la Lancería e case di Jerez 1850-1860

1850 1854 1855 1856 1857 1858 1859 186010000

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40000

UtiliLancería

Anni

Uti

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)

Utili Almacén e casa Calle Larga 1850-1860

UtiliC. Larga

Anni

Uti

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s d

e ve

llón

)

1850 1851 1852 1853 1854 1855

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9000

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11000

Utili Almacén Sierra Plaza 1850-1860

Uti

li (i

n r

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)

0

10000

20000

30000

UtiliS. Plaza

Anni

1850

1851

1852

1853

1854

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1859

1860

1854 1855 1856 1857 1858 1859 1860

Utili Almacén Díaz Plaza 1850-1860

Anni0

10000

20000

30000

UtiliD. Plaza

Uti

li (i

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s d

e ve

llón

)Utili degli empori del complesso commerciale “González de la Sierra”

(1850-1860)

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO X

Page 254: Volume lepore

cidentata, fatta di alti e di bassi, l’Almacén de Sierra Plaza aveva mantenu-to un andamento più regolare di crescita. Inoltre, l’Almacén de la calle Lar-ga, l’Almacén de la Lancería e l’Almacén de Díaz Plaza, nonostante la man-canza di alcuni valori per anni diversi tra loro, hanno contribuito anch’es-si alla definizione di un quadro generale degli utili aziendali.

Tuttavia, anche con i limiti indicati, i nuovi diagrammi lineari rappre-sentano un tassello ineliminabile per la messa a fuoco degli obiettivi fi-nanziari conseguiti dai singoli esercizi, dell’andamento delle attività che sisvolgevano nel comparto distributivo e, più complessivamente, delle spe-cifiche modalità, attraverso cui una realtà territoriale come quella gadita-na, che conservava ancora una certa importanza nell’ambito dell’economiaspagnola, si sviluppava alla metà dell’Ottocento.

Un ulteriore e più incisivo supporto per la verifica dell’evoluzione delsettore commerciale gaditano e per l’individuazione dei cicli economiciche hanno interessato l’area estrema dell’Andalusia è fornito dall’ultimografico predisposto, quello relativo alla comparazione dell’andamento de-gli utili nei vari esercizi che facevano capo alla ditta “Francisco Gonzálezde la Sierra y Cía”, nel corso degli anni cinquanta (v. grafico XI).

Questa elaborazione, innanzitutto, mette a confronto i due unici eser-cizi, per i quali esiste una serie completa di dati per tutto il periodo con-siderato: l’Almacén de Sierra Plaza e l’Almacén de la calle del Sacramen-to. Dal relativo riquadro emergono, pur nella diversa accentuazione deisingoli fenomeni evolutivi, i punti di contatto tra i due negozi. Innanzi-tutto, appaiono con chiarezza alcuni momenti critici, di differente acu-tezza, negli anni 1851-’52, 1854 e 1858; inoltre, viene evidenziato che glianni intermedi tra queste date e i due anni finali rappresentano fasi dicrescita o, quanto meno, di assestamento dei risultati complessivi deglialmacenes.

Il riquadro successivo, delineando l’andamento degli utili durante ilprimo quinquennio del periodo, per quattro degli empori esaminati (l’Al-macén de Sierra Plaza, l’Almacén de la calle del Sacramento, l’Almacén dela calle Larga, l’Almacén de la Sierra),153 permette di guardare più da vici-no ai movimenti economici e mostra, anch’esso, l’evoluzione dell’insiemedei diversi centri di attività: in particolare, emerge con maggiore nitidezzail momento di crisi tra il 1851 e il 1852, la ripresa successiva, la congiun-tura meno favorevole tra il 1853 e il 1854 e, infine, la fase di ulteriore epiù deciso incremento alla metà degli anni cinquanta.

Il terzo schema riporta i dati relativi a quattro empori (l’Almacén deDíaz Plaza, l’Almacén de Sierra Plaza, l’Almacén de la calle del Sacramentoe l’Almacén de la Lancería), per il periodo tra il 1854 e il 1860,154 confer-

153 Per gli anni tra il 1850 e il 1855, i conti di questi empori sono stati caratterizzatida una serie completa di risultati finali di segno positivo.

154 Per questo periodo, gli empori considerati presentavano risultati per ciascun an-no, tutti di segno positivo.

218

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Comparazione degli utili degli empori del gruppo“González de la Sierra” (1850-1860).

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

Anni

1850

1851

1852

1853

1854

1855

1856

1857

1858

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1860

0

10000

20000

30000

Utili S. Plaza Utili Sacram.to

1850 1851 1852 1853 1854 18550

20000

40000

60000

80000

Comparazione degli utili degli empori del gruppo“González de la Sierra” (1850-1855).

Anni

Uti

li (i

n r

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llón

)Utili Sacram.toUtili S. Plaza

Utili SierraUtili C. Larga

1854 1855 1856 1857 1858 1859 1860

Comparazione degli utili degli empori del gruppo“González de la Sierra” (1854-1860).

Anni0

20000

40000

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80000

100000

Uti

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Utili S. PlazaUtili D. Plaza

Utili LanceríaUtili Sacram.to

Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González de la Sierra” (1857-1860).

1857 1858 1859 1860 Anni0

10000

20000

30000

Utili T. Camino Utili D. Plaza

Uti

li (i

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)

Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González de la Sierra”(1850-1860)

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO XI

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mando un andamento in crescita degli utili aziendali, punteggiato da mo-menti di arresto o di assestamento del trend ascensionale. Anche se la fa-se di crisi non coincide sempre in tutti gli esercizi, la dinamica generale de-gli effetti dell’attività commerciale segue un medesimo percorso, che mo-stra come la seconda parte degli anni cinquanta sia stata segnata da un’e-voluzione più favorevole rispetto al primo quinquennio.

L’ultimo riquadro è riferito a due soli empori (l’Almacén de TánagoCamino e l’Almacén de Díaz Plaza), per un intervallo limitato di quattroanni, dal 1857 al 1860. Questa elaborazione consente, comunque, di veri-ficare che tra il 1857 e il 1858 si è effettivamente prodotta una contrazio-ne significativa, che ha bloccato l’incremento dei risultati economici azien-dali di quel periodo: questa interruzione era di carattere globale, essendocollegata ad una crisi congiunturale dell’intera economia.155 Gli anni fina-li del decennio denotavano, al contrario, una forte tendenza alla ripresa eall’espansione degli utili delle attività commerciali gaditane.

Nel complesso, il sesto decennio dell’Ottocento, al di là dei fenomenicongiunturali presi finora in esame, fu segnato da un andamento di incre-mento degli utili, con una successione meno armonica rispetto agli anniquaranta: la crescita fu più intensa nella seconda parte degli anni cin-quanta, anche se, proprio durante questa fase, vi fu un arresto di tale evo-luzione, connesso con fattori generali di crisi.

Per non limitarsi alla sola analisi degli utili e alla loro evoluzione tra il1850 e il 1860, è necessario compiere un’osservazione più ravvicinata e com-pleta su altre grandezze economiche di rilevante interesse. A questo scopo,si può far riferimento al più importante dei centri commerciali del comples-so aziendale gaditano (come si desume dalla tabella 4.III in appendice), at-traverso i dati ricavati da un libro giornale di particolare significato – già uti-lizzato per gli anni quaranta –, relativo ai bilanci e ai saldi delle merci e de-gli effetti esistenti nell’emporio “Francisco González de la Sierra y Cía”.156

Senza riproporre la riflessione sulla tenuta irregolare delle scritturecontabili, effettuata, soprattutto, per mettere in risalto la disomogenea de-limitazione temporale dei periodi finanziari,157 appare opportuno prende-re in esame le principali partite che formavano l’attivo e il passivo: i gene-

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155 Dalla comparazione grafica, infatti, si evince una corrispondenza tra l’andamentodel complesso commerciale “González de la Sierra” e il ciclo osservato da Fontana, se-condo cui, proprio in quegli anni – egli si riferisce alla fase tra il 1856 e il 1858 –, il pe-riodo di generale prosperità economica fu sottoposto ad un arresto, dovuto ad una crisidi tipo congiunturale (cfr. J. Fontana, Cambio económico y crisis política, cit., p. 106). Leimplicazioni internazionali di tale crisi sono state ampiamente decritte, già all’epoca deifatti, nel volume di Morier Evans (cfr. M. D. Evans, The History of the Commercial Crisis1857-1858, London, Groombridge & Sons, 1859).

156 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.183.

157 Nel corso degli anni cinquanta, si passava, senza un’apparente motivazione, da bi-lanci annuali a bilanci che venivano presentati al termine anche di oltre due anni dal pre-cedente.

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ri alimentari e gli altri articoli disponibili nell’esercizio, le risorse finanzia-rie (sia in contanti che in varie forme di credito), da un lato; i debiti ge-nerati dall’attività commerciale, i costi di gestione, il capitale netto e gliutili distribuiti (o le perdite), dall’altro.

Nella parte attiva, oltre alle normali scorte di magazzino, presenti in tut-ti i bilanci, comparivano il denaro contante, i vari crediti nei confronti deiprivati – in gran parte, si trattava dei compratori e degli intermediari –, i cre-diti nei confronti dello Stato e gli scoperti degli altri empori riforniti dalla so-cietà attraverso la forma tipica della commissione. In questo periodo, in par-ticolare, appariva per la prima volta la voce delle merci depositate presso icorrispondenti esistenti in altri mercati nazionali:158 era una evidente testi-monianza dell’importanza e della frequenza assunta dai rapporti commer-ciali esterni alla città di Cadice, che non si sviluppavano più occasionalmen-te, ma si fondavano su una rete di ditte e di individui – con funzioni di inter-mediazione –, che ben presto si sarebbe estesa anche all’estero. Un’altra vo-ce di notevole interesse era quella relativa al vapore “Cantabria”, che venivainserito nel patrimonio aziendale, a dimostrazione dell’avvenuto inizio del-l’attività armatoriale da parte della società gaditana, sia pure in dimensionimolto ridotte.159 Nella parte del passivo, oltre al capitale netto, agli stipendie agli utili distribuiti (o alle perdite), trovavano posto vari tipi di pagamentoe di indebitamento, dovuti, essenzialmente, allo svolgimento dell’attività discambio e all’acquisto di merci, nonché altre spese di diversa natura.

Nel corso degli anni cinquanta le scorte commerciali scesero al 20,5%,in media, del valore di tutte le partite attive; mentre il credito maturatodalla società principale nei confronti degli altri empori e degli intermedia-ri al di fuori di Cadice, per il rifornimento di generi alimentari e di altremerci, raggiunse mediamente la quota del 12,9%.160 Il denaro liquido di-sponibile salì ad un valore medio pari al 14,8% del totale dell’attivo.

In questo stesso periodo, inoltre, il valore dei pagherò scontati a vari sog-getti e quello dei crediti nei confronti dello Stato subirono una netta flessione,comparendo solo nei primi bilanci aziendali: se si accorpano queste due voci aquelle – che avevano registrato un notevole incremento rispetto al decennioprecedente – relative agli altri crediti (conti correnti, obbligazioni e cambiali dariscuotere, spese anticipate a favore dei dipendenti) e al patrimonio della ditta

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158 Questa voce aveva un corrispettivo nelle passività, con l’indicazione di valori ri-feriti alle merci di vari soggetti depositate presso la ditta di Cadice, che avrebbe dovutorivenderle.

159 In quella fase l’impresa gaditana, che fino ad allora si era servita, in prevalenza,di compagnie specializzate di navigazione per i traffici interni ed esteri, decise di dotarsianche di vettori propri per lo sviluppo dell’attività commerciale e di assumere diretta-mente l’esercizio dei servizi di trasporto marittimo.

160 Le indicazioni riguardanti le merci in possesso dei corrispondenti in altri merca-ti spagnoli, con la determinazione dei crediti relativi, confermano il ruolo essenziale svol-to dal commercio su commissione. Inoltre, la voce delle “merci in partecipazione” mettein risalto, con ogni probabilità, una forma di intermediazione, con la quale si cercava diattenuare i rischi derivanti dall’attività distributiva, facendo gravare i costi delle merci suidiversi operatori commerciali.

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gaditana,161 si ottiene un valore pari al 51,8% delle attività complessive, di po-co inferiore alla media degli anni quaranta. La netta diminuzione di pagherò edi crediti verso lo Stato fu, quindi, solo parzialmente compensata dall’aumen-to di altre forme, meno impegnative, di trasferimento del potere d’acquisto.

Negli anni tra il 1850 e il 1860, il valore del capitale netto discese al31,2%, in media, del passivo totale. I pagamenti e i debiti – sia quelli ori-ginati dall’attività di scambio, che quelli derivanti dagli affitti, dai dazi edalle imposte di commercio – raggiunsero una quota mediamente pari al65,7% delle passività, con un forte incremento rispetto al decennio ante-cedente. Il valore medio dell’intera massa dei “debiti”, quindi, aumentò fi-no al 96,9% del complesso delle voci passive.

Infine, gli stipendi raggiunsero un valore pari, in media, al 2,8%; men-tre gli utili distribuiti ai soci si ridussero, a causa di anni di consistenti per-dite, allo 0,3%, nella media decennale, di tutte le passività di bilancio.

Se i dati riguardanti l’Almacén de la Sierra contenuti nella tabella 4.III(in appendice) vengono confrontati con quelli racchiusi in altri libri gior-nale, è possibile verificare, anche per gli anni cinquanta, l’andamento dialtri elementi portanti di questa specifica iniziativa commerciale.

Innanzitutto, bisogna considerare nuovamente i prodotti trattati dal-l’emporio gaditano, i loro valori unitari e la consistenza di ciascuno di es-si: proprio partendo dal diario che contiene queste notizie, sono stati for-mati i dati aggregati relativi al valore del complesso delle scorte commer-ciali, riportati nei bilanci finali della ditta di calle de la Aduana.

Nel corso degli anni tra il 1850 e il 1860, alle merci esistenti nel de-cennio anteriore, si erano aggiunti altri prodotti, come il tè (thé), i chiodidi garofano (clavos de especia), il legno di campeggio (palo campeche) e lelenticchie (lentejas), che completano definitivamente il quadro dei genericommercializzati nell’esercizio principale dell’azienda.162 Pur permanendola difficoltà a determinare una media dei valori unitari per alcune merci,data la varietà delle zone di provenienza e delle qualità trattate, è risulta-to possibile ricostruire, in gran parte, la composizione e il valore di scam-bio delle scorte commerciali dell’emporio dei González de la Sierra.

Negli anni cinquanta, lo zucchero rimase il bene di gran lunga piùconsistente tra quelli disponibili, fino a raggiungere – considerando tutti idiversi tipi commercializzati – un valore medio pari al 69,2% di quellocomplessivo dei generi esistenti nel magazzino: questo prodotto, quindi,non solo caratterizzava ancora gran parte dell’attività commerciale, ma ri-schiava di assorbirne una quota esorbitante; circostanza, che avrebbe po-tuto indebolire l’azienda, facendola dipendere quasi integralmente dalla

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161 Nel patrimonio aziendale fecero la loro comparsa, per la prima volta, alcune vo-ci relative alle immobilizzazioni tecniche della società, oltre che alla disponibilità di ob-bligazioni, come mostra la tabella 4.III (in appendice).

162 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195. In quel periodo, non erano stati più trattati alcuni prodotti, come ilbaccalà e alcuni tipi di carta. Nel decennio successivo, inoltre, sarebbero comparsi solo al-tri due prodotti, ma in quantità trascurabili: la cicoria (achicoria) e il comino (comino).

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fornitura di quest’unico bene di provenienza estera.163 Il valore unitariodello zucchero, in quello stesso periodo, oscillò ancora fortemente, tra unminimo di 24 e un massimo di 54 reales de vellón, a seconda delle diversepartite, della qualità o delle località di origine.164

Nel periodo considerato, tra le altre merci, il caffè, pur avanzando di po-sizione e sostituendo la carta nella scala dei valori assoluti, vide ridurre la suaquota, che raggiunse un valore medio pari al 7,6% delle scorte disponibili.165

Il pepe aumentò considerevolmente d’importanza, toccando un valore pari al4,9% di tutti i beni in vendita; il cacao, che aveva mantenuto un ruolo residualenel decennio precedente, arrivò al 3,9% della media complessiva; il sapone au-mentò, fino a rappresentare una porzione del 3,5% del totale; lo strutto rag-giunse un valore pari al 2,5%; la cannella ebbe un valore medio del 2,3%; lacarta perse notevolmente posizione, scendendo all’1,6%; il tè si fermòall’1,4%; tutti gli altri prodotti non superarono l’1% del valore totale.166

Nel periodo di tempo compreso tra i bilanci del 1851 e del 1859, men-tre il valore unitario del caffè Puerto Rico variò tra i 12 e i 15 e 1/2 reales devellón; quello del pepe oscillò tra i 9 e gli 11 e 1/2 reales de vellón; quellodel cacao Guayaquil si mantenne in una fascia di variazione compresa tra i12 e i 15 e 3/4 reales de vellón; quello del sapone si stabilì tra i 6 e 3/4 e gli8 e 1/2 reales de vellón; il valore unitario dei grassi animali variò tra i 5 e 1/2e gli 8 reales de vellón; quello della cannella de China oscillò tra i 4 e 1/4 e i6 e 3/4 reales de vellón; quello del tè perla si mantenne tra i 12 e i 15 realesde vellón; il valore unitario della carta de estraza subì lievi mutamenti, va-riando tra gli 8 e 1/2 e i 10 reales de vellón; quello del riso si stabilì tra i 20e i 24 reales de vellón; quello del formaggio variò tra i 15 e i 20 reales de vel-lón; quello dei fagioli oscillò tra i 16 e 1/4 e i 22 reales de vellón.167

Nel corso del decennio esaminato, dunque, si verificarono alcuni fe-nomeni di rilievo nella composizione delle merci al centro dei traffici del-la ditta gaditana. Oltre alla comparsa di nuovi prodotti, infatti, mutò l’im-portanza relativa di diversi tra i beni che formavano la voce delle scortecommerciali (“generi alimentari e altri articoli”) nei bilanci dell’AlmacénFrancisco González de la Sierra: lo zucchero rimase di gran lunga la merceguida dell’attività dell’emporio, seguito, da lontano, dal caffé; la carta per-se la posizione di spicco degli anni quaranta, riducendo drasticamente lapropria presenza tra le vendite del negozio; il pepe acquistò un ruolo si-gnificativo, venendo subito dopo il caffè nella graduatoria dei valori com-plessivi dei beni posti in commercio e precedendo di poco il cacao, cheaveva conosciuto una crescita considerevole in quegli anni, anche grazie

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163 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195. Il valore dei beni esistenti nell’Almacén Francisco González de la Sier-ra, negli anni tra il 1851 e il 1859, fu pari, complessivamente, a 2.379.409 reales de vellón.

164 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195.

165 Ibidem.166 Ibidem.167 Ibidem.

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all’introduzione di nuove qualità pregiate, come il cacao Caracas. Gli altriarticoli disponibili nel magazzino – eccetto il sapone, lo strutto, la cannel-la e il tè – conservarono una portata del tutto trascurabile in termini di va-lore, pur ritrovandosi costantemente negli elenchi delle scorte aziendali.168

Questa nuova composizione metteva in evidenza un cambiamento ap-parentemente anacronistico: infatti, negli scambi dell’emporio di Cadice,durante gli anni successivi alla metà dell’Ottocento, erano tornati a domi-nare i prodotti che avevano fatto la fortuna del commercio coloniale. Sitrattava certamente di una dimostrazione dei legami che ancora univano ilmercato gaditano con quelli d’oltreoceano, della continuità di un rappor-to che, anche dopo la perdita degli altri territori coloniali, si mantenevaben saldo, soprattutto, con Cuba e Portorico.

Tuttavia, il segno prevalente non era quello della semplice conserva-zione di antichi vincoli. Se, da un lato, alcuni di questi prodotti proveni-vano anche dai paesi orientali e, in particolare, dalle Filippine, a riprovadella vasta rete di traffici (e di livelli di intermediazione) in cui si inserival’azienda “González de la Sierra”; dall’altro, la prevalenza di determinatemerci di origine extra-continentale, all’interno del commercio della dittadi calle de la Aduana, trovava spiegazione nella riattivazione delle attivitàeconomiche dopo un lungo periodo di crisi, nella progressiva apertura deimercati internazionali e nel miglioramento dei mezzi di trasporto maritti-mo, che consentirono maggiori capacità di carico e, soprattutto, più effi-caci collegamenti anche con le terre più lontane.169

Un’ulteriore fonte d’informazioni è costituita, anche per gli anni cin-quanta, dalle fatture, che, però, a differenza del periodo precedente, eranostate raccolte nei libri mayores, oltre che nei libri giornale.170 Mentre questiultimi venivano utilizzati per riportare le ricevute in ordine cronologico,per ciascuna partita di merci, e fornivano dati completi sull’acquisto del be-ne e sulle relative vendite ai compratori, gli altri libri, pur seguendo un cri-terio di successione temporale, contenevano le fatture delle diverse opera-zioni commerciali, con calcoli dettagliati per ogni collo, ma senza conser-vare alcun legame tra la fornitura e lo smercio degli articoli trattati.

In particolare, il secondo dei due libri mayores considerati riportavadue prospetti relativi a ciascuna vendita: una prima pagina, con l’intesta-zione delle singole fatture, che contenevano l’indicazione del genere, del-

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168 Negli anni cinquanta, i prodotti di minore importanza erano stati, in ordine cre-scente di valore: il peperoncino macinato, i ceci, le nocciole, il formaggio, i fagioli, le man-dorle, il legno di campeggio, i chiodi di garofano e il riso.

169 Come vedremo di qui a poco, le navi a vapore, anche a Cadice, iniziarono lenta-mente a sostituire le imbarcazioni a vela: nel corso degli anni cinquanta questo processosubì un’accelerazione, tanto che persino una compañía commerciale di livello intermedio,come la “Francisco González de la Sierra”, cominciò a svolgere un’attività di tipo arma-toriale, sia pure di modeste dimensioni, acquisendo anche alcuni vapores.

170 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.47 e 2.1.49; A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Se-rie de «Libros Diarios», libros 2.2.210 e 2.2.231.

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la quantità e del valore della merce venduta, del vettore e del destinatariodella partita corrispondente, delle varie spese sostenute, ma, soprattutto,degli utili di ogni affare; una seconda pagina, con i conti di «venta, gastosy liquido producto», dai quali, sottraendo i costi di trasporto e di inter-mediazione dal valore complessivo dei beni, si otteneva il valore netto del-le alienazioni.171 Tuttavia, al di là della conferma della tecnica impiegata edei modelli di negoziazione già rilevati per gli anni quaranta, con l’ausiliodei libri giornale corrispondenti, non si evincono, da queste scritture con-tabili riassuntive, nuovi dati di particolare rilevanza dal punto di vistaquantitativo, ai fini di una ricostruzione d’insieme delle vicende della com-pañía “Francisco González de la Sierra”.

Un documento di sintesi del movimento delle cambiali, per il periodotra il 1856 e il 1866, è rappresentato dal libro mayor che raccoglieva i ti-toli secondo il numero progressivo, il prenditore, l’emittente, il domicilio,il pagatore, il valore delle lettere, il cambio – solitamente tra il 2 e il 3% –e il valore totale (in reales de vellón).172 Tali scritture, tuttavia, mancandodi ulteriori riferimenti alle concrete modalità degli scambi e, soprattutto,non riguardando l’intera attività aziendale, ma solo un giro di relazioni cir-coscritto ad alcuni soggetti della regione cantabrica, rivestono scarso inte-resse ai fini dell’analisi in corso.173

In altri due libri mastri, in cui erano registrati i conti correnti di variindividui e società, relativi agli anni tra il 1854 e il 1859, si ritrovano i no-mi dei principali corrispondenti della ditta gaditana,174 tra i quali compa-rivano, per la prima volta, alcuni dei capisaldi dell’attività di commercioestero: si trattava, ad esempio, di N. H. Lütgens, il corrispondente di Am-burgo, che svolgeva una funzione essenziale per il rifornimento di prodotticontinentali – come la manteca Hamburgo – da introdurre in Spagna, ol-

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171 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.49.

172 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.50.

173 Altri libri mayores, poco significativi dal punto di vista dell’andamento generaledella società “González de la Sierra”, sono i tre successivi: i libri 2.1.51 e 2.1.52, che ri-portano conti sparsi di Peredo Puerto Chico e Peredo Santa Lucía; nonché il libro 2.1.54,che contiene conti correnti di diversi individui – tra i quali vi erano i clienti e i corri-spondenti locali – individuati esclusivamente nei principali centri dell’area gaditana.

174 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.48 e 2.1.53. Le notizie contenute in questi libri hanno consentito di effet-tuare una verifica sulla diffusione della rete commerciale interna, che faceva capo al com-plesso aziendale “González de la Sierra”: infatti, i referenti dell’Almacén de la Sierra si tro-vavano in diverse località dell’area gaditana (Cadice, Chipiona, Jerez de la Frontera, Le-brija, Puerto de Santa María, Puerto Real, Sanlúcar de Barrameda, San Fernando); nei ter-ritori della regione cantabrica e del nord della Spagna (Mazcuerras, Santander, Torrelave-ga, San Vicente, Gijón, Avilés, La Coruña, Carril, Vigo); negli altri centri del sud-est del-la penisola (Ayamonte, Huelva, Siviglia, Gibilterra, Malaga, Almería, Cartagena, Alicante,Alcoy); nonché, in altre zone strategiche del paese (Madrid, Barcellona, Tarragona, Va-lencia, Palma di Maiorca, Badajoz, Alburquerque).

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tre che per la collocazione di generi di origine coloniale o di produzioneinterna sui mercati europei; oppure, di “Rebuelta Demestre y Cía”, la dit-ta de L’Avana che contribuiva all’importazione in Spagna degli ultramari-nos e, in particolare, dello zucchero cubano, nonché all’esportazione ver-so l’America di prodotti tipici andalusi.175 Nel corso degli anni cinquanta,dunque, insieme ad un’ulteriore ramificazione delle attività sul territoriointerno, si stabilirono le prime fondamentali relazioni con centri commer-ciali europei e americani, sia per semplificare le operazioni di distribuzio-ne, che allo scopo di far assumere direttamente alla compañía gaditana unruolo di guida della complessa rete di traffici nazionali e internazionali,non servendosi più, per questi ultimi, esclusivamente di intermediari a li-vello locale.

Negli stessi libri, poi, vi sono vari conti, intestati al «Vapor Everilda»,al «Vapor Martin», al «Vapor Princesa», al «Vapor Cantabria» e al «VaporCeres», che stanno a testimoniare l’avvio di un’attività di trasporto marit-timo da parte dell’azienda commerciale di Cadice, mediante l’utilizzo diimbarcazioni proprie.176 I conti delle navi riportano i dati relativi alle ope-razioni finanziarie, che erano connesse con ciascun tragitto, come mostrala tabella 19 (riguardante il vapore “Cantabria”): in “dare”, erano regi-strati i pagamenti dei diritti di navigazione, le spese di preparazione delviaggio, le spese doganali, i costi di riparazione e rimessaggio, le spese perl’equipaggio e le provviste, le altre spese di viaggio; in “avere”, vi erano iricavi derivanti dal trasporto delle merci e dei passeggeri, nonché gli altriguadagni collegati all’attività armatoriale.

La ditta “Francisco González de la Sierra y Cía”, dunque, alla metàdell’Ottocento, aveva avviato un’importante diversificazione delle proprieattività, puntando su un’iniziativa di gestione diretta dei traffici marittimi,attraverso un mezzo come la nave a vapore, che rappresentava ancora unanovità per il porto gaditano. Infatti, come ha ricordato Ramos Santana, nel1859, su 711 navi immatricolate a Cadice, 448 «eran para el tráfico de labahía» e solo 263 venivano impiegate per le attività commerciali e la pe-sca: di tutte queste, «solamente 9 eran de vapor».177

Le navi a disposizione della compañía gaditana, nei loro percorsicommerciali, toccavano anche territori stranieri: in un conto particolaredel primo dei due libri mayores, sono riportate le spese sostenute e i ri-cavi realizzati – a seguito di un viaggio del 1855 – dal vapore “Canta-bria”, che era giunto in Crimea, in via eccezionale, per lo svolgimento

175 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.48 e 2.1.53.

176 Ibidem. Solo per il vapore “Everilda”, si dispone dei dati relativi alla stazza, paria 404 tonnellate, e all’equipaggio, pari a 32 uomini.

177 A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 18. Delle 263 imbarcazioni che non si li-mitavano a svolgere servizi di supporto alle navi ormeggiate nella baia gaditana, 86 eranopescherecci, 93 erano navi di cabotaggio, 35 venivano utilizzate per il commercio con imari europei, 44 «para la carrera de América» e 5 «para la carrera de Asia y Oceanía».

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Tab. 19 - Conto del vapore “Cantabria” al suo terzo viaggio, nel 1855, da Nantes aGibilterra (in reales de vellón)

Dare (Diversi - giugno 1855) (Cassa - giugno 1855) Avere

Nolirevisione carico Nantes 1.977 rs., 28 mrs.revisione carico Santander 3.562 realesrevisione carico Gijón 13.046 realesrevisione carico Carril 7.511 realestotale 26.096 rs., 28 mrs.commissione del 2% 521 rs., 28 mrs.totale noli 25.575 reales

Trasporto passeggeri (Pasages)da Santander 5.180 realesda Santander 14.780 realesda Carril 120 realestotale 20.080 realescommissione del 2% 401 realestotale trasporto passeggeri 19.679 reales

Partenza per Gibilterra5 passeggeri di sala 500 realescommissione del 3% 15 realestotale partenza Gibilterra 485 realesConto Francisco Díazsaldo 16.053 reales

Saldo totale 61.792 reales

Diritti di navigazionepiloto ed entrata porto 180 rs., 16 mrs.ormeggio 303 realesguardia sanitaria 76 realescapitanía e patente 190 rs., 16 mrs.totale diritti navigazione 749 rs., 32 mrs.

Organizzazione (Máquina)carbon fossile (2.200 q.) 15.950 realesmediazione 1% corretaje 159 realesspese per l'imbarco 134 realesconti olio, pittura e altro 1.184 realestotale organizzazione 17.427 reales

Doganadiritti di scarico 439 rs., 26 mrs.manifiesto estrangero 20 realesdespacho della nave 274 realestotale dogana 733 rs., 26 mrs.

Entrata nel bacino di carenaggioper 165 quintali di legna 1.200 realesconti vari 2.608 realesaffitto del bacino di carenaggio 2.852 rs., 27 mrs.affitto casa de bombas 184 rs., 22 mrs.affitto puertas edificio 101 rs., 21 mrs.affitto di vari utensili 2.217 rs., 5 mrs.piloto Baia-la Carraca 220 rs., 24 mrs.piloto la Carraca-Baia 220 rs., 24 mrs.viaggi all'arsenale 179 rs., 10 mrs.totale bacino di carenaggio 9.784 rs., 31 mrs.

Autorizzazione (Habilitación)al capitano per paghe 9.200 realesconto provviste rancio 9.299 realesotto botti e 1/2 d'acqua 148 realesaccredito azulejos D. Pombo 2.000 realesaccredito vino A. Gutiérrez 1.794 rs., 24 mrs.accredito carne M. Quintana 300 realestotale autorizzazione 22.741 rs., 24 mrs.

Spese a Gibilterraa B. Mascardi per rancio 9.504 rs., 23 mrs.passaporto B. G. Tánago 300 realesalloggio e spese Tánago 550 realestotale spese a Gibilterra 10.354 rs., 23 mrs.Saldo totale 61.792 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.48.

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dei traffici aziendali.178 In un conto del vapore «Ceres», contenuto nel-l’altro libro mastro, è annotato il ricavo dei noli di ritorno di un viaggiocompiuto fino a Liverpool, nel maggio 1859.179 Tuttavia, al di là di que-sti episodi, era del tutto normale che le imbarcazioni detenute dai Gonzá-lez de la Sierra si spingessero verso i porti francesi, come indicano le vo-ci della contabilità relative agli inventari delle merci caricate e ai viaggieffettuati, dalle quali risultano ripetuti collegamenti con Bordeaux, Nan-tes e Le Havre.180

Inoltre, l’itinerario seguito con regolarità dalle navi a vapore dell’im-presa commerciale, lungo quella che era conosciuta come la «ruta de Ga-licia y el Cantábrico», mostrava la saldezza dei legami con la terra d’origi-ne dei fondatori e dei principali soci. Il tragitto si sviluppava da Cadiceverso la costa del nord della Spagna e viceversa – quando non arrivava fi-no agli approdi francesi –, con scali fissi nei porti più importanti (Vigo,Carril, La Coruña, Gijón, San Vicente e Santander), dove avveniva lo sca-rico, il carico delle merci e l’imbarco dei passeggeri; solo raramente, i na-tanti a vapore si dirigevano verso l’interno, a Siviglia, o verso gli altri por-ti del litorale meridionale e orientale della penisola, come Gibilterra, Ali-cante e Barcellona.181

L’iniziativa della società “González de la Sierra”, dunque, era di gran-de rilievo e non si svolgeva all’interno di un panorama isolato. Infatti, an-che se «era normal que muchos de los comerciantes gaditanos del sigloXVIII y XIX fueran propietarios de algún buque, destinado al transportede sus propias mercancías, llegando en algunos casos a poseer una buenaflotilla de buques mercantes», tuttavia, alla metà dell’Ottocento, si diffusea Cadice la presenza di «compañías (...), dedicadas al transporte de pa-sajeros y mercancías ajenas – y también propias, lógicamente –».182

Questo mutamento dell’organizzazione economica gaditana, pur es-sendo promosso dai principali gruppi imprenditoriali della città, nontrovò impreparata un’azienda di dimensioni intermedie, come quella chefaceva capo a Francisco González de la Sierra: essa, infatti, seppe sfrut-tare i vantaggi determinati dalla flessibilità della propria struttura, riu-scendo a dotarsi di mezzi di trasporto navale a vapore e partecipando,da una posizione avanzata, al processo di trasformazione dell’attivitàcommerciale e dei traffici marittimi, così come si erano svolti fino a quelmomento.

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178 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.48.

179 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.53.

180 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.48 e 2.1.53.

181 Ibidem. Solo il vapore «Ceres», negli ultimi anni del decennio, intensificò gli sca-li a Siviglia, come prima tappa del viaggio.

182 A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 20.

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3.4 – La fase finale della prosperità dell’azienda commerciale gaditana:il consolidamento del ruolo interno ed estero della ditta“Francisco González de la Sierra y Cía”; la crisi del 1866e l’inizio di un nuovo ciclo (1860-1870).

Al termine degli anni cinquanta, la compañía guidata dai González dela Sierra rappresentava un raro esempio di longevità mercantile e di capa-cità di adattamento alle mutevoli fortune di una città e di un’organizza-zione economica, che avevano un carattere spiccatamente monofunziona-le. Durante la fase di ripresa del commercio gaditano, culminata negli an-ni centrali dell’Ottocento, gli operatori di calle de la Aduana erano riusci-ti a seguire dappresso l’andamento generale della congiuntura, creandocondizioni estremamente favorevoli per l’evoluzione della loro società,che, senza mutare l’oggetto e le finalità iniziali, conobbe uno sviluppo sen-za precedenti, estendendo il proprio giro d’affari a tutto il territorio spa-gnolo e a molti centri del commercio internazionale.

La fioritura del complesso aziendale gaditano si protrasse, con un’in-tensità particolare, per tutto il trentennio tra il 1840 e il 1870, con alcu-ni momenti di arresto, che si verificarono in corrispondenza di crisi o dif-ficoltà dell’intera economia. Nonostante si trattasse di un’attività costi-tuita oltre un secolo prima, solo in questo periodo essa fu in grado di af-fermarsi risolutamente nella realtà economica di Cadice: il paradosso diquesto successo stava nel fatto che, mentre la città andalusa si era defi-nitivamente lasciata alle spalle il tempo del suo splendore e, tuttavia, siilludeva di poterlo recuperare, la ditta di Francisco González de la Sier-ra perseguiva concretamente e visibilmente il proprio obiettivo di ascesa,fondandolo, più che su astratte aspettative, su un laborioso impegno quo-tidiano e su un’esperienza di lunga lena nel settore della distribuzionecommerciale.

I primi segni del declino cominciarono a manifestarsi verso la fine de-gli anni sessanta, in relazione ad una nuova congiuntura sfavorevole per labaia gaditana, che, questa volta, non si limitò ad interrompere momenta-neamente il cammino dell’economia locale, ma portò a conclusione la lun-ga fase di benessere, invertendo l’andamento propizio del ciclo e determi-nando le condizioni per una duratura crisi di Cadice e delle sue attività piùsignificative.

Tuttavia, per comprendere meglio il processo di crescita dell’impresacostituita dai mercanti di origine cantabrica, occorre tornare a considera-re il libro mastro di «Cuentas corrientes con varios individuos», analiz-zando le scritture relative all’ultimo decennio della fase espansiva. Tale li-bro, come si è visto, riportava i conti in “dare” e in “avere”, riguardanti ipartecipanti all’attività commerciale e, precisamente: Francisco Gonzálezde la Sierra, gli eredi di José González de la Sierra menor, gli eredi di Fran-cisco Pérez de la Sierra, José Venancio González de la Sierra, BernardinoGonzález de la Sierra, Benito González de Tánago, Fernando González de

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Peredo e i suoi eredi, Manuel González de Tánago e i suoi eredi, ÁngelGómez de la Casa, Francisco Sánchez de la Sierra, Joaquín Pérez de Sola-peña e i suoi eredi.183

I dati contenuti nelle scritture originali – richiamati in forma riassun-tiva nella tabella 5.III in appendice, con l’indicazione dei valori comples-sivi e dei relativi saldi per ciascun periodo contabile – non permettono,però, una valutazione organica e unitaria dei progressi compiuti dalla dit-ta gaditana tra il 1860 e il 1870, senza un’ulteriore elaborazione al fine diricostruire il quadro degli eventi economici che avevano interessato l’inte-ra attività aziendale. In ogni caso, i conti correnti di ciascun individuo con-sentono di mettere in luce le modalità estremamente semplificate di tenu-ta dei libri aziendali – sottolineando uno degli aspetti più involuti dell’at-tività di gestione e di controllo – e contribuiscono a rafforzare la convin-zione secondo cui i documenti contabili svolgevano una funzione di meraconvalida dell’azione degli amministratori.184

La rielaborazione del conto corrente di Francisco González de la Sier-ra (v. tabella 20), mediante un’aggregazione delle operazioni in “dare” e in“avere”, ottenuta seguendo il criterio dell’annualità della gestione finan-ziaria, ha permesso di migliorare il livello di comprensione dei dati ri-guardanti il protagonista principale dell’iniziativa commerciale e di avvia-re, al contempo, un ulteriore approfondimento sull’evoluzione dell’interoraggruppamento aziendale gaditano.

Da un esame dell’andamento dei valori totali degli anni sessanta, ap-pare evidente il superamento di quel carattere instabile e fluttuante, cheaveva denotato i risultati del decennio anteriore. Il processo di crescitadei saldi attivi, dopo i primi due anni di valori negativi, riprese il suocammino, con moderazione, fino alla metà del decennio, e con valorisempre più consistenti, nella seconda parte del periodo considerato, rag-giungendo il proprio tetto massimo nel 1869. Inoltre, gli oneri più gra-vosi, connessi con lo svolgimento dell’iniziativa commerciale, sorsero– come era accaduto, del resto, durante gli anni cinquanta – in corri-spondenza delle fasi in cui si erano verificati rilevanti saldi passivi nellescritture contabili.

Le somme totali del conto corrente, per ciascuno degli anni tra il 1860e il 1870, sono una sintesi delle differenti voci che costituivano l’ossaturadell’attività svolta concretamente da Francisco González de la Sierra: in-fatti, i risultati dell’attivo e del passivo rappresentavano il frutto delle ope-razioni concernenti, da un lato, gli affitti ricavati dagli immobili, i creditiesistenti sotto varie forme e gli incassi, nonché gli utili percepiti; dall’altro,

230

183 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.43.

184 Il carattere asseverativo di tali scritture, come si è già notato, derivava dalla scel-ta di impiegarle più allo scopo di una semplice ricostruzione delle operazioni svolte che aquello di una precisa classificazione delle diverse voci finanziarie e di un controllo costantedell’attività aziendale.

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Tab. 20 - Conto corrente intestato a Don Francisco González de la Sierra nel periodo1860-1870 (in reales de vellón)

Dare (Debe –Cargo) Avere (Haber –Data)

76.167 reales Saldo addebitato sul contoe 8 maravedíes corrente fino al maggio 1860

Giugno 1860 – Maggio 186176.167 rs. e 8 mrs. totale 10.937 rs. e 9 mrs.65.229 rs. e 33 mrs. saldo passivo

Giugno 1861 – Maggio 186265.229 rs. e 33 mrs. totale 10.508 rs. e 19 mrs.54.721 rs. e 14 mrs. saldo passivo

Giugno 1862 – Maggio 186375.021 rs. e 41 cms. totale 110.401 rs. e 65 cms.

saldo attivo 35.380 rs. e 24 cms.

Giugno 1863 – Maggio 186420.150 reales totale 96.523 rs. e 52 cms.

saldo attivo 76.373 rs. e 52 cms.

Giugno 1864 – Maggio 186532.625 rs. e 70 cms. totale 88.621 rs. e 46 cms.

saldo attivo 55.995 rs. e 76 cms.

Giugno 1865 – Maggio 186623.676 rs. e 75 cms. totale 145.820 rs. e 78 cms.

saldo attivo 122.144 rs. e 3 cms.

Giugno 1866 – Maggio 186719.925 reales totale 131.995 rs. e 3 cms.

saldo attivo 112.070 rs. e 3 cms.

Giugno 1867 – Maggio 1868121 reales totale 160.922 rs. e 78 cms.

saldo attivo 160.801 rs. e 78 cms.

Giugno 1868 – Maggio 186940.000 reales totale 170.848 rs. e 53 cms.

saldo attivo 130.848 rs. e 53 cms.

Giugno 1869 – Maggio 1870totale 182.582 rs. e 61 cms.

saldo attivo 182.582 rs. e 61 cms.

Giugno 1870 – Dicembre 187020.000 reales totale 189.452 rs. e 6 cms.

saldo attivo 169.452 rs. e 6 cms.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

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i debiti scaturenti dai traffici commerciali, i pagamenti effettuati a vario ti-tolo e le perdite eventualmente subite.185

A differenza del decennio precedente, nel corso degli anni sessanta nonvi furono, perlomeno nel conto specifico in esame, registrazioni di naturafinanziaria, come gli accrediti collegati alle immobilizzazioni in titoli del de-bito pubblico: in ogni caso, però, una delle voci fondamentali dell’attivo ri-mase quella relativa ai canoni di locazione riscossi dal titolare dell’aziendagaditana.

Questi dati, scaturiti da un’elaborazione iniziale, oltre a confermare l’ar-retratezza già riscontrata nella tenuta dei libri contabili, mostrano che laforma preferita d’investimento o, comunque, il “rifugio” per le risorse deicommercianti del gruppo era costituita sempre dalla proprietà immobiliare.Da questa constatazione, si può far derivare una caratteristica fondamenta-le dell’iniziativa guidata dal nucleo familiare dei “González de la Sierra”:quella di un’impresa di medie dimensioni, che, anziché prediligere il reim-piego nell’attività commerciale stessa delle risorse finanziarie eccedenti, pri-vilegiava – anche nei periodi di espansione – altre forme di utilizzo dei capi-tali, prima fra tutte, la più sicura, rappresentata dal possesso di case e di al-tri locali ubicati nella città e nelle zone più vicine del territorio circostante.

Un’ulteriore elaborazione dei dati disponibili (v. tabella 21) ha porta-to all’individuazione, anche per gli anni sessanta, degli utili distribuiti trai soci all’interno degli esercizi di maggiore importanza, tra quelli che face-vano parte del complesso aziendale “Francisco González de la Sierra yCía”.186 Questo procedimento ha contribuito alla formazione di una fon-te di notizie di grande rilevanza, per ogni anno del decennio considerato,sull’andamento dei risultati finali degli scambi nei punti principali della re-te commerciale della compañía gaditana.

Nella nuova tabella non compare più l’Almacén de la calle Larga diPuerto de Santa María, che aveva interrotto la propria attività nel 1855,per effetto della vendita agli eredi di Francisco Sánchez de la Sierra sia delnegozio che dell’abitazione annessa. Gli altri empori, pur essendo gli stes-si indicati negli anni cinquanta (l’Almacén de la Sierra, l’Almacén de la Lan-cería, l’Almacén de la calle del Sacramento, l’Almacén de Sierra Plaza, l’Al-macén de Díaz Plaza e l’Almacén de Tánago Camino), presentano una mag-giore continuità dei dati contenuti nel libro mastro e un’evoluzione piùequilibrata degli utili, senza le acute oscillazioni del periodo precedente.

L’emporio principale continuava ad essere l’Almacén de la Sierra, dal qua-le veniva ricavata la quota preponderante degli utili dell’intero raggruppa-

232

185 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.43.

186 Come si è visto nei casi analoghi dei due decenni precedenti, gli utili di ogni em-porio sono stati ottenuti attraverso l’aggregazione dei dati riguardanti i conti individualidei vari soci, valutando la differente misura di partecipazione di ciascuno di essi al capi-tale sociale.

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Tab. 21 - Utili degli empori del complesso commerciale “Francisco González de la Sierray Cía” nel periodo 1860-1870 (in reales de vellón)

Anno Utili Almacén Utili Almacén Utili Almacén e casade la Sierra de la Lancería e casas calle Sacramento

(Cadice) (Jerez de la Frontera) (Cadice)

1860 - 39.000 reales 35.488 reales 17.772 reales *

1861 37.784 reales 12.628 reales1862 300.000 reales ** 30.200 reales 14.216 reales1863 158.000 reales 30.916 reales 12.755 reales1864 29.368 reales 10.587 reales1865 240.000 reales * 33.056 reales 14.568 reales1866 30.600 reales 13.764 reales1867 126.000 reales * 33.090 reales 13.788 reales1868 32.032 reales 15.353 reales1869 136.000 reales * 10.840 reales 9.952 reales1870 115.000 reales 15.304 reales 11.030 reales

Anno Utili Almacén Utili Almacén Utili Almacénde Sierra Plaza de Díaz Plaza de Tánago Camino

(Cadice) (Cadice)

1860 17.500 reales 19.500 reales 7.485 reales1861 19.000 reales 21.000 reales 7.100 reales1862 15.406 reales 20.000 reales 7.000 reales1863 14.636 reales 15.354 reales 7.100 reales1864 15.500 reales 17.500 reales 6.800 reales1865 15.000 reales 9.300 reales 7.000 reales1866 7.574 reales1867 7.000 reales1868 24.000 reales 5.855 reales18691870 1.483 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

* Gli utili, in questi casi, furono calcolati per un periodo di due anni.

** Gli utili, in questo caso, furono calcolati per un periodo di quasi tre anni.

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mento commerciale.187 I risultati finali dell’esercizio di Cadice furono moltopiù regolari e cospicui del decennio precedente, con un andamento della cre-scita che, solo nella seconda metà degli anni sessanta, incontrò momenti didifficoltà. Gli utili raggiunsero il tetto massimo di 158.000 reales de vellón,nell’intervallo che si chiudeva con l’anno contabile 1863; mentre i dati piùbassi furono registrati a partire dalle scritture del 1867.188 Nell’insieme, que-sto decennio fu il più significativo dal punto di vista dell’incremento degli uti-li, che si stabilirono su livelli molto elevati, senza precedenti nel corso del-l’Ottocento: tuttavia, questo periodo fu anche l’ultimo di espansione dell’a-zienda di calle de la Aduana, che negli anni successivi avrebbe cambiato de-nominazione e sarebbe stata sottratta al controllo dei “González de la Sierra”.

I risultati dell’Almacén de la Lancería, considerati unitamente ai cano-ni di locazione delle case di Jerez de la Frontera, pur non raggiungendo lapunta massima del decennio anteriore, ebbero un andamento più equili-brato e si attestarono su valori elevati, in relazione a quelli conseguiti in pre-cedenza dall’esercizio commerciale.189 Gli utili più consistenti furono otte-nuti nel 1861, con 37.784 reales, mentre il risultato peggiore fu quello del1869, con 10.840 reales de vellón.

I dati relativi all’Almacén de la calle del Sacramento e alla casa di Ca-dice con lo stesso nome superarono regolarmente i valori degli anni cin-quanta, raggiungendo il massimo degli utili nel 1868, con 15.353 reales devellón; il risultato meno brillante fu, in ogni caso, abbastanza alto per il ne-gozio, con 9.952 reales, nel 1869.190

Gli utili dell’Almacén de Sierra Plaza, anch’esso di Cadice, erano statiriportati nel libro mastro, con sufficiente chiarezza, fino al 1865; per l’altrametà del decennio, invece, sono rimaste solo informazioni di scarsa atten-dibilità.191 Dai dati disponibili si evince che il risultato migliore fu quello

234

187 Nel periodo tra il 1860 e il 1870, per gli anni in cui è possibile un raffronto tragli utili di tutti gli esercizi commerciali, risulta che i “benefici” dell’Almacén de la Sierravariarono tra un minimo del 50% e un massimo di oltre il 66% del totale di quelli regi-strati nel libro mastro.

188 I dati del 1862 e del 1865, rispettivamente di 300.000 e di 240.000 reales, non rap-presentavano i risultati migliori dell’emporio, in quanto erano riferiti agli utili ottenuti nelcorso di periodi di tempo più ampi, come è stato indicato in calce alla tabella 21. Anchei valori del 1867 e del 1869, corrispondendo all’attività svolta nei due anni precedenti, era-no da considerare come aggregati: perciò, in questi casi, si è calcolata una media dei ri-sultati da imputare ai diversi esercizi finanziari.

189 Gli utili dell’Almacén de la Lancería furono pari, a seconda degli anni considera-ti, ad una percentuale contenuta tra il 13% circa e il 19% del totale distribuito negli em-pori del complesso commerciale gaditano.

190 Come si è già notato, il risultato del 1860 va riferito all’attività svolta durante unbiennio. Inoltre, gli utili dell’Almacén de la calle del Sacramento si mantennero sempre sulivelli superiori al 5% del totale dei risultati finali indicati nel libro mastro, anno per anno.

191 Secondo i dati contenuti nel conto di José Venancio González de la Sierra, i risul-tati finali dell’Almacén de Sierra Plaza furono pari a 7.400 reales, nel 1868, a 8.087 reales,nel 1869, e a 8.200 reales, nel 1870: tuttavia non viene precisato, in maniera esauriente, sesi tratti di valori riferiti al complesso degli utili distribuiti in ciascuno di quegli anni o solo

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ottenuto nel 1861, con 19.000 reales, mentre il livello minimo venne rag-giunto nel 1863, con 14.636 reales de vellón.192

Anche i dati riguardanti l’Almacén de Díaz Plaza non erano stati registra-ti nelle scritture per tutti gli anni del periodo considerato: i risultati di questoemporio, comunque, erano in linea con quelli del decennio precedente. Gliutili più elevati furono conseguiti nel 1868, con 24.000 reales, mentre il valorefinale meno positivo fu quello ottenuto nel 1865, con 9.300 reales de vellón.193

Infine, l’Almacén de Tánago Camino, per il quale mancavano solo leinformazioni relative al 1869, non subì particolari variazioni del livello degliutili, rispetto agli anni cinquanta. Il risultato migliore di questo negozio diCadice fu raggiunto nel 1866, con 7.574 reales de vellón; tuttavia, per diver-si anni, tale valore rimase stabile intorno a cifre di poco inferiori: soltanto nel1870, vi fu una discesa considerevole, che portò gli utili a 1.483 reales.194

I diagrammi lineari, relativi all’andamento degli utili nel complessocommerciale “González de la Sierra” tra il 1860 e il 1870 (v. grafico XII),consentono di mettere in evidenza i casi dei singoli empori finora consi-derati, fornendo un quadro nitido, dal quale si possono rilevare i punti dicontatto e le divergenze tra le principali sedi dell’attività aziendale.195 Ilgrafico, inoltre, contribuisce alla definizione di un’analisi, che intende an-dare oltre la semplice ricostruzione di specifiche vicende aziendali, per ac-

235

ad una quota di essi (A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Li-bros Mayores», libro 2.1.43.).

192 Gli utili dell’Almacén de Sierra Plaza non si discostarono molto, nei valori di ognianno, dai livelli del periodo precedente: essi, inoltre, avevano registrato valori oscillantitra oltre il 6%, nel 1863, e il 9,6% del totale degli utili, nel 1861.

193 Per quanto riguarda l’Almacén de Díaz Plaza, gli utili variarono tra il 4,7% del to-tale ottenuto nel 1865 negli esercizi del complesso commerciale e il 10,7% del totale con-seguito negli anni 1861 e 1862 (senza considerare il risultato del 1868).

194 Gli utili dell’Almacén de Tánago Camino si mantennero intorno ad un valore oscil-lante tra il 3% e il 4% del totale dei risultati finali indicati nel libro mastro per gli empo-ri del gruppo.

195 Nel grafico degli utili non è stato inserito l’elaborato concernente l’Almacén deSierra Plaza, in quanto i dati relativi riguardano solo la prima parte del decennio. Tutta-via, per completezza, tale diagramma viene riportato qui di seguito:

Utili Almacén Sierra Plaza 1860-1865

1860 1861 1862 1863 1864 1865

Utili S. Plaza

Anni

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

14000

15000

16000

17000

18000

19000

20000

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Utili Almacén de la Sierra 1860-1870

Anni

UtiliSierra

1860

1861

1862

1863

1864

1865

1866

1867

1868

1869

1870

60000

80000

100000

120000

140000

160000

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

Utili Almacén de la Lancería e case di Jerez 1860-1870

Anni

UtiliLancería

Uti

li (i

n r

eale

s d

e ve

llón

)

10000

20000

30000

40000

1860

1861

1862

1863

1864

1865

1866

1867

1868

1869

1870

Utili Almacén e casa Calle del Sacramento 1860-1870

Anni8000

10000

12000

14000

16000

1860

1861

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)Utili degli empori del complesso commerciale “González de la Sierra”

(1860-1870)

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO XII

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quisire elementi comuni a più realtà mercantili e, in questo modo, ap-profondire la conoscenza di un settore portante dell’economia gaditana,come il commercio.

L’esito di questa elaborazione è sicuramente più completo e affidabi-le, sul piano generale, di quello del decennio precedente, sottoposto ad an-damenti degli utili molto articolati in ognuno degli empori esaminati. In-fatti, il movimento commerciale degli anni sessanta seguì un corso abba-stanza omogeneo ed equilibrato: in quasi tutti gli esercizi la crescita, man-tenutasi a livelli elevati durante gran parte del decennio, subì un serio ar-resto solo negli anni finali del periodo, quando giunse a compimento unalunga fase di espansione, senza precedenti nella storia della compañía diCadice.

La comparazione degli utili, negli empori che facevano parte del rag-gruppamento guidato da Francisco González de la Sierra (v. grafico XIII),è lo strumento più efficace per cogliere i nessi tra l’andamento dell’insie-me delle attività commerciali e il ciclo economico gaditano: la dinamica ge-nerale dell’economia, infatti, ha trovato una precisa conferma nell’evolu-zione dei risultati aziendali, nel corso degli anni sessanta.196

Il nuovo grafico parte dal raffronto tra i tre esercizi, per ognuno deiquali è disponibile una serie completa di dati, relativa agli anni tra il 1860e il 1870: l’Almacén de la calle del Sacramento, l’Almacén de la Lancería el’Almacén de la Sierra. Il diagramma corrispondente mostra l’andamentocomplessivo degli utili per i tre casi considerati, con un picco positivo, trail 1862 e il 1863; inoltre, mentre nella prima metà degli anni sessanta è pos-sibile rilevare un consistente incremento dei risultati finali delle attivitàcommerciali, nella fase successiva si osserva l’inizio di una discesa, che toc-ca i suoi picchi negativi nel 1866 e nel 1869.

Nel secondo riquadro viene delineata l’evoluzione degli utili dal 1860al 1865 per i sei empori finora esaminati (l’Almacén de Tánago Camino,l’Almacén de Díaz Plaza, l’Almacén de Sierra Plaza, l’Almacén de la calle delSacramento, l’Almacén de la Lancería e l’Almacén de la Sierra): i conti diquesto periodo hanno consentito, infatti, di ricostruire una serie comple-ta di dati per tutte le sedi commerciali indicate. I risultati finali dell’atti-vità dei diversi esercizi, messi a confronto, rivelano un andamento genera-le che si sviluppa in modo piuttosto uniforme, con la conferma di una pun-

196 Visto che l’evoluzione di Cadice – come è già stato notato in precedenza – fu ab-bastanza simile a quella generale dell’economia spagnola, un evento come la crisi del 1866doveva, per forza di cose, lasciare il segno anche nella baia gaditana: quella crisi, infatti,rappresentò la fine di un lungo periodo di prosperità, iniziato al termine della prima guer-ra carlista, e l’avvio di una fase di declino, da cui la città non si sarebbe più sollevata. Ilgrafico di comparazione degli utili aziendali dimostra che, anche per la compañía “Gonzá-lez de la Sierra”, il 1866 fu un anno critico, dopo il quale mutarono le condizioni in cuisi svolgeva l’attività commerciale. In questo modo, possono essere riprese le valutazioni diFontana (sia sul ciclo di lungo che su quelli di breve periodo), che avevano trovato unaimportante conferma a Cadice e in quella specifica realtà aziendale (cfr. J. Fontana, Cam-bio económico y crisis política, cit., p. 106).

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Comparazione degli utili degli empori del gruppo “González de la Sierra”(1860-1870)

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)Comparazione degli utili degli empori del gruppo

“González de la Sierra” (1860-1870).

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Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

GRAFICO XIII

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ta del tutto positiva tra il 1862 e il 1863; mentre i dati degli altri anni, purnon raggiungendo lo stesso apice, si mantengono su livelli elevati.

L’ultimo riquadro è riferito agli utili di quattro empori (l’Almacén deTánago Camino, l’Almacén de la calle del Sacramento, l’Almacén de la Lan-cería e l’Almacén de la Sierra), per il periodo tra il 1865 e il 1870.197 Daquesto diagramma risulta, con grande evidenza, la crisi acuta del 1866 e lafase successiva di abbassamento del livello degli utili, durata per tutta laseconda parte degli anni sessanta.

Nell’insieme, il settimo decennio dell’Ottocento fu contraddistinto,nella prima metà del periodo, da una notevole crescita degli utili e, suc-cessivamente, da un incipiente fenomeno di decadimento, che manifestò isuoi sintomi più netti a partire dalla crisi economica del 1866: in ogni ca-so, il fatto di rilievo degli anni sessanta, al di là dello stesso aumento quan-titativo degli utili, fu rappresentato dalla notevole corrispondenza tra l’an-damento globale dei risultati finali degli empori del complesso “Gonzálezde la Sierra” e il ciclo economico spagnolo.

Gli utili, a cui si è fatto finora riferimento, sono quelli distribuiti nei va-ri esercizi dell’azienda commerciale, calcolati al loro valore nominale. An-che se si tratta di una variabile di per sé significativa, espressa quasi sem-pre in reales de vellón – cioè, in una unità monetaria di conto –, essa nonpuò rappresentare da sola la complessità di un sistema economico comequello gaditano, né può sostituirsi ad altri indicatori di fondamentale im-portanza per la comprensione dell’andamento dei rapporti di scambio ef-fettivi in un determinato mercato.

Infatti, gli utili costituiscono un aspetto dell’intera iniziativa azienda-le, sia pure quello finale e maggiormente indicativo, che va messo in rela-zione con altre variabili, allo scopo di acquisire ulteriori e più puntualiinformazioni sull’evoluzione del settore commerciale e sui caratteri del ci-clo economico. Come ha ricordato Vicens Vives, «el estudio de la coyun-tura económica se mide en razón del desarrollo de la población, de los ren-dimientos agrícolas y superficie cultivada, de la producción de bienes deconsumo, de la evolución de precios y salarios, del volumen del comerciointerior y exterior, del descuento bancario y del importe de la renta porcabeza, entre otros factores secundarios. De todos ellos apenas contamoscon series rudimentarias, regionales o parciales».198

A questo punto, dunque, è apparso opportuno realizzare un raffron-to tra i dati ricavati dall’analisi dell’azienda “González de la Sierra” e un

197 Per il 1869, mancando i dati dell’Almacén de Tánago Camino, non è stato possi-bile definire i livelli di comparazione tra i quattro esercizi commerciali.

198 J. Vicens Vives, Manual de historia económica de España, cit., p. 664. Dal momentoin cui egli scriveva, la situazione è cambiata e vi è stata una fioritura di studi settoriali, chehanno fornito numerosi parametri per l’analisi delle dinamiche economiche; tuttavia, an-cora oggi, si dispone solo di pochissime serie dei prezzi, come ad esempio quelli del ramocommerciale, in grado di fornire un termine di comparazione significativo per il XIX se-colo.

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indicatore come quello dei prezzi, che può dar conto delle fluttuazionicommerciali, delineando lo svolgimento del ciclo nei decenni centrali del-l’Ottocento. Gli studi sui prezzi per il periodo considerato, tuttavia, nonhanno portato all’elaborazione di nuove serie generali, all’allestimento disequenze quantitative in grado di precisare, aggiornare o innovare ap-prezzabilmente, dopo più di mezzo secolo, i dati forniti da Sardá nella suaopera pionieristica sulla politica monetaria e sulle fluttuazioni dell’econo-mia spagnola nel XIX secolo.199

La scelta, comunque, è ricaduta sull’indice dei prezzi all’ingrosso pre-disposto da Sardá nel 1948, non solo per un motivo obbligato – l’indispo-nibilità di altri dati –, ma anche per i criteri con cui è stata costruita la se-rie dei valori relativa. Infatti, l’indice generale dei prezzi è stato formatocalcolando la media aritmetica semplice degli indici parziali, ricavati daiprezzi di nove articoli – la maggior parte, generi alimentari – al centro del-

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199 Cfr. J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía españolaen el siglo XIX, cit., pp. 299-358. Un lavoro del 1993 ha nuovamente affrontato questotema, troppo spesso trascurato, ricostruendo – con serie del tutto originali – gli indicidei prezzi e dei salari per l’area di Madrid, tra il 1800 e il 1950: si tratta, però, di da-ti molto differenti da quelli di una piazza commerciale come Cadice e, perciò, non pos-sono costituire un termine di paragone efficace (cfr. D. S. Reher, E. Ballesteros, Preciosy salarios en Castilla la Nueva: la construcción de un índice de salarios reales, 1501-1991,in “Revista de Historia Económica”, n. 1, 1993, pp. 101-151). Un recente contributo– sia pure su problematiche diverse –, con spunti innovativi di grande interesse al finedi ottenere un’indicazione del «precio de la movilidad del dinero» per il XIX secolo,basata «en las cotizaciones de las letras de cambio a muy corto plazo sobre plazas na-cionales», è quello di Castañeda e Tafunell, che hanno segnalato una nuova prospetti-va di ricerca nel campo delle fluttuazioni commerciali e finanziarie (cfr. L. Castañeda,X. Tafunell, Un nuevo indicador para la historia financiera española: la cotización de lasletras de cambio a corto plazo, in “Revista de Historia Económica”, n. 2, 1993, pp. 367-383, e n. 3, 1993, pp. 694-717). Nell’ultimo periodo, inoltre, sono stati pubblicati altristudi significativi, incentrati sul tema dei prezzi e del costo della vita. Lo scritto dellaBallesteros Doncel, pur pervenendo alla elaborazione di un indice del costo della vitadi valore generale – sulla base della ricostruzione di serie dei prezzi relative a dodiciprovince spagnole – e pur presentando pregevoli quadri di raffronto degli indici deiprezzi, si riferisce, prevalentemente, al XX secolo o ad un’epoca molto prossima ad es-so (cfr. E. Ballesteros Doncel, Una estimación del coste de la vida en España, 1861-1936,in “Revista de Historia Económica”, n. 2, 1997, pp. 363-395). Il saggio di Muñoz Pra-das, a sua volta, evidenzia le interrelazioni tra la dinamica dei prezzi e quella demo-grafica nell’area territoriale catalana per un ampio arco di tempo, senza però fornire– dato il carattere comparativo e di sintesi dell’indagine – le serie analitiche dei dati re-lativi al costo della vita (cfr. F. Muñoz Pradas, Fluctuaciones de precios y dinámica de-mográfica en Cataluña (1600-1850), in “Revista de Historia Económica”, n. 3, 1997, pp.507-543). Un testo di notevole interesse, soprattutto dal punto di vista metodologico, èquello di Martínez Vara, che ha predisposto un indice generale dei prezzi al dettaglioper la città di Santander, durante il primo sessantennio del XIX secolo: la composizio-ne di tale indice è molto varia – comprendendo le informazioni disponibili sui prezzidi prodotti di consumo, come i cereali, diversi altri generi alimentari, il carbone e la le-gna –, ma risponde sempre all’esigenza di focalizzare l’andamento di un’economia pe-riferica, situata all’estremo Nord della Spagna (cfr. T. Martínez Vara, Una estimación delcoste de la vida en Santander, 1800-1860, in “Revista de Historia Económica”, n. 1,1997, pp. 87-124).

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le attività commerciali di Barcellona.200 La serie, quindi, comprende iprezzi di merci di produzione interna, come il riso (arroz), l’olio di oliva(aceite de oliva), l’orzo (cebada), il grano (trigo) e la farina (harina); i prez-zi di merci d’importazione, come il caffè (café), il cacao (cacao) e il cotone(algodón); i prezzi di merci importate e, poi, prodotte internamente, comelo zucchero (azúcar).201

La tavola dell’indice generale dei prezzi all’ingrosso di Sardá appare,proprio per la sua composizione mista, con la presenza di valori di generialimentari interni e di ultramarinos, come un termine di paragone verosi-mile per l’andamento degli utili dell’azienda commerciale gaditana: lacomparazione può essere effettuata tra grandezze che contengono in séelementi comuni e che sono rappresentative non solo del mercato interno,ma anche di quello americano.202 Naturalmente, ciò non vuol dire asse-gnare al confronto tra il livello dei prezzi di Sardá e gli utili degli emporidi Cadice un significato generale, di assoluta corrispondenza alla realtà de-gli eventi del settore commerciale, ma, più semplicemente, farne un ele-mento indicativo per una verifica delle fluttuazioni delle variabili econo-miche finora esaminate.

La metodologia prescelta per la comparazione, vista la necessità diconfrontare l’andamento di valori con scale molto diverse, è stata quella diuna standardizzazione delle variabili, che permettesse una rappresentazio-ne di immediata lettura e di facile comprensione.203

Il risultato dell’elaborazione, riportato nel grafico XIV che raffigural’insieme dei valori per il periodo tra il 1840 e il 1870, mostra come la di-namica degli utili si accosti a quella del ciclo economico, del quale i prez-zi sono un indicatore essenziale. Nonostante i dati delle variabili siano ri-feriti a due piazze diverse (come Barcellona e Cadice) e si basino su diffe-renti rilevazioni, la tendenza degli utili distribuiti negli esercizi dell’azien-da “González de la Sierra” non appare difforme da quella dei prezzi ela-borati da Sardá.

241

200 Gli indici parziali e quello generale sono stati elaborati da Sardá ponendo i valo-ri dell’anno 1913 uguali a 100. Ai fini del confronto con i dati degli utili dell’azienda“González de la Sierra”, è stato ricalcolato l’indice generale dei prezzi all’ingrosso, assu-mendo come anno base il 1840.

201 Cfr. J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía española enel siglo XIX, cit., pp. 353-358.

202 L’osservazione di Sardá, secondo cui «la importancia de la plaza de Barcelona co-mo centro comercial (...) que absorbía y cotizaba los productos de todo el campo español,y por donde se hacían las importaciones de productos coloniales y materias primas», con-ferma l’adattabilità dei valori di tali prodotti ad un mercato come quello gaditano, dallastruttura abbastanza simile, più che giustificare la convinzione «que tales precios puedanconsiderarse como el material en “bruto” para un índice de precios español» (J. Sardá, Lapolítica monetaria y las fluctuaciones de la economía española en el siglo XIX, cit., p. 354).

203 In questo modo, si è proceduto ad un raffronto tra prezzi e utili su scala ravvici-nata. In altri termini, con la standardizzazione, a ciascuna variabile è stata sottratta la pro-pria media e tale differenza è stata divisa per la deviazione standard (cioè, per la radicequadrata della varianza della variabile).

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Nel corso dell’Ottocento, il livello dei prezzi spagnoli seguì, in lineadi massima, «las ondas largas del movimiento de precios inglés y, por en-de, del internacional».204 All’inizio degli anni quaranta, i prezzi iniziaronoa diminuire, toccando un picco minimo nel 1843, mentre tra il 1844 e il1847 vi fu la ripresa di un trend alcista.205 Gli anni successivi, fino al 1853,rappresentarono una fase di riduzione dei prezzi e di depressione. A par-tire dal 1854, invece, cominciò – come si può notare dall’andamento del-l’indice generale – il movimento di ascesa dei prezzi,206 che proseguì finoalla fine degli anni sessanta, seppure punteggiato da alcune crisi, comequelle del 1857-’58 e del 1866-’67.

Dal grafico si evince che anche gli utili hanno manifestato una pro-pensione all’incremento, durante il trentennio considerato, seguendo unpercorso che presenta analogie significative con quello dei prezzi.207 Tut-tavia, per rendere più intellegibile il confronto tra le tendenze delle di-verse grandezze, è stata effettuata un’ulteriore elaborazione, che consen-te di disporre della comparazione tra il livello dei prezzi di Sardá e gli uti-li del complesso commerciale gaditano, per ciascuno degli esercizi sepa-ratamente (v. grafico XV.I e grafico XV.II).

I nuovi grafici, che si sono ricavati in questo modo, mostrano ancorapiù chiaramente la relazione tra gli andamenti delle due diverse variabili eil loro grado di convergenza. In particolare, si rileva che la dinamica degliutili dell’emporio principale, l’Almacén de la Sierra, presenta la minore va-riabilità – tranne nella seconda metà degli anni cinquanta – e l’accosta-mento maggiore (assieme all’Almacén de Sierra Plaza) all’evoluzione deiprezzi; mentre la dinamica degli utili dell’Almacén de la Lancería è la me-no correlata ai prezzi, quella dell’Almacén de la calle del Sacramento ap-pare accentuatamente irregolare e quella dell’Almacén de la calle Larga è,in parte, contrastante con il ciclo generale.

204 J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía española en el si-glo XIX, cit., p. 308.

205 «Algunos sitúan este alza como el comienzo de la etapa de alza de la segunda on-da larga del siglo XIX. Otros retrasan este comienzo hasta 1848» (J. Sardá, La política mo-netaria y las fluctuaciones de la economía española en el siglo XIX, cit., pp. 309-310).

206 «A partir de este año inicia el índice de precios el movimiento de alza franca, yen los próximos años se entra en la etapa de rápido desarrollo comercial» (J. Sardá, Lapolítica monetaria y las fluctuaciones de la economía española en el siglo XIX, cit., p. 310).

207 Le divergenze di percorso e, in particolare, le anticipazioni del ciclo da parte de-gli utili potrebbero essere spiegate anche dalla natura dei dati. Infatti, occorre sottolinea-re che, in alcuni casi, quando il risultato finale dell’attività aziendale era da imputare a piùanni, si è fatto ricorso a medie degli utili. Inoltre, va considerato che il termine normaleper la chiusura dei bilanci – anche se poco rispettato – era verso la metà di ogni anno. Varicordato, infine, che Sardá, per la costruzione degli indici, ha utilizzato la media dei prez-zi «publicados durante el mes de diciembre de cada año», osservando che «si en algún ca-so no aparecen los precios en este mes, se acude a los inmediatos anteriores» e che «en elaño 1848 no se publicaron las listas de precios; en su lugar tomamos los de los primerosmeses de 1849» (J. Sardá, La política monetaria y las fluctuaciones de la economía españo-la en el siglo XIX, cit., p. 358).

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XV.

I

Page 281: Volume lepore

245

Almacén de la calle Larga

N. i. prezzi Sardá N. utili C. Larga

-1,5

-1

-0,5

0

0,5

1

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2

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1870

Almacén de Díaz Plaza

N. i. prezzi Sardá N. utili Díaz Plaza

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1841

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1867

1868

1869

1870

-2

-1,5

-1

-0,5

0

0,5

1

1,5

2

Almacén de Tánago Camino

N. i. prezzi Sardá N. utili T. Camino

-4

-3

-2

-1

0

1

2

1840

1841

1842

1843

1844

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1846

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1851

1852

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1857

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1860

1861

1862

1863

1864

1865

1866

1867

1868

1869

1870

Comparazione del livello dei prezzi di Sardá e degli utili dei singoli emporidell’azienda “González de la Sierra” nel periodo 1840-1870 (valori standardizzati)

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. Sardá, La política monetaria y las fluc-tuaciones de la economía española en el siglo XIX, Barcelona, Ediciones Ariel, 1970,pp. 302-305; A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «LibrosMayores», libro 2.1.43.

GRAFICO XV.II

Page 282: Volume lepore

In ogni caso, pure con i soli dati disponibili finora, è stato possibileevindenziare l’importanza dei risultati finali dell’attività commerciale negliempori della ditta “González de la Sierra”: gli utili, infatti, benché fosse-ro una grandezza di tipo nominale, hanno rivelato, per il periodo centraledel XIX secolo, un’evoluzione paragonabile a quella del ciclo economiconel suo complesso e si sono dimostrati un parametro indicativo anche difenomeni reali.

Una volta verificato analiticamente l’andamento di una grandezza difondamentale importanza, come gli utili, si può passare ad un esame piùcircoscritto (come si desume dalla tabella 6.III in appendice), tenendoconto degli altri aspetti dell’attività commerciale, che hanno determinato irisultati finali dell’emporio principale all’interno del raggruppamentoaziendale gaditano, ed evidenziando gli elementi costitutivi dei documen-ti contabili, che sono stati riportati in un libro giornale tra i più significa-tivi della società collettiva “Francisco González de la Sierra y Cía”.208

Le scritture denominate «Balance y liquidación de los géneros y efec-tos esistentes en el Almacén»,209 per il periodo compreso tra il 1860 e il1870, confermano i limiti mostrati nei decenni anteriori, con una delimi-tazione temporale che non rispettava il principio dell’anno contabile.210

Tuttavia, superando il dato della tenuta irregolare dei bilanci, dovuta alladilazione dei termini di chiusura, si possono mettere a fuoco le partiteprincipali, che costituivano l’attivo e il passivo di ogni documento finan-ziario: da un lato, le merci disponibili nel magazzino e il patrimonio fi-nanziario dell’azienda; dall’altro, i debiti dell’emporio, le spese di eserci-zio, il capitale sociale e gli utili distribuiti alla fine di ciascun periodo.

Nella parte dell’attivo, oltre alle scorte commerciali – al primo postodi ogni bilancio –, comparivano i contanti esistenti in cassa, le vendite ef-fettuate e i diversi crediti posseduti dall’azienda. Tra questi ultimi, eranocompresi i conti degli acquirenti, le obbligazioni e i pagherò da riscuote-re, ma anche, seppure in misura limitata, i biglietti di due banche gadita-ne (il “Banco de Cádiz” e il “Crédito Comercial”), che facevano il loro in-gresso nelle scritture contabili della ditta. In questo periodo, inoltre, nonerano stati indicati esplicitamente – se non in via del tutto episodica – gliscoperti degli altri empori, che venivano riforniti dalla compañía e che, incasi come questo, svolgevano un’attività su commissione.211 Un’altra regi-

246

208 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.183.

209 Ibidem. Per la verità, questa denominazione iniziale era stata sostituita da un’al-tra, «Balance y liquidación de esta casa que gira bajo la razón de Francisco González dela Sierra», che stava a indicare lo sviluppo della sede di calle de la Aduana, da sempliceemporio a centro di direzione di tutta l’attività distributiva del complesso aziendale gadi-tano.

210 Anche durante gli anni sessanta si passava da bilanci annuali a bilanci presentatial termine di due anni e più dal precedente.

211 I rapporti con gli altri esercizi commerciali erano stati richiamati direttamente, so-lo nel 1870, con il riferimento a un debito dell’Almacén de Tánago Camino.

Page 283: Volume lepore

strazione, effettuata solamente nell’attivo del bilancio del 1870, era quellarelativa alle attrezzature e agli arredi necessari per il negozio principale diCadice. Nella parte delle passività, poi, trovavano posto il capitale effetti-vo della società, i debiti e i pagamenti dovuti in ragione dell’attività com-merciale, gli stipendi erogati e gli utili distribuiti dall’azienda, oltre che al-tre spese di diversa natura (come quelle assicurative e quelle per la loca-zione della casa e dell’emporio).

Nel corso degli anni sessanta, le scorte commerciali persero ancoraquota, in termini percentuali, scendendo ad un valore pari al 18,5%, inmedia, di tutte le partite attive; mentre il denaro contante esistente in cas-sa salì notevolmente, fino a rappresentare una porzione del 26,2% del to-tale. In quel periodo, inoltre, il valore dei crediti crebbe ulteriormente e,anche se i titoli si mantennero ad un livello inferiore al 5% dell’attivo, ilpatrimonio finanziario dell’azienda raggiunse, nell’insieme – escluse le di-sponibilità liquide –, un valore medio pari al 55,3% del totale.

Nel periodo tra il 1860 e il 1870, il capitale sociale discese al 24,6%,in media, del valore del passivo, dimezzando la percentuale conseguita du-rante gli anni quaranta; mentre i debiti e i pagamenti raggiunsero una quo-ta, inferiore a quella del decennio precedente, pari al 62% del totale: il va-lore medio della massa dei “debiti”, dunque, si ridusse all’86,6% del com-plesso delle passività.

In quegli anni, infine, gli stipendi aumentarono il loro valore, rag-giungendo un livello medio del 6,1%; così come gli utili distribuiti ai sociebbero un incremento consistente, toccando i livelli più elevati dell’interotrentennio e rappresentando, nella media del periodo considerato, un va-lore pari al 7,3% del totale delle voci passive.

Il libro giornale, che contiene l’elenco dei principali prodotti com-mercializzati dall’Almacén de la Sierra,212 costituisce una fonte ulteriore diinformazioni, anche per gli anni sessanta, al fine di approfondire la cono-scenza dello svolgimento effettivo dell’attività e di scomporre i dati relati-vi al valore del complesso delle scorte commerciali, così come riportati nel-la tabella 6.III in appendice.

Nel corso degli anni tra il 1860 e il 1870, alle merci esistenti all’inter-no del magazzino nel decennio anteriore non se ne erano aggiunte di nuo-ve; ma, mentre era ricomparso il baccalà, d’altro canto, non trovavano piùposto nell’attività di compravendita dell’emporio alcuni generi alimentari,come i ceci di Jerez, le nocciole e le mandorle, nonché altri articoli, comei cassonetti d’acciaio (cajones acero).213 Sebbene permanessero ancora for-ti oscillazioni nei valori dei singoli prodotti, dovute alla diversità delle par-tite trattate e dei mercati di origine, è stato possibile verificare sia la com-posizione delle scorte che il valore unitario dei vari generi commerciali.

247

212 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195.

213 Ibidem.

Page 284: Volume lepore

Durante gli anni sessanta, lo zucchero, nelle sue differenti qualità, ri-mase il bene di importanza preponderante tra quelli disponibili nel ma-gazzino: infatti, il suo valore, pur subendo una consistente riduzione in ter-mini percentuali rispetto al decennio precedente, rappresentò mediamen-te il 49,9% del totale.214 Inoltre, il valore unitario dello zucchero, in quel-lo stesso periodo, oscillò notevolmente, da un minimo di 31 e 3/4 a unmassimo di 53 reales de vellón, in relazione alle diverse partite, alla qualitào alla località di provenienza della merce.215

Il caffè, al contrario, ebbe un’ascesa straordinaria, attestandosi su unvalore medio pari al 26,9% delle scorte commerciali e rappresentando, co-sì, una valida opportunità di diversificazione della base commerciale, do-minata, fino a quel momento, dalla presenza dello zucchero; il cacao au-mentò ancora di rilievo, raggiungendo il 5,2% del valore totale; la carta elo strutto salirono, a loro volta, ad un valore medio del 3,1%; il sapone di-scese al 2,7% del totale; il riso ebbe un incremento, che lo portò al 2,2%;il baccalà riapparve, con un valore pari all’1,2% delle scorte.216 Quasi tut-ti gli altri prodotti, compresi il pepe, la cannella e il tè, che avevano subi-to una consistente riduzione rispetto al periodo precedente, si mantenne-ro su livelli mediamente inferiori all’1% del valore totale degli articoli esi-stenti nel magazzino.217

Nell’intervallo di tempo cui si riferivano i bilanci redatti dal 1862 fi-no al 1870, il valore unitario del caffè Puerto Rico variò tra i 15 e 1/4 e i21 reales de vellón; quello del cacao Guayaquil oscillò tra i 14 e 3/4 e i 23e 1/2 reales de vellón; quello dello strutto si stabilì tra i 6 e gli 8 reales devellón; quello della carta de estraza, negli anni per cui si dispone di daticerti, non superò di molto i 9 reales de vellón; il valore unitario del sapo-ne variò tra i 6 e 1/2 e gli 8 e 3/4 reales de vellón; quello del riso oscillòtra i 19 e i 27 e 1/2 reales de vellón; quello del baccalà si mantenne tra i 7e 1/4 e gli 8 reales de vellón; il valore unitario del pepe variò tra gli 11 e i13 reales de vellón; quello della cannella de China si stabilì sui 7 e 1/2 rea-les de vellón; quello del tè perla oscillò tra i 10 e i 24 reales de vellón.218

Nel corso degli anni sessanta, dunque, mutò la composizione dellemerci su cui si fondava l’attività di scambio della ditta “González de laSierra”. Il valore complessivo della voce di bilancio denominata “generialimentari e altri articoli” non era più determinato, in modo perentorio,dallo zucchero, come era accaduto nel decennio anteriore, ma era sotto-posto anche alle fluttuazioni di altri prodotti, primo fra tutti il caffè, cheaveva assunto un ruolo sempre più pregnante all’interno dei traffici azien-

248

214 Ibidem. Il valore dei beni esistenti nell’Almacén de la Sierra, negli anni tra il 1862e il 1870, fu pari, globalmente, a 2.703.133 reales de vellón.

215 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Dia-rios», libro 2.2.195.

216 Ibidem.217 Ibidem.218 Ibidem.

Page 285: Volume lepore

dali. Il cacao, sia il tipo più comune (Guayaquil), che quello più pregiato(Caracas), acquisì ulteriore importanza, confermandosi come uno dei benicaratteristici dell’emporio. Mentre lo strutto e la carta avanzarono di po-sizione, scavalcando altre merci, come il sapone, la cannella, il tè e il pe-pe; il riso e il baccalà fecero nuovamente il loro ingresso tra i generi esi-stenti nel magazzino, sia pure in percentuali ancora molto basse.

Questa composizione delle scorte commerciali, oltre a confermare ilpredominio dei prodotti d’oltreoceano e, in particolare, di quelli di origi-ne coloniale, che venivano inviati nel porto gaditano da Cuba e Portorico,metteva in evidenza, altresì, una difficoltà di approvvigionamento – non èdato di sapere se transitoria o meno – per i beni di diversa provenienza,come quelli che erano procacciati sui mercati dei paesi orientali, a comin-ciare dalle Filippine.

In altri libri mastri, relativi al periodo 1859-1870, erano raccolti di-versi conti correnti, che confermano il modello di organizzazione com-merciale già analizzato per gli anni cinquanta, con la persistenza di unaestesa rete di corrispondenti, molti dei quali localizzati nelle regioni delnord e, in particolare, nella provincia di Santander, oltre che nell’area piùprossima alla baia gaditana, dove si trovava la maggior parte di essi.219 Leinformazioni ricavate da tali libri mostrano, inoltre, come fosse prosegui-ta la diffusione a livello territoriale dell’attività commerciale del comples-so aziendale “González de la Sierra”, con l’individuazione di nuovi mer-cati e di nuovi intermediari, in aggiunta a quelli del decennio precedente,in altre località dell’Andalusia e della Spagna.220

Questi libri contabili, inoltre, consentono di provare che i rapportidella compañía con l’estero si ampliarono ad altri soggetti, senza per que-sto mettere da parte i principali referenti del decennio anteriore. Erano ri-masti al loro posto, infatti, N. H. Lütgens e “Henrique Ludendorff Succ.”di Amburgo, che rifornivano l’azienda gaditana di prodotti di altri paesieuropei, in particolare di strutto (manteca de cerdo), di burro (manteca devaca) e di formaggio olandese (queso de bola), passando sovente attraver-so la via di collegamento di Londra.221 Così come non era stata sostituitala ditta “Rebuelta Demestre y Cía” de L’Avana, che si occupava dell’inviodi ultramarinos a Cadice, città ritenuta ancora una testa di ponte per gliscambi con i territori continentali.222

249

219 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.55, 2.1.59, 2.1.61, 2.1.65 e 2.1.69.

220 I referenti della ditta “González de la Sierra”, che si aggiunsero agli intermediarigià esistenti all’interno della Spagna, si trovavano in numerose altre località della peniso-la, oltre quelle già indicate per gli anni cinquanta, come: Irún, Cerrazo, Villapresente, Bil-bao, Grado, Rota, Cartaya, Isla Cristina, Gibraleón, Medina, Arcos de la Frontera, Chi-clana de la Frontera, Tarifa, Algeciras, Valverde, Utrera, Morón, Marchena, Cordova,Aguilar, Orihuela e Crevillente.

221 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.55, 2.1.59, 2.1.61, 2.1.65 e 2.1.69.

222 Ibidem.

Page 286: Volume lepore

Ai corrispondenti stranieri già operanti negli anni cinquanta se ne ag-giunsero di nuovi, come: “Des Arts y Cía” di Amburgo, che inviava a Ca-dice i prodotti derivati dai grassi animali e da lì importava tabacco; “Sieg-mund Robinou é hijo” di Amburgo, che procurava lo strutto ai Gonzálezde la Sierra e, al tempo stesso, importava dalla Spagna tabacco e prosciutti;José Morales Alvarez de L’Avana, che, oltre a fornire lo zucchero alla dittagaditana, importava a Cuba prodotti spagnoli, come olio e lenticchie; “GilíRobira y Cía” de L’Avana, che aveva iniziato a partecipare al commercio trale due sponde dell’Atlantico nel 1864; “Estefani Ferrer y Cía” di Matanzas,che esportava da Cuba lo zucchero per l’Almacén de la Sierra; “Gili Torresy Cía” de L’Avana, che prendeva parte allo stesso tipo di forniture di zuc-chero; “Jourdan Buy y Cía” di Marsiglia, che commerciava in vari prodot-ti, come la cicoria, il tè e la cannella; “Borras Montana y Cía” e “B. Borrásy Hermanos” di Portorico, che spedivano a Cadice il caffè di produzionelocale; “Rouquette y Cía” di Londra, che, solo a partire dal 1868, si inserìnei rapporti di scambio originati dall’impresa gaditana; Henry A. Richardsdi New York, che smerciava generi alimentari, come lo strutto; L. U. Heildi Haarlem, che riforniva la ditta di Cadice di formaggio; “Couture y Fal-co” di Marsiglia, che provvedeva all’invio dello zucchero in pani.223

Da queste indicazioni è possibile desumere che il meccanismo delle re-lazioni commerciali con l’estero non funzionava più, come nella primametà dell’Ottocento, solamente in entrata, ma che i corrispondenti d’ol-treoceano, oltre ad esportare prodotti destinati al mercato spagnolo e con-tinentale, importavano in America, attraverso l’azienda di Cadice, generialimentari e altre merci di provenienza europea. Inoltre, il numero deglioperatori, che era entrato in contatto con la compañía da terre lontane eaveva avviato con essa un’attività stabile di compravendita, nel corso deglianni sessanta era sensibilmente aumentato.

In questo quadro si metteva sempre più in evidenza il ruolo di inter-mediazione svolto dai commercianti gaditani e dalla società “FranciscoGonzález de la Sierra”, che fungeva da centro di distribuzione delle der-rate provenienti da diverse località, non rifornendo più solo il mercato lo-cale o interno, ma ripercorrendo, sia pure in parte e in dimensioni estre-mamente ridotte, il tragitto dei flussi commerciali che Cadice aveva sapu-to dispiegare nel periodo del suo splendore, durante il siglo de oro.

Un libro mayor di fatture consente di approfondire ulteriormente l’e-same di questi fenomeni di crescita della ditta di calle de la Aduana anchea livello internazionale, che si sostanziavano nella possibilità di sceglieretra due diversi tipi di negoziazione: l’una, tipica delle imprese di piccoledimensioni, che portava ad avvalersi di un fornitore locale – o, al massi-mo, nazionale – e che avveniva, molto spesso, sulla banchina del porto(«en el muelle»), in prossimità della sede aziendale; l’altra, affermatasi de-finitivamente nel decennio precedente, che si basava sulla partecipazione

250

223 Ibidem.

Page 287: Volume lepore

diretta agli scambi esteri, utilizzando propri referenti in alcuni punti chia-ve del mercato straniero e sostituendo, all’intermediazione altrui, la pro-pria.224 Il circuito commerciale che ne derivava non era a senso unico, masi sviluppava attraverso relazioni multilaterali, all’interno delle quali cia-scun operatore, di volta in volta, fungeva da fornitore o da cliente.

In questo caso, a differenza di quelli considerati per gli anni cinquan-ta, il libro mayor raccoglieva, oltre alle fatture delle merci acquistate, an-che i dati relativi alle vendite delle stesse partite di beni ai diversi com-pratori (intermediari locali, corrispondenti nazionali ed esteri, esercizicommerciali dell’area gaditana).225 L’attività di scambio si svolgeva, ingrande prevalenza, all’ingrosso, ma vi erano anche settori aziendali, comegli esercizi commerciali collegati alla società principale, che effettuavanola vendita al dettaglio.

La tabella 22, nella quale sono stati inseriti gli esempi dei due diversitipi di negoziazione praticati dall’azienda commerciale di Cadice, mostracome gli schemi riportati nel libro di fatture fossero molto simili a quellicontenuti nei libri giornale degli anni quaranta, con una stretta connessio-ne tra le informazioni relative alle forniture e quelle relative allo smerciodei prodotti acquistati.226

Gli esempi tratti dal libro delle fatture servono a sottolineare la com-plessità delle relazioni commerciali, che anche un’impresa di medio livel-lo era stata in grado di costruire negli anni immediatamente successivi al-la metà dell’Ottocento, quando a Cadice, insieme alla ripresa economica eall’espansione commerciale, era tornata la speranza di poter rivivere i suc-cessi e la prosperità dei secoli anteriori.

L’attività della società “Francisco González de la Sierra” aveva su-perato stabilmente i circoscritti confini regionali e si era inserita nel cir-cuito di scambio internazionale, attraverso la gestione diretta dei rap-porti con un discreto numero di operatori commerciali stranieri. Questirisultati di notevole importanza furono realizzati, senza abbandonare– anzi, ampliando – la rete dei corrispondenti interni e consolidando lapresenza dei vari esercizi entrati a far parte del complesso aziendale ga-ditano.

Le merci al centro dei traffici percorrevano le rotte più disparate pergiungere a Cadice e per partire di lì alla volta dei mercati di consumo fi-nali: l’importazione di prodotti stranieri, in particolare, poteva seguire untragitto diretto (come, ad esempio, da Cuba o da Portorico alla baia ga-ditana), oppure poteva essere sottoposta, talvolta, a itinerari più tortuo-

251

224 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.58.

225 Ibidem.226 Anche per gli anni sessanta si può trovare ampia documentazione delle fatture nei

libri giornale dell’azienda, oltre che nella sezione dedicata agli “strumenti di cambio”(A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios», libros2.2.242, 2.2.258, 2.2.261, 2.2.267 e 2.2.276).

Page 288: Volume lepore

252

Tab. 22 - Libro Mayor di Facturas, scritture del 1864 e del 1865 (in reales de vellón)

Fattura per 60 casse di zucchero, comprate sulla banchina del portoda Don José Manuel Viniegra (31 marzo 1864)

Fornitura Valore

60 casse di zucchero 36.944 rs. e 40 cms.detrazione del 5% (quebranto según convenio) 1.847 rs. e 22 cms.

costo totale fornitura 35.097 rs. e 18 cms.

Spese (Gastos)

nolo (a 40 reales la cassa) 2.400 realesassicurazione (seguro/1,5%) 593 reales

trasporto a terra 300 realesprovvigione (corretaje/0,5%) 175 reales

trasporto all’emporio 180 realesdiritto reale 9.650 reales

indennizzo (quebranto de cobranza) 180 reales

totale spese 13.478 reales

costo totale (fornitura + spese) 48.575 rs. e 18 cms.

gratificazione (gratificación peso) 330 reales

costo totale finale 48.905 rs. e 18 cms.

Vendita delle 60 casse di zuccheroVendita al dettaglio (venta por menor) Valore totale

a vari privati 51.952 reales

Conto finale (Liquidación)

Vendite 51.952 reales

Prâl y Gastos 48.905 reales

Utile netto 3.047 reales

segue

Page 289: Volume lepore

253

segue tabella 22

Fattura per 100 barili di strutto, provenienti da New York (via Gibilterra),inviati da Henry A. Richards con la nave inglese “Mary Barden” (10 aprile 1865)

Fornitura Peso (libras-arrobas) Valore100 barili di strutto (manteca de cerdo) £ 26.330

tara 4.370

totale fornitura netta £ 21.960 á 24 e ¼ 5.325 rs. e 30 cms.

Spese (Gastos)

provvigione (corretaje/0,5%) 26 realesaltra provvigione 26 rs. e 62 cms.

commissione (comisión/2,5%) 134 rs. e 75 cms.

totale spese 187 rs. e 37 cms.

costo totale (fornitura + spese) 5.512 rs. e 67 cms.

costo totale che precede, al cambio (calcolo necessario

del 110% (2.625 rs. e 23 cms. x 20 =) per passare al valore 52.504 rs. e 60 cms.totale della merce

acquistata)

Spese da Gibilterra (Gastos desde Gibraltar)

nolo da New York 2.450 realeschiatta alla banchina (scarico e carico) 53 reales

chiatta e 1 lancia al vapore ( „ „ „ ) 80 realesspese per la guardia 13 reales

certificati 26 realesnolo del vapore per Cadice 1.200 reales

provvigione (comisión) di transito 333 realestrasporto a terra 200 reales

trasporto alla casa 100 realesindennizzo (quebranto de cobranza) 400 realesdazio doganale (derecho de puertas) 7.220 reales

diritto doganale reale 4.738 realesgratificazione (gratificación de puertas) 3.610 reales

gratificazione per diritto reale 2.300 realesgratificazione per diritto di mediazione (corredor) 140 reales

spese per la guardia a Cadice 0nolo aggiuntivo per trasporto 100 barili 243 reales

totale spese da Gibilterra 23.106 reales

totale generale 75.610 reales

segue

Page 290: Volume lepore

254

si, lungo i quali si verificavano diversi passaggi di mano e si ritrovava piùdi un livello di intermediazione. Nel libro mayor, che raccoglieva le fat-ture di quel periodo degli anni sessanta, vi sono numerose riprove di ta-le articolazione: come il caso, riportato nella tabella precedente, dei ba-rili di strutto inviati da New York, passando per Gibilterra, o gli esem-pi delle partite di strutto provenienti dall’America del nord e inviate aCadice da Amburgo, passando per Londra, da parte dei signori Robi-nou.227

I libri delle cambiali, relativi agli anni tra il 1860 e il 1870, contengo-no informazioni più circostanziate rispetto alle scritture analoghe del de-cennio anteriore, riportando – oltre alle indicazioni essenziali (la città, ilgiorno, il mese e l’anno di emissione; la data di accettazione e il terminedi scadenza; i nomi dell’emittente, del beneficiario e del pagatore; l’im-porto della letra de cambio) – anche altri dati, come: il tipo di documento(tratta, pagherò, ricevuta, ordine); il numero d’ordine progressivo; la gira-ta; l’eventuale addossamento (cargo) ad altro individuo, società o banca; ilvalore netto negoziato; la percentuale di cambio e varie osservazioni ag-giuntive.228 Inoltre, tali documenti non riguardavano solo le relazioni tra isoggetti di un’area territoriale ben delimitata, ma si estendevano all’interainiziativa aziendale e ai rapporti finanziari ad essa collegati su tutto il ter-ritorio nazionale e, in molti casi, anche in diverse piazze estere.

Vendita dei 100 barili di strutto

Vendita Valore unitario Valore totalea privati (aprile-maggio 1865) tra 8 e ¾ e 9 reales 32.879 reales

a bilancio 7 reales 50.659 realestotale vendita 83.538 reales

Conto finale (Liquidación)

Vendite 83.538 reales

Prâl y Gastos 75.610 reales

Utile netto 7.928 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.58.

segue tabella 22

227 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libro 2.1.58.

228 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.56, 2.1.60, 2.1.63, 2.1.66 e 2.1.70.

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Sebbene le notizie contenute nei libri mastri abbiano un carattere me-ramente riassuntivo, può essere effettuato, avvalendosi anche di tutta l’al-tra documentazione disponibile,229 un ulteriore approfondimento sull’im-piego di questi titoli di credito nell’attività di compravendita; tuttavia,un’elaborazione di dettaglio quantitativo andrebbe al di là dello scopo diun inquadramento generale della storia dell’azienda “González de la Sier-ra” e dei suoi legami con l’evoluzione commerciale di Cadice.

Le indicazioni contenute nei lunghi elenchi delle cambiali consento-no, dunque, di evidenziare lo sviluppo delle modalità di finanziamento de-gli scambi, che si basavano, in misura considerevole – come è stato già ve-rificato nei bilanci dell’Almacén de la Sierra –, su titoli di credito a brevetermine. Tali informazioni, inoltre, possono fornire un utile contributo al-l’individuazione delle località, nelle quali veniva comprata o venduta lamercanzia e dove si erano stabiliti i rapporti d’affari della ditta di calle dela Aduana. A quest’ultimo fine, è stato effettuato un esame della disposi-zione geografica dei luoghi di emissione delle cambiali, che ha conferma-to il livello di espansione territoriale del raggio di azione aziendale, già os-servato attraverso i libri dei conti correnti.

L’impresa gaditana, oltre ad avere ampliato ulteriormente le proprie re-lazioni all’interno dei confini nazionali, entrando in contatto con nuovi nu-clei urbani,230 aveva consolidato i rapporti commerciali e finanziari con learee del paese già toccate dalla propria attività nelle fasi precedenti. Inoltre,durante gli anni sessanta, si era precisata ancora di più la direzione dei traf-fici interni, che si sviluppavano lungo alcune traiettorie ben individuate: daun lato, l’azienda aveva conservato il centro degli affari nella baia gaditana,rafforzando la propria presenza in tutte le città della zona; dall’altro, essaaveva intensificato notevolmente i collegamenti con i territori del nord delpaese e, in particolare, con la regione di origine della famiglia di FranciscoGonzález de la Sierra, la Cantabria; la compañía, infine, aveva accresciuto ilproprio radicamento in una terza area, rappresentata dalla fascia costiera edal retroterra sud-orientale della penisola, che, ormai, era stata ampiamen-te coperta, da Ayamonte fino a Valencia. Al di fuori di questi ambiti, le at-tività aziendali si erano spinte solo in alcuni luoghi strategici della Spagna,come le isole (Baleari e Canarie), i possedimenti africani (Ceuta) e i duemaggiori centri urbani (Madrid e Barcellona).

Tuttavia, il dato più rilevante dal punto di vista commerciale fu cer-tamente il potenziamento e l’estensione dei rapporti di scambio con l’e-

229 A.H.G.S., Sección de «Instrumentos de cambio», Serie de «Letras de cambio nacio-nales», Serie de «Letras de cambio extranjeras», Serie de «Pagarés», carpetas H-1.1, H-1.2,H-2.1 e H-3.1.

230 Rispetto alle località individuate con l’ausilio dei libri dei conti correnti, i libri del-le cambiali hanno permesso di rilevare anche altre città interessate dai traffici della società“González de la Sierra”, come: Valladolid, Haro, Logroño, Comillas, Oviedo, León, Pon-tevedra, Carmona, Moguer, Antequera, Linares, Andújar, Granada, Adra, Águilas, Mur-cia, Ceuta, Gran Canaria, Santa Cruz de Tenerife, Sabadell e altre ancora.

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stero, che erano una precisa caratteristica della ditta di Cadice. Attra-verso l’esame dei libri delle cambiali, infatti, è stato possibile trovareconferma dei legami anteriori, ma si è anche constatato che era aumen-tato considerevolmente il numero delle città straniere entrate in contat-to con il complesso aziendale “González de la Sierra” e che si era sta-bilita una certa regolarità nelle transazioni commerciali a livello interna-zionale.

Le città con cui erano mantenute relazioni più frequenti e significati-ve erano L’Avana e Amburgo, che rappresentavano i luoghi tradizional-mente preferiti per il rifornimento dei prodotti da rivendere all’interno delpaese; subito dopo queste località, venivano Manila, Portorico, Londra eParigi, che avevano accresciuto il loro ruolo di mercati di approvvigiona-mento e, in qualche circostanza, anche di sbocco; nel corso degli anni ses-santa, infine, i rapporti commerciali si erano estesi a molte altre realtà d’ol-treoceano (Matanzas, Santiago di Cuba, Trinidad, Panama, Messico, Ve-racruz, Guadalajara, Montevideo, Buenos Aires e New York) e del conti-nente europeo (Bruxelles, Haarlem, Birmingham, Derby, Sheffield, Man-chester, Newcastle, Belfast, Bordeaux, Saint-Étienne, Marsiglia e Genova):tuttavia, solo per alcuni di questi ultimi casi si trattava di collegamenti co-stanti nel tempo, mentre, per la maggior parte, erano vincoli di caratterepuramente episodico.231

Le scritture contabili dell’azienda di Cadice forniscono, come si è vi-sto, un notevole contributo alla ricostruzione delle vicende di una singo-lare iniziativa commerciale, che ha avuto una durata di circa due secoli emezzo e che ha rappresentato un piccolo, ma fondamentale tassello per fa-re luce su molti aspetti della storia economica della città, dal periodo delsuo splendore fino al momento del declino e della sua definitiva riduzio-ne d’importanza. Tuttavia, anche se è possibile ricavare ulteriori informa-zioni dall’esame degli altri libri mayores disponibili per quest’epoca,232 èpreferibile fermarsi al quadro generale finora delineato della vita azienda-le e dei fenomeni economici che l’hanno interessata.

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231 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Mayo-res», libros 2.1.56, 2.1.60, 2.1.63, 2.1.66 e 2.1.70.

232 Gli altri libri mastri, riguardanti gli anni sessanta, riportano dati molto frammen-tari su alcuni aspetti limitati dell’attività commerciale. Il libro 2.1.57 contiene conti spar-si, di cui solo il primo riferito al periodo in esame; il libro 2.1.62 è un borrador de com-pras, relativo agli anni dal 1865 in poi, nel quale venivano riportate solo le annotazioni ini-ziali di ciascuna operazione; il libro 2.1.64 è un libro di ventas, relativo agli anni dal 1866al 1868, con un elenco delle vendite effettuate mese per mese; il libro 2.1.67 contiene iconti correnti dei “dipendenti” – i dipendenti veri e propri, ma anche i soci che svolge-vano un’attività amministrativa o lavorativa all’interno dell’azienda –, che regolavano, apartire dal 1867, i rapporti di dare e avere con la ditta di diversi individui (BernardinoGonzález de la Sierra, Sotero González de Tánago, José Venancio González de la Sierra,Fernando González de Peredo, Benito González de Tánago, Ángel Gómez de la Casa eFidel González de Peredo); il libro 2.1.68 è un libro di cassa, con registrazioni in partitadoppia, che raccolgono i dati sulle variazioni delle disponibilità liquide dell’azienda, dal1867 in poi.

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Il complesso commerciale gaditano era giunto al termine del periodopiù emblematico della sua storia e si avviava verso un futuro molto menobrillante, che, comunque, avrebbe visto operare l’azienda, in varie forme,fino ai giorni nostri. Il punto di svolta da una fase all’altra, manifestatosiimprovvisamente nella seconda metà degli anni sessanta, segnò la fine delciclo di maggiore prosperità del XIX secolo, che aveva accomunato le sor-ti della città e quelle della ditta “González de la Sierra”. Il trentennio cen-trale dell’Ottocento, infatti, era stato per Cadice un periodo di grandi spe-ranze, nell’attesa, per molti versi illusoria, di una nuova epoca di espan-sione economica. Ma ancor più rilevante fu il significato di quell’arco tem-porale per l’impresa di calle de la Aduana, che raggiunse livelli molto ele-vati di crescita e sfiorò l’opportunità di una definitiva affermazione, ve-dendo aprirsi alla sua partecipazione, per la prima volta, l’empireo com-merciale gaditano, quel settore esclusivo della struttura economica locale,la cui formazione derivava dall’opera svolta dalla borghesia mercantile incondizioni di eccezionale favore.

Tuttavia, anche se questi obiettivi di sviluppo si erano basati su nuo-ve strategie, in cui la libertà degli scambi occupava il primo posto, fu pro-prio l’insussistenza di una borghesia pienamente autonoma e in grado dipromuovere da sola l’emancipazione dell’economia locale, che – insiemead altri fattori – impedì ad una città come Cadice, ormai priva degli anti-chi privilegi, di cogliere l’occasione offerta dal lungo ciclo favorevole. Co-sì, al termine della fase espansiva, l’illusione fu spezzata e l’attesa speran-zosa del ritorno ai fasti del siglo de oro si trasformò nell’accettazione qua-si inerte di uno stato di decadenza e di arretratezza.

L’azienda guidata da Francisco González de la Sierra, che finalmenteaveva dato l’impressione di poter sfruttare le proprie caratteristiche per unulteriore balzo in avanti, in grado di portarla al livello delle realtà com-merciali più solide della baia gaditana, tra la fine degli anni sessanta e l’i-nizio degli anni settanta si arrestò e fu costretta a ridimensionare la porta-ta dell’attività svolta fino a quel momento. Le ragioni di questa crisi nonfurono solo di natura generale, con una indubbia trasmissione degli effet-ti negativi del ciclo dall’economia locale a quella specifica iniziativa com-merciale, ma trovarono origine anche nella struttura della stessa compañía,che non era stata messa nelle condizioni di trasformarsi compiutamente inun’organizzazione di tipo capitalistico.

In essa sopravvivevano, infatti, i vecchi difetti di un’azienda a caratte-re familiare, in cui l’obiettivo principale non era tanto l’accumulazione,l’incremento dei profitti da realizzare attraverso un’attività d’investimen-to, quanto la possibilità di assicurare una rimunerazione più che dignito-sa a tutti i componenti del nucleo commerciale, compresi quelli che tor-navano alle terre d’origine, e di ottenere degli utili, impiegando su largascala un modello di compravendita consolidato, che si fondava sull’espe-rienza e sull’abilità di chi aveva sempre fatto dell’attività di intermediazio-ne e di scambio il proprio mestiere.

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A queste cause specifiche di ritardo si aggiunse la morte di FranciscoGonzález de la Sierra, il principale protagonista di un trentennio di ope-rosità e di pregevoli risultati della società gaditana: questo evento costituìil passaggio decisivo per la fine di un’esperienza commerciale e per la de-finitiva perdita del ruolo di comando da parte della famiglia di origine can-tabrica, che aveva gestito il complesso aziendale fino ad allora. Negli annisuccessivi, pur non scomparendo, l’eredità dell’impresa fondata nella pri-ma metà del XVIII secolo dagli Agüera fu raccolta in nuove forme, conorizzonti molto più delimitati, e venne radicalmente ridotta d’importanza,tornando a rappresentare una realtà di rilievo regionale.

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4.1 – La liquidazione della compañía “Francisco González de la Sierra”e la formazione di una nuova società mercantile come passaggioad una fase di ridimensionamento dell’attività commerciale.

Francisco González de la Sierra, pur avendo mantenuto la guida del-la società commerciale gaditana per un trentennio, aveva trasferito, fin dal-l’inizio, le funzioni amministrative dell’emporio principale ad altri familia-ri e soci, per dedicarsi con maggiore cura allo sviluppo degli interessi del-l’impresa di cui era titolare. Infatti, egli aveva conferito una procura a Be-nito González de Tánago, Ángel Gómez de la Casa, José Venancio Gonzá-lez de la Sierra, residenti a Cadice, e a José de la Peña, suo genero, abi-tante a Puerto de Santa María, «para que en mi nombre y representaciónadministren rejan y gobiernen el almacén situado en esta ciudad calle dela Aduana esquina á la de Blanquete número trece»:1 tale atto non signifi-cava l’abbandono dell’attività da parte del socio di maggior importanzadella compañía, ma rappresentava la chiara espressione della volontà di or-ganizzare meglio l’azienda gaditana, introducendo una distinzione tra ilruolo della proprietà e i compiti di gestione diretta, in una parte fonda-mentale del complesso commerciale.2

4Lo scioglimento della società “Francisco González de la Sierra y Cía”

e il definitivo declino del commercio gaditano del XIX secolo:una riflessione sulla borghesia commerciale di Cadice

1 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por D. Francisco González de la Sierra afavor de D. José de la Peña, D. José Venancio González de la Sierra, D. Ángel Gómez de laCasa y D. Benito González de Tánago, Cádiz, 9 luglio 1840.

2 Questo schema di gestione non era insolito nella composita realtà commerciale ga-ditana: nel 1862, ad esempio, con una procura di contenuto analogo – riferita, però, ad uninsieme notevolmente più ampio di beni –, anche Francisco Sánchez de la Sierra aveva at-tribuito a Benito González de Tánago, Ángel Gómez de la Casa e Venancio González de laSierra il compito di amministrare «todos los bienes rústicos y urbanos, raices, semovientes,establecimientos de industria, y cualesquiera otros, que en estas Provincias de Andalucíame correspondan, ya sean de mi propiedad, ó de la de mi legítima muger Doña Basilisa Gó-

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Del resto, che Francisco González de la Sierra non avesse rinunciatoad un impegno in prima persona nella società, ma, anzi, avesse concentra-to i suoi sforzi nella conduzione e nel coordinamento dell’insieme delle ini-ziative commerciali che facevano capo alla ditta di Cadice, è dimostrato,oltre che dalla sua partecipazione all’attività aziendale – come si può fa-cilmente rilevare dai continui riferimenti contenuti nei libri contabili –, an-che dal fatto che gli eredi di suo fratello José diedero proprio a lui il po-tere di rappresentarli, «como tutor y curador» tanto di «todos los génerose intereses» corrispondenti all’Almacén de la Sierra, quanto de «los demásque dependen del mismo correspondientes a la citada sociedad del mismotítulo de Sierra».3 La stessa forma di rappresentanza, inoltre, gli era stataconferita anche da appartenenti ad altri nuclei familiari, che risiedevanonella regione cantabrica e che, per questo motivo, erano impossibilitati aseguire l’andamento degli affari nei propri empori della baia gaditana.4

Peraltro, nel corso del periodo tra il 1840 e il 1870, Francisco Gonzá-lez de la Sierra si era intensamente occupato degli aspetti più rilevanti del-la nuova attività, che, soprattutto negli anni cinquanta, aveva caratterizza-to l’azienda gaditana: l’esercizio in proprio del trasporto marittimo di mer-ci e persone. Numerosi documenti testimoniano di questo concreto inte-resse: dagli atti di conferimento della rappresentanza per la gestione e lavendita di alcune navi; all’istanza inviata all’amministratore della dogana,con la quale egli chiedeva che fosse concesso il permesso di scarico alla na-ve a vapore “Princesa de Asturias”;5 fino al cospicuo materiale riguardan-te le assicurazioni, le navi a vapore e le attività di trasporto.

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mez de la Casa» (A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Seriede «Poderes», carpeta A-3A, Documento notarial de poder otorgado por D. Francisco Sánchezde la Sierra a favor de D. Ángel Gómez de la Casa, D. José Venancio González de la Sierra yD. Benito González de Tánago, Puerto de Santa María, 16 luglio 1862).

3 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por Dña. Manuela González de la Sierraa favor de D. Francisco González de la Sierra, Rudagüera, 18 aprile 1840. L’ultima partedella citazione è di grande interesse, non solo ai fini della definizione del ruolo di Franci-sco González de la Sierra, ma anche allo scopo di una conferma del modello di organiz-zazione aziendale adottato, molto simile a quello di una holding di dimensioni ridotte: in-fatti, nell’indicazione dei beni, per i quali si conferiva la procura, si menzionavano speci-ficamente l’emporio di calle de la Aduana e le altre attività, che dipendevano dallo stessoalmacén e facevano capo alla società denominata “de la Sierra”. In questo modo, appari-va in tutta evidenza la centralità della compañía che prendeva il nome da Francisco Gonzá-lez de la Sierra e la sua funzione di raccordo tra tutte le altre iniziative commerciali delgruppo gaditano.

4 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por Dña. Josefa Gómez de la Casa a favorde D. Francisco González de la Sierra, Cerrazo, 14 aprile 1839.

5 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Cer-tificados-Instancias», carpeta A-6, Instancia realizada por D. Francisco González de la Sier-ra, dirigida al administrador de esta Aduana, Cádiz, settembre 1852. Dall’istanza, si evin-ceva anche che Francisco González de la Sierra era il consegnatario (consignatario) dellanave “Princesa de Asturias”.

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Vi sono, poi, altre fonti documentarie, che contribuiscono a provare ilruolo attivo ed eminente svolto da Francisco González de la Sierra nella so-cietà commerciale. In particolare, vanno menzionati gli atti che ne conferma-vano la natura di operatore commerciale, interessato alla crescita di quel rag-gruppamento di aziende sorto grazie all’impulso e alla presenza del nucleo fa-miliare di origine santanderina: i contratti di compravendita dei prodotti este-ri, ai quali egli prendeva parte regolarmente;6 i numerosi atti di tipo notarileo giudiziale (protesti cambiari, convocazioni di creditori, ecc.), in cui compa-riva il suo nome;7 il certificato di iscrizione alla matricola della ContribuciónIndustrial y de Comercio, che era intestato a lui, come «almacenista al pormayor» di generi coloniali;8 il certificato di sdoganamento, a suo nome, di unapartita di 96 quintali di baccalà, proveniente dall’America;9 la corrisponden-za e le circolari delle case commerciali, inviate a lui direttamente;10 l’istanzapresentata alla Administración Económica, dopo la sua scomparsa, per comu-nicare la cessazione della sua attività, come commerciante all’ingrosso.11

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6 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Car-tas de pago-Compra-Ventas», carpeta A-5, Documentos 1849-1869.

7 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Au-tos judiciales», carpeta A-8, Documentos 1853-1867.

8 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Certi-ficados-Instancias», carpeta A-6, Certificado del administrador de Contribuciones directas dela provincia de Cádiz a D. Francisco González de la Sierra como almacenista al por mayor, Cá-diz, 29 novembre 1845. In tale documento, Don Manuel Ortega, amministratore delle im-poste dirette della provincia di Cadice, certificava che: «en la matrícula de esta capital apro-bada por el Sr. Intendente de la provincia, en la cual se hallan comprendidos los sugetosque han de satisfacer la contribucion industrial y de comercio en el año actual, está in-scripto D. Francisco González de la Sierra que vive en la calle de la Aduana núm. 13 y ejer-ce la industria, comercio, profesion, arte ú oficio de almacenista al por mayor de frutos co-loniales y que las cuotas que le estan señaladas por esta contribucion, son las siguientes:

Reales vellonPor derecho fijo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.800Por derecho proporcional . . . . . . . . . . . . 192Por recargo de 2 mrs. en cada real. . . . . . 116,20

TOTAL . . . . 2.108,20.Este certificado de inscripcion es personal, no debiendo servir sino para la persona

expresada en el mismo».9 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Cer-

tificados-Instancias», carpeta A-6, Certificado de Despacho de la Aduana de Cádiz, Cádiz,1848. In questo certificato, Don José de Zea Bermudez, «del Consejo de S. M., su Mini-stro Honorario en el Tribunal Mayor de Cuentas, Gefe de Hacienda de Primera Clase yPrimer Inspector de las Aduanas de esta Provincia», attestava che Francisco González dela Sierra aveva sdoganato i generi d’importazione (il baccalà), trasportati sul brigantino in-glese “Dorothy” (proveniente da Terranova), «cuyos derechos importantes 16.600 rs. 10mrs. fueron satisfechos en la Tesoreria de esta Provincia en 30 de setiembre de este año».

10 A.H.G.S., Sección de «Correspondencia», Serie de «Correspondencia nacional», car-petas E-1.9/E-1.39B, Serie de «Correspondencia extranjero», carpetas E-2.1/E-2.2B;A.H.G.S., Sección de «Circulares de Casas Comerciales», Serie de «Circulares nacionales»,carpeta F-1.1, Serie de «Circulares extranjero», carpeta F-2.1.

11 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Cer-tificados-Instancias», carpeta A-6, Instancia a la Administración Económica notificando el

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Un’altra testimonianza – probabilmente, l’ultima in ordine di tempo,prima della sua morte – dell’impegno di Francisco González de la Sierranella conduzione dell’attività commerciale è rappresentata dalla lettera, del28 aprile 1870, inviata al Municipio (Ayuntamiento) di Cadice, con la qua-le, insieme ad altri operatori, faceva presente che erano state bloccate «enel muelle de la puerta de Sevilla» diverse mercanzie di produzione estera(30 botti di acquavite, 49 barili di strutto di Fiandra, 140 casse di lardo, pro-sciutto e sugna), per la mancanza di «adeudo de los arbitrios municipales yprovinciales»; per questa ragione, i firmatari dell’istanza “supplicavano”l’autorità cittadina affinché desse ordine di sbloccare le merci, facendoleentrare «sin gravamen de ninguna especie, con arreglo al derecho con quelos esponentes se consideran, según la ley del 17 abril último», e termina-vano con un auspicio per il riconoscimento dei loro diritti.12

Dalle indicazioni raccolte finora, dunque, dovrebbe risultare moltochiaramente il ruolo di fondamentale importanza svolto da FranciscoGonzález de la Sierra, che – anziché escludersi dalla gestione aziendale,per iniziare il proprio «retroceso sobre la tierra», ovvero per condurre unavita inoperosa e agiata – delegò ad altri il compito di amministrare l’Al-macén de la Sierra, per dedicarsi in prima persona ad un impegno tipica-mente imprenditoriale, di organizzazione e di coordinamento dell’interaattività commerciale esercitata dalla società di cui era il rappresentante dimaggior peso. Tuttavia, l’elemento che fuga ogni dubbio sul valore dell’o-pera di questo commerciante e sul suo ruolo di guida all’interno del com-plesso aziendale gaditano è dato proprio dagli eventi successivi alla suascomparsa, che portarono allo scioglimento della società “FranciscoGonzález de la Sierra y Cía”.

Nel 1870, dopo la morte di Francisco González de la Sierra, i residuisoggetti impegnati nella società fondata trent’anni prima decisero di dar vi-ta ad una nuova compagnia commerciale. Il 24 dicembre di quell’anno, in-fatti, José Venancio González de la Sierra, Bernardino González de la Sier-ra, Benito González de Tánago, Ángel Gómez de la Casa, Fidel Gonzálezde Peredo e Fernando González de Peredo costituirono a Cadice una «so-ciedad mercantil colectiva», denominata “Sierra Hermanos y Cía”.13

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fallecimiento de D. Francisco González de la Sierra y por tanto su baja como comerciante alpor mayor, Cádiz, 30 dicembre 1870. In questa comunicazione, i rappresentanti della so-cietà “Sierra Hermanos y Cía” dichiaravano che «habiendo fallecido el Señor Don Fran-cisco González de la Sierra ha cesado de ejercer la industria de comerciante al por mayoren la calle de la Aduana n. 18 desde el 31 diciembre actual».

12 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Cer-tificados-Instancias», carpeta A-6, Instancia dirigida al Excmo. Alcalde de esta ciudad, fir-mando, entre otros, por D. Francisco González de la Sierra, Cádiz, 28 aprile 1870.

13 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de la formalización de la Sociedad colectiva “Sierra Hermanosy Compañía”, Cádiz, 24 dicembre 1870. Benito González de Tánago, impossibilitato a par-tecipare, perché lontano da Cadice, aveva conferito, insieme alla moglie Manuela Gonzálezde la Sierra, un mandato a José Venancio González de la Sierra e Bernardino González de

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Questa ditta, la cui sede era stata stabilita nel piano basso dell’edificiodi calle de la Aduana n. 18, doveva operare nel ramo commerciale «decompra y venta de frutos coloniales extrangeros y del reyno al por mayory menor», sostituendo la compañía precedente, guidata dal principaleesponente della famiglia González de la Sierra.14

Il capitale effettivo con il quale si formò la società fu di 600.000 rea-les de vellón, «ó sean ciento cincuenta mil pesetas», diversamente suddivi-si tra i soci.15 L’elemento più importante di questa parte dell’atto costitu-tivo, tuttavia, era riportato nella clausola, secondo la quale i sei parteci-panti alla nuova iniziativa commerciale avevano pattuito di distribuire gliutili realizzati, così come le perdite, in proporzione al capitale rappresen-tato da ciascuno di essi, poiché si consideravano «capitalistas al par queindustriales».16

L’atto stipulato dal notaio Joaquín Rubio conteneva altre disposizionidi notevole rilievo per l’organizzazione e il funzionamento della società.Innanzitutto, anche se tutti i soci erano in possesso della «firma social»,solo tre, fra quelli residenti a Cadice, vennero incaricati dell’amministra-zione dell’azienda, percependo un «honorario» pari alla metà degli utilinetti: l’altra metà degli utili sarebbe stata divisa tra tutti i soci, in base alcriterio della corrispondenza, in termini proporzionali, ai rispettivi confe-rimenti. Inoltre, furono stabilite la durata della società per sei anni, a par-tire dal primo gennaio 1871, e la coincidenza del termine di presentazio-ne del bilancio con la fine dell’anno solare.17 Infine, vennero prescritti al-

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la Sierra, affinché li rappresentassero «en todos los asuntos, que les interesen (...) en la ciu-dad de Cádiz, ó en cualquiera otro punto, ya sean mercantiles ó de otra clase» e facesserole loro veci, quindi, anche nella costituzione di nuove società mercantili.

14 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de la formalización de la Sociedad colectiva “Sierra Herma-nos y Compañía”, Cádiz, 24 dicembre 1870.

15 Ibidem. Le quote del capitale sociale vennero divise in questo modo: 120.000 rea-les de vellón, a testa, sottoscritti da José Venancio González de la Sierra, BernardinoGonzález de la Sierra, Benito González de Tánago e Ángel Gómez de la Casa; 60.000 rea-les de vellón, per uno, sottoscritti da Fidel González de Peredo e Fernando González dePeredo.

16 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de la formalización de la Sociedad colectiva “Sierra Herma-nos y Compañía”, Cádiz, 24 dicembre 1870.

17 Nell’atto di formazione della società, a questo proposito, era stato anche previstoche «las existencias, que resulten de todas clases y especies dentro del establecimiento altiempo de los balances, (...) se evaluarán por los precios á la sazon corrientes en la Plaza,sin atencion ni respecto alguno á los de fabrica ó factura, ni á los costos que puedan te-ner los generos»: in questo modo, si faceva largo il principio del mercato, che, finalmen-te, appariva come la base su cui si sarebbe dovuta fondare la valutazione delle attività diun’impresa operante in una dimensione di tipo capitalistico. Inoltre, veniva precisato che,nel caso di merci esistenti in altri posti, al di fuori della piazza di Cadice, si intendevanoper prezzi correnti «los que tuvieren los efectos en el lugar donde se hallen, para cuya ba-se servirán sus últimas y mas recientes ventas, y en falta de este dato se estimarán sus va-lores por un calculo prudencial».

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cuni comportamenti di carattere prudenziale, in relazione all’attività divendita a credito e al divieto di concorrenza da parte dei soci.18

Alla conclusione del sesto anno di vita della società, si sarebbero do-vuti predisporre gli atti di «balance y liquidacion definitiva, (...) tomandocada socio su capital» e verificando, altresì, la parte degli utili (o delle per-dite), corrispondente al capitale sottoscritto da ciascuno.19 Tuttavia, i sociavevano la possibilità di recedere dalla compañía, anche durante la sua esi-stenza, ritirando la propria parte di capitale alla fine dell’anno: in questocaso, come in quello di morte del socio, era ammessa la sostituzione delsoggetto mancante con uno nuovo.20

Peraltro, anche se i soci «se hallan animados del espíritu de confra-ternidad, que supone la naturaleza del contrato social», era prevista – qua-lora si fossero create divergenze tra i soci – la nomina immediata di arbi-tri, in base agli articoli 323 e 325 del Codice di commercio; mentre si sot-tolineava che era sufficiente l’accordo de «los socios gerentes en su re-spectivo egercicio», per l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti.21

L’atto costitutivo si concludeva con la dichiarazione, secondo cui lanuova società rappresentava la prosecuzione della ditta commerciale“Francisco González de la Sierra”, «la cual por su fallecimiento há que-dado estinguida en todas sus partes»: proprio per questa esigenza di con-tinuità amministrativa, la compañía “Sierra Hermanos y Cía” era stata in-caricata di procedere alla liquidazione di quella preesistente, d’accordocon gli esecutori testamentari.22

Del resto, nelle stesse scritture di liquidazione, che furono predispo-ste il 31 dicembre del 1870, veniva fatto esplicito riferimento alla scelta diprevedere lo scioglimento della vecchia società, «á consequencia del falle-

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18 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de la formalización de la Sociedad colectiva “Sierra Herma-nos y Compañía”, Cádiz, 24 dicembre 1870. In questo documento, era stato scritto che «lasfias al por mayor ó al por menor, que se hagan por los socios, serán de cuenta de la so-ciedad, toda vez, que aquellas sean ó recargan en sugetos de providad ó marchantes de lacasa»; a questa clausola, seguiva quella, secondo cui «ninguno de los socios podrá hacerpor si negocio alguno fuera de aquellos que tengan relacion con la sociedad, al tenor delartículo trescientos doce del Codigo de comercio y bajo su pena».

19 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de«Compañías», carpeta A-2, Escritura de la formalización de la Sociedad colectiva “Sierra Her-manos y Compañía”, Cádiz, 24 dicembre 1870.

20 Ibidem. Il meccanismo di ritiro prevedeva che il socio receduto continuasse ad es-sere «responsable á las perdidas, que puedan ofrecer los negocios pendientes de liquida-cion»; mentre, «en cuanto á las utilidades, que tambien pudieran resultar á la sociedad,no percibirá ninguna desde el dia que hubiere determinado separarse». In caso di mortedi un socio, poi, gli eredi avrebbero potuto ritirare il suo capitale, al termine dell’anno:«pero si quisieran continuar podrán hacerlo hasta el vencimiento de la sociedad, y entraren la que se forme nuevamente».

21 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Escritura de la formalización de la Sociedad colectiva “Sierra Herma-nos y Compañía”, Cádiz, 24 dicembre 1870.

22 Ibidem.

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cimiento del Señor Don Francisco González de la Sierra», affidandone ilcompito alla «nueva sociedad, que como sucesora en todos los negocios seha formado» e che «se hace cargo de los generos creditos y efectivo esi-stente», restando obbligata «á satisfacer las deudas pendientes».23

Secondo i dati del bilancio finale della società “Francisco González dela Sierra y Cía” – che differiva da quello riportato nella tabella 6.III in ap-pendice solo per 9.000 reales de vellón, relativi ad una voce degli utili tra-sferiti alla nuova compañía – il valore totale dell’attivo, composto da merci,crediti di varia natura e fondi liquidi, era stato di 2.058.411 reales; mentreil valore dei debiti derivanti dall’attività commerciale svolta era risultato pa-ri a 1.247.663 reales, che, sommati al valore del capitale effettivo, avevanodato un totale di 1.847.663 reales: da queste cifre, poi, si era ricavato il va-lore degli utili lordi, pari a 210.748 reales, e, considerando il valore degli sti-pendi dei dipendenti, pari a 104.748 reales, si era ottenuto il valore degliutili netti, che risultava di 106.000 reales de vellón (più il valore di 9.000 rea-les della mobilia ceduta alla società “Sierra Hermanos y Cía”).24

Gli utili vennero ripartiti, attribuendone la metà, ossia 57.500 realesde vellón, agli eredi di José González de la Sierra; la terza parte, ossia38.333 e 1/3 reales de vellón, agli eredi di Francisco González de la Sier-ra; la sesta parte, ossia 19.166 e 2/3 reales de vellón, ad Ángel Gómez dela Casa.25 Tuttavia, dal punto di vista amministrativo, le relative voci delpassivo vennero trasferite a carico della società neocostituita.

Alla «Sociedad Mercantil Sierra Hermanos y Cía», oltre agli utili, furo-no trasmesse anche le altre obbligazioni sociali, per un importo complessivodi 2.058.411 reales de vellón, che sarebbe stato coperto dal valore dell’interoattivo, cioè, da «los valores existentes en dinero efectivo, generos y creditos»,risultanti dalla società precedente: in questo modo, si era portata a termine«la definitiva liquidacion de la casa de comercio de Francisco González de laSierra», soddisfacendo «todas las obligaciones pendientes», mediante la dit-ta «que le sucede en los negocios mercantiles en esta Plaza, en favor de la cualquedan todos sus derechos y acciones en el mismo concepto».26

La tabella 23 consente di verificare concretamente il trasferimento del-le obbligazioni dalla società originaria a quella di nuova formazione e lemodalità di estinzione di tali debiti, attraverso i conti sottoscritti il primogennaio 1871, al termine della procedura di liquidazione.27

23 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Com-pañías», carpeta A-2, Liquidación de la Casa de Comercio de D. Francisco González de laSierra por fallecimiento de éste, que pasa a sus sucesores “Sierra Hermanos y Compañía”, Cá-diz, 31 dicembre 1870.

24 Ibidem.25 Ibidem.26 Ibidem.27 Nel documento, che reca la data del 1° gennaio 1871, i rappresentanti della nuo-

va società avevano dichiarato che «á consequencia del fallecimiento del Sr. Don FranciscoGonzález de la Sierra, la casa de Comercio que giró á su nombre en esta Plaza desde Ju-

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Tab. 23 - Estinzione delle obbligazioni trasferite alla società “Sierra Hermanos y Cía”in qualità di sucesora della compañía “Francisco González de la Sierra”,in reales de vellón (1871)

Attivo

Capitale sociale della Sociedad mercantil colectiva“Sierra Hermanos y Cía”

Don José Venancio González de la Sierra (un quinto) 120.000 reales

Don Ángel Gómez de la Casa (un quinto) 120.000 reales

Don Benito González de Tánago (un quinto) 120.000 reales

Don Bernardino González de la Sierra (un quinto) 120.000 reales

Don Fidel González de Peredo (un decimo) 60.000 reales

Don Fernando González de Peredo (un decimo) 60.000 reales

totale capitale sociale 600.000 reales

Attività trasferite dalla società“Francisco González de la Sierra y Cía”

importo dei fondi liquidi, delle merci e dei crediti risultantidalla liquidazione della società precedente 2.058.411 reales

totale attività 2.658.411 reales

Passivo

Obbligazioni trasferite dalla società“Francisco González de la Sierra y Cía”

importo dei debiti da pagare per creditori privati, stipendie affitti risultanti dalla liquidazione della società precedente 1.247.663 reales

capitale della società “Francisco González de la Sierra y Cía” 600.000 reales

utili risultanti dalla liquidazione della società precedente 210.748 reales

totale passivo 2.058.411 reales

Capitale netto efectivo della società“Sierra Hermanos y Cía” 600.000 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Documentación par-ticular, notarial y judicial», Serie de «Compañías», carpeta A-2, Capital de dinero en efecti-vo, con que cuenta cada uno de los socios de la Sociedad Mercantil Colectiva “Sierra Her-manos y Compañía”, Cádiz, 1 gennaio 1871.

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Con la decisione di mettere in liquidazione la società fondata nel1840 e di costituirne una nuova, non si era realizzato un puro e sem-plice passaggio di mano, nonostante le continue attestazioni riguardantila continuità dell’attività commerciale da una forma all’altra e i conte-nuti dei concreti atti amministrativi, che avevano trasferito gli oneri del-la ditta guidata da Francisco González de la Sierra a carico della ditta“Sierra Hermanos y Cía”. Infatti, con la morte del principale protago-nista di un trentennio di risultati favorevoli del complesso aziendale ga-ditano, non si poteva pensare che tutto proseguisse come se nulla fosseaccaduto.

Il mutamento, al contrario, fu profondo e definitivo: infatti, il 1870rappresentò una vera e propria cesura tra un’epoca ed un’altra dell’a-zienda, che non avrebbe mai più raggiunto il livello di crescita speri-mentato nei tre decenni vicini alla metà dell’Ottocento e, a partire daquel momento, avrebbe visto ridursi sempre di più il ruolo dei compo-nenti della famiglia González de la Sierra, fino alla loro sostituzione daparte di un nuovo gruppo di comando, quello dei González de Peredo.La linea di demarcazione tra i due periodi, tuttavia, è caratterizzata, ol-tre che dalla morte di Francisco González de la Sierra e dallo sciogli-mento della società che portava il suo nome, anche dagli effetti della cri-si generale che, qualche anno prima, aveva aperto una fase di arretra-mento ciclico dell’economia.

Quindi, non furono solo gli elementi di natura soggettiva a mettere indiscussione l’assetto dell’azienda e la compagine stessa attraverso cui l’at-tività commerciale dei González de la Sierra si era sviluppata ed aveva pro-sperato nell’area gaditana. La crisi del 1866, infatti, non era stata un even-to perturbativo di carattere transitorio, ma una circostanza che aveva se-gnato la transizione da un ciclo ad un altro, colpendo duramente l’interaeconomia peninsulare.

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lio de mil ochocientos cuarenta terminó y dio punto á sus negocios», lasciando la liqui-dazione a loro carico, in quanto la «Sociedad mercantil colectiva bajo la razon social deSierra Hermanos y Compañía» era succeduta alla società anteriore. La procedura di li-quidazione, inoltre, aveva portato alla predisposizione dei seguenti conti. Come accreditimaturati nella società disciolta: 357.500 reales (pari alla metà del capitale sociale e degliutili netti), per gli eredi di José González de la Sierra; 238.333 e 1/3 reales (pari alla terzaparte del capitale sociale e degli utili netti), per gli eredi di Francisco González de la Sier-ra; 150.166 e 2/3 reales (pari alla sesta parte del capitale sociale e degli utili netti, nonchéallo stipendio come dependiente), per Ángel Gómez de la Casa; 73.748 reales degli sti-pendi, per gli altri dipendenti. Come addebiti collegati alla formazione della nuova so-cietà: 121.800 reales ciascuno (pari alla quinta parte del capitale sociale e del valore dellamobilia), per José Venancio González de la Sierra, Ángel Gómez de la Casa, BernardinoGonzález de la Sierra e Benito González de Tánago; 60.900 reales ciascuno (pari alla de-cima parte del capitale sociale e del valore della mobilia), per Fidel González de Peredoe Fernando González de Peredo (A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, nota-rial y judicial», Serie de «Compañías», carpeta A-2, Capital de dinero en efectivo, con quecuenta cada uno de los socios de la Sociedad Mercantil Colectiva “Sierra Hermanos y Com-pañía”, Cádiz, 1 gennaio 1871).

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Le conseguenze di questo fenomeno furono avvertite drammatica-mente anche a Cadice, come è testimoniato dalla richiesta di aiuti rivoltaa Francisco González de la Sierra da parte dei rappresentanti della Comi-sión de Socorros, che era stata formata per aprire una sottoscrizione a fa-vore degli strati sociali più disagiati e dei poveri della città; infatti, nel feb-braio 1867, gli scriventi notavano che: «Las circunstancias afflictivas deesta ciudad por la crisis económica que ha experimentado y experimenta,han producido la paralizacion de las obras de los particulares y los sufri-mientos consiguientes de las clases pobres».28

Un’altra testimonianza, ancora più pregnante, della gravità di quellacrisi e, al contempo, delle speranze di ripresa è contenuta nella lettera in-viata a Francisco González de la Sierra dai corrispondenti di Marsiglia,“Couture y Falco”, che, l’11 aprile 1867, invitando il commerciante gadi-tano a visitare l’esposizione universale di Parigi, scrivevano: «Muy Señornuestro: el año pasado ha sido bien fatal en todos conceptos para los quelo han conocido; guerra, epidemias y crisis financiera pesaron á la vez so-bre los negocios y paralizaron largo tiempo las transacciones comerciales.Quiera Dios preservarnos en el presente de semejantes calamidades, y per-mita que abundancia y tranquilidad renazca en España a fin que el co-mercio con tan hermoso como rico suelo, tome nuevamente la actividadperdida».29

Tuttavia, i loro auspici non si tramutarono in realtà e, in un contestodifficile, anche l’azienda gaditana – con cui gli autori della lettera avevanomantenuto stretti rapporti – dovette trarre tutte le conseguenze dall’aper-tura di una nuova fase di peggioramento delle condizioni dell’economia lo-cale e di regresso dell’attività mercantile, ridimensionando le proprieaspettative e adattandosi a svolgere un ruolo del tutto secondario, oltre chesempre meno autonomo, all’interno dell’area locale.

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28 A.H.G.S., Sección de «Circulares de Casas Comerciales», Serie de «Circulares nacio-nales», carpeta F-1.1, Cádiz, febbraio 1867. Questa lettera, che è stata impropriamente in-serita tra le comunicazioni delle case commerciali, proseguiva con l’indicazione dei con-tributi pubblici che erano stati già offerti alla Commissione per aprire la sottoscrizione e,precisamente: i 60.000 reales stanziati dall’Ayuntamiento e la somma analoga corrispostadall’autorità provinciale.

29 A.H.G.S., Sección de «Correspondencia», Serie de «Correspondencia extranjero»,carpeta E-2.2B, “Couture y Falco”, Marsella, 11 aprile 1867. La lettera proseguiva, conun’accentuazione dei toni di speranza, sottolineando che: «La Exposición Universal queacaba de abrir sus puertas en París y á la que todas las Naciones del Mundo entero debenconcurrir, es sin duda la mejor prueva para paralizar ó alejar al menos ciertos rumores in-compatibles con este gran concierto de Paz».

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4.2 – L’iniziativa di trasporto marittimo e la partecipazione di FranciscoGonzález de la Sierra alle compagnie di assicurazione: un esempiodi ampliamento delle attività dell’impresa commerciale gaditanaprima del suo scioglimento.

Un esame più approfondito della documentazione riguardante l’atti-vità della società “Francisco González de la Sierra y Cía”, come compañíache esercitava i servizi di trasporto marittimo, sia per le merci che per lepersone, consente di affrontare uno dei versanti maggiormente innovatividi questa singolare esperienza imprenditoriale.

Come si è visto nei libri contabili, durante gli anni cinquanta del XIXsecolo l’azienda commerciale si era dotata, grazie, soprattutto, all’opera diFrancisco González de la Sierra, di una piccola flotta di imbarcazioni a va-pore, che rappresentavano un elemento di novità per il porto di Cadice,visto che al suo interno predominavano ancora i velieri. Infatti, nonostan-te il primo battello a vapore, il “Real Fernando”, avesse fatto la sua com-parsa nel 1817 lungo la costa e nell’approdo gaditano, solo dopo un cin-quantennio i vapores iniziarono a rappresentare il mezzo mediante il qua-le si svolgevano normalmente i traffici marittimi: così, «el verdadero augede la navegación a vapor se dio a partir de 1870, cuando se aplicaron mejo-ras técnicas que redujeron el consumo de carbón, momento que coincidiócon la terminación del Canal de Suez».30

L’importanza di quest’ultimo avvenimento, anche per il porto e leattività economiche di Cadice, è dimostrata da una lettera del 20 otto-bre 1858, con la quale gli agenti locali della “Compañía Universal delCanal Marítimo de Suez”, Antonio e Luís Sicre, scrivevano a FranciscoGonzález de la Sierra, per comunicargli che il presidente “fondatore”della compagnia li aveva autorizzati ad accettare «pedidos de accionesde la misma de las personas que deseen coadyuvar á la Empresa colo-sal, cuyo objeto es unir el Mar Rojo al Mediterráneo, y abreviar así con-siderablemente las comunicaciones con las Indias orientales».31 Dopoaver sottolineato che la compagnia disponeva già dei mezzi necessari peril conseguimento di un obiettivo tanto importante da essere considera-to «de interes general», gli scriventi facevano diretto riferimento all’im-presa commerciale gaditana, che «no puede menos de reportar grandesbeneficios á esta ciudad, por su gran comercio con las Filipinas» e,

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30 A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 20.31 A.H.G.S., Sección de «Circulares de Casas Comerciales», Serie de «Circulares nacio-

nales», carpeta F-1.1, Cádiz, 20 ottobre 1858. Nella lettera, veniva chiarito che le richiestedi azioni (pedidos de acciones) «no constituyen un compromiso formal y mútuo entre laspersonas que los hagan y la Compañía; sino una garantia moral de las cantidades con queésta puede contar en cada pais para la formacion del capital social»; si aggiungeva, inol-tre, che «en vista del resultado de los pedidos se hará la reparticion, á prorata de los mi-smos, entre los suscritores del total de las acciones y por divisiones de paises».

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quindi, avrebbe dovuto manifestare il suo interesse per l’operazioneproposta.32

Tuttavia, anche se, in quegli anni, appariva in piena evidenza la cresci-ta della compañía “González de la Sierra” al livello di queste iniziative di ca-rattere internazionale, le sue navi a vapore, pur toccando i territori stranie-ri nei loro itinerari, non venivano utilizzate per i collegamenti tra la Spagnae i territori d’oltreoceano, nel trasporto di generi coloniali, ma erano desti-nate a coprire un tragitto ben individuato, denominato «ruta de Galicia y elCantábrico». Tale rotta si sviluppava lungo la costa atlantica della penisolaiberica, raggiungeva i porti del nord della Spagna e, talvolta, si spingeva fi-no alle coste francesi e inglesi. Un altro percorso, utilizzato con minore fre-quenza del precedente, era quello che collegava la baia gaditana con gli sca-li spagnoli posti lungo la costa del Mediterraneo, fino a Barcellona.

La società “Francisco González de la Sierra y Cía”, dunque, nel cam-po della navigazione a vapore e del trasporto marittimo, si limitò a in-tensificare i legami con le terre d’origine della famiglia dei commercian-ti maggiormente impegnati nell’iniziativa imprenditoriale, oltre che a sta-bilire contatti diretti, ma saltuari, con alcuni paesi centro-settentrionalidell’Europa e con i porti sud-orientali della Spagna: anche se mancò ilcoraggio della sperimentazione di rotte più lontane, l’innovazione rap-presentata dall’impiego di mezzi di trasporto a vapore fu del tutto evi-dente e costituì uno dei segnali fondamentali dell’espansione dell’attivitàcommerciale.

Nella vasta documentazione dell’azienda è conservato un cartel de bar-co (l’avviso di viaggio di una nave), che annunciava la partenza del vapo-re “Everilda” da Santander nel mese di maggio del 1855, alla volta di Ca-dice, con scali a Gijón e Carril; nel manifesto, tra l’altro, era precisato chel’imbarcazione, di una portata pari a 400 tonnellate, trasportava anche pas-seggeri per i punti di arrivo indicati e che «ademas de una completa repa-racion hecha en el casco y máquina de este buque se le han puesto calde-ras nuevas perfectamente construidas y ofrece hoy todas las comodidadesy garantías de seguridad que pueden apetecerse».33

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32 A.H.G.S., Sección de «Circulares de Casas Comerciales», Serie de «Circulares nacio-nales», carpeta F-1.1, Cádiz, 20 ottobre 1858. La lettera si concludeva con l’avviso delladurata della sottoscrizione, che sarebbe rimasta aperta solo per otto giorni, e la comuni-cazione della disponibilità degli agenti ad inviare copia dello statuto della compagnia, cheera in stampa; in allegato, era stato incluso un modello di «pedido de acciones», che ri-portava il valore di ciascuna azione, pari a 500 franchi.

33 A.H.G.S., Sección de «Prensa», Serie de «Revistas», carpeta O-1.4, Santander, mag-gio 1855. Nell’avviso, inoltre, erano indicati i prezzi per i passeggeri, secondo lo schemaseguente:

Destinazione 1a cabina 2a cabina coperta

Gijón 12 pesos fuertes 8 pesos fuertes 6 pesos fuertesCarril 24 pesos fuertes 18 pesos fuertes 12 pesos fuertesCadice 36 pesos fuertes 26 pesos fuertes 13 pesos fuertes

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Le informazioni più significative, però, sono contenute in altri docu-menti. Innanzitutto, in un contratto di nolo del 16 giugno 1855, che, purnon riguardando alcuna delle navi a vapore, ma il brigantino “María Tria-na” di 100 tonnellate – la cui destinazione era Santiago di Cuba –, risultadi notevole interesse, poiché regolava i rapporti tra il consegnatario (con-signatario), Francisco González de la Sierra, e i noleggiatori (fletadores),José e Juan de Silóniz.34 Inoltre, tale patto mostrava alcuni aspetti essen-ziali di un’attività armatoriale, circoscritta alle navi a vela, che si occupavadei collegamenti con i paesi d’oltreatlantico.

Il contratto prevedeva che il capitano si impegnasse a tenere la naveasciutta, in buone condizioni, attrezzata ed equipaggiata nella forma do-vuta, e a partire, non appena terminate le operazioni di carico, alla voltadi Cuba, dove avrebbe effettuato la consegna agli agenti dei noleggiatori;i noleggiatori, a loro volta, si obbligavano a effettuare un carico completodi prodotti spagnoli da inviare a Cuba, dove il capitano avrebbe dovuto ri-cevere, dagli agenti dei fletadores, un carico completo di prodotti locali daspedire a Cadice; il capitano, inoltre, si impegnava a sistemare la merce neimodi prescritti, portandone una parte sulla coperta e assicurando la ven-tilazione della stiva per la restante, in cambio di una gratifica; le spese daporto a porto, quelle di ormeggio, di pilotaggio e, in generale, tutte quel-le riguardanti la nave sarebbero state di pertinenza del capitano, mentre lespese concernenti il carico sarebbero spettate ai noleggiatori; venivano sta-biliti, poi, gli obblighi per garantire la massima precisione dei termini dicarico e scarico, di partenza e di arrivo, con le eventuali penali; infine, ilprezzo convenuto per il nolo risultava di 54.500 reales per il viaggio di an-data e ritorno, da pagarsi interamente alla conclusione del tragitto o, in ca-so di necessità, per la metà nel porto di Santiago.35

Un nuovo atto, che recava la data del 3 agosto 1855, aveva consentitoa Benito de Otero y Rosillo, commerciante di Santander, di conferire, innome e per conto di Joaquín Carrias, una procura a Francisco Gonzálezde la Sierra relativa alla nave a vapore “Cantabria”.36 Con un’altra procu-ra del 17 marzo 1860, José Ceballos Bustamante, anche lui commerciantedi Santander, aveva trasferito «todo su poder cumplido tan amplio comolo tiene y legalmente se requiere» a Francisco González de la Sierra, per-ché, in suo nome, «enagene en venta (...) la (...) Corbeta “Esperanza” contodas sus pertenencias al precio y bajo las condiciones mas ventajosas po-sibles».37 Infine, da un ulteriore documento del 13 maggio 1865 si evince-

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34 A.H.G.S., Sección de «Vapores», Serie de «Vapores», carpeta Ñ-1, Cádiz, 16 giugno 1855.35 Ibidem.36 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-

deres», carpeta A-3A, Escritura de poder otorgada por D. Benito de Otero y Rosillo a favorde D. Francisco González de la Sierra, Santander, 3 agosto 1855.

37 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Carta de poder de D. José Ceballos Bustamante a favor de D. Franci-sco González de la Sierra, Santander, 17 marzo 1860.

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va che le due società “Conrradi y Hermanos” e “Martínez Hermanos yCía” di Siviglia, interessate al carico che trasportava dalla Galizia la navea vapore spagnola “Perseverancia”, avevano conferito una procura a Fran-cisco González de la Sierra, «vecino y del comercio de la ciudad de Cá-diz», «para que haga sus veces en el espediente de averias gruesas» pres-so il «tribunal de comercio de aquella plaza».38

Infine, le polizze di assicurazione marittima, in cui compariva il nomedi Francisco González de la Sierra, indicavano la molteplicità di compagnieimpegnate nell’area gaditana, tra il 1840 e il 1870, in rapporto con l’azien-da commerciale di calle de la Aduana (“Compañía General Española de Se-guros”, “Veritas Gaditano”, “Seguros Marítimos”, “Lloyd Gaditano”,“Lloyd Cántabro”, “Lloyd Andaluz”, ecc.).39 Tuttavia, tra questi docu-menti, i più importanti in assoluto erano quelli relativi alla compagnia diassicurazione per «riesgos marítimos», “Veritas Gaditano”, e alla compa-gnia di «seguros marítimos», “Lloyd Andaluz”, delle quali lo stesso Fran-cisco González de la Sierra risultava socio.

La presenza del principale esponente della ditta commerciale gaditanain queste compagnie di assicurazione marittima era un fatto di grande rilie-vo, che stava ulteriormente a dimostrare come, nel corso degli anni sessanta,l’espansione dell’impresa e la diversificazione delle sue attività avessero rag-giunto livelli ragguardevoli, che la mettevano in condizione di seguire le or-me dei gruppi mercantili più importanti della città.40 In ambedue le societàdi assicurazione, infatti, si registrava la partecipazione di molti operatori, trai più significativi della piazza gaditana; inoltre, in ogni polizza veniva sottoli-neato che ciascuno dei firmatari rispondeva solo per sé, «sin mancomunidadalguna y con arreglo al tanto por ciento que cada uno representa».41

Nella compagnia “Veritas Gaditano”, con una percentuale di parteci-pazione del 4% uguale per tutti, comparivano tra i soci i nomi di: “Abar-

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38 A.H.G.S., Sección de «Documentación particular, notarial y judicial», Serie de «Po-deres», carpeta A-3A, Carta de poder de “Conrradi y Hermanos” y “Martínez Hermanos y Cía”otorgada a favor de D. Francisco González de la Sierra, Sevilla, 13 maggio 1865. Le avarie sidistinguevano in gruesas (o comunes) e simples, a seconda dei diversi gradi e della partico-larità o meno dei danni subiti dall’assicurato. La avería gruesa, come ha scritto Bernal, «setipificaba como un riesgo propio de la mar» e veniva valutata in questo modo: «Valoradoslos daños causados en las mercaderías deterioradas, o perdidas, su importe se rateaba en-tre el capital total de la expedición» (A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias(1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español con América, cit., p. 465).

39 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpetas C-1.1, C-1.2, Documentos 1846-1870.

40 Come è stato ricordato da Bernal, le assicurazioni marittime erano divenute, a par-tire dalla seconda metà del XVIII secolo, «la otra rama principal de la actividad econó-mica de los capitalistas y comerciantes afincados en Cádiz» (A. M. Bernal, La financiaciónde la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español conAmérica, cit., p. 469).

41 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.1, Veri-tas Gaditano, póliza sobre seguro marítimo de mercancías, Cádiz, 27 giugno 1864;A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.2, Lloyd Anda-luz, pólizas sobre mercancías, Cádiz, 6 agosto 1868 e 24 febbraio 1870.

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zuza hermanos”, Agustín Blázquez, José de la Viesca y Sierra, Andrés deMonasterio, Antonio e Luís Sicre, Antonio Revello, Benito Picardo, Fran-cisco González de la Sierra, Francisco Lladró, “Gaston hermanos”, “J. D.Lasanta é hijo”, “J. P. Gómez Hemas y Cía”, José Matía, José S. Menda-ro, Juan de Silóniz, Juan Valverde, Juan Ruiz de Somavia, Luciano Alcón,Manuel Domecq, Manuel Ruiz Tagle, Miguel Guilloto, Pedro Nolasco deSoto, “Retortillo hermanos”, Saturnino de Noriega e Juan de Lavalle, chefungeva da rappresentante di tutti gli altri.42

Nella compagnia “Lloyd Andaluz”, con quote di partecipazione diver-sificate tra loro, comparivano i nomi di: José J. Agacio, José de Aramburu,“Viuda de Ariza Gallardo y Cía”, José Bensusan, Agustín Blázquez, JuanGuillermo Burdon, J. M. Bustamante, Teodoro Cadilla, Ignacio e VicenteCagigas, Cerero Cesáreo, “Hijos de Antonio Coma”, “F. G. Cosens y Cía”,“Cramp Suter y Cía”, Joaquín del Cuvillo, Manuel Domecq, Federico Fe-driani, “Ignacio Fernández de Castro y Cía”, “Viuda é hijos de A. Gargol-lo”, “Gaston hermanos”, “Viuda de X. Harmony y Cía”, Juan Pablo La-santa, “J. D. Lasanta é hijo”, “M. Lassaletta y Cía”, “Antonio López y Cía”,Julián López, José Matía, Andrés de Monasterio, Antonio de Mora, JoséMorales y Borrero, Francisco Oneto y Rivero, Julián Pemartin, Benito Pi-cardo, Juan Picardo, Manuel Ramos, Fausto Sánchez de Lamadrid, MiguelSánchez de Lamadrid, Miguel e Fausto Sánchez de Lamadrid, José SanRomán, Antonio e Luís Sicre, Francisco González de la Sierra, Gabriel deSoto, Pedro Nolasco de Soto, Luís Terry Murphy, Luís Terry Villa, “LuísTerry Villa é hijo”, “Toro Párraga y Martínez”, “Trava Martínez Fernándezy Cía”, José M. Uceda, Juan Valverde, Manuel Villaverde.43

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42 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.1, Veri-tas Gaditano, póliza sobre seguro marítimo de mercancías, Cádiz, 27 giugno 1864.

43 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.2, LloydAndaluz, pólizas sobre mercancías, Cádiz, 6 agosto 1868 e 24 febbraio 1870. Le quote di par-tecipazione alla compagnia erano così suddivise, alla data della prima polizza: il 4% a LuísTerry Murphy; il 3% ciascuno a Benito Picardo e Manuel Ramos; il 2% ciascuno ad altri45 membri (José J. Agacio, José de Aramburu, “Viuda de Ariza Gallardo y Cía”, José Ben-susan, Agustín Blázquez, Juan Guillermo Burdon, J. M. Bustamante, Teodoro Cadilla,Ignacio e Vicente Cagigas, Cerero Cesáreo, “Hijos de Antonio Coma”, “F. G. Cosens yCía”, “Cramp Suter y Cía”, Joaquín del Cuvillo, Manuel Domecq, Federico Fedriani,“Ignacio Fernández de Castro y Cía”, “Viuda é hijos de A. Gargollo”, “Gaston hermanos”,“Viuda de X. Harmony y Cía”, Juan Pablo Lasanta, “J. D. Lasanta é hijo”, “M. Lassalettay Cía”, “Antonio López y Cía”, José Matía, Andrés de Monasterio, Antonio de Mora, JoséMorales y Borrero, Francisco Oneto y Rivero, Julián Pemartin, Juan Picardo, Fausto Sán-chez de Lamadrid, Miguel Sánchez de Lamadrid, Miguel e Fausto Sánchez de Lamadrid,José San Román, Antonio e Luís Sicre, Francisco González de la Sierra, Gabriel de Soto,Pedro Nolasco de Soto, Luís Terry Villa, “Luís Terry Villa é hijo”, “Toro Párraga y Martí-nez”, “Trava Martínez Fernández y Cía”, Juan Valverde, Manuel Villaverde). Mentre, al 24febbraio 1870, si era registrata la situazione seguente: Julián López e José M. Uceda eranosubentrati, con quote pari al 2% ciascuno; José J. Agacio era passato al 4%; Luís TerryMurphy aveva mantenuto il 4%; Benito Picardo e Manuel Ramos erano rimasti al 3% cia-scuno; Cerero Cesáreo, “Gaston hermanos” e José San Román non comparivano più tra imembri della compagnia; tutti gli altri avevano conservato una quota pari al 2% ciascuno.

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Come si vede, queste due iniziative – in cui era direttamente impegna-to Francisco González de la Sierra – avevano coinvolto un numero consi-derevole di persone e ditte di Cadice, le quali erano, in diversi casi, già pre-senti in analoghe compagnie, oppure esercitavano un’attività commercialeo, ancora, svolgevano importanti funzioni di intermediazione e di traspor-to marittimo.44 Questa mobilitazione di energie locali era un sintomo evi-dente di una realtà dinamica, che aveva raggiunto il culmine di una lungafase di crescita, destinata, purtroppo, ad interrompersi bruscamente.

La Asociación de Aseguradores Particulares, chiamata “Lloyd Andaluz”,era stata istituita il primo luglio 1864, a Cadice, con lo scopo di assicurare«salvo determinadas excepciones, toda clase de riesgos marítimos».45 I rap-presentanti (abridores) della compagnia erano i signori Luís Terry Villa e fi-glio, mentre il «fondo permanente de reserva» dell’assicurazione era statofissato in 2.000.000 di reales.46 Una circolare dell’Asociación metteva in ri-lievo come le sue condizioni fossero particolarmente favorevoli per gli assi-curati, sottolineando che «las averías que llegan á los tipos determinados ensus pólizas, se abonan sin deduccion alguna por franquicia» e, inoltre, chel’assicurazione «paga al contado el importe de los siniestros».47

Un prospetto generale dell’attività della compagnia (v. tabella 24), dal mo-mento della sua creazione fino al 31 dicembre 1869, mostrava, nel dettaglio, leoperazioni che avevano portato a coprire 191 sinistri, pagando complessiva-mente la somma di 5.437.510 reales de vellón e 76 céntimos ai vari assicurati.48

44 Nel settore del trasporto marittimo si ritrovavano impegnati, con ruoli determinanti,alcuni dei membri del “Veritas Gaditano” e del “Lloyd Andaluz”. Infatti: Julián López era unodei fondatori della Sociedad Comandataria “Mariano Leford” (1845) – l’unica a non occupar-si, in prevalenza, di comunicazioni marittime –; Ignacio Fernández de Castro e José Matía era-no proprietari di una piccola flotta di navi mercantili; i cognomi di altri commercianti, comeOneto, Lasanta, Lavalle, Mendaro, Sicre, Abarzuza, Blázquez e de la Viesca, comparivano trai soci della “Compañía Española de Navegación” (1861); Antonio López aveva costituito lasocietà “Antonio López y Cía” (1857), destinata a divenire la compagnia di navigazione piùimportante della Spagna e ad assumere la denominazione di “Compañía Trasatlántica”; tra iconsegnatari gaditani, infine, vi erano José Morales y Borrero e i fratelli Alcón, che dispone-vano anche di imbarcazioni proprie. Alcune di queste compagnie di trasporto sono state sot-toposte ad esame in studi e contributi specifici (cfr. M.a del Carmen Cózar Navarro, IgnacioFernández de Castro y Cía. Una empresa naviera gaditana, cit.; J. Torrejón Chaves, El área por-tuaria de la bahía de Cádiz: tres mil años de puerto, in Puertos españoles en la historia, cit.; A.Ramos Santana, Introducción, cit.; J. M. Cruz Beltrán, Una empresa industrial en la Bahía deCádiz: la Sociedad A. López y Compañía (1863-1881), in Actas del III Congreso de Historia deAndalucía, Córdoba, Monte de Piedad y Caja de Ahorros de Córdoba, 1985).

45 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.2, LloydAndaluz, Circulares, Cádiz, 31 dicembre 1869. Le compagnie “Lloyd Andaluz” e “LloydGaditano”, come ha ricordato Ramos Santana, erano «delegaciones de la casa “Lloyd”»d’Inghilterra (A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 22).

46 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.2, LloydAndaluz, Circulares, Cádiz, 31 dicembre 1869.

47 Ibidem.48 Nella tabella del “Lloyd Andaluz”, che è stata semplificata e rielaborata su base an-

nuale, venivano originariamente indicati il numero dei sinistri, i numeri delle polizze, le datedei pagamenti (mese per mese), l’importo relativo ad ogni sinistro e l’importo totale annuo.

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La partecipazione di Francisco González de la Sierra alla compagniaassicurativa aveva già trovato un riscontro nei libri contabili, quando, nelbilancio del 1867 dell’Almacén de la Sierra, era stato riportato un dividen-do della stessa, pari a 15.000 reales de vellón.49 Tuttavia, è in una lettera,inviatagli il 31 dicembre 1867, che viene precisata la posizione del com-merciante gaditano nei confronti della compañía de seguros marítimos: LuísTerry Villa e figlio, allegando alla nota un riassunto delle operazioni di quelmese e del semestre appena concluso, lo informavano della necessità diaprire un conto specifico per il fondo di riserva, al quale egli avrebbe do-vuto contribuire nella misura del 2%, cioè, con 40.000 reales de vellón; aquesta cifra, poi, andavano aggiunti 15.448 reales de vellón e 50 céntimos,«que resultan de saldo á su favor en su cuenta particular», per ottenere iltotale «á que asciende su participacion en el Lloyd», pari a 55.448 realesde vellón e 50 céntimos.50

Le polizze disponibili, che riguardavano merci assicurate lungo il tra-gitto da Cadice a L’Avana e viceversa, prevedevano premi oscillanti tral’1% e l’1,5% e un diritto «al corretaje», per l’eventuale opera di inter-mediazione, pari all’uno per mille dell’importo assicurato, da riscuotereentro tre mesi; inoltre, ciascun assicuratore, che faceva parte della compa-gnia in qualità di «socio», si obbligava a rispondere del «fiel cumplimien-to de lo pactado» solo con la quota sottoscritta individualmente.51

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49 A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empresa», Serie de «Libros Diarios»,libro 2.2.183.

50 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.2, LloydAndaluz, Circulares, Cádiz, 31 dicembre 1867.

51 A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de «Seguros nacionales», carpeta C-1.2, LloydAndaluz, pólizas sobre mercancías, Cádiz, 6 agosto 1868 e 24 febbraio 1870.

Tab. 24 - Stato dei pagamenti effettuati dal “Lloyd Andaluz” per sinistri, dal 1° luglio1864 al 31 dicembre 1869 (in reales de vellón)

Anni Numero dei sinistri Importo complessivo pagato per i sinistri

1864 2 14.210 reales de vellón e 40 céntimos1865 19 195.751 reales de vellón e 74 céntimos1866 36 1.046.160 reales de vellón e 45 céntimos1867 33 935.109 reales de vellón e 2 céntimos1868 47 1.698.786 reales de vellón e 96 céntimos1869 54 1.547.492 reales de vellón e 19 céntimos

1864-1869 191 5.437.510 reales de vellón e 76 céntimos

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Seguros», Serie de«Seguros nacionales», carpeta C-1.2, Lloyd Andaluz, Circulares, Cádiz, 31 dicembre 1869.

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I contratti di assicurazione dell’Asociación de Aseguradores Particula-res “Lloyd Andaluz” erano molto articolati e contemplavano le seguenticondizioni generali:— la compagnia assumeva su di sé, a norma dell’articolo 861 del Codice

di commercio, «todos los riesgos, pérdidas y daños» che potessero col-pire le merci assicurate; inoltre, la copertura assicurativa durava dalmomento in cui le merci venivano sollevate da terra nel porto di im-barco, fino al momento del ritorno a terra nell’approdo finale;

— la compagnia non rispondeva dei casi «de presa, secuestro, comiso, niperjuicios», collegati ad attività illecite come il contrabbando; né si face-va carico «de avería ni pérdidas», che dipendessero da difetti naturali oda vizio proprio della cosa; e neppure si impegnava, nel caso di liquidi,cristalleria e sale, a far fronte ai cali (mermas), alle dispersioni (derrames)e alle rotture (roturas) delle merci; inoltre, non erano considerati a caricodella compagnia i rischi di incendio o di esplosione a bordo della nave;

— per liquidare le «averías particulares» che avessero colpito le merci as-sicurate, in mancanza di un accordo tra le parti, si doveva procederead un’asta pubblica per la vendita dei beni, sulla cui base si sarebbecalcolata la differenza, da pagare all’assicurato, tra il valore originarioe quello effettivamente incassato; in caso di generi di monopolio, in-vece, occorreva rimettersi alla valutazione dei periti;

— la liquidazione di «averías, daños y perjuicios» a carico della compa-gnia doveva essere effettuata nel porto di Cadice, senza alcuna dedu-zione per franchigia, sempre che l’avaria fosse superiore al 3% del ca-pitale assicurato; inoltre, le «averías particulares», che erano costituitesolo da spese dovute a forza maggiore «insuperable de mar», gravava-no sulla compagnia, sempre che superassero il 3%;

— le avarie si dovevano liquidare separatamente, distinguendo le averíasgruesas dalle averías simples; peraltro, la responsabilità della compa-gnia si limitava alla quantità indicata nella polizza, senza la possibilitàdi sovrapporre «la accion de avería y el abandono por siniestros ocur-ridos», anche in caso di eventi calamitosi distinti; inoltre, nel caso diuna nave giunta a destinazione, sottoposta a quarantena dall’autoritàsanitaria, sarebbe cessato l’onere a carico della compagnia, a meno diun nuovo contratto;

— gli indennizzi previsti dalla polizza dovevano essere corrisposti all’assi-curato dopo trenta giorni dalla presentazione dei documenti giustifi-cativi; in caso di notizia di perdita totale della mercanzia, senza la pos-sibilità di immediata esibizione della relativa documentazione, si sa-rebbe proceduto – il trentesimo giorno dopo l’avviso – al pagamentodel risarcimento, facendo salvo l’obbligo dell’assicurato di presentareentro sei mesi i documenti necessari per comprovare la perdita, penala restituzione della somma con gli interessi del 6%;

— di fronte ad una diversità di valutazioni tra l’assicurato e gli assicura-tori, si sarebbe dovuto far ricorso ad una valutazione arbitrale; infine,

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si considerava valida la polizza, con il riconoscimento della buona fe-de, anche in assenza di alcune delle formalità previste dell’articolo 841del Codice di commercio.52

Come si può notare, le condizioni contrattuali contenevano ancorauna forma tipica del seguro impiegato nel commercio coloniale spagnolo,che, a differenza delle polizze degli altri paesi europei, prevedeva il paga-mento immediato dell’importo relativo al sinistro, senza attendere la cele-brazione di alcun giudizio.53

Questa attività di assicurazione, inoltre, avendo modalità di svolgi-mento complesse e assorbendo una discreta quota del capitale di Franci-sco González de la Sierra – pari ad oltre un quarto delle somme con cuipartecipava al «fondo común» dell’Almacén de la Sierra –, rappresentò unsettore importante di impegno e di diversificazione delle iniziative per laditta di calle de la Aduana e per il suo commerciante di maggiore spicco.In qualche modo, si trattava di una scelta naturale, se collegata all’espan-sione dei traffici mercantili e, soprattutto, all’avvio di un’attività di gestio-ne diretta dei trasporti marittimi.

Tuttavia, l’avventura assicurativa fu un’opportunità che venne sfrutta-ta solo per pochi anni, dal 1864 al 1870, a causa della sopravvenuta mor-te di Francisco González de la Sierra e dello scioglimento della compañíache portava il suo nome: in seguito, le società di nuova formazione e i suc-cessori del commerciante gaditano non furono in grado di raccoglierne l’e-redità e si adattarono a svolgere un’attività mercantile di tipo tradizionale,molto ridimensionata nei suoi obiettivi e nella sua portata.

L’azienda “Francisco González de la Sierra y Cía”, per di più, avevaperso l’occasione della navigazione a vapore, pur avendo precorso i tempi:infatti, dopo avere svolto una funzione pionieristica all’interno del porto diCadice – che, alla fine degli anni cinquanta, era frequentato quasi intera-mente da navi a vela –, la ditta commerciale smise di esercitare il trasportomarittimo, proprio quando si facevano regolari i collegamenti a vapore conil nord della Spagna, oltre che con i principali porti d’oltreoceano.

Il quadro di difficoltà, entro il quale operava l’azienda di Cadice, va-leva anche per l’intera città, che, ormai, versava in condizioni di estremodisagio. Così, mentre verso la metà dell’Ottocento si era verificata una for-te ripresa commerciale, durante la quale i ceti mercantili gaditani erano

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52 Ibidem. L’elenco degli eventi calamitosi contenuto nelle polizze era molto ampio;infatti, l’assicurazione sarebbe intervenuta: «por varamiento del buque ó empeño con ro-tura ó sin ella, por tempestad, naufragio, abordage casual, cambio forzado de ruta ó via-ge; por echazon, fuego, apresamiento, saqueo, declaracion de guerra, embargo de órdende gobierno, retencion por órden de potencia estraña, represalias y generalmente por to-dos los accidentes y riesgos de mar, incluso el conocido con el nombre de baratería de pa-tron». In caso di ostilità, inoltre, l’assicurato avrebbe dovuto pagare un aumento del pre-mio, come previsto dall’articolo 879 del Codice di commercio.

53 Cfr. A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y cré-dito en el comercio colonial español con América, cit., p. 470.

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nuovamente entrati in possesso di una cospicua massa di capitali, inim-maginabile altrove; alla fine degli anni sessanta, la situazione era peggio-rata irrimediabilmente, tanto da far affermare che in quell’epoca «la con-ciencia de crisis es general entre los gaditanos» e che, a partire da allora,«los flujos de la riqueza comercial apenas reposan en la ciudad, cuando notoman otras derivas».54 Inoltre, in quel periodo, nonostante il porto con-tinuasse a rimanere attivo, l’affluenza delle navi si ridusse e la funzionecommerciale dell’approdo degradò notevolmente, facendo mancare allacittà una risorsa fondamentale per le proprie prospettive di autonomia edi crescita economica.55

La condizione di quegli strati sociali, che avevano dato impulso allaprosperità gaditana durante il siglo de oro e che avevano consentito allacittà di vivere una fase di benessere alla metà del XIX secolo, era cruda-mente sottolineata da Ramos Santana, secondo cui, a quel punto della sto-ria economica e sociale di Cadice, la borghesia commerciale aveva comin-ciato a perdere definitivamente ricchezza, ma anche influenza politica, so-ciale e culturale.56

Tuttavia, non bisogna dimenticare che Cadice fu forgiata dal com-mercio e che il suo ceto mercantile rappresentò uno dei pochi casi di bor-ghesia economica in tutta la nazione. Si trattava di un dato ineliminabiledi questa città, che, dopo la prevalenza di nuclei commerciali estranei al-l’ambiente gaditano, attirati nella baia dal suo ruolo di capofila dei traffi-ci coloniali, riuscì a trasformarsi, imperniando sui mercanti locali le ini-ziative rimaste in piedi al termine del monopolio, attraverso un processodi radicale «gaditanización» delle attività distributive: in questo modo, ilcommercio di Cadice fu in grado di operare utilmente ancora per moltotempo e di esercitare una funzione di rilievo, sebbene l’età più prosperadegli scambi fosse solo un pallido ricordo.

A questo punto, prima di trarre le conclusioni dell’analisi delle vicen-de che avevano investito Cadice e condizionato lo sviluppo di un’impresacome quella dei González de la Sierra, si avverte la necessità di una rifles-sione sul ruolo e sul valore di quel gruppo sociale vario e articolato, maprotagonista di grandi imprese, come la “borghesia commerciale” di Ca-dice.

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54 A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 14.55 È stato, peraltro, notato che: «la generalización (...) del sistema de navegación a

vapor que permitiría a los navíos superar las dificultades técnicas que hasta entonceshabían hecho necesaria la ruta de los alisios, acentuaría la pérdida de importancia del com-plejo portuario andaluz en la ruta americana» (R. S. Mantero, Consecuencias políticas dela Emancipación en Andalucía, cit., p. 23).

56 Cfr. A. Ramos Santana, Introducción, cit., p. 14.

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4.3 – La borghesia commerciale spagnola nel XIX secolo: prosperitàe decadenza del mercante gaditano.

La storiografia economica spagnola, a partire dalla fine degli anni ses-santa del XX secolo, ha avviato un processo di profondo ripensamento edi innovazione qualitativa, che le ha permesso, seppure in ritardo rispettoad altri paesi, di affrontare lo studio della struttura economica e delle at-tività d’impresa nel corso dell’Ottocento, con metodologie avanzate e conapporti di elevato valore.57 Tuttavia, mentre, sul piano complessivo delladisciplina, si è assistito ad un notevole impegno di approfondimento e diricerca, attraverso il ricorso all’elaborazione di dati seriali e all’impiego dianalisi comparative, che hanno portato in qualche caso alla definizione dimodelli di sviluppo originali,58 sul versante delle indagini dedicate ai set-tori specifici dell’economia, in particolare al commercio del XIX secolo,alla business history e a singole tematiche, come quella della formazione diuna borghesia di carattere imprenditoriale, non si è andati oltre alcuni la-vori di interesse generale o, comunque, ancora poco significativi dal pun-to di vista quantitativo.59

Questa situazione di progresso globale della storia economica, durantegli ultimi tre decenni, e la permanenza di molte linee d’ombra, in alcunicampi specifici di ricerca, sono confermati da un autorevole contributo, chesottolinea «los avances manifiestos en disciplinas como la Historia econó-mica, que sobre todo para el periodo contemporáneo, viene produciendo

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57 Luciano Segreto, che ha curato una pubblicazione della Fondazione Assi sulla sto-riografia d’impresa in Spagna, ha osservato che, fino alla metà degli anni sessanta del No-vecento, «la mancanza di dati quantitativi attendibili, ma soprattutto l’ostracismo ufficia-le verso ogni forma di interrogazione del passato che, anche solo implicitamente, ne po-nesse in evidenza i legami col presente costituivano uno sbarramento quasi insuperabileper ogni serio approccio degli studi di storia economica» (L. Segreto, Dalla storia econo-mica alla storia d’impresa. L’avvio del dibattito in Spagna, in Fondazione Assi, “Annali distoria dell’impresa”, n. 8, Bologna, il Mulino, 1992, p. 10).

58 Gabriel Tortella, ad esempio, nella relazione ad un convegno sulle storiografie eco-nomiche di Italia e Spagna, svoltosi a Torino il 17 e 18 novembre 1989, oltre a presenta-re un bilancio storiografico del periodo tra gli anni sessanta e gli anni ottanta, ha traccia-to un’analisi tematica sulle cause del ritardo economico spagnolo, confrontandolo con icasi italiano e portoghese e giungendo, su questa base, ad ipotizzare l’esistenza di un “mo-dello latino” di sviluppo (cfr. G. Tortella, Las causas del atraso económico en la historio-grafía: un ensayo bibliográfico sobre la España del siglo XIX con algunas comparaciones conlos casos de Italia y Portugal, in A. Grohmann (a cura di), Due storiografie economiche aconfronto: Italia e Spagna (dagli anni ‘60 agli anni ‘80), Milano, E.G.E.A., 1991, pp. 189-228).

59 Per quanto concerne la formazione della borghesia spagnola nel corso dell’Età Mo-derna, va però ricordata la pubblicazione degli Atti del Congresso Internazionale dedica-to a questo tema, svoltosi a Madrid e Soria dal 16 al 18 dicembre 1991. Infatti, l’operaponderosa, coordinata da Enciso Recio, offre una varietà di contributi ed approfondi-menti – di carattere generale, settoriale e locale – che consentono di colmare almeno unaparte del vuoto su questo argomento specifico (Cfr. L. M. Enciso Recio (a cura di), La bur-guesía española en la Edad Moderna, 3 voll., Valladolid, Universidad de Valladolid, 1996).

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“conocimientos sustancialmente nuevos”», ma, al tempo stesso, rileva lascarsità di apporti di carattere tematico.60 Una spiegazione parziale di que-sto stato di cose, assai meno ovvia del semplice riferimento alla giovinezzadella disciplina e allo stadio preliminare del suo sviluppo in alcuni settori,è stata fornita dagli studiosi spagnoli di storia dell’impresa, che hanno sot-tolineato le difficoltà di accesso agli archivi e, soprattutto, altri due elementifondamentali: da un lato, «il pregiudizio tanto radicato in questo vecchiopaese cattolico, secondo il quale l’unica ricchezza legittima è quella eredi-tata» e, dall’altro, «l’ostilità intellettuale e politica verso l’impresa come og-getto di studio a causa delle sue connotazioni capitalistiche».61

In questo quadro, gli innumerevoli interrogativi che si sono posti sul-l’origine della borghesia spagnola e, in particolare, sull’evoluzione delleclassi commerciali hanno ricevuto finora solo risposte controverse e in-complete.

Il paradosso enunciato dal barone de Maldá, secondo cui il “signore”preferiva godere dei vantaggi del mercante o dell’artigiano e, viceversa, il“borghese” voleva imitare i comportamenti del nobile, illustrava efficace-mente il senso di una contraddizione caratteristica di una parte della storiaspagnola – una sorta di rimozione pratica del principio della derogeance –,ma era ben lungi dal chiarire i motivi dell’insuccesso di una rivoluzione bor-ghese e del ritardo con cui avvenne lo sviluppo economico nella penisolaiberica. Questi temi hanno caratterizzato anche il recente dibattito storio-grafico, con una polarizzazione di posizioni tra i difusionistas (i propugna-tori del liberismo) e gli aislacionistas (i difensori del protezionismo), ovve-ro, tra i sostenitori dell’idea dell’insufficienza del mercato interno e i fauto-ri della tesi della inadeguatezza dell’iniziativa imprenditoriale.62

Tuttavia, il modo migliore per evitare il rischio di un’astratta contrap-posizione tra antinomie, che oggi potrebbero risultare solo apparenti o, inogni caso, datate, è quello di fondare il giudizio storico su un metodo di

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60 A. Morales Moya, Historia de la historiografía española, Relazione dattiloscritta abase delle lezioni su “La historiografía española contemporánea. Siglos XVIII-XIX”, a cu-ra dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 8-12 maggio 1995, p. 130; un pri-mo saggio di Morales Moya sulla storia della storiografia spagnola è stato già pubblicatoin Enciclopedia de Historia de España, diretta da M. Artola, Madrid, Alianza Editorial,1993, vol. VII, pp. 583-684. L’autore, proseguendo nella valutazione precedente, ha nota-to, altresì, che attraverso gli studi di storia economica tende a delinearsi «una nueva ima-gen de España menos peculiar y diferenciada, más dinámica, más cercana a un Occiden-te europeo, del que sólo le separa un atraso relativo».

61 G. Tortella, S. Coll, Riflessioni sulla storia d’impresa: lo stato della questione in Spa-gna, in Fondazione Assi, “Annali di storia dell’impresa”, n. 8, cit., p. 53 e p. 67. I due stu-diosi hanno anche sottolineato, come cause speculari di un ritardo da colmare, la forte di-pendenza degli storici economici dal cosiddetto «approccio macroeconomico» e «l’ecces-sivo empirismo, la (...) povertà teorica» della storia aziendale spagnola.

62 Cfr. G. Tortella, Las causas del atraso económico en la historiografía: un ensayo bi-bliográfico sobre la España del siglo XIX con algunas comparaciones con los casos de Italiay Portugal, cit., p. 212; L. Segreto, Dalla storia economica alla storia d’impresa. L’avvio deldibattito in Spagna, cit., pp. 19-20.

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analisi, in grado di fornire, sia dal punto di vista qualitativo che da quelloquantitativo, alcune fondamentali risposte ai quesiti ancora aperti.

Intanto, va sottoposta a verifica la stessa terminologia utilizzata, nellarealtà spagnola, per indicare gli strati sociali più avanzati che intraprende-vano nuove iniziative nei campi dell’agricoltura, dell’industria, del com-mercio e della finanza, allo scopo di accertare la corrispondenza dei nomicon le cose.63 Infatti, anche se la parola “borghesia” fu introdotta tardi inSpagna e, anzi, all’inizio venne mantenuta l’espressione originaria france-se, bourgeoisie, senza tradurla in castigliano, il concetto che identificavaquesta nuova aggregazione non doveva risultare incomprensibile o estra-neo a chi, nell’epoca dorada dell’espansione spagnola, aveva fatto dellapratica del mercantilismo, del possesso di metalli preziosi e del commer-cio monopolistico con le colonie, un potente strumento di affermazione edi benessere.

Il fatto che, poi, gli spagnoli abbiano dilatato il senso di un termine dalsignificato preciso, includendovi anche formazioni sociali che erano solo unpallido sembiante di una classe capitalista vera e propria, non vuol dire che,in Spagna, non si siano costituiti uno o più nuclei di borghesia, dando vitaa un processo di trasformazione economica, per quanto limitato e incom-pleto, e tentando di porsi in linea con altri paesi europei, non troppo di-stanti dalle soglie della seconda ondata evolutiva del XIX secolo.

L’idea dell’inesistenza di una vera borghesia, come causa principaledel ritardo economico, non è convincente, a meno di non voler trasferireuna determinata visione fenomenologica, affermatasi in altre parti dell’oc-cidente, nell’esame delle vicende spagnole, creando il paradigma inaccet-tabile di un’unica borghesia, buona per tutte le nazioni e le differenti fasistoriche.64 Questo assunto estremo, che ha rappresentato uno dei princi-pali limiti “ideologici” di una parte della storiografia economica spagnola,è stato superato solo dopo l’analisi impietosa di Nadal, che ha manifesta-to un’opinione in netta controtendenza rispetto agli orientamenti preva-lenti, sostenendo che: «Lo que me preocupa es que, con la excusa del in-movilismo de las clases privilegiadas, del fracaso de la revolución burgue-sa, del triunfo de la reacción política, del arraigo del oscurantismo, se están

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63 Come è stato osservato: «Siempre se ha discutido sobre la existencia de una ver-dadera burguesía en España y especialmente en Castilla» e, talvolta, «se ha sustituido ladebatida expresión por la de “clases medias”» (P. Molas Ribalta (a cura di), La transicióndel siglo XVII al XVIII. Entre la decadencia y la reconstrucción, Madrid, Espasa-Calpe,1993, p. 639).

64 La raccolta di saggi curata da Jürgen Kocka, sulle borghesie europee dell’Otto-cento, pur non trattando il caso spagnolo, si colloca su una linea interpretativa che tendea differenziare i giudizi sui casi nazionali, cercando di cogliere, attraverso un’analisi di ti-po comparativo, le ragioni della «irriducibile difformità» di esperienze come quella deipaesi meridionali dell’Europa «dai modelli ideali delle borghesie trionfanti dell’Europanord occidentale» (A. M. Banti, Prefazione, in Borghesie europee dell’Ottocento, a cura diJ. Kocka, Venezia, Marsilio, 1989, p. XI; ed. orig. Bürgertum im 19. Jahrhundert Deutsch-land im europäischen Vergleich, München, Deutscher Taschenbuch Verlag, 1988).

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imponiendo unas explicaciones tópicas, por no llamarlas dogmáticas, quepueden valer lo mismo para la España decimonónica que para cualquierpaís subdesarrollado del siglo XX».65

Del resto, le semplificazioni teoriche e l’approssimazione terminologi-ca non hanno riguardato solo la realtà spagnola, ma hanno anche rivelato«l’estrema difficoltà che la cultura europea ha dovuto scontare nel cercar didefinire un fenomeno sfuggente, ambiguo, ricco di passi falsi e di improv-vise accelerazioni come quello che prende avvio a partire dal tardo Sette-cento, quando le strutture cetuali dell’epoca moderna si dissolvono per la-sciar spazio a imprevedibili dinamiche di mobilità sociale»; inoltre, lo stes-so concetto di “borghesia” è difficilmente delimitabile, dato il carattere elu-sivo dell’espressione, che racchiude in sé la definizione di una varietà di for-mazioni sociali, «sfaccettate nei loro interessi professionali, incerte nei lororapporti con i vecchi centri di potere, differenti per interessi politici, perscelte economiche o per pratiche religiose»: per questi motivi, «esse sem-brano sottrarsi sistematicamente a uno sguardo unitario».66

La fioritura di studi sulle realtà regionali spagnole, specialmente negliultimi anni, ha favorito l’avvio di un indirizzo di ricerca più attento agliesempi concreti di attività imprenditoriale e volto, in particolare, alla indi-viduazione di quelle forme di organizzazione economica e sociale che ave-vano assunto lineamenti di tipo capitalistico: in questo modo, si è potutoporre rimedio ad un primo limite della storiografia, concentrando i dubbie le indagini, non più sul tema della esistenza o meno di una borghesia spa-gnola, ma sulla sua consistenza, sulla «debolezza» della sua configurazionee sul grado di diffusione di una struttura economica imperniata su di essa.

La borghesia economica spagnola, secondo l’analisi di uno studiosodella autorevolezza di Vicens Vives, era concentrata nelle due città di Bar-cellona e di Cadice; egli, infatti, ha affermato che: «Los únicos estamentosburgueses de España correspondían a los comerciantes gaditanos y a los co-merciantes y fabricantes catalanes».67 Le spiegazioni fornite per questo fe-

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65 J. Nadal, El fracaso de la Revolución industrial en España, 1814-1913, cit., p. 12.66 A. M. Banti, Prefazione, cit., p. XIII.67 J. Vicens Vives (a cura di), Coyuntura económica y reformismo burgués, Barcelona,

Editorial Ariel, 1968; cfr. anche P. Ruiz Torres, Retrato de una historiografía, Relazionedattiloscritta, presentata al convegno su “Tendenze e orientamenti della storiografia spa-gnola contemporanea”, a cura dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino,del Dipartimento di Storia della Scuola Superiore di Studi Storici e della Real Academiade la Historia de España di Madrid, San Marino, 21-24 aprile 1993, p. 14. Vicens Vives,inoltre, ha precisato che: «La burguesía propia, constituida por comerciantes al por mayorcon almacén cerrado (...) y sobre todo por fabricantes, solamente se dio (...) en algunoslugares característicos. Uno de ellos es Cádiz, emporio de los grandes comerciantes na-cionales y extranjeros; otro es Barcelona, la única ciudad donde se asiste al desarrollo deuna burguesía industrial específica. Detrás quedan Valencia, donde se combinan maestrosgremiales y comerciantes; Madrid, cuya capitalidad comporta el estrato social de asenti-stas (...), comerciantes al por mayor y maestros agremiados, y los puertos del Norte (Bil-bao, Gijón) donde sólo se dan atisbos de la nueva corriente social» (J. Vicens Vives, Ma-nual de historia económica de España, cit., p. 453).

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nomeno sono state di diversa natura, specie nell’ultimo trentennio;68 tutta-via, non si trattava certamente di un processo dovuto ad una semplice loca-lizzazione geografica, ma di qualcosa di molto più complesso e significativo.

Se, da un lato, vi era una distinzione tra due tipologie ben individua-te, come la borghesia industriale, che aveva il suo centro indiscusso a Bar-cellona, e la borghesia commerciale, che era ancora dislocata, in prevalen-za, a Cadice; dall’altro, emergeva anche, a causa di questa concentrazionedi interessi contrapposti nei capoluoghi della Catalogna e dell’Andalusia,una divisione di ruoli e di aspirazioni tra i due centri economici della Spa-gna. Mentre, nel XIX secolo, Barcellona aveva rappresentato la sede pri-vilegiata dei sostenitori di un indirizzo di politica economica di tipo pro-tezionista, Cadice era stata la culla del liberismo, la dimora prediletta deifautori di un’intrapresa commerciale priva dei vincoli costrittivi, determi-nati da un’accentuata presenza dello Stato.

Questa singolare polarizzazione territoriale non era, però, sinonimodella esclusività di una presenza sociale nelle due città o della inesistenza diceti intermedi nelle altre parti del paese, come hanno dimostrato gli studipiù recenti. Infatti, la discesa ad ambiti più circoscritti di indagine ha avutocome effetto, oltre al miglioramento delle conoscenze e alla delimitazionedell’analisi ai casi concreti, anche quello di far parlare «cada vez menos de“revolución burguesa”» e di fare in modo che lo stesso concetto di borghe-sia iniziasse «a “descosificarse”».69 Questa scelta, dunque, ha comportatoun’innovazione di considerevole portata, aprendo nuove prospettive per la

68 Nella ricerca delle motivazioni sullo scarso sviluppo e sulla concentrazione territo-riale della borghesia, gli storici spagnoli hanno assunto posizioni molto varie e, spesso, di-stanti tra loro: infatti, si va dall’interpretazione dell’economia spagnola di tipo dualistico,sostenuta da Sánchez-Albornoz; all’ipotesi dell’utilizzo del nuovo Stato liberale da parte delblocco di potere dell’antico regime, propugnata da Tuñón de Lara; all’idea del superamen-to del vecchio sistema economico, senza che apparisse un «sujeto burgués revolucionario»,avanzata da Fontana; al giudizio negativo sul ruolo della borghesia nel passaggio dall’anti-co al nuovo ordinamento economico, espresso da Gil Novales; fino alle valutazioni del pro-blema del ritardo economico, visto in termini non di ristagno o di immobilismo, ma di rit-mi di crescita più o meno rapidi, esposte da Nadal, Prados, Carreras e dallo stesso Sánchez-Albornoz (cfr. N. Sánchez-Albornoz, España hace un siglo: una economía dual, Barcelona,Península, 1968; M. Tuñón de Lara, Sociedad señorial, revolución burguesa y sociedad capi-talista (1834-1860), Barcelona, Nova Terra, 1977; J. Fontana, La revolución liberal. Políticay Hacienda,1833-’45, Madrid, Instituto de Estudios Fiscales, 1977; A. Gil Novales, Del an-tiguo al nuevo régimen. Ensayo de interpretación, Caracas, Biblioteca de la Academia Na-cional de la Historia, 1986; J. Nadal, El fracaso de la Revolución industrial en España, 1814-1913, cit.; L. Prados de la Escosura, De impero a nación. Crecimiento y atraso económico enEspaña (1780-1930), cit.; J. Nadal, A. Carreras, Pautas regionales de la industrializaciónespañola (siglos XIX y XX), Barcelona, Editorial Ariel, 1990; N. Sánchez-Albornoz (a curadi), La modernización económica de España 1830-1930, cit.).

69 J. Fontana, Las burguesías, Relazione dattiloscritta, presentata al convegno su“Tendenze e orientamenti della storiografia spagnola contemporanea”, a cura dell’Uni-versità degli Studi della Repubblica di San Marino, del Dipartimento di Storia della Scuo-la Superiore di Studi Storici e della Real Academia de la Historia de España di Madrid,San Marino, 21-24 aprile 1993, p. 10.

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ricerca storica. Infatti: «Abandonando los grandes esquemas y las interpre-taciones generales, se pasó a investigaciones de carácter regional y sectorial,que permitirían descubrir, en primer lugar, que ni la industrialización era laactividad “propia” de la burguesía, ni la búsqueda del crecimiento econó-mico global era su “misión”, sino que lo que convenía era estudiar las estra-tegias reales que había empleado en cada lugar y momento para realizar supropósito esencial: maximizar su beneficio a corto plazo, sin poner en peli-gro la continuidad de éste ni la estabilidad de su propiedad».70

L’avvio delle indagini di carattere regionale, ad opera anche di giova-ni studiosi, ha rappresentato, quindi, un importante contributo per il su-peramento della tesi, secondo cui tutti i problemi della Spagna erano do-vuti ad un “difetto di borghesia” e all’assenza di forze imprenditoriali, di-mostrando, al contrario, la vitalità e i contrasti di un tessuto economico lo-cale, fino a quel momento poco conosciuto. Infatti, da questi studi di na-tura settoriale sono emersi i tratti di una borghesia impegnata in attivitàdiversificate e inaspettatamente dotata di strategie complesse; si è mate-rializzata l’immagine di un paese, nel quale, insieme a estese plaghe di ar-retratezza, vi erano anche centri pulsanti di iniziativa e strati sociali inter-medi pronti a cogliere le opportunità di una congiuntura favorevole.71

Questo nuovo stato delle conoscenze ha determinato lo spostamentodell’attenzione degli studiosi da una problematica di tipo “esistenzialista”, al

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70 Ibidem.71 Cfr. E. Sebastiá, J. Piqueras, Pervivencias feudales y revolución democrática, Valen-

cia, Institució Valenciana d’Estudis i Investigació, 1987; V. Pinilla Navarro, Teruel, 1833-1868: revolución burguesa y atraso económico, Teruel, Instituto de Estudios Turolenses,1986; P. Ruiz Torres, Señores y propietarios (Cambio social en el sur del País Valenciano:1650-1850), Valencia, Institució Valenciana d’Estudis i Investigació, 1981; A. Pons, J. Ser-na, La ciudad extensa. La burguesía comercial-financiera en la Valencia de mediados delXIX, Valencia, Diputació de Valencia, 1992; A. Jutglar, Historia crítica de la burguesía enCataluña, edizione ampliata con un “Prólogo para no catalanes”, Barcelona, Anthropos,1984; J. Nadal, A. Carreras, Pautas regionales de la industrialización española (siglos XIXy XX), cit.; A. Segura, Burgesia i propietat de la terra a Catalunya en el segle XIX, Barce-lona, Curial, 1993; R. Congost, Els propietaris i els altres, Vic, Eumo, 1990; P. Pascual,Agricultura i industrialització a la Catalunya del segle XIX, Barcelona, Crítica, 1990; Ma-drid en la sociedad del siglo XIX, Madrid, Comunidad de Madrid, 1987; A. Bahamonde,J. Cayuela, Hacer las Américas. Las elites coloniales españolas en el siglo XIX, cit.; B. Yun,Estudios sobre capitalismo agrario, crédito e industria en Castilla, siglos XIX y XX, Valla-dolid, Junta de Castilla y León, 1991; A. Hoyo Aparicio, Todo mudó de repente. El hori-zonte económico de la burguesía mercantil en Santander, 1820-1874, Santander, Universi-dad de Cantabria, 1993; J. I. Barrón García, La economía de Cantabria en la época de laRestauración, Santander, Librería Estudio, 1992; V. Fernández Benítez, Burguesía y revo-lución liberal. Santander, 1812-1840, Santander, Ayuntamiento de Santander, 1988; F. Eri-ce, La burguesía industrial asturiana, 1885-1920, Oviedo, Silverio Cañada, 1980; M. Mon-tero, Mineros, banqueros y navieros, Lejona, Universidad del País Vasco, 1990; A. M. Ber-nal, C. Álvarez Santaló, A. García-Baquero González, P. Tedde de Lorca, J. Nadal, Ascen-so y conformación de una burguesía regional, in Historia de Andalucía, La Andalucía libe-ral (1778-1868), cit., pp. 216 e segg.; A. M. Bernal, La lucha por la tierra en la crisis del an-tiguo régimen, Madrid, Taurus Ediciones, 1979; J. Morilla Critz, Gran capital y estanca-miento económico en Andalucìa, Córdoba, Universidad de Córdoba, 1978.

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terreno della verifica concreta delle condizioni in cui agivano le forze socialie del loro tenore di sviluppo, provocando anche una innovazione terminolo-gica, quando si è cominciato a parlare non di un ceto borghese, ma di più“borghesie”, operanti ai diversi livelli della struttura economica interna.72

Inoltre, questo filone di ricerca, che è decollato solo negli ultimi anni,ha fornito un grande impulso all’esame della storia delle attività commer-ciali e della borghesia mercantile, nelle varie parti del paese, consentendodi disporre di un quadro ampio di informazioni sull’evoluzione del setto-re, che ha fatto finalmente recedere da ogni valutazione schematica sullavalenza delle classi commerciali e sul loro ruolo all’interno dell’economiaspagnola. Tuttavia, il rischio insito in tale stadio iniziale dell’analisi è rap-presentato dalla eccessiva dispersione delle conoscenze e dalla difficoltà diconiugare i dati microeconomici con quelli macroeconomici, limiti che, fi-nora, non hanno permesso di sottoporre ad una verifica di carattere gene-rale le ipotesi formulate e i risultati ottenuti nei diversi lavori.73

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72 Ramos Santana, uno studioso che ha esaminato a fondo la «burguesía gaditana»,considerando che il termine “borghese” include «realidades bien distintas» e che bisogna«señalar posibles diferencias entre los grupos sociales a los que define tal concepto», hasottolineato come sia invalso l’uso dell’espressione «burguesías», al posto di «burguesía»;egli, infatti, ha osservato che: «La definición burguesías, en el caso español se ha aplica-do de forma casi indiscriminata tanto para señalar diferencias regionales como para seña-lar diferencias en los sectores de ocupación económica (de los burgueses). (...) Si esto fue-ra así tendríamos que aceptar (...) que la burguesía existe prácticamente en todas las civi-lizaciones, puesto que en todas se dio el comercio, y por tanto sería la de comerciante, laprimera profesíon burguesa» (A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabe-lina, cit., pp. 27-28). Le considerazioni di Ramos Santana, dunque, al di là dell’eccesso disemplificazione dell’ultima frase riportata, chiariscono i motivi di un mutamento termi-nologico, che non è stato affatto privo di significato.

73 Cfr. R. Domínguez Martín, Actividades comerciales y transformaciones agrarias enCantabria, 1750-1850, Santander, Universidad de Cantabria, 1988; R. Maruri Villanueva, Laburguesía mercantil santanderina, 1700-1850, Santander, Universidad de Cantabria, 1990; J.R. García López, Los comerciantes banqueros en el sistema bancario español, Oviedo, Uni-versidad de Oviedo, 1987; J. M. Valdaliso, Los navieros vascos y la marina mercante enEspaña, 1860-1935. Una historia económica, Bilbao, Instituto Vasco de Administración Pú-blica, 1991; M. A. Melón Jiménez, Los orígenes del capital comercial y financiero en Extre-madura. Compañías de comercio, comerciantes y banqueros de Cáceres (1773-1836), Badajoz,Diputación Provincial de Badajoz, 1992; A. Gámez Amián, Comercio colonial y burguesíamercantil “malagueña” (1765-1830), Málaga, Universidad de Málaga, 1992; A. M. Bernal, A.García-Baquero González, Tres siglos del comercio sevillano (1598-1868). Cuestiones y pro-blemas, Sevilla, Universidad de Sevilla, 1976; A. García-Baquero González, Andalucía y laCarrera de Indias (1492-1824), Sevilla, Editoriales Andaluzas Unidas, 1986; R. Franch, Cre-cimiento comercial y enriquecimiento burgués en la Valencia del siglo XVIII, Valencia, Insti-tució Valenciana d’Estudis i Investigació, 1986; J. J. Iglesias Rodríguez, Una ciudad mercan-til en el siglo XVIII. El Puerto de Santa María, Sevilla, Muñoz, Moya y Montraveta, 1991; A.Guimerá Ravina, Burguesía extranjera y comercio atlántico. La empresa comercial irlandesaen Canarias (1703-1771), Madrid, C.S.I.C., 1985; La Burguesía de negocios en la Andalucíade la Ilustración, 2 voll., Cádiz, Diputación Provincial de Cádiz, 1991; P. Molas Ribalta, Laburguesía mercantil en la España del Antiguo Régimen, Madrid, Ediciones Cátedra, 1985.Gli ultimi volumi indicati, pur occupandosi del XVIII secolo, sono di rilevante interesse an-che per le problematiche inerenti alla borghesia commerciale nel secolo successivo.

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A questa preoccupazione ha fornito, però, una prima risposta JosepFontana, notando che: «En la fase en que todavía nos encontramos, el re-sultado puede aparecérsenos, equívocamente, como un retorno a una hi-storia económica de horizontes limitados, pero ello no es más que la con-secuencia de la necesidad que tenemos de reunir una masa suficiente de co-nocimientos concretos para poder pasar a una nueva y más satisfactoria for-mulación teórica».74

Per la verità, in questo campo vi sono già lavori di notevole valore ge-nerale, che, al gusto della ricerca minuta e al tenace sforzo di approfondi-mento settoriale, sono stati in grado di unire una metodologia avanzata euna solida impostazione teorica. Basterebbe ricordare per tutte, in rela-zione all’evoluzione del commercio coloniale, l’opera di Antonio-MiguelBernal sul finanziamento della Carrera de Indias, che ha permesso di com-prendere alcuni aspetti fondamentali – come quelli del denaro e del cre-dito – del sistema dei traffici nell’area meridionale della Spagna, lungo unarco di tempo di oltre tre secoli, e di mettere a fuoco il processo di orga-nizzazione dei gruppi mercantili «en una etapa crucial en la formación delcapitalismo».75

Ed è stato proprio Bernal, nella parte centrale del suo studio, a for-mulare un giudizio che, data l’insufficienza delle informazioni disponibilisulle attività commerciali per il XIX secolo,76 sembra valere come un’in-

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74 J. Fontana, Las burguesías, cit., p. 11. Questa esigenza sottolineata da Fontana ri-chiama alla memoria una valutazione di diversi anni fa di Vicens Vives che, ponendosi ilproblema dell’approfondimento e del miglioramento metodologico degli studi sulla storiadel commercio spagnolo, aveva osservato: «La historia del comercio español en el sigloXIX está por hacer. Y no sólo en lo que atañe al comercio exterior e interior, sino, lo quees más importante, a la historia del comercio en sí mismo, de sus técnicas y procedimien-tos, de sus desarrollos y retrocesos» (J. Vicens Vives, Manual de historia económica deEspaña, cit., p. 626). Del resto, anche Voltes Bou, nell’esaminare l’evoluzione del com-mercio spagnolo, ha avvertito che non ci si dovrebbe limitare ad una pura descrizione del-le importazioni e delle esportazioni, ma sarebbe necessario far riferimento ad un contestomolto più vasto di movimenti di beni e di capitali, oltre che di specifiche esperienze con-crete: in questo senso, l’osservazione precedente è molto attuale e rappresenta l’indica-zione di un percorso ancora da seguire (cfr. P. Voltes Bou, Historia de la economía españo-la en los siglos XIX y XX, Madrid, Editora Nacional, 1974, vol. I, p. 277).

75 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, cit., p. 21. A proposito dell’opera di Bernal edei temi da lui trattati: cfr. J. M. Oliva Melgar, El imperio económico internacional sobreAmérica: a propósito de “La financiación de la Carrera de Indias” de A. M. Bernal. Mate-riales y reflexiones para una renovación necesaria, in “Anuario de Estudios Americanos”,LII, 1995, pp. 261-283; F. D’Esposito, Recensione de “La financiación de la Carrera de In-dias (1492-1824). Dinero y crédito en el comercio colonial español con América”, in “Nuo-va Rivista Storica”, III, 1997, pp. 748-756.

76 Lo stesso Bernal ha ricordato che: «Respecto a otros períodos, contrasta la penu-ria de publicaciones dedicadas a las relaciones de España y América en el siglo XIX, talvez porque la historia de decadencia y fracasos, sintetizados con la independencia de lascolonias, no encajaba en la filosofía del americanismo español de las pasadas décadas, másatento a los relumbrones y glorias del Imperio» (A. M. Bernal, Relaciones económicas en-tre Andalucía y América en el siglo XIX: una aproximación, cit., p. 229).

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dicazione di lavoro, al fine di indirizzare l’attività di ricerca successiva e dicostruire le basi per un nuovo sviluppo di questo settore della disciplina:dalle sue parole emerge la consapevolezza che, pure se si procede ad unaraccolta ulteriore di notizie, privilegiando sempre le dimensioni macroe-conomiche, «tampoco por este camino podríamos llegar demasiado lejos»;perciò, appare indispensabile l’accesso a nuove fonti documentarie per ilcommercio di origine coloniale, che si possono reperire in un’unica dire-zione, quella della contabilità privata dell’impresa mercantile.77

Bernal, quindi, constatando che sono «muy escasos los estudios di-sponibles sobre contabilidades mercantiles», ha sostenuto la necessità didedicare una speciale attenzione a «las fuentes privadas», giungendo allaconclusione che «por la propia naturaleza del negocio mercantil (...), ha-brían de ser las contabilidades y el análisis microeconómico los que mejorposibilitan un conocimiento efectivo del tema en cuestión; máxime si delo que se trata es de conocer, en síntesis, las opciones que en cada mo-mento determinaban la relación costes-beneficios».78

Il tema del ruolo della borghesia commerciale all’interno della strut-tura economica gaditana, della sua prosperità e del suo declino, rappre-senta sicuramente un caso di studio di rilevante importanza e di grande at-tualità, alla luce dei più recenti indirizzi storiografici. Peraltro, il valore as-soluto di un’analisi di questo tipo è confermato dal fatto che, proprio aCadice – e non in molti altri centri della Spagna – si trovava «una bur-guesía mercantil de mayor enjundia»,79 come elemento caratterizzante del-la fisionomia stessa della città.

Lo stato della ricerca è tale, però, da far rilevare che, mentre il Set-tecento è stato approfonditamente trattato dal punto di vista commer-ciale ed economico, anche se con alcuni vuoti,80 per l’Ottocento vi sonosolo indagini parziali ed esistono ancora molte fonti a cui bisogna acce-dere per la prima volta. La ragione di questa mancanza di interesse è fa-cilmente individuabile: infatti, una volta esaminato il siglo de oro, cheaveva sancito il predominio della borghesia mercantile gaditana e avevapermesso a Cadice di divenire il centro europeo dei traffici con l’Ameri-ca, poteva non apparire utile, né tantomeno gratificante, affrontare lo stu-dio dei periodi più difficili per la città, che preludevano alla sua defini-tiva decadenza.

Eppure, proprio gli eventi del XIX secolo sono decisivi per la com-prensione delle contraddizioni accumulatesi nel corso del processo di cre-scita dell’economia gaditana e, al contempo, per l’accertamento delle cau-

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77 A. M. Bernal, La financiación de la Carrera de Indias (1492-1824). Dinero y créditoen el comercio colonial español con América, cit., p. 353.

78 Ibidem.79 P. Molas Ribalta, La burguesía mercantil en la España del Antiguo Régimen, cit., p. 148.80 Ad esempio, vi è una carenza di analisi sull’organizzazione societaria e sul com-

mercio interno delle “compagnie” gaditane, che non ha favorito una completa compren-sione dei punti di forza, come di quelli di debolezza, della borghesia locale.

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se di una crisi, che, sfiorite le speranze di ripresa degli anni a metà del-l’Ottocento, doveva ripetutamente colpire il grande “emporio”, fino a fiac-carne le più recondite capacità di resistenza.

Nonostante vi sia un confine temporale definito, che coincide con l’i-nizio dell’Ottocento, per molti degli studi sull’esperienza mercantile diCadice, le poche opere finora prodotte con carattere di organicità sul fe-nomeno della borghesia commerciale gaditana hanno toccato anche l’epo-ca più complessa della vita cittadina, quella del “secolo di passaggio” daifasti del commercio coloniale alla riduzione di Cadice a capitale di secon-do rango.81

Tuttavia, pur riconoscendo la solidità dei contributi teorici e il livellodi costante generalizzazione delle problematiche affrontate in questi lavo-ri, manca ancora un soddisfacente supporto di tipo quantitativo all’analisieffettuata e, spesso, non vi è neppure una marcata autonomia degli ele-menti storico-economici rispetto alla trattazione dei fatti storici in sensolato.82 Questo limite, che rischia di inficiare in parte gli stessi risultati del-le indagini realizzate fino a questo momento, andrebbe superato, racco-gliendo l’invito di Bernal ad una diffusione delle ricerche di natura mi-croeconomica sull’evoluzione e la crisi della borghesia commerciale gadi-tana.83

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81 Cfr. La burguesía mercantil gaditana (1650-1868), cit.; A. Ramos Santana, La bur-guesía gaditana en la época isabelina, cit.; A. García-Baquero González, Comercio y bur-guesía mercantil en el Cádiz de la Carrera de Indias, cit.; J. B. Ruiz Rivera, El Consulado deCádiz. Matrícula de comerciantes (1730-1823), cit..

82 L’opera di Bernal su La financiación de la Carrera de Indias, nonostante affrontiprevalentemente gli aspetti di carattere finanziario dell’evoluzione del commercio colo-niale, è un esempio – purtroppo, ancora isolato – di equilibrio nell’utilizzo di fonti quan-titative e di valutazioni di tipo qualitativo, per il periodo a cavallo tra il XVIII e il XIX se-colo. Inoltre, mentre nei lavori di García-Baquero, a cominciare da quelli su Cádiz y elAtlántico e su Comercio colonial y guerras revolucionarias, vi è sempre stato un apporto didati macroeconomici, sui quali si sono fondate le sue conclusioni teoriche, gli altri con-tributi rivolti ad un’indagine retrospettiva sulla struttura socio-economica gaditana e sul-la borghesia commerciale si sono mossi su un piano di più netta caratterizzazione storicae sociologica, in assenza di un metodo di analisi di tipo economico. Infatti, appare sinto-matico di questo stato delle cose il fatto che Ramos Santana, nel suo pregevole volume sul-la borghesia gaditana all’epoca di Isabella II – l’unico studio che ha diffusamente trattatoquel periodo –, abbia tralasciato, nell’esame dei diversi settori dell’attività economica, pro-prio quello commerciale, che rappresentava il fulcro di tutta l’economia di Cadice. Per iperiodi precedenti al XIX secolo, al contrario, sono apparsi – anche di recente – studi si-gnificativi, come quelli della Carrasco González sugli strumenti del commercio colonialee sui commercianti e le case di commercio, nonché quelli della Fernández Pérez sui lega-mi di parentela e le relazioni mercantili a Cadice, che adottano una corretta impostazioned’indagine di tipo storico ed economico e forniscono un quadro di riferimento sicura-mente più compiuto.

83 Vi è da dire, tuttavia, che le Università di Cadice e di Siviglia hanno avviato, attra-verso il lavoro di diversi studiosi e l’ausilio delle tesi dottorali, alcuni importanti studi sul-la storia dell’impresa gaditana e sulle attività finanziarie locali, sull’organizzazione societa-ria di alcune compañías mercantili e di trasporto marittimo, sul commercio vinicolo e su al-tre iniziative economiche presenti nell’area della bahía, nel corso dei secoli XVIII e XIX.

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Del resto, gli stessi studi specificamente dedicati ai commercianti diCadice, ai singoli gruppi e alle loro attività, sono assai scarsi, anche in unarco di investigazione di due secoli, e non affrontano, in alcun caso, le pro-blematiche relative alla crisi dell’Ottocento. Per di più, quasi tutti questilavori, pur presentando riferimenti alla contabilità e alle concrete vicendeeconomiche dei diversi nuclei mercantili, riportano fonti documentariemolto circoscritte e si basano su materiali cronologicamente sparsi, chenon consentono una valutazione di lungo periodo di ciascuna esperienzacommerciale.84

Il più completo e significativo di tali contributi, però, quello di BustosRodríguez sui Colarte, sebbene manchi di una serie di informazioni di na-tura quantitativa relative ad alcuni anni, contiene una considerevole mes-se di dati su varie grandezze economiche e rappresenta un’importante ri-costruzione della storia di un gruppo familiare «como modelo paradigmá-tico de gran hombres de negocio», per un periodo a cavallo di due secoli(XVII e XVIII).85 L’autore stesso, inoltre, nel descrivere i suoi obiettivi dilavoro, sottolinea una scelta fondamentale, di carattere metodologico,compiuta per lo studio di quella fase del commercio gaditano: «a la alter-nativa “cuantitativo”-”modélico cualitativo” respondimos eligiendo lo se-gundo, aún a riesgo de que esta “construcción” en la “microhistoria”(donde todo cobra su auténtica dimensión) pueda ser incomprendida poralgunos, partidarios a la sazón de los panoramas de amplio espectro, a losque, sin embargo, no renunciamos como meta “última”».86

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84 Cfr. M. Bustos Rodríguez, Burguesía de negocios y capitalismo en Cádiz: Los Colar-te (1650-1750), Cádiz, Diputación Provincial de Cádiz, 1991; M. Bustos Rodríguez, Oli-garquía urbana y negocio mercantil en el Cádiz de la Edad Moderna: el clan de los Villavi-cencio, in “Anales de la Universidad de Cádiz”, II, 1985; M. Bustos Rodríguez (a cura di),Un comerciante saboyano en el Cádiz de Carlos II (Las memorias de Raimundo de Lantery.1673-1700), Cádiz, Ediciones de la Caja de Ahorros de Cádiz, 1983; J. B. Ruiz Rivera, LaCasa de Uztáriz, San Ginés y Compañía, in La burguesía mercantil gaditana (1650-1868),cit., pp. 183-199; J. B. Ruiz Rivera, La Compañía de Uztáriz, las Reales Fábricas de Talave-ra y el comercio con Indias, in “Anuario de Estudios Americanos”, n. XXXVI, 1979; J. B.Ruiz Rivera, Rasgos de modernidad en la estrategia comercial de los Uztáriz, 1766-1773, in“Temas Americanistas”, n. 3, 1983; J. B. Ruiz Rivera, Los Uztáriz en el comercio de Cádizcon Indias: un ejemplo de iniciativa empresarial, in Cádiz en su Historia, V Jornadas de Hi-storia de Cádiz, Cádiz, Publicaciones de la Caja de Ahorros de Cádiz, 1986, pp. 55-76; J.B. Ruiz Rivera, Exitos y fracasos del comerciante durangués Matías de Landáburu, Dono-stia-San Sebastián, Real Sociedad Bascongada de los Amigos del País, 1991; C. MartínezShaw, Un mercader gaditano del siglo XVIII: Agustín Ramírez Ortuño, in “Archivo Hispa-lense”, n. 196, 1981; R. Chamboredon, Une société de comerce Languedocienne à Cádix:Simon et Arnail Fornier et Cie, in La Burguesía de negocios en la Andalucía de la Ilustra-ción, cit., vol. II, pp. 35-53; J. J. Iglesias Rodríguez, El perfil del burgués gaditano. El casodel marqués de Atalaya Bermeja, in La Burguesía de negocios en la Andalucía de la Ilustra-ción, cit., vol. II, pp. 255-269; J. Torrejón Chaves, Burgueses gaditanos en busca de un tí-tulo nobiliario: los casos de Juan Antonio de Madariaga, y de José Rodríguez, in La Burgue-sía de negocios en la Andalucía de la Ilustración, cit., vol. II, pp. 347-351.

85 M. Bustos Rodríguez, Burguesía de negocios y capitalismo en Cádiz: Los Colarte(1650-1750), cit., p. 17.

86 Ibidem, p. 18.

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Il “panorama ad ampio spettro” della storia commerciale di Cadice,come connessione e interpretazione degli avvenimenti economici di gran-di dimensioni, è, ormai, ampiamente delineato.

La città andalusa, prima ancora che si realizzasse il trasferimento del-la direzione degli scambi coloniali, la Casa de la Contratación, aveva già as-sunto il ruolo di guida dei traffici, sottraendolo a Siviglia sul finire delXVII secolo. La fisionomia della nuova capitale del commercio d’oltreo-ceano, però, era molto diversa da quella di altri luoghi con funzioni ana-loghe, fondandosi, anziché sulla localizzazione in un punto mediano delmercato internazionale, sull’isolamento geografico e su un’unica risorsa adisposizione, il mare. La baia gaditana, infatti, nell’epoca successiva al de-scubrimiento, passò a rappresentare – parafrasando Tomás de Mercado –,da una piccola estremità dell’Europa quale era, la sede privilegiata delcommercio continentale da e verso l’America.

Anche se, con lo spostamento del baricentro dei traffici dal Mediter-raneo all’Atlantico, gran parte delle conoscenze e degli strumenti mercan-tili esistenti furono trasmessi da un mare all’altro, Cadice sperimentò unastoria del tutto originale, condizionata com’era, non solo dalla presenzadei metalli preziosi nel circuito commerciale, ma, principalmente, dai van-taggi e dai problemi della sua posizione, «situada en una de las encrucija-das geohistóricas más vitales del globo».87 Il successo spettacolare delle at-tività commerciali, unica vera fonte di ricchezza della città, si basò, du-rante il Settecento, su una condizione particolarmente favorevole di mo-nopolio degli scambi con le colonie americane e su altri fattori singolari,come la presenza di numerose colonie di mercanti stranieri, l’immigrazio-ne di commercianti dalle altre aree della penisola e, soprattutto, lo svilup-po di una particolare attitudine all’intermediazione, che si dimostrò l’ele-mento più fecondo al fine della partecipazione al “doppio gioco” della cir-colazione a breve distanza e dei traffici intercontinentali.

Il mercante gaditano, in questo quadro, era chiamato a svolgere unruolo essenziale, che metteva in rilievo come l’importanza del commercio,per gli spagnoli, non stava tanto nel mezzo di trasporto marittimo in quan-to tale, ma nella mercanzia movimentata, nei beni al centro degli scambi enei meccanismi di realizzazione delle transazioni. Da questa specifica ca-ratteristica, oltre che dalla natura stessa del pacto colonial, doveva origi-narsi il commercio su commissione, che fu la forma tipica dell’attività mer-cantile gaditana, con declinazioni articolate, a seconda delle diverse fasistoriche e dei vari soggetti impegnati nel settore della distribuzione.88

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87 J. L. Comellas, Dinámica y mentalidad de la burguesía gaditana en el siglo XVIII,in La burguesía mercantil gaditana (1650-1868), cit., p. 13.

88 In linea generale, questa pratica «consistía en limitarse a servir de testaferros a lascasas comerciales y a los hombres de negocios extranjeros legalmente incapacitados (envirtud de la legislación monopolística) para participar directamente en nuestro comerciocolonial» (A. García-Baquero González, Independencia colonial americana y pérdida de laprimacía andaluza, cit., p. 134).

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Questa forma d’intermediazione, che vincolava il mercante di Cadicead una rete assai più vasta di operatori, con terminali sia in Europa che inAmerica, secondo alcuni studiosi fu, in un primo momento, una causa eun effetto della scarsezza di capitali.89 Tuttavia, nel corso del «siglo mer-cantil por excelencia»,90 le occasioni di guadagno si moltiplicarono e an-che il commercio su commissione divenne una chiara opportunità di inve-stimento, al tempo stesso, redditizia e sicura.

Le ricchezze accumulate con il commercio coloniale rimanevano soloin parte in Spagna, trasferendosi in quantità cospicue verso gli altri paesieuropei, dai quali partivano i rifornimenti per l’attività di riesportazionedei commercianti gaditani e per il mercato interno della penisola. La di-mensione dei capitali che si fermavano nel territorio spagnolo, però, andòaumentando, in corrispondenza con la gaditanización degli scambi e conla diminuzione del numero di stranieri impegnati nei traffici coloniali sul-la piazza di Cadice.

In quell’ultima fase del Settecento, quando il commercio iniziò a su-bire i primi colpi, a causa del progressivo superamento del monopolio, leuniche alternative al reinvestimento dei proventi mercantili nello stessosettore erano costituite dagli impieghi tradizionali, in beni immobili o intitoli del debito pubblico. Questa situazione, che avrebbe portato, nono-stante il conseguimento di una maggiore solidità finanziaria, ad una pro-gressiva debilitazione dell’economia gaditana, fu aggravata dalle carenzestrutturali e dai limiti fisici della città, che non era in grado di svilupparealtre iniziative produttive, al di fuori del commercio.

Il XIX secolo, quindi, si era aperto all’insegna delle difficoltà e del-la necessità di cambiamento della visuale dei ceti mercantili, che, per laverità, erano riusciti a superare brillantemente il rischio della concor-renza degli altri porti spagnoli autorizzati agli scambi con l’America, fa-cendo affidamento unicamente sulle proprie capacità e sulla propriaesperienza.91 Tuttavia, gli eventi bellici, il blocco ripetuto delle comuni-cazioni marittime, prima, l’emancipazione di gran parte delle colonieamericane, poi, diedero un colpo decisivo a Cadice, mettendo in evi-denza il vero limite strutturale di un’economia fondata quasi esclusiva-mente sui traffici d’oltremare. La ragione di fondo di questa crisi, infat-ti, stava nel fatto che i commercianti gaditani non erano più in grado, in

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89 Cfr. A. Domínguez Ortiz, La burguesía gaditana y el Comercio de Indias desde me-diados del siglo XVII hasta el traslado de la Casa de Contratación, cit., p. 8.

90 Questa è una delle varie espressioni con cui è stato definito il XVIII secolo (cfr.La burguesía mercantil gaditana (1650-1868), cit., p. VI).

91 Come ha ricordato Solís, «el comercio de Cádiz no solía centrarse en un solo tipode negocio». Infatti, i commercianti gaditani svolgevano diversi generi di attività: «El fun-damental consistía en comprar artículos de Ultramar y distribuirlos por diferentes países.Muchos comerciantes cargaban en sus propios buques y comerciaban por su cuenta;otros, menos acaudalados, eran simplemente intermediarios; los más actuaban de consi-gnatarios de grandes Compañías extranjeras» (R. Solís, El Cádiz de las Cortes, cit., p. 106).

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assenza di condizioni di monopolio mercantile o di una robusta baseproduttiva interna, di assicurare l’approvvigionamento dei territori ame-ricani, mentre, al di là dell’oceano, si era consolidata la convinzione del-l’inutilità di una struttura d’intermediazione tanto ingombrante, che po-teva essere sostituita dai rapporti diretti con gli acquirenti e i fornitorieuropei.

Dopo il distacco delle colonie americane, la caduta delle attivitàeconomiche si accentuò e a nulla valse il tentativo di realizzare un por-to franco, come rimedio ai mali di fondo del commercio. Anche la suc-cessiva speranza di un recupero del mercato d’oltreoceano, a seguitodella normalizzazione dei rapporti con i paesi americani, si rivelò un’il-lusione di breve durata e Cadice riuscì solo a svolgere un ruolo di for-nitrice sussidiaria di quei territori, insieme ad altri centri commercialispagnoli.

Al termine della fase di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’e-conomia, durata fino al periodo isabelino, Cadice fu pronta ad affrontareil nuovo ciclo espansivo, che si affacciava anche in quell’area verso la metàdel secolo, e ad approfittare di un’ultima occasione di prosperità: «el co-merciante gaditano, acostumbrado a un negocio comisionista, (...) cómo-do en general, comprendió que necesitaba diversificar su actividad, que laépoca dorada había finalizado de forma casi inexorable, y que el panora-ma de sus negocios había ampliarse con nuevas inversiones, buscando ren-tabilidades más positivas».92

La ripresa economica della metà dell’Ottocento, però, non fu laconseguenza esclusiva di fattori esogeni; in tutto il periodo preceden-te, infatti, attraverso iniziative di vario genere, si erano gettate le basiper un nuovo tipo di crescita dell’area di Cadice. Da un lato, le ideeliberali, respinte dai gaditani nella fase immediatamente successiva al-la rivoluzione francese, avevano avuto una diffusione inusitata nellacittà, che era stata la sede de las Cortes, fino a impregnare di questospirito ogni ambito della società e ogni atto delle classi dirigenti loca-li, che iniziarono a rivaleggiare con Barcellona, al fine di ottenere unapiena libertà di iniziativa e una sempre maggiore apertura dei com-merci. Dall’altro, superata la fase degli impieghi “sicuri” del capitalenella terra e negli immobili, che erano stati stimolati anche dalla piùforte convenienza di questo tipo di investimenti, gli appartenenti ai set-tori più consapevoli della borghesia commerciale iniziarono a diversi-ficare le proprie attività, impegnandosi nei campi dei trasporti, dell’in-dustria, della finanza e dell’assicurazione, oltre che nelle stesse attivitàmercantili.

Durante questi decenni, secondo Valdecantos García, nell’area gadi-tana, si venne affermando un nuovo tipo di borghesia, che è stata definita

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92 A. Ramos Santana, La burguesía gaditana en la época isabelina, cit., p. 44.

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«la Burguesía del Negocio y de la transacción, de la consignación y del se-guro, servidos por el ahorro elaborado en el gran negocio del intercambioy el flete».93 I risultati ottenuti da questo ceto d’affari furono incoraggian-ti, al di là di alcune complicazioni di natura congiunturale, e le attività eco-nomiche cittadine ricominciarono a dare segni di vitalità, per un periododi tempo durevole. Tuttavia, anche se erano stati del tutto evidenti e si-gnificativi, i tentativi di trasformazione non avevano inciso a fondo sullastruttura economica della città, che continuava a imperniarsi – e non po-teva essere altrimenti – sul commercio e sui servizi ad esso connessi: pro-va indiscutibile di questo stato di cose fu la crisi della seconda metà deglianni sessanta.

Quando la congiuntura internazionale cambiò e i venti della recessio-ne economica e finanziaria cominciarono a spirare anche sulla Spagna, Ca-dice, nonostante gli sforzi della sua borghesia commerciale, non riuscì aduscirne indenne, anzi «la precrisis y después la crisis financiera y mundialde 1866 dejaron a Cádiz vacilante».94 A questo punto, il commerciante ga-ditano fu costretto a riorganizzarsi su una base molto più ristretta, di ca-rattere locale, e a impiegare nuovamente le sue ricchezze in iniziative piùaffidabili e convenienti, come il possedimento di terre e il loro sfrutta-mento agricolo, «de modo que el fraccionamiento, el localismo y el aisla-miento serían las marcas y señales de identidad de esta sombra irrecono-cible del antiguo esplendor».95

Questi eventi, che non risultarono estranei al precipitare della crisianche sul piano politico, con la rivoluzione del 1868, non furono so-stanzialmente mutati neppure dai provvedimenti di natura liberista diquegli anni, tanto è vero che, a partire da allora, ebbe inizio la decaden-za definitiva della città e il declino della formazione sociale, che ne ave-va segnato indelebilmente la storia nel corso di oltre due secoli, la “bor-

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93 P. Valdecantos García, La crisis de la burguesía mercantil gaditana, cit., p. 115. L’au-tore, inoltre, descrive altre due fasi del processo di formazione della borghesia gaditana:una fase precedente a quella della «Burguesía del Negocio», nella quale si affermò «la Bur-guesía Mercantil», e una fase successiva – tipica di un momento di profonda crisi –, du-rante la quale si costituì «la Burguesía terrateniente».

94 A. Ramos Santana, Cádiz en el siglo XIX, de ciudad soberana a capital de provincia,cit., p. 102.

95 C. Álvarez Santaló, A. García-Baquero González, Evolución social y transformaciónurbana, cit., p. 338. La crisi del 1866 rappresentò l’episodio determinante, che convinsela borghesia gaditana «al último gran negocio de la época: a la inversión pasiva, a la con-quista de la tierra; al desguace de la situación previa y a la conversión en liquidez del ame-nazado negocio» (P. Valdecantos García, La crisis de la burguesía mercantil gaditana, cit.,p. 117). Tuttavia, perlomeno in questo caso, non si può parlare di un “tradimento dellaborghesia”, ma di una valutazione accorta, effettuata, soprattutto, in base ad un calcolo diconvenienza, oltre che ad una condizione di difficoltà: va tenuto presente, infatti, che unforte impulso al cosiddetto retroceso sobre la tierra venne fornito, come ha osservato Val-decantos García nelle stessa pagina, «por el fenómeno desamortizador – en particular, ladesamortización Madoz – y el atractivo de la segunda revalorización del campo que afec-ta, fundamentalmente, a la tierra de viña».

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ghesia commerciale” gaditana. Infatti, «la ciudad burguesa por antono-macia, hasta este momento, al fallarle su calificativo vitalizador, su razónde ser, se derrumba» e «se consuma, definitivamente, la desaparición delCádiz Burgués».96

La storia economica di Cadice e della sua principale formazione so-ciale può, a ben vedere, fornire un utile contributo alla comprensione del“ritardo spagnolo” e della crisi della borghesia di quel paese. Infatti, è pro-prio nella baia gaditana che, verso la metà dell’Ottocento, si sperimenta-rono vari tentativi di ripresa e di diversificazione delle attività commercia-li, come è lì che, nell’ultimo trentennio del secolo, tramontate definitiva-mente le illusioni di una nuova época dorada, si acuirono maggiormente lecontraddizioni dell’economia e la crisi assunse i suoi aspetti più profondie invalicabili.

Inoltre, se è esatta l’analisi, secondo cui «en última instancia, las vi-cisitudes de la economía española, a lo largo del siglo XIX, no puedensepararse de las de la época colonial, cuando el Tesoro se nutría de loscaudales y del tráfico de América, y la incipiente burguesía periférica to-leraba la permanencia del sistema señoral, compensada con la reserva delos mercados de Ultramar»,97 è anche vero che la crisi dell’Ottocentoaveva una spiegazione di carattere endogeno, che non può essere di-menticata.

Gli studi di Prados, che ha sottolineato la necessità di considerare siai fattori della domanda che quelli dell’offerta, per risolvere il rompicapodelle opposte interpretazioni sulla crisi spagnola, hanno consentito digiungere ad una conclusione equilibrata, che cerca di cogliere le ragionipresenti in ciascuno dei diversi campi di approfondimento della ricercastorico-economica. Secondo quanto egli ha scritto, infatti: «L’incapacitàdell’economia spagnola di raggiungere una completa modernizzazione insintonia con i modelli riscontrati nell’Europa occidentale si spiega a parti-re da un insieme di elementi esogeni ed endogeni che paiono comuni allamaggior parte delle interpretazioni storiche».98

E il declino di Cadice fu provocato, come si è visto, proprio da un in-sieme di cause di diversa natura, che non risiedevano solo nella perdita deitraffici coloniali, ma anche nell’arretratezza della sua struttura economicae nell’assenza di alternative all’attività commerciale.99 Questa situazione

96 P. Valdecantos García, La crisis de la burguesía mercantil gaditana, cit., p. 122 e p. 123.97 J. Nadal, El fracaso de la Revolución industrial en España, 1814-1913, cit., p. 227.98 L. Prados de la Escosura, Lo sviluppo economico spagnolo nel contesto europeo:

1800-1930, in “Società e storia”, anno XIII, n. 47, gennaio-marzo 1990, p. 66.99 Questa riflessione si collega, inevitabilmente, al tema del ritardo industriale della

Spagna, nel suo insieme, che costituì, proprio nella fase storica in cui altri Stati europeioperarono questa trasformazione, un grave limite per lo sviluppo economico del paese.Questa condizione di arretratezza incise negativamente anche su quelle aree che, per la lo-ro natura, non potevano puntare su un modello industriale, ma che necessitavano di unsostanziale incremento della capacità produttiva interna, per riuscire a dispiegare nuova-mente un’attività di scambio sui mercati internazionali.

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complessiva, in cui le condizioni economiche giocavano un ruolo essen-ziale, era ulteriormente complicata dai caratteri fisici e geografici dellacittà, che ne favorivano l’isolamento dal resto della penisola, pur permet-tendo di mantenere assidui contatti con le coste continentali e con i terri-tori d’oltreoceano.

Un altro punto di convergenza con alcuni indirizzi storiografici dinatura generale era rappresentato dal fatto che a Cadice, nonostante lalunga durata di una sorte estremamente favorevole, non prevalsero so-lamente quell’immobilismo e quell’inerzia, all’interno dei quali, soven-te, si intende circoscrivere l’esperienza del mercante gaditano. Infatti,pur in presenza di grandi contraddizioni e di un’inadeguatezza globa-le degli altri settori economici cittadini, la borghesia commerciale sep-pe dare anche prova di vitalità, improntando le proprie scelte ad uncalcolo razionale dei costi e dei benefici scaturenti dall’attività mer-cantile.

Tuttavia, va pure sottolineata una differenza fondamentale tra Cadicee la Spagna nel suo complesso: il rapporto con il mercato era una neces-sità ineliminabile per questa città, dovuta alla sua stessa conformazione,che non le consentiva di svolgere funzioni immediatamente produttive sularga scala. Perciò, in assenza di un’ulteriore occasione esterna per lo svi-luppo dell’economia gaditana, in questa fase della storia spagnola, l’unicomodo per rivitalizzare un’area priva delle più elementari risorse sarebbestato quello di individuare un nuovo meccanismo per una costante forni-tura di merci e, soprattutto, di favorire la creazione di uno sbocco ade-guato per i suoi commerci.100

Economia di mercato e libera impresa non avrebbero trovato, proba-bilmente, un ambiente maggiormente propizio, anche dal punto di vistadelle idee, in altre parti del paese. Le condizioni di un nuovo inizio dellaprosperità gaditana, però, non potevano determinarsi da sole: sarebbe sta-ta necessaria un’iniziativa nel campo della politica economica da parte del-lo Stato, che si manifestò solo flebilmente e per un breve periodo, attra-verso le nuove misure liberoscambiste varate con l’Arancel Figuerola del1869.

Allora, il mare e il commercio, che erano state da sempre le due ri-sorse fondamentali della città, la sua ricchezza ineguagliabile, si tramuta-rono, paradossalmente, nelle catene che avrebbero costretto Cadice allacrisi, prima, e alla decadenza, poi, lasciandola serenamente sospesa tra unpassato di splendore e un destino gravido di incertezze e di attese. Alla fi-ne del XIX secolo, si concludeva la parabola storica di Cadice, come em-

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100 Il problema, in sostanza, era quello di trovare un modo per sostituire sia i mer-cati sui quali storicamente si era approvvigionata Cadice (costituiti, in prevalenza, dagli al-tri paesi europei, ma anche dal resto dell’Andalusia e della Spagna), che quelli sui qualirivendeva le merci oggetto dei suoi traffici (cioé, in misura quasi esclusiva, i territori d’ol-treoceano).

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porio mercantile e centro di attrazione di una borghesia commerciale aper-ta e cosmopolita: a partire da questo momento la città visse come una sem-plice capital de provincia, illanguidendosi nella speranza di ritrovare la stra-da verso una novella Tartesso.101

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101 Tartesso (nella versione biblica, Tarshish) era il nome della località mitica, che ve-niva considerata «la ricca capitale dell’Andalusia» e sulle cui coste «e più precisamente aCadice, si radicheranno i Fenici agli inizi del I millennio a. C., e di qui promuoverannotutta una serie di fruttuose relazioni commerciali e culturali destinate ad avere una deci-siva ripercussione nei porti dell’Oriente mediterraneo, donde prese a diffondersi la vocedei favolosi tesori dell’Occidente» (J. Vicens Vives, Profilo della storia di Spagna, Torino,Einaudi, 1966, p. 36; ed. orig. Aproximación á la Historia de España, Barcelona, EditoresVicens Vives, 1960).

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Obiettivo di questo studio, basato sull’ampia documentazione privatadi un’impresa mercantile che ha operato tra Settecento e Ottocento, è sta-to quello di verificare concretamente l’andamento di un importante nucleodell’economia gaditana, durante un lungo arco di tempo, per far emerge-re le connessioni tra una specifica esperienza commerciale e il complessouniverso delle imprese, del mercato, dei beni e dei rapporti di scambio,che si erano concentrati in una città singolare, crocevia di mondi diversi,come Cadice.

Il compito non è stato semplice, poiché, all’estremo interesse rappre-sentato dall’archivio “González de la Sierra”, dovuto alla ricchezza e allavarietà dei suoi materiali, oltre che alla continuità delle informazioni in es-si contenute per circa due secoli e mezzo, si è unita la cospicua mole deifondi, la cui consistenza è pari a quasi ottocento libri di natura contabilee patrimoniale e a circa trecento cartelle, con una messe di documenti sututti gli aspetti dell’attività aziendale. Tuttavia, l’idea di considerare l’im-presa come unità di studio e di partire da un insieme di dati così minuto,allo scopo di ricostruire andamenti economici di valore complessivo perl’analisi del commercio gaditano, ha fornito l’impulso decisivo per l’attua-zione di questa impegnativa analisi.

La carenza di altre indagini di analogo contenuto, in particolare per ilperiodo centrale del XIX secolo, nonché la considerazione di Fontana sul-l’attuale stato degli studi in materia, secondo cui «si de las transformacio-nes “burguesas” pasamos al estudio concreto de los hombres – a un in-tento de estudiar la burguesía como clase – la situación es menos satisfac-toria»,1 hanno confortato la scelta effettuata.

Le parti in cui il volume è stato suddiviso tentano di stabilire un equi-librio tra le vicende storiche generali e il contesto dell’impresa gaditana,

CONCLUSIONI

1 J. Fontana, Las burguesías, cit., p. 15.

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che, pur nella sua limitatezza, è stata protagonista ed espressione di unaserie numerosa di avvenimenti e di mutazioni. La maggiore difficoltà in-contrata nel corso del lavoro è stata proprio la necessità di tessere un filocomune, in grado di riportare a sintesi una miriade di informazioni rac-colte quotidianamente per un’epoca molto ampia.

L’attività commerciale avviata da Juan de Agüera, nella prima metà delXVIII secolo, e portata al suo massimo livello di sviluppo da FranciscoGonzález de la Sierra, poco più di un secolo dopo, si era collocata nel cuo-re del commercio coloniale spagnolo e aveva imperturbabilmente solcatola scena mercantile di Cadice durante tutto il Settecento, l’Ottocento edanche il Novecento. Questa straordinaria longevità ha evidenziato unaspetto fondamentale dell’azienda gaditana, che ha permesso una panora-mica ad ampio spettro sulle vicende della città e dei suoi commerci, veri-ficando concretamente l’incidenza dei fatti storici ed economici su quellaspecifica realtà locale: infatti, la compañía “González de la Sierra”, pur col-locandosi costantemente ad un livello intermedio, rispetto alle dimensionidelle altre attività mercantili, è stata in grado di trovare una spinta – e unaconvenienza – duratura allo svolgimento dei propri traffici, attraverso unaposizione solo apparentemente residuale, all’interno del meccanismo degliscambi coloniali.2

La scelta di esercitare la compravendita su larga scala degli ultramari-nos, per lo più generi alimentari e altre merci di scarso valore, ha costitui-to il grande vantaggio, oltre che il principale freno, dell’impresa di calle dela Aduana. Grazie a un’impostazione di grande avvedutezza e cautela, chederivava dai saldi legami familiari e dall’antica esperienza commerciale deicomponenti della società, ancor più che da una limitata disponibilità di ca-pitali, venne ricoperta una fetta di mercato, oggi si direbbe una “nicchia”,che consentì di intensificare e diffondere l’attività mercantile, poggiando-la sempre su una base di partenza inattaccabile.

In questo modo, l’azienda, pur assumendo caratteristiche del tutto si-mili a quelle presenti nelle diverse iniziative commerciali dell’epoca in tut-ta l’area gaditana, riuscì a passare dalla fase più florida dell’economia, de-terminata dalle ricchezze provenienti dai domini coloniali, a quella più dif-ficile per Cadice, iniziata con la perdita del monopolio mercantile, senzasubire danni irrimediabili. Non fu frenata, infatti, da quel contraccolpoesiziale, che aveva portato al fallimento attività molto più grandi e pro-spere, ma, anzi, proseguì decisamente nel suo itinerario di progressiva ar-ticolazione in una serie di empori, di negozi e di botteghe, sparsi lungo il

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2 In realtà, l’esperienza spagnola ci ha insegnato che furono le società di maggiori di-mensioni a incontrare le difficoltà più serie, non trovando «un campo favorable para suimplantación»; mentre le iniziative di portata più limitata, grazie alla loro flessibilità e adaltre caratteristiche favorevoli in relazione all’ambiente economico circostante, si assicu-rarono «la continuidad, constituyendo un medio nada despreciable de generación de em-presarios» (J. R. García López, Las sociedades colectivas y comanditarias en la dinámica em-presarial española del siglo XIX, cit., p. 178 e p. 182).

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territorio della baia, che sembravano concorrere alla formazione di unapiccola “holding” ante litteram.

Un altro elemento di grande importanza era sicuramente la polivalen-za del commerciante gaditano, che puntualmente si ritrovava nella mul-tiforme attività della società “González de la Sierra” e dei suoi membri. Ilpunto di incontro tra le diverse funzioni – svolte dalla stessa azienda o, an-che, da un’unica persona – di commercio all’ingrosso e al dettaglio, dicommercio su commissione e di rappresentanza, di assicurazione e di or-ganizzazione del trasporto marittimo, di finanziamento e di promozione dinuove società collettive, andava individuato nella particolare attività di in-termediazione esistente a Cadice, in virtù della quale le merci e la loro mo-vimentazione erano al centro del commercio e i relativi guadagni scaturi-vano più da una elevata capacità di conduzione dei traffici a buon fine, chedal possesso di ingenti capitali e da cospicui impieghi di risorse.

Durante la sua evoluzione, il complesso commerciale di Cadice avevadimostrato anche un miglioramento degli aspetti gestionali interni, riu-scendo a distinguere sempre più la figura dell’amministratore, che non do-veva limitarsi ad una funzione meramente asseverativa, ma era chiamato aordinare la contabilità aziendale e a seguire direttamente l’andamento de-gli scambi, da quella del proprietario, che curava gli interessi generali del-la società e verificava la rispondenza dei risultati agli obiettivi iniziali del-la sua partecipazione. In questo quadro, il ruolo di Francisco González dela Sierra, che ricoprì una posizione di guida nel periodo di massima espan-sione aziendale, servì ad accentuare ulteriormente questa distinzione: in-fatti, egli non delegò ad altri solo la contabilità dell’azienda, ma anche im-portanti funzioni gestionali e di controllo, riservandosi, oltre alla sua quo-ta personale di adesione alla società, un compito di vera natura imprendi-toriale, volto all’individuazione delle occasioni di incremento degli affari ealla costruzione di nuove opportunità di guadagno.

Tuttavia, il dato costante della gestione interna, che nasceva dalla na-tura familiare dell’impresa e dalla necessità di sostenere economicamentei gruppi operanti a Cadice, come quelli rientrati nella regione cantabrica,era quello della parsimonia e del risparmio, o meglio, della utilità e del-l’oculatezza degli impieghi. L’azienda, pur essendo notevolmente progre-dita e avendo assunto i caratteri di un insieme aggregato di attività, si ba-sava sempre sul lavoro dei familiari, anche di quelli acquisiti di origine ga-ditana, e faceva un moderato ricorso al credito, che era quello normal-mente richiesto per il pagamento delle forniture commerciali. Dai libricontabili, come dalle altre fonti informative, non emergevano particolariattività di investimento, che non fossero quelle di tipo immobiliare, né spe-se diverse da quelle strettamente indispensabili per la conduzione dell’im-presa. Naturalmente, tale impostazione comportava anche un ostacolo al-l’accumulazione, che veniva mantenuta nei confini stabiliti nella fase di co-stituzione delle società: questo rilievo consente, altresì, di provare il valo-re primario assegnato all’arte del commercio, cioè, alle tecniche mercanti-

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li, oltre che alla competenza e all’esperienza dei soggetti che operavano anome della compañía.

Quindi, si può affermare, a ragion veduta, che l’azienda “González dela Sierra” rappresenta un interessante campione d’indagine, di cui vari stu-diosi hanno sottolineato la necessità, per la verifica della relazione tra i co-sti e i benefici di un’iniziativa economica. In questo caso, però, alla natu-rale propensione ad un buon risultato di breve periodo, si univa una for-ma specifica di valorizzazione futura dell’attività commerciale: non poten-dosi fare affidamento sugli investimenti di capitali, l’accumulazione veni-va effettuata, soprattutto, in capacità umane e in tecniche di organizzazio-ne, tutti elementi che costituivano i fattori discriminanti per il successo delnegozio di intermediazione.

Il fatto di essere un’impresa di dimensioni medie, dunque, favorì il no-tevole incremento degli scambi nei decenni centrali dell’Ottocento e ilrafforzamento di una rete di compravendita, che copriva tutto il territoriogaditano e che spaziava, con propri referenti, dal Vecchio al Nuovo Con-tinente. Queste caratteristiche consentirono, inoltre, di vivere meno dram-maticamente le fasi di stagnazione o di crisi, che non determinarono l’ar-resto o la scomparsa definitiva dell’attività, ma provocarono danni piùcontenuti, rispetto a quelli subiti da iniziative più grandi, e, al massimo,condussero al progressivo ridimensionamento dell’azienda.

Tuttavia, non bisogna dimenticare gli aspetti negativi di questa confi-gurazione aziendale. Innanzitutto, nel caso della compañía “González dela Sierra”, non si verificò quanto sosteneva Braudel sulla corrispondenzatra la diffusione di un’attività e le sue dimensioni. Infatti, se è vero che lospazio di un mercante è determinato dai suoi rapporti con gli acquirenti,i fornitori, i prestatori e i creditori, nella situazione concreta dell’impresagaditana, non è accaduto, se non a tratti, che si potesse avvalorare l’affer-mazione, secondo cui «più lo spazio è largo, più il mercante preso in esa-me è da supporsi in linea di principio importante, e spesso lo è anche difatto».3 Inoltre, proprio a causa delle sua portata intermedia, il complessocommerciale di Cadice, nel momento in cui doveva raccogliere i frutti diuna lunga esperienza e di una durata fuori dal comune, non riuscì a sfrut-tare l’occasione rappresentata dalla congiuntura favorevole della metà del-l’Ottocento. In una fase espansiva dell’economia e di crescita considere-vole delle attività interne e internazionali dell’azienda, non si manifestò unsostanziale mutamento di qualità dell’iniziativa, attraverso il suo passaggioad un livello dimensionale più elevato, che ne avrebbe consacrato la va-lenza di tipo capitalistico.

Dopo di allora, infatti, con l’inizio della depressione, l’impresa fu co-stretta alla riduzione dei suoi impegni e del suo raggio d’azione, perden-do notevolmente d’importanza, nonostante la costituzione di nuove so-

300

3 F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I giochi del-lo scambio, cit., p. 171.

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cietà commerciali con funzioni di guida del gruppo, come la “Sierra Her-manos y Cía” (1870) e la “González de Peredo y Cía” (1897), e la perma-nenza di un discreto livello di traffici. L’attività aziendale sarebbe conti-nuata, in varie forme, fino ai giorni nostri, ma, ormai, tramontata ogni pos-sibilità di entrare a far parte del ristretto novero delle élites mercantili ga-ditane, non restava che l’adattamento ad un ruolo marginale, fino al cam-biamento delle finalità sociali e alla perdita di autonomia della società, li-mitandosi a svolgere funzioni di rappresentanza della compañía arrendata-ria dei tabacchi e dare vita ad altre iniziative di minore rilievo.4

Altri elementi che emergono dall’analisi sono: uno di carattere tema-tico, che mette in relazione la specifica esperienza dei commercianti gadi-tani di origine santanderina con la formazione della locale borghesia mer-cantile e con le grandi problematiche della politica economica, a comin-ciare dalla contesa tra liberismo e protezionismo, così come è stata vissu-ta nei due centri cruciali dell’economia spagnola, Barcellona e Cadice, chefurono profondamente condizionati dalla diversità della reciproca struttu-ra sociale e, quindi, dalle differenti esigenze dell’industria e del commer-cio; l’altro, di natura strettamente economica, che riguarda la comparazio-ne dell’andamento dei risultati aziendali con le fasi evolutive dell’econo-mia gaditana.

Per il primo punto, si è fatto riferimento anche all’odierno dibattitostoriografico, cercando di confutare l’opinione secondo cui sarebbe statoun “difetto di borghesia” a determinare le condizioni del ritardo spagno-lo e la mancanza di un pieno sviluppo capitalistico in quel paese. Una pro-va della veridicità di questa asserzione, peraltro, è venuta dall’esempio del-l’impresa considerata, che, pur non essendo tra le maggiori dell’area gadi-tana, seppe cogliere le occasioni incontrate lungo il suo cammino, dimo-strando un certo dinamismo e una notevole capacità di adattamento.

Con la seconda osservazione, si giunge, probabilmente, al risultato dimaggior rilievo dell’indagine. Infatti, una volta ricostruiti gli utili della so-cietà principale per un secolo intero, cioè, dal 1770 al 1870, all’obiettivo ini-ziale di trovare nell’attività commerciale dell’impresa semplici riscontri diun andamento generale, si è sostituita la ricerca di nuovi raffronti, in gradodi offrire un quadro comparativo di valore assoluto. In questo modo, men-tre i dati relativi al periodo tra il 1770 e il 1840 già fornivano informazioniinedite e utili alla definizione di una visione d’insieme aggiornata della sto-ria economica della città; per gli anni tra il 1840 e il 1870, si è proceduto alconfronto tra i risultati aziendali dei diversi empori, allo scopo di definirel’evoluzione dell’intero gruppo in rapporto alle fluttuazioni economiche.

301

4 L’azienda gaditana, dopo una serie di vicende che l’hanno riguardata nel corso de-gli ultimi anni, pur restando in vita la società “González de Peredo”, ha ripreso la vecchiadenominazione “González de la Sierra” e, in modo assai singolare, ha ristabilito al suo in-terno i rapporti tra le diverse quote di proprietà, nelle identiche proporzioni che avevanocaratterizzato la forma sociale originaria.

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302

L’esito di queste elaborazioni è stato assai confortante, non solo per-ché si è rivelata molto importante, ai fini dell’analisi dell’azienda, la conti-nuità dei dati disponibili, ma, soprattutto, perché si sono verificate note-voli analogie tra l’andamento degli utili degli empori e il ciclo economicogaditano, del resto, molto simile a quello della Spagna intera per quell’e-poca. La comparazione con l’indice generale dei prezzi all’ingrosso diSardá, poi, ha confermato la possibilità di impiegare gli utili dell’aziendadi Cadice come termine di paragone per i mutamenti economici. Alla finedi questa parte dello studio, dunque, è apparsa in tutta evidenza la con-nessione tra il livello particolare dell’andamento del gruppo commercialee quello complessivo del ciclo economico, a riprova dell’affermazione diBraudel, secondo cui vi sono fenomeni che si esplicano chiaramente quan-do la storia generale invade la storia locale.

L’esigenza di comprensione, però, si avverte con maggiore acutezzadurante le fasi di intensa crisi, in cui le diverse variabili puntano tutte ver-so il basso e la situazione non cambia dall’ambiente microeconomico aquello macroeconomico. Questi momenti assumono un grande rilievo perl’interpretazione dei fatti storici, visto il loro carattere di estrema verità.Nel 1866, infatti, come hanno dimostrato anche le elaborazioni sui datiaziendali, la crisi mise a nudo la debolezza strutturale dell’impresa gadita-na e lo stato critico dell’economia locale. Fu allora, anche di fronte all’av-vio del declino della ditta “González de la Sierra”, che apparve distinta-mente il problema che attanagliava Cadice, segnandone il destino; non sitrattava tanto di una inadeguatezza delle attività commerciali o di una in-capacità della borghesia mercantile gaditana, ma di un limite ancor più se-rio: terminata l’età d’oro del commercio coloniale, pesava sempre più sul-la città, disposta lungo una stretta lingua di terra circondata dall’Atlanti-co, l’assenza di un mercato alternativo a quello americano e il vuoto pro-duttivo dell’economia spagnola.

Non era possibile sviluppare l’industria a Cadice, data la sua confor-mazione e la sua posizione geografica, così come mancava un apparatoproduttivo interno, in grado di rifornire di nuovi prodotti i commerciantilocali. Ma non si riusciva neppure a rimpiazzare lo sbocco commercialerappresentato, per l’attività gaditana d’intermediazione, dalle terre d’ol-treoceano. In questa situazione, veniva meno la funzione proprio di quei«ceti intermedi o di frontiera che sfuggono pervicacemente ad ogni tenta-tivo di classificazione»,5 che avevano costituito l’anima dello sviluppocommerciale della città; mentre si faceva sempre più indistinta la speran-za di una duratura ripresa economica e di un nuova età dell’oro per i traf-fici mercantili.

A partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento si concludeva definitiva-mente l’epoca dell’auge gaditana e si avviava un lungo periodo di deca-

5 J. Kocka, Borghesia e società borghese nel XIX secolo, in Borghesie europee dell’Ot-tocento, cit., p. 4.

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denza, da cui Cadice non si sarebbe risollevata fino ai giorni nostri. Daquel momento, anche per una realtà locale così complessa e anomala, po-teva valere, purtroppo in negativo, un’osservazione formulata negli annicinquanta di questo secolo, affinché si abbandonassero gli stereotipi diBrenan: «España no era un caso especial, una especie de fenómeno exóti-co (...); había que estudiarla como cualquier otra sociedad occidental».6Come molte altre società occidentali, infatti, la Spagna era afflitta da unpersistente ritardo economico, di cui Cadice rappresentava l’emblema, mapure il simbolo di un possibile riscatto. Allora, è anche attraverso l’analisidei fatti più minuti e il loro inserimento nel quadro globale dello svilup-po, che la memoria viva di un’epoca di grandi scommesse e di grandi af-fermazioni, costruite da tanti uomini operosi e intraprendenti, può illumi-nare la strada percorsa nei periodi più difficili e renderla comprensibile fi-no al presente.

303

6 P. Ruiz Torres, Retrato de una historiografía, cit., p. 19.

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APPENDICE

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1. TABELLE DELLA CONTABILITÀ AZIENDALE

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Tab. 1.II - Conto generale degli addebiti e degli accrediti relativi ai beni di Don Fernando Gonzálezde Peredo nel periodo 1822-1830 (in reales de vellón)

Totale ricavi finanziari (Cargo)

1822* 1823* 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830

CARGO

Negozi e tavernetienda Revilla Puerto Chico (1/2) 6848 6399 8039.5 4625 3095.5 2771 2500 1500 1950tienda Pérez Santa María (1/3) 1500 1333.333 800 0 0 0 0 0 0tienda Peredo Capp. (1/2) 2160 1995 0 500 0 0 1381 1500 1650tienda Peredo Murguía (1/2) 2099 1995 2250 1500 1624 1500 596.5 1298 1250tienda Peredo Varrio Nuevo (1/2) 3800 1431 1000 0 0 0 0 400 1600taverna Trueva Voguete 2400 1074 1144 0 0 0 0 0 0taverna Viaña Recova (1/5) 2200 1590 930.794 0 178.764 0 0 1292 800taverna Coz Énrriguez 1600 784 1938 0 0 0 0 0 0Sierra taverna 3640 2500 1977 0 0 0 0 800 1060taverna Sierra Marzal (1/4) 0 0 415 0 0 0 0 0 844almacén G.lez Sacramento (1/2) 0 0 5000 0 2845 1427.5 353 2330 3500riduzione capitale emporio Sacramento** 0 0 0 0 0 0 5000 0 5000

totale utili negozi e taverne 26247 19101.333 23494.294 6625 7743.264 5698.5 9830.5 9120 17654

Casecasa plaza Puerto Chico n. 198 (1/2) 3043 1961 2512 2488 1105.5 2915 3035 2933.5 2686casa plaza Santa María n. 83 (1/2) 4080 6701 2817 2686 1427.5 2357.5 2426 2567.5 1857.5casa calle Sacramento n. 160 (1/2) 9000 14230 8174.5 7639 5293 5952.5 5920 5425 5700

totale rendite case 16123 22892 13503.5 12813 7826 11225 11381 10926 10243.5

Altri ricavisaldo commercio vini ingrosso 13985 17824 12925 6078 9018 5026 5151 7549 7902saldo vendita vini cantine Jerez 23328 41631 36526 0 0 14178 12036 0riscossione crediti esercizi/privati 24980 3180 2330 0 1030 0 2261 3080accrediti diversi 0 0 31748 51989 26725.441 488.367 22365.367 36437.852varie 0 0 0 0 0 0 0 19960

Totale ricavi 164480.333 94733.794 96120 76576.264 49704.941 41028.867 64257.367 95277.352

segue

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Totale costi finanziari (Data)1822* 1823* 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830

DATA

Negozi e tavernetienda Revilla Puerto Chico (1/2) 580 0 0 0 0 0 0 0tienda Pérez Santa María (1/3) 0 0 1875 605.323 184.647 0 210 288tienda Peredo Capp. (1/2) 1102 0 170 1067.5 843.5 0 0 236.5tienda Peredo Murguía (1/2) 0 3727 0 0 0 0 0 0tienda Peredo Varrio Nuevo (1/2) 0 0 0 461.5 2355 779 0 0taverna Trueva Voguete 408 0 6834 15549 5347 7161 2701 883taverna Viaña Recova (1/5) 0 1220.824 4030 0 0 0 0 0taverna Coz Énrriguez 2218 2170 5871 10822 4582 700 0 0Sierra taverna 0 0 0 2336 503 82 0 0taverna Sierra Marzal (1/4) 4654 0 0 0 0 0 116 0almacén G.lez Sacramento (1/2) 37343 0 0 532.5 0 0 0 0perdite/spese negozi/taverne 46305 7117.824 18780 31373.823 13815.147 8722 3027 1407.5altri costi negozi e taverne 49769 2983 0 12385 553 150 2645 0

totale costi negozi e taverne 96074 10100.824 18780 43758.823 14368.147 8872 5672 1407.5

Casecasa plaza Puerto Chico n. 198 (1/2) 3316.5 0 1421 1668casa plaza Santa María n. 83 (1/2) 517.5 212 207.5 1048casa calle Sacramento n. 160 (1/2) 0 478 338 2756

totale spese case 3834 690 1966.5 5472

Altre spesecosti amministrazione/inventario 13267 7049.47 0 1272 979 1181 1092 1024carta orden 29430 8000 17079 0 11130 0 4080 0spese diverse 44629 37837.5 8272 4820 18905.426 7920.5 15009 0

Totale costi 183400 62987.794 44131 49850.823 49216.573 18663.5 27819.5 7903.5

Resumen

CARGO 164480.333 94733.794 96120 76576.264 49704.941 41028.867 64257.367 95277.352

DATA 183400 62987.794 44131 49850.823 49216.573 18663.5 27819.5 7903.5

Profitti (in reales de vellón) -18919.667 31746 51989 26725.441 488.368 22365.367 36437.867 87373.852

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficial de la empre-sa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.173.

* I dati relativi agli anni 1822 e 1823 sono contenuti in un unico documento, la «cuenta general de cargo y data de los pro-ductos de los vienes del difunto Don Fernando González de Peredo desde 16 de junio día siguiente a su muerte de 1821asta fin de mayo de 1823»; mentre, per i ricavi dei negozi e delle taverne, dei beni immobili e della vendita all’ingrosso deivini, i dati del 1822 e del 1823 sono distinti tra loro, per le altre voci del conto generale, sia quelle relative ai ricavi chequelle relative ai costi, i dati dei due anni sono aggregati in un’unica somma (che, nella tabella, viene indicata nella colon-na del 1823).

** Nell’emporio denominato González Sacramento, «con acuerdo de sus ynteresados por parecerles combeniente se saca-ron de su capital diez mil reales de vellón de manera que siendo cintas este capital de cincuenta mil reales a quedadoreducido a cuarenta mil y de estos diez mil se les avona a estos herederos cinco mil que es la mitad».

310

segue tabella 1.II

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311

Tab. 2.II - Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sierra”nel periodo 1829-1840 (in reales de vellón)

Eredi di Don Fernando González de la Sierra

Dare AvereAnno 1829-1830

conto corrente fino al maggio 1829 36.480 rs. e 26 mrs.canoni 26 rs. e 17 mrs.

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1828 (1/8) 3.654 rs. e 17 mrs.

rata vendita Casa de Reyes (1/8) 3.325 reales

saldo attivo 43.486 rs. e 26 mrs.

Anno 1830-1831II rata vendita Casa de Reyes (1/8) 1.875 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1829 (1/8) 3.608 reales

saldo attivo 48.969 rs. e 26 mrs.

Anno 1831-1832ultima rata venditaCasa de Reyes (1/8) 3.794 rs. e 17 mrs.

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1830 (1/8) 3.228 rs. e 24 mrs.

saldo attivo 55.992 rs. e 33 mrs.

Anni 1832-1834utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1831 1.926 rs. e 30 mrs.

fitto casa calle del Fideo 1833 6.156 rs. e 18 mrs.utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1833 2.073 rs. e 13 mrs.

5.656 reales resto di una letra c./ordencedole contribución de paja 720 reales

4.000 reales letra girata a m./c.fitto casa calle del Fideo 1834 5.743 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1834 3.604 rs. e 21 mrs.

9.656 reales totale 76.217 rs. e 13 mrs.

saldo attivo 66.561 rs. e 13 mrs.

segue

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Anni 1835-1837accredito (meno premio cedole) 1.645 realesvendita titoli debito pubblico

(al portatore) 1.439 reales3.600 reales letra girata a m./c.

fitto casa calle del Fideo 1835 4.980 realescedole contribución de paja 440 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1835 3.406 reales

132 reales residui rendita perpetua al 5%utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1836 3.038 rs. e 17 mrs.

29 rs. e 28 mrs. condución de los vales á Madridfitto casa calle del Fideo 1836 4.456 reales

6.000 reales letra girata a m./c.cedole contribución de paja 200 reales

9.761 rs. e 28 mrs. totale 86.165 rs. e 30 mrs.

saldo attivo 76.404 rs. e 2 mrs.

Anni 1837-1840fitto casa calle del Fideo 1837 2.213 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1837 3.353 rs. e 26 mrs.

3.000 reales letra girata a m./c.fitto casa calle del Fideo 1838 2.882 rs. e 8 mrs.

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1838 3.796 rs. e 13 mrs.

fitto casa calle del Fideo 1839 3.277 rs. e 17 mrs.utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1839 1.875 reales

fitto casa calle del Fideo 1840 4.310 realesutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1840 3.769 rs. e 4 mrs.

accredito divisionemassa ereditaria 22.714 realesinteressi capitale 300 reales

3.000 reales totale 124.893 rs. e 2 mrs.

saldo attivo 121.893 rs. e 2 mrs.

valore di 5 cambiali 22.256 reales

totale complessivo 144.149 rs. e 2 mrs.

312

segue

segue tabella 2.II

Page 349: Volume lepore

Don José González de la Sierra mayor

Dare AvereAnni 1829-1831

conto corrente fino al maggio 1829 29.921 rs. e 9 mrs.utili/fitto emporio/casa

calle Sacramento 1824-1829 66.320 reales36.400 rs. e 11 mrs. dedotti per il figlio Don José

59.841 reales dedotti per il figlio Don Francisco96.241 rs. e 11 mrs. Ygual á Ygual 96.241 rs. e 9 mrs.

riscossione I rata creditofigli L. Gutiérrez 7.856 rs. e 26 mrs.

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1828 3.654 rs. e 17 mrs.

rata vendita Casa de Reyes (1/8) 3.325 realesutili/fitto emporio/casacalle Sacramento 1830 11.444 reales

II rata vendita Casa de Reyes (1/8) 1.875 realesutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1829 3.608 reales

riscossione II rata creditofigli L. Gutiérrez 7.856 rs. e 26 mrs.

utili/fitto emporio/casacalle Sacramento 1831 7.855 reales

saldo attivo 47.475 rs. e 1 mrs.

Anni 1831-1832ultima rata venditaCasa de Reyes (1/8) 3.794 rs. e 17 mrs.

4.238 reales spese lavori emporio calle Sacramentoutili emporio Lancería e

fitti case di Jerez 1830 (1/8) 3.228 rs. e 26 mrs.10.000 reales valore di una letra pagata

fitto casa calle Sacramento 1832 4.298 realesriscossione III rata credito

figli L. Gutiérrez 7.856 rs. e 26 mrs.

14.238 reales totale 66.653 rs. e 2 mrs.

saldo attivo 52.415 rs. e 2 mrs.

313

segue

segue tabella 2.II

Page 350: Volume lepore

Anni 1833-1834utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1831 1.926 rs. e 30 mrs.

al figlio José40.000 reales per speculazione a Jerez

385 reales un barile di vino dolce di Jerezfitto casa calle Sacramento 1833 3.102 rs. e 31 mrs.

10.000 reales valore di una letra rimessa150 reales interessi di un’altra letra al 12%

residuo debito figli L. Gutiérrez 6.786 rs. e 30 mrs.34 reales spese di cancellazione scrittura

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1833 2.073 rs. e 13 mrs.

fitto casa calle Sacramento 1834 4.321 realesutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1834 3.604 rs. e 21 mrs.

50.569 reales totale 74.230 rs. e 25 mrs.

saldo attivo 23.661 rs. e 25 mrs.

Anno 1835-1836vendita titoli con interessi al 15% 1.376 reales

7.117 rs. e 17 mrs. perdita Almacén G.lez Sacramentofitto casa calle Sacramento 1835 4.252 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1835 3.406 reales

391 reales commissioni varie a la Montaña

7.508 rs. e 17 mrs. totale 32.695 rs. e 25 mrs.

saldo attivo 25.187 rs. e 8 mrs.

314

segue

segue tabella 2.II

Page 351: Volume lepore

Don Francisco González de la Sierra

Dare AvereAnno 1829-1830

conto corrente fino al maggio 1829 11.618 realesmassa ereditaria

Juliana Agüera (1/4) 26.511 rs. e 17 mrs.credito F. Calderón 1.000 reales

accredito dal conto corrente paterno 59.841 reales100.000 reales interés Almacén de Agüera (1/6)

costo utensili e opere emporio1.617 rs. e 17 mrs. di fronte alla Muralla (1/6)

utili Almacén de Agüera 1829 (1/6) 5.000 realesriscossione debito Hamburgo (1/8) 2.076 reales

interessi su debito di E. García 370 rs. e 24 mrs.primo semestre titoli Sep.bre 80 reales

massa ereditaria Teresa Agüera (1/6) 17.707 realesriscossione di una letrarimessa a la Montaña 97 reales

riscossione di una letrarimessa a la Montaña 22 reales

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1829 (1/3) 10.061 rs. e 10 mrs.

utili emporio Lancería e fitticase di Jerez 1828 (metà 1/8) 1.827 rs. e 8 mrs.

4.050 reales valore di una letra rimessarata vendita Casa de Reyes (metà 1/8) 1.662 rs. e 17 mrs.

vendita titoli Teresa Agüera (1/6) 3.768 rs. e 17 mrs.massa ereditaria della madre 3.007 reales

massa ereditaria madreJuliana de Agüera (de S. Juan) 1.966 rs. e 23 mrs.

105.667 rs. e 17 mrs. totale 146.616 rs. e 14 mrs.

saldo attivo 40.948 rs. e 31 mrs.

315

segue

segue tabella 2.II

Page 352: Volume lepore

Anno 1830-18314.060 reales letra de mayor cantidad rimessa

101 rs. e 17 mrs. valore di una letra rimessaaccredito alle 6 sorelle

96 reales eredi di José Agüera2.040 reales letra de mayor cantidad

II rata venditaCasa de Reyes (metà 1/8) 937 rs. e 16 mrs.

utili emporio Lancería e fitticase di Jerez 1829 (metà 1/8) 1.804 reales

2.052 rs. e 17 mrs. letra de mayor cantidadsomma addebitata a F. Pérez 1.531 reales

utili Almacén de Agüera 1830 (1/6) 5.083 rs. e 11 mrs.5.200 reales perdita per la casa (1/6)

13.550 reales totale 50.304 rs. e 24 mrs.

saldo attivo 36.754 rs. e 24 mrs.

Anni 1831-1832utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1830 (1/3) 10.090 reales960 reales per una escopeta y demás utiles

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1831 (1/3) 7.854 reales

ultima rata venditaCasa de Reyes (metà 1/8) 1.897 rs. e 8 mrs.

interés hav. Teresa Agüera (1/6) 937 rs. e 2 mrs.utili emporio Lancería e fitticase di Jerez 1830 (metà 1/8) 1.614 rs. e 13 mrs.massa ereditaria della madre 723 rs. e 8 mrs.

2.000 reales somma pagata dalla moglie con letrautili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1832 (1/3) 4.763 rs. e 12 mrs.100 reales letra de mayor cantidad rimessa

2.020 reales valore di una letra rimessasalario dell’anno anteriore 3.493 reales

5.080 reales totale 68.126 rs. e 33 mrs.

saldo attivo 63.046 rs. e 33 mrs.

316

segue

segue tabella 2.II

Page 353: Volume lepore

Anni 1833-1834131 reales spese varie

2.916 reales cargo para su viageutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1831 963 rs. e 15 mrs.

80 reales trasporto di due casse a Torrelavega18 reales pagados a J. Calvo

10.050 reales valore di una letra rimessa10.000 reales letra de mayor cantidad rimessa

379 reales barili di olio e di acetoutili della casa 6.121 rs. e 22 mrs.

riscossione credito di E. García 8.650 realesriscossione altro credito di E. García 1.991 rs. e 17 mrs.

42.658 rs. e 17 mrs. costi due case (E. García)pagherò di L. Gutiérrez 1.070 reales

6.000 reales letra de igual cantidad90 reales interessi della stessa letra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1833 1.036 rs. e 19 mrs.

rendita casa de la Ysla 1833-’34 717 rs. e 8 mrs.736 rs. e 26 mrs. ricevuta pagamento A. Gutiérrez

8.000 reales letra de mayor cantidad rimessa80 reales interessi della stessa letra

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1833 (1/3) 9.128 reales

12.000 reales valore di una letra rimessapagherò di J. Alonso de Celis 140 reales

12.000 reales letra de mayor cantidad330 reales interessi della stessa letra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1834 1.802 rs. e 10 mrs.

105.469 rs. e 9 mrs. totale 94.667 rs. e 22 mrs.

10.801 rs. e 21 mrs. saldo addebitato

317

segue

segue tabella 2.II

Page 354: Volume lepore

Anni 1835-1837parte dell’eredità

due sorelle Agüera (1/8) 1.835 rs. e 29 mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1834 (1/3) 7.783 rs. e 11 mrs.vendita titoli non consolidati 5.821 reales

utili Almacén 1835 (1/6) 16.860 realesrendita case S. Fernando 1835 867 rs. e 17 mrs.

6.000 reales letra de mayor cantidad180 reales interessi della stessa letra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1835 1.703 reales

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1835 (1/3) 7.556 rs. e 25 mrs.

rendita case S. Fernando 1835-’36 1.029 reales4.020 reales letra de mayor cantidad

fitto casa calle Sacramento 1835 (1/4) 1.784 rs. e 23 mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1836 (1/3) 7.190 realesutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1836 3.038 rs. e 17 mrs.

riscossione netto2.240 reales negozio de la Guardia

dal conto correntedelle due sorelle Agüera 932 reales

liquidazioneAlmacén Sacramento 1837 (1/4) 1.025 reales

266 reales perdita Almacén Sacramento 1835

23.507 rs. e 21 mrs. totale 57.426 rs. e 20 mrs.

saldo attivo 33.918 rs. e 33 mrs.

318

segue

segue tabella 2.II

Page 355: Volume lepore

Anni 1837-1840fitto casa

calle Sacramento 1837 (1/4) 2.025 rs. e 11 e ½ mrs.rendita case S. Fernando 1836-’37 1.014 reales

2.000 reales commissioni varie a la Montaña1.025 reales valore di una letra680 reales somma consegnata en la Montaña

spese varie di Francisco1.000 reales González de la Sierra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1837 3.353 rs. e 26 mrs.

400 reales consegnati in contanti a Pedro Herrerautili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1837 (1/3) 5.190 realesspese varie di Francisco

1.000 reales González de la Sierraspese varie di Francisco

1.000 reales González de la Sierraconsegnati per il debito

di J. de San Juan 6.000 realesutili emporio e fitto casa

calle Sacramento 1838 (1/4) 2.385 rs. e 23 mrs.rendita case S. Fernando 1837-’38 443 reales

2.015 reales letra de mayor cantidadutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1838 3.796 rs. e 13 mrs.

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1838 (1/3) 8.456 rs. e 22 mrs.

utili Almacén 1837 (1/6) 18.601 rs. e 12 mrs.saldo conti divisione dei beni

del fratello José 1.000 realesspese varie di Francisco

1.000 reales González de la Sierraspese varie di Francisco

1.000 reales González de la Sierravendita lituche (escopeta y dos pístolas) 3.000 reales

spese varie di Francisco1.000 reales González de la Sierra

rendita case S. Fernando 1838-’39 576 rs. e 17 mrs.salario corrispostogli nel 1838 13.638 reales

utili Almacén 1838 (1/6) 4.545 rs. e 28 mrs.

319

segue

segue tabella 2.II

Page 356: Volume lepore

utili emporio e fitto casacalle Sacramento 1839 (1/4) 2.538 rs. e 21 e ½ mrs.

rendita casa de la Guardia 1836-’39 553 rs. e 30 mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1839 (1/3) 2.715 rs. e 11 mrs.utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1839 1.875 realesspese varie di Francisco

1.000 reales González de la Sierraliquidazione conti delledue sorelle Agüera (1/8) 1.275 rs. e 10 mrs.spese varie di Francisco

2.000 reales González de la Sierraspese varie di Francisco

1.000 reales González de la Sierrasalario corrispostogli nel 1839 12.926 reales

utili Almacén de la Sierra 1839 (1/6) 4.309 realesrendita case S. Fernando 1839-’40 861 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1840 3.769 rs. e 4 mrs.

utili Almacén de la Sierra 1840 (1/6) 6.000 realessalario corrispostogli nel 1840 18.000 reales

divisione massa ereditaria José G.lezde la Sierra mayor (1/2) 42.814 rs. e 17 mrs.

massa ereditaria Don José – utensiliAlmacén eredi Sierra (1/3) 1.120 reales

interessi antica società Agüera 150 realesutili emporio e fitto casa

calle Sacramento 1840 (1/4) 2.020 rs. e 26 mrs.sesta parte del capitale “attuale”

di 600.000 reales dell’Almacén de laSierra (con il quale – e con altri

100.000 reales disponibili – si conferiscela somma di 200.000 reales nella nuova

100.000 reales società formata il 1° luglio 1840)sesta parte di 6.720 reales

(corrispondenti al valore degli utensilidell’Almacén de la Sierra, la cui terza parte

è degli eredi di Don José González de la Sierra1.120 reales e di Doña Rosa Pérez de la Sierra)

20.000 reales letra de mayor cantidad4.634 reales consegnati in contanti

141.874 reales totale 208.874 reales

saldo attivo 67.000 reales

320

segue

segue tabella 2.II

Page 357: Volume lepore

Don José González de la Sierra menor

Dare AvereAnno 1829-1830

conto corrente fino al maggio 1829 38.705 rs. e 23 mrs.massa ereditaria Juliana Agüera (1/4) 26.511 rs. e 17 mrs.

dedotti Haver conto correntedel padre 36.400 rs. e 11 mrs.

per la sesta parte del nuovo100.000 reales Almacén de la Sierra y Compañía

1.617 rs. e 17 mrs. utensili e opere nell’emporio101.617 rs. e 17 mrs. Ygual á Ygual 101.617 rs. e 17 mrs.

utili del 1829 (1/6) 5.000 realessalario (como encargadodel manejo del caudal) 10.000 reales

riscossione debito Hamburgo (1/8) 2.076 realesprimo semestre titoli Sep.bre 80 realessuplido por el viage del figlio

di Joaquín González 500 realesricavo grano di Puerto Santa María 16.290 realesrendita casa e negozio di Jerez 1829 8.745 realesutili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1829 (1/6) 5.030 rs. e 24 mrs.valore titoli consolidati 11.499 reales

utili Almacén de la Plaza 1830 8.200 reales8.000 reales letra rimessa a la Montaña

massa ereditaria Juliana S. Juan (1/2) 1.966 rs. e 23 mrs.rendita case e negozio di Jerez 1830 9.502 reales

8.000 reales totale 78.889 rs. e 13 mrs.

saldo attivo 70.889 rs. e 13 mrs.

321

segue

segue tabella 2.II

Page 358: Volume lepore

Anno 1830-1831spese varie di José González

5.000 reales de la Sierra6.090 reales letra de mayor cantidad

101 rs. e 17 mrs. interessi della stessa letrariscossione di una letrarimessa a la Montaña 97 reales

148 reales valore rimessa cassa di saponeutili tienda Sierra Plaza 1830 (1/2) 2.183 reales

150 rs. e 20 mrs. somma destinata al Glorioso S. Joséutili tienda Sierra Plaza 1831 (1/2) 954 reales

4.000 reales letra de mayor cantidad105 reales interessi della stessa letra

rimessa spese di riscossione e riparto 75 realessalario per l’anno 1831 15.249 reales

utili Almacén 1830 (1/6) 5.083 rs. e 11 mrs.64 reales semi cedrangola per la Montaña

5.200 reales perdita casa 1831 (1/6)

20.859 rs. e 3 mrs. totale 94.530 rs. e 24 mrs.

saldo attivo 73.671 rs. e 21 mrs.

Anni 1831-1832utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1830 (1/6) 5.045 reales47 reales rimessa spese notarili

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1831 (1/6) 3.927 reales

rendita case di Jerez 1831 6.179 rs. e 6 mrs.massa ereditaria Juliana S. Juan (1/2) 723 rs. e 8 mrs.

6.000 reales letra pagatasomma consegnata dal padre 200 reales

vendita jaca Pia 780 reales4.000 reales letra pagata

rendita case di Jerez 1832 9.315 rs. e 8 mrs.2.998 reales perdita tienda Sierra Plaza 1832 (1/2)

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1832 (1/6) 2.381 rs. e 22 mrs.

76 reales spese varie2.680 reales perdita tienda de la Plaza 1832

consegnati da D. Ruiz 200 reales

15.801 reales totale 102.422 rs. e 31 mrs.

saldo attivo 86.621 rs. e 31 mrs.

322

segue

segue tabella 2.II

Page 359: Volume lepore

Anni 1833-18345.000 reales letra de mayor cantidad80.000 reales prelievo per speculazione a Jerez

interessi su capitalerelativo a speculazione 7.200 reales

utili tienda Sierra Plaza 1833 1.863 reales490 reales prezzo di due barili d’olio

rendita della casa 1833 6.121 rs. e 22 mrs.fitto casa e negozio de la Pescadería

di Jerez 1833 7.400 reales5.000 reales letra para su casa

interessi II rata scrittura di Jerez 7.200 realesutili Almacén Sierra Plaza 1834 6.300 reales

fitto casa e negozio de la Pescaderíadi Jerez 1834 7.400 reales

640 reales valore di una letravendita titoli 1.143 reales

2.000 reales letra de mayor cantidad rimessa20 reales interessi della stessa letra

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1833 (1/6) 4.564 realesfitto casa calle de Medina 1834 2.297 rs. e 10 mrs.

93.150 reales totale 138.110 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 44.960 rs. e 29 mrs.

Anni 1835-1837parte dell’eredità

due sorelle Agüera (1/8) 1.835 rs. e 29 mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1834 (1/6) 3.891 rs. e 23 mrs.vendita titoli non consolidati 23.392 reales

58 reales mediazione in questa venditaimporto dei generi esistenti

12.600 reales nell’Almacén de Sierra Isletavalore degli utensili esistenti

1.567 reales nell’Almacén de Sierra Isleta

323

segue

segue tabella 2.II

Page 360: Volume lepore

utili Almacén Sierra Isleta 1835 (1/6) 16.860 realessalario per due anni 50.580 reales

utili s. proveeduría Almacén Sierra Isletae G.lez Sacramento 1835 2.700 reales

valore di un recivo 440 realesfitto casa e negozio de la Pescadería

di Jerez 1835 7.400 reales13.443 rs. e 14 mrs. 25 botti di vino spedite per nave

2.000 reales letra de mayor cantidadcuenta de mayor cantidad 60.000 reales

interessi della cantidad ricevuta 7.200 realescapitale dell’Almacén, quota eredi

200.000 reales José Bolívar Ydoeta (1/3)utensili dell’Almacén, quota eredi

3.235 reales José Bolívar Ydoeta (1/3)385 reales barili d’olio e aceto a la Montaña

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1835 (1/6) 3.778 rs. e 9 mrs.

2.010 reales letra de mayor cantidadutili Almacén Sierra Plaza 1836 3.362 reales

1.469 reales perdita Almacén Sierra Isleta 1836550 reales per un orologio a pendolo

proveeduría Almacén Sacramento 1836 500 realesutili taverna e case Jerez 1836 7.862 reales

fitto casa calle Sacramento 1836 (1/4) 1.784 rs. e 23 mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1836 (1/6) 3.595 realesutili emporio Lancería 1836 (1/2) 1.519 rs. e 8 mrs.

2.200 reales ciención de quintas per il figlioricapitalizzazione

Almacén Sierra Isleta 1837 8.180 realesconsegnati da R. Rubín 60.000 reales

13.893 rs. e 26 mrs. letra de mayor cantidaddedotti Haver conto corrente

del padre 25.187 rs. e 8 mrs.6.158 reales spese per i dipendenti

utili Almacén Sierra Plaza 1837 (1/2) 3.200 realesdal conto corrente

delle due sorelle Agüera 932 realesutili Almacén Sacramento 1837 (1/4) 1.525 reales

perdita negociación266 reales Almacén Sacramento 1835

259.835 rs. e 6 mrs. totale 340.685 rs. e 27 mrs.

saldo attivo 80.850 rs. e 21 mrs.

324

segue

segue tabella 2.II

Page 361: Volume lepore

Anni 1837-1838vendita Almacén Sierra Isleta

e riscossione debiti 590 reales5.000 reales letra de mayor cantidad

reddito taverna de la Pescaderíae casa calle Medina di Jerez 1837 2.559 reales

1.223 reales botti di vino e grano inviati a Santandervendita utensili Almacén Sierra Isleta 470 realesfitto casa calle Sacramento 1837 (1/4) 2.025 rs. e 11 e ½ mrs.

riscossione pagherò 200 realesutili emporio Lancería e fitti

case di Jerez 1837 (1/2) 1.676 rs. e 26 mrs.sapone e altri generi

242 rs. e 20 mrs. rimessi a la Montañavendita utensili Almacén Sierra Isleta 230 realesutili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1837 (1/6) 2.595 realescosto di stipula di una scrittura 204 rs. e 6 mrs.

utili tienda Sierra (Pasqua Plaza) (1/2) 2.000 reales12.630 reales accredito a eredi di M. de la Pasqua

149 reales pagamento falegnami e fabbri309 reales barile di olio inviato a la Montaña

utili Almacén Sierra Plaza 1838 (1/2) 2.400 realesutili emporio e fitto casa

calle Sacramento 1838 (1/4) 2.385 rs. e 23 mrs.utili taverna e case Jerez 1838 7.693 rs. e 19 mrs.utili emporio Lancería e fitti

case di Jerez 1838 (1/2) 1.898 rs. e 6 e ½ mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1838 (1/6) 4.228 rs. e 12 mrs.salario per 2/3 anni 55.803 reales

utili dell’Almacén 1837 (3/6) 55.804 reales

19.553 rs. e 20 mrs. totale 223.613 rs. e 23 mrs.

saldo attivo 204.060 rs. e 3 mrs.

325

segue

segue tabella 2.II

Page 362: Volume lepore

Anni 1838-1840riscossione pagherò 200 reales

accredito conto corrente1.000 reales del fratello Francisco743 reales spese di amministrazione

riscossione pagherò 233 rs. e 21 mrs.reddito tienda Sierra Plaza 1839 4.000 reales

spese varie di José González1.566 reales de la Sierra

spese per l’educazione840 reales di suo figlio Bernardino

2.500 reales spese di viaggioutili dell’Almacén 1838 (3/6) 13.637 rs. e 17 mrs.

utili emporio e fitto casacalle Sacramento 1839 (1/4) 2.538 rs. e 21 e ½ mrs.

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1839 (1/6) 1.357 rs. e 23 mrs.

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1839 937 rs. e 17 mrs.

riscossione pagherò 111 rs. e 13 mrs.utili taverna e case Jerez 1839 7.700 realesconsegnati dal figlio Venancio 800 reales

dal conto correntedelle due sorelle Agüera (1/8) 1.275 rs. e 10 mrs.

spese per valutazione2.531 rs. e 24 mrs. immobili e utensili

utili Almacén de la Sierra 1839 (1/2) 12.927 realesutili Almacén Sierra Plaza 1840 5.000 reales

importo di due recivos 260 realesspese per l’educazione

3.739 reales di suo figlio Bernardinoutili emporio Lancería efitti case di Jerez 1840 1.884 rs. e 8 mrs.

utili Almacén de la Sierra 1840 (1/2) 18.000 realesdivisione massa ereditaria José G.lez

de la Sierra mayor (1/2) 42.814 rs. e 17 mrs.utensili Almacén (1/3) secondo

divisione massa ereditaria 1.120 realesinteressi antica società Agüera 150 reales

utili emporio e fitto casacalle Sacramento 1840 (1/4) 2.020 rs. e 26 mrs.

10.000 reales letra de mayor cantidad

22.919 rs. e 24 mrs. totale 321.028 rs. e 6 e ½ mrs.

saldo attivo 298.108 rs. e 16 e ½ mrs.

326

segue

segue tabella 2.II

Page 363: Volume lepore

Don Francisco Pérez de la Sierra ed eredi

Dare AvereAnno 1829-1830

conto corrente fino al maggio 1829 56.588 realesda F. Calderón a copertura debito 1.000 reales

salario corrispostogli nel 1829(para su servicio hecho en el almacén

de la nueva sociedad) 8.000 reales5.588 reales spese di viaggio

pagamento interessi annui debitodi E. García 370 rs. e 24 mrs.

massa ereditaria Teresa Agüera (1/6) 17.707 realesriscossione di una letrarimessa a la Montaña 67 reales

7.105 reales valore di una letra rimessaricavo grano di Puerto Santa María 16.290 realesutili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1829 (1/6) 5.030 rs. e 24 mrs.utili emporio Lancería e fitticase di Jerez 1828 (metà 1/8) 1.827 rs. e 8 mrs.

I rata venditaCasa de Reyes (metà 1/8) 1.662 rs. e 17 mrs.

12.693 reales totale 108.543 rs. e 5 mrs.

saldo attivo 95.850 reales

Anno 1830-183120.000 reales cargo genericamente indicato

II rata venditaCasa de Reyes (metà 1/8) 937 rs. e 17 mrs.

utili emporio Lancería e fitticase di Jerez 1829 (metà 1/8) 1.804 reales

20.000 reales totale 98.591 rs. e 17 mrs.

saldo attivo 78.591 rs. e 17 mrs.

327

segue

segue tabella 2.II

Page 364: Volume lepore

Anni 1831-18324.000 reales letra de mayor cantidad105 reales interessi della stessa letra

5.150 reales valore di una letra rimessautili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1830 (1/6) 5.045 realesutili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1831 (1/6) 3.927 realesultima rata vendita

Casa de Reyes (metà 1/8) 1.897 rs. e 8 mrs.interés hav. Teresa Agüera (1/6) 937 rs. e 2 mrs.

utili emporio Lancería e fitti casedi Jerez 1830 (metà 1/8) 1.614 rs. e 13 mrs.

2.000 reales valore di una letra pagatainserimento nell’asse ereditario

della somma per l’attività dei negoziamministrati dal defunto 21.247 reales

valore di alcuni vestiti 240 realesutili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1832 (1/6) 2.381 rs. e 22 mrs.

11.255 reales totale 115.880 rs. e 28 mrs.

saldo attivo 104.625 rs. e 28 mrs.

328

segue

segue tabella 2.II

Page 365: Volume lepore

Anni 1833-1834spese per la riscossione

131 reales del credito a nome E. García44 reales spesa per la copia di un poder

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1831 963 rs. e 15 mrs.

12.228 rs. e 24 mrs. spese casa calle del Torno S. María3.000 reales valore di una letra rimessa

45 reales perdita del papel320 reales spese di assistenza medica

credito E. García de la Ysla (1/2) 8.650 realescredito di E. García in favore

di T. Agüera (1/2) 1.991 rs. e 17 mrs.42.658 rs. e 17 mrs. costo in contanti case E. García

4.000 reales letra girata60 reales interessi della stessa letra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1833 1.036 rs. e 19 mrs.

rendita casa de la Ysla (1/2) 717 rs. e 8 mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1833 (1/6) 4.564 realespagherò figlio di J. A. Ruiz (1/2) 140 reales

4.000 reales letra de mayor cantidad110 reales interessi della stessa letra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1834 1.802 rs. e 11 mrs.

66.597 rs. e 7 mrs. totale 124.490 rs. e 30 mrs.

saldo attivo 57.893 rs. e 23 mrs.

329

segue

segue tabella 2.II

Page 366: Volume lepore

Anni 1835-1837utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1834 (1/6) 3.891 rs. e 23 mrs.censo casa calle del Tornodi Santa María 1834-’35 1.346 reales

rendita case S. Fernando 1835 867 rs. e 17 mrs.4.000 reales letra de mayor cantidad120 reales interessi della stessa letra

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1835 1.703 reales

censo casa calle del Tornodi Santa María 1836 673 rs. e 8 mrs.

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1835 (1/6) 3.778 rs. e 9 mrs.rendita case S. Fernando 1836 1.029 reales

4.040 reales letra de mayor cantidadutili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1836 (1/6) 3.595 realesutili emporio Lancería 1836 (1/2) 1.519 rs. e 9 mrs.

censo casa calle del Tornodi Santa María 1837 673 rs. e 8 mrs.

8.160 reales totale 76.969 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 68.809 rs. e 29 mrs.

330

segue

segue tabella 2.II

Page 367: Volume lepore

Anni 1837-1840rendita case S. Fernando 1837 (1/2) 1.014 reales

consegnati a Antonio Ruiz Tagle25.000 reales por alcance y coste de cuentas

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1837 (1/2) 1.676 rs. e 30 mrs.

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1837 (1/6) 2.595 reales

204 rs. e 6 mrs. spese per stipula di una scrittura3.060 reales valore di una letra rimessa

rendita case S. Fernando 1838 (1/2) 443 realesutili emporio Lancería e

fitti case di Jerez 1838 (1/2) 1.898 rs. e 6 e ½ mrs.utili/fitto casa/emporio calle Larga

Puerto Santa María 1838 (1/6) 4.228 rs. e 12 mrs.3.000 reales valore di una letra rimessa

rendita case S. Fernando 1839 (1/2) 576 rs. e 17 mrs.rendita case Puerto Real 1836-’39 (1/24) 22 rs. e 24 mrs.

utili/fitto casa/emporio calle LargaPuerto Santa María 1839 1.357 rs. e 23 mrs.utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1839 937 rs. e 17 mrs.

censo casa calle del Tornodi Santa María 1838 673 rs. e 8 mrs.

censo casa calle del Tornodi Santa María 1839 471 reales

4.100 reales valore di una letra rimessarendita case S. Fernando 1840 (1/2) 861 reales

utili emporio Lancería efitti case di Jerez 1840 1.884 rs. e 8 mrs.

35.364 rs. e 6 mrs. totale 87.449 rs. e 4 mrs.

saldo attivo 52.084 rs. e 32 mrs.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

331

segue tabella 2.II

Page 368: Volume lepore

332

segue

Tab. 3.II - Bilancio e saldo delle merci, dei crediti e del denaro esistenti nell’Almacénde la Sierra y Compañía, in reales de vellón (1829-1840)

Anno 1829 (1 ottobre 1828 – 31 maggio 1829)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (Borrador de liquid. annuales) 176.451 realescrediti vari dagli empori di Sanlúcar, Jerez e Puerto S. María 326.138 realesdebiti di diversi mercanti 103.050 realesincasso del mese di maggio 19.600 realesdenaro contante (metálico) esistente in cassa 533.498 reales

totale 1.158.737 reales

Debitirendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 realesagli eredi di Don José González e Doña Rosa Pérez 187.431 realesagli eredi di Don Juan José Bolívar de Ydoeta 199.422 realesagli eredi di Don Fernando González 36.480 realesa Don Francisco Pérez de la Sierra 57.588 realesa Don Joaquín Tuijano (resto di stipendi) 6.101 realesa Don José Pérez (resto di stipendi) 7.906 realesderechos de puertas (dazi doganali) che si addebitano 13.809 reales

totale 1.108.737 reales

Stipendia Don José González de la Sierra come encargado 10.000 realesa Don Francisco Pérez de la Sierra 8.000 realesa Don José Pérez 2.000 reales

totale 20.000 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González e Doña Rosa Pérez (1/3) 10.000 realesagli eredi di Don Juan José Bolívar de Ydoeta (1/3) 10.000 realesa Don José González de la Sierra menor (1/6) 5.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/6) 5.000 reales

totale 30.000 reales

Page 369: Volume lepore

333

Anno 1830 (31 maggio 1829 – 30 giugno 1830)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (librito de liquidaciones) 351.659 realesdebiti vari a favore della ditta e bollette di incasso (librito liquid.) 89.638 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 274.532 realesdenaro contante esistente in cassa 20.250 reales

totale 736.079 reales

Debitia Don Francisco Van Herth per formaggio e strutto 23.976 realesa Don José Ramírez per zucchero China 30.356 realesa Don Domingo de los Caceres per caffè 14.024 realesa Gutiérrez e figli per riso 4.109 realesad altri vari soggetti (librito de liquidaciones) 3.425 realesrendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 reales

totale 675.890 reales

Stipendia Don José González de la Sierra come encargado 15.249 realesa Don Francisco Gómez de la Casa 7.500 realesa Don Juan Gualberto Campuzano 5.500 realesad Antonio Conde Núñez (per dieci mesi) 1.200 realesa Diego Otero (per due mesi) 240 reales

totale 29.689 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González e Doña Rosa Pérez (1/3) 10.166 reales e ⅔agli eredi di Don Juan José Bolívar de Ydoeta (1/3) 10.166 reales e ⅔a Don José González de la Sierra menor (1/6) 5.083 reales e ⅓a Don Francisco González de la Sierra (1/6) 5.083 reales e ⅓

totale 30.500 reales

segue

segue tabella 3.II

Page 370: Volume lepore

Anno 1831 (30 giugno 1830 – 31 luglio 1831)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (librito de liquidaciones) 270.060 realesdebiti vari a favore della ditta, bollette di incasso e denaro in cassa 228.357 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 278.200 reales

totale 776.617 reales

Debitia vari soggetti 193.140 realesrendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 reales

totale 793.140 reales

Stipendia Don Francisco González de la Sierra come encargado 6.000 realesa Don Francisco Gómez de la Casa 4.500 realesa Don Juan Gualberto Campuzano 3.000 realesa Domingo Ruiz (per dieci mesi) 1.000 realesa Diego Otero (per due mesi) 177 reales

totale 14.677 reales

Ripartizione delle perditeagli eredi de la Sierra (1/3) 10.400 realesagli eredi de Ydoeta (1/3) 10.400 realesa Don José González de la Sierra menor (1/6) 5.200 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/6) 5.200 reales

totale 31.200 reales

334

segue

segue tabella 3.II

Page 371: Volume lepore

335

Anno 1833 (31 luglio 1831 – 1 gennaio 1833)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (librito de Valances) 179.381 realesbollette di incasso (librito de Valances) 46.530 realesdenaro in contanti 52.040 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 299.284 realesDon Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 23.689 realesDon Antonio Gutiérrez de la Ysla 2.226 realesDon José de la Peña del Puerto 58.658 realesDon Francisco Sánchez de la Sierra 4.000 realesspese dipendenti (gastos de dependientes) 10.326 realescommissione del cargo degli empori fuori Cadice 10.259 reales

totale 686.393 reales

Debitiderechos de puertas (dazi doganali) seg. obligación 15.818 realesrendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 reales

totale 615.818 reales

Stipendia Don Francisco González de la Sierra come encargado 18.365 realesa Don Francisco Gómez de la Casa 9.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa 4.500 realesal giovane Gregorio García 1.560 realesa Don Venancio González de la Sierra 420 reales

totale 33.845 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi de la Sierra (1/3) 12.243 reales e ⅓agli eredi de Ydoeta (1/3) 12.243 reales e ⅓a Don José González de la Sierra menor (1/6) 6.121 reales e ⅔a Don Francisco González de la Sierra (1/6) 6.121 reales e ⅔

totale 36.730 reales

segue

segue tabella 3.II

Page 372: Volume lepore

Anno 1835 (1 gennaio 1833 – 1 gennaio 1835)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (libro de Balances y liquidac.) 551.414 realesincasso del mese di dicembre 30.779 realesconti correnti arretrati (libro de Balances y liquidaciones) 11.121 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 268.476 realesspese dipendenti (gastos de dependientes) 2.384 realesspesa di Don Juan Campuzano 13.013 realesdenaro contante esistente in cassa 33.388 reales

totale 910.575 reales

Debitiderechos de puertas (dazi doganali) 62.814 realesa vari privati 67.021 realesrendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 reales

totale 729.835 reales

Stipendia Don José González de la Sierra come encargado 50.580 realesa Don Juan Gualberto Campuzano (per un anno) 9.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (per due anni) 14.000 realesa Don Fernando González de Peredo (per un anno) 3.000 realesa Don Venancio González de la Sierra (per un anno) 3.000 reales

totale 79.580 reales

Distribuzione degli utilia Don José González de la Sierra menor (3/6) 50.580 realesagli eredi di Don José González e Doña Rosa Pérez (2/6) 33.720 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/6) 16.860 reales

totale 101.160 reales

336

segue

segue tabella 3.II

Page 373: Volume lepore

337

Anno 1837 (1 gennaio 1835 – 1 maggio 1837)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (Balance) 583.139 realesincasso del mese di aprile 26.864 realesdenaro contante esistente in cassa 35.083 realespagherò scontati a vari soggetti 114.501 realesdebito di Don Pedro Rafael Sorela di Jerez 164.515 realesconti correnti arretrati 3.837 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 165.625 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 178.906 reales

totale 1.272.470 reales

Debitirendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 realesa vari privati 474.000 realesspese dipendenti (gastos de dependientes) 3.629 realespartita di zucchero 480 reales

totale 1.078.109 reales

Stipendia Don José González de la Sierra come encargado 55.803 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (per un anno e mezzo) 10.500 realesa Don Venancio González de la Sierra (per due anni e 1/3) 11.700 realesa Don Fernando González de Peredo (per 1/3) 1.000 realesa Don Ventura Gómez (per due anni e mezzo) 3.750 reales

totale 82.753 reales

Distribuzione degli utilia Don José González de la Sierra menor (3/6) 55.804 realesagli eredi de la Sierra (2/6) 37.202 rs. e 22 mrs.a Don Francisco González de la Sierra (1/6) 18.601 rs. e 12 mrs.

totale 111.608 reales

segue

segue tabella 3.II

Page 374: Volume lepore

Anno 1838 (1 maggio 1837 – 1 luglio 1838)

Capitalegeneri alimentari (Balance) 574.232 realesconti correnti da maggio a giugno 163.130 realespagherò scontati a vari soggetti 133.945 realesconto di Don Pedro Rafael Sorela di Jerez 117.923 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 165.625 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 233.256 realesdenaro contante esistente in cassa 234.795 reales

totale 1.622.906 reales

Debitia vari soggetti 129.032 realesa la caja grande de particulares 651.211 realesstipendi dei dipendenti della ditta 17.325 realesaffitto della casa (sei mesi) 3.000 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 4.614 realesutili liquidati anteriormente agli interessati 111.608 realesstipendio di Don José González de la Sierra 55.803 realesrendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 reales

totale 1.572.593 reales

Stipendia Don Francisco González de la Sierra come encargado 13.638 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (per quattordici mesi) 5.500 realesa Don Fernando González de Peredo (per tredici mesi) 2.500 realesa Don Ventura Gómez (per quattordici mesi) 1.400 reales

totale 23.038 reales

Distribuzione degli utilia Don José González de la Sierra menor (3/6) 13.637 rs. e 17 mrs.agli eredi de la Sierra (2/6) 9.091 rs. e 23 mrs.a Don Francisco González de la Sierra (1/6) 4.545 rs. e 28 mrs.

totale 27.275 reales

338

segue

segue tabella 3.II

Page 375: Volume lepore

339

Anno 1839 (1 luglio 1838 – 1 giugno 1839)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (Borrador) 495.474 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 115.751 realesdebito di Don José Viniegra 95.389 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño 33.655 realesdebito di Don Pedro Rafael Sorela 25.045 realesdebito di Don Antonio Tort hermanos di Alcoy 10.001 realespagherò scontati a vari soggetti 503.097 realesconti di vendita del mese di maggio 19.713 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 165.625 realesconti correnti arretrati 1.847 realescannella China depositata da Don L. Vallejo 56.067 realescontribuzione straordinaria di guerra 1.332 realesdenaro in contanti 228.998 reales

totale 1.751.994 reales

Debitirendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 realesa la caja grande de particulares 983.668 realesutili dell’anno anteriore 27.275 realesa Don Francisco González de la Sierra 13.638 realesa Don Manuel D. y Casal 25.651 realesal P. José Casal 7.914 realesa Don Joaquín Muñoz 48 realesai dipendenti della ditta 22.165 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 23.515 realesaffitto della casa e degli empori 2.240 realessubsidio de comercio (imposta di commercio) per un anno 1.500 reales

totale 1.707.614 reales

Stipendia Don Francisco González de la Sierra come encargado 12.926 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (per undici mesi) 4.500 realesa Don Ventura Gómez (per undici mesi) 1.100 reales

totale 18.526 reales

Distribuzione degli utilia Don José González de la Sierra menor (3/6) 12.927 realesagli eredi de la Sierra (2/6) 8.618 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/6) 4.309 reales

totale 25.854 reales

segue

segue tabella 3.II

Page 376: Volume lepore

Anno 1840 (1 giugno 1839 – 26 giugno 1840)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli (librito de Balances) 106.610 realesdenaro contante esistente in cassa 9.498 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 84.552 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño 25.000 realespagherò scontati a vari soggetti 266.523 realesconti correnti per vendite effettuate a vari esercizi 28.135 realesspese per anticipi al dipendente Simón Martínez 360 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 165.625 reales

totale 686.303 reales

Debitirendiconto (carta cuenta) o fondo comune 600.000 realesa Don Antonio Tort hermanos di Alcoy 3.564 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 12.186 realesaffitto della casa e degli empori fino al mese di giugno 2.240 reales

totale 617.990 reales

Stipendia Don Francisco González de la Sierra come encargado 18.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa 8.400 realesa Don Venancio González de la Sierra 4.713 realesa Don Simón Martínez 1.200 reales

totale 32.313 reales

Distribuzione degli utilia Don José González de la Sierra menor (metà) 18.000 realesagli eredi de la Sierra (1/3) 12.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/6) 6.000 reales

totale 36.000 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.183.

340

segue tabella 3.II

Page 377: Volume lepore

341

Tab. 1.III - Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sierra”nel periodo 1840-1850 (in reales de vellón)

Don Francisco González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al luglio 1840 67.000 reales

Luglio 1840 – Settembre 184120.137 rs. e 17 mrs. totale 110.212 rs. e 22 mrs.

saldo attivo 90.075 rs. e 5 mrs.

Ottobre 1841 – Luglio 184324.804 reales totale 143.300 rs. e 12 mrs.

saldo attivo 118.496 rs. e 12 mrs.

Agosto 1843 – Luglio 184520.998 rs. e 6 mrs. totale 161.393 rs. e 13 mrs.

saldo attivo 140.395 rs. e 7 mrs.

Agosto 1845 – Giugno 184886.077 rs. e 18 mrs. totale 215.105 rs. e 17 mrs.

saldo attivo 129.027 rs. e 33 mrs.

Luglio 1848 – Maggio 185074.112 reales totale 162.268 rs. e 3 mrs.

saldo attivo 88.156 rs. e 3 mrs.

Don José González de la Sierra menor

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al luglio 1840 298.108 rs. e 16 e ½ mrs.

Luglio 1840 – Agosto 184834.888 rs. e 31 mrs. totale 616.103 rs. e 1 mrs.

Eredi di Don José González de la Sierra

34.888 rs. e 31 mrs. totale al febbraio 1850 642.420 rs. e 17 mrs.

Febbraio 1850 – Maggio 1850373.610 rs. e 31 mrs. totale 670.439 rs. e 17 mrs.

saldo attivo 296.828 rs. e 20 mrs.

segue

Page 378: Volume lepore

Eredi di Don Francisco Pérez de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al giugno 1840 52.084 rs. e 32 mrs.

Luglio 1840 – Giugno 185588.852 rs. e 16 mrs. totale 169.540 rs. e 2 mrs.

saldo attivo 80.687 rs. e 20 mrs.

Don Francisco Gómez de la Casa

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Luglio 1840 – Ottobre 184081.784 rs. e 17 mrs. totale 83.362 reales

saldo attivo 1.577 rs. e 17 mrs.

Novembre 1840 – Ottobre 184313.352 rs. e 17 mrs. totale 26.864 rs. e 5 mrs.

saldo attivo 13.511 rs. e 22 mrs.13.511 rs. e 22 mrs. pagamenti

Novembre 1843 – Maggio 185049.645 rs. e 20 mrs. totale 51.519 rs. e 24 mrs.

saldo attivo 1.874 rs. e 4 mrs.1.874 rs. e 4 mrs. pagamenti

Giugno 1850 – Dicembre 1850totale 4.096 rs. e 31 mrs.

saldo attivo 4.096 rs. e 31 mrs.4.096 rs. e 31 mrs. pagamenti

342

segue

segue tabella 1.III

Page 379: Volume lepore

343

Don Joaquín Pérez de Solapeña

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Luglio 184016.000 reales totale 198.762 rs. e 17 mrs.

saldo attivo 182.762 rs. e 17 mrs.

Luglio 1840 – Giugno 1847157.027 rs. e 17 mrs. totale 256.593 rs. e 8 mrs.

saldo attivo 99.565 rs. e 25 mrs.99.565 rs. e 25 mrs. pagamenti

Luglio 1847 – Luglio 1849totale 10.959 rs. e 2 mrs.

saldo attivo 10.959 rs. e 2 mrs.10.959 rs. e 2 mrs. pagamenti

Agosto 1849 – Luglio 1850totale 4.122 reales

saldo attivo 4.122 reales4.122 reales pagamenti

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

segue tabella I.III

Page 380: Volume lepore

Tab. 2.III - Bilancio e saldo delle merci e degli effetti esistenti nell’Almacén FranciscoGonzález de la Sierra y Compañía, in reales de vellón (1840-1849)1

Anno 1840 (1 luglio 1840)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli provenienti dalla ditta precedente 106.610 realesscrittura di addebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 realestitoli al portatore al 5% e certificati del debito senza interessi 110.416 realesdenaro contante esistente in cassa 9.498 realesscoperto empori riforniti mediante commissione dalla società 84.553 realesconti correnti per vendite effettuate a vari esercizi di Cadice 28.135 realespagherò scontati a vari soggetti 177.682 realesspese per anticipi al dipendente Simón Martínez 360 realesconferimenti di Á. Gómez de la Casa e F. G.lez de la Sierra 200.000 reales

totale 733.920 reales

Debitidebito di Don Antonio Tort hermanos di Alcoy 3.564 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 12.186 realesaffitto della casa e degli empori 2.240 realesutili ai membri della società precedente “de Sierra y Cía” 36.000 realesstipendi a Don Francisco González de la Sierra e dipendenti 32.313 realesagli eredi di Don José González e Rosa Pérez de la Sierra 47.617 reales

totale 133.920 reales

Capitale netto 600.000 reales

344

segue

1 Nella tabella ricavata dal «Libro de Carta cuenta y Liquidaciones», si è preferito lasciare invariate ledenominazioni dei principali aggregati (capitale, debiti, stipendi, utili) – così come erano state indica-te dagli amministratori – per una ragione di continuità e per rendere possibili i confronti, anche se, nel-le scritture, spesso, al posto di “capitale” è stata trovata l’espressione “asaver” e il termine “debiti” èstato affiancato o sostituito dall’espressione “adeducir”: peraltro, grazie a queste successive precisazio-ni delle definizioni impiegate per la contabilità aziendale, è apparso più chiaro il significato di voci at-tive e passive delle registrazioni che compongono i bilanci. Infine, al posto del termine “salarios” è sta-ta anche usata, a partire dal conto del 1847, la parola “honorarios”, probabilmente per indicare un nes-so di dipendenza meno stringente per gli individui che partecipavano direttamente, ma in ruoli diver-si, all’attività commerciale.

Page 381: Volume lepore

345

Anno 1841 (1 luglio 1840 – 4 luglio 1841)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 237.876 realesscrittura di addebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 realestitoli al portatore al 5% e certificati del debito senza interessi 110.416 realespagherò scontati a vari soggetti 159.306 realesscoperto empori riforniti mediante commissione dalla società 191.951 realesconti correnti per vendite effettuate a maggio e giugno 82.400 realesconti correnti per vendite effettuate nel corrente luglio 5.180 realesdenaro contante esistente in cassa 113.619 reales

totale 917.414 reales

Debitiderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 16.184 realesa Don Antonio Tort hermanos di Alcoy 7.323 realesa vari soggetti per conti di vendita 5.378 realesai dipendenti della ditta per stipendi 875 realesaffitto della casa e degli empori 2.120 realessubsidio de comercio (imposta di commercio) 500 realescapitale o fondo comune 600.000 realesa la caja grande de varios 240.000 reales

totale 872.380 reales

Stipendia Don Ángel Gómez de la Casa 7.484 realesa Don Venancio González de la Sierra 6.450 realesa Don Ventura Gómez (per dieci mesi) 1.100 reales

totale 15.034 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 15.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 10.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 5.000 reales

totale 30.000 reales

segue

segue tabella 2.III

Page 382: Volume lepore

Anno 1842 (4 luglio 1841 – 2 giugno 1842)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 260.416 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 110.416 realespagherò scontati a vari soggetti 326.705 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 61.896 realesconti di maggio 17.510 realesimporto delle vendite effettuate a giugno 3.259 realesconto corrente di Don Antonio Tort hermanos 4.132 realesdenaro contante esistente in cassa 80.030 realesconti correnti arretrati 11.572 reales364 casse di zucchero (comm. con Don Antonio Ruiz Tagle) 100.000 reales659 quintali di ferro in barre 66.012 reales

totale 1.058.614 reales

Debiticapitale o fondo comune 600.000 realesa la caja grande de varios 360.000 realesa Don Antonio Ruiz Tagle 34.669 realesa Don Juan e Don José Lageira 4.036 realesai dipendenti della ditta 8.966 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 2.213 realesaffitto della casa e degli empori 2.120 realessubsidio de comercio (imposta di commercio) 600 reales

totale 1.012.604 reales

Stipendia Don Ángel Gómez de la Casa (per undici mesi) 7.722 realesa Don Venancio González de la Sierra (per undici mesi) 6.688 realesa Don Ventura Gómez (per undici mesi) 1.600 reales

totale 16.010 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 15.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 10.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 5.000 reales

totale 30.000 reales

346

segue

segue tabella 2.III

Page 383: Volume lepore

347

Anno 1843 (2 giugno 1842 – 2 giugno 1843)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 345.507 realespagherò scontati a vari soggetti 439.390 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 110.416 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 111.733 realesconti di maggio e vendite effettuate a giugno 45.900 reales659 quintali di ferro in barre 64.000 realesconti correnti arretrati 7.254 realesdenaro contante esistente in cassa 50.773 reales

totale 1.191.639 reales

Debiticapitale o fondo comune 600.000 realesa la caja grande de varios 500.000 realesai dipendenti della ditta 10.328 realesa Don Benito Lueje 530 realesa “Bedoya Balbas y Cía” 570 realesa Don José Valls 2.111 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 316 realesaffitto della casa e degli empori 2.120 realescontribución de culto y clero 432 realesa Don Antonio Tort hermanos 766 reales

totale 1.117.173 reales

Stipendia Don Ángel Gómez de la Casa 11.000 realesa Don Venancio González de la Sierra 10.000 realesa Don Benito González de Tánago 6.000 realesa Don Nicolás Miranda 1.000 reales

totale 28.000 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 23.208 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 15.472 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 7.736 reales

totale 46.416 reales 2

segue

segue tabella 2.III

2 In questo caso, il totale risente di un banale errore di trascrizione da una pagina all’altra del libro con-tabile: infatti, il risultato esatto della somma degli utili dovrebbe essere pari a 46.466 reales de vellón.Questo errore, in sé trascurabile, assume rilievo ai fini della valutazione degli utili, che rischiano di ap-parire, in questo modo, una grandezza assegnata discrezionalmente dagli amministratori ai soci– in qualche misura già preordinata –, piuttosto che il valore netto effettivamente realizzato attraversol’attività commerciale. Questo, naturalmente, non vuol dire che la distribuzione degli utili fosse indi-pendente dall’andamento e dai risultati della società, o che i dati riportati nei libri sociali fossero in lar-

Page 384: Volume lepore

348

segue

Anno 1845 (2 giugno 1843 – 4 giugno 1845)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 249.427 realespagherò scontati a vari soggetti 390.390 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 22.982 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 110.416 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 87.907 realesconti di vendita di maggio e giugno 100.554 reales659 quintali di ferro in barre 58.000 realesdenaro contante esistente in cassa 180.446 reales

totale 1.216.788 reales

Debiticapitale o rendiconto (carta cuenta) 600.000 realesa la caja grande de varios 420.000 realesa Don Domingo de los Caceres 47.600 realesa “Bedoya Balbas y Cía” 6.059 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 4.200 realesaffitto della casa e degli empori 6.120 realessubsidio de comercio e contribución de culto y clero 1.200 reales

totale 1.085.179 reales

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra (per due anni) 23.000 realesa Don Benito González de Tánago (per due anni) 23.000 realesa Don Nicolás Miranda (per due anni) 3.409 reales

totale 49.409 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 41.100 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 27.400 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 13.700 reales

totale 82.200 reales

segue tabella 2.III

ga misura inattendibili, ma solo che le scritture contabili non rivelavano tutta la verità, basandosi – co-me in questa occasione – su un modello semplice e ripetitivo, che, probabilmente, nascondeva qualcheartifizio. Come è stato osservato: «Spesso, infatti, la redazione del bilancio era semplicemente un espe-diente per mantenere una contabilità coerente individuando ed espungendo gli errori piuttosto che unmezzo per valutare il rendimento di determinati settori dell’impresa in vista di una pianificazione futu-ra: in altre parole, la contabilità era una forma di controllo più che una tecnica di programmazione»(B. Supple, La natura dell’impresa, in Storia economica Cambridge, Torino, Einaudi, 1978, vol. 5, pp.474-475; ed. orig. The Cambridge Economic History of Europe, Volume V: The Economic Organizationof Early Modern Europe, Cambridge, Cambridge University Press, 1977).

Page 385: Volume lepore

349

Anno 1847 (4 giugno 1845 – 16 luglio 1847)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 209.000 realespagherò scontati a vari soggetti 701.600 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 20.479 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 110.416 realesconti correnti con gli empori riforniti dalla società 170.074 realesconti da riscuotere di maggio e giugno 116.800 reales659 quintali di ferro in barre (già venduti) 53.000 realesconti correnti con Don Casimiro Gil di Gijóne Don Manuel Obregón di Torrelavega 16.000 realesdenaro contante esistente in cassa 85.282 reales

totale 1.499.317 reales

Debiticapitale o fondo comune 600.000 realesa la caja grande de varios 720.000 realesa vari soggetti per conti diversi 145.707 realesaffitto della casa e tasse 3.000 reales

totale 1.468.707 reales

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra (per due anni) 7.805 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (per due anni) 7.805 realesDon Simón Martínez 3.000 reales

totale 18.610 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 6.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 4.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 2.000 reales

totale 12.000 reales

segue

segue tabella 2.III

Page 386: Volume lepore

Anno 1849 (16 luglio 1847 – 4 maggio 1849)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 134.635 realesdenaro contante esistente in cassa 172.654 realesconti da riscuotere di marzo e aprile 103.600 realesda riscuotere dalla Compañía General Española de Segurosper il naufragio della nave spagnola “Cristina” (50 barili strutto) 8.330 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 110.416 realesdebito di Don Juan Manuel Riaño di Sanlúcar 16.666 reales195 casse di zucchero imbarcate per Barcellona (“Rivas y Cantallops”) 46.299 realespagherò scontati a vari soggetti 476.903 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 97.892 realesdebitori da conti correnti 113.914 realesscoperto empori riforniti dalla società fuori Cadice 223.911 realesimporto delle vendite del mese corrente 14.930 reales

totale 1.520.150 reales

Debiticapitale o fondo comune 600.000 realesa la caja grande de varios 680.000 realesa vari soggetti per conti diversi 97.040 realescreditori da conti correnti 10.883 realesderecho Nacional a la Hacienda (dazio nazionale) 44.084 realesderechos de puertas a la Hacienda (dazi doganali) 3.097 reales

totale 1.435.104 reales

Stipendia Don Benito González de Tánago 19.423 realesa Don Ángel Gómez de la Casa 19.423 realesa Don Bernardino González de la Sierra 3.200 realesa Don Eleuterio García 3.000 reales

totale 45.046 reales

Utili nettitotale 40.000 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.183.

350

segue tabella 2.III

Page 387: Volume lepore

351

Tab. 3.III - Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sierra”nel periodo 1850-1860 (in reales de vellón)

Don Francisco González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al maggio 1850 88.156 rs. e 3 mrs.

Giugno 1850 – Ottobre 185124.266 rs. e 22 mrs. totale 104.266 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 80.000 rs. e 7 mrs.

Novembre 1851 – Dicembre 185127.604 reales totale 80.657 rs. e 12 mrs.

saldo attivo 53.053 rs. e 12 mrs.

Gennaio 1852 – Luglio 185470.618 rs. e 28 mrs. totale 143.754 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 73.136 rs. e 1 mrs.

Agosto 1854 – Maggio 185635.360 reales totale 130.401 rs. e 12 mrs.

saldo attivo 95.041 rs. e 12 mrs.

Giugno 1856 – Settembre 1858171.617 rs. e 17 mrs. totale 120.513 rs. e 29 mrs.51.103 rs. e 22 mrs. saldo passivo (saldo contra Francisco G.lez

de la Sierra a favor de la casa de Sierra)

Ottobre 1858 – Luglio 186283.118 rs. e 14 mrs. totale 138.004 rs. e 5 mrs.

saldo attivo 54.885 rs. e 25 mrs.

Eredi di Don José González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al maggio 1850 296.828 rs. e 20 mrs.

Giugno 1850 – Novembre 1852491.011 rs. e 20 mrs. totale 491.011 rs. e 20 mrs.

saldo attivo 0

Giugno 1853 – Maggio 18681.202.070 rs. e 18 cms. totale 1.202.070 rs. e 18 cms.

segue

Page 388: Volume lepore

Eredi di Don Francisco Pérez de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al giugno 1855 80.687 rs. e 20 mrs.

Giugno 1855 – Agosto 1861144.000 reales totale 147.028 rs. e 31 mrs.

saldo attivo 3.028 rs. e 31 mrs.

Don José Venancio González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Novembre 1852 – Dicembre 1870259.671 rs. e 76 cms. totale 433.996 reales

saldo attivo 174.324 rs. e 24 cms.

Don Bernardino González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Novembre 1852 – Luglio 1867360.550 rs. e 63 cms. totale 398.405 rs. e 50 cms.

saldo attivo 37.854 rs. e 87 cms.

Don Benito González de Tánago

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Novembre 1852 – Dicembre 1870594.629 rs. e 86 cms. totale 811.569 rs. e 54 cms.

saldo attivo 216.939 rs. e 68 cms.

Don Fernando González de Peredo,eredi suoi e di Doña Juliana González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Novembre 1852 – Dicembre 1870109.906 rs. e 80 cms. totale 219.177 rs. e 24 cms.

saldo attivo 109.270 rs. e 44 cms.

352

segue

segue tabella 3.III

Page 389: Volume lepore

353

Don Manuel González de Tánago,eredi suoi e di Doña Josefa González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Novembre 1852 – Dicembre 1870300.397 reales totale 385.527 rs. e 96 cms.

saldo attivo 85.130 rs. e 96 cms.

Don Francisco Gómez de la Casa

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino a dicembre1850 4.096 rs. e 31 mrs.

4.096 rs. e 31 mrs. pagamenti fino a dicembre 1850

Gennaio 1851 – Agosto 18531.659 rs. e 6 mrs. totale 11.706 rs. e 25 mrs.

saldo attivo 10.047 rs. e 19 mrs.

Settembre 1853 – Ottobre 18541.692 reales totale 4.540 rs. e 11 mrs.

saldo attivo 2.848 rs. e 11 mrs.2.848 rs. e 11 mrs. pagamenti

Don Ángel Gómez de la Casa

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Maggio 1855 – Febbraio 1862434.247 rs. e 24 mrs. totale 449.758 rs. e 32 mrs.

saldo attivo 15.511 rs. e 8 mrs.

segue

segue tabella 3.III

Page 390: Volume lepore

Don Francisco Sánchez de la Sierrae Doña Basilisa Gómez de la Casa

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Giugno 1855 – Giugno 1856totale 67.339 rs. e 19 mrs.

saldo attivo 67.339 rs. e 19 mrs.67.339 rs. e 19 mrs. pagamenti

Luglio 1856 – Agosto 1861totale 33.909 rs. e 7 mrs.

saldo attivo 33.909 rs. e 7 mrs.33.909 rs. e 7 mrs. pagamenti

Don Joaquín Pérez de Solapeña ed eredi

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al luglio 1850 4.122 reales

4.122 reales pagamenti fino al luglio 1850

Agosto 1850 – Febbraio 186073.708 rs. e 19 mrs. totale 76.029 rs. e 29 mrs.

saldo attivo 2.321 rs. e 10 mrs.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

354

segue tabella 3.III

Page 391: Volume lepore

355

segue

Tab. 4.III - Bilancio e saldo delle merci e degli effetti esistenti nell’Almacén FranciscoGonzález de la Sierra y Compañía, in reales de vellón (1849-1859)1

Anno 1851 (4 maggio 1849 – 10 agosto 1851)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 456.567 realesdenaro contante esistente in cassa 451.465 realesconti di vendita di maggio, giugno e luglio 111.056 realesvendite del corrente mese di agosto 30.102 realescarta moneta (credito nei confronti dello Stato) 110.416 realesmerci in possesso di Don Bartolomé Mascardi (Gibilterra) 4.425 realesmerci in possesso di Don Antonio Díaz y Cos (Siviglia) 40.602 realesmerci in possesso di “Rivas y Cantallops” (Barcellona) 4.612 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 147.136 realespagherò scontati a vari soggetti* 297.666 realesdebitori da conti correnti* 74.707 realesscoperto empori riforniti dalla società* 358.652 reales

totale 2.087.406 reales

Debiticreditori da conti correnti* 50.817 realescreditori derivanti da acquisti* 207.964 realesdocumentos ã pagar (documenti di pagamento)** 1.087.052 realescapitale o fondo comune 600.000 reales

totale 1.945.833 reales

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra (per due anni) 28.750 realesa Don Benito González de Tánago (per un anno) 14.350 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per due anni) 9.000 realesa Don Ygnacio García (per un anno) 1.473 reales

totale 53.573 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 44.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 29.333 rs. e 12 mrs.a Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 14.666 rs. e 22 mrs.

totale 88.000 reales

1 Nella tabella ricavata dal «Libro de Carta cuenta y Liquidaciones», si è preferito lasciare invariate ledenominazioni dei principali aggregati (capitale, debiti, stipendi, utili), come è stato indicato nella ana-loga nota alla tabella 2.III.

Page 392: Volume lepore

Anno 1852 (10 agosto 1851 – 1 novembre 1852)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 237.230 realesconti da riscuotere da aprile a settembre 1852 61.300 realesconti da riscuotere del mese di ottobre 50.800 realesdenaro contante esistente in cassa 245.186 realesmerci in possesso di Don Antonio Díaz y Cos (Siviglia) 74.681 realesmerci in possesso di “Rivas y Cantallops” (Barcellona) 16.457 realesmerci in possesso di Don José Díaz de la Bárcena (Jerez) 1.219 reales30 barili di manteca Amburgo in deposito 14.969 reales22 barili manteca A. sulla nave “Nuestra Señora del Carmen” 10.317 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 122.569 realescambiali di “Yllas y Cía” (Santander) 100.000 realespagherò scontati a vari soggetti* 288.576 realesconti correnti con gli empori riforniti dalla società 329.520 reales

totale 1.552.824 reales

Debiticreditori da conti correnti* 892.824 realescapitale o fondo comune 600.000 reales

totale 1.492.824 reales

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra 11.100 realesa Don Ángel Gómez de la Casa 11.100 realesa Don Ygnacio García 1.800 reales

totale 24.000 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 18.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 12.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 6.000 reales

totale 36.000 reales

356

segue

segue tabella 4.III

Page 393: Volume lepore

357

Anno 1855 (1 novembre 1852 – 30 aprile 1855)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 235.547 realesconti da riscuotere di febbraio e marzo 75.931 realesconti da riscuotere del mese di aprile 138.026 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 85.952 realesmercanzia esistente in vari posti 176.404 rs. e 28 mrs.pagherò da riscuotere 808.381 rs. e 14 mrs.debitori da conti correnti 331.520 rs. e 14 mrs.costo e spese del vapore “Cantabria” 312.846 rs. e 28 mrs.denaro contante esistente in cassa 141.437 reales

totale 2.306.046 rs. e 16 mrs.

Debiticapitale 600.000 realesa privati 776.914 rs. e 25 mrs.obbligazioni da estinguere 405.905 rs. e 9 mrs.a vari soggetti per acquisti 83.160 realescreditori da conti correnti 128.519 rs. e 4 mrs.spese per mobilia 5.000 realesquebranto con il credito di Campuzano 41.960 reales

totale 2.041.459 rs. e 4 mrs.

Stipendia Don Ángel Gómez de la Casa (per 30 mesi) 60.000 realesa Don Benito González de Tánago (per 30 mesi) 60.000 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per 22 mesi) 20.000 realesa Don Eleuterio García (per 24 mesi) 5.000 reales

totale 145.000 reales

Utili nettitotale (da considerare i costi relativi del vapore “Cantabria”) 119.587 rs. e 12 mrs.

segue

segue tabella 4.III

Page 394: Volume lepore

Anno 1856 (30 aprile 1855 – 1 maggio 1856)

Capitalemerci esistenti nell’emporio secondo l’inventario 377.568 rs. e 25 mrs.merci in possesso di vari soggetti 76.262 realesmerci in partecipazione 43.615 rs. e 24 mrs.obbligazioni da riscuotere da vari soggetti 478.898 rs. e 17 mrs.mobilia comprata nel corso dell’anno 9.396 realesdenaro contante esistente in cassa 287.425 realesdebitori da conti correnti 814.066 rs. e 27 mrs.debitori da conti di vendita da riscuotere 298.073 reales

totale 2.385.305 rs. e 25 mrs.

Debitiobbligazioni da estinguere 539.243 realescapitale o fondo comune 600.000 realescreditori da conti correnti 1.007.683 rs. e 31 mrs.creditori da conti di acquisto da estinguere 18.378 rs. e 28 mrs.

totale 2.165.305 rs. e 25 mrs.

Stipendia Don Benito González de Tánago (per 12 mesi) 45.000 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per 12 mesi) 21.700 realesa Don Eleuterio García (per 12 mesi) 1.800 realesa Don Ygnacio García (per 8 mesi) 1.500 reales

totale 70.000 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 75.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 50.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 25.000 reales

totale 150.000 reales

358

segue

segue tabella 4.III

Page 395: Volume lepore

359

Anno 1858 (1 maggio 1856 – 1 agosto 1858)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 627.688 rs. e 14 mrs.denaro contante esistente in cassa 305.440 rs. e 23 mrs.merci in possesso di vari soggetti 20.454 realesobbligazioni da riscuotere 94.279 rs. e 19 mrs.debitori da conti correnti 292.869 rs. e 9 mrs.conti da riscuotere per vendite a Cadice 208.464 rs. e 20 mrs.debitori corresponsales (corrispondenti) 209.968 rs. e 27 mrs.spese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 126.048 rs. e 26 mrs.obbligazioni da riscuotere por pasajes ã vapor 2.640 reales

totale 1.887.854 rs. e 2 mrs.

Debitimerci di vari soggetti in possesso della ditta 27.391 rs. e 1 mrs.obbligazioni da estinguere 530.730 rs. e 15 mrs.creditori derivanti da acquisti 39.764 realescreditori corresponsales (corrispondenti) 209.837 rs. e 27 mrs.asignaciones 4.000 realesa privati 778.862 rs. e 15 mrs.capitale 600.000 reales

totale 2.190.585 rs. e 24 mrs.

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra 7.508 rs. e 22 mrs.a Don Bernardino González de la Sierra 5.000 realesa Fidel González de Peredo 2.800 realesa Lucas Gutiérrez (per un anno) 960 realesa José González (per 9 mesi) 1.000 reales

totale 17.268 rs. e 22 mrs.

Ripartizione delle perditeagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 160.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 106.666 rs. e 24 mrs.a Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 53.333 rs. e 10 mrs.

totale 320.000 reales

segue

segue tabella 4.III

Page 396: Volume lepore

Anno 1859 (1 agosto 1858 – 31 dicembre 1859)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 437.074 realesdenaro contante esistente in cassa 281.260 rs. e 20 mrs.merci in possesso di vari soggetti 16.764 rs. e 23 mrs.obbligazioni da riscuotere 4.400 realesdebitori da conti correnti 360.694 rs. e 27 mrs.debitori corresponsales (corrispondenti) 120.698 rs. e 19 mrs.conti da riscuotere per vendite a Cadice 121.359 rs. e 26 mrs.

totale 1.342.252 rs. e 13 mrs.

Debitia privati 283.065 rs. e 30 mrs.merci di vari soggetti in possesso della ditta 18.788 rs. e 6 mrs.cambiali e pagherò da estinguere 184.134 rs. e 18 mrs.creditori derivanti da acquisti 45.623 rs. e 10 mrs.creditori corresponsales (corrispondenti) 175.024 rs. e 10 mrs.creditori da conti correnti 55.560 rs. e 32 mrs.dipendenti creditori 173 rs. e 9 mrs.capitale o fondo comune 600.000 reales

totale 1.362.370 rs. e 13 mrs.

Stipendia Don Venancio González de la Sierra 6.641 realesa Don Ángel Gómez de la Casa 6.641 realesa Fidel González de Peredo 3.000 realesa José González 2.600 reales

totale 18.882 reales

Ripartizione delle perditeagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 19.500 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 13.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 6.500 reales

totale 39.000 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.183.

* Si tratta di voci riassuntive, ciascuna delle quali corrisponde ad un elenco di nomi della categoria indi-cata con i relativi valori.

** La voce che è stata definita “documentos ã pagar” rappresenta passività di varia natura, come quelle de-rivanti da titoli di credito, imposte e dazi, locazioni, debiti diversi.

360

segue tabella 4.III

Page 397: Volume lepore

361

Tab. 5.III - Conti correnti di vari membri dell’azienda “González de la Sierra”nel periodo 1860-1870 (in reales de vellón)1

Don Francisco González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al luglio 1862 54.885 rs. e 25 mrs.

Luglio 1862 – Agosto 186340.450 reales totale 116.662 rs. e 91 céntimos2

saldo attivo 76.212 rs. e 91 cms.

Agosto 1863 – Settembre 186556.302 rs. e 45 cms. totale 174.879 rs. e 99 cms.

saldo attivo 118.577 rs. e 54 cms.

Settembre 1865 – Luglio 186719.925 reales totale 179.069 rs. e 79 cms.

saldo attivo 159.144 rs. e 79 cms.

Agosto 1867 – Giugno 187060.121 reales totale 222.703 rs. e 12 cms.

saldo attivo 162.582 rs. e 12 cms.

Giugno 1870 – Dicembre 1870totale 169.452 rs. e 11 cms.

saldo attivo 169.452 rs. e 11 cms.

Eredi di Don José González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Chiusura del conto corrente1.202.070 rs. e 18 cms. al maggio 1868 1.202.070 rs. e 18 cms.

Eredi di Don Francisco Pérez de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino all’agosto 1861 3.028 rs. e 31 mrs.

Agosto 1861 – Dicembre 187059.523 reales totale 59.523 reales

segue

1 Il fatto che alcuni conti correnti presentino solo un richiamo al saldo finale, senza ulteriori specificazioni, è do-vuto alla disomogeneità dei periodi di chiusura delle scritture contabili. Infatti, l’indicazione puntuale dei ri-sultati di ognuno dei conti in questione, riferendosi a intervalli di tempo a cavallo di due decenni diversi, è sta-ta già inserita nella tabella 3.III, predisposta per le registrazioni dei dati finanziari relative agli anni cinquanta.

2 Il céntimo, nel nuovo sistema monetario degli anni sessanta che si era convertito al metodo di calcolodecimale, era pari alla centesima parte di un real.

Page 398: Volume lepore

Don José Venancio González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino a dicembre 1870 174.324 rs. e 24 cms.

Don Bernardino González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al luglio 1867 37.854 rs. e 87 cms.

Agosto 1867 – Dicembre 1870104.086 rs. e 50 cms. totale 239.435 rs. e 20 cms.

saldo attivo 135.348 rs. e 70 cms.

Don Benito González de Tánago

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino a dicembre 1870 216.939 rs. e 68 cms.

Don Fernando González de Peredo,eredi suoi e di Doña Juliana González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino a dicembre 1870 109.270 rs. e 44 cms.

Don Manuel González de Tánago,eredi suoi e di Doña Josefa González de la Sierra

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino a dicembre 1870 85.130 rs. e 96 cms.

Don Ángel Gómez de la Casa

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al febbraio 1862 15.511 rs. e 8 mrs.

Marzo 1862 – Dicembre 1870292.978 rs. e 84 cms. totale 393.258 rs. e 65 cms.

saldo attivo 100.279 rs. e 81 cms.

362

segue

segue tabella 5.III

Page 399: Volume lepore

363

Don Francisco Sánchez de la Sierrae Doña Basilisa Gómez de la Casa

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino all’agosto 1861 33.909 rs. e 7 mrs.

33.909 rs. e 7 mrs. pagamenti fino all’agosto 1861

Settembre 1861 – Agosto 18624.000 reales totale 8.584 rs. e 17 mrs.

saldo attivo 4.584 rs. e 17 mrs.4.584 rs. e 17 mrs. pagamenti

Settembre 1862 – Agosto 18646.977 rs. e 50 cms. totale 17.405 reales

saldo attivo 10.427 rs. e 50 cms.10.427 rs. e 50 cms. pagamenti

Settembre 1864 – Luglio 1865totale 8.716 reales

saldo attivo 8.716 reales8.716 reales pagamenti

Agosto 1865 – Novembre 18673.202 reales totale 17.577 rs. e 77 cms.

saldo attivo 14.375 rs. e 77 cms.14.375 rs. e 77 cms. pagamenti

Dicembre 1867 – Luglio 1868totale 8.170 rs. e 50 cms.

saldo attivo 8.170 rs. e 50 cms.8.170 rs. e 50 cms. pagamenti

Agosto 1868 – Luglio 18708.448 reales totale 16.054 rs. e 97 cms.

saldo attivo 7.606 rs. e 97 cms.

Agosto 1870 – Dicembre 18701.977 reales totale 7.606 rs. e 97 cms.

saldo attivo 5.629 rs. e 97 cms.

segue

segue tabella 5.III

Page 400: Volume lepore

Don Joaquín Pérez de Solapeña ed eredi

Dare (Debe -Cargo) Avere (Haber -Data)

Saldo accreditato sul conto correntefino al febbraio 1860 2.321 rs. e 10 mrs.

Marzo 1860 – Agosto 1867145 reales totale 68.957 rs. e 82 cms.

saldo attivo 68.812 rs. e 82 cms.68.812 rs. e 82 cms. pagamenti

Settembre 1867 – Luglio 1868totale 7.172 rs. e 50 cms.

saldo attivo 7.172 rs. e 50 cms.7.172 rs. e 50 cms. pagamenti

Agosto 1868 – Luglio 1870totale 8.146 rs. e 47 cms.

saldo attivo 8.146 rs. e 47 cms.

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Mayores», libro 2.1.43.

364

segue tabella 5.III

Page 401: Volume lepore

365

segue

Tab. 6.III - Bilancio e saldo delle merci e degli effetti esistenti nell’Almacén FranciscoGonzález de la Sierra y Compañía, in reales de vellón (1859-1870)1

Anno 1862 (31 dicembre 1859 – 30 giugno 1862)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 563.016 realesdenaro contante esistente in cassa 495.000 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 101.565 realesobbligazioni da riscuotere 321.870 realesdebitori da conti correnti 828.300 realesconti da riscuotere a Cadice per vendite al dettaglio (maggio) 198.000 realesconti da riscuotere a Cadice per vendite al dettaglio (giugno) 229.757 reales

totale 2.737.508 reales

Debitiobbligazioni da estinguere 959.333 realescreditori derivanti da acquisti 164.923 realescreditori da conti correnti 350.235 realesconti di privati 166.593 realesa Manuel González de Tánago 8.000 realesmerci in possesso della ditta 3.400 realesaffitto della casa 1.400 realescapitale o fondo comune 600.000 reales

totale 2.253.884 reales

Stipendia Don Ángel Gómez de la Casa (per due anni e mezzo) 72.812 realesa Don Benito González de Tánago (per due anni e mezzo) 72.812 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per un anno) 20.000 realesa Fidel González de Peredo (per un anno e mezzo) 15.000 realesa Manuel Guerra (per un anno) 3.000 reales

totale 183.624 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 150.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 100.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 50.000 reales

totale 300.000 reales

1 Nella tabella ricavata dal «Libro de Carta cuenta y Liquidaciones», si è preferito lasciare invariate ledenominazioni dei principali aggregati (capitale, debiti, stipendi, utili), come è stato indicato nella ana-loga nota alla tabella 2.III.

Page 402: Volume lepore

Anno 1863 (30 giugno 1862 – 30 giugno 1863)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 289.972 realesdenaro contante esistente in cassa 410.562 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 41.103 realesobbligazioni da riscuotere 215.216 realesdebitori da conti correnti 1.267.032 realesconti da riscuotere a Cadice (maggio) 297.478 realesvendite del mese di giugno 407.777 reales

totale 2.929.140 reales

Debitiobbligazioni da estinguere (cambiali e pagherò) 1.320.818 realescreditori derivanti da acquisti 18.423 realescreditori da conti correnti 178.159 realesconti di privati 510.653 realesmerci in possesso della ditta 2.178 realesa Fidel González de Peredo e Manuel Guerra 13.217 realesaffitto della casa 1.400 realescapitale o fondo comune 600.000 reales

totale 2.644.848 reales

Stipendia Don Benito González de Tánago (per un anno) 50.000 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per un anno) 39.500 realesa Fidel González de Peredo (per un anno) 27.500 realesa Sotero González de Tánago (per un anno) 4.700 realesa Manuel Guerra (per un anno) 3.792 realesa Don Eleuterio García 800 reales

totale 126.292 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 79.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 52.666 rs. e 66 cms.a Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 26.333 rs. e 34 cms.

totale 158.000 reales

366

segue

segue tabella 6.III

Page 403: Volume lepore

367

Anno 1865 (30 giugno 1863 – 31 maggio 1865)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 358.528 realesdenaro contante esistente in cassa 635.574 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 63.345 realesobbligazioni da riscuotere 30.000 realesdebitori da conti correnti 748.329 realesconti da riscuotere a Cadice e fuori fino ad aprile 238.135 realesconti da riscuotere per vendite al dettaglio di maggio 167.184 reales

totale 2.241.095 reales

Debitiobbligazioni da estinguere 298.092 realescreditori derivanti da acquisti 49.196 realescreditori da conti correnti 274.468 realesconti di privati 507.532 realescreditori por asignaciones 49.952 realesaltro conto di privati 1.300 realesaffitto della casa 8.666 realescapitale o fondo comune 600.000 reales

totale 1.789.206 reales

Stipendia Don Venancio González de la Sierra 68.000 realesa Don Bernardino González de la Sierra 68.000 realesa Fidel González de Peredo 58.000 realesa Sotero González de Tánago 8.500 realesa Manuel Guerra 8.000 realesa Don Eleuterio García 1.389 reales

totale 211.889 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 120.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 80.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 40.000 reales

totale 240.000 reales

segue

segue tabella 6.III

Page 404: Volume lepore

Anno 1867 (31 maggio 1865 – 30 maggio 1867)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 385.404 realesdebitori da conti correnti 538.614 realesconti da riscuotere per vendite del 1866 e 1867 188.000 realesconti da riscuotere per vendite del maggio 1867 83.000 realespagherò da riscuotere* 34.037 realesspese per dipendenti della ditta (gastos de dependientes) 40.533 realesdividendo da ripartire Compañía de Seguros Lloyd Andaluz 15.000 realesdenaro contante esistente in cassa 770.559 reales

totale 2.055.147 reales

Debiticreditori da conti correnti 184.760 realescreditori derivanti da acquisti 33.479 realescambiale da pagare 3.000 realesconti di privati 882.621 realesaffitto delle case e dell’emporio 16.280 realesaffitti riscossi per case di altri 5.000 realescapitale o fondo comune 600.000 realesaltre somme da dedurre* 76.580 reales

totale 1.801.720 reales

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra (per due anni) 49.000 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per due anni) 49.000 realesa Don Fernando González de la Sierra (per due anni) 16.000 realesa Sotero González de Tánago (per due anni) 10.000 realesa Don Julián Gutiérrez (per un anno) 2.400 realesa Don Eleuterio García 1.027 reales

totale 127.427 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 63.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 42.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 21.000 reales

totale 126.000 reales

368

segue

segue tabella 6.III

Page 405: Volume lepore

369

Anno 1869 (30 maggio 1867 – 6 luglio 1869)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 548.226 realespagherò da riscuotere* 54.083 realesbiglietti del “Banco de Cádiz” e del “Crédito Comercial” 49.500 realesconti da riscuotere per vendite fuori Cadice 264.739 realesconti da riscuotere per vendite a Cadice 257.451 realesdebitori da conti correnti 529.070 realesvendite dell’inizio del mese di luglio 92.000 realesdenaro contante esistente in cassa 803.087 reales

totale 2.598.156 reales

Debiticreditori derivanti da acquisti 347.166 realescreditori da conti correnti 166.133 realescambiali e pagherò da estinguere 166.495 realesconti di privati 1.017.068 realescambiali girate (Torrelavega) 4.285 realesmerci in possesso della ditta 19.118 realesaffitto della casa e degli empori 4.891 realescapitale o fondo comune 600.000 reales

totale 2.325.156 reales

Stipendia Don José Venancio González de la Sierra (per un anno) 20.000 realesa Don Benito González de Tánago (per due anni) 40.000 realesa Don Ángel Gómez de la Casa (per due anni) 40.000 realesa Fernando González de Peredo (per due anni) 19.000 realesa Fidel González de Peredo (per un anno) 13.000 realesa Manuel Guerra (per un anno) 2.500 realesa Julián Gutiérrez (per un anno) 2.500 reales

totale 137.000 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 68.000 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 45.333 rs. e 33 cms.a Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 22.666 rs. e 67 cms.

totale 136.000 reales

segue

segue tabella 6.III

Page 406: Volume lepore

Anno 1870 (6 luglio 1869 – 31 dicembre 1870)

Capitalegeneri alimentari e altri articoli 557.987 realesdebitori da conti correnti 402.560 realesconti da riscuotere per vendite negli esercizi di Cadice 51.476 realesconti da riscuotere per vendite negli esercizi fuori Cadice 100.732 realesimporto delle vendite del mese di dicembre a Cadice 90.383 realesimporto delle vendite del mese di dicembre fuori Cadice 50.166 realesdebito dell’Almacén Tánago Camino 23.630 realespagherò da riscuotere* 49.943 realesbiglietti del “Banco de Cádiz” 14.153 realesbiglietti del “Crédito Comercial” di Cadice 740 realesdenaro contante esistente in cassa 716.641 realesmobilia e utensili della casa e dell’emporio 9.000 reales

totale 2.067.411 reales

Debiticreditori da conti correnti 122.586 realescreditori derivanti da acquisti 56.188 realesassicurazione del Lloyd Andaluz 180 realessaldo dei conti dei dipendenti J. Gutiérrez e M. Guerra 2.281 realesaffitto della casa e dell’emporio 6.220 realessaldo dei conti di vari creditori, che non sono corrispondenti 1.060.208 realescapitale effettivo della ditta “Francisco González de la Sierra” 600.000 reales

totale 1.847.663 reales

Stipendia Don Ángel Gómez de la Casa (per diciotto mesi) 31.000 realesa Don Bernardino González de la Sierra (per diciotto mesi) 31.000 realesa Fidel González de Peredo (per diciotto mesi) 31.000 realesa Sotero González de Tánago (per diciotto mesi) 8.000 realesa Manuel Guerra (per diciotto mesi) 3.748 reales

totale 104.748 reales

Distribuzione degli utiliagli eredi di Don José González de la Sierra menor (1/2) 57.500 realesa Don Francisco González de la Sierra (1/3) 38.333 rs. e 33 cms.a Don Ángel Gómez de la Casa (1/6) 19.166 rs. e 67 cms.

totale 115.000 reales

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in A.H.G.S., Sección de «Contabilidad oficialde la empresa», Serie de «Libros Diarios», libro 2.2.183.

* Si tratta di voci riassuntive, ciascuna delle quali corrisponde ad un elenco di nomi della categoria indi-cata con i relativi valori.

370

segue tabella 6.III

Page 407: Volume lepore

2. TAVOLA DELLA POPOLAZIONE

Page 408: Volume lepore
Page 409: Volume lepore

373

Tabella I - Andamento demografico di Cadice (1693-1875)1

Anno Popolazione Tasso di crescita annuale1693 42.5001709 30.000 - 2,15%1710 32.500 8,33%1713 36.500 3,94%1714 39.500 8,22%1717 41.500 1,66%1723 43.000 0,59%1752 55.000 0,85%1769 65.000 0,99%1773 67.500 0,95%1775 68.500 0,74%1786 74.500 0,77%1791 77.500 0,79%1799 74.500 - 0,49%1800 53.050 - 28,79%1801 57.837 9,02%1809 60.000 0,46%1810 90.000 50,00%1813 71.697 - 7,30%1819 67.000 - 1,12%1820 63.000 - 5,97%1822 67.000 3,13%1823 72.000 7,46%1827 62.000 - 3,67%1829 61.000 - 0,81%1830 63.000 3,28%1835 60.000 - 0,97%1842 62.000 0,47%1845 61.000 - 0,54%1850 59.000 - 0,66%1857 63.500 1,06%1860 64.000 0,26%1865 63.000 - 0,31%1868 60.500 - 1,34%1875 63.500 0,69%

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. Pérez Serrano, Cádiz, la ciudad desnuda.Cambio económico y modelo demográfico en la formación de la Andalucía contemporánea, Cá-diz, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Cádiz, 1992, p. 71, p. 76, p. 88 e p. 96.

1 In relazione ai dati del 1809 e del 1810, che potrebbero far sorgere qualche perplessità, Pérez Serranoha scritto (p. 88) che: «Se llega (...) a 1809 sin rebasar los 60.000 habitantes (...), pero la coyuntura polí-tica romperá esta frontera; en efecto, la inmigración producida por el signo desfavorable de la guerracontra Napoleón concentrará en Cádiz una cifra en torno a los 90.000 individuos a mediados de 1810».

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3. TAVOLE DELLE ESPORTAZIONI E DELLE IMPORTAZIONI

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377

Tabella L - Esportazioni spagnole verso l’America, in milioni di reales de vellón(1778-1820)

Anno Prodotti Prodotti Totale Indicespagnoli stranieri esportazioni (1778 = 100)

1778 28,2 46,3 74,5 1001782 57,1 55,5 112,6 1511783 71,5 65,3 136,8 1841784 196,7 238,9 435,6 5851785 213 244,7 457,7 6141786 170,4 168,9 339,3 4551787 116,8 141,9 258,7 3471788 153,5 151,7 305,2 4101789 175,3 151,2 326,5 4381790 149,3 142,9 292,2 3921791 184,8 185,5 370,3 4971792 226,6 214,9 441,5 5931793 164,2 143,1 307,3 4121794 113,8 72,1 185,9 2491795 165,7 116,4 282,1 3791796 143,6 108,3 251,9 3381797 8,7 2,3 11,0 151798 26,4 6,2 32,6 441799 58,4 28,9 87,3 1171800 20,1 9,8 29,9 401801 24 18,4 42,4 571802 212 139,8 351,8 4721803 177,6 147,5 325,1 4361804 177,1 101 278,1 3731805 35,7 15,7 51,4 691806 20,4 5,4 25,8 351807 11,1 2,6 13,7 181808 22,1 17,7 39,8 531809 86,2 36,1 122,3 1641810 88,9 42 130,9 1761811 33,4 26,1 59,5 801812 12,4 7,2 19,6 261813 8,8 0,3 9,1 121814 8,1 1,1 9,2 121815 54 40,8 94,8 1271816 47,9 35,3 83,2 1121817 45,4 18,3 63,7 861818 41,5 25,6 67,1 901819 1,3 1,6 2,9 41820 1,7 – 1,7 2

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. R. Fisher, El comercio entre España eHispanoamérica (1797-1820), Madrid, Banco de España, 1993, p. 19 e p. 63.

Page 414: Volume lepore

378

Tabella M - Importazioni americane in Spagna, in milioni di reales de vellón(1778-1796)

Anno Totale esportazioni Indice (1778 = 100)

1778 74,6 100

1782 110,8 149

1783 171,5 230

1784 551 739

1785 1.150 1.542

1786 810,8 1.087

1787 609,1 817

1788 947,8 1.271

1789 993 1.332

1790 941,7 1.263

1791 1.203,7 1.651

1792 933,8 1.253

1793 888,6 1.192

1794 1.061,6 1.424

1795 905,4 1.241

1796 1.149,2 1.541

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in J. R. Fisher, El comercio entre España eHispanoamérica (1797-1820), Madrid, Banco de España, 1993, p. 24.

Page 415: Volume lepore

4. GRAFICO SULL’ORIGINE DEI COMMERCIANTI

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381

Origine dei commercianti spagnoli registrati nella Matrícula di Cadice (1743-1750)

Barcellonae Spagna

mediterranea12%

Interno10%

Sivigliae resto

dell’Andalusia9% Cadice

36%

Costa del Nord33%

Fonte: Elaborazione in base ai dati contenuti in D. R. Ringrose, España, 1700-1900: el mi-to del fracaso, Madrid, Alianza Editorial, 1996, p. 135.

GRAFICO XVI

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INDICE DEI NOMI

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La denominazione di Cadice e le sue versioni in altre lingue (Cádiz, Cadix) non appaio-no in questo indice data la frequenza della loro presenza nel testo e nelle note. Inoltre,per lo stesso motivo, non sono stati considerati i cognomi più ricorrenti delle famiglie deicommercianti gaditani di origine cantabrica (come de Agüera, de Ydoeta, de Peredo e dela Sierra), anche se indicativi di società.

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Abarzuza [hermanos], 272, 274Adam C., 30Adra, 255Africa, 3Agacio J. J., 273Agüera Andrés de, 102, 108Agüera Bustamante José de, 140Agüera Francisca de, 102, 108, 182, 183Agüera Francisco de, 101Agüera Joseph de, 102, 103, 104, 105, 106,

107, 108, 110, 111, 123, 137, 140, 148Agüera Josepha de, 102, 108Agüera Juan de, 101, 102, 108, 109, 170, 298Agüera Juana de, 102, 108Agüera Juliana de, 102, 108, 182, 183Agüera María de, 102, 108Agüera Pedro de, 106, 112, 113, 115, 118Agüera Teresa de, 102, 108Aguilar, 249Águilas, 255Aguilera-Barchet B., 136Álava, 99Alburquerque, 225Alcón [hermanos], 274Alcón L., 273Alcoy, 21, 225Alemania, 22Alfaques de Tortosa, 63Algeciras, 249Alicante, 63, 206, 225, 228Almería, 63, 206, 225Alonso de la Sierra Ventura, 102, 108Alonso Velarde B., 108Álvarez Santaló C., 152, 162, 284, 293Amburgo (Hamburgo), 170, 198, 203, 225,

249, 250, 254, 256America, Americhe (América), 1, 3, 5, 7, 11,

12, 15, 17, 18, 20, 22, 23, 24, 28, 29, 30,31, 32, 33, 34, 35, 37, 39, 43, 45, 49, 51,52, 54, 55, 56, 57, 58, 60, 61, 62, 63, 64,65, 66, 67, 68, 70, 71, 72, 75, 81, 83, 85,87, 88, 89, 90, 101, 151, 162, 163, 166,174, 178, 203, 209, 226, 250, 254, 261,286, 287, 290, 291, 294, 377

Amiens, 21, 74, 76Amsterdam, 54Andalusia (Andalucía, Andalousie), 9, 11, 16,

21, 28, 32, 35, 36, 37, 40, 47, 83, 89, 97,98, 99, 100, 101, 113, 156, 175, 181, 218,249, 259, 283, 295, 296

Andújar, 255Anes Álvarez R., XXIV, XXVAntequera, 255Antille (Antillas), 22, 23, 85, 119

Aragona, 21Aramburu J. de, 273Aranda [censo de], 25Arcos de la Frontera, 249Arica, 63Arrigunaga [e hijos], 159Artola M., XXVI, XXVII, 56, 59, 280Asia, 88, 163, 226Asturie (Asturias), 16, 97, 198, 260Atlantico (Atlántico), 1, 2, 3, 7, 19, 29, 30, 36,

37, 38, 39, 52, 64, 77, 90, 250, 290, 302Avignon, 22Avilés, 225Ayamonte, 203, 225, 255

Badajoz, 225Baez Eminente F., 47Bahamonde A., 206, 284Baia Gaditana (Bahía Gaditana), 3, 4, 7, 9,

13, 43, 44, 47, 48, 73, 83, 92, 95, 111, 112,149, 150, 152, 162, 168, 169, 174, 194,226, 229, 237, 249, 251, 255, 257, 260,270, 278, 288, 290, 294, 299

Baleari, 255Ballesteros Doncel E., 240Banti A. M., 281, 282Barbier J. A., 56, 61, 62, 67Barcellona (Barcelona), XXXIV, 21, 49, 59,

63, 65, 68, 70, 71, 87, 90, 93, 98, 99, 160,162, 202, 206, 225, 228, 241, 255, 270,282, 283, 292, 301

Barragán Muñoz J. M., 86, 154, 155, 162Barrón García J. I., 284Bedoya [señores], 183Bedoya J. A., 182Belfast, 256Benoliel J., 207Bensusan J., 273Berend I. T., 34Bernal A. M., XXXIV, 3, 11, 12, 14, 15, 19,

20, 21, 35, 36, 39, 48, 49, 50, 52, 54, 55,58, 60, 61, 62, 73, 86, 87, 151, 156, 175,203, 272, 277, 284, 285, 286, 287, 288

Bethell L., 67Bilbao, 172, 182, 249, 282Bilbao L. M., 56Birmingham, 256Biscaglia (Vizcaya), 12, 16, 21, 59, 96, 98, 99Blázquez A., 273, 274Bolado [hermanos], 205Bolívar de Ydoeta Juan José [eredi di], 141,

146, 182Bolívar de Ydoeta Juan Joseph, 113, 115,

116, 118, 122

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Bonanza, 46Borboni (Borbones), 7, 57Bordeaux (Burdeos), 118, 228, 256Borrás B. [y hermanos], 205Borras Montana [y Cía], 250Brading D., 67Braudel F., 2, 13, 14, 18, 30, 31, 32, 33, 38,

39, 40, 300, 302Brenan G., 303Brihuega, 21Bristol, 118Brujas, 22Bruxelles (Bruselas), 22, 256Buelna (valle de), 113Buenos Aires, 23, 63, 166, 256Buhigas J., 155Burdon J. G., 273Burgos, 27, 49, 95, 99Bustamante J. M., 273Bustos Rodríguez M., 14, 74, 84, 97, 206, 289

Cadilla T., 273Cagigas I., 273Cagigas V., 273Caglioti D. L., 152Calderón F., 205Callao, 63Calvino I., VIICameron R., 153Campeche, 22, 63Campillo J. del, 63Campomanes [Rodríguez Campomanes P.,

conde de], 61Campuzano J. A., 145, 146Canarie, 1, 6, 166, 255Canga Argüelles J., 56Cantabria, 12, 36, 96, 98, 123, 221, 226, 227,

255, 271Caracas, 59, 224, 249Caraibi (Caribe), 22, 23, 63Carlo III (Carlos III), 57, 61, 62, 64Carlo IV, 65, 67, 84Carmona, 255Carrasco González M.a G., 13, 15, 24, 104,

106, 110, 116, 134, 136, 205, 288Carreras A., XXXIV, 283, 284Carrias J., 271Carril, 225, 228, 270Cartagena, 3, 23, 63, 225Cartaya, 249Casa Irujo [marqués de], 155Casanova D., XXXVCastañeda L., 240

Castiglia (Castilla), XXVI, XXVIII, 9, 10, 11,21, 40, 41, 99, 127, 281

Catalogna (Cataluña), 21, 59, 96, 99, 283Cayuela J., 206, 284Ceballos Bustamante J., 271Cerero C., 273Cerero R., 161Cerrazo, 101, 108, 180, 249Cervera Pery J., 43, 46Céspedes del Castillo G., 55, 59, 61, 64, 74Ceuta, 255Chagres, 63Chalons, 21Chamboredon R., 289Chaunu H., 2, 39, 40Chaunu P., 2, 39, 40, 65Chiclana de la Frontera, 203, 249Chile, 63China, 198, 207, 223, 248Chipiona, 225Cipolla C. M., 34, 37Clarice, VIICobden R., 160, 172Colarte [comerciantes], 289Colbert J. B., 55Coll S., 280Collado Villalta P., 27Colombo C., 2, 40, 41Coma A. [hijos de], 273Comellas J. L., XXII, 4, 10, 12, 16, 24, 31, 33,

40, 41, 50, 66, 68, 70, 79, 85, 92, 97, 100,207, 290

Comillas, 255Comillas [marqués de], 159Concepción, 63Concepción G. de la, 4Concha F. A. de la, 140Congost R., 284Conrradi [y hermanos], 272Conte [y Compañía], 157Conte F. A., 207Conte Domecq D., 5Cordova (Córdoba), 27, 95, 157, 249Cortés C. M., 161Cosens F. G. [y Cía], 273Costeloe M. P., 81Couture [y Falco], 250, 268Coxe W., 67Cózar Navarro M.a del Carmen, 206, 274Cramp Suter [y Cía], 273Crespo Solana A., 41Crevillente, 249Crimea, 90, 226Crouzet F., 78

422

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Cruz Beltrán J. M., 274Cruz de Serrano, 109Cruz y Bahamonde N. de la [conde de Mau-

le], 9, 20, 68, 73, 86Cuba, 23, 62, 83, 86, 149, 151, 224, 249, 250,

251, 271Cuenca Esteban J., 56, 74, 82, 87Cuesta B., 206Cuesta J., 206Cuvillo J. del, 273

De Amicis E., 1, 7De Feo F., XXXVDelgado Barrado J. M., 59Derby, 256Descartes, 30D’Esposito F., 286Díaz F., 205Díaz y Cos A., 205Dinamarca, 22Dios Lasanta J. de, 207, 273Di Taranto G., XXXIVDi Vittorio A., XXXIVDomecq M., 273Domínguez C., 205Domínguez Martín R., 285Domínguez Ortiz A., 5, 41, 48, 96, 291Donoso Anes R., 42Dupront A., 29Du Puis, 22

Enciso Recio L. M., 279Ensenada [catastro de, marqués de la], 9, 25,

26, 56Erice F., 284Escribano J., 207Estefani Ferrer [y Cía], 250Europa, 3, 4, 7, 14, 23, 28, 30, 31, 32, 34, 38,

47, 50, 54, 68, 70, 72, 73, 84, 87, 89, 101,151, 162, 172, 174, 178, 209, 270, 281,290, 291, 294

Evans M. D., 220

Fanno M., XXXI, XXXIIIFedriani F., 273Ferdinando VII (Fernando VII), 80, 82, 85,

86, 151, 159Fernández Benítez V., 284Fernández de Castro I., 159, 273, 274Fernández Pérez P., 20, 25, 26, 27, 28, 54, 95,

102, 118, 119, 123, 127, 130, 137, 150,157, 174, 206, 288

Fernández Pulgar C., XXIV, XXV

Fernano Montañés D., 161Fiandra (Flandes), 22, 106, 163, 177, 262Figuerola L., 93, 160, 295Filadelfia, 154Filippine (Filipinas), 162, 208, 224, 249, 269Filippo V., 49, 57Fisher J. R., 63, 64, 65, 67, 68, 71, 72, 73, 76,

78, 79, 80, 377, 378Florencia, 22Floridablanca [censo de, conde de], 25, 67Fontana J., 3, 13, 34, 55, 56, 57, 167, 194,

220, 237, 283, 286, 297Forest, 22Foronda V. de, 61Franch R., 285Francia, 21, 26, 27, 28, 47, 59, 73, 99, 123Frascani P., XXXIV

Galizia (Galicia), 16, 21, 36, 96, 99, 228, 270,272

Gama V. de, 2Gámez Amián A., 285Gante, 22Gárate Ojanguren M., 59García E., 205García Y., 205García-Baquero González A., 2, 3, 4, 12, 13,

16, 18, 19, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 30, 37,38, 39, 41, 42, 45, 47, 48, 49, 50, 51, 53,54, 57, 58, 59, 61, 62, 63, 65, 66, 67, 68,69, 70, 71, 72, 73, 74, 77, 78, 79, 81, 82,85, 95, 96, 98, 99, 100, 152, 162, 206, 284,285, 288, 290, 293

García Bernal M. C., 14, 49, 55, 168García Cuenca Ariati T., 56García Fuentes L., 16, 19, 49García Gutiérrez A., 154, 162García López J. R., 159, 175, 176, 177, 207,

285, 298García Quintano A., 119García Ruipérez M., 59Garzón Pareja M., 56Gaston [hermanos], 273Gauthey E., 207Gauthey F., 207Gavier de Castañeda F., 128Genova (Génova), 22, 41, 256Gerli M., XXXVGía J., 205Gibilterra (Gibraltar), 36, 78, 203, 206, 225,

227, 228, 254Gibraleón, 249Gijón, 63, 162, 225, 228, 270, 282Gil Novales A., 283

423

Page 460: Volume lepore

Gilí Robira [y Cía], 250Gili Torres [y Cía], 250Girard A., 40, 45, 47Gómez J. P., 207, 273Gómez Crespo J., 5Gómez de la Casa Á., 147, 185, 187, 205, 209,

230, 256, 259, 262, 263, 265, 267Gómez de la Casa B., 259Gómez de la Casa F., 147, 187, 209González A., 207González José, 205González Juan, 205González Bustamante J., 147González de Bustamante F. M., 112, 113González de Bustamante J. J., 113González de la Hunquera Fernández J., 182,

183González de la Sierra Bernardino, 205, 209,

229, 256, 262, 263, 267González de la Sierra Fernando, 119, 120,

133, 134, 136, 182, 183, 187González de la Sierra Francisco, 101, 133,

134, 136, 140, 141, 142, 145, 147, 148,156, 169, 170, 180, 181, 182, 183, 185,186, 187, 188, 189, 190, 191, 192, 194,195, 197, 198, 199, 200, 202, 203, 206,208, 209, 210, 211, 213, 215, 218, 220,223, 224, 225, 226, 228, 229, 230, 231,232, 233, 237, 246, 250, 251, 255, 257,258, 259, 260, 261, 262, 264, 265, 266,267, 268, 269, 270, 271, 272, 273, 274,275, 277, 298, 299, 344, 355, 365

González de la Sierra José [senza specifica-zione], 128, 140, 141, 142, 147, 180, 181,185, 260, 265, 267

González de la Sierra José mayor, 133, 134,135, 136, 180, 187

González de la Sierra José menor, 133, 134,136, 146, 180, 181, 182, 183, 184, 185,186, 187, 209, 229

González de la Sierra José Venancio, 205,209, 229, 234, 256, 259, 262, 263, 267

González de la Sierra Josefa, 115, 127, 182González de la Sierra Joseph, 103, 104, 105,

106, 108, 109, 110, 113, 115, 120, 122,137, 140

González de la Sierra Juliana, 147, 185González de la Sierra Manuela, 185, 262González de la Sierra María, 115González de la Sierra María Dolores, 147González de la Sierra Vicenta, 115, 119González del Piélago B., 108González del Piélago J., 140

González de Peredo Fernando, 126, 127, 128,129, 130, 131, 132, 147, 172, 185, 205,209, 229, 256, 262, 263, 267, 309, 310

González de Peredo Fidel, 205, 256, 262,263, 267

González de Peredo Juan, 156González de Quijano A., 115González de Tánago Antonia, 119González de Tánago Benito, 108, 115, 119,

120, 185, 205, 209, 212, 229, 256, 259,262, 263, 267

González de Tánago Francisco, 102, 108González de Tànago José, 127, 128, 141González de Tànago Joseph, 119González de Tànago Manuel, 119, 205, 209,

230González de Tànago Sotero, 205, 256González Garcia V., 97González Quijano J., 147Grado, 249Granada, 21, 255Gran Bretagna (Gran Bretaña), 71, 73, 78Gran Canaria, 255Grao de Valencia, 63Grazalema, 21Grohmann A., 279Guadalajara, 21, 256Guadalquivir, 37, 40, 41, 43, 44, 48, 52, 162,

168Guadiana, 36Guatemala, 63Guayaquil, 23, 63, 106, 198, 201, 223, 248,

249Guerra M., 205Guilloto M., 273Guimerá Ravina A., 55, 56, 59, 60, 285Guipuzcoa, 12, 99Gutiérrez L., 205

Haarlem, 250, 256Hamilton E. J., 23Haring C. H., 16, 40, 42, 67Haro, 255Haynes Thomas, 154, 155Heil L. U., 250Helguera, 113Hércules, 5Heredia Herrera A., 49Hernández Sánchez-Barba M., 36Heros Fernández J. A. de los, 6Herrán Prieto J., 91Herrera F. M. de, 51, 53Hierro y Oliver A. del, 86Honduras, 166

424

Page 461: Volume lepore

Hortal V., 207Hoyo Aparicio A., 284Huelva, 99, 152, 162, 225Hussey R. D., 59

Iglesias Rodríguez J. J., 285, 289India, Indie (Indias), 2, 3, 4, 13, 14, 15, 16,

23, 25, 30, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 45, 46,48, 49, 51, 52, 53, 55, 58, 59, 61, 63, 66,70, 74, 76, 77, 79, 80, 87, 99, 168, 269,286

Inghilterra (Inglaterra), 13, 15, 18, 22, 26, 27,28, 59, 65, 72, 73, 74, 75, 77, 84, 85, 89,91, 99, 149, 156, 158, 160, 274

Ipres, 22Irlanda, 123Irún, 249Isabella II (Isabel II), 156, 159, 288Isla Cristina, 249Isla de León, 97, 113, 119Isole di Sopravvento (Islas de Barlovento,

Windward Islands), 119Italia, 22, 279

Jalapa, 23Jerez de la Frontera, Jeres, Xerez, 27, 89, 95,

102, 112, 113, 115, 118, 119, 122, 127,128, 130, 134, 135, 141, 172, 182, 183,184, 190, 191, 192, 203, 214, 225, 234,247

Jervis J., 74Jordán Onetto D. [y Cía], 207Jourdan Buy [y Cía], 250Jutglar A., 284

Klein H. S., 56, 57, 61, 62Kocka J., 281, 302Kuethe A. J., 67Kula W., XXXI, XXXII

La Carraca (Real Arsenal de), 103, 109, 110,111, 112, 113

La Coruña, 21, 39, 63, 65, 99, 225, 228La Española, 45Lafarga F., 161La Guaira, 23La Mancia (La Mancha), 21La Montaña, Las Montañas, 27, 95, 97, 100,

103, 108, 112, 113, 122, 128, 134Languedoc, 21Lasanta J. P., 273, 274Lasarte J., 56Lassaletta M. [y Cía], 273

Lavalle J. de, 273, 274L’Avana (La Habana), 23, 58, 59, 63, 166,

170, 198, 203, 226, 249, 250, 256, 275Lebrija, 225Leford M., 159, 274Le Havre, 228Leon (León), 27, 95, 255Lida C. E., 90Lima, 23Linares, 255Lisbona (Lisboa), 41, 118Liverpool, 228Lladró F., 273Llombart Rosa V., 61Logroño, 99, 255Londra (Londres), 54, 170, 249, 250, 254,

256López A., 159, 273, 274López J., 207, 273, 274López Pintado M., 52, 53Lorraine, 21Lucena Salmoral M., 49Ludendorff H., 249Luis XIV, 55Luisiana, 63Luque y Leyva L. de, 175Lütgens N. H., 225, 249Lynch J. H., 59Lyon, 22

Madero [y Compañía], 205Madoz P., XXVIII, 71, 88, 152, 153, 154,

158, 160, 162, 163, 166, 167, 293Madrid, 21, 172, 206, 207, 225, 240, 255, 279,

282Maiorca, Palma di (Mallorca, Palma de), 49,

63, 198, 206, 225Malaga (Málaga), 63, 65, 71, 161, 206, 225Malamud C., 13, 81Maldá [barón de], 280Manchester, 160, 256Manila, 170, 208, 256Mantero R. S., 92, 278Marchena, 249Margarita, 63Marocco, 90Mar Rojo, 269Marsiglia (Marsella), 22, 250, 256, 268Martín Ferrero P., 155Martínez [hermanos y Cía], 272Martínez Á., 207Martínez C. R., 205Martínez J. M., 207Martínez P., 207

425

Page 462: Volume lepore

Martínez de Pinillos M., 159Martínez Shaw C., 289Martínez Vara T., 240Martínez Villa J., 161Maruri Villanueva R., 285Marzal P., 111Mascardi B., 205Mascilli Migliorini L., XXXIVMatanzas, 250, 256Matía, Menchacatorre [y Cía], 159Matía J., 159, 209, 273, 274Matilla Quizá M.a J., 59Mato R., 155Mazcuerras, 225McAlister L. N., 3, 31Medina, 182, 249Mediterraneo (Mediterráneo), 2, 5, 269, 270,

290Melón Jiménez M. A., 285Mendaro J. S., 208, 273, 274Mercado T. de, 290Mérida, 162Merino Navarro J. P., 56Messico (México), 63, 256Mienson [ingeniero], 53Mixteca, 22Moguer, 203, 255Molas Ribalta P., 281, 285, 287Moliní F., 162Monasterio A. de, 273Montecristo, 63Montero M., 284Montevideo, 23, 63, 256Mora A. de, 273Morales Alvarez J., 250Morales Moya A., 280Morales Padrón F., 36, 42, 48, 50, 87, 89Morales y Borrero J., 273, 274Moreau de Jonnes A., 83, 86, 87Morilla Critz J., 284Morlaix, 21Morón, 249Muñoz J. M., 161Muñoz M. J., 141Muñoz Pradas F., 240Murcia, 21, 255

Nadal J., 34, 281, 282, 283, 284, 294Nantes, 21, 227, 228Napoleón, 373Nápoles, 22Navarra, 12, 96, 98, 99, 123Navarro García L., 43Nelson H., 73, 74

Newcastle, 256New York, 250, 254, 256Nolasco de Soto P., 273Nombre de Dios, 16Noriega S. de, 273Nueva Granada, 63Nunes Dias M., 60Nuova Spagna (Nueva España), 16, 18, 22,

23, 63, 166Nuovo Continente, Nuovo Mondo (Nuevo

Mundo), 2, 3, 4, 7, 28, 31, 32, 36, 38, 39,41, 45, 85, 150, 178, 300

Obregón V., 205Oceanía, 226Olanda (Holanda), 20, 22, 59, 198Oliva Melgar J. M., 286Oliver A., 207Omoa, 63Oneto y Rivero F., 273, 274Oreña, 108Orihuela, 249Ortega M., 261Ortiz de la Tabla J., 64Otero y Rosillo B. de, 271Oviedo, 27, 95, 99, 255

Pacífico, 74Pacioli L., 175País Vasco, 36, 123Panama, 16, 256Parigi (París), 256, 268Parker R. H., XXXIParrilla Ortiz P., 92Parry J. H., 67Pascual P., 284Patiño J., 12, 51, 53, 57Pemartin J., 273Peña J. de la, 147, 259Pérez de la Sierra Francisco, 118, 120, 122,

133, 134, 135, 136, 140, 182, 183, 187,209, 229

Pérez de la Sierra Juliana, 101Pérez de la Sierra Rosa, 113, 115, 120, 140,

141, 147, 185Pérez de Solapeña J., 147, 187, 209, 230Pérez Díaz-Alersi J. R., XXXIVPérez Serrano J., 24, 25, 26, 150, 151, 167,

373Perú, 63, 87, 166Picardo B., 273Picardo J., 273Pieper R., 56

426

Page 463: Volume lepore

Pierucci P., XXXIVPietschmann H., 29Pinelo F. de, 41Piniella Corbacho F., 206Pinilla Navarro V., 284Pinillos, Sáenz [y Cía], 159Piqueras J., 284Pirineos, 97Ponce Cordones F., 25Pons A., 284Pontevedra, 99, 255Pontives, 21Portilla F. de la, 147Portobelo, 3, 16, 63Portogallo, 1Portorico (Puerto Rico), 23, 45, 62, 63, 83,

86, 149, 151, 166, 170, 198, 201, 202, 203,223, 224, 248, 249, 250, 251, 256

Prados de la Escosura L., 36, 85, 87, 283, 294Priego, 21Puente de San Miguel, 147Puerto de Santa María, 4, 112, 113, 119, 122,

134, 135, 141, 182, 183, 184, 192, 203,214, 225, 232, 259

Puerto Real, 103, 105, 109, 110, 111, 112,122, 141, 153, 182, 203, 225

Puntal, 86Puntales, 154

Quintín, 21

Ramos M., 273Ramos Santana A., 5, 54, 86, 87, 88, 89, 90,

91, 92, 93, 151, 153, 154, 155, 157, 158,160, 167, 172, 206, 207, 226, 228, 269,274, 278, 285, 288, 292, 293

Ranki G., 34Ravina Martín M., XXXIV, 9, 46, 47, 48, 51,

52, 53, 58, 60Raynal G. T. F. [abbé], 60Real Muralla, 103, 105, 107, 108, 110, 120,

142, 145Rebuelta Demestre [y Cía], 226, 249Reher D. S., 240Reocín (valle di), 108, 113Requena, 21Retegui y Bensusan M. de, 71, 72Retortillo [hermanos], 273Retortillo J. M., 207Revello A., 273Richards H. A., 250Rico Linage R., 59

Ringrose D. R., 35, 56, 57, 59, 63, 64, 66, 67,68, 70, 71, 72, 75, 76, 78, 81, 83, 84, 96,97, 98, 99, 149, 172, 381

Río de la Hacha, 63Río de la Plata, 81, 87Río Enrique F. del, 147Rivas [y Cantallops], 205Robertson W., 60Robinou [señores], 254Robinou S., 250Rollo J., 155Rossi F., 207Rota, 203, 249Rouen, 21Rouquette [y Cía], 250Rubio J., 263Ruíz G., 110Ruiz de Somavia J., 273Ruiz Rivera J. B., 11, 14, 49, 55, 96, 98, 101,

168, 288, 289Ruiz Tagle A., 204Ruiz Tagle M., 207, 273Ruiz Torres P., 282, 284, 303Ruiz Vélez-Frías F., 156, 157Ruíz y Valle [señores], 111Rusia, 22

Sabadell, 255Saint-Étienne, 256Saint-Malo, 21Sánchez-Albornoz N., 83, 90, 158, 283Sánchez de la Concha M., 207Sánchez de Lamadrid F., 273Sánchez de Lamadrid M., 273Sánchez de la Sierra Ambrosio, 147Sánchez de la Sierra Andrés, 147Sánchez de la Sierra Antonio, 147Sánchez de la Sierra Francisco, 147, 182, 183,

209, 214, 230, 232, 259Sánchez de la Sierra Josefa, 127, 130, 182, 183Sánchez de la Sierra Joseph, 115, 127San Esteban, 108San Fernando, 59, 112, 142, 153, 203, 225San Joseph, 107, 123San Juan F. de, 108, 109, 120San Juan J. de, 180Sanlúcar de Barrameda, Barra de Sanlúcar, 4,

21, 43, 44, 45, 46, 52, 53, 112, 141, 203,225

San Román J., 273San Sebastián, 59, 63Santa Cruz de Tenerife, 63, 255Santa Marta, 63

427

Page 464: Volume lepore

Santander, 27, 63, 65, 95, 97, 99, 101, 103,108, 112, 137, 172, 180, 181, 206, 225,228, 240, 249, 270, 271

San Telmo, 58Santiago de Cuba, 63, 256, 271Santillana, 108Santo Domingo, 23, 62, 63Santo Tomás de Castilla, 63San Vicente [cabo], 65, 73, 225, 228Sardá J., XX, XXI, XXIV, XXV, XXXIII,

XXXV, 201, 202, 240, 241, 242, 243, 244,245, 302

Sebastiá E., 284Segovia, 21Segovia G., 207Segreto L., 279, 280Segura A., 284Serna J., 284Shafer R. J., 67Sheffield, 256Sicre A. e L. [señores], 159, 269, 273, 274Silóniz José de, 271Silóniz Juan de, 271, 273Silva H. A., 63, 64, 67, 70, 71, 72Simón Segura F., 29Siviglia (Sevilla, Séville), XXXIV, 2, 4, 10, 12,

13, 16, 19, 21, 27, 32, 33, 38, 39, 40, 41,43, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54,59, 63, 69, 95, 98, 99, 109, 111, 151, 152,161, 162, 168, 175, 203, 206, 207, 208,225, 228, 262, 272, 288, 290

Slicher Van Bath B. H., 31, 57Sobrino V. de, 207Solís R., 26, 70, 71, 79, 97, 98, 100, 291Soria, 99, 279Soto G. de, 273Spagna (España, Españas), XXII, 1, 7, 15, 16,

18, 20, 21, 23, 24, 29, 30, 31, 32, 34, 35,36, 37, 38, 39, 40, 41, 46, 53, 54, 57, 58,61, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 70, 71, 72,73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 83, 84, 85,86, 87, 89, 90, 91, 98, 101, 130, 149, 150,152, 156, 160, 167, 169, 175, 177, 179,180, 203, 225, 226, 228, 240, 249, 250,255, 268, 270, 274, 277, 279, 280, 281,282, 283, 284, 286, 287, 291, 293, 294,295, 302, 303, 378

Stati Uniti, 90, 151Stein B. H., 65, 66, 71Stein S. J., 65, 66, 71Suez, 269Supple B., 348Svezia, 163

Tabasco, 23Tafunell X., 240Tagle F. de, 112, 113Tannery P., 30Tarifa, 249Tarragona, 225Tartesso (Tarshish), 296Tedde de Lorca P., 83, 85, 156, 157, 284Tepaske J. J., 57Terranova, 261Terry Murphy L., 273Terry Villa L. [è hijo], 273, 274, 275Tinoco Rubiales S., 57, 72, 150Tlaxcala, 22Toledo, 21Toninelli P. A., XXXIITopete J., 93Torino, 279Toro Párraga y Martínez [Compañía], 273Torrejón Chaves J., XXXIV, 154, 155, 159,

161, 162, 274, 289Torrelavega, 206, 225Torres Ramírez B., 64Tort A., 205Tortella G., 35, 87, 156, 168, 177, 279, 280Tracy J. D., 119Trafalgar, 7, 77Trava Martínez Fernández [y Cía], 273Trinidad, 63, 256Tuñón de Lara M., 55, 283

Uceda J. M., 273Ultramar, 74, 87, 106, 291, 294Utrera, 249Uztáriz G. de, 63

Valdaliso J. M., 285Valdecantos García P., 160, 292, 293, 294Valencia, 21, 49, 162, 206, 225, 255, 282Valladolid, 21, 255Valparaíso, 63Valverde, 249Valverde J., 207, 273Vecchio Continente, Vecchio Mondo (Viejo

Mundo), 4, 21, 28, 31, 36, 38, 39, 53, 150,158, 178, 300

Veitia Linaje J. de, 40, 46Vela P. P., 207Velarde J., 128Vélez de Cosío J., 115, 116, 118Vendición P., 111Venecia, 22Venezuela, 22, 23, 63Veracruz, 3, 16, 23, 256

428

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Vicens Vives J., 30, 34, 239, 282, 286, 296Vidanireta S., 206Viesca y Sierra J. de la, 273, 274Vigo, 63, 225, 228Villanueva J. de, 150Villapresente, 108, 113, 147, 249Villar, Martínez y Valverde [Cía], 207Villar A. del, 207Villaverde M., 273Viniegra y Valdés S., 161Viuda de A. Gargollo [é hijos], 273Viuda de Ariza Gallardo [y Cía], 273Viuda de X. Harmony [y Cía], 273Voltes Bou P., XXIV, 286

Walker G. J., 48, 59Wallerstein I., 38

Ydoeta Joseph de, 103, 104, 105, 106, 110,119, 120, 137, 140

Yglesia Velarde J., 183Yucatán, 63Yun B., 284

Zamora, 21, 27, 95Zavala I. M., 90Zea Bermudez J. de, 261Zumalacárregui L., 156

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