Volume IV n. 24 L’amore autentico è quello che vuole ... · L’amore autentico è quello che...

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1 L’amore autentico è quello che vuole solo la felicità della persona amata e non chiede nulla per sé IL NOSTRO NOSTRO NOSTRO MOTTO MOTTO MOTTO: C : C : COME OME OME ESSERE ESSERE ESSERE MIGLIORI MIGLIORI MIGLIORI OGNI OGNI OGNI GIORNO GIORNO GIORNO Pag. 1 Ottobre 2012 Volume IV n. 24 C'era un povero vecchio che campava a stento con la moglie, debole e malata. Erano rimasti so- li, senza figli e la vita per loro era proprio dura. Il vecchio andava nel bosco tutti i giorni per far legna e poi la vendeva in fascine per comperare pane e latte. Un giorno mentre si dirigeva verso il bosco incontrò un signore ancor più vecchio di lui, con una lunga barba candida che gli disse: "So che sei un buon vecchio e conosco le tue sofferenze, voglio darti una ma- no: ecco una borsa con cento ducati." Il poveretto tutto emozionato tornò a casa e subito nascose i cento ducati sotto un mucchio di letame, non si fidava della moglie e non le disse nulla. Il giorno dopo tornò nuovamente nel bosco come se nulla fosse successo, a fare la vita di prima. (1) Fiabe dell'Abruzzo: (Fonte: tradizione orale. Raccolta nel web.) Pesce lucente (1)

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L’amore autentico è quello che vuole solo la felicità della persona amata e non chiede nulla per sé

IIILLL NOSTRONOSTRONOSTRO MOTTOMOTTOMOTTO: C: C: COMEOMEOME ESSEREESSEREESSERE MIGLIORIMIGLIORIMIGLIORI OGNIOGNIOGNI GIORNOGIORNOGIORNO

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Ottobre 2012

Volume IV n. 24

C'era un povero vecchio che campava a stento con la moglie, debole e malata. Erano rimasti so-li, senza figli e la vita per loro era proprio dura. Il vecchio andava nel bosco tutti i giorni per far legna e poi la vendeva in fascine per comperare pane e latte.

Un giorno mentre si dirigeva verso il bosco incontrò un signore ancor più vecchio di lui, con una lunga barba candida che gli disse: "So che sei un buon vecchio e conosco le tue sofferenze, voglio darti una ma-no: ecco una borsa con cento ducati."

Il poveretto tutto emozionato tornò a casa e subito nascose i cento ducati sotto un mucchio di letame,

non si fidava della moglie e non le disse nulla. Il giorno dopo tornò nuovamente nel bosco come se nulla fosse successo, a fare la vita di prima.

(1) Fiabe dell'Abruzzo: (Fonte: tradizione orale. Raccolta nel web.)

Pesce lucente (1)

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Rientrato a casa trovò una bella sorpresa: la tavola era imbandita con anatra arrosto, patate, funghi

e crostata alle mele.

"Ma come hai fatto a comperare tutto questo ben di Dio?" domandò l'uomo con una certa palpita-zione nel cuore. "Ho venduto il letame" disse la moglie tutta soddisfatta." "Sciagurata! Che hai fatto? C'erano nascosti cento ducati d'oro zecchino!" La mattina dopo, più infelice che mai, il vecchio riprese stancamente la strada del bosco. E, guarda il caso strano, incontrò di nuovo l'uomo dalla lunga barba bianca come la neve, gli disse: "So della tua sfortuna. Coraggio: eccoti altri cento ducati." Stavolta il vecchio li nascose sotto un mucchio di cenere

Non disse nulla alla moglie per la seconda volta.

e il giorno dopo andò nel bosco per la legna.

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Ma questa che fece? Il giorno successivo vendette la cenere e preparò un'ottima cenetta.

Il boscaiolo quando vide la tavola imbandita, capì e se ne andò a letto disperato.

L'indomani, sotto un grande albero,

il vecchio sedeva piangendo silenziosamente.

Passò di lì sempre quel signore. "Non ti darò del denaro oggi" disse "tieni queste belle ranocchie e vendile. Col ricavato comprati un pesce, il più grosso che riuscirai ad avere."

Il vecchio fece proprio così.

La notte si accorse che quel pesce luccicava in modo straordinario, sembrava a-vesse in mano una lanterna. Decise così di appenderlo fuori della porta, perché stesse fresco.

Così lo mise fuori dalla porta, appeso, come una lanterna.

Era una notte buia e tempestosa. Molti pescatori erano in alto mare ed erano disperati perché non riu-scivano ad avvistare la costa. Poi videro quel bagliore luminoso e, re-mando in quella direzione, si salvarono. Come un faro che indica la via ai naviganti Grati, diedero al vecchio metà della loro pesca e fecero con lui un patto: se avesse appeso quel pesce tutte le sere, avrebbero spartito il pescato. E così fecero. E il vecchio e sua moglie non co-nobbero più gli stenti della miseria.

Cosa ci insegna questo racconto

La vita di due anziani e poveri coniugi è intrecciata con l’intervento di un inviato speciale. Il signore dalla barba bianca ha tutti gli attributi che vengono descritti nella Bibbia come caratteristiche degli Arcangeli: → Molto più vecchio, → Compare e si affianca all’uomo per aiutarlo, → Conosce cosa accade prima che gli sia raccontato, → Legge nel cuore dell’uomo le sue sofferenze, se è buono o cattivo, e → Interviene ripe-tutamente con prodigi benefici.

A giudizio dell’Arcangelo il vecchio è buono e molto sofferente e molto affaticato. Il buon vecchio non poteva fidarsi della moglie perché sapeva che avrebbe sperperato i 100 ducati d’oro e lui non sarebbe stato in grado d’impedirlo. Inoltre, il buon vecchio conserva il giusto distacco dal denaro, non si lascia prendere dalla smania di spendere e continua il suo lavoro nel bosco.

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L’iniziativa presa dalla moglie, a vendere prima lo sterco e poi la cenere a insaputa del marito che lavorava tutto il giorno per darle da mangiare, indica la sua insofferenza, l’incapacità a collaborare al menage famigliare. La disperazione, che impedisce al buon vecchio di mangiare, e il suo pianto silenzioso simboleggia-no in modo appropriato le difficoltà dell’uomo che si crede solo e senza più speranze. In realtà l’uomo non è mai abbandonato e l’Angelo interviene ancora ma con una iniziativa che presenta nuove profonde caratteristiche: Innanzitutto chiede questa volta una collaborazione fattiva del buon vecchio (disgiunta dalle attività della moglie), in cui si dimostri una capacità a vendere le rane e acquistare un grande pesce. Poi lascia al vecchio la capacità di scoprire le funzioni del pesce lucente che viene appeso fuori della porta. Infine si aggiunge una componente sociale di grande importanza perché il buon vecchio diventa il protagonista principale nel salvataggio dei marinai travolti dal mare in tempesta.

Per ridere

Dove è più luce

Un vicino trovò Nasruddin in ginocchio intento a cercare qualcosa.

” Cosa stai cercando Mullah ? “. ” La mia chiave. L’ ho persa”.

E i due uomini s’ inginocchiarono per cercare la chiave perduta.

Dopo un po’ il vicino disse: ” Dove l’ hai persa ? “. ” A casa “.

” Santo cielo ! Ma allora parchè la cerchi qui ? ”

” Perchè qui c’ è più luce “.

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Il Gigante egoista (1)

Tutti, i giorni, finita la scuola, i bambini andavano a giocare nel giardino del gigante. Era un giardino grande e bello coperto di tenera erbetta verde. Qua e l à sulla erbetta, spiccavano fiori simile a stelle; in primavera i dodici pe-schi si ricoprivano di fiori rosa perlacei e, in autunno, davano i frutti. Gli uccelli si posavano sugli alberi e cantavano con tanta dolcezza che i bambini sospendevano i loro giochi per ascoltarli. -Quanto siamo felici qui!- si dicevano.

Ritorno del gigante

Un giorno il gigante ritornò. Era stato a far visita al suo amico, il mago di Cornovaglia, e la sua visi-ta era durata sette anni. Alla fine del settimo anno, aveva esaurito quanto doveva dire perché la sua conversazione era assai limitata, e decise di far ritorno al castello. Al suo arrivo vide i bambini che giocavano nel giardino. -Che fate voi qui?- esclamò con voce burbera, e i bambini scapparono. Il mio giardino è solo mio! -disse il gigante- lo sappiano tutti: nessuno, all'infuori

di me, può giocare qui dentro. Costruì un alto muro tutto intorno e vi affisse un avviso: GLI INTRUSI SARANNO PUNITI

Era una gigante molto egoista. I poveri bambini non sapevano più dove giocare. Cercarono di giocare sulla strada, ma la strada era polverosa e piena di sassi, e non piaceva a nessuno. Finita la scuola giravano attorno all'alto muro e parlavano del bel giardino. -Com'eravamo felici!- dicevano tra di loro. Poi venne la primavera, e dovunque, nella campagna, v'erano fiori e uccellini.

L ’ inverno nel giardino del gigante

Soltanto nel giardino del gigante regnava ancora l'inverno. Gli uccellini non si curavano di cantare perché non c'erano bambini e gli alberi di-menticarono di fiorire.

Una volta un fiore mise la testina fuori dall'erba, ma alla vista dell'avviso provò tanta pietà per i bambini che si ritrasse e si riaddormentò. Solo la neve e il ghiac-cio erano soddisfatti.

(1) di Oscar Wilde

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-La primavera ha dimenticato questo giardino -esclamarono- perciò noi abiteremo qui tutto l'anno. La neve copriva l'erba con il suo grande manto bianco e il ghiaccio dipingeva d'argento tutti gli alberi. Poi invitarono il vento del nord. Esso venne avvolto in una pesante pelliccia e tutto il giorno fischiava per il giardino e abbatteva i camini. -E' un posto delizioso -disse- dobbiamo invitare anche la grandine. E la grandine venne. Tre ore al giorno essa picchiava sul tetto del castello finché ruppe le tegole; poi, quanto più veloce poteva, scorrazzava per il giardino.

Era vestita di grigio, e il suo fiato era freddo come il ghiaccio. -Non riesco a capire perché la primavera tardi tanto a venire, disse il gigante egoista mentre, sedu-to presso la finestra, guardava il suo giardino gelato e bianco: -Mi auguro che il tempo cambi. Ma la primavera non venne mai e nemmeno l'estate. L'autunno diede frutti d'oro a tutti i giardini, ma nemmeno uno a quello del gigante. Era sempre inverno laggiù e il vento del Nord, la Grandine,

il gelo e la Neve danzavano tra gli alberi. Ritorna la primavera con l’amore

Una mattina il gigante udì dal suo letto: una dolce musica, risuonava tanto dolce alle sue orecchie che pensò fossero di musicanti del re che passavano nelle vicinanze. Era solo un merlo che cantava fuori dalla sua finestra, ma da tanto tempo non udiva un uccellino cantare nel suo giardino, che gli par-ve la musica più bella del mondo. La Grandine cessò di danzare sulla sua testa, il Vento del Nord smise di fi-

schiare e un profumo delizioso giunse attraverso la finestra aperta. -Credo che finalmente la primavera sia venuta- disse il gigante; balzò dal letto e guardò fuori della finestra. Che vide? Una visione meravigliosa. I fanciulli entrati attraverso un'apertura del muro e sedevano sui rami de-gli alberi. Su ogni albero che il gigante poteva vedere c'era un bambino. Gli albe-ri,felici di riavere i fanciulli, s'erano ricoperti di fiori e gentilmente dondo-lavano i rami sulle loro testoline.

Gli uccellini svolazzavano intorno cinguettando felici e i fiori sollevavano il capo per guardare di sopra l'erba verde e ridevano. Era una bella scena. Solo in un angolo regnava ancora l'inverno.

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Il povero albero era ancora coperto dal gelo e dalla neve e sopra di esso il vento del nord fischiava. -Arrampicati piccolo- disse l'albero e piegò i suoi rami quanto più poté: ma il bimbetto era troppo piccino. A quella vista il cuore del gigante si intenerì. -Come sono stato egoista!- disse.-Ora so perché la primavera non voleva venire. Metterò quel bambino in cima all'albero poi abbatterò il muro e il mio giardino sarà, per sempre, il campo di giochi dei bambini. -Era veramente addolorato per quanto aveva fatto. Scese adagio le scale e aprì la porta d'ingresso. Ma quando i bambini lo videro, si spaventarono tanto che scapparono, e nel giardino regnò di nuovo l'inverno. Soltanto il bambinetto non scappò; i suoi occhi erano così colmi di lacrime che non vide venire il

gigante. E il Gigante giunse di soppiatto die-tro a lui, lo prese delicatamente nella sua mano e lo mise sull'albe-ro.

E l'albero fiorì, gli uccellini vennero a cantare e il bambino allungò le braccine, si avvicinò al collo del gigante e lo baciò. Non appena gli altri bambini videro che il gigante non era più cattivo, ritornarono di cor-sa e con essi venne la primavera. -Ora questo è il vostro giardino, bambini - disse il gigante e, presa una grande ascia, abbatté il muro. A mezzogiorno la gente che andava al mercato vide il gigante giocare con i

bambini nel giardino più bello che aves-sero mai veduto. Giocarono tutto il giorno e la sera i bambini salutarono il gigan-te. -

Le ferite dell’amore

Dov'è il vostro piccolo amico? - disse: -Il bambino che io ho messo sull'albero?- Il gigante l'amava più di tutti perché l'aveva baciato. -Non lo sappiamo -risposero i bambini- se n'è andato. -Dovete dirgli che domani deve assolutamente venire- disse il gigante. Ma i bambini risposero che non sapevano dove abitasse e che prima non l'avevano mai veduto, e il gigante si sentì molto triste. Ogni pomeriggio, finita la scuola, i bambini venivano a giocare con il gigante. Ma il bambinetto che il gigante prediligeva non si vide più. Il gigante era molto buono con tutti, ma desiderava il suo piccolo amico e spesso parlava di lui.

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-Quanto mi piacerebbe vederlo - diceva sovente. Gli anni passarono, e il gigante divenne vecchio e debole. Non poteva più giocare; sedeva in una grande poltrona e osservava i bambini mentre giocavano e ammirava il suo giardino. -Ho molti bei fiori- diceva- ma i bambini sono i fiori più belli. Una mattina d'inverno, mentre si vestiva,guardò fuori dalla finestra. Ora non odiava più l'inverno perché sapeva che era soltanto la primavera addormentata e che i fiori si riposavano. Ad un tratto si fregò gli occhi sorpreso e si mise a guardare intensamente.

Era una cosa veramente meravigliosa. Nell'angolo più remoto del giardino v'era un albero intera-mente ricoperto di fiori bianchi. Dai rami d'oro pendevano frutti d'argento, e sotto di essi stava il bambinetto ch'egli aveva amato.

Il gigante scese di corsa e, tutto acceso di gioia, uscì nel giardino.

Si affrettò sull'erba e s'avvicinò al bambino. Quando gli fu vicino si fece rosso di collera e disse:

-Chi ha osato ferirti?- perché il bambino aveva il segno di due chiodi sul palmo delle mani e sui pie-di.

-Chi ha osato ferirti?- esclamò il gigante- dimmelo e io prenderò la mia grossa spada e l'ammazze-rò.

-No- rispose il bambino- queste sono soltanto le ferite dell'amore.

-Chi sei?- chiese il gigante, e uno strano stupore s'impadronì di lui e s'inginocchiò dinanzi al bambi-no.

Il bambino gli sorrise e disse:

-Un giorno mi lasciasti giocare nel tuo giardino, oggi verrai a giocare nel mio giardino, che è il Pa-radiso.

Quando nel pomeriggio i fanciulli entrarono di corsa nel giardino trovarono il gigante morto, ai piedi dell'albero tutto coperto di fiori candidi.

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Perché non provi a “ cucinare ” le parole della lingua italiana? Le parole sono gli ingredienti: - per SCOPRIRE altre parole con gli ANAGRAMMI; - per MUOVERSI in su e in giù con i CRUCIVERBA; - per INVENTARE ACROSTICI e MESOSTICI; - per COMPORRE INDOVINELLI.

ANAGRAMMI Gioca con i nomi dei frutti e delle verdure: componi con le loro lettere altre parole. Esempi: MELA – LAME PERA – ARPE LIMONE – MELONI

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Barzellette

Un bimbo si sveglia dopo un incubo e chiama la mamma: "Mamma vieni, ho fatto un incubo, e mi fa' male dapppertuttto!" "Non è possibile tesoro! I sogni non fanno male!" "Questo lo dici tu!Ho sognato che la terra diventava quadrata e io ero costretto a dormire su uno spigolo!" Ma ti sei mica bevuto il cervello? Si, c'è stato tutto in una tazzina da caffè !! Un paziente dice al dentista: -Dottore, potrebbe mettere della musica? -Va bene, ma perché? -Perché ho un dente che balla!

Indovinelli

Soluzioni a pag. 11 1. Indovina indovinello chi fa l'uovo nel cestello ?

2. Son piccina e ho i cornetti, corti corti faccio i passetti, non conosco mai la fretta,

con me porto la casetta. 3. Se lo vedi è molto brutto, se lo senti puzza tutto, se lo tocchi è setoloso, se lo assaggi è assai gustoso. Che sarà quest'animale ? Certamente e il...

Siamo su internet

www.foliacardiologica..it

Hanno collaborato a questo numero:

Matilde Rossi

Paolo Rossi

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Soluzione Indovinelli

1.la gallina 2. la chiocciola o lumaca 3. il maiale

Oggi abbiamo imparato qualche cosa di

nuovo

Tavola imbandita: tavola apparecchiata con piatti bicchieri e posate con i cibi., pronti da mangiare

Arcangeli: una categoria di angeli

Il faro: lampada ruotante che emette un for-tissimo raggio di luce visibile da molto lonta-no e serve ai marinai per raggiungere il porto

Collaborazione: lavorare insieme ad un pro-getto.

Egoista : chi pensa solo ai propri interessi

Letame: feci e urina degli animali da alleva-mento come mucche o maiali mescolati a pa-glia, sparso nei campi è un ottimo fertilizzan-te (facilita la crescita del prodotto seminato come grano, riso, granoturco ecc.)