VOLT ITALIA Programma per l’Emilia-Romagna...Nel lungo periodo, Volt mira a far diventare...

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Programma per l’Emilia-Romagna

VOLT ITALIA Programma per l’Emilia-Romagna

“Noi in questo programma abbiamo messo tutto le nostre ambizioni, i nostri sogni,

le nostre energie e la nostra preparazione. Tuttavia, siamo consapevoli che questo

non basta - non può bastare - finché le nostre istanze rimangono solo sulla carta.

Abbiamo bisogno di incidere, abbiamo bisogno della partecipazione democratica di

ognuno di voi.”

I volontari di Volt

Programma per l’Emilia-Romagna

Sommario

INTRODUZIONE 1

VERSO EMILIA-ROMAGNA 2050: LA NOSTRA VISIONE. 3

EMILIA-ROMAGNA: DA UNA REGIONE NAZIONALE AD UNA REGIONE GLOBALE 5

DALLA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI AL SEQUESTRO DI CO2 ALL’ATMOSFERA 6

DAL CONCETTO DI CONSUMO DI SUOLO AL CONCETTO DI PRODUZIONE DI SUOLO 8

DA UN'AGRICOLTURA DI SFRUTTAMENTO AD UN’AGRICOLTURA DI QUALITÀ 9

DA UN’ECONOMIA PROFIT BASED AD UN’ECONOMIA BENEFIT BASED 10

DA UN’ECONOMIA BASATA SULLA COMPETITIVITÀ (LINEARE) AD UN’ECONOMIA BASATA SULLA

COOPERAZIONE (CIRCOLARE) 11

DA UN SISTEMA DI LAVORO A BASSO POTENZIALE AD UN SISTEMA “AD ALTO POTENZIALE ” 12

DA UNA FORMAZIONE TRADIZIONALE AD UNA “FORMAZIONE CONTINUA” 13

EMILIA-ROMAGNA - UNA REGIONE FORTEMENTE INCLUSIVA 14

DA UN MODELLO MALATTIA-CENTRICO A UN MODELLO CENTRATO SUL CITTADINO CONSAPEVOLE 15

SOSTENIBILITÀ 17

1. MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’ARIA E RIDURRE LE EMISSIONI IN ATMOSFERA 18

2. FAVORIRE LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE 21

3. INCLUDERE CRITERI FINANZA SOSTENIBILE PER AZIENDE E REGIONE 23

4. TUTELARE IL NOSTRO TERRITORIO 25

5. PROMUOVERE UN’AGRICOLTURA CON AL CENTRO L’UOMO ED IL SUO AMBIENTE 27

ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO 31

1. INVESTIRE NELL’ISTRUZIONE E NELLA FORMAZIONE 32

2. RAFFORZARE LA RICERCA E L’INNOVAZIONE 34

3. IMPLEMENTARE LE RETI TELEMATICHE E ACCESSO AI FONDI EUROPEI PER LA SCUOLA PRIMARIA E

SECONDARIA 36

4. REGOLARE I FENOMENI DI SPECULAZIONE ABITATIVA PER ASSICURARE LA POSSIBILITÀ DI ABITAZIONE

A QUELLE FASCE STUDENTESCHE PIÙ DEBOLI TRAMITE L’ASSEGNAZIONE DI BORSE DI STUDIO 38

5. PROMUOVERE LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E DELIBERATIVA ALL’INTERNO DELL’EMILIA-

ROMAGNA 41

SANITÀ 43

1. PROMUOVERE UNO STILE DI VITA SANO A 360 GRADI 44

2. RAFFORZARE ED ESTENDERE PROGRAMMI DI PREVENZIONE 46

3. INCENTIVARE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA IN AMBITO SANITARIO 48

4. FACILITARE L’ACCESSO ALLE VISITE SPECIALISTICHE ED ALLE TERAPIE 49

COME VOGLIAMO REALIZZARE IL NOSTRO PROGRAMMA? 51

1. COME LA REGIONE GESTISCE E INVESTE I FONDI EUROPEI 52

2. IL FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE 54

3. IL FONDO SOCIALE EUROPEO 56

4. FONDO DI SVILUPPO RURALE 56

Introduzione

1

Introduzione

Le elezioni regionali dell’Emilia-Romagna sono un appuntamento importante per tutte le comunità locali

della Regione: dalle grandi città alle campagne, dai borghi alle periferie.

Volt Emilia-Romagna ha deciso di parteciparvi con un programma inclusivo, che tenga conto tanto del

nostro spirito europeo, quanto delle esigenze delle comunità locali della Regione. Un programma di

ampio respiro, con proposte concrete e una visione dedicata alle generazioni future e che ci proietta

oltre la singola legislatura.

Un programma che detti una strategia ad ampio respiro, per tutti i cittadini: presenti e futuri.

Partendo da queste considerazioni, Volt ha dato avvio ad una campagna di ascolto, con cui ha raccolto

le priorità delle realtà locali, anche grazie alla sua presenza capillare nel territorio. Tutte le istanze

raccolte, le problematiche emerse e le opportunità individuate hanno trovato piena collocazione

all’interno di questo programma.

Il quotidiano impegno di decine di volontari ha poi permesso di arrivare ad una sintesi di queste,

coniugandole alle nostre ambizioni e ai nostri sogni, declinati con le nostre energie e la nostra

preparazione.

Siamo consapevoli, tuttavia, che, per incidere nel reale, abbiamo bisogno della partecipazione

democratica di ognuno di voi.

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

L’Emilia-Romagna è sempre stata, nel panorama italiano ed europeo, una regione all’avanguardia. La

globalizzazione prima e la digitalizzazione poi hanno definitivamente cambiato gli equilibri all’interno del

quadro internazionale e quindi anche il ruolo dell’Emilia-Romagna in esso.

In questo quadro di cambiamenti epocali, la Regione deve dotarsi di una visione a lungo termine in grado

di determinare la sua dimensione naturale rispetto alle politiche economiche, sociali ed ambientali da

attuare.

Le sfide che l'attendono sono diverse: lotta al cambiamento climatico, tutela dell’ambiente, del suolo e

delle risorse naturali finite, ma anche qualità e dignità della casa, del lavoro, della salute e della

formazione. Ancora, al centro delle sfide ci sarà l’uso delle nuove tecnologie e la gestione dei dati (Big

Data, intelligenza artificiale e internet delle cose) ma anche le battaglie civili e culturali, quali la lotta alla

criminalità organizzata, la riduzione delle diseguaglianze economiche e di genere, e l’individuazione di

politiche di integrazione.

Queste nuove sfide trovano già un parziale riscontro nelle nuove forme di economia condivisa e

valutazione del benessere - felicità interna lorda - ma comunque necessitano dell’introduzione di pratiche

democratiche partecipative dentro e fuori le istituzioni – democrazia partecipativa.

Per queste ed altre ragioni, i prossimi decenni saranno il banco di prova per tutta la società occidentale.

Siamo convinti che la Regione abbia tutte le carte in regola – l’insieme di istituzioni, società civile e mondo

produttivo - per diventare l’attore principale a livello globale e così vincere queste sfide.

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Per fare questo occorre:

• Tempo: la proposta di Volt proietta le proprie sfide in un arco temporale di 30 anni, fino al 2050;

• Volontà politica: una visione senza una forte determinazione politica non può essere credibile e

Volt si farà garante che questo programma diventi realtà;

• Risorse: un’equilibrata gestione è il punto di partenza per una corretta gestione della cosa

pubblica, con un’attenzione particolare rivolta alle prossime generazioni;

• Capacità: un’approfondita preparazione e consapevolezza tecnico-amministrativa.

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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Emilia-Romagna: da una regione nazionale ad una regione globale

In questi ultimi anni è stata ampiamente riconosciuta la capacità di internazionalizzazione dell’Emilia-

Romagna e, quindi, la sua presenza attiva, nelle diverse dimensioni sociali, economiche ed istituzionali,

nel panorama europeo.

La Regione è diventata a tutti gli effetti una regione europea, ma molto ancora resta da fare.

In questa prospettiva Volt si pone due obiettivi principali:

a) garantire all’Emilia-Romagna un ruolo di traino, diventando ponte tra le regioni dell’area

adriatico-ionica, ed in particolare della dorsale adriatica;

b) esplorare ogni forma istituzionale ed organizzativa che permetta una maggiore integrazione tra

le istanze europee e le problematiche locali, sviluppando, quindi, quella dimensione territoriale

di prossimità delle politiche europee, finora del tutto disattesa.

Tuttavia, come ricordato, le sfide che attendono la Regione nel prossimo futuro hanno dimensioni e

insistenza globali. Secondo Volt, due sono le sfide e quindi gli obiettivi che attendono la Regione nei

prossimi decenni: a) diventare attore chiave a livello globale in qualità di capofila di realtà regionali

transnazionali (reti globali di eccellenza); b) creare sinergie, nel rispetto delle prerogative delle istituzioni

europee, con attori internazionali che si stanno sempre di più affacciando in Europa.

È attorno a questa sua dimensione naturale che Volt vuol costruire la sua visione politica per i prossimi

decenni, consapevole che la Regione possa diventare un punto di riferimento a livello europeo, non solo

per i suoi comparti di eccellenza, ma anche per una elevata e diffusa qualità della vita accompagnata da

un uso corretto e sostenibile delle proprie risorse naturali, sociali ed economiche, con attenzione per le

future generazioni.

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Dalla riduzione delle emissioni al sequestro di CO2 dall’atmosfera

Volt riconosce che le politiche adottate per il contenimento del riscaldamento globale sono state sino a

ora insufficienti, a causa, soprattutto, della mancanza di volontà politica che spesso non ha fatto seguito

agli accordi (vedi gli Accordi di Parigi 2015) e all’inadeguatezza delle misure prese (European

Environmental Bureau, 2019). Queste ultime sono risultate, spesso, conservative e destinate alla sola

diminuzione delle emissioni, senza soluzioni per la riduzione della quantità di CO2 già presente in

atmosfera. Volt offre per l’Emilia-Romagna un sostanziale rovesciamento di prospettiva basato

sull’urgenza di far diminuire la temperatura media globale.

Questo cambiamento di paradigma è ampiamente sostenuto anche da una serie di report internazionali

(tra cui il Ipcc, 2019) in cui si sottolinea come il pianeta sia entrato in un processo semi-irreversibile, tale

per cui anche una riduzione istantanea totale delle emissioni non garantirebbe, nell’immediato, un

riequilibrio del ciclo naturale.

Ritenendo la questione ambientale una delle più grandi sfide per la nostra contemporaneità e recependo

quanto questi studi sostengono, Volt intende promuovere soluzioni alternative che possano contribuire

a ridurre, in maniera significativa, l’attuale livello di CO2 favorendo quelle iniziative che concorrono al suo

sequestro.

L’obiettivo a lungo termine è far diventare l’Emilia-Romagna la prima regione al mondo che, oltre ridurre

al minimo l’emissione di gas climalteranti, riesca a sequestrare dall’ambiente tonnellate di CO2.

Vogliamo far diventare l’Emilia-Romagna una regione in grado di ridurre emissioni di CO2:

• incentivando lo sviluppo e l’investimento nelle nuove tecnologie capaci di ridurre le emissioni

con modalità di contenimento della CO2;

• promuovendo l’uso di fonti rinnovabili, l’efficientamento energetico e l’elettrificazione dei

trasporti (dove economicamente e ambientalmente sostenibile);

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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• incentivando la nascita di un nuovo comparto economico basato sul sequestro della CO2 in

atmosfera;

• individuando forme di agevolazioni ecologiche, ai fini di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità

prefissati a livello internazionale (Nazioni Unite per il 2030) nonché quelli individuati dall’Unione

Europea per il periodo programmatico 2021-2027 come, ad esempio, “Un‘Europa più verde e a

bassa emissione di carbonio”.

“Un’Europa più verde e a bassa emissione di carbonio”.

Programma per l’Emilia-Romagna

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Dal concetto di consumo di suolo al concetto di produzione di suolo

Le politiche ambientali devono fare i conti con l’esigenza di gestire le risorse naturali finite. Il suolo è

uno di questi. Sebbene la Regione abbia recentemente adottato misure di contenimento (vedi L.R.

24/2017) che sembrano porsi in linea con quanto previsto dalla Commissione UE (obiettivo consumo zero

entro 2050), ciò non è del tutto sufficiente per una gestione del territorio capace di limitare l’impronta

umana.

Al 2017, infatti, risulta che il 9,9% del suolo della regione sia attualmente impermeabilizzato (ISPRA 2018)

posizionandola al quarto posto tra le regioni a maggiore consumo di suolo a livello nazionale e tra le più

alte a livello europeo. Questo trend di consumo di suolo non è più ammissibile ed è impellente la

necessità di invertire la rotta al più presto.

In questo senso, Volt parla di produzione di suolo come obiettivo a medio e lungo termine superando

definitivamente il concetto di suo consumo. Diversamente da quanto sinora attuato, infatti, Volt

persegue l’obiettivo di convertire, dove possibile, le aree dismesse e/o in via di dismissione in aree

agricole e forestali di qualità, contribuendo al miglioramento delle qualità ambientali e dunque

generando impatti positivi sulla collettività.

Nel lungo periodo, Volt mira a far diventare l’Emilia-Romagna la prima regione a sperimentare una

contrazione della superficie costruita mantenendo inalterata la propria capacità di produrre ricchezza

e benessere diffuso. Così facendo possiamo garantire una maggiore tutela del territorio agricolo e

forestale, fonte di innumerevoli benefici in termini di qualità del suolo, dell’aria e in generale della qualità

della vita.

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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Da un'agricoltura di sfruttamento ad un’agricoltura di qualità

Il comparto agri-frutticolo emiliano-romagnolo è, storicamente, patrimonio territoriale da tutelare

nella sua ricchezza di prodotti di qualità e come strumento di presidio territoriale. Tuttavia, le sfide la

globalizzazione e l’impatto dei cambiamenti climatici stanno mettendo a forte rischio la sua sostenibilità.

Per molto tempo, infatti, si è assistito ad un duplice fenomeno: un progressivo abbandono delle terre

coltivate, soprattutto nelle aree interne, da una parte, e il consumo di suolo agricolo nelle aree urbane,

dall’altra. Nonostante ciò, secondo il rapporto 2018 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, le

performance dell’intero comparto sono positive, con un progressivo miglioramento, nel 2018, di + 0,4 del

Plv (produzione lorda vendibile) attestandosi a 4,7 miliardi di euro, a cui si aggiunge un +3,5% rispetto al

2017 di vendite oltre confine, pari a 6,5 miliardi di euro di cui 81,3% diretto verso i paesi UE.

Accanto a positivi impatti economici non bisogna dimenticare, tuttavia, che il comparto agricolo è

particolarmente soggetto a rischi di infiltrazione di organizzazioni criminali (agromafie) e forme di

caporalato.

Secondo l’ultimo Rapporto Agromafie 2018 - sebbene in misura minore rispetto ad altre realtà nazionali

- questi due fenomeni interessano anche la nostra regione, con trend in costante crescita.

Consapevoli di questo problema, Volt ritiene fondamentale intervenire su più fronti - economici, sociali,

ambientali e culturali, promuovendo un’agricoltura che ruoti attorno all’uomo, al suo ambiente e alla

qualità dei prodotti, incentivando politiche agricole che mirino alla qualità, tutelando l’agro-biodiversità,

favorendo le imprese agricole verdi e competitive, con un impatto positivo sulle risorse regionali nel

rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e del benessere animale con l’introduzione di pratiche leali di

competitività.

Inoltre, Volt riconosce l’importanza di migliorare l'attrattività delle aree rurali rendendole accessibili,

vivibili, dinamiche e sostenibili, in grado di coniugare qualità di vita con opportunità di lavoro ad alta

specializzazione ed impatto positivo sull’ambiente. A tal fine, Volt favorisce il ricambio generazionale in

agricoltura, affinché nella nostra Regione la forza propulsiva del settore agricolo sia giovane e inserita

nel territorio.

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Da un’economia profit-based ad un’economia benefit-based

Volt riconosce l’importanza dell’attuale sistema economico regionale nel produrre ricchezza. Tuttavia,

esso si basa esclusivamente sulla capacità di generare PIL con limitate - rispetto al potenziale - possibilità

di generare benessere diffuso.

Volt è fortemente convinto che la logica generativa caratterizzante il PIL, basato principalmente sul

profitto e non nella sua redistribuzione, debba lasciare lo spazio ad un diverso sistema economico basato

sul benefit, focalizzato sulla redistribuzione del benessere prodotto, curandosi degli interessi della

collettività. Questo può avvenire solo se si facilitano iniziative quali il welfare aziendale, la finanza etica

e sostenibile, le varie forme di economia di condivisione che stanno alla base delle Società Benefit.

L’obiettivo a breve termine è l’introduzione di una Strategia Regionale per il Benessere che permetta

all’Emilia-Romagna, sul lungo periodo, di diventare una regione situata tra i primi posti al mondo per

qualità di vita.

A tal fine è necessario adottare politiche che vadano oltre il PIL: la sfera ambientale e la sfera sociale

devono avere una dignità pari a quella economica nelle scelte decisionali. Volt parla di felicità interna

lorda e non più di prodotto interno lordo. Affinché le decisioni possano essere prese oltre il PIL è

necessario introdurre il concetto di esternalità. Le scelte politiche devono mirare all’aumento degli

impatti sociali e ambientali con ricadute positive, riducendo le esternalità negative quali disoccupazione,

ineguaglianze, alti livelli di inquinamento.

L’attuale modello decisionale, basato sul costo-opportunità, non tiene conto dei costi sociali delle scelte.

Tipico esempio di esternalità negativa sono le emissioni di CO2 equivalenti in atmosfera, che ad oggi

hanno un costo sociale nascosto non sufficientemente intercettato dal legislatore.

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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Da un’economia basata sulla competitività (lineare) ad un’economia basata sulla cooperazione (circolare)

L’approccio competitivo su larga scala ha fortemente danneggiato il vecchio continente e quindi le sue

regioni, che non sono state in grado di introdurre contromisure di contenimento e/o mitigazione.

Pertanto è importante promuovere un cambio di prospettiva, da un’economia fortemente basata sulla

semplice competitività ad una cooperazione sinergica tra attori istituzionali e società, sia a livello locale

che globale, per raggiungere obiettivi ampiamente condivisi.

Diventa necessario ripensare a un diverso approccio economico di riferimento, passando da una regione

lineare ad una regione circolare. In questo senso, la sfida dei prossimi decenni è passare da un’idea di

economia lineare ad un modello di economia circolare, in cui le risorse possano avere più di una vita,

andando a contrastare fenomeni come, ad esempio, l’obsolescenza programmata.

Se la Regione, oggi, non ha una strategia integrata sull'economia circolare, Volt mira a che, per il 2050,

divenga la prima Regione Circolare, dove i principali comparti, di produzione e di consumo, rispettino il

principio di circolarità, diventando parametro per la gestione dei fondi regionali nonché vincolo

imprescindibile per l’allocazione e finanziamento delle attività produttive. Solo così facendo possiamo

realisticamente rispondere alle sfide che la contemporaneità ci pone attraverso diversi obiettivi. Un

esempio: entro il 2030 vogliamo diventare la prima regione libera dalla plastica in Europa, con riduzione

al minimo del suo utilizzo e ingresso delle quote di plastica ancora nel processo produttivo in circuiti di

riciclo, recupero e riuso.

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Da un sistema di lavoro a basso potenziale ad un sistema “ad alto potenziale”

Gli effetti della globalizzazione sul comparto produttivo della Regione hanno avuto fortune alterne. Da

un lato, questo ha permesso di spingere sull’innovazione e sulla formazione; dall’altro molte realtà

medio- piccole hanno chiuso e/o delocalizzato. Sebbene gli ultimi dati sulla disoccupazione in Regione

siano confortanti a livello numerico (4,8% secondo trimestre 2019), lo sono meno nella qualità del lavoro

– criticità sono riscontrabili nel comparto stagionale e in particolare balneazione ed agricoltura – e nei

livelli di retribuzione e tutela dei lavoratori.

In tal senso la proposta di Volt è duplice:

• diminuire il tasso di disoccupazione investendo su comparti ad alto potenziale di lavoro

qualificato e diversamente distribuito;

• garantire migliori livelli di retribuzione mirando alla parità salariale tra uomo e donna.

Siamo consapevoli che innovazione e tutela del mondo del lavoro debbano necessariamente andare di

pari passo. Tuttavia, i rischi prospettati della diminuzione di posti di lavoro (- 20% secondo i dati OECD)

in favore di una sempre più robotizzazione del mondo produttivo ci devono spingere a pensare ad

alternative credibili senza, per questo, demonizzare l’innovazione tecnologica.

A tale scopo, Volt ritiene indispensabile incentivare quegli impieghi che generano un impatto

ambientale e sociale positivo per la collettività. Siamo fortemente convinti che il futuro mondo del

lavoro debba necessariamente basarsi su nuove forme relazionali che valorizzano l’intelligenza emotiva,

la creatività, la felicità e la bellezza come effettivi strumenti di lavoro.

Bisogna guardare alla formazione continua di tutti e prepararsi a una transizione verso un mondo del

lavoro sempre meno labour-intensive. Volt vede con grande favore la possibilità di attuare su larga scala

varie forme di lavoro intelligente e telelavoro, grazie ai quali parte delle mansioni quotidiane possono

essere svolte a domicilio con evidenti benefici per la qualità della vita, dell’ambiente e della collettività.

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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Da una formazione tradizionale ad una “formazione continua”

L’Emilia-Romagna, così come altre regioni d’Europa, sta sperimentando una crisi di disponibilità di

operatori qualificati, dovuta ad una marcata percentuale di “analfabetismo tecnologico e digitale” in tutti

i settori. Questa distorsione formazione-lavoro ha origini storiche derivanti dalla mancanza di una chiara

visione per quanto concerne l’interazione tra istruzione, formazione, ricerca ed innovazione. In

particolare, vi è difficoltà nel fare rete con i centri di ricerca e formazione, oltre che nello stare al passo

con i tempi (vedi industria 4.0).

Volt propone di integrare gli attuali fondi messi a disposizione - sia dell’UE sia regionali - per il comparto

istruzione e formazione in una duplice ottica:

1) piena occupazione;

2) sviluppo di lavori ad alto potenziale.

L’obiettivo è rispondere alle nuove frontiere dell’industria 4.0, per evitare che l’innovazione tecnologica

porti a nuove forme di disoccupazione, attraverso la riqualificazione delle figure professionali e

l’introduzione di quelle tecnologicamente qualificate, restando in perfetta continuità con le indicazioni

che l’Unione Europea ha definito nel suo obiettivo strategico n.1 “Un’Europa più Intelligente - da

raggiungere grazie alla promozione di una trasformazione economica innovativa ed intelligente”.

Programma per l’Emilia-Romagna

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Emilia-Romagna - una regione fortemente inclusiva

Volt vuole una Regione che coinvolga, e non che escluda, le fasce più deboli nei processi decisionali. Tutti

i cittadini devono potersi sentire parte attiva della cosa pubblica e la partecipazione al voto, e più in

generale alla vita politica, deve essere la più alta d’Europa.

La democrazia deliberativa è uno dei pilastri fondamentali delle politiche di Volt Emilia-Romagna e sta

diventando, nella politica tutta, un fattore determinante per l’accrescimento della fiducia dei cittadini

nelle istituzioni, e per il risanamento del processo democratico. La Regione a questo proposito si impegna

già, con progetti di democrazia digitale (ad esempio IoPartecipo+) e piccole assemblee di cittadini, a

sfruttare le potenzialità di una cittadinanza esperta per affrontare temi anche complessi.

Volt vuole spingere affinché queste assemblee aumentino, perché sia fatta molta più pubblicità agli

eventi di partecipazione e contributo di ogni cittadino sia adeguatamente valorizzato. L’obiettivo non è

infatti quello di una partecipazione occasionale, ma di costruire una democrazia strutturata sulla

responsabilità dei cittadini stessi. In questo senso Volt propone anche la creazione di un portale

regionale unificato di informazione su eventi partecipativi che si svolgono nei singoli comuni.

I processi di inclusione riguardano anche la capacità del territorio di integrare i processi economici

tramite l’eliminazione delle diseguaglianze. Vogliamo che l’indice di Gini (indicatore delle disuguaglianze

di reddito) diventi tra i più bassi d’Europa, senza con questo diminuire la spinta alla crescita,

all’innovazione e alla competitività. Il fenomeno dei NEET (giovani che non studiano né lavorano) deve

essere ridotto immaginando una Regione in cui i giovani vengono accompagnati, e non abbandonati, al

termine del percorso scolastico.

Verso Emilia-Romagna 2050: la nostra visione.

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Da un modello malattia-centrico a un modello centrato sul cittadino consapevole Siamo consapevoli che la salute è una condizione di godimento di un pieno benessere sia esso fisico,

psicologico e sociale (World Health Organisation - 1948). Per questo miriamo ad una sanità pubblica che

sia basata sulla prevenzione, prima che sulla cura, e che consideri la salute mentale una priorità, senza

alcuno stigma. In questo senso sono importanti due aspetti: l’accessibilità alle cure e il loro livello di

qualità.

Un accesso alle cure che sia davvero universale, capillare sul territorio ed efficiente, con un approccio

basato sulla prevenzione, anticipando e riducendo i costi per la collettività. La qualità è facilitata

dall’utilizzo di strumenti innovativi, procedure all’avanguardia e disponibilità di operatori qualificati. Nel

fare ciò, particolare attenzione deve essere posta al progressivo invecchiamento della popolazione,

attraverso l’attivazione di politiche promotrici dell’invecchiamento attivo, alla sperimentazione di

nuove soluzioni abitative innovative, alla cura della persona e all’introduzione di sistemi tecnologici

adatti ad un progressivo allungamento della vita attiva.

Volt propone una Regione modello di riferimento non solo per l’Italia ma per l’Europa tutta, per metodi,

risultati e qualità dell’offerta. Siamo consci che il sistema sanitario, e più in generale una società

all’avanguardia, debba essere consapevole che “bisogna aggiungere vita agli anni e non anni alla vita” (cit.

Rita Levi Montalcini).

Questa vision verso il 2050 ha portato Volt a definire tre aree prioritarie di intervento, che

rappresentano i pilastri del nostro impegno in Emilia-Romagna, con ricerca, sviluppo ed innovazione a

fare da minimo comune denominatore:

Sostenibilità

17

Sostenibilità

Vogliamo mettere al centro della nostra azione politica la sostenibilità ambientale e sociale dei territori,

delle industrie e dei trasporti. Per fare questo abbiamo identificato cinque linee di intervento

prioritarie:

1. Migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni in atmosfera;

2. Favorire lo sviluppo dell’economia circolare;

3. Includere criteri finanza sostenibile per Aziende e Regione;

4. Tutelare il nostro territorio;

5. Promuovere lo sviluppo di un’agricoltura con al centro l’uomo ed il suo ambiente.

Programma per l’Emilia-Romagna

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1. Migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni in atmosfera

Situazione attuale: nel 2018 la maggior parte dei capoluoghi di provincia in Emilia-Romagna ha superato

i limiti delle polveri sottili previsti dalla legge. Tra superamenti delle PM10 e dell’ozono, le città di

Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia sono in testa a questa lista con rispettivamente 117, 112, 112 e

111 giornate di inquinamento. Se le polveri sottili hanno delle implicazioni dirette per la salute umana,

allo stesso tempo occorre sottolineare che anche per le emissioni di CO2in atmosfera, l’Emilia-Romagna

non gode di buona salute, collocandosi al 1° posto in Italia per emissioni in atmosfera per nucleo

familiare, con valori tra le 13 e le 14,3 tonnellate di CO2.

Vogliamo diventare una Regione a zero emissioni dirette di CO2 entro il 2050, iniziando a lavorare sui seguenti assi:

• Progressiva eliminazione dell’utilizzo di combustibili fossili ad uso industriale e per il

riscaldamento civile;

• Aumento della quota di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili generata e consumata

sul territorio;

• Incentivi per le aziende che attuano piani di significativa riduzione delle emissioni di CO2 in

atmosfera (es. interventi di efficientamento energetici su stabilimenti e uffici, investimento in

tecnologie “low carbon”), defiscalizzando le nuove assunzioni e le spese in campo di

efficientamento ambientale;

• Investimento nelle tecnologie “ponte” dalle fonti fossili più inquinanti alle energie rinnovabili per

la riduzione progressiva delle emissioni di CO2 diretta in atmosfera (es. GNL e, in misura minore,

GPL);

• Partecipazione della Regione ad iniziative sui science-based target, per stabilire obiettivi

progressivi di riduzione in termini assoluti di CO2;

• Aumento progressivo delle superfici forestali protette;

Sostenibilità

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• Implementazione di misure volte alla mitigazione della CO2, come la riforestazione, da

incentivare in particolar modo nelle zone ad alto rischio di dissesto idrogeologico o più esposte al

cambiamento climatico (climate cooling);

• Incentivi alle aziende che includono criteri di Life Cycle Assessment, con particolare riguardo alla

carbon footprint, nella progettazione dei prodotti e dei servizi;

• Promozione delle attività di ricerca ed implementazione di soluzioni che permettano di catturare

CO2 dall’aria attraverso lo sfruttamento di tecniche quali: (1) filtraggio chimico; (2) sequestro

geologico o mineralizzazione del carbonio e; investendo nel carbonio Blue ossia conservazione

degli ecosistemi costieri che dimostrano di avere grandi capacità di sequestro del carbonio.

Vogliamo dimezzare entro il 2030 i giorni di superamento dei limiti delle polveri sottili nelle aree urbane della nostra Regione, tramite:

• Creazione di una task-force dei comuni sopra i 15.000 abitanti per la progressiva limitazione alla

circolazione dei veicoli diesel;

• Definizione di soglie massime per il riscaldamento degli ambienti domestici ed equiparabili;

• Incentivi a famiglie ed aziende che investono nell’efficientamento energetico di case e uffici

e stabilimenti industriali;

• Regolamentazione e controllo dell’utilizzo del pellet;

• Investimento in mezzi di trasporto pubblico a basse emissioni di PM 10, PM 2,5, NOx e SOx (ad

esempio treni e veicoli a trazione elettrica, ibrida o a metano);

• Progressiva dismissione degli oli pesanti (es. bunker oil) per la combustione;

• Incentivi e facilitazioni per i privati che rottamano veicoli Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3,

sostituzione del parco motori a due tempi, acquistando veicoli elettrici o ibridi;

• Incentivi all’utilizzo di sistemi di bike sharing o e-bike sharing nelle città e tra le città emiliane e

romagnole.

Programma per l’Emilia-Romagna

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Vogliamo rendere l’Emilia-Romagna una regione più accessibile, con un sistema di trasporti eco- sostenibile, tramite:

• La creazione di infrastrutture ciclabili integrate con il sistema di trasporto pubblico adatte a

veicolare un numero crescente di biciclette, favorendo i collegamenti extra-cittadini oltre che

intra- cittadini;

• Il miglioramento delle infrastrutture per la sosta di biciclette nelle zone più altamente trafficate;

• L’incremento dei mezzi di superficie pubblici (treni, autobus e tram), aumentando l’offerta media

di km disponibili per abitante;

• La riduzione i tempi di percorrenza dei mezzi pubblici da e per le realtà più periferiche (piccoli

centri rurali, zona costiera e località collinare).

Vogliamo che l’Emilia-Romagna sia conosciuta nel mondo come e-motor valley, tramite:

• Incentivi alle aziende automotive presenti sul territorio che investono sulle tecnologie elettriche

ed ibride;

• Creazione di un forte polo di conoscenze sulla mobilità elettrica con sinergie tra Università,

Aziende e Pubblico;

• Creazione in partnership con il mondo privato di infrastrutture in grado di soddisfare la crescente

esigenza di mobilità elettrica (es. colonnine di ricarica per veicoli elettrici);

• Sensibilizzazione dei cittadini sulla mobilità elettrica, favorendo l’organizzazione di fiere ed

eventi inerenti queste tematiche (es. Formula E, Moto E, ecc.).

Sostenibilità

21

2. Favorire lo sviluppo dell’economia circolare

Situazione attuale: l’Emilia-Romagna è una regione virtuosa nella gestione dei rifiuti rispetto al resto

d’Italia. Appena il 14% dei rifiuti urbani finisce in discarica, contro una media italiana del 23%. I rifiuti

differenziati a livello urbano toccano quasi il 64%, contro una media italiana del 56%.

Il nostro territorio ospita inoltre importanti distretti del packaging e della produzione di beni di largo

consumo, che oggi stanno già affrontando in maniera seria e rigorosa una valutazione dei propri impatti

ambientali.

Proprio per questi motivi possiamo diventare un esempio a livello europeo in materia di economia

circolare, andando oltre la semplice gestione dei rifiuti.

Vogliamo una Regione a zero rifiuti in discarica entro il 2030, tramite:

• Sostegno a iniziative di economia circolare, in particolare quelle volte a semplificare la

definizione di rifiuto e di materiali riciclabili (concordemente alla direttiva UE 2018/851);

• Progressiva standardizzazione delle regole per il riciclo nelle diverse municipalità;

• Creazione di una task-force destinata all’identificazione dei materiali che non riescono a essere

riciclati in alcune municipalità, mentre in altre sì;

• Differenziazione di almeno il 90% del complessivo peso dei rifiuti urbani;

• Valorizzazione delle iniziative di recupero alimentare e dei farmaci;

• Messa al bando della distruzione dei prodotti utilizzabili ma scartati per questione estetica o di

branding (es. campagne di distruzione di vestiti perché fuori moda);

• Promozione dei principi di ecodesign nella progettazione dei prodotti di consumo;

• Utilizzo, solo in ultima istanza, di termovalorizzatori in grado di trasformare in energia i rifiuti

non recuperabili.

Programma per l’Emilia-Romagna

22

Vogliamo vuole ridurre l’impatto ambientale delle plastiche sul nostro territorio e nei nostri mari, dando priorità a queste proposte:

• Disincentivo all’utilizzo di plastiche non riciclabili (es. PVC, PETG, ecc.), quando il mercato

presenta soluzioni alternative più ecologiche;

• Incentivi all’utilizzo di plastica riciclata non solo in ambito industriale, ma soprattutto destinati ai

consumatori, focalizzandoci quindi su PET, PE, PP e PS;

• Incentivi alla ricerca e sviluppo per l’identificazione di sistemi per il riciclo chimico anziché

fisico (come oggi avviene nella maggior parte dei casi) delle plastiche;

• Creazione di una task-force regionale che coinvolga l’intera filiera produttiva (produttori dei

granuli di plastica, aziende che utilizzano imballi primari e secondari di plastica, smaltitori,

consumatori, ecc.) per favorire il coordinamento offerta-domanda di plastica riciclata;

• Installazione sperimentale di barriere artificiali sul Po ed i suoi principali affluenti per il recupero

della plastica dai fiumi.

Sostenibilità

23

3. Includere criteri finanza sostenibile per Aziende e Regione

Situazione attuale: ad oggi l’erogazione di fondi pubblici non è soggetta alla valutazione degli impatti

ambientali e sociali delle attività finanziate, a parziale eccezione delle opere infrastrutturali (es. VIA, VAS,

ecc.). La generazione di esternalità positive sul territorio non dipende solo dalla buona volontà del

settore pubblico. Occorre coinvolgere anche il settore privato affinché si crei la consapevolezza

necessaria relativa agli impatti ambientali e sociali generati: un territorio è competitivo solo se sono

competitive le aziende che vi operano, e viceversa.

La stessa Commissione Europea sta lavorando all’inclusione di parametri sociali ed ambientali nelle scelte

finanziarie, la cosiddetta Finanza Sostenibile.

Vogliamo diventare la prima Regione a includere criteri sociali ed ambientali nell’erogazione di fondi pubblici ad imprese e privati,

tramite:

• Inclusione di parametri ESG1 (Environmental, Social e Governance) nei criteri di erogazione dei

fondi pubblici, definendo soglie e criteri minimi ambientali e sociali per i soggetti richiedenti;

• Elaborazione di criteri per la valutazione delle esternalità positive e negative generate dai

progetti finanziati con denaro pubblico;

• Obbligo per le imprese che ricevono fondi pubblici di rendicontare gli impatti ambientali e sociali

positivi e negativi legati ai progetti finanziati con denaro pubblico;

• Identificazione delle priorità su cui Regione e imprese possono creare sinergie, utilizzando

metodologie riconosciute (ad esempio il Benessere Equo e Sostenibile - BES - di ISTAT/CNEL);

1 https://www.investopedia.com/terms/e/environmental-social-and-governance-esg-criteria.asp

Programma per l’Emilia-Romagna

24

• Inclusione dei parametri ESG nelle attività di acquisto da parte degli enti pubblici, dando

maggiore concretezza ai principi di “green procurement”;

• Inclusione del principio di circolarità ai fini dell’erogazione dei fondi regionali per quanto riguarda

tutte quelle attività che possono attivamente contribuire ad uno sviluppo sostenibile.

Vogliamo aumentare la consapevolezza delle Aziende circa gli impatti da loro generati, tramite:

• Obbligo di rendicontazione pubblica dei principali impatti ambientali e sociali per le aziende con

oltre € 40mln di fatturato e più di 250 dipendenti, con particolare attenzione alle emissioni

dirette ed indirette di CO2 in atmosfera;

• Definizione di piani di miglioramento e mitigazione degli impatti climatici delle suddette aziende.

Vogliamo investire e sviluppare un efficace ecosistema di Società Benefit, tramite:

• Una maggiore diffusione e conoscenza sull’importanza di fare profitti rispettando ambiente

e società;

• Introduzione di un registro regionale delle Società Benefit al fine di facilitare lo scambio di

esperienze tra attori locali.

Sostenibilità

25

4. Tutelare il nostro territorio

Situazione attuale: la percentuale di popolazione esposta al rischio di alluvioni è aumentata nel corso

degli ultimi anni (64%, rispetto all’11% di media nazionale). Un indicatore che evidenzia quanto la nostra

Regione sia vulnerabile rispetto ai rischi legati al cambiamento climatico. Ad esso si affianca la necessità

di ridurre il suolo consumato. Attualmente solo il 9,9% del territorio è impermeabilizzato, un dato che fa

dell’Emilia- Romagna la quarta regione più impermeabilizzata d’Italia, con + 381 ettari di ulteriore suolo

consumato nel solo 2019 (Rapporto ISPRA, 2019).

La stessa percezione dei cittadini rispetto all’ambiente in cui vivono è peggiorata negli ultimi 3 anni di

oltre 5 punti percentuali, così come è aumentata la preoccupazione dei cittadini per la perdita di

biodiversità.

Vogliamo una maggior tutela del nostro territorio per un progressivo adattamento ai cambiamenti climatici, tramite:

• Investimenti per mettere in sicurezza il territorio regionale, con progetti (infrastrutturali e di

manutenzione ordinaria), definiti di concerto con le comunità locali ed in accordo con la

programmazione nazionale in merito alla gestione del rischio (idrogeologico, sismico ecc.), che

prevedano e limitino l’impatto degli eventi naturali;

• Maggior cura del territorio attraverso progetti di gestione ordinaria delle risorse e

manutenzione continuativa del patrimonio naturale da parte delle comunità e degli enti

preposti;

• Superamento della logica emergenziale e commissariale verso una programmazione regionale

di lungo periodo, nel rispetto dei programmi e linee guida nazionali.

Programma per l’Emilia-Romagna

26

Vogliamo superare il concetto di consumo di suolo in favore di quello, più sostenibile, di produzione di suolo, tramite:

• Politiche di contenimento dei processi di urbanizzazione a carattere dispersivo tra cui

densificazione, contenimento e rigenerazione del patrimonio edilizio esistente;

• Riduzione a zero della trasformazione del terreno agricolo e forestale in suolo edificabile, ai fini

del raggiungimento e dell’anticipazione degli obiettivi posti dalla Commissione UE sul consumo

zero per il 2050;

• Promozione e incentivazione dei processi di recupero, riuso e rigenerazione delle aree dismesse

attraverso un sistema di sostegno e una fiscalità favorevole;

• Conversione, quando possibile, del suolo già edificato in terreno agricolo/forestale ai fini di

ridurre la superficie impermeabilizzata regionale, con previsione di un sistema di premialità sia nei

confronti dei privati che delle amministrazioni locali che attuano positivamente tali politiche.

Sostenibilità

27

5. Promuovere un’agricoltura con al centro l’uomo ed il suo ambiente

Situazione attuale: L’agricoltura è un settore chiave per l’Emilia Romagna, con una produzione lorda

vendibile di 4,7 miliardi di euro nel 2018. Il comparto agricolo impiega quasi 70.000 addetti e fornisce

prodotti di eccellenza esportati in tutto il mondo 2. L’agricoltura emiliano-romagnola è sostenuta da

interventi mirati dell’Unione Europea, co-finanziati dalla Regione e dallo Stato - alla fine del 2018 sono

state messe al bando 1 miliardo di risorse tramite il Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020. Sebbene un

settore all’avanguardia, l’agricoltura in Emilia-Romagna sta affrontando una serie di sfide che possono

influenzare negativamente l’intero comparto - in primis lo sfruttamento intensivo delle risorse come i

nostri suoli o le acque, e i fenomeni atmosferici sempre più estremi causati dal cambiamento climatico;

la difficoltà di rimanere competitivi in un mercato globale; l’esigenza di sposare in fretta l’innovazione

tecnologica (inclusa l’automazione) per migliorare i cicli produttivi.

I produttori agricoli emiliano-romagnoli faticano a fare reddito. Alcuni settori, come la frutticoltura,

stanno attraversando una profonda crisi 3. I consumatori, bombardati di informazioni contrastanti, sono

lasciati con la responsabilità di individuare i prodotti più sostenibili.

Vogliamo promuovere un’agricoltura di qualità, sostenibile e che tuteli la propria agro-biodiversità, per diventare la Regione con il più alto numero di

prodotti riconosciuti di qualità con un ecosistema vitale ripristinato e migliorato, ricco di biodiversità, tramite:

• Identificazione e rafforzamento delle pratiche agricole veramente sostenibili, in base all’area

di produzione e al prodotto, riconosciute a livello regionale;

2 https://statistica.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/documenti_catalogati/il-sistema-agro-ali mentare-dellemilia-romagna-rapporto-2018

3 https://www.agrisole.ilsole24ore.com/art/regioni/2019-08-30/agrisole-conad-maltempo-e-cimice-asiatica-tempesta-p erfetta-l-ortofrutta-163536.php?uuid=AC0Ps8g&refresh_ce=1

Programma per l’Emilia-Romagna

28

• Promozione di schemi produttivi innovativi, come ad esempio agroecologia, agricoltura

rigenerativa, trasformazione sostenibile dei prodotti;

• Definizione e riconoscimento di sistemi alimentari di qualità (SAQ), certificati e riconosciuti in

un albo regionale;

• Attuazione di campagne mirate per favorire il riconoscimento locale, nazionale e internazionale

dei prodotti di eccellenza emiliano-romagnoli, inclusi DOP, IGP e prodotto di montagna.

• Incentivare iniziative di educazione del consumatore per stimolare acquisti consapevoli rispettosi

dell’ambiente e delle pratiche sociali.

Vogliamo una Regione con il più alto numero di imprese agricole verdi e competitive a impatto positivo sulle risorse regionali che rispetti

l’ambiente, i lavoratori, il benessere animale, e in grado di migliorare la produttività dei nostri territori, tramite:

• Riduzione del carico di burocrazia per le imprese agricole e riduzione al minimo dei costi per gli

adempimenti obbligatori;

• Facilitazione e miglioramento delle pratiche leali e sostenibili in filiera con particolare tutela

del produttore;

• Supporto alle aziende agricole che vogliano esplorare la multifunzionalità4, con un’attenzione

particolare alle finalità sociali, di integrazione, salvaguardia, promozione delle risorse con

modalità ancora sottorappresentate, come ad esempio gli agri-asili (asili che si sviluppano negli

ambienti dell’azienda agricola);

• Incremento della produzione di energie rinnovabili in agricoltura e pratiche di sequestro del

carbonio e altri gas climalteranti;

4 https://www.reterurale.it/downloads/Agriturismo_multifunzionalit%C3%A0.pdf

Sostenibilità

29

• Incentivazione di ricerche e studi sulla natura e prevalenza delle pratiche sleali o illegali in

agricoltura in regione, come le agromafie, il caporalato e lo sfruttamento della manodopera

stagionale, per poter impostare piani di controllo in merito.

Vogliamo, al fine di migliorarne l’attrattività, aree rurali vivibili e dinamiche, in grado di coniugare qualità di vita con opportunità di lavorare senza dislocarsi, tramite:

• Garanzia di penetrazione e utilizzo alla banda ultra larga in tutte le zone rurali, incluse quelle

montane e garanzia di pacchetti di utilizzo competitivi;

• Fornitura di servizi primari nelle zone rurali per permettere alle famiglie di rimanere nel territorio

intraprendendo diversi tipi di carriere e favorendo lo sviluppo di servizi anche amministrativi per

i cittadini;

• Esplorazione di nuove possibilità di coltivazioni, trasformazione e fornitura di prodotti in zone

rurali, collinari e montane in rapporto sinergico con i centri urbani;

• Promozione delle esperienze di gestione comunitaria - cooperativa del territorio;

• Miglioramento dell’attrattività turistica e della possibilità di fruizione dei territori rurali

regionali attraverso la diversificazione dell’offerta turistica eco-sostenibile e ad impatto positivo

sulle comunità rurali.

Vogliamo favorire il ricambio generazionale in agricoltura, affinché nella nostra Regione la forza propulsiva del settore agricolo sia giovane. che collabori con il territorio e il suo tessuto socio-economico e

ambientale, tramite:

• Agevolazioni all’accesso alla terra per i giovani agricoltori tramite strumenti finanziari e

ridistribuzione terreni confiscati o di recente bonifica;

Programma per l’Emilia-Romagna

30

• Lancio di progetti di tutoraggio e accompagnamento tra le vecchie e nuove generazioni di

agricoltori, per evitare la perdita di preziose conoscenze, riscoprire tradizioni e tecniche colturali;

• Finanziamento di progetti formativi per avviare gruppi di giovani agricoltori a intraprendere

percorsi innovativi in agricoltura;

• Promozione e finanziamento di gruppi di giovani con diverse competenze finalizzati alla

creazione di imprese innovative fondate sulla collaborazione, cooperazione ed aggregazione di

competenze.

Vogliamo incentivare le azioni di mitigazione e ridurre l’impatto ambientale, perché l’agricoltura sia uno strumento a supporto dell’ambiente per una regione ricca

di biodiversità e a impatto zero, tramite:

• Supporto alla riforestazione, con il mantenimento della possibilità di riconvertire a terreno

agricolo dopo un certo intervallo di tempo;

• Supporto all’installazione e al mantenimento di corridoi ecologici e aree naturalistiche nei pressi

di fondi agricoli;

• Sviluppo di un piano di controllo a livello regionale per la prevenzione dei danni da fenomeni

atmosferici (con particolare attenzione ai corsi d’acqua) e fauna selvatica;

• Investimenti nella prevenzione idrogeologica e degli incendi ai fini di ridurre il loro impatto sulle

comunità locali.

Proponiamo politiche agricole e di sviluppo rurale in grado di migliorare la situazione socio-economica

esistente nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, nel quadro normativo Europeo (PAC 2014-

2020 e 2021-2017), nello spirito della Strategia europea sulla Bioeconomia e degli obiettivi posti

dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Istruzione, formazione e lavoro

31

Istruzione, formazione e lavoro

Vogliamo facilitare lo sviluppo delle nuove professionalità e l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso

l’agevolazione del diritto allo studio e gli investimenti in ricerca e innovazione, possibile grazie al miglior

impiego possibile dei fondi europei, nazionali e regionali a disposizione. A tal fine abbiamo individuato 4

linee di intervento:

1) Investire nell’istruzione e nella formazione;

2) Rafforzare la ricerca e l’innovazione;

3) Proporre una regolamentazione contro i fenomeni di speculazione abitativa, per assicurare la

possibilità di abitazione alle fasce studentesche più deboli tramite borse di studio;

4) Implementare le reti telematiche e l’accesso ai fondi europei per la scuola primaria e

secondaria.

Programma per l’Emilia-Romagna

32

1. Investire nell’istruzione e nella formazione

La situazione attuale: ad oggi, dei 786,2 milioni del Fondo sociale europeo, 490 sono destinati

all’occupazione giovanile, 157 all’inclusione sociale e alla lotta per la povertà e 108 all’istruzione e alla

formazione, mentre dei 481,8 milioni del Fondo europeo di sviluppo regionale, 140 sono destinati alla

Ricerca e all’Innovazione.

Il divario nella ripartizione dei fondi è la spia dello scollamento tra il mondo della formazione e quello del

lavoro: destinare 490 milioni del FSE all’occupazione giovanile e 108 milioni del FESR all’istruzione ricalca

politiche di emergenza che non risolvono il problema nel lungo termine.

Vogliamo l’inclusione sociale delle fasce più deboli attraverso la formazione e l’occupazione, possibile lavorando sui seguenti assi:

• Promozione dell’occupazione e sostegno alla mobilità professionale dei lavoratori, in particolare

di chi si trova ai margini del mercato del lavoro (disoccupati di lunga durata e giovani che non

studiano e non lavorano) con uno sforzo specifico per garantire alle donne pari opportunità;

• Inclusione sociale delle persone in condizioni di svantaggio;

• Investimenti su industria 4.0 nei vari settori industriali di maggiore interesse per la Regione (es.

Agroalimentare, Automotive, Biomedicale, Manifatturiero, etc.), soprattutto per quanto

riguarda l’innovazione per le imprese e la formazione del capitale umano.

Vogliamo una Regione che garantisca a tutti i cittadini pari diritti e opportunità dove gli ammortizzatori sociali siano un’eccezione. Questo è possibile tramite:

• Una reale rete tra Università e mercato del lavoro per la formazione di soggetti che abbiano

competenze in merito alle nuove tecnologie;

• Tavoli di concertazione tra enti di formazione, Università, imprese e sindacati;

Istruzione, formazione e lavoro

33

• Maggiori investimenti regionali e spesa dei fondi europei5 su Formazione/Ricerca/Innovazione

orientati in un’ottica di full employment;

• Dialogo tra Università e imprese per l’individuazione del fabbisogno di figure professionali e

conseguente creazione di percorsi di formazione idonei, favorendo una maggiore occupazione

qualificata a tutti i livelli senza la dispersione di risorse economiche e di capitale umano;

• Risposta alle nuove frontiere dell’industria 4.0, per evitare che l’innovazione tecnologica porti a

nuove forme di disoccupazione, attraverso la riqualificazione di figure professionali

tradizionali e l’introduzione di quelle tecnologicamente qualificate, evitando lo shock del Gap

generazionale per i lavoratori già inseriti, e agevolarne il turn over.

5 Dal Patto sociale 2015: «Un contributo fondamentale alle opportunità di ER Educazione e Ricerca Emilia-Romagna proviene dal Fondo sociale europeo (Fse), uno dei fondi strutturali dell’Unione europea. Le risorse del Fondo sociale europeo vengono stanziate per periodi di 7 anni. Per il 2014/2020 la Regione Emilia-Romagna ha elaborato la propria strategia di programmazione delle risorse disponibili, pari a 786 milioni di euro di risorse europee, nazionali e regionali. Tale strategia, che sta alla base del Programma Operativo (PO) Fse regionale, è stata condivisa con le istituzioni e le parti sociali del territorio, a partire da una duplice priorità: garantire che nella nostra regione tutti i cittadini abbiano pari diritti di acquisire conoscenze e competenze ampie e innovative e di crescere e lavorare esprimendo al meglio le proprie potenzialità e, al contempo, fare in modo che l’offerta formativa finanziata dal Fse risponda sempre più e sempre meglio ai fabbisogni di competenze necessari all’innovazione e alla qualificazione delle imprese emiliano-romagnole».

Programma per l’Emilia-Romagna

34

2. Rafforzare la ricerca e l’innovazione

La situazione attuale: nel 2020, secondo gli obiettivi europei, il 3% del PIL dovrà essere investito in

ricerca e sviluppo. L’Italia è lontana, ad un 1.4%, mentre l’Emilia-Romagna, dal canto suo, è seconda tra

le regioni italiane con il 2% (dietro al Piemonte con il 2.2%) potendosi, quindi, considerare virtuosa nel

contesto nazionale, sebbene ampiamente sotto la soglia UE.

L’Italia, attualmente, ha il 3.1% della propria forza lavoro impegnata in fascia HTC (High Technology);

l’Emilia- Romagna ne ha il 3.3%, contro una media EUR 15 del 4.2%. Di queste, solo l’1% è nel settore

manifatturiero, in linea con l’1.1% dell’EUR 15 e dello 0,9% italiano. Sommando però il settore Mid-Tech

arriviamo a un 10.2%, valore notevole se confrontato con la media EUR 15 (5.6%) e quella italiana (6.2%).

Un dato interessante è il numero di persone con un livello di istruzione pari alla laurea, o superiore, che

lavora nel settore dell’alta tecnologia: Il 62.3% dell’EUR 15 è lontano dalla media italiana del 40.7% e del

nord Italia del 39%.

Vogliamo aumentare il numero di figure altamente specializzate impiegate nell’industria hi-tech rispetto alla media europea, lavorando sui

seguenti assi:

• Capacità di attrarre in regione dipartimenti di R&D tramite incentivi e formazione di figure

idonee;

• Riduzione del gap formazione-lavoro per evitare di preferire l’assunzione di figure meno

qualificate (più economiche) da formare internamente alle imprese a discapito di quelle già

altamente qualificate;

• Disincentivo dell’abbandono, quindi incentivando, i giovani laureati a rimanere in Regione

anche dopo il ciclo degli studi e nel contempo e aumentando il numero di iscrizioni all’Università

(solo ⅓ dei giovani emiliano-romagnoli si iscrivono all’università dopo la scuola secondaria).

Istruzione, formazione e lavoro

35

Vogliamo garantire l’equilibrio nel mercato del lavoro, in quanto la

costante innovazione tecnologica porterà a una progressiva trasformazione dei contesti professionali,

modificandone gli equilibri. Questo sarà possibile tramite;

• Attrazione delle aziende top-tier nel territorio e incentivo alla crescita dell’imprenditoria più

virtuosa con bandi e premi;

• Aumento del numero di iscritti negli atenei regionali, perfezionando gli strumenti di

orientamento e agevolando economicamente l’accesso agli stessi;

• Adeguamento costante della formazione in modo da compensare il mutamento degli skill-set

necessari per l’accesso alle professioni;

• Costituzione, in collaborazione con l’Università, di un organo di vigilanza che crei percorsi di

aggiornamento per i lavoratori che si ritroveranno in mansioni che tenderanno a scomparire.

Programma per l’Emilia-Romagna

36

3. Implementare le reti telematiche e accesso ai fondi europei per la scuola primaria e secondaria

La situazione attuale: L’Emilia-Romagna si distingue come regione eccellente per quello che riguarda

la richiesta e l’ottenimento di fondi europei nell’ampio settore dei progetti Erasmus+ (Ka1, Ka2,

eTwinning, Progetti PON).

Vogliamo garantire la fruizione delle reti telematiche e incrementare

ulteriormente l’accesso ai fondi europei per tutti i gradi d’istruzione. Questo è possibile lavorando sui

seguenti assi:

• Garanzia di un efficiente accesso alle reti telematiche;

• Agevolazione dell’accesso ai fondi europei per realizzarne tutte le potenzialità attraverso un uso

consapevole.

Vogliamo diventare una Regione connessa ed europea, promuovendo la

pluralità dell’istruzione e della formazione per gli studenti, i docenti e lo staff amministrativo. Questo

è possibile tramite:

• Metodologie di lavoro innovative in modalità BYOD (Bring Your Own Device);

• Formazione in Europrogettazione fra docenti e amministratori nel modo più capillare possibile;

• Counseling e tutoraggio sia in fase di scelta, sia di stesura e sviluppo di un progetto europeo

attraverso o un team regionale di esperti, o esperti presso gli Uffici Scolastici Territoriali;

• Facilitazione delle procedure, in particolare quelle che riguardano la gestione dei progetti Piani

Operativi Nazionali (PON);

Istruzione, formazione e lavoro

37

• Facilitazione dei processi di internazionalizzazione dei piani didattici, con il coinvolgimento del

corpo docente, anche attraverso l’attuazione di nuove pratiche di insegnamento (didattica

inclusiva, l’approccio alla pari ecc.), già ampiamente utilizzate nell’ UE.

Programma per l’Emilia-Romagna

38

4. Regolare i fenomeni di speculazione abitativa per assicurare la possibilità di abitazione a quelle fasce studentesche più deboli tramite l’assegnazione di borse di studio

La situazione attuale: in Emilia-Romagna, a conferma dell’attrattività dell’offerta formativa e dei servizi

resi disponibili, su quasi 150 mila studenti iscritti complessivamente ai quattro atenei della regione, circa

100 mila sono gli studenti fuori sede e di questi quasi 63 mila provengono da altre regioni.

Attualmente il fabbisogno di posti letto è superiore alla disponibilità garantita dall’azienda regionale per

il diritto agli studi superiori Er.Go, che mette a disposizione 1.831 posti alloggio per le sedi dell’Università

di Bologna, 618 per l’ateneo di Parma, 755 per l’Università di Modena e Reggio Emilia (di cui 131 a Reggio)

e 298 a Ferrara.

Nonostante gli sviluppi in questo senso6, con la costruzione di nuovi studentati, la situazione rimane

problematica, soprattutto per quanto riguarda grossi centri come Bologna e Modena. Problemi

particolari rappresentano le molteplici soluzioni abitative non in regola e la speculazione

abitativa/turistica di Airbnb.

In questa sede risulta molto utile lo studio realizzato dall’Istituto Cattaneo per il mercato bolognese sulle

condizioni di abitabilità della città, riguardo all’evasione fiscale sugli affitti e ad Airbnb7.

Ciò ha portato a una stretta “formale” ai cosiddetti Host pigliatutto (coloro che comprano case con il solo

fine di affittarle su Airbnb) instillando un codice identificativo per le licenze (il cd. CIR) adottato anche

dalla regione Emilia-Romagna8.

6 https://magazine.unibo.it/archivio/2019/04/01/diritto-allo-studio-sei-nuovi-studentati-unibo-a-bologna-imola-forli-e-rimini

7 http://www.cattaneo.org/wp-content/uploads/2018/04/Indagine-sul-mercato-degli-alloggi-in-locazione-Bo.pdf

8 https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/airbnb-1.4702511

Istruzione, formazione e lavoro

39

Vogliamo sviluppare l’istruzione e la ricerca nella Regione tramite:

• Garanzia dell’abitazione a quelle fasce studentesche più deboli tramite borse di studio;

• Regolamentazione contro i fenomeni di speculazione abitativa.

Vogliamo tutelare e garantire il diritto allo studio combattendo il mercato immobiliare abusivo, tramite:

• Lotta regionale contro gli affitti in nero, tramite un alleggerimento della burocrazia e delle

tasse da pagare per registrare gli appartamenti. Intendiamo potenziare il rapporto di

collaborazione fra le Università e il sistema di allocazione degli studenti nelle città. L’Università

può giocare un ottimo ruolo di mediatore tra locatori e affittuari, creando un registro di locazioni

che possa garantire agli studenti una ricerca immediata e sicura. In questo modo anche i locatori

avrebbero la certificazione, attraverso il timbro dell’istituto, di stipulare contratti per studenti,

con le conseguenti agevolazioni fiscali. Questi accordi, facendo riferimento all’art. 5, co. 3, l.

493/1998, sono ancora facoltativi. È nostra intenzione, attraverso tale registro, garantire un

numero minimo di contratti per studenti in proporzione alla popolazione di studenti fuori-sede,

oltre ad incentivarne altri tramite agevolazioni fiscali e l’impiego di fondi europei. A Bologna, ad

esempio, che ospita il maggior numero di studenti, e vede una situazione problematica in tema

di abitabilità, esiste già una cosiddetta “Vetrina alloggi” e un registro delle locazioni9. È nostra

premura potenziare e pubblicizzare questi strumenti che ad oggi sembrano solo accessori;

• Trovare situazioni abitative anche nei comuni limitrofi a quelli che ospitano le Università: ci

proponiamo di indagare soluzioni abitative in Emilia-Romagna che coinvolgano comuni più piccoli

e vicini a quelli che ospitano l’Università: una soluzione per combattere il rincaro degli affitti e

sviluppare l’economia di quelle realtà piccole che stanno lentamente scomparendo. In questo

senso prendiamo ispirazione dall’iniziativa lodevole del comune di San Benedetto Val di Sambro

9 https://www.unibo.it/it/servizi-e-opportunita/borse-di-studio-e-agevolazioni/alloggi-e-sportello-registrazione-affitti/%20sportello-registrazione-affitti-1/sportello-registrazione-affitti-Bologna

Programma per l’Emilia-Romagna

40

che ha offerto agli studenti dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna affitti a prezzi bassi

e la possibilità di ottenere abbonamenti gratuiti del treno per gli spostamenti10;

• Erogazione di fondi per le borse di studio, continuando la buona pratica dell’attuale

amministrazione;

• Potenziamento di Er.Go;

• Riutilizzo di strutture abbandonate.

10 https://www.bolognatoday.it/cronaca/case-studenti-san-benedetto-val-sambro.html

Istruzione, formazione e lavoro

41

5. Promuovere la democrazia partecipativa e deliberativa all’interno dell’Emilia-Romagna

La situazione attuale: la legge che regola, ad oggi, la partecipazione è la L.R. 15/2018. Tra i suoi obiettivi

(Capo I, art.2) si prevede il “valorizzare e diffondere l'utilizzo di piattaforme tecnologiche, metodologie e

strumenti anche di carattere digitale, quali necessari canali di informazione e comunicazione al servizio della

partecipazione democratica dei cittadini”; ancora, il “realizzare un sistema partecipativo coerente e

omogeneo sul territorio, valorizzando le migliori pratiche ed esperienze di partecipazione e promuovendone

la conoscenza”.

Rendere il cittadino più coinvolto e responsabile tramite la democrazia partecipativa e deliberativa è una

questione che ha un ruolo di primaria importanza nelle politiche di Volt. Così vogliamo che sia anche

nell’amministrazione dell’Emilia-Romagna. Scopo del nostro partito è aumentare le possibilità dei

cittadini di influenzare la politica in modo partecipato ed informato, al di là del solo momento elettorale.

Attraverso confronti costruttivi che impegnino in prima persona ad occuparsi della “cosa pubblica”, ci

prefiggiamo di avvicinare i cittadini alle istituzioni non solo regionali, ma anche nazionali ed europee. In

questo senso:

Vogliamo rafforzare gli strumenti digitali già esistenti e:

• Il potenziamento dell’Osservatorio Partecipazione, che raccoglie le iniziative a livello

comunale di democrazia partecipativa. Volt intende renderlo un vero e proprio punto di

riferimento di tutte le occasioni locali di partecipazione e deliberazione. Tuttavia, Volt crede che

il ruolo della Regione non debba essere quello di puro “osservatore”: la Regione deve essere un

vero e proprio soggetto garante della realizzazione delle iniziative partecipate promosse a livello

locale e della loro qualità, nonostante la necessità di mantenere la pluralità di tali processi. Già

oggi la Regione promuove il portale “Io Partecipo+”, ove si possono reperire le informazioni

online in merito alle iniziative di coinvolgimento di enti locali e cittadini da parte della Regione;

Programma per l’Emilia-Romagna

42

• La creazione di un portale di informazione unico per aumentare visibilità, comprensione e

completezza sul modello della buona pratica che è stata “Partecipa Toscana”11.

Vogliamo aumentare le occasioni di coinvolgimento cittadino da parte della Regione stessa, attraverso le già esistenti cosiddette “comunità di pratiche partecipative”, tramite:

• Costruzione di un sempre maggior numero di “chiamate alla partecipazione” per i cittadini,

attraverso il portale suddetto, creando una connessione diretta fra quelle che sono le idee di un

singolo gruppo di cittadini e i fondi stanziati dalla Regione, progettati e controllati dal “tecnico

di garanzia” della partecipazione. Al giorno d’oggi queste chiamate regionali sono in numero

inferiore a quello necessario per coinvolgere un numero sufficiente di cittadini e ottenere

risultati considerevoli;

• Attenzione in queste assemblee partecipative sui temi ritenuti di primaria importanza, in

merito ai quali i cittadini potrebbero apportare non solo delle esperienze personali e di

conoscenza del territorio, ma anche delle abilità concrete nel compiere buone pratiche. Esempi

sono dunque il coinvolgimento dei cittadini nelle tematiche ambientali, per sensibilizzare la cura

delle risorse che offre il territorio, e nelle tematiche inerenti al lavoro e ai diritti sociali;

• Promozione di collaborazioni con gli istituti universitari, fondamentali per rinsaldare la rete civica

nelle città, allo scopo di veicolare un’informazione attinente alle deliberazioni sempre più

corretta e completa, coinvolgendo anche esperti nei vari campi attinenti alle specifiche proposte

oggetto di procedure deliberative;

• Promozione della partecipazione all’interno delle stesse istituzioni regionali, coinvolgendo tutti

i dipendenti in un continuo flusso di idee che possano migliorare l’efficienza e la sostenibilità

sociale ed ambientale degli Enti dipendenti dalla regione.

11 http://open.toscana.it/web/partecipa/idea

Sanità

43

Sanità

Vogliamo una sanità pubblica che, nel 2050, sia basata sulla prevenzione piuttosto che sulla cura e che

consideri la salute mentale parte integrante delle sue priorità, senza alcuno stigma; un accesso alle cure

che sia davvero universale, capillare sul territorio ed efficiente, con un approccio pro-attivo, grazie a varie

proposte di promozione della salute, e facilitato dall’utilizzo di strumenti innovativi, quali il Fascicolo

Sanitario Elettronico 2.0; una Regione che non sia più solo modello per l’Italia, ma che diventi un modello

di riferimento per l’Europa per metodi e risultati.

Per raggiungere questo obiettivo riteniamo che si debba agire in quattro direzioni principali:

• Promuovere uno stile di vita sano a 360 gradi;

• Rafforzare ed estendere programmi di prevenzione;

• Incentivare l’innovazione tecnologica in ambito sanitario;

• Facilitare l’accesso alle visite ed alle terapie.

Programma per l’Emilia-Romagna

44

1. Promuovere uno stile di vita sano a 360 gradi

Situazione attuale: la speranza di vita in buona salute alla nascita in Emilia-Romagna nel 2017 è stata

valutata in 61,3 anni, valore sensibilmente maggiore rispetto alla media italiana (58,7 anni). Inoltre la

speranza di vita senza limitazioni superati i 65 anni (ovvero il numero medio di anni che una persona può

aspettarsi di vivere senza limitazioni nelle proprie attività per problemi di salute) è di 10,3 anni, di 0,6 anni

maggiore rispetto alla media nazionale. Questi dati, associati ad un indice di salute mentale superiore

alla media italiana di 2,81 punti percentuali, dipingono uno stato di salute complessivo che in Emilia-

Romagna è superiore alla media di tutte le regioni italiane.

Vogliamo una Regione che dia forte priorità alla promozione di una vita sana, sia dal punto di vista fisico che mentale, fin dai primi anni di vita,

tramite:

• Creazione di progetti di promozione di stili di vita sani, sia informativi che formativi, per le

scuole dell’infanzia, primarie e secondarie;

• Accesso a mense scolastiche con pasti vari, completi e a basso costo; le mense delle scuole

dell’infanzia e delle scuole primarie devono diventare un’occasione di educazione alimentare e

non di mera nutrizione;

• Potenziamento e maggiore accessibilità ai consultori per un target più ampio di popolazione, che

includa sia gli adulti che i ragazzi, soprattutto per quanto riguarda gli ambiti alimentare, di

prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e della contraccezione; l’accesso su

prenotazione deve essere potenziato e reso possibile tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico

2.0;

• Istituzione di una rete territoriale di equipe multidisciplinari per seguire il cittadino su temi di

salute a 360°. Le equipe devono essere formate da varie figure professionali: da quelle classiche

come i medici di base, i pediatri di libera scelta, gli infermieri, e da figure innovative come gli

psicologi di base e i tecnici di riabilitazione psichiatrica, per promuovere anche il benessere

Sanità

45

psichico del cittadino e ridurre significativamente lo stigma associato alle problematiche di salute

mentale;

• Riconoscimento maggiore del ruolo dei medici di medicina generale, facilitando l’accorpamento

di più studi medici e l’accesso a nuove tecnologie e strumentazioni, come elettrocardiografi o

ecografi, così da migliorare la gestione sul territorio delle patologie prevalenti nella popolazione

e favorire una maggior aderenza terapeutica dei pazienti. Inoltre è necessario potenziare le

procedure di assistenza domiciliare nelle patologie croniche per una miglior qualità di vita del

paziente.

Programma per l’Emilia-Romagna

46

2. Rafforzare ed estendere programmi di prevenzione

Situazione attuale: per quanto riguarda i programmi di prevenzione, l'Emilia-Romagna si presenta come

una regione virtuosa. Ne è prova la copertura del vaccino per il papilloma virus, caratterizzato da una

copertura al 31/12/2018 tra le ragazze tra il 75 e l'80%, mentre tra i ragazzi dodicenni nati nel 2006

l'adesione alla prima dose di ciclo vaccinale è stata del 67,4%. Inoltre, secondo i dati del progetto PASSI

del triennio 2015-2018, la popolazione sedentaria in regione è il 23.4% contro il 34.5% della media italiana,

anche se ci sono varie regioni e province autonome con percentuali largamente migliori.

Infine, molto deve essere fatto per contrastare l'impatto dell'inquinamento ambientale sulla salute, in

quanto l'Emilia-Romagna è seconda solo alla Lombardia per la mortalità attribuibile a PM2,5 (124 casi su

100000 nel 2005 secondo il progetto VIIAS).

Vogliamo una Regione che basi il benessere dei cittadini sulla prevenzione piuttosto che sulla cura, tramite:

• Standardizzazione e potenziamento della vaccinazione gratuita contro HPV anche per gli

uomini, limitando la circolazione del virus e riducendo drasticamente i tumori della cervice

uterina;

• Promuovere l’istituzione di uno screening standardizzato per la depressione post partum, che,

oltre ai benefici in termini di salute per la madre e per il neonato, favorisca il ritorno delle neo-

mamme al lavoro;

• Sviluppo di attività di contrasto alle dipendenze, in particolar modo al tabagismo, primo fattore

di rischio per il tumore del polmone, potenziando le collaborazioni tra servizio sanitario regionale

ed associazioni ed enti presenti sul territorio;

• Istituzione di palestre della salute sul modello veneto: l’implementazione di politiche atte a

promuovere l’attività fisica nella popolazione è essenziale per ridurre l’incidenza di patologie

cardiovascolari e diabete; inoltre ciò avrebbe ricadute positive sul benessere psicofisico generale

Sanità

47

della persona, soprattutto tra gli over 65, creando un contesto di facile socializzazione per questa

fascia d’età;

• Inquadramento delle attività di contrasto dell’inquinamento (sia dell’aria che delle acque)

come programma di prevenzione a favore della salute pubblica, al fine di aumentarne

significativamente la priorità all’interno delle politiche regionali;

• Introduzione di un sistema che favorisca lo sviluppo di un’agricoltura di qualità e che renda più

accessibili i suoi prodotti al fine di sostenere un’alimentazione sana, con risvolti positivi sulla

salute pubblica.

Programma per l’Emilia-Romagna

48

3. Incentivare l’innovazione tecnologica in ambito sanitario

Situazione attuale: nel 2015 in Emilia-Romagna risultavano attivi quattro programmi con lo scopo di

ripartire risorse economiche e personale qualificato nell'ambito della ricerca e innovazione applicato alla

sanità: il programma Regione-Università; il programma di Ricerca e Innovazione Emilia-Romagna; il

programma Fondo Regionale per la Modernizzazione; il programma per lo Sviluppo della Rete degli IRCCS.

Vogliamo una Regione in cui le tecnologie vadano oltre il solo supporto per l’attività degli operatori sanitari, divenendo la base di una sanità

pro-attiva che coinvolga direttamente il cittadino. Per fare ciò consideriamo essenziale:

• Potenziamento della dotazione tecnologica di ospedali e ambulatori al fine di aumentare

l’efficienza degli operatori;

• Sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, che migliori l’usabilità e la proattività dello

stesso sotto vari aspetti. Esso deve essere uno strumento in grado di migliorare la gestione e il

reminder degli appuntamenti, permettendo così la riduzione dei no-show ed il rescheduling degli

appuntamenti cancellati; inoltre deve diventare uno strumento che favorisca una maggior e

miglior condivisione del progetto terapeutico tra medico e paziente; infine deve esservi un

ampliamento dell’offerta, con l’inclusione di tutte le Aziende Sanitarie della regione e le

prestazioni effettuate presso queste;

• Avvio di un sistema di pagamento al momento della prenotazione delle prestazioni sanitarie

e di eventuale rimborso per le prenotazioni regolarmente cancellate. Anche in questo caso il

Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 può ricoprire un ruolo fondamentale.

• Aumento delle borse di specializzazione regionali in medicina generale e finanziamento di un numero maggiore di borse di studio per altre specialità in base alle esigenze della Sanità in Emilia- Romagna, così da avere personale esperto, che sappia usare al meglio le tecnologie presenti sul territorio e che sia pronto per l'ingresso nel mercato del lavoro. Inoltre si rende necessario prevedere delle misure per contrastare la rinuncia alle borse di specializzazione prima del tempo, per esempio bloccando l’accesso alle stesse per almeno due anni dalla data della rinuncia.

Sanità

49

4. Facilitare l’accesso alle visite specialistiche ed alle terapie

Situazione attuale: secondo il Rapporto "Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni

sanitarie nei sistemi sanitari regionali" in Emilia-Romagna l’attesa per accedere alle visite mediche è

mediamente di 30 giorni, quella per accedere ad esami diagnostici di 60 giorni. Questi dati dimostrano

una buona organizzazione della regione rispetto alla media nazionale, ma vi sono alcuni gruppi sociali

minoritari che hanno difficoltà ad accedere ai servizi sanitari, come le persone transessuali che seguono

una terapia ormonale sostitutiva (TOS).

Vogliamo una Regione che permetta ad ogni cittadino di accedere alla miglior qualità possibile dei servizi sanitari, a prescindere dalla situazione personale e sociale. Per permettere ciò riteniamo che sia necessario

intervenire nel particolare quanto nella gestione complessiva del sistema, tramite:

• Programmazione del sistema di gestione delle visite specialistiche e strumentali in base a

parametri quali il tipo di patologia e la residenza del paziente, con l’obiettivo di ridurre i tempi

d’attesa ed i costi per il trasporto degli infermi, grazie anche al supporto del Fascicolo Sanitario

Elettronico 2.0, di cui bisogna favorire la diffusione nella popolazione;

• Istituzione di processi di accreditamento dei medici che operano nelle strutture sanitarie

private convenzionate con il sistema sanitario regionale, così da assicurare prestazioni di qualità

elevata ed omogenea sul territorio; tutto ciò permetterà di ridurre la necessità di ripetere visite

o di dover intraprendere percorsi di approfondimento diagnostico non necessari;

• Creazione di programmi formativi sulla presa in carico delle persone in transizione di genere per

i medici di medicina generale e di tutto il personale sanitario. I medici di medicina generale, in

primo luogo, devono essere in grado di indicare il miglior percorso psicologico, endocrinologico

ed eventualmente chirurgico ai loro pazienti. La Regione Emilia-Romagna deve farsi promotrice

del riconoscimento delle persone in transizione di genere sotto ogni aspetto, innanzitutto

riconoscendo l’uso delle Terapie Ormonali Sostitutive in queste persone e semplificando

l’accesso alle stesse.

Come vogliamo realizzare il nostro programma?

51

Come vogliamo realizzare il nostro programma?

Vogliamo proporre una redistribuzione dei fondi europei, regionali e statali allocati all'Emilia-Romagna,

in modo da riflettere le priorità individuate nella vision e nel programma. Nell’attuale ciclo di

programmazione 2014-2020 la Regione investe molto di ciò che riceve dall’UE a sostegno del settore

economico e della competitività delle imprese. Questo di per sé fa onore all’amministrazione regionale

che è riuscita in questi anni a combattere gli effetti negativi della crisi. Va detto però che gli ingenti

investimenti a favore dell’economia regionale hanno creato delle lacune in altri settori nei quali le spese

sono risultate insufficienti.

Vogliamo che la Regione diventi un polo di attrazione per i fondi europei e che questi siano investiti in

luce di una maggiore attenzione a:

1. Tematiche ambientali, low carbon economy e sviluppo del territorio;

2. Inclusione sociale e lotta alla povertà;

3. Istruzione e formazione.

Programma per l’Emilia-Romagna

52

1. Come la Regione gestisce e investe i fondi europei

La situazione attuale: la regione Emilia-Romagna, per il ciclo di programmazione 2014-2020, gestisce

direttamente circa 2.5 miliardi di euro. Le risorse finanziarie a disposizione della Regione si compongono

di diversi fondi ai quali partecipano direttamente la Regione, lo Stato e l’Unione Europea. La Regione

gestisce questi fondi attraverso 3 strumenti chiamati POR (Programmi Operativi Regionali) che sono il

POR FESR, POR FSE e POR FEASR.

Per il periodo 2014-2020 l’Unione Europea ha messo a disposizione della Regione Emilia- Romagna circa

1 miliardo e 147 milioni di € divisi tra il Fondo Europeo di Sviluppo regionale (240,9 milioni), il Fondo

Sociale Europeo (393,1 milioni) e il Fondo di Sviluppo Rurale (513 milioni).

Inoltre, la Regione gestisce il fondo FEAMP col quale eroga contributi per realizzare attività per lo

sviluppo sostenibile della pesca e dell’acquacoltura, per la gestione delle flotte pescherecce e per

migliorare la conservazione degli stock ittici. Vanno infine ricordati gli interventi di cooperazione

FEASR1189 milioni48%

FESR481,8 milioni20%

FSE786,2 milioni32%

RIPARTIZIONE FONDI UE e REGIONALI

Come vogliamo realizzare il nostro programma?

53

internazionale in paesi in via di sviluppo, dove la Regione, in linea con l’Agenda ONU 2030, investe a

sostegno delle popolazioni locali.

Le risorse sono amministrate in maniera autonoma, ma sono vincolate a parametri europei decisi in

fase di negoziazione di bilancio. Infatti, affinché i fondi europei siano sbloccati, la Regione si impegna

a seguire le linee guida dettate dai regolamenti europei che hanno individuato, per il periodo 2014-2020

alcune aree di intervento ritenute di primaria importanza o decisamente sensibili per l’eurozona.

Alcune di queste aree sono ad esempio il sostegno alle PMI, l’innovazione, la lotta alla povertà. Oltre a

dover investire i fondi in specifiche aree tematiche, la Regione è anche vincolata da soglie minime di

investimento imposte dai regolamenti europei. Essendo la Regione Emilia-Romagna una delle regioni più

sviluppate dell’Eurozona, deve impiegare almeno l’80% dei fondi europei in almeno 2 priorità (come

individuate nei regolamenti) e almeno il 20% del totale deve essere investito per ridurre le emissioni di

carbonio.

Rispettati questi vincoli, la politica regionale può individuare quelle che ritiene le priorità principali del

suo territorio e investire di conseguenza. Questi fondi possono essere investiti in 2 modi. Da una parte

c’è l’iniziativa regionale, per cui la Regione gestisce i fondi in maniera autonoma attraverso bandi pubblici

che vadano a coprire le aree di interesse. Dall’altra la stessa Unione Europea può intervenire

direttamente saltando il tramite regionale per investire, sempre attraverso bandi pubblici, nel territorio.

Per il periodo 2014-2020, che corrisponde con l’attuale ciclo MFF12, la Regione ha individuato numerose

aree tematiche su cui intervenire e garantire investimenti. Ad ogni fondo infatti corrispondono specifiche

aree di intervento per le quali i programmatori regionali hanno allocato percentuali di spesa.

12 https://www.consilium.europa.eu/en/policies/eu-budgetary-system/multiannual-financial-framework/

Programma per l’Emilia-Romagna

54

2. Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

Il POR FESR è il documento programmatico che stabilisce la strategia regionale per l’investimento

delle risorse contenute nel Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Per il periodo 2014-2020 la regione

ha individuato 6 aree tematiche nelle quali investire i 481,8 milioni presenti nel fondo.

Si può notare come siano state privilegiate 3 aree di investimento rispetto alle altre, con una

concentrazione di fondi a sostegno del tessuto economico regionale. La voce che raggruppa più risorse

è quella di Ricerca e innovazione con il 29% seguita da Competitività (25%) e Low Carbon economy (22%).

Considerando che i regolamenti europei impongono almeno un 20% di spesa nella lotta all’emissione

di CO2, la Regione ha rispettato forzatamente i parametri, garantendo un investimento in minima parte

più alto rispetto alla soglia imposta. Il grosso delle risorse si è qui concentrato nella rivitalizzazione del

settore economico e del tessuto industriale. Sicuramente questo ha giovato ai fini della ripresa

economica, a discapito però di altre aree di investimento per le quali sono stati stanziati un minor numero

di fondi. Pur non negando l’importanza vitale di ingenti investimenti a sostegno del sistema produttivo,

Volt si impegna a focalizzare gli investimenti anche in altri settori.

Ricerca e Innovazioni29%

Sviluppo dell'Ict e attuazione dell'Agenda

digitale6%

Competitività ed attrattività del sistema produttivo

25%

Promozione della low carb economy

22%

Cvalorizzazione delle risorse artistche, culturali ed

ambientali8%

Città attrattive e partecipate6%

Assistenza tecnica4%

RIPARTIZIONERISORSE FESR

Come vogliamo realizzare il nostro programma?

55

Vogliamo una Regione competitiva, ma che sappia anche investire di più per la riduzione delle emissioni di carbonio e si proietti verso il futuro un digitale e alzando le soglie di investimento in particolare per:

• Attuazione dell’Agenda Digitale;

• Low Carbon Economy.

Il 6% del totale investito per l’attuazione dell’agenda digitale, sta ad indicare che si è ancora lontani dal

promuovere appieno il rinnovamento digitale delle imprese e la digital literacy dei cittadini. Inoltre, non

è sconosciuto ai più che l’Emilia-Romagna, data l’ingente presenza di industrie ed elevato traffico su

gomma, sia una delle regioni con più alti tassi di inquinamento dell’aria in Italia. Il fatto che la Regione si

sia impegnata solo con un 2% in più oltre la soglia minima di investimento per promuovere la Low Carbon

Economy sta ad indicare un minor interesse per lo sviluppo di nuovi sistemi produttivi meno inquinanti,

rispetto ai già esistenti metodi. Ciò non significa che la Regione non si stia impegnando a migliorare sia

la qualità dell’aria che a promuovere sistemi produttivi a minor impatto ambientale, ma potrebbe essere

fatto uno sforzo maggiore. Sembra che una ridistribuzione interna delle risorse allocate alle varie voci

possa essere la strada giusta per investire in ambiti ancora poco toccati.

Programma per l’Emilia-Romagna

56

3. Il Fondo Sociale Europeo

Il Fondo Sociale Europeo non è così strettamente vincolato da parametri europei come il FESR. Nell’ottica

di intervento nelle politiche sociali infatti, la Regione è libera di investire in maniera più autonoma. L’

Emilia- Romagna ha così individuato 5 assi di intervento con l’obiettivo di favorire l’occupazione,

l’inclusione sociale e la capacità amministrativa e istituzionale. Le Risorse a disposizione sono 786,2

milioni.

Per quanto riguarda il Fondo Sociale Europeo, oltre il 60% delle risorse viene investito a sostegno

dell’occupazione mentre cifre molto inferiori sono destinate all’istruzione e alla lotta alla povertà. Così

ingenti investimenti sottolineano sicuramente una criticità per quanto riguarda i livelli occupazionali in

Emilia- Romagna, ma a nostro avviso gli investimenti in istruzione e in lotta alla povertà, dovrebbero

essere rafforzati.

Occupazione60%

Inclusione sociale e lotta alla povertà

19%

Istruzione e Formazione

18%

Capacità istituzionali e amministrative

3%

RIPARTIZIONERISORE FSE

Come vogliamo realizzare il nostro programma?

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La visione politica di Volt è incentrata sul rafforzamento dell’economia, che non deve però andare a

discapito del sostegno e del miglioramento dell’istruzione a tutti i livelli e del benessere sociale. Adesso

che la fase più complicata della crisi economica sembra essere passata, i fondi regionali dovrebbero

essere incanalati non solo al sostegno diretto del tessuto economico regionale, ma anche a quello sociale,

in particolare al sostegno del sistema scolastico e universitario che hanno bisogno di modernizzazione e

sostegno, pur essendo al top tra le regioni italiane per qualità.

Vogliamo una Regione che oltre a misure di sostegno all’occupazione di carattere assistenziale investa per rendere il lavoro del futuro più solido e stabile e riduca l’esclusione e la disuguaglianza, questo si può fare:

• Potenziando i sistemi scolastico e universitario sostenendoli con maggiori investimenti;

• Non aiutare solo chi è già nel mercato del lavoro, ma promuovere iniziative e progetti che mirino

ad una maggiore inclusività sociale e allo sradicamento della povertà;

• Sostenere il mercato del lavoro è possibile anche senza dover ricorrere ad interventi diretti a

sostegno dell’occupazione. Assicurare un adeguato livello di istruzione, sin dalle scuole primarie,

significa premiare oggi quelli che saranno i lavoratori di domani. Investire di più in istruzione e

togliere dalla povertà intere fasce di popolazione significa dare strumenti a lungo termine per

rimanere competitivi nel mercato del lavoro.

Programma per l’Emilia-Romagna

58

4. Fondo di Sviluppo Rurale

La strategia della Regione Emilia-Romagna punta a 6 priorità per lo sviluppo rurale, raggruppate in 20

misure di intervento con a disposizione 1189,5 milioni di euro.

I temi dell’agricoltura e dell’allevamento nonché della protezione del territorio, sono i temi sicuramente

più dibattuti, non solo a livello regionale, ma anche europeo, essendo che la maggior parte dei fondi

stanziati da Bruxelles ricade ancora in quella che può essere chiamata la PAC.

Le risorse del FESAR sembrano essere divise in maniera speculare in 2 aree principali: competitività 43%

e ambiente e clima 42%. Considerando che a livello europeo si sta attualmente negoziando una riduzione

del volume di investimenti a pioggia a sostegno del settore agricolo, è difficile in questo momento poter

fare predizioni sui futuri stanziamenti, e quali percentuali di spesa saranno mantenute o rimosse.

Ciò che bisogna dire, però, è che a livello Europeo sembra svilupparsi un’attenzione maggiore alle

tematiche ambientali rispetto che al mero sostegno della produzione agricola. Questo significa che

anche a livello regionale le spese dovranno essere bilanciate per rispecchiare il nuovo focus.

Competitività43%

Ambiente e Clima43%

Sviluppo del Territorio

12%

Amministrazione2%

FONDI di SVILUPPORURALE

Come vogliamo realizzare il nostro programma?

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Vogliamo una Regione che sì difenda uno dei sui settori produttivi più forti, ma che riconosca anche l’importanza di un territorio adeguatamente sviluppato e un ambiente protetto:

• Rivedere le misure di intervento a sostegno della produzione agricola e all’allevamento per

promuovere forme di produzione meno inquinanti e allevamenti meno intensivi;

• Maggiori investimento per lo sviluppo territoriale che favoriscano il potenziamento delle

infrastrutture e la salvaguardia del suolo;

• Ambiente e clima deve diventare la prima voce di spesa.

Sembra che questo sia un momento propizio per promuovere maggiori investimenti nell’ambito della

protezione del territorio e della riduzione dell’inquinamento dovuto in particolare agli attuali sistemi di

allevamento e agricoltura intensivi. Sempre nel rispetto della convinzione che un forte sistema

produttivo sia indispensabile per il benessere economico e sociale, Volt si impegna a cambiare il modo in

cui si guarda alla produzione industriale e al rispetto dell’ambiente.

Per quanto riguarda il budget, quello che concretamente può essere proposto è l’inversione dell’attuale

trend nelle voci di spesa. Investire di più in Ambiente e Clima trasferendo fondi dai programmi a sostegno

della competitività. Avere un forte sistema produttivo non significa solamente essere campioni in

produzione e competitività, ma anche salvaguardia dell’ambiente e ricerca di nuove tecnologie meno

inquinanti.

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