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VOLONTARIATO LIBERO PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 10 “La nostra umanità muore quando ci arroghiamo il diritto di pensare che la vita di un animale valga meno della nostra.” C.T.

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VOLONTARIATO LIBERO

PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 10

“La nostra umanità muore quando ci arroghiamo il diritto di pensare che la vita di un animale valga meno della nostra.”

C.T.

Sommario - Stagione venatoria 2016/2017 pag.1

- Piante pericolose pag.3

- Pesce e plastica: stop alle …. pag.7

- Wesley e Chance pag.9

- Chef Anselmò pag.10

- Quei palloncini in cielo pag.11

- In fila per il sangue di cervo pag.13

- Gli asinelli di Santorini pag.15

- La storia di Rubio e Olivia pag.17

- La vera storia della piuma... pag.18

“L'odio verso gli animali è la sconfitta dell'intelligenza umana.” M. Gandhi

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Settembre 2016 – Numero 10

STAGIONE VENATORIA 2016/2017: MAI IN PIEMONTE SI ERANO CACCIATE COSI' TANTE SPECIE

Sabato 3 settembre 2016 la stagione di caccia ha visto l’ennesima preapertura alla tortora

(Streptopelia turtur), specie migratrice il cui status di conservazione è pertanto sfavorevole in

tutta Europa: l’ennesimo assurdo regalo ai cacciatori. Ma si prepara la distruzione di molte altre

specie selvatiche.

Premessa l’abrogazione della Legge regionale n. 70/96 operata nel 2012 dal Consiglio Regionale

al solo dichiarato scopo di impedire il referendum regionale contro la caccia richiesto da 60.000

cittadini nel lontano 1987, ha avuto come conseguenza l’applicazione della più permissiva legge

nazionale n. 157/92 e aggravato il contenzioso giudiziario.

Per ben quattro anni le amministrazioni regionali che si sono succedute hanno consentito che

l’attività venatoria si svolgesse in Piemonte in assenza di una legge organica di tutela della fauna

selvatica e in assenza del previsto Piano Faunistico Venatorio Regionale. Senza questo studio

obbligatorio non dovrebbe essere consentita alcuna attività venatoria. Hanno invece continuato ad

essere cacciate specie selvatiche in grave declino o addirittura a rischio di estinzione.

Nel dicembre 2015 la Giunta Regionale ha presentato in Consiglio Regionale un disegno di

legge, criticato fortemente dalle associazioni ambientaliste e animaliste, che accoglie gran parte

delle richieste del mondo venatorio e che delega alla Giunta Regionale importanti scelte, come

l’elenco delle specie cacciabili, i periodi di caccia e la definizione dei carnieri, cioè del numero

massimo di capi che un cacciatore può abbattere.

Oggi questo DDL è fermo in commissione.

Il Calendario venatorio 2016/2017 è stato impugnato al TAR Piemonte da alcune associazioni le

quali ritenevano illegittimi 4 punti del provvedimento:

1) divieto di caccia per pernice bianca, lepre variabile, allodola;

2) riduzione dei periodi di caccia per le specie tortora, quaglia, beccaccia, cesena, tordo

bottaccio, tordo sassello e cervo;

3) restrizione del carniere per tortora, quaglia, beccaccia;

4) divieto di caccia per le specie fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga,

porciglione, frullino, pavoncella, moretta e combattente.

Il TAR alla fine del mese di luglio ha accolto solamente il quarto punto in quanto ha riconosciuto

che la Regione non aveva adeguatamente motivato l’esclusione di 11 specie selvatiche dal

calendario venatorio.

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Alcune di queste 11 specie sono a rischio di estinzione, altre da molti anni non sono cacciate nella

nostra regione. Nella riunione del 4 agosto 2016 la Giunta Regionale ha pertanto adeguato il

Calendario venatorio all’ordinanza del TAR inserendo altre nove specie all’elenco di quelle

cacciabili (per moretta e combattente è stato invece confermato il divieto di caccia, stante lo

specifico parere dell’ISPRA – Istituto perla Protezione e la Ricerca Ambientale- massima autorità

riconosciuta in Italia per i problemi faunistici).

All’interno del Consiglio Regionale sono presenti oggi maggiori sensibilità verso la tutela della

fauna selvatica che nel passato, tuttavia queste sensibilità non hanno determinato concreti passi

avanti nella tutela della fauna selvatica e in direzione di una rigida limitazione della caccia.

Invece di andare avanti si va indietro. L’approvazione con legge del divieto di caccia per pernice

bianca, lepre variabile, allodola, avvenuto lo scorso anno è l’unico fatto positivo in una gestione

regionale dell’attività venatoria lontana dalle sensibilità della popolazione, indifferente verso le

regole democratiche e rivolta ad accontentare le richieste dei cacciatori. Caccia agli ungulati

aperta tutto l’anno, preaperture a settembre, 39 specie cacciabili (cornacchia nera, gazza,

ghiandaia, lepre, minilepre, coniglio selvatico, pernice rossa, starna, fagiano, quaglia, tortora,

germano reale, gallinella d’acqua, alzavola, fischione, canapiglia, mestolone, codone, folaga,

porciglione, frullino, pavoncella, marzaiola, beccaccia, beccaccino, colombaccio, tordo sassello,

tordo bottaccio, cesena, volpe, coturnice, fagiano di monte, capriolo, camoscio, cervo, daino,

muflone, cinghiale): per la gioia dei cacciatori.

Le specie cacciabili in Piemonte erano 35 nel 1979, solo 16 nel 1988 e da allora non hanno fatto

altro che aumentare fino alle 39 di oggi. Il risultato è la distruzione di ciò che resta del patrimonio

faunistico piemontese.

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PIANTE PERICOLOSE

Ci sono piante, ornamentali o meno, molto pericolose per i nostri amici a 4 zampe. Ecco qualche

consiglio e info utile...perchè prevenire è meglio che curare!

PER IL CANE: il tuo cane, soprattutto se molto giovane, è curioso e vivace, intraprendente e

desideroso di conoscere il mondo che lo circonda tramite l’ingestione di ogni cosa nuova gli

capiti sotto il suo naso, ma che ovviamente risulti appetitosa, soprattutto quando è fuori casa.

Ci sono particolari erbe che causano la morte se ingerite in quantità limitate, ma anche piante che

determinano intossicazioni. Tuttavia, questo atteggiamento potrebbe causargli numerosi problemi

alla salute, in quanto alcune piante, foglie o semi possono essere tossici e portare alla morte.

L’abitudine di masticare qualsiasi cosa risiede soprattutto nei cuccioli durante la fase di

dentizione, pertanto dovrai prestare molta attenzione a che cosa mastica durante il giorno.

In questi casi, la terapia più efficace risiede in appositi antidoti. Molte specie vegetali, se assunte

in quantità esorbitanti, possono determinare un’intossicazione nel tuo cane: ciò che dovrai fare è

portarlo dal veterinario, in modo che possa attuare ogni possibile rimedio per impedire possibili

ed eventuali peggioramenti del quadro sintomatologico.

Erbe e piante velenose.

Abrus precatorius: se il cane ingerisce i suoi semi può presentare debolezza, perdita

dell'appetito, febbre leggera e apatia.

Aloe: se il tuo cane ne ingerisce alcune foglie, potrebbe incorrere in diarrea sanguinolenta e

incremento dell’urinazione, dovuto dalla barbaloina presente nelle foglie.

Amarillide: tutta la pianta è velenosa per il tuo cane e i sintomi più importanti sono vomito,

diarrea e coliche; in alcuni casi, potrebbe incorrere in crampi, alterazioni del battito cardiaco e

tremori.

Anemone: provoca problemi gastrointestinali. Si tratta di una pianta che potrebbe essere mortale,

visto che assunta in grandi quantità causa depressione respiratoria.

Anturio: le sue foglie provocano diarrea, emorragie, vomito e difficoltà respiratorie.

Azalea: pianta molto diffusa e che causa l’intossicazione nel tuo cane se ne assume le foglie.

Solitamente, i sintomi si manifestano dopo alcune ore e possono essere vomito, coliche, diarrea,

depressione, nausea, tachipnea, scialorrea e anoressia. In alcuni casi, si possono avere problemi al

fegato e ai reni.

Begonia: una pianta che nel suo insieme può generare intossicazioni nel tuo cane, con

gastroenteriti che possono essere risolte tranquillamente.

Bosso: una pianta molto tossica per il tuo cane, la quale può causare nausea, dolori addominali,

vomito, scialorrea e può dare anche problemi cardiaci e respiratori.

Calta palustre: se viene toccata dal tuo cane può generare dermatite da contatto.

Ciclamino: se ingerito dal tuo cane può provocare vomito e diarrea, a volte anche convulsioni se

assunto in dosi massicce.

Croton: la parte tossica di questa pianta sono le foglie e il fusto. Il tuo cane può incorrere in

febbre, eczemi, vomito, coliche e diarrea sanguinolenta.

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Dafne: se assunta dal tuo cane può causare bruciore alla bocca, stato d’incoscienza con episodi

convulsivi, diarrea sanguinolenta, coma e morte.

Dieffenbachia: le parti tossiche sono le foglie, le radici e il fusto. Solitamente i sintomi sono

piuttosto gravi, ma solo se c’è tumefazione laringea. Il tuo cane potrebbe manifestare edema

linguale, salivazione eccessiva, stomatite, problemi all’apparato digerente e intossicazione dei

reni.

Edera: può causare nausea, diarrea, vomito, problemi respiratori, coma e perfino morte.

Elleboro: una pianta molto tossica che causa ipersalivazione, diarrea sanguinolenta, coliche,

vomito, problemi cardiaci, paralisi e convulsioni.

Ficus: causa sintomi gastroenterici, come vomito e diarrea.

Filodendro: provoca problemi all’apparato digerente, edema linguale, stomatite, problemi ai reni

e all’apparato respiratorio.

Giglio: il tuo cane potrebbe intossicarsi se ingerisce foglie o bulbo. Tra i sintomi più comuni

troviamo il vomito, la perdita d’appetito e l’apatia.

Glicine: se ingerisce i semi o i baccelli, potrebbe manifestare diarrea, forte vomito e dolori di

carattere addominale.

Iris: la sua forma incuriosisce il tuo cane, ma può generare problemi gastroenterici.

Monstera: il contatto può causare dermatiti o edemi a labbra e lingua; inoltre, genera

ipersalivazione, problemi nella deglutizione, vomito, diarrea e, a volte, emorragie da parte delle

gengive.

Mughetto: particolarmente velenosa causa diarrea, aritmie, vomito, crampi e problemi

respiratori.

Oleandro: velenoso in ogni sua parte e può causare l’arresto cardiaco nel tuo cane anche, ma

anche nell’uomo.

Ornitogalo: se il tuo cane ingerisce il bulbo, può manifestare vomito, perdita d’appetito, apatia,

insufficienza renale ed epatica.

Rododendro: se le foglie vengono ingerite, causano nausea, salivazione eccessiva, depressione,

vomito, diarrea, coliche e problemi renali ed epatici.

Solano: le sue bacche causano gastroenteriti emorragiche, dolori addominali e problemi di

carattere nervoso.

Spartifillo: il suo stelo genera problemi gastroenterici, anche se in alcuni casi provoca emorragie

e problemi respiratori.

Stella di Natale: le sue foglie rosse possono provocare irritazione oculare, cheratiti, lacrimazione

eccessiva, congiuntiviti, stomatiti, vomito, scialorrea e diarrea.

Tasso: una pianta le cui foglie, semi legno e corteccia provocano tachicardia, bradicardia,

problemi respiratori, modifiche della minzione, pupille dilatate, tremori che anticipano la

depressione, morte dovuta a paralisi cardiaca o respiratoria.

Tulipano: se i fiori vengono ingeriti, si avranno sintomi di natura gastroenterica, ma non gravi

per il tuo cane.

Vischio: provoca vomito, problemi neurologici e morte per arresto cardiocircolatorio.

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PER IL GATTO: i gatti amano mordicchiare ciò che li circonda, compresi piante e fiori. Si

tratta di un comportamento di scoperta dell’ambiente in cui vivono, un modo per prendere le

misure con il territorio e capire quali elementi siano amici, e quali nemici, dello spazio che si

occupa. Ma vi sono delle piante domestiche, anche molto diffuse a livello ornamentale, che

potrebbero essere pericolose per la salute dei felini.

I gatti che masticano foglie, gambi o rametti di piante si rilevano soprattutto all’interno delle

abitazioni di città. Quando il micio ha modo di esplorare il mondo, magari grazie a un grande

giardino verde, difficilmente sarà interessato alla vegetazione ospitata all’interno della casa. Ma

quando la sua esistenza avviene all’interno delle quattro mura dell’appartamento, il micio fa di

necessità virtù: indaga quel poco che l’ambiente ha da proporre.

Non tutte le piante sono però salubri per i gatti. Ve ne sono alcune innocue o addirittura

benefiche, come ad esempio la comune erba dei prati, l’erba gatta, l’avena, la biada, la calendola

e il nasturzio. L’erba gatta, ovvero la Napeta Cataria, ha ad esempio un innocuo effetto

attrattivo sui felini, grazie alla sua capacità di diffondere un impercettibile profumo molto simile

ai loro ferormoni. Ma ve ne sono altrettante assolutamente tossiche, che andrebbero tenute

lontano dal raggio d’azione del gatto di casa. Ecco le principali, con una piccola avvertenza per i

padroni ansiosi. Non basta la vicinanza, infatti, perché il gatto ne rimanga intossicato, ma è

necessario che l’animale ne ingerisca delle parti.

Erbe e piante velenose.

Aconito: provoca nausea, vomito, cecità, aritmie cardiache e morte.

Agrifoglio o Ilex: se ingerito provoca vomito, dolori addominali, diarrea.

Albero del sapone: provoca vomito, dolori addominali, diarrea.

Alchecengio: prova vomito, dolori addominali, diarrea.

Allium: i sintomi sono pallore, debolezza, vomito, nausea.

Aloe Vera: effetti vari secondo la quantità ingerita.

Amaranto: effetti vari secondo la quantità ingerita.

Amarillide: provoca vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi gastrointestinali,

neurologici e al cuore.

Anemone: può provocare afte in bocca, raramente sintomi enterici.

Anthurium: dolore e tumefazione della bocca.

Apocynum o canapa del canada: provoca febbre, ipotermia, tachicardia e morte.

Azalea e rododendro: provano vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi

gastrointestinali, neurologici e al cuore.

Belladonna: provoca se ingerita tachicardia, midriasi, ritenzione urinaria.

Bergenia: provoca vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi gastrointestinali,

neurologici e al cuore.

Cicuta di Socrate o prezzemolo canino: provoca convulsioni.

Crisantemo: provoca vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi gastrointestinali,

neurologici e al cuore.

Dulcamara: prova vomito, dolori addominali, diarrea.

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Edera: provoca vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi gastrointestinali, neurologici

e al cuore.

Ficus: reazioni allergiche da contatto e orticarie.

Filodendro: causa pericolose infiammazioni e gonfiori alla lingua e alle labbra. Potrebbe essere

necessaria una tracheotomia d'urgenza.

Gelsomino: dà problemi di equilibrio, vista offuscata, convulsioni e insufficienza respiratoria.

Giglio o Lilium: causa stomatiti e insufficienza renale.

Glicine: provoca vomito, dolori addominali, diarrea.

Ippocastano: provoca vomito, dolori addominali, diarrea.

Iris: causa vomito, dolori addominali, crampi, disturbi gastrointestinali.

Maggiociondolo: causa atassia, nausea, vomito, diarrea, paralisi, morte.

Mughetto: causa nausea, vomito, atassia, collasso.

Narciso: provoca vomito, dolori addominali, diarrea.

Noce moscata: dà effetti allucinogeni.

Oleandro: provoca vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi gastrointestinali,

neurologici e al cuore.

Ortensia: provoca crisi intense di vomito e dissenteria.

Ortica: causa irritazioni della pelle, vomito, respirazione difficoltosa.

Papavero: provoca nausea e vomito.

Pieris: provoca sintomi gastroenterici, bradicardia, collasso, convulsioni e morte.

Rabarbaro: effetti vari secondo la quantità ingerita.

Ranuncolo: provoca afte orali e grave gastroenterite emorragica.

Speronella: provoca vomito, dolori addominali, diarrea.

Stella di Natale: provoca ferite e infiammazioni recidive alla bocca, al tratto digerente, agli

occhi.

Sterlizia: provoca vomito, dolori addominali, crampi, tremori, disturbi gastrointestinali,

neurologici e al cuore.

Vischio: causa problemi gastroenterici e cardiaci, atassia, dispnea, convulsioni, collasso e morte.

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PESCE E PLASTICA: STOP ALLE MICROSFERE

Sempre più plastica viene ingerita dagli organismi marini e può risalire la catena

alimentare fino ad arrivare nei nostri piatti (per chi non ha ancora scelto un alimentazione

veg). Lo denuncia un nuovo rapporto "La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare"

realizzato dai laboratori di ricerca di Greenpeace, che raccoglie i più recenti studi

scientifici sugli impatti delle microplastiche, incluse le microsfere, sul mare e quindi su

pesci, molluschi e crostacei. La presenza di frammenti di plastica negli oceani è un

problema noto da tempo ma in crescita esponenziale. Una volta in mare, gli oggetti di

plastica possono frammentarsi in pezzi molto più piccoli, e diventare microplastica.

Un caso a parte sono le microsfere: minuscole sfere di plastica prodotte apposta per essere

usate in numerosi prodotti domestici (cosmetici e altri prodotti per l`igiene personale). Un

recente rapporto di Greenpeace Est Asia ha analizzato le politiche ambientali di trenta

imprese del settore dei cosmetici e altri prodotti domestici, mostrando che nessuna

azienda ha piani efficaci per l`eliminazione tempestiva delle microsfere. Il rapporto di

Greenpeace offre indicazioni allarmanti sugli impatti delle microplastiche su vari

organismi marini, tra cui diverse specie di pesci e molluschi comunemente presenti nei

nostri piatti, anche se gli effetti sulla salute umana sono ancora troppo poco studiati.

Anche per questo, Greenpeace Italia chiede al Parlamento di adottare al più presto il

bando alla produzione e uso di microsfere di plastica nel nostro Paese: su iniziativa

dell`associazione Marevivo è stata già presentata una proposta di legge. Si tratta di una

misura precauzionale, al vaglio in numerosi Paesi, necessaria per fermare al più presto il

consumo umano di questi materiali.

"Una mole crescente di prove scientifiche mostra che le microplastiche possono generare

gravi conseguenze sugli organismi marini e finire nei nostri piatti. Un bando alla

produzione di microsfere è, per il Governo e il Parlamento, la via più semplice per

dimostrare attenzione agli effetti dell`inquinamento del mare e ai relativi rischi per la

salute umana anche se è solo un primo passo per affrontare il gravissimo problema della

plastica nei nostri oceani" afferma Giorgia Monti, responsabile Campagna Mare di

Greenpeace Italia.

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Arrivate al mare, le microplastiche possono sia assorbire che cedere sostanze tossiche ed è

dimostrato che vengono ingerite da numerosi organismi: pesci, crostacei, molluschi.

Purtroppo, non ci sono ancora ricerche sufficienti a definire con certezza gli impatti sulla

salute umana ma i dati disponibili confermano la necessità di applicare con urgenza il

principio di precauzione, vietando la produzione di microsfere e definendo regole

stringenti per ridurre in generale l`utilizzo di plastica.

Si stima che ogni anno arrivino in mare otto milioni di tonnellate di plastica: che siano

microsfere o frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti (imballaggi, fibre o altro).

Rimane una domanda: quando inizieremo ad avere rispetto per l'ambiente che ci

ospita e per gli animali con cui conviviamo e che popolano il nostro pianeta?!

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WESLEY E CHANCE

Il Sunrise Sanctuary in Ohio, negli Stati Uniti, può vantare la presenza di molti animali strappati

a esistenze di pura sofferenza e gravi limitazioni.

Tra i tanti salvataggi e recuperi effettuati, i più singolari sono stati quelli di Wesley e Chance, due

anime affini racchiuse in corpi dalla provenienza differente, che hanno trovato nel reciproco

supporto le basi per una grande amicizia. Il primo è un vero e proprio gigante buono, una mucca

che la fondatrice del santuario Mindy Mallett ha recuperato nel 2009 da una fattoria. La donna, in

missione per portare in salvo due tacchini, si era imbattuta in una zona della fattoria dove

soggiornavano tutti i vitellini da latte separatati dalle rispettive madri. Avvicinatasi al recinto

aveva fatto conoscenza con molti di loro, ma uno in particolare si era accostato alla sua mano

succhiando le dita ed elargendo piccoli baci. Dopo aver convinto il fattore, era riuscita a farsi

affidare il cucciolo, ribattezzato successivamente Wesley. L’animale, sin dal suo ingresso al

santuario, ha trovato nel cane Chance la sua guida e il suo conforto. L’esemplare, di 6 anni e

razza mix PitBull, era stato acquistato presso un mercatino delle pulci ma, nonostante le sole sei

settimane di vita, viveva rinchiuso in bagno per tutto il giorno. La donna, colpita da tanto

disinteresse, aveva salvato il cane dal suo ex proprietario, garantendogli un futuro migliore. I due

animali, cresciuti insieme, hanno imparato a convivere serenamente e a supportarsi

emotivamente. Nonostante l’evidente differenza di stazza fisica continuano a giocare tra loro,

scambiandosi baci affettuosi. Wesley è una sorta di gigante buono, di ambasciatore anomalo che

accoglie i nuovi arrivi sotto la sua personalissima protezione. Con la sua placida presenza offre

un infaticabile supporto e tanto amore, credendosi un cucciolo dal formato ridotto. Infatti non è

atipico imbattersi nella sua presenza mentre cerca di nascondersi maldestramente dal veterinario,

oppure mentre coccola un nuovo amico a 4 zampe appena arrivato, oppure l’amico Chance.

In foto: Wesley e Chance

(foto di Sunrise Sanctuary).

Perchè da loro si impara SEMPRE.

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CHEF ANSELMO'

Immancabile appuntamento con il nostro Chef che, ancora una volta, ha trovato per noi una

ricettina tutta da provare! Anzi, a dire il vero, questa volta dobbiamo ringraziare l'amica

Cristina che, parlandoci di pizzoccheri, ci ha raccontato come li prepara lei....ops...ecco

svelata la ricetta! Pizzoccheri Veg! Buona preparazione e.... Buon appetito!

Pizzoccheri veg

Ingredienti (per 4 persone):

500 gr pizzoccheri

100 gr coste

100 gr spinaci

200 gr verza (solo foglie)

5 patate medie a cubetti

2 buste di formaggio vegetale da 200 gr

aglio

olio evo

basilico (6-7 foglie)

Preparazione:

Far bollire l'acqua in una pentola, salare, quando raggiunge il bollore aggiungere le patate.

Dopo circa 5 minuti aggiungere le altre verdure precedentemente ridotte a striscioline.

Dopo altri 5 minuti aggiungere i pizzoccheri e terminare la cottura.

Quando tutto sarà cotto, scolare e condire con l'olio profumato all'aglio*, il formaggio veg

e alcune foglie di basilico tagliato a pezzetti.

Ricetta facile facile e gustosa. Buon appetito!

* consiglio: il giorno prima di cucinare i pizzoccheri mettete dell'aglio tagliato a pezzetti in tre

cucchiai di olio evo, in modo da insaporire l'olio e poi poter eliminare l'aglio.

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QUEI PALLONCINI IN CIELO

Si donano ai bimbi, li trovi nelle feste, ma una volta esplosi la plastica ricade su mari e terre.

E a farne le spese sono i volatili che la mangiano.

I milioni di palloncini che, ogni anno, si levano in cielo liberati in occasione delle più varie

festività, dopo essere scoppiati ricadono sulla terra e, più facilmente, nelle acque dei mari. I

forti venti li sospingono verso gli oceani dove molti uccelli marini sono stati trovati con una

corda appesa a un palloncino nel loro becco o intorno al collo. Nell'apparato digerente degli

uccelli marini, quali gli Albatros, le Berte e i Gabbiani, si trovano comunemente residui di

plastica in grado di provocare gravi malattie e addirittura la morte per occlusione intestinale.

La presenza di plastica nell’apparato digerente di un uccello ha una lista infinita di effetti

negativi; quando l’animale non muore avvelenato dalle sostanze tossiche rilasciate dalla

plastica, i frammenti ne ostruiscono l’apparato digerente, causando la cattiva assimilazione

del cibo e, quindi, un progressivo mortale deperimento. Un rapporto stilato da alcuni

scienziati sui pulcini di albatri di Laysan, ha rivelato che quasi la metà dei nuovi nati trova la

morte prima di imparare a volare e nei loro stomaci sono spesso rinvenuti preoccupanti

quantitativi di materie plastiche.

A lanciare l'allarme su questo fenomeno sono lo Csiro (Commonwealth Scientific and

Industrial Research Organisation ) in Australia e gli inglesi dell'Imperial College di Londra. I

dati di uno studio pubblicati su un'autorevole rivista sono drammatici. Oltre il 90% degli

uccelli marini, già oggi, ha ingerito plastica di vario tipo e origine e le previsioni sono che,

entro il 2050, la percentuale raggiungerà il 99%. Non solo gli uccelli sono minati da questo

pauroso inquinamento, ma anche i pinguini stanno andando incontro alla stessa sorte. I

classici sacchetti di plastica del supermercato e del negozio dove andiamo a fare la spesa sono

tra i principali inquinanti, ma anche gli abiti fabbricati con fibre sintetiche fanno la loro parte,

così come i tappi delle bottiglie (oggi non più di sughero perché costa troppo) e appunto i

palloncini colorati che si vendono in qualunque fiera di paese. Naturalmente i palloncini che

scappano di mano ai bambini rappresentano una percentuale trascurabile del problema e non

è certo il caso di negare ai vostri bambini i loro agognati palloncini con i quali giocare a casa

finché l'esaurimento dell'elio non lo sgonfi del tutto. Qui si fa riferimento ai milioni (miliardi

forse?) di palloncini che s'innalzano nei cieli di tutto il mondo in occasione di particolari

avvenimenti festosi.

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Questi andrebbero proibiti. “Si tratta di una quantità enorme”, afferma Chris Wilcox, uno dei

biologi, riferendosi alla quantità di plastica nei mari. La stima è che 4,8 tonnellate di rifiuti,

buona parte dei quali a base di plastica, finisca nelle acque marine.

Inoltre, il rapporto del 2012 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica

ci ricorda, purtroppo, che gli uccelli non sono le uniche vittime: più di 600 specie di

organismi marini entrano in contatto con i rifiuti di plastica, spesso per ingestione ma, a volte,

semplicemente impigliandocisi come spesso accade con i frammenti delle vecchie reti da

pesca.

Ridurre il consumo della plastica e soprattutto farne un uso consapevole e un corretto

smaltimento saranno alla base della salvezza di molte specie animali.

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IN FILA PER IL SANGUE DI CERVO

E' il sito “Orsi della Luna”, da cui prendiamo spunto, a denunciare un'altra, oscena,

tradizione medico-culinaria asiatica: bere il sangue cavato dalle corna di cervo, ancora

vivo, perchè “fa bene”. Pare che nel corso delle lunghe festività che hanno accompagnato

il National Day, molti cinesi abbiano deciso di viaggiare; qualcuno ha visitato parenti e

amici mentre altri, con solerzia e sicura fede, si sono messi in coda nelle deer farms.

L’attesa si è consumata nella speranza di poter “degustare” fresco sangue di cervo,

omaggio concesso senza velati indugi alla presunzione che l’umore tanto ambito migliori

decisamente la salute.

Ma partiamo dall'inizio: Yang è un pensionato che per molto tempo ha lavorato in una

grande azienda di Nanjing. Più di 10 anni fa lui e sua moglie hanno venduto ogni bene, si

sono trasferiti in un villaggio vicino e hanno messo in piedi una fattoria di cervi sika che

oggi da quelle parti tutti conoscono. Sperso fra le colline, nel bel mezzo di una

lussureggiante foresta con svariate scuderie e capannoni, l’allevamento ospita più di 30

bellissimi ungulati che folleggiano sereni come ombre nel bosco. O meglio, così

vorremmo che fosse...

“Questi animali – sia per i palchi, prima che diventino d’osso, sia per il sangue e la

carne – rappresentano un valore più prezioso delle mucche e delle pecore” asserisce

Yang, che ha visto tanta gente fare la fila per bere il suo sangue di cervo. “È buono per la

salute” sostiene l’uomo.

“Orsi della Luna” riporta anche la testimonianza di un giornalista, che ha assistito al

“tradizionale rito”: “Le corna vengono recise e il sangue comincia a zampillare, mentre

uomini e donne in coda all’esterno del capanno attendono sommessamente il loro turno.

Yang e i suoi operai entrano in un casotto con 5 o 6 cervi. L’uomo stringe un piccolo

bastone d’acciaio sulla mano sinistra, e nell’altra una bottiglia di eccellente Baijiu da

mescere con il sangue di cervo. Non appena l’animale avverte la presenza degli aguzzini,

si agita convulsamente cercando con disperazione di sottrarsi all’ominoso destino. Yang

gli spara addosso una buona dose di tranquillante e così il cervo stramazza a terra

impotente. È a questo punto che gli stallieri afferrano le quattro zampe e vi legano strette

delle corde, di modo che, indisturbato, l’allevatore possa cominciare a segare le corna,

dalle quali a fiotti sgorga il rutilante fluido. Una volta mozzato, il corno è presto

ghermito da un tizio che avidamente alza il capo e con inconsulta destrezza inizia a

tracannare la prorompente sostanza”.

Ciò che però nell’occasione, ai molti presenti parve persino più sconvolgente, fu il taglio

dell’arteria carotide praticato contro un esemplare femmina; tutto ciò affinché la

corroborante bevanda potesse finalmente soddisfare le attese dei visitatori.

“Che cosa ti spaventa tanto?” disse una donna. “Il sangue di cervo è l’essenza del cielo e

della terra, può fortificare il corpo e dare giovamento alla salute, aiuta il metabolismo e

allunga la vita … non tutti hanno la possibilità di berlo”.

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Proprio sugli effetti e i supposti benefici di tale rimedio, un professore di Medicina

Tradizionale presso l’Ospedale della Provincia di Jiangsu si esprime così: “Il cervo è un

animale molto prezioso: le corna, il sangue, la carne e il petto hanno spiccate proprietà

medicamentose; in particolar modo le corna dei giovani esemplari. Non tutti, però,

possono berlo; alcuni hanno sviluppato minzione frequente, alta pressione sanguigna e

nefrite. Altri ai quali era stato detto che il sangue di cervo aiuta a guarire dal diabete,

dopo averlo bevuto sono diventati irritabili e nervosi, e il livello di zucchero nel sangue

invece che diminuire è aumentato.”

“Orsi della Luna” sottolinea anche che: il sangue di cervo contiene pericolosi parassiti e

agenti patogeni, in grado di rappresentare un serio rischio per la salute dei consumatori.

E pensate, già nel 2015 “Express News” aveva dedicato spazio a questo argomento,

sottolineando come in Kazakistan i cervi siano vittime di un bracconaggio spietato

finalizzato proprio all'esportazione, in Asia, del loro sangue e dei loro organi, tutti parte

della solita “medicina tradizionale” e quindi molto richiesti.

A voi eventuali ulteriori commenti...

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GLI ASINELLI DI SANTORINI

Diciamolo, chi è stato in Grecia, specie in alcune zone caratteristiche, ne ha potuto

ammirare paesaggi e scorci magnifici. L'isola di Santorini con Oia, Fira, Imerovigli,

Megalochori, Viklada è un posto da sogno dove il turista è coccolato e viziato.

Ma c'è una vecchia tradizione, purtroppo anche amata dai visitatori, che al giorno d'oggi

preoccupa i turisti (e non solo) amanti degli animali: l'uso di “asinelli-taxi” costretti a

portare a spasso visitatori di ogni parte del mondo, per tutta la stagione estiva.

Una turista racconta proprio degli asinelli che dal porto di Fira salivano, sotto il sole, i

500 e più gradini con a dorso persone che, anziché salire a piedi o in funicolare,

preferivano farlo a dorso di questi poveri animali. Si sappiamo che è una “caratteristica”

locale, e sicuramente anche un business, ma fosse almeno riservato a bambini e

ragazzini...

Capita invece spesso di imbattersi in asinelli stremati dalla fatica, costretti a sorreggere

persone, anche non proprio filiformi, per tragitti esageratamente lunghi. Alcuni

stramazzano a terra a zampe divaricate, tanto è lo sforzo, e spesso vengono picchiati per

farli rialzare subito e...derisi.

Inoltre, per chi sceglie di salire a piedi, c'è una bellissima passeggiata spesso cosparsa di...

“escrementi” (anche se cercano di pulire molto in fretta): si, quelli dei poveri animali che

fanno su e giù tutto il giorno.

A questo proposito si è attivata l'Associazione “The Donkey Sanctuary” che, nel 2011, ha

faesteggiato un nuovo sistema di sanzioni con la speranza che apporti dei miglioramenti

alle condizioni di vita di asini e muli che lavorano come taxi nell'isola appunto di

Santorini. Riportiamo le dichiarazioni di Andrew Judge e Christina Kaloudi a riguardo,

direttamente dalla pagina Facebook di The Donkey Sanctuary.

Andrew Judge, responsabile delle operazioni europee di The Donkey Sanctuary: “Il

nuovo sistema di sanzioni è il simbolo di un vero punto di svolta nel riconoscimento del

benessere animale sull’isola. Dopo anni di campagne di sensibilizzazione e la stretta

collaborazione con la SAWA (Santorini Animal Welfare Association) e le autorità locali,

abbiamo recentemente stabilito un codice di comportamento nella Municipalità di Fira,

per fissare degli standard accettabili nel campo del benessere animale e assicurare che

solo animali con condizioni fisiche idonee al lavoro possano essere impiegati come asini

taxi. Viene anche fissato un limite al numero di asini e muli che un singolo operatore può

utilizzare in un giorno. A settembre abbiamo accolto con molto piacere la notizia del

rafforzamento del codice di buone prassi attraverso un sistema di sanzioni per coloro che

non rispettano la legislazione in materia del benessere di questi animali, sottoposti a un

duro lavoro. Ci sono circa 2.000 asini e muli sull’Isola di Santorini: secondo una stima,

circa 360 di loro lavorano come taxi per i turisti e trasportano i visitatori su per i 590

gradini che separano il porto dalla città vecchia. Ciascuno percorre questo massacrante

percorso sette, otto volte al giorno, cavalcati dalle centinaia di turisti che ogni giorno

raggiungono l’isola con le navi da crociera. Speriamo che il nuovo sistema di multe

abbia come conseguenza la diminuzione dei maltrattamenti e del lavoro eccessivo a cui

sono sottoposti asini e muli”.

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Christina Kaloudi della Santorini Animal Welfare Association: “Per la prima volta, una

multa di 200 euro è stata inflitta a dieci proprietari di asini taxi che non hanno rispettato

la legge, facendo lavorare più di sette animali. Nel corso di un recente incontro con i

padroni degli asini-taxi, il vice-sindaco di Santorini ha annunciato che le cose non

saranno più come prima e che le multe non saranno cancellate. Se i padroni non

pagheranno le multe, verranno loro consegnate dagli esattori”.

Da questo incontro, la SAWA ha notato un miglioramento sia nel numero di asini e muli

taxi che i proprietari portano al lavoro, sia nel sistema di carico utilizzato. Tutto ciò

sembra indicare che le nuove sanzioni stanno già agendo come incentivo per i proprietari

affinché migliorino le condizioni dei loro animali.

The Donkey Sanctuary raccomanda a tutti i visitatori dell’isola di monitorare lo stato di

asini e muli e, qualora decidano di cavalcare un asino-taxi, di farlo solo dopo aver preso

in considerazioni i seguenti punti:

Acqua, cibo, riposo – sono a disposizione degli animali?

Peso – sei troppo pesante (il peso massimo suggerito per non affaticare è di 50 kg

per un asino, 80 kg per un mulo)?

Finimenti – sono in buone condizioni?

I turisti, se hanno dei dubbi o delle preoccupazioni relative alle condizioni di asini e muli

sull'isola, possono mandare informazioni a The Donkey Sanctuary corredate, se possibile,

da fotografie e video.

Noi non possiamo che invitare tutti i turisti dell'isola di Santorini a fare una bella e

salutare passeggiata...a piedi!

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LA STORIA DI RUBIO E OLIVIA

Questa è la storia di Rubio, un cane che da randagio per le strade di Buenos Aires è

diventato il fedele compagno di Olivia Sievers, un’assistente di volo di una compagnia

aerea tedesca. Una storia iniziata quando Rubio e Olivia si sono incontrati, in maniera

casuale, in un parco della capitale argentina. Da quel momento lui non l’ha più lasciata.

L'INCONTRO. Tutto è cominciato sei mesi fa, ad inizio 2016, quando Olivia ha incontrato un cane

passeggiando nei pressi dell'albergo in cui soggiorna abitualmente nella capitale

argentina: era solo e affamato come tanti purtroppo, così gli ha dato da mangiare e

qualche coccola. Un gesto semplice, ma che per il cane è valso tantissimo. Così tanto che,

da quel momento, ha fatto capire ad Olivia di non avere intenzione di staccarsi da lei.

“Ho provato a cambiare strada, a temporeggiare per un'ora, ma il cane ha continuato a

seguirmi, evidentemente felice per il fatto che qualcuno gli avesse dato attenzione”, ha

raccontato la ragazza al Noticiero Trece.

L'INSEGUIMENTO. Il cane ha quindi raggiunto con lei l'hotel e, non potendo entrare, è rimasto ad aspettarla

fuori, accucciato all'ingresso. Ma il giorno dopo Olivia è dovuta ripartire, portando questa

storia nel cuore e senza immaginare che potesse proseguire.

Invece, di ritorno a Buenos Aires (città dove la ragazza fa spesso scalo per lavoro) il cane

era ancora lì, ad aspettarla all'ingresso del suo solito hotel. Così la hostess ha pensato di

fare di più: trovargli una famiglia. La soluzione però si è subito rivelata inefficace: il cane

è infatti scappato dalla sua casa adottiva, e solo per ritornare all'albergo di Olivia.

HAPPY ENDING. Quindi, a quel punto, la hostess non ha potuto che prendere la decisione più saggia:

adottarlo, e tenerlo sempre con sé. Ora il suo fedele amico si chiama Rubio, ed è

felicissimo. Perché è sempre con lei, ma in Germania.

In foto:

Rubio e Olivia

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LA VERA STORIA DELLA PIUMA D'OCA

Chi non è convinto dei benefici Naturali offerti dalla Vera Piuma d'Oca?

Certamente non possono essere altro che Naturali!

Protegge e isola dal freddo, la Piuma d'Oca è il rivestimento migliore per la pelle nuda.

Madre Natura pensa proprio a tutto!

Le piume avvolgono tutti gli animali che hanno l'esigenza di superare correnti fredde ad alta

quota, proteggersi dal freddo, dal vento, dall'umidità e dalla pioggia... tutti i volatili insomma.

La nostra specie, da decenni si è convinta che utilizzare il "vestito" di altri animali sia il miglior

modo per riparare il proprio corpo dalle basse temperature invernali.

Il business della Piuma vanta un giro d' affari di milioni di euro l'anno, si imbottiscono sacchi a

pelo, cuscini, giacconi, cappelli, para-orecchie, trapunte, divani, ecc... ecc..

Ma ora poniamoci qualche domanda...

I volatili cambiano il piumaggio ogni anno, che problema c'è se ne prendiamo un po'?

Occorre sapere che non esiste animale in Natura che durante il cambio del pelo o del piumaggio

lasci la sua pelle nuda e scoperta, vorrebbe dire la morte immediata per assideramento o per

disidratazione.

In passato alcuni indumenti venivano imbottiti con il piumaggio che gli animali da allevamento

lasciavano a terra durante la sostituzione stagionale, ma dal momento in cui questo tipo di

imbottitura è diventato motivo di grandi guadagni, centinaia di aziende in tutto il mondo hanno

iniziato a costruire allevamenti-lager dedicati alla produzione di Vera Piuma d'Oca.

La qualità della piuma d'oca è stata continuamente venduta ai consumatori come un prodotto

funzionale e completamente naturale, ma si tratta di una colossale BUFALA, ed ora andremo a

capire perchè...

La Piuma d'Oca ha molte proprietà, perchè dovrei farne a meno?

Bisogna innanzi tutto sfatare il mito dell'isolamento, anzi tutte le sue proprietà sono attribuibili

SOLO quando sono sul corpo del volatile, che senza dubbio è diverso dall'Uomo per dimensione,

temperatura corporea, abitudini e habitat.

Il piumaggio degli uccelli è formato da piume e penne che insieme assicurano un completo

isolamento dal freddo, dall'umidità e dalla pioggia, oltre naturalmente per aiutarle nel volo.

Il primo manto che protegge la pelle ha la caratteristica di lasciar passare l'aria, proprio per

evitare l'origine di muffe.

Utilizzato come imbottitura negli indumenti il suo ruolo non cambia! Quindi è sbagliato pensare

che sia un'ottimo isolante per il corpo umano, inoltre di NATURALE all'interno vi è ben poco!

Eppure è utilizzato da anni come imbottitura di abiti invernali, perchè cambiare materiale?

Utilizzare l'imbottitura in piumino d'oca equivale a passeggiare per la città con una pelliccia di

orso appoggiata sulle spalle ed una clava in mano, la preistoria è finita da milioni di anni,

MODERNIZZIAMOCI!

Viviamo in zone molto più calde rispetto a quelle a cui sono esposti gli animali selvatici, quindi

per noi è assolutamente inutile ricoprirci della loro pelle o delle loro piume.

Il Piumino d'Oca è un materiale sfruttato da Aziende che si sporcano di sangue pur di alimentare

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una moda assurda ed egoista, mentendo spudoratamente ai consumatori sulla sofferenza che

provocano producendo questo tipo di imbottitura.

Nel piumino d'oca c'è sofferenza? E dove?

Forse traditi dalla moda, dal prezzo, dalla morbidezza, dalla pubblicità o dalle foto di oche felici

che corrono gioconde nei prati, non ci siamo mai chiesti se veramente gli animali sono favorevoli

a farsi spogliare dei loro vestiti ed essere rinchiusi in capannoni freddi senza alcun riparo!

Non è la prima volta che la sofferenza di milioni di animali viene nascosta dalle grandi

multinazionali pur di arricchirsi il più possibile.

Infatti dietro ad ogni piuma d'oca si nasconde una tragica storia di tremenda sofferenza che lascia

ai volatili solamente la speranza di morire il prima possibile.

La sfortuna per alcuni volatili è di avere una protezione invernale morbida e soffice, ambita da

consumatori che, ignari di quanta sofferenza provoca l'estrazione, continuano a richiederne.

Cosa succede veramente a quei poveri volatili?

La vita dei Volatili da allevamento è paragonabile ai campi di concentramento.

Tutto inizia circa ad otto settimane dalla schiusa delle uova, il pulcino ancora ignaro di quanto gli

capiterà si ricopre poco a poco di un magnifico e soffice manto bianco.

E' nato in un freddo capannone, ma è ancora troppo piccolo per rendersi conto che non si tratta

del suo habitat naturale e non avrà mai una mamma a proteggerlo; in quel grande allevamento

vive insieme ad altri centinaia di pulcini, tutti impauriti e spaesati come lui.

Non appena il suo piumaggio inizia ad avere un certo volume verrà riunito, insieme ad altri

volatili, in un recinto nel quale gli strapperanno a mano tutto il suo giovane piumaggio.

Il cucciolo di oca è grande poco più di una mano, pensa quanti pulcini occorrono per poter

riempire una trapunta di "Piumino d'Oca"!

Gli operai, insensibili alle urla disperate delle oche, le bloccano con forza e senza pietà le

strappano velocemente tutto il manto. Il procedimento è doloroso e straziante, provoca

moltissime lacerazioni alla pelle rischiando la morte immediata per assideramento del povero

animale.

Per fare un paragone umano, immaginate una persona spogliata violentemente dei suoi abiti e

gettata come un'oggetto in un freddo recinto sola, lacerata e senza riparo; questa è la situazione in

cui si trovano quotidianamente migliaia di volatili per colpa dei consumatori incoscienti. Una

volta finita l'estrazione del piumaggio, gli uccelli vengono lasciati per giorni in capannoni vuoti e

senza possibilità di proteggersi dal freddo, questo per incentivare una veloce ricrescita del

piumaggio, l'operazione di ricrescita causa la morte per ipotermia di moltissimi animali.

Di norma, le oche subiscono questo abuso fino a tre volte nella propria vita, tempo necessario che

il pregiato manto ricresca.

Dopo ogni estrazione il piumaggio ricresce con una qualità commerciale inferiore, in quanto la

"Piuma d'Oca" si presenta meno morbida e vellutata di quella precedente, tant'è che quando la

pelle talmente logorata non permette più la ricrescita, le piume vengono mischiate con quelle di

anatra.

Ecco spiegato perchè diversi prezzi per ogni tipo di piumaggio.

Esistono alternative valide per sostituire le imbottiture in Piuma d'Oca?

Certo che esistono, e sono migliori per tantissimi aspetti.

Il più grande problema della piuma d'oca è il pericoloso pulviscolo che rilascia attraverso la trama

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del tessuto che la contiene, responsabile di gravissime allergie respiratorie e dermatiti da contatto;

infatti chi dorme coperto da una trapunta in piumino è più soggetto all'insonnia rispetto a chi

sceglie altre imbottiture.

Da non trascurare è la grande quantità di piume che occorre per poter isolare il corpo dal freddo,

siccome in natura il nostro corpo si differenzia dai volatili per peso, abitudini e temperature.

La miglior Alternativa si chiama OVATTA DI POLIESTERE, che è già abbondantemente

adottata per imbottire divani, cuscini, indumenti invernali per sportivi, giacconi...

Si tratta di un materiale molto più ECONOMICO (fattore non trascurabile) e la sua consistenza

arricciata permette di isolare il corpo umano dall'ambiente esterno utilizzando un'imbottitura con

minor volume e miglior risultato, creando una perfetta camera d'aria che ci protegge dal freddo e

dal vento.

Spesso i grandi marchi della moda inseriscono poche manciate di piuma d'oca nell'ovatta di

polyestere per poterne aumentare il pregio e quindi il valore economico, senza naturalmente

variarne le caratteristiche di isolamento; quindi attenzione alle ETICHETTE!

Trasformando il nostro modo di acquistare in un CONSUMO CONSAPEVOLE, cambieremo le

regole del mercato che ha mandato in pensione ogni tipo di scrupolo e rispetto verso altre creature

viventi. Acquistando prodotti seguendo la logica del nostro cervello e non quella dettata dalla

pubblicità, valorizzeremo un nuovo mercato eco-sostenibile che farà bene sia al Pianeta in cui

viviamo, sia al futuro dei nostri figli; e chissà se magari creerà nuove opportunità di lavoro...

Un consiglio: potete scegliete di stare caldi con “Save the Duck”, il piumino animal friendly.

Imbottitura ecologica (un prodotto in nylon ultrasottile e con imbottitura Plumtech® ad alto

apporto di calore, confort e morbidezza), altissima tecnologia e un design compatto, perfetto per

chi viaggia sempre. Nel pieno rispetto degli animali. I piumini Save The Duck ricorrono ad

un’imbottitura ecologica, hanno colori accesi, sono realizzati con materiali altamente selezionati,

seguono le tendenze e badano molto, moltissimo, al dettaglio.

La tecnologia al servizio di un prodotto totalmente cruelty free ma anche tascabile data la sua

ampia capacità di ridursi di volume e essere così trasportato ovunque, persino in borsa!

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