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La coturnice (Alectoris graeca orlandoi) NELLA PROVINCIA DI RIETI STATUS E CONSERVAZIONE

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La coturnice (Alectoris graeca orlandoi)

NELLA PROVINCIA DI RIETI

STATUS E CONSERVAZIONE

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AUTORI DELLE FOTO: Fioravante Serrani, Settimio Adriani, Lodovica Fabiani, Valentina Fasciolo, Franco Adriani

GRAFICA E ILLUSTRAZIONE COTURNICE:Vittorio Faggiani

STAMPA:La Tipografica ArtigianaCittaducale (RI)

SI RINGRAZIANO:la Dr.ssa Lodovica Fabianiper il supporto tecnico, Franco Adriani, Alfio Guarnieri, Zeno Pilati, Umberto Martinelli, Mauro De Luca, Tiziano Antonellini, Mauro Saraconi, Nicola Saraconi,Fabrizio Francescangeli,Francesco Giuliani, Valerio Russoche con i loro cani hanno partecipato attivamente alle operazioni di censimento; Paolo Faraone e Vincenzo Ruscittiper la loro cordiale disponibilità.

Si ringrazia la Riserva Naturale parziale Montagne della Duchessa che ha messo a disposizione i dati preliminarirelativi all’area protetta.

Si ringraziano inoltre tutti coloro che hanno collaboratoalla realizzazione del volume, in particolare i componentidell’Ufficio Cacciadell’AmministrazioneProvinciale di Rieti.

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A CURA DI:

ANDREA AMICI, FIORAVANTE SERRANI, SETTIMIO ADRIANI, RICCARDO PRIMI, LORENZO BOCCIA, RAFFAELE PELOROSSO, BRUNO RONCHI.

DIPARTIMENTO DI PRODUZIONI ANIMALIOSSERVATORIO PER LO STUDIO E LA GESTIONE DELLE RISORSE [email protected] - www.unitus.it

PROVINCIA DI RIETIASSESSORATO ALLE POLITICHE AMBIENTALI -CACCIA E PESCA - PROTEZIONE CIVILE ASSESSORE Giacomo Marchioni

La coturnice (Alectoris graeca orlandoi)

NELLA PROVINCIA DI RIETI

STATUS E CONSERVAZIONE

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INDICE

Presentazione

1. Introduzione

2. Gli obiettivi del progetto

3. Il modello di idoneità di sito per la nidificazione (MISN)

4. Macroaree

5. Le aree campione

6. La tecnica di censimento al playback

7. Il censimento con l’ausilio dei cani da ferma

8. Risultati

8.2 Censimenti pre-riproduttivi

8.2 Censimenti post-riproduttivi

10. Bibliografia

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PRESENTAZIONE

È con vero piacere ed orgoglio che accolgo questo secon-do volume del “Progetto Coturnice”, frutto di una accre-sciuta consapevolezza che una corretta gestione di que-sta specie, del territorio in cui essa vive, porti a tutelarla daun futuro incerto.La Coturnice appenninica assume oggi un grande valoresia dal punto di vista faunistico-ambientale sia per il suoalto valore biologico, ecologico e culturale e, non ultimo,dal punto di vista venatorio; attorno ad essa si muovonoquindi diverse realtà, tutte meritevoli di essere prese inconsiderazione ed ascoltate.In questo quadro l’Amministrazione Provinciale di Rieti hafortemente voluto che si provvedesse al recupero ed allavalorizzazione di questa specie, simbolo del nostro terri-torio, attraverso una serie di azioni coordinate e concrete,finalizzate al raggiungimento di uno stato di conservazio-ne accettabile e stabile nel tempo.Ovviamente la buona riuscita del progetto non può essereuna prerogativa della sola Amministrazione Provincialema è necessario un coinvolgimento di tutti i soggetti inte-ressati (agricoltori, aree protette e mondo venatorio) cheoffrano la propria collaborazione in tutte le successive fasidi realizzazione del progetto.

Giacomo MarchioniASSESSORE ALLE POLITICHE AMBIENTALI -

CACCIA E PESCA - PROTEZIONE CIVILE

PROVINCIADI RIETI

ASSESSORATOALLE POLITICHEAMBIENTALI,CACCIA E PESCA

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1. INTRODUZIONE

La drastica riduzione che ha subitola coturnice (Alectoris graeca, Meisner,1804) negli anni passati, per causediverse e spesso concomitanti, rendeormai necessaria la predisposizione diun piano di gestione della specie mira-to all’incremento del numero di indivi-dui per arrivare ad uno stato di conser-vazione accettabile.

L’elevata qualità dell’ambiente è unelemento essenziale per la presenzastabile della coturnice e per l’abbon-danza degli individui; la sua degrada-zione è, infatti, una delle principalicause del declino subito da questa spe-cie negli anni passati. Tra le principaliragioni dell’impoverimento qualitativo(e quantitativo) degli habitat primeggiail sempre crescente disturbo antropico,soprattutto quando la presenza umanaè continua ed insistente sulle aree disosta diurna e notturna degli individui.

Non secondaria, tra i fattori negativi,è l’apertura di piste carrabili d’alta quotache consentono ad un numero sempremaggiore di vetture di accedere allearee in cui è presente la coturnice; aquesto si accompagnano le trasforma-zioni ambientali e la conseguente ridu-zione degli areali e la frammentazionedegli stessi (Cattadori et al., 2003) inseguito all’abbandono delle attività zoo-tecniche ed al conseguente rimboschi-mento delle aree in cui la coturniceaveva trovato habitat ideali, alla creazio-ne di nuove aree antropizzate, ecc.Anche l’eccessivo prelievo venatoriorispetto alla ridotta presenza e produtti-vità della specie, molto spesso frutto di

sconsiderati atti di bracconaggio, ha gio-cato un ruolo decisivo nella riduzionenumerica degli individui, insieme al fat-tore di disturbo dovuto all’addestra-mento dei cani anche dopo la fine dellastagione venatoria (Petretti, 1985).

L’assenza di adeguati interventigestionali mirati alla conservazione edall’incremento della popolazione haaggravato la situazione portando allascomparsa della coturnice da moltiareali idonei alla sua sopravvivenza.

La coturnice, Galliforme apparte-nente alla Famiglia dei Fasianidi, èconsiderata specie vulnerabile in tuttoil Continente Europeo (categoria SPEC2 di BirdLife International, Tucker eHeath, 1994), è inclusa nell’Allegato Idella Direttiva Uccelli 79/409/CEE,nell’Allegato III della Convenzione diBerna ed anche nella Lista RossaNazionale (Calvario et al., 1999); è diparticolare importanza il fatto che lacoturnice appenninica è stata ricono-

6 INTRODUZIONE 1 Coturnice catturata -Collemaggiore di Borgorose (RI)febbraio 1970

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sciuta come sottospecie (A. g. orlan-doi, Priolo, 1984) che si è genetica-mente distinta dalle altre presenti inItalia da almeno 10.000 anni (Randiet al., 2003) e quindi risultano priori-tari gli interventi per la sua conserva-zione in virtù dell’alto valore biologico.

Le informazioni sui parametri demo-grafici della specie, fornite con questoprogetto, potrebbero integrare le scarnenotizie sulla specie presenti nei Piani diGestione dei SIC (Siti di ImportanzaComunitaria) e delle ZPS (Zone diProtezione Speciale). La Valutazione diIncidenza relativa ai piani ed ai progettiche insistono su queste zone deveessere altresì un importante momentodi controllo delle eventuali ricadutenegative sulla specie.

La coturnice appenninica, padronadei rilievi rocciosi aridi e scoscesi, pos-siede nel territorio reatino habitat idea-li ma una diffusione che ha assuntocaratteri di discontinuità ed una loca-

lizzazione di nuclei molto spesso trop-po ridotti numericamente, evidenzian-do il fatto che la specie ha abbando-nato ampie zone vocate, non sfruttan-do pienamente le risorse disponibilinel territorio provinciale.

Questo secondo volume, frutto diun impegnativo studio del territorio,vuole essere un ulteriore contributo alcompletamento della fase conoscitiva,iniziata nel 2004 con l’elaborazionedella carta della idoneità ambientale,che permetterà, in prossimo futuro, diprogrammare gli interventi di conserva-zione e/o reintroduzione della specie.

2. GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO

La principale finalità del progettovoluto dall’Amministrazione Provincialedi Rieti è senz’altro quella di definireuna piano d’azione provinciale per la

7GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO2 Monte Elefante

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conservazione della coturnice appen-ninica che coinvolga tutti i soggetticompetenti, costruito e supportato daadeguati studi scientifici.

Questa prima fase, coordinata dalDipartimento di Produzioni Animalidell’Università degli Studi della Tuscia,ha permesso l’acquisizione e l’elabo-razione dei principali parametri dipopolazione della coturnice (distribu-zione, consistenza e densità), con iquali si è giunti a definire il reale sta-tus e conservazione della specie.

La progettazione e l’attuazione diun piano di ricognizione (indicata dalCalendario Venatorio Regionale, art. 71-b - Regione Lazio 2004-5) sulla pre-senza e consistenza tramite censimentinelle aree di presenza accertata e stabi-le della coturnice come raccomandatodal Piano Faunistico Venatorio Provin-ciale (PFVP) (Amici et al., 2004b) e dastudi promossi dalla Provincia di Rieti

(Sarrocco et al., 2003; Gianni, 2003)hanno consentito di:

- identificare precisamente le aree incui è presente la coturnice;

- stimare la consistenza della popola-zione in dette aree;

- identificare le metapopolazioni conconsistenza e densità di individui talida sopportare eventuali prelievi diuova al fine di costituire un allevamen-to di coturnice appenninica certificato;

- integrare e perfezionare il Modello diValutazione Ambientale (MVA) pro-posto nella Pianificazione FaunisticoVenatoria Provinciale (Amici et al.,2004b) ed in lavori scientifici (Amiciet al., 2004a).I risultati acquisiti permettono di pro-

cedere alla successiva fase di studiodei soggetti presenti sul territorio al finedi identificare quelli appartenenti allapopolazione autoctona (A. g. subsp.

8 GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO 3 Modello diValutazione dellaIdoneità Ambientaleper la coturnice

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orlandoi) e con questi realizzare un alle-vamento certificato in grado di fornire isoggetti necessari per il ripopolamento.

Per poter definire ed attuare gliindirizzi gestionali proposti, le azioni dimonitoraggio preventivo sono indi-spensabili ed estremamente utili alfine di conoscere la consistenza dellaspecie sul territorio; attraverso il model-lo riportato nella revisione del PFV2004 ed in altre pubblicazioni (Amiciet al., 2004a) sono state innanzituttoindividuate le aree vocate per la cotur-nice (229 km2) ed è poi stato predi-sposto un piano di censimenti.

Le aree di censimento sono statescelte in funzione delle necessità distudio e nei limiti del numero di areecampione necessarie per una correttadefinizione dei parametri di popola-zione, coprendo una superficie pari al25,9% delle aree vocate alla nidifica-zione (79 km2):

- Monti della Laga- Monti Reatini- Montagne della Duchessa- Monti del Cicolano- Gruppo Monte Utero e Monte Pozzoni

3. IL MODELLO DI IDONEITÀ DI SITO PER LA NIDIFICAZIONE(MISN)

La metodologia di analisi ambien-tale è stata realizzata sulla base delprecedente studio per la valutazionedelle vocazioni faunistiche del reatino,nell’ambito della revisione del PFVP.

La metodologia applicata per la cotur-nice (Amici et al., 2004a), per la suaaggiornabilità e flessibilità, ha rappre-sentato un’ottima base di partenzaper la studio della probabile distribu-zione dei siti di nidificazione.

Nel precedente studio, si è utilizza-ta una procedura di tipo parametrico,basata sull’assegnazione di punteggidi idoneità ai fattori (biotici e abiotici),in grado di influenzare la presenza delselvatico; le carte dei diversi punteggiottenute, sono state poi sommate perla definizione della carta del punteg-gio finale. La riclassificazione di que-sta ultima serie di valori ha generatola carta della vocazione faunisticadella coturnice.

Lo scopo di questo lavoro è statoquello di individuare i probabili siti dinidificazione della coturnice. L’informa-zione ricercata, in questo caso, hapeculiarità particolari e definite da alcu-ni fattori ambientali ottimali quali: pre-senza di ambienti di alta quota (>1500m s.l.m.) con prevalenza di rocce nude,elevata pendenza ed esposizione otti-male a sud, sud-ovest. La coturnicenel periodo riproduttivo ha esigenzeambientali estremamente puntuali especifiche pur essendo riscontrabili indiverse aree del tratto appenninico.

Le nuove informazioni acquisite me-diante sopralluoghi in campo (transetti)e interviste, hanno permesso di defini-re con maggior dettaglio le caratteristi-che ambientali richieste per la nidifi-cazione e i parametri scelti per discri-minare il territorio sono stati nuova-mente analizzati e riclassificati; sonostate poi aggiornate le informazioni

9IL MODELLO DI IDONEITÀ DI SITO PER LA NIDIFICAZIONE (MISN)

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relative all’uso del suolo, ed è stataverificata l’efficacia del modello attra-verso successive simulazioni.

Il software GIS utilizzato per le ela-borazioni e la gestione delle informa-zioni è stato Arcview 3.1 della ESRI,mentre per la realizzazione delle imma-gini 3D è stato impiegato Arcscene 9.0sempre della ESRI.

I dati acquisiti nella prima fase diinventario sono stati: la Carta dell’Usodel Suolo (CUS) della Regione Lazio, ilModello Digitale del Terreno (MDT)con risoluzione 40 m e la Carta TecnicaRegionale (CTR) 1:10.000.

La Carta dell’Uso del Suolo dellaRegione Lazio è stata realizzata trami-te fotointerpretazione a video delleortofoto digitali a colori “Terraitaly” delvolo “it2000” (1998-99) integrate dalleimmagini satellitari Landsat 7 ETM+,rilevate in doppia copertura estiva edinvernale, degli anni 2001-2002.Questo nuovo strato informativo, copretutto il territorio della Regione Lazio conil dettaglio del IV livello CORINE Land-cover (72 classi di uso del suolo), ed èsovrapposta alla CTR in scala 1:10.000.

La necessità di utilizzare questanuova informazione, messa a disposi-zione dalla Regione Lazio, è dovuta all’e-sigenza di maggior dettaglio rispettoall’uso del suolo CORINE Land-cover. Inquesto nuovo strato informativo, oltre adessere presente la classe 3.3.2. (Roccenude, falesie, affioramenti) che ben indi-vidua l’ambiente ricercato, il dettaglio èdi gran lunga superiore al precedenteuso del suolo. L’unità minima interpreta-tiva, infatti, è stata ridotta da 25 a 1 ha,e la scala di rappresentazione è passata

da 1:100.000 del CORINE Land-cover a1:25.000 del CUS Regione Lazio.

Gli altri temi considerati nell’analisiterritoriale, sono stati le pendenze e leesposizioni direttamente derivate dalMDT. La risoluzione di 40 m, adottatada questi strati informativi, è stata rite-nuta adeguata per gli scopi della ricerca.

Dopo opportune verifiche si è evi-denziato che le zone di nidificazionehanno scarsa accessibilità, per cui il buf-fer di riduzione del punteggio legato alleinfrastrutture (strade, edificato) conside-rate nel precedente MVA (Figura 3) nonsono state impiegate. Anche l’informa-zione relativa alle aree urbanizzate daS.I.R.A. (Sistema Informativo RegionaleAmbientale), essendo maggiormentedettagliata nel nuovo uso del suolo, nonè stata utilizzata. Il disturbo delle zoneantropizzate e delle vie di comunicazio-ne minori presenti nell’intorno delleprobabili aree di nidificazione è statoconsiderato irrilevante.

Nella seconda fase di diagnosi sisono elaborate le informazioni acquisi-te per rendere tutti i fattori in esamecompatibili tra loro e quindi con identi-che caratteristiche spaziali (risoluzione,n° righe e n° colonne). Sono stati riclas-sificati i tematismi in funzione dellenuove conoscenze faunistiche e degliscopi di ricerca e, successivamente,sono stati assegnati i punteggi di ido-neità. Nelle tabelle 1, 2, 3 e 4 sonoriportati i fattori presi in considerazionecon i relativi punteggi assegnati.

Attraverso la somma dei temi si èpoi realizzata la carta del punteggiofinale, alla quale è stato applicato un

10 IL MODELLO DI IDONEITÀ DI SITO PER LA NIDIFICAZIONE (MISN)

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11IL MODELLO DI IDONEITÀ DI SITO PER LA NIDIFICAZIONE (MISN)

Classe di uso del suolo

PunteggioCodiceCorine

Classe di uso del suolo

PunteggioCodiceCorine

1.1. Insediamento residenziale 01.2. Insediamento produttivo, dei servizi generali

pubblici e privati, delle reti e delle infrastrutture 01.3.1. Aree estrattive 0

1.3.2.1. Discariche e depositi di cave, miniere, industrie e collettività pubbliche 0

1.3.2.2. Depositi di rottami a cielo aperto, cimiteri di autoveicoli 0

1.3.3.1. Cantieri e spazi in costruzione e scavi 01.3.3.2. Suoli rimaneggiati ed artefatti 0

1.4.1. Aree verdi urbane 01.4.2.1. Campeggi, strutture ricettive

a bungalows o simili 01.4.2.2. Aree sportive 01.4.2.3. Parchi di divertimento 01.4.2.4. Aree archeologiche 0

1.4.3. Cimiteri 02.1.1.1. Seminativi semplici in aree non irrigue 52.1.1.3. Colture orticole in pieno campo, in serra

e sotto plastica in aree non irrigue 02.1.2.1. Seminativi semplici in aree irrigue 02.1.2.2. Vivai in aree irrigue 02.1.2.3. Colture orticole in pieno campo, in serra

e sotto plastica in aree irrigue 02.2.1. Vigneti 0

2.2.2. Frutteti e frutti minori 02.2.3. Oliveti 0

2.2.4.1.1. Pioppeti, saliceti, altre latifoglie 02.2.4.2. Castagneti da frutto 0

2.3.1. Superfici a copertura erbacea densa 02.4.1. Colture temporanee associate

a colture permanenti 02.4.2. Sistemi colturali e particellari complessi 02.4.3. Aree prevalentemente occupate da coltura

agraria con presenza di spazi naturali importanti 03.1.1. Boschi di latifoglie 03.1.2. Boschi di conifere 03.1.3. Boschi misti di conifere e latifoglie 03.2.1. Aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota 53.2.2. Cespuglieti ed arbusteti 5

3.2.4.1. Aree a ricolonizzazione naturale 03.2.4.2. Aree a ricolonizzazione artificiale 0

3.3.1. Spiagge, dune e sabbie 03.3.2. Rocce nude, falesie, affioramenti 203.3.3. Aree con vegetazione rada 5

3.3.4.3. Aree degradate per altri eventi 04.1.1. Paludi interne 0

5.1.1.1. Fiumi, torrenti e fossi 05.1.2.1. Bacini senza manifeste utilizzazioni produttive 05.1.2.4. Acquacolture 0

Tab. 1 - LEGENDA DELLA CARTA DELL’USO DEL SUOLO (CUS) DELLA REGIONE LAZIO E PUNTEGGIO ASSEGNATO

PunteggioEsposizione

Tab. 2 - ESPOSIZIONE E PUNTEGGIO ASSEGNATO

EST, SUD-EST, SUD, SUD-OVEST 10OVEST, NORD-OVEST 0NORD, NORD-EST 5

PunteggioAltitudine

Tab. 4 - FASCE ALTIMETRICHE E PUNTEGGIO ASSEGNATO

<1000 m 01000-1500 m 8>1500 m 10

PunteggioPendenza

Tab. 3 - PENDENZA E PUNTEGGIO ASSEGNATO

Pianeggiante o poco accidentata (0-15°) 0Media, non molto accidentata (15-30°) 2Forte, accidentata (30-45°) 10Fortissima, molto accidentata (>45°) 20

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filtro quote compreso tra 0 e 1500metri s.l.m., in quanto pur essendoriportate in bibliografia nidificazionieffettuate a quote inferiori a 1500 ms.l.m., nella realtà reatina queste avven-gono solo a quote più alte. Nell’ultimafase di prognosi si è elaborata la cartafinale di idoneità per i siti di nidifica-zione, mediante l’applicazione di unopportuna legenda. In figura 4 è rap-presentata la carta finale di idoneitàper siti di nidificazione per la coturnicenella Provincia di Rieti.

La scelta di utilizzare una graduazio-ne di colori dal giallo al blu riferita avalori crescenti di punteggio, è dovutaall’esigenza di non definire un risultatopuntualmente determinato, viste lepossibili incongruità dovute ad impreci-sioni degli strati informativi di partenza.

La validazione del modello è stataeffettuata con le informazioni acquisitemediante i transetti; le aree a maggior

punteggio, colorate in blu scuro, hannorappresentato le zone con maggiorpresenza di adulti e nidi, confermandola bontà degli strumenti impiegati e lavalidità dei punteggi assegnati.

Per l’elaborazione tridimensionaledelle informazioni spaziali, nel presen-te lavoro si è impiegato un softwaremolto diffuso sul mercato, ArcScene9.0, che è risultato intuitivo e compati-bile con il formato dei files utilizzati. Lasuperficie tridimensionale del MDT èstata utilizzata per ottenere le altezzeda associare alle foto aeree e all’ido-neità alla nidificazione. Attraverso lostesso software, sono realizzabili anchefilmati tridimensionali che costituisco-no un ulteriore supporto alla diffusionedei risultati di studi di questo genere.

Come si vede in fig. 5, sebbenequesta elaborazione non producanuove informazioni utilizzabili nelle pro-cedure di analisi del territorio, essa

12 IL MODELLO DI IDONEITÀ DI SITO PER LA NIDIFICAZIONE (MISN)

4 MISN - Modello di Idoneità di Sito di Nidificazione

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13MACROAREE

risulta estremamente efficace per lavisualizzazione dei paesaggi e per lamigliore comprensione dei fenomenistudiati, anche da parte dei non spe-cialisti (Ripa et al., 2005).

4. MACROAREE

MONTI DELLA LAGAI Monti della Laga, sia dal un punto

di vista tettonico che da quello geolito-logico, costituiscono un comparto a sénell’ambito del quadro montano dellaprovincia di Rieti.

Il complesso è sicuramente uno trai più importanti dell’Appennino, sia per-ché al suo interno si ergono il Pizzo diSevo (2419 m) ed il Monte Gorzano(2458 m), i rilievi regionali più elevati,ma, soprattutto, perché in quel com-prensorio la linea di cresta corre peroltre 10 km a quote superiori ai 2000m s.l.m. (Almagià, 1966).

Il substrato delle aree più elevate èlargamente caratterizzato da roccenude e pascoli magri. Già al di sopra

dei 1300 m di quota i segni della pre-senza antropica sono scarsissimi e,mancando completamente aree colti-vate e viabilità ordinaria, sono limitati aisempre più rari stazzi, frequentati daipastori nei soli mesi estivi. La copertu-ra forestale, costituita quasi esclusiva-mente da faggeta, risulta in taluni com-parti piuttosto frammentata.

Per quanto concerne l’idrografia, leacque che defluiscono verso l’Adriaticoconfluiscono nel fiume Tronto, il quale,essendo stato sbarrato ad una quotadi 1008 m, dà origine al Lago diScandarello. Nel versante tirrenico, inve-ce, si origina il fiume Velino, che, incu-neandosi nelle omonime Gole, rasentai monti Gabbia e Giano, aspri rilievi dallequote di 1497 e 1820 m (Almagià,1966). Parte del territorio è oggi inclusonel Parco Nazionale Gran Sasso - Montidella Laga, area protetta istituita con Leg-ge Nazionale 394/91 (Giusti, 1996).

MONTI REATINIImponente gruppo calcareo con

alcune cime che superano i 2000 m diquota: Terminillo, Terminilletto, Sassetalli.

6�

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5 Complesso del MonteNuria - MISN tridimensionale: i cerchi rossi indicanole aree più idonee

6 Complesso del Monte Nuria - Fotoaeree: in blu i confini dell’area vocata, i cerchi rossi indicano

le aree più idonee

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Al di sopra delle faggete, che hanno iloro lembi più estesi ed imponenti nelversante Nord (Vallonina) e non supe-rano quasi mai l’isoipsa 1700 m, sonopresenti vasti pascoli ed aree caratte-rizzate dall’affioramento di roccianuda (Landi, 1980). Le zone culmi-nali hanno un duplice aspetto chepuò essere schematicamente descrit-to nelle seguenti distinte morfologie: aNord e ad Est prevalgono cime e crestescoscese e dirupate, a Sud e ad Oveststrutture cupuliformi con declivi decisa-mente più dolci (Almagià, 1966).Come estrema propaggine settentrio-nale del Terminillo, piuttosto isolato, sierge il Monte Boràgine (1829 m s.l.m.).

Le aree coltivate, peraltro ormai piut-tosto limitate, sono dislocate ai piedi delmassiccio, a quote raramente superioriai 1000 m s.l.m. Elemento caratteriz-zante il complesso montano, ed in par-ticolare il Monte Terminillo, è lo sviluppoturistico, incentrato principalmente suglisport invernali, che, nel versante a mez-zogiorno, fin dalla prima metà delsecolo scorso si è concretizzato con lacostruzione di numerosi impianti afune (la funivia raggiunge la cima delTerminilluccio, 1852 m s.l.m.) e di strut-ture ricettive, inizialmente nelle localitàdi Campoforogna e Pian de Valli, intor-no ai 1700 m di quota. Nel versanteleonessano, invece, gli impianti di risali-ta e le piste da sci si trovano sul monteTilia (1775 m s.l.m.).

La pastorizia, in progressiva contra-zione, si concretizza ormai con pochegrandi greggi transumanti. La viabilitàprincipale è limitata alla strada provin-ciale, che, attraverso la Sella di Leonessa

(1975 m s.l.m.), percorre tutta la Val-lonina collegando la Piana reatina conquella di Leonessa. Per quanto concer-ne la gestione faunistica il territorio ècaratterizzato dalla presenza dell’Oasidel Terminillo (Amici et al., 2004b).

MONTAGNE DELLA DUCHESSALe Montagne della Duchessa, facen-

ti parte del più vasto sistema del MonteVelino, raggiungono la quota massimanel Monte Morrone (2266 m s.l.m.). Lastruttura geologica è caratterizzata daun potente blocco di calcari cretacei,messi allo scoperto per la quasi totalescomparsa dei depositi terziari di coper-tura (Almagià, 1966). Alle quote mag-giori si manifestano in modo totale icaratteri di rudezza e asperità dell’altamontagna. Sono piuttosto frequenti icirchi glaciali. All’interno di uno di essi,piuttosto ampio, alla quota di 1788 ms.l.m., è ospitato il piccolo omonimolago. Questo specchio d’acqua, duranteil periodo estivo, costituisce il principalepunto di abbeverata per il bestiame inmonticazione.

La zootecnia, in questo comprenso-rio, sta vivendo rapide quanto profondemodificazioni che vedono la quasi defi-nitiva scomparsa della pastorizia, ridottaormai a pochissime greggi condotte davecchi pastori e la concomitante, anchese contenuta, crescita numerica deglianimali di grossa taglia (vacche e caval-li) che pascolano bradi (Ruscitti, 2006).

La scarsa antropizzazione del terri-torio, unitamente all’antico isolamen-to, hanno contribuito a mantenere lasituazione ambientale a livelli moltoalti (Calò, 1983). Tale stato fece sì

14 MACROAREE

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che, con Legge Regionale 7 luglio1990 n. 70, venisse istituita la RiservaNaturale Parziale Montagne dellaDuchessa (Regione Lazio, 1998).

La presenza dell’adiacente areaprotetta del Velino-Sirente e gli inter-venti di reintroduzione in essa com-piuti nell’ultima parte del secolo scor-so, hanno generato nelle Montagnedella Duchessa, ed in particolare nelterritorio ricadente nell’omonimaRiserva Naturale, ma non solo, un pro-gressivo popolamento di cervi. Daidati scaturiti dagli ultimi censimenti albramito, sembra che esso abbia ormairaggiunto la notevole consistenza dioltre 200 capi (Scialanga, 2006).

MONTI DEL CICOLANOSe dal punto di vista fisiografico il

massiccio del Monte Nuria (1888 ms.l.m.) può essere considerato un pro-lungamento verso Est del gruppo delTerminillo, diversa è invece la costitu-zione geologica. Il primo, infatti, appar-tiene alla facies abruzzese (intera serieGiura-Cretaceo composta da calcarimassicci) mentre nel secondo questa èrappresentata da scisti a fucoidi, scagliae calcari marnosi (majolica) (Almagià,1966). La copertura forestale, general-mente presente fino ai 1700 m diquota, è rappresentata dalla faggeta, laquale, nonostante le numerose formedi aggressione subite negli ultimidecenni, ancora riveste una notevoleimportanza naturalistica (Landi, 1980).

Nel massiccio del Nuria i fenomenicarsici raggiungono uno sviluppo ecce-zionale. A quote variabili tra i 1100 ed i1300 m s.l.m. si aprono quattro altopia-

ni caratterizzati dalla presenza di altret-tanti volubri: Cornino (1280 m s.l.m.),Rascino (1142 m s.l.m.), l’Aquilente(1170 m s.l.m.) e Campolasca (1110m s.l.m.). In questi territori, a dispettodella scarsissima presenza antropica,dopo l’abbandono avvenuto negli anni’60 ’70 e ’80 del secolo scorso, si staregistrando una certa ripresa delle atti-vità produttive, incernierate quasi esclu-sivamente sulla zootecnia, dalle dina-miche del tutto particolari, che sfrutta,tra la tarda primavera e l’autunno, gliestesi pascoli regolamentati dagli UsiCivici (Adriani, 1999); la coltura biologi-ca di un particolare ecotipo di lenticchiae la gestione faunistico-venatoria (AFV“Castello di Rascino”), attività che hadato un nuovo e crescente impulso allapovera economia locale (Camilli et al.,2000; Cianetti, 2004).

5. LE AREE CAMPIONE

La scelta di aree campione, nellequali realizzare i censimenti, sia pre chepost riproduttivi, si è resa necessaria acausa della vastità e della frammenta-zione del territorio da indagare ed èstata effettuata utilizzando le informazio-ni fornite dal MVA per la Coturniceappenninica redatto dell’Università dellaTuscia di Viterbo nel 2004 (Amici et al.,2004a) e dal MISN (Amici et al., 2005).

a. TORRECANE - Area situata tra il SICdel “Complesso del Monte Nuria”(IT6020015) e quello della “Piana diRascino” (IT6020014), è caratterizzata

15LE AREE CAMPIONE

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da un substrato molto pietroso e sco-sceso. Tale conformazione fa sì che ilcarico di bestiame, brado durante ilperiodo della monticazione, sia relati-vatante contenuto (Adriani, 1999;2005). Le quote massime, che sfiora-no i 1500 m s.l.m., rendono questocomparto utilizzato dalla specie soltan-to come area di svernamento (Amiciet al., 2005).

b. NURIA E NURIETTA - Aree campio-ne ricadenti nel SIC “Complesso delMonte Nuria” (IT6020015) per ilquale la coturnice è segnalata tra lespecie della “Direttiva Uccelli”. L’areamaggiormente idonea, che si trova aldi sopra del limite superiore della fag-geta, è caratterizzata da estesi pascolisecondari. In essi, grazie alla presenzadi alcuni piccoli volubri che garanti-scono, seppur per un relativamentebreve periodo, sufficiente risorsa idri-ca durante la buona stagione, c’è unelevato carico di bestiame, ormaicostituito da soli bovini ed equini(Adriani, 1999; 2005).

c. LAGO DELLA PETRELLA - Area piut-tosto estesa e pianeggiante situata aipiedi del massiccio del Monte Nuria.La presenza del volubro, che dà ilnome al comprensorio, fa sì che inestate l’area sia abbondantementepascolata (Adriani, 2005). Le quotesono di poco variabili intorno ai 1200m s.l.m., pertanto la frequenza dellecoturnici è limitata al solo periodo disvernamento, quando le cime sovra-stanti sono innevate (Amici et al.,2005).

d. COLLALTO - Con i suoi 1500 ms.l.m., il rilievo, che si erge piuttosto iso-lato, nel versante meridionale è caratte-rizzato fino alla sua sommità dalla pre-senza di una pineta (Pinus nigra var vil-letta barrea), impiantata dal CorpoForestale dello Stato negli anni ’60 delsecolo scorso e solo recentementediradata. Nei pendii a nord la copertu-ra forestale è rappresentata da faggetacon conduzione a ceduo. L’area, chiusaalla caccia da oltre 30 anni, è oggi partedella Zona di Ripopolamento e Cattura(ZRC) “Fiamignano” (Amici et al.,2004b) e costituisce un territorio nelquale da sempre è presente un nucleodi animali che non è raro vedere invo-lare, tipicamente verso il basso, fino araggiungere le alture sovrastanti gli abi-tati di Fagge e Brusciano, nel comunedi Fiamignano (Adriani, 2005).

e. SERRA - Massiccio assolutamen-te impervio nel versante esposto amezzogiorno dove il substrato è carat-terizzato da rocce affioranti e scarsavegetazione arborea, mentre la coper-tura del settore settentrionale è datada faggeta pura. Inibito alla caccia daoltre 30 anni è oggi parte della ZRC“Fiamignano”. La presenza della cotur-nice in questa area è stabile e nota dasempre (Sarrocco et al., 2003). Glihabitat del versante a mezzogiornorisultano particolarmente idonei allapresenza della specie (Amici et al.,2004a) e la pressoché totale inacces-sibilità garantisce ai nuclei presentil’assenza di qualsiasi forma di disturbodi natura antropica. Le zone a quotepiù elevate, circa 1600 m s.l.m., sono

16 LE AREE CAMPIONE

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idonee per la nidificazione (Amici etal., 2005). Quando l’area sommitalesi ricopre di neve gli animali si spingo-no in basso fino a raggiungere il pia-noro del Poggio ed il Tinello, nei pres-si di Fiamignano, a quote variabili tra i1100 ed i 1200 m s.l.m.

f. MONTE GIANO - Alto circa 1700m s.l.m. con il versante orientale moltoscosceso, e, fatta eccezione della pine-ta a Pinus nigra artificiale è caratterizza-ta da estesi pascoli secondari oggi fre-quentati per gran parte dell’anno da soliequini. La buona esposizione, la coper-tura vegetale e l’elevata petrosità dell’a-rea acuminale, rendono questo com-prensorio particolarmente idoneo allapresenza della specie (Amici et al.,2004a); la difficile accessibilità garanti-sce sufficiente tranquillità rispetto aipossibili disturbi di natura antropica, ma,come emerso dai sopralluoghi prelimi-nari all’avvio del censimento, un fattorelimitante per la specie in questa areasembra essere l’eccessiva presenza edinvasività del cinghiale. Secondo le testi-monianze di alcuni vecchi cacciatorisembrerebbe che il popolamento diquest’area sia in continuità con quellodel vicino monte Nuria (Adriani, 2005).

g. VALLE DEL SOLE - Canalone diorigine glaciale del massiccio delTerminillo esposto a mezzogiorno.Situato oltre il limite superiore dellafaggeta è caratterizzato da un substra-to estremamente pietroso ed offre,sui due fianchi, ampie possibilità dirifugio e di nidificazione alla coturnice(Amici et al., 2004a). Nonostante l’a-

rea sia facilmente raggiungibile e sog-getta al disturbo antropico, in quantosituata lungo la strada che congiungela valle reatina con quella leonessanae considerato che tutto il comprenso-rio è contraddistinto da un notevoleflusso turistico, è una delle aree nellequali risulta particolarmente frequen-te udire il canto dei maschi territorialiin epoca primaverile.

Se si è dotati di idonee attrezzature, laparticolare morfologia consente ancheuna relativamente semplice osservazio-ne delle parate di alcuni soggetti nei loroterritori. Proprio in questo ambito, pertutto il periodo tardo invernale del 2004,in condizioni di forte innevamento, suc-cessivo a periodi nei quali il terreno siera completamente scoperto, tanto daconsentire la risalita delle coturnici daiquartieri di svernamento, è stato ripe-tutamente possibile ascoltare le voca-lizzazioni di alcuni maschi in fase preriproduttiva (Serrani et al., 2005a).

h. MONTE ELEFANTE - Come giàchiaramente sottolineato in fase di pre-sentazione dei risultati preliminari rela-tivi al censimento provinciale dellacoturnice (Serrani et al., 2005b), quel-lo del massiccio del Terminillo in gene-rale, e quello del Monte Elefante nellospecifico, rappresenta, per la sua natu-ra specifica, una delle aree più idoneealla presenza (Amici et al., 2004a) edalla nidificazione della specie (Amici etal., 2005). Particolarmente significativisono gli scoscesi e quasi inaccessibilivalloni che si estendono dalla sommitàdel rilievo fino alle porte dell’abitato diMicigliano. La costante presenza d’ac-

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qua, la copertura vegetale, la limitatez-za del disturbo di natura antropica e lapossibilità che hanno gli animali dipoter compiere, compatibilmente conle condizioni climatiche contingenti,notevoli migrazioni altitudinali, restan-do costantemente in habitat idoneo,giustificano il valore che questo com-parto assume per la presenza e lariproduzione della specie.

i. MONTE POZZONI - Nonostante larelativa estensione di questo comparto,indicato dal MVA come di discreto valo-re (Amici et al., 2004a), piuttosto fre-quenti risultavano le segnalazioni dipresenza delle coturnici, soprattutto inprimavera ed in particolare nelle prossi-mità della Fonte dell’Orso. Sopralluoghipreliminari alla pianificazione delle ope-razioni di censimento hanno conferma-to queste indicazioni, tanto da indurre ilgruppo di studio ad inserire l’area fraquelle campione.

l. VALLONE DI CANTALICE - Situatasulle pendici del Terminillo, quest’areaè stata da sempre indicata (pastori,cacciatori ecc.) come costantementefrequentata dalle coturnici. Le localiz-zazioni più spesso riportate dagli infor-matori convergevano sempre sul ColleMattutino, comprensorio indicato anchenel MVA della specie per il territorioprovinciale (Amici et al., 2004a).

m. MONTE PORCINI - Le indica-zioni di presenza di coturnici sulMonte Porcini davano come aree piùfrequentate il Rifugio Porcini ed il Bucodel Merlo. Queste localizzazioni, inclu-

se nei territori indicati dal MVA (Amiciet al., 2004a), sono situate in ambien-ti di grande qualità sia morfologica-mente che da un punto di vista vege-tazionale, anche se il pascolo, intesocome attività di origine antropica chemigliora le condizioni che favorisconola presenza della specie, è in progres-siva contrazione, soprattutto per quan-to riguarda il comparto della pastorizia.

n. MONTE CAMBIO - Territoriopiuttosto vasto e non facilmente acces-sibile, soprattutto per i comparti neiquali più frequenti sono le segnalazio-ni di coturnici. Secondo quanto riferitodai più assidui frequentatori di questearee, i nuclei locali sarebbero in conti-nuità con quelli del Terminillo. Tra lelocalità nelle quali più costante sembraessere la presenza ci sarebbe la CostaGhiaiosa.

o. CIMA D’ARME - Le zone piùimpervie di questo comparto, secon-do un grande numero di segnalazioni,rappresentano alcune tra quelle nellequali la coturnice è ancora costante-mente presente, anche se, apparente-mente, con numeri progressivamentein contrazione. Il territorio è inclusonelle aree indicate come idonee dalMVA recentemente redatto a livelloprovinciale (Amici et al., 2004a).

p. ACQUASANTA - Le pendenze, lapetrosità, la copertura vegetale e l’e-sposizione rendono quest’area parti-colarmente idonea alla presenza dellacoturnice. La zona dell’Acquasanta, edin particolare la Costa dei Cavalli, sem-

18 LE AREE CAMPIONE

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bra essere frequentata da poche bri-gate, che, secondo alcune segnalazio-ni, negli ultimi anni hanno anche rag-giunto cospicue consistenze. La preci-sa volontà di verificare mediante rilievila veridicità di quest’ultimo elementoha fatto sì che l’area venisse inclusa traquelle campione.

q. TERMINILLO - Nel comprensoriodel massiccio, a livello provinciale, èsituato il più esteso comparto idoneoalla coturnice (Amici et al., 2004a). Aciò va aggiunta l’ormai datata inibizionealla caccia che vige nella stessa area(Oasi e ZRC) (Amici et al., 2004b). Sesi considera che i territori idonei per laspecie si estendono in un gradientealtitudinale compreso tra gli oltre 2200ai circa 1700 m s.l.m., quota superioredelle faggete nell’area, che la copertu-ra vegetale è quella ottimale e che,soprattutto in talune zone, è ancorapresente un buon carico di pascolo, cisi può rendere conto di quale sia l’im-portanza di questo comprensorio perl’attuale presenza della specie e per lastrategia complessiva della sua conser-vazione in ambito provinciale.

r. MONTE CAVA - Massiccio situato aridosso della Riserva Naturale Montagnedella Duchessa. I circa 2000 m s.l.m., lacopertura vegetale e l’esposizione ren-dono quest’area particolarmente ido-nea alla presenza (Amici et al.,2004a) e alla nidificazione della spe-cie (Amici et al., 2005). Da studirecentemente condotti nei SIC e ZPSdella Duchessa, in merito alle strategiedi conservazione della specie, è emer-

so che mentre da un lato è auspicabi-le la riduzione del carico di bestiamenelle aree prossime al lago ed alMonte Morrone, dall’altro, per mante-nere l’idoneità ambientale per lacoturnice, il pascolo stesso va assolu-tamente incentivato e mantenuto aquote inferiori, soprattutto sui montiCava e S. Rocco nonché nelle zonepiù basse del Morrone (Lynx Natura eAmbiente, 2004).

6. LA TECNICA DI CENSIMENTOAL PLAYBACK

L’effettuazione del censimento preriproduttivo richiede, oltre alla conoscen-za minuziosa del territorio o del MVA perla coturnice (Amici et al., 2004a), ilModello di Massima Idoneità per laNidificazione della specie (Amici et al.,2005), strumenti indispensabili per trac-ciare i transetti nelle aree in cui massimaè la probabilità di presenza della specie.

È necessaria, inoltre:

- la disponibilità di apparecchiatureche consentano di determinare lecoordinate geografiche delle singolestazioni di rilevamento (GPS),

- la possibilità di emettere il cantopreregistrato (magnetofono),

- la disponibilità del goniometro edella bussola, che consentono ladeterminazione azimutale dei puntidai quali provengano le eventualirisposte (Serrani et al., 2005a);

- la disponibilità di schede per l’anno-tazione di quanto viene rilevato.

19LA TECNICA DI CENSIMENTO AL PLAYBACK

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La coturnice è una specie orniticaterritoriale che si stabilisce e difendeattivamente l’area caratterizzata dallapresenza del nido e all’interno dellaquale si svolge, in parte o totalmente,l’attività trofica correlata all’allevamentodella prole (Brichetti e Fracasso, 2004).

Per quanto concerne il monitorag-gio primaverile si è ritenuto opportu-no applicare l’ormai sperimentata tec-nica del “playback”, seppur con alcu-ne modifiche (Serrani et al., 2005a).

Va ricordato che per buona parte del-l’anno le coturnici hanno un com-portamento gregario, alternato, secondoun ritmo regolare, con quello territorialee di coppia (Petretti, 1985) e che, con ilsopraggiungere della primavera, al fra-

zionarsi delle brigate, comportamentopreliminare alla formazione delle cop-pie, i maschi, monogami (Cramp eSimmons, 1980), prendono possessodi piccoli territori che difendono daiconspecifici. La difesa di questi distret-ti viene esercitata con l’assunzione diatteggiamenti di aggressione e l’emis-sione di vocalizzazioni (Petretti, 1985).

Il censimento con la tecnica del play-back si basa, appunto, sulla capacitàdegli operatori di riconoscere la voce deimaschi territoriali. Questi, nella stagioneriproduttiva, in qualsiasi momento delgiorno e della notte, seppur con unacerta prevalenza nel primo mattino edal tramonto, emettono un suono simileal richiamo, definito come un cicalecciometallico trisillabico ripetuto di continuo,con un finale accelerato in crescendo(Petretti, 1985; Amici et al., 2004a).

In letteratura risulta che l’ottimaleapplicazione di questa tecnica è possi-bile nell’intervallo di tempo compresotra il quasi totale scioglimento delle nevia non oltre la prima decade di maggio.

In fase applicativa si è constatatoche le risposte non sono legate allecondizioni climatiche generali quantoal “calendario”. Nella primavera 2005,quando le coturnici avevano raggiuntole aree di riproduzione prive del mantonevoso, situazione che ne favorisce larisalita (Cramp e Simmons, 1980), èavvenuta una eccezionale nevicata cheha ricoperto per alcune settimane learee di indagine. Nonostante le condi-zioni ambientali inconsuete gli animalinon hanno abbandonato le aree som-mitali rispondendo ai richiami come diconsueto.

20 LA TECNICA DI CENSIMENTO AL PLAYBACK

7 Monte Nurietta8 La strumentazione

utilizzata per il Play-Back: GPS, gonio-metro, bussola

7

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Preliminarmente all’effettuazionedel censimento pre riproduttivo, learee di studio, individuate mediante ilMISN (Amici et al., 2005), sono statesuddivise in unità di campionamentosulle quali sono stati effettuati i censi-menti mediante la tecnica del play-back (Bernard-Laurent, 1984). Ovepossibile, per contenere al massimogli errori di valutazione, si è operatocon il double sampling. In tali aree,nelle quali il censimento al canto èstato ripetuto con intervalli non supe-riori a 3 giorni, si è testato il grado dirisposta delle coturnici.

I singoli transetti, nei limiti del pos-sibile, sono stati tracciati lungo le isoi-pse e sono stati percorsi secondo lasequenza delle quote crescenti, persfruttare le caratteristiche etologichedella specie ed aumentare le possibi-lità di avvistamento (Petretti, 1985).

In ogni caso, per rendere massimoil contenimento del disturbo ed evitarela mancata risposta ai lanci di richiami,gli operatori hanno sempre percorso letraiettorie che avrebbero resa minimala loro visibilità agli animali eventual-mente gravitanti nell’area.

Considerato che in condizionimeteorologiche favorevoli e nelleposizioni esposte in modo ottimale laportata del canto è di circa 500 m eche essa diminuisce notevolmente inpresenza di vento, su versanti partico-

larmente impervi o in presenza dicorsi d’acqua (Amici et al., 2004a), irichiami sono stati lanciati da posta-zioni che, lungo i transetti, non dista-vano una dall’altra oltre i 250-300 m.

In ogni postazione si è procedutocon una sequenza di quatto emissio-ni sonore, secondo il seguente ordi-ne: N; E; S; W. Ogni emissione, delladurata di 20 secondi, è stata seguitada 20 secondi di ascolto. La sessionetermina con 5 minuti di ascolto.

Way point delle postazioni, orari diogni eventuale osservazione o rispo-sta (distanza e direzione dalla posta-zione), numero di animali (ed even-tualmente il loro sesso), tipo di osser-vazione (tab. 5) sono stati annotati suschede di raccolta dati appositamentepredisposte (Amici et al., 2004a).

21LA TECNICA DI CENSIMENTO AL PLAYBACK

9 Stazione di emissionedel richiamo suMonte Serra

9

Rilevamento Descrizione

Tab. 5 - CATEGORIE DI OSSERVAZIONE

1 - Canto Si sente un individuo in canto di risposta 2 - Canto e osservazione Si sente un individuo in canto di risposta e uno o più individui si involano 3 - Osservazione Individuo osservato non in canto

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Ogni singolo transetto è stato per-corso nell’intervallo di tempo che vada mezz’ora prima a non oltre le 4ore dopo il sorgere del sole.

7. IL CENSIMENTO CON L’AUSILIODEI CANI DA FERMA

La contrazione dei tempi attuativi ela limitazione del personale impiegatosono gli elementi che meglio esem-plificano l’utilità di questa proceduraapplicata in uno studio condotto nelcomplesso del Monte Nuria durantel’anno 2004 (Adriani, 2005), si ritieneche essa possa rendere più speditivee decisamente meno onerose le ope-razioni di stima delle consistenze deipopolamenti delle specie d’interesse.Operazioni per altro ricorrenti ed impo-ste dalle norme vigenti in materia di

gestione faunistico-venatoria (L. 157/92- L.R. 17/95).

Si è certi inoltre che i vantaggi deri-vanti dall’applicazione di questa tecni-ca siano crescenti all’aumentare dallavastità e della frammentazione dell’a-reale della specie da censire (Amici etal., 2004a; Amici et al., 2005).

La scelta delle aree sulle quali ese-guire i transetti per l’esecuzione delcensimento è casuale e si effettua traquelle con una buona/alta idoneitàper la specie.

In cartografia debbono essere indi-viduate sia le aree di estivazione, al disopra di quota 1600 m (Petretti,1985; Brichetti et al., 1992) che quel-le di svernamento, situate tra quota1000 m s.l.m. (Cattadori et al., 1999)e quota 1600 m s.l.m.

È ovvio che, per determinare la consi-stenza delle coturnici in un comprenso-rio vasto e frammentato, percorrere alcu-

22 IL CENSIMENTO CON L’AUSILIO DEI CANI DA FERMA

10 Bianca e Laica in ferma su Monte Giano

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ne aree campione da adottare come rife-rimento risulta un’operazione più agevo-le, economica e speditiva che non censi-re ogni singolo frammento di areale.

L’adozione di questo sistema haanche il pregio di mettere in condi-zione gli enti preposti alla gestionedella specie (Province, ATC ecc.) diassolvere ai compiti attribuiti dallalegge 157/92 ed in particolare la pia-nificazione degli eventuali prelievi inbase alle consistenze faunistiche.

È noto che il censimento con l’au-silio dei cani da ferma richiede, peressere esplicato, un terzo del temponecessario per l’attuazione dei con-

teggi effettuati con altri metodi stan-dardizzati (Warren, 2003) motivo percui è stato utilizzato in numerosi studi.

Altro importante elemento insito inquesta metodologia è quello di coin-volgere a pieno i cacciatori locali, sianella conduzione dei censimenti(AA.VV., 2001) che nella gestione delpatrimonio faunistico più in generale(Adriani et al., 2005).

I cani rappresentano il “tramite” attra-verso il quale il territorio ispezionato daicensitori viene “moltiplicato”, vantaggionotevole che scaturisce dal loro utilizzo(Fedeli, 2001; De Filippo, 1999; Genero,

23IL CENSIMENTO CON L’AUSILIO DEI CANI DA FERMA

11 Le coturnici sostanoai margini delle faggete per megliodifendersi

12 Dick e Bianca in ferma su Monte Muria

13 Operazioni di censi-mento: breve sosta

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1997). Il compito a loro affidato è quel-lo di cercare le coturnici (Smith et al.,2001; Calladine et al., 2002) muoven-dosi all’interno del buffer di 50 m daltransetto percorso dai censitori. Questodifficile, delicato, ma fondamentale com-pito può essere affidato soltanto ai cani:

- ben addestrati, “riflessivi e metodici”;- ben collegati al conduttore;- specializzati (non seguono le tracce

di altri animali);- ben allenati (il cane da caccia è un

atleta).Le attività di censimento, indicate in

bibliografia come “post riproduttive”,sono state condotte nei mesi estivo-autunnali degli anni 2004 e del 2005.

ORARI DEI CENSIMENTII transetti sono stati percorsi tra le

ore 06:00 e le 09:00 (Thirgood, et al.,1995; Smith et al., 2001).

Gli orari di partenza (Way point par-

tenza), gli orari dei rilevamenti interme-di e gli orari di chiusura di ogni transet-to (Way point di arrivo) sono stati rigo-rosamente riportati sulle schede di rile-vamento.

È stato osservato che, in media, dimattina si riesce ad osservare circa ildoppio degli individui contati alla sera(Petretti, 1985). Questo fatto vieneimputato non tanto al diverso ritmo diattività degli animali, quanto al disturboprovocato dagli osservatori (Petretti,1985). Inoltre, l’esigenza di condurrei rilievi nelle prime ore del mattinoderiva dal fatto che i cani, a quelleore, riescono a percepire in modoottimale l’eventuale presenza deglianimali (Jenkins et al., 1963).

METEOROLOGIALe condizioni meteorologiche gio-

cano un ruolo importante nella con-duzione dei censimenti con l’ausiliodei cani da ferma, dati che sono stati

24 IL CENSIMENTO CON L’AUSILIO DEI CANI DA FERMA

14

14 Montagne della Duchessa -Muro Lungo

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puntualmente riportati sulle schede dirilevamento (Thirgood et al., 1995).

Il tempo sereno e la non eccessivaumidità sono le condizioni ottimali perconsentire ai cani di operare al meglio.

La presenza e l’intensità del ventoinfluenzano l’efficacia dei censimenti. Inparticolare, le condizioni migliori perpercorrere i transetti si realizzano inassenza di vento o, in subordine, quan-do spira con intensità ridotta (Thirgoodet al., 1995). Anche questo dato è statoriportato nelle schede di rilevamento.

STRATEGIE DI PERCORRENZA DEI TRANSETTIConsiderato il fatto che le coturnici

quando sono disturbate o spaventatetentano la via di fuga gettandosi involo verso valle (Petretti, 1985), nel-l’ottica di poter contare tutti gli anima-li eventualmente involati, è opportu-no percorrere i transetti tracciati lungoun pendio da valle verso monte .

STRUMENTI UTILIZZATIIl nucleo di rilevamento ha operato

avendo in dotazione:

- Schede di rilevamento dati- GPS- Bussola- Altimetro- Binocolo- Macchina fotografica

25IL CENSIMENTO CON L’AUSILIO DEI CANI DA FERMA

15 Il lago di Rascino da Monte Nurietta

16 Esempio di transetticondotti con l'ausilio dei cani

15

16

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26 RISULTATI 17 Osservazione direttaattraverso un“lungo”: un maschiodi coturnice rispondeal richiamo acustico

18 Numerose “fatte” dicoturnice indicano ilricovero notturnodella brigata

17

18

8.1 Censimenti pre-riproduttiviAttraverso il modello di idoneità di

sito per la nidificazione (MISN) sonostati identificati 85 siti idonei su tutto ilterritorio provinciale, 68 dei quali inaree protette (Monti della Laga, MontiReatini, Montagne della Duchessa,ZRC) e 17 nei territori destinati alla cac-

cia programmata. I siti censiti sono stati22, coprendo quindi il 25.9% dellearee idonee. Le coppie rilevate attra-verso il playback, sono state 18 da cuisono state stimate solamente 42 cop-pie nidificanti, il 68% nelle aree protet-te ed il 32% in aree non protette. Ladensità riscontrata, espressa in relazio-

22/10/2004 Monte Torrecane Cani 05/11/2004 Monte Nuria Cani X09/11/2004 Monte Nurietta Cani X19/11/2004 Lago della Petrella Cani 05/01/2005 Collalto Cani X14/04/2005 Monte Giano Playback X21/04/2005 Monte Serra Playback X21/04/2005 Valle del Sole Playback X29/04/2005 Monte Elefante Playback X06/05/2005 Monte Pozzoni Playback X06/05/2005 Vallone di Cantalice Playback X15/05/2005 Monte Porcini Playback X20/05/2005 Valle del Sole Playback X21/05/2005 Costa Ghiaiosa Playback X21/05/2005 Monte Cambio Playback X

21/05/2005 Cima d’Arme Playback X28/05/2005 Valle del Sole Playback X28/05/2005 Acquasanta Playback X23/06/2005 Monte Nuria Playback16/08/2005 Valle del Sole Cani23/09/2005 Monte Giano Cani X27/09/2005 Cantalice Cani27/09/2005 Cima d’Arme Cani X01/10/2005 Iaccio Crudele Cani X07/10/2005 Monte Elefante Cani X09/10/2005 Acquasanta Cani X16/10/2005 Monte Serra Cani25/10/2005 Monte Pozzoni Cani X28/10/2005 Monte Nuria Cani09/11/2005 Monte Cava Cani X

Data Località Tecnica Presenza Data Località Tecnica Presenza

Tab. 6 - AREE DI CENSIMENTO

8. RISULTATI

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27RISULTATI19 Costa ghiaiosa

ne all’habitat idoneo alla nidificazionedella coturnice (Serrani et al., 2005b)è risultata essere di 0.50 e 0.12 coppieper km2 rispettivamente per le areeprotette e non protette. Tali valori sonoestremamente bassi rispetto a quelliriportati in bibliografia (tab.7).

I valori da noi rilevati sono con-frontabili con quelli riportati in biblio-grafia, tuttavia è necessario sottolinea-re la difficoltà di individuare la tipolo-gia delle superfici di riferimento sullequali sono stati calcolati i dati riportatidai diversi autori. Nella quasi totalitàdei casi i censimenti sono stati effet-tuati in aree di dimensioni variabili(1,6 - 6,5 Km2) con requisiti ambien-tali sovrapponibili a quelli della spe-cie; i nostri dati sono stati calcolaticonsiderando tutte le aree idonee allanidificazione individuate dal MISN(Amici et al., 2005). Eventuali diffe-renze tra i risultati possono derivaredal fatto che taluni autori hanno scel-to aree campione particolarmentevocate alla specie dove ovviamente ledensità sono molto alte. Inoltre l’eto-logia della specie fa sì che gli individuinon si distribuiscano in modo unifor-me sul territorio (Renzini et al., 2001)rendendo ancor più difficoltosa lascelta delle aree campione e la com-parazione dei risultati.

8.2 Censimenti post-riproduttiviLe aree campione interessate dai

censimenti post-riproduttivi con i canisono state 15 delle 18 censite in pri-mavera. I risultati ottenuti sono statipiuttosto deludenti in quanto, a fron-te di dati bibliografici che riportano

brigate con una media di 6.4 individui(Renzini F. et al., 2001), sono stati rile-vati solamente 44 individui. Tale datorisulta tanto più preoccupante quandosi considera che ben 32 individui appar-tenevano a sole 2 brigate. È necessariosottolineare che le non ottimali condi-zioni atmosferiche di fine estate e inizioautunno non hanno favorito le opera-zioni di censimento con i cani. I risulta-ti ottenuti devono essere consideraticome dati preliminari che necessitanodi ulteriori approfondimenti nei prossimianni, in quanto, durante le fasi di cova edi cure parentali intervengono numero-si fattori (condizioni climatiche, preda-zione, disturbo antropico) che influen-zano pesantemente il successo ripro-duttivo e la numerosità delle brigate.

Densità Autore

Tab. 7 - VALORI DI DENSITÀ RIPORTATI IN BIBLIOGRAFIA. * ALPI

1.85 maschi territoriali/100 ha Renzini et al., 20010.3-4.7 maschi/100 ha Bernard Laurent e Leonard, 2000*1.4-1.7 coppie/100 ha Spanò et al., 19855.4-8.5 maschi/100 ha Bocca, 1990*

19�

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28 RISULTATI 20 Bianca, Laica e Dicka Valle degli Angeli

209. Indicazioni gestionaliNel primo volume sulla coturnice

(Amici et al., 2004a) indicammo qualifossero le priorità gestionali, ponendocome primo intervento un’indaginepuntuale sullo status della specie nelcomprensorio in oggetto. Tale indagi-ne, i cui risultati sono stati esposti,anche se non completamente, in que-sto studio, hanno portato a conclusionipreoccupanti. Le basse densità riscon-trate suggeriscono l’adozione di urgen-ti misure di tutela, che ad una primaanalisi, sembrerebbero essere perse-guibili con la proroga dello status dispecie protetta (Calendario VenatorioRegionale del Lazio 2005-2006).

Ad un’analisi più approfondita appa-re tuttavia la non piena efficienza di unaimpostazione solo protezionistica cheinduce ad ulteriori riflessioni. Infatti, allebassissime densità di coppie presentinelle aree dove è possibile cacciare(0.12 coppie/100 ha) fanno eco ledensità quattro volte superiori (0.50

coppie/100 ha) ma egualmente moltobasse nelle aree protette (Oasi delTerminillo, Riserva Naturale ParzialeMontagne della Duchessa).

Le motivazioni di questa scarsa pre-senza sono imputabili alle citate varia-zioni dell’habitat ed a fenomeni dibracconaggio non facilmente contra-stabili. In questo quadro si potrebbeintraprendere una strada coraggiosache, essendo in montagna, è ovvia-mente in salita ed irta di difficoltà.

La gestione della specie potrebbepassare da un immobilismo legato alsolo divieto di caccia ad una gestione delterritorio che preveda interventi di ripri-stino degli habitat ed interventi di rina-turalizzazione di aree precedentementeantropizzate ormai in disuso, un moni-toraggio periodico e continuato dellostatus della specie e soprattutto unavigilanza puntuale e attenta del territorio.

Esperienze nazionali e internazionalicoinvolgono in tali onerose operazionianche il mondo venatorio rendendocosì responsabili del territorio coloroche si giovano dei suoi frutti. Si potreb-be quindi, per un non immediato futu-ro, preconizzare un prelievo equilibratobasato sui dati reali di consistenza e suun sistema meritocratico, secondo ilquale i capi da prelevare vengono asse-gnati solo a coloro che partecipano alleoperazioni di gestione.

Gli interventi di gestione devonocomunque essere effettuati sotto lasupervisione degli enti gestori del ter-ritorio (Provincia, ATC, enti parco) edel mondo scientifico in modo daessere sempre validati e verificati.

In questa ottica sono di fondamen-

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29RISULTATI

21

22tale rilevanza le scelte istituzionali chedevono comprendere politiche del ter-ritorio atte a incentivare usi del suolocompatibili con la conservazione dellaspecie, sia in materia di programmazio-ne forestale con piani atti ad assicurareil mantenimento degli habitat idonei,sia in materia prettamente agricola conmisure che contribuiscano a mantene-re alta la qualità ambientale (in questosenso sono fortunatamente indirizzatele scelte della nuova Politica AgricolaComune), sia dal punto di vista zootec-nico assicurando un carico di pascolo alivelli tali da controllare la crescita e l’e-spansione di cespugli ed alberi. Si rendenecessario inoltre elaborare e realizzareun programma vasto e complesso chepoggia le proprie basi su una piùapprofondita conoscenza della biolo-gia della specie al fine di valutare lostato della rete ecologica nella quale laspecie si inserisce.

In questo contesto ben si inserisco-no alcune azioni intraprese dall’Am-

ministrazione Provinciale di Rieti con ilsupporto scientifico dell’Università dellaTuscia, finalizzate a programmi di studiosulla coturnice ed alla conservazionedel patrimonio genetico della specieattraverso la realizzazione di un centrodi riproduzione in cattività.

Le Valutazioni di Incidenza dei piani,progetti ed opere da realizzare nellearee vocate per la Coturnice ricadenti inSIC (Siti di Importanza Comunitaria) eZPS (Zone a Protezione Speciale) devo-no essere, inoltre, uno strumento indi-spensabile al fine di individuare possibi-li aggravamenti della già precaria situa-zione della specie.

21 Oasi del Terminillo:è possibile osservarela profonda feritadella strada

impraticabile che porterebbe a Micigliano

22 Monte Porcini -Sentieramentodovuto all'eccessivopascolo ovino

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PER LA CITAZIONE SI RACCOMANDA LA SEGUENTE DIZIONE:

Amici A., Serrani F., Adriani S., Primi R., Boccia L.,Pelorosso R., Ronchi B. 2006. La coturnice(Alectoris graeca orlandoi) nella Provincia diRieti. Status e conservazione. Assessorato allePolitiche Ambientali - Caccia e Pesca - ProtezioneCivile, Amministrazione Provinciale di Rieti.

“Ancor perché la cotornice apparsein prima lì, che ‘n greco ortigia è detta,

Ortigia il loco già nomato parse.La scorta mia non lasciò, per la fretta,

di dirmi com la cotornice è stranae iusta a ciò che sua natura aspetta”.

FAZIO DEGLI UBERTI, 1370.DITTAMONDO, LIBRO IV CAP. 8

ISBN 88-902437-0-8