VOLONTARIATO INCLUSIVO

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Suggerimenti ai coordinatori delle associazioni di volontariato su come sviluppare programmi piĂš inclusivi VOLONTARIATO INCLUSIVO

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Suggerimenti ai coordinatori delle associazioni di volontariato su come sviluppare programmi piĂš inclusivi

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Introduzione 2

Parte I – il Volontario inclusivo, aspetti generali 5

1. Le organizzazioni di volontariato e l’inclusione sociale 5

2. L’importanza di una gestione di buona qualità

dei volontari nelle odv 11

3. Reti di sostegno per coordinatori e volontari 14

4. Creare una rete di partner, organizzazioni/soggetti interessati 15

Parte II – Caratteristiche specifiche di gestione dei volontari

provenienti da gruppi vulnerabili. 17

Come leggere la pubblicazione 17

Volontari con disabilitĂ  uditive 18

Volontari con disabilitĂ  visive 23

Volontari con disabilitĂ  fisiche 27

Volontari con disabilitĂ  mentali 32

Persone con disturbi dello spettro autistico 38

Gli anziani 42

I migranti 47

Disoccupati da lungo periodo 52

Detentuti ed ex-detenuti 55

Volontari senzatetto ed ex-senzatetto 60

Punti di contatto per i partner 64

CONTENUTI

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Questa pubblicazione è stata predisposta come parte integrante del progetto biennale “Il Volontariato come Strumento d’ Inclusione Sociale (2013 - 2015)”, realizzato da otto organizzazioni partner, appartenenti ai seguenti Paesi europei: Croazia, Danimarca, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Romania, e Slovacchia.

Nel corso del progetto i partner del progetto hanno avuto l’opportunità di visitare ciascun Paese e di osservare alcune esperienze di volontariato inclusivo. Hanno anche avuto modo di discutere circa il grado d’inclusione nel volontariato nei rispettivi paesi, condividendo le migliori pratiche su specifici casi, studi, progetti e programmi basati sul principio dell’ inclusione sociale.

Il primo importante elemento comune riscontrato in tutti i paesi coinvolti nel progetto è stata la disparità tra gli obiettivi d’inclusione della maggior parte delle Organizzazioni di Volontariato Inclusivo (OVI) e la situazione reale sul terreno. E risultato chiaro che sono ben rare le organizzazioni che coinvolgano attivamente nella gestione giorno per giorno i volontari provenienti da gruppi vulnerabili. Ciò detto, si sono visti, in tutti i Paesi partecipanti, esempi di progetti e programmi rivolti a gruppi specifici (come i senzatetto, i detenuti o ex-detenuti, i disoccupati, ecc), o situazioni in cui gli individui fanno volontariato per le organizzazioni di cui essi erano beneficiari in precedenza.

Introduction

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Le visite sono state condotte in vista dell’obiettivo principale del progetto - la redazione di queste raccomandazioni. Abbiamo cercato di fornire alle organizzazioni di volontariato alcuni consigli pratici, utili per lavorare con gruppi specifici di volontari e per aiutarle a prepararsi ad accogliere i volontari di categorie vulnerabili, qualora essi si presentino spontaneamente o siano inviati da un’altra organizzazione o da un centro servizi per volontariato. Le raccomandazioni di questo documento di lavoro sono state redatte in collaborazione con organizzazioni di esperti che lavorano con gli specifici gruppi coinvolti. Vorremmo ringraziare tutti per i loro commenti e suggerimenti.

Siamo tutti convinti che il volontariato è per tutti, e che vi sia comunque un ruolo per chi voglia dare una mano, mettendosi in gioco e sostenendo l’organizzazione e la comunità in cui si vive. Speriamo che questo pubblicazione aiuti i coordinatori delle organizzazioni di volontariato a divenire più aperti e fiduciosi nell’accogliere la diversità nelle proprie organizzazioni.Maggiori informazioni sul progetto e sulle organizzazioni partner si trovano alla fine del documento.

Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L’autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

More information about the partner organisations is at the end of the publication.

This project has been funded with support from the European Commission. This publication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein

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1. Le Organizzazioni di Volontariato e l’inclusione sociale

“Il volontariato è per tutti e chiunque può essere volontario”.Sono slogans adottati dai Centri per il Volontariato e dalle ODV per stimolare l’interesse per il volontariato e incoraggiare la partecipazione. Quando si chiede ai coordinatori se considerino inclusiva l’organizzazione per cui lavorano, la prima risposta di solito è “Sì, certo!’.La realtà, tuttavia non sembra confermare tali affermazioni, in quanto non è facile trovare esempi di conferma.Dal progetto “Il Volontariato come strumento d’inclusione sociale” si evince che le categorie più comuni di volontariato inclusivo sono le seguenti:

• progetti e programmi riguardanti un gruppo emarginato specifico (ad esempio: i senzatetto, gli immigrati, i disoccupati, le persone con problemi di salute mentale, ecc);

• esempi di volontariato aventi come protagonisti ex beneficiari (ad esempio, un cieco che era ricoverato in un istituto di aiuto alle persone con problemi di vista è diventato un volontario presso lo stesso; un utente di un ambulatorio diurno per problemi di salute mentale, provvisto di competenze specifiche, è diventato un volontario attivo nel sostegno di altri, etc.).

Sono invece piÚ rari gli esempi di persone appartenenti a gruppi vulnerabili che entrano in organizzazioni con cui non avevano precedenti rapporti, o che non fossero beneficiari dei servizi. Tuttavia, ci siamo imbattuti in un numero, seppur ristretto, di casi, che costituiscono la prova che tali situazioni sono possibili e potrebbero, auspicabilmente, verificarsi piÚ spesso. Non vogliamo con ciò insinuare che le prime due categorie costituiscano esempi meno validi, ma semplicemente presentare i risultati ottenuti e identificare i possibili margini di miglioramento.

PARTE 1Il Volontariato Inclusivo: aspetti generali

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Che cos’ è il volontariato inclusivo?Una delle migliori illustrazioni è costituita da quest’immagine:1

Se usiamo il termine “inclusione” con accezione educativa applicandolo al volontariato, allora “inclusione” designa la totale partecipazione di una persona con una disabilità, o qualsiasi altra difficoltà che limiti le sue opportunità, nel volontariato in generale. Possiamo definire il volontariato inclusivo come quelle opportunità di volontariato che sono accessibili a tutte le persone senza distinzione di età, cultura, sesso, orientamento sessuale, etnia, religione, status sociale o disabilità.

Ostacoli e vantaggi del volontariato inclusivoSe il volontariato inclusivo è poco diffuso, ciò è dovuto a cause diverse. Queste possono essere suddivise in:• ostacoli attinenti ai coordinatori del volontariato e allo loro

organizzazioni:- l’esperienza insufficiente o mancante del lavoro con una specifica categoria e di conseguenza, il timore di coinvolgerla nel volontariato;- il timore che la gestione di questi volontari risulti più difficile e più dispersiva in termini di tempo (a volte ci può essere bisogno di una più intensa preparazione e formazione dei volontari);- la scarsa consapevolezza di quali ruoli siano adeguati e quali non adeguati per questi volontari;- il timore di non rivelarsi all’ altezza del compito, non sapendo come comportarsi di fronte ai problemi;stereotipi e preconcetti diffusi all’interno delle organizzazioni di volontariato e della società in generale.

• Ostacoli relativi ai potenziali volontari:

1 www.advocacyforinclusion.org/publications/Publications/Information_Sheets/Education/inclusion_and_integration.pdf

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- l’ignoranza su che cos’è il volontariato;- la non consapevolezza circa i possibili ruoli ad essi attribuibili nel volontariato (spesso non sanno nemmeno di poter essere volontari, e se lo fanno, non sanno da dove cominciare);- l’impressione di non poter essere accolti in un’organizzazione di volontariato, a causa della loro mancanza di autostima e di fiducia in se stessi;- eventuali precedenti tentativi rivelatisi infruttuosi di avviarsi al volontariato;- l’immagine del volontariato o come un’attività esclusiva di talune categorie di persone, ovvero fondata sul tradizionale schema: “chi aiuta e chi è aiutato”, ove le persone abili aiutano quelle con disabilità;- il timore che l’impegno richiesto si riveli eccessivo;- la paura dei pregiudizi;- il timore di perdere il diritto all’assistenza sociale;- processi di reclutamento molto formali, percepiti quasi come una candidatura d’impiego;- lentezza, da parte delle organizzazioni di volontariato, nell’esaminare le candidature;- le barriere fisiche o la mancanza di accesso alle sedi del volontariato;- l’assenza di rimborsi spese.

Approcci per superare gli ostacoliQui di seguito sono esposti alcuni suggerimenti per gli operatori

delle organizzazioni di volontariato:

• creare nella comunità una rete di organizzazioni, dove sia possibile scambiare conoscenze e idee, sulla reticenza a lavorare con le categorie svantaggiate.

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• provare a pensare a modi inclusivi per fare conoscere le opportunità di volontariato all’interno della vostra organizzazione, utilizzando i diversi canali che Vi possano aiutare a raggiungere le persone sottorappresentate nel volontariato -ad esempio, distribuendo manifesti e volantini nella Vostra comunità locale (centri sociali, luoghi di culto, centri sanitari, biblioteche, uffici postali, stazioni ferroviarie, centri di lavoro, etc.);

• provare a utilizzare delle immagini e un linguaggio inclusivi nei vostri materiali promozionali e di reclutamento - illustrare le diversità dei vostri volontari utilizzando un linguaggio semplice e chiaro;

• inserire i vostri annunci negli esistenti materiali di comunicazione di diverse organizzazioni che già lavorano con le categorie svantaggiate - ad esempio, newsletters destinate ai membri di gruppi disabili;

• dedicare un po’ di tempo a intessere relazioni con le organizzazioni comunitarie e con reti informali che già lavora nel volontariato con le categorie svantaggiate, e che possano essere di aiuto al Vostro personale in caso di necessità;

• - pensare ai modi in cui è possibile aiutare i volontari a prepararsi meglio al volontariato - ad esempio, ospitando giornate di porte aperte, organizzando corsi di formazione al volontariato, assegnando un tutor ai nuovi volontari che possano aver bisogno di più tempo per acquistare fiducia;

• sviluppare processi di reclutamento amichevoli, non troppo formali; cercare di ridurre al minimo la compilazione dei moduli, e stando attenti al linguaggio utilizzato ad esempio, invitare i nuovi volontari a ‘una chiacchierata’anziché a ‘un colloquio;allo stesso tempo, avere politiche e direttive chiare sul reclutamento: serve un processo trasparente, sì che tutti si sentano trattati allo stesso modo;

• prendere il tempo necessario per creare un ambiente inclusivo all’interno della Vostra organizzazione, offrendo al vostro personale e ai volontari formazione sui temi della diversità, sviluppando politiche di pari opportunità;

• migliorare l’accessibilità fisica degli spazi per i volontari – rimborsare i costi di trasporto e/o le spese vive, e inventare opportunità di volontariato online;

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• riflettere sulle competenze e le esperienze di ciascun volontario, considerando se sia possibile adattare i ruoli alle loro capacità;

• fornire ai volontari un adeguato supporto, come la formazione, l’aiuto dei colleghi, un controllo continuo; la possibilità di scegliere fra diverse opportunità, anticipare le spese vive e garantire il loro rimborso;

• fornire un adeguato supporto ai coordinatori delle Vostre organizzazioni per lavorare con le categorie svantaggiate, come la supervisione o la consulenza di specialisti in materia di lavoro;

• se possibile, condividere l’esperienza del Vostro personale sul volontariato inclusivo con altre organizzazioni di volontariato, al fine di aiutarle ad essere più aperte alla diversità.

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Vantaggi del volontariato inclusivoNonostante le barriere, il lavoro con i volontari tradizionalmente esclusi può essere molto arricchente, e comportare molti vantaggi, sia per i volontari, per le organizzazioni, che per la società nel suo complesso. L’elenco che segue non è completo: comprende solo i benefici che sono comuni per tutti i diversi gruppi. Se inizierete ad accogliere nella Vostra organizzazione i volontari inclusivi, ne troverete certamente altri:• ● Vantaggi per le OVI:

- possibilità di ampliare e diversificare la popolazione di volontari;- possibilità di fornire ad altri volontari e dipendenti la possibilità di apprendere nuove competenze e di ampliare le loro prospettive;- possibilità, per i coordinatori delle organizzazioni di volontariato, di acquisire nuove competenze ed esperienze;- opportunità di apertura anche per i volontari provenienti da gruppi vulnerabili;- opportunità di divenire un leader in materia di inclusività;- maggiore disponibilità dei volontari a rimanere nell’ organizzazione;- maggior disponibilità del personale e dei volontari a mettersi in gioco e a rimanere in un’organizzazione che è inclusiva e sa gestire bene le diversità;- una migliore erogazione del servizio grazie al coinvolgimento dei volontari di gruppi socialmente esclusi;- l’opportunità di vivere i Vostri valori organizzativi, ponendo in atto ciò che affermate: coinvolgere i volontari che hanno sperimentato l’esclusione sociale contribuisce al loro sviluppo personale, e aiuta quindi, a ridurre l’esclusione sociale e permette, in ultima analisi, di raggiungere gli obiettivi di qualsiasi organizzazione che ambisca a ridurre l’esclusione sociale.• ● Vantaggi per i volontari:- un’esperienza di comunicazione e di vita di fuori della loro cerchia usuale;- l’accesso alle nuove reti sociali e alle nuove opportunità;- l’aumento della fiducia in se stessi e dell’autostima;- la possibilità di acquisire nuove competenze, conoscenze ed esperienza;- combattere le discriminazioni, dimostrando che i membri dei gruppi esclusi possono rivelarsi dei rispettati collaboratori;- possibilità di costituire un esempio positivo e un’ispirazione per altri;

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- riduzione della solitudine e dell’emarginazione;- miglioramento delle prospettive di occupazione.• ● Vantaggi per la società/comunità:

- opportunità di costruire una rete tra i servizi sociali, istituzioni statali e le ODV al fine di servire meglio le persone appartenenti a gruppi vulnerabili ampliando l’ambito delle attività ad esse accessibili;- fornire alle persone appartenenti a gruppi vulnerabili, l’opportunità di diventare membri della società a pieno titolo - aspetto particolarmente importante in situazioni in cui vi è difficoltà nel trovare lavoro;- possibilità di avere ‘mani in più’ per attività svolte a livello locale e miglioramento della qualità della vita della comunità.

2. L’importanza di una gestione di buona qualità dei volontari nelle ODV

Per avere successo, è fondamentale, per qualsiasi programma di volontariato, l’essere basato sulle migliori pratiche. Nel caso dei volontari appartenenti a gruppi vulnerabili, è ancor più necessaria la qualità della gestione dei volontari. Le ODV che decidono di diventare più inclusive devono mettere in campo tutti gli elementi per rafforzare la gestione dei volontari; un coordinatore specifico, un efficiente sistema di reclutamento, di selezione, di orientamento/formazione, di motivazione e di supporto per tutti i volontari, come sintetizzato nella figura che segue:

http://www.getscheduled.co.uk/volunteer-management-software

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Perché sono necessarie buone pratiche di gestione dei volontari? In alcuni casi, il processo di reclutamento, di orientamento/formazione dei volontari con particolari esigenze di sostegno, così come il loro inserimento nell’organizzazione, la loro permanenza e la loro motivazione, potrebbero richiedere più tempo e maggiori sforzi. Almeno all’inizio, alcuni di questi volontari dovranno avere un’interfaccia a cui fare riferimento (idealmente, un coordinatore delle organizzazioni di volontariato), per essere in grado di stabilire, con questa persona, un rapporto fiduciario. Un punto di contatto è sempre utile perché i volontari sono più inclini a condividere le loro preoccupazioni e a porre eventuali domande se si sentono a loro agio e bene accetti. Avere un responsabile servirà anche a motivarli meglio e a mantenere vivo il loro interesse per il volontariato.Il ruolo del coordinatore non va sottovalutato. Se è aperto e disponibile a sfruttare le competenze, l’esperienza e le conoscenze di ciascuno, indipendentemente dalla sua provenienza, ci sarà una vera apertura dell’organizzazione all’inclusione. A dire il vero, molti coordinatori tendono a dire che non vedono alcuna differenza tra il lavoro con i volontari normali e quello con i volontari provenienti da gruppi emarginati. Come dice Virginia Moyles, del Galway Volunteer Centre, Irlanda, che lavora su un progetto di volontariato che coinvolge persone con problemi di salute mentale: “Veramente, non ho consigli per Voi in merito al sostegno del volontariato svolto dalle persone con problemi di salute mentale, salvo quello di trattarle nello stesso modo in cui dovreste trattare tutti i volontari:

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• accoglierli calorosamente;

• accettare ch’essi diano un utile contributo all’organizzazione se inseriti nel ruolo appropriato;

• farli sentire in sintonia e garantire loro un ruolo;

• incoraggiarli a dire ciò che li interessa e ciò che li renderebbe felici;

• sostenerli nel trovare un ruolo ch’essi apprezzino e da cui traggano vantaggio;

• incoraggiarli a dirvi di quale supporto abbiano bisogno;

• nel caso in cui non sia possibile inserirli nella Vostra squadra di volontari, consigliarli su quale sia l’organizzazione più adatta a fornirgli il supporto richiesto, per esempio indirizzarli a un centro servizi per il volontariato”.

Delle persone con una disabilità o altri problemi ci si chiede spesso che cosa non possano fare, invece di pensare a ciò che possono offrire. Molto spesso hanno una gran quantità di competenze ed esperienze: sono dei veri trascinatori, che hanno imparato a superare i loro limiti. È importante ricordare costantemente a noi stessi che il nocciolo duro dell’inclusione è costituito dal riconoscimento delle capacità delle persone, non già dalla loro disabilità. Ci sono anche situazioni in cui il coordinatore delle organizzazioni di volontariato non è a conoscenza della vulnerabilità dei propri volontari - per esempio nei casi di volontari disoccupati, di volontari provenienti da ambienti socialmente svantaggiati o di volontari con problemi di salute mentale-. Se il volontario non decide di rendere pubbliche queste informazioni, il coordinatore potrebbe non essere autorizzato a parlarne. Potrebbe capitare che egli stia già coinvolgendo persone provenienti da ambienti emarginati; e ciò potrebbe offrirgli un’eccezionale occasione per attivarsi, iniziando a coinvolgere i volontari in modo più attivo e più consapevole.

Come affrontare le difficoltà?Nel caso in cui ci sia nella Vostra squadra qualcuno proveniente da un gruppo vulnerabile, e si manifestino criticità o problemi, cercate innanzitutto di capire se questi sono sorti a causa della sua disabilità/limitazione. Se questo è il caso, parlatene con altri coordinatori dell’organizzazione di volontariato, o esperti che lavorano a contatto con quel gruppo specifico. Questi possono darVi un consiglio su come affrontare questa situazione, fornendo

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al volontario il supporto di cui ha bisogno. Normalmente, dovreste essere in grado di individuare agevolmente, persone con conoscenze ed esperienze pertinenti utilizzando le Vostre reti di conoscenze, la famiglia, gli amici e il volontariato.Se si trattasse di un genere di difficoltà che avete già incontrato in passato con altri volontari, dovreste sapere come affrontarle. Sottolineiamo che affrontare i problemi senza una procedura definita può essere estremamente traumatico, non solo per il volontario e il coordinatore interessati, ma per l’organizzazione nel suo complesso. Alcune procedure, se adottate, possono rendere tutto più facile. Come del resto per tutta la gestione dei volontari, è buona norma adottare procedure scritte per affrontare situazioni difficili, prima di iniziare a coinvolgere i volontari. In questo modo si evita l’ambiguità, facendo riferimento a procedure standard, e dimostrando, così che l’organizzazione tratta tutti nello stesso modo.

3. Reti di sostegno per coordinatori e volontariCome sappiamo, è importante che i volontari e i coordinatori si prendano cura della propria serenità. Le organizzazioni di volontariato con una buona gestione, esercitano una supervisione costante dei loro volontari - singolarmente o con riunioni di gruppo. Inoltre, sottopongono gli stessi coordinatori a un controllo interno,

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o li indirizzano, per la supervisione, ad altre organizzazioni o centri di volontariato locali (se disponibili).Supporto e supervisone sono indispensabili, indipendentemente dalle attività di volontariato svolte. Anche i volontari che svolgano attività di amministrazione o lavori manuali, e non necessariamente a contatto diretto dei beneficiari, dovrebbero avere la possibilità di discutere con un coordinatore dei problemi eventualmente incontrati nella loro attività, come per esempio, attività difficili o conflitti interpersonali.Il supporto regolare e l’azione di supervisione permettono un migliore approccio. Il sostegno e la supervisione non servono solo per risolvere eventuali problemi. Sono anche l’occasione per fornire risposte positive e per incoraggiare i volontari a proseguire il loro lavoro. È una delle leve più efficaci per mantenere i volontari all’interno dell’organizzazione.

4. Creare una rete di partner, organizzazioni/soggetti interessati

Nel caso in cui stiate considerando di allargare i vostri schemi di volontariato, rendendoli più inclusivi, potrebbe essere una buona idea riconsiderare tutta una rete di individui e di organizzazioni/istituzioni che sono già coinvolti nel lavoro con vari gruppi emarginati. Ecco un questionario che Vi consentirà di identificare nel volontariato i potenziali sostegni, aiutandovi nel lavoro con tali gruppi:• il gruppo destinatario dispone di un’ organizzazione di tutela a

livello nazionale (ad esempio, le associazioni dei non vedenti, l’associazione dei disabili mentali, un’organizzazione centrale che lotti per la parità dei diritti di queste persone, ecc.)?

• c’è qualche organizzazione statale in contatto costante con questi gruppi di beneficiari (ad esempio, una scuola secondaria specializzata, un ufficio di assistenza sociale o un centro per l’impiego, ecc.)?

• ci sono fornitori di servizi che lavorano direttamente con questo gruppo?

• questo gruppo ha una propria associazione di mutuo aiuto? I gruppi di mutuo aiuto sono noti anche come “di aiuto reciproco” o “gruppi di sostegno”. Si tratta di gruppi di persone che forniscono un supporto reciproco. I membri condividono con il gruppo un problema comune, spesso una malattia o dipendenza comune. Il loro comune obiettivo

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è quello di aiutarsi l’un l’altro ad affrontare tale malattia o dipendenza,e se possibile, la guarigione o il recupero

• conosci qualche esperto che lavori in questo campo?

Rispondere a queste domande dovrebbe aiutarVi a ottenere un elenco di organizzazioni, istituzioni e/o persone che possono essere d’aiuto a creare un volontariato o un progetto più inclusivo, o per fornirVi una raccomandazione o un consiglio ad hoc quando ne abbiate bisogno. Questa cooperazione renderà più efficace, e darà potenzialmente il successo,alla Vostra collaborazione con volontari provenienti da gruppi emarginati. Questa pubblicazione è fondata sul parere di esperti che lavorano con questi gruppi. Chi avesse qualsiasi domanda su un gruppo specifico, può contattare le organizzazioni partner coinvolte nel progetto. Esse potranno fornirVi consigli e contatti con gli esperti –e, in alcuni casi- materiale aggiuntivo pubblicato in merito.

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Nella seconda parte di questa pubblicazione sono contenuti suggerimenti per il lavoro con gruppi specifici,fra cui:• ● persone con difficoltà uditive;

• ● persone con difficoltà visive;

• ● persone con disabilità fisiche;

• ● persone con problemi di salute mentale;

• ● anziani;

• ● migranti;

• ● disoccupati da lungo

• ● detenuti ed ex detenuti;

• ● senzatetto

La scelta di questi gruppi è stata determinata dal fatto che i partner del progetto hanno già avuto con essi delle esperienze di lavoro. Questo documento va considerato come un punto di partenza. Chi avesse informazioni o commenti è pregato di contattare il coordinatore del progetto - la Piattaforma dei Centri e Organizzazioni per il Volontariato in Slovacchia (i recapiti sono disponibili alla fine della pubblicazione), il quale sarà felice di esaminarle e aggiungerle al documento, se rilevanti.

Come leggere la pubblicazioneQuesta pubblicazione è stata concepita in modo da poter servire come un manuale per quei coordinatori dei volontari che abbiano bisogno di orientamento specifico quando si avvicinano alle loro organizzazioni, volontari aventi particolari esigenze di sostegno. Potete leggere, sia direttamente il capitolo che Vi interessa, sia l’intera pubblicazione. Se leggete tutta la pubblicazione,Vi preghiamo di considerare che certe informazioni potrebbero essere ripetute per diversi gruppi di destinatari, essendo comuni a tutti. Ci auguriamo che questa struttura risulti utile e appropriata per le Vostre esigenze.

PARTE 2Caratteristiche specifiche di gestione dei volontari provenienti da gruppi vulnerabili. Introduzione alle raccomandazioni

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Volontari con disabilitĂ  uditive

Identificazione dei destinatariNelle statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (dati aggiornati a febbraio 2014), si afferma che oltre il 5% della popolazione mondiale - 360 milioni di persone (328 milioni di adulti e 32 milioni di bambini) – è affetta da una perdita dell’udito di carattere inabilitante. Una perdita dell’udito inabilitante è per gli adulti, quella superiore a 40dB nell’orecchio meno colpito, e per i bambini, una perdita di udito superiore a 30dB. La maggior parte di queste persone vive nei paesi a basso e medio reddito. Circa un terzo delle persone con più di 65 anni di età sono affette da una perdita dell’udito di carattere inabilitante. I dati di cui sopra suggeriscono che i coordinatori di volontari possano entrare in contatto, nella loro attività, con volontari affetti da questa disabilità, così come avere a che fare con volontari anziani, che possono soffrire anch’essi di difficoltà uditive. Lo spettro delle persone con problemi di udito è molto ampio. Ci sono persone che non sono in grado di sentire quasi nulla e quelle che hanno solo modesti problemi di udito. Tutti rientrano nella categoria della “disabilità uditiva”, che può essere lieve, modesta, grave o gravissima. Questa compromette la padronanza del linguaggio e la qualità della comunicazione, in relazione al livello della disabilità, ma anche ad altri fattori. Le persone con un grado di sordità elevatissimo usano frequentemente nella comunicazione il linguaggio dei segni.

Terminologia di uso comune• PERSONEDURED’UDITO(perditadell’uditofra26e80

dB)

Queste persone possono avere problemi di udito minori o anche gravi problemi. Una perdita di udito di questo livello può essere compensata con apparecchi acustici che permettono la comprensione del parlato, o almeno, di distinguere un minimo di suoni, il che aiuta l’ integrazione nel contesto sociale.

• SORDICONUNRESIDUOD’UDITO(sitrattadellaperditadell’udito, seppure in presenza della capacità di udire alcunisuoni:laperditaèsuperiorea81dB)

Questo livello di disabilità induce la perdita della capacità di percepire gli stimoli uditivi esterni e quella di comunicare con il mondo esterno. Questa categoria di disabili non è in grado –

2 Source: www.who.int/mediacentre/factsheets/fs300/en/

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nonostante un buon addestramento dell’udito – di comprendere la lingua parlata, e pertanto usa come sostituto, linguaggi di carattere visivo (linguaggio dei segni e lettura delle labbra - entrambi resi possibili dalla vista). Si indicano qui di seguito alcune delle caratteristiche del linguaggio delle persone con difficoltà uditive:

• l’intensità vocale non è costante;

• la voce suona spesso artificiale, non naturale;

• il ritmo della voce non è quello a cui siamo abituati - il discorso non è fluente;

• mentre parla si possono verificare problemi respiratori;

• il vocabolario è generalmente limitato;

• di solito hanno una loro propria grammatica, in quanto la lingua dei segni ha una sua logica, che è diversa dal quella della lingua parlata;

• possono avere problemi a distinguere tra parole con un suono;

• hanno spesso difficoltà con la frase (la loro comprensione delle frasi è letterale);

• il loro vocabolario può limitarsi al solo infinito;

• possono avere problemi nella comprensione scritta dei testi a causa del loro vocabolario limitato e per il fatto che, per loro, si tratta di una seconda lingua.

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Specificitàdelcoordinamentodeivolontaricon disabilità uditiveQuando si lavora con persone con disabilità uditive, la questione-chiave è la comunicazione. Non solo il coordinatore, ma anche gli altri membri della squadra e i volontari hanno bisogno di essere informati circa i modi piÚ efficaci e logici per comunicare con persone con disabilità uditiva.

Ecco alcuni suggerimenti e trucchi che possono aiutare a gestire in modo efficiente i volontari con disabilitĂ  uditiva:

• informarsi sul livello di perdita dell’udito di cui sia affetto il volontario;

• capire che tipo di comunicazione stia usando (il linguaggio verbale o dei segni, la lettura delle labbra), rispettarlo e facilitarlo quanto più possibile (ad esempio, in presenza di un volontario che pratica la lettura delle labbra, articolare chiaramente le parole);

• preparare i vostri colleghi e gli altri volontari all’inserimento di un volontario con problemi di udito;

• assicurarsi che il volontario capisca quello che deve fare - chiedere di ripetervi ciò che ha capito,o di riassumere il suo ruolo/compito;

• fare sì che il volontario si senta ben accolto nella vostra organizzazione;

• evitare che venga emarginato dal gruppo.

Una comunicazione efficace con i disabili con problemi di udito

Come detto prima, la comunicazione è la chiave del successo nella gestione dei volontari con problemi di udito.

Ecco le regole per questo tipo di comunicazione:

• parlare lentamente e fluentemente;

• le labbra della persona che parla dovrebbero essere al livello dello sguardo della persona che pratica la lettura delle labbra;

• la distanza tra la persona che parla e la persona che pratica la lettura delle labbra non dovrebbe essere superiore a 1,5 m;

• articolare chiaramente, aprire la bocca in modo che l’altra persona sia in grado di leggere facilmente le labbra;

• non alzare la voce, non gridare - la persona non vi sentirà e ciò renderà più difficile la lettura labiale;

• curare l’illuminazione della stanza/ufficio/edificio - la luce non dovrebbe essere dietro di voi quando state comunicando con

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il volontario: quando si è in ombra, il volontario non è in grado di vedervi chiaramente; la migliore illuminazione è quella che viene dall’alto o di lato;

• mantenere il contatto visivo costante con il volontario;

• accertarsi che nulla limiti la lettura delle vostre labbra - non mettere le mani sulla bocca, non fumare, non mangiare, non masticare un chewing gum;

• durante la comunicazione, non muovere troppo la testa;

• se volete l’attenzione di una persona con disabilità nell’udito, attiratela con dei cenni o toccandole leggermente le mani o spalla (evitare la schiena e la testa), oppure utilizzare delle vibrazioni (battere sul pavimento, o su un tavolo) o la luce (accendere la luce per un breve periodo);

• se il volontario sta usando il linguaggio dei segni, non è necessario che lo conosciate: si può anche utilizzare la comunicazione scritta, ma usando solo frasi chiare e brevi.

Suggerimento/consiglioimportanteOgnuno, nella propria organizzazione, deve rispettare le regole della comunicazione e praticarle in modo tale che i volontari con disabilità uditive si sentano a loro agio, integrate nell’organizzazione. Non vi sono altre modifiche da apportare alle usuali condizioni di lavoro.

Reclutamento dei disabili con difficoltà uditiveIl modo migliore per reclutare volontari di questo gruppo è mettersi in collegamento con scuole, organizzazioni (di tutela o di aiuto reciproco), o istituzioni, che lavorano con le persone con problemi di udito e - forse ancor meglio - avvicinarle direttamente. PoichÊ, presumibilmente, non si sono candidate prima, occorrerà coinvolgerle in attività di gruppo, in modo che non siano intimorite dal nuovo ambiente.

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Posizioni di volontariato adatteCi sono molte persone con problemi di udito, che sono in grado

di leggere le labbra comunicando abbastanza bene. Ad ogni buon conto, ecco alcuni suggerimenti sulle attivitĂ  di volontariato piĂš adatte:

• evitare quelle in cui i volontari abbiano bisogno di usare la comunicazione verbale, compresa la comunicazione telefonica, attività con persone che non conoscono i problemi di udito del volontario - tra cui la comunicazione con i beneficiari dell’organizzazione, che potrebbero non essere preparati.

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Volontari con disabilitĂ  visive

Descrizione della categoriaSecondo le ultime statistiche mondiali delle disabilità visive, pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo, 285 milioni di persone sono non vedenti. Di queste, 39 milioni sono ciechi e 246 milioni hanno un’ insufficienza visiva da “modesta” a “grave”. 28% di coloro che vivono con una disabilità visiva da “modesta” a “grave” sono in età lavorativa. L’82% di tutte le persone affette da cecità ha più di 50 anni. La maggior parte dei rapporti su questa categoria mette in evidenza che la stragrande maggioranza di esse è disoccupata, con poche possibilità di cambiare la propria condizione, per esempio, per la mancanza di accesso all’istruzione, di tecnologie per l’assistenza e di ambienti accessibili. La maggior parte dei non vedenti dei paesi industrializzati ha segnalato che la sua vita è difficile più per mancanza di opportunità che per capacità.

Terminologia di uso comuneSecondo la Classificazione Internazionale delle Malattie, ci sono almeno 4 livelli di capacitĂ  visiva: visione normale e quasi normale, cecitĂ  quasi totale e cecitĂ  totale.

Ci sono diversi termini utilizzati per descrivere i livelli di disabilità di visione. Queste condizioni includono “ipovedente”, “legalmente cieco” e “completamente cieco”.

“Ipovedente” significa che la persona in questione ha qualche forma di disabilità visiva che può richiedere dispositivi come lettori, audioregistrazioni, testi e disegni a tratto sollevato. Gli ipovedenti possono essere in grado di utilizzare grandi libri stampati e un ingranditore di schermo (CCTV) o altri sistemi d’ingrandimento.

Il termine “low vision” è usato per descrivere una perdita dell’intensità visiva non tale da pregiudicare la permanenza della vista. Si applica a individui dotati della stessa, ma che non sono in grado di leggere un giornale a una normale distanza, neanche con l’ausilio di occhiali o di lenti a contatto. Persone con problemi di vista hanno spesso bisogno, per riuscire a leggere, di adattamenti dell’illuminazione e/o dell’allargamento del testo; alcuni possono aver bisogno dell’alfabeto Braille.

Il termine “legalmente cieco” si riferisce a persone con meno

3 Source: www.who.int/mediacentre/factsheets/fs282/en/”

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di 20/200 di visione nell’occhio migliore o un campo di visione limitato, di 20 gradi o meno nel punto più largo. Le persone “legalmente cieche” non sono in grado di vedere, e utilizzano spesso il Braille o altre forme non visive di comunicazione.

Gli individui “completamente ciechi” hanno bisogno di utilizzare l’Alfabeto Braille, il disegno a tratto sollevato, le registrazioni audio e/o altri supporti non visivi, come per esempio una particolare sistemazione per aver accesso al contenuto di materiali presentati visivamente.

“Minorazione Visiva” è un termine usato per includere tutti i tipi descritti sopra- un termine generico che descrive una perdita della vista che può essere conseguenza di diverse situazioni mediche.

SpecificitàdellagestionedeivolontarinonvedentiLa comunicazione con i volontari con disabilità visive è una delle questioni chiave per un volontariato di qualità, la chiave per capire come si possano aiutare volontari con disabilità visive.

Si richiama l’attenzione su quanto segue:• studiare il tipo di minorazione visiva dei volontari: capire il

genere di disabilità visiva, può aiutarVi a pensare al modo piÚ efficace di comunicare e di collaborare con loro;

• chiedere a ciascuno quali siano le esigenze e di quale aiuto abbia bisogno. Fatelo prima che inizino a fare volontariato con Voi, in modo da capire come si può aiutarli;

• prima di dare informazioni scritte a un volontario con problemi di vista, chiedete in quale formato le vorrebbero. Alcuni chiedono di anticipare loro le informazioni in forma elettronica per leggerle con un software specializzato;

• compilare i questionari con l’interessato durante colloqui informali, anziché chiedere loro di compilarli;

• durante la presentazione del volontario agli altri membri della squadra, dare loro il tempo di parlare l’uno con l’altro, così che il volontario abbia la possibilità di riconoscere altre voci. Assicurarsi che il volontario sappia a chi chiedere e dove deve rivolgersi per porre una domanda o richiedere aiuto;

• nella Vostra veste di coordinatori, aiutateli a familiarizzare con l’ambiente, cercate di non spostare gli oggetti e di non lasciare in giro oggetti inutili;

• quando preparate eventi di formazione, sviluppate un metodo per soddisfare al meglio le esigenze degli ipovedenti, ad esempio aumentando le dimensioni dei caratteri dei testi di

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esercitazione pratica utilizzati, o chiedere ad altri membri del gruppo di leggerli invece di chiedere agli ipovedenti di leggerli da soli.

La comunicazione con le persone ipovedentiE’ molto importante stabilire buone basi di comunicazione e

positive esperienze di volontariato. Forniamo qui di seguito alcuni suggerimenti utili per comunicare con i volontari con problemi di vista:

• incominciate presentandoVi;

• in contesti di gruppo, presentate anche le altre persone presenti;

• durante la conversazione, guardate il volontario e adottate la sua stessa posizione - in piedi o seduta;

• non abbiate paura di usare un linguaggio normale, con termini come “guarda”, “vedi”, “leggi”, ricordando che i ciechi e le persone con disabilità visive hanno lo stesso vocabolario dei vedenti;

• spiegate rumori e silenzi, e non urlate;

• non attendetevi che altri parlino per i ciechi, né invitateli a farlo. Parlate loro direttamente, non attraverso terzi;

• chiedete come prima cosa se ci sia bisogno d’aiuto;

• siate precisi nel dare istruzioni –dare indicazioni facendo segno o dicendo “è giù di là” non aiuta, anzi, è insensato;

• se il volontario è accompagnato da un cane-guida, permettetegli di appoggiarsi al Vostro braccio, e non afferrate il loro;

• avvertiteli di tutti i possibili pericoli che possono presentarsi, dicendo dove sono; controllate che non vi siano oggetti sporgenti all’altezza della testa;

• quando ci si avvicina ai bordi dei marciapiedi o gradini, avvertite se siano ascendenti o discendenti;

• segnalate le irregolarità del terreno, avvertendo delle asperità;

• se conducete qualcuno verso una sedia, mettete la loro mano sulla spalliera, in modo che possano orientarsi.

Reclutare volontari in questa categoriaPotete decidere di esercitare una presenza specifica presso questa categoria, in modo che i possibili candidati conoscano

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le opportunitĂ  esistenti nella Vostra organizzazione, per potersi candidare se interessati. Il miglior modo per reclutare persone con disabilitĂ  visive sarebbe rivolgersi ad istituti, organizzazioni e istituzioni educative che lavorano con questo target. Potete anche tentare di contattarli direttamente. Siate propositivi, sia con i potenziali volontari che con le persone con disabilitĂ  visive.

Posizioni adatte Questo argomento va affrontato in modo individualizzato, poiché le persone con disabilità visive provengono da ogni genere di ambiente. Questo tipo di persone svolge un gran numero di lavoro ed è in grado di far fronte a diversi compiti ed esigenze, come le visite amicali, il telefono amico e altri compiti a diretto contatto con il pubblico.Oggi, ci sono molte apparecchiature (come ingranditori, dittafoni, “bastoni bianchi”, software specializzati per ingrandire o leggere i testi, macchine da scrivere Braille) a disposizione delle persone con disabilità visive. Esse permettono di svolgere diversi lavori d’ufficio o informatici. Purtroppo sono molto care, e molte organizzazioni di volontariato, possono avere difficoltà a procurarsele. Chiedete ai vostri volontari che compiti vorrebbero svolgere e di che strumenti hanno bisogno per espletarli. Se non siete in grado di soddisfare la richiesta di un supporto specialistico o di apparecchiature, cercate un altro compito o chiedete al volontario.Mentre l’uso di speciali supporti e apparecchiature può aiutare a svolgere molti compiti, non è comunque consigliabile tentare di impiegare queste persone in lavori di pulizia o di decorazione che richiedono molto movimento.

Si ringrazia la SocietĂ  dei Ciechi di Lepaja, in Lettonia

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Volontari con disabilitĂ  fisiche

Descrizione della categoriaIl termine “disabilità fisica” si riferisce alle disabilità derivanti da ritardi dello viluppo, malattie del sistema neurologico centrale e periferico, da traumi o malattie congenite del sistema muscolare e scheletrico. La maggior parte delle disabilità fisiche possono essere il risultato di problemi originati da malattie o dall’assenza di determinate fasi della crescita.E’ difficile dire quante persone con disabilità fisiche vi siano nel mondo, poiché le statistiche si riferiscono a persone disabili in generale. La Classificazione Internazionale del Funzionamento, Disabilità e Salute (ICF), definisce la disabilità come un termine collettivo per designare le invalidità, le limitazioni delle attività e le restrizioni alla partecipazione. La disabilità è l’interazione fra persone con una particolare condizione di salute (come paralisi cerebrale, sindrome down o depressione) e fattori personali e ambientali (come atteggiamenti negativi, impossibilità di accesso ai trasporti e agli edifici pubblici, e un aiuto limitato da parte della società).Le statistiche sulle Sedie a Rotelle pubblicate, nell’Ottobre 2010, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, afferma che il 10% della popolazione complessiva, cioè circa 650.000.000 di persone, sono affette da disabilità. Questi studi indicano anche che il 10% circa di questi hanno bisogno della sedia a rotelle.Gli ostacoli alla mobilità comprendono le disabilità degli arti inferiori che richiedono l’uso di bastoni, grucce, deambulatori o sedie a rotelle, e le disabilità degli arti superiori, che possono comportare la difficoltà o l’impossibilità nell’ uso delle mani. Può essere difficile, per le persone con disabilità motorie, muoversi da un luogo a un altro; inoltre, può rendersi anche necessario l’adeguamento delle abitazioni (rampe per carrozzelle, adattamento degli spazi fisici, in particolare, servizi, vasche da bagno e docce per l’accesso con sedie a rotelle).Alcune persone affette da disabilità motorie trovano difficile o impossibile manipolare oggetti, girare le pagine, scrivere con la

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penna o la matita, scrivere con una tastiera, trovare documenti di lavoro senza apposite apparecchiature, come gira pagine, leggii, prese per le matite, tastiere adattate, software di riconoscimento vocale, ecc.L’inabilità può variare da “modesta” a “grave”; può avere un impatto minimo sulle persone o interferire gravemente nelle abilità funzionali. Gli effetti della disabilità possono essere ridotti con i necessari adattamenti dell’ ambiente e/o con l’uso di apparecchiature di supporto.In qualche caso, la disabilità fisica può cumularsi con altre disabilità. Non dimenticatevi di chiedere ai volontari, all’inizio, e poi regolarmente in seguito, di che genere di supporto o di aiuto abbiano bisogno.

La disponibilità dell’organizzazione ad un volontariato inclusivo Si potrebbe ritenere che le possibilità, per i disabili, di fare volontariato, siano scarse. Questo a causa di barriere attinenti alla consapevolezza e comprensione della società in generale, a barriere fisiche all’accesso ai trasporti e all’impressione che i disabili possano essere solo i destinatari del volontariato, non già, a loro volta, dei volontari.Fra i miti e i dubbi sui disabili:• incomprensioni su ciò che essi possono fare;• l’idea tradizionale che essi possano svolgere solo “lavori

leggeri”;• la preoccupazione che a causa della loro malattia, non siano

affidabili;• l’incapacità da parte delle organizzazioni di offrire ruoli flessibili,

accesso fisico e attrezzature adeguate.E’ fondamentale, per superare queste difficoltà, non sottovalutare le capacità di queste persone, adottando un approccio caso per caso alle loro esigenze, capacità, competenze, esperienze e motivazioni. Interrogate sempre i volontari sulle loro attese, e analizzate le loro esigenze. Se i Vostri uffici presentano barriere architettoniche, considerate delle alternative di impiego, in compiti che si possono svolgere da casa, in altri locali dell’organizzazione o altrove. Quando un volontario lavora da casa, non trascurate di monitorare i suoi progressi, poiché contatti regolari hanno effetti benefici. Se non potete attribuire a un volontario un incarico adeguato, pensate ad altre organizzazioni che possono utilizzare il suo aiuto, e indirizzatelo a tale organizzazione o al centro servizi per il volontariato.

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SpecificitàdelcoordinamentodeivolontaricondisabilitàfisicheNel programmare l’impiego di volontari con disabilità fisiche, dobbiamo tenere conto delle barriere ambientali e cercare, se possibile, di ovviarvi. Sono indispensabili, per poter utilizzare volontari disabili:• I trasporti:i viaggi possono essere talvolta difficili per i

disabili, ma chi ha l’intenzione di candidarsi ha già acquisito, normalmente, esperienza su come viaggiare, e conosce tutte le alternative possibili. Non dimenticate di chiedere di che genere di supporto o assistenza essi abbiano bisogno per svolgere le attività di volontariato. Se la Vostra organizzazione ne ha la possibilità, prendete in considerazione l’ipotesi di prenderVi cura del loro trasporto o di viaggiare con loro sui mezzi pubblici per aiutarli.

• L’accessibilità: accertarsi che i volontari possano accedere al luogo dove svolgono le attività di volontariato. Verificate l’accessibilità dell’ingresso, senza dimenticare la disposizione degli uffici, dei luoghi di lavoro e dei servizi.

• Il supporto informatico: i volontari a volte hanno bisogno di apparecchiature speciali per svolgere certi compiti. Per esempio, chi lavora negli uffici potrebbe avere bisogno di tastiere “con i tasti grandi”. Se questi adattamenti dell’ambiente di lavoro sono troppo cari, cercate un altro ruolo, interessante e arricchente per il volontario, ma che non richieda investimenti specifici per la Vostra organizzazione.

• Il monitoraggio e l’arricchimento professionale: la strada maestra per sostenere i volontari disabili è il monitoraggio individuale. Bisogna lavorare fianco a fianco con loro, guidandoli senza sovrastarli. I supervisori devono essere pazienti, affidabili, amichevoli, rispettosi e comprensivi delle esigenze di ciascuno.

Per lavorare con volontari disabili, occorre innanzitutto comprendere che non sono stupidi. Sembra ovvio, ma può capitare il contrario! E’ estremamente demotivante per i volontari sentirsi parlare in tono lento e monotono, o ancor peggio, sentire parlare di sé alla terza persona in loro presenza.Se necessario, dedicate più tempo a orientare e addestrare i disabili – non perché impieghino più tempo per comprendere un messaggio, ma perché la logistica può essere più complessa. Questo implica che il luogo dei colloqui deve essere comodo, e che l’orientamento o la formazione devono essere maggiormente focalizzati sulle esigenze specifiche.

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La comunicazione è essenziale, come per ogni altra categoria di volontari. Riportiamo qui di seguito alcuni suggerimenti su come comunicare efficacemente con le persone con difficoltà motorie:• aiutatele ad aprire le porte, a portare gli oggetti, se questo è

fattibile. ChiedeteVi “al suo posto, avrei bisogno di aiuto?”;• considerate le sedie a rotelle e i deambulatori come estensioni

del loro corpo. Perciò, non appoggiatevi alla sedia a rotelle o al deambulatore, e non mettete i piedi sulle ruote;

• parlate a coloro che usano sedie a rotelle, deambulatori, bastoni o grucce, con un livello e tono della voce normali;

• parlate alle persone sulla sedia rotelle stando al livello dei loro occhi quando possibile. Forse è meglio sedersi anziché restare in piedi;

• sentitevi liberi di usare espressioni come “cammina qui” con coloro che non possono camminare. Esse sono usate normalmente dagli stessi disabili.

Reclutamento delle persone con disabilità fisichePrendete in considerazione, a questo fine, scuole specializzate, organizzazioni di tutela, organizzazioni di aiuto reciproco, ambulatori e uffici di collocamento. Infatti, il volontariato può costituire una buona alternativa soprattutto per i disoccupati da lungo periodo.

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Ruoli adeguatiRicordiamo:

• un’ampia gamma di lavori impiegatizi, come quelli d’ufficio o al computer, il riordino delle carte, dei dossier o altri di oggetti, che permettano di rimanere seduti;

• una serie di attività dirette alle persone, come leggere e badare ai bambini;

• coordinare riunioni su svariati argomenti (a seconda dell’abilità oratoria e di comunicazione in genere) o supportare la registrazione dei partecipanti a conferenze per esempio.

Acknowledgment: This section is based on advice received from the IHTIS organisation in Romania (www.asociatia-ihtis.ro)

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Volontari con disabilitĂ  mentali

Nota importante: si prendono qui in considerazione solo i convalescenti da malattie mentali, non i malati acuti

Descrizione della categoriaNei decenni passati, si è riconosciuta, in Europa, una priorità, nella programmazione della sanità pubblica, all’igiene mentale. Una persona su quattro è affetta, nel corso della vita, da problemi di salute mentale, le cui forme più diffuse sono ansia, stress e depressione. In molti Paesi, i problemi di salute mentale costituiscono la causa principale di disabilità, alla quale si deve il 30% delle assenze croniche dal lavoro. Inoltre, esse costituiscono, in Europa, la ragione principale di più di 50.000 suicidi all’ anno – più delle morti per incidenti stradali, omicidi e AIDS.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità descrive la salute mentale come: ‘Uno stato di benessere in cui l’individuo realizza il proprio potenziale, riesce a fare fronte alle usuali tensioni della vita, può vivere in modo produttivo e fruttuoso, dando un contributo alla comunità’. I problemi di salute mentale sono molto comuni: vanno da una sensazione temporanea di stress a situazioni di più lungo periodo, o croniche, di profonda depressione, ansia o disturbo bipolare. Possono riguardare anche esperienze psicotiche, che producono allucinazioni, delusioni o difficoltà di concentrazione. E’ perciò impossibile redigere una lista completa delle caratteristiche di questa categoria, che generalmente è definita da una combinazione di sensazioni soggettive, di azioni, pensieri e percezioni dell’ambiente circostante. Tali schemi comportamentali provocano sofferenza e limitano la capacità di fare fronte alle situazioni della vita quotidiana. Spesso si sentono soli, marchiati e isolati dalla comunità. Si trovano spesso a beneficiare dell’assistenza pubblica, essendo considerati come bisognosi di cure speciali, anziché come cittadini attivi e pieni di risorse.

Di conseguenza, spesso hanno l’impressione di non avere le stesse opportunità degli altri, di non poter dare alla società il loro contributo come volontari, non si sentono invitati a parteciparvi.

Comunicare con persone con difficoltĂ  di salute mentale Non esistono orientamenti chiari sulla comunicazione con persone con problemi di salute mentale perchĂŠ le loro risorse e capacitĂ  di comunicazione possono variare di molto da caso a caso.

Nella Vostra veste di coordinatori, dovete sapere che non tutti

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sono disponibili a rendere noti i propri problemi di salute mentale. E anche chi ha problemi di salute mentale verrà visto come diverso, e i suoi comportamenti potranno essere definiti come strani e fuori posto, e ciò può anche indurre a commenti negativi e scherzi. Nella Vostra veste di coordinatore, dovreste porre a ciascuno, in occasione del reclutamento, le questioni seguenti:

• c’è qualcosa che la nostra organizzazione dovrebbe sapere per garantire che la vostra esperienza di volontariato sia la migliore possibile?;

• dobbiamo considerare per Voi particolari esigenze di supporto?.

Una volta appreso delle difficoltà di salute mentale di un candidato, chiedetegli se e quanto della sua situazione deve essere condiviso con altri, e il modo migliore per farlo. E’ necessario usare nella comunicazione, compresa quella scritta, le slides e i siti, un linguaggio chiaro e semplice.

Troverete qui di seguito alcune strategie di supporto alla conversazione che potranno aiutarVi a comunicare con le persone con problemi di salute mentale:

• essere consapevoli dei rumori di sottofondo che possono distrarre (per esempio, un bar affollato, la strada);

• sforzarsi di affrontare un argomento alla volta;

• comunicare in modo semplice e diretto, evitando il linguaggio complicato e/o introduzioni ridondanti;

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• essere disposti a ripetere;

• dare il tempo di rispondere prima di cambiare argomento;

• ricordare che questi soggetti possono impiegare più tempo per familiarizzare con un argomento;

• chiedere se la persona ha capito, assicurandole che può dire benissimo di no;

• essere un buon ascoltatore, senza spaventarsi per qualche silenzio;

• verificare che cosa le persone pensano, senza tirare a indovinare;

• ascoltare attentamente;

• fare domande per verificare di aver capito;

• parafrasare cosa avete sentito;

• se necessario, scrivere data e orario del prossimo incontro;

• se l’interlocutore va sistematicamente fuori tema, riportarlo con cortesia al tema, dicendo: “stavamo parlando di… dimmi qualcosa di più …”.

Reclutare volontari con problemi di salute mentaleA questo fine, può risultare utile un dialogo maggiormente personalizzato in cui puoi comunicare molto direttamente con i candidati, in merito alle opportunità di volontariato e i possibili vantaggi di far parte della Vostra organizzazione.E’ anche importante prepararsi a un percorso individuale di volontariato, che tenga conto delle esigenze di questi volontari. Il modo più diretto per reclutare persone con problemi di salute mentale è entrare in contatto con persone e organizzazioni, associazioni e istituzioni che lavorano direttamente con i disabili mentali.

• Occorre tener conto di varie e disparate esigenze. Per questo, è molto importante un approccio differenziato per ciascun volontario valutando le sue capacità e competenze. E’ fondamentale che le aspettative dell’organizzazione e del volontario siano chiare fin dall’ inizio, in modo tale che l’incontro fra le esigenze organizzative e gl’interessi personali crei le migliori condizioni per vivere esperienze positive e un progresso da ambo le parti. Ecco alcune delle questioni che dovrebbero aiutarvi a fare chiarezza durante il colloquio iniziale

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e nei dialoghi informali con volontari che presentano difficoltĂ  mentali:

• Qual’è la sua vulnerabilità e quale la difficoltà da superare?• Come desidera il candidato fare fronte a queste difficoltà?• Come può l’organizzazione supportare queste sfide?• Quali tipi di rapporti sociali sono o non sono confacenti alle

esigenze del candidato?• In che cosa il candidato si attende di imparare o di migliorare?• Che metodo o stile di comunicazione sarebbe più adatto con

il candidato?• Che problemi possono presentarsi nel lavoro del

volontario (stanchezza, mancanza di interesse, problemi di concentrazione dovuti a farmaci, ecc..); quali gli strumenti per farvi fronte?

• A chi si dovrà rivolgere il volontario se ci saranno problemi?

Ulteriori raccomandazioni• Potrebbe essere una buona idea coinvolgere insieme, in

attività di gruppo, diverse persone con problemi di salute mentale, poiché il supporto reciproco può servire a superare la paura dell’ignoto;

• può essere utile anche che un volontario con problemi di salute mentale sia accompagnato da un’altra persona con cui ha uno stretto rapporto di fiducia; questo genere di supporto può essere attivato almeno all’inizio dell’attività di volontariato per evitare un senso d’insicurezza;

• l’illustrazione delle attività di volontariato e del ruolo dei volontari dovrebbe aver luogo all’inizio ed essere di chiara e facile comprensione;

• giacché la necessità di adattarsi alle nuove condizioni e al nuovo ambiente possono avere effetti ansiogeni sulle persone con problemi di salute mentale, assicurateVi che costoro abbiano tempo e spazio per le risposte e comprendano i loro compiti, diritti e responsabilità;

• evitate atteggiamenti paternalistici e non siate iperprotettivi;

• accettate le loro esigenze effettive – le persone con problemi mentali in genere si accorgono se le loro condizioni stanno peggiorando; perciò, non vi spazientite se non sono disponibili o se hanno bisogno di una pausa. Parlatene fin dall’inizio, informandoli delle tempistiche necessarie per il cambiamento

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dei turni.

Ruoli adeguatiE’ una questione da affrontare caso per caso, poiché le loro risorse e competenze sono variegate, come quelle di qualsiasi altro volontario. In questo senso, le persone con problemi mentali possono svolgere qualunque genere di attività di volontariato, ma ovviamente compatibilmente con le loro diverse vulnerabilità. Vi sono alcune possibili difficoltà che possono incidere sulla loro compatibilità con i vari ruoli:• possono avere giorni migliori e peggiori, sì che le loro esigenze

cambiano, compromettendo la loro affidabilità;• taluni potrebbero avere difficoltà con attività ripetitive e

monotone. Una possibile soluzione è quella di suddividere il lavoro in piccoli compiti, con intervalli, dando la possibilità di alternare diversi tipi di attività;

• partire da compiti semplici, arricchendoli ad un ritmo adatto al volontario, per garantire il successo;

• il rapporto con i beneficiari o altri volontari può creare qualche problema, giacché possono esservi situazioni nelle quali il volontario non si sente a suo agio in compagnia, o è troppo stanco, o non ha voglia di comunicare;

• può essere stimolante creare momenti di calma in cui poter parlare liberamente con il volontario dei problemi della sua vulnerabilità;

• pensateci due volte prima di utilizzare persone con problemi mentali per attività destinate ad altri soggetti vulnerabili; queste attività possono richiedere molta resilienza emotiva. Bisogna verificare con ogni volontario se è veramente in grado di farvi fronte.

Acknowledgments: This section is based on:• TheadviceofFrivilligcenterVesterbro,Copenhagen,Denmark

(www.frivilligcentervsv.dk)

• TheadviceandworkofJenniferBrophy,2015HeadOutProjectVolunteer Training Programme, Dublin, Ireland

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Persone con disturbi dello spettro autistico

Caratteristiche della categoriaCome affermato nel rapporto Autism Spectrum Disorders and other Development Disorders –From Raising Awareness to Building Capacity(Disordini dello Spettro autistico e altri Disordini dello Sviluppo”), pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il termine collettivo “Autism Spectrum Disorder” (Disordine dello Spettro Autistico – ASDs -) si riferisce a situazioni come l’autismo, il disturbo disintegrativo dell’infanzia e la sindrome di Asperger.

I sintomi principali comprendono un mix variabile di riduzione dell’interazione sociocomunicativa e un repertorio limitato, stereotipato e ripetitivo d’interessi e attività. I disturbi dello sviluppo neurologico nella comunicazione e nella vita sociale, nonché i modi inusuali di percezione ed elaborazione delle informazioni possono compromettere seriamente la vita quotidiana delle persone affette da ASD, penalizzando gravemente le loro performance scolastiche e sociali.Le statistiche indicano che mediamente 1 su 70 – 100 ragazzi soffre di ASD. In genere, i dati indicano un aumento di questi disturbi, che può spiegarsi in parte, con il miglioramento della diagnostica e con l’aumento della consapevolezza del problema. L’ASD è quattro volte più frequente nei ragazzi rispetto alle ragazze, senza distinzioni di razza, di nazionalità o sociali. Neppure il reddito familiare, lo stile di vita o il livello culturale hanno alcuna incidenza sulle probabilità che un bambino sia autistico.Il punto fondamentale è che l’autismo è un disturbo di ampio spettro, il che significa che i suoi sintomi variano da persona a persona. Due soggetti autistici non avranno mai esattamente gli stessi sintomi. Una persona può avere gravi problemi sensoriali, ma notevoli competenze sociali o una capacità direttiva, un altro, invece, pochi problemi sensoriali, ma incontrare gravi difficoltà a interagire con la società a livello elementare.Per questa varietà di sintomi, è difficile parlarne in modo generale. Per lavorare con volontari autistici, è fondamentale avere chiaro che, siccome non tutti gli autistici si comportano nello stesso modo, occorre tenere ben presenti le esigenze individuali.

SpecificitàdelcoordinamentodeivolontariaffettidaASDPoiché il problema principale dei volontari affetti dall’ASD è la comunicazione, dovremmo ricordarci di alcune specificità che

4 http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/103312/1/9789241506618_eng.pdf5 http://autism.ehoow.net/?p=105

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possono essere utili per comunicare con questi volontari e coordinarli efficacemente. Se avete un soggetto autistico nella Vostra squadra, non dimenticate di informarne gli altri volontari e i Vostri collaboratori, in modo che lo facciano sentire ben accolto e apprezzato.Alcune specificità degli autistici sono descritte sinteticamente nell’ articolo How to Explain Autism to People (“Come spiegare l’autismo”):Essere consapevoli delle differenze di comunicazione

Per alcuni autistici è molto difficile comunicare con gli altri. Le difficoltà più comuni sono il tono di voce strano o monotono, con singolari ritmi e oscillazioni, ripetendo domande e frasi, la difficoltà ad esprimere bisogni e desideri, l’interpretazione letterale delle frasi, ecc. Possono anche aver bisogno di più tempo per capire il linguaggio parlato, confondendosi quando si parla troppo e/o troppo in fretta.Capire che gli autistici interagiscono in modo diverso con il mondo circostante.Parlando con una persona autistica, potreste chiederVi se stiano veramente attenti a ciò che dite, e perfino se facciano caso alla Vostra presenza. Non preoccupateVene. Ricordatevi che:• è normale che gli autistici si disinteressino rispetto a ciò che

accade intorno a loro. Possono non accorgersi delle persone a loro vicine, o disinteressarsene;

• un autistico può dare l’impressione di non sentire chi gli si sta parlando. Ciò può essere dovuto a una lentezza dei processi uditivi o alla presenza nei locali di elementi di disturbo. Proponetegli di spostarsi in un luogo più tranquillo, e fate delle pause nel discorso, per permettergli di pensare;

• per gli autistici, interagire con altri può essere faticoso, perché implica difficili regole sociali e/o coinvolgenti esperienze sensoriali. Possono trovare più facile disinteressarsene;

• in genere, gli autistici affrontano le situazioni meglio quando sanno che cosa possono attendersi. Perciò, interrogateli prima di fare qualcosa che potrebbe spaventarli;

• in qualche caso, gli autistici ripetono le domande 10 volte o più (es. “Davvero hai un cane?”). Potete rispondere loro tre volte, poi fare una domanda simile (Sì, ho un cane”, e poi domandare “Anche tu hai un cane?”).

L’autistico può voler evitare il contatto visivo. Il contatto visivo può essere troppo coinvolgente: l’autistico può non essere in grado di guardare qualcuno negli occhi, ascoltando

6 http://autism.ehoow.net/?p=105

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contemporaneamente le sue parole (il fatto di non avere un contatto visivo non significa che non ascolti);• non costringetelo ad avere un contatto visivo;• fate capire che gli volete parlare. Dovreste essergli fisicamente

vicini, chiamarlo per nome e possibilmente trovarVi nel suo campo visivo. Se l’autistico non risponde, riprovate: potrebbe non essersi accorto di nulla.

Alcuni autistici non sopportano di essere toccati. Ciò deriva da problemi sensoriali. Le reazioni al tatto variano grandemente fra diverse persone autistiche. E’ perciò importante chiedere a una persona autistica se essere toccata le dia fastidio.L’autista può non capire il sarcasmo, lo humour, le sfumature, le posture o i messaggi informali. Per loro è difficile distinguere i toni di voce, specie quando l’espressione del volto dell’interlocutore non corrisponde al suo tono di voce. Gli autisti potrebbero non rendersi conto di certe cose ovvie per altri. Per esempio, se volete cambiare argomento, o terminare una conversazione, non capiscono i vostri segnali. E’ meglio essere diretti.Molti autistici non sopportano certi stimoli sensoriali. A taluni, la luce forte può provocare il mal di testa; altri saltano e urlano se cade un piatto sul pavimento. Anche qui, occorre essere chiari e diretti, chiedendo loro se siano a loro agio, specie quando si tratta di lavorare in ambienti rumorosi.Gli autisti hanno sentimenti come gli altri. Come gli altri, conoscono l’amore, la felicità e il dolore. Il fatto che essi sembrino talvolta distaccati non significa che siano privi di sentimenti. Anzi, molti hanno sentimenti assai profondi, e si interessano a quelli altrui, ma non sempre li capiscono, né sanno reagirvi adeguatamente.L’autistico può avere comportamenti anomali. Vengono chiamati “comportamenti di auto-stimolo”, utilizzati per raggiungere la calma, concentrarsi ed evitare la confusione. Si raccomanda di non ostacolarli. Eccone alcuni esempi:• oscillare avanti e indietro;• ripetere parole o suoni (ecolalia);• sbattere le mani;• schioccare le dita;• sbattere la testa (contattare un parente se questo può

diventare pericoloso);• muoversi in modo scomposto, applaudendo eccitati.In genere, agli autistici piace l’organizzazione. Possono crearsi, nella vita quotidiana, complessissimi rituali. Questo perché possono essere facilmente spaventati dagli stimoli sconosciuti, così che la sicurezza prodotta dalla programmazione li mette a loro agio.

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Trovano facile seguire regole severe, per esempio mettere in ordine (come classificare libri secondo il colore e le dimensioni), mentre trovano sgradevoli i cambiamenti inattesi ( modifiche dell’ambiente del volontariato).Comprendere la forte passionalità degli autisti. Molti autistici hanno una forte passione per alcuni temi ben determinati, potendone parlare a lungo.

Ruoli adattiCome nel caso degli altri volontari, cercate di trovare attivitĂ  corrispondenti alle loro aspirazioni, abilitĂ  e competenze. Se sono appassionati a qualche attivitĂ  o argomento, pensate a come sfruttarlo a favore della Vostra organizzazione. Siccome potrebbero non apprezzare le novitĂ , siate molto chiari, chiedendo loro quali siano le loro aspettative, e le attivitĂ  che amerebbero svolgere.

Siccome possono avere problemi relazionali, provate con varie attività specifiche, spiegando ogni volta che cosa li attende (l’ambiente, le persone, il tipo di attività, gli orari) controllando che a loro stia bene. Rispettate in ogni caso i loro desideri, cercando di formulare domande sistematiche e strutturate. Tenete presente che forse preferiranno attività svolte indipendentemente senza l’intervento di altri.

Acknowledgments: This section has been prepared by Platform of Volunteer Centres and Organisations in Slovakia (www.dobrovolnickecentra.sk)

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Gli anziani

Descrizione della categoriaLa struttura di età della popolazione europea sta cambiando rapidamente. La speranza di vita sta crescendo e il tasso di natalità si è arrestato a livelli incredibilmente bassi. Di conseguenza, nell’Unione Europea, la quota delle persone in età lavorativa diminuisce, mentre aumenta quella dei pensionati. E’ perciò importante fare progetti rivolti alla popolazione anziana, permettendo loro di vivere a lungo in modo attivo e sano. Il volontariato può esercitare un ruolo importante a questo proposito, permettendo di rimanere attivi e impegnati nella società.

Nell’ Unione Europea, si definisce “anziana” una persona di più di 65 anni, ma questa definizione può variare da Paese a Paese. Spesso, essa comprende, tanto gli “over 65”, quanto i pensionati.

Gli anziani costituiscono una categoria eterogenea, e lo diventano sempre piÚ. Sono caratterizzati da una diversità crescente quanto a salute, stile di vita, valori, opportunità e problemi. Comune a varie generazioni di anziani è il fatto di essere rimasti sani e di vivere piÚ a lungo. Di conseguenza, essi costituiscono una fonte inesplorata di potenziali volontari, che potrebbero costituire un importante base per le ODV.

Ecco alcuni motivi per cui le Vostre Organizzazioni possono prendere in considerazione il coinvolgimento attivo di volontari anziani:

• l’esigenza di allargamento e diversificazione della propria base di volontari;

• la loro ricca esperienza, forte motivazione e matura professionalità;

• la loro flessibilità e ampia disponibilità di tempo;

• riflettere e sposare l’aspetto intergenerazionale della società, fornendo ai giovani dei modelli di ruolo;

• costituire un modello per altre organizzazioni della stessa comunità, in termini di apertura e inclusività.

Motivazioni dell’ impegno e ragioni per candidarsiVi sono molti motivi per cui gli anziani si dedicano al volontariato. Una è il desiderio di migliorare la società, aiutando gli altri. Quando un anziano percepisce un’esigenza particolare della comunità, o è appassionato per una causa particolare, ha più motivi

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per sentirsi necessario e per impegnarsi. Altre ragioni per fare volontariato sono la soddisfazione di vedere i risultati, il desiderio di condividere l’esperienza professionale e la continuità dello sviluppo professionale, l’incontrare persone nuove e avere dei nuovi amici.Ecco alcuni suggerimenti per mantenere viva la motivazione dei volontari anziani:• seguirli: una supervisione costante potrebbe fornire ai

volontari più informazioni sull’importanza di ciò che fanno e una verifica dell’aiuto prestato e dei suoi beneficiari;

• definirne con chiarezza gli obiettivi: può essere opportuno, nelle comunicazioni circa i ruoli disponibili, porre in particolare evidenza l’obiettivo d’insieme e i risultati attesi. I volontari anziani apprezzano in modo particolare rapporti dettagliati sulle esigenze a cui essi stanno facendo fronte, e sul valore aggiunto da essi apportato;

• creare una comunità di volontari: riunioni regolari dovrebbero permettere ai volontari di discutere e riferire sulle loro esperienze di volontariato, e servire come occasione per conoscere altri volontari. Ciò vale in particolare per quei lavori che i volontari svolgono separatamente;

• dare la priorità alle competenze: nel selezionare i volontari, cercate di capire le loro competenze ed esperienze e informateli circa le possibilità di formazione;

• prove di volontariato: incoraggiate i volontari anziani a sperimentare le attività per valutare la compatibilità con i compiti previsti senza la pressione di ottenere un risultato.

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Comunicare con gli anzianiEvitate espressioni e immagini che possano veicolare messaggi sbagliati. Tenete presente che:• non ci sono parole “sbagliate”, ma ve ne sono talune per

comunicare in modo più inclusivo. Per esempio, “anziani”, “over 50”, indipendente, esperto, tutor, formatore. Chiedete ai volontari come preferiscono essere chiamati;

• non ci sono immagini “sbagliate”, se non quelle che possono creare uno stereotipo;

E’anche importante tenere presente quale canale di comunicazione si utilizza. Molte ricerche indicano che la capacità di usare le nuove tecnologie diminuisce di molto dopo i 55 anni. Allo stesso tempo, il numero di anziani che utilizzano Internet cresce in ogni ambiente. I siti dovrebbero essere progettati per essere user–friendly. È fondamentale utilizzare una pluralità di canali di promozione e di reclutamento.

ReclutamentoPer evitare una sovrapposizione disordinata fra le organizzazioni di volontariato, è molto importante riuscire, nel reclutamento, a rispondere agli interessi, capacità e abitudini specifiche di ciascun anziano. Gli anziani possono portare nel volontariato il loro tempo libero e le loro conoscenze ed esperienze, ma possono avere difficoltà a scoprire le opportunità esistenti nella loro comunità locale, a identificare le più consone alle loro qualità e a far conoscere alle organizzazioni il desiderio di candidarsi.Si resta attivi più a lungo perché si vive più a lungo e in modo più sano. Gli anziani hanno molti impegni, come occuparsi dei nipoti, viaggiare e dedicarsi ai loro hobby. Alcuni possono desiderare impegnarsi in modo regolare, mentre altri possono essere interessati soltanto a progetti saltuari o a svolgere lavori brevi e occasionali. La flessibilità è importante, perché attrae più persone e accresce la fedeltà alle organizzazioni.La burocrazia nel reclutamento viene considerata un ostacolo, un motivo di ansia e di fastidio. Fra gli ostacoli all’impegno nel volontariato: la registrazione online, la risposta a domande complicate, i colloqui che ricordano quelli di lavoro, il controllo presso il casellario giudiziale. E’ opportuno dedicare tutto il tempo necessario a spiegare i motivi di ciascuna fase del processo di reclutamento.

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Alcuni suggerimenti utili per la vostra organizzazione• Modalità: Il reclutamento degli anziani non può basarsi

solo su Internet. E’ meglio utilizzare i giornali locali e la radio. Il passaparola e gli incontri informali sono buoni metodi di reclutamento, possibilmente servendo caffè e thé in un’atmosfera informale. Non sottovalutate l’utilità di utilizzare i Vostri attuali volontari, incoraggiandoli a farsi ambasciatori nei confronti di altri volontari anziani;

• luoghi di reclutamento: negozi locali, banche, uffici, uffici postali, newsletter parrocchiali, biblioteche, cliniche locali, luoghi di culto, associazioni per le attività degli anziani e dei pensionati, case per anziani, ambulatorio e centri di aiuto per anziani;

• il linguaggio: linguaggio informale e snello preferire ad esempio una la conversazione de visu, anziché il colloquio formale o un “modulo di registrazione degli interessati”, poiché un modulo di domanda puoi rendere meno minacciosa la procedura di candidatura. I moduli di candidatura non debbono essere troppo complicati e presentare l’informazione in modo chiaro, conciso e senza astrusità gergali;

• lavoro di coppia: permette ai volontari di essere supportati da un altro volontario o tutor. Funzionano bene le coppie di amici, perché servono ad invogliare ad un primo impegno;

• rimborsi spese: l’assicurazione e i rimborsi spese possono risultare determinanti per garantirsi la fedeltà dei volontari;

• limitarsi a una sola località: offrire agli anziani opportunità di volontariato a livello locale permette di contenere i tempi e i costi di trasporto. I rimborsi spese e l’offerta del servizio di trasporto possono costituire un forte incentivo alla partecipazione; alternativamente, potete promuovere e agevolare il “car sharing”;

• informazioni sui diritti dei volontari: fornite informazioni sull’impatto del volontariato sulle prestazioni di assistenza sociale e pensionistiche.

Ruoli adatti agli anzianiDipendono molto da caso a caso. Ciascun coordinatore dovrebbe individuare, per ciascun volontario, quelle attivitĂ  che corrispondono alle sue attese e alle sue capacitĂ  e competenze. Invece di attribuire dei compiti, con la conseguenza che ai volontari

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potrebbero essere assegnati lavori non graditi, chiedete loro che cosa vorrebbero fare. Preliminarmente, è indispensabile chiarire, con ciascuno, i problemi di salute che possano ostacolare la loro attività.

Certi tipi di volontariato hanno una maggiore attrattiva per gli anziani, come i servizi sanitario-assistenziali, fra cui i rapporti diretti con le persone, o le informazioni telefoniche a favore di persone isolate.Esistono ovviamente molte altre categorie di volontariato, come la formazione, la formazione permanente, la cultura, ecc. Tutto dipende dal mix di competenze, esperienze e interessi dei volontari.

Condizioni di lavoro per rendere efficace il volontariatoOccorre rispettare certi vincoli, come problemi di salute o questioni di mobilità. Creando un’atmosfera sicura e comoda, renderete più facile, per gli aspiranti volontari, condividere i loro problemi, e farvi fronte nei limiti del possibile. E’ fondamentale spiegare le esigenze specifiche delle varie posizioni, come per esempio se vi sia molto da stare in piedi o da viaggiare, gli orari di chiusura, ecc. Curate l’accessibilità e la sicurezza dei luoghi di lavoro, e nel caso di lavori serali, anche un’adeguata illuminazione.

Ringraziamenti: questa sezione del rapporto è stata redatta dal Centro per il Volontariato della Città di Dublino: “Experience Counts: Volunteering amongst people aged 55 and over in the Dublin City Area”(“L’esperienza conta: il volontariato fra gli over 55 nell’ Area Metropolitana di Dublino”), Dublino, 2015

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I migranti

Descrizione della categoriaL’Europa è un continente differenziato dal punto di vista etnico. Gli Stati membri dell’Unione hanno circa 500 milioni di abitanti; nel 2013, c’erano circa 33 milioni di persone nate fuori dell’Unione e viventi negli Stati membri, e 15 viventi in uno Stato membro diverso da quello di residenza.

Con il termine “migrante” s’intende normalmente una persona che lascia il suo Paese per stabilirsi permanentemente in un altro. I migranti hanno diversi rapporti con il Paese che li accoglie: alcuni vi sono nati e vi hanno studiato; altri hanno fatto parte di uno scambio di studenti, lavoratori in trasferta accompagnati da membri della famiglia, persone con la residenza permanente o rifugiati e richiedenti asilo. È perciò difficile descrivere delle caratteristiche universali dei migranti, a causa della varietà delle loro culture d’origine, delle loro strutture familiari, della loro religione, ecc.

L’esclusione socio-economica è un problema quotidiano per milioni di migranti in Europa. Oltre alle barriere linguistiche, culturali e religiose, i loro problemi comprendono il diverso accesso ai servizi sanitari e sociali, la disoccupazione, la scarsa integrazione sociale, e in generale, un minore accesso alle varie opportunità rispetto alla popolazione locale. Ci sono anche importanti differenze sull’idea di volontariato, perché in certi Paesi questo non è riconosciuto e valorizzato come in Europa.

DisponibilitĂ  delle organizzazioni di volontariato a coinvolgere i migrantiCoinvolgendo i migranti, si dĂ  spazio alla diversitĂ  dei volontari,

come riflesso della diversitĂ  nella societĂ  in generale. Enumeriamo qui di seguito alcuni fra i molti vantaggi di tale coinvolgimento:

• allargare la gamma delle capacità, competenze, nuove conoscenze e prospettive;

• competenze culturali – i volontari migranti hanno una più adeguata comprensione delle varie culture e per questo, forniscono, ai beneficiari migranti, un servizio più adeguato;

• competenze linguistiche – in genere, parlano diverse lingue;

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• nuove idee/iniziative – possono essere di aiuto per l’organizzazione nello sviluppare nuove iniziative e per migliorare la qualità di quelle esistenti;

• contestare gli stereotipi – il loro impegno favorisce il rispetto specifico all’interno dell’organizzazione.

Comunicazione con i migrantiPer comunicare con i volontari migranti, l’organizzazione deve tener conto del livello di conoscenza della lingua del luogo e delle eventuali difficoltà che ne derivano. E’ importante essere molto chiari nella comunicazione.• Comunicazione con i migranti

Per comunicare con i volontari migranti, l’organizzazione deve tener conto del livello di conoscenza della lingua del luogo e delle eventuali difficoltà che ne derivano. E’ importante essere molto chiari nella comunicazione.

• Incontri personali

Molti migranti hanno fanno piÚ affidamento sulla comunicazione diretta e il contatto personale. Questi riducono anche le barriere linguistiche, perchÊ è molto piÚ facile parlare direttamente che non per telefono o per e-mail. Può essere opportuno evitare o ridurre i casi di comunicazione scritta, come le lettere, le comunicazioni, le bacheche, le brochures e le pubblicità, poichÊ molti migranti privilegiano forme di comunicazione tradizionali e orali.

• La traduzione

Dovreste prendere in considerazione la traduzione del materiale promozionale nella/e lingua/e delle comunitĂ  migranti presenti sul territorio, verificando che tutto il materiale sia scritto in un linguaggio chiaro e semplice.

• I mezzi di comunicazione delle comunità migranti

Per far conoscere la Vostra organizzazione alle comunità migranti, dovreste trovare il modo di diffondere l’informazione sulle vostre attività e opportunità di volontariato tramite i mezzi di comunicazione delle comunità presenti nel Vostro territorio.

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Altri suggerimenti in tema di comunicazione interculturale

Reclutare volontari fra i migrantiLa concezione del volontariato cambia da Paese a Paese. Ricordiamo che non tutti i Paesi hanno le stesse tradizioni di democrazia e di associazioni volontarie indipendenti, e che alcuni non sono abituati all’idea della solidarietà e dell’aiuto reciproco. Una generica solidarietà è per altro molto diffusa. In molte culture, ci si attende che la famiglia e gli amici forniscano sempre aiuto reciproco.

Dedicate il tempo necessario a spiegare semplicemente ai migranti che cos’è il volontariato.

Parlate delle radici del volontariato, della sua organizzazione, dei

COSADAFARE

• Parlare lentamente, semplificando e riformulando il messaggio.

• Controllare sistematicamente che Voi e i destinatari Vi siate capiti.

• Usare supporti visivi e documenti scritti - negli eventi di formazione, cercate di usare simboli e grafica.

• Siate aperti, tolleranti e rispettosi di modi di espressione diversi.

• Formate i volontari sulle norme culturali di base.

• Costruitevi una banca dati interculturale: informateVi, dai Vostri volontari, circa i costumi e i fatti salienti del loro Paese di origine.

COSEDANONFARE

• •Nonusateacronimi,espressioni idiomatiche, espressioni colloquiali, gergo o terminologia tecnica.

• Non spiegate per telefono, ma piuttosto per iscritto o per e-mail, gli argomenti più difficili.

• Non traducete in Inglese il nome del volontario, a meno che non sia quest’ultimo a chiederVelo.

• Non partite dal presupposto di essere stati compresi – alcuni sono restii a fare troppe domande, per timore di essere ineducati. Sollecitate una conferma verbale dell’avvenuta comprensione.

• Non giudicate i migranti poco colti o inesperti se non sono avvezzi agli acronimi o al gergo irlandesi, o non parlano bene in Inglese.

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suoi valori e delle sue regole formali. Può facilitare la comprensione il parlare del volontariato con termini diversi, come aiutare gli altri, impegnarsi, agire, ecc.

Il miglior modo per reclutare i volontari fra i migranti è cominciare a esaminare se avete già dei volontari o dei conoscenti con contatti nelle comunità immigrate. Sarebbe opportuno anche contattare tali comunità, i loro leader, i negozi di immigrati, i luoghi di culto e altre reti di carattere religioso, gli uffici di collocamento, scuole con figli di migranti.

Un buon modo per raggiungere rapidamente una piÚ ampia platea di potenziali volontari, e avviare un dialogo con loro, è rappresentato dagli eventi e presentazioni in quartieri o centri culturali territoriali dove gli immigrati si riuniscono.

Ecco qualche suggerimento in piĂš sul reclutamento, la motivazione e la fidelizzazione dei volontari migranti:

• rafforzare il loro senso comunitario e di appartenenza, organizzando e incoraggiando eventi sociali;

• tenere in conto il loro differente atteggiamento nei confronti dell’alimentazione e dell’alcol. Per esempio, i Mussulmani non mangiano carne suina, né alcun tipo di carne che non sia halal (macellata secondo il rito islamico);

• stare attenti alle differenze culturali: alcuni, e in particolare, le donne di origine islamica, non presentano grandi margini di partecipazione a manifestazioni aperte ad ambo i sessi;

• per gli eventi, scegliete spazi neutri, dove tutti si sentano ben accetti. Ad esempio, alcuni volontari non si sentirebbero a loro agio in una riunione in un pub dove si servono bevande alcoliche;

• parlate del contributo positivo dei volontari e date visibilità al loro apporto, per esempio esponendo foto di eventi ed esperienze positive;

• favorite lo spirito di corpo e entusiasmo con lodi e riconoscimenti. I volontari devono avere chiaro che qualcuno trae vantaggio dal loro impegno. Quello che essi fanno conta

Ruoli adatti per i migrantiVanno individuati caso per caso, tenendo conto delle capacità, motivazioni, abilità ed aspettative di ciascun volontario. La cosa più importante è essere aperti, fare domande e ascoltare per capire la loro origine e i loro interessi – invece di tirare a indovinare,

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chiedete loro che cosa vogliono e di che cosa hanno bisogno, in base alla loro idea di cultura e di religione. Salvo che per eventuali difficoltĂ  linguistiche, i migranti possono svolgere tutte le attivitĂ  di volontariato. In presenza di quelle difficoltĂ , occorre ricercare compiti che non richiedano grande abilitĂ  nella lingua locale, come aiutare a svolgere lavori pratici, come quelli di giardinaggio o manutenzione, fare foto o servire bevande negli eventi.

Ringraziamenti: questa sezione è basata in parte sul manuale elaborato nell’ambito del Progetto Transeuropeo GIVE (“Grassroots Integration Through Volunteering Experiences”-”Integrazione di Base grazie all’Esperienza del Volontariato”-)

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Disoccupati da lungo periodo Descrizione della categoriaL’Eurostat ritiene che, nel Dicembre del 2014, ci fossero in Europa, 24,56 milioni di disoccupati. La disoccupazione – soprattutto quella da lungo periodo -ha effetti negativi sulle persone, compromettendo il loro benessere mentale e fisico. Il volontariato è non solo un’attività per il tempo libero, ma può costituire anche un modo innovativo per acquisire nuove competenze e capacità, riconosciuto dai datori di lavoro. Nei periodi di disoccupazione, si possono costruire, come ricaduta del volontariato, relazioni e “networks”, e si può rafforzare la fiducia in se stessi, mentre le ODV beneficiano dell’esperienza dei volontari.Vi sono diversi tipi di disoccupazione, con caratteristiche differenti: disoccupati a breve e a lungo termine, neodiplomati, e perfino gli over 50 che i datori di lavoro ritengono non sufficientemente flessibili, e/o perfino troppo vecchi per certe posizioni.Accanto alla perdita del reddito, quella del lavoro si accompagna ad altre importanti mancanze, alcune delle quali sono ancor più difficili da affrontare:• quella dell’identità professionale;• quella dell’autostima e della fiducia in se stessi;• quella delle abitudini quotidiane;• quella di un’attività significativa;• quella delle relazioni sociali incentrate sul lavoro;• quella della sicurezza.Talvolta, i disoccupati finiscono per diventare incapaci di contatti con gli altri e con la società, e si ritrovano isolati. Il lavoro è molto di più di uno strumento di mantenimento. Esso influenza il modo in cui vediamo noi stessi e in cui gli altri ci vedono. Ci conferisce forma, obiettivi e significato. Quando un’organizzazione arruola dei volontari, deve rendersi conto che essa non può sapere se uno specifico volontario sia disoccupato, fintantoché lo stesso lo faccia sapere. Occorre anche tener presente che la disoccupazione non è, di per sé, uno stato di esclusione, ma vi possono essere altri problemi connessi alla disoccupazione, come per esempio problemi mentali, depressione, ecc.

La comunicazione con i disoccupatiTalvolta, i volontari disoccupati, e soprattutto i disoccupati da lungo periodo o i neolaureati, non avendo alle spalle una lunga storia di lavoro, possono richiedere una maggiore supervisione di altri. Per il

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resto, bastano i principi generali di gestione del volontariato: essere aperti, rispettare le aspettative dei volontari, cercando di conciliarle con le esigenze dell’organizzazione, in modo che il volontariato sia proficuo.Ecco alcune indicazioni per comunicare con i volontari disoccupati:• comunicare senza preconcetti;• tenere in conto le differenze che rendono unico ciascun

volontario, rispettando le diverse personalità e individualità;• insistere sui vantaggi del volontariato e concretizzarli,

mostrando gli esempi di altri disoccupati che, dopo il volontariato, avevano trovato un’occupazione;

• offrire strumenti di verifica, come certificati e titoli che confermano quanto appreso dai volontari durante la loro esperienza;

• fornire frequenti riscontri per sostenere la fiducia in se stessi. Spesso la mancanza di fiducia costituisce il problema principale dei volontari disoccupati da lungo periodo;

• informarsi spesso circa il grado di soddisfazione sui loro compiti, controllando se abbiano bisogno di maggiore sostegno;

• non chiedere i motivi della disoccupazione, a meno che essi siano pertinenti, o che il volontario stesso abbia deciso di parlarVene.

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Reclutamento di disoccupati da lungo periodo Nell’avviare un progetto o programma di volontariato che preveda il coinvolgimento di disoccupati, prendete in considerazione gli strumenti di pubblicità disponibili, come gli uffici di collocamento, gli uffici del lavoro, i comuni, gli ospedali, le cliniche generalisti che le biblioteche, le università e simili spazi pubblici. Potete anche usare Internet, i “social networks” e altri media, ma occorre sapere che non sono egualmente efficaci con tutti i tipi di disoccupati (ad esempio, funzionano veramente bene con i neolaureati, ma non funzionano per nulla con i disoccupati da lungo periodo).

Ruoli compatibiliNel progettare i ruoli adatti a questi volontari, dovete ricordarVi che i volontari lasceranno presumibilmente l’organizzazione non appena trovino un lavoro. In effetti, sono obbligati a farlo se ricevono prestazioni dell’assistenza sociale. Dovreste tenerlo in mente quando progettate i compiti nella vostra organizzazione, evitando di offrire loro compiti di lungo termine con un’elevata responsabilità. Può tuttavia succedere che i volontari continuino a lavorare per un’organizzazione anche dopo aver trovato lavoro o dopo avere assunto un altro compito come volontario, compatibile con le tempistiche del nuovo lavoro.

Nello studiare i ruoli appropriati per i volontari disoccupati, potrebbe essere utile porsi le seguenti domande:

• Qual è la motivazione dei volontari disoccupati? Perchè vogliono impegnarsi nel volontariato?

• Quanto tempo essi hanno, realisticamente, fra la ricerca del lavoro, la frequenza a corsi ed altre incombenze?

Le condizioni di lavoro per rendere proficuo il volontariatoI volontari disoccupati possono avere bisogno di una qualche flessibilità quanto agli orari e al luogo di servizio, per poter andare ai colloqui di lavoro. Se possibile, le ODV dovrebbero rimborsare, ai volontari disoccupati, le spese vive. Infatti, è improbabile che i disoccupati possano permettersi le spese sostenute per il volontariato: i biglietti dell’autobus, i pasti, gli abiti da lavoro, ecc.

Acknowledgments: This section has been prepared by Önkentes Központ AlapitvanyMarczibányi in Hungary (www.oka.hu)

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Detenuti ed ex-detenuti

Descrizione della categoriaNel 2013 c’erano in Europa, 1.530.222 carcerati. La loro età media era di 4 anni. Le categorie di reati più diffuse erano: reati connessi alla droga (18%), furto (16%), rapina (14%), omicidio (12%).Questi numeri permettono ai coordinatori di comprendere il profilo della popolazione carceraria – in gran parte uomini, con problemi di dipendenza e di salute con complesse situazioni psicologiche.

La vita degli ex carcerati può essere molto difficile. Molti hanno problemi di casa, lavoro, finanziari, relazionali, di droga, di alcool e con poca rete sociale. Sono una categoria con cui è difficile lavorare. Fra i problemi che la Vostra organizzazione si troverà ad affrontare, ricordiamo i seguenti.

Perché coinvolgere nella Vostra organizzazione degli ex-detenuti?• Fra i condannati, c’è un gran numero di persone molto capaci

e motivate. Con la sua attenzione sui per i precedenti penali, la societĂ  si priva della possibilitĂ  di mobilitare i loro talenti, le loro capacitĂ  ed energie;

• le persone con precedenti penali in genere apprezzano molto che gli si dia una seconda possibilità, e sono, normalmente, molto impegnati, grandi lavoratori e volontari leali;

• potreste divenire un esempio per altre ODV, mostrando loro che la cosa è possibile e utile;

• la disponibilità ad accogliere come volontari persone con precedenti penali è un utile servizio a favore della società.

Disponibilità dell’organizzazione a coinvolgere gli ex-detenutiCome affrontare i potenziali rischi?Nell’affrontare l’impegno nel volontariato dei pregiudicati, si richiede di operare con molta ragionevolezza. Per valutarne il rischio, è necessario confrontare le competenze dei volontari, le loro esperienze e i loro precedenti penali con i parametri di rischio relativi ai loro compiti come volontari. Tale valutazione dovrebbe comprendere:

• la natura dei reati: i precedenti penali del volontario potrebbero

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creare rischi inaccettabili per altri dipendenti, beneficiari, ecc.?

• A quando risalgono? Quanto tempo è trascorso dai fatti e/o dalla fine della pena?

• Le circostanze connesse a tali situazioni sono cambiate?

• Una valutazione obiettiva delle possibili reazioni degli altri volontari, dipendenti, utenti. E’ normale che questi possano essere preoccupati e contestino la decisione di coinvolgere gli ex carcerati. E’importante dare a ciascuno il tempo di esaminare e affrontare questi dubbi. Può essere utile a questo proposito un’attività di formazione sulla realtà della vita in prigione, sui vantaggi di coinvolgere gli ex carcerati e sui potenziali rischi. Può essere utile anche visitare una prigione e parlare con il personale.

• I compiti del volontario: ci sono rischi obiettivi di recidiva?

• Elementi che potrebbero circoscrivere il rischio percepito, ivi compresi quelli già in opera, come per esempio l’intensità dei controlli.

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Che tipo di informazione dovreste avere sul pregiudicato? Come gestire queste informazioni sensibili?• Per incoraggiare i volontari a parlare dei propri precedenti

penali, occorre creare un ambiente di fiducia, nel quale essi comprendano come e perchĂŠ queste informazioni verranno usate.

• La prassi raccomandata consiglia di chiedere ai candidati informazioni sui loro precedenti. Potete farlo direttamente, chiedendo loro di dichiarare i propri precedenti penali in un modulo di autocertificazione, accompagnato da una dicitura secondo cui “Le informazioni sui precedenti penali vengono richieste in supporto della procedura di selezione e saranno prese in considerazione solo qualora tali precedenti siano considerati influenti per i compiti attribuiti’. È possibile farlo anche indirettamente, ponendo la seguente domanda: “C’è qualcosa che secondo Voi la nostra organizzazione dovrebbe sapere per assicurare il miglior svolgimento della Vostra esperienza di volontariato”. Fate in modo che vi sia, nel modulo, uno spazio tale da permettere al candidato di esprimersi in modo dettagliato sull’argomento.

• E’ importante notare che, a meno che non si sollevi la questione nell’ambito della procedura di reclutamento o nel colloquio, il candidato non ha alcun obbligo di parlare dei propri precedenti penali.

• Adottate una politica di pari opportunità, che deve comprendere una dichiarazione sul coinvolgimento dei pregiudicati; fate in modo di escludere l’esigenza di parlare di precedenti ormai esauriti o non pertinenti.

Dovete rivelare le informazioni sensibili ad altri volontari, ai dipendenti o ad altri utenti?C’è dibattito sulla questione se i colleghi e i volontari debbano essere informati fin da subito se un nuovo volontario sia un pregiudicato o no. L’argomento non è facile, per una serie di motivi:• ciò risponderebbe al principio della trasparenza organizzativa,

ma potrebbe anche dare luogo a problemi, come una maggior pressione sul pregiudicato perchĂŠ si comporti bene e un maggior controllo sul suo operato;

• potrebbe anche isolare il pregiudicato e generare tensioni;• di converso, se i colleghi non sono stati informati sin dall’inizio

e lo si scopre per caso, le conseguenze potrebbero essere ancora peggiori: i pregiudicati potrebbero perfino andarsene,

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considerando chiuso il rapporto. Perciò, occorre tenere sotto controllo le politiche di comunicazione dei coordinatori e dei collaboratori, per valutare l’atteggiamento più consono al caso concreto. È fondamentale anche che il volontario sia informato su quali informazioni vengano comunicate, e quali no, e a chi.

Come comportarsi con i volontari ex carcerati?Per agevolare l’avvio degli ex-carcerati al volontariato:

• occorre ottenere il sostegno del vertice dell’ organizzazione. Esso è fondamentale: se un’iniziativa è sostenuta dal vertice, lo sarà anche dalla base;

• il volontario può e deve essere trattato come chiunque altro, e certamente non vuole essere destinatario di speciali attenzioni. Ciò non toglie che bisogna tener conto dei suoi precedenti, per esempio se non ha lavorato, né svolto alcun’attività, per un certo periodo. Un po’ di pazienza non può che essere utile;

• molti ex- carcerati soffrono della mancanza di autostima, e pensano che tutti abbiano di loro una pessima opinione. Occorre accogliere questi volontari come tutti gli altri, creando un ambiente amichevole e positivo, fornendo direttive e aspettative chiare;

• potrebbe essere opportuno affiancare inizialmente al neo-volontario un “mentore” per permettergli di familiarizzare ed evitare che venga messo sotto pressione o isolato.

Comunicare con i destinatariLa comunicazione è la prima difficoltà che si incontra con chi è stato molto tempo in prigione. In molti casi, i funzionari di polizia li trattano in modo molto impersonale. Comunicare senza preconcetti è il primo passo nella direzione di un rapporto fruttuoso. Ecco alcuni utili suggerimenti:

• trattate gli ex detenuti come persone “normali”, con desideri, preoccupazioni ed emozioni, e non come un minorenne incapace di comprendere e di comportarsi da adulto;

• guardateli negli occhi e non evitate il contatto;

• mostrate loro rispetto, usando un linguaggio formale, a meno che siano essi a mostrare il desiderio di un rapporto più informale;

• siate chiari sulle regole e le direttive;

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• se il volontario non è adeguato, spiegategli se, a essere incompatibili con i suoi precedenti penali, sono i suoi compiti come volontario, oppure altro.

Il reclutamento in questa categoriaPotete contattare i servizi che si occupano degli ex carcerati (e in particolare, quelli di assistenza sociale e medica), o anche quelli che si occupano di chi verrà rilasciato fra breve (assistenti sociali, terapeuti, sacerdoti, ecc.). Possono diffondere le informazioni sulle opportunità di volontariato per questo target group, inviandovi degli ex carcerati. Può essere utile cominciare dal piccolo, accogliendo un detenuto o pregiudicato, e facendo cosÏ esperienza.

Posizioni adeguateNel valutare l’adeguatezza dei compiti degli ex detenuti, effettuate una valutazione specifica dei rischi inerenti ciascun ruolo, con particolare attenzione ai rischi di recidiva. Occorre confrontare le informazioni sulla natura del reato e sulla condanna con i compiti da assegnare.C’è da attendersi che i colpevoli di reati sessuali non siano adatti a lavorare con i bambini e gli adulti vulnerabili. La Vostra organizzazione deve capire quali altre condanne costituiscano un ostacolo al contatto diretto con i beneficiari. Di converso, questi volontari potrebbero essere particolarmente utili con compiti che non implichino il contatto con i bambini o altre persone vulnerabili.L’esperienza mostra che molti ex carcerati amano il lavoro manuale. Ma, anche qui, trattateli come individui, informandoVi costantemente delle loro aspettative ed interessi come volontari.

Ringraziamenti: Irish Association for the Social Integration of Offenders -IASIO-(Associazione Irlandese per l’Integrazione Sociale dei Pregiudicati), Hiring Someone with a Criminal Conviction –Frequently Asked Questions for Employers “Assumere pregiudicati-Le domande più Frequenti dei Datori di Lavoro”, www.iasio.ie. Volunteer Now, in Ex Offenders and Volunteering Checklist, Giugno 2009.

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Volontari senzatetto ed ex senzatetto

E’ difficile stabilire quanti senzatetto ci siano nel mondo, in quanto i vari Paesi hanno diverse definizioni legali dei senzatetto. Secondo le Nazioni Unite, nel mondo, nel 2005, circa 100 milioni di persone erano senzatetto. Il problema fondamentale dei senzatetto è la non soddisfazione della fondamentale esigenza umana di avere un riparo caldo e sicuro. I senzatetto incontrano spesso molti svantaggi a livello sociale, come un accesso limitato ai servizi pubblici e privati e ad altre necessità di base. Spesso vengono ignorati o ridicolizzati, umiliati, insultati, e subiscono violenze fisiche. Di conseguenza, possono avere scarsa autostima o fiducia in se stessi, sentirsi inutili verso la comunità o incapaci di stabilire contatti con gli altri e con la società, cadendo nell’ isolamento.Mentre molti paesi hanno sviluppato politiche sociali che si occupano dei senzatetto, non molti hanno compreso la forza del volontariato come mezzo di inclusione sociale. Coinvolgere nel volontariato i senzatetto o gli ex senzatetto aiuta ad utilizzare il loro potenziale personale per dare ad essi un peso nella società, contribuendo a rompere l’isolamento e gli stereotipi.

Disponibilità delle organizzazioni a impiegare i senzatetto nel volontariatoSe si impiegano nel volontariato i senzatetto e coloro che lo sono stati, è molto importante programmare attentamente le loro attività, preparando adeguatamente i beneficiari, i dipendenti e gli altri volontari ad apprezzare il loro proficuo contributo, con discussioni con esperti e con organizzazioni specializzate, creando un’atmosfera accogliente e condizioni di pari opportunità. Ciò si può ottenere soltanto con coordinatori ad hoc, formati allo scopo e aiutati nel loro lavoro. E’ molto importante anche essere consapevoli dei pregiudizi che circolano sui senzatetto, tenendo in considerazione che certi beneficiari possono nutrire tali pregiudizi anche nei confronti di questi volontari.

Ecco alcuni suggerimenti per sviluppare un programma di inclusione nel volontariato con i senzatetto:

• essere consapevoli dei problemi che i senzatetto hanno nella Vostra comunità;

• preparare i Vostri dipendenti, beneficiari e volontari all’impegno con i senzatetto, con discussioni con esperti e con organizzazioni che lavorano con essi;

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• cominciare a coinvolgere dei senzatetto interessati e motivati con altri volontari in alcuni dei Vostri servizi; ciò aiuterà a creare dei nuovi esempi positivi e a indurre altri a considerare quest’opportunità;

• in caso di necessità, chiedere aiuto agli esperti incaricati dei collegamenti (lavoratori sociali, psicologi, legali, ecc.).

• sforzarsi di prevedere le possibili difficoltà (eventuale non affidabilità di questi volontari; problemi di fame e d’igiene personale), e di risolvere in anticipo.

Reclutare questo tipo di volontari Il metodo migliore è mettersi in contatto con istituzioni e organizzazioni che lavorano direttamente con i senzatetto, come i dormitori, le associazioni per i senzatetto, i refettori, i centri di assistenza sociale e gli uffici di collocamento, chiedendo la loro

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cooperazione e il loro consiglio su come trattare i senzatetto e gli ex senzatetto disponibili o interessati al volontariato.

Compiti adeguatiPer trovare ruoli di volontariato adatti per i senzatetto o per chi è stato senzatetto, è importante chiarire le necessità e le motivazioni dei volontari, abbinandole a ruoli adeguati. Affrontate la questione caso per caso, parlando con ciascun senzatetto dei suoi problemi e del suo passato. In molti casi i volontari hanno avuto problemi di dipendenze o legali. Si richiede alla Vostra organizzazione di effettuare un’analisi del rischio specifica per ogni compito. Per alcuni compiti, sarà necessario che il volontario abbia terminato da un certo periodo il programma di recupero, altrimenti bisognerà avvertirlo che si richiedono controlli periodici da parte della polizia.A seconda delle loro capacità e del loro stato di salute, i senzatetto possono essere utilizzati in diverse attività, come per esempio:• incarichi amministrativi e di ufficio;• lavori manuali (riparazioni, decorazione, manutenzione);• in qualche caso, anche lavori a contatto con i beneficiari;• attività di emergenza o di aiuti umanitari;• attività comunitarie (pulire i parchi, gli spazi pubblici);

Come comunicare con i senzatettoIn tutte le circostanze, è importante mantenere un ottimo rapporto con questi volontari.

Alcuni suggerimenti per una comunicazione efficace:

• trovare il tempo per comunicare personalmente con ciascuno;

• non costringerli a parlare dei loro problemi personali se non ne hanno voglia;

• creare rapporti di fiducia: prestate loro attenzione, ma nello stesso tempo, chiarite loro i Vostro ruolo di coordinatore e i relativi compiti;

• accettateli come sono;

• ascoltate i loro problemi e le loro esigenze, cercando di capirli;

• sosteneteli, concentrandoVi sulle esigenze di ciascuno;

• siate gentili, aiutandoli a svolgere le loro mansioni di volontari;

• se pertinente, discutete francamente con loro del loro genere di vita, del loro eventuale stato di dipendenza o recupero e dei loro problemi con la legge.

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SostenereivolontarieicoordinatoriAlcuni coordinatori e altre persone a contatto diretto con i senzatetto possono provare difficoltĂ  a non restare coinvolte nei problemi della loro vita. Per questo si raccomanda di fornire ai coordinatori un supporto e un coordinamento rafforzati.

Queste raccomandazioni sono state sviluppate con il supporto e l’aiuto delle Biblioteche Civiche di Zagabria, un’organizzazione con un’elevata esperienza nel volontariato inclusivo per i senzatetto, e della coordinatrice Sanja Buni. Le Biblioteche Civiche di Zagabria costituiscono uno dei migliori esempi di buone pratiche dei programmi inclusivi di volontariato in Croazia.

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Punti di contatto per i partner:

Croazia:Volonterski Centar OsijekLorenzaJagera12,31000Osijek,[email protected]

DanimarcaFrivillig centre og SelvhjĂŚlp Danmark (FriSe)ØsterĂĽgade 2, 9000 Aalborg, [email protected]

UngheriaÖnkentes KĂśzpont AlapitvanyMarczibĂĄnyi tĂŠr 3., 1022 Budapest, Hungarywww.onkentes.hu, [email protected]

IrlandaVolunteer Ireland18 Eustace Street, Temple Bar, Dublin 2, [email protected]

Dublin City Volunteer CentreUnit 4 Whitefriars, Aungier Street, Dublin 2, [email protected]

ItaliaVolontariato Torino – Vol.ToVia Giolitti 21, 10123 Torino, Italywww.volontariato.torino.itcentroservizi@volontariato.torino.it

Lettoniabrivpratigais.lvZiedu iela 8-8, Aizpute, LV-3456, [email protected]

RomaniaPro Vobis – Centrul National De Resurse Pentru Voluntariat6, Rene Descartes Street, Cluj-Napoca, [email protected]

SlovacchiaPlatform of Volunteer Centers and OrganisationsHviezdoslavova 119, 900 31 Stupava, Slovakiawww.dobrovolnickecentra.skplatforma@dobrovolnickecentra.sk