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VOCE U.P. a voce alta Unità Pastorale delle parrocchie in Cisano Bergamasco B/2018 pro manuscripto 26 maggio 2018 Don Gabriele Mazzoleni è ordinato presbitero

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VOCE U.P. a v o c e a l t a

U n i t à P a s t o r a l e d e l l e p a r r o c c h i e i n C i s a n o B e r g a m a s c o

B / 2 0 1 8 p r o m a n u s c r i p t o

26 maggio 2018 Don Gabriele Mazzoleni è ordinato presbitero

Ordinazione sacerdotale

Quante volte soffermandomi su questo brano di Vangelo mi sono sentito dire dal Signore: «Gabry a me vai bene così; il tuo poco amore mi basta! Non avere paura, lasciati ama-

re da me così come sei e io ti rendo capace di essere pasto-re. Tu, seguimi!». L’invito a lasciarmi amare dal Signore per quello che sono è ciò che costantemente fa ardere la mia vita. Sono entrato in Se-minario a 14 anni, perché de-sideravo essere come il mio parroco don Battista, un uo-mo buono, semplice, fedele, amato, ma soprattutto inna-morato di Dio e dei fratelli. Lungo il cammino il Signore mi ha fatto entrare in lotta con il mio ideale di prete per-fetto e il Suo desiderio di

amarmi così come sono… ha vinto lui! Non è stato facile e credo non lo sarà neppure in futuro, ma ho la certezza che lui c’è, che lui mi ama e non mi lascia mai solo! E questo me l’ha mostrato in due momenti particolari dell’esperienza del Seminario: durante il mese ignaziano in quarta teologia, dove mi sono scoperto amato nel più pro-fondo di me stesso. Preceduto da sempre e per sempre dal suo amore; un amore che non misura, che non ingabbia, ma lascia e rende liberi; un amore che non solo mi ha amato, ma ha dato se stesso per me mo-strandomi che solo nel dono totale si può essere felici. Ec-

co, di fronte ad un amore co-sì, come è possibile non ri-cambiare amando? Dal sentir-mi così amato ho intravisto il magis del mio amore per Dio, quel di più che rende nuovo e stupendo tutto, quel di più che ti fa attraversare il mare in burrasca, quel di più che ti fa sentire pieno, quel di più che nonostante le tue picco-lezze, fragilità e incapacità ti fa sentire grande, perché amato. E ho scoperto che il mio magis sta proprio nel do-nare la mia vita a Lui nel mini-stero presbiterale. Il secondo momento è stato il cammino personalizzato vis-suto dopo la quinta Teologia per due anni presso la comu-

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E, detto questo, aggiunse: «Seguimi!». (Gv 21,19)

Il saluto di don Gabriele alle nostre comunità riunite in Unità Pastorale.

Don Gabriele con la comunità delle suore Poverelle a Capriolo. Don Gabriele con altri Seminaristi.

Ordinazione sacerdotale

nità minorile delle Suore Po-verelle di Capriolo. È stata un’esperienza insieme affasci-nante e scarnificante; intensa e vera; gioiosa e profonda-mente umana. Venire in con-tatto con storie di bambini maltrattati, a volte anche abu-sati, ti mostra con radicalità il male che l’uomo può compie-re, ma anche la bellezza e la forza di un’umanità che sa farsi carico delle ferite dell’al-tro senza cadere in un mero assistenzialismo, ma facendo germinare vite nuove. Che gioia per me scoprire che in tutto questo il Signore c’è sempre! La croce che ho scelto come immaginetta della prima messa vuole esprimere il no-stro essere figli amati attra-verso il segno del tessuto; quel tessuto che richiama l’a-sciugamano di cui si è cinto Gesù per asciugare i piedi; ma è anche la stessa tunica tessu-

ta tutta d’un pezzo del Figlio amato, che è tale solo se sa bagnarsi dello sporco dei fra-telli. La tunica di Giuseppe, la tunica spogliata del Figlio di Dio sulla croce: è l’amore di Dio. Quella tunica donata nel giorno del battesimo che ci rende figli. Sul monte Tabor è la veste bianca che rifulgente di Luce rivela nel volto trasfi-gurato di Gesù il mistero del Figlio Amato che si è incarna-to per essere totalmente per l’uomo fino al dono della vita nel volto sfigurato sulla Croce; ed è proprio in quel volto per-cosso, umiliato e rifiutato che contempliamo il folle amore che Dio ha per ognuno di noi: egli che amandoci non è fug-gito di fronte alla nostra in-differenza, ma ha messo la sua faccia, ha messo se stesso e ci ha resi Figli! Nell’icona biblica della lavan-da dei piedi il Signore di fron-te al rifiuto di Pietro di farsi

lavare i piedi mostra il suo amore gratuito e immeritato. Sa-rebbe conve-niente per noi se almeno ci perdo-nasse qualche cosa, se avessi- 3

mo dei debiti da saldare verso di lui per avere in cambio il suo amore, invece no, a lui non interessa; egli vuole sola-mente amarci così con i nostri piedi sporchi. Lui, il Figlio amato, lavandoci i piedi ci rende capaci di partecipare al

banchetto del Padre in quanto figli amati da sempre; non ci chiede di far nulla se non di lasciarci amare gratuitamente e totalmente per quello che siamo e non come vorremmo noi. È il suo amore che ci ren-de capaci di Dio, capaci di amare. È lui che ci rende figli amati e possiamo esserlo solo se ritorniamo a quell’ultima cena dove il Figlio di Dio pie-gando le ginocchia non ci chiede se siamo peccatori, che cosa abbiamo fatto, se lo

Don Gabriele in 1ª superiore

durante la vacanza estiva

a Castione.

Don Gabriele in un momento di preghiera con i

ragazzi della comunità di

Capriolo.

Ordinazione sacerdotale

amiamo o no, ma lui per pri-mo ci ama. «Ti basta la mia grazia, ho dato la vita per te e tu sei chiamato a vivere in me, a vivere nel Risorto; ed è proprio dopo la resurrezione che ti convoco all’amore per ricono-scere che puoi diventare pa-store non per virtù tua, ma

perché io ti chiamo alla mia sequela. Non preoccuparti se non sai amare, non preoccu-parti se oggi sei capace solo di voler bene un poco, magari non nella piena fedeltà ma nella profonda infedeltà, vai avanti, cammina nella certez-za che io ti amo e sono io che ti guido, tu mettiti dietro». Di fronte a questo amore ognuno di noi può dire: «eccomi Signore, tu lo sai che ti voglio bene» e detto questo aggiunse: «Seguimi!».

Carissimi par-rocchiani del-la nostra Uni-tà pastorale in Cisano Berga-masco, ormai giunto a que-sto momento importante per la mia vi-ta, mi affido nella preghie-ra a voi che in questi anni, a diverso titolo e in diversi mo-di, avete accompagnato, so-stenuto e incoraggiato il mio cammino di formazione. Grazie di cuore per tutto quello che avete fatto; grazie per la fede che mi avete tra-smesso; grazie per la gioia di essere discepoli; grazie per la stima che molte volte mi ave-te mostrato; grazie per i pre-parativi di questi mesi e per la festa che vivremo insieme: vorrei proprio che fosse la festa di tutti, perché il prete è di tutti! Il prete è innanzitutto un battezzato che chiamato da Dio nel suo popolo si pone a servizio dei fratelli che gli so-no affidati; non potrebbe esi-stere e non avrebbe senso il suo ministero se non vivesse la propria fede, il proprio es-

sere discepolo in mezzo ai fratelli e per i fratelli, tutti. Vi porto nella preghiera, affin-ché possiate continuamente tenere lo sguardo fisso sul Signore per sentirvi sempre più figli amati. Infine, il ricordo va a tutte quelle persone che soffrono nel corpo e nello spirito ma che sono unite a noi in questo momento di festa; a quelle che già sono andate alla casa del Padre e a tutte le nostre famiglie, in particolare ai pic-coli e ai giovani, affinché il Signore possa chiamare altri a seguirlo in questa strada meravigliosa del ministero presbiterale per essere servi-tori della gioia dei fratelli.

Grazie!

vostro don Gabry 4

Don Gabriele con il nipote Jakub.

Dan Gabriele con i ragazzi di 2ª media del seminario (settembre 2013).

Vocazione sacerdotale

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Gli auguri del nostro vescovo Francesco a don Gabriele e ai suoi compagni, ordinati sacerdoti per la Chiesa universale e in particolare per la nostra Chiesa di Bergamo.

A te che importa? Seguimi.

Cari giovani, state per ricevere il dono di Dio, il sacramento che vi consacra al suo servizio come presbiteri. La Chiesa che è in Bergamo si rallegra per questa grazia. Il Vescovo be-nedice il Signore per voi. Le vostre comunità, i vostri cari, tanti amici partecipano della vostra gioia. La gioia si diffonde e coinvol-ge anche chi ci sembra indiffe-rente. Non si tratta soltanto delle persone che si sentiran-no partecipi di questo evento, ma di tutta la vostra vita. È come una luce che raggiunge non solo il vostro passato, fin

dalle origini, ma si proietta sul vostro futuro: l’intera esisten-za può essere pervasa da que-sta gioia. E’ una gioia che vi auguro abbiate già assaporato nell’ordinazione diaconale e nell’esercizio di questo mini-stero. Il servizio, nel suo spes-sore umano, misurato dai pic-coli e dai bisognosi, è diventa-to sacramento, comunicativo di grazia, di vita nuova. Diven-terete presbiteri, rimarrete diaconi: non lo dimenticate. Il nostro ministero si qualifica come servizio della fede, della grazia e dell’amore al popolo di Dio, cominciando dai “disperati”.

Stiamo celebrando i giorni di Pasqua. Una delle considera-zioni che mi accompagna in questo tempo, anche in rap-porto alla nuova strutturazio-ne della Diocesi, è la consape-volezza sempre più viva che il Signore, il Risorto e il suo Spi-rito ci precedono sempre. “Dite ai miei discepoli di tor-nare in Galilea, io li precedo”. Vorrei che non lo dimentica-ste, soprattutto quando assa-porate il frutto della delusione e dell’abbandono. Il Signore ci attende in ogni piega della nostra esistenza, raggiunge ogni angolo della nostra vita:

Dopo la liturgia di ammissione

agli ordini sacri.

Ordinazione sacerdotale

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di affascinare, piccoli e grandi. Per ogni giovane sia luce che illumina una prospettiva se-gnata decisamente dall’incon-tro e dal legame, da cui scatu-risce un’esistenza destinata alla gioia e non alla solitudine. Non si può essere felici da soli. Una vita come risposta libera e appassionata ad un amore riconosciuto è l’attesa di ogni donna e di ogni uomo. E dunque, di cosa t’importa? Tu seguimi!

+ Francesco

angolo di vita, ogni oscurità e ogni luce. Solo se lo seguia-mo, sempre, altri attraverso di noi, potranno seguirlo. Ed è questa, l’ultima conside-razione che condivido con voi. Raccontate con la vostra vita e con le vostre parole, di que-sto misterioso gioco che vede protagonisti ogni persona umana e Dio stesso e che noi abbiamo intitolato vocazione. La vostra scelta ammirata e nello stesso tempo incompre-sa, riconosciuta e paradossa-le, diventi proposta semplice, limpida, interiormente capace

Lui ci precede con l’energia mite e consolante del suo Spi-rito. Se il Signore ci precede, a noi non resta che seguirlo, fino alla fine. Così avete scelto come Parola per la vostra or-dinazione: “Tu seguimi”: non ti deve importare d’altro. Mentre questo diventerà sempre più esperienza perso-nale, non solo la potrete nar-rare, ma ne diventerete pro-tagonisti: non pigri, non osser-vanti, ma apostoli, mandati dal Signore a raggiungere co-me Lui e in suo Nome ogni

Prete, sacerdote e presbitero

Come Unità Pastorale delle parrocchie di San Gregorio, Santo Stefano e San Zenone viviamo con gioia la tua ordi-nazione sacerdotale, orgoglio-si che tu sia figlio di questa terra cisanese. Ammiriamo la tua scelta co-raggiosa, certi che sarai un “buon pastore”, una guida autorevole, ma sempre amo-revole nell’esercizio del tuo ministero, quando porterai il dono prezioso dei Sacramenti, quando spiegherai la Parola, quando saprai riconoscere il

volto di Dio in ogni fratello, nel più piccolo, fragile e indi-feso che incontrerai sul tuo cammino, certamente a volte anche faticoso. Ricorda allora il volto umano degli Apostoli, le loro paure, le loro riserve, ma anche la loro docilità ca-pace di ascolto. Ogni vocazione è sempre ac-compagnata da qualche dub-bio, nello stesso tempo è so-stenuta da una promessa del Signore, se pensiamo come Dio rassicura Giacobbe: “Io sono con te e ti proteggerò

dovunque andrai, non ti ab-bandonerò” e come Gesù ras-sicura gli Apostoli: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. E così noi, comunità in festa, ti accompagniamo con la pre-ghiera e con l’augurio che lo Spirito Santo, che rende viva e feconda la Chiesa pur nelle fatiche e nelle difficoltà, illu-mini sempre il tuo percorso, tenga vive le tue speranze e ti guidi nel dare un’autentica testimonianza di Fede.

Équipe U.P.

Chiesa e mondo

Cari fratelli e sorelle, nell’ottobre del 2018 si svolgerà la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che sarà dedicata ai giovani, in particolare al rapporto tra giovani, fede e vocazione. […] Si tratta di una buona notizia che ci viene riannunciata con forza dalla 55ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vo-cazioni: non siamo immersi nel caso, né trasci-nati da una serie di eventi disordinati, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina! Anche in questi nostri tempi inquieti, il Mistero dell’Incarnazione ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia. Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale, si tratta di ascoltare, discernere e vivere questa Parola che ci chiama dall’alto e che, mentre ci permette di far frutta-re i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità. Questi tre aspetti – ascolto, discernimento e vita – fanno anche da cornice all’inizio della missione di Gesù, il quale, dopo i giorni di pre-ghiera e di lotta nel deserto, visita la sua sina-goga di Nazareth, e qui si mette in ascolto della Parola, discerne il contenuto della missione affidatagli dal Padre e annuncia di essere venu-to a realizzarla “oggi” (cfr Lc 4,16-21). Ascoltare La chiamata del Signore – va detto subito – non 7

Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore.

ha l’evidenza di una delle tante cose che pos-siamo sentire, vedere o toccare nella nostra esperienza quotidiana. Dio viene in modo si-lenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce ri-manga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore. Occorre allora predisporsi a un ascolto profon-do della sua Parola e della vita, prestare atten-zione anche ai dettagli della nostra quotidiani-tà, imparare a leggere gli eventi con gli occhi della fede, e mantenersi aperti alle sorprese dello Spirito. Non potremo scoprire la chiamata speciale e personale che Dio ha pensato per noi, se restiamo chiusi in noi stessi, nelle nostre abitudini e nell’apatia di chi spreca la propria vita nel cerchio ristretto del proprio io, perden-

Discorso di papa Francesco per la giornata mondiale delle vocazioni.

Don Gabriele al tempo delle

superiori.

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Chiesa e mondo

do l’opportunità di sognare in grande e di di-ventare protagonista di quella storia unica e originale, che Dio vuole scrivere con noi.[…] Discernere Leggendo, nella sinagoga di Nazareth, il passo del profeta Isaia, Gesù discerne il contenuto della missione per cui è stato inviato e lo pre-senta a coloro che attendevano il Messia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vi-sta» ( Lc 4,18-19). […] Scopriamo, in particolare, che la vocazione cristiana ha sempre una dimensione profetica. Come ci testimonia la Scrittura, i profeti sono inviati al popolo in situazioni di grande preca-rietà materiale e di crisi spirituale e morale, per rivolgere a nome di Dio parole di conversione, di speranza e di consolazione. Come un vento che solleva la polvere, il profeta disturba la fal-sa tranquillità della coscienza che ha dimentica-to la Parola del Signore, discerne gli eventi alla luce della promessa di Dio e aiuta il popolo a scorgere segnali di aurora nelle tenebre della storia. Anche oggi abbiamo tanto bisogno del discerni-mento e della profezia; di superare le tentazio-ni dell’ideologia e del fatalismo e di scoprire, nella relazione con il Signore, i luoghi, gli stru-menti e le situazioni attraverso cui Egli ci chia-ma. Ogni cristiano dovrebbe poter sviluppare la capacità di “leggere dentro” la vita e di cogliere dove e a che cosa il Signore lo sta chiamando per essere continuatore della sua missione.

Vivere Infine, Gesù annuncia la novità dell’ora presen-te, che entusiasmerà molti e irrigidirà altri: il tempo è compiuto ed è Lui il Messia annuncia-to da Isaia, unto per liberare i prigionieri, ridare la vista ai ciechi e proclamare l’amore miseri-cordioso di Dio ad ogni creatura. Proprio «oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,20), afferma Gesù. La gioia del Vangelo, che ci apre all’incontro con Dio e con i fratelli, non può attendere le nostre lentezze e pigrizie; non ci tocca se restiamo affacciati alla finestra, con la scusa di aspettare sempre un tempo propizio; né si compie per noi se non ci assumiamo oggi stesso il rischio di una scelta. La vocazione è oggi! La missione cristiana è per il presente! E ciascuno di noi è chiamato – alla vita laicale nel matrimonio, a quella sacer-dotale nel ministero ordinato, o a quella di speciale consacrazione – per diventare testi-mone del Signore, qui e ora. Questo “oggi” proclamato da Gesù, infatti, ci assicura che Dio continua a “scendere” per sal-vare questa nostra umanità e farci partecipi della sua missione. Il Signore chiama ancora a vivere con Lui e andare dietro a Lui in una rela-zione di speciale vicinanza, al suo diretto servi-zio. E se ci fa capire che ci chiama a consacrarci totalmente al suo Regno, non dobbiamo avere paura! È bello – ed è una grande grazia – essere interamente e per sempre consacrati a Dio e al servizio dei fratelli. […] Maria Santissima, la gio-vane fanciulla di periferia, che ha ascoltato, accolto e vissuto la Parola di Dio fatta carne, ci custodisca e ci accompagni sempre nel nostro cammino.

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Ordinazione sacerdotale

Cerchi di essere piccolo, piccolissimo.

In questi anni ho avuto la for-tuna di conoscere e approfon-dire la figura di Marthe Robin, una contadina francese (1902 -1981), mistica, fondatrice di scuole femminili e case di spi-ritualità dette Foyer de Cha-ritè. Costretta per sessant’an-ni a letto, ha ricevuto nella sua camera centomila perso-ne, in particolare tanti sacer-doti ai quali ha donato tanto conforto e sostegno. Allora piace utilizzare alcune sue parole in occasione dell’ordi-nazione sacerdotale di Ga-briele. Marthe aveva una pro-fonda comprensione del sa-cerdozio in buona parte grazie alla sua vita eucaristica; infatti l’unica cosa che riusciva a mangiare era l’ostia consacra-ta che il sacerdote le donava il mercoledì, entrando in estasi,

vivendo l’esperienza della passione fino al risveglio della domenica. Ha offerto la sua vita in particolare per la santi-tà dei sacerdoti. Affermava infatti: “il prete è sempre un moltiplicatore. Quando cessa di essere un moltiplicatore del bene, diventa un moltiplicato-re del male”. E ricorda ancora: “Ci si dimentica a volte la pri-ma condizione necessaria per l’ordinazione sacerdotale: il buon senso, l’equilibrio, il giu-dizio”. Nelle sue preghiere non man-ca attenzione verso i sacerdo-ti: “Per la Santa Vergine non ci sono sacerdoti caduti, ci sono solo sacerdoti feriti… La Ma-donna ama talmente i preti! Gesù li ama come la pupilla dei suoi occhi. La Madonna ama i preti allo stesso modo:

come la pupilla degli occhi del Figlio! Hanno tanto bisogno di sentirsi amati!”. Nel 1955 a un giovane prete risponde: “non è la fede che manca a voi giovani sacerdoti, ma la speranza. Padre la sua è una speranza umana, perché conta molto sui mezzi umani oppure, siccome ha fatto degli studi, è una speranza teologi-ca. Quello che le manca è la speranza teologale che è do-no gratuito di Dio e solo Dio gliela può dare. La teologia è conoscere la verità, la speran-za teologale è invece un lega-me d’amore con Gesù vivo”. Infine a un sacerdote che nel 1963 ha iniziato un foyer au-gura: “non è opera sua padre, cerchi di essere piccolo, picco-lissimo!” Penso che questo sia il più bel augurio che desidero fare a don Gabriele per il suo inizio di ministero.

don Pierantonio

Nella festa per l’ordinazione diaconale.

Un augurio con le parole di Marthe Robin, mistica francese.

Ordinazione sacerdotale

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“Duc in altum” (“Prendi il largo!”): è questo l’invito che Gesù rivolge a Pietro dopo una lun-ga notte caratterizzata dalla pesca infruttuosa. Sono parole che sono state scelte come filo conduttore per la festa annuale dei chierichetti tenutasi il 25 aprile in Seminario, nell’occasione dell’anniversario significativo che ricorda du-

rante quest’anno la sua storia. In queste tre parole, che bastano per illuminare l’animo di Pietro e degli altri apostoli e per farli ritornare al lavoro, rinnovando quell’entusiasmo che era andato perduto nel cuore avido della notte buia e ingrata, penso sia racchiuso il significato più profondo dello spirito della sequela del Signore. La risposta di Pietro all’invito di Gesù è para-digmatica: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiano preso nulla; ma sulla tua Parola getterò le reti”. Parole coraggiose quelle di Pietro, che certamente non nascono dall’e-sperienza della sua professione di pescatore (sappiamo bene infatti che la mattina è il mo-mento meno opportuno per la pesca, mentre quello più favorevole è la notte), si fondano sulla certezza che solamente il Signore conosce

al meglio la nostra esistenza, perché, come scri-ve in alcuni versi delle sue poesie padre David Maria Turoldo, “La cosa che vale è che Tu ci conosci come noi non ci conosciamo”. È sola-mente per questa fede che noi possiamo lan-ciarci a pieno titolo nell’avventura della vita che assume i contorni della vocazione e che consi-ste nella risposta all’invito del Signore Gesù, che ci porta a non temere e a diventare pesca-tori di uomini. È con questo brano (che ritroviamo all’inizio del quinto capitolo dell’evangelista Luca) a me par-ticolarmente caro sin dai tempi dell’adolescen-za in Seminario, che vorrei esprimere a te, don Gabriele il mio più sentito e sincero augurio per la tua ordinazione sacerdotale, in quanto il te-ma del servizio, che hai evidenziato appassiona-tamente nel tuo articolo, possa attingere in ab-bondanza dalla sorgente inesauribile che è in Colui che unicamente può darci la certezza di sperare in una pesca fruttuosa, sperimentando la sua forza che sempre ci sostiene e ci invita a prendere il largo nell’umanità a noi affidata sospinti dallo Spirito del Buon Pastore.

don Enrico Enea Cortinovis

Sulla tua Parola getterò le reti

Don Gabriele e don Enrico durante i giorni della festa a San Gregorio.

Don Gabriele alla processione in onore di San Gregorio.

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Ordinazione sacerdotale

Carissimo don Gabriele, alla vigilia della tua ordinazio-ne sacerdotale, desidero anzi-tutto elevare il rendimento di grazie al Signore per il dono di nuovi ministri del Vangelo e dirti GRAZIE per il tuo diven-tare prete; grazie per il corag-gio di non essere più tuo, ma di Gesù di Nazareth, del pros-simo. Il diventare prete non ha a che fare con la generosità ma con la sequela. Infatti chi di-venta prete non si decide in-nanzitutto per i fratelli, ma per il Dio di Gesù Cristo. La motivazione fraterna non è la più profonda per diventare prete, ma la fede in Gesù Cri-sto è il fattore decisivo: sarà Gesù Cristo, poi, che attraver-so la voce del Vescovo ti manderà ai fratelli. Sì, è per Gesù Cristo, soltanto per Lui che ti fai prete. È per questo che si diventa preti: per Lui, Gesù, solo per Lui... con l’in-trattenibile desiderio di rac-contare a ciascuno il Suo vol-to, il Suo cuore. Papa Francesco lo ripete con-tinuamente: il cuore della fe-de è Gesù Cristo, è Lui il cen-tro di tutto. È per questo che ti auguro di lasciare che Dio Padre si racconti in te; chi ti

incontra trovi in te la Sua mi-sericordia, la Sua forza, la Sua consolazione, la Sua tenerez-za. Tenerezza! Quanto ama questo atteggiamento del cuore papa Francesco! Quan-te volte ha pronunciato que-sta parola! È la tenerezza in-fatti la vera forza, la vera stra-da che riesce a farci comuni-care gli uni con gli altri e a farci capaci di annunciare il Dio di Gesù Cristo. Ti auguro, don Gabriele, di essere l’uomo dello stupore, capace di comunicare che sei diventato prete per amore, solo per amore, e che vivrai il tuo sacerdozio così. Il tuo celi-bato non dia mai l’idea di una assenza, ma sempre l’idea di una presenza: quella di Dio e degli altri. E a proposito di altri, sappi che un prete - co-me dice Jacques Loew - “si è stabilito in una vita senza dife-se contro il prossimo”… se hai detto di sì a Dio, sei sempre tu, ma non sei più tuo: sei di un Altro e degli altri. Sappi “gustare” la bellissima compagnia degli uomini e che la tua sia una vita dalle mani «forate», larghe e generose nel farsi dono, nello spendersi per la comunità che incontre-rai. Per poter vivere così c’è

solo una strada: amare la soli-tudine, il silenzio, la preghie-ra, stare a lungo in ginocchio e in intimità con il Signore Gesù, davanti alla Croce e all’Eucarestia, lasciarsi amare da Lui… Nel romanzo "Nei panni di Pietro" di Morris West, il pro-tagonista papa Kiril ha questa splendida battuta: “Trovatemi degli uomini! Trovatemi degli uomini buoni che comprenda-no che cosa significhi amare Dio e amare i suoi figli. Trova-temi degli uomini con il fuoco nel cuore e ai piedi le ali: man-datemeli e io li manderò in giro a portare amore ai senza-amore e speranza a coloro che siedono nelle tenebre”. Don Gabriele, ti auguro di es-sere un prete così, con il fuo-co nel cuore e ai piedi le ali. Nei tuoi occhi e nella gioia della tua scelta leggo il pro-fondo desiderio di essere dav-vero così! Io pregherò per te: il Signore, che ti ha chiamato alla Sua sequela e al Suo servi-zio, porti a compimento l’ope-ra di bene che ha iniziato in te. Fraternamente,

mons. Enrico Adriano Rosa

Vocazione sacerdotale

Don Battista: uomo e sacerdote silenzioso

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Don Battista Roncalli è stato parroco di san Gregorio dal 1981 al 2005, morto improvvisamente dopo molti anni di parroco. Una figu-ra importante nella formazione sacerdotale di don Gabriele. Allora crediamo sia importante conoscere alcuni tratti della sua vita. Don Battista è nato a Sotto Il Monte nella cascina Colombera il 7 marzo 1927. Figlio di Giovanni e Caterina. Lo zio mons. Angelo Giu-seppe Roncalli era vescovo a Sofia in Bulgaria. È stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1955 nella cappella privata di Venezia dalle mani dello zio cardinale Angelo Roncalli, patriarca di Venezia. Avendo frequentato il seminario di Faenza, inizia il suo mi-nistero al servizio della diocesi di Faenza. Si legge nell’agenda del patriarca di Venezia mons. Giuseppe Roncal-li il 10 luglio 1955: “Serena letizia spirituale per il convegno di ieri dei miei congiunti secundum sanguinem intorno a me per una festa che bene a loro ed è pegno di benedizioni future. Tutto sia di buon auspicio di santificazione per il novello sacerdote così da far onore al

suo e al mio nella santa Chiesa e secondo i dise-gni del Signore”. La sua prima destinazione è stata come vicario parrocchiale nella parrocchia di Fusignano. Il suo stile discreto e semplice lo esprimeva in una sua riflessione sulla figura del sacerdote “un uomo scelto tra tanti uomini di questa ter-ra e chiamato dal Signore ad essere il sale della terra e la luce del mondo. Il sacerdote è un po-vero uomo, ma con poteri divini. Eccolo silen-zioso che passa in mezzo alle persone, che vive con loro tra le pene e le tristezze, ma anche tra le gioie intime delle loro anime. Egli dà prima la grazia con il battesimo ai bambini, il pane euca-

ristico ai piccoli e ai grandi; dona il perdono di tutti i peccati nel no-me del Signore, benedice il loro amore, visita e conforta i loro am-malati”. A Fusignano don Battista trova accoglienza e raccoglie tanti frutti spirituali, ma lo zio, eletto al soglio pontificio con il nome di Giovan-ni XXIII nel 1958, desidera che il nipote torni nella diocesi di Berga-

Mons. Battista Roncalli, parroco di San Gregorio, mentre amministra il Battesimo a Gabriele.

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Vocazione sacerdotale

mo. Infatti nel 1961 fu designato alla parrocchia del Duomo di Ber-gamo in qualità di rettore della chiesa di San Pancrazio, e nominato canonico della Cattedrale. Si dedicò anche all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole medie e superiori in particolare nel collegio di Celana. Il parroco di Villasola don Camillo Belloni gli chie-se un aiuto per il servizio presso la parrocchia di San Gregorio, rimasta senza parroco per la ri-nuncia per limiti di età di don Mario Minola. Diventato parroco di San Gregorio nel 1981 ama-va ricordare che aveva scelto questa parrocchia per il ricordo che lo zio papa conservava di que-sto luogo. Infatti il patriarca di Venezia Roncalli scrive il 6 luglio 1955: “San Gregorio è uno dei ricordi più cari della mia fanciullezza. Quante volte mi vi recai sino al 1892, quando da Cà de Rizzi di Pontida per alcuni mesi andavo in Celana e tante tante volte dappoi da seminarista e da prete, così famigliare com’ero con il parroco don Carlo Marinelli, che morì poi a Sotto il Monte”. A San Gregorio don Battista si sente ben accolto come lui stesso scriveva: “Non mi stancherò di essere sempre grato ai tanti di voi che in questi anni mi sono stati particolarmente vicini con l’aiuto materiale e morale, ma so-prattutto con delicata, silente e sensibile attenzione ai desideri ap-pena espressi e subito accolti dal vostro povero, ma sincero e affe-zionato pastore, che non sogna altro che il bene, secondo la volontà di Dio, di questa porzione di anime a lui affidate dalla provvidenza”. Nei primi anni di ministero in parrocchia ebbe la gioia di festeggiare l’ordinazione di due giovani sacerdoti nativi di San Gregorio: don Mario Burini nel 1985 e don Enrico Rosa nel 1986. Quest’anno certa-mente dal cielo ha la gioia di pregare e accompagnare don Gabriele. Le citazioni presenti nell’articolo sono tratte da: Roncalli Maria Letizia, Don Giovanni Battista Roncalli, uomo e sacerdote silenzioso, pro mano-scritto, Terno d’Isola (Bg) 2008.

Ordinazione sacerdotale

Carissimo don Gabriele, in questo giorno importante della tua vita voglio unirmi a te per ringraziare il Signore per il tuo ge-neroso “SI” alla chiamata della tua vocazione sacerdotale. Maria Regina degli Apostoli ti accompagni e ti protegga nel tuo ministero sacerdotale.

con affetto fraterno p. Gianluigi Scudeletti

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Essere portatore di salvezza

Carissimo Don Gabriele, il Signore sia sempre la tua for-za e la fonte della tua gioia. Renda splendida la tua vita sacerdotale. Tu mettici la pas-sione, lo zelo e l’amore per Dio e per il prossimo di cui sei capace: il resto lo farà la gra-zia del Signore. Nulla avviene per caso nella nostra vita: c’è sempre un significato e un senso nelle cose e negli avvenimenti da scoprire ed in ognuno di essi si cela una chiamata e un do-no del Signore. In questi nostri tempi inquieti, nelle nostre vite talvolta pol-verose, il Dio-con-noi ci viene ancora a cercare: ci ama e ci chiama ad amare e a gioire. Si tratta di ascoltare, di discer-nere e di vivere il dono che il Signore mette nelle nostre mani per renderne partecipi altri fratelli e sorelle, quanti

Dio ci fa incontrare. Ogni gior-no è un dono del Signore e non si finisce mai di indagare e comprenderne le tante im-plicazioni, umane, spirituali, teologali. Ti viene affidato un compito importante e in un certo sen-so insostituibile: essere un portatore della salvezza di Cristo al mondo. Ma prima di portare il dono di Dio è fonda-mentale accoglierlo e viverlo in prima persona. Prima di annunciare la Lieta Notizia di Cristo è importante ascoltarla e farla fruttificare nella pro-pria umanità. Credere sul se-rio nella Parola, è sempre un uscire dal chiuso di noi stessi e divenire parte di un pro-getto unico e speciale che da tutte le parti ci supera. Per non cadere in confusione è salutare e vivificante cercare il Signore, nel silenzio del rac-

coglimento che si fa discerni-mento e nella intimità della preghiera del cuore arrivare alle coraggiose scelte della fede, ogni giorno. Il chiasso e la confusione, che aspirano come un vortice il nostro mondo, può distoglier-ci dalla missione e confonde-re le idee se non facciamo attenzione, se non custodia-mo il significato profetico del-la chiamata ricevuta dal Si-gnore, se non rinnoviamo di frequente il nostro “eccomi”. Ti auguro di cuore di essere profeta di conversione, di speranza e di consolazione, come ci invita a fare papa Francesco, un buon sacerdo-te, secondo il cuore del Signo-re. Il Signore sia con te e tu con Lui sempre. Auguri.

don Mario Burini

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Ordinazione sacerdotale

Il sacerdote come uomo di Dio

Mi ha sempre affascinato la figura di Elia, la cui vicenda è narrata nei Libri dei Re dell’Antico Testamento. Il pro-feta viene definito e ricono-sciuto come “uomo di Dio”. Egli appartiene quindi al gene-re umano ed è solidale come indica il complemento di spe-cificazione, appartiene so-prattutto a Dio. È una libera scelta quella di appartenere a Dio. Egli dona la sua libertà per essere tutto di Dio. Ed essendo tutto di Dio è anche tutto per l’uomo. Il sacerdote è uomo di Dio perché vive questo atto di libera scelta. Come la figura geometrica dell’ellisse, che ha

due fuochi, il sacerdote ha come fuoco Dio e come fuoco l’uomo. Anzi egli diventa, con la grazia del sacramento dell’Ordine, colui che porta Dio all’uomo e l’uomo a Dio. Infatti nei sacramenti egli agi-sce “in persona Christi”, come se agisse Gesù stesso. Egli è uomo di Dio perché si immerge nella contemplazio-ne di Dio nella preghiera e solo così può essere prossimo di ogni uomo che incontra. L’uomo di Dio riconosce però che la sorgente è l’immersio-ne in Dio nella preghiera e nella meditazione della Paro-la. Da qui deriva dunque la missione. Per questo Santa

Teresa di Calcutta raccoman-dava ai membri della sua co-munità di fare tante ore di preghiera quante ne avessero passate in corsia con gli infer-mi. La Vergine Maria, Madre dei sacerdoti, accompagni il tuo cammino, caro Gabriele, e ti aiuti a vivere e a essere rico-nosciuto come uomo di Dio.

don Vito Isacchi

Carissimo don Gabriele, l’esperienza che in questi anni hai fatto dalle suore delle Po-verelle con i bambini soli, ab-bandonati e adottabili, ci ha fatto pensare a Caterina e Giuditta Cittadini che in tene-ra età sono state accolte ecce-zionalmente a Bergamo dove hanno trovato accoglienza, educazione, istruzione e so-prattutto un sacerdote, don Giuseppe Brenta che è stato per loro come un padre e poi,

divenute giovani donne, il loro direttore spirituale. A Somasca, attingendo anche dalla spiritualità di San Girola-mo Emiliani (padre degli orfa-ni) hanno dato vita all’Istituto delle suore Orsoline di San Girolamo in Somasca, con il carisma dell’educazione della gioventù soprattutto femmini-le. Carissimo, sii sempre “disponibile” all’azione di Dio su di te che ti vuole ogni gior-no impegnato nel cammino di

santità testimoniando il Suo Amore incondizionato a quan-ti incontrerai sul tuo cammi-no. Questo è l’augurio che di cuore ti porgiamo come suore della comunità di Cisano Ber-gamasco. Un abbraccio fraterno.

sr. Maria Grazia sr. Clemenzia

sr. Annalisa sr. Alba

Nella festa per l’ordinazione

diaconale.

Un augurio dalla Bolivia Ordinazione sacerdotale

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Carissimo Don Gabriele, finalmente è arrivato per te il momento dell’Or-dinazione Presbiterale. Io ne sono particolarmente contento per il fatto di averti conosciuto proprio all’inizio del tuo cammino di formazione in Seminario e di averti

accompagnato, con maggio-re o minore vicinanza, du-rante tutti questi anni. In questo momento voglio con-dividere con te alcuni pen-sieri semplici, frutto della mia ormai lunga vita sacer-dotale. Ti dico subito che oggi esse-re e fare il prete è più diffici-le di quando io sono stato ordinato 44 anni fa. Ma ti dirò che questo ministero non ha perso né la sua im-portanza né la sua bellezza, anzi, sono convintissimo che è più che mai necessario e bello, anche oggi, avere dei preti buoni e bravi: perché anche oggi la gente ha biso-

gno di sentirsi annunciare il Vangelo che è Ge-sù, anche oggi c’è bisogno dei Sacramenti per sentirsi accompagnati dal Signore e dalla Comu-nità in tutti i momenti della vita, anche oggi c’è bisogno di avere delle guide che amano la gen-te e che la guidano verso una vita migliore, di comunione e di servizio. E ne hanno bisogno soprattutto i più poveri e i più indifesi, quelli che anche tu hai potuto conoscere molto da vicino in questi anni. Questo è, in sintesi, quello che tu sei chiamato a vivere e a regalare agli

uomini e donne del nostro tempo, nel luogo dove la tua ob-bediente disponibili-tà missio-naria ti porterà a vivere il tuo mini-stero. Es-sere segni di questa carità di Cristo Pastore Bello e Buono è un dono, un pri-vilegio e una responsabilità. Inoltre, carissimo don Gabriele, entri a far parte di una storia e di una tradizione di figure di preti veramente straordinaria, propria della Chiesa di Bergamo. Fra tutti ti ricordo solo il nostro Santo Papa Giovanni XXIII. Il riferimento alla sua figura esemplare di pastore buono e la relazione con la stessa famiglia del Papa hanno caratterizzato la tua storia vocazionale. Questo non dimenticarlo mai. E ti sarà di esempio e di aiuto per essere un Presbitero dal cuore buono e appassionato verso la gente e in particolare verso i più poveri. Questo è il mio augurio. Arriva da lontano, ma ti accompagna con affetto e con la preghiera.

don Basilio Bonaldi

Don Gabriele il giorno della 1ª Comunione. (in alto) Don Gabriele in una attività di classe con altri seminaristi.

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Ordinazione sacerdotale

Carissimo Don Gabriele, ho ricevuto con gioia l’annuncio della tua ordinazione presbiterale il prossimo 26 maggio. Ho letto con interesse il tuo ricordo riconoscen-te di tutte le persone e le comunità che hai in-contrato nel cammino della tua vita fino a que-sto luminoso traguardo... e mi sono sentito pre-sente specialmente nelle comunità di San Gre-gorio e di Santo Stefano e negli amici preti che ti hanno accompagnato. Questo ricordo ha suscitato in me il desiderio di unirmi a te nella gioia e nel ringraziamento al Signore e a tutte le persone e le comunità che sono state strumento del Suo Amore, della Sua Grazia, della Sua Misericordia! Nello stesso tempo ho sentito il bisogno di ri-pensare al mio cammino umano e sacerdotale; alla mia ordinazione e prima messa (di 48 anni fa) e poi via via a tutte le persone incontrate

nelle varie tappe, non certamente ultima quella Cisanese (dal 2000 al 2011), a metà della quale (nel 2005) si è in-serita anche l’esperienza del servizio pastorale a San Gregorio; con la conse-guente cono-scenza di Ga-

briele; della sua famiglia e di tutti gli amici di una piccola ma vivace comunità. Spesso ripenso a quegli anni con le gioie e anche con le difficoltà affrontate per porre le premes-se della collaborazione inter-parrocchiale e della futura Unità Pastorale delle parrocchie in Cisano Bergamasco che è decol-lata a suo tempo! In particolare mi è sempre caro il ricordo nella preghiera ogni volta che compio l’esposizione Eucaristica per l’a-dorazione e benedizione, con il prezioso ostensorio che mi è stato donato proprio dalla par-rocchia di San Gregorio, per iniziativa di Gabrie-le, nel mio saluto nell’ottobre 2011. Domenica scorsa ho ricordato questa e ho mo-strato l’ostensorio anche al vescovo Francesco, venuto a Santa Brigida per l’istituzione dell’Uni-tà Pastorale di ben dieci parrocchie distribuite in 3 valli. II mio più cordiale augurio per te, don Gabriele, è occasione anche di un affettuoso saluto per tutti i parrocchiani di San Gregorio e dell’intera Unità Pastorale delle parrocchie in Cisano Ber-gamasco!

don Lino Ruffinoni

Dentro il solco della storia

Don Gabriele mentre svolge il servizio del chierichetto a San Gregorio.

L’immaginetta a memoria

dell’ordinazione sacerdotale.

Santi e Testimoni

Don Bepo Vavassori

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Tra le figure più nobili, che Bergamo può annoverare, un posto tutto particolare va indubbiamente riservato a Giuseppe Alpinolo Vincen-zo, altrimenti noto, sic simpliciter, come don Bepo Vavassori. Il piccolo Giuseppe nacque il 19 luglio 1888 ad Osio Sotto, decimo di diciassette figli. La madre, Caterina Cella, era una donna animata da gran fede, energica e dotata di senso pratico. Il padre, Battista Va-vassori, era un instancabile lavoratore, affettuosamente denomina-to “ol tenciùr” per via della sua professione di tintore. Erano anni difficili, segnati da miserie e da povertà: la morte, soprattutto quella infantile, era all’ordine del giorno. Altre piaghe ampiamente presen-ti erano la devianza giovanile, lo sfruttamento sul lavoro e la crescita di un irrazionalismo diffuso che porterà, nel giro di pochi anni, ai tragici eventi dei due conflitti mondiali. La vocazione di Giuseppe bussò presto: nella chiesa di Osio Sotto, davanti al Sacro Cuore, sentì un invito, quasi un ordine, a farsi prete.

Grazie all’aiuto economico di due zie e ai sacrifici dei genitori riuscì ad accedere al Seminario. Furono anni impegnativi, che lo plasmarono spiritualmente e gli donarono anche una signi-ficativa preparazione nel campo degli studi umanistici e scien-tifici: Giuseppe eccelleva particolarmente in matematica, lati-no, francese e filosofia. Ebbe l’occasione di seguire le lezioni di illustri maestri, tra i quali ricordiamo don Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Giovanni XXIII. Il 25 luglio 1912 venne ordinato sacerdote e, dopo pochi gior-ni, fu inviato a Branzi come curato. Da subito si mise in evi-denza per un impegno assiduo nell’assistenza spirituale e ma-teriale ai malati, ai poveri e, in modo particolare, ai giovani. Ma la guerra era ormai alle porte: lo scoppio del conflitto, e l’entrata dell’Italia, lo portarono lontano da quei luoghi che aveva appena conosciuto. Spogliatosi della talare, indossò la divisa grigioverde divenendo testimone di massacri e dolori che lo segnarono interiormente. Cercò di portare aiuto e sol-lievo ai feriti e ai moribondi, rischiando in prima persona la

sua stessa vita: non parlerà mai dei suoi atti di eroismo e delle molte vite che salvò. Il generale Ettore Musco, racconterà negli anni ’60, come quel giovane prete, durante la tremenda battaglia di Bligny, lo trasse da morte sicura, quando ormai, disteso a terra, si stava rasse-

“La carità prima di tutto” uno dei tanti slogan che hanno accompagnato il ministero di don Bepo.

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Santi e Testimoni

gnando al proprio destino. Congedato nel 1920, don Bepo fece ritor-no a Bergamo. Dopo alcuni incarichi sempre in Val Brembana, cominciarono a farsi strada le sue due più grandi passioni: la cura verso i giovani e il gior-nalismo impegnato. Nacquero, grazie al suo interessamento, circoli giovanili, oratori, mentre nello stesso tempo si impegnava dalle pa-gine de L’Alta Valle Brembana a contrastare le correnti anticlericali. A don Bepo vennero assegnati incarichi importanti, quali la direzio-ne spirituale del Seminario Vescovile e la gestione del Patronato San Vincenzo, al quale diede un aspetto di casa-comunità, di casa-famiglia, un luogo caldo e ospitale, dove ricevere aiuto e attenzione, dove incontrare il Signore nella sua manifestazione più alta e per-fetta, quella della carità. Mentre si impegnava per l’apertura di altri patronati, o luoghi di accoglienza nelle varie zone della provincia di Bergamo, mostrando un’abilità non comune nel reperire fondi e stanziamenti, gli venne conferito un incarico delicato, ossia la dire-zione de L’Eco di Bergamo. Siamo negli anni del ventennio fascista, anni controversi, ancora oggi difficili da comprendere sino in fondo: don Bepo, volente o meno, si trovò a viverli da una posizione davve-ro scomoda. Da un lato, l’importante incarico editoriale lo invitava alla prudenza senza rinunciare alla verità, dall’altro, il Patronato, nonché la sua diffusa attività di promozione dei giovani, non poteva-no che suscitare l’interessamento del regime: per un periodo il fasci-smo sperò di sfruttare quel luogo privilegiato di incontro e di forma-zione dei giovani. Ma don Bepo si oppose tenacemente, rinunciando progressivamente persino ai suoi impegni giornalistici, onde salva-guardare quella preziosa, ma fragile gioventù, da influenze delete-rie: la carità innanzitutto! Il Patronato, durante la seconda guerra mondiale, divenne un luogo di accoglienza aperto a tutti senza distinzione di razza, fede o ideolo-gia: molti dissidenti politici vi trovarono conforto e rifugio. Noto è il suo lavoro “clandestino” per favorire l’espatrio in Svizzera di nume-rose famiglie ebree. Molti gli devono la vita. Ma con l’occupazione tedesca la situazione si fece più difficile: Don Bepo visse persino un periodo di prigionia. Scarcerato non dimenticò mai la triste espe-rienza vissuta: “le sofferenze di quei giorni mi persuasero di accetta-re tutte le tribolazioni della vita che mai avrebbero potuto superare

Santi e Testimoni

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quelle”. La Liberazione ridiede respiro e vigore alle iniziative del no-stro, che dopo quegli anni bui scorgeva tutta l’urgenza delle molte cose da fare, animato da una fiducia cieca nella Provvidenza. Tra le sue intuizioni più geniali non è possibile non menzionare il Villaggio degli Sposi: il sacerdote si convinse che i ragazzi, dopo averli cresciu-ti, educati nella fede, aiutati a trovare un lavoro, necessitassero di un’ulteriore cura, ossia quella di essere accompagnati alla formazio-ne di una famiglia. Fu tra i primi a scorgere nella famiglia quella di-mensione di piccola Chiesa domestica tanto cara a Giovanni XXIII. La sua ultima missione lo vide in Bolivia, promotore di scuole, centri professionali, case, fattorie, infermerie, strutture per l’accoglienza di ragazzi di strada e madri abbandonate. Dopo una lunga convivenza con problemi cardiaci don Bepo chiuse gli occhi, affidandosi alla mi-sericordia del Padre, il 5 febbraio 1975. Ancora oggi colpisce la particolare idea di educazione vissuta e in-carnata da don Bepo Vavassori, riassumibile nelle seguenti parole: “l’educazione non è completa se non v’è chi dona al malato, al fan-ciullo, all’emarginato non il tempo di cui è retribuito, ma il dono di se stesso”.

Luca Bugada Bibliografia: Roberto Alborghetti, Don Bepo Vavassori, “mai dire no a chi chiede aiuto”, Elledici - Velar (Gorle - Bg).

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Ordinazione sacerdotale

Augurio della famiglia

Dopo tanto tempo ci stiamo preparando al sacerdozio di don Gabriele. Per noi è un grande evento, ci sentiamo orgogliosi del suo percorso e della sua scelta. Lo abbiamo visto sempre con-tento in questi tredici anni di seminario. Lo abbiamo sem-pre sostenuto nei momenti difficili. Abbiamo visto anche l’affetto e il sostegno da parte dei sa-cerdoti che sono stati al servi-zio delle comunità di san Gre-

gorio, Cisano e Villasola e da parte dei sacerdoti che attual-mente svolgono il loro servi-zio nell’Unità Pastorale. Abbiamo imparato tanto da lui e lo ringraziamo per la gioia che sta donando. Ricorda che ti vogliamo bene e che ti stiamo sempre vicini. Grazie e auguri don Gabriele.

mamma Rosalba e papà Ezio i fratelli Matteo e Manuel

la cognata Sara e il nipotino Jakub

Caro Don Gabriele, in questi anni ti ho potuto conoscere, attraverso il tuo attento e costante operato; in particolar modo durante le funzio-ni religiose legate alle festività del paese e so-prattutto quelle della tua parroc-chia di San Grego-rio. Entusiasmante e sorprendente poi, scoprire la chia-rezza e la sotti-gliezza del tuo

discorrere. Ti si vedeva spesso anche co-me volontario alla festa di San Gregorio, dove sapevi coinvol-

gere anche altri giovani. Gli anni di studio ti hanno tenuto lontano da Cisano ma, appena pote-vi, cercavi di esse-re presente, in tutti i modi. Per ciò ti dico grazie! Per la sempre attenzione alle cose di tutti: face-vi presente ciò

che non funzionava e propo-nevi cosa fare per sistemarle. Auguri da parte mia, degli As-sessori e di tutta l’Ammini-strazione comunale, per aver scelto di seguire la strada che il Signore ti ha indicato. Sarai sacerdote per sempre! Ti voglio ricordare che il tuo paese ed i tuoi concittadini Ti accoglieranno sempre e quan-do avrai bisogno di ritornare a “casa”, ci sarà sempre la tua famiglia e tutta la comunità di Cisano ad accoglierti.

Il sindaco Andrea Previtali

Don Gabriele con i genitori a

Roma.

Don Gabriele in un momento

liturgico a San Gregorio.

Ordinazione sacerdotale

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Gli auguri di alcuni amici

Caro don Gabry, finalmente il traguardo è vici-no! Siamo emozionati, alme-

Don Gabriele con i ragazzi di Redona per il carnevale.

no quanto te e molto orgo-gliosi perché siamo legati co-me amici da molto tempo… chi più, chi meno... Una vera amicizia si basa sulla sincerità e sulla partecipazio-ne alle emozioni dell’altro, anche se la distanza e il per-corso che hai intrapreso ci ha portato e ci porterà a vederci sempre meno. Sei un amico che potremmo definire come “eclettico”: im-

pulsivo, disordinato e capar-bio… ma, e soprattutto, tutto-fare, generoso e con un'atten-zione speciale ai diversi parti-colari delle singole persone. Ti vogliamo dire che con il pensiero e la preghiera sare-mo sempre con te… e tu fai altrettanto! Ti rinnoviamo i nostri più sin-ceri e affettuosi auguri!

g. A. d. B.

A te che importa? Gli auguri della comunità parrocchiale di Redona in Bergamo.

«… A te che importa? Tu seguimi» (Gv 21,19). È in un dialogo serrato tra lui e Pietro che Gesù pone que-ste parole. Dure e densissime. Forti e dolcissime. Perché so-

no le parole di oriz-zonti nuovi che si aprono per Pie-tro. Nono-stante

le sue fragilità. Nonostante le sue debolezze. Nonostante

lui. Sono parole che tagliano netto con ogni tergiversazione e con ogni sguardo che di-strae da sé e dal proprio cam-mino. Sono parole che ricen-trano l’orizzonte e la direzio-ne della strada e della vita. Per lui. Proprio per lui, Pietro: «A te che importa? Tu seguimi». Esse vengono dopo (o prece-dono) un altro «Seguimi» (Gv 21,22) perentorio e decisivo che Gesù aveva rivolto a Pie-tro, proprio aprendo l’orizzon-te sul suo futuro: un futuro che sarebbe stato di fedeltà, di amore, di dono per Pietro, pur nella durezza del cammi-

no. È il “di più”, il “magis” che Gesù gli regala come possibili-tà e che propone alla sua li-bertà. Senza che Pietro se ne debba preoccupare: è dono da accogliere in compagnia di Gesù, sulle sue orme, dietro i suoi passi… Tra questi due Seguimi, Gabriele, ti sei collo-cato. Ci fa piacere. Lo sentia-mo come un dono anche per noi. Ti auguriamo di starci sempre, con serenità e con gioia, nonostante tutto! Ten-teremo anche noi di non la-sciarti solo in questo tuo stare anche per noi!

don Gianangelo, don Marco e la comunità di Redona

Ordinazione sacerdotale

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Prendo in prestito questa pagina per rivolgerti anche i miei auguri in questi giorni unici e particolari per la tua vita e per quella delle no-stre comunità e della Chiesa. Celebrare un evento nel solco della comunità cristiana è sempre un momento importante non solo per i diretti interessati, ma per tutti i fratelli e le sorelle che condividono e vivono lo stesso cammino di fede. Una ordinazione sacerdotale è ancor più un momento e un dono che coinvolge una comunità e la Chiesa diocesana e universale: infatti il dono che è dato a te, don Gabriele, deve essere un seme dentro il campo della Chiesa. Rin-graziamo il Signore insieme a te per il dono del sacerdozio, ma nello stesso tempo deve essere compito di ogni altro fratello e di ogni altra sorella innaffiare il campo affinché il buon seme possa portare frutto ed essere un alimento buono per coloro a cui sarai inviato. Il sacerdozio non è di qualcuno, ma è chiesto a qualcuno di farsi stru-menti del sacerdozio di Cristo, affinché Cristo possa rendersi pre-sente ad ogni uomo. In modo un attimo balbettante prendo in prestito un passaggio della vita di don Lorenzo Milani e potrebbe essere scontato augurarti di vivere il tuo sacerdozio con la radicalità e la determinazione con la quale don Lorenzo Milani ha vissuto il suo essere prete, ma ognuno è chiamato a vivere la verità della sua vita mettendo a frutto l’unici-tà dei doni che lo Spirito Santo ci elargisce. Semplicemente (mi perdoni la superficialità) prendo in prestito da questo maestro di vita le disposizioni che aveva affidato ad Eda, la sua domestica, su come doveva essere vestito nel suo ultimo viag-gio: “con i paramenti sacri e gli scarponi da montagna”. Don Gabriele, ti auguro di essere un prete che sappia sempre in-dossare i “paramenti sacri” con la consapevolezza che ogni volta offrirai ai fratelli la possibilità di incontrare Dio Padre. Don Gabriele, ti auguro di essere un uomo che sappia sempre in-dossare gli “scarponi” così da permettere a Dio Padre di raggiunge-re l’uomo anche là dove pensa di scappare lontano dalla sua presen-za. Auguri di vero cuore a te!

don Roberto

Gli scarponi paramenti sacri

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I chierichetti della nostra U.P. che hanno partecipa-to alla festa.

Vita di comunità

Eccoci qui, di ritorno vittoriosi dalla festa del 25 aprile che come ogni anno abbiamo vis-suto andando a Bergamo in treno e salendo il colle di San Giovanni per recarci in Semi-

nario con tantissimi chieri-chetti provenienti da tutta la diocesi di Bergamo. Don Enri-co Enea ci ha accompagnato con due papà durante tutta la giornata che abbiamo vissuto all’insegna dell’allegria e del ringraziamento al Signore per il dono di poter metterci al servizio dell’altare, vicinissimi al luogo del Miracolo che si ripete ogni volta che celebria-mo la Messa. Appena arrivati in Seminario, Stefano con En-rico, Oscar e Nicolò ci hanno raggiunto con il pullmino, por-tando quanto abbiamo prepa-

rato per la sfida della costru-zione della barca di Pietro. Tutto è andato a meraviglia: a partire dalla paraliturgia dei ragazzi di terza media del Se-minario, che ha parlato della storia del Seminario, prose-guendo con la presentazione dell’oggetto costruito, con lo spettacolo nell’auditorium e infine con la Santa Messa pri-ma del pranzo. Ma il momen-to sorprendente doveva anco-ra arrivare: nel pomeriggio infatti ben sei nostri chieri-chetti, che hanno compilato con pazienza e attenzione i concorsi di Clackson (cioè la rivista del chierichetto), sono stati chiamati sul palco per ricevere il 1° premio a loro destinato, riconfermando il nostro impegno come era av-venuto anche nelle scorse edizioni. Quest’anno abbiamo però vissuto una giornata su-perentusiasmante grazie alla sorpresa finale: l’attesissimo annuncio dei primi tre classifi-cati, per quanto riguarda la costruzione della barca di Pie-tro, ha visto infatti salire sul gradino più alto del podio il nostro gruppo dell’Unità Pa-storale di Cisano Bergama-

sco!!! L’entusiasmo ci ha quindi catapultati immediata-mente dal loggione superiore della platea alla luce sfolgo-rante del palco, che ha im-mortalato la nostra vittoria con l’assegnazione di un treni-no elettrico da tavolo e di un pallone di cuoio, insieme ad alcuni palloni e vortex (uno per ogni chierichetto presen-te). Abbiamo quindi prosegui-to i festeggiamenti al rientro in oratorio a San Zenone con un tradizionale brindisi insie-me a don Roberto. Non è poi mancata l’occasione di condi-videre una pizzata nella quale abbiamo pensato di donare il trenino vinto ai bambini de-genti nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Gio-vanni XXIII di Bergamo, ac-compagnandolo con la lettera che abbiamo poi composto in riunione il venerdì successivo e che riportiamo alla pagina seguente. Una giornata certa-mente memorabile, da incor-niciare con il ringraziamento al Signore!

I chierichetti dell’U.P. con don Enrico Enea Cortinovis

Appuntamento annuale per la festa diocesana dei chierichetti.

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I chierichetti hanno deciso di donare il premio vinto ai bambini in cura presso la pediatria di Bergamo.

Vita di comunità

Cisano B.sco, 4 maggio 2018. Carissimi bambini e ragazzi, quest’anno abbiamo parteci-pato come sempre all’appun-tamento annuale della festa dei chierichetti della diocesi di Bergamo, chiamata “festa di Clackson”, che si tiene il 25 aprile. Si tratta di un appunta-mento tanto atteso che ha luogo ogni anno nel Seminario in Città Alta, che si riempie di tantissimi amici che prestano come noi servizio all’altare. Quest’anno ci è stato chiesto di preparare una barca che rappresentasse la barca di Pietro. Tra tutte le barche pre-parate da tantissimi chieri-

chetti rappresentanti ogni parrocchia della diocesi di Bergamo, la nostra ha stupito tutti e ha guadagnato in modo inaspettato il gradino più alto della classifica: abbiamo vin-to!!! Il premio che ci è stato dato è questo bel trenino! Nel nostro paese, che si trova al confine della provincia di Bergamo con quella di Lecco, viviamo la realtà dell’Unità Pastorale di Cisano Bergamasco, con la collaborazione di tre parroc-chie (Santo Stefano, San Ze-none e San Gregorio) e tra l’altro vi passa proprio una ferrovia. Sostenuti dall’entusiasmo del-

la vittoria, abbiamo pensato a chi come voi trascorre un pe-riodo di tempo come ospite in ospedale e desidera passarne un po’ divertendosi con dei giochi. Ecco il motivo per cui vi regaliamo con gioia questo trenino, con il desiderio che il periodo che trascorrete in reparto, possa sfrecciare velo-ce come il treno che si riempie di colori del paesaggio nel quale si immerge: che possa portare a tutti voi allegria e tanta serenità. Buon diverti-mento! Con amicizia,

don Enrico Enea Cortinovis con i chierichetti dell’U.P.

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Alcuni momenti dell’incontro.

Vita di comunità

Incontro annuale del gruppo vedove

Sabato 10 marzo il gruppo vedove di Cisano B.sco, che fa riferimento all’associazione diocesana S.ta Francesca Ro-

mana, si è ritrova-to in oc-casione della fe-sta della patrona dell’asso-ciazione. All’incon-

tro hanno partecipato una quindicina di associate e la presidente diocesana Sig.ra Elvira Scaravaggi. Dopo la visi-

ta alla chiesa di San Gregorio e al piccolo museo dedicato a Papa Giovanni XXIII, con alcuni scritti del nipote mons. G.B. Roncalli, ci siamo riunite per l’assemblea an-nuale. All’incon-tro sono interve-nuti don Pierantonio, assi-stente ecclesiastico del grup-po e la presidente diocesana proponendo riflessioni sul tema diocesano: la risorsa e la bellezza dei giovani nelle no-

stre comunità cri-stiane. È seguito il resoconto economi-co annuale e la pro-posta di adozione a distanza per soste-nere bambini in Ma-lawi. L’appuntamen-to si è concluso con un semplice momen-to conviviale. Nella celebrazione

eucaristica abbiamo pregato per le vocazioni sacerdotali in particolare, abbiamo ricorda-to don Gabriele, prossimo all’ordinazione sacerdotale.

Festa in onore di Santa Francesca Romana.

Vita di comunità

Festa in onore della Beata Caterina Cittadini

Ringraziando il Padre per il dono della vita religiosa con particolare attenzione al carisma delle suore Orsoline di San Girolamo in Somasca.

Domenica 6 maggio, in prossi-mità della memoria liturgica della Beata Caterina Cittadini, abbiamo invitato le suore na-tive e coloro che hanno pre-stato servizio nelle parrocchie della nostra U.P. per ringrazia-re assieme il Signore e per affidare a Lui la preghiera vo-cazionale. L’appuntamento lo abbiamo

vissuto presso la parrocchia di San Gregorio, dando inizio anche a que-sto tempo partico-larmente intriso di riferimenti vocazio-nali che sboccerà con la festa nell’or-dinazione sacerdo-tale di don Gabriele.

Le suore presenti alla festa.

Vita di comunità

Li abbiamo visti entrare timidamente dalla por-ta presso cui raccoglievamo le iscrizioni per il corso dei fidanzati. Lei a prima impressione un poco più convinta, lui in alcuni casi un poco “a rimorchio”. Ma in entrambi vedevamo lo stesso sogno ed anche la stessa sfida, a volte contro tutti e contro un mondo che non mette di certo la famiglia ed il matrimonio, specie quello cri-stiano, al primo posto. Ma seppur a fatica tutte e nove le coppie iscritte sono arrivate al termi-ne del percorso! Casualmente l’incontro finale si è svolto proprio la vigilia della Domenica del-le Palme, inizio della Settimana Autentica, quasi a significare un inizio anche spirituale del cam-mino. La cerimonia religiosa di chiusura, che comprendeva anche la consegna degli attestati di partecipazione, si è svolta a San Gregorio ed è stata presieduta da mons. Enrico Rosa, coor-dinatore del percorso. Abbiamo ritrovato anche lo stesso sogno, ancor più rafforzato dagli argomenti via via esposti dai diversi relatori che per nove sabati si sono succeduti. Le coppie hanno anche scoperto di poter contare sulla “Grazia” di Dio per cammi-nare nel matrimonio cristiano, di puntare alla "Santità” intesa come vivere quotidiano e di essere testimoni con il loro amore di un Amore ancora più grande che assume però i loro volti,

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le loro mani ed i loro piedi per farsi presente. II cammino del percorso fidanzati non ha voluto mostrare solo rose e fiori, ma immergere le stesse coppie nella dura realtà del vivere odier-no, ben espresso anche dall’intervento di don Giuseppe Belotti, responsabile del Conventino di Bergamo, centro di riferimento per le coppie in difficoltà. Noi tre coppie tutor abbiamo voluto accompa-gnare il loro percorso, riscoprendo nel contem-po le ragioni del matrimonio ed anche del no-stro matrimonio in particolare. La “Grazia” di Dio sovrabbonda sempre ogni nostra aspettativa. La nascita, proprio l’ultima sera del corso del figlio di una coppia, ne è sta-ta la riprova con la speranza che la Parola ascol-tata possa essere seme di un nuovo cammino. Abbiamo voluto anche per questo motivo coin-volgere, in una serata solo a loro dedicata, i genitori dei futuri sposi, primo esempio di vita matrimoniale. Dei caffè, delle torte, delle due cene e dei biscottini lasciamo aperta la curiosità ai futuri sposi che vorranno iniziare l’anno pros-simo un nuovo cammino... a noi resta il grazie sincero per quanto ascoltato, detto, visto e vis-suto in questo percorso.

Marco ed Emanuela, Mauro e Daniela, Iader ed Elena

Il gruppo dei fidanzati al termine di un incontro.

Prime confessioni Vita di comunità

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Airoldi Alessia Almici Davide Arcelli Davide Arnoldi Alessia Barcella Maddalena Bonanomi Alice Bonomelli Andrea Calcopietro Gianpier Candeloro Umberto Carsana Matilde Casamassima Benedetta Cattaneo Bryan Cattaneo Sara Collura Kevin Colombo Gianluca Colombo Riccardo Corti Erika Corti Nicholas Croce Michelle Donizetti Simone Esposito Berizzi Gabriele Fittante Desiré

Franco Matilde Franco Sofia Frappietro Luca Frascari Arianna Gambirasio Aurora Gambirasio Camilla Hila Matteo Latorraca Ida Lentini Greta Lerma Emily Lerma Lester Riccardo Martorini Alessio Martorini Jacopo Mazzoleni Gabriele Mazzoleni Luca Mazzoleni Mattia Mornata Rebecca Liu La Negri Serena Paglia Maria Clara Patera Giada Peri Andrea Piraino Aurora

Rimoldi Margherita Riva Filippo Rosa Yuri Sangalli Annalisa Salcedo Rodriguez Angel Ruben Salcedo Rodriguez Milagros Elena Salvioni Alessio Seminati Larissa Siletti Ginevra Spagnuolo Anna Spreafico Martina Tedesco Arianna Tolotti Sara Valenza Michele Valenza Riccardo Valsecchi Victoria Villa Marco Viscardi Clara Vitali Beatrice Zambotto Silvia

Domenica 25 marzo si sono accostati all’amore misericordioso del Padre vivendo per la prima volta il sacramento della Riconciliazione presso la chiesa parrocchiale di San Gregorio magno:

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Vita di comunità

Sante Cresime

Agazzi Riccardo Aina Marco Barachetti Giulia Bassani Martina Bassani Sara Bertuletti Chiara Capelli Jacopo Caporali Gabriele Carenini Corinne Carluccio Regina Anna Casiraghi Maite Paola Caslini Gaia Cisana Asia Codalli Luca Colombo Davide Colombo Luca Conti Alessandro

Contrastato Manuel Corsini Luca Corti Alessio Croce Vito Rubens Crotti Linda Ferrari Astrid Ferrario Mattia Forte Simone Galbusera Nicole Ghilardi Daniel Ghisleni Davide Giordano Arianna Locatelli Chiara Losa Eleonora Marchetti Francesco Marsetti Cristina Mazzoleni Alice

Mazzoleni Anna Mazzoleni Letizia Mittica Chiara Panza Beatrice Pastori Davide Patera Giorgia Perucchini Erica Ravasio Chiara Ravasio Tommaso Rimoldi Andrea Riva Luca Rotasperti Samuele Sacchi Lucia Salvi Luca Scaglia Davide Viganò Gabriele Zambotto Lara

Domenica 13 maggio, nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano, hanno ricevuto il sacramento della Cresima per l’invocazione dello Spirito Santo da parte di mons. Lino Casati, delegato vescovile:

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Presso il lungomare di Otranto.

Vita di comunità

Gita in Puglia

Come ogni anno è rinnovata l’esperienza della gita vissuta come Unità Pastorale. Que-st’anno la meta è stata la Pu-glia con una tappa assai inte-ressante anche in Basilicata. Partiti da Lecce per far visita poi alle città di Otranto, Alta-mura, Ostuni, Mottola e Bari. Lungo l’itinerario non poteva mancare la tappa a Matera salendo e scendendo tra le case ricavate nel tufo. Una città certamente unica al mondo (per questo designata capitale europea della cultura per l’anno 2019). Le abitazioni tra “i sassi” (come vengono comunemente chiamate) so-no state inserite nella lista dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità.

Tappa altrettanto importante e curiosa, è stata la visita ad Alberobello, dove ancora una volta si possono ammirare e visitare abitazioni uniche e povere che hanno scandito la vita di queste popolazioni per molto tempo. Oggi il turismo ha preso il so-pravvento e tutto sembra bel-lo ed elegante, ma certamen-te ai tempi la realtà era pro-fondamente diversa e le con-dizioni di vita assai difficili. Lungo l’itinerario abbiamo avuto la possibilità anche di incontrare la vita di fede di queste comunità, tradizional-mente diverse dalla nostra. A metà del percorso ci è stata data la possibilità di pranzare in una vecchia masseria, dove

abbiamo potuto vedere anche la vecchia chiesetta che defi-niva la vita religiosa delle per-sone che vivevano dei pro-dotti di quelle terre. Particolarmente significativa sia la cattedrale di Otranto, con il grande mosaico pavi-mentale e la cripta con le sue quarantadue colonne. Non possiamo poi dimentica-re sia il duomo di Lecce, e la Basilica di San Nicola a Bari. Nella città di Bari si stavano preparando agli appuntamen-ti della festa patronale che celebrano l’8 maggio. Alcuni giorni di spensieratezza e di tranquillità trascorsi in quella terra che definiamo essere il “Tacco d’Italia”.

Dal 30 aprile al 2 maggio a spasso per il “Tacco d’Italia”

Anagrafe dal 1° marzo al 13 maggio 2018

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Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in Santo Stefano: Aurilio Leonardo, di Antonio e Chiappa Valentina, l’8.04.2018 Barbieri Aurora, di Thomas e Campanelli Elena, l’8.04.2018 Marrese Cristina, di Marco e Geymur Alexandra, l’8.04.2018 Martorini Sofia, di Andrea e Miglioli Erika Luigia, il 29.04.20018

Ha ricevuto il sacramento del Battesimo in San Zenone: Maestroni Nicole, di Sandro e Sienicka Beata, il 6.05.2018

Hanno celebrato il sacramento del Matrimonio in Santo Stefano: Burini Federico con Semenzi Ilary, il 28.04.2018

Ha celebrato il sacramento del Matrimonio in San Zenone: Polito Agazzi Dario con Perego Annalisa, il 30.04.2018 Campanelli Pietro con Valenti Jessica Alexia, l’11.05.2018

Affidati alla misericordia del Padre in Santo Stefano: Lomboni Maria (Dina), di anni 87, il 3.03.2018 Marsetti Luigi, di anni 91, il 20.03.2018 Rocchi Armando, di anni 92, il 27.03.2018 Balabbio Giuseppe, di anni 94, il 4.04.2018 Incarbone Calogero, di anni 85, il 5.04.2018 Secchi Emilio, di anni 88, il 24.04.2018 Perego Giuseppe, di anni 77, il 09.05.2018

Affidati alla misericordia del Padre in San Zenone: Rota Giuseppina, di anni 91, il 9.03.2018 Foresti Luciana, di anni 59, il 12.03.2018 Salvi Angela, di anni 87, l’8.03.2018 Comi Silvana, di anni 76, il 23.03.2018 Balossi Brigida, di anni 81, il 22.04.2018 Perego Giuseppina, di anni 95, l’1.05.2018

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