Vivo in Val di Chiana

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A cura delle scuole primarie e secondarie di primo grado dei comuni del territorio VIVO IN VAL di CHIANA TRA STORIA, ARTE E NATURA Civitella in Val di Chiana, Cortona, Foiano della Chiana, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino Piccole guide per grandi viaggiatori imp_guida ragazzi_100+1.qxp:GuidaRagazzi 10-05-2011 23:07 Pagina 1

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Tra storia arte e natura

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A curadelle scuole primarie e secondarie di primo gradodei comuni del territorio

VIVO INVAL di CHIANATRA STORIA, ARTE E NATURA

Civitella in Val di Chiana, Cortona,Foiano della Chiana, Lucignano,Marciano della Chiana, Monte San Savino

Piccole guideper grandiviaggiatori

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il volumeVivo in Val di ChianaFra storia, arte e natura

è a cura diScuola primaria Arcobaleno di Tegoleto, Civitella in Val di ChianaScuola primaria Aldo Capitini di Montecchio, CortonaScuola primaria Giovan Battista Madagli di Fratta, CortonaScuola primaria Girolamo Mancini di CortonaScuola primaria Mattia Moneti di Pergo, CortonaScuola primaria Santa Margherita di Centoia, CortonaScuola primaria Curzio Venuti di Sodo, CortonaScuola primaria Galileo Galilei di Foiano della ChianaScuola primaria Vittorio Fossombroni di Foiano della ChianaScuola primaria Francesco Dini di LucignanoScuola primaria Enrico Fermi di Marciano della ChianaScuola primaria Guglielmo Marconi di Cesa, Marciano della ChianaScuola primaria Anni Verdi di Alberoro, Monte San SavinoScuola primaria Ten. Mario Magini di Monte San Savino

Scuola secondaria di primo grado Martiri di Civitella, Civitella in Val di ChianaScuola secondaria di primo grado Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi di Camucia, CortonaScuola secondaria di primo grado Guido Marcelli di Foiano della ChianaScuola secondaria di primo grado Giuseppe Rigutini di LucignanoScuola secondaria di primo grado di Marciano della Chiana

Coordinamento redazionaleSilvia ZonneddaconEleonora AntonelliElisabetta CaianiAndrea DiniFrancesca LauretanoProgetto grafico e impaginazioneEmanuele Coggiola, Nina Peci

si ringraziano i dirigenti scolasticiNicoletta Bellugi, Circolo didattico Cortona 2 e Istituto Comprensivo Lucignano; Anna Bernardini, Istituto Comprensivo Guido Marcelli;Carla Bernardini, Scuola Secondaria di primo grado Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi;Maria Beatrice Capecchi, Circolo didattico Cortona 1;Iacopo Maccioni, Istituto Comprensivo Monte San SavinoDomenico Sarracino, Istituto Comprensivo Martiri di Civitella;

e gli insegnantiGiuseppina Adulti, Cesarina Amatucci, Ivana Arrigucci, Simona Baldassarri, Manuela Barbagli, Pamela Bel-monte, Cosetta Bennati, Silvia Biagi, Donatella Calabrò, Giuseppe Calussi, Benedetta Cantile, Francesca Ca-pone, Roberta Cartesi, Anna Chiti, Marcella Corsi, Oreana Cosci, Gemma Del Mazza, Aidi Deodati, AntonellaFaldi, Marina Farnetani, Mariangela Gabrielli, Alessandra Giamboni, Daria Giomi, Maria Giorni, Fiorella Ia-comi, Ilaria Lionti, Sonia Lodovichi, Laura Lombardi, Elena Lucaroni, Alessandra Maccioni, Simona Maghe-rini, Aurora Marcoccia, Maria Luisa Marinelli, Antonella Mariottini, Graziella Materazzi, Faustina Mercati,Stefania Meucci, Antonella Moriconi, Federica Mugnai, Donatella Nannicini, Carlo Neri, Laura Paolini, MariaConcetta Parisi, Patrizia Pedretti, Adriana Pesci, Angela Petito, Monica Petti, Maura Piattellini, Franca Polva-nesi, Maria Pratesi, Chiara Pugi, Chiara Savini, Marzia Serrai, Laura Solfanelli, Francesca Spinelli, OmbrettaStatuti, Sauro Tavarnesi, Anna Zampagni

Un particolare ringraziamento a tutti quelli cha hanno collaborato a vario titolo con i ragazzi per il con-corso

Un progetto di Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Con il contributo diRegione Toscana

In collaborazione con Dipartimento di Scienze dell’Educazione e deiProcessi Culturali e Formativi dell’Universitàdi Firenze

Promosso da Provincia di Arezzo

Con il Patrocinio diMinistero per i Beni e le Attività Culturali Ministero della Gioventù Ministero dell’Istruzione, dell’Università edella Ricerca

Partner del progettoComune di Castiglion FiorentinoComune di Civitella in Val di ChianaComune di CortonaComune di Foiano della ChianaComune di LucignanoComune di Marciano della ChianaComune di Monte San Savino

Comitato scientificoMichele Gremigni, Leonardo Rombai, RenatoStopani, Paolo De Simonis

Supervisione Antonio Gherdovich

Coordinamento e relazioni istituzionaliMarcella Antonini

Responsabile del progettoChiara Mannoni

Coordinamento delle attività didatticheGiovanna del Gobbo

Organizzazione operativaSilvia Zonnedda

Comunicazione e promozione Susanna Holm Sigma CSC

Grafica di progettoMedia Studio Advertising & Design

Ufficio stampaCatola & Partners

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Prefazione ...................................................................................................7

ALLA SCOPERTA DELLA VAL DI CHIANAScuole Primarie

CIVITELLA IN VAL DI CHIANAArcobaleno (di Tegoleto)...........................................................................9

CORTONASanta Margherita (loc. Centoia)...............................................................19Girolamo Mancini .....................................................................................26Giovan Battista Madagli (loc. Fratta) ......................................................32Aldo Capitini (loc. Montecchio) ..............................................................39Mattia Moneti (loc. Pergo) ......................................................................45Curzio Venuti (loc.Sodo) ..........................................................................51

FOIANO DELLA CHIANAGalileo Galilei............................................................................................59Vittorio Fossombroni................................................................................59

LUCIGNANOFrancesco Dini ..........................................................................................69

MARCIANO DELLA CHIANAGuglielmo Marconi (loc. Cesa) ................................................................79Enrico Fermi..............................................................................................79

MONTE SAN SAVINOTen. Mario Magini.....................................................................................87Anni Verdi (loc. Alberoro)........................................................................87

PERCORSI DA ESPLORAREScuole Secondarie di primo grado

CIVITELLA IN VAL DI CHIANAMartiri di Civitella (gruppo classi prime)...............................................99Martiri di Civitella (gruppo classi seconde) ..........................................103

CORTONAPietro Berrettini e Pietro Pancrazi (loc. Camucia) ................................109

FOIANO DELLA CHIANAGuido Marcelli ..........................................................................................113

LUCIGNANOGiuseppe Rigutini .....................................................................................117

MARCIANO DELLA CHIANAScuola media ............................................................................................121

SOM

MA

RIO

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PICCOLE GUIDE PER GRANDI VIAGGIATORI…

L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, attraverso il progetto CentoItinerari più Uno, si propone di stimolare il legame tra giovani eterritorio. Riappropriarsi del valore delle proprie origini e ritrovarel’attenzione per quelli che possono diventare aspetti di crescita eopportunità di sviluppo, rappresentano l’obiettivo principale delprogetto che quest’anno si è svolto nella Provincia di Arezzo e inparticolare nei comuni della Val di Chiana: Castiglion Fiorentino,Civitella in Val di Chiana, Cortona, Foiano, Lucignano, Marcianodella Chiana, Monte San Savino.Abbiamo chiesto ai ragazzi delle scuole elementari e medie di pro-porre itinerari da percorrere nel proprio comune. La semplice do-manda “Cosa voglio fare io da turista? Cosa c’è di bello da farenel mio comune?” ha prodotto risposte risultati sorprendenti.Da qui nasce l’idea di rendere tangibile e duraturo il lavoro fattodai ragazzi pubblicandone gli esiti: nasce con questa premessa la‘piccola guida turistica’ della Val di Chiana.Descrizioni e immagini, proposte per il tempo libero, approfondi-menti sui beni storico artistici e paesaggistici del proprio territo-rio, divengono non solo i contenuti di un testo utile e piacevoleda consultare, ma anche i mezzi per la costruzione di un dialogocon gli adulti attraverso nuove idee e suggerimenti. Ci piacerebbe dunque che il volume diventasse per i ragazziun’utile fonte di notizie, una divertente lettura e, soprattutto, ilpiacevole ricordo del lavoro svolto con i compagni di scuola e gliinsegnanti.La ‘piccola guida’ rappresenta il segno di un cammino in cui sonogli adulti, questa volta, ad essere condotti per mano dai bambini.

Michele GremigniPresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze

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9Civitella

Scuola PrimariaArcobaleno Classi II A e B, IV A e B

Alla scoperta dellaVal di Chiana

CIVITELLA

Alla scoperta dellaVal di Chiana

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ci ha raccontato una leggenda moltointeressante. Infine abbiamo ripreso ilpulmino e siamo ritornati a scuola.

AVVENTURE NELLANATURANel nostro comune è possibile farepasseggiate per vivere belle giornate acontatto con la natura e con gli animali.Volete un suggerimento? Improvvisa-tevi cavallerizzi e seguite il sentieroche da Griccena, vi porta al torrenteLeprone. Il percorso è più emozionantese si effettua sopra a dei mansueti esimpatici pony. Vi chiederete dove tro-vare i pony. Lì vicino c’è il centro di

equitazione “La Fogliarina”dove è pos-sibile noleggiare i cavallini. Durante lacavalcata potrete osservare noceti, oli-veti e querce che con il loro muschio viindicheranno il Nord, come una bus-sola! Le piante di noce forniscono il le-gname pregiato per la lavorazione dimobili. L’olivo è una pianta tipica dellanostra zona e produce un olio vera-mente buono per gustose bruschettesemplici o con il cavolo nero. A metà

novembre durante la “festa dell’olio” èpossibile assaggiare l’olio nuovo, par-ticolarmente piccante, direttamente daivari produttori. Se siete dei piccoli bo-tanici, nel boschetto è possibile distin-guere due tipi di querce. La roverella

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chiesa, ci siamo diretti verso la Saladella Memoria. Dentro questo museoabbiamo trovato delle vecchie armi efoto relative al periodo della guerracontro i tedeschi. Poi abbiamo vistouna statua che forse poteva raffigurareun bambino che, per mettersi in fugadai tedeschi, decise di buttarsi da unmuretto. Ritornando verso il pulminoabbiamo visto che lungo quasi ogni viac’era un’immagine con Gesù e la Ma-donna chiamate ‘maestà’. Saliti sul pul-mino, ci siamo diretti verso una piccolachiesa, in cui qualche volta venivadetta la messa. Entrati nella chiesa cisiamo messi a sedere sulle panche;dopo un po’è arrivata una signora che

ALLA CONQUISTA DICIVITELLA IN VAL DI CHIANAVi proponiamo di seguirci in una brevegita fatta qualche tempo fa alla sco-perta del nostro comune. Appenasiamo scesi dal pulmino siamo andatiin piazza Don Alcide Lazzari a visitareuna chiesa molto grande. Usciti dalla

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nostri ritrovi giocosi: scivoli altalene eprati per scorrazzare in bici.“Ciao! Abito a Tegoleto. Quando iltempo lo permette e abbiamo pochicompiti io e mia sorella andiamo nelgrande giardino a rilassarsi ma anche aprendere una boccata d’aria. La mammaalcune volte ci porta ai giardinetti diBadia al Pino vicino alla ferrovia, dovespesso tutti insieme andiamo vicino aduna ringhiera a vedere il treno che

passa. A me piace di più il parco di Oli-veto dove vado in estate ai campi solari.Il nonno ci porta alla scoperta della na-tura nei boschi, per raccogliere i funghie cercare nespole”. “Io vivo a Pieve al Toppo, se arrivasseun bambino lo porterei a S. Martinoperché ci sono andata con la mia fami-glia ed è un bel posto vicino a Civitellacon un gran prato verde, la chiesa epoche case antiche. Poi lo porterei a Ci-vitella perché c’è la torre e spazio pergiocare a nascondino tra le mura delcastello. Vorrei giocare dove ci sonotanti animali, ma nel nostro comunenon c’è un parco così. Di solito giococon le bici e tante bambine in un pic-colo giardino dove sorge una chiesetta.Invece con la mamma arrivo fino ad unlaghetto dove ci sono cigni e cavalli”.

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ha foglie lobate e pelose nella parte in-feriore. La capsula della ghianda è li-scia. Invece le foglie del cerro sonoruvide e irregolari e la sua capsula pre-senta dei filamenti arruffati. Una curio-sità: quando un insetto punge lacorteccia, l’albero forma in quel puntoun involucro legnoso rotondo detta“galla”, difficile da rompere, ricco ditannino, una sostanza antisettica. Tragli arbusti del sottobosco si può tro-vare la rosa canina con le cui bacche sipuò fare una deliziosa marmellata. Du-rante tutto il percorso è possibile am-mirare campi coltivati a grano,granturco e girasoli. Con un po’ di for-tuna potrete incontrare gli abitanti delluogo: scoiattoli, tassi, istrici e volpifurbacchione. Il Leprone, da non con-fondere con una grossa lepre, è un tor-rente che nasce presso Civitella e vaad alimentare il torrente Esse. La sua

acqua viene utilizzata per l’irrigazioneed è frequentata da grosse nutrie chescavano lunghe gallerie sotterranee.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?La nostra scuola Arcobaleno sorge nelParco agro urbano del comune. C’è unavasta zona verde con palestra, camposportivo e pista da atletica. E’ uno deinostri ritrovi per sport, giochi e mani-festazioni estive. A Tegoleto c’è il Tea-tro Moderno nel quale molti di noisvolgono attività teatrali. Organizzanola stagione di prosa con anche il con-corso di teatro amatoriale “Storie dipaese”, al quale partecipano moltecompagnie. A Badia al Pino c’è la no-stra Biblioteca Comunale dove andiamonel tempo libero perché ci sono posta-zioni internet e la Scuola di Musica.Ognuno di noi viene dai paesi circo-stanti in ciascuno dei quali ci sono i

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regali per i piccoli: mandarini, wafe-rini, noci, fichi secchi.ANTICHI MESTIERILa lavandaia - In una conca di cocciodisponevano a strati cenere e lenzuola,versavano sopra acqua calda e il rannocosì ottenuto sgrassava i panni; il tuttodurava due giorni.La tessitrice - La lana tosata veniva al-largata, battuta e filata con l’arcolaio.Si ricavava un filo, avvolto in matasse

e poi in gomitoli; con due o quattroferri si lavoravano maglie, mutandoni,calze, guanti, sciarpe e cappelli.Il corbellaio e la fiascaia - Nelle sered’inverno era utile lavorare il vinco, al-bero importante per i contadini cheserviva per la legatura delle viti e perintrecciare ceste, panieri, gerle, estuoie; le ultime servivano per conser-vare frutta e ortaggi essiccati al sole.Il bigonciaio - Il legno di castagno eraridotto in doghe per costruire tini e bi-goncie usate per la vendemmia. Venivaspellato per tessere il “crino” una cestaa spalla per trasportare fieno e pollame. Il mezzadro - Il colono, cioè il conta-dino, aveva il contratto o “scritta” conil padrone del terreno per circa unanno. Tutti i raccolti dei campi e glianimali che curava erano divisi a metàcon il possidente.

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“Io sono una bambina che adora giocareall’aria aperta. Vado alla pista ciclabile ea quella di pattinaggio di Pieve al Toppo;qui mi alleno con i Rollerblade”.

IL NONNO RACCONTAI GIOCHISemolino - Ci giocavano i piccoli du-rante la veglia di Natale. Nella semola,scarto della lavorazione del grano, ve-

nivano nascoste delle monetine. Poi ilmucchio era suddiviso tra i bambini; ipiù fortunati trovavano il piccolo te-soro, ma alla fine i giocatori divide-vano in parti uguali i pochi soldi.Giocattoli - Le bambine legavano le fo-glie che avvolgevano la pannocchia digranturco con lo spago, fissavano la“barba” del mais come capelli e ne ri-cavavano bambole per giocare. I bam-bini intagliavano pezzetti di legno aforma di fucile o fionde; le canne di-ventavano cerbottane. Più complicatierano i carrettini con il timone.TRADIZIONIDurante l’anno si cercava nel boscoun ceppo bucato abbastanza grandeper “scaldare tre giorni i pannolini diGesù”. Prima però, il capofamiglia,alla vigilia di Natale, vi nascondeva i

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rando spesso. Se si asciuga troppo ag-giungere un po’ di brodo. A fine cot-tura togliere cipolla, sedano e salvia epassare la carne al tritatutto, quindi ri-mettere sul fuoco con l’olio, i fegatinie i duroni macinati. Aggiungere il ma-cinato di vitella, la milza macinata e farcuocere circa 20 minuti, sempre gi-rando spesso e se si attacca aggiun-gere brodo di carne. Unire i capperi,le acciughe, il burro e aggiungerebrodo e olio di oliva per raggiungere lagiusta consistenza; cuocere per altri10/15 minuti.

Cinghiale in umidoIngredienti: Cinghiale, limone, aceto,cipolla, chicchi di pepe, rosmarino, ri-gatino, vino bianco, pancetta e un po-modoro.

Preparazione: Spezzettare il cinghiale,mettere a bagno la sera prima con tantolimone, poco aceto, chicchi di pepe e ci-polla tritata. La mattina mettere la carnesenza lavare nel tegame con il rigatino,fare insaporire e salare. Non appena lacarne inizia a rosolare mettere un bat-tuto di rosmarino, rigatino, pancetta,vino bianco e continuare a cuocere.Quando è cotto mettere il pomodoro econtinuare a cuocere fino a terminare lacottura.

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PANCIA MIA FATTI CAPANNASugo di crostini neri all’aretina o cro-stini toscaniIngredienti: 100 g di milza di vitellaspellata, 600 g di fegatini di pollo, 300g di cipolline di pollo, 200 g di maci-nato di vitella, 200 g di capperi, 4 ac-ciughe sottosale deliscate, 1 cipolla, 2coste di sedano, alcune foglie di sal-

via, 30 g di burro, olio extravergine dioliva, brodo di carne q. b., sale e pepe.Preparazione: Tritare grossolanamentecipolla, sedano e salvia e mette il tuttoin un tegame con l’olio. Aggiungere ifegatini e i duroni di pollo, salare, pe-pare e cuocere per circa 30 minuti gi-

BRICIOLE – ToponomasticaLa Pieve al Toppo detta Intoppo abbracciava 24 chiese. Il fonte battesimale nel1502 fu portato nella Badia, abbazia benedettina di S. Bartolomeo al Pino. LaPieve divenne oratorio-ospedale per pellegrini. Qui avvenne lo scontro tra Are-tini e Senesi, Dante lo citò nell’Inferno come “le giostre dal Toppo”. Tegoleto antica fornace di mattoni e tegole da cui il nome. Qui morì nel 1871 ilbrigante “Gnicche” che terrorizzò l’aretino. Nelle narrazioni popolari era comeRobin Hood: dava ai poveri gli spiccioli dei ricchi. Nella parlata chianina si dice “Seiuno Gnicche” riferito spesso a bambini vivaci. Viciomaggio, Vicus Maior, villaggio maggiore tra gli insediamenti intorno al-l’antica palude che sommergeva la Val di Chiana. Vicino, in collina, sorge Tuori.Il nome etrusco significa luogo di pescatori: vi attraccavano le barche quando lavalle era lacustre; fu riprodotta in un progetto di Leonardo Civitella, “piccola città” in collina da cui si controlla tutta la valle verso Arezzo,Cortona, Siena e Firenze. La posizione strategica l’ha resa nelle diverse epocheimportante fortilizio, famosa è la torre dell’antico castello. E’ conosciuta per la fe-roce rappresaglia tedesca del 29 giugno 1944.

LEGGENDELa chiesa della Madonna diMercataleUn giorno a Civitella un brigante ucciseun uomo. Entrò in chiesa, lì era al si-curo. Si pentì, in onore della Madonnadisegnò un quadro e lo attaccò al muro.I poliziotti videro il quadro, lo butta-rono, ma il giorno dopo era di nuovo almuro. Lo lasciarono lì.

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19Cortona

CORTONA

Alla scoperta dellaVal di Chiana

Scuola PrimariaSanta Margherita di Centoia (Cortona)Classi III, IV, V

ALLA CONQUISTA DICENTOIACortona è il capoluogo di un ampioterritorio comunale (superficie 342,33km2, abitanti 23.000 circa, densità 67,31km2 ). Sorge sul fianco di una collinaappoggiata al Monte S. Egidio, a circa500 metri slm, e si affaccia sulla vastae fertile pianura della Valdichiana, co-ronata all’orizzonte dalle colline, daimonti senesi e dal lago Trasimeno.Fondata in epoca remota, forse dagliantichi Umbri, Cortona divenne impor-

tantissima città degli Etruschi, che lacircondarono di mura ciclopiche e viedificarono le necropoli, oggi Parco Ar-cheologico. Al suo interno, le stradine,le case, le chiese e i conventi ci ripor-tano al Medioevo e al Rinascimento;meno evidenti i segni delle epoche suc-cessive. Cortona è stata patria e mètadi santi e artisti. San Francesco vifondò l’Eremo delle Celle; vi abitò emorì S. Margherita, patrona della cittàche le ha innalzato un santuario. Vinacquero artisti come Luca Signorelli,

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coli restò povera e semiabbandonata,fino all’arrivo, nel 1937, di don SanteFelici, l’ultimo abate. Da allora e finoalla morte, nel 2002, don Sante valo-rizzò la chiesa, scoprì e portò alla lucela bellissima cripta. A don Sante inoltresi deve l’opera di scavo paleontologicocondotto nella zona, che portò, neglianni ’60-’70, alla scoperta dei grandielefanti preistorici vissuti nella valle, icui resti sono oggi nel Museo Paleon-tologico di Firenze e nel piccolo Anti-quarium di Farneta. Centoia, dove ha sede la nostra scuola,

è una piccola frazione di Cortona. Pro-babilmente deve il nome a una diquelle “centurie” nelle quali erano sud-divisi i terreni assegnati ai coloni neimunicipi romani. Il paesaggio in mezzoal quale Centoia sorge è bellissimo:dolci ondulazioni ben coltivate, tra ilCanale Maestro della Chiana, grandeopera di bonifica leopoldina, e la viaLauretana, la via che portava i pelle-grini dal territorio senese a Loreto.

AVVENTURE NELLANATURALa Valdichiana, di origine tettonica, permolto tempo è stata occupata da ungrande lago, intorno al quale sono vis-

suti animali preistorici e uomini primi-tivi. Con il passare del tempo l’acqua siraccolse al centro della valle formandoun fiume, il Clanis, che dette il nomealla valle. Il fiume riceveva le acqueprovenienti dal Casentino e da nume-rosi torrenti, acque che per la scarsapendenza del terreno provocavanol’impaludamento della zona. Gli Etruschi intervennero per regola-mentare il corso del fiume e sotto illoro controllo la Valdichiana divennemolto fertile: veniva chiamata granaiodell’Etruria. Anche durante la domina-zione romana, la valle era fertile e abi-tabile; i Romani vi costruirono la ViaCassia e il fiume Chiana era navigabile.Tutto ciò permetteva un grande svi-luppo di attività e di commerci.Successivamente, per situazioni politicheed economiche complesse, il fiume vennesempre meno controllato e curato: lavalle divenne una palude. Le persone siritirarono a vivere sulle colline che cir-condano la valle e la palude venne sfrut-tata per pescare e per navigare.Il problema di bonificare la valle si

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Pietro Berrettini e il contemporaneoGino Severini; il Beato Angelico dipinsequi un’Annunciazione, conservata nelMuseo Diocesano. Attualmente la cittàè un vivace centro turistico e culturale.Tra gli istituti culturali più prestigiosivi è il Museo dell’Accademia Etrusca. A circa 10 km dal capoluogo si troval’Abbazia di Farneta. Fondata nel sec.IX dai monaci benedettini, fu ricca epotente fino al XIV secolo circa. Deca-duta a partire da quel periodo, per se-

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tro la scuola, ma solo coloro tra di noiche abitano vicinissimi possono rag-giungerlo a piedi o in bicicletta, te-nendo conto anche del fatto che la

strada, rammentata prima, è moltotrafficata e a velocità molto sostenuta,per cui risulta pericolosa.La maggior parte di noi non ha unpunto di ritrovo, tipo giardinetti, tantomeno ludoteche.

IL NONNO RACCONTAUna bisnonna di Centoia racconta

un’usanza del Sabato Santo.Legare le pianteIl Sabato Santo, a mezzogiorno,quando, secondo la più antica tradi-zione, la Chiesa celebrava la Resurre-zione di Cristo, nelle campagne ci siteneva pronti per rinnovare un’anticacredenza.Infatti si preparavano dei lunghi vinchie si aspettava che si “sciogliessero” le

campane. Non appena le campane ini-ziavano a suonare, i più giovani

con i vinchi in mano corre-vano, a più non posso,da una pianta da fruttoall’altra, per legare ilfusto. Questa corsa ter-minava con il cessare

del suono dellecampane della Re-surrezione.

Si riteneva che solole piante legateavrebbero fruttifi-

cato in abbondanza.Quasi sicuramentequesta è l’originedel dire: “Questapianta ha legato

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pose a lungo, numerosi furono i tenta-tivi per bonificarla durante il Medioevoe nel primo Rinascimento, con scarsirisultati.Solo dalla metà del ‘500, con il pas-saggio di tutta la Toscana sotto il go-verno dei Medici, iniziò un’opera distudio e di intervento sulla zona, nonpiù divisa da interessi contrastanti trapiccoli stati. Dei lavori della valle si oc-cuparono i maggiori studiosi del-l’epoca, da Leonardo ad Antonio daSangallo, da Baldassarre Peruzzi a Ga-lileo a Evangelista Torricelli. Iniziatasotto i Medici, la grande opera di bo-nifica si realizzò in gran parte duranteil governo dei Lorena, tra Sette e Ot-tocento; proseguì dopo l’Unità d’Italiae si poté considerare ultimata neglianni Trenta del Novecento.Oggi, il Canale Maestro della Chianascorre, esiguo e lento, in mezzo paesi

grandi e piccoli, a frutteti, capannoni,vigne, strade e ferrovie.Un nuovo problema riguarda oggi lavalle millenaria, come tante altre zonedel nostro Paese: lo smaltimento dei ri-fiuti e la presenza o meno di inceneri-tori. Sapranno gli adulti prendere ladecisione migliore per il nostro futuro?

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?Centoia è un paese che si snoda lungola Via Lauretana in direzione ovest-est.Nella nostra scuola confluiscono alunniprovenienti dalle campagne circostanti. Qui non abbiamo un luogo dove po-tersi ritrovare e giocare. L’unico luogo

di incontro è proprio la nostra scuolaelementare, che ha vari spazi interni edesterni.L’unico posto dove è possibile ritro-varsi al di fuori dell’orario di lezione,è un campetto da calcio, proprio die-

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25Cortona

tella gigante di 14 metri quadrati dovevengono cucinate sui carboni ardenti lebistecche alla fiorentina provenienti dacarne di razza chianina, cotte al san-gue come vuole l’antica tradizione to-scana. Si accompagna la gustosa carnecon dell’ottimo vino Chianti o del Cor-tona DOC.

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molti frutti” (ha ben fruttificato).I balli dei nonni: il tresconeDanza caratteristica delle nostre cam-pagne che si ballava fino ad alcune de-cine di anni fa. Il termine “trescone”deriva da un vocabolo tedesco che si-gnificava “trebbiare” cioè calpestare ilgrano con i piedi. Infatti il trescone ha

in comune con questo tipo di trebbia-tura il continuo movimento dei piedi. Iltrescone è una danza di corteggia-mento ed è ballato da una coppia

mista, mentre un numero variabile dipersone forma un grande cerchio ebatte le mani. La donna, con movimentigraziosi, simili a quelli della tarantella,volteggia al centro del cerchio mentrel’uomo le gira attorno. Il tutto terminacon un abbraccio finale.

PANCIA MIA FATTI CAPANNASagra della Bistecca, 52° edizione,Cortona. La sagra della bistecca di Cor-tona è uno degli appuntamenti più im-portanti della gastronomia locale. Sitiene ogni anno presso i giardini pub-blici del Parterre a Ferragosto. In quellaoccasione viene predisposta una gra-

CORTONA, un nomeleggendarioVi sono varie leggende sull’origine diCortona e del suo nome. Tra le più dif-fuse vi è quella secondo la quale lacittà sarebbe stata fondata dall’umbroTarconte, figlio di Turenno, che lachiamò Turenna.Un’altra leggenda attribuisce la fonda-zione all’eroe Dardano. Egli combat-tendo contro i popoli vicini avrebbe

perso l’elmo, detto in greco corys co-rythus, nel luogo dove sorse poi lacittà, chiamata per questo Còrito. Dar-dano poi sarebbe emigrato in Asia Mi-nore dove avrebbe fondato la città diTroia. Dopo la caduta di Troia, Eneafuggendo raggiunse il Lazio, dove i suoidiscendenti avrebbero fondato Roma.Ecco, perciò, la spiegazione di una leg-genda cortonese che chiama Cortona“mamma di Troia e nonna di Roma”

BRICIOLEDetti e filastrocche indialetto cortonese

Lo sfaticatoFa l’arte de Michelaccio: maggna, béie e va a spasso.

Vògglia de lavorè’ sàlteme adossoe famme lavorè’ meno che posso.

Zitti, zitti!, la mamma dorme,a le Casèlle ce stan le donne,oh, che mamma durmiggliòna,tutto l’ giorno sta ‘n poltrona.

Bocca bollosadamme ‘na cosadamme un confettobùttete a lettova ne l’ortoc’è un préte mortolécchegne ‘l buglìcoe ‘l mele è bèl che guarito.

Per San Tomàsso,amazza ‘l porco si è grasso.Si unn’è grasso, fallo ‘ngrassère:ma ‘n tre dì, pòco pòl fère.

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27Cortona

la quale ci ha spiegato che la tradi-zione della sua arte vuole i cocci di co-lore giallo e verde con raffiguratacentralmente una margherita selvaticaa righe verticali in onore di Santa Mar-

gherita, pa-trona dellanostra città.Chiara ci hafatto vedere

come si dipingono e come avviene lacottura nel forno.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?I luoghi per giocare non sono molti e i

più frequentati sono il Parterre e il Se-minario.Il Parterre è un affascinante viale albe-rato, di circa 1 Km, creato dai cortonesinei primi anni dell’800 in onore di Na-poleone in visita alla città. È luogod’incontro un po’ per tutti, adulti ebambini, molto tranquillo dove nonpossono transitare auto. Qui si gode unbellissimo panorama sulla Valdichianafino a scorgere una piccola parte dellago Trasimeno. Al Parterre ci sono igiardini pubblici con alcuni giochi peri più piccoli (altalena, scivolo), pan-

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Scuola PrimariaGirolamoManciniClasse III

ALLA CONQUISTA DICORTONACortona si trova sul versante di un ri-lievo montuoso posto tra la Valdichianae la valle del Tevere, ed è stata un im-portante centro etrusco. Del periodoetrusco rimangono rilevanti avanzidelle mura risalenti, forse, al V secoloa.C. che si estendono per circa due Km.Sia per la sua particolare struttura cheper la posizione geografica, al centro

della Valdi-chiana, Cortona ha

mantenuto per secoli lasua originaria caratteri-stica di centro agricolo.

Al laboratorio “L’ANTICO COCCIAIO”Il coccio, come si chiama il vasellameprodotto con la terracotta dipinta amano, ha radici antiche e, la sua pro-duzione, è legata alla tradizione diCortona. Noi alunni della classe terza,abbiamo fatto unabreve esperienza la-boratoriale in unadelle “botteghe” piùantiche di Cortonae… la consigliamo atutti!Infatti, oltre ad averguardato i bellissimi cocci che c’erano,avere ascoltato le spiegazioni di Chiara(la proprietaria del negozio) ed averosservato le fasi di lavorazione, ab-biamo provato noi stessi a realizzaredelle opere da piccoli cocciai. Una cosa che ci ha particolarmente col-piti è stata che molti cocci erano tuttidegli stessi colori e questa nostra os-servazione l’abbiamo detta alla Chiara,

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chine e una bellissima fontana con rap-presentati dei delfini.Quando arriva la bella stagione, di po-meriggio, possiamo correrci, velocicome il vento, con le nostre biciclette.Il Seminario, si trova nel centro di Cor-tona, in piazza Mons. Franciolini, in unpalazzo molto antico del 1600. Noi cor-tonesi lo chiamiamo così perché unavolta c’era un vero e proprio semina-rio, mentre oggi, invece, oltre ad ospi-tare alcune scuole, al suo piano terrac’è un circolo ricreativo per noi bam-bini, dove possiamo festeggiare i nostricompleanni, ritrovarci per Natale eCarnevale e, persino, farci delle recite,visto che c’è anche un piccolo teatrotutto per noi.

IL NONNO RACCONTAI nonni ci hanno raccontato com’era lascuola ai loro tempi….“Il mio nonno, nel 1940, faceva la Ia

elementare e nella sua classe c’erano42 bambini. Alle 8.00 gli alunni entra-vano in classe e il maestro gli facevafare, nel quaderno, le astine e gli ar-chetti per imparare a scrivere. Glialunni dovevano stare zitti e fermi, se-duti nel proprio banco, altrimenti ilmaestro li puniva mandandoli dietro lalavagna o fuori dalla classe e, qualchevolta, in ginocchio sopra il granturco.Quando il maestro si arrabbiava molto,dava dei colpi con il righello sulle ditadei bambini, oppure dava dei pizzichisulle guance trascinando l’alunno pu-nito per tutta la classe”. “Mia nonna Matilde aveva una sola

maestra molto severa che se trovavaun alunno impreparato, gli dava unabacchettata sulle mani o lo metteva inpunizione dietro la lavagna. Non usa-vano le penne a sfera, ma la penna conil pennino e l’inchiostro”.“La nonna Valentina andava a scuolacon il pulmino insieme a tanti altribambini. Nella scuola c’era solo unamaestra che insegnava a tutte le classi.Mia nonna ha imparato i numeri con-tando con bacchette di legno. A cola-zione, la nonna, mangiava soltanto unpezzetto di pane. Appena entrava lamaestra in classe, tutti gli alunni si do-vevano alzare e dire: Buongiorno si-gnora maestra! Tutti i bambiniportavano la divisa che per le femmineera costituita da: gonna lunga fino alginocchio nera, camicia e scarpe nere”.

ANTICHI MESTIERIQuando era piccolo mio nonno (50-60anni fa) esistevano mestieri che orasono scomparsi. Le famiglie eranomolto numerose composte da 20-30persone e quelli che fra loro facevanogli artigiani, andavano a lavorare perintere settimane da una famiglia all’al-tra, senza tornare a casa, mangiando edormendo lì.Il ciabattino era un artigiano che facevagli zoccoli su misura, unica calzaturasia estiva che invernale e riparavaquelli rotti.La filatrice era una donna, spesso an-ziana, che insegnava alle giovani sposea lavorare la lana. Dopo aver tosato lepecore, lei prendeva il vello, lo lavo-

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sciare rosolare a fiamma alta. Raggiuntala rosolatura, aggiungere un po’ di vinsanto e far evaporare a fuoco lento.Quando la carne inizia ad attaccarsi altegame, aggiungere brodo ed attendereche si ritiri completamente.Aggiungere i capperi e i filetti di ac-ciuga (2) e lasciar cuocere per 5 mi-nuti. Infine frullare il tutto cercando diottenere un impasto grossolano e ser-vire su fette di pane abbrustolito.Patate e cipolle alla brace: 4 patate, 4cipolle, olio extravergine d’oliva sale epepeLavare con cura le patate e pulire le ci-polle. Avvolgere nella carta d’alluminioogni singola patata e cipolla e disporlecon un sottile strato di cenere. Dopo35-40 minuti verificarne la cottura fo-

randole con uno stuzzicadenti; quandosi riesce ad arrivare al centro, la cot-tura è ultimata. Dividere in parti ugualile patate e le cipolle e condirle con unfilo d’olio, sale e pepe.

30 Alla scoperta della Val di Chiana

rava allargandolo con tanta pazienza,lo passava tra le mani fino a farneuscire un filo perfetto per il telaio.L’impagliatore era un artigiano espertonell’intrecciare paglia e vimini; anchelui passava di casa in casa per riparareo fare nuove sedie, cesti per il segato,panieri per le uova e piccoli conteni-tori per raccogliere le olive.Il pellaio raccoglieva, pagandole, dallefamiglie le pelli degli animali; poi, acasa, le conciava e fabbricava borselli,borse, cinture e colletti per i cappottie poi li rivendeva al mercato.L’ombrellaio riparava gli ombrelli so-stituendo manici e bacchette rotte.L’arrotino arrotava le lame ed i ferri conuno strumento formato da un pedale

che azionava una grossa ruotadi legno.

PANCIA MIA FATTICAPANNATra le ricette tipiche cortonesi tro-viamo il ciucio (oca) arrosto, labistecca chianina, della quale ab-biamo la Sagra il 15-16 agosto, icrostini con i fegatini di pollo, laminestra di fagioli, patate e ci-polle alla brace e tante altre pre-libatezze.Ciucio arrosto: 1 ciucio, 4 spicchid’aglio, finocchio fresco selva-tico e secco, 2 bicchieri di vinobianco, sale, pepe, olio d’oliva.Spennare, pulire e lavare il ciu-cio; preparare un trito conl’aglio, il finocchio, sale e pepe.Insaporire, con il trito, il ciucio

dentro e fuori.Fare dei fori nelle cosce e nel petto del-l’animale, inserirci il trito e condirlo consale e pepe. Metterlo in una teglia conl’olio e cuocerlo nel forno (possibil-mente a legna) per 2 ore circa, rigiran-dolo di tanto in tanto, a temperaturamassima.Crostini di fegatini: In una casseruola,a fiamma alta, mettere a scottare lamilza di maiale, la salsiccia e i fegatinidi pollo con aceto, sale grosso e 1 fo-glia di alloro.Preparare, nel frattempo, un trito conla cipolla ed un gambo di sedano. Sco-lare l’acqua che si formerà nella casse-ruola e, poi, aggiungere un filo d’olio,il trito preparato e 2 foglie di salvia. La-

PROVERBINon ti mettere in cammino se la boccanon sa di vino.Chi vuole un bel fagiolo gentile, primodi maggio o ultimo d’aprile.Il mese di marzo ogni baco va scalzo.Quando il monte mette il cappello nonti scordare dell’ombrello.Rosso di sera bel tempo si spera.Chi non vuole lavorare si adatti a men-dicare.Chi litiga col muro si rompe la testa.Chi va con lo zoppo impara a zoppi-care.La stecca s’assomiglia al legno.Farà brutto? Farà bello? Dovrò uscirecon l’ombrello? Ma se uscissi con l’om-brello, lo so già farebbe bello!Santa Margherita di neve o di fiorivuol esser vestita.

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grande focolare che serviva per cuo-cere molta roba, scaldare una granquantità di acqua per il bucato e il man-gime per le bestie. Il focolare, inoltre,era l’unica fonte di riscaldamento dellacasa e della cucina. In cucina si trovavaanche l’acquaio più o meno grande;sopra di esso le brocche di rame, sottole tinozze e il catino. Intorno c’erano lecamere, una per famiglia. Accanto allacasa colonica c’era un forno a legna,dove veniva cotto il pane. A voltec’erano anche delle capanne per il fienoe delle stufe in cui si essiccava il ta-bacco. In alcune c’erano dei “silos” incui era messo a conservare il grano. Ingenere ogni caseggiato aveva un pozzoin cui veniva attinta l’acqua con dellebrocche di rame. Accanto al pozzoc’era la “pila” o lavatoio in cui venivanolavati i panni.Oggi alcune di queste case sono state re-staurate e spesso trasformate in agrituri-smo, altre purtroppo sono state demoliteo hanno subito gravi danni e necessitanodi urgenti interventi di restauro.

AVVENTURE NELLANATURAFratta è un grosso paese pianeggiante

che occupa la parte Ovest della valleattraversata dai torrenti Loreto, Muc-chia ed Esse, che in questo tratto siuniscono. Lungo questi fiumi possiamoammirare il Sentiero della Bonifica cheparte da Arezzo e arriva a Chiusi lungoil Canale della Chiana, ma nel nostroterritorio il Sentiero si dirama per rag-giungere gli scavi, la zona archeolo-gica del Sodo (sentiero dei PrincipesEtruschi) e la stazione di Camucia(Cortona). Percorrendolo in bici o apiedi si vede il torrente Loreto e con-tinuando a costeggiarlo ci troviamo nelpunto in cui quest’ultimo si immettenell’Esse per poi confluire nella Muc-chia. Per rendere questo percorso piùconfortevole c’è il progetto di costruire

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Scuola Primaria GiovanBattista Madagli di Fratta(Cortona)Classe IV

ALLA CONQUISTA DI FRATTA Nella nostra valle, si possono scorgeremolte case tipiche del settecento: lecase “leopoldine”. Queste prendono ilnome dal loro ideatore, il GranducaPietro Leopoldo. Infatti le abitazioni dei

contadini a quel tempo, non erano ungranché a proposito di comodità, sicu-rezza e salubrità. Le case più anticheavevano la forma di capanna con iltetto a due falde, costruite per lo più diterra e paglia. In un secondo tempoerano state ampliate o rialzate, a imi-tazione delle case signorili, sopraele-vando anche fino al terzo piano (casetorri). Contemporaneamente alla Boni-fica della Valdichiana il Granduca ini-ziò la costruzione di queste abitazionipiù confortevoli che presero così ilnome di “leopoldine”.A pian terreno c’era la stalla per il be-stiame, principalmente le vacche chia-nine, il granaio, e i magazzini. Al pianosuperiore c’erano le stanze abitate e alcentro del tetto la colombaia. Nel pianoabitato c’era una grande cucina con un

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C’è il circolo culturale Burcinella cheorganizza La festa dell’autunno, nellaprima metà di ottobre, il presepe ealtre iniziative culturali e ricreative.Altre feste sono: La sagra della pasta-sciutta, il secondo e terzo fine setti-mana di giugno.Nel paese vicino di Fratticciola il ri-trovo dei ragazzi è il circolo o il piaz-zale della chiesa, la principale festa èquella del Carro Agricolo, che si svolgela seconda domenica di ottobre du-rante la quale vengono messi in mo-stra tutti gli attrezzi agricoli chedurante l’anno si trovano al Museodella Civiltà Contadina. In questa oc-casione gli attrezzi riprendono vita:possiamo vedere donne che filano euomini che pestano l’uva con i piedi e

tanti altri aspetti della civiltà contadinadi una volta.A Creti i maggiori luoghi di ritrovosono vicino alla chiesa: i campi da cal-cio e da tennis, il circolo Quadrifoglio,la pista da ballo. La seconda domenicadi settembre si celebra la Festa dellaMadonna. Durante questa festa è tra-dizione fare la processione con la sta-tua della Madonna. Per un lungoperiodo è stata disputata anche unacorsa di cavalli al galoppo, nata per larivalità fra i vari poderi e contadini. A Monsigliolo i ritrovi pubblici sono: ilcircolo ricreativo che organizza Il Fe-stival della Gioventù, a fine giugno, ilcampo sportivo, il bar e il piazzaledella scuola materna. In questo paeseha sede la compagnia Il Cilindro, che

oltre al teatro dialettale, riproponedanze popolari, vecchie canzoni, “Segala Vecchia” e Bruscelli della tradizionee organizza Il Festival Europeo dellaMusica e Danza Popolare, la settimanadopo Ferragosto, momento di incontrofra giovani provenienti da vari paesieuropei.

IL NONNO RACCONTALa nostra classe è andata al Museo della

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un punto di ristoro vicino al “pontecrepato”, sul Loreto, attualmente in ri-costruzione. Percorrendo il sentiero citroviamo immersi in una ricca florafatta di ulivi, viti, querce, rovi, cespu-gli e in primavera moltissimi fiori dicampo di tanti colori (tra i quali: fior-dalisi e papaveri).Se siamo fortunati nelle belle giornateci possiamo imbattere anche in simpa-tici animali come: scoiattoli, serpenti,anatre selvatiche, istrici, nutrie, rane,rospi, lucertole, bisce, volpi, uccellini,picchi, merli, upupe, gazze... e, la sera,gufi, barbagianni e pipistrelli. Neicampi dei dintorni si coltiva mais,grano, girasoli, le viti e gli ulivi. Pos-siamo trovare anche allevamenti a con-duzione familiare di polli, suini, coniglie galline da uova e qualche alleva-mento di vitelli di razza Chianina.Lungo il torrente Esse ci sono dellepioppete, piantagioni di pioppi, connelle vicinanze delle arnie per le api.Alcuni anni fa, a causa delle ingentipiogge e delle tane di volpi e nutrieche scavano tane nei “grottini” dei tor-renti, il fiume Esse ha straripato alla-

gando gran parte della valle. Inoltredentro i torrenti cresce molta vegeta-zione che rallenta lo scorrere delleacque provocando straripamenti.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?

Per noi ragazzi che frequentiamo lascuola a tempo pieno di Fratta il luogoche frequentiamo di più e dove pos-siamo giocare durante la ricreazione, èla scuola. Altri luoghi sono il camposportivo, i vari bar, il piazzale delnuovo centro commerciale.

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sono saliti sopra divertendosi molto.C’era anche un premitoio e la tina: èstato utile in particolare il nonno di Sa-muele nella spiegazione del procedi-mento per fare il vino.

Tutti i nonni sono stati molto impor-tanti e gentili, è stato tutto bello e in-teressante, ma era giunta l’ora ditornare a scuola e quindi ci siamo do-vuti salutare.

PANCIA MIA FATTI CAPANNA Mattia: Nonna ti ricordi di qualchepiatto tipico o particolare della Valdi-chiana di quando eri piccola?Nonna Elsa: Mi ricordo dei Pici con lebriciole.M: Pici con le briciole? Spiegami me-glio di che si tratta.

N: Si preparava l’impasto dei Pici confarina, uova e acqua che veniva spia-nato e tagliato a strisce per formaredei serpenti lunghi che dopo essercotti vengono conditi con delle bricioledi pane vecchio rosolato in una padelladove prima avevamo sciolto dellostrutto (perché non avevamo l’olio).M: Nonna raccontami di qualche altropiatto strano dei tuoi tempi.N: Si mi ricordo di un altro piatto po-vero, ti parlerò del pan lavato.

M: Ma che dici il pan lavato? Mai sen-tito, dai che scrivo.N: Il pane vecchio ormai duro venivarosolato sul “trippiede” del focolare(detto “cantone”) poi dopo averci stru-sciato una “speccia “ di aglio veniva ba-gnato con l’acqua di cottura del cavolo.

La nonna cucinava fagioli, ceci, la pasta

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Civiltà Contadina di Fratticciola, con inostri nonni. La guida ci ha detto chepotevamo scegliere tre oggetti che ci in-curiosivano per farceli spiegare dainonni, i nostri “Esperti di Storia”. Ga-briel voleva sapere a cosa serviva ilTrinciafette. Ha risposto il nonno di Lucadicendo che tanto tempo fa si usava peraffettare i cibi per gli animali (comerape e bietole). Andrea invece ha chie-sto cosa era un altro oggetto con lepunte di metallo e il nonno di Lorenzoha detto che si chiamava cardatoio eserviva per “cardare” la canapa, un’erbamolto importante per fare tessuti. Lo-renzo si è avvicinato ad un oggettostrano che aveva visto ma non sapeva acosa serviva. Suo nonno Ivo ha dettoche si chiamava soffietto e che cen’erano di due tipi: un per accendere ilfuoco e un altro invece per dare lo zolfo

alle viti. Ci siamo poi avvicinati al carromatto, chiamato così perché non avevasponde come gli altri e la roba che civeniva caricata doveva essere legatasennò cadeva. C’erano altri carri agri-coli che, trainati dai buoi, servivano pertrasportare paglia e fieno. A volte eranecessario mettere perfino dei paliquando la paglia era tanta.I contadini tenevano molto ai loro carrifacendo manutenzione settimanale, un-gendo le ruote con il grasso e riparan-doli subito se si rompevano. I carrivenivano anche pitturati dai contadinio dai carristi (disegnatori di carri) perfare la gara del carro più bello. Ab-biamo visto anche l’angolo della reli-gione con un’immagine di Maria, igioielli, le preghiere antiche, alcuni ro-sari a lei donati o dedicati. Passandovicino ad un calesse alcuni di noi ci

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Scuola Primaria Aldo Capitinidi Montecchio (Cortona)Classi IV e V

ALLA CONQUISTA DIMONTECCHIONel Comune di Cortona c’è una zonaarcheologica poco conosciuta, mamolto affascinante: Farneta con i suoireperti paleontologici. Un milione dianni fa il nostro territorio aveva unclima caldo e un grande lago sulle cuisponde vivevano tanti animali: elefanti,iene, rinoceronti, cervi, tigri con i dentia sciabola, zebre, cavalli, ippopotami,bisonti, orsi, pesci e conchiglie. Ciò lo

possiamo affermare perché sono statiritrovati molti fossili. Nel 1960 veniva costruita l’A1 e c’era lanecessità di reperire terra sabbiosa peril manto stradale, il luogo individuatofu Farneta. Arrivarono ruspe e camion,

furono fatti enormi scavi. Don Sante,parroco dell’Abbazia e studioso di sto-ria antica, sostenitore della tesi che nelluogo ci fosse stata vita preistorica, as-sistette agli scavi e la sua tenacia loportò a individuare dei fossili. Furonofermati i lavori e con l’aiuto di profes-sori e studiosi dell’Università di Firenze,vennero recuperati molti fossili di ani-mali, tra cui quello di una elefantessaalla quale venne dato il nome di Linda.

Gli scavi sono continuati per anni, i re-perti recuperati si trovano in varimusei: a Farneta, al Maec di Cortona eal museo paleontologico di Firenze sipuò ammirare la Linda. A Farneta quindisi può visitare oltre al museo, il centrodi documentazione dell’operato di DonSante e, testa di ponte del sistema delparco archeologico sul versante dellaValdichiana aretina-senese, le vie deifossili, un percorso trekking denomi-nato Sentiero paleontologico Don SanteFelici. Questo è stato inaugurato nel-l’estate del 2005, è dotato di segnale-tica e ripercorre i luoghi in cui furonorinvenuti i fossili.

AVVENTURE NELLANATURAIl territorio del Comune di Cortona pre-

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con le interiora del pollo,coniglio, faceva la carneal tegame cotta sopra untrepiede e sotto la braceperché non avevano ilgas, e veniva cotto tuttosopra la brace.Ancora oggi alcune usan -ze la nonna le mantiene,sa filare la lana con il fuso, cuocere lapolenta nel paiolo, fa le tagliatelle amano stese con il certaio, sa cucire benecome una sarta, fa le calze con la lana ei ferri.Cardi in umidoFarina, aglio, olio, pomodoro, un cuc-chiaio di parmigiano, pane grattugiato.Lessare i cardi, quando sono cotti sco-larli bene e farli raffreddare. Infarinarlibene, preparare un soffritto con aglioolio e poi aggiungere i cardi. Quandosono dorati versare i pomodori pelati efarli cuocere. Aggiungere un po’ dipane grattugiato e il parmigiano. Ser-vire caldi.La PanzanellaSi mette prima a bagno per due ore ilpane raffermo. Si toglie e si strizzabene. Si mette in un’insalatiera e si ag-giungono piccoli pezzi di cipolla, fet-

tine di cetriolo, foglie d’insalata, di basilico, disedano e pezzi di pomo-doro. Si condisce conolio, aceto e sale.

Brindisi agli sposiE questo vino è bonoe sa di malvasia

evviva la sposa e chi la porta via.E questo vino è bonoe sa di moscatoevviva i sposi e tutto il parentato.E questo pranzo è stato prelibatoevviva i sposi e chi l’ha preparato.Questa giornata è stata di allegriasalutiamo i sposi e lasciamoliandar via.

BRICIOLE Leggenda del Pozzo di S. GilbertoGilberto stava percorrendo vicino a Monsigliolo per andare a Roma. Dato che erastanco si fermò, gli abitanti del luogo lo ospitarono e gli diedero da bere e da man-giare. Lui per ringraziarli andò al pozzo e per miracolo fece diventare l’acqua vino.Il Pozzo è tuttora visibile lungo la strada che porta a Foiano della Chiana, ma den-tro ora c’è l’acqua!

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della giornata, facendoli divertire in at-tività sia libere che guidate e permet-tendo loro di stare in compagnia deipropri amici.Da segnalare anche il Servizio Ludote-che del Comune di Cortona, attivo dagennaio 2000, che vuol garantire a tuttii bambini tempo e spazio per il gioco,nella consapevolezza che quest’ultimosia un bisogno ma anche un diritto. Ibambini possono così usufruire di unavarietà di materiali ed utensili per la-boratori creativi ed espressivi, speri-mentarli liberamente e con il supportodi operatori opportunamente formati.Alcune ludoteche, è il caso ad esempiodella ludoteca di Camucia, offronoanche un nuovo servizio per gli alunnidella scuola primaria e secondaria diprimo grado. Si tratta dello “Spazio

Compiti” nell’ambito del quale i ra-gazzi possono eseguire i lavori asse-gnati a scuola, insieme ai propricompagni.

IL NONNO RACCONTAI miei trisnonni avevano una fattoria,lavoravano i campi, allevavano il be-stiame, facevano il pane in casa: colti-vavano il lino, lo filavano e lotessevano dopo aver messo le pianteraccolte a macerare nelle acque delfiume per liberarne le fibre. Di quel pe-riodo in casa mia si conserva un fusodi legno di faggio. La nonna si ricordache il 24 giugno, la mattina del giornodi S. Giovanni gli uomini e le donne silavavano le mani e il viso con l’acquadi una bacinella, dove per tutta la notteerano stati lasciati in infusione petali difiori raccolti nei campi compresi quellidi S. Giovanni. Ciò portava benesserefisico, inoltre andando a messa porta-vano con sé il profumo di quei fiori chesi diffondeva per tutta la chiesa inonore del Santo.I figli erano abituati a dare del voi aigenitori in segno di rispetto e anchequando gli rispondevano male, abbas-

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senta vari tipi di paesaggi: pianeg-giante, collinare e montuoso, che pos-sono essere ammirati e vissuti per illoro fascino. La città di Cortona apparedistesa sulla collina e, da lì, abbassandolo sguardo, si può ammirare la campa-gna fino ad arrivare al Monte Amiatache si intravede in lontananza. Vice-versa, se alziamo lo sguardo, vediamola catena di montagne alle spalle.Per addentrarsi in questa meravigliosanatura, sono stati predisposti percorsitrekking percorribili a piedi, in bici, inmountain-bike e a cavallo. In pianurala “Via Paleontologica” permette di im-mergersi in una natura fatta di colli-nette e valli ricoperte da floraautoctona, vigneti, uliveti, filari di gelsie campi lavorati, che creano un pae-saggio variopinto ed allo stesso temporilassante. Salendo i pendii dei monti

abbiamo la possibilità, percorrendo il“Sentiero dal Trasimeno alla Verna”, diinerpicarci verso il Monte Ginezzo esoffermare l’attenzione sui vasti pratiricoperti di erba verdissima e di fiorel-lini di tutti i colori, tra i quali a marzoil bellissimo e utilissimo croco bianco eviola, da cui si ricava lo zafferano. Tuttavia ogni angolodel Comune di Cor-tona merita di esserevisto per le immensebellezze storiche, arti-stiche e naturalistiche.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?In tutto il Comune sono presenti moltiluoghi di svago e di divertimento.Innanzitutto si può praticare equitazionea Farneta dove c’è, oltre ad un’aziendaippoturistica e ad una scuola di maneg-gio, un ippodromo comunale.

Molti sono anche gli impianti sportividislocati in tutto il territorio: campi dagolf, da tennis, da calcio, piscine e pa-lestre private e comunali.In estate vengono organizzati in tutto ilComune i Campi Solari (“Stragio-cando”, “Chicchi di Grano”), tenuti daoperatori esperti che intrattengonobambini e ragazzi per buona parte

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dell’anno: sagra della castagna, delfungo porcino, della bistecca (la famosachianina), del cinghiale, della lumaca,del piccione, della pastasciutta, dellaporchetta, e infine della ciaccia fritta edella bruschetta. Queste ultime si svol-gono nei mesi di novembre-dicembre inoccasione della raccolta e spremituradelle olive prodotte dalla maggior partedella popolazione locale. Gli olivi carat-terizzano infatti tutta la parte collinaredel nostro territorio e l’olio cortonese èuno dei prodotti tipici più richiesti per lasua fragranza e bontà .

RicetteCiaccia fritta Ingredienti: farina, lievito, sale, acqua,olio di oliva extra vergine nuovo.Preparazione: impastare la farina con

lievito, sale, e acqua; lasciare lievitareper tre ore circa; spianare delle piccoleporzioni d’impasto e ricavare delleciaccine alte circa 5 mm; friggerle nel-l’olio extravergine di oliva nuovo bol-lente; asciugare, salare e servire bencalde accompagnate da un buon bic-chiere di vino novello del territorio.BruschettaIngredienti: fette di pane toscano raf-

fermo, aglio, sale,olio extra vergine dioliva nuovo.Preparazione: abbrustolire le fette dipane toscano raffermo da entrambe leparti, strofinare il pane con l’aglio,mettere il sale e l’olio di oliva nuovo.Mangiare subito e accompagnare conbuon vino novello.

42 Alla scoperta della Val di Chiana

savano la testa e continuavano a rivol-gersi a loro con il voi, senza replicare.Si parlava perlopiù in dialetto e perdire a casa dicevano: “a chesa” La miabisnonna, quando era in disaccordocon le sue figlie e non riusciva ad avereragione, diceva: “accidente a val-tre’nco’!”

Un gioco infantile che è arrivato fino ame consiste nel toccare la schiena di unaltro con una, due, tre o cinque dita e,chiedere di indovinare: “chiccheri ngan-gheri chicchirighi, quanti corni stannoqui?” E quello doveva indovinare. Unaltro gioco in uso in quelle sere lon-tane, dopo cena si faceva con un bot-tone che veniva fatto frullare con un filoda cucire, come fosse una trottola.Da qualche parte in casa mia ci sono

gli appunti della mia bisnonna. Lei la-sciò la campagna giovanissima per an-dare a vivere in città. Ma nei suoiultimi anni ha manifestato sempre rin-crescimento per quella scelta e perquel genere di esistenza lasciata, cer-tamente di più sacrificio, ma dove lagente si rispettava di più e sembravache si capissero meglio certi valoridella vita.

PANCIA MIA FATTI CAPANNA

Molte sono le tradizioni culinarie delterritorio cortonese, lo dimostra il nu-mero elevato di sagre gastronomiche diprodotti tipici presenti in tutto il corso

MISTERI E LEGGENDEDardano re di Corito, fondò Troia.Morto Dardano, la città fu conquistatae bruciata dai Greci. I Troiani soprav-vissuti scapparono e, dopo un lungoviaggio, approdarono nel Lazio dovefondarono Roma. Infatti, un detto po-polare afferma che Cortona è lamamma di Troia e la nonna di Roma

BRICIOLESi racconta che al tempo degli scavi Don Sante era la disperazione degli operatoridi ruspe. Sempre presente ai lavori munito di stivali e vanga osservava attentamente. Al-l’affiorare di un minimo reperto diceva: “Alt!” e cominciava a scavare. Fermava i la-vori di continuo, talvolta per mesi.

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Scuola PrimariaMattia Moneti di Pergo(Cotona)Classi IV e V

ALLA CONQUISTA DI PERGOLa frazione di Pergo fa parte delComune di Cortona ed è situata nelversante orientale della Val di Chiana.Sorge a 325 m.s.l.m. e dista pochichilometri dal Lago Trasimeno.L’origine del suo nome deriva da“Perga”, cioè fienile o capanna ed è le-gato all’attività agricola. Secondo al-cuni studiosi, non è da escludere che lasua denominazione provenga da unnome di persona etrusco:“Percenas”.Il piccolo abitato, sorge nellavalle del fiume Esse di Cor-tona chiamato così, perchénel corso dei millennil’azione di erosione e depo-sito, compiuta dal torrentefece assumere alla valle laforma di una grande esse. Già in epocaEtrusca e poi Romana, questa valle erapercorsa dall’antichissima strada, checongiungeva Cortona con la Valle Ti-berina passando vicino al Lago Trasi-

meno e i cui restisono visibili an-cora oggi. Nel217 a.C. la Vald’Esse fu ancheteatro della Bat-taglia sul Trasi-meno, quando lemilizie romane fu-ro no sconfitte dai Cartaginesi.Nella parte alta del paese si trova ilSantuario Madonna del Bagno. La chie -sa, dedicata alla Madonna che allatta,fu costruita nel 1576 su disegno di LucaBerrettini, nipote dell’artista Pietro daCortona. È a unica navata con tre altari

seicenteschi ed è chiamatacosì perché costruita in unazona dove, in età romana, sitrovavano i bagni di acquesulfuree, efficaci contro larogna e le malattie degliocchi. In questa chiesa, dive-nuta fonte Galattofora, ricor-revano a pregare tutte le

madri che non avevano latte a suffi-cienza per i propri figli.Un’altra importante caratteristica diPergo sono le ville delle persone no-bili, sorte in antichità, tutt’ora abitate

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una, effettuata con la guida ambientale,dove il cammino è stato difficoltoso,ma divertente per la presenza di pozzed’acqua e molto fango per una recentenevicata. Arrivati nella parte alta dellacollina abbiamo ammirato un bellis-simo paesaggio ricco di vegetazione ealcune case in lontananza; da un latotutta la Val d’Esse, all’orizzonte Cor-tona, dall’altro il lago Trasimeno con lesue isolette.All’interno del bosco abbiamo visto al-cune piante con delle piccole striscebianche e rosse, che indicano un sen-tiero, in modo tale che una personanon corra il rischio di perdersi. Laguida ci ha spiegato inoltre che nelbosco c’è una prevalenza di cerro, ro-verella e carpino nero e presenza dipiante arbustive, quali il ginepro el’erica. In più se siete fortunati, poteteincontrare alcuni animali come: ca-prioli, cinghiali, volpi e lepri.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?La nostra zona è molto favorevole peri giochi all’aria aperta, perché, abi-tando in campagna, quasi tutte le abi-tazioni hanno intorno giardini in cui noibambini ci divertiamo tutti i giorniquando il tempo è bello. I pomeriggi ciritroviamo spesso a casa di qualcunaltro, perché più siamo, più ci diver-tiamo. Così con i fratelli, cugini e amicigiochiamo a nascondino, a “strega co-manda colore”, a “campana”, a “rubabandiera” oppure ci arrampichiamosugli alberi facendo una gara.In spazi più grandi, come il campo

sportivo di Pergo o nello spazioso cor-tile della nostra scuola, oltre a fare gio-chi divertenti, pratichiamo anche quelliche ci mantengono in forma. Alcuni diquesti sono: il salto con la corda, legare di corsa tra amici, partite di calcioe pallavolo o gare con il monopattino e

lo skateboard. Inoltre siamo ancora piùentusiasti, quando facciamo piccole gitein bicicletta nei viottoli sterrati o pas-seggiate lungo il torrente Esse. Certe volte però capita di essere da

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dagli eredi e trasformate in agriturismio sale per i ricevimenti. Precisamentela villa Passerini ebbe tra i suoi espo-nenti più importanti il cardinale SilvioPasserini mentre la villa TommasiAliotti prende il suo nome da una dellefamiglie più importanti della zona. Quihanno sede sia la Scuola dell’Infanzia“Gianni Rodari” che la Primaria “MattiaMoneti”, frequentate dai bambini ditutta la Val d’Esse.

AVVENTURE NELLANATURAPergo è circondato da una campagnaricca di boschi, uliveti, vigneti e campi.Durante le nostre passeggiate rima-

niamo affascinati dal silenzio e dallabellezza del territorio; siamo semprealla ricerca di nuove aree di interesseambientale.

Il maestoso e secolare platano di VillaPasseriniUn elemento caratterizzante della zonaè un platano secolare che si trova al-l’interno del grandioso giardino di Villa

Passerini. È un vero monumento natu-rale, piantato nel 1611, è alto 16 metri,con una chioma cha ha raggiunto i 40metri di diametro, anche se privo diparte della chioma distrutta dal ventoe da un fulmine. Questa pianta è dav-vero spettacolare: i suoi rami sono tal-mente grandi e pesanti da arrivare atoccare a terra. Poi gradualmente, sipassa agli uliveti, ai frutteti, ai vignetie si arriva a un giardino all’italianafatto di siepi di bosso, vasi di limoni,magnolie, camelie e rose. Insomma sa-rebbe proprio un peccato non visitarlo,anche perché la villa insieme al suoparco fanno parte dell’elenco dei Mo-numenti Nazionali d’Italia.

Le gite nel boscoConsigliamo a chi viene a visitare lanostra zona, una bella camminata neisentieri del bosco. Noi ne ricordiamo

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formate con il rocchetto del filo da cu-cire. Per entrambi, un altro gioco erafare la guardia ai maiali nei campi,anche se in realtà era un vero e pro-prio lavoro. La sera dopo cena, datoche non c’erano né radio né televi-sione, tutta la famiglia o più famiglie siriunivano davanti al focolare per rac-contare storie, leggende o le loro gior-nate di lavoro. All’inizio di ogniinverno, invece “Segavano la Vecchia”cioè salutavano la vecchia stagionecantando e ballando.

PANCIA MIA FATTI CAPANNALa Sagra del Cinghiale che si tiene afine luglio nel paese di Pergo è la piùrinomata, dove vengono gustati piatti abase di cinghiale, cacciato nei nostriboschi. Le ricette che presentiamo sonosemplici e genuine, preparate con iprodotti che sono a disposizione della

cultura contadina, ma nonostante ciòrisultano molto gustose e ricercateanche dai turisti che vengono a visitarele bellezze del nostro comune. Vi piac-ciono le zuppe? Eccone una che man-giavano anche i nostri nonni quandoc’era la miseria.Minestra di pane. Ingredienti per 6 per-sone: 1 ciuffo di cavolo nero; ¼di cavoloverza; 1 mazzetto di bietola; 1 porro; 1cipolla; 2 patate; 2 carote; 2 zucchine;2 gambi di sedano; 300 g di fagioli; 2

pomodori maturi; olio extra vergined’oliva; sale e pepe; 250 g. di pane ca-salingo raffermo.Lasciare in ammollo i fagioli per circa12 ore. In una casseruola mettere l’olio

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soli e dopo i compiti, ci divertiamo aportare a spasso il cane, oppure rima-niamo in casa a giocare alla play-sta-tion o a guardare la televisione. Piùcresciamo, più ci rendiamo conto chesiamo bambini davvero fortunati, per-ché molti nostri coetanei vorrebberoluoghi come questi in cui poter giocare,ma devono stare per lo più in casa. Noinon siamo affatto dispiaciuti se, nel no-stro paese non abbiamo un grande giar-dino pubblico, come quelli delle grandicittà, perché così ogni giorno riusciamoa divertirci in modo diverso. Quindi ciimpegneremo a non sciupare il nostroterritorio.

IL NONNO RACCONTAI miei nonni raccontano che quando

erano piccoli c’era tanta povertà e pen-sate che in una casa ci potevano abitaretre nuclei familiari tutti insieme. Erano per lo più famiglie di contadini ela loro vita era molto dura. Per gli uo-mini la giornata iniziava la mattina pre-sto con il “governare” le mucche, ivitelli, i maiali ecc, poi pulivano le lorostalle ed infine andavano a seminare ezappare i campi oppure potare viti edulivi. Ma non mancavano le persone chepraticavano gli antichi mestieri come: ilfabbro, il falegname, lo stagnino, il me-diatore, il calzolaio, il pesciaio, il pel-laio, l’arrotino o il canta storie. Invece ledonne tessevano la lana, la canapa, ilcotone per cucire gli abiti ai loro ma-riti e figli, cucinavano e allevavano ani-mali da cortile.Ogni anno, nei mesi di ottobre e no-vembre, aspettavano impazienti la rac-colta dei “marroni”, cioè le castagne,e la battitura del grano, a fine giugnoinizi di luglio. In queste occasioni lepersone erano particolarmente feliciperché mangiavano cibo nutriente im-possibile da trovare durante gli altrimesi. Mentre andavano a lavorare can-tavano canzoni celebri a quei tempicome “Quel mazzolin di fiori” o “Bellaciao” oppure intonavano stornelli in-ventati lì per lì.I giochi non c’erano, quindi i bambiniusando la loro immaginazione e sem-plici materiali come legno, stoffa, sassi,segatura, li costruivano da soli. Le fem-mine realizzavano anche bambole conle pannocchie di granturco, invece imaschi giocavano con le macchinine

MISTERI E LEGGENDELe persone del luogo dicono che nellaVal d’Esse, teatro della battaglia sulTrasimeno morirono tanti soldati; cosìper tre giorni acqua e sangue sgorga-rono nel torrente Esse. Nella villa Tom-masi Aliotti tutti coloro che viabitarono avvertivano tutte le nottistrane presenze, perché si racconta,che era infestata da fantasmi. Perciò èrimasta disabitata molti anni fino adessere venduta ad una cifra ridicola.

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Scuola PrimariaCurzio Venuti di Sodo (Cortona)Classe V

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con uno spicchio d’aglio e soffriggere,aggiungere il pomodoro e cuocere len-tamente. Tagliare a dadini, patate, ca-rote, cavolo, sedano e cipollaprecedentemente lavati. Mettere tuttele verdure nella casseruola con il po-modoro, aggiungendo sale e pepe. Poiaggiungere i fagioli e la loro l’acqua dicottura e cuocere il minestrone percirca 1 ora. Disporre la ribollita in unazuppiera, alternandola con fette dipane tostato. Completare con olio e apiacere qualche fettina di cipolla.Ciacce fritte. Con la pasta con cui lenostre nonne ci facevano il pane, siformano delle palline che si stendonoin modo circolare con il mattarello e sifriggono in olio extra vergine d’oliva.Si mangiano appena calde, con sale ocon zucchero a piacere. Ed ecco pronta

una sostanziosa merenda!Nei mesi invernali un altro piatto tipicoè la bruschetta con l’olio nuovo, cioèfette di pane abbrustolite e condite conaglio e olio. Non si possono dimenti-care tagliatelle e pici al sugo di ciucio(oca), gli arrosti misti ed infine i dolcisemplici ma nutrienti come il casta-gnaccio, dolce con farina di castagnee durante il Carnevale lecchiamoci ledita con gli stracci, tipici dolci, conzucchero, farina e uova, poi fritti econditi con zucchero a velo.

BRICIOLEPROVERBIFa più un vecchio su un cantone cheun giovane su un campone.Sotto la neve ci sta il pane sottol’acqua ci sta la fame.DETTITanti galli a cantar non si fa maigiorno.Chi vuol fare un buon vino, zappi epoti a San Martino.FILASTROCCHESeghin, seghin, seghiamotre soldi guadagnamoun pel paneun pel vinoun per il povero Segantino.

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dere una bella scalinatacompletamente recupe-rata. Non sappiamocon sicurezza cosarappresenta (gliEtruschi sono sem-pre misteriosi!!): proba-bilmente era un altare per cerimoniereligiose. I gradini sono molto alticome se fossero il simbolo della faticaper accedere al mondo ultraterreno.Alla base si trova una statua con un

leone che combatte con un uomo:l’eterna lotta tra la vita e la morte.Se è una bella giornata ti divertirai ese non c’è nebbia guardanti intorno;puoi vedere la magnifica Cortona.Curiosità: in dialetto i tumuli vengonochiamati meloni, per la loro caratteri-stica forma tondeggiante.

AVVENTURE NELLANATURAIl Sodo si trova in un punto d’incontrodi varie strade, si può andare a Cor-tona, a Camucia, alla Fratta, ad Arezzoe verso la montagna Cortonese.Durante le belle giornate è piacevole edivertente fare lunghe passeggiate,

partendo ad esempiodal fiume che costeg-gia il Tumulo II, doveè stata realizzata la

pista ciclabile che vo-lendo per chi è allenato può

percorrerla fino a Foiano dellaChiana. Invece per chi ama il trekkingè possibile percorrere i vecchi sentieriche salgono sulla montagna Cortoneseuno ad esempio ancora oggi è prati-cato il 2 agosto per il perdono d’As-sisi, infatti molte persone partono dalbar del Bardi a Tavarnelle e salgonofino all’Eremo delle Celle di Cortonaluogo mistico di riflessione e pre-ghiera. Lungo questi sentieri si pos-sono vedere tanti tipi di alberi, comeolivi, alloro, querce, castagni, lecci, nelmese di maggio anche dalla nostrascuola si scorgono delle macchie digiallo che sono le ginestre. Cammi-

nando qualche volta, se si è fortunati,si possono intravedere tra i rami lelunghe code degli scoiattoli e per terrale impronte dei cinghiali, si può incon-trare lepri, istrici che arrivano fino alcentro abitato di S. Pietro a Cegliolo el’immancabile volpe che ogni tanto fa

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ALLA CONQUISTA DEL SODO La nostra scuola “Curzio Venuti” sitrova in località Sodo nel comune diCortona. Cortona in etrusco Curtun,era una delle 12 città più importantidell’Etruria: sdraiata su una collina aldi sotto del Monte Sant’Egidio si affac-cia sulla Valdichiana e su parte delLago Trasimeno. Franco Migliacci (can-tautore nativo del luogo nella canzonededicata proprio a Cortona dal titolo“Che sarà” la descrive come un vec-chio addormentato). Su un lato della mura di Cortona tro-viamo la Porta Bifora o Ghibellina, lacui doppia apertura probabilmente ri-sponde a riti funebri: la zona infatti ècollegata visivamente con i Tumuli delSodo.Per visitare il Tumuli I e II devi recartiin località Sodo, e proseguire versol’incrocio costeggiando il fiume Loreto.

Il Tumulo I fu rinvenuto nel 1909, ap-pare come un monte di terra ricopertoda vegetazione e alberi, sotto il qualesi trova la tomba. Per accedere c’è unlungo corridoio chiamato dromos. En-trato in questa tomba trovi due stanzea destra, due stanze a sinistra e una infondo, sormontata da un arco a volta(furono gli Etruschi a inventarlo). Inqueste tombe venivano sepolte le fa-miglie più importanti. Se guardi benenella seconda stanza a sinistra c’è unaiscrizione etrusca su tre righe, cheparla della famiglia che vi è sepolta.Per andare al Tumulo II torni verso l’in-crocio prendi la prima stradina sterratasulla sinistra e pochi metri dopo troviun grande recinto che lo protegge.Questo Tumulo fu rinvenuto nel 1991 gliscavi hanno permesso di portare allaluce diverse tombe, separate le unedalle altre. In una di queste puoi ve-

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serma dei Vigili del Fuoco. È compostodal campo sportivo, dal campo di cal-cetto e dal bocciodromo; la nostrascuola è stata invitata dall’associazionebocciofila per far conoscere il gioco

delle bocce soprattutto alle nuove ge-nerazioni. Questo centro piace alle fa-miglie perché qui i bambini hannomolto spazio per giocare senza peri-coli. C’è anche un piccolo bar e du-rante le feste sportive funziona ancheun piccolo ristorante. D’estate si svol-gono diverse manifestazioni sportivedurante le quali avvengono cene, conmenù tipici toscani come: la pasta conil sugo d’ocio, l’arrosto, il cinghiale(molto cacciato nelle colline circostantidella Contadina) e le serate sono allie-tate da orchestre locali e giochi.

IL NONNO RACCONTA“Quando ero piccolo erano gli anni 30. Incasa io ero fortunato perché il miobabbo aveva un’impresa edile e aveva

fatto tanti lavori, ma la maggior partedella gente non aveva nemmeno ilbagno in casa! Non c’era la corrente, néil riscaldamento e neppure l’acqua calda.Avevamo il camino e la stufa a legna. Ilmio babbo aveva fatto un impianto chescaldava un recipiente e veniva l’acquacalda ma nessuna famiglia nei dintornil’aveva. Nelle camere c’era freddo e cosiportavamo lo scaldino a letto. Non ave-vamo il telefono e neppure la televisionee solo nel 1936 mio fratello, che era un

tecnico bravissimo, comprò i pezzi e co-struì una radio. Tutti gli operai del miobabbo e i vicini di casa la sera venivanoa casa nostra per ascoltare la radio. Aquei tempi le persone che sapevano leg-gere erano poche ed il mio babbo leg-geva il giornale a voce alta anche per glialtri. Non c’era la lavastoviglie né la la-vatrice e neppure i detersivi e la miamamma usava la cenere per pulire ipanni; se rimanevano grigiastri li sciac-quava al fiume. Io stavo in campagna, aMontalla, e la mia mamma allevava polli

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razzia nei pollai della zona. D’estatequando le more sono mature e an-diamo a raccoglierle è possibile incon-trare oltre agli innocui serpentelli dicampo anche le pericolose vipere. Passeggiare non vuole dire solo guar-dare ma anche sentire gli odori delbosco, come la lavanda, il finocchioselvatico (che in piena estate i nonniancora oggi lo raccolgono e poi lofanno seccare al sole per usare in cu-cina come condimento di carni arrosto)in autunno si possono raccogliere ifunghi porcini e si sente l’odore dellefoglie bagnate.Salendo per la Contadina invece ab-biamo di fronte un panorama meravi-glioso, ci ritroviamo Cortona di frontecon le sue mure etrusche, la parteesterna del Duomo, S. Maria Nuova, si

vede la facciata di S. Margherita, laFortezza di Girifalco.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?Nella nostra classe gli alunni proven-gono da diverse località del Comune diCortona e i luoghi di ritrovo per i no-stri giochi sono dislocati in più zone,anche perché in località Sodo non esi-ste uno spazio verde dove potersi ri-trovare a giocare.Il luogo dove andiamo noi di solito agiocare sono i giardini “Rondò” di Ca-mucia. Gli spazi però sono limitati,quindi bisogna andare altrove: di so-lito ci rechiamo alla piscina comunale oal campo da calcetto vicino alle scuolemedie di Camucia. Per questo motivoci piacerebbero altri posti dove pergiocare e spazi liberi per divertirsi. Nel

nostro Comune mancano le seguentistrutture: campi da basket, una pistada pattinaggio, un campo da rugby. Inquesti spazi noi ragazzi potremo oltreche fare sport, parlare, leggere, can-tare e tante altre cose piacevoli pertutti. Per i bambini che vivono nelle zoneadiacenti alla Scuola del Sodo l’unicopunto d’incontro è il centro sportivo diTavarnelle che si trova vicino alla ca-

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pinze per maneggiare itizzone di brace. Si alleva-vano suini, ovini e bovini;venivano cacciati il cervo,il capriolo e la lepre. Con-dimento ideale per ognicibo era l’olio di oliva, diqualità eccellente, così come il vino, in-fatti ne sono testimonianza il rinveni-mento di anfore etrusche.Panzanella La panzanella era una cena tipica delleserate afose di luglio oppure quandoal campo quando si doveva mangiarequalcosa, interrompendo, nelle col-mate, il lavoro dei campi.Oggi è servita anche nei migliori risto-ranti, come antipasto.Ingredienti per 6 persone: 500 gr. paneraffermo (meglio se secco di parecchigiorni), 2 pomodori ben maturi, 1 ce-triolo, mezza cipolla, un ciuffo di basi-lico, olio di oliva, aceto di vino, sale q.b.Passare il pane in acqua, quando ètutto morbido, si prende con le mani estrizzarlo, sbriciolarlo in una ciotola eaggiungere gli ortaggi tagliati a pez-zettini, il basilico spezzettato a mano,

il sale, olio e aceto inabbondanza.Mescolare bene e la-sciare insaporire perqualche ora e poi ser-virla.

56 Alla scoperta della Val di Chiana

e conigli e coltivaval’orto. Così mangiavamo:patate, fagioli, cipolle,gnocchi, pasta e fagioli.La carne era un lusso e lamangiavamo solo 2 voltea settimana. La mia mam -ma faceva il pane fatto incasa che durava anche 2settimane senza indurirsi!Il pane toglieva la fame ecosì si mangiava anchecon l’uva e con il coco-mero!Finché eravamo giovani indossavamocalzoni corti e alla zuava e i calzettonilunghi anche in inverno. Non avevamo giocattoli ma ci diverti-vamo con poco: giocavamo a pallone,ma il pallone lo facevamo con carta ap-pallottolata e stracci legati sopra… madurava poco! Le bambine avevano bam-bole di pezza o di porcellana. Poi gio-cavamo al fiume a tirare i sassi equando era estate facevamo anche ilbagno e ci divertivamo anche a pescare.Le strade non erano asfaltate, ma tuttesterrate, a parte il centro storico diCortona che era lastricato. Io andavo

da Montalla a Cortona ascuola a piedi e quandoero più grande il miobabbo mi comprò la bi-cicletta per andare allemagistrali a CastiglionFiorentino. Le stra de nonerano pericolose perchédi macchine in giro ce neerano veramente poche!”

PANCIA MIA FATTICAPANNA

Gli Etruschi venivano chiamati dai Ro-mani gastriduloi cioè schiavi dello sto-maco per i loro sontuosi banchetti eper la passione per il cibo. Posidoniodi Apamea (filosofo e storico del 135a.C.) così ne parla: “presso gli Etruschidue volte al giorno si apparecchianomense sontuose, e tappeti variopinti ecoppe argentee di ogni specie, ed èpresente una folla di belli servi, adorni,di vesti sontuose”.La loro alimentazione di base consi-steva in cereali, soprattutto farro, orzoe grano, infatti, negli scavi archeolo-gici sono stati ritrovati cariossidi difarro carbonizzati.Nei tempi più antichi erano frequenti leminestre di cereali (di farro) e legumi (difave), come le gustose zuppe di verdure(una in particolare l’acquacotta), le sfa-rinate di cereali erano utilizzate per farefrittelle e focacce. La frutta poteva es-sere degustata fresca o fermentata in be-vande a scarso tenore alcolico. La carneera bollita ed arrostita. Sono frequentinei corredi delle tombe: alari, spiedi e

MISTERI E LEGGENDEPonte di San Pietro Davanti alla chiesa di San Pietro c’è un ponte diferro (tuttora presente) che attraversa il rio diS. Pietro; fu fatto saltare per coprire la ritiratatedesca nel ’44, fu ricostruito dal reparto “Genio” inglese con parti di camion da tra-sporto. Nel Medioevo c’erano mulini ad acqua, dei quali ormai si sono perse le tracce.Negli anni ’60 sono state ritrovate pale a cucchiaio. L’acqua viene dalle montagnedella Contadina e sfocia nel Loreto fiume che passa vicino alle tombe del Sodo.

TRADIZIONIOgni anno per l’8 dicembre a San Pie-tro a Cegliolo c’è la Sagra della ciacciafritta, e nel pomeriggio si tiene il “pre-mio di Poesia in dialetto chianino”.Ecco qui di sotto una poesia in dialettoscritta da un’alunna della classe perl’occasione:Cagnolini birichiniCe son du cagnolinibirichini che aletto nel divano vogliono sté.Però, la mamma brontolonae noiosetta li fa durmìtu la cuccetta.Ma loro son furbettie quando se ne arvàdopo un minutoc’armonteno de già.

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59Foiano della Chiana

Scuola Primaria Galileo Galilei Classe IVScuola Primaria Vittorio FossombroniClassi IV A, B

FOIANO DELLA CHIANA

Alla scoperta dellaVal di Chiana

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61Foiano della Chiana

viene portata fuori solo durante la Set-timana Santa, per il Volo del Sabatosanto e il Rullo di Pasqua, con lo scop-pio ininterrotto di migliaia di casta-gnole. A Pozzo, pochi chilometri daFoiano, si trova il tempietto di S. Vit-toria, costruito in seguito alla vittoriadei fiorentini sui senesi, alleati con ifrancesi (Galli) da cui il nome dellabattaglia di Scannagallo (1554), com-battuta sui terreni circostanti.Foiano è conosciuto come il paese delcarnevale più antico d’Italia. Forse nontutti sanno che qui c’è qualcosa diunico e prezioso: l’archivio Del Furia,

che conserva i negativi di migliaia difoto di Furio Del Furia, una preziosaraccolta che ci fa vedere com’erano Fo-iano e la Valdichiana nel Primo Nove-cento. Esplorando il nostro territorio,abbiamo capito che il nostro paese èricco di tante cose belle che vogliamoconservare e adesso gli vogliamo unpo’ più bene.

AVVENTURE NELLANATURASe vi piace andare in bicicletta o farepasseggiate nella natura, il Sentierodella Bonifica, lungo il Canale Maestrodella Chiana fa al caso vostro. In realtàil sentiero è una pista ciclopedonale

lunga ben 62 km che unisce Arezzo conChiusi e può essere percorsa sia daadulti che da bambini perché si svi-luppa in pianura. Viaggiando lenta-mente è possibile entrare nel passato,quando il fiume “Clanis”, da cui ilnome Chiana, scorreva verso sud e lesue acque confluivano nel Tevere at-traverso il fiume Paglia. Al tempo degliEtruschi e dei Romani la fertile Valdi-chiana era chiamata il granaio d’Etru-ria, ma dall’XI sec. d.C. la Chiana siinterrò, la valle si allagò e rimase oc-cupata da una grande palude per bencinque secoli. Gli abitanti del luogo pe-scavano, coltivavano erbe tintorie edusavano la palude come via di comu-nicazione spostandosi con barche dalfondo piatto. A testimonianza del-l’epoca dell’impaludamento oggi pos-siamo visitare la “Chiesa del Porto”.Nella zona si sviluppavano però anchezanzare che portavano febbri e mala-ria. Nel 1502, Leonardo da Vinci visitò

60 Alla scoperta della Val di Chiana

ALLA CONQUISTA DI FOIANODELLA CHIANAFoiano della Chiana è un bellissimopaese che sorge in collina, tra la Val-dichiana aretina e quella senese. Arri-vando lo vedi da lontano per la suatorre che si innalza sopra i tetti dellecase e che, ad ogni foianese, indica lastrada di casa. Essa ri-sale al 1781, distruttadai bombardamenti te-deschi nel 1944 e poiricostruita. Tutto il pa -ese è costruito con imattoni rossi perchél’argilla in Valdichianasi trovava con facilità.La parte più bella delpaese è quella più an-tica, racchiusa entro laprima cerchia di muradell’antico castello:Piazz’alta, con il Pa-lazzo granducale, i

suoi vi coli stretti e i piccolissimi bor-ghi. A questa bellissima cinta muraria,con tre torrioni di avvistamento, è stataaggiunta in seguito una seconda cer-chia di mura, di cui si conservano dueporte. Lungo il corso principale ci sonole Logge del grano, dove si conservavaappunto il grano raccolto, dentro ci-

sterne sotterranee. Per gli appassionatid’arte, Foiano è unameta importante per-ché qui si conservanomolte opere in terra-cotta invetriata di Luca,Andrea e GiovanniDella Robbia e il turistapuò seguire un vero eproprio “percorso rob-biano”. Nella chiesettadella SS. Trinità (1300-1400) si conserva lastatua lignea del Re-surrexit (1681) che

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63Foiano della Chiana

stro testamento viene bruciato inpiazza insieme alle nostre paure. Lanascita del Carnevale di Foiano, nellaforma conosciuta, risale ad oltre centoanni fa, ma la sua celebrazione comefesta è antichissima, 472 anni, ed èconsiderato il più antico d’Italia. Versometà Aprile c’è poi la Fiera del fiore edell’artigianato, dove in mostra, oltreai fiori, ci sono oggetti dell’artigianatoartistico. Ci sono bancarelle con i pro-dotti tipici della Toscana e altre re-gioni. La domenica si esibiscono gruppimusicali locali, artisti di strada cometrampolieri, truccatori e maghi. A fineMaggio, nella frazione di Pozzo dellaChiana, avviene la rievocazione storicadella Battaglia di Scannagallo, sangui-nosa battaglia tra Firenze e Siena, av-venuta il 2 Agosto 1554. Sembra divivere in un’altra epoca: il corteo sto-

rico, la battaglia, i combattimenti, glisbandieratori, il campo mercenario e lacena all’aperto, sono ben rappresentatie ricostruiti.La Festa della zucca e della Frutta, inOttobre, è un evento originale perchéè una gara di peso dei più grossi esem-plari di zucche giganti della Valdi-chiana e non solo. L’anno scorso havinto una maxi zucca di 480 Kg. Le vie

62 Alla scoperta della Val di Chiana

la “grande malata” e dipinse un ac-querello che documenta l’esistenzadella palude. Nel 1525 ebbero inizio ilavori per trasformare di nuovo la vallein una pianura fertile ad opera primadei Medici e poi dei Lorena che si av-valsero di importanti ingegneri idraulicitra cui il Fossombroni. La bonifica fuattuata per “prosciugamento”, sca-vando il Canale Maestro e per “col-mata” rialzando il terreno con detrititerrosi trasportati dai torrenti. Lungo ilsentiero è possibilevedere le opere dibonifica (colmate,ponti, canali, galle-rie, chiuse). Con labonifica fu attuatal’inversione dellaChiana perciò oggile acque del CanaleMaestro conflui-scono nell’Arnoprocedendo versonord. Spostandosilungo il sentiero èpossibile osservarele tipiche case co-loniche “leopol-

dine”, dove vivevano le famiglie deicontadini. Quest’anno, a primavera, sisono potute anche ammirare le cico-gne che hanno nidificato su di un tra-liccio della luce.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?Nel nostro paese non ci annoiamo mai.In inverno c’è il Carnevale; quattro do-meniche di festa, durante le quali perle vie del paese sfilano quattro grandicarri di cartapesta: Rustici, Nottambuli,Azzurri e Bombolo.Le imponenti opereartistiche, costruitecon grande impegnodai cantieristi, si“sfidano” in attesadel verdetto finale per decidere il vin-citore. Il re del Carnevale è Giocondo,che nell’ultimo giorno della manifesta-zione viene bruciato sotto forma di

grosso fantoccio dipaglia, ma primadella cremazioneviene letto, inversi, il suo “Testa-mento”: fatti e av-venimenti satiricidel paese. Il Car-nevale del martedìgrasso è dedicatoai bambini. Ascuola vengonorealizzati i costumie il proprio fantoc-cio di Giocondoche dopo la sfilatae la lettura del no-

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65Foiano della Chiana

le rive dei fiumi vicino a Foiano o dovelavoravano i muratori. L’ultimo baroc-ciaio di Foiano è stato il Bonci cheaveva due muli di nome Scandalo eRosetta. La balia era una donna cheaveva partorito da poco e allattava alseno il bambino di un’altra. Le donnericche avevano la balia perché è fati-coso allattare un neonato; le donne po-vere chiamavano la balia quando non avevano latte. A quei tempi non esi-

steva il latte artificiale e un neonatopoteva morire. La balia allattava incambio di soldi o di cibo. Due bambiniche avevano succhiato il latte dallastessa donna si dicevano fratelli di lattee si consideravano parenti per tutta lavita. Oggi esistono le baby-sitter e aFoiano c’è anche il baby parking perpoter lasciare il bambino quando lamamma ha da fare.

PANCIA MIA FATTI CAPANNAI ciambellini. Tipici di Foiano, i ciam-bellini vengono preparati in occasionedella Pasqua durante la Settimana

64 Alla scoperta della Val di Chiana

del centro storico e le vetrine dei ne-gozi sono addobbate con migliaia dizucche di varie forme e dimensioni.Non mancano le esibizioni di vari arti-sti e anche i ristoranti locali propon-gono menù a base di zucca.

IL NONNO RACCONTAI nonni ci hanno raccontato tante cosedella loro vita: i giochi che facevano, igiocattoli che costruivano, come con-servavano i cibi, come facevano il sa-pone con il grasso di animale, comelavavano i panni con la cenere e ilranno, come facevano i tessuti al te-laio. I nonni sono meglio di Internet:sanno delle cose che nessuno conoscee sapevano fare cose che nessunoadesso sa fare più. Abbiamo capito chetutto cambia nel tempo, anche i me-stieri. A Foiano un tempo si facevanodei lavori che adesso sono scomparsi.Il materassaio: Un tempo la gente met-

teva il fuoco sotto le lenzuola per ri-scaldare il letto, così spesso si bruciavail materasso e bisognava aggiustarlo.Anche se non era bruciato, ogni 2-3anni bisognava rinfrescarlo. Il materas-saio scuciva il materasso, lavava lalana e la cardava, sciogliendo i nodicon una specie di grosso pettine (dacui il famoso detto foianese “ora ticardo io”) così la lana tornava morbi-dissima e il materasso bello gonfio. Ilpellaio girava con una bicicletta con lacesta dietro e andava di casa in casaalla ricerca di pelli di coniglio, per poirivenderle ai produttori di pellicce ofeltro. Le pelli prima venivano essiccateal sole, quindi i luoghi dove venivanomesse in attesa del pellaio, erano puz-zolenti e pieni di mosche. Il barrocciaiopossedeva il baroccio, cioè un carrettodi legno che serviva a trasportare qua-lunque cosa: legna, carbone, mattoni,calcina, mobili. Era trainato da duemuli. Principalmente faceva la spola tra

MODI DIDIREBarrocciaioQuel che unn’am-mazza ingrassaMangia, non fare lo schizzinosoQuel cittino è inguastitoQuel bambino è tremendoSe me piglia il lupo manaroSe mi arrabbioNon fare Pipone (che fece mezzanottepe’ la via)Non fare tardi.Sei più coglion de Cacco che andava acoglie’ i baccelli con la scala.Sembri il cavallo de Cipicchione (cioèdel barocciaio, sempre pieno di lividi egraffi)Trovare una scarpina che entraTrovare il fidanzato o ganzoOra ti cardo io (ora ti sistemo)

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67Foiano della Chiana

fondendo altre delizie che arrivano daluoghi lontani. Si sa, le buone ricettepassano di bocca in bocca e subitovengono sperimentate. Molti foianesiormai hanno imparato a fare la pa-stiera napoletana. Si bolle il grano sa-raceno nel latte, insieme a un po’ diburro o strutto. Quando è diventatouna crema, si fa raffreddare e si versa

in un tegame aggiungendo ricotta,uova, zucchero, vaniglia, fiori d’aran-cio e crema pasticcera. Si lavora tuttoinsieme fino a rendere liquido l’impa-sto. Poi si versa sopra una teglia con-tenente la pasta frolla e si decora constrisce di pasta. A cottura ultimata, unpo’ di zucchero a velo. Volete un’ideaper le tradizionali uova pasquali? Ar-

riva direttamente dalla Romania.Bollite le vostre uova. Preparatediversi colori versando del co-lorante alimentare in un litrod’acqua, 3 cucchiai di aceto e 3cucchiai di sale grosso. Fatebollire il liquido per 10 minutipoi, a fuoco spento, mettetedentro le uova finchè non di-ventano gialle, rosse, blu. Unavolta tolte dall’acqua, strofina-tele con un panno morbido ba-gnato nell’olio per renderlebelle lucide.

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Santa. La dose è abbondante perché sifanno una sola volta all’anno e si man-tengono per molto tempo. Ingredienti:15 uova; 1,6 kg di zucchero; 300g diburro; 100g di olio; 200g di zuccherovanigliato; 350g di vinsanto; 2 arancespremute; scorza grattugiata di 2arance e di 2 limoni; 500g di fecola; 3,5Kg di farina 8 cartine di lievito. Prepa-razione: impastare gli ingredienti e for-mare delle palline, ungerle d’olio eposarle sul piano infarinato, formaredelle ciambelline girando con il dito in-dice al centro della pallina cuocere per15 min. a 180 gradi.Crostini neri. Ingredienti: “Coradelle” e

“ventricchi “di pollo, macinato di vi-tella, milza di vitella, cipolla e prezze-molo, olio, brodo di carne, capperitritati, acciughe e burro, sale q.b.Bistecca di carne chianina. È un tagliodi carne che ha nel mezzo un osso aforma di T. Viene tagliata alta circa 3-4 dita e cotta su brace ardente di legnadi querce. La bistecca deve essere gi-rata solo una volta e deve cuocere daitre ai cinque minuti per parte. Aggiun-gere olio, sale e pepe a piacere e …buon appetito!

Ricette e tradizioni di altri luoghi. A Fo-iano, da qualche anno, si vanno dif-

ANEDDOTIUna foto si può considerare un piccolo racconto di vita? Sì, anche grazie ai 6000negativi su vetro e pellicola che il farmacista e fotoamatore Furio Del Furia ci halasciato. “Furio Del Furia (1876-1932) farmacista per tradizione di famiglia, ve-dendo la camera oscura dello zio ne rimase affascinato e gli venne la passione perle foto.” Attraverso questi documenti possiamo leggere le piccole storie del pas-sato: immagini di paese e campagne, lavori nei campi, cortei, processioni, antichimestieri come le balie, i sensali, i bottai, le lavandaie, il ciarlatano, ma anche ritrattidi famiglie, amici, conoscenti, familiari e semplici paesani.

BRICIOLEA Foiano, il sabato santo, si ripete dal1681 una tradizione bellissima: il Volo.Gesù risorge volando sopra la folla. Amezzanotte la chiesa è piena di gente,le luci sono spente, il prete intona il Kiriee tutti fanno silenzio. Si sentono trecolpi fortissimi, come se qualcuno bus-sasse: le porte si spalancano, le luci siaccendono e appare la statua del CristoRisorto, portato a braccio da 8 personeche corrono verso l’altare mentre scop-piano le castagnole e la banda suona fe-stosa. È una grande emozione.

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Scuola PrimariaFrancesco DiniClassi IV A e B, VA e B

ALLA CONQUISTA DILUCIGNANOIl tesoro di Lucignano. Il palazzo co-munale sorge al centro della piazzaprincipale del paese. All’interno sitrova il museo dove sono custoditevarie opere d’arte. La più bella a ve-dersi è il cosiddetto “Alberod’oro”, alto 2 metri e 60,ricco di rame dorato, di ar-gento e di bellissimi smalti,protetto da una teca divetro. È detto “l’Albero di S.Bonaventura”, in quanto fuideato dai Frati di S. Fran-cesco del convento di Luci-

gnano, i quali si ispirarono ad unoscritto, “Albero della vita”, del loroconfratello, vescovo e cardinale, S. Bo-naventura da Bagnoregio (Viterbo).L’albero ha un piedistallo a forma digrazioso e artistico tempietto gotico.In cima è scolpito un pellicano, figuradi Cristo. Dall’una e dall’altra partespuntano e si proiettano sei rami, ter-minanti in splendide miniature dipinte.Questo Reliquiario a forma di albero è

un canto di lode a Cristocome Salvatore degli uo-mini, mediante la sua Croce.La nostra vita divina derivaappunto dall’albero dellaCroce. La figura del pelli-cano ci mostra quanto Gesùha fatto per noi, donandociil suo stesso Sangue, per la

LUCIGNANO

Alla scoperta dellaVal di Chiana

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71Lucignano

comitato di ex combattenti che chie-sero nel 1921 alla giunta Comune di eri-gere un monumento in piazza xxSettembre (ora piazza Caduti per La Li-bertà). Nel 1922 il comitato si sciolseper contrasti. Il nuovo comitato, costi-tuitosi nel 1924, decise di spostare ilmonumento presso il parco della Ri-membranza. Il 21 giugno del 1925, fi-nalmente si inaugurò il Monumento,opera dell’Architetto Cav. Bazzani.Tutto intorno “alla stele lanciata versoil ciel radioso”, (V. Dini) furono pian-tati tanti alberelli, dove venne appli-cata una targhetta in ferro con il nomedi chi aveva perso la vita in guerra. Dalracconto di un nonno abbiamo appresoche le targhette nel corso degli anni,però sono andate perse. Sulla stelesono riportati i nomi oltre che dei ca-duti sul campo, anche quelli decedutiper ferite e dei dispersi. Attualmente la

stele è un po’ rovinata: alla base pre-senta delle crepe e i nomi, in parte,nonsono più leggibili. In questa piccolaoasi verde mancano un po’ di pan-chine, dove potersi sedere per leggereun buon libro, parlare con un amico osemplicemente rilassarsi ascoltando ilcanto degli uccelli.Bosco Inglese Di fronte alla Torre delCassero, adiacente alla Porta di San.Giusto passando per i giardini pubblicitroviamo la fontana; a fianco un tempoc’era un grande tiglio con il troncotutto scavato dove i bambini si na-scondevano per giocare. Proseguendoin avanti sulla destra c’è la pista di pat-tinaggio costruita al posto della cosid-detta “Pinetina”. Qui si svolgeva ilmercato e all’ombra della pineta anchetante feste. Accanto, ci sono delle scaleche conducono in basso verso il BoscoInglese, costruite circa 20 anni fa. Fino

70 Alla scoperta della Val di Chiana

nostra salvezza. Per capire il significatoreligioso di questo Albero è utile rifarsialle indicazioni della Bibbia, dove, giàfin dalle prime pagine del libro sacro,i due alberi, che rappresentano il Benee il Male sono descritti come l’alberodella Vita. I sei rami che partono daltronco indicano i dodici mesi dell’annoin riferimento al libro dell’ Apocalisse,secondo il quale, tutti imesi dell’anno e, perestensione tutti i tempidella storia umana, por-tano frutti abbondanti.Una tradizione ricordache molti sposi, dopo lacelebrazione religiosa delloro matrimonio, veni-vano a visitare questo al-bero di Lucignano perprendere da Cristo, spo -

so insuperabile della Chiesa e delleanime, l’esempio di come ci si dona abeneficio della propria famiglia e perricevere tutte quelle grazie necessarieper la loro unione.

AVVENTURE NELLANATURAMonumenti ai Caduti Appena fuori

dalla porta di San Giusto,alla sua sinistra troviamola piazza del Monumentoai Caduti della primaguerra mondiale. Untempo la piazza si chia-mava Parco della Rimem-branza, ed era un’ areariservata alla fiera delbestiame. Nel 1919 per ri-cordare gli amici cadutiin guerra si costituì un

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73Lucignano

ci sono tanti giochi: scivoli, altalene,tunnel, fortini, dove sia bimbi piccoliche quelli più grandi possono giocaretranquillamente. Poco più in là c’è la“Pinetina” con una grande pista daballo dove i grandi organizzano lefeste più importanti mentre noi bam-bini la utilizziamo per giocare a calcioperché è molto grande e anche per an-

dare sui pattini. Da questa zona si ac-cede al Bosco Inglese, costituito daalberi molto grandi e da piccoli sentieriche conducono in aiuole riparate daalte siepi. Questo è un posto molto ro-mantico e i ragazzi s’incontrano quiper chiacchierare e stare insieme. Infondo al Bosco Inglese ci sono i campida tennis e spazi attrezzati per faresport e giocare a calcetto. Ma tutte lestradine di Lucignano i cosiddetti “Bor-ghi” e “Borghini” e le piazze e “piaz-zole” sono punto di ritrovo per noi

bambini da dove partiamo per le no-stre scorribande, magari per suonare icampanelli delle abitazioni e scapparevia, per organizzare qualche incontrodi calcio in Piazza del Tribunale o, an-cora giocare a nascondino a Piazzadelle Logge. Lucignano è un posto ma-gico e ogni suo angolo ci suggeriscequalche cosa da fare.

IL NONNO RACCONTALa festa della Maggiolata ha una du-rata di tre settimane e comincia laprima domenica di maggio. In questoarco di tempo i lucignanesi organiz-zano iniziative di vario genere: balli ecanzoni tipici, cene a base di piatti lo-cali, ma le iniziative più divertenti sonola sfilata dei carri e la battaglia deifiori. Le diverse contrade, ciascuna coni propri colori, costruiscono carri alle-gorici con fiori e persone vestite afesta. Gruppi folcloristici, di ogni parted’Italia, creano un corteo storico in-

72 Alla scoperta della Val di Chiana

all’inizio del secolo scorso, il boscorappresentava l’elegante giardino pri-vato del palazzo, prima dei signoriMancini, dopo della famiglia Dell’Ar-tino. L’edificio signorile si trova sullacerchia più esterna delle mura con unaltro ingresso all’interno del paese, sitoin via Roma. Il giardino era unito al pa-lazzo da una piccola galleria collegataad una bellissima e particolare scali-nata che portava in basso al bosco In-glese, senza passare per la strada doveancora oggi si trovano due cancelli,posti l’uno di fronte all’altro. Tuttal’area era molto curata, ricca di vege-tazione, statue e alberi secolari. Neiprimi anni settanta il giardino fu ven-duto dalla famiglia Dell’Artino al Co-mune di Lucignano, che lo aprì alpubblico insieme ai giardini pubblici. IlBosco Inglese rappresenta, con i so-vrastanti giardini un importante e bellaoasi di ricreazione e frescura per tuttigli abitanti e i turisti che visitano Luci-gnano. In questo prezioso posto tro-viamo lecci, pini, querce, percorsi perle passeggiate, aree di divertimentocome il “pallaro” (per giocare a bocce)e panchine per trascorrere pomeriggial fresco. Nel corso degli anni il Co-

mune ha eseguito diversi lavori perampliare e migliorare tutta la zona. Èstato costruito il campo da tennis e ilcampo da calcetto. Tuttavia questo de-lizioso spazio, necessita di aree ricrea-tive per anziani, adulti e bambini.

DOVE CI INCONTRIAMO AGIOCARE?Appena fuori da Porta San Giusto, in-gresso principale al centro storico lu-cignanese, ci sono i Giardini Pubblici,uno spazio verde con tanti alberi etante panchine, dove, nella bella sta-gione, le persone anziane si siedono achiacchierare mentre aspettano i nipo-tini che giocano. Nel centro dei giar-dini c’è una grande fontana, dovel’acqua zampilla allegramente. In fondo

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75Lucignano74 Alla scoperta della Val di Chiana

torno al paese. La Festa della Maggio-lata termina con la battaglia dei fiori.Tutti i partecipanti lanciano in aria i ga-rofani dei carri, si crea un’atmosferagioiosa con i fiori colorati che copronoogni cosa. Un’antica usanza del nostrocomune è la maggiolata. In tempi anti-chi la festa della Maggiolata auguravaai contadini un buon raccolto. Era unrito propiziatorio che consisteva nelpreparare diversi carri con le partico-larità della primavera. Talvolta un carropoteva essere ornato anche con pianteda frutto come ciliegi, peschi e fiori lo-cali. Lo scopo era quello di ricordarealla gente il risveglio della natura e laricchezza dei suoi “doni”. La sfilata siapriva, come accade oggi, con un “car-roccio” trainato da vacche chianine (ti-pica razza locale) che trasportavano ibambini delle scuole. Questi lanciavano

ai passanti fiori di ogni tipo. Ancoraoggi infatti vengono utilizzati moltifiori per organizzare questa affasci-nante iniziativa. La festa richiama allanostra mente le antiche tradizioni, pro-mosse ancora oggi da iniziative divario genere, come la Fiera del Ceppo,chiamata un tempo ”Fiera del Cap-pone”. E’ una festa popolare organiz-zata sempre in prossimità dellefestività natalizie. Promuove i prodottilocali, in particolare l’olio d’oliva. Untempo la gente si recava a questa fieraper comprare vestiti o animali da cor-tile, oggi è considerata una buona op-portunità per comprare i regali diNatale. L’atmosfera è scaldata con lavendita di vin brulé e canti gospel.

Ecco un canto tipico della festa dellaMaggiolata

MISTERI E LEGGENDELa maledizione di ”Beppana”Negli anni sessanta, in occasione della tradizionale Maggio-lata lucignanese, il Comune decise di aprire la sfilata deicarri fioriti con un carroccio medievale tirato da buoi. Maserviva una campana, i cui rintocchi dessero inizio, all’oraquarta (16) alla festa. Non sapendo dove trovarla deci-

sero di prenderequella della chiesadi San Giusto, pensandoche non sarebbe importato a nessuno, perchéquella piccola chiesina, dimenticata, stava percrollare. Ma il vecchio custode della chiesa nonaccettò che quella campana, i cui rintocchi ave-vano da sempre chiamato i pellegrini alla pre-ghiera, potesse ora suonare per dare inizio auna festa e arrabbiatissimo scagliò la sua ma-ledizione: “Almeno piovesse sulla vostra festa!”E da allora quando c’è la Maggiolata, poco otanto piove sempre e la gente pensa a Bep-pana e alla sua maledizione.

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77Lucignano

fare il soffritto, mentre cuoceva sul fo-colare la pentola dei fagioli che bolli-vano lentamente con una grossacotenna di maiale che, oltre a condirli,serviva da secondo piatto. Quandomancava il cavolo nero, la massaia cu-cinava altre verdure. Si usava il pane,che veniva fatto ogni dieci giorni, ve-niva spezzettato e messo in una zup-piera con tutte le verdure cucinate elasciato a riposare perché assorbisse ilsapore del brodo. La massaia faceva

sempre avanzare la zuppa per darlaagli uomini il mattino seguente comecolazione.Ricetta. Alla sera si mettono a bagno ifagioli. Il giorno successivo si scolano,si posano in acqua corrente e si les-sano in acqua salata. Quando i fagiolisono cotti, si scolano e l’acqua di cot-tura si conserva. Le verdure vanno la-vate, tagliate e messe in una pentolacon l’olio, cipolla, sedano, carote ta-gliate e pancetta. Dopo averle rosolate,si uniscono le patate a pezzetti, il ba-silico, il prezzemolo, il cavolo nero e laverza tagliata a strisce e i pomodorisbucciati. Poi si aggiunge metà dei fa-gioli e metà dell’acqua di cottura conacqua calda e un po’ di sale e pepe.Quando è cotta, la zuppa viene servitain una zuppiera dove sono state messefette di pane abbrustolito bagnate conl’acqua dei fagioli rimasta. Si versanopoi le verdure cotte e i rimanenti fa-gioli. Se la zuppa avanza, si fa ribollirecon un po’ di olio in una padella. Perquesto si chiama la “ribollita”.

76 Alla scoperta della Val di Chiana

O Lucignano amato - Maggiolata 1952Festa di primavera, festa d’amoreLa maggiolata è sagra d’ogni fioreDi giovinezza ci sussulta il cuoreRallegra tutti di novel vigore.Un profumo per l’aria ci circondaUn palpito gentil di pura ebbrezzaCi solleva con forza come un’ondaViver fa tutti in piena contentezza.RitornelloO Lucignano, o Lucignano amatoSi crede non commettere un peccatod’amor le vezzose tue donzellesemplici, original ma tanto belle,che nella maggiolataBrillano come stelleDi fiori ognuna ornataSon tante verginelle…

PANCIA MIA FATTI CAPANNALa ribollitaOccorrono: 1 kg. di cavolo nero (pri-

vato delle coste), 500 gr. di cavoloverza, 200 gr. di fagioli cannellini, 1costa di sedano, 1 carota, 1 cipolla, ba-silico e prezzemolo, 500 gr. di pomo-dori, 2 patate, 50 gr. di pancetta, ½bicchiere di olio, pane casereccio, salee pepe.Una volta la massaia, la donna di casache pensava alla cucina, si alzava pre-sto al mattino, al canto del gallo, per

BRICIOLEProverbiCan che abbaia non mordeChi dorme non piglia pesciLa gatta frettolosa fece i gattini ciechiChi la fa l’aspettiChi un’ha testa ha gambe.

Terminologia locale ‘un fa lo strullo!Se ti piglio te le dò!Alò!Oggi mi sò levata presto.Fermete!Se va?Oh babbo! La vista la mì mamma?Sé duro come le pine verdi

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79Marciano della Chiana

ALLA CONQUISTA DIMARCIANO DELLA CHIANAMarciano ieriLa storia di Marciano ha origini remote:è testimoniato, che la collina che attual-mente ospita il paese fu sede di abitatofin dall’epoca etrusca. Nel territorio diMarciano, in località Colle, furono ritro-

vati nel 1830 una statua di pietra raffi-gurante una sfinge, una tomba etrusca acamera con corredo funebre (museo diFirenze) ed una statua marmorea, “Iltorso virile”, datato V sec. a.c. (museoarcheologico di Arezzo). In seguito ilterritorio fu conquistato dai romani. Inseguito alle scorrerie barbariche si in-

MARCIANO DELLA CHIANA

Alla scoperta dellaVal di Chiana

Scuola Primaria Guglielmo Marconi di CesaClassi IV Scuola Primaria Enrico FermiClasse IV e V

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81Marciano della Chiana

e l’abside sono arric-chiti da numerosi eimportanti dipinti delrinascimento, tra iquali spicca la palad’altare “Madonnacol bambino e SS.Giacomo e Cristo-

foro”, attribuita a Bartolomeo dellaGatta.Fanno parte del Comune di Marcianole frazioni di Cesa, Badicorte e SanGiovanni dei Mori.

AVVENTURE NELLANATURAVicino a Cesa, si trova il Canale Maestrodella Chiana. Lungo questo canale c’è unsentiero lungo 62 Km che unisce Chiusicon Arezzo. È il sentiero della Bonificadove ci si può andare in bicicletta, fare

passeggiate o correre. In passato questazona era una palude, poi è stata bonifi-cata ed è diventata terreno fertile per laproduzione di frutta, farro, orzo e grano. Il percorso da fare è molto tranquillo edà l’opportunità di poter incontrare ani-mali della zona e volatili di vario tipo.È facilmente raggiungibile ed è possi-bile noleggiare le bici già sul posto.Puoi organizzareuna giornata alSentiero della Bo-nifica consultandoil sito web:www.sentierodel-labonifica.it

DOVEANDIAMO A GIOCARE?Il nostro tempo libero lo trascorriamoai Giardini detti Prato: lì ci troviamotutti i pomeriggi con gli altri bambini,si va in bicicletta o con il monopattino,oppure giochiamo a chiapparello apalla, a calcio e a preparare pozionicon le foglie. Ci piace andare giù per ilgreppo, che noi chiamiamo burrone, atrovare tanti tipi di rami, foglie e cor-tecce per le nostre pozioni che cuci-niamo dietro al monumento o nelloscivolo, o al muretto all’ingresso deigiardini venendo da Lucignano.In estate trascorriamo al Prato tutto ilnostro tempo libero, dalla mattina allasera; siamo un bel gruppo di bambini,molto affiatati e pieni di allegria; di so-lito ci accompagnano i nonni oppure lemamme.Anche i nostri genitori trascorrevano

80 Alla scoperta della Val di Chiana

sediarono nel borgo prima i Goti(IV e V sec. d.c.), poi i Longo-bardi (IV – VIII sec.). Verso lafine del XII secolo, già costituitoin Comune, Marciano entròsotto il controllo della città diArezzo. Nel 1384, dopo unbreve periodo di dominio se-nese, passò sotto il controllo diFirenze e allora fu eretto ilmassiccio mastio in laterizio ela porta–torre, accesso princi-pale al castello. In un periodo succes-sivo si combattè la battaglia tra Firenze

e Siena nella campagna tra Foiano eMarciano, detta “Battaglia di Marciano”(secondo il celebre dipinto del Vasari,Salone dei Cinquecento in Firenze) piùnota col nome di “Battaglia di Scanna-gallo” (2 agosto 1554), che sancì la vit-

toria di Firenze su Siena.In seguito Marciano faràparte del Granducato diToscana sotto gli Asburgo- Lorena fino al processo diunificazione d’Italia. Marciano oggiMarciano è un ridenteborgo medievale chesorge su un dolce colle

(m 320 slm) quasi al centrodella Valdichiana aretina, deli-mitato dai corsi d’acqua del Ca-nale Maestro della Chiana a este del Torrente Esse a ovest. E’facilmente raggiungibile ancheper chi viene da lontano, gra-zie alla vicina uscita dell’Auto-strada del Sole (A1) di MonteSan Savino.Oggi Marciano conserva, quasi

inalterata, la propria struttura fortifi-cata. La rocca e il mastio da poco com-pletamente restaurati, sono oggi sededi molteplici attività e iniziative: lacorte interna del cassero è stata co-perta ed ospita un vasto salone, all’in-terno del quale si svolgono convegni,conferenze, concerti (vedi quelli dellaFilarmonica paesana), feste, compresequelle scolastiche, in occasione del Na-tale. Della torre si può raggiungereagevolmente la sommità e da lassù sigode un panorama veramente unico: laVal di Chiana nel suo completo splen-dore. Il centro storico forma un rettan-golo delimitato da vecchie, antiche eprimitive abitazioni. All’interno delleantiche mura si trova la chiesa intito-lata ai SS. Andrea e Stefano i cui altari

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83Marciano della Chiana

alla maturazione, il pericolo che paras-siti, temporali o altre calamità possanodanneggiare i raccolti è davvero incom-bente. Allora il popolo, guidato dal par-roco, al mattino presto, si recava inprocessione ai quattro angoli del paesee, pregando, invocava la protezione delcielo affinché i raccolti fossero preser-vati dai pericoli di danneggiamento oaddirittura di distruzione.Fuochi di S.GiovanniNel mese di giugno e precisamente nelgiorno del solstizio (il 21) gli abitantidel paese e della campagna accatasta-vano davanti alla porta d’ingresso delpaese una grande quantità di fraschedi rami e di erbe secche cui dare suc-cessivamente fuoco e fare un grandefalò. Con i parassiti ed i nemici naturalisi credeva di allontanare, con lefiamme, anche gli spiriti cattiviIl Gloria o volataÈ un’antica tradizione, che si tramandada generazioni.La notte del sabato santo a mezzanottedopo le letture al momento del Kirye,nella chiesa vengono spente tutte le luci.

A quel punto si odono tre forti colpi allaporta della Chiesa che si spalanca al-l’improvviso, le luci si accendono suo-nano le campane e i campanelli,partono le castagnole ed entra di corsala statua del Gesù Risorto sorretta dacinque persone che attraversano laChiesa fino all’altare poi curvano e de-positano la statua in un baldacchino.L’infiorata del Corpus DominiPer la festa del Corpus Domini si cele-bra la prima comunione dei bambini di

82 Alla scoperta della Val di Chiana

gran parte del lorotempo libero al Prato,facendo gli stessi giochicon cui ci divertiamo noibambini oggi.A Marciano non ci sonomolti posti in cui pos-

siamo andare a giocare, perché è unpaese piccolo, ma noi non ci perdiamodi coraggio e facciamo dei giardini ilnostro regno.

IL NONNO RACCONTANonna Maria, nata a Marciano dellaChiana nel 1921, racconta che la vitaper lei non è stata facile. La famiglia

svolgeva l’attività di contadini per cuitutta la vita era nei campi. Il gioco nonc’era perché in quei pochi momenti cherimanevano liberi doveva andare a“badare i maiali” o al pascolo con glioci. I giorni più belli sono arrivati in-torno al 1955, quando da “Fosco”, il ta-baccaio, c’era la televisione e luipermetteva a tutti di andare a vedere:il giovedì si guardava Mike Bongiornoed il sabato lo spettacolo di Gigi Riva.Nonna Giovanna, nata a Marciano dellaChiana nel 1943, ci racconta alcuni an-tichi mestieri: lo schiaccia-sassi, coluiche sistemava i sassi nelle strade; lospazzino, colui che provvedeva a te-nere pulito il paese; il calzolaio, coluiche aggiustava le scarpe, molto cono-sciuto nel paese il sig. Ferdinandodetto Furicchio che aveva appeso uncartello con su scritto “Furicchio nonfa credito”. Nelle case si tesseva la lanae si sfogliava il granoturco per fare imaterassi.Biagini Evaristo ci racconta feste eusanze di questo paesino. I bussiNel corso della settimana di Passione(quella che precede la Settimana Santa)nella chiesa parrocchiale si celebravanole funzioni serali e nel corso si avevalo spettacolo dei Bussi. Si trattava diuna manifestazione popolare tenuta perricordare con un certo realismo la fla-gellazione di Nostro Signore.Le rogazioniNel mese di Maggio, quando il grano egli altri prodotti della terra sono nel mo-mento di maggiore crescita e si avviano

DETTI E PROVERBIdentro la botte pichina ce sta il vinbonomeglio un ovo oggi che na galinadomania pagare e a morire s’ e’ sempre intempoa tavola un s’ invecchiachi burla lo zoppo badi d’esser drittooro corre, argento scappa, sembra oroma e’ lattachi tutto dice e niente serba va con lebestie a pescar l’ erbaloda il poggio e attenti al pianochi vuole l’ uva grossa zappi la proda,scavi la fossafigli, vigne, giardini guardateli daviciniomo di vino non vale un quatttrinomaiali rugghiare, guadrini sonarechi veste il domenicale o e’ ricco o stamalevesti una fascina diventi una reginapiu’ creschi men capischi

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85Marciano della Chiana

olio, cipolle bionde tagliate sottilmentee si aggiusta di sale e pepe.Una volta rosolate si aggiunge alle cipolleun po’ del vino rosso usato per lessare leuova e si completa la cottura lasciando ilcomposto leggermente liquido.Si arrostiscono delle fette di pane, visi dispongono sopra le cipolle, le uovatagliate a fettine fini e si cosparge condel pepe bianco.Luccio arrostoSi squama e si eviscera il luccio.Lo si unge con del burro e lo si co-sparge di sale e di pepe.Con del finocchio selvatico e del lardo diprosciutto a pezzetti, si farcisce il pesce.Dentro una teglia, con un po’ d’olio, simette in forno a 150°, si fa rosolareprima da una parte poi dall’altra.Prepariamo una miscela di aceto (1parte) e olio (2 parti) con la quale sicospargerà il pesce a fine cottura la-sciandolo riposare per dieci minuti.Minestra di ceci e baccalàSi mettono in ammollo i ceci e il bac-calà, la sera precedente.Il giorno successivo si buttano le acquedella notte e in due pentole diverse,con nuova acqua, si cuociono i legumie il baccalà.Quando entrambi gli ingredienti sonolessati, si rosola in un tegame l’agliotritato con l’olio equando l’aglio è im-biondito si aggiunge ilbaccalà spellato, dili-scato e tritato.Si passa una metà deiceci e, assieme alla loro

acqua di cottura, si aggiungono al bac-calà. Si aggiusta di sale e pepe.Si amalgama bene, poi si aggiunge allazuppa ottenuta, della pasta tipo ta-gliatelle e la si fa cuocere.Queste paste erano chiamate “minestre”.I frascatelli (periodo pasquale)Occorre preparare un buon brodo, dicarne o di verdure.Si stende una buona quantità di farinasulla spianatoia (per un piatto più riccola si cosparge di formaggio).Si riscalda dell’acqua.Si legano frasche di olivo, a realizzare un

mazzo, che si intinge nel-l’acqua calda e la si spruzzasulla farina che si rap-prende intorno alle gocce.Si setacciano le pallineche si sono formate e sicuociono nel brodo.

84 Alla scoperta della Val di Chiana

10 anni. È antica tradi-zione, il giorno prima, an-dare a cercare il maggio, ele rose, per infiorare lestrade dove la mattina se-guente passerà la proces-sione dei bambini dellaprima comunione.Il tradizionale concerto diSanta CeciliaDa 150 anni ovvero dall’anno della suafondazione, la locale società Filarmo-nica, detta Banda, ogni anno nel mesedi novembre primi di dicembre, orga-nizza il Concerto in onore di S: Ceciliapatrona della musica.

PANCIA MIA FATTICAPANNAAll’interno del Castello,proprio accanto alla far-macia e davanti alla sededel municipio, affacciatosulla piazza principaleFanfulla, si trova il risto-rante Hosteria la VecchiaRota, il cui proprietario,

cuoco sopraffino, si definisce “restau-ratore di vecchi piatti”, perché pro-pone alla numerosa clientela, piattitipici della tradizione contadina, maanche più remote ricette medievali rea-lizzate utilizzando gli ingredienti tipicidi quell’epoca.Fra le ricette che ci ha raccontato pro-poniamo: Crostino di uova ubriacheIn una casseruola si lessano le uovacon del vino rosso.In una padella si fanno appassire con

LEGGENDE LOCALITanto tanto tempo fa, in quel campo pieno di erbacce e di spine tra via Barbuti e viaFornaci, c’era un grande masso di pietra grigia. Tutti sapevano che era bene girarealla larga da quella pietra, altrimenti sarebbe accaduto qualcosa di terribile pertutta la campagna, anche i bambini non potevano avvicinarsi: se lo avessero fattonon avrebbero più rivisto i loro genitori.Si dice che tanti uomini forti e coraggiosi avessero sistemato quel pietrone per im-pedire un guaio terribile: la pietra ricopriva una bocca di mare, cioè una voraginedel terreno collegata direttamente al mar Tirreno.Pensate che disgrazia, bambini, se qualche scellerato avesse alzato quella pietra,o scavato lì intorno. La forza dell’acqua salata avrebbe strappato le piante fin dalleradici e anche la quercia che ci piace tanto, sì, proprio quella che si trova tra viaSerpaia e via Fornaci. I campi e le case sarebbero stati invasi dalle acque e tutte lebestie affogate, ma anche tutti i cristiani sarebbero morti affogati.

TOPONOMASTICATre sono le ipotesi sulla sua eti-mologia di Marciano.La prima fa risalire la sua fondazioneal primitivo re italico Giano, chel’avrebbe dedicata al dio Marte. La se-conda ne attribuisce la paternità aglietruschi, in questo caso il suo nomesarebbe stato Marcena, come è avve-nuto in altre località dell’aretino. Per laterza ipotesi il nome deriverebbe dallanobile famiglia romana Marcia venutain possesso dei terreni in premio del-l’aiuto dato al console Silla, nello scon-tro con Mario.

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87Monte San Savino

ALLA CONQUISTA DI MONTESAN SAVINOMonte San Savino… terra di poeti! Passeggiando per il centro storico,lungo il Corso Sangallo, notiamo unaustero busto in bronzo: sapete chirappresenta? Un poeta e studioso diletteratura, critico e giornalista, educa-tore e docente universitario, Giulio Sal-vadori, che qui ebbe i natali nellontano 1862. Di questo illustre ma nonabbastanza conosciuto savinese con-

serviamo la produzionepoetica ed anche la fortespiritualità. A lui è dedi-cato un Premio di Poesiarivolto agli alunni delle

MONTE SAN SAVINO

Alla scoperta dellaVal di Chiana

Scuola Primaria Tenente Mario MaginiClassi III A e B, IV A e B, V A e BScuola Primaria Anni Verdi di AlberoroClassi V A e B

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89Monte San Savino

priremo la “fonte del latte”, sorgentededicata alla Madonna con il Bambino.L’acqua che scorre ha una colorazionebiancastra per la presenza di bicarbo-nato di calcio e un tempo si diceva mi-racolosa per chi, femmina di animale odonna, avesse dovuto allattare.

DOVE ANDIAMO A GIOCARE?I luoghi nei quali noi bambini possiamoincontrarci per giocare sono quelli incui trascorrevano il tempo libero anchei nostri genitori. I giardinetti pubblicicon la fontana dei pesci rossi, leaiuole, le panchine, lo scivolo, le alta-lene, l’ombra dei lecci, il leone inbronzo del monumento ai caduti inguerra. Abbiamo poi il campetto poli-valente nel quale è possibile incon-trarci per una partita a calcetto opallavolo e per sedere sulle gradinatein pietra a chiacchierare soprattutto inprimavera ed estate quando forte di-venta l’odore dei tigliche svettano sul lato delviale circostante.Anche nella frazione diMontagnano sono pre-senti giardinetti, ma è so-prattutto l’oratorio dellachiesa il luogo di ritrovoper i bambini della zonache spesso si allonta-nano dal centro con lebici per raggiungere lacampagna attraverso levie “dei boschi”. Nellavicina Alberoro i giardi-netti con panchine e al-

talene sono vicino alla scuola, ma ibambini preferiscono il campetto die-tro la chiesa per una partitella con gliamici o chiacchierate in compagnia.

IL NONNO RACCONTA……che, quando lui era piccolo, nellecampagne attorno a Monte San Savinosi viveva in modo molto diverso daoggi.I terreni appartenevano a famiglie no-bili o comunque benestanti, ma veni-vano lavorati da contadini che liricevevano a mezzadria. Si trattava diun contratto tra il padrone, che davala terra, la casa, alcuni attrezzi agricolie le bestie della stalla, e il contadinoche, insieme alla famiglia, metteva lamanodopera. Il ricavato veniva divisotra i due. Importante era la figura delfattore che aveva il compito di con-trollare l’operato del contadino e rife-rire al padrone se tutto si svolgeva

regolarmente.Le famiglie, di solito, eranomolto numerose, spesso for-mate da venti persone o più.

Avere diversi figli era rite-nuto importante perché sidiceva che più braccia

c’erano per lavorare, piùgrande era il podere che ve-niva dato a mezzadria. Fra icomponenti, ognuno aveva ipropri compiti, ma la per-sona più importante era ilcapoccia, uno dei più an-ziani che curava gli inte-ressi di tutta la famiglia:

88 Alla scoperta della Val di Chiana

scuole primarie e secondarie di I gradodi tutta la Toscana: ad ogni primavera,da oltre 27 anni, spuntano dall’interaRegione i più fantasiosi e poetici com-ponimenti, che una severa commis-sione dovrà selezionare.

AVVENTURE NELLANATURASono numerosi i sentieri e le strade an-cora non asfaltate che, lasciati i centriabitati, conducono in passeggiate acontatto con la natura. Partendo dallarotonda di Montagnano e percorrendouna stretta strada in salita detta del To-nacato, si può cominciare un itinerariodi circa 6 km percorribile a piedi in 60minuti. Lungo il tragitto si trovanodelle falde acquifere visibili soprattuttoin autunno o quando piove molto. Ar-rivando in cima alla salita attraver-siamo un boschetto dove è visibile unaquercia ultracentenaria. Proseguendo

troviamo un incrocio al confine tra ilcomune di Monte San Savino e quellodi Marciano della Chiana. Svoltiamo adestra percorrendo la strada costeg-giata da un bosco di querce, lecci ecampi coltivati. Giungiamo così all’in-crocio con via dell’Infernaccio e prose-guiamo per Montagnano. Questalocalità è detta “Poggio Asciutto” per-ché in passato era un luogo non palu-doso Giunti al bivio per Montagnano cidirigiamo verso il Borghetto e, svol-tando a destra, raggiungiamo il Canale

Maestro della Chiana; volendo, prose-guiamo per il Sentiero della Bonificache verso destra porta ad Alberoro e asinistra conduce a Foiano. Nei dintorni di Monte San Savino se-gnaliamo la passeggiata in località Bo-tarone che permette escursioni a piedia diretto contatto con la vegetazionespontanea del territorio: cespugli dierica, ginestre, ginepri e grossequerce. A piedi o in bici è possibileraggiungere la parte alta del territoriocomunale salendo fino a Gargonza osull’altro versante sulla collina di Pà-stina. Da qui scendendo negli umidiborri della campagna circostante sco-

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91Monte San Savino

PANCIA MIA FATTICAPANNAPasseggiare per borghie piazze vi hamesso appetito?Niente di meglio diun gustoso paninocon la porchetta.Questa preparazionesuina condita con sale, pepee spezie varie, richiama ogni anno, du-rante la seconda domenica di Settem-bre, moltissimi visitatori per la sagra adessa dedicata. Nell’occasione oltre allaporchetta è possibili degustare i pro-dotti tipici locali: salame, prosciutto, fi-

nocchiona e carne suinaalla brace serviti neglistands allestiti nellaPiazza Gamurrini. Lasagra si tiene ormaifin dal 1964 e nel giu-gno 2010 è entrata nelguinness dei primati

la porchetta più lungadel mondo realizzata dalle abili manidei macellai savinesi che hanno arrostito65 suini per una porchetta di 44 metri e92 centimetri! Da segnalare gli “gnocchi di crema”,dolce con ingredienti molto semplicicome uova, latte, zucchero, farina cherichiede una cottura su fuoco e poi inforno e che è ormai entrata a far partedella tradizione pasticcera savinese.Spostandoci verso le colline di Palaz-zuolo e Gargonza nei vari ristorantisparsi sul territorio è possibile gustarecarne di cinghiale preparata principal-mente come ragù per tagliatelle. Nelmese di Agosto proprio a Palazzuolo

90 Alla scoperta della Val di Chiana

ordinava i lavori da fare, diri-geva e sorvegliava un po’ tutti,comprava le bestie e teneva iconti con il fattore. La sera, vi-cino al focolare, discuteva congli uomini di casa, distribuivae chiedeva consigli ma poidecideva da solo e nes-suno doveva aver nienteda ridire! La regina dellacasa era la massaia: lei preparava il“desinare” (il pane e il companatico),si occupava del bucato, controllava illavoro delle altre donne, curava il pol-laio… E quando riusciva a racimolaredei soldi vendendo qualcosa, li mettevada parte per provvedere alle necessitàdella famiglia. Altro per sonaggio di ri-lievo era il bifolco, il responsabile dellastalla e di tutti gli animali da lavoro:giorno dopo giorno li accudiva, li go-

vernava, li curava con pa-zienza e dedizione. Le casetipiche della Valdichiana ri-salgono quasi tutte al pe-riodo in cui regnava ilGranduca Leopoldo che leaveva fatte costruire tutteuguali, simili ad una grande

scatola con sopra unascatolina più piccola, la

piccionaia. Di solito a duepiani, sopra avevano le camere, sotto lacucina, la stalla, la cantina e le rimesseper gli attrezzi.La cucina veniva chiamata anche “casa”ed era il luogo più vissuto perché tuttici si ritrovavano per mangiare, parlare,

passare momenti di svago (le veglie)e le donne vi filavano, cucivano, ram-mendavano instancabilmente. Vita la-boriosa di altri tempi.

MISTERI E LEGGENDEPoco distante da Alberoro, in località San Luciano, si trova un vecchio edificio ormaiin stato di abbandono che un tempo era utilizzato come scuola e frequentato daibambini del posto. Durante dei lavori di ristrutturazione i muratori che vi lavora-vano assicuravano di aver visto aggirarsi tra quelle mura dei fantasmi e nessunoda allora ha più messo piede nella scuola che ormai sta cadendo a pezzi. Il colle diSanta Maria delle Vertighe ospita un santuario mariano molto noto perché dedi-cato alla Madonna protettrice dell’ autostrada del Sole ed è meta di molti pellegriniche vi si fermano in preghiera. Una leggenda racconta che la cappella fu lì tra-sportata da Asciano verso l’anno 1000, da alcuni angeli che vollero evitare la litetra due fratelli in seguito alla disputa per un’ eredità. Successivamente fu poi co-struito il campanile e l’edificio trasformato in santuario.

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93Monte San Savino

Are you ready to visit it? Off we go !!!!!!!!!!!!!!!

S – H – Z – U – M – Q – L – V - and you can find out where to start from.

P S H O Z U R M Q L

V S T H Z U M Q L A

V F I S H O Z U M Q

R L V E S H Z U Q V

S N H Z U M Q L V S

H Z U M Q T L V S H

I Z U M Q L V S H Z

U M Q L N V S H Z U

L M V Q S H Z A U M

Q L S H Z U M Q L V

_ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _Is the main door and it was probably designed by Giorgio Vasari.Off we go!!!!!!

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si tiene l’omonima sagra. Nella frazionedi Montagnano ogni terza domenica diSettembre si tiene la Sagra della nanadurante la quale il “pennuto” è allabase di ottime preparazioni arrosto osugo per i maccheroni. Nella vicina Al-beroro, nel mese di Luglio, si tiene laSagra del cocomero occasione perpoter gustare, oltre ai tipici prodottidella gastronomia locale tra i quali lafamosa “bistecca chianina”, succosi edolci cocomeri coltivati nelle campa-gne locali. Sono altre le occasioni chepotrebbero diventare appuntamenti cu-linari: ad Aprile “Voglie di Primavera”e l’ultimo fine settimana di Novembrela Fiera del cavallo e dello scaldino colfischio che si svolgono nel centro sto-rico del paese; ad Agosto sul colle deLe Vertighe la festa dell’Assunta pa-trona dell’ autostrada del Sole.

WELCOME TO MONTE SANSAVINO - I’m really glad totake you through mytown.Porta FiorentinaLa GugliaIl CasseroLogge SangalloPalazzo di MontePalazzo PretorioPiazza di MontePorta Romana

First of all some questions for you:Where is Monte San Savino?

North TuscanySouth TuscanyEast TuscanyWest Tuscany

When was the first settlement dated?B. C.A. C.

What is it?Mediaeval townModern town

Who were the first inhabitants?Romans Etruscan

Why it is called Monte San Savino?San Savino is the town’s pa-tron saintSan Savino is the town’smayor

How many inhabitants are there?About 5.000About 9.000

BRICIOLESi narra che il nome Alberoro derivi daun grandissimo albero tutto d’oro cre-sciuto proprio in queste terre.

1. Porta Fiorentina2. La Guglia3. Il Cassero4. Logge Sangallo5. Palazzo di Monte6. Palazzo Pretorio7. Piazza di Monte8. Porta Romana

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95Monte San Savino

COLOUR IN

the elegant Logge Sangallo (Arcades) and its Corinthian columns, opposite theTown Hall.OFF WE GO! On your left look at the Palazzo Pretorio. It was the seat of the civil court, wherejustice was administered by the “podestà” in the Middle Ages.Only the tower of the building remains. If you want you can go upstairs and enjoyan amazing view over the town’s roofs and Valdichiana.How many stairs are there?more than 50less than 50Draw the amazing view

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Dot – To – DotYou can find this Obelisk or Steeple, “laGuglia” (now corroded with age) in themain square “Piazza Gamurrini”.Go down the square, on your right youcan see the Cassero. It is the city mu-seum, displays ceramic vessels and va-rious works of art. In 14th centuryMonte San Savino was under the con-trol of Florence and the Cassero was afortress. Look up the front door andyou can see the lily of Florence. A moatencircled the fortress and was crossedby a drawbridge at the main entrance.

DRAW THE MOAT AND THEDRAWBRIDGE.

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97Monte San Savino

salt, pepper, garlic, fennel and spices. All the butchers in Monte San Savino produceand sell their own porchetta. There are no preservatives or additives in it! The bestway to taste it is inside a panino, Italian sandwich, but please use only fresh Tuscanbread.Since 1964, every September, the second weeken of that month, Monte San Savinoorganize a festival, the “sagra della porchetta” to celebrate the symbol of its foodtradition.Our porchetta is famous alla over the world and last year our butchers cooked thelongest porchetta you have ever seen, it was 44,93 m. long, the new world record,we are very proud of it.Gnocchi di crema. A sweet pleasure for sweet children. It is our typical cake madewith milk, sugar eggs, flour. They are simple ingredients mixed together to preparecustard. Cold custard is cut into lozenges and baked in the oven. You can’t stop ea-ting gnocchi after having tasted them!

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WORD SEARCHColour the letters as you find each word about Piazza di Monte. They can be ver-tical and horizontal. S B A P T I S T R YA U G U S T I N E’ SI Q W E J E R T Y UN A S C O S D F G HT J K H H S A I N TL Z X U N’ C V B N MQ W E R S R T Y U IA S D C I S T E R NF G H H J K L Z X CR O S E W I N D O WV B M A R Z O C C OC L O I S T E R B M

SAINT, SAINT AUGUSTINE’S, JOHN’S, CHURCH, BAPTISTRY, ROSE WINDOW, CI-STERN, CLOISTER, MARZOCCO

Piazza di Monte is an artist square, it was created by Sansovino in 1515. Youcan see his own house. The “Marzocco” (the lion of Florence) was on the octago-nal cistern in the middle of the square. Now it is on the public fountain. Saint Augustine’s church holds many works of art including a beautiful stainedglass rose window. Sansovino also designed the cloister next to the church and theportal of Saint John’s Baptist. OFF WE GO!!Go straight along “Via Roma”, but before coming out the town through “PortaRomana” Romanian Gate (one of the four town’s gates), don’t forget to look at“Filippi Building” and it’s marvellous bronze balustrade.Now you can decide, turning to the right or turning to the left, you can’t miss theopportunity to have a walk around the town’s walls.

FOODFood is an art for Monte San Savino, you can discover it in one of our nice restau-rants. Among the large range of dishes there are two special kinds of food you can’tmiss: porchetta and gnocchi di cremaPorchetta. According to the traditional recipe porchetta is roasted pork filled with

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99Civitella in Val di Chiana

Scuola secondaria di primogrado Martiri di CivitellaClasse I A e D

CIVITELLA IN VAL DI CHIANA

Percorsi da esplorare

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101Civitella in Val di Chiana

famiglie nobili e ricche), non come or-ganismo di guerra. La parte più antica,attualmente rimasta integra è la torreche emerge dalle costruzioni e conferi-sce una nota di austerità al paesaggiocircostante. Dorna fu dominata fino al-l’XI secolo dai longobardi che riusci-rono a conservare , oltre alla proprietà,anche le loro tradizioni germaniche.3 tappa: Passando dalla vicina Vicio-maggio in direzione di Arezzo, prose-guendo per una carreggiabile che sale

per le colline, e che si ricollega a Civi-tella in Val di Chiana, si percorre, apiedi, un sentiero che porta fino allerovine nascoste dalla ricca vegetazionee si arriva al castello di Gaenne. Pur-troppo durante la seconda guerramondiale il posto ha subito molti bom-bardamenti a causa del passaggio delfronte. Le mura del castello sono oggicumuli di macerie. È comunque rico-

100 Percorsi da esplorare

Civitella LongobardaDescrizione: l’itinerario cerca di far co-noscere Civitella in Val di Chiana nelperiodo storico delle invasioni longo-barde e dell’incastellamento mettendoin rilievo l’importanza strategica diquesto territorio come punto di colle-gamento delle valli della Chiana, delValdarno e della Valdambra.Durata in ore: 1 ora e mezza all’incircaNumero di tappe: 5Mezzo di trasporto utilizzato: mezzopubblico o auto, e bicicletta1 tappa: Civitella è edificata sull’area diun castellare romano che prendeva ilnome di “Civitula” costruito fra il VI eil VII secolo in una zona elevata postatra la Valdambra e la Val di Chianacome punto strategico per controllarel’Italia centrale. Il borgo è racchiuso dauna cinta muraria di forma ellittica in-

tervallata da torri quadrate e con unaporta d’accesso chiamata “aretina” chesi unisce all’edificio della rocca. Essaha la classica forma del castello-recintolongobardo a base quadrangolare. 2 tappa: Spostandosi con la bicicletta ocon l’automobile, scendendo da Civi-tella, sulla sinistra si trova un piccolocentro abitato, Dorna un tempo chia-mata “Durna” che porta ancora oggisegni dell’insediamento longobardo. Ilcastello di Dorna servì da dimora per laconsorteria (cioè per l’associazione di

GaenneForte di sito e possente di mura,dimenticata è la tua storia,ma se tornasse alla memoria,do val di “Lota” saresti simbolo epaura.Sull’irto colle il “ghibellino”,che a “Pietramala” ebbe i natali,errore fece a lanciare straliverso il guelfo fiorentino.Era l’era dei “Tarlati”,che in Arezzo vissero in gloria,in quel tempo fecero storia:grande potenza dei tempi andati.Or, lassù, restan solo le vestigiadi quella fortezza, di quei Tarlati,già sei secoli son passati, sul colle svetta una macchia grigia.Gaenne!Infinita è la tua storia e se potessi parlare chissà quante ne avresti da raccon-tare!Ma ognun la sue tenga in memoria e, con esse, cento anni ancor viva ingloria.

Aldo Renzetti

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103Civitella in Val di Chiana

Scuola secondaria di primogrado Martiri di CivitellaClasse II B e D

La natura, la storia e l’uomo.Viaggio tra le pieghe delterritorio di Civitella in Val diChianaL’itinerario dura un’intera giornata. DaPieve a Maiano a Civitella ci possiamospostare con la bicicletta in circa 2 oree 30; ancora 30 minuti e si giunge ad Al-bergo. Da Albergo il viaggio prosegue acavallo per una durata di circa 3 ore.1° tappaPieve a Maiano - Riserva NaturalePenna

La nostra avventurainizia con una im-mersione nella ri-serva naturale dellaPenna. Alla diga,dove si possono os-servare, da appositi capanni, numerosespecie di uccelli, tra i quali l’airone, ilcormorano e il falco pescatore, vi sigiunge a piedi da Pieve a Maiano. Il

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noscibile la pianta perimetrale dellafortificazione. Il castello era un fortili-zio romano, a guardia e controllo delleterre fertili di bassa collina davanti allagrande Val di Chiana che in quel pe-riodo si stava sempre più impalu-dando. Accanto ai resti del castello diGaenne si trova una piccola torrettache era presumibilmente piantata daisoldati in quanto difendeva la via diaccesso al maniero e la sua posizionepermetteva il controllo della Valdi-chiana, Valdarno e Valdambra.4 tappa: Prendendo l’auto e dirigen-dosi di nuovo verso Civitella, prose-guiamo per Bucine. Dopo dieci minuticirca troviamo l’indicazione Pieve aMaiano, altro fortilizio longobardo. Ilnome deriva dalla gens Maria. Il centrofu abitato anche in epoca romana cometestimoniano i ritrovamenti di cerami-che del I e II secolo d.C. La pieve ori-

ginaria del XII che hadato il nome al paese nonc’è più, ora è stata co-struita la Chiesa di SantaMaria Assunta dove è

stata collocata una campana del 1358proveniente da Montoto.

5 tappa: Lungo la strada centrale pos-siamo vedere i poderi di Montoto I eMontoto II. Queste coloniche sono ciòche rimane di insediamenti etrusco-ro-mani poi anch’essi divenuti longobardi,presidio di due guadi sull’Arno deno-minati Ariccia e Roggio di Montoto chehanno la caratteristica di sorgere sucolli notevolmente rialzati e capaci dicontrollare le confluenze tra valli di-verse. Qui è possibile vedere la digadella Penna.Da visitare: A Oliveto, ridiscendendoper un tratto abbastanza agevole della

carreggiabile (via Vierucci) si giunge aCiggiano. Interessante la passeggiataper le vie del piccolo centro dove sipossono ammirare le antiche fortifica-zioni. Da vedere la Chiesa di S. Biagio,dove si trova il bell’altare Mazzeschidella metà del seicento.

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3° tappaAlbergoNell’abitato di Albergo possiamo an-dare a far vista al laboratorio del sig.Vinicio Grandini che svolge l’attività ditassidermia, che come ci ha spiegato,consiste nel ridare una “forma di vita”a piante e animali morti. Collabora conimportanti istituzioni italiane ed estere.Profondo conoscitore di piante e ani-mali vi accoglie nel suo laboratorio concortesia e disponibilità lasciando tra-sparire nel racconto il grande amoreper il suo lavoro. Specializzato nel-l’imbalsamatura di volpi, cinghiali, uc-celli, ha realizzato anche preziosecollezioni di funghi e uova d’uccello.Poco distante sorge il maneggio escuola di equitazione La Fogliarina fon-data nel 1984. Qui istruttori qualificativi possono dare lezioni di equitazioneall’interno dell’ampio maneggio, op-

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tragitto è circondato da essenze arbo-ree come l’acero, l’olmo e la roverella.Lungo la strada è facile imbattersi nelleorme del capriolo e del cinghiale.2° tappaCivitella in Val di ChianaGià popolata in epoca etrusco-romana,Civitella, grazie alla sua posizione stra-tegica, divenne roccaforte longobarda evi fu costruito il castello ancora oggi vi-sibile. Dall’anno 1000 al 1550 fu contesatra Siena, Arezzo e Firenze, distrutta furicostruita nel 1272 dal Vescovo aretino

Guglielmino degli Ubertini. Entrata a farparte del territorio di Firenze divienesede della Podesteria. Dal 1774, per vo-lere del Granduca Pietro Leopoldo, ac-quista nuova importanza nei trafficicommerciali. La sua pace viene scon-volta nuovamente il 29 giugno 1944 conil terribile eccidio in cui furono uccisi244 uomini. Di particolare interesse sto-rico-architettonico l’impianto urbanisticoe la Rocca. Nel mese di maggio vieneorganizzato il “Mercato del Cacio” conprodotti tipici non solo della zona.

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pure accompagnarvi in una piacevolepasseggiata a cavallo nel bellissimoterritorio circostante. 4° tappaCiggianoAntico castello, nel suo centro storico,all’interno del vecchio mulino, è situatoil museo della vite e del vino con unaricca collezione di attrezzi del XX sec.usati per la vigna e per la cantina. Inepoca recente deve la sua prosperità

ad una importante produzione di olio evino. Tra i numerosi luoghi interessantivi è la chiesa di S. Maria costruita peri pastori che facevano la transumanzain Maremma.5° tappaOlivetoLa costruzione del castello e dellemura è dovuta ai fiorentini per i qualifino alla metà del 1500 ha svolto fun-zioni militari. Presidio rurale, circon-dato da oliveti vi si produce olio e vinodi qualità. Di particolare interesse il ca-stellare ed il museo del campo d’inter-namento di villa Mazzi. Poco lontanoè situato un rinomato allevamento avi-colo a riprova della sua vocazioneagricola.

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109Cortona

Siamo gli alunni della classe 2^ A del-l’Istituto Secondario di Primo Grado“Berrettini-Pancrazi” di Camucia-Cor-tona, partecipiamo al concorso 100 iti-nerari +1 e con questo lavoro ciproponiamo di far conoscere l’am-biente e le tradizioni del nostro Co-mune. Abbiamo ipotizzato un percorsoche parte da Pergo ed arriva alla Frat-ticciola scegliendo come mezzo di tra-sporto il pullman e in alternativa, inprimavera-estate, la bicicletta.

Le tappe del nostro itinerario sono leseguenti:Pergo: albero secolare e villa Passerini;Cortona: piazza del Comune e Giostradell’Archidado;Camucia: Sagra del vitellone;Fratticciola: Festa del carro agricolo eMuseo;Analizziamo le singole tappe del per-corso:Pergo: antico platano orientale inseritonella splendida cornice di Villa Passe-

CORTONA

Percorsi da esplorare

Scuola Pietro Berrettini e Pietro Pancrazi, Camucia Classe II A

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111Cortona

Valdichiana aretina e senese, Casentinoe Valtiberina;Fratticciola: la “Festa del carro agri-colo” si svolge da 35 anni la secondadomenica di ottobre. Ogni anno viene

affrontata una tematica diversa, legataalla civiltà contadina, ma sempre conil solito obiettivo: non perdere quelmondo legato alle tradizioni della no-stra terra.Segnaliamo inoltre come tappa di inte-resse artistico i Tumuli etruschi in lo-calità Sodo.

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rini. L’età ed il portamento dei ramihanno fatto sorgere leggende che sitramandano di generazione in genera-zione e si intrecciano con la storiadella sua vita.Cortona: la “Giostra dell’Archidado” sisvolge ogni anno nella città di Cortonanella prima domenica di giugno conpreparativi nei due giorni precedenti.Si rievoca il matrimonio tra FrancescoCasali, signore di Cortona, e la nobil-donna senese Antonia Salimbeni.

Strade addob-bate a festa,costumi, dame,cavalieri, sban-dieratori, bale-strieri, paggied autorità ci-vili e religiosedel tempo ani-mano il centro

cittadino già ricco di storia e bellezzeartistiche come il palazzo e la piazzadel Comune Camucia: la “Sagra del vitellone” sisvolge ogni anno cinque giorni primadi Pasqua e rappresenta la mostra pro-vinciale dei bovini di razza chianina.Vengono ospitati capi da selezioneiscritti al libro genealogico nazionale,vitelloni da macello e femmine dacarne pregiata. La manifestazione coin-volge gli allevamenti di tutte le vallate:

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113Foiano della Chiana

Una giornata con ReGiocondo Durata: 10.00 - 19.00 (quarta domenicadel Carnevale: 10.00 - 20.00)Mezzo: a piedi

Nel paese di Foiano della Chiana sisvolge il più antico Carnevale d’Italia,nato nel 1539.I primi carri erano carrozze addobbatea festa, i “carri matti”, sopra i qualipersone mascherate lanciavano allagente cibo secco che la notte venivaraccolto dai poveri.Ora i carri sono costituiti da grossimezzi meccanici, sopra i quali sonomontate gigantesche figure realizzatein cartapesta. Ai carri si lavora pertutto l’anno all’interno dei quattro can-tieri: Nottambuli, Bombolo, Azzurri eRustici.

FOIANO DELLA CHIANA

Percorsi da esplorare

Scuola secondaria di primo grado Guido MarcelliClassi I A, B, C, D

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115Foiano della Chiana

e l’elefante come simbolo. (4)Durante la prima domenica i carri sfi-lano davanti ad una giuria, compostada un pittore, uno scultore, uno sce-nografo, un critico d’arte e un giorna-lista, che esprimono il proprio giudizioin base al tema rappresentato, ai mo-

vimenti delle figure e ai colori utiliz-zati. La giuria si posiziona prima inpiazza Fra Benedetto, poi si sposta inCorso Vittorio Emanuele. (5)Dai luoghi dove è posta la giuria, allon-tanandosi per un momento dall’allegraconfusione del carnevale, è possibile rag-giungere luoghi dove si trovano edificid’interesse storico-arti-stico. Salendo la scalinatadella torre, arriviamo inPiazza Cavour, dove siaffacciano la chiesa dellaSS Trinità, il Monte Pio -ex Palazzo Granducale eil Palazzo Comunale. De-viando, invece, da CorsoVittorio Emanuele versovia Cesare Battisti tro-viamo la chiesa di San Domenico.Al carnevale di Foiano c’è un’altra tra-dizione da rispettare: mangiare le gu-stosissime ciacce fritte preparate pressoil punto di ristoro in via Ricasoli. (6)Tra le quattro domeniche certamentequella più emozionante e divertente èla quarta, infatti è allora che in PiazzaMatteotti, davanti alle antiche Loggedel Grano, viene letto il “testamento”che racconta buffi avvenimenti accadutia Foiano durante l’anno. Poi, final-mente, arriva il momento più atteso: laclassifica dei carri e la proclamazionedel vincitore. La festa si chiude con ilrogo del fantoccio di Re Giocondo, redel Carnevale, fatto di paglia e riem-pito di petardi scoppiettanti. (7) E poi?Di nuovo tutti al lavoro per il prossimocarnevale!

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Il carnevale si svolge nelletre domeniche precedentiil martedì grasso e nellaprima domenica di Quare-sima e i carri sfilano nellevie del centro storico ac-compagnati da sfilate ma-scherate e musica.In piazza Matteotti sitrova il primo carro, quello dei Not-tambuli, riconoscibile dai colori giallo-nero e dal simbolo del pipistrello. (1)

Imboccando Corso V.Emanuele, troviamo ilcarro di Bombolo dai co-lori rosso - bianco e ilcuore come simbolo (2);poi, arrivando in piazzaFra Benedetto, ecco spun-tare il carro degli Azzurriidentificabile dal colore

azzurro e dal simbolo del drago. (3)Riprendendo il Corso, troviamo il carrodei Rustici dai colori bianco - azzurro

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117Lucignano

Chiese, palazzi, fortezzeraccontano LucignanoL’itinerario propone una passeggiata apiedi, accessibile a tutti, dentro e fuorile mura di Lucignano, un borgo me-dievale che ha mantenuto intatta neltempo la sua affascinante struttura.Non seguiremo l’andamento ellitticodelle mura, ma attraverseremo, quasiin linea retta, il “cuore” storico-arti-stico del paese che, tra Medioevo e Ri-nascimento, ha visto ben quattro città(Arezzo, Perugia, Siena e Firenze) inlotta per conquistarlo.Durata: 3 oreNumero di tappe: 5 + un’emergenzastoricaMezzi di trasporto: percorso pedonalePartenza (Porta S.Giovanni)

Chiesa e convento di S.Francesco. Lachiesa di S. Francesco, risalente al1248, è caratterizzata dalla facciata ro-

LUCIGNANO

Percorsi da esplorare

Scuola secondaria di primo grado Giuseppe RigutiniClassi II A e B

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119Lucignano

La rocca e le logge. La Rocca, che co-stituisce il cassero, venne edificata dallaRepubblica Senese intorno al 1390 conuna spesa di ben 6825 fiorini d’oro. Difronte alla Rocca si trova il Loggiato acinque arcate, progettato da Andrea

Pozzo (fine XVI sec.) luogo deputatoalle attività sociali e commerciali.Il teatro Rosini. Verso la fine del ‘700, alpiano terreno della Rocca, fu allestitoun piccolo teatro tuttora attivo: il teatroRosini, dal nome del professore, Gio-vanni Rosini, nato a Lucignano nel 1776.Le fortezze medicee. Esterne al nostropercorso, ma da citare, sono le For-tezze Medicee. Iniziate dai senesi a fine‘500 per difendersi dall’uso dell’arti-glieria, furono portate a termine sottoCosimo I dopo la vittoria nella batta-glia di Scannagallo.Il santuario della Madonna della

Querce. Il santuario (XVI secolo), di-segnato probabilmente da Giorgio Va-sari, fu edificato intorno all’immaginedi una Madonna dipinta in una maestàsotto una grande quercia e legata avari miracoli. Il primo fu nel 1467: ungiovane, inseguito dai nemici, si mise apregare l’immagine affinché potessesfuggirgli e ci riuscì. Il santuario è fa-moso per la presenza di una Fonte delLatte, da cui si poteva bere l’acqua ri-tenuta miracolosa perché curava l’ipo-galattia e la sterilità sia umana cheanimale. È qui che la terza domenicadi settembre si svolge la “Festa delSantuario della Querce” dove, oltre airiti religiosi, si può assaggiare piatti ti-pici e rivivere giochi di un tempo.Conclusione visita (Porta S. Giusto)

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manica, che alterna pietra arenaria etravertino. Oggi vi è ospitata la nostrascuola.Il palazzo comunale. Collegato attra-verso un passaggio interno al conventodi S. Francesco, il palazzo comunale(XIII sec.) è sempre stato il cuore dellavita politica del paese. Dal tettoemerge un bellissimo campanile, persecoli mezzo di comunicazione del-l’autorità civile. Nel seminterrato do-veva esserci l’antica prigione, comedimostrano i graffiti sui muri.

Il museo comunale e l’Albero d’Oro.All’interno del palazzo pretorio èpossibile visitare il Museo Comunaleche conserva un reliquiario d’oro afoggia di albero. Un’antica usanza diLucignano voleva che le promesse dimatrimonio fossero fatte ai piedi del-l’ Albero d’oro.

La Collegiata diSan Michele. Dal“cuore politico” aquello “religioso”:la Collegiata, co-struita su progettodi Orazio Portasotto i Medici. For-temente desiderata

dalla popolazione, la chiesa fu erettaal posto dell’antica Torre Sillana (MarioSilla-I secolo a.C.) dopo che una tem-pesta nel 1556 la distrusse. L’interno acroce latina della Collegiata racchiudeinteressanti opere d’arte.

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121Marciano della Chiana

Scuola secondaria di primo grado Classi II C e D

Marciano e la torre ritrovataMarciano è posto su un rilievo colli-nare tra il torrente Esse (ovest) e ilCanale Maestro della Chiana (est) edomina una vasta campagna che siestende da Lucignano a Cortona. Perla particolare posizione strategica eper lo sfruttamento agricolo dellazona, il piccolo abitato ebbe impor-tanza sia amministrativa che militaregià in epoca etrusca e romana, comeattestano alcuni ritrovamenti. Anchel’origine dello stesso toponimo derivadal prediale Marcianus; inoltre lungo irilievi posti a ovest della Chiana pas-sava la diramazione dell’antica viaCassia, interessando direttamente il

MARCIANO DELLA CHIANA

Percorsi da esplorare

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123Marciano della Chiana

2a tappa: Chiesa dei SS. Stefano e An-drea

La Chiesa si trovaaccanto alla rocca,nella parte più altadel centro abitato.Nel XV secolo esi-steva già un pic-colo oratorio, ma èdurante il ‘500 chela costruzione subì

varie trasformazioni, soprattutto dopola vittoria fiorentina di Scannagallo.Sede della prima investitura dei cava-lieri dell’Ordine di Santo Stefano (1561),

la Chiesa presentatre navate edun’abside quadratacon volta a cro-ciera; la semplicefacciata risale al

Settecento. Sul fianco destro s’innalzail campanile dalle forme tardo-rinasci-mentali. All’interno, tra le varie opere,segnaliamo una bella Madonna colBambino e Santi dipinta da Bartolomeodella Gatta.3a tappa: Rocca e TorreLa rocca presenta un impianto trape-

zoidale al quale è aggregata la strut-tura imponente della torre che, rico-perta in laterizi e coronata dabeccatelli, doveva costituire un note-vole punto di riferimento, di vedetta edi difesa dalle soldatesche nemiche.Oggi il complesso è stato restaurato etrasformato in un centro polivalente; latorre è interamente visitabile e dallacima si gode un bellissimo panoramadella valle.

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territorio. Divenuto fortilizio bizantinoed in seguito possesso longobardo,Marciano assunse le caratteristiche dipresidio militare, con castello cinto damura, prima ad opera dei Senesi (finedel XIV sec.) e successivamente deiFiorentini, che ne perfezionarono il si-stema difensivo. Il nostro itinerario propone quindi lascoperta delle “tracce” più antiche diquesto piccolo borgo che, a differenzadegli altri paesi dominanti il fondovallechianino, conserva ancora l’originarioimpianto geometrico tipico di una “ar-chitettura militare”, la cui possente

rocca munita di torre è stata recente-mente restaurata e restituita alla frui-zione di tutti.- Durata del percorso: 2 ore- Numero tappe: 3- Percorso: Pedonale1a tappa: Mura e PorteCosteggiando il perimetro murario delcastello è possibile ancora osservareil suo andamento squadrato con ledue torrette cilindriche, poste agli an-goli, e l’imponente mastio rivolto adest, separato dalla vicina Chiesa dallo

stretto vicolodel Porticciolo.Tra le due tor-rette si trovala porta princi-pale, decoratada un grandestemma medi-ceo e da ele-ganti arcatelle;su di essa sialza la Torredell’Orologioche fu co-struita a spesedella comunitàdi Marciano inricordo della “Battaglia di Scanna-gallo”(1554) e dedicata alla famigliaMedici. Dalla porta si accede poi nellacaratteristica Piazza Fanfulla.

TRA STORIA E LEGGENDANella torre di Marciano sarebbe statoimprigionato il filosofo Giovanni Picodella Mirandola, in fuga dal marito dellanobildonna aretina con la quale si era ri-fugiato nel paese. Solo grazie all’inter-vento di Lorenzo ilMagnifico fu poi liberato.Curiosa anche la vi-cenda di Fanfulla daLodi, a cui è dedicata lapiazza del borgo, ilquale, secondo D’Aze-glio, sarebbe rimastoucciso a “Scannagallo”;ma in realtà morì a Ter-racina nel 1525.

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finito di stampare nel mese di maggio 2011

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