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FONDAZIONE CENTRO DI STUDI SULLA CIVILTA DEL TARDO MEDIOEVO SAN MINIATO Collana di Studi e Ricerche 7 VITA RELIGIOSA E IDENTITA POLITICHE: UNIVERSALITA E PARTICOLARISMI NELL'EUROPA DEL TARDO MEDIOEVO a cura di SERGIO GENSINI p PACIA'I EDITORE po 1-fý(-q 6

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FONDAZIONE CENTRO DI STUDI SULLA CIVILTA DEL TARDO MEDIOEVO

SAN MINIATO

Collana di Studi e Ricerche

7

VITA RELIGIOSA E IDENTITA POLITICHE: UNIVERSALITA E PARTICOLARISMI

NELL'EUROPA DEL TARDO MEDIOEVO

a cura di SERGIO GENSINI

p PACIA'I EDITORE

po 1-fý(-q 6

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GIACOMO BAROFFIO Cremona

I MANOSCRITTI LITURGICI ITALIANI TRA IDENTITA UNIVERSALE E PARTICOLARISMI LOCALI

La tematica che si affronta in questa relazione tocca da vicino un terreno minato sul quale ci sono state divergenze alimentate soprattutto dalla mancanza di conoscenze adeguate della storia della liturgia. «Lo sviluppo della liturgia - al contrario di quanto si pensava in passato - non e proceduto da un'uniforme unitä aposto- lica a una molteplicitä, bensi da un pluralismo all'interno di strut- ture omogenee a un'unitä di determinate regioni che si sono coagulate intorno a importanti centri quali Roma, Antiochia, Ales- sandria e Costantinopoli» '.

Dopo alcuni tentativi di fissare per iscritto i testi da utilizzare nelle diverse celebrazioni - non solo la Messa, ma anche le diverse ore di preghiera ei riti assai complessi come quelli della riconcilia- zione dei penitenti o dell'itinerario catecumenale - tra il VII e 1'VIII secolo si evidenziano alcune tipologie che fonderanno la successiva tradizione. Purtroppo la penuria delle fonti sopravvissute non permette di stabilire con chiarezza definitiva tutti gli aspetti della primitiva storia dei libri liturgici. Tuttavia 1'esame di quanto rimane ancora testimoniato in ambito romano o in altre tradizioni paral- lele suggerisce alcune linee maestre costanti. Uno sguardo panora- mico sulla storia e sull'evoluzione dei libri liturgici delle Chiese latine tra i secoli VIII e XV permette di cogliere alcune prospettive di fondo che bene si possono riassumere nel binomio "universalitä e particolarismo" z.

In un primo periodo si sono avute raccolte minime che hanno caratterizzato varie tipologie di libelli, ad esempio, sezioni del santorale, prefazi, canti alleluiatici della Messa e responsori della

' EA. LENGELING, Ordnung und Freiheit in der Liturgie der frühen Kirche, in W. ERNsr-K. FEIEREIS (a cura di), Einheit in Vielfalt. Festgabe für Hugo Aufderbeck zum 65. Geburtstag, Leipzig 1974,72 («Erfurter Theologische Studien», 32).

z Per alcuni aspetti che riguardano i primi secoli cfr. sempre E. -J. LENGELING, Ordnung und Freiheit ... cit., pp. 52-72.

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liturgia delle ore 3. Successivamente 1'articolazione del materiale liturgico vede una varia sistematizzazione: nel caso dei libri con musica, tutti i canti, sia della Messa che della liturgia delle ore, confluiscono in un'unica raccolta, un antifonario onnicomprensivo che e rimasto tipico dei repertori ambrosiano e ispanico 4. Cos! pure, probabilmente, l'eucologia e raccolta tutta in un unico libro, pertanto piü esteso del posteriore sacramentario conic sole orazioni per la celebrazione eucaristica. Di fatto anche negli esemplari dei piü antichi sacramentari gregoriani, ad esempio, si trovano orazioni matutinales evespertinales dedicate ad ambiti diversi dalla Messa 5. Rimangono inoltre notevoli testimonianze che permettono di se- guire 1'evoluzione delle raccolte globali da usarsi nella Messa (messale) e nelle ore della preghiera liturgica (breviari).

Prima di giungere alla tipologia standard della successione cronologica dei formulari - nei quali, a loro volta, tutti i brani sono disposti secondo 1'ordine della celebrazione -, messali e breviari sono formati semplicemente dall'accostamento dei singoli libri parziali b. Inoltre non bisogna dimenticare che nel mondo liturgi- co - attento alle necessitä concrete di una comunitä celebrante - si danno tutte le combinazioni possibili per cui non mancano articolazioni complesse di libri liturgici come si puö osservare, ad esempio, dalle molteplici tipologie dei sacramentari arricchiti con elementi e/o sezioni di altri libri liturgici'.

' Una probabile traccia dell'autonomia primitiva e dell'importanza del responsoriale - rispetto alle altre raccolte di materiale necessario per la celebrazio- ne della liturgia delle ore -e costituita dal notevole rilievo dato alla lettera iniziale del I responsorio del mattutino. I: uso, che in origine era circoscritto alla lettera. A(spiciens) del I responsorio della I domenica d'avvento, si e esteso prima alle solennitä (Natale, Pasqua) e in seguito a ogni formulario domenicale e festivo. La tradizione riguarda sia gli antifonari che i breviari e si manifesta in notevoli cicli illustrativi.

a Per le fonti ambrosiane fondamentale rimane M. HUGLO - L. AGUSTONI - E. CARDINE - E. M. T. MONETA CAGLIO, Fonti e paleografia del canto ambrosiano, Milano 1956 («Archivio Ambrosiano=, 7).

5 Cfr. J. DEsHussEs, Le sacramentaire Gregorien. Ses principales fonnes d äpres les plus anciens inanuscrits, Fribourg 1971, pp. 328-334 (nr. 935-979) e paralleli.

6 Nel caso del messale: epistolario, evangelistario, sacramentario e graduale. Si ritrovano libri del genere soprattutto nell'Italia settentrionale orientale e nell'area austriaca, mentre nell'Italia meridionale, in area beneventana, sono superstiti alcuni esemplari di breviario che si articolano in sezioni autonome (ad esempio, 1'esemplare mutilo di Bari, Arch. S. Nicola, 15).

' Si osservino le diverse composizioni di alcuni sacramentari complessi:

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Quando tra 1'VIII e il IX secolo la liturgia romana si cristallizza nelle sue forme eucologiche e musicali, viene fornito a tutto 1'Occi- dente latino s una struttura stabile e una serie di contenuti ben determinati che costituiranno nei secoli successivi il fondamento universale che esprimerä in un'unica lex credendi tutte le diverse comunitä di estrazioni etniche e culturali quanto mai diversificate. Ovunque si afferma un canon teologico ed espressivo vissuto per secoli in tutta la latinitä: una rigorosa fedeltä alla tradizione e, insieme, un'estrema libertä di adattamento alle situazioni storiche del momento, fedeltä e libertä che esprimono nel vissuto liturgico l'istanza dell'universalismo e del particolarismo.

- sacramentario con la segnalazione marginale o interlineare dei soli incipit dei canti: Milano, Bibl. Ambrosiana, H 200 inf, Vercelli sec. XI ex.;

- sacramentario-evangelistario: Cittä del Vaticano, Bibl. Apostolica Vaticana (d'ora in poi BAV), Arch. S. Pietro F 12, Roma sec. X-XI;

- sacramentario con evangelistario integrato nei formulari: Vaticano, BAV, Arch. S. Pietro B 67, Roma (? ) sec. XV in.;

- sacramentario con evangelistario integrato nei formulari e con incipit delle epistole: Firenze, Bibl. Med. Laurenziana, Conv Soppr. 292, Camaldoli sec. XII;

- sacramentario con lezionario completo integrato nei formulari: Lucca, Bibl. Capitolare, 593, Lucca sec. XII; Milano, Bibl. Ambrosiana, A 24 inf, sacr ambrosiano, Lodrino sec. Xe cosi molti dei piü antichi «sacramentari» ambrosiani; Vaticano, BAV, Barber. lat. 561 (giä XII. 4), Italia centr. (area Fiorentina? Roma, S. Vito in Macello? ) sec. XII con l'aggiunta di un Ordo Missee del sec. XIII (cc. 107-108);

-sacramentario-calendario-lezionario: Monza, Bibl. Capitolare, e-10/100, Monza sec. XI (calendario con note necrologiche, lezionario di mano diversa dal

sacramentario); - sacramentario con antifonario integrato nei formulari: Firenze, Bibl.

Riccardiana, 299, Roma s. XI ex. (nel comune e nelle messe divers(e ci sono anche le letture); Vaticano, BAV, Barber. lat. 536 (giä XI. 179), Roma (? ) sec. XII ex.;

- sacramentario-antifonario-lezionario: Monza, Bibl. Capitolare, f-1/101, area bergamasca sec. IX-X;

- sacramentario con evangelistario e antifonario integrati nei formulari: Vatica- no, BAV, Arch. S. Pietro B 75, Roma sec. XII-XIII;

- sacramentario con evangelistario e antifonario integrati nei formulari the presentano anche gli incipit delle epistole: Firenze, Bibl. Med. Laurenziana, Conv. Soppr. 233, Vallombrosa (? ) sec. XIII-XIV;

- sacramentario con antifonario integrato nei formulari e gli incipit delle letture: Vaticano, BAV, Arch. S. Pietro F 19, OP sec. XIV in.

- sacramentario con sezioni o formulari di messale: Roma, Bibl. Vallicelliana, F 4, area romana sec. X112 ... 811 fenomeno non interessa il solo rito romano, ma tutte le famiglie liturgiche. Cfr. per Ia penisola iberica J. PtaELL, Unite et diversite dans la Liturgie hispanique, estratto daLiturgie de l'dglise particttliere et Liturgie de l'eeglise universelle. Conferences Saint Serge 1975, Roma, pp. 245-260.

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Si pub verificare tale situazione nella redazione dei libri con i canti della Messa, a partire dalle piü antiche testimonianze di pöchi cantatori e antifonari dei secoli VIII e IX sino alle migliaia di graduali e messali che ancora sopravvivono dalla prassi liturgica dei secoli XV XVI. In questi libri ci sono dei punti fermi, si potrebbe dire, indiscutibili. Ad esempio, il canto d'inizio della Messa della I domenica d'Avvento, scelto probabilmente dal salmo 24,1-4 per motivi spirituali e simbolici: Ad te levavi animam tneam 9. Il testo non dice soltanto lo statuto dell'orante all'inizio dell'anno liturgico, ma afferma questa funzione primaria con la prima lettera dell'alfa- beto, la A riccamente ornata e illustrata in tutti i codici di un certo rilievo artistico.

Cosi pure, super-ate alcune rielaborazioni redazionali, dopo il sec. IX non ci saranno piü molti dubbi sulla scelta delle antifone di comunione quaresimali 10 o dei responsori graduali del tempo ordinario dopo Pentecoste 11. Ci sono pertanto alcuni punti fermi irremovibili che non vanno tuttavia interpretati come barriere rigide di una visione limitativa e angusta della liturgia. Anzi, sembrano proprio il contrario: costituiscono i punti cardine che permettono alla celebrazione una sua elasticitä e un adattamento sapiente senza correre il pericolo di un'anarchia disordinata e inconcludente.

I manoscritti con i canti della Messa, infatti, presentano due categorie di interventi dettati dalla libertä espressiva di ogni comu- nitä e dal suo carattere particolare a livello di sensibilitä teologica e di linguaggio artistico. In primo luogo occorre ricordare i canti alleluiatici 12. Essi hanno una trasmissione diversa da quella di tutti gli altri canti della Messa. In certi manoscritti gli alleluia del tempo ordinario sono raccolti in una sezione a se stante, forse un'ultima reminiscenza di una tradizione originale di libelli, completamente

I Per alcune serie alleluiatiche delle domeniche d'awento cfr. G. B. BAROFFIO, Le fonti della musica liturgica nzedioevale in provincia di Torino, in Medioevo Musicale a Torino e nelsuo territorio, a curs di C. S tNTuzELLI, s. l. 1996, pp. 32-33.

1°Cfr. R: J. HESBERr, AntiphonaleMissartnnsextuplexd apreslegradueldeMonza et les antiphonaires de Rheinau, du Mont-Blandin, de Compiegne, de Corbie et de Senlis, Bruxelles 1935, pp. XLVR-XLVIII.

" Cfr. Ibid., pp. LXX1Z- LXXIX. 12 M. HUGLO, Les listes alleluiatiques daps las tdmoins du graduel gregorien, in

Speculum musicae artis. Festgabe fürHeinriclt Husntann [... ]dargebracht von seinen Freunden und Schillern, hrsg. von H. BECKER - R. GERLACH, München 1970, pp. 219- 227.

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autonoma, di tutto il repertorio alleluiatico. E certo che ogni comunitä per secoli ha scelto 1'alleluia di suo gradimento - se non di sua composizione - mentre per gli altri canti si rifaceva alla tradizione consolidata.

Tradizione consolidata, stabilita e uguale in tutte le Chiesa latine, certo, ma non rigida. E veniamo al secondo intervento nel segno della libertä e del particolarismo: 1'adattamento dei bran tradizionali in un nuovo contesto significante, quello dei tropi. Con 1'introduzione dei tropi nel sec. VIII, ogni Chiesa cerca di interpre- tare l'azione liturgica globale e ogni suo momento secondo il proprio animo: il testo oggettivo della liturgia - quasi sempre un testo biblico, per lo piü salmico -e riletto e interiorizzato, scomposto anche nei suoi elementi costitutivi - parole, espressioni e frasi - che sono ripresi quali tasselli di una nuova com-posizione 13. Non si rifiuta il passato e 1'unversale, ma lo si coglie nel suo carattere di presente e nel particolare. A dire il vero, ci sono operazioni che cambiano completamente la natura di alcuni canti; ma tutto accade senza traumi particolari e con 1'adesione di tutta la comunitä orante che queste nuove rielaborazioni ama e diffonde in modo sorprendente.

Questa operazione che trans-significa i brani originali e realiz- zata soprattutto in riferimento ai canti dell'ordinario. Si pensi al tropo Spiritus et aline !4 intercalato al canto del Gloria in excelsis della Messa. Con 1'aggiunta del tropo di esplicita valenza mariale, il Gloria viene trasformato da canto dell'ordinario in brano tipico del proprio con alcune connotazioni specifiche che permettono una sua utilizzazione soltanto nelle celebrazioni della Beata Vergine Maria 15

1311 procedimento compositivo dei nuovi testi - the risultano dalla rielaborazione dei bran originali. arricchiti dal tropi - risulta chiaramente anche dalla veste tipografica delle piü recenti edizioni, Cfr., ad esempio, R. JoNSSOn (par), Tropes du

propre de la messe. I: Cycle de Noel, Stockholm 1975 («Acta Universitatis Stockholmiensia», 21 = ,, Corpus Troporum», 1); 0. MARCUSSON, Prosules de la messe, I: Tropes de l'allelttia, Stockholm 1976 («Acta Universitatis Stockholmiensia)>, 22 = «Corpus Troporum», 2)

t4 Sulle diverse recension testuali del tropo. cfr. B. SCHMID, Der Gloria Tropus Spiritus et aline bis zur Mitte des 15. Jahrhunderts, Tutzing 1988 («Münchner Veröffentlichungen zur Musikgeschichte», 46).

Is Nei codici the tramandano questo tropo di diffusione universale, spesso il testo del solo tropo e scritto in inchiostro rosso. Questo fatto mette in evidenza l'interpolazione non tanto per darle un rilievo in quanto alla sua importanza, bensi per permetterne piü facilmente 1'omissione da parte dei cantori the desiderano cantare l'inno angelico senza la farcitura. Questa tecnica grafica si riscontra anche

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Questo esempio mostra un modo estremamente efficace per intervenire nella tradizione universale e adattarla alle esigenze e alle culture particolari. Pur avendo tutti i singoli tipi di libro liturgico medievale e rinascimentale il medesimo contenuto, ogni codice e diverso dall'altro, ciascuno costituisce lo sforzo di calare nella realtä concreta della singola comunitä o del singolo fruitore - come nel caso di bre-, dari o libri d'ore per 1'uso personali - la piü

vasta tradizione della preghiera ecclesiale. Per quanto riguarda piü da vicino il particolarismo liturgico,

esso si afferma in modo esplicito a diversi livelli. In questa sede se ne ricordano brevemente alcuni.

a) Caratteri peculiari a livello rituale

Lo svolgimento dei principali riti liturgici e fissato nei dettagli in repertori codificati nel tempo. Cos!, per la celebrazione della Messa, a partire dalla seconda meta del sec. X, si diffonde e afferma ovunque la struttura dell'Ordo Missae renano 16. Ciö non esclude che singole comunitä introducano delle varianti o delle elaborazio- ni esigite da particolari situazioni di carattere sia teologico-spiri- tuale che sociale. Uno sguardo sui diversi libri ordinari della Messa e dell'ufficio permette di riscontrare interessanti fenomeni locali. Alcuni di tali fenomeni sono esclusivi di determinati centri, mentre altri fatti hanno trovato una diffusione piü o meno ampia a seconda dei casi. Si pensi non solo alla scelta di particolari formulari d'interesse locale ea singole formule, ma anche alle notizie partico- lari che derivano all'impianto toponomastico di centri urbani e dei luogo di culto con tutte le indicazioni di itinerari processionali quali si trovano soprattutto, ma non esclusivamente, nei libri ordinari e nei processionali.

Paradigmatica e la tradizione salernitana attestata da un mes- sale del sec. XV conservato oggi nel locale Museo diocesano: Si tratta di un fenomeno oggettivamente aberrante, tuttavia compren- sibile nel contesto socio-culturale della cittä campana nel basso medioevo. 11 messale - redatto per 1'uso del vescovo di Salerno e

per altri pezzi the si trovano in una situazione analoga: gli alleluia the si devono aggiungere nel tempo pasquale, ma the Sono omessi nel resto dell'anno liturgico.

16 Cfr. G. B. Bnaomo-F. DEI. I: ORO, L'«Ordo Alissaeu del vescovo Wannondo d'Ivrea, in «Studi Medievalin, 3' Serie, 16 (1975), pp. 795-823.

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conosciuto come "sacramentario" - in occasione della festa patronale di san Matteo riporta una lunga serie di rubriche e di testi eucologici che si riferiscono a un atto umiliante di omaggio che gli Ebrei della cittä devono compiere nei confronti dell'autoritä eccle- siastica 17.

Tra i tanti fenomeni rituali e paraliturgici che hanno avuto maggior diffusione, si possono ricordare i diversi interventi che amplificano lo spazio e il tempo strettamente liturgici con categorie drammaturgiche l$ a cominciare da alcune realtä strettamente liturgiche come il tropo conclusivo dell'ufficio delle Tenebrce 19 e la proclamazione del Passio durante la settimana santa 20.

b) Culto locale dei santi

L'esame dei codici liturgici trova abbondante materiale d'ana- lisi nella presenza della memoria dei santi, una presenza estrema-

" Salerno, Museo diocesano, «Sacramentario», c. 69vb: «In translatione beati Mattha! i apostoli et evangelista:. Notandum vero est quod in hac sollempnitate conventunz ftunt ad partezzz processionaliter ubi leones sculpti sunt. sedes dun esse in eminenti loco parata, in qua arclziepiscopus sederat, episcopis dextera et sinistra parte existezztibus. Et luda; i coram positi laudes archiepiscopo dinzid. ore cantent. Quibus expletis, of f erant luda: i libnuzz legis archiepiscopo osculandutn vel salutandunz. Deinde dicat archiepiscopus: Kyrie eleison [... ] Oreznus. Omnipotens sempiterne deus, qui salutem humani generis in confessione tui nominis posuisti, maiestatem tuam suppliciter exoramus, ut huius excaecati populi miseratus errorem, cor eorum tux gratim rore profundas, quatinus saxei cordis [... ]».

18 Una delle raccolte piü ricca di testi e sempre K. YOUNG, The Drama of the Medieval Church, 2 voll., Oxford 1933, rist. 1962.

19 Per1'aspetto testuale cfr. P. R. RocHA, Les "tropes"ou versets de 1 äncien office des tenebres, in Mens concordet voci pour Mgr. A. G. Martinort [... ], Torunai - Paris 1983, pp. 691-702 (il tropo in Italia e molto pin diffuso di quanto si possa pensare in base all'elenco delle fond a pp. 700-701). Perl'aspetto musicale cfr. A. Z. IDEISOHN, Storia della musica ebraica, a cura di A. JoNA, Firenze 1994, pp. 52,55,59 (1'originale inglese e del 1929).

20 In un grandissimo numero di codici (soprattutto evangelistari e messali) nel racconto della Passione sono evidenziate le peculiaritä musicali delle singole parti grazie a littene signiftcativice. Cfr: G. B. BAROFFIO-C. ANTONEZ. u, La passione nella liturgia della Chiesa cattolica fino all'epoca di Johann Sebastian Bach, in Ritorno a Bach. Dranmza e ritualitä delle passion, a cura di E. POVELLATO, Venezia 1986, pp. 11- 33. Talora si trovano anche indicazioni con parole intere di significato inequivocabile, ancorch8riferentesi apersonaggi diversi, come plane in London, British Libr., Egerton 3511 (giä Benevento, Bibl. Capitolare, 29; messale, Benevento sec. X11); ARCHIVIO DI STATO, Piacenza, Estimi Fanzesiani Rurali 75 (lezionario della Messa, sec. XII).

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mente abbondante sino a fenomeni di vera e propria elefantiasi. Di alcuni santi si ricorda soltanto il nome -e di conseguenza si ricorre ai formulari dei rispettivi comuni -, mentre di altri personaggi si propone uno o piü testi propri se non addirittura un intero formu- lario specifico ed esclusivo 21. L'universo del santorale costituisce in assoluto il terreno d'incontro piü rimarchevole tra l'aspetto universalistico e quello particolaristico della liturgia. -

L'analisi agiologica, nella prospettiva dell'incontro odierno, permette di indagare le fonti liturgiche e di scoprirne interessanti stratificazioni. Operando con la tecnica del filtro, si possono rileva- re successivamente i santi che godono un culto universale -e qui si puö ancora articolare il discorso in una prospettiva cronologica, partendo dall'epoca in cui si afferma il culto universale di un santo - quelli venerati in una nazione, in una regione, in una diocesi, in un

ristretto territorio urbano o in un particolare ordine religioso. Questa diversa colorazione e sfaccettatura dello spettro

agiologico permette spesso di individuare il luogo d'origine o d'uso dei codici liturgici che presentano la sezione del santorale, un calendario 22, le litanie 23 o ulteriori serie di nomi di santi 24. Ad

21 Ricordo, ad esempio, il breviario mutilo con musica di Bovino (sec. XII) segnalato da M. DE SANns, Codici, incunaboli e cinquecentine di argonzento biblico, patristico e liturgico a Troia eBovino, in aVetera Christianorumu, 22 (1985), p. 210. Nel codice si trovano, infatti, brani propri per s. Sabino di Canosa (c. 74v), mentre la memoria liturgica di s. Wandregisilo (c. 94r) indica chiaramente un influsso del mondo normanno in terra pugliese.

22 Occorre tuttavia osservare che talora i calendari riflettono una tradizione liturgica, un'origine e una destinazione diverse da quelle del codice cut sono allegati.

23 Ad esempio, nel salterio-innario del sec. XII conservato a Torino, Bibl. Accademie delle Scienze, ms. 016, le litanie a cc. 37v-38v permettono di localizzare il codice ad Arezzo grazie alla concentrazione di sand locali (Donato, Ilariano, Laurentino, Pergentino, Diodoro, Mariniano, Flora, Lucilla). Il fatto poi che i nomi delle ultime due sante - oltre a quello di s. Benedetto - siano messi graficamente in evidenza, orienta decisamente verso il monastero aretino dedicato alle stesse due sante.

24 >� il caso, ad esempio, delle tre serie che si trovano nell'Ordo Missa:: Cotnmunicantes, Nobis quoque eLibera. In appendice segnalo alcune serie dei sand propri del Connnunicantes (dopo i nomi di Cosma e Damiano), basandomi su ricerche personali e di altri storici della liturgia, primo fra tutti A. EBNER, Quellen und Forschuingen zur Geschichte und Kunstgeschichte des Missale Rontamuu im Mittelalter. Iter Italicxem, Freiburg 1896. Occorre notare che spesso le tre sezioni ricordate non presentano le medesime integrazioni. Ad esempio, nel messale di Subiaco del sec. XI (Roma, Bibl. Vallicelliana, B 24) nel solo Nobis gttogtte ci sono

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esempio, la concentrazione di piü celebrazioni in onore di santi francescani suggerisce 1'origine serafica del libro liturgico in esa- me 25, cos! come la presenza di formulari propri per santi patroni orienta verso la rispettiva chiesa locale.

c) Radicamento nella Chiesa locale e nel contesto socio-politico

Il radicamento nella Chiesa locale e attestato anche da alcuni documenti di carattere prevalentemente giuridico dei quali i libri liturgici riportano un modello adattato a specifiche condizioni storiche. Sono le formule di giuramento presenti nei pontificali e che interessano i futuri abati 26 e vescovi suffraganei 27

. La raccolta di M. Andrieu e altre edizioni piü recenti di nuove fonti permettono di rintracciare interessanti elementi locali nei testi quando riporta- no almeno il nome della sede episcopale e il nome di uno o piü vescovi.

Un esplicito riferimento al contesto socio-politico e offerto in testi come la preghiera iniziale del canone romano (Te igitur) o 1'Exsultet pasquale: in entrambi i casi si prevede la menzione non solo del sommo pontefice, ma anche del capo di Stato - per lo piü re o imperatore 28. Nella massima parte dei casi c'e 1'indicazione generica che precede di volta in volta 1'inserimento del nome; ma

delle integrazioni -e anche queste di carattere locale -cc Victoria Anatolia» tra Caecilia ed Anastasia.

2s Tuttavia ci sono eccezioni dovute al fatto che talora i formulari delle feste dei

santi propri di un ordine religioso (in particolare francescani e domenicani) sono raccolti tutti inun unico libro. Intale caso negli altri tomi dello stesso libro liturgico (sono per lo piü antifonari e graduali) mancano completamente quei formulari.

26 «Ego donnuus - abbas monasterii sancti Silani de Romagnano. Novariensis dioc., ordinis sancti Benedicti, iuro ad hec sancta Dei evangelia quod ero in perpetuo tibi domino Hugutioni [Uguccione Borromeo, vescovo dal 1304 al 1329] episcopo Novariensi et comiti nteo [... ]u: M. ANDRIEU, Le Pontifical Rothain au Moyen-Age. II: Le Pontifical de la Curie Ronzain au XIIIe siecle, Cittä del Vaticano 1940, («Studi e Testi», 87) p. 174 [Ms Vaticano, BAV, Vat. lat. 4748/II, c. 105r].

27 Cfr: la formula di giuramento all'arcivescovo di Benevento nel pontificale del sec. XII conservato oggi a Macerata, Bibl. Com. Mozzi-Borgetti, 378, c. 37r-37v edita da R. F. GYUG, A Pontifical of Benevento (Macerata, Bibliotecä Contunale «Mozzi-Borgetti» 378), in «Mediaeval Studies)), 51 (1989), pp. 355-423.

28 Cfr. G. B. BnRoFFIo, I inanoscritti liturgici: loro itldividttazione e descrizione, in

Documentare il inanoscritto: problenzatica di un censimento, Atti del Sentinario Roma, 6-7 aprile 1987, a cura di T. GARGiuLO, Roma 1987, pp. 70-72.

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non sono pochi i testi liturgici nei quali si trova esplicitato e anche aggiornato il nome del vescovo di Roma 29 e del regnante 30. Del tutto eccezionale e invece la sopravvivenza di elenchi (dittici) piü complessi come quello dei nomi delle persone che si ricordano nella preghiera durante la celebrazione della Messa 31.

d) Testi eucologici di tradi2ione locale

Lo studio delle fonti liturgiche e in fase piü avanzata nel campo dell'eucologia rispetto ad altri ambiti, ad esempio quello musicale. La pubblicazione e 1'analisi di tipologie peculiari, come quella dei sacramentari, permette facilmente di riconoscere singole tradizio- ni che interessano intere famiglie liturgiche e singoli centri. In particolare si puö distinguere la liturgia romana da altre tradizioni come quella ambrosiana, gallicana, ispanica ecc., ma si possono rilevare anche testi specifici di gruppi minori all'interno della sola liturgia romana e della tradizione eucologica gelasiana e gregoriana.

Oltre a testi eucologici di varia destinazione rituale (Messa, liturgia delle ore 32, azioni sacramentali e momenti devozionali 33), meritano attenzione le preghiere scritte per i santi locali. Questa peculiare produzione letteraria in diversi casi (s. Zeno di Verona, s.

29 Nel testo dell'Exszzltet in un frammento di messale, ad esempio, si trova la menzione di papa Eugenio IV (1431-1447): cfr. C. $CALON, Libri scuole e cultura zzel Friuli znedioevale. «Menzbra disiectaD dell'Archivio di Stato di Udizze, Padova 1987, («Medioevo e umanesimo», 65) p. 112.

1° Per i vari nomi di personaggi che si riscontrano negli Exszzltet dell'Italia meridionale cfr. T. F. KELLY, The Exultet in Soutlzez» Italy, New York - Oxford 1966, pp. 285-286.

1' Per Trento - caso unico in Italia a causa dell'ampiezza dei dati forniti - cfr. 1'edizione e lo studio di H. ROGGER in Mozuuuenta liturgica ecclesiae Tridentinae saeculoXIII antigzziora, I: Testizzzozzia clzronograp)zica ex codicibus litzugicis, Trento 1983-1984, pp. 3-165.

32 Purtroppo questo particolare settore non e valorizzato in modo adeguato nelle ricerche e nelle edizioni che riguardano 1'eucologia latina. Per una significa- tiva testimonianza di Benevento cfr. G. B. BAttoFFzo, La tradizione ezzcologica zzella liturgia delle ore. Il breviario beneventano, Napoli, Biblioteca Nazionale, XVI. A. 7, in «Ecclesia Orans», 7 (1990), pp. 114-130.

31 Cfr. l'intero capitolo IV «Libelli Preczzzn du VIIIe au? QIe siecles» in P. SALn1ON, Analecta Liturgica. Extraits des nzaznzscrits liturgiques de la Bibliotlzeque Vaticane. Contribution a 1'Izisatoire de la priere chretiezzzze, Cittä del Vaticano 1974 («Studi e Testi)), 273) pp. 121-194.

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I AfANOSCRI7TI LITURGICI ITALIANI TRA IDENTITA UNIVERSALE 459

Giustina di Padova ... ) 34 testimonia un mondo liturgico arcaico,

anteriore comunque alla normalizzazione testuale operata dall'eucologia romana diffusa con i sacramentari gelasiano e, soprattutto, gregoriano. D'altra parte, lo studio comparativo delle fonti liturgiche anche posteriori all'XI sec. dä occasione di rintrac- ciare testi eucologici d'origine romana che non sono stati assunti dalle due grandi tradizioni gelasiana e gregoriana 35

e) Tradizione musicale

Per quanto concerne i repertori liturgici musicali, ricordo che in Italia sono documentati prima del sec. XII-XIII repertori locali come quello beneventano e romano antico. Nei secoli successivi sussistono invece esclusivamente testimonianze delle due tradizio- ni gregoriana e ambrosiana 36. Tuttavia anche perla musica valgono le osservazioni fatte in precedenza a proposito della tradizione eucologica.

Il ceppo centrale del repertorio viene tramandato con estrema fedeltä, ma non in modo meccanico. A seconda delle zone si notano particolari lezioni musicali che riflettono stilemi regionali o locali come 1'uso del si bemolle o meno, il mantenimento del mi/si o 1'assimilazione al semitono superiore fa/do 37. Alcune varianti si

3a Per s. Zeno c&: F. SEGAta, 11 culto di san Zeno nella liturgia medioevale fino al secolo XIL Contributo allo studio e all'interpretazione delle messe in memoria del

santo Vescovo di Verona, Verona 1982 («Studi e documenti di storia e liturgia)>, 1)

pp. 56-58. 35 Lorazione 13 del Veronese «Propitiare Domine - dignanter exaudi» si ritrova,

ad esempio, nell'orazionale inserito nel codice 65 della Bibl. Capitolare di Piacenza: cfr. P. PAxzErrº, Piacenza 65. Un manoscritto liturgico-musicale del sec. XII, Roma 1996-1997, I, p. 197, nr. 615 (tesi dattiloscritta)

36 Quest'ultima praticamente oggi e circoscritta alla sola diocesi di Milano, ma in passato sconfinava in altre diocesi ed aveva sotto di se un territorio comunque piü ampio the raggiungeva il Canton Ticino in Svizzera dove ha lasciato varie testimonianze: Cf: U. F. RASCHER - L. DESPLAZES, Fratnntenti di codici dagli archivi leventinesi. testi liturgici, biblici e untanistici. Estratto da «Materiali e docttmenti ticinesi» serie 1, «Regesti diu Leventina», fase. XIV, Bellinzona 1978.

37 Su quest'ultimo fenomeno - the in Italia evidenzia le fonti dell'area beneventana quali Benevento, Bibl. Capitolare, 19,20 e 34; Montecassino, Arch. della Badia, 540 e 546; Vaticano, BAV, Ottob. lat. 576; Vat. lat. 6082 e 10673 - cfr. J. GAJARD, Les recitations modales des 3e et 4e modes et les manuscrits beneventains et aquitains, in «Etudes Gregoriennes», 1 (1954), pp. 9-45.

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460 G. BAROFFIO

devono probabilmente ricondurre a diverse esperienze nella prassi esecutiva come la scrittura degli intervalli di IV o di V che si trovano a gradi disgiunti o congiunti.

Vi sono poi senz'altro notevoli prodotti che integrano il nucleo originario aggiornandolo periodicamente alle nuove situazioni createsi in seguito all'introduzione di nuove festivitä, in particolare, ma non esclusivamente, dei santi. Si assiste cos! a un fiorire di gran lunga piü ampio e vivace rispetto al settore dell'eucologia: si compongono singoli pezzi ed intere ufficiature con decine di antifone e una buona dozzina di responsori, talora assai elaborati pur nel rispetto di canoni estetici man mano consolidati. Si pensi, ad esempio, ai diversi uffici ritmici che dilagano dopo la produzio- ne-modello degli uffici francescani di Giuliano di Spira: da quello di s. Giovanni, fondatore di S. Michele della Chiusa presso Torino 3s a quello di s. Imerio di Amelia nella tradizione liturgica di Cremona, da s. Tegulo di Ivrea 39 a s. Romolo di Fiesole 40. Di solito le melodie sono nuove, ma sono costruite secondo alcuni schemi ormai cano- nici, come il rispetto di una rigorosa successione modale delle singole categorie di canti 41.

Come negli altri paesi europei anche in Italia in epoca carolingia iniziano a diffondersi tropi e sequenze che subiranno alterne vicende sino al sec. XVI. Anche in questo campo si assiste a una fitta rete costituita da brani universali - per lo piü di tradizione franca e germanica - che fa da supporto a una ricca e interessante produ- zione italica 42. Proprio nei tropi e nelle sequenze, ma anche in altre forme come i conductus monodici, si possono ritrovare tracce dell'antico patrimonio musicale locale che l'egemonia della tradi-

38 Edizione preparata da C. CHUN, L'ufficio di s. Giovanni Vincenzo nel breviario di S. Michele, edizione ed analisi musicale, Roma 1995, pp. 9-42 (tesi dattiloscritta).

39 BIBLIOTECA CAPITOLARE, Ivrea, 125, c. 113v (antifonario eporediese del sec. Xv) presenta un ufficio ritmico totalmente diverso dall'ufficiatura (non ritmica) del coevo breviario eporediese ms. IX (106), c. 406v.

41 Gli uffici ritmici di s. Imerio e di s. Romolo sono attualmente oggetto di studio - in vista di una prossima edizione - da parte di alcuni studenti della ,, Scuola di paleografia e filologia musicale, di Cremona.

41 Cie significa concretamente che la I antifona e in I modo, la II antifona in II modo ... il I responsorio in I modo ecc.

42 Si veda il prospetto elaborato da L. BRUNNER, Catalogo delle sequenze in manoscritti di origine italiana anteriore al 1200, in aRivista italiana di musicologia, 20 (1985), pp. 191-276. Dall'inventario di una cinquantina fonti risultano d'origine italica 144 su 266 sequenze.

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I ALINOSCRIITI LITURGICI ITAI. IANI TRA IDENTITA UNIVERSALE 461

zione romano-franca ha eliminato precedentemente dalla scena liturgica as

Un fenomeno frequente che si riscontra nelle fonti liturgiche e 1'adattamento progressivo dei libri liturgici alle particolari istanze locali. Larecente edizione degli Ordines sinodali di Herbert Schneider evidenzia un esempio milanese. Si tratta dell'Ordo 8- risultato della fusione degli Ordines 2e7- la cui redazione milanese del sec. XI e testimoniata dal miscellaneo London, British Library, Add. 49364 e dalpontificale ambrosiano Vat. lat. 13151.11 codice londinese presenta uno stadio redazionale piü antico perche riprende il testo romano senza modifiche significative, mentre il pontificale sostitu- isce le tre antifone romane con altrettanti brani milanesi aa

Parlando della tradizione musicale, non si puö tacere un fenomeno ad essa strettamente connesso e particolarmente signi- ficativo nell'individuare alcuni trattispecifici delle tradizioni locali: penso alla grafia neumatica e alla successiva notazione su rigo as

f) Elaborazione nzizata dell'appaz"ato iconografzco

Notevole e Papporto che le discipline iconografiche recano alla conoscenza delle fonti liturgiche: dalla semplice segnalazione dell'esi- stenza di codici con ornamentazioni e% illustrazioni miniate a una precisa assegnazione di un prodotto a un maestro oa una scuola.

Giä prima del 1000 si consolida una particolare tradizione iconografica che attribuisce la massima importanza e, di riflesso, la

43 A questo proposito sarebbe opportuno approfondire e proseguire in modo sistematico su tutti i repertori italici le ricerche iniziäte sulle sequenze da N. VAN DEUSEN, Style, nationality and the sequence in the Middle Ages, in «Journal of the Plainsong & Mediaeval Music Society)), 5 (1982), pp. 44-55, in particolare interes- sano le tradizioni italiane le pp. 49-52. Oltre ad attirare 1'attenzione su stilemi comuni al repertorio romano-antico e ad alcune sequenze italiane, l'A. 'ricorda in particolare la frequenza di trasposizioni delle sequenze nelle fonti italiane («Fulget prceclara nutilat» in Benevento, Bibl. Capitolare 39; Bologna, Bibl. Universitaria, 2748; Pistoia, Bibl. Capitolare, C. 121. - «Salve regina glorice Maria», in Montecassino. Arch. della Badia, 546; e altre 26 sequenze).

44 Cfr. Die Konzilsordinesdes Friilt- und Hochmittelalters, a cura di H. SCHNEIDER, Hannover 1996 («Monumenta Germaniae Historica. Ordines de celebrando conci- lio») p. 59.

4s Cfr. i numerosi studi di paleografia e di semiologia gregoriana segnalati periodicamente nei repertoribibliografici inArchiv fürLiturgiewissenscha ft, Beiträge zur Gregorianik, Le fonti nursicali in Italia, Note gregoriane, Studi gregoriani.

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massima elaborazione alla lettera "A" con cui iniziano rispettiva- mente il primo canto della Messa dell'anno liturgico (Ad te levavi: introito I dom. Avv )e il primo responsorio del I notturno della stessa domenica. In seguito saranno elaborati sul piano ornamen- tale e illustrativo di preferenza 1'iniziale dell'introito e del I responsorio dei singoll formulari.

Anche la scelta tematica delle eventuali illustrazioni segue precisi canoni tradizionali che talora sono infranti per motivi particolaristici. Cos!, la diffusa immagine di Davide che prega suonando - la si trova nella ricordata antifona d'introito Ad te levavi - pub essere sostituita da un san Francesco orante con le mani giunte da cui sale al cielo la sua anima rappresentata da una minuscola figura umana. E il caso del graduale dell'Osservanza di Cesena fatto eseguire dal card. Bessarione 46. In questa prospettiva particolaristica meritano attenzione anche altre immagini apperentemente minori: i fregi ornamentali che fasciano talune pagine, soprattutto quelle di frontespizio, nelle quali risaltano spesso stemmi di ecclesiastici d'alto rango e di famiglie nobili o di santi protettori. Oppure, ancora, si pub ricordare la rappresenta- zione di monaci nei corali di San Martino di Napoli che di fatto sono certosini (particolare della fascia che congiunge le due parti dello scapolare). Come si vede, il rispetto di canoni tenmatici ed estetici universali non impedisce alcune significative elaborazioni mirate che rivelano spesso I'adattamento degli schemi generali alle situa- zioni particolari 47.

46 BIBLIOTECA MALATESTIANtiA, Cesena, Cor. Bessarione 2, c. 1r, riprodotta a colori in Corali Miniati del Quattrocento nella Biblioteca Malatestiana, a cura di P. Luccxl, Milano 1989, p. 59. Nella scheda descrittiva di F[ABRIz1O] L[oLLInII] a pp. 99-103, si accetta 1'identificazione che del personaggio - da me ritenuto s. Francesco - ha fatto il Weiss nel 1967. Questi aveva ravvisato nella stessa figura un ritratto del cardinale Bessarione.

47 In base all'apparato iconografico 6 stato possibile attribuire a S. Michele di Candiana il ms Vaticano, BAV, Rossi 1194 (gl aduale del 1530 circa) e il frammento 90 (B[eatus virJ! - non D ne F) della Collezione Wildenstein di Parigi. Per il manoscritto vaticano cfr. la scheda in Liturgia in figura. Codici liturgici linascimentali della Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di G. MORELLI-S. MADDALO, Cittä del Vaticano- Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana 1995, pp. 297-299. Colgo l'occasione per rettificare alcune indicazioni errate nel catalogo La Collection Zlrildellstein, Musee Marmottan, Paris s. d., in base a quanto ho potuto vedere dalle miniature esposte nella sala del museo: n. 5 iniziale T(amquanz); n. 18 iniziale D(onzine ne longe); n. 58 e un graduale; n. 88 6 un antifonario; n. 102 6 un salterio; n. 107 6 un antifonarie con Piniziale I(n monte Oliveti); n. 108 6 un antifonario; n. 109 6 un salterio.

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I ASANOSCRITR LITURGICI ITAI. IANI TRA IDENTITA UNIVERSALE

APPENDICE I

SANTI PROPRI NEL COMMUNICANTES

463

Aemiliani Tyrsi Bologna, Bibl. Universitaria, 2547: sacramentario, Brescia sec. XI ex.

Alexandri Mauritii Hilarii Ambrosii Martini Augustini Gregori Hieronimi Benedicti Monza, Bibl. Capitolare, f-1/101: sacramentario, diocesi di Bergamo, sec. IX-X.

Apollinaris Vitalis Nazarii Celsi Protasii Gervasii Victoris Naboris Felicis CalimeriMatern Eustorgii Dionysii Ambrosii Simpliciani Martini Eusebii Hilarii Iulii Milano, Bibl. Ambrosiana, A 24 bis inf.: sacramentario-lezionario ambrosiano «di Biascau, sec. X1 (questa lista si ritrova anche negli altri sacramentari ambrosiani).

Benedicti Gaudentii Agabii Iulii Iuliani Novara, Bibl. Seminario: Boccioleto (diocesi di Novara) 1470.

Benedicti Gaudentii Agabii Laurentii Avincii Iulii Iuliani Novara, Bibl. Capoitolare S. Maria, CVI: messale, Novara sec. XIII

Cornelii, Silvestri, Vincentii?, Martini, Augustini?, Gregorii, Geronimi, Nicolai, Benedicti Baltimore, Walters Art Gallery, W 75: messale, S. Nicola di Campolungo (Assisi) sec. X111.

Donati Hilariani Laurentini et Pergentini Vaticano, BAV, Vat. lat., 4772: sacramentario, Arezzo sec. XI in.

Firmi et Rustici [dopo Laurentii] Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi [... ] et Zenonis Ambrosii Verona, Bibl. Capitolare, LXXXVI (81): sacramentario, Verona sec. IX.

Geminiani Modena, Bibl. Capitolare, 0.11.7: sacramentario, Modena o Reggio Emilia sec. IX (aggiunta II mano).

Gregori Roma, Bibl. Vallicelliana, E 62: messale-rituale, Umbria sec. XI-XII.

Hermacorae Fortunati Venezia, Bibl. Naz. Marciana, lat. III. CXXV, 4: sacramentario, dioc. Aquileia sec. XIV XV.

Hilarii Martini Ambrosii Hieronimi Augustini Gregorii Benedicti Gaudentii Agabii Laurentii Iulii Iuliani Novara, Bibl. Capitolare S. Maria, LIV sacramentario, Novara sec. XI- X".

Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi Montecassino, Arch. della Badia, 271: sacramentario palinsesto, sec. VIII.

Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi Ambrosii Benedicti Abundi Roma, Bibl. Nazionale, Sess. 136: messale-rituale, Como, sec. XI.

Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi Ambrosii Benedicti Isidori Vaticano, BAV, Vat. lat., 4770: messale, Italia centr. sec. X-XI.

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Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi Ambrosii Nicolai Proculi Zenonis et beati Benedicti Milano, Bibl. Ambrosiana, H 255 inf.: sacramentario, OSB, diocesi di Verona sec. XII.

Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi Benedicti Monza, Bibl. Capitolare, c-18/99: sacramentario, Monza sec. XI.

Hilari Martini Augustini Gregori Hieronimi Benedicti Faustini et Iovitta Brescia, Bibl. Queriniana, G. VI. 7: messe votive, Brescia S. Salvatore, sec, IX ex.

Hilarii Martini Augustini Gregorii Hieronimi Benedicti Proculi et Zenonis Verona, Bibl. Capitolare, CV (98): messale, Verona sec. XII; CX (103): sacramentario, Verona, sec. XII.

Hilarii Martini Hieronimi Ambrosii Augustini Gregorii Benedicti Roma, Bibl. Casanatense, 704: messale, Montevergine, sec. XV m.

Marciani Evasii Martini Nicolai Augustini Gregorii Hieronimi Benedicti Eusebii Emiliani Monza, Bibl. Capitolare, f-3/104: messale, Casale Monferrato sec. XII.

Silvestri Geminiani Modena, Bibl. Capitolare, 1 113: sacramentario, Modena sec. XII.

Vigilii Sisinii Martyrii Alexandri Wien, Öest. Nationalbibl., Ser. N. 206: sacramentario, Trento sec. XII.