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N. 18 • 15 maggio 2016 • 1,00 Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli La Chiesa, casa di Dio e degli uomini Domenica 22 maggio il Giubileo delle famiglie 5 VITA DIOCESANA Napoli celebra la Festa della Sindone 4 VITA ECCLESIALE Un “Maggio” dedicato ai bambini 15 CULTURA Un campetto per Scampia 11 CITTÀ Rosanna Borzillo Giuseppe Buono Luigi Castiello Angelo Cirasa Antonio Colasanto Vincenzo M. Corradino Oreste D’Amore Vincenzo Doriano De Luca Giuseppe Foria Virgilio Frascino Giulia Landi Rosaria La Greca Paolo Melillo Nello Mirone Lorenzo Montecalvo Mariangela Tassielli Gli interventi 29 maggio: processione Corpus Domini 2 Ad un anno dalla scomparsa di mons. Serra 4 Un ricordo di padre Mario Vergara 10 Messaggio dell’Arcivescovo al Centro Sportivo Italiano 11 L’appello dell’Uneba alle Istituzioni 12 I Frati Minimi per l’Africa 14 a pagina 3 Crescenzio Card. Sepe È un giorno di gran festa! Ringraziamo il Signore per quanto ha rea- lizzato e compiuto non solo per questa comunità, ma per tutta la Chiesa di Napoli, perché dopo un cammino così lungo e dopo tante difficoltà og- gi abbiamo aperto la porta di questa chiesa per inaugurare una nuova storia di vita spirituale, di vita pastorale, di vita ecclesiale.

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N. 18 • 15 maggio 2016 • € 1,00

Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

La Chiesa, casa di Dioe degli uomini

Domenica 22 maggioil Giubileo

delle famiglie

5

VITA DIOCESANA

Napoli celebrala

Festa della Sindone

4

VITA ECCLESIALE

Un “Maggio”dedicato

ai bambini

15

CULTURA

Un campettoper

Scampia

11

CITTÀ

Rosanna Borzillo • Giuseppe Buono

Luigi Castiello • Angelo Cirasa

Antonio Colasanto • Vincenzo M. Corradino

Oreste D’Amore • Vincenzo Doriano De Luca

Giuseppe Foria • Virgilio Frascino

Giulia Landi • Rosaria La Greca

Paolo Melillo • Nello Mirone

Lorenzo Montecalvo • Mariangela Tassielli

Gli interventi29 maggio: processione Corpus Domini 2

Ad un anno dalla scomparsa di mons. Serra 4

Un ricordo di padre Mario Vergara 10

Messaggio dell’Arcivescovo al Centro Sportivo Italiano 11

L’appello dell’Uneba alle Istituzioni 12

I Frati Minimi per l’Africa 14

a pagina 3

Crescenzio Card. Sepe

È un giorno di gran festa! Ringraziamo il Signore per quanto ha rea-lizzato e compiuto non solo per questa comunità, ma per tutta la Chiesadi Napoli, perché dopo un cammino così lungo e dopo tante difficoltà og-gi abbiamo aperto la porta di questa chiesa per inaugurare una nuovastoria di vita spirituale, di vita pastorale, di vita ecclesiale.

Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 15 maggio 2016

Laboratorio“FilippoLuciani” Prossimi appuntamenti nellaprrocchia San Giacomo inCalvizzano:lunedì 16 maggio ore 20 Terra dei fuochi ed Enciclica“Laudato si” Giuliana Di Fiore(Docente di diritto dell’ambiente) Sergio Costa (ComandanteRegionale Corpo Forestale delloStato).Lunedì 23 maggio, ore 20Giovani: tra giustizia ecarità Gianluca Guida (DirettoreIstituto Penitenziario minoriledi Nisida).Lunedì 30 maggio, ore 20Giovani, Bene comune epartecipazione alla vita politica.Giuseppe Irace (ResponsabileProgetto diocesano FormazionePolitica “F. Luciani”)

* * *

Ufficio Pastorale Giovanile

Giovani incamminocon ChiaraLuceVenerdì 27 maggio, alle ore 19,presso il Santuario della BeataVergine del Rosario di Pompei, igenitori di Chiara Luce Badanodoneranno a tutti i partecipantila loro testimonianza di genitorie cristiani. Chiara Luce èesempio di semplicità,donazione ed espressione diquanto semplicemente, vivendo“normalmente”, si possagiungere alla gioia della santità. Chiara Luce era una giovane,non possedeva titoli o ricchezzemateriali ma, ancora oggi, èsegno visibile di come nonbisogna fare cose straordinariema rendere straordinarie le coseordinarie. Non è un caso, infatti,che questa esperienza vienevissuta, nel corso del mesemariano, ai piedi dell’altarededicato alla Vergine Maria,primo modello di affidamento aDio, serva del Signore, catenadolce che ci rannoda a Dio. Sarà presente il VescovoAusiliare di Napoli, S. E. Mons.Lucio Lemmo. Il momento sarà occasione diincontro e formazione per tutticoloro che parteciperanno, comegruppo di Pastorale Giovanile diNapoli, alla Giornata Mondialedella Gioventù di Cracovia.

Tre giorni per “Cantare

la Misericordia”Si svolgerà dal 21 al 23 ottobre 2016 il

Giubileo delle Corali e degli AnimatoriLiturgici, dedicato a tutti coloro che ope-rano nell’animazione delle CelebrazioniLiturgiche nelle Diocesi e nelle Parrocchiee a quanti, loro familiari e amici, vorran-no partecipare.

Sono aperte sul sito www.giubileoco-rali.com le iscrizioni all’evento organizza-to dal Coro della Diocesi di Roma ed inse-rito nel Calendario degli eventi giubilaridel Pontificio Consiglio per la Promozio-ne della Nuova Evangelizzazione.

La “tre giorni” si aprirà venerdì 21ottobre con il Convegno formativo sultema: “Cantare la Misericordia”. Tra i rela-tori: Mons. Guido Marini, Maestro delleCelebrazioni Liturgiche del Sommo Pon-tefice, Mons. Massimo Palombella, Mae-stro Direttore della Cappella MusicalePontificia Sistina, Mons. Vincenzo DeGregorio, Preside del Pontificio Istituto diMusica Sacra e P. Marko Ivan Rupnik,artista, teologo e Direttore del CentroAletti che già guidò la meditazione in pre-senza del Santo Padre in occasione delGiubileo della Curia Romana.

Nella seconda giornata, quella di saba-to 22 ottobre, tutti gli iscritti partecipe-ranno all’Udienza Giubilare con il SantoPadre mentre, nel pomeriggio, le Coraliintervenute si uniranno per un grandeConcerto in Aula Paolo VI dedicato allaDivina Misericordia e a San GiovanniPaolo II nel giorno della sua MemoriaLiturgica. Domenica 23 ottobre, Pellegri-naggio alla Porta Santa e preghiera sullatomba dell’Apostolo Pietro. A seguire,Santa Messa nella Basilica di San Pietropresieduta da S.E. Mons. Rino Fisichellae partecipazione all’Angelus del Papa inPiazza San Pietro.

Convegno Diocesano Caritas

Dai segni ai sogniA conclusione di un anno pastorale denso di eventi, trecento dei circa tremila ani-

matori pastorali Caritas delle 285 parrocchie e dei 13 decanati della Diocesi di Napoli,si sono incontrati con il Cardinale Crescenzio Sepe, per una verifica del lavoro svoltoe per acquisire nuovo slancio per le iniziative apostoliche del prossimo anno.

L’Arcivescovo è venuto per confermare l’adesione convinta dell’Arcidiocesi a quelloche aveva preannunciato il Presidente di Caritas italiana, il Cardinale Montenegro, lasettimana precedente, nel Convegno Nazionale Caritas a Roma: “Per Caritas italianala formazione è un asset strategico!”. «Quando la mente è lucida e il cuore è caldo, qua-lunque servizio segno è possibile – ha sostenuto il direttore Diocesano Caritas don EnzoCozzolino – ma per poter operare efficacemente occorre sostituire all’io il noi». IlCardinale Sepe ha poi consegnato, tramite il vice direttore diocesano CaritasGiancamillo Trani, il certificato di frequenza ai circa quaranta animatori che hannopartecipato al primo corso base per équipe decanali Caritas.

Questo corso, ad alto livello, è probabilmente uno dei primi che si svolge nelle diecidiocesi metropolitane italiane ed è del tutto analogo a quello che ogni anno, da qua-ranta anni circa, si tiene a Roma per la formazione dei Direttori diocesani Caritas.«Sulla formazione – ha infatti rilevato l’Arcivescovo – la Caritas è in linea con il pianopastorale».

Nella seconda parte del Convegno Trani ha diretto una tavola rotonda nella qualehanno dato testimonianza i responsabili di alcuni delle decine di servizi segno dellaDiocesi di Napoli. Erano presenti i servizi verso i senza fissa dimora, gli ammalati diAids, gli affamati, i bisognosi di medicine o di semplice ascolto.

Lo scopo di questa tavola rotonda non era certo quello di compiere un’autocelebra-zione dei servizi resi. Gli obiettivi che si desideravano perseguire erano tre. Far cono-scer a tutti gli operatori quello che si realizza a livello diocesano, decanale e parroc-chiale per avere eventuali collaborazioni permanenti per “attrazione”. Far sapere adogni parrocchia che i responsabili di tutti i servizi segno sono disponibili ad andare inqualunque decanato fossero invitati, per spiegare come sono nati, che cosa fanno e co-me funzionano questi servizi.

Offrire la possibilità, con sacrificio da parte dei responsabili dei servizi segno dioce-sani, decanali e parrocchiali implicati, a qualunque delle 285 parrocchie che effettuapercorsi di preparazione per il Sacramento della cresima, di ospitare per alcuni giornii discenti per far fare loro un’esperienza concreta del Cristo nel volto del povero.

Nello Mirone

Caritas Diocesana

Volontariper mense

estiveA causa della crisi economica, le

persone che vivono per strada e chenon hanno i mezzi psicofisici adattiad affrontare un percorso di autode-terminazione, aumentano semprepiù, come tutti ben sappiamo.

Per tale motivo il numero dellemense, afferenti al nostro coordina-mento, che rimarranno aperte nelprossimo mese di agosto (da lunedi1 a mercoledì 31) è aumentato ed ènecessario avere la disponibilità dinumerosi volontari.

La Caritas Diocesana chiede, en-tro e non oltre il prossimo 30 giu-gno, di dare, con generosità, la di-sponibilità, in questo anno dove lavia maestra della Carità è la miseri-cordia, per collaborare con le men-se durante il suddetto periodo diagosto.

Per dare la disponibilità o averealtre informazioni è possibile chia-mare il diacono Gianni Scalamognaal numero 331.37.22.659 o scrivereall’indirizzo di posta elettronica:[email protected]

Enzo CozzolinoDirettore Caritas Diocesana

IN RICORDO

Direzione, Redazione e Amministrazione di Nuova Stagione

si uniscono al dolore di mons.

Antonio Terracciano per la grave perdita dell’amatissimo

fratello

Vincenzo

Primo Piano DiocesiNuova Stagione 15 maggio 2016 • 3

Nella Solennità dell’Ascensione, la dedicazione della nuova chiesa parrocchiale di San Giustino de’ Jacobis in Casoria. L’omelia dell’Arcivescovo

La Chiesa, casa di Dio e degli uomini@ Crescenzio Card. Sepe *

È un giorno di gran festa! Ringraziamoil Signore per quanto ha realizzato e com-piuto non solo per questa comunità, maper tutta la Chiesa di Napoli, perché dopoun cammino così lungo e dopo tante diffi-coltà oggi abbiamo aperto la porta di que-sta chiesa per inaugurare una nuova storiadi vita spirituale, di vita pastorale, di vitaecclesiale.

Ciò che per tutti voi sembrava un deser-to, oggi è diventata un’oasi, un punto di ri-ferimento. Vogliamo ricordare tutta la fedee l’impegno di tanti che ci hanno precedu-to, porgendo a Dio la lode per questa comu-nità che ha saputo esprimere, attraverso larealizzazione di questa chiesa parrocchia-le e di queste opere, la propria riconoscen-za al Signore. Perché sì, è vero, ci è volutala collaborazione di tutti, a incominciaredal parroco, don Arcangelo Caratunti, maanche di tanti che, in qualche maniera,hanno voluto dare il loro contributo perchési realizzasse quest’opera che non è nostrama solo di Dio: siamo qui per render gloriaa Dio e perché ognuno abbia la possibilitàdi sentirsi alla presenza di Dio nel frequen-tare il Tempio del Signore. La solennitàdell’Ascensione di Gesù al Cielo conferisceil senso spirituale e reale di questa celebra-zione. Normalmente si pensa che il ritornodi Gesù al Padre sia come un allontanarsidel Signore dai discepoli, da quella Chiesache lui aveva fondato, da quella umanitàche lui aveva assunto. Non è così! Anzi, di-rei che è proprio il contrario: l’Ascensioneal Cielo significa la definitiva permanenzadi Cristo in mezzo a noi.

C’è un brano, molto bello, di un docu-mento del Vaticano II, la “SacrosanctumConcilium”, in cui si legge: «Per realizzareun’opera così grande, Cristo è sempre pre-sente nella sua Chiesa, e in modo specialenelle azioni liturgiche. È presente nel sacri-ficio della messa, sia nella persona del mi-nistro, essendo egli stesso che, 2offertosiuna volta sulla croce, offre ancora se stessotramite il ministero dei sacerdoti2, sia so-prattutto sotto le specie eucaristiche. È pre-sente con la sua virtù nei sacramenti, alpunto che quando uno battezza è Cristo

stesso che battezza. È presente nella sua pa-rola, giacché è lui che parla quando nellaChiesa si legge la sacra Scrittura. È presenteinfine quando la Chiesa prega e loda, lui cheha promesso: “Dove sono due o tre riunitinel mio nome, là sono io, in mezzo a loro”(Mt 18,20)» (7). Cristo è presente nella pa-rola divina che viene proclamata durante lacelebrazione dell’Eucaristia, soprattutto ladomenica. È Dio che parla al cuore di ognu-no di noi quando noi ci apriamo per ascol-tarlo. Cristo è presente nei sacerdoti, neidiaconi, nella vita religiosa, è presente intutti coloro che hanno ricevuto ilBattesimo. Cristo è presente quando noitraduciamo la nostra fede in opere di carità.

Perché un tempio dedicato a Dio? Unachiesa consacrata a Dio, un altare che trapoco consacreremo? È la presenza di Dioin mezzo a noi, è la casa dove abita Dio e do-ve noi veniamo per incontrarci con lui, perparlare e ascoltare la sua voce. E così l’alta-re, la mensa dove si compie il sacrificio cheCristo ha offerto sulla croce, si rinnovaogni volta che celebriamo l’Eucaristia.L’altare, ovvero Cristo vittima, dove noi cisentiamo chiamati a partecipare perché ilSignore diventi nostro cibo e nostra bevan-da, come in una famiglia. Ci raccogliamointorno alla mensa eucaristica perchéCristo continui ad immolare se stesso alPadre per noi. Egli si rende presente attra-verso questi segni, espressioni della bellez-za e della ricchezza della liturgia che noistiamo compiendo, per riaffermare che ilCristo, Figlio di Dio, nella potenza delloSpirito Santo, continua ad essere in mezzoa noi, anzi dentro di noi: «Io sono con voisempre, in tutti i luoghi, in tutti in tempi, fi-no alla fine del mondo», non è un modo didire, un semplice desiderio di Gesù, ma unfatto reale! Certo, noi non lo vediamo, nonlo tocchiamo, come quando duemila annifa passava per le strade, entrava nelle case,abbracciava e guariva gli ammalati. Non lovediamo e non lo tocchiamo però, aTommaso ha detto che sono beati quelliche crederanno senza vederlo, senza toc-carlo, senza sentirlo.

La concretezza di questa presenza rag-

giunge il culmine quando noi cristiani sap-piamo trasformare la nostra fede in operevere. Una mamma che dona se stessa allasua famiglia, al proprio marito, ai propri fi-gli; un marito che lavora, che suda, che sisacrifica; un giovane che non si fa prenderedalle tentazioni, che rimane fedele, attac-cato a Cristo come un tralcio alla vite; ibambini che educhiamo in nome del mes-saggio di salvezza del Vangelo; gli anzianioffrono le loro sofferenze; tutto è presenzadi carità e incarnazione di Cristo nella no-stra umanità. Salendo al cielo ha portatociascuno di noi al Padre, accompagnando-ci in questo nostro pellegrinare, con le no-stre sofferenze, i nostri dolori, le nostre in-sufficienze, i nostri limiti, i nostri peccati,ma anche con le nostre gioie.

Tutto, dunque, anche l’edificio materia-le, simboleggia questa presenza di Dio conil quale entriamo in contatto per vivere econcretizzare la nostra fede. Dov’è Cristo,alle volte ci domandiamo, dove sei Dio? Chidona un bicchiere d’acqua ad un povero,chi offre un pezzo di pane, materiale e spi-rituale, a chi è affamato, chi veste gli ignu-di, chi va a trovare un prigioniero, chi visitaun ammalato, lì c’è Dio. Il Cristo sofferentenell’umanità chiede a ciascuno di noi difarsi compagno di strada, di farsi amico, didire una parola buona, di dare un sostegno,un aiuto spirituale, di compiere le opere dimisericordia.

Cristo che ascende al Padre rimane co-me nostro compagno perché possiamo rea-lizzare questo comandamento di amoreche ci ha dato. Non ci ha lasciato ricchezzema un unico tesoro spirituale: «amatevi gliuni gli altri». Non lo ha detto solo agli apo-stoli duemila anni fa, prima di salire al cie-lo, o dice anche a noi oggi, lo dice ad ognimamma e ad ogni papà perché siano mis-sionari nella propria famiglia, lo dice adogni giovane perché testimoni, con la bel-lezza della giovinezza, nonostante le diffi-coltà, la fedeltà a Cristo. Lo dice ad ogni re-ligiosa, religiosa, sacerdote, vescovo, al pa-pa: mostra la bellezza della presenza di Dionel tuo cuore, nella tua nima, nella tua vi-ta!

Ed è così che il Signore ci accoglie, aprescindere da tutte le nostre condizioni:siamo qui seduti nello stesso banco, tuttifratelli e sorelle, senza nessuna distinzio-ne, di razza, colore, lingua, cultura, ric-chezza, figli dello stesso Padre, fratelli e so-relle di Gesù, chiamati a proclamare la bel-lezza della nostra fraternità a tutti gli uo-mini, soprattutto a quelli che si sentonolontani o che si sono allontanati, a quelliche si dicono ancora contrari al vangeloche Cristo ci ha lasciato.

Affidiamoci al nostro Santo protettoreGiustino de’ Jacobis, perché la santità è latraduzione in carità della fede. E a Maria,la prima a raggiungere il Figlio, fedele alladestra del Figlio, come lui, il Figlio alla de-stra del Padre, la mamma che non abban-dona nessuno dei suoi figli e che, comeogni mamma, ci aiuta, ci protegge, ci so-stiene. La Madonna è come una “scala” checongiunge terra e cielo, fa scendere il suoFiglio perché raggiunga ciascuno di noi e ciaccompagna a Lui. Certo, per salire unascala ci vuole coraggio e costanza, e Mariaci sostiene anche in questo, unisce noi alFiglio e a Dio, è la sua missione. Cristo èqui, Cristo è con noi, Cristo è nella nostrachiesa, in questa parrocchia, su questo al-tare, Cristo è laddove c’è un cuore di disce-polo che lo accoglie e gli permette di entra-re nella sua vita.

Allora, cari fratelli e sorelle, accoglieteCristo. Come siamo entrati attraverso laporta che è lui, così facciamolo entrare innoi. Accogliendolo, Egli saprà trasformarela nostra vita, nonostante le tante sofferen-ze e le tante difficoltà che dobbiamo incon-trare. Accogliamolo in tutte le manifesta-zioni, in tutte quelle che sono le piccole egrandi cose della nostra vita e Lui ci faràgodere la pace e la gioia vera.

Con l’intercessione di San Giustino de’Jacobis e con la protezione di Maria, nostraMadre, Regina, Sorella e Amica, Dio vi be-nedica e ‘a Maronna v’accumpagne!

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

“Il deserto fiorirà”Il ringraziamento del parroco,

don Arcangelo Caratunti

di Paolo Melillo

Lo scorso 7 maggio, a Casoria, si è svolta la Celebrazione della Dedicazione della ChiesaParrocchiale San Giustino de’ Jacobis presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, conla viva emozione di una comunità in attesa da quasi trent’anni. Infatti, la Parrocchia,

eretta canonicamente il 1° Ottobre 1987, per anni non ha avuto una sede propria e struttureadeguate per le varie attività. Ricorda Mons. Vincenzo Scippa, che da Preposito Curato dellaParrocchia San Mauro Abate sostenne il processo di costituzione di una nuova parrocchiain un territorio, allora in continua espansione urbanistica, «affinché potesse essere meglio se-guito pastoralmente; l’allora Cardinale, Corrado Ursi, pensò di intitolarla a San Giustino de’Jacobis, un missionario vincenziano, canonizzato nell’Anno Santo del 1975, ritenendo che fos-se necessario uno slancio missionario in una zona nuova». I primi residenti erano soliti dire:“Qui non c’è niente…”, e questo vuoto, passo dopo passo, è stato colmato dalla Parrocchiache, senza locali propri e attraverso non poche difficoltà, è diventata il principale punto diaggregazione.

Dopo tanta attesa sono state realizzate le opere parrocchiali destinate alla pastorale, al-l’azione sociale, assistenziale e oratoriale, con la ristrutturazione del Tempio. Il Rito dellaDedicazione della Chiesa è stato vissuto con grande gioia dai numerosi fedeli. Un operatorepastorale, nel porgere il saluto al Cardinale, ha consegnato le chiavi della Chiesa ristruttu-rata «come segno che le porte di questa Comunità saranno sempre aperte per accogliere tutti eciascuno.

Essa sarà una casa accogliente dallo stile semplice, la cui unica prospettiva sarà quella dipermettere a tutti di poter esprimere il proprio essere e sentire».

Nella Sua omelia, l’Arcivescovo ha spiegato il Vangelo della solennità dell’Ascensione nelcontesto della Celebrazione: “la parola di Dio dà senso spirituale a questa celebrazione: laChiesa è la casa dove Dio abita, dove parlare con Lui, ascoltare la Sua parola; un altare consa-crato è la mensa dove si svolge il sacrificio, altare che diventa anche la vittima, Cristo stesso.Questa liturgia mira ad affermare che Cristo è in mezzo a noi, anzi nei nostri cuori!”

Nella presentazione dei doni, è stato offerto il progetto socio-culturale, dal titolo «Il de-serto fiorirà», quale segno di una Comunità dinamica che si sforza di unire la preghiera alleopere, l’essere al fare.

Nell’esprimere l’esultanza gioiosa di abitare finalmente nella casa del Signore, il parroco,don Arcangelo Caratunti, ha ringraziato il Cardinale, che ha voluto tenacemente tutto que-sto; coloro che come progettisti e impresa hanno edificato e tutti coloro che, con sensibilegenerosità, hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera. Il Parroco ha proseguito:«se il dinamismo forte dell’umanità si indebolisce sempre più per la carenza di orizzonti e dipassioni storiche, la nostra comunità non vuole arrendersi di fronte a questi scenari. L’impegnorichiede da parte nostra di essere attenti al linguaggio delle pietre di cui è formato questo tempio.

Esse ci dicono che qui tutto celebra, tutto è lode; esse cantano un unico “eccoci” a Dio. Se sa-remo capaci di avvertire questo respirare armonico di tutti gli elementi, allora riusciremo a ca-pire l’urgenza che questo nostro tempo invoca». Rivolgendosi all’Arcivescovo, ha concluso:«Ci aiuti, come Mosè sul monte con le braccia alzate, invocando dal Signore per noi di allon-tanare anche solo l’idea di mettersi in salvo dal mondo, ma di rientrare nel mondo, dove insiemesi potrà lavorare perché da questo comune travaglio possa nascere una nuova umanità».

Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 15 maggio 2016

Primo ConvegnoRegionale della VitaConsacrata

Svegliareil mondocon laprofeziaPompei, sabato 21 maggio

“Svegliare il mondo con la

profezia: ciò che Dio e

l’umanità chiedono oggi alla

Vita Consacrata”. Su questo

tema si svilupperà il Primo

Convegno Regionale della

Vita Consacrata, organizzato

da Usmi, Cism, Ciis e Ordo

Virginum e che si svolgerà a

Pompei, sabato 21 maggio,

dalle ore 9 alle 17.

Interverranno: S. E. Card.

Crescenzio Sepe, dom

Michele Petruzzelli, padre

Luigi Gaetani, don Maurizio

Patriciello e suor Rita

Giaretta.

Per informazioni e

prenotazioni. Usmi: suor

Carmelina Sauchelli

(333.345.29.31). Cism: padre

Raffaele Pragliola

(393.00.54.332). Ciis:

Rosaria Castellano

(349.765.24.86). Ordo

Virginum: Giuseppina Avolio

(338.390.38.24).

* * *

Fondazione “Giacomo Pinelli”

Riaperturasede storica Dallo scorso 29 aprile gli

anziani, facenti parte della

Fondazione “Giacomo

Pinelli” hanno nuovamente

avuto accesso alla sede

storica “San Raffaele a

Materdei”, che si trova in via

Amato da Montecassino, in

seguito ai lavori di messa in

sicurezza, durati molti anni.

Con l’occasione si ringrazia il

presidente, il parroco don

Salvatore Candela, per aver

ospitato codesto gruppo

presso i locali facenti capo

alla propria parrocchia.

Giulia Landi

Celebrazione eucaristica, nel ricordo di don Antonio Serra, parroco e rettore del Seminario arcivescovile, prematuramente scomparso

Testimone di fede con la vitadi Oreste D’Amore

«Non è il tempo di guardare il cielo, ma di es-sere testimoni e costruire il Regno di Dio sullaterra». Con queste parole mons. Antonio DiDonna, Vescovo di Acerra, ha reso omaggio al-la memoria di don Antonio Serra, ex rettore delSeminario arcivescovile di Napoli, prematura-mente scomparso, nel corso della celebrazioneeucaristica a lui dedicata ad un anno dallamorte. Non è più il tempo delle lacrime, ma èil momento di testimoniare la fede con la pro-pria vita, di mostrare attenzione all’altro, diformare ed educare alla vita cristiana, propriocome faceva don Antonio.La santa messa è stata celebrata domenica 8maggio, nel giorno dell’Ascensione delSignore, presso il parco urbano GiovanniPaolo II di Portici, adiacente la parrocchiadell’Immacolata Concezione, che Serra ha gui-dato per diversi anni. Tanti sacerdoti, semina-risti, suore e laici presenti nel ricordo e in pre-ghiera per l’ex rettore. A concelebrare la litur-gia c’era don Armando Dini, vescovo emeritodi Campobasso. «Dopo l’Ascensione, è il tempo dello SpiritoSanto - ha dichiarato Di Donna -, che sospingela nave della Chiesa, è il tempo dei testimoni.Gesù non è più presente fisicamente, ma tra-mite il suo Spirito lo sarà fino alla fine dei tem-pi: è presente con il suo corpo e il suo sangue,con la sua Parola, nei poveri. Anche donAntonio non è più presente, ma ha lasciato unagrande eredità. Ci manchi - ha continuato DiDonna, rivolgendosi direttamente a lui - cimanca il tuo sorriso, la tua capacità relaziona-le, manchi alla tua famiglia, ai tuoi seminaristie studenti, alla Chiesa di Napoli tutta. Hai vo-luto rimanere in seminario nonostante la ma-

lattia, hai educato dalla cattedra del tuo letto didolore, hai servito il Signore fino alla croce».Una testimonianza straordinaria quella di donAntonio Serra, «un prete normale, un testimo-ne vero, con la sua gioia contagiosa», lo ha de-finito Di Donna, con il quale ha collaborato peranni all’Ufficio catechistico della Diocesi diNapoli, al quale era legato da una profondaamicizia.L’educazione, la formazione e la catechesi so-no stati i perni della sua vita sacerdotale, ini-ziata nel 1992. Ha lasciato tanti scritti: oltreagli studi sull’iniziazione cristiana, il suo dia-rio, con i suoi pensieri e le sue omelie. DiDonna ha citato un’omelia in particolare, scrit-ta qualche anno fa per i suoi seminaristi: 12

punti, 12 pensieri e consigli, uno per ogni me-se, dedicati ai suoi ragazzi, nel loro percorso diformazione. «Sii te stesso, ama la verità e cer-cala sempre, agisci per scelta e non condizio-nato dagli altri, ama il Signore, non fare maimale a nessuno, non perdere occasione di faredel bene, non temere di soffrire per fare del be-ne, distaccati dalle cose effimere, sii fedele finoalla fine», questi alcuni dei suggerimenti chedon Antonio Serra volle dare ai suoi ragazzi.Un particolare rapporto lo legava poi a Maria:gli sono state affidate, nel corso della sua vitasacerdotale, tre parrocchie dal titolo mariano,per questo il Vescovo celebrante lo ha affidatoalla Vergine perché lo potesse accogliere nelRegno dei cieli.

A Santa Caterina a Chiaia la celebrazione presieduta dal Cardinale Sepe

La festa della Sacra Sindonedi Rosaria La Greca

La festa della Sacra Sindone, istituita da Papa Giulio II nel 1506su richiesta di Carlo II d’Aragona e di sua madre la DuchessaClaudia, con l’intento di diffondere la venerazione dell’umanità diCristo unita alla sua divinità, cade il 4 maggio, giorno successivo allacommemorazione del ritrovamento della Santa Croce.

Dopo oltre cinque secoli la celebrazione di questa festa si rinnovadi anno in anno. A Napoli, c’è stata la celebrazione, presieduta dalCardinale Crescenzio Sepe lo scorso mercoledì presso la chiesa diSanta Caterina a Chiaia. Nei locali adiacenti è stata allestita anche lamostra fotografica permanente che ritrae la sindone in sezioni sepa-rate per meglio documentarne i dettagli, oggetto di studi da partedella commissione di Sindologia internazionale.

Strumento di spiritualità provvidenziale, per il Cardinale Sepe, ilsacro lino ha l’intento di accompagnare credenti e non verso unaprofondità spirituale attraverso l’aspetto più umano del figlio di Dio:la sua passione. «Nella festa liturgica della Sacra Sindone - dice Sepe- voglio ringraziare il centro di Sindonologia campano, prima delega-zione locale affiliata al centro nazionale con sede a Torino».

Poi qualche piccolo cenno storico a sottolineare il legame dellanostra regione con questa reliquia. Durante la seconda guerra mon-diale infatti, ricorda il Cardinale, la Sindone fu conservata presso ilsantuario di Montevergine per sette lunghi anni dal 1939 al 1946,perché fosse preservata dai bombardamenti.

«L’insegnamento che ci viene dalla Sindone – prosegue il porpora-to - è la grande l’aspirazione dell’uomo a conoscere il volto del suo

Creatore. Dio ha rivelato il suo volto in quello di Gesù di Nazareth.Attraverso il suo Volto e le sue azioni si è presentato portandoci la pa-rola di salvezza. Lo scambio d’amore all’insegna della carità è il fon-damento per ogni cristiano. La Carità infatti ha portato Cristo a dareper amor nostro la sua stessa vita. L’uomo non può non ricambiarequesto amore. Questo è il pensiero che deve accompagnare la contem-plazione del sacro lino. Il suo amore diventi per noi sorgente del viverecristiano».

Il Cardinale Sepe ricorda infine la nodale importanza del centrodi Sindonologia che attraverso studi e ricerche può aiutare a svilup-pare l’amore per Cristo vivendo con forza la fede in Dio, perchéCristo è l’esempio d’amore. L’uomo può e deve proseguire l’opera diCristo attraverso la Carità, incarnandola, vivendola, facendola ope-ra, soprattutto a favore degli emarginati. Per Padre Calogero Favata,superiore del convento di Sana Caterina a Chiaia , che ha concele-brato la messa, la sindone stimola i frati francescani a farsi a loro vol-ta sindone vivente, ponendo la misericordia al centro delle proprieazioni. Numerose sono infatti le opere di carità condotte da questoconvento. Alla celebrazione ha preso parte, fra gli altri, il presidentedel centro internazionale di Sindonologia Bruno Barberis che defi-nisce la reliquia di lino come il testimone silenzioso che racconta inmodo perfetto la passione e le torture sofferte dall’uomo che ritrae.Parafrasando poi il Santo Padre e il Papa emerito Benedetto XVI,parla della Sindone come il V vangelo o come l’icona del SabatoSanto.

Vita DiocesanaNuova Stagione 15 maggio 2016 • 5

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese,

incontro mensile di preghiera

dei malati con San Giuseppe

Moscati. Il prossimo appunta-

mento è per mercoledì 18 mag-

gio, a partire dalle ore 16. Alle

ore 17, celebrazione della Santa

Messa. I padri sono disponibili

ad accogliere i fedeli che deside-

rano ricevere il sacramento del-

la Penitenza.

Libreria Paoline

Colli AmineiMercoledì 18 maggio, alle

ore 18, presso la Libreria Paoli-

ne di viale dei Colli Aminei, 32a,

quarto appuntamento di rifles-

sione biblica sulle parabole.

Tema: “Le Parabole del rendi-

conto (Mt 18 e Mt 25)

Per ulteriori informazioni:

Libreria Paoline –

081.741.31.55 -

[email protected]

Associazione

Figli in CieloLe famiglie aderenti all’Asso-

ciazione “Figli in Cielo” si

incontrano, il terzo sabato del

mese, presso la Basilica dell’In-

coronata a Capodimonte. Pros-

simo appuntamento, sabato 21

maggio, alle ore 17. L’incontro

sarà guidato da mons. Nicola

Longobardo.

Piccole Ancelle

di Cristo Re -– Lectura

Patrum NeapolitanaSabato 21 maggio, alle ore

17, nell’Aula Magna Casa del

Volto Santo, in via Ponti Rossi

54, Manlio Simonetti, Socio

Nazionale dell’Accademia dei

Lincei e Emanuele Prinzivalli,

docente di Storia del Cristiane-

simo nell’Università di Roma

“La Sapienza”, leggeranno

Seguendo Gesù. Testi cristiani

delle Origini. Volume II. A cura

di E. Prinzivalli e M. Simonetti.

Fondazione Lorenzo Valla,

2015.

APPUNTAMENTI

Domenica 22 maggio, in Cattedrale, il Giubileo delle famiglie

Custodi del VangeloLa Festa della Famiglia, istituita per

la prima volta lo scorso anno nellanostra Diocesi, si svolgerà il prossimo 22maggio 2016, essa si inserisce in un annopastorale ricco di avvenimenti, di rifles-sioni e sollecitazioni pastorali, motivoper cui la Festa della Famiglia quest’an-no prenderà la connotazione di “Giubi-leo delle Famiglie”.

Tra gli eventi più significativi ricor-diamo il Giubileo straordinario dellamisericordia, indetto da papa Francescocon la Bolla Misericordiae Vultus; i Sino-di (straordinario e ordinario) sulla fami-glia, con la recentissima pubblicazionedell’Esortazione Apostolica postsinodaleAmoris Laetitia; e infine il quinto Conve-gno Ecclesiale della Chiesa Italiana svol-tosi a Firenze agli inizi di novembre, dalsignificativo titolo: “In Gesù Cristo ilnuovo umanesimo”. Questi eventi si col-locano nella vita pastorale della nostradiocesi, che già da anni si è incamminatain un percorso focalizzato sulle opere dimisericordia; la Lettera Pastorale delnostro Arcivescovo, il Cardinale Sepe, ciinvita quest’anno a riflettere e a vivere laseconda opera di misericordia corpora-le: “Dar da bere agli assetati”.

La Festa della Famiglia raccogliealcune di queste provocazioni, propo-nendo il tema: “La Famiglia ha sete direlazioni autentiche”; questo tema vienesviluppato in alcune tappe, che rappre-sentano i passaggi spirituali più signifi-cativi di un cammino - quasi un pellegri-naggio - che ci avvicina in modo signifi-cativo alla Festa e alla CelebrazioneEucaristica Giubilare di domenica 22maggio. Tali tappe sono:

I tappa: “Sete di relazione autenticatra gli sposi e tra gli sposi e Dio”;

II tappa: “Sete di relazioni autentichetra genitori e figli e con i parenti tutti”;

III Tappa: “Sete di relazioni autenti-che con la comunità ecclesiale e lasocietà civile”.

Il tema scelto vuole trasmette allenostre comunità ecclesiali e al cuore del-le nostre famiglie - anche quelle provatedalla sofferenza - un messaggio di fidu-cia, teso a valorizzare e far emergerequel tesoro prezioso che esse rappresen-tano perché custodi di “semi di Vange-lo”, capaci di produrre frutti preziosi diuna vita buona e bella e che hanno in séla forza di rigenerare la società.

Il modello di riferimento è Cristo, chevivendo come uomo tra gli uomini, ciracconta chi è l’uomo in relazione a Dioe agli altri esseri umani. La sua vita è sta-ta segnata dall’amore: “Gesù passòfacendo il bene” (At, 10,38) e “amò i suoifino all’estremo” (Gv 13,1). Ma la suavita è stata bella e felice anche per lerelazioni profonde e significative che havissuto in famiglia e con gli altri uomini.

Gesù si fa prossimo a chiunque incontra,non giudica ma usa misericordia. Gesùvuole arrivare al cuore dell’uomo, amacomunicare con gli uomini e le donneche lo ascoltano e lo seguono e per que-sto usa un linguaggio semplice. Allo stes-so modo Gesù gioisce quando gli uominicolgono la presenza di Dio e intreccianocon Lui un dialogo di amore.

Per facilitare la riflessione delle comu-nità parrocchiali, ma anche di associa-zioni e movimenti, l’Ufficio “Famiglia eVita” propone un piccolo sussidio pasto-rale, costituito da tre schede (una perogni tappa), ciascuna delle quali propo-ne alcuni spunti di riflessione facilmenteutilizzabili. Esso può essere scaricato dalportale della Chiesa di Napoli :www.chiesadinapoli.it/settorelaicato.

Si tratta di un materiale abbastanza

ampio, destinato a sacerdoti, operatoripastorali e laici, e che si presta a esserecombinato secondo le esigenze pastoralidella comunità o del gruppo.

Il programma dell’evento giubilareinizierà nel pomeriggio di Domenica 22maggio, presso il Museo Diocesano perproseguire, con un breve pellegrinaggio,verso la Porta Santa del Duomo e termi-nerà con la celebrazione Eucaristica inCattedrale presieduta da Sua Eminenzail Cardinale Sepe.

Appuntamento quindi a Domenica 22maggio 2016, alle ore 16,30, Museo Dio-cesano in largo Donnaregina - Napoli.Per informazioni rivolgersi alla segrete-ria dell’Ufficio Famiglia e Vita – il merco-ledì e giovedì dalle 10 alle 13 al numerotelefonico - 081 5574226.

Equipe Ufficio Famiglia e Vita

Attualità Ecclesiale Nuova Stagione6 • 15 maggio 2016

A Torredel Greco“sì” allafamigliaConvegno promosso da “Solodonne” d’intesa con “Famiglieseparate cristiane”Viviamo in un tempo di crisi:crisi economica, crisi di valori,crisi dell’educazione... è crisi!Lafamiglia di fronte a questa realtàpuò rinchiudersi nel suo angoloprivato oppure abbandonandopaure e sospetti, tali da farlarimanere schiacciata su se stes-sa, offrire un credito di fiduciaalla realtà sociale ed instauran-do nuove relazioni aprirsi a spa-zi di condivisione e di progettua-lità, ponendosi come lievito nel-la chiesa e nella società. Di ciò sidiscuterà nell’incontro: “Lafamiglia cellula vivificante dellaChiesa e della società”, promos-so dall’associazione “Solo don-ne” d’intesa con “Famiglie sepa-rate cristiane” ed in collabora-zione del comitato nazionale “Sìalla famiglia”, in occasione della22ma giornata internazionaledella famiglia indetta dall’O.N.U. L’appuntamento è fissatoper sabato prossimo 14 maggio,alle ore 10 presso l’ex palestraGIL in Via veneto in Torre delGreco. «L’esortazione post sino-dali di Papa Francesco, Amorislaetitia, continuando nel solcodella Evangelium Gaudium,chiama la famiglia ad esseremissionaria ed apostolica, acontrastare la desertificazionedella città moderna, divenutatale per mancanza di amore e disolidarietà; quell’amore artigia-nale, ascesi dell’ascolto, che sipone nelle opere più che nelleparole, quell’amore richiesto edutile negli ospedali da campo,nel curare le ferite di quantichiedono aiuto», così AntonioPiccolo di Famiglie Separate Cri-stiane, nel presentare l’evento.Spesso l’atteggiamento difensivodella tutela di sé prevarica sulladisponibilità a promuovere ilbenessere dell’altro. «Quell’altroche attende il nostro aiuto, lenostre cure, il nostro ascolto,che rimane la prima espressionedell’amore- continua Piccolo-egli confida nel fatto che noi lofaremo. pone fiducia, direi spe-ranza in noi». Nasce l’esigenzadi dare corpo ad una pedagogiadella famiglia e con la famigliaatta ad offrire risposte educativealle sfide che il nucleo domesticodeve affrontare, «progettandonuovi servizi di promozione e disostegno», continua Piccolo. Sabato a Torre del Greco sonoattesi: il teologo Tommaso Cion-colini, il Mario Di Costanzo, del-la diocesi di Napoli, RenatoVeneruso del Comitato nazionale“Sì alla famiglia“,PasqualeMarotta dell’Associazione nazio-nale famiglie numerose , donErmanno D’Onofrio, psicotera-peuta e presidente CISPEF diFrosinone . Concluderà i lavoril’on. Luisa Bossa , deputato alParlamento. Il Ministro per lafamiglia On. Enrico Costa hagià provveduto ad inviare uncorposo dattilo scritto che saràletto dal moderatore, SalvatoreRusso, direttore di Vesuvio live.

Il potenziale sacramento della famiglia

Nella sua lettera Apostolica “Tertio Millennio Adveniente” PapaGiovanni Paolo II invitava la Chiesa odierna alla conversione ed all’esa-me di coscienza in tutti gli aspetti della vita cristiana. Egli chiedeva difare una verifica, un ripensamento della vita propria, di seguire se percaso, lungo la strada della storia di salvezza cristiana, non abbiamo di-menticato o tralasciato qualcosa d’essenziale per una vita sana e piena.Il mondo moderno sta vivendo una profonda crisi antropologica. La suacaratteristica principale è la perdita di umano nell’uomo, in altre paroledesacramentalizzazione della persona.

Stiamo assistendo ad uno sviluppo nelle relazioni umane, che diven-tano egoistico consumistiche e pragmatico-mercantili. Osserviamo untotale concentrarsi dell’uomo su se stesso, vale a dire l’individualismosciovinista, il dominio dei soli propri bisogni e interessi. Le relazioni in-terpersonali diventano mercantili: tu a me, io a te, che è una conseguen-za di prevalenza dei valori materiali nel sistema di priorità della vita. Untale atteggiamento verso gli altri, verso la realtà circostante in generale,porta ad una percezione consumistica del mondo odierno. Poiché la fa-miglia è una istituzione integrante della società oggi anch’essa risenteil problema.

La situazione di crisi rende formale l’esistenza della famiglia e mi-naccia la vita spirituale delle giovani generazioni. Per inciso notiamoche proprio la famiglia cristiana, infatti, è la prima comunità chiamataad annunciare il Vangelo alla persona umana in crescita e a portarla, at-traverso una progressiva educazione e catechesi, alla piena maturitàumana e cristiana.

Dopo tutto, è una missione primaria proprio della Chiesa identifica-re i pericoli spirituali del mondo moderno e sostenere spiritualmente lefamiglie, mirando alla proclamazione del disegno di Dio a proposito delmatrimonio e della famiglia.

Riteniamo necessario svelare la natura della famiglia, e rivederla allaluce di essenza sacramentale, definire e stabilire i modi di implementa-zione del suo potenziale. Rilevando il contenuto del potenziale sacra-mentale della famiglia ci piace sottolineare due aspetti chiave.

Il primo aspetto è che ogni persona è chiamata a creare una famigliain quanto è creata ad immagine e somiglianza di Dio. Inoltre, il suoobiettivo è la convivenza eterna in un unica Famiglia Divina, SantissimaTrinità, che prende il suo inizio alla vita terrena, alla famiglia cristiana.Questo potenziale divino una persona lo realizza nella vita sacramenta-le della Chiesa. Ad esempio essere maschio o femmina, il padre o la ma-dre, non è altro che la vocazione del Signore.

Il secondo aspetto è quando, attraverso i Sacramenti, si realizza ilpotenziale sacramentale della famiglia che la rende capace di attuareattivamente il piano della salvezza di Dio in una particolare famiglia cri-stiana. Oikonomia dei Sacramenti è il graduale sviluppo di un cristiano,dalla nascita fino all’età adulta. Così il Divino si realizza nella vita sacra-mentale della famiglia.

Giovanni Paolo II insegna, che la famiglia riceve dalla grazia sacra-mentale del matrimonio una nuova forza per trasmettere la fede, persantificare e trasformare l’attuale società secondo il disegno di Dio.Inoltre secondo gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II nel sacrificiodella Nuova ed Eterna alleanza i coniugi cristiani trovano la radice dallaquale scaturisce, è interamente plasmata e continuamente vivificata laloro alleanza coniugale.

Perciò l’Eucarestia è sorgente di carità. Il Pane eucaristico unisce di-versi membri della famiglia in un unico corpo e diventa inesauribile sor-gente del dinamismo missionario ed apostolico della famiglia cristiana.Il compito importante di oggi è quello di ottimizzare il sostegno pasto-rale, l’accompagnamento spirituale della famiglia dal momento dellasua nascita e lungo tutta la vita.

Attualizzazione del potenziale sacramentale della famiglia neiSacramenti attraverso l’evangelizzazione e la catechesi è la chiave peruna formazione delle famiglie cristiane spiritualmente mature, ognunadelle quali, e un’unica sacramentale cellula vivente della Chiesa, è il ga-rante della prosperità della famiglia cristiana e la realizzazione delDivino piano della salvezza del genere umano.

Alla fine vogliamo citare ancora San Giovanni Paolo II: «CristoSignore, Re dell’universo, Re delle famiglie, sia presente, come a Cana,in ogni focolare cristiano a donare luce, gioia, serenità e fortezza.

Virgilio Frascino

Udienza Generale di Papa Francesco

«Per Dio nessuno è definitivamente

perduto»di Antonio Colasanto

Conosciamo tutti l’immagine del Buon Pastore che si carica sullespalle la pecorella smarrita. Da sempre questa icona - ha detto PapaFrancesco in apertura della catechesi di mercoledì scorso in piazzasan Pietro - rappresenta la sollecitudine di Gesù verso i peccatori e lamisericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno. Il raccontovede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per ascoltarloe dall’altra parte i dottori della legge, gli scribi sospettosi che si disco-stano da Lui per questo suo comportamento. Si discostano perchèGesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano super-bi, si credevano giusti.

La nostra parabola si snoda intorno a tre personaggi: il pastore, lapecora smarrita e il resto del gregge. Chi agisce però è solo il pastore,non le pecore. Si tratta di un paradosso che induce a dubitare dell’a-gire del pastore: è saggio abbandonare le novantanove per una pecorasola? E per di più non al sicuro di un ovile ma nel deserto? Secondola tradizione biblica il deserto è luogo di morte dove è difficile trovarecibo e acqua, senza riparo e in balia delle fiere e dei ladri. Cosa posso-no fare novantanove pecore indifese? Il paradosso comunque conti-nua dicendo che il pastore, ritrovata la pecora, «se la carica sulle spal-le, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi conme» (v. 6). Sembra quindi che il pastore non torni nel deserto a recu-perare tutto il gregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra di-menticare le altre novantanove. Si tratta di un desiderio irrefrenabile:neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlochiuso nell’ovile. Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scar-to, in Dio questo non c’entra. Dio non scarta nessuna persona; Dioama tutti, cerca tutti: uno per uno! Lui non conosce questa parola“scartare la gente”, perchè è tutto amore e tutta misericordia.

Il gregge del Signore è sempre in cammino: non possiede ilSignore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nellenostre strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. IlSignore quindi va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noipretendiamo di trovarlo! In nessun altro modo si potrà ricomporre ilgregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore.Mentre ricerca la pecora perduta, egli provoca le novantanove perchépartecipino alla riunificazione del gregge. Allora non solo la pecoraportata sulle spalle, ma tutto il gregge seguirà il pastore fino alla suacasa per far festa con “amici e vicini”.

Dovremmo riflettere spesso su questa parabola, perché nella co-munità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato la-sciando il posto vuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a cre-dere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. E’ al-lora che corriamo il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove nonci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso! E noi cristiani nondobbiamo essere chiusi perché avremo il puzzo delle cose chiuse.

Mai! Bisogna uscire e non chiudersi in sè stessi, nelle piccole co-munità, nella parrocchia, ritenendosi “i giusti”. Nella visione di Gesùnon ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che van-no ritrovate. Questo dobbiamo capirlo bene: per Dio nessuno è defi-nitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca.Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è de-finitivamente perduto … Trovare chi si è perduto è la gioia del pastoree di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge! Siamo tutti noi pecoreritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a racco-gliere insieme a Lui tutto il gregge!

OperatoriCentri

del VangeloSabato 21 maggio, alle ore 9.30, presso il

Seminario Maggiore, ultimo appuntamento diformazione per gli operatori dei Centri delVangelo.

All’incontro sarà presente S. E. Mons.Lucio Lemmo, Vescovo Ausiliare di Napoli.

Sant’Ubaldo di GubbioVescovo – 16 maggio

Appartenente ad una nobile famiglia originaria della Germania.Rimasto ben presto orfano di entrambi genitori, Ubaldo fu allevato daun omonimo zio che curò la sua educazione religiosa e intellettuale.Ordinato sacerdote nel 1114, qualche anno più tardi Ubaldo veniva elet-to priore della sua canonica, di cui riformò la disciplina e il costume. Lafama del suo nome e delle sue virtù si era diffusa al di fuori della suacittà, tanto che Perugia nel 1126 lo acclamò suo Vescovo. Ubaldo però,schivo di tanto onore, si recò subito a Roma per chiedere al Papa OnorioII di essere esonerato da tale incarico, ottenendone grazia. Il vescovoUbaldo governò la diocesi di Gubbio per 31 anni, durante i quali superòfelicemente avversità ed ostacoli, riuscendo a piegare con la dolcezza isuoi nemici e ad ammansire gli avversari con la mitezza d’animo.

Santa RestitutaMadre di Sant’Eusebio di Vercelli – 17 maggio

Un ignoto agiografo scrisse nell’ottavo secolo una biografia diSant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, originario però dellaSardegna. Tale scritto sostiene che la madre del Santo si chiamasseRestituta. Nata anch’essa in Sardegna nella seconda metà del terzo se-colo, dopo la morte del marito, ucciso in odio alla fede cristiana, decisedi lasciare l’isola per trasferirsi a Roma, portando dunque con sé i duefiglioletti, che vennero battezzati dal Papa Sant’Eusebio ed appunto dalui ricevettero i nomi di Eusebio ed Eusebia. Il primo fu dunque il primoa ricoprire in Piemonte la carica episcopale, mentre la sorella gestì il ra-mo femminile del celebre cenobio vercellese.Restituta fece in seguito ri-torno in Sardegna e presso Cagliari le toccò subire la medesima sortedel marito, cioè il martirio, nella prima metà del quarto secolo. Nel 1607vennero eseguiti scavi in quella città, che confermarono l’esistenza didue cappelle in cui erano custodite una statua e delle reliquie di SantaRestituta. Alcuni storici fanno tuttavia risalire questi resti ad un’altrasanta omonima, la martire uccisa presso Cartagine sotto il proconsoleAntonino le cui reliquie sarebbero state portate in Sardegna da alcuniprofughi, sfuggiti alle devastazioni operate dai vandali.

San Felice da CantaliceCappuccino – 18 maggio Felice Porro nacque a Cantalice, presso Rieti, nel 1515. Giovanissimo sitrasferì a Cittaducale dove prestò servizio nella famiglia Picchi come pa-store e contadino. Nel 1544 decise di assecondare il desiderio di farsiCappuccino. Dopo il Noviziato a Fiuggi, nel 1545 emise i voti nel con-vento di San Giovanni Campano. Quindi sostò per poco più di due anninei conventi di Tivoli e di Viterbo-Palanzana per poi trasferirsi nel con-vento romano di San Bonaventura, dove nei rimanenti quaranta annifu questuante per i suoi confratelli. Ebbe temperamento mistico, dor-miva poco per trascorrere il resto della notte in preghiera. Per le stradedi Roma assisteva ammalati e poveri: devotissimo a Maria era chiamato“frate Deo gratias” per il suo abituale saluto. Venne canonizzato daClemente XI nel 1712.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 15 maggio 2016 • 7

Con loSpirito è vita!Lo Spirito, quello santo, comesottolineano i Vangeli, arriva anoi come un dono, gratuito eincondizionato. Ce lo dona ilPadre, e lo riceviamo propriodalle mani di Gesù.Questo particolarissimo evivacissimo Spirito fa la suacomparsa nella nostra vita conuna sorta di duplice compito: cifa da avvocato e da suggeritore.Spesso lo abbiamo ridotto a unasorta di consolatore a nostramisura, quasi fosse uno diquegli amici che in momentidifficili, ti danno una passa sullespalle e ti sussurra: «E che civuoi fare?!».Ma lo Spirito Santo non faquesto! È avvocato: lo è per noipresso il Padre: gli raccontatutto il bene che attraversa lanostra vita personale, le nostrescelte, le relazioni checostruiamo. Crea una sorta dicontatto sempre attivo tra noi eDio. E se qualcuno fa di tuttoper allontanarci dal bene, persbatterci in faccia le cadute, luici risolleva e, instancabilmente,porta alla luce tutto il bene chevive in noi e che spesso noipreferiamo oscurare.È un acuto e mai banalesuggeritore, ma non di cose dafare. No! Lui ci suggerisce qualipotrebbero essere le vie piùluminose da percorrere, le sceltepiù audaci e coraggiose, lo stiledi una vita davvero animata dalVangelo. E allora non ci restache invocare la sua preziosapresenza!

La preghiera

Vieni, Spirito e Dio, vieni!Vieni e suggerisci al nostrocuore le vie della vita vera;insegnaci a desiderareuna libertà liberante,a scegliere e realizzare il bene.Spirito del Risorto,instancabile Paraclito,energia effervescente,dono di Dio, entra in noi,entra nella storiadell’umanità e fai brillarela luce della vita. Amen

Alleniamoci in misericordia

Questa settimana l’esercizio èd’obbligo: lasciarsi andare alloSpirito, ai suoi suggerimenti, alsuo modo di attivare vita anche lìdove c’è morte, disperazione.

Occhio, però, il più delle voltele sue soluzioni sono molto piùrivoluzionarie delle nostre.

Mariangela Tassielli

Catechisti e animatori, suwww.cantalavita.com possonotrovare la preghiera, l’eserciziodi misericordia e le cover in unformato scaricabile per i social.

15 maggio. Solennità di Pentecoste

Ricevere lo Spirito SantoAt 2, 1-11; Sal 103; Rm 8, 8-17; Gv 14, 15-16. 23-26

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

La misericordia: se la conosci l’abbracci

Questa proposta editoriale di don Pino Pellegrino, già docen-te in psicologia e pedagogia e autore di numerosi volumi e arti-coli di carattere psicopedagogico e catechistico, si snoda seguen-do un preciso fio conduttore. Inizia con il presentare la straordi-naria ricchezza della misericordia per poi proseguire con l’evi-denziare due delle sue perle più necessarie: la tenerezza e il per-dono, fino a giungere al capitolo centrale dedicato all’“uomo mi-sericordioso”. Quindi dedica pagine sostanziose alla pedagogiatargata misericordia”, prima di terminare con il capitolo riserva-to all’opera di misericordia ritenuta più attesa: “Consolare gli af-flitti”, cioè far sorridere, con una manciata di barzellette, un po-polo ormai di “non ridenti”.Pino PellegrinoLa misericordia: se la conosci l’abbracciEdizioni Elledici – 2016 - pagine 48 – euro 4,00.

Una risposta radicale all’esistenza

In questo saggio Matthew Fox, teologo americano, intende of-frire una rilettura radicale del tema preghiera. Il libro è costituitoda quattro capitoli. Nel primo (Che cosa la preghiera non è) l’au-tore sostiene che per scoprire il vero senso della preghiera biso-gna cominciare a spiegare tutto quello che essa non è: non è direpreghiere, non è nascondersi dalla società, non è parlare con Dio.Nel secondo capitolo (La preghiera come risposta radicale all’e-sistenza) sottolinea che la preghiera nel suo senso primario e fon-damentale è da intendersi come una risposta non nel senso di re-plica a qualcosa detto da un altro, ma nel senso di risposta esisten-ziale. Nel terzo capitolo (La preghiera come misticismo/radi -camento) esplicita il senso della preghiera come risposta all’esi-stenza, che implica consapevolezza, libertà, assaporamento econversione. Nel quarto capitolo, infine (La preghiera come pro-fezia/sradicamento) approfondisce la dimensione profetica dellapreghiera, che include il radicamento personale, la creatività, l’o-rientamento comunitario e la prova. Nella conclusione sono pre-sentate quattro vie di una spiritualità del creato: positiva; negati-va; creativa; trasformativa. Questo piccolo saggio, ma denso eprofondo, offre un’interessante introduzione alla teologia e allaspiritualità della preghiera, offrendo al lettore elementi per un’e-sperienza orante più autentica e consapevole.

Giuseppe ForiaMatthew FoxPreghiera. Una risposta radicale all’esistenzaIl Segno dei Gabrielli, San Pietro in Cariano (Verona) 2014 pagine 111 – euro 12,00.

Quali sono le condizioni interiori per ri-cevere l’unzione dello Spirito Santo?Anzitutto quella di vivere nell’amore. Più siodia il peccato, che è sempre una mancanzadi amore, più si viene ricolmati di SpiritoSanto. Come il contadino non versa vinonuovo in otri vecchi (sporchi), così il Padrenon effonde lo Spirito Santo in cuori pieni dipeccati.

Lo Spirito Santo è il Maestro che insegnala Verità del regno dei cieli.

Se non ami pregare è perché non possiedila verità della preghiera. Chi possiede la ve-rità della preghiera sente il continuo biso-gno di pregare. L’amore per la preghiera è ilfrutto della presenza dello Spirito Santo,che prega dentro di noi.

Se non ami ascoltare, meditare e custodi-re nel cuore la Sacra Scrittura è perché nonhai la verità della Parola di Dio. Chi ha la ve-rità della Parola di Dio prova grande gioianell’ascoltarla, meditarla e custodirla nelcuore.

Se non ami la Chiesa come Madre che tiha generato alla fede, significa che non haila verità che chi ama la Chiesa ama Cristo,chi ascolta la Chiesa ascolta Cristo e chi ob-bedisce alla Chiesa obbedisce a Cristo.Cristo ha fondato la Chiesa, ma chi la sostie-ne, la illumina e la fa crescere nella carità enell’unione fraterna è lo Spirito Santo.

Se non celebri l’Eucaristia con amore èperché non hai la verità di questo sacramen-to, in cui si effonde lo Spirito Santo su tutti icelebranti. Chi celebra l’Eucaristia conamore torna nel mondo fortificato nella fe-de, fervente nella speranza e ardente nellacarità. Se non hai grandi desideri di santitàè perché ancora non hai la verità delle paroledi Gesù: «Siate perfetti (nell’amore) com’èperfetto il Padre vostro che è nei cieli».

Se non nutri desideri di umiltà, mitezza,purezza, di gioia e di pace è perché vivi an-cora sotto il dominio del maligno, che è il si-gnore della menzogna, della cattiveria e del-la malvagità. Un’altra condizione, per rice-vere lo Spirito Santo, è la concordia.

La concordia ci fa essere uniti agli altrinonostante le diversità di ceto, cultura, erazza. Dove c’è lo Spirito della torre diBabele lo Spirito non scende. Lo spirito del-la torre di Babele è dispersione, frammenta-zione e divisione. In una parola: individuali-smo. Nella torre di Babele ognuno vive perse stesso, cerca e coltiva solo i propri interes-si, si sente superiore agli altri, rifiuta di par-tecipare alle sofferenze e alle gioie degli al-tri. L’individualismo è un forte impedimen-to per ricevere la Pentecoste.

Senza la Pentecoste il cristiano si lasciadominare dagli istinti e dai desideri del mon-do, che non conosce Dio: «Quelli che si lascia-

no dominare dalla carne non possono piacerea Dio» (Rm 8, 8-17). Quelli poi che non piac-ciono a Dio vivono nella paura e nella tristez-za, che sono sentimenti diabolici.

Nell’uomo in cui dimora lo Spirito Santosatana semina due tipi di paura: paura diDio e paura della morte. Senza la consape-volezza della misericordia di Dio il peccato-re vive nella paura di Dio ed è convinto cheEgli sia vendicativo e punitivo.

Così è sopraffatto dalla paura della mor-te, che diventa la porta che lo introduce alcospetto di questo Dio vendicativo e puniti-vo. Lo Spirito Santo ci fa vivere con la fedeche Dio è Padre, buono e misericordioso,pronto a perdonare chi ritorna a Lui concuore umiliato e contrito.

Com’è importante, oggi, fare la rinunciaa satana per disporsi a ricevere lo SpiritoSanto! Per questo fèrmati e ripeti con forza:«Rinuncio a te, satana, causa di ogni malva-gità, ipocrisia e cattiveria».

Concretizza questa rinuncia con unaconfessione dei tuoi peccati ai piedi di un sa-cerdote. Dopo la confessione alzati e di’, da-vanti al Crocifisso: «Accolgo te, Gesù Cristo,nella mia vita, come mio Redentore eSignore!». Questa professione di fede, fattacon la bocca e con il cuore, ti metterà nellacondizione di ricevere abbondantemente loSpirito Santo.

Speciale Nuova Stagione8 • 15 maggio 2016

CASORIA7 Candidati

22 Liste - 24 seggi

Pasquale PuglieseUniti per Arpino - Casoria più

Noi Salvini - Tricolore delle libertàPugliese sindaco - La caravella 2

Pasquale FuccioPd - Idv - A viso aperto

Insieme per Casoria - Liberamente

Giuseppe SantilloCampania libera - Uniti per Casoria -

Riformisti - Udc - Casoria Risvegliati - Democratici

Emanuele TanzilliCasoria in Comune

Luca ScancarielloAssalto al futuroFratellii d’Italia

Elena VignatiM5S

Carlo De VitaCasa Casoria

I cittadini di Napoli e di altri sei comuni dell’Arcidiocesi (Casoria, Villari al voto il prossimo 5 giugno per l’elezione de

Verso le elezioni

SpecialeNuova Stagione 15 maggio 2016 • 9

VILLARICCA5 Candidati

14 Liste - 24 seggi

Luigi SarracinoVillaricca Popolare

con Sarracino Sindaco

Maria Rosaria PunzoPd - Napoli Nord - Per Villaricca

Adesso Villaricca - Villaricca insieme-VerdiOra si può - Apertamente

Luigi NaveM5S

Giovanni GranataTrasparenza e libertà per Villaricca

Villaricca Futura - Villaricca DemocraticaLiberi e Forti

Vincenzo De RosaVillaricca Libera

con Vincenzo De Rosa Sindaco

Servizio e grafici a cura diDoriano Vincenzo De Luca

Si votaDomenica 5 giugno 2016

dalle ore 7.00 alle ore 23.00

L'eventuale ballottaggio per i Comuni

superori ai 15.000 abitanti si svolgerà

Domenica 19 giugno 2016

icca, Boscotrecase, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio e Volla) ei Sindaci e il rinnovo dei Consigli comunali

i amministrative

Vita Diocesana Nuova Stagione10 • 15 maggio 2016

Incontriper stradaPer le strade del nostro quartiereogni giorno incontriamo tantepersone con le quali abbiamodei rapporti: il vicino di casa, ilnegoziante dal quale ciserviamo, l’amico, il conoscentedella parrocchia, del circolo,della palestra. Poi incontriamoanche altre persone con le qualinon abbiamo rapporti. Traqueste ve ne sono alcune cheincrociamo spesso, perché visono orari coincidenti con lenostre abitudini. Perciò lericonosciamo, anche se cipassano accanto senza dirciniente, in modo fuggevole,superficiale. Ognuno vive la suagiornata. Tra questi incontri,capita di farne alcuni un pocodiversi, che ci dannoun’immagine particolare dellepersone che incontriamo. Essesembra che ci passino accantonon in modo fuggevole, come lamaggioranza delle persone, presedalle cose da fare, ma quasiindugiando, come se cercassero,nell’incrociarci, un certocontatto con noi. Il loroindugiare, qualche parolascambiata per caso fanno capiredi una loro sofferenza, di un lorointimo bisogno. Come quellasignora ben vestita e sempre allaricerca di qualcuno con cuiparlare, il cui argomento èsempre lo stesso: di non essereconsiderata dai familiari, e ilfatto di dover sopportare conpazienza. O quella donnariservata, timida, che sembravolersi nascondere agli sguardidegli altri, con la testa abbassatae sguardo sfuggente, che vive dasola, con difficoltà a badare a sestessa, bisognosa di attenzione edi compagnia. Oppure quellagiovane sola, dalla presenzasemplice e buona, ma un po’triste, forse delusa dalla vita,anche lei bisognosa di affetto edi amicizia. E poi quel giovane che ha unproblema di salute, che simanifesta con un improvvisoirrigidimento del corpo, chespaventa quelli che non loconoscono, e che magari èguardato in modo non tantocompassionevole da quelli che loconoscono. O anche quelgiovane disoccupato che siincontra sempre sugli autobus,che è stato accoltoamichevolmente dagli autisti,con benevolenza, e si senteormai quasi un dipendenteanche lui. Queste persone spesso, invece diricevere solidarietà, sono derise,prese in giro, isolate. Eppuresono intorno a noi, fanno partedi noi, le vediamo, proviamosentimenti verso di loro,desideriamo il loro bene, anchese a volte magari cerchiamo dievitarle perché ci distolgono dainostri impegni. E può accadereche a volte anche noi, invece diessere accoglienti con loro, le“scartiamo”, come dice papaFrancesco. Avere invece unosguardo benevolo, un sorriso,un saluto, dedicare loro un po’del nostro tempo dona lorosollievo, conforto, e a noiriconoscenza e pace interiore.

Giuseppe Foria

Un ricordo di padre Mario Vergara, gesuita, missionario e martire in Birmania, in vista del 24 maggio, anniversario della morte (1950) e della beatificazione (2014)

«Voi siete la luce del mondo…»di Vincenzo M. Corradino sj

Mario Vergara nasce a Frattamaggiore, inprovincia di Napoli, il 19 novembre 1910 daGennaro e Antonietta Guerra. Dal 1927 al 1929è alunno del Liceo Filosofico del SeminarioCampano di Posillipo, e dal 1931 al 1933 fre-quenta nel medesimo Seminario due anni delcorso teologico.

Nel 1934 entra nella famiglia religiosa delPontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e par-te per la Birmania, territorio di Missione, doveil 24 maggio del 1950 subisce il martirio per lafede cattolica. L’Osservatore Romano del 9-10dicembre 2013 comunicava la “Promulgazionedei Decreti riguardanti il martirio del Servo diDio Mario Vergara, sacerdote professo delPontificio Istituto Missioni Estere”.

Dall’ascesa al Soglio Pontificio di AchilleRatti, Papa Pio XI, il Seminario Campano ebbenuovo slancio, specialmente per la fioritura divarie attività socio-culturali e religiose. Tra que-ste spiccava il “Circolo Missionario SanFrancesco Saverio”. Anche la Congregazione diPropaganda Fide ne elogiò l’opera con una let-tera al Rettore a firma di Angelo GiuseppeRoncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. NelCircolo Missionario militò anche il giovaneMario Vergara con slancio e dedizione. Ivi ma-turò la sua vocazione missionaria che spesso glifaceva ripetere: «Birmania, terra dei miei sogni».Forse non pensava che lì un giorno avrebbe ver-sato il suo sangue per amore di Colui che lo ave-va scelto e inviato in quella terra per l’espansio-ne del Regno di Cristo.

Sono tante le testimonianze che dimostranoanche l’intenso affetto del Seminario verso pa-dre Vergara. In particolare un episodio ne rivelail suo ardente desiderio della donazione a Cristocon il martirio: a un compagno del Seminario diPosillipo che gli chiedeva perché volesse andarein missione, dato che c’era molto lavoro aposto-lico anche qui, Vergara rispose: «Perché lì c’è la

speranza di morire martire».Questo desiderio loha attinto dalla formazione in Seminario.

Scriveva infatti padre Mario in una lettera aiSeminaristi: «Non posso pensare senza profondacommozione e gratitudine al rinnovamento spi-rituale che il Seminario di Posillipo operò in me:fu una inondazione di grazie, specialmente neiprimi due anni di teologia. Leopardi amava il col-le su cui saliva a contemplare l’infinito. Io ameròsempre la dolce collina di Posillipo che mi slargòl’anima a quell’amore in cui è dolce naufragare.Un visitatore di Posillipo definiva il Seminario undolce nido fatto per sognare, io sognai a Posillipola bellezza della vocazione missionaria».

Padre Vergara lo si può definire come ilProtomartire del Seminario RegionaleCampano. Ricordiamolo e imitiamolo nel gene-roso sacrificio della nostra vita.

Lo scorso anno il Seminario Campano ha ce-lebrato i cento anni della sua fondazione e inquesto secolo ha dato alla Chiesa due Beati, e al-tri quattro suoi figli sono in cammino verso lagloria dei Santi. Imploriamo la loro protezionesu quanti lavorano o beneficiano dell’opera vo-luta dal Santo Padre Pio X.

Sui rapporti tra padre Vergara e il Seminariosi può citare la splendida testimonianza di pa-dre Giuseppe de Giovanni sj. «A padre MarioVergara, che fu alunno e ora è ornamento delSeminario Regionale Campano, io porgo il salutodei suoi antichi Superiori, dei suoi Maestri di untempo, di tutti i giovani aspiranti al sacerdozio,che si preparano sulla collina di Posillipo alla ec-celsa missione.

Qui egli udì le prime voci che lo chiamavanoall’apostolato lontano, qui concepì per la primavolta il suo disegno generoso. Noi siamo sicuriche egli non dimenticherà, noi gli promettiamoche non sarà dimenticato. Egli non dimenticheràl’altare dinanzi a cui ha pregato, non dimenti-cherà le massime qui apprese per seguirle; le per-sone qui conosciute per associarle spiritualmen-te ai meriti del suo apostolato. Non sarà dimenti-cato. Il suo nome è scritto nel libro d’oro delSeminario Campano. Noi lo ricorderemo quandodovremo enumerare i nostri migliori; saremosempre e dovunque fieri di lui, che ci è appartenu-to, ci appartiene ancora ci apparterrà sempre, per-ché la famiglia del nostro Seminario si estendedovunque, sia pure in terra pagana, anzi special-mente alle frontiere del cristianesimo, dovunqueun antico alunno lavori soffra, combatta e preghiper allargare il Regno di Dio nel mondo, per pre-dicare l’Evangelo, far conoscere ed amare GesùCristo».

«Voi siete la luce del mondo»: così disse Gesùun giorno. Quella luce che sembrò spegnersi inquel 24 maggio del 1950, giorno del martirio dipadre Vergara, oggi brilla più che mai, e dal gior-no, non lontano, quando la dolce effigie di padreMario verrà collocata nella gloria dei Beati perla proclamazione della sua santità, brillerà an-cora più luminosa per irradiare nel mondo in-tero la luce di Cristo che non conosce tramonto.È vero, «nessuna notte è tanto lunga da impedirealla luce di ritornare».

Centenario della fondazione della Pontificia Unione Missionaria

Padre Manna, sacerdote per le missioni

diGiuseppe Buono*

Sono trascorsi cento anni dalla fondazione della Pontificia UnioneMissionaria. Le radici della fondazione sono in una riflessione che nel1908 il Padre Paolo Manna, missionario del PIME in Birmania (oggiMyanmar), malato in cura a casa del fratello medico a Bagnoli(Napoli), pensando alla sua missione e guardando le comunità cri-stiane a casa, si chiedeva: “perché il mondo cristiano deve ignorarel’opera massima della Chiesa? E soprattutto, perché tanta ignoranzadel problema e tanto disinteresse dei sacerdoti?...Perché... la grandeopera che Dio si attende dalla sua Chiesa deve essere il cruccio sola-mente di un pugno d’uomini poveri e dimenticati?...” (Paolo Manna,Il cammino d’ un’idea, manoscritto inedito).

Occorreva una proposta seria per tentare una soluzione e percoinvolgere vescovi e clero nell’evangelizzazione dei non cristiani.Padre Paolo Manna s’accinse a farlo preparando, nei mesi di maggioe giugno 1915, mentre cominciava la prima guerra mondiale, il pro-gramma e gli Statuti di quella che sarà l’Unione Missionaria del Clero.

Il 15 febbraio 1915 andò a Parma per chiedere consiglio sullanuova fondazione a mons. Guido Maria Conforti, vescovo di Parmae fondatore dei missionari saveriani.

Il 24 aprile 1916 Mons. Conforti andò a Roma e fu ricevuto inudienza privata da Papa Benedetto XV. Alcuni giorni dopo scrisse aPadre Manna: “Intuita immediatamente l’importanza del piano», ilPapa non si limitò “a benedire le intenzioni e incoraggiare i propo-siti”, ma volle rendersi conto della progettata Unione e del suo spiritoinformatore.

Il 31 ottobre 1916 il Prefetto della Congregazione De PropagandaFide, card. Domenico Serafini,dà notizia dell’approvazione pontificiascrivendo: “Sua Santità nell’udienza del 23 corrente si è degnato dimostrare il suo alto compiacimento per tale opportuna proposta(Unione Missionaria del Clero), diretta a favorire l’opera dell’apostola-to che a Lui è sì a cuore, e nutre speranza che possa, con l’aiuto di Dioe il favore dei vescovi, trovare largo consenso nel clero e nei fedelid’Italia”. Nel gennaio 1917, ad insaputa degli stessi interessati, in ActaApostolicae Sedis veniva pubblicato il Rescritto di approvazione

dell’Unione Missionaria del Clero. Papa Benedetto XV nell’enciclicamissionaria Maximum Illud del 1919, parla dell’Unione da poco fon-data e si esprime così: “È necessario che voi, venerabili Fratelli, orga-nizziate in modo del tutto speciale il vostro clero in ordine alle missio-ni. A questo scopo sappiate che è Nostro desiderio che sia istituita intutte le diocesi dell’orbe cattolico la pia associazione chiamata UnioneMissionaria del Clero…” (Benedetto XV, Maximum Illud, n. 118).

Pio XII volle manifestare a Padre Manna il suo apprezzamentoper quanto aveva fatto al Segretariato Internazionale dell’UnioneMissionaria del Clero con una lettera autografa nella quale, ringra-ziandolo per il tanto bene fatto alla causa missionaria, definival’Unione Missionaria del Clero “la gemma della tua vita sacerdotale”.

Paolo VI nel 1956 definì l’Unione “pontificia” assieme alle altretre Opere Missionarie.

San Giovanni Paolo II sulla tomba del Padre MannaGiovanni Paolo II il 13 novembre 1990 venne pellegrino sulla

tomba di Padre Manna in quello che era stato il SeminarioMissionario Meridionale, fondato da lui nel 1921 e frutto del ICongresso Internazionale della Pontificia Unione Missionaria.Dopo un lungo e intenso momento di preghiera, Giovanni Paolo IIimprovvisava questa riflessione: “Qui siamo davanti alla tomba di unsacerdote che ha dato con la sua vita e la sua opera una espressionespecifica di questa missionarietà della Chiesa universale e, in modoparticolare, della Chiesa italiana. Per questo tutta la Chiesa, special-mente quella italiana, è diventata debitrice di questo grande sacer-dote... viene spontanea la preghiera perché si realizzi sempre più lamissionarietà della Chiesa attraverso le diverse vocazioni missiona-rie, che sono necessarie e tanto attese nel mondo. Oggi si vede, forsepiù che mai, che la messe è pronta. E si vede anche che gli operai nonsono sufficienti...”.

Il 4 novembre 2001, in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II pro-clamò Beato il Padre Paolo Manna.

*Pime

CittàNuova Stagione 15 maggio 2016 • 11

Il messaggio dell’Arcivescovo al Centro Sportivo Italiano

«Nel segno dei valori cristiani»Carissimi amici del Centro Sportivo Italiano della Campania, posso dire di conoscer-

vi tutti, anche se non personalmente, per le vostre attività e i vostri successi. Del resto, viseguo da anni e vedo in voi sempre maggiore impegno e dedizione a servizio della Chiesae della comunità, nel segno degli autentici valori cristiani.

Continuate a difendere e diffondere la vostra storia e il vostro impegno per essere diesempio per quei ragazzi e giovani dei nostri territori, i quali, in questo momento storico,sono disorientati e delusi, rischiando di essere “usati” da chi ha interessi propri e tutt’al-tro che leciti. Non sono pochi, infatti, i casi in cui diventano manovalanza delta crimi-nalità e restano intrappolati nella rete del malaffare, della violenza ed anche della morte.

E sono, purtroppo, frequenti, se non giornaliere, le cronache che raccontano di gio-vani vite distrutte. Insieme, Chiesa, movimenti e associazioni, dobbiamo vigilare ed es-sere preparati e pronti ad aiutare le giovani generazioni affinché percorrano le “stradedel bene”.

Prezioso e sempre più intenso il lavoro che le comunità parrocchiali e religiose in ge-nere fanno attraverso gli oratori. È estremamente importante, nel contempo, quello cheda sempre va svolgendo il Centro Sportivo Italiano per impegnare i giovani nelle attivitàsportive, educandoli al sacrificio, al confronto e alla socializzazione, formandoli ai va-lori della competizione, della sconfitta e del successo, valorizzandone vocazione e doti.

Ringrazio sentitamente tutti voi, dirigenti, tecnici e associati del Centro sportivo ita-liano per quello che fate e che certamente continuerete a fare, promuovendo azioni ag-greganti e dando risposte di fede e di speranza.

Vi sarò vicino, unitamente ai Vescovi della Campania, perché si sviluppi sempre dipiù un impegno sinergico per avvicinare un numero crescente di giovani e di famiglie elavorare tutti insieme per realizzare un futuro migliore per tutti.

Il Signore vi benedica e a Maronna v’accumpagna!@ Crescenzio Card. Sepe

Arcivescovo Metropolita di Napoli

Una partita per raccogliere fondi utili alla ricostruzione del campo da calcio di Arci. Presenti i Campioni del Mondo 2006

Un sogno per Scampiadi Rosanna Borzillo

Il nome del progetto racchiude le suefinalità: “Dreaming Scampia” è pro-prio, infatti, il sogno di un quartiere a

misura d’uomo dove i ragazzi possano gio-care a pallone e sperare in un futuro possi-bile. E lunedì il sogno è diventato realtà:Scampia è stata invasa da campioni delmondo 2006 (Materazzi, Barone, Zambrot-ta, Peruzzi, Fabio Cannavaro) che hannodisputato una partita di beneficenza per l’i-niziativa ideata da Soccerpass Events conla Fondazione Cannavaro-Ferrara. Presen-te anche il coach dei campioni MarcelloLippi, oltre ad Armando Izzo, Paolo Can-navaro, il presidente della municipalità diScampia Angelo Pisani, il sindaco Luigi DeMagistris e i candidati Gianni Lettieri eValeria Valente.

Obiettivo della partita: raccogliere30mila euro per la ristrutturazione delcampo principale dell’Arci Scampia, teatrodell’evento. Costruito nel 2008, oggi ha unmanto erboso in condizioni precarie chenecessita di interventi urgenti. In palio lacrescita di quasi 600 tra ragazzi e ragazzeche utilizzano il campo 16 ore al giornosette giorni su sette, ma anche l’impegnoquotidiano di 30 allenatori e la passione di1500 persone tra parenti, amici e studentidelle scuole del quartiere. «E’ una sfidaambiziosa in una terra di frontiera - chiari-sce Vincenzo Ferrara, fratello di Ciro edirettore della Fondazione - una sfida cheperò noi vinciamo dal 2005, sostenendoprogetti di qualsiasi tipo nei quartieri popo-

gno che le istituzioni possono miglioraregarantendomle strutture. Io, ad esempio,sono cresciuto all’Italsider, al Centro Paradi-so, al Campo degli Aranci, a Marianella: oggisono tutti chiusi. E quando noi eravamopiccoli e giocavamo i nostri genitori eranotranquilli». Perché dietro un campetto c’èaggregazione, rispetto delle regole, aggre-gazione, senso di identità e appartenenza.

La giornata è cominciata con la confe-renza stampa di presentazione dell’evento,proseguendo poi al campetto dell’ArciScampia, che ha visto Peruzzi, Izzo, Zam-brotta, Fabio Cannavaro, Simone Barone,l’istruttore della scuola calcio Salvati sfida-re (in due tempi da 25�) i rappresentantidegli sponsor. Tanto l’entusiasmo nell’im-pianto di Scampia, con i ragazzini e i lorogenitori felici di poter vivere una mattinatadi sport assieme ai “loro” campioni. Suglispalti anche Antonella Leardi, la madre diCiro Esposito, il tifoso napoletano mortoin seguito agli scontri prima della finale diCoppa Italia a Roma nel 2014.

lari della città. Siamo a Caivano con uncampo sportivo che ospita 100 ragazzi, sia-mo ai Cristallini e alla Sanità con i nostrilaboratori artistici e d’inglese, al Santobonofinanziamo iniziative in ambito sanitario,ma ci occupiamo anche di formazione pro-fessionale con l’opera Don Calabria a viaForia». Un messaggio che i campioni sot-toscrivono : «Ripartiamo da Scampia -aggiunge Ciro -, ci sentiamo dei ragazzi for-

tunati che vogliono restituire qualcosa.Vogliamo migliorare la qualità della vita achi è in difficoltà, aprendo anche uno spira-glio per entrare nel mondo del calcio».

Realista Cannavaro: «In un posto dovetutti scappano, noi pensiamo alla nostra ter-ra. Siamo napoletani e siamo orgogliosi diesserlo. Possiamo fare poco, ma lanciamoun messaggio importante: quello di fare sportper sentirsi impegnati nella società. Un impe-

Il Cardinale Sepe all’assemblea dei soci della Banca di Credito Cooperativo

Per il bene dei più piccolidi Angelo Cirasa

l’assemblea del bilancio della Bcc di Napoli e vedo che l’isti-tuto oltre a incrementare gli utili si apre sempre di più allasolidarietà e all’impegno sociale. Quest’anno poi si concre-tizza l’importante impegno verso i piccoli pazienti delSantobono Pausilypon. Non lo dico per sentito dire ma per-ché l’ho provato sulla mia pelle: quando più bene si fa, piùbene si riceve».

Nel 2015 solo dati positivi per l’istituto di credito napo-letano, a partire dal Cet1 Capital Ratio che si assesta al35,90%, ben oltre il requisito minimo previsto dalla nor-mativa. Sul fronte dei fondi destinati alla copertura dellesofferenze si rileva un tasso di copertura che supera 70%;il tasso di copertura dei crediti deteriorati, invece, si asse-sta al 49%. Di rilievo il dato delle sofferenze nette rappor-tato agli impieghi pari al 2,46%. Dati interessanti se para-gonati alla media del sistema bancario e che hanno porta-to a un risultato lordo d’esercizio di 834 mila euro (nettodi 735 mila euro). Anche nel 2015 è confermato il trend dicrescita dei soci che si incrementa del 5%, raggiungendoquota 3.606, come quello dei clienti che segna un + 8%. Ildato della raccolta complessiva segna 99 milioni (+13%),con una raccolta diretta di 83,4 milioni (+22 per cento). 36i milioni (+5%) degli impieghi totali a cui vanno sommatii 103 milioni degli impieghi accordati dalle società del

gruppo. Anche il capitale sociale è in crescita con i suoi10,4 milioni (+6%), così come il patrimonio che raggiungei 13,4 milioni (+9,13 %).

«Tutti questi dati – ha evidenziato il presidente Manzo– indicano che la Banca impatta bene, sia in termini di sta-bilità che di solidità, un territorio eterogeneo come quellonapoletano, in un momento storico complesso, sia per lacrisi finanziaria che, ormai si protrae da più di qualche an-no, sia per il moltiplicarsi delle norme destinate al settorecreditizio. La recente riforma del Credito Cooperativo, poipropone un nuovo modello di Bcc in cui la capacità di esseredinamici, snelli, efficienti, tecnologicamente progrediti sta-biliranno il grado di autonomia per ogni singola banca. LaBcc di Napoli, interpreta a pieno titolo questo nuovo model-lo. Le performance di questi anni, sono la testimonianza cheha saputo miscelare dinamicità e conoscenza del territorio,rigore finanziario ed efficacia».

Al termine dei lavori di approvazione del bilancioManzo ha consegnato il premio Bcc, giunto alla secondaedizione, il privilegio di essere napoletano. Il riconosci-mento è andato alla giovane farmacista Barbara Romano,alla Bcc Judo guidata dal maestro Pino Maddaloni, allastart-up Suite de Catalani, alla cooperativa Larocca e alcampione di ju jitsu Raffaele Stefanelli.

Tutta la città si è stretta attorno ai bambini ricoveratinegli ospedali pediatrici di Napoli. L’obiettivo eraquello di offrire loro un nuovissimo macchinario

per la riabilitazione neurologica partecipando alla raccol-ta fondi lanciata dalla Banca di Credito Cooperativo diNapoli. L’iniziativa è stata lanciata nel corso dell’assem-blea dei soci che ha approvato il bilancio che conferma uti-li, solidità e crescita. La giornata si è poi conclusa con ilconcerto-spettacolo, condotto da Lino D’Angiò, e che havisto protagonisti Peppino di Capri, Gigi Finizio eValentina Stella. Con il presidente della Bcc AmedeoManzo erano presenti i vertici nazionali del CreditoCooperativo, Dell’Erba e Gatti, il sindaco de Luigi deMagistris, il cardinale Crescenzio Sepe e tanti protagonistidell’impresa e della cultura cittadina. Tra gli altri SusannaMoccia dei giovani industriali, Giuseppe Oliviero, Mostrad’Oltremare, imprenditori come Dario Scalella, CarloPalmieri, Salvatore Esposito, Ferdinando Flagiello, UgoCilento, Raffaella Papa, Flavia Matrisciano dellaFondazione Santobono Pausilypon, oltre a Tina Santillo,Carlo Ruosi, Elio De Rosa, Flavia Fumo, Anna Riccardi.

«La raccolta fondi – ha rilevato il presidente AmedeoManzo – consentirà l’acquisto di un macchinario necessa-rio alla riabilitazione dei bambini con malattie neurologi-che, ortopediche o con gravi problemi di obesità che sarà do-nato alla Fondazione Santobono-Pausilypon e che saràmesso a disposizione di tutti i bambini napoletani».

«La bellezza di una banca territoriale – ha sottolineatoil cardinale Crescenzio Sepe – è che non solo ha la fiduciadella gente perché la ritengono qualcosa di proprio, ma an-che perché sa aprirsi agli altri. Da qualche anni assisto al-

Città Nuova Stagione12 • 15 maggio 2016

Un appello dell’Uneba alle Istituzioni“Minori a rischio oggi: nuove fron-

tiere di prevenzione e tutela”. Sono que-sti i temi del corso di aggiornamento or-ganizzato dall’Uneba per gli operatorisociali e gli educatori impegnati neglioltre trenta Centri Polifunzionali dellacittà partenopea associati all’Uneba.

Il corso che sarà aperto dal vice-Presidente Nazionale, don EnzoBugea Nobile, si svolgerà presso ilCentro Opera Don Guanella nel mesedi maggio, nei giorni del 14 e 21, anchein considerazione delle numerose“emergenze minori” che si sono verifi-cate sul territorio metropolitano e ve-drà impegnati oltre cento educatoriche lavorano nelle zone più difficilidella nostra città.

Su questo sfondo sociale così critico,dietro le retoriche sul riconoscimentodei diritti, sulla cittadinanza e la demo-crazia partecipativa si celano le diffi-coltà delle Istituzioni di selezionare be-neficiari e prestazioni, comprometten-do la stessa presenza del Welfare aNapoli e nella intera Campania.

Si sta avvicinando il momento, se-condo il Presidente Regionale UnebaLucio Pirillo, che dalle parole si passi aifatti, se si vuole pensare concretamentea implementare la sussidarietà; consi-derando, poi, che l’aumento di forme dipovertà sociale e morale rischia di met-tere in crisi irreversibile tutta l’area me-tropolitana, il futuro di intere genera-zioni ed il lavoro di migliaia di operato-ri ed educatori sociali, con le loro fami-glie.

L’appello che si rivolge, concludePirillo, è che nella prossime consulta-zioni amministrative si metta al centrodel dibattito il disagio minorile, in tutte

le sue espressioni, e di impostare le po-litiche sociali come elemento di rispo-sta finalizzata sia alla creazione di unfuturo concreto e possibile per tanti gio-vani della Napoli meno fortunata e sia

di salvaguardare la nostra memoria at-traverso il rispetto dignitoso delle con-dizioni degli anziani della Campania;per rispondere in maniera “non assi-stenziale” alla gravissima crisi econo-

mica, sociale e morale che attraversanoi nostri territori. «Sarebbe uno stimoloper invogliare la gente comune a ripren-dere interesse per la politica come pra-tica del buon governo!».

Nuova Stagione 15 maggio 2016 • 13

Vita Diocesana Nuova Stagione14 • 15 maggio 2016

La famiglia vincenzianadella Campania celebra ilGiubileo della misericordia

Unitinella caritàIl 7 maggio 2016, la FamigliaVincenziana della Campania(Missionari Vincenziani, Figliedella Carità, Suore della Caritàdi S. Giovanna Antida Touret,gli Amici di Santa GiovannaAntida, il VolontariatoVincenziano, le Conferenze diSan Vincenzo de Paoli, laGioventù MarianaVincenziana, l’Associazionedella Medaglia Miracolosa, gliamici della FamigliaVincenziana) si è radunata aNapoli a Porta Capuana (neipressi della mensa per i poveridella Società di San Vincenzode’ Paoli) con il SuperioreGenerale padre Gregory Gay,per vivere e riconfermare, incomunione fraterna, lavocazione e l’impegno allasequela di San Vincenzo de’Paoli, uniti nella carità eoperosi nella misericordia.Dopo la preghiera iniziale inPiazza, ci siamo recati presso laParrocchia Santa Caterina aFormiello per l’incontro con ilSuperiore Generale. Nel suointervento ha insistito moltosulla collaborazione tra imembri della FamigliaVincenziana «per un servizioaudace a favore dei membriemarginati e dimenticati dellasocietà aprendo loro lecomunità e i gruppi, pregandoinsieme, servendoliconcretamente,accompagnandoli nella loroesperienza di fede… questo èdavvero audace, realmenteaudace!!!».Nel pomeriggio, ilpellegrinaggio verso laCattedrale, Chiesa Madre,segno di unità fra le variecomunità ecclesiali dellaCampania. Il primo a varcarela Porta Santa, il SuperioreGenerale; con lui, successore diSan Vincenzo abbiamoattraversato la porta, Cristo! Èseguita la solenneConcelebrazione Eucaristicapresieduta dal nostroConfratello, il VescovoBeniamino Depalma il qualenella sua omelia, harichiamato la necessità diconvertirsi all’umano essendoesperti di umanità, con uncuore compassionevole verso ifratelli. Al termine della Messa,una sorpresa: la benedizionecon la reliquia del Sangueliquefatto di San Gennaro,patrono della Diocesi di Napolie della Campania.

Provincia napoletana Frati Minimi

“Aquiloni per l’Africa”

Recital evento per realizzare un poliambulatorio pediatrico a Kinshasa

Ospiti d’onore del mondo musicale, teatrale e artistico, parteciperanno al recital-evento, chesi terrà nella Basilica di San Francesco di Paola, in piazza del Plebiscito, alle ore 19 del prossimo22 maggio 2016. Tutto incentrato sugli aquiloni come simboli del sogno-desiderio di unire i bam-bini di Napoli con quella di Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo.

Promosso da fra’ Damiano La Rosa, Correttore provinciale dei padri Minimi di SanFrancesco di Paola, in occasione del seicentesimo anniversario della nascita del santo Paolanoe dei sessanta anni di fondazione della Provincia napoletana, l’evento è significativamente inti-tolato “Aquiloni per l’Africa”.

La speranza degli artisti e dei Padri Minimi della Provincia di Santa Maria della Stella è chegli aquiloni napoletani, lanciati dai bambini di Napoli verso Kinshasa, possano portare sollievoe salute a tanti piccoli africani, che hanno urgente bisogno dell’allestimento di unPoliambulatorio pediatrico, ubicato nei locali della missione africana dei padri Minimi di SanFrancesco di Paola. La presenza di Enrico Di Salvo, Direttore del Centro Interuniversitario diRicerca Bioetica, sottolinea proprio questi aspetti di etica della salute.

L’appuntamento musicale corona, inoltre, una serie di iniziative per ricordare ilSessantesimo di fondazione della Provincia religiosa dei padri Minimi. E proprio in occasionedell’anniversario della nascita di San Francesco da Paola e del sessantesimo della Provincia re-ligiosa napoletana, anche Papa Francesco ha voluto indirizzare a fra’ Damiano La Rosa una spe-ciale lettera, nella quale assicura la su vicinanza e la benedizione a tutti «i confratelli e a quantiincontrate nel vostro quotidiano apostolato». Papa Francesco definisce San Francesco da Paola«l’umile e penitente eremita calabrese» e lo avvicina alla sensibilità giubilare dell’Anno della mi-sericordia: «San Francesco di Paola, con spirito poetico, non ebbe alcuna remora o soggezione ainvitare i sovrani e i nobili dell’epoca al buon governo, perché i poveri fossero tutelati e difesi dalleangherie e soprusi».

I nuovi poveri sono anche i bambini di Kinshasa che aspettano la prossimità e la proverbialegenerosità dei napoletani per veder realizzato l’allestimento di un Poliambulatorio pediatricotutto per loro.

Concerto al

Santuario di

TrecaseSi è tenuto lo scorso 8 maggio

presso il Santuario di Santa Mariadelle Grazie e San Gennaro in Tre-case, il concerto Misa Criolla delfamoso compositore argentino ArielRamirez con la partecipazione deltenore Francesco Fortunato e ilCoro e l’Ensemble Teatro Ragazzi diTorre del Greco.

«Il Santuario di Santa Maria delleGrazie e San Gennaro - afferma ilparroco don Aniello Gargiulo - conpiacere apre le sue porte anche alleiniziative culturali e, in particolare,ai giovani.

Nell’anno del Giubileo della Mise-ricordia indetto da Papa Francescoanche la cultura è un’opera di caritàe attraverso di essa che bisogna farveicolare i valori etici e quelli religio-si per una società migliore».

A Palermo il convegno nazionale dei direttori degli uffici diocesani, delle associazioni e degli operatori di pastorale della salute

Per una cultura dell’incontroL’annuale appuntamento nazionale dei direttori degli uffi-

ci diocesani, delle associazioni e degli operatori di pastoraledella salute ha evidenziato come la presenza, in Italia, di oltrecinque milioni di immigrati disegni il volto di una nazione chesta cambiando con una presenza multietnica, multiculturalee multireligiosa che può essere occasione di crescita per tuttoil Paese.

Il convegno è stato organizzato dall’Ufficio nazionale dellaPastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana, incollaborazione con l’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo edil Dialogo interreligioso e la Fondazione Migrantes, facendoriflettere, quindi, sulla possibile azione sinergica tra gli ufficidiocesani di pastorale della salute con quelli per l’ecumeni-smo e il dialogo interreligioso e per i migranti.

I lavori, introdotti dal saluto di mons. Corrado Lorefice,Arcivescovo di Palermo, si è dapprima articolato nella prolu-sione del Cardinale Francesco Montenegro, Presidente dellaCommissione Episcopale Cei per il servizio della carità e dellasalute, sulle condizioni di una cultura dell’incontro, della pa-ce e della solidarietà ed ha trovato il suo momento di esamedella situazione nella sessione coordinata da SalvatoreGeraci, direttore dell’ambulatorio Caritas di Roma Termini,con Maurizio Ambrosiani della Facoltà di Scienze Politichedell’Università di Milano e con Mario Affronti, presidente del-la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, che si sonosoffermati sul rapporto tra immigrazione e medicina tran-sculturale.

Nella seconda giornata, si è sviluppata la conferenza suifondamenti antropologici e teologici del dialogo, come iden-tità del discepolo di Cristo e non come necessità degli eventi,tenuta da don Cristiano Bottega, direttore dell’Ufficio nazio-nale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Cei.Ha fatto da cardine alla tavola rotonda sul concetto di soffe-renza, malattia e morte nelle diverse culture religiose, con ilRabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, con l’Imam diTrento, Aboulkheir Breigheche, il rappresentante dell’UnioneBuddista Italiana, Roberto Coslovi, tutti medici, e conHamsananda Giri dell’Unione Induista Italiana.

Quindi nella Cattedrale di Palermo, la parola di mons.Lorefice: «Oggi il Signore ci chiede di fare opere grandi – ha

esortato l’Arcivescovo – ed il modo di attualizzare il Vangeloè riconoscere l’altro. È la missione che ci è affidata. Noi cri-stiani dobbiamo essere sempre più un luogo d’incontro inquesto tempo ed a maggior ragione chi vive nella sanità è pie-namente coinvolto a scrivere questa pagina evangelica, ad es-sere parola di incontro e di accoglienza».

Conclusione con il lancio di un nuovo percorso: dalla dia-gnosi all’impegno, è stato il tema di un confronto tra mons.Giancarlo Perego, Direttore Generale della FondazioneMigrantes, don Cristiano Bottega e mons. Jean-MarieMupendawatu, Segretario del Pontificio Consiglio per gliOperatori Sanitari, dove è stato evidenziato che, tra i tassellifondamentali della promozione della cultura dell’incontro edella pace nelle diocesi, vi è certamente il dialogo che passaattraverso gli operatori della sanità in genere e della pastoraledella salute in particolare.

Infine l’auspicio di don Carmine Arice, direttoredell’Ufficio Nazionale Cei per la pastorale della salute, chenelle conclusioni del convegno ha portato in luce, oltre unasintesi dei lavori, le prospettive dell’apertura, per meglio co-noscersi e comprendersi, che diventi una maniera di elimina-re ogni forma di chiusura e di disprezzo, fondandosi sul rifiu-to della violenza e della discriminazione, come scritto anchenella Misericordiae Vultus di Papa Francesco.

Luigi Castiello

CulturaNuova Stagione 15 maggio 2016 • 15

Caritas Diocesana

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Nato a Scampia, in un territorio molto spesso in difficoltà,il liceo musicale Melissa Bassi non perde la speranza e si im-pegna, giorno dopo giorno, a realizzare progetti musicali diqualità.

Laddove i ragazzi sembravano non apprezzare forme arti-stiche di alcun genere, nella musica hanno avuto la possibilitàdi esprimersi e di manifestare le proprie attitudini e propen-sioni.

Fondendosi con le voci bianche del teatro San Carlo diNapoli, sabato 21 maggio, i giovani musicisti del liceo daran-no vita a un concerto nel Complesso MonumentaleDonnaregina di Napoli.

Si tratterà di un vero e proprio “viaggio musicale” che sfio-rerà varie tappe: dalla musica classica al jazz, dal gospel allatradizione partenopea.

Il liceo musicale Melissa Bassi e il coro delle voci bianchedel San Carlo diretto da Stefania Rinaldi si alterneranno condiversi brani musicali in un periodo di grande fermento turi-stico per la nostra città che coincide con il “Maggio deiMonumenti”.

Alla scoperta della lingua

italiana dei segniAl Suor Orsola Benincasa ogni giovedì, alle 14.30,

fino al 26 maggio

Un ciclo di incontri alla scoperta delle caratteristiche semiotiche,delle implicazioni psicologiche e dei problemi normativi legati allaLingua italiana dei segni. Ogni giovedì alle ore 14.30 fino al 26 mag-gio l’aula Leopardi dell’Università Suor Orsola Benincasa ospita laquarta edizione del “Laboratorio di introduzione alla Lis e alle cul-ture sorde”, un’iniziativa didattica e culturale della Facoltà di Letteredell’Ateneo napoletano rivolta non solo agli studenti dei corsi di lau-rea universitari (da lingue a scienze dell’educazione, da psicologia ascienze della formazione) ma anche liberamente aperta a tutti coloroche nutrono interesse nei confronti delle tematiche connesse alle lin-gue dei segni, e in particolare alla Lis, la Lingua dei segni italiana.

“L’obiettivo della nostra iniziativa - spiega Antonio Perri, docentedi Linguistica generale all’Università Suor Orsola Benincasa e coor-dinatore scientifico del progetto Lis - è quello di far scoprire a tutti ipeculiari sistemi di comunicazione della Lis ma anche di aprire unariflessione più profonda sui diversi aspetti e problemi relativi allacultura sorda e alla comunità dei Sordi italiani, nonché alle oppor-tunità professionali, formative e di ricerca che questo campo di studiha già mostrato di poter offrire soprattutto in ambito internaziona-le”.

La quarta edizione del ciclo di incontri alla scoperta della Lis ospi-ta quest’anno anche la presentazione di alcune importanti ricerche.La scorsa settimana c’è stato un focus speciale sul “Benessere psico-logico delle persone sorde”, una ricerca realizzata dalle psicologheVictoria Caricato, Valentina Colozza e Marta Ramosino dellaUniversità degli Studi di Roma “La Sapienza”, che raccoglie una bat-teria di test psicodiagnostici in Lingua dei Segni italiana, che affron-ta la condizione di sordità con un approccio che prende le distanzedalla medicalizzazione che tende a considerarla una disabilità da cu-rare. Una ricerca che è uno dei primi esperimenti in Italia che, oltrea indagare varie dimensioni psichiche e sociali che caratterizzano ilvissuto delle persone sorde (come l’amicizia, il benessere, la qualitàdi vita, la solitudine e le varie intersezioni con l’orientamento sessua-le) propone anche diversi test “carta e matita” di uso comune tradottie interpretati in Lis.

Giovedì 26 maggio il ciclo di incontri si chiuderà con l’interventodi due ricercatori sordi dell’Istituto di Scienze e Tecnologie dellaCognizione del Cnr, Alessio Di Renzo e Susanna Ricci Bitti, che af-fronteranno due fra gli orientamenti di ricerca più stimolanti e pro-mettenti nello studio delle lingue segnate.

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La Porta della

Misericordiadella Terza

Età della Diocesi

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Fratelli e sorelle, la Porta è il cuoredel nostro cammino giubilare.

Una Porta da varcare senza timo-re, con un pizzico di trepidazione,ma certamente con tanta serenità esperanza.

Infatti, Cristo è la Porta che ci con-duce alla grazia, alla felicità, alla pie-nezza della vita.

È la Porta che conduce al Padre.È la Porta che si spalanca per dare

luce all’intera storia della salvezzanarrata dalla Bibbia.

Ma Cristo è anche la Porta che ci faessere uomini nuovi cioè: uomini mi-sericordiosi.

Ed è, infine, la Porta che ci fa esse-re “Chiesa in cammino”: che mentreci invita all’intimità con Lui socchiu-dendo le sue ante dietro alle nostrespalle, ci stimola pure ad uscire perle strade, per farci divenire con Lui eper tutti, un segno della misericordiadel Padre.

«Oggi attraverseremo questa Portaper amore di Dio e dopo, all’uscita, dinuovo l’attraverseremo per amore delprossimo.”