VITA DIOCESANA IIll NNaattaallee ddii MMaarriiaa · Bottiglieri • Raffaele Cananzi • Vittoria...

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N. 45 9 dicembre 2007 0,90 Anno LXI • Poste Italiane s.p.a. • Sped. a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB • Napoli • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli I Il l N Na at ta al le e d di i M Ma ar ri ia a A Cappella Cangiani il Plenum del Clero Diocesano 2 VITA DIOCESANA L’Arcivescovo in dialogo con la Città 3 PRIMO PIANO Napoli si illumina contro la pena di morte 8 e 9 SPECIALE Periferie a confronto 11 PRIMO PIANO CITTÀ Andrea Acampa Francesco Asti Orlando Barba Michele Borriello Rosanna Borzillo Rosanna Bottiglieri Raffaele Cananzi Vittoria Caso Cristina Celli Valeria Chianese Giovanni Colaleo Maria Pia Condurro Eloisa Crocco Doriano Vincenzo De Luca Erri de Luca Luca De Luca Picione Salvatore Esposito Nizar Edmond Habash Serena Giorgio Marrano Carmine Nappo Pietro Piccirillo Elena Scarici. Gli interventi In preparazione alla Giornata della Vita 4 Le piante dell’Orto botanico dal Papa 5 L’iniziativa dell’Unitalsi per i bimbi ammalati 6 Confermazione per ragazzi diversamente abili 10 Riapre la Chiesa delle Clarisse 12 Convegno dei magistrati minorili a Paestum 12 Scomparsa Suor Rosa, compagna di Madre Zagari 14 Nizar, stagista palestinese 15 Nel suo atto di nascita mancano le levatrici. Maria (Miriam nella sua lingua) partorì da sola. Quella creatura era entrata in lei passando dalla voce di un postino, non dal seme di un uomo. La gravidanza che Giuseppe accettò eroicamente, senza accusa di adulterio alla moglie, era un prodigio gigantesco per Maria. Lei sapeva di essere ancora vergine. Partorì da sola. Voleva vederlo lei per prima, quel figlio di Adàm fatto da sola Eva. L’avvento di quell’angelo postino c’era stato davvero o se l’era sognato? Certo era pieno giorno e lei non stava dormendo. Incinta di un annuncio: Giuseppe ci aveva creduto, il resto del paese no. Maria era contenta di quel viaggio che la faceva partorire lontano dal vicinato pettegolo che non vedeva l’ora di poter dire a chi somigliava il pupo, invece che a Giuseppe. Maria temeva. Non s’intendeva di gravidanza. Eppure senza esperienza alcuna, partorì da sola. L’aiuto di Giuseppe? Neanche a pensarci, sono cose che succedono oggi, i padri in sala parto. Allora era faccenda senza uomini. Staccò da sola il cordone ombelicale, da sola fece il nodo di sutura. C’è un prodigio aggiunto in quell’atto di nascita: la perizia di Maria. Altro che stella cometa e re Magi su pista, il segno più potente sta nel travaglio e nel parto solitario di una ragazza madre. In premio ebbe la primizia di accogliere quel bambino in grembo, senza farlo passare da nessun’altra mano. Lo raccolse lei e lo accolse in tutti i suoi sensi spalancati. Lo annusò, lo baciò, lo guardò sotto e sopra, gli mise l’orecchio sul cuore per sentire il suono tumultuoso dei battiti infantili, poi gli dette pure qualche leccatina, per completare il giro dei sensi. Se l’attaccò al seno ancora prima di lavarlo. L’asino e il bue approvarono. Fu la loro voce allegra ad avvisare Giuseppe che poteva entrare. Lei sapeva che c’era un prodigio di fabbrica in quel figlio e ce la metteva tutta per non pensarci. In fondo poteva essere stata solo una stranezza di concepimento, di angeli non ne aveva più visti né sentiti. Maria, ragazza madre di un messia di Israele: quando ci pensava, si gelava. Sperò con tutto il cuore che quel figlio si dimostrasse ignorante, villano e diventasse casomai ministro. Ma se pregò per ottenerlo, non venne ascoltata. Succede, alle preghiere delle madri. Il futuro del figlio non poteva scongiurarlo. Ma Natale, quel Natale, appartiene a Maria. È sua l’impresa, gravidanza e parto: non di chi le mise in grembo un figlio calendario, dalla cui nascita azzerare il tempo e ricontarlo daccapo. È di Maria il Natale, l’atto eroico di nascita, suoi sono i muscoli espulsivi che scodellarono il marmocchio perfetto sul piatto del mondo. Erri de Luca

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N. 45 • 9 dicembre 2007 • € 0,90

Anno LXI • Poste Italiane s.p.a. • Sped. a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB • Napoli • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

IIll NNaattaallee ddii MMaarriiaaA Cappella Cangiani

il Plenumdel Clero Diocesano

2

VITA DIOCESANA

L’Arcivescovoin dialogo

con la Città

3

PRIMO PIANO

Napoli si illuminacontro

la pena di morte

8 e 9

SPECIALE

Periferiea

confronto

11

PRIMO PIANO CITTÀ

Andrea Acampa • Francesco Asti • Orlando Barba •Michele Borriello • Rosanna Borzillo • RosannaBottiglieri • Raffaele Cananzi • Vittoria Caso • CristinaCelli • Valeria Chianese • Giovanni Colaleo • Maria PiaCondurro • Eloisa Crocco • Doriano Vincenzo De Luca• Erri de Luca • Luca De Luca Picione • SalvatoreEsposito • Nizar Edmond Habash • Serena GiorgioMarrano • Carmine Nappo • Pietro Piccirillo • ElenaScarici.

Gli interventiIn preparazione alla Giornata della Vita 4

Le piante dell’Orto botanico dal Papa 5

L’iniziativa dell’Unitalsi per i bimbi ammalati 6

Confermazione per ragazzi diversamente abili 10

Riapre la Chiesa delle Clarisse 12

Convegno dei magistrati minorili a Paestum 12

Scomparsa Suor Rosa, compagna di Madre Zagari 14

Nizar, stagista palestinese 15

Nel suo atto di nascita mancano le levatrici. Maria(Miriam nella sua lingua) partorì da sola. Quellacreatura era entrata in lei passando dalla voce di unpostino, non dal seme di un uomo. La gravidanza cheGiuseppe accettò eroicamente, senza accusa diadulterio alla moglie, era un prodigio gigantesco perMaria. Lei sapeva di essere ancora vergine.Partorì da sola. Voleva vederlo lei per prima, quel figliodi Adàm fatto da sola Eva. L’avvento di quell’angelopostino c’era stato davvero o se l’era sognato? Certoera pieno giorno e lei non stava dormendo. Incinta diun annuncio: Giuseppe ci aveva creduto, il resto delpaese no. Maria era contenta di quel viaggio che lafaceva partorire lontano dal vicinato pettegolo che nonvedeva l’ora di poter dire a chi somigliava il pupo,invece che a Giuseppe.Maria temeva. Non s’intendeva di gravidanza. Eppuresenza esperienza alcuna, partorì da sola. L’aiuto diGiuseppe? Neanche a pensarci, sono cose chesuccedono oggi, i padri in sala parto. Allora erafaccenda senza uomini.Staccò da sola il cordone ombelicale, da sola fece ilnodo di sutura. C’è un prodigio aggiunto in quell’attodi nascita: la perizia di Maria. Altro che stella cometa ere Magi su pista, il segno più potente sta nel travaglio enel parto solitario di una ragazza madre.In premio ebbe la primizia di accogliere quel bambino

in grembo, senza farlo passare da nessun’altra mano.Lo raccolse lei e lo accolse in tutti i suoi sensispalancati. Lo annusò, lo baciò, lo guardò sotto esopra, gli mise l’orecchio sul cuore per sentire il suonotumultuoso dei battiti infantili, poi gli dette purequalche leccatina, per completare il giro dei sensi. Sel’attaccò al seno ancora prima di lavarlo. L’asino e ilbue approvarono. Fu la loro voce allegra ad avvisareGiuseppe che poteva entrare.Lei sapeva che c’era un prodigio di fabbrica in quelfiglio e ce la metteva tutta per non pensarci. In fondopoteva essere stata solo una stranezza diconcepimento, di angeli non ne aveva più visti nésentiti. Maria, ragazza madre di un messia di Israele:quando ci pensava, si gelava. Sperò con tutto il cuoreche quel figlio si dimostrasse ignorante, villano ediventasse casomai ministro.Ma se pregò per ottenerlo, non venne ascoltata.Succede, alle preghiere delle madri. Il futuro del figlionon poteva scongiurarlo. Ma Natale, quel Natale,appartiene a Maria. È sua l’impresa, gravidanza eparto: non di chi le mise in grembo un figliocalendario, dalla cui nascita azzerare il tempo ericontarlo daccapo. È di Maria il Natale, l’atto eroico dinascita, suoi sono i muscoli espulsivi che scodellaronoil marmocchio perfetto sul piatto del mondo.

Erri de Luca

Vita diocesana Nuova Stagione2 • 9 DICEMBRE 2007

I nuoviDecani1° - Centro storico [Parrocchie 28: Centro storico -Forcella – Mercato – Procida]don Carmine Nappo

2° - Sanità [Parrocchie 18: Sanità -Materdei – Salute]mons. Antonio D’Urso

3° - Quartieri [Parrocchie 20: Santa Lucia -Pizzofalcone - Quartieri –Montesanto]don Giuseppe Carmelo

4° - Posillipo [Parrocchie 19: Posillipo –Chiaia]don Enzo Branno

5° – Vomero [Parrocchie 22: Arenella -Vomero - Camaldoli - ColliAminei]don Lucio Lemmo

6° - Vasto [Parrocchie 23: Vasto -Poggioreale - CentroDirezionale]don Lucio Pagano

7° - Secondigliano [Parrocchie 14: Secondigliano -S. Pietro a Patierno – Doganella]don Franco Minnelli

8° - Scampia [Parrocchie 14: Scampia -Miano – Chiaiano]don Francesco Minervino

9° - Ponticelli [Parrocchie 29: Ponticelli -Barra - S. Giovanni a Teduccio-Cercola – Volla – Massa diSomma – Pollena ]don Ciro Miniero

10° - Marano [Parrocchie 16: Marano –Calvizzano – Villaricca –Mugnano – Melito]don Giovanni Liccardo

11° - Casoria [Parrocchie 27: Casoria –Casalnuovo – Casavatore –Arzano – Afragola]don Marco Liardo

12° - Portici [Parrocchie 29: Portici – S.Giorgio a Cremano – Ercolano –S. Sebastiano al Vesuvio]don Giuseppe De Crescenzo

13° - Torre del Greco [Parrocchie 28: Torre del Greco– Torre Annunziata –Boscotrecase – Trecase]don Franco Contini

* * *

I nuoviCanonicimons. Eutimio Antinuccimons. Pasquale Ascionemons. Raffaele Galdieromons. Francesco Mercuriomons. Salvatore Nappadon Antonio Tredicini

di Doriano Vincenzo De Luca

«Il Signore bussa chiede ad ognuno una vera conversione. Nonsiamo funzionari del sacro: quello che facciamo presuppone ciò chesiamo». Con queste parole il cardinale Crescenzio Sepe ha aperto,martedì 4 dicembre presso la Casa Sant’Ignazio dei Padri Gesuiti, ilPlenum del clero diocesano. Al centro dell’incontro le nomine deinuovi Decani e di alcuni responsabili di Uffici di Curia, nell’ambitodel riasetto del governo pastorale operato dall’Arcivescovo con lariformulazione territoriale dei Decanati e l’istituzione dei nuovi vica-ri episcopali di settore. Ma il significato più vero dell’incontro è statoquello di offrire un “percorso spirituale” per scongiurare il rischio ditrasformare l’azione pastorale in una semplice questione di organiz-zazione di iniziative e progetti.

La comunicazione delle nomine è stata preceduta da una brevema intensa meditazione sull’Avvento nella quale il Cardinale ha riba-dito il primato dell’evangelizzazione quale dovere imprescindibile diogni presbitero. In tal senso, la testimonianza personale, che «richie-de impegno, presa di coscienza, coinvolgimento e piena generosità», è,secondo il pensiero dell’Arcivescovo, fondamentale per discernere lasituazione sociale ed ecclesiale del proprio territorio, riscoprire isegni della presenza dell’amore del Signore in mezzo al suo popolo erinnovare il desiderio e la volontà di testimoniare questo amore.

«Senza intima unione con Dio, senza preghiera, l’agire pastorale

della Chiesa non può essere né autentico né fecondo», ha ribaditol’Arcivescovo. Le nuove nomine non sono, pertanto, un elenco fred-do e burocratico di quanti dovranno in qualche modo lavorare perrisolvere miracolosamente i problemi pastorali e sociali della dioce-si, ma costituiscono quella necessità, più volte sottolineata dalCardinale, di costruire e vivere al meglio la comunione sacerdotale«che, se da un lato non consente di risolvere tutti i problemi, certamen-te può contribuire a dare qualche soluzione e qualche risposta alle mol-teplici esigenze spirituali e pastorali della Chiesa di Napoli». Si richie-de, quindi, la consapevolezza che l’azione pastorale debba qualificar-si sempre più come pastorale della fede. Solo se è matura la fede vis-suta, sarà forte e dirompente la sua carica missionaria.

Una ricca meditazione spirituale, dunque, con la qualeilCardinale ha chiesto a ciascuno di interrogarsi sui fondamenti suiquali si reggono i processi di educazione alla vita e alla fede, e dirafforzare l’impegno per una vita spirituale sempre più intensa: «allakenosi del Verbo – ha sottolineato il Porporato – deve corrispondere unnostro svuotamento, un nostro dare spazio a Cristo. Più lui ci occupa,più ci riempiamo della sua Parola. Non mettiamo limiti di tempo e dispazio al nostro amore per i fratelli». E ha concluso con una conside-razione e un invito alla fiducia e alla speranza per tutti i sacerdoti:«anche quando le forze fisiche vengono a mancare, rimane questa sor-gente interiore, cioè il Cristo, che ci dà forza».

Martedì 4 dicembre, il Plenum del Clero diocesano presso la Casa S. Ignazio

«Coinvolgimento e piena generosità»

Mons. Di Donna traccia il percorso che ha portato alla nuova configurazione del governo pastorale dicesano

La spiritualità di comunione(d.v.d.l) È mons. Antonio Di Donna ad illu-

strare, nel corso del Plenum diocesano, il per-corso che ha portato alla nomina dei nuoviDecani e alla ristrutturazione del nuovo gover-no pastorale. Punto di partenza è l’«ecclesiolo-gia di comunione», che va necessariamente tra-dotta in un «metodo», per incarnare idee eprincipi nel vissuto quotidiano. Gli obiettivi daraggiungere sono due: anzitutto il primatodella missione che, secondo mons. Di Donna,«deve realmente arrivare ai differenti destinatari,presupponendo due cose fondamentali: che leparrocchie siano sostenute nella loro missione eche ci sia una comunicazione effettiva tra centroe periferia»; e poi la promozione di una efficaciapastorale d’insieme nel territorio.

Per questa ragione si sono resi necessaridue passaggi: il riassetto della Curia attraversoi «settori», affidati alla cura pastorale dei Vicariepiscopali, punti di raccordo tra centro e peri-feria; la riconfigurazione territoriale dei deca-nati, «luoghi di esercizio concreto della comu-nione pastorale, struttura intermedia, cinghia di

trasmissione», come ha sottolineato il Vescovoausiliare. Il nuovo assetto è stato pensato a par-tire da due criteri: assicurare una maggioreomegeneità socio-culturale ai territori; rendereciascun Decanato autosufficiente per tutti i ser-vizi pastorali. Per tali ragioni, ha ribaditomons. Di Donna, «il Decano assumerà unafisionomia più forte e avrà una funzione piùampia, diventando l’unico garante di attuazionedel piano pastorale diocesano».

Quella che la Chiesa di Napoli sta vivendo èuna fase di passaggio importante e delicata,che richiede un tempo di formazione per iVicari episcopali e i Decani al loro ministero,perché, come ha detto mons. Di Donna, «acqui-siscano l’idea di un impegno condiviso e sinergi-co, necessario per affrontare tutte le novità posi-tive ma anche i rischi di questo nuovo cammi-no». E qui il Presule sottolinea soprattutto ilpericolo di una sovrapposizione e interferenzatra i vari settori, e la difficoltà di affermare l’u-nicità dei servizi pastorali di fronte al tentativodi conservare la specificità dei singoli territori.

Si rende opportuno, quindi, un «regolamento»che tracci i profili delle nuove figure ministeria-li e che stabilisca le competenze e le relazionitra vicari e decani, oltre che verifiche e incontrifrequenti tra il Consiglio episcopale e ilConsiglio dei Decani.

Mons. Di Donna ha delineato anche il cam-mino a breve e a medio termine. A breve termi-ne, ha sottolineato, «sarà necessario completarela composizione degli altri organismi collegiali,quali il Consiglio presbiterale e il Consiglio pasto-rale diocesani, stabilendo anche i criteri di parte-cipazione»; a medio termine, invece, dopo chela Diocesi disporrà di nuovi orientamentipastorali per un piano diocesano, «i Decanatidovranno essere in grado di formulare dei veri epropri programmi decanali». Terminando la suarelazione, il Vescovo ausiliare ha raccomanda-to a tutti i presbiteri un atteggiamento di doci-lità e conversione. «Questo nuovo passaggio -ha concluso - non è solo opera di organizzazio-ne ma presuppone un forte senso della spiritua-lità di comunione».

In Terra Santa con il Card. Sepe1°giorno – 9 Gennaio (mercoledì)Napoli/Tel Aviv/Nazareth/Monte delle BeatitudiniIn mattinata partenza in aereo per Tel Aviv. All’arrivo, sistemazione inpullman Gran Turismo e partenza per Nazareth. S. Messa. Subito dopopartenza per il Monte delle Beatitudini. Arrivo alla Domus Galilea.Sistemazione nelle camere riservate. Cena e pernottamento.2°giorno – 10 Gennaio (giovedì) – Monte delle BeatitudiniPensione completa. Inizio degli Esercizi Spirituali.3° giorno – 11 Gennaio (venerdì) – Monte delle BeatitudiniPensione completa. Esercizi Spirituali.4° giorno – 12 Gennaio (sabato) - Monte delle BeatitudiniPensione completa. Esercizi Spirituali.5° giorno – 13 Gennaio (domenica)Monte delle BeatitudiniPiccola colazione in albergo. Esercizi Spirituali. Pranzo. In tardopomeriggio trasferimento a Cafarnao. Celebrazione della S. Messa.Rientro alla Domus Galilea. Cena e pernottamento.6° giorno - 14 Gennaio (lunedì)Monte delle Beatitudini/Gerasa/AmmanPiccola colazione. Sistemazione in pullman e partenza per laGiordania. Passaggio del confine giordano a Sheihk Hussein.Proseguimento per Gerasa: visita della città ellenistica e romanameglio conservata di tutto il Medio Oriente. Pranzo in ristorante. Nelpomeriggio proseguimento per Amman: giro panoramico della città,moderna capitale del Regno Ashemita. All’arrivo in albergo, sistema-zione nelle camere. Cena e pernottamento.7° giorno – 15 Gennaio (martedì)Amman /Monte Nebo/Madaba/Qumran/GerusalemmePiccola colazione in albergo. In mattinata partenza per il MonteNebo, dal quale, secondo la tradizione, Mosè vide la Terra Promessa edove è stato rinvenuto un cenotafio attribuito a Mosè. Proseguimentoper Madaba, famosa per i suoi mosaici bizantini. Visita. Partenza peril confine giordano-israeliano. Proseguimento per Qumran. Pranzo.

Nel pomeriggio trasferimento a Gerusalemme. Arrivo alla Basilicadella Resurrezione per la S. Messa alle ore 18:00. Trasferimento inalbergo. Sistemazione nelle camere riservate. Cena e pernottamento.8°giorno – 16 Gennaio (mercoledì)Gerusalemme/Betlemme/Ein Karem/GerusalemmePiccola colazione in albergo. In mattinata partenza per Betlemme:visita al Campo dei Pastori ed alla Basilica della Natività: S. Messa alleore 11:00 nella Cappella francescana di S. Caterina. Pranzo. Nelpomeriggio, partenza per Ein Karem e visita alla Chiesa dellaVisitazione e di S. Giovanni Battista. Rientro in albergo. Cena e per-nottamento. 9°giorno – 17 Gennaio (giovedì) - GerusalemmePiccola colazione in albergo. Sistemazione in pullman e partenza peril Monte Sion: visita al Muro del Pianto, S. Pietro in Gallicantu,Basilica della Dormizione e Cenacolo. Celebrazione della S. Messa ore11:00 nella Cappella dei Padri Francescani detta Cenacolino. Pranzo.Nel pomeriggio visita alla Chiesa di S. Anna, piscina Probatica ed allaChiesa della Flagellazione: inizio della Via Crucis percorrendo la ViaDolorosa fino al Calvario ed al Santo Sepolcro. Rientro in albergo.Cena e pernottamento.10°giorno – 18 Gennaio (venerdì)Gerusalemme/Tel Aviv/NapoliPiccola colazione in albergo. Trasferimento all’aeroporto Ben Guriondi Tel Aviv. Operazioni d’imbarco e partenza.Le iscrizioni possono effettuarsi presso l’Ufficio Opera NapoletanaPellegrinaggi in Largo Donnaregina,22 – Napoli- Tel.: 081.44.19.05 –081.564.71.88 . Il termine entro il quale prenotare è il 13 dicembre 2007.Per recarsi in Terra Santa è necessario il passaporto individuale, inregola con la marca amministrativa, valido almeno sei mesi dalla datadi rientro in Italia (nel caso specifico il passaporto non deve scadereprima del 18 luglio 2008). E’ necessario che la copia di ogni singolopassaporto sia trasmessa alla nostra organizzazione entro il 9 dicem-bre 2007.

“Con i prodigi della tua giustizia, tu cirispondi, o Dio, nostra salvezza,speranza dei confini della terra e dei

mari lontani” Con il Salmo 65 abbiamo apertoin Cattedrale il primo degli incontri che ilCardinale Arcivescovo ha promosso nei quat-tro mercoledì precedenti il Natale per porre laChiesa di Napoli in dialogo con la Città. Nelmessaggio dell’Arcivescovo si sottolinea chemolte sono le attese alle quali il tempodell’Avvento ci richiama e fra queste“ la nostra Chiesa diocesana attendedi riprendere con maggiore audacialo slancio missionario” e “ la nostraCittà attende un tempo di serenità edi giustizia”. In qualche modo questaduplice attesa è strettamente legatanel senso che tanto più consapevole,ampio e incisivo si farà lo slanciomissionario della Chiesa tanto piùforte ricco ed effusivo sarà nella Cittàil vento della serenità e della giusti-zia. Questo legame è del tutto pecu-liare e trova la sua origine teologicanel mistero dell’Incarnazione, che ilNatale celebra, e la sua esplicazionecontemporanea in due “perle” dellaletteratura cristiana chel’Arcivescovo molto opportunamenteha voluto richiamare: la costituzioneconciliare “Gaudium et spes” e laprima enciclica di Paolo VI “ Ecclesiam suam”.Il Concilio supera la contrapposizione Chiesa-mondo, non sottolinea l’aut-aut, ma invoca inogni dimensione l’et-et. Il contributo dellaChiesa di Napoli alla non violenza-giustizia ealla riconciliazione –pace della Città è del tuttopeculiare nel senso che noi credenti nel CristoGesù, il Verbo che venne ad abitare in mezzo anoi, siamo chiamati certamente a rendereragione della nostra speranza camminandoper le strade della Città,come il Signore cam-minava per le strade della Palestina, tanto“dentro” le vicende tutte della Città da condivi-dere gioie e speranze, tristezze ed angosce, diuomini e donne,anziani e bambini,giovani eadulti . L’essere “con” non sminuisce la dignità

ha detto Erri De Luca nel primo incontro cosìtraducendo la Ruach che aleggiava sulle acque.Vento che crea e vento che non spezza la cannaincrinata.

Era ancora in fase di svolgimento ilConcilio quando il Papa, che lo raccolse daGiovanni XXIII che l’aveva indetto, Paolo VI,indicò nel dialogo una via privilegiata perarricchire la comunione ecclesiale, per ritrova-re l’unità dei cristiani, per aprire un cammino

di relazioni con tutte le altre religio-ni sulla via della pace, per generareun fecondo rapporto fra la Chiesa eil mondo. Nella linea della“Ecclesiam suam “ di Paolo VI sipone la Chiesa di Napoli in dialogocon gli uomini e le donne di questagrande e complessa realtà diocesanain un particolare momento di affan-no e di ricerca di nuove vie di conci-liazione e di giustizia. Per dialogarei cattolici di Napoli, le strutture dio-cesane e parrocchiali, le associazio-ni e i movimenti, sono chiamatianzitutto a saper ascoltare e discer-nere i semi di verità e i germi dicarità che pure certamente questatravagliata realtà napoletana ampia-mente contiene. Discernere per farfruttificare perché, in caso contra-rio, anche la denuncia dei mali e

delle sofferenze, che pure la Chiesa deve fare,resterebbe poco credibile e asfittica. Il dialogodella Chiesa di Napoli deve aprirsi a tutti: cre-denti e non credenti, agnostici ed atei, uominidelle istituzioni e delle formazioni sociali euomini della criminalità organizzata e delladelinquenza comune. Nessuna finzione e nes-suna esagerazione. Parole e gesti, in cui sisostanzia il dialogo, espressi in verità e carità.Solo con un dialogo così connotato, franco ecoraggioso, libero e convincente, non certa-mente con un malinteso dialogo, la Chiesaporterà il suo contributo di sapienza cristianae di amore gratuito per una rinascita vera efeconda di bene della nostra Città.

già Parlamentare e Presidente Nazionale Ac

Primo pianoNuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 3

Le attesedel popolodi Doriano Vincenzo De Luca

Duomo gremito, lo scorso 28novembre e una città,«complessa e misteriosa,accogliente e violenta,bellissima e deturpata«, comela definisce il Cardinale Sepe,ma che risponde al meglio peril primo degli appuntamentidel «Dialogo» dei mercoledì diAvvento.Erri De Luca, poeta e scrittore,viandante e ricercatore, che sidefinisce «un non credente cheha in comune col credente ilparticipio presente del verbocredere, in questo ben diversoda un ateo, che è più simile aun talebano», fatte le debitepremesse, subito entra nelvivo e afferma: «Io, in questacittà che per il profetaEzechiele è una pentola dovela carne bolle, sono in fondoun abusivo perché venendo dafuori non avrei diritto diparola». Approfondendo il tema sceltoper il primo incontro, «LaRuah (lo spirito) aleggiavasulle acque: il vento di Dio e laParola che diventano carne»,l’Arcivescovo ripercorre ilracconto biblico dellacreazione, invitando i presentialla concretezza di trovareassieme soluzioni possibili per«rispondere alle vere attese e aisogni di riscatto della gente» diNapoli, approdando, inconclusione, ai versi struggentidi Simone Weil su Cristo«silenzio di Dio». Dal cantosuo De Luca replica con unapersonale interpretazione delvocabolo «ruach», «nonspirito ma vento fisico, soffiocosmico che aleggia e investetutto e tutti, che non ha nulladi spirituale ma è al contrariouna rivelazione molto fisicadel Signore che si manifesta». Il dialogo, accompagnato damelodie di organo e violinoeseguite da monsignorVincenzo De Gregorio e daRaffaele Pagano su musiche diGluck, Francesco M. Veracinie Wagner, si è chiuso con unapreghiera del Cardinale Sepe,presenza «che riesce a farsentire la sua voceindipendente», come gliriconosce pubblicamente ErriDe Luca, nella quale ilPorporato ha invitato ancorauna volta a tenere accesa «lafiaccola della speranza» e adilluminare «i cuori e le vite dibambini, giovani, anziani,ammalati e chiunque aspiri avivere con dignità e congioia».

Iniziati gli incontri in Cattedrale nel tempo di Avvento: l’Arcivescovo con Erri de Lucamercoledì 28 novembre, con Fulvio Tessitore il 5 dicembre, con Aldo Masullo il 12

dicembre e con Francesco Paolo Casavola il 19 dicembre

Erri De Luca e il Cardinale in dialogo sulvento di Dio, soffio vitale che tuttosostiene.

Il dialogo: una dinamica di colloquio e dicomunicazione, oggi quasi persa in varie sedi eistituzioni. Va ripreso invece questo dinami-smo, che già Paolo VI indicava come suo meto-do, nella sua prima enciclica Ecclesiam Suam.

Dialogare non significa mettere in questio-ne la propria identità ma esercitarsi nell’artedell’ascolto, per comprendere, reciprocamente,le ragioni altrui. Il dialogo sincero permettearricchimento interiore, pur nelle diversità deipropri punti di vista. È quello che è successotra il credente Card. Crescenzio Sepe e il non-credente (ma non ateo) Erri De Luca. E nonsolo: l’uditorio, variegato ma attento a quelvento emanato dai due relatori, ha respirato unclima rigeneratore, dove non è necessario gri-dare per dire le proprie verità, con l’intenzionedi imporle all’altro. Chi cerca la verità sa che laverità va incontro e si lascia conquistare dalpellegrino. È l’esperienza del popolo di Israeleche percepisce la ruah eloim, il vento di Dio: ilvento che soffia, che ti avvolge, che ti attraver-sa; il vento del primo respiro, il vento dell’ulti-mo sospiro; il vento della vita che diventa per-cezione di Dio: è l’esperienza degli ebrei e deiprimi cristiani che troviamo cristallizzata nellaBibbia, come sale da sciogliere a piccole dosinel proprio gusto interiore. La ruah è solovento - spirito divino? No è una realtà che con-cretizza ciò che dice: è vento creatore, fa quel-lo che dice (in ebraico davar). Per Erri De Lucaquesto davar, che è un fare dicendo e un direfacendo; è ciò che manca in tanti che “diconoe non fanno” nelle istituzioni a vari livelli. LaRuah ha quindi una valenza sociale concreta: èvento-spirito che plasma.

Un dialogo con la città, che è diventato unraro momento di confronto pacato e sereno, inun duomo gremito di persone che hanno rice-vuto un soffio di brezza leggera in cui si è intra-vista la discreta, ma reale, presenza di Dio.

Il vento creatore

di Carmine Nappo

In dialogocon la città

di Raffaele Cananzi *

della Chiesa ma la nobilita perché la rendeautentica sulle orme del suo Signore; non sna-tura la sua missione ma la connota comeluce,seme,lievito per illuminare,far fiorire, fer-mentare la Città. La Chiesa non si pone dun-que né sopra né sotto né accanto ma dentro ilcuore della Città con tutta la sua ricchezza spi-rituale di cose antiche e nuove e con la suanaturale attitudine a leggere i segni dei tempinella luce del Verbo che si è fatto carne. LaChiesa non si perde né si confonde con la Città;se così fosse non sarebbe più idonea ad offrireil suo contributo di rinascita e di riconciliazio-ne; però neppure si separa dalla Città perchéin questo caso non riuscirebbe a cogliere il suorespiro e ad alimentarlo con quel “vento”di cui

Suore Pie Discepoledel Divin Maestro

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Vita diocesana Nuova Stagione4 • 9 DICEMBRE 2007

Un

ricordo

di

Filippo

Lucianidi Serena Giorgio Marrano

Domenica 2 dicembre presso ilcentro della pastorale giovanileShekinà, il gruppo “Amici didon Filippo” si è riunito perricordare Don Filippo Luciani,uomo di cultura e di chiesa,“profeta della modernità, nellamodernità”.In occasionedell’inizio dell’Avvento, a partiredagli appunti e dai libri lasciatidal sacerdote, si sono fattealcune riflessioni sul Natale esulla venuta di Cristo tra gliuomini, partendo dal confrontodei quaderni di Don Filippocon i libri di uno dei suoiautori preferiti, Don PrimoMazzolari.«Sono due sacerdoti che in

due luoghi, due storie e condue risonanze diverse hannosaputo vivere la testimonianzadi Dio fatto uomo - haesordito don FrancescoPiccirillo, oggi parroco di SantaMaria del Buon Consiglio aConfalone, e già viceparroco diDon Filippo - due uomini chetestimoniano la giusta via dimezzo tra “un’umanizzazioneeccessiva”, cioè il solooccuparsi dei soli bisognimateriali, e una“spiritualizzazione rintanata”,per citare Don Filippo: laChiesa è azione, è unprotendersi continuo agli altri,ai loro bisogni, è un prendersicura dell’uomo e della suacarne, è servire e amare quelDio che si manifesta dietro ilvolto di un povero».Sempre più spesso purtroppo siperde il vero senso del Natale:Don Filippo scriveva nelle sueriflessioni «Dio ha valicato lefrontiere del tempo e dellospazio per prendere posto allenostre vicissitudini,perprendere posto al poverobanchetto dell’esistenza” lo hafatto nascendo, soffrendo, emorendo per noi: dunqueagendo, solo per amore».Le parole e le riflessioni delsacerdote hanno ancorarisonanze tra i suoi confratelli,e i suoi appunti così come tuttii suoi libri, sono stati resipubblici presso la BibliotecaFilippo Luciani in via Massari4, aperta il martedì e il giovedìdalle 17 alle 19.

«La santità è possibile come ha dimostratoil beato Nunzio Sulprizio, che nella sua breveesistenza, si è fatto santo in una corsia d’ospe-dale, accettando la malattia che aveva, peramore di Cristo crocifisso, affinché, il suodolore fosse di aiuto, a tante persone. La man-canza di lavoro e tutti i mali che affliggono lanostra città, possono essere occasione di san-tità, anche per i giovani di Napoli, sono venu-to a pregare con voi perché questa sera, da que-sta chiesa, nasca la speranza e la fiducia adandare incontro al futuro». Così il cardinaleSepe nel corso dell’omelia tenuta sabato 1dicembre presso la chiesa di San DomenicoSoriano, in occasione del 44° anniversariodella beatificazione di Nunzio Sulprizio, nelricordare la vita e la grande santità di questogiovane, additandolo come esempio da segui-re per tutti i giovani napoletani.

Nunzio Sulprizio nacque a Pescosansone-sco, un piccolo paese dell’Abruzzo in provin-cia di Pescara il 13 aprile del 1817 e morì aNapoli il 5 maggio 1836, ad appena 19 anni.

Di umile famiglia, rimase orfano dientrambi i genitori e fu allevato prima dallanonna materna e successivamente da uno zio;questi avviò il giovane al mestiere di fabbroferraio nella bottega che aveva nel paese nata-le di Pescosansonesco. Il ragazzo, spossatodal duro lavoro e dalle privazioni, di gracilecostituzione, si ammalò di carie ossea, dopoche si era ferito ad una caviglia e secondoquanto si narra, iniziò a recarsi alla fonte diRiparossa per lavare la ferita che gli ricoprivatutto il piede, nonostante gli abitanti delpaese lo tenessero alla larga dalla fonte pertimore di rimanere infetti. Si trasferì quindi,nel 1834, a Napoli dove viveva uno zio, milita-re di stanza al Maschio Angioino, che lo fececurare da un colonnello medico; le cure nonriuscirono ad evitargli atroci sofferenze,anche per l’amputazione dell’arto, che si con-clusero con la morte del giovane, neppureventenne. La fama di Nunzio, molto devotoalla Madonna, si era diffusa in città, grazie

all’esemplare sopportazione della malattia.Presso la fonte di Riparossa fu eretto unSantuario per la conservazione delle reliquiedel giovane e la Chiesa lo dichiarò primavenerabile nel 1819 con Papa Pio IX e poi fuproclamato beato nel 1963 da Paolo VI duran-te il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Il Beato Nunzio Sulprizio viene conside-rato il protettore degli invalidi e delle vittimedel lavoro ed oggi, il suo santuario aPescosansonesco è meta di numerosi pelle-grinaggi. Le sue spoglie mortali sono conser-vate nella chiesa di San Domenico Soriano inpiazza Dante a Napoli, nella prima cappella,entrando a destra. Nell’omelia il Presule nonha nascosto la sua grande soddisfazione ditrovarsi nella bella chiesa di San DomenicoSoriano per la prima volta proprio in una cir-costanza così importante che gli ha datomodo di rivolgere un incoraggiamento a tuttii napoletani ma in particolare ai giovani, cheprendendo come esempio Nunzio, sappianoimitarlo nell’accettazione della sofferenza peramore del Signore.

In pratica il Cardinale tratteggiando lafigura del Beato, ha lanciato ai giovani napo-letani un messaggio di speranza.

Il Card. Sepe nell’anniversario della Beatificazione di Nunzio Sulprizio

Santo giovane e operaiodi Giovanni Colaleo

di Maria Pia Condurro

Una mattina di pazzia collettiva, in puro stile partenopeo: unosciopero: A Napoli è quasi normale arrivare alla metropolitana chedeve fermarsi per lo sciopero alle 9.00 e che invece si ferma alle 8.00per motivi che nessuno riesce a spiegarti…

Risalendo verso l’uscita, insieme a centinaia di persone, intrup-pata in un gregge rassegnato alla tirannide del più forte, una voce,un uomo, un folle, urla: “Basta, ribelliamoci, siamo un popolo divigliacchi, andiamo a protestare, tutti insieme! Questa città noncambierà mai, se non ci mettiamoinsieme per protestare, per farcisentire…Vergogniamoci…” ealtro…

Sguardi piatti, nessun com-mento…insieme alla folla anche iomi sono dispersa nei rivoli dellamia giornata.

Ho ripensato a lungo a quellamattina, a quelle parole e mi sonofatta mille domande: perché nessuno di noi ha parlato, protestato,perché i nostri più semplici diritti devono essere calpestati, perchénon riusciamo a dare voce al diritto nostro e dei nostri figli di vive-re in una città pulita, nella normalità, perché i giovani non sentonopiù la vita come un valore, perché anche il nostro servizio a favoredella vita, come volontari, operatori di pastorale per “servire la vita”non passa a tutti, non arriva, non diventa forte, tanto da far cambia-re almeno qualcosa…

La prima risposta che mi sonodata è stata quasi ovvia: non riuscia-mo a mettere insieme le nostreforze, non sappiamo fare gruppo,team; il forte individualismo che sot-tende anche le azioni sociali e, spes-so, anche pastorali non riesce a ren-dere giustizia alla mole di lavoro chelaici e sacerdoti fanno quotidiana-mente. La mancanza di raccordi e la“disorganizzazione della speranza”rende difficile il servizio e disperdele forze: talvolta ci si accorge dilavorare in un campo già arato, da

persone di buona volontà che, come te, credono che sia importantelavorare per valorizzare la vita e per affermarne i diritti, disperden-do energie preziose: tempo e talenti. Poi, ancora, mi sono data un’al-tra risposta, che pongo all’attenzione del lettore: non sappiamo usaretutti gli strumenti della comunicazione o, meglio, li usiamo a ritmolento e ridotto. Dal giornale, alla rete, alle radio, alla televisione, cilasciamo sopraffare da milioni di messaggi contro la vita e contro ivalori della famiglia, ingoiando tutto, senza protestare per le inde-cenze, per le violenze…, senza arrivare coraggiosamente a realizza-re, organizzare soluzioni ai problemi per far sentire la voce, la testi-

monianza di chi non condivide, dichi sceglie la vita e i suoi valori.

Il folle che urlava sotto lametropolitana aveva almeno unaragione: i napoletani dovrebberoimparare a mettersi insieme, adorganizzarsi.

Il Papa amatissimo dalle folle edai giovani, Giovanni Paolo II epoi, Benedetto XVI hanno più volte

chiesto a noi napoletani, con forza, di sperare e di organizzare lasperanza. Il messaggio è forte e chiarissimo: tutto ciò che stiamofacendo per aiutare e promuovere la vita a Napoli, la preparazionedella giornata per la vita, il coraggioso progetto di aiuto e l’asta perla raccolta di fondi per aiutare le madri lasciate sole, voluto dalnostro Cardinale, le azioni di aiuto e sostegno alla vita di tanti grup-pi ed associazioni che lavorano a favore della vita in tutti i suoi

aspetti, vanno messe insieme,dette, fatte conoscere.

“Servire la vita”, il messaggiodei Vescovi in preparazione allaXXX giornata per la vita, dunque,diventerà ascolto e proposta diazione, e, in questo tempo, anchecampo di riflessione, frutto di unconfronto serrato tra le 54 orga-nizzazioni e movimenti che stan-no lavorando per preparare lagiornata e che, ormai da tempo sirimettono in discussione soprat-tutto per trovare sentieri comunidi azioni a favore della vita.

Organizzare la speranza per “servire la vita”

Il prossimo incontro,in preparazione

alla Giornata per la Vitasi terrà lunedì 10 dicembre alle 18

nella Sala Catecumeni

“”

Foto: Stefano Wurzburger

AttualitàNuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 5

AzioneCattolicaDa giovedì 27 a sabato 29dicembre, “Andate, io sonocon voi!”, esercizi spiritualiper ragazzi dai 12 ai 14 anni,guidati dagli assistentidiocesani don Enzo Liardo edon Nicola Basso, presso exSeminario Minore “PaoloVI”, in via Ponti Rossi 105Napoli. Costo 65 euro. Perinformazioni e prenotazioni,entro il 16 dicembre, RosariaSoldi 081.536.66.91.Da mercoledì 2 a sabato 5gennaio, “Na-Na: NapoliNazareth, andata e ritorno!Un viaggio per scopriredove, quando e comeincontrare il Signore”, campodi spiritualità per giovani dai18 ai 30 anni con la guida dipadre Fabrizio Valletti sj,presso ex Seminario MinorePaolo VI via Ponti Rossi105, Napoli. Costo 100 euro,anticipo 30 euro. Perinformazioni e prenotazionientro il 16 dicembre: ChiccoAmbrosino 339.316.45.65;Bianca Solimeno339.29.588.980; CaterinaRusso 338.824.84.87;Marcella D’Ippolito339.18.10.621.

A Capua conferimento al Card. Sepedella cittadinanza onorariae del Premio “Palasciano”

Testimonedi carità

di Pietro Piccirillo

La città di Capua ha vissuto, lo scorso ldicembre, un evento di gioia: il conferi-mento della cittadinanza onoraria e del

Premio Nazionale “F. Palasciano” 2007 alCard. Crescenzio Sepe, Arcivescovo diNapoli. La cerimonia si è svolta nell’aulamagna della Facoltà di Economia Aziendaledi Capua, alla presenza dell’Arcivescovo diCapua, Mons. Bruno Schettino, del sindacodella città, Carmine Antropoli, del Rettoredella Seconda Università di Napoli,Francesco Rossi, del Preside della facoltà,Vincenzo Maggioni, del Presidentedell’Associazione “F. Palasciano”, AntonioCitarella, del Presidente Onorario della stes-sa, Grella, del Prefetto, del Questore, delProcuratore della Repubblica, dell’on. Ventree di tutte le autorità civili e militari.

Ad aprire l’evento è stato il Preside dellaFacoltà, Enzo Maggioni, che a nome dell’inte-ra comunità accademica, ha rivolto al Card.Sepe parole di profonda ammirazione per ilsuo impegno pastorale e ha ringraziato Mons.Schettino per la disponibilità e la collabora-zione che sempre ha mostrato nell’operare insinergia con l’Ateneo capuano al fine di «farecultura e trasmettere valori» in un territoriodifficile, quale è quello di Terra di lavoro.

Alla voce di Maggioni si è unita quella delRettore Rossi, il quale ha specificato che ilcompito dell’Università non è solo quello dioffrire conoscenze scientifiche e professiona-li, ma anche di insegnare i valori della mora-lità e della legalità.

L’intervento del presidente dell’Associa-zione “Palasciano”, Citarella, ha ricordato lastoria del Premio e i grandi meriti diPalasciano, meriti che non vanno ridotti alsolo campo scientifico e medico, ma che sidilatano nel sociale: Palasciano non è statosoltanto un grande chirurgo e cattedratico,ma prima di tutto una persona di profondaumanità, come testimonia il suo operosoimpegno civile e sociale, ispirato ai valoridella solidarietà e della carità nei confrontidei poveri e degli emarginati.

L’Arcivescovo di Capua ha ricordato lalezione di vita che Benedetto XVI ha offerto aifedeli durante la sua visita pastorale alla città

simbolo di apertura e di accoglienza, e unapergamena a nome di tutto il ConsiglioComunale. Al conferimento della cittadinan-za onoraria ha fatto seguito il momento piùforte: la consegna all’Arcivescovo di Napoli,da parte del prof. Grella, del PremioNazionale “F. Palasciano” 2007, per il conti-nuo e coraggioso impegno del Cardinale tesoal miglioramento della società in nome deivalori morali e spirituali.

Il Cardinale nel suo discorso di ringrazia-mento, ricorda il suo profondo legame con la“gens campana”, un legame che ha sempremanifestato ed espresso nei diversi ambientie circostanze in cui si è trovato ad operare.Proprio quell’amore profondo che nutre perla sua terra e la sua gente, muove il Cardinalead un accorato appello che rivolge a tutti ipresenti e in particolar modo ai giovani:

Sono questi esempi che rendono luminosaed esaltante la nostra storia e restano guidaedificante nel travagliato cammino dei nostritempi. In fondo, la società è quella che tuttisiamo capaci di costruire, nell’esercizio dellapropria funzione e in ragione del proprio statosociale. Bisogna aprire i palazzi, stare tra lagente, ascoltare, condividere, capire e farsicapire. –ha aggiunto l’Arcivescovo di Napoli -Bisogna non far mancare il proprio sostegno,anche morale e non solo materiale, al fratello,all’amico, al conoscente, al proprio simile, per-ché questo fa diventare migliori e positivi,aiuta a crescere insieme, a stare bene insieme.Quando ci rapportiamo agli altri e ci attivia-mo, la gente recupera fiducia, non si lasciaandare, non si abbandona, non si perde. Anzifa sentire la propria vicinanza e la forza delproprio calore nell’affrontare emergenze ed esi-genze, nel concorrere a realizzare il nuovo».

L’invito del Cardinale Sepe è a lottarecontro gli egoismi, gli individualismi, controatteggiamenti pessimistici e rinunciatari perrendere luminosa la società e la storia, pro-prio come ha fatto Palasciano, attraverso l’a-scolto, la solidarietà, la condivisione, lacarità fraterna e la formazione. I giovani, haconcluso il Card. Sepe, «si formino oggi, per-ché domani siano loro stessi autentici forma-tori».

Le piante dell’Orto Botanico di Napoli, quelle citate nellaBibbia, ad ornare l’appartamento privato di Benedetto XVI. Dopol’udienza generale di mercoledì 28 novembre, è stato il cardinaleCrescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, insieme con il Rettoredell’Università partenopea Federico II, Guido Trombetti, e il diret-tore dell’Orto botanico, Paolo de Luca, a recapitare il dono al Papa.La mirra, l’incenso, la tamericia della manna, la zizzania: 12 speciein tutto, disposte in singoli contenitori corredati di targhette con lecitazioni bibliche. Un dono nato dall’entusiasmo mostrato dalPontefice nella recente visita a Napoli, come ha detto il cardinaleSepe: «l’Orto botanico aveva offerto di far vedere al Papa le piantebibliche. Il Santo Padre, vedendo anche le didascalie e l’accenno bibli-co, ha mostrato un interesse particolare. Poi, quando ho telefonato, ilPapa è rimasto molto contento e perciò si è concluso l’atto di dona-zione».

«Con l’omaggio a Roma – ha aggiunto l’Arcivescovo – si è conclu-sa la visita del Santo Padre a Napoli che tanta risonanza ha avuto nelmondo nel segno del dialogo interreligoso e della pace».

Le piantine che accompagnano la narrazione del Vecchio eNuovo Testamento, poste ciascuna in un contenitore di marmo conuna targhetta contenente le citazioni delle Sacre Scritture orneran-no l’appartamento vaticano del Papa. Tra le specie consegnate, l’in-censo, la mirra, il sicomoro all’ombra del quale riposò il Cristo, la

tamericia della manna che nutriva gli ebrei nel deserto, la palma,simbolo di liberazione per gli ebrei, la spina della corona di Gesù, lazizzania, il cedro del Libano che rivestiva il tempio di Re Salomone,l’abete di cui fu fatta la croce, l’aloe con cui fu imbalsamato il corpodi Cristo, il mirto, il coriandolo o il cardo compongono il dono.L’area dedicata alle piante della Bibbia nell’Orto Botanico è di recen-te istituzione. Due le zone dedicate agli episodi più significativi delleSacre Scritture, per il Vecchio ed il Nuovo Testamento.

«Si tratta di una collezione di piante che abbiamo in piena terra –racconta il direttore dell’Orto botanico Paolo De Luca - in occasio-ne della visita del Santo Padre ne avevamo esposte alcune al semina-rio teologico di Capodimonte. Il Pontefice si è soffermato a lungo adammirarle e, soddisfatto, alla fine ha detto di aver compiuto un viag-gio biblico attraverso di esse, così abbiamo espresso il nostro desideriodi donarle».

«Attraverso il Cardinale Sepe - ha aggiunto emozionato il retto-re Trombetti – il Papa ci ha fatto arrivare il suo straordinario apprez-zamento per il giardino biblico. È stato per noi un motivo di grandeorgoglio fargliene omaggio. È questa anche la dimostrazione che l’Ortobotanico di Napoli è una realtà di ricerca scientifica di grandissimorilievo in tutta Europa». A fondarlo fu Giuseppe Bonaparte, ricordail rettore, e quest’anno, il 14 dicembre, si festeggia il suo bicentena-rio.

Il Card. Sepe con il rettore Trombetti e direttore De Luca consegna al Santo Padre il particolare dono

Piante dell’Orto Botanico per il Papa

di Napoli, lo scorso 21 ottobre e, richiamandola recentissima enciclica “Spe Salvi” del SantoPadre, ha espresso stima nei riguardi del Card.Sepe, che ha sempre «testimoniato la speranzacristiana che è certezza, diventando il segno acui volgere lo sguardo perché nelle situazionipiù frammentate ha saputo ricucire, mettereinsieme, fare unità». La presenza del Cardinaleha sottolineato Mons. Schettino, diventa «l’oc-casione per guardare il volto vivo della speran-za, una speranza spesso fragile, bisognosa diessere carezzata, coltivata, ri-creata».

Dopo i saluti iniziali il sindaco della cittàdi Capua ha richiamato la necessità dell’e-mergenza di una cultura della democrazia,della pace, della legalità e della solidarietà,specie in un territorio, come quello capuano,dal volto multietnico e multi culturale.

Quindi ha conferito al Card. Sepe, la cit-tadinanza onoraria della città di Capua con-segnando nelle mani del porporato le chiavi,

Vita ecclesiale Nuova Stagione6 • 9 DICEMBRE 2007

APPUNTAMENTI

UsmiCorso di formazione perma-

nente 2007-2008, organizzatodall’Usmi diocesana di Napoli.Obiettivo di quest’anno: Guidaalla lettura spirituale personale.Gli incontri si tengono sempredi martedì, dalle ore 16.30 alle18.30, nella sede federativadell’Usmi, in largo Donnaregina22. Prossimo appuntamento: 11dicembre: “Confessioni diSant’Agostino”, padre LuisAlfonso Orozco, lc.

Chiesa delle ClarisseSabato 15 dicembre alle ore

19, Concerto di riapertura dellaChiesa delle Clarisse “SantaChiara Nova Stella”: oratorioper coro, orchestra e voce reci-tante, su brani di Santa Chiara,diretto dal maestro DomenicoSodano.

Piccole Ancelle Cristo ReSabato 15 dicembre, alle ore

17, nell’Istituto delle PiccoleAncelle di Cristo Re, in vicodelle Fate a Foria 11, secondoappuntamento con la LecturaPatrum Neapolitana 2007-2008.

Roberto Palla, ordinario diLetteratura Cristiana Anticanell’Università di Macerata, leg-gerà: Gregorio Nazianzeno,“Nicobulo jr. al padre Nicobulosen. Al figlio” a cura di M. G.Moroni (Poeti Cristiani 6) Pisa,Edizioni ETS, 2006.

Unione Apostolica CleroLunedì 17 dicembre, alle ore

10, nella Casa dei PadriVincenziani, in via Vergini 51,Napoli, si terrà il Ritiro diAvvento organizzato dall’UnioneApostolica del Clero. Le medita-zioni saranno guidate da padreFilippo Grillo cm.

Sono invitati tuti i presbiterie diaconi diocesani e religiosiche vogliono condividere questaesperienza del camminodell’Unione Apostolica delClero. Per ulteriori informazio-ni e prenotazioni: don GiorgioCozzolino 081.739.45.90 –339.315.32.15.

Apostolato della PreghieraMartedì 18 dicembre, dalle

ore 9.30 alle ore 16.30, ritirod’Avvento presso l’Istituto delleFiglie di Maria Ausiliatrice aTorre Annunziata, VillaTiberiade. Per prenotazioni:081.752.77.02.

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese,

incontro mensile di preghieradei malati con San GiuseppeMoscati. Il prossimo appunta-mento è per mercoledì 19dicembre, a partire dalle ore 16.Alle ore 17, celebrazione dellaSanta Messa, i padri sono dispo-nibili ad accogliere i fedeli chedesiderano ricevere ilSacramento della Penitenza.

Comunità del MagnificatDal 27 al 31 dicembre, pres-

so la Comunità del Magnificat aCastel Dell’Alpi, in provincia diBologna, proposta di percorsonatalizio sul tema: “Il Dio-Bambino libera la mia vita”. Perulteriori informazioni e preno-tazioni: 053.49.40.28 –32.82.733.925.

Un trenodi gioia

e disperanza

di Rosanna Bottiglieri

“Il treno della gioia” è l’ultima iniziativa, in ordine di tempo,dell’Unitalsi sezione di Napoli: una raccolta fondi per permette-re il viaggio dei più piccoli a Lourdes.

Tanti sono i fedeli che, da sempre, desiderano recarsi in quellagrotta in cui apparve la Madonna e, se per i più grandi, il pellegri-naggio a Lourdes è un’esperienza che rin-salda il personale rapporto con Dio e con lafede caricandolo di fortissime emozioni, loè ancora di più per i bambini soprattuttoquando il viaggio è costruito a loro misura.

L’Unitalsi da anni si occupa di orga-nizzare e accompagnare le persone piùbisognose a Lourdes, fra questi, particola-re attenzione viene data ai piccoli.Dell’iniziativa abbiamo parlato con lavice presidente della sottosezione diNapoli: Francesca Belmonte.

In cosa è consistita l’iniziativa di sabato e domenica “iltreno della gioia”?

La manifestazione di sabato e domenica è di sensibilizzazio-ne e raccolta di fondi a sostegno del pellegrinaggio dei bambini aLourdes che si svolgerà l’anno prossimo a giugno, consiste in uncontributo minimo di 6 euro, in cambio viene offerto un dono daappendere all’albero e cioè un babbo natale e un presepe in cioc-colato messi in una busta che può essere appesa all’albero.

L’iniziativa si è svolta in varie strade e piazze di Napoli, inpiazza Trieste e Trento, in via Scarlatti, a piazza del Gesù, a piaz-za Vittoria e, in più, in tre supermercati il Carrefour a Casoria,l’Ipercop a Casalnuovo e a Giugliano.

Qual è la somma di cui avete necessità o prevista per rea-lizzare questa iniziativa?

Le attività di sostegno del treno dei bambini sono più di unadurante tutto l’anno, noi portiamo a Lourdes circa 60-70 perso-ne tra bambini ed accompagnatori e cioè le mamme e i papàdato che la quota minima di partecipazione non è inferiore ai400 ?, abbiamo bisogno di fondi a sufficienza per poter organiz-

zare il viaggioCome vivono i più piccoli l’espe-

rienza del viaggio a Lourdes, come liforma, quanto aiutarli a visitare ilSantuario della Madonna può renderequesti bambini più felici?

Il pellegrinaggio dei bambini ècostruito proprio su loro, in treno c’è unavettura destinata all’animazione solo per ibambini, quindi il viaggio è già unmomento di divertimento, poi anchenella struttura di ricezione a Lourdes, che

è il Salus, ci sono attività costruite proprio per loro, anche leliturgie vengono vissute a misura di bambino, quindi il viaggio èrecepito con piacere.

Per quanto riguarda le mamme, la gioia per loro di poterandare a Lourdes è tanta.

Quali sono gli altri campi di azione dell’Unitalsi e le pros-sime iniziative?

Con questa iniziativa abbiamo concluso per quest’anno,sostanzialmente noi organizziamo pellegrinaggi, brevi manife-stazioni in aiuto degli ammalati, soggiorni estivi per i disabili.Negli ultimi anni, a giugno, organizziamo una mini-crociera nelgolfo per loro. Per Natale abbiamo organizzato la “cena degliauguri” all’Istituto alberghiero di San Giovanni a Teduccio concirca 250 invitati tra persone e volontari.

Uno dei cantori più innamoratidell’Immacolata è stato SanMassimiliano Kolbe, martirizzato

in Auschwitz il 14 agosto 1941. Figlio diSan Francesco e formatosi alla scuola deigrandi teologi dell’Ordine, il Kolbe giusta-mente sottolineò che l’ImmacolataConcezione è stata tesi sostenuta dai fran-cescani per sette secoli che ottenne la rea-lizzazione completa nel 1854 con la defini-zione dogmatica da parte di Pio IX e con-fernata con le apparizioni della Vergine aLourdes, nel 1858.

San Massimiliano si ferma a rifletteresulla autodenominazione della Madonnaa Lourdes, «Io sono l’ImmacolataConcezione» e l’accosta addirittura a quel-la di Dio sul monte Oreb, cioè come ilSignore definì se stessa. E argomentamolto sottilmente che quando la Madonnadice Concezione vuol proclamare il suostato di creatura. In quanto Concezioneperciò non si distingue da tutte le creatu-re, ma quando dice Immacolata proclamache fin dall’inizio della sua esistenza nonsi è mai staccata dalla volontà di Dio.

Dice che è la Creatura più elevata, lapiù perfetta tra tutte le pure creature, lapiena di grazia. Dice che tra tutti gli esseriesistenti rappresentanti le perfezioni divi-ne, Maria è quella che le riflette nel modopiù perfetto possibile ad una pura creatu-ra. La concezione di Maria non è come leconcezioni delle altre creature, quella diMaria è una concezione Immacolata,senza macchia e per questo il titolo diImmacolata Concezione compete esclusi-vamente a Maria.

La domanda centrale e cruciale di tutta

Kolbe – contiene altri misteri, che coltempo sarebbero stati rivelati. Esso perciòdimostra che «quasi all’essere di Maria, èintrinseca la sua Immacolata Concezione».Questo dono deve esserle caro, poichéindica la prima grazia che ricevette nelprimo istante della sua esistenza e il primodono è sempre il più caro.

Il nome, Immacolata, secondo l’usoebraico esprime quello che sarà la sua vitaterrena e la sua vita, oggi nell’eternità. Il“piena di grazia” vuol dire che l’Amore diDio permanentemente e perfettamente findal primo istante ha permeato tutto il suoessere. Perciò Immacolato è il suo cuore.

In una conferenza del 31 dicembre1938 San Massimiliano Kolbe profusetutto il suo amore per l’Immacolata ed è ilcaso di riportare le sue esclamazioni: «Noicrediamo nell’Immacolata. Noi siamouomini e crediamo che Ella esiste!Crediamo che bisogna venerarla. Noi cre-diamo che Ella, dopo Dio, è l’essere più per-fetto, più santo, più buono e più potente. Sequalcuno si alzasse e dicesse che non biso-gna venerare la Madonna Santissima evolesse mutare la nostra unione conl’Immacolata e vi insegnasse diversamenteda quanto io vi ho insegnato, sia anatema!L’Immacolata è quella scala lungo la qualenoi andiamo al Sacro Cuore. Con il Suoaiuto faremo tutto, convertiremo il mondointero e io vi dico che tutto il mondo porte-remo ai piedi di Lei!».

In queste parole infuocate c’è tutto SanMassimiliano, espressive di quel fervore,di quell’entusiasmo, di quel lirismo che fuil “segno” meraviglioso e mariano dellasua vita.

la vita di San Massimiliano fu: «Chi sei tu,Immacolata Concezione?». Almeno in quantol’umano intelletto e le nostre povere parole cipermettono di farlo si può ed è perfino neces-sario pensare, parlare, leggere, scriveredell’Immacolata e rispondere con tutto ilcuore a quella domanda.

L’Immacolata, certo, non è Dio, perchéEgli non ha inizio; non un Angelo creatodirettamente dal nulla. Ma i figli di Eva – tuttinoi – possiamo chiamarci Concezione ma lanostra è macchiata dal peccato originale,mentre Maria è la sola, l’unica ConcezioneImmacolata. Ci rivolgiamo a Lei con questotitolo, poiché Ella stessa a Lourdes si definìcosì. Maria non solo è stata concepita, ma èuna Concezione Immacolata, come se dicessenon Bianca, ma la Bianchezza. In altri termi-ni l’Immacolata è l’essenza di Maria.

Questo nome – sempre secondo padre

Verginepura…

ImmacolataMadredi Michele Borriello

Una raccoltafondi dell’Unitalsi

per portarei bimbi ammalati

a Lourdes

“”

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 7

Viaggio attraversogli Istituti ReligiosiFemminilidella Diocesi

Varietàdi Carismiin un soloSpirito

Ancelle dell’Immacolata

Il Fondatore dellaCongregazione fu don DonatoGiannotti, nato a Casapulla, nelcasertano, nel 1828. Eglicomprese, fin dall’inizio dellasua vita sacerdotale che la fedesenza le opere è morta, per cuiebbe contatti continui conanime “gemelle e sante” qualiLudovico da Casoria, BartoloLongo, Roisa Cattorno, GaetanoErrico, Caterina Volpicelli, daiquali attinse entusiasmo,slancio e fervore da porre alservizio di Dio a favore deipoveri e dei bisognosi.Il suoi prediletti furono gliorfanelli e si adoperò per dareloro una casa, l’istruzione el’apprendimento dei mestieri perpoter mettere loro diguadagnarsi la vita.Don Donato predilesse iinparticolare l’umiltà, amò lacarità, la semplicità esoprattutto le anime per le qualisi sacrificava nel Confessionale,tante ore al giorno, per dare oridare la grazia a quelle animeche lo cercavano, attratte dallasantità della sua vita. molte trale sue penitenti decisero dilasciare il mondo perconsacrarsi al Signore e così eglicostituì il primo nucleo diAncelle dell’Immacolata cheiscrisse nel 1879 al Terz’OrdineFrancescano.

Carisma, spiritualità e opereLe Ancelle dell’Immacolata,riunite per amore di Cristo e nelnome della Vergine Santa sonoimpegnate a vivere lo spiritodelle Beatitudini fondato sulBattesimo e reso evidente con laprofessione dei ConsigliEvangelici.Chi appartiene allaCongregazione vive questo idealealla luce dello spiritofrancesacno, fondatoessenzialmente sulla povertà esemplicità, nonchésull’imitazione delle virtù dellaMadonna, meditando le suedisposizioni interiori con cuiElla accolse il Regno di Dio e sioffrì tutta al Suo Figlio divino,cooperando alla salvezza di tuttigli uomini.Le forme in cui si concretizzanole Opere della Congregazione el’azione apostolica dei membridell’Istituto sono quelle indicatenel fine stesso dellaCongregazione, vale a dire: ladimensione educativa,partecipando e collaborando allaMissione della Chiesa ancheattraverso l’attività didatticanelle scuole materne edelementari, negli orfanotrofinonché nei Seminari el’assistenza alle persone anzianenelle Case di Riposo.

In camminoverso Sydney

Parliamo dellaConfermazionedi Salvatore Esposito

L’iniziazione cristiana è l’introduzione nel mistero pasquale diCristo per mezzo dei sacramenti del Battesimo, della Confermazionee dell’Eucaristia; un’introduzione finalizzata alla crescita e alla matu-razione della vita cristiana nell’accoglienza del Vangelo di Gesù Cristoche si realizza con l’accompagnamento e l’esperienza di una comunitàche crede e testimonia ciò che crede. Un cammino dunque nellaChiesa e attraverso la Chiesa per fare l’esperienza viva ed esaltante delSignore morto e risorto che, con il dono inconsumabile del suoSpirito, rinnova e trasforma la vita dell’uomo.

L’iniziazione cristiana, dunque, è comprensibile soltanto alla lucedella storia della salvezza, attualizzata e resa presente dalla celebra-zione dei tre sacramenti: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia,segni efficaci della salvezza operata da Cristo. Secondo il catechismodegli adulti “La verità vi farà liberi”, «l’iniziazione cristiana è l’inseri-mento dei credenti in Cristo morto e risorto come membri del suo popo-lo profetico, regale e sacerdotale, per morire al peccato e vivere da figli diDio, facendo “la verità nella carità” (Ef. 4, 15). Si attua nell’educazionealla fede e nei sacramcnti del Battesimo, della Confermazione edell’Eucaristia» (n. 664).

Si deduce che l’iniziazione cristiana è il processo mediante il qualesi entra in Cristo, nel suo pensiero, nella sua vita, nella sua Pasqua. Masignifica pure lasciare che egli entri in noi, cioè accoglierlo come sal-vatore. Tale processo avviene in piena docilità allo Spirito santo che fapartecipare i battezzati-confermati al ministero profetico, sacerdotalee regale del Cristo.

L’iniziazione cristiana prefigurata nel giudaismoL’accoglienza dei proseliti nella comunità ebraica

Al tempo della Chiesa nascente gli ebrei erano soliti accogliere inon israeliti disposti a rinunciare al politeismo per apparttenere atutti gli effeti al popolo eletto. Gli Atti degli Apostoli li chiamano i«timorati di Dio» o «proseliti». Questi venivano introdotti nella sinago-ga mediante un rito battesimale praticato otto giiorni dopo la circon-cisione come segno dell’incorporazione alla comunità del popolod’Israele, come perdono dei peccati e rifiuto delle pratiche pagane.

Questo rito battesimale, in realtà, era un autobattesimo privo dicontenuto escatologico, pertanto lontano dal Battesimo praticato dagliebrei e dai cristiani. Con probabilità, originariamente, questo rito bat-tesimale non ebbe un significato iniziatico, cosa che avvenne in segui-to, quando l’imperatore Adriano proibì la pratica della circoncisione.

Nel secolo II i rabbini, per arginare l’accoglienza incontrollata deipagani all’interno della comunità di fede ebraica, organizzarono unitinerario in tre tappe per verificare le motivazioni che muovevano ipagani a scegliere la fede d’Israele: la prima tappa era un esame dasostenere dinanzi a un gruppo di ebrei esperti e provati nella fede.Dopodiché avveniva l’ammissione.

La seconda tappa consisteva nell’istruzione del candidato. Nellaterza tappa si celebravano i riti di appartenenza al popolo d’Israele:circoncisione, bagno e offerta di un sacrificio.

(4. continua)

XXXIII Giornata Mondiale della Gioventù

Formazione liturgica(s. e.) La formazione liturgica alimenta la vita spirituale dei sacer-

doti aprendoli al mistero e all’esperienza liturgica come un’autentica“epifania del mistero”. La “Pastores dabo vobis” dichiara che: «per laformazione spirituale di ogni cristiano, e in specie di ogni sacerdote, èdel tutto necessaria l’educazione liturgica nel senso pieno di un inseri-mento vitale nel mistero pasquale di Gesù Cristo morto e risorto, presen-te e operante nei sacramenti della Chiesa».

Il primato della vita spirituale nel ministero del sacerdote è vitale,da qui il bisogno di entrare in una comunione profonda con CristoBuon Pastore, protagonista e anima di ogni azione pastorale. La for-mazione liturgica aiuta ad incarnare nel quotidiano il primato dellavita dello Spirito che fa gustare al sacerdote la gioia della contempla-zione manifesta «in un rapporto intenso con il Signore nella preghieraliturgica e personale».

Si può affermare che la liturgia è una spiritualità indispensabile,anzi essa è il fondamento di ogni spiritualità cristiana, dal momentoche la spiritualità cristiana trae il suo fondamento nella vita sacra-mentale della Chiesa. Difatti, la liturgia è la fonte «prima ed indispen-sabile» della vita cristiana (cfr. SC 14).

«La spiritualità liturgica, quindi, consiste in un atteggiamento o inuna disponibilità a celebrare in modo vivo e fruttuoso i grandi momen-ti sacramentali della vita cristiana e della Chiesa». Le caratteristichedella spiritualità liturgica guidano il sacerdote a calare nella vita ilmistero celebrato nel rito. Questa spiritualità, difatti, è essenzialmen-te biblica, profetica, cristocentrica, sacramentale, mistagogica,pasquale e dinamica. Aspetti che solo una programmata formazioneliturgica è in grado di presentare «per ravvivare il dono di Dio» (2 Tm1, 6) cioè «di accoglierlo e di viverlo senza mai perdere o dimenticarequella novità permanente».

(25. continua).

UFFICIO CULTO DIVINO

Una letterada Gesù BambinoDi solito, per Natale, sono i bambini a scrivere una lettera

a Gesù. Questa, invece, è una lettera che Gesù Bambino scri-ve «all’uomo che Dio ama» dal grembo di sua Madre. E la fatrovare all’autore nella buca delle lettere, forse perché, essen-do questi prete e giornalista, troverà il modo di farla conosce-re.

In sette capitoli (Sono Dio!, Maria: l’accoglienza, Giuseppe:l’obbedienza, Elisabetta: il servizio, Giovanni: la rivelazione, Ilregno di Dio: tra attesa e compimento, Il mio Natale buono!)Gesù Bambino parla di sé, della fedeltà di Dio, dei temi picco-li e grandi della fede, motivando gli uomini e le donne d’oggia un’accoglienza profonda di un mistero che chiede di esseretradotto in testimonianza e vita.

Agostino Clericilettera di Gesù BambinoEdizioni Paoline 200764 pagine – euro 9,00

RECENSIONI

9 dicembre: II Domenica di Avvento

La conversione del cuoredi Francesco Asti

Il percorso mistagogico dell’Avvento chesi è aperto con il vegliare ora continua conl’entrare dentro il cuore dell’uomo per rico-noscere il suo limite e il suo peccato. Gesùincontra Giovanni Battista che ha una per-fetta percezione della sua missione. Egli è ilprecursore del Messia; la sua opera consistenel preparare la strada alla venuta del Figliodi Dio, nel disporre i cuori degli Israelitiorientandoli al bene.

La seconda tappa dell’Avvento riguardala conversione del cuore: l’attesa comportauna coscienza desta sulla propria esistenza.Non si può aspettare la venuta del Signoresenza avere una coscienza chiara del nostrostato interiore. Giovanni è il segno potenteper iniziare un vero e proprio esame dicoscienza che ci apre al desiderio di incon-trare Dio.

Come entrare dentro la nostra interio-rità? Come fare un esame di coscienza cheriguardi particolarmente quest’avvento?Scendere in profondità nella nostra coscien-

za comporta uno stare dinanzi a Gesù in unclima di silenzio e di preghiera.

Dialogare con Lui ci spinge a riconside-rare tutta la nostra vita e particolarmente ciapre il cuore ad esplorare i nostri sentimen-ti nei riguardi del sua presenza e di quelladegli altri. Giovanni diventa per noi unmodello di come disporsi dinanzi a Gesù:non abbiamo la pretesa di essere già perfet-ti, ma abbiamo la consapevolezza di volercrescere nel suo amore.

Non siamo presi dal nostro egoismo, masiamo desiderosi di creare sempre vincoli diamicizia con Dio. Riconoscere il propriopeccato significa non lasciarci dominare daesso, ma essere capace di chiedere aiuto aDio che con la sua grazia ci rialza nel cam-mino di santità.

La conversione del cuore è la condizionenecessaria per aspettare la venuta di Gesù.Un cuore libero e disposto a seguire ilMessia certo si scontra con un mondo chefa la fila per ore solo per incontrare gli idoli

televisivi. Come viviamo il nostro rapportocon Gesù? Indirizza le nostre scelte quoti-diane? E in questo periodo particolarecome viviamo in famiglia e a lavoro il per-dono? Ogni conversione dona perdono, per-ché il credente si è lasciato perdonare daDio.

L’Avvento è tempo di riconciliazione,perché ci si dispone ad accogliere il Dio-Bambino. I consacrati sono segno dell’av-vento? I sacerdoti si lasciano riconciliarecon Dio? Lo stato matrimoniale e quelloordinato si manifestano come sacramentiche già oggi anticipano la gioia della venutadi Dio.

La conversione allora non è uno statoacquisito una volta e per sempre, ma la con-dizione del credente che non si addormentao chiude gli occhi dianzi alle difficoltà deltestimoniare la propria fede. È riconoscerela presenza di Dio che si abbassa per aiuta-re la sua creatura a riprendere le forze percontinuare nel tempo la sua storia d’amore.

Speciale Nuova Stagione8 • 9 DICEMBRE 2007

Napoli si è illuminata perdire no alla pena di morte:Palazzo San Giacomo,

come tanti altri monumenti intante altre parti del mondo, lanotte tra venerdì 30 novembre esabato 1 dicembre è rimasto inso-litamente acceso.

La nostra città, infatti, insiemead altre 700 nel mondo, ha parte-cipato alla Giornata internaziona-le contro la pena di morte che sicelebra il 30 novembre, nell’anni-versario della prima abolizione,avvenuta nel 1786. Una lotta checon caparbietà la comunità diSant’Egidio porta avanti da 15anni. «Abbiamo raccolto cinquemilioni di firme in 153 paesi delmondo – ha spiegato nel corsodella conferenza stampa tenutasial Comune Antonio Mattone - chesono state consegnate lo scorso 2novembre al presidente dell’Assem-blea Generale delle Nazioni Unite,Srgjan Kerim».

La comunità, raccogliendo lospirito del recente Meeting dellereligioni, candida ancora unavolta Napoli come città di pace elo ha fttoa attraverso una grande

festa per la moratoria universaleche ha avuto come evento princi-pale il 1 dicembre una serata con-certo in piazza del Gesù con lecanzoni di Sal da Vinci, con l’at-trice Cloris Brosca che legge lette-re scritte da detenuti in attesadella pena capitale, e la testimo-nianza di Shujaa Graham chedopo aver trascorso 15 anni nelbraccio della morte è stato rico-nosciuto innocente e liberato.

«Sono stato felice di offrire lamia testimonianza – ha detto Salda Vinci – e di averlo fatto attra-verso la musica perché sono con-vinto che chi riceve violenza tra-smette violenza in una catena infi-nita, tutti insieme possiamo trova-re una via d’uscita e Napoli, cittàdi pace dove la maggior parte dellepersone è gente per bene, può daregrande impulso a questa lotta».

30 novembre 2007: in tutto il mondo, oltre 700 città hanno aderito all’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, illuminando un monumento-simbolo. In città è rimasto acceso Palazzo San Giacomo

Napoli dice no alla pena di morteIn piazza del Gesù concerto di Sal da Vinci e testimonianze di ex condannati

servizio a cura di Elena Scarici

«C’erano dei giorni in cui non riuscivo ad aprire gli occhie a pensare di affrontare una nuova giornata. Lo facevo solosolo quando ero sicuro di averne la forza». Shujaa Grahamviene dalla California: è stato per 15 anni nel braccio dellamorte. La sua era un’umile famiglia afroamericana di con-tadini che lavorava duramente tra sfruttamento e discrimi-nazioni nelle grandi piantagioni del Sud. Il teatro della suainfanzia e adolescenza sono state le strade dei sobborghipoveri di Los Angeles. Le porte degli istituti giovanili di rie-ducazione si aprirono e si chiusero spesso per lui. A 18 annil’ingresso nel carcere di Soledad. Presto tra i detenutidiventò il leader del movimento Black Prison, in stretta con-nessione con il gruppo delle famose Pantere Nere. Imparòda solo a leggere e a scrivere, cominciò a studiare, divenneun uomo istruito.

Nel 1973 fu coinvolto nell’assassinio di una guardia car-ceraria a Stockton. La comunità afroamericana di tutta laCalifornia si mobilitò per la sua difesa. Entrò nel bracciodella morte di San Quentin nel 1976, ma dopo essere statocondannato da una giuria di soli bianchi. Fu così, allora,che la Corte Suprema della California nel 1979 commutò lasentenza capitale. Ma Shujaa, insieme al suo amico co-imputato Eugene Allen, proseguì il suo impegno volto adimostrare la sua innocenza. Ci vollero ben quattro proces-si prima che la sua estraneità ai fatti fosse provata. Fu rila-sciato nel marzo del 1981, ma continuò ad impegnarsi per ilsostegno della comunità afroamericana delle carceri califor-niane e contro i metodi brutali della polizia carceraria,

diventando per molti afro-americani un importante puntodi riferimento ed un paladino indomito che lotta contro leingiustizia subite dalle minoranze.

Dopo la liberazione si è trasferito nel Maryland, si è spo-sato ed ha avuto tre bambini. Shujaa ha portato la sua espe-rienza anche a Napoli, dove ha incontrato i ragazzi dellescuole e dell’Università.

«Shujaa ha un grande desiderio di parlare ai giovani - spie-ga Arduino Mangoni della Comunità di Sant’Egidio - nonsolo perché è molto bravo a farlo ma perché, forte della suaesperienza di ragazzo cresciuto nei sobborghi, intende metterein guardia i ragazzi dai pericoli della strada». La sua storia haletteralmente calamitato l’attenzione dei ragazzi. «Fra lealtre cose che ama raccontare – continua Mangoni – è di esse-re riuscito, malgrado tutte le ingiustizie subite in carcere, adeffettuare un percorso per liberarsi dai sentimenti di vendet-ta». Un percorso in cui è stata fondamentale la presenzadella madre, che pur trovandosi a 500 miglia di distanza,non gli ha fatto mancare il suo supporto e il suo consiglioattraverso la corrispondenza. «Durante i quattro processisubiti – ha concluso il responsabile di Sant’Egidio - Shujaaè stato aiutato proprio da un gruppo di giovani che lo hannosostenuto tenacemente: a loro ha spiegato che studiare èimportante ma senza mai dimenticare il senso della giustizia.È importante diventare medici o avvocati, ma senza smetteredi lottare per un mondo migliore, in questo caso si diventasicuramente medici o avvocati migliori». A Napoli ha avutoun’accoglienza straordinaria e ne è stato felicissimo.

Latestimonianza

di Shujaa GrahamLiberato dal braccio della morte

di San Quentin nel 1981,

è diventato

il ventesimo condannato a morte

riconosciuto innocente

e poi liberato

La primaabolizionenel 1786La Giornata Internazionale“Città per la Vita- Città contro laPena di Morte” ricordal’anniversario della primaabolizione della pena di mortedall’ordinamento di uno statoeuropeo, da parte delGranducato di Toscana nel1786.L’iniziativa – giunta alla suaquinta edizione - è promossadalla Comunità di Sant’Egidio esostenuta dalle principaliassociazioni internazionali per idiritti umani, raccolteall’interno della World CoalitionAgainst the Death Penalty (tracui Amnesty International,Ensemble contre la Peine deMort, International PenalReform, FIACAT). Roma, Napoli, Bruxelles,Madrid, Ottawa, Berlino,Barcellona, Firenze, ReggioEmilia, Venezia, Città delMessico, Buenos Aires, PuertoRico Austin, Dallas, Antwerpen,Vienna, Parigi, Copenhagen,Stoccolma, Bogotà, Santiago delCile, Abidjan, Lomè, Conakry,Maputo, Windhoek, Dakar,Praia, 700 città piccole e grandisono già diventate “Città per laVita - Città contro la Pena diMorte”! Tutti i loro monumenti“simbolo” sono stati illuminati– dal Colosseo a Roma allaPlaza de Santa Ana di Madrid,dall’Obelisco centrale di BuenosAires al Palazzo della Moneda aSantiago, dall’Atomium diBruxelles alla Piazza dellacattedrale di Barcellona -formando un ampioschieramento morale mondialeper chiedere di fermare tutte leesecuzioni capitali. La pena capitale nel mondoappare utilizzata in un numerosempre più ristretto di Paesi etale tendenza appare costante apartire dall’ultimo quarto delsecolo scorso fino ad oggi.Tuttavia anacronistici richiamialla sua reintroduzione inEuropa, o giustificazioniinaccettabili a favore della suaapplicazione in Iraq, come purela lunga strada ancora dapercorrere per giungere alla suaabolizione universale,richiedono una tenace e incisivaazione per l’affermazione dellaciviltà del diritto e della difesadella dignità dell’uomo. Progressi del fronte abolizionistasi segnalano, a livello diopinione pubblica o nelleleadership, anche in molti statimantenitori quali gli Stati Uniti,dove si è aperto un ampiodibattito sulla costituzionalitàdell’iniezione letale, così come inalcuni importanti Paesi dell’Asia(Taiwan, Sul sito www.santegidio.org èpossibile trovare tutte leindicazioni per coloro chevolessero aderire con la propriacittà ed è disponibile la listacostantemente aggiornata delleCittà per la Vita - Città contro lapena di morte.

Nella foto da sinistra Shujaa Graham, Sal da Vinci e l’assessore Dolores Madaro

Speciale Nuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 9

democratica e in virtù dei valorinei quali credo, penso che Napolipossa lanciare un grido affinchè sipossa celebrare una vera festa perla vita».

«Siamo ad un passo da un tra-guardo storico – ha conclusoMattone - l’approvazione dellaRisoluzione per una MoratoriaUniversale della Pena capitale allaterza Commissione dell’Assembleagenerale delle Nazioni Unite loscorso 16 novembre, segna unatappa decisiva per l’affermazionedi una giustizia capace di rispetta-re sempre la vita, una giustiziasenza morte. Il grande numero diemendamenti contrari, le campa-gne che hanno reso necessari 15anni per arrivare a questo risultatosono testimoni dell’importanza chela Risoluzione e la sua approvazio-ne da parte dell’Assemblea generaledell’Onu riveste. Abbiamo lavoratointensamente per raggiungere que-sto risultato, da anni, assieme adaltri protagonisti storici dellaCampagna mondiale, raccoltiattorno alla Coalizione MondialeContro la Pena di Morte».

Durante la manifestazionesono stati proiettati dei video tracui testimonianze di Moni Ovaidae Gigi Proietti, sono stati letti testidi Hugo, Balzac e Dostoevskij sultema della pena di morte e letteredei condannati a morte da unacommossa Cloris Brosca. Lamanifestazione è stata dedicata aDominique Green il primo con-dannato a morte che la comunitàdi Sant’Egidio ha conosciuto.

Lunedì scorso Shujaa Grahamha incontrato al mattino 400 stu-denti delle scuole superiori nel-l’auditorium della Curia, e poi alle15.30, alla facoltà di ScienzePolitiche della Federico II ha par-lato agli studenti dell’Università.«Dovremmo fare meglio e di più –ha detto l’assessore alla Memoriadel Comune Dolores Madaro – macome componente di una giunta

nità di Sant’Egidio, illuminando un monumento-simbolo. In città è rimasto acceso Palazzo San Giacomo

alla pena di morte Vinci e testimonianze di ex condannati di Elena Scarici

L’ultima frase di DominiqueDominique aveva trent’anni. Il giorno prima dell’esecuzione aveva incontrato, tra gli altri, il figlio della vittima dell’omi-

cidio di cui era accusata, che aveva fatto ripetutamente appello perché le fosse risparmiata la vita. Dominique, prima dimorire, ha fatto giungere alla Comunità di Sant’Egidio queste parole di gratitudine e affetto:

1997 2007

Abolizionisti per tutti i crimini 63 95

Abolizionisti per i crimini ordinari 14 9

Abolizionisti de facto (non applicano la pena di morteda almeno 10 anni) 38 38

Paesi che hanno approvatouna moratoria 5

Totale abolizionistiper legge o in pratica 115 147

Paesi mantenitori 83 51

Ci sono state molte persone che mi hanno accompagnatofino a questo punto. Non posso ringraziarle tutte.Ma grazie per il vostro amore e il vostro sostegno.

Mi hanno permesso di fare molto più di quanto non avreipotuto da solo. Ci sono tante cose che vorrei dire, ma non

posso dire tutto. Vi voglio bene. Per favore, continuatela battaglia. Se voltate le spalle a me, voltate le spalle

a tutti gli altri. Grazie per avermi permesso di toccare tan-ti cuori. Non avrei mai potuto da solo. Mi dispiace. Non

sono così forte come credevo di poter essere.Ma immagino che farà male solo per un istante. Voi siete

la mia famiglia. Vi prego, tenete viva la mia memoria

Appello per unamoratoriainternazionaleNoi sottoscritti firmataridell’appello, convinti che lapena di morte - sia negazione del diritto allavita riconosciutouniversalmente - sia penafinale, crudele, disumana edegradante, non menoabominevole della tortura - sia incapace di combatterela violenza, in realtàlegittimazione della violenzapiù completa: quella cherecide la vita umana, alivello degli stati e dellesocietà- disumanizzi il nostromondo dando il primato allarappresaglia ed alla vendetta,mentre elimina gli elementidi clemenza, perdono eriabilitazione del sistemadella giustiziaInvitiamo tutti anche quantisostengono l’uso della penadi morte a riflettereserenamente sulla necessitàdi una sospensione delleesecuzioni:- Oggi nel mondo più dellametà degli stati nonutilizzano la pena di morte,alcuni l’hanno abolitatotalmente, mentre altrihanno deciso , nei fatti dinon metterla il pratica- Le Nazioni Unitericonoscono l’assenza di daticapaci di dimostrare che ilsuo uso sia un deterrenteefficace contro i crimini piùefferati- Da anni i reati gravi nonhanno subito alcunariduzione significativa, lìdove la pena di morte è statareintrodotta- Esistono metodi alternatividi grande efficacia perproteggere la società ancheda quanti abbianocommesso i crimini piùorribili.- La logica crudele di “vitaper vita” è avvertita comearcaica e inaccettabile ingran parte del nostro pianeta.Il sistema giudiziariopraticamente ovunque cercadi superare questo modoinumano di trattare personeche hanno commessocrimini, anche i più gravi- Nei paesi democratici, ilcosto della pena di morte èpiù alto del costo delladetenzione a vitaFino ad oggi sono stateraccolte 5.078.897 firme.

”Cifre per riflettere

Vita ecclesiale Nuova Stagione10 • 9 DICEMBRE 2007

Santa Mariadelle Graziea Capodimonte

OratorioGiovanniPaolo IIDomenica 16 dicembre, allapresenza del CardinaleCrescenzio Sepe, nella parrocchiadi Santa Maria delle Grazie, invia Bosco di Capodimonte 90, siterrà la cerimonia inauguraledell’oratorio “Giovanni Paolo II”. Tale traguardo è il frutto di unlungo e faticoso percorso fattoinsieme dalla comunità diCapodimonte negli ultimi anni,ma è soprattutto una“scommessa” che coinvolge tuttii parrocchiani per offriresperanza e futuro ai giovani.Questi, infatti, sarannoprotagonisti in prima persona delrinnovamento spirituale dellaChiesa e della città di Napolidiventando, come diceva donBosco, «buoni cristiani e onesticittadini». La comunità vuole offrire lorotutto quanto è necessario per lacrescita di personalitàumanamente e spiritualmentemature. A questo propositol’oratorio sarà aperto allefamiglie, ai bambini, agli anzianidella parrocchia e del quartiere,per offrire a tutti un luogo dovetrascorrere in serenità momentidi riflessione, di sport, gioco,scambio culturale, spiritualità,tempo libero e svolgere tuttequelle attività volte ad educare albene, al bello, al vero, secondo ivalori del Vangelo che sonomolto apprezzati anche da quantinon si riconoscono nella fedecristiana.Il programma della giornatainaugurale prevede, alle ore 11,la celebrazione della SantaMessa, nella chiesa parrocchialepresieduta dall’Arcivescovo che,subito dopo benedirà i localidell’oratorio.Chi intende contribuire allagestione e allo sviluppo di taleiniziativa può farlo in vari modi:con offerte in denarodirettamente al parroco;utilizzando il conto correntepostale n. 36809804, intestatoalla parrocchia di Santa Mariadelle Grazie a Capodimonte,specificando nella causale “pro-oratorio”; tramite bonificobancario intestato al contocorrente della parrocchia diSanta Maria delle Grazie aCapodimonte, Banco di Napoli –ABI 01010 CAB 034548 n.27000274, anche in questo casospecificando nella causale “pro-oratorio”.È possibile anche versare unaquota libera mensile perl’“adozione dell’oratorio”, ogniprima domenica del mese, inparrocchia o, infine, chiedendo alparroco il “salvadanaio”dell’oratorio e “svuotandolo” inparrocchia ogni prima domenicadel mese.Per saperne di più è possibiletelefonare direttamente inparrocchia (081.741.86.19) ovisitare il sitowww.parrocchie.it/napoli/smdellegrazie

di Rosanna Borzillo

Ciro, Domenico, Francesco, Giuseppe, Antonio, Danilo,Claudio, Mariarosaria, Antonio, Alessia, Giancarlo, Maria,Giovanni, Francesco: sono tutti emozionati. È il giorno in cuiconfermano la loro fede. Il giorno in cui diranno il loro “sì” aGesù. Sono ragazzi diversamenteabili che hanno compiuto il loropercorso di formazione all’IstitutoAntoniano di Ercolano e presso lacomunità di Sant’Egidio. Domenicascorsa, in Cattedrale, la celebrazio-ne con il cardinale Sepe li rendeancora più emozionati, ma sannobene che l’amico particolare chevanno ad incontrare è Gesù. Loripete l’Arcivescovo usando un lin-guaggio semplice ed immediato,durante l’omelia: «La Parola di Dioci invita a vegliare per essere prontiad accogliere Gesù – dice il cardina-le Sepe – se dormiamo è come sedicessimo implicitamente a Gesù checiò che dice non ci interessa. Per nonaddormentarci, allora, dobbiamoaccendere una lampada e stare atten-ti che non si spenga. Qualche volta –dice il Cardinale rivolgendosi airagazzi – può capitare che il ventosoffi e spenga la nostra luce. E alloratocca a noi riaccenderla perché poiGesù ci chiederà del perché non l’ab-biamo fatto».

Un cristiano, spiega l’Arcive-scovo ai ragazzi attenti e composti,tiene accesa la lampada ispirandosiai valori della giustizia, della pace,della solidarietà, della fratellanza.«Noi cristiani – dice Sepe – siamo quelli che con la corazza e la forzadella nostra fede riusciamo a tenere accese le nostre lampade e nes-suno può vincerci perché noi abbiamo conosciuto Gesù e lo abbia-mo accolto dentro di noi».

«Voi – dice poi l’Arcivescovo rivolto ai ragazzi – avete conosciu-to Gesù nel vostro cammino di preparazione e, come gli Apostoli cheavevano paura e poi sono stati incoraggiati e sostenuti dallo SpiritoSanto fino a farsi uccidere in nome di Gesù, da oggi siete diventaticoraggiosi perché sostenuti dallo Spirito di Cristo. Non è importan-te essere presidenti, scienziati, intellettuali, quanto è importante

conoscere Gesù – ha proseguitol’Arcivescovo – ed agire nel suonome. Questa è la cosa più preziosae che conta di più nella vita».

Ed il merito della Comunità diSant’Egidio – dirà l’Arcivescovo –sta proprio in questo: «nell’essereamici di Gesù, nel riconoscere in luiil principale motore della nostravita».

In Santa Restituta, dopo lacelebrazione, i ragazzi ricevonodal cardinale Sepe in regalo ilVangelo ed un quadro con i dodiciapostoli: da oggi e per sempredovranno essere missionari diCristo con la loro vita, nella lorocomunità e con la loro testimo-nianza come hanno imparato nelpercorso di catechesi e di prepara-zione al sacramento della confer-mazione. I ragazzi sono contenti,annuiscono. Sullo sfondo dellacappella i disegni che li hanno aiu-tati nella loro formazione, svoltasipresso la struttura dellaFondazione Istituto Antoniano dasempre particolarmente attenta aquesta specifica formazione, gra-zie all’apporto sia di operatoridell’Antoniano che alla collabora-zione di rappresentanti della

Comunità di S. Egidio. Tema di fondo della catechesi: l’amiciziadi Gesù. Quell’amicizia che si fa compagna di strada di tutti: delpovero e del ricco, del primo e dell’ultimo, del grande e del pic-colo…

In Cattedrale il Card. Sepe conferma nella fede alcuni ragazzi diversamente abili

«Da oggi più amici di Gesù»

Peregrinatio delle Reliquie nella chiesa di via Nicolardi

Santa Teresavisita i suoi

parrocchianidi Orlando Barba

Dopo trenta anni di attesa la parrocchiadi S. Teresa di Gesù Bambino in viaNicolardi ha ricevuto la visita della

sua piccola e grande patrona. Era da moltotempo che il parroco seguiva con attenzionele varie peregrinatio che l’Urna della Santa hafatto nel nostro Paese senza riuscire però afarla giungere nella nostra comunità.

Alla fine la sua tenacia è stata ripagata:esattamente 120 anni dopo che la piccolaTeresa venne in Italia per partecipare ad unpellegrinaggio a Roma della sua Diocesi diBajeux-Lisieux. Il 22 Novembre 1887 era aNapoli. Ancora cocente era la delusione per ilfallimento della sua richiesta di ingresso anti-cipato al Carmelo durante l’udienza del gior-no prima col Papa Leone XIII.

Arrivata a Napoli, il cuore colmo di dolorenon può non gioire delle bellezze della natu-ra, del Vesuvio, di San Martino. Della passeg-giata in carrozzella ricorda persino l’espres-sione dei vetturini napoletani che trascrive inmodo curioso: «A-ppippo, a-ppippo». Il 22novembre 2007 saliva di nuovo la collina delVomero per far visita ai suoi parrocchiani peri quali Teresa non è solo un nome che si leggesull’intestazione della parrocchia ma una per-sona viva, un’amica capace di guidarci attra-verso una “via piccola ma sicura” verso lapiena amicizia con Cristo. La sua dottrina spi-rituale è alimento solido che la comunità haavuto molte volte modo di assaporare e gusta-re. I suoi scritti sono letti, studiati, amati.

Quale gioia allora è stato poter sostare insua compagnia, vicino al suo corpo che èpegno della sua presenza spirituale, della suaintercessione di grazie.

È stata accolta alle 14.00 di giovedì 22novembre scorso dagli anziani e dai sacerdo-ti ammalati che vivono nella Casa di Riposodelle Povere Suore della Visitazione dovequesta parte letta della nostra parrocchia hapotuto sostare in preghiera con lei per dueore. Il resto della comunità l’attendeva nellachiesa parrocchiale, gremita e fremente nel-l’attesa. Qui è rimasta fino alle 14.30 delgiorno dopo. Si sono susseguiti continui pel-legrinaggi di fedeli che venivano anche dallealtre parrocchie della città e qualcuno addi-

I sacerdoti, disponibili per le confessioni,hanno costatato le tante grazie spirituali diconversione e desiderio della santità che lapiccola Santa ha fatto piovere come rose suisuoi amici.

Così cristiano, un giovane della nostracomunità riassume la sua esperienza spiri-tuale di questi giorni:

«L’arrivo di un reliquiaro … quella sensa-zione si gioiosa e importante ma in fondo, chesarà mai, noi abbiamo Dio sempre con noi; èpiù un occasione di festa che altro … eppurel’ansia sale quando alle tre del pomeriggio midevo vestire di fretta e furia perché servonobraccia forti per sostenerla …

E poi … vederla li … toccarla … portarla …lei, che nella sua vita aveva visitato vasti oriz-zonti nei pochi metri della sua cella … le spal-le fanno male ma il cuore è felice, “il mio giogoè dolce e il mio carico è leggero”.

Starle accanto e comprendere quanto nelsilenzio, prima ancora che io fossi generato, leiavesse pregato per me … e scoprire in lei pianopiano la stessa storia dell’anima tua: la tuaappartenenza all’amore Uno e Trino da bambi-no, la conoscenza del mondo filtrata dalla lucedi Dio, le tue nevrosi infantili e preadolescen-ziali, i tuo sogni, il tuo pregare per l’umanitàintera dal primo all’ultimo giorno del tempo, latua stessa consapevolezza della grandezza dellacreatura poiché chiamata a corredimere ilmondo dal Creatore stesso. Tutto questo è lei:madre ma più sorella, ancor di più fidanzata esposa. Una storia di anime che si intrecciano inun disegno di misericordia salvatrice, liberatri-ce, redentrice e che nel tramontar della notte milasciano con quel giogo leggero che mai comestasera mi chiede di essere una di quelle “animeche aspirano ad essere piccole e sconosciute!”».

Un velo di tristezza è calato sul volto ditutti quando, al termine della CelebrazioneEucaristica concelebrata da molti sacerdoti,la nostra amica ha dato il suo addio allanostra parrocchia. Addio che è diventato unarrivederci quando è stato annunciato che lacomunità si recherà nel prossimo anno aLisieux per ripercorrere i luoghi della suaSanta e visitare coloro che nel suo Carmelone coltivano l’eredità spirituale.

rittura da molto più lontano. Molte famiglie sono venute a venerare le

Reliquie ed ad affidare se stesse alla “CelesteFamiglia Martin” nella quale la santità diTeresa si spiega guardando a quella dei suoigenitori Luigi e Zelia, che la Chiesa ha giàproclamato venerabili e che si appresta adelevare agli onori degli altari.

Il Vespro solenne della sera ha iniziato lalunga veglia di preghiera che si è protrattatutta la notte fino alle lodi del mattino: i gio-vani della parrocchia hanno animato le sin-gole ore di questa lunga notte approfondendodi volta in volta i diversi aspetti della spiritua-lità di Teresa.

Primo Piano CittàNuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 11

Quartierisenza identitàMonica Martinelli, docente diIstituzioni di Sociologiaall’Università Cattolica diMilano, nel suo intervento daltitolo “Le città abbandonate:dove sono e come cambiano leperiferie italiane”, ha fatto unquadro chiaro del concetto diperiferia, di ciò che caratterizzala periferia in quanto tale. Nervosismo, depressione,disperazione, sono spessoelementi peculiari di chi abita lezone periferiche, e si sentedimenticato, escluso,abbandonato. Sovente laperiferia diventa luogo diviolenza, e questi stati d’animotipici la spiegano, una violenzache «in fondo non ha nemmenoun motivo, – così la Martinelli –è spesso una violenza simbolica,o da esasperazione, che derivadalla percezione, da parte degliabitanti delle periferie, di unaviolazione del loro spazio». Aquesta si aggiunge la percezionedi abbandono da parte delleistituzioni, o comunque dellaloro distanza, tanto che moltiche vivono nei quartieri perifericinon si sentono dei veri cittadini,ma membri di zone separate. Molte periferie sono sempliciquartieri-dormitorio, dove si puòdavvero andare solo a dormire,perché mancano i serviziessenziali, commerciali, sportivi,ricreativi. Come ha affermato Giovanni deFranciscis, del ComitatoScientifico del CentroInternazionale di Studi sulDisegno Urbano, «questo tipo disituazione fa perdere il sensodell’appartenenza al luogo in cuisi abita. Molte periferie di diversecittà italiane, in quanto luoghi direcente urbanizzazione, soffronodi problemi di identità, nonhanno una storia o tradizioni incui riconoscersi, e addirittura inmolti casi, come per la 167 diSecondigliano, non hannoneppure un nome, ma sonoindicate semplicemente da unnumero o da una sigla».Per chi geograficamente vive aimargini, per chi è fuori daltessuto urbano vero e proprio, èfondamentale che si creinoluoghi di aggregazione esocializzazione, e anche i tipi dicostruzioni hanno la loroimportanza; come ha dichiaratoAlessandro Castagnaro,presidente dell’Aniai(Associazione NazionaleIngegneri e Architetti Italiani),«l’urbanistica deve essere alservizio della socialità, ed èmolto importante cercare diricucire il rapporto tra società earchitettura, che ultimamente siè perso. L’opera dell’architettodeve radicarsi in una realtà, lacittà deve riconoscerla comesua». Come è emerso dal convegno, ilrecupero possibile delle periferiepassa per tanti settori, ma puntonodale è il recuperodell’attenzione, che non significhisolo mettere i quartieri degradatisotto i riflettori quando in essisuccede qualcosa di eclatante,ma gestirli nel quotidiano, ancheal di là delle emergenze.

Il 30 novembre e il 1 dicembre si èsvolto a Napoli un convegno sul tema“Periferie d’Europa a confronto – Il

degrado delle periferie metropolitane diNapoli”, organizzato dall’Universitàdegli Studi di Napoli Parthenope e dalComitato per la Qualità del Vivere.

Quest’ultimo, di recente istituzione,è nato con lo scopo di monitorare larealtà di quartieri più degradati dellacittà, come Secondigliano, Scampia,Ponticelli, Pianura, e soprattutto di pro-muovere iniziative atte a farli usciredallo stato di abbandono e di precarietàin cui versano.

Il convegno ha occupato due matti-nate, e si è svolto in due sedidiverse, sempre dell’Universi-tà Parthenope: per il primogiorno la sede centrale in viaActon, per il secondo la sug-gestiva Villa Doria D’Angri invia Petrarca.

Moderatore il giornalistaRaffaele Bussi, il convegno havisto la partecipazione diGennaro Ferrara, rettoredell’Università Parthenope;Vincenzo D’Onofrio, presi-dente del Comitato per laQualità del Vivere; donGennaro Matino, vicario epi-scopale, e padre SalvatoreIzzo, generale dei missionaridei Sacri Cuori di Gesù e Maria diSecondigliano. Ognuno di loro ha volu-to esprimere il suo pensiero sulla que-stione, prima di passare la parola aglistudiosi che si sono presentati comerelatori.

Il rettore ha spiegato che «l’univer-sità Parthenope è particolarmente attentaal tema delle periferie perché in ambitoeuropeo Napoli rappresenta appunto una

periferia, e inoltre le nostre periferie sonodavvero molto particolari», mentre ilpresidente D’Onofrio ha affermato che«le periferie sono la città, e sono comeparti deturpate di un bel mosaico, partiche andrebbero restaurate».

Don Gennaro Matino si è soffermatosul significato della parola “periferia”,

che oggi «non è più solo l’indicazione diun luogo caratterizzato dal fatto di nonessere centrale, ma significa “ingiustiziache avanza”. La giustizia – ha prosegui-to – passa per un riequilibrio delle risor-se, se non c’è questo non può esserci nes-sun progetto efficace di recupero. La spe-ranza è che i disperati del mondo possa-no unirsi per sperare in un mondomigliore; la Chiesa sarà sempre compa-gna di viaggio di coloro che decideranno

di impegnarsi per raggiungere questoobiettivo».

Padre Salvatore Izzo, parroco aSecondigliano, vive ogni giorno larealtà di un quartiere degradato, e perlui che con certi problemi è in lotta quo-tidianamente è importante capire che«la massima incuria e la disorganizza-

zione, in un territorio non piùinteso come risorsa ma comeproblema, portano al grandedegrado. Tutto quello che oggiviviamo nei quartieri perifericiè frutto di una politica sbaglia-ta. Sarebbe opportuno conce-dere autonomia amministrati-va alle periferie!» In questomodo esse smetterebbero diessere periferiche e conside-rate “dopo”, ma per le loroproblematiche specifichediverrebbero centrali.

Il convegno, che ha visto lapartecipazione di studiosi ita-liani e stranieri, ha voluto esa-

minare il caso specifico delle periferiepartenopee, i loro problemi e le possibi-lità di riqualificazione, ma ha cercatoanche un confronto con casi di altre cittàd’Italia e estere, da cui poter trarre utilispunti, anche se probabilmente, come haaffermato padre Izzo, «i nostri casi sonocosì particolari che vanno affrontati secon-do le realtà di qui: difficilmente sarà possi-bile trovare soluzioni guardando agli esem-pi di realtà profondamente differenti».

Periferie a confrontoservizio a cura di Eloisa Crocco

Un convegno per riflettere sulle diverse realtàche gravitano intorno ai centri urbani

Il convegno si è aperto, dopo i saluti di rito,con un interrogativo presentato daRaffaele Bussi: «Come mai in tante zone

d’Europa casi di degrado delle periferie simili alnostro sono stati risolti, mentre da noi si èfermi e non si riesce a trovare soluzioni ade-guate?»

Durante le due mattinate in cui si sonosusseguite circostanziate relazioni, diversiaspetti della questione sono emersi, masoprattutto per il caso napoletano si è riscon-trata una forte mancanza di attenzione e divolontà effettiva, che blocca i desideri di rina-scita, anche se comincia ad esserci chi èdisposto a mettersi in gioco affinché questarinascita divenga possibile.

«Questo – ha dichiarato Giovanni deFranciscis – è un momento particolare perNapoli, perché finalmente, dopo tanto silenzio,tecnici ed esperti, e tutti coloro che sono consa-pevoli di come si vive in un tessuto urbano, sistanno svegliando».

Il fatto che nascano comitati come quelloper la Qualità del Vivere, promotore del con-vegno, che ha firmato con l’Università“Parthenope” un Protocollo d’Intesa che èstato denominato “Patto per Napoli”, il cuiobiettivo principale è la costituzione di unCentro Internazionale di Ricerca per ilmiglioramento della Qualità del Vivere, che sioccupi in particolare delle periferie e di unamigliore qualità della vita in esse, dimostra

che qualcosa effettivamente si sta muovendo.Anche i convegni sul tema sono un momentodi riflessione e confronto molto importante,anche se ovviamente è fondamentale, comeha fatto notare padre Izzo, che alle giornatedi studio segua il momento operativo, dell’a-zione, altrimenti «ogni convegno è vano».

Nell’analizzare il caso del degrado delleperiferie napoletane, occorre partire da unpunto fondamentale, cioè capire a quali zoneper la precisione ci si riferisca, per poter defi-nire meglio il raggio d’azione. «La periferia –come ha affermato Francesco Lucarelli, diret-tore del Dipartimento di Dirittodell’Economia dell’Università “Federico II” –è una zona dove i valori cittadini non valgonopiù, ma questo non vale soltanto per la grandeperiferia esterna, tipo Secondigliano oScampia, ma anche per quartieri situati nelcuore della città, come la Sanità o i QuartieriSpagnoli. Se la periferia indica una precisacondizione umana, di degrado, emarginazione,frustrazione, a Napoli la periferia è fuori, maanche dentro».

Napoli e la sua zona periferica costituisco-

no un caso particolare anche perché molto diquello che si potrebbe fare semplicementenon si fa, e così è ormai da molti anni. Il pro-fessor Lucarelli ha citato il caso del terremo-to dell’80: «Allora era possibile, dovendo rico-struire sulle macerie del sisma, arrivare a unavera ricostruzione dei quartieri del degrado, mal’occasione è stata sprecata: tanti soldi investi-ti per realizzare ben poco, soprattutto in con-fronto a quelle che erano le possibilità sullacarta».

Purtroppo è tipico di Napoli il caso di pro-getti esistenti, che magari partono anche (sipensi al vecchio caso della Linea TranviariaRapida o alla storia infinita di Bagnoli), mache non vanno mai in porto, vuoi per man-canza di fondi, vuoi perché i soldi ci sono mavengono sfruttati male o finiscono nelle manisbagliate. Eppure, come ha affermato Bussidopo aver ascoltato i casi stranieri, l’esempiodi Parigi, di cui ha parlato l’urbanista PierreMicheloni, e quello di Barcellona, trattato daAmador Ferrer, architetto e urbanista, «se c’èla volontà è possibile passare dal degrado allaqualità».

La speranza è che convegni di questogenere – probabilmente, come è stato antici-pato, se ne terrà un altro in primavera, ma aMilano, per sensibilizzare anche altre zoned’Italia nei confronti del problema – possanoservire, oltre che a suggerire soluzioni possi-bili, soprattutto a smuovere un po’ lecoscienze.

Un pattoper Napoli

L’incontro è stato organizzatodall’Università Parthenope

e dal Comitatoper la Qualità del Vivere,

nato recentementeper monitorare

le situazionidelle zone degradate

della città

“”

Città Nuova Stagione12 • 9 DICEMBRE 2007

Riaperta l’antica chiesa delle Clarissedi Andrea Acampa

Il 1° dicembre, il cardinaleCrescenzio Sepe ha consacrato achiesa l’antica Cappella delleClarisse, in piazza del Gesù, dedicataal Cristo Redentore e a San Ludovicod’Angiò.«Dobbiamo uscire dalle nostrepiccolezze – ha affermato nel corsodell’omelia sua Eminenza - e salire,così come fece Zaccheo, su quelsicomoro tendendo verso il Signore inmodo da essere figli di quella dignitàreligiosa che proviene da Dio. Questachiesa è ritornata a splendere – hacontinuato l’Arcivescovo - dobbiamofar sì che irradi la santità e sia unpunto d’incontro tra noi fedeli con ilSignore». La chiesa di Santa Chiara,sorse per volere dei sovrani Robertoe Sancia d’Angio’, che ne affidaronola costruzione all’architettoGagliardo Primario nel 1310.Ultimata nel 1328, da quel momentoin poi fu sempre destinata adaccogliere i reali e i nobilinapoletani. L’edificio, dalle belleforme gotico-provenzali, fu collegatoa un monastero di Clarisse.La cappella ed il coro da circa dueanni sottoposti a restauro, anche diconsolidamento statico, sono stateriaperte al pubblico. Hannocollaborato ai lavori come progettistia titolo gratuito Filippo Alison,professore emerito di progettazionedella facoltà di architettura FedericoII e Nicola Flora docenteall’università di Ascoli Piceno, ilavori sono stati realizzati,dall’architetto Nicola Tenore edell’ingegner Diamante Lanzillo,direttore dei lavori.Coloro che hanno lavorato alprogetto di restauro hanno accoltol’invito della badessa, suor ChiaraPaola Tufili, di aprire il più possibileil setto murario trasversale che perotto secoli ha diviso le Clarisse e ilcoro dallo spazio della cappellaaperto ai fedeli.Mostrando così, un affresco del ‘300di scuola giottesca presente allespalle del coro, da sempre celato aifedeli, e ora invece visibile in tutta lasua bellezza.È stato allargato, infatti, il muro cheseparava le due aree, ed alleggeritala grata che lo sormontava, resaanche meno fitta di prima. Le travi disostegno della volta, invece, sonostate sostituite con delle travi in ferro,successivamente rivestite in legno permantenere l’aspetto originario.Anche il pavimento in cotto è statoricalcato e realizzato con tecnicheartigianali per renderlo il piùpossibile simile all’originale. Il coro delle clarisse interamenteampliato e restaurato ha ospitato inquest’occasione quest’ultime, chehanno intonato i canti nel corso dellacelebrazione insieme ai fedeli riunitinella cappella.L’ex refettorio è decorato con unaffresco raffigurante La Mensa delSignore con San Francesco e SantaChiara, dipinto dopo il 1332 da unoscolaro napoletano di Giotto,Giovanni Barrile. Nella parete difondo del coro, già sala capitolare, èpresente, invece, l’affresco delRedentore fra Santi Francescani conRoberto, Sancia, Carlo di Calabria eGiovanna, realizzato da Lello daOrvieto intorno all’anno 1340.

Il ministro Bindi e il Cardinale Sepe a Paestum al convegno dei Magistrati minorili

Incontro prenataliziodell’Ucsi Campania

con il patrociniodel Comune di Napoli

e in collaborazionecon “Oltre il Chiostro”e San Paolo Edizioni

Nostalgiadi AvventoPresentazione dell’ultimolibro di Gennaro Matino

Venerdì 14 dicembre, alle ore 17, nelComplesso Monumentale di SantaMaria la Nova, in piazza Santa Maria laNova 44, incontro prenatalizio“Nostalgia di Avvento. Conversazioneintorno al presepe, in occasione dellapubblicazione del libro di GennaroMatino “Il pastore della meraviglia”, edi-zioni San Paolo.

Dialogheranno con l’autore: MirellaBarracco, Antonella Cilento, GiulianaMartirani e suor Rosanna Russo.Introdurranno: Donatella Trotta eMassimo Milone. Interventi musicali diPina Cipriani, da concerto natalizio“Quanno nascette ninno”, accompagna-ta dall’Ensemble della Compagnia delSancarluccio.

Adolescenti più sostegno alla famiglia di Luca De Luca Picione

«Rilanciamo l’idea di un Tribunale dellaFamiglia», è l’annuncio del Ministro RosiBindi al congresso nazionale dei magistra-ti minorili promosso dalla FondazioneBanco di Napoli per l’Infanzia. Adolescentioggi: responsabilità e ruoli educativi il temadegli incontri al quale hanno partecipatonumerosi esperti del settore. «Non credoche un ragazzo per essere giudicato possavenire isolato dal proprio contesto familiare-spiega il ministro- per cui la riforma piùimportante che possiamo fare è quella di unGiudice Unico per tutte queste materie.Dobbiamo sforzarci di capire gli adolescentinella loro normalità, non soltanto attraversoi problemi dei soggetti a rischio. Non mi sor-prendono i dati delle inchieste sulla scarsapartecipazione dei genitori alla vita scolasti-ca, la solitudine reciproca nella nostrasocietà è un dato su cui riflettere insieme».

Il Cardinale Crescenzio Sepe ha mani-festato la propria adesione all’iniziativacon una nota affidata al Vicario Episcopaleper la Carità Don Gaetano Romano: «Lafamiglia ha bisogno di essere sostenuta conpolitiche sociali adeguate, affinché sia favo-rita nell’esercizio della responsabilità suapropria, che è quella di essere la principaleartefice dell’educazione dei figli. La stessascuola, vera fucina di cultura dei valori,andrebbe sostenuta con interventi mirati econcreti, che permettano agli educatori diaffiancare, con strumenti idonei, i genitori

nel loro compito pedagogico. E’ missionedella Chiesa quella di contribuire, soprattut-to attraverso gli operatori pastorali, alla for-mazione umana, sociale e spirituale dellegiovani generazioni».

Il ruolo della scuola e le responsabilitàdella società e delle istituzioni vengonosottolineate dal filosofo Aldo Masullo: «Lasocietà nel suo complesso non è ancoradiventata maggiorenne, capace di sceglierein piena autonomia. Ai ragazzi che conside-rano gli altri come mezzo, senza risponderealle norme, chiedo di guardare avanti, per-ché l’etica ci invita al senso di responsabi-lità. Ai giudici ricordo il proprio ruolo dieducatori». Risponde il presidente delTribunale minorile di Salerno PaoloGiannino: «Il giudice incontra l’adolescentenon solo se commette un reato ma anchequando la sua famiglia è oggetto di tutela».Su questa linea l’intervento di LidiaGenovese: «Intendiamo avvalerci dell’espe-rienza dei giudici per rafforzare gli inter-venti sui minori nei loro spazi, sul modellodei progetti già avviati dalla Fondazionenei quartieri di Scampia e della Sanitàd’intesa con la Curia arcivescovile e laRegione ».

Per attuare le nuove strategie, chiedonoi magistrati, occorre studiare e compren-dere le nuove forme di disagio, le nuovepovertà, i nuovi bisogni: accogliere ilnuovo che si sviluppa dentro la società. Unragazzo con problemi di dipendenza, unbambino a rischio sociale, un minore stra-niero non accompagnato, devono poteresigere risposte specifiche ai loro bisogniparticolari. Hanno anche necessità, perpoter realmente crescere ed emanciparsidalla povertà, di una rete di servizi integra-ti efficienti ed efficaci garantiti da investi-menti strategici e strutturali e da standarddi risorse umane dignitose.

Insistere esclusivamente sulla deficien-za della scuola, sul degrado sociale e sullamancanza delle figure genitoriali, indica-tori sempre attuali, ma non più esaustivi,

non consente più, secondo gli esperti, diottenere una chiara e veritiera analisi deifenomeni emergenti. Solo con interventimirati in tal senso, infatti, è possibile ini-ziare ad invertire l’attuale tendenza chevede una costante crescita del senso diinsicurezza che pervade i cittadini.Insicurezza che, tra l’altro, determinarisposte immediate e repressive che, insostanza, nulla modificano delle condizio-ni che il disagio ha generato.

Si pensi, ad esempio, al fenomeno delbullismo. Il reale problema è che accantoa quello che era una costante della scuo-la e della maggioranza delle aggregazionigiovanili, si sono andati innestandonuovi elementi che lo determinano e, inparte, lo modificano. L’uso dei mass-media, intendendo per tali anche i telefo-ni cellulari, è diventato lo strumentoattraverso il quale i bulli riescono a sod-disfare il loro bisogno di protagonismoche li emancipi da un insopportabile ano-nimato.

Nuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 13

Provincia Nuova Stagione14 • 9 DICEMBRE 2007

Mentre l’alba del 20 novembre si affacciavasull’Oasi del SS. Sacramento ad Ercolano, SuorRosa di S. Maria passava alla Casa del Padre cir-condata dalle Suore Figlie di Nostra Signoradell’Eucaristia, che l’hanno amorevolmenteassistita e confortata nei mesi di lunga ed inten-sa sofferenza. Per le Suore è stato come rivivereil dolore e l’addio dell’ultimo giorno di vita ter-rena della Serva di Dio Madre Letizia Zagari, laFondatrice della Congregazione. Suor Rosa, alsecolo Vincenza Pierro, è stata infatti la primacompagna di Letizia Zagari, colei che l’ha segui-ta nell’avventura che il Signore le aveva ispirato,che è stata al suo fianco sempre, che con laMadre ha affrontato i disagi, ha superato gliostacoli, ha condiviso gioie e dolori. Nata aNapoli il 5 aprile del 1918 da Umberto eGiuseppina Alvino, Vincenza Pierro oVincenzina, come era da tutti chiamata, conob-be Letizia Zagari nel 1939 quando entrambe fre-quentavano la Cattedrale di Napoli e l’adiacentechiesa dei SS. Apostoli. Proprio qui mons.Ausilio Ruotolo la presentò a quella che sarebbestata la Fondatrice della Congregazione delleFiglie di Nostra Signora dell’Eucaristia. Insiemea lei c’erano altre ragazze, entusiaste di consa-crarsi al Signore e desiderose di incrementare ladiffusione del Culto a Gesù Sacramentato. «Conla Madre Vincenzina faceva parte della nascente‘Pia Unione delle Sodali Eucaristiche’, cioè un’as-sociazione di signorine particolarmente devote edapostole di Gesù Sacramentato - racconta Suor

Gemma Iardino, Segretaria Generale dellaCongregazione FNSE. - Il 14 dicembre 1940, allapresenza del cardinale arcivescovo AlessioAscalesi, nella Cappella Arcivescovile, insieme a15 creature elette, dal volto radioso ed angelico,emettevano la loro consacrazione verginale men-tre il cardinale aveva tra le mani l’Ostia Santa.Ognuna di esse pronunciava una speciale formu-la di consacrazione a Gesù Sacramentato, rice-vendo dopo dall’arcivescovo una medaglia bene-detta raffigurante S. Giovanni Evangelista chepoggia il capo sul petto di Gesù con la scritta‘Dilectus meus mihi’. Era nata la ‘Piccola Unionedella Divina Eucaristia’, voluta da Madre Letiziae della quale Suor Rosa era parte integrante. Daquesto momento Vincenzina Pierro fu compagnafedele di Madre Letizia”.

Agli inizi del 2005 Suor Rosa ha iniziato ilsuo calvario doloroso che la porterà al ‘consum-matum est’. Varie volte ha ricevuto il dono del-l’unzione dei malati e dell’Eucaristia comeViatico perché Gesù Eucaristia le stesse vicino el’aiutasse nell’infermità. Negli ultimi tempianche ingerire un pezzettino dell’Ostia Santaera però diventato difficoltoso. La sera del 18novembre dal suo letto di dolore, tra le cui col-tri quasi scompariva, lei che è sempre stata esile,con un sussurro ha detto: “Bisogna accettare lasofferenza”. Certamente «sentiremo aleggiaresulla Congregazione e su noi la tua protezione e latua intercessione a nostro favore - l’ha salutatasuor Gemma. - Grazie suor Rosa!».

Il 20 novembre è scomparsa Suor Rosa, la prima compagna di Madre Letizia Zagarila Fondatrice della Congregazione delle Suore Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia

Il dono della sofferenzadi Valeria Chianese

Il saluto dellaMadre Generale «Tu, Suor Rosa, sei stata laprima compagna di MadreLetizia, la prima Figlia diNostra Signoradell’Eucaristia, e sono vivenella nostra memoria loslancio, la generosità el’impegno dell’inizio dellaCongregazione nata nei durianni della seconda guerramondiale. Ho capito che lavita religiosa è sacrificio, quil’ho trovato e ci resto: questeparole pronunciate da te inun momento importante edecisivo della tua vita, hannodeterminato non soltanto larisposta alla chiamata, maanche la vita dellaCongregazione che rischiavadi essere soffocata nel suonascere. Ciò che ti ha distintoper tutta la vita è stato il tuospirito di sacrificio, la tuaofferta al Signore Gesù checontemplavi, adoravi anche dinotte nell’Eucaristia, cheamavi e volevi imitare nel suolasciarsi fare. La tua vitaconsacrata l’hai vissutasull’esempio di questo ‘Sì’,disponibile a Gesù esull’esempio di Maria.L’Eccomi che come Maria haipronunciato anche nell’ultimaora, che ti abbiamo vistovivere in silenzio e umiltà incomunione con Gesù.Ci piace vedere la tuadipartita da questo mondoaccanto allo Sposo che ti havoluto a sè per sempreaccompagnata da Maria chehai voluto stringere fra le tuemani la sua immagine e a cuihai rivolto le tue ultimepreghiere. Ora vivi nella pace,con Gesù e nella piccolaporzione di famiglia religiosache è già nella beatitudine.Parla al cuore della Trinitàdella nostra famiglia religiosa,famiglia da te tanto amataperchè l’hai vista nascere ecrescere. Mettila nel cuore diGesù dove tu ora vivi,continua ad accompagnarcinella nostra fatica quotidiana,intercedi per ognuna di noiperché il sì sia fedele e totale.Accompagnaci, insieme amadre Letizia, da un capoall’altro del mondo adaccendere focolai di preghierae di adorazione, a spezzare ilpane della Parola ai nostrifratelli, a donare speranza eamore a quanti sono assetatidi verità, per indicare che ilregno eucaristico di Gesù è inmezzo a noi,presentenell’Eucaristia».

Molte parole sono state spese sullefatidiche stragi del sabato sera, che,purtroppo, continuano ad insangui-

nare le nostre strade.Ben vengano gli spot pubblicitari che

incitano al senso di responsabilità, ma è evi-dente che non sono sufficienti. E’ un percor-so educativo quello che va intrapreso attra-verso un buon progetto d’educazione strada-le.

Sviluppo della consapevolezza e del sensodi responsabilità sono senza alcun dubbio lameta conclusiva di un Progetto che deveavere una valenza formativa forte, più forterispetto ad altri percorsi già tentati perchépossa veramente incidere nelle coscienze deigiovani – e perché no? – degli adulti.

Da qui la necessità di far conoscere nellascuola i principi della sicurezza stradale e lenorme che regolano la condotta dei veicoli eil comportamento degli utenti, ma non comefini a se stesse, bensì come educazione aduna cittadinanza attiva e responsabile e quin-di mirante ad indirizzare i giovani a forme divita basate sul rispetto di sé, degli altri, delleistituzioni.

L’educazione stradale, in tal senso, benlungi dal ridursi ad istruzioni meramente tec-niche, assume nella scuola il giusto aspettoformativo d’attività che coinvolge appieno lapersona dal punto di vista affettivo, etico,sociale e civile. La sicurezza stradale, infatti,chiama in causa l’intero sistema della convi-venza civile e democratica.

Non ha nessuna difficoltà la scuola a tra-durre gli obiettivi e le finalità dell’educazionestradale in attività didattiche che tenganoconto sia dello stadio cognitivo che gli alunniattraversano, sia della continuità e crescentegradualità del processo di apprendimento,ma -forse- nelle iniziative finora intraprese èmancato quel qualcosa-in-più che scuotesseper davvero le coscienze.

Sono troppi, infatti, ancora oggi i giovaniche al volante diventano facili prede dell’eb-brezza della velocità e si sentono arbitri asso-luti della strada.

Superficialità, egoismo, senso del potere,incoscienza, irresponsabilità costituiscono dasoli o assieme una miscela esplosiva nel reci-dere legami affettivi, distruggere giovani viteo intere famiglie, nell’alimentare il fiume didolore che inonda le nostre strade.

E’ la riflessione sul valore della vita, l’a-more stesso per la vita quel quid che è man-cato, da cui scaturisce il rispetto per sé e pergli altri.

La sola scuola, tuttavia, non basta; ènecessaria la collaborazione, oltre che con lafamiglia, con le forze operanti nel territorioperché avvenga un reale cambiamento neicomportamenti e nelle scelte dei giovani.

Le forze della società dovrebbero unirsiper aderire agli stessi valori, superare le bar-riere istituzionali e relazionali al fine di con-sentire ai giovani l’inserimento in una societàche sceglie la vita consapevolmente e consenso di responsabilità.

Consapevolezza e responsabilitàdi Vittoria Caso

Calendario per il ritirodel PO1 per l’anno 2008

Come tutti gli anni, comunichiamo cheil Provvedimento dell’Ordinario Dioce-sano potrà essere ritirato presso la salariunioni del terzo piano della Curia, dalleore 9.30 alle 12.30 (don AlessandroMaffettone e don Raffaele Grosso), secon-do il seguente calendario:

Lunedì 10 dicembre: decanati 1 e 2

Martedì 11 dicembre: decanati 3 e 4

Mercoledì 12 dicembre: decanati 5 e 6

Giovedì 13 dicembre: decanati 7 e 8

Venerdì 14 dicembre: decanti 9 e 10

Lunedì 17 dicembre: decanati 11 e 12

Martedì 18 dicembre: decanato 13.

Ufficio per la predisposizionedel Provvedimento dell’Ordinario DiocesanoSi avvisano i rev.mi parroci che per ottenere la riduzione della quota capitaria della propria parroc-

chia, per l’anno 2008, contestualmente al ritiro del modulo PO1, è necessario aver presentato la doman-da di abbattimento ed il bilancio consuntivo 2006, con il relativo versamento del contributo, entro i ter-mini stabiliti. Tale provvedimento è reso necessario da motivi organizzativi. Infatti, la precisa e puntua-le compilazione dei modelli richiede il tempo necessario e verrebbe pregiudicata da un ritardo degliadempimenti suddetti, per cui si chiede la gentile collaborazione e comprensione da parte degli stessiparroci.

Nuova Stagione 9 DICEMBRE 2007 • 15

Nuova StagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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L’esperienza di un giovane palestinese, ospite presso il nostro Settimanale per uno stage di formazione sulla stampa cattolica

Pace in TerraSanta

di Nizar Edmond Habash

occupano le colline palestinesi. Questi inse-diamenti sono un altro modo di rendereimpossibile la pace poiché Israele rifiuta dieliminarli, specialmente intorno aGerusalemme, accanto, ovvio, al diniego dirimuovere il muro ed i checkpoints.

Tutto ciò aumenta la sofferenza quoti-diana che ogni palestinese è costretto a vive-re, che è ancora più grande se si è cristiani,i quali preferiscono scappare dallaPalestina. Una stima indica che il loronumero nel 1948 (considerato il primo annodell’occupazione israeliana, al nakba) era dicirca 400.000, quasi il 20% dei palestinesi.Attualmente i cristiani sono solo l’1,7%, undisastro grande per tutta la cristianità: laterra di Gesù sarà vuota di cristiani fra 50anni se la situazione resterà immutata.Pertanto i cristiani nel mondo dovrebberomuoversi rapidamente prima che sia troppo

Ipalestinesi oggi vivono come in unagrande prigione a causa delle diffi-coltà quotidiane dovute all’occupa-

zione e al muro che circonda i territori eche ha tagliato una grande quantità diterra, assegnata dall’Onu, attraverso lerisoluzioni 338 e 242, assieme alla stri-scia di Gaza, all’Autorità NazionalePalestinese. Il problema più grave resrtail silenzio dei governi del mondo su que-sta situazione. Di fatti, come disseGiovanni Paolo II, era neccesari costrui-re ponti e non innalzare muri.

Un’altro grave problema per i palesti-nesi è costituito dai 400 checkpointsisraeliani che tagliano le strade all’inter-no della West Bank, umiliando e calpe-stando la dignità della nostra gente acausa dei numerosi atti di sopruso daparte dei soldati israeliani, che incremen-tano l’odio quotidiano contro Israele.

Lo studio, poi, uno dei diritti piùnaturali che ogni essere umano ha inquesto mondo, è in qualche modo negatoai palestinesi. Infatti, durante gli anni diformazione mi ricordo di un checkpointlungo la strada che portava all’Università.Attendevo ore ed ore prima di passare e,a volte, i soldati israeliani consideravanoun regalo alla propria forza farmi atten-dere 3 o 4 ore sotto la pioggia.

I territori della West Bank, inoltre,sono pieni di insediamenti di israelianigiunti da ogni parte del mondo, che

tardi, incoraggiando i cristiani di TerraSanta con aiuti morali e materiali e, cosapiù importante, lavorando perchè finiscal’occupazione attraverso una pressionesui loro governi affinché svolgano unruolo politico appropriato alla situazio-ne. Io non posso immaginare la terra diGesù senza i cristiani.

Da palestinese che è venuto per laprima volta in Europa, ho trovato moltedifferenze fra la mia terra e questoconti-nente. Ciò che mi ha sorpreso di più è lafelicità sul volto dei ragazzi e dei bambi-ni italiani. Ho potuto vedere la gioia neiloro occhi. È molto facile notare la diffe-renza con i bambini palestinesi, nei cuiocchi è visbile la tristezza, a causa dellesofferenze quotidiane che sono costrettia vivere. Questi ragazzi riflettono il dolo-re nella loro immaginazione e creativitàdisegnando ciò che è impresso nella loromente: carri armati, razzi, un ricordo delloro padre, o della madre, o dei fratelli,uccisi… La loro vita è piena di tragedie.

Che le sofferenze per questi bambinie per tutti i palestinesi possa finire pre-sto. Ne abbiamo abbastanza di uccisionie atti di ostilità in questa terra chedovrebbe essere il posto più pacifico nelmondo, il luogo che dovrebbe spargerealmondo intero l’amore attraverso gliinsegnamenti e la parola di Gesù. Che lapace sia realmente e immediatamente inTerra Santa.

Fino al 28 febbraioal Museo archeologico la mostra

dell’artista milanese Luca Pignatelli

Un viaggiotra passatoe futuro

di Cristina Celli

Il Museo archeologico di Napoli si dimo-stra ancora una volta pronto ad ospitare unamostra singolare che subisce il fascino del-l’arte antica. Fino al 28 febbraio 2008, quattrosaranno le sale occupate dai lavori inediti del-l’artista milanese Luca Pignatelli.

La sua mostra personale, ideata e curatada Achille Bonito Oliva, prevede una compo-sizione di oltre cento tele, quadri di grandeformato e la serie dedicata al tema della cac-cia. Un incontro tra mondo dell’arte e quellodell’architettura, un connubio non del tuttosconosciuto ma che evoca, attraverso deirichiami ad un tempo lontano, i templi grecie romani, la città di Pompei antica e l’atmo-sfera propria di quei luoghi.

Nell’arte di Luca Pignatelli frequente èinfatti il ritorno alla classicità affiancato daun’impronta modernizzante e da tonalitàspesso cupe: «È importante cogliere il momen-to per staccare attraverso un disegno o unsegno. L’aereo che ritroviamo più volte sta asignificare l’elemento di contaminazione diquesta classicità - ha spiegato nel corso dell’i-naugurazione, Luca Pignatelli, assegnandoun ruolo alle numerose anfore attiche rappre-sentate sulle tele - l’idea centrale è quella diutilizzare il ventre di questi vasi come schermidi un cinema antico dove possano essereproiettati dei film».

Singolari sono dunque le proiezioni diaerei da guerra, combattimenti, treni in corsaed il loro inquadramento nel ventre diun’anfora, quasi a fissare in un qualcosa di

eterno, un tempo in movimento.Questi temi sembrano voler condurre l’at-

tenzione verso un viaggio che il nostro artistacompie negli anni; le tracce visive di tale per-corso sono evidenziate dai rattoppi, dai segniusurati e dai lacci spezzati.

Andando più a fondo anche le immagininon sono poi così stabili, gli animali dellescene di caccia si mimetizzano con la naturae scompare lentamente quella distinzione trasoggetto principale e sfondo.

«Queste scene di caccia rappresentanodelle limitazioni, inseguimenti ed annullamen-ti della guerra. Paura ed attesa si adagianosulla tela; la foresta con le sue motivazioni flo-reali rappresenta quasi un luogo continuo disorprese».

Chi osserva le tele si trova di fronte ganci,funi, numeri simboleggianti un linguaggiomuto, motivi esterni e reali che vanno aconfondersi con le ombre ed i giochi di chia-roscuro. La creatività di Luca Pignatelli simanifesta nella scansione di momenti di vitain contesti passati.

«Di Napoli sento fortissima la presenza delmare, un deposito gigante che racchiude unpassato interiore. Anche il cielo è un singolareelemento artistico, forse per la sua irraggiungi-bilità» – ha confessato l’artista pensando allacittà che ospita la sua mostra. Con alcuneimpressioni su Napoli, Luca Pignatelli perso-nalizza in maniera esclusiva la sua esposizio-ne lasciando un itinerario originale e ricco disfumature ai suoi visitatori.

IN RICORDODirezione, Redazione eAmministrazione di“Nuova Stagione”, inter-preti dei sentimenti dellaComunità Diocesana,esprimono a S.E. Mons.Antonio Di Donna,Vescovo Ausiliare e VicarioGenerale, il più profondocordoglio per la scompar-sa dell’amatissimo padre

Ciro

Organizzatodalla Compagnia

del “Borgo Orefici”

Un teatrodi

beneficenzaMessa in scena, al centro

Dehon di Marechiaro“Madama quatte solde”

Il consorzio “Antico BorgoOrefici” costituisce come una sortadi associazioni per le imprese orafeche si trovano, appunto, nel quartie-re degli orafi di Napoli, vero e pro-prio cuore pulsante della tradizionefin dal XIV secolo e nel quale, anco-ra oggi operano oltre trecento impre-se.

Il consorzio ripropone il suoimpegno per la cultura e per per ilsociale con la nascita di una compa-gnia teatrale denominata “BorgoOrefici”. Il gruppo artistico è costi-tuito da orafi e da altri attori inna-morati del borgo e della sua storia.

Tra gli intenti del “Borgo Orefici”quello di coinugare l’arte con labeneficenza. Lo scorso 24 novembre,infatti, grazie ad una applaudita rap-presentazione presso il centro“Leone Dehon”, in via Marechiaro42, di cui è responsabile padreMuzio Ventrella con la collaborazio-ne dell’Osmth Commenda Megaride,sono stati raccolti fondi destinati aibambini della Bielorussia, piccolisfortunati degenti colpiti da patolo-gie tumorali.

Lo spettacolo andato in scena èstata la celebre commedia “Madamaquatte solde” per la regia affidata aNino Orfeo.

Unioni Cattoliche OperaieGiovedì 13 dicembre alle ore 18 nella chiesa del Rosariello in piazza Cavour 124

inaugurazione della Mostra d’Arte Presepiale: “Il Presepe nella pietà popolare”.Saranno presenti l’assistente diocesano don Antonio Tredicini, il delegato arcivescovile

Pasquale Oliviero e il Presidente Provinciale delle Acli, Pasquale Orlando.

Nuova Stagione16 • 2 DICEMBRE 2007

«In nome della vita - Arcidiocesi di Napoli»

NuovaStagione NuovaS

tagioneAnno LXI - Numero 45 - 9 dicembre 2007

SETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI