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N. 44 • 11 dicembre 2016 • 1,00 Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Continuiamo a scrivere la nostra storia Rosanna Borzillo Antonio Colasanto Maria Pia Mauro Condurro Eloisa Crocco Carolyn Sabana Daug Doriano Vincenzo De Luca Alfonso D’Errico Michele Giustiniano Antonio Illibato Emanuele La Veglia Nello Milone Lorenzo Montecalvo Elena Scarici Mariangela Tassielli Anna Turiello Danilo Venturino Gli interventi Giornata di riflessione per i Centri del Vangelo 2 Convegno ecumenico della Cei 4 San Salomone Leclercq, un eroe per Cristo 10 La Napoli eccellente premiata al Diana 11 La Caritas contro la violenza sulle donne 12 Protocollo d’intesa tra Scuola e Diocesi 13 Crescenzio Card. Sepe Presentato il manuale di liturgia di mons. Salvatore Esposito 2 VITA DIOCESANA Il primo “Dialogo con la Città” al Pio Monte della Misericordia 3 PRIMO PIANO DIOCESI I doni arrivati per l’asta di beneficenza del 15 dicembre 8 e 9 SPECIALE Presentato il nuovo Statuto della Deputazione di San Gennaro 13 CITTÀ Mentre siamo in cammino per andare incontro al Signore che viene, vogliamo diocesi concentrare la nostra attenzione e le nostre preghiere su un evento così particolare che contraddistingue una parte della famiglia diocesana - l’Azione Cattolica - in uno dei suoi momenti più significativi: la festa dell’adesione. a pagina 7

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N. 44 • 11 dicembre 2016 • € 1,00

Anno LXX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Continuiamo a scriverela nostra storia

Rosanna Borzillo • Antonio Colasanto

Maria Pia Mauro Condurro • Eloisa Crocco

Carolyn Sabana Daug • Doriano Vincenzo De Luca

Alfonso D’Errico • Michele Giustiniano

Antonio Illibato • Emanuele La Veglia

Nello Milone • Lorenzo Montecalvo

Elena Scarici • Mariangela Tassielli

Anna Turiello • Danilo Venturino

Gli interventiGiornata di riflessione per i Centri del Vangelo 2

Convegno ecumenico della Cei 4

San Salomone Leclercq, un eroe per Cristo 10

La Napoli eccellente premiata al Diana 11

La Caritas contro la violenza sulle donne 12

Protocollo d’intesa tra Scuola e Diocesi 13

Crescenzio Card. Sepe

Presentato il manuale di liturgia

di mons. Salvatore Esposito

2

VITA DIOCESANA

Il primo “Dialogo con la Città”

al Pio Monte della Misericordia

3

PRIMO PIANO DIOCESI

I doni arrivatiper l’asta di beneficenza

del 15 dicembre

8 e 9

SPECIALE

Presentato il nuovo Statutodella Deputazione di San Gennaro

13

CITTÀ

Mentre siamo in cammino per andare incontro al Signore che viene, vogliamodiocesi concentrare la nostra attenzione e le nostre preghiere su un evento cosìparticolare che contraddistingue una parte della famiglia diocesana - l’AzioneCattolica - in uno dei suoi momenti più significativi: la festa dell’adesione.

a pagina 7

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Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 11 dicembre 2016

Ufficio Famiglia e Vita

Si comunica che l’incontro diriflessione e preghiera per opera-tori di pastorale familiare “La fa-miglia sogno e segno di Dio” siterrà nell’Ipogeo della Basilicadell’Incoronata a Capodimonte enon più in Basilica, sempre do-menica 11 dicembre, sempre alleore 17. Inoltre non sarà celebratala Santa Messa a conclusionedell’incontro.

Corso di formazioneUsmi 2016-2017

Primo modulo – FormazioneUmana: “Lascia che ti racconti.Crescere attraverso la conoscen-za di sé e dell’altro”. Intervento ingruppo a cura di AdelaideTartaglia. Prossimi appunta-menti: 13 dicembre; 10 gennaio:La teoria Gender. Orario degli in-contri: dalle 16.30 alle 18.30, nel-la sede di largo Donnaregina 22.

Associazione Figli in Cielo

Le famiglie aderenti all’As -sociazione “Figli in Cielo” si in-contrano, il terzo sabato del me-se, presso la Basilica dell’In co -ronata a Capodimonte.

Prossimo appuntamento, sa-bato 17 dicembre, alle ore 17.L’incontro sarà guidato da mons.Nicola Longobardo.

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese, in-

contro mensile di preghiera deimalati con San GiuseppeMoscati. Il prossimo appunta-mento è per mercoledì 21 dicem-bre, a partire dalle ore 16. Alleore 17, celebrazione della SantaMessa. I padri sono disponibiliad accogliere i fedeli che deside-rano ricevere il sacramento della

Penitenza.

Ufficio MinistriStraordinari della Comunione

Da sabato 28 a lunedì 30 gen-naio, Convegno Diocesano deiMinistri Straordinari dellaComunione, presso il Tempio delBuon Consiglio a Capodimonte.Tema: “Ministro straordinariorivèstiti…delle armi della luceper il tuo servizio ecclesiale” (Ef.

6, 13-20).

APPUNTAMENTI

Presentato nella Basilica di Santa Restituta, alla presenza del Cardinale Crescenzio Sepe, il manuale di liturgia

di Mons. Salvatore Esposito «A Te la lode e la gloria nei secoli»

Formazione e partecipazionedi Doriano Vincenzo De Luca

Tutti ormai conoscono, quasi come un man-tra, la nota e famosa citazione del documentoconciliare sulla Liturgia: ossia «la liturgia è ilculmine verso cui tende l’azione della Chiesa e,al tempo stesso, la fonte da cui promana tuttala sua energia» (SC 10). Ma si potrebbe partireda un’altra citazione della SacrasanctumConcilium, che troviamo nel proemio, vale adire che la liturgia è una risorsa alla quale at-tingere per «far crescere ogni giorno di più lavita cristiana tra i fedeli» (SC 1), per compren-dere il volume di Salvatore Esposito «A Te la lo-de e la gloria nei secoli. Manuale di liturgia»,edito dalla Elledici, e presentato lo scorso 23novembre nella Basilica di Santa Restituta, al-la presenza del Cardinale Crescenzio Sepe.Occuparsi di liturgia non significa affatto par-lare di cerimonie, ma di vita cristiana, cioè divita secondo il vangelo. Di questo mistero e diqueste relazioni, descritte con piglio storico eteologico, S.E. Mons. Francesco PioTamburrino, già segretario dellaCongregazione per il Culto Divino e laDisciplina dei Sacramenti e Arcivescovo eme-rito di Foggia, ha evidenziato come l’autore nesia non solo profondamente innamorato madecisamente “maestro”. «La liturgia cristiana- ha ribadito - immette dentro a un mistero cheviene da Dio, che ci precede e ci accoglie; unmistero che non possiamo determinare da noistessi, ma che dobbiamo accogliere da Dio cosìcome Egli ha voluto rivelarcelo».Liturgia è anche “partecipazione”. Nel rilegge-re il manuale da un punto di vista pastorale,Mons. Ignazio Schinella, docente di teologiamorale presso la Pontificia Facoltà Teologiadell’Italia Meridionale, ha sottolineato che«nel contesto liturgico l’azione del partecipareè ben più che una serie di azioni-atteggiamentiesterni o rituali, ma esige piuttosto una adesio-

quello della “formazione”. A dare una rispostaa questa domanda è stato don Valerio Bocci,direttore editoriale della Elledici, il quale hasottolineato che l’azione educativa aiuta l’uo-mo a uscire da se stesso e a incontrare la realtàin tutte le sue dimensioni. «In questo modo -ha affermato - l’uomo ha un orizzonte amplis-simo entro il quale comprendere e vivere la suaesistenza. Il mondo non viene dimenticato, masantificato; non disprezzato, ma trasformatoin modo da avere dentro di sé la forma della fe-de e quindi la forma di Dio».Il Cardinale Sepe, nel concludere l’incontro,ha espresso «un grazie a don Salvatore per averdonato alla Chiesa di Napoli, e non solo, un te-sto qualificato e significativo, frutto di un lun-go ed accurato studio sulla liturgia, che passaattraverso in un’azione evangelizzatrice incar-nata». Il volume, ha aggiunto ancora ilCardinale, «è un invito a riscoprire ancora dipiù la bellezza della liturgia che non consistenell’ostentazione fastosa ma nella trasparenzaai gesti stessi del Signore, nell’esibizione di ritisganciati dalla realtà, ma nella sobria celebra-zione dei sacramenti».Nei ringraziamenti finali Mons. Esposito, haricordato la valente “scuola liturgica napoleta-na”, alla cui cattedra è cresciuto e si è formato:il Cardinale Corrado Ursi, conosciuto come“l’evangelista del mistero pasquale”, S.E.Mons. Antonio Ambrosanio, Vescovo ausiliaredi Napoli e Mons. Vitale De Rosa, ordinario diTeologia Liturgica e Patristica presso laPontificia Facoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale. La liturgia – come ha specificatonei suoi ringraziamenti in forma trinitaria - èdavvero «il luogo in cui la Trinità entra nelleumili e quotidiane storie dell’esodo umano», illuogo «dove nasce la carità e dove e s’impara aportare gli uni i pesi degli altri».

ne interiore all’atto celebrato, una immedesi-mazione al mistero-sacramento che qui e oraviene attuato nell’azione memoriale». In talsenso il volume di Esposito ben illustra gli ag-gettivi - piena, consapevole, attiva, fruttuosa(cf SC 11; 14) - con cui la Costituzione liturgicaqualifica la partecipazione dei fedeli ai santimisteri.Una volta elencate le principali disposizioni sucome si deve partecipare, il testo si chiede sesarà possibile tutto questo senza una costantee adeguata formazione liturgica dei fedeli e deipresbiteri. Insomma il tema della “partecipa-zione” deve necessariamente coniugarsi con

I Centri del Vangelo condividono una giornata di riflessione sul temadella preghiera. Presente il Vescovo Ausiliare Mons. Lucio Lemmo

«Imparare l’arte dell’ascolto»«La cultura della misericordia si forma nella preghiera assidua, nel-

la docile apertura all’azione dello Spirito, nella familiarità con la vitadei santi e nella vicinanza concreti ai poveri..» (Misericordia et mise-ra, n.20): sono state le parole di Papa Francesco a inaugurare il pri-mo di una serie di incontri tra i Centri del Vangelo provenienti da di-verse parrocchie della Diocesi di Napoli. La riflessione, che ha ac-compagnato la giornata di spiritualità dello scorso sabato 26 novem-bre, è stata incentrata sul tema della preghiera, ampiamente ap-profondito nella recente Lettera Apostolica del Santo Padre,“Misericordia et misera”, scelta per l’occasione come testo di riferi-mento.

Mons. Lucio Lemmo, vescovo ausiliare della Diocesi e relatore diquesta giornata di fraternità, da subito ha evidenziato la priorità del-l’ascolto della Parola, cioè di quell’atteggiamento di docile disponi-bilità e fiduciosa apertura alla voce di Dio. Ascoltare: cioè mettere ilproprio cuore in sintonia con quello di Dio; aprire una porta, dareallo Spirito Santo la possibilità di agire nella propria vita. Questopuò avvenire solo se si mantiene un atteggiamento di umiltà: Dionon può parlare a un cuore indurito dalla superbia, ma soltanto a uncuore pronto a obbedire per amore. A questo proposito, Mons.Lemmo ha aperto una parentesi etimologica proprio su questo ter-mine: obbedire, da ob audire, cioè mettersi in ascolto. Obbedire nonè essere schiavi, ma servi; obbedire è farsi ultimi per gli altri, perchéun servo non possiede altro bene che l’amore. E questo è un bene cheva condiviso, non trattenuto per sé. Il servo per amore obbedisce aDio, ascoltaDio, e raggiunge così la vera libertà. Ma non può essercidavvero ascolto senza la preghiera: “L’arte dell’ascolto si impara pre-gando, ascoltando in silenzio la voce di Dio”, chiarisce Mons.Lemmo, poiché la Parola “è un fuoco che si alimenta di più propriocon la preghiera quotidiana”. Abbiamo bisogno di pregare, cioè didialogare con nostro Padre, ma alla maniera di Gesù: senza sprecaretroppe parole, e andando dritti alla fonte, al Padre Nostro. Pregare,infatti, non è cercare formule, ma piuttosto “ascoltare profonda-mente ciò che lo Spirito Santo ci dice”, chiarisce Mons. Lemmo, chea questo proposito delinea il profilo-tipo di un operatore del Centrodel Vangelo: attento all’ascolto della Parola, della propria coscienza

-luogo privilegiato dove Dio ci parla e prende dimora- e delle neces-sità del fratello, avendo cura di imitare lo stesso atteggiamento cheCristo (Misericordia) ha avuto nei confronti dell’adultera (misera).In un tempo difficile come quello che stiamo vivendo, la Chiesa diDio ha bisogno più che mai di riscoprire la forza potente dell’amoredel Padre, e di farsi essa stessa promotrice di una cultura della mise-ricordia, imparando dalla vita dei santi e fasciando le ferite dei po-veri (cfr. Misericordia et misera, n.20). Pregare, infine, aiuta ciascunodi noi a rivestirsi di luce, nonché a proteggersi dalle incursioni delmale che oggi, in modo particolare, si abbatte violento sull’interaumanità. Ma è proprio la preghiera a dare forza all’uomo, perché lomette in dialogo continuo con il Padre, fonte di quella Speranza chenon deluderà mai.

Al termine della relazione, c’è stato un momento di agape frater-na; i presenti, poi, si sono suddivisi in gruppi di lavoro per condivi-dere alcune riflessioni sulla tematica affrontata. Infine, con la cele-brazione della santa Messa, si è conclusa questa prima giornata diaggregazione tra i Centri del Vangelo, che sono stati congedati daMons. Lemmo con questa importante riflessione: “Senza la preghie-ra non c’è vigilanza; senza vigilanza non c’è la preghiera”.

Carolyn Sabana Daug

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Primo Piano DiocesiNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 3

Rivestiredi dignità

Il prossimo incontro, mercoledì 14 dicembre,

alle ore 11 al Liceo scientifico Sbordone

con Erri De Luca

di Rosanna Borzillo

È il Pio Monte della Misericordia il pri-mo luogo scelto per il ciclo, nel tempo diAvvento, dei “Dialoghi con la Città”dell’Arcivescovo metropolita di Napoli, ilcardinale Crescenzio Sepe. Un luogo simbo-lo, sede della fondazione del primo istitutoche diede vita al Banco di Napoli, e che cu-stodisce il celebre quadro del Caravaggio le“Sette Opere di Misericordia”, che dalGiubileo per Napoli, è logo e filo conduttoredelle Lettere pastorali dell’Arcivescovo.

La terza opera di misericordia, “Vestiregli ignudi”, a cui è dedicata la lettera di que-st’anno, è stata al centro del dialogo che havisto il confronto tra il Cardinale Sepe e loscrittore Maurizio De Giovanni.

Spetta a Fabrizia Paternò dei duchi diSan Nicola, Governatore al Culto e alla be-neficenza e assistenza, ricordare e tracciarel’impegno di una istituzione che dal 1602 sioccupa di chi è in difficoltà. Per fare del benee “farlo bene”, sette giovani Fondatori com-missionarono nel 1606, un dipinto per l’al-tare maggiore della loro chiesa aCaravaggio, al tempo artista già molto fa-moso. Ancora oggi l’associazione si adope-ra, con grande dispendio di risorse e di ener-gie, nel campo dell’assistenza e della benefi-cenza – ha spiegato il Governatore - missiondella sua politica economica e culturale. Inconseguenza dei numerosi lasciti testamen-tari ricevuti nel corso di quattro secoli di vi-ta, il Pio Monte ha realizzato un capitale im-mobiliare e un patrimonio artistico, da cuitrarre reddito per gli scopi istituzionali. Mail Pio Monte oggi – viene ricordato – si di-stingue soprattutto per l’attenzione a chi èin difficoltà, i minori, gli ammalati, gli«ignudi».

Monsignor Adolfo Russo, vicario episco-pale per la Cultura, ha invece ricordato ilsenso dei dialogo: «un’apertura alla città e aisuoi bisogni per trarre da questa riflessioneun motivo di speranza per continuare a por-tare il nostro contributo per una rinascita eper una migliore qualità di vita». «Napoli –prosegue il vicario episcopale– ha bisognodi un ulteriore passo avanti per risollevarsie riprendere il posto che le spetta». Che spet-ta alla città e a tutti coloro che fanno faticaa risollevarsi perché non hanno chi ha cre-duto in loro – come sintetizza lo scrittoreMaurizio De Giovanni – raccontando duestorie di epoche diverse: quella di Grazia diMeglio che nel 1629 vive la difficoltà di un fi-glio rapito dai turchi e di Deborah, una ra-gazzina dei giorni nostri, che non ha vogliadi studiare e ha grandi difficoltà nel prose-guire gli studi. Due storie che si intreccianoe si annodano nell’impegno di carità del PioMonte e sintetizzano la lettera pastoraledell’Arcivescovo. Per Deborah si è studiatoun percorso di accompagnamento, visto ilsuo talento nel comunicare con i bambini;per Grazia Di Meglio, già nel circa quattro-cento anni fa, si pensò a sostenerla e a rico-struire una famiglia in difficoltà.

«Grazie a chi ha creduto in loro – dice DeGiovanni – Deborah ora è una educatrice;Grazia ha visto ricomposta la sua famiglia eha potuto sopravvivere con dignità», perchési è riusciti, in definitiva, prosegue DeGiovanni, a «rivestire gli ignudi con dignitànon con l’abito che ci avanza, ma con quelloche essi ci richiedono». Ecco il vero impe-gno, ecco – come suggerisce l’arcivescovo,nel suo intervento (che riportiamo integral-mente, ndr) ciò «ognuno deve sentire comeresponsabilità: aiutare gli altri, non con unasemplice elemosina, ma riscoprendo il do-vere umano di non lasciar nudo chi ha biso-gno del nostro aiuto».

Al Pio Monte della Misericordia il primo “Dialogo” nel tempo di Avvento. L’Arcivescovo con lo scrittore Maurizio De Giovanni

Servi della storia della nostra città

@ Crescenzio Card. Sepe *

Attraverso i “Dialoghi con la città” la Chiesa ha sentito l’esigen-za di immergersi sempre più nella realtà particolare e concretadella Diocesi. Napoli è tante città in una sola città, così come laDiocesi è una sola ma con tante realtà. Per cui, la volontà e la ne-cessità di incarnare il Vangelo di Cristo nella realtà concreta nonpuò non avvenire se non dentro il mondo, la storia, la geografiadelle nostre città, in questo contesto storico, sociale, culturale e re-ligioso in cui la provvidenza ci ha posto a vivere.

Nei “Dialoghi con la città”, che viviamo nel periodo di Avvento,in preparazione al Natale, riservando la Quaresima per la LectioDivina, il riferimento centrale è sempre il Cristo, il Messia che di-venta uomo per un atto di misericordia, di bontà e di carità. IlSignore non ha voluto lasciare l’uomo alla deriva di se stesso.Questo bambino ha caricato su di sé tutte le sofferenze dell’uma-nità: povertà, violenza, guerre, odio, perché l’uomo si riscattasseda questa situazione di peccato e riscoprisse la sua dignità e la suaidentità di figlio di Dio, creato per la felicità, il bello, il vero, il bene,il giusto. E ci ha anche insegnato il metodo di chi vuol seguirlo sul-la strada che Lui ha tracciato: quello della carità, dell’amore, dellafraternità, dell’amicizia, del dialogo.

Non sono venuto a condannare ma a salvare, e non solo con leparole, ma con le opere. La prima opera, quella più alta, più subli-me, è il donarsi, innocentemente e volontariamente, all’umanità.Maurizio De Giovanni è un grande “pittore”, è un Caravaggio deitempi moderni, perché sa rappresentare, sa descrivere, sa “pitta-re” la realtà in cui viviamo, con i suoi romanzi e i suoi articoli, nonaleatori ma decisamente incarnati nel tempo che viviamo.

La scelta del Pio Monte, in tal senso, non è peregrina. Sappiamobene, dalla storia, come un gruppo di giovani, nel Seicento, senti-rono il bisogno di dare qualcosa di se stessi per sollevare le diffi-coltà, la sorte, le debolezze e le ferite dell’allora umanità depressadalla povertà e dalla malattia.

Da allora, tanti altri hanno rivissuto e riscritto questa storia chenei secoli è giunta ai nostri giorni. E, fra le tante storie moderne,vogliamo ricordare la “Casa di Tonia”, il cui primo capitolo è statoreso possibile proprio perché il Pio Monte ci ha dato l’immobileche abbiamo potuto trasformare in casa di accoglienza per madriin difficoltà. Tonia, pochi giorni dopo la scoperta della gravidanzasi accorse di avere un tumore, e scelse di mettere al mondo la figlia,rinunciando alle cure per sé. Sofia nacque e fu da me battezzata.Ma intanto il male avanzava nella madre e nonostante tutti i ten-tativi per fermarlo, Tonia morì. Un esempio di nobiltà morale, spi-rituale e religiosa di una mamma che ha donato la sua vita per lanascita di questa bambina.

Nella casa che porta il suo nome accogliamo le donne sole e cheattendono un bambino, ma non li separiamo, vivono insieme. Epoi da lì si è sviluppata la medicina solidale, il call center della so-lidarietà, la farmacia solidale.

Quanta solidarietà, quanta carità, che si trasmette, un po’ comela storia di questa grande istituzione che è il Pio Monte, che si tra-manda tra noi affinché ci riconosciamo fratelli e sorelle di unastessa famiglia umana. Chi viene da fuori, chi è ammalato, chi sof-fre non è il diverso da noi, è un noi che vive in una determinata si-tuazione di emergenza, di difficoltà e siamo chiamati a rispec-chiarci in lui, perché, come me, è figlio di Dio, è parte di questa fa-miglia umana. Guai se chiudessimo gli occhi! Tradiremmo la no-stra umanità, tradiremmo noi stessi. L’uomo che si chiude è un uo-mo finito, è un uomo che si autocondanna a morte, è come chi sibarrica in una stanza, chiude tutto e alla fine, senza più l’aria perrespirare, muore di asfissia. L’uomo, invece, che sa immedesimar-si nelle difficoltà, nei problemi, nei bisogni, respira a pieni polmo-ni l’aria della carità.

Egli dona un sollievo, dona qualcosa per cui non viene mai me-no la speranza. Tutto è mosso da questo motore che è l’anima diuna umanità rinnovata.

Don Adolfo Russo, con un’intuizione teologica fondamentale,ha affermato che nel Caravaggio, a proposito dei «vestire gli ignu-di», è il povero che, alla stessa maniera del Cristo che nasce nudo,che illumina la tela. Cristo è così, nudo! La Madonna non avevacon sé nessun panno per coprire il figlio nella grotta. Cristo nascenudo, nudo muore. Cristo è venuto per rivestirci di una dignitànuova. Non si tratta solo della nudità fisica ma di quella morale, lanudità di un’umanità che soffre. Quante centinaia di clochard ac-cogliamo ogni sera: si puliscono, mangiano qualcosa, escono conpanni nuovi… in queste giornate di freddo quante coperte abbia-mo raccolto! Dovremmo pensare più spesso a questa umanità pri-va di dignità: quante donne umiliate, violentate, quanti bambini acui si insegna a maneggiare le armi, denudati della bellezza dellaloro età, quante nudità assurde che rappresentano lo strappo delladignità della persona e dei suoi bisogni.

Ecco, anche noi Allora questo calare nella nostra città, nella no-stra diocesi e sensibilizzarci per dire che anche noi, come hannofatto i fondatori del Pio Monte, dobbiamo sentire la responsabilitàdi aiutare gli altri: non si tratta di fare una semplice elemosina, madi riscoprire il dovere umano di non lasciar nudo chi ha bisognodel nostro aiuto.

Napoli ha ancora bisogno di essere aiutata per migliorare sestessa. A volte ci lamentiamo troppo! Ora basta piangere, faccia-mo quel poco che possiamo perché solo così contribuiremo allacrescita della nostra città e della nostra società. Se ognuno metteun pezzettino di “opera di misericordia” personale alla fine vienefuori un capolavoro come quello di Caravaggio: realizzando leopere di misericordia nella nostra esistenza contribuiremo ad ab-bellire l’ambiente in cui viviamo.

Ringrazio Maurizio De Giovanni, il caro don Adolfo Russo checi guida in questo percorso dei “Dialoghi” e in modo speciale voi,cari amici del Pio Monte, perché la vostra storia sia di esempio pertanti, e il vostro essere e il vostro agire sia come un faro che rischia-ra e soprattutto che invita tutti noi ad essere servi della storia dellanostra città.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

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Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 11 dicembre 2016

Ufficio Pastorale per la Terza Età

ConcorsoPresepeIl Presepe vuole rappresentare lapedagogia di Dio che metteinsieme le generazioni in ognimomento storico. La pedagogiadi Dio di una chiamata (vieni)per imparare a credere nellamisericordia del Padre. In unasequela (seguimi) per rendercicapaci della misericordia delPadre che sa andare oltre ilperdono ed infine, di unmandato (vai) per donaremisericordia a chi ci è accanto.Come ogni anno, l’Ufficio dellaPastorale Anziani si attiva perfar rivivere questo misterodell’incarnazione tra gli anziani,esperti di misericordia, insiemeai figli e nipoti, bacio di unaumanità nuova, come il baciotra il cielo e la terra fatta diuomini, ricchi, poveri e pastori edi Angeli, chiamati dall’unicoDio incarnato. Le generazioniinsieme vogliono cantare cheeterna è la misericordia di Dio.Oggi noi, uomini dentro lastoria, vogliamo cantare con ilpresepe la misericordia di Dio.Il concorso sul Presepe, checome ogni anno suggeriamo difare, vuol essere un modo perpoter catechizzare. Ipartecipanti, dovrannopresentare foto esplicative delmanufatto, con descrizionedettagliata della provenienza econ caratteristiche specifichedell’opera inedita (è graditaanche la foto di qualcheparticolare). Gli elaborativerranno studiati e valutati, dauna commissione diprofessionisti esperti.Il materiale dovrà pervenire,entro e non oltre, mercoledì 4gennaio 2017 presso l’ufficioTerza Età, in largo Donnaregina22, Napoli.Si prega di voler specificare conchiarezza i recapiti dei referenti,in quanto, dopo una primaselezione, la commissionevisionerà gli elaborati piùmeritevoli di considerazione.Per ulteriori chiarimentirivolgersi a: Salvatore Cozzolino(081.73.22.558 –334.62.00.433); Bruno Picariello(081.55.44.324 –328.672.13.27); Edoardo Ferri(081.549.13.28 –328.156.98.20);Ufficio Terza Età (081.557.42.47– dalle 9.30 alle 12.30 il lunedì emercoledì).Tutti i materiali che perverrannosaranno valutati da unaCommissione di Esperti. Lapremiazione avverrà sabato 28gennaio 2017 presso laparrocchia di Santa Maria delCarmine in San Giorgio aCremano.

Cattolici e Protestanti a cinquecento anni dalla Riforma

A Trento, dal 16 al 18 novembre, cattolici e protestanti insieme hanno celebrato il convegno ecumenico annuale della Conferenza Episcopale Italiana

di Michele Giustiniano

A Trento è stata scritta una nuova e fondamen-tale pagina di storia, il cui valore è risuonatofin dalle prime battute nelle parole di monsi-gnor Ambrogio Spreafico: «In questa città, do-ve nel ’500 abbiamo sancito la divisione, venia-mo oggi per sancire l’unità». Memorie è statauna parola ricorrente, per diversi motivi, a par-tire dalla scelta del luogo. «Trento – ha dichia-rato nei saluti d’apertura l’arcivescovo dellacittà, monsignor Lauro Tisi – nell’immagina-rio collettivo viene percepita come il luogo delcontrasto alla Riforma, della condanna aLutero, della nascita ufficiale della divisione,dunque è particolarmente bello e significativocelebrare qui questo convegno».A questa “memoria lontana” dellaControriforma, a questa “memoria che divi-de”, si è affiancata una “memoria recente”, una“memoria che unisce” e che ha fornito un’altraparola-chiave dei lavori: commozione. «Siamoancora tutti presi dalla commozione per quan-to recentemente accaduto a Lund» ha dichia-rato in apertura il pastore Luca Maria Negro,presidente della federazione delle ChieseEvangeliche in Italia, riferendosi al recenteviaggio apostolico di Papa Francesco in Sveziain occasione della commemorazione comuneluterano-cattolica della Riforma. Conoscenza. La necessità di una più profondaconoscenza reciproca, come indicato tra l’altrodal decreto conciliare Unitatis Redintegratio(UR 9), non solo è stata al centro della tavolarotonda tenuta nel primo giorno di lavori (daltitolo “Un tronco, molti rami. Dinamiche sto-riche e teologiche della Riforma”), moderatada Riccardo Burigana, docente del prestigiosoistituto di studi ecumenici di Venezia, ma è sta-ta anche un filo rosso che ha unito molti inter-venti nel corso delle diverse sessioni di lavoro.In molti, sia cattolici sia protestanti, hanno de-nunciato una scarsa sensibilità ecumenica inseno alle comunità, soprattutto da parte deigiovani preti e dei giovani pastori, come con-seguenza di una scarsa formazione ecumenicanel percorso di studi. Da qui l’urgenza di inter-venire con determinazione per arricchire i per-corsi formativi delle facoltà teologiche e dei se-minari dando ampio spazio agli studi ecume-nici.

Nodi teologici. Se è vero com’è vero che l’ecu-menismo non può essere confinato nei recintidelle discussioni tra teologi, è altresì vero chenon può non nutrirsi di progressi nei dibattitie confronti teologici. Lo sanno bene BrunoForte, arcivescovo di Chieti-Vasto, e FulvioFerrario, decano della facoltà valdese diRoma, teologi di chiara fama animati da unaspeciale “parresia ecumenica”, che hanno con-dotto la sessione di lavoro dedicata proprio ai“Nodi teologici del dialogo ecumenico”. Nonsolo riflessioni ecclesiologiche, ma anche temietici e prospettive sul ruolo delle donne nellaChiesa. Il tutto con la consapevolezza che nes-suno ha intenzione di cancellare con un colpodi spugna le differenze, ma anche con il bru-ciante desiderio di riconciliare queste diffe-renze per vivere pienamente da fratelli nell’u-nica Chiesa che è “comunione di differenze”. Diakonia. E se la teologia deve lavorare persciogliere i nodi e “definire la riconciliazione”,c’è un ecumenismo vissuto che la accompagnain questo cammino e che molto spesso la pre-cede. Ne è un esempio l’ecumenismo della ca-rità, ovvero la diakonia ecumenica. Sono giàmolti, infatti, gli ambiti che vedono cristiani didiverse confessioni lavorare da fratelli, fiancoa fianco, nelle opere di carità. Particolarmentesignificativa, a tal riguardo, è stata la sessionecondotta da don Marco Gnavi della comunitàdi Sant’Egidio e dalla pastora valdese MariaBonafede, corredata da video-reportage e te-stimonianze sul lavoro congiunto tra cattolicie protestanti nella creazione di corridoi uma-nitari in favore dei profughi. Concretezza. Testimonianze che hanno richia-mato tutti alla necessità di concretezza, per far

sì che questo incontro non si risolvesse in qual-cosa di “bello ma episodico”, bensì ponesse lebasi per lavorare concretamente, a partire dalgiorno seguente, alla creazione di una struttu-ra “leggera, ma permanente” (una tavola o unsinodo ecc.) che sia già segno visibile dell’unitàche viviamo. «Ci siamo tenuti per mano con il sorriso – hadichiarato nella sessione conclusiva LucaNegro – ma questo sorriso non ci ha impeditodi guardarci negli occhi e parlarci con fran-

chezza anche delle cose che ci dividono». «Nonce le siamo date di santa ragione – ha conclusodon Cristiano Bettega – ma ce le siamo dette disanta ragione. Ci siamo positivamente provo-cati a vicenda, con grande onestà intellettuale,anche a rischio di turbare il clima di grande se-renità nel quale abbiamo lavorato. E tutto ciòci ha portati alla consapevolezza che ora nondobbiamo capire “se”, ma soltanto capire “co-me” le diversità tra noi possono rispettarsi edamarsi vicendevolmente».

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Vita DiocesanaNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 5

La pastorale universitariacambia casaLa Pastorale Universitariacambia casa. Il coordinamentodelle realtà cattoliche in ambitoaccademico trasloca di pochimetri. Su via Mezzocannone, unpo’ più giù della storica sedepassata ai frati di San Lorenzo,al civico 101 c’è l’ex chiesa diSan Girolamo delle Monache,sede napoletana della FUCI(Federazione UniversitariaCattolici Italiani), che ospiterà ilgruppo diocesano negli incontrimensili. Il primo nella nuovasede si è tenuto sabato 3dicembre: tra la visione di alcunivideo, attività di gruppo e unatestimonianza di volontariato siè parlato di nudità intesa comevalore positivo.La lettera pastorale diquest’anno, scritta dal CardinaleSepe, riguarda l’opera dimisericordia “Vestire gli ignudi”e, come scrive la poetessa AldaMerini, «la semplicità è mettersinudi davanti agli altri e noiabbiamo tanta difficoltà adessere veri con gli altri. Abbiamotimore di essere fraintesi, diapparire fragili». Parole al centrodella riflessione degli studenti,così come il celebre passo delvangelo di Matteo recitato daFrancesco d’Assisi nel celebrefilm di Zeffirelli nel discorso aPapa Innocenzo III perl’approvazione della Regola :«Guardate i gigli del campo: noncuciono, non filano. EppureSalomone in tutto il suosplendore non poté maiparagonarsi a loro ».La scelta di entrambi i brani el’organizzazione delle attività èstata curata da Alessia,Carmine, Cristina ed Elisabetta,studenti universitari di variediscipline, che nel loro tempolibero hanno donato qualche oraai loro colleghi, mettendo ingioco loro stessi.Un incontro per giovani,preparato da giovani: siconferma anche inquest’occasione il progettodell’Ufficio diocesano diPastorale Universitaria diaffidare le riflessioni mensili perl’anno 2016/2017 a piccoleequipe, affiancate da un tutordel mondo religioso eaccademico. Questa è stata la volta di BiancaIengo, farmacista e consacratalaica dell’Ordo Virginum,impegnata nel centro diaccoglienza “La Tenda” in unprogetto di distribuzione dimedicinali ai più poveri.Ora l’appuntamento è permartedì 13 dicembre alle 20.30per il Natale Universitario.Come ogni anno il gruppoincontrerà il Cardinale Sepe nelSalone Arcivescovile in LargoDonnaregina per una serata dicanti, balli e condivisione. Nonmancherà la testimonianza daparte di uno studente o unastudentessa che arricchirà glialtri con la sua esperienza divita. Un incontro aperto aiscritti alla Fuci, agli ospiti delleresidenze universitarie della cittàe a tutti i laureandi, ineolaureati e i dottorandi chevogliono partecipare.

Emanuele La Veglia

La scomparsa di don Giuseppe Scotto di Perrotolo, condirettore dell’Ufficio Matrimoni della Curia Arcivescovile. Il rito funebre presieduto da S.E. Mons. Lucio Lemmo presso

l’Istituto delle Francescane Missionarie di Santa Chiara di Pontillo

Sacerdote mite e umile di cuoreNella seconda domenica di Avvento, qua-

si anticipando l’incontro con il Signore cheviene, il Signore ha chiamato a sé donGiuseppe Scotto di Perrotolo, condirettoredell’Ufficio Matrimonio della CuriaArcivescovile di Napoli, dopo essere statoassociato nella sofferenza al mistero dellasua passione e morte. Quanti lo hanno cono-sciuto - le Suore Francescane Missionarie diSanta Chiara “Pontillo”, gli amici confratellinel sacerdozio, i fedeli della comunità par-rocchiale del Buon Consiglio e San Luigi inPortici, gli alunni delle scuole - lo ricordanocon affetto e con riconoscenza, soprattutto isacerdoti e i laici della nostra Curia, in par-ticolare dell’Ufficio Matrimoni, la cui re-sponsabilità è stata vissuta da don Giuseppenon nella freddezza dell’impegno ma sem-pre con l’atteggiamento del buon pastoreche accoglie, ascolta, consiglia, guida e te-stimonia con le parole e le opere l’amore cheil Signore ci dona e ci insegna a donare aifratelli.

Don Giuseppe era buono: ma non era,questa sua bontà, soltanto una naturale dotedell’animo. Essa si nutriva di una fedeprofonda e matura e di una sincera carità.Chiedeva misericordia al Signore per sé, perle sue debolezze, per i suoi limiti: per questosapeva donare e insegnare la misericordia

agli altri e per ciascuno aveva una parola diconforto e di speranza.

Il suo sorriso, la sua pacatezza, la sua di-sponibilità, il suo tratto gentile, come ha ri-cordato il decano don Federico Saporito,all’inizio della liturgia funebre, resterannoper sempre scolpiti nei nostri cuori. «Siamoinvitati a non smarrirci per questo grandedolore che ci ha raggiunto - ha, invece, esor-tato Mons. Lucio Lemmo nell’omelia -.

Viviamo questo dolore nella certezza di ave-re davanti a noi una strada sicura, una ViaSanta. Siamo certi di proclamare oggi, conDon Giuseppe, un inno di gioia, un inno allaVita, perché Don Giuseppe si è incontratocon il Signore della vita, il Signore dei vivi».«Possiamo veramente affermare - ha ag-giunto -, che è più vivo lui, che ciascuno dinoi».

Ma oggi, purtroppo, do Giuseppe non èpiù tra noi, ad invitarci col suo esempio aquella santità a cui tutti siamo chiamati, maquando pensiamo alla presenza di Cristo nelmondo ci piace immaginarla con la dolcez-za e le braccia aperte di questo sacerdote mi-te e umile di cuore. E allora, come ha con-cluso Mons. Lemmo nella sua omelia, «gra-zie don Giuseppe per il tuo amore semprecosì attento e delicato. Grazie per la tuaumanità, la tua cortesia e signorilità. Grazieper la tua bravura musicale che hai saputotradurre in una corretta liturgia. Anche neldolore hai saputo manifestare la tua sere-nità e la tua dignità di Figlio di Dio, dellaChiesa e sacerdote dell’eterno sacerdote. Latua testimonianza di vita ci accompagni inquesto importante cammino di Avvento inattesa del grande avvenimento: il nostro in-contro con Gesù che viene».

Doriano Vincenzo De Luca

Un ricordo di monsignor Luigi Rinaldi, canonico penitenziere del Duomo di Napoli

Assiduo ministro di misericordiadi Antonio Illibato

Non mi è facile stendere un ricordo di monsignor LuigiRinaldi, ora che non ci incontriamo più in via Pietro Colletta, co-me capitava in passato, o in Duomo, quando i penitenti gli con-cedevano un attimo di respiro e i frequentatori dell’ArchivioStorico Diocesano, preferendo occuparsi di altro anziché di ri-cerca storica, mi mettevano in libertà provvisoria. Con lui siscambiava sempre una parola che faceva bene al cuore o una ri-sata franca.

Don Luigi Rinaldi, nato a Capua l’8 febbraio 1925 fu alunnodel Seminario Maggiore; al termine degli studi, il 2 aprile 1949 fuordinato sacerdote in cattedrale dall’indimenticabile CardinaleAlessio Ascalesi. Come consuetudine di quel tempo, fu destinatoalla parrocchia del Duomo, viceparroco di

don Giovanni Bandino, uomo di profonda pietà e ricco di zeloe di umanità. In quegli anni, nel 1950, se ricordo bene, feci la suaconoscenza: don Luigi prete alle prime armi al servizio della co-munità parrocchiale della Cattedrale ed io alunno di ginnasio delseminario di Sant’Aspreno.

Nel dicembre 1952 arrivò il nuovo Arcivescovo, MarcelloMimmi, portatore di nuovi criteri di governo pastorale. Già ret-tore del seminario regionale bolognese, volse il suo primo pen-siero alla formazione dei futuri preti, che trovò dislocati in tre di-stinti seminari, che mostravano ancora ben visibili i segni dellaguerra. A partire dall’anno scolastico 1953-1954 riunì tutti i se-minaristi nell’edificio del Seminario Maggiore di Capodimonte,mettendovi a capo il trentottenne parroco Bandino, coadiuvatoda due vicerettori: Agostino Cozzolino e Luigi Rinaldi, al qualetoccò occuparsi degli alunni di scuola media e di ginnasio.Furono anni di intenso lavoro che i tre sacerdoti affrontaronocon serenità e decisione, sostenuti dalla fiducia dell’Arcivescovo.

Nel gennaio del 1958 il Cardinale Mimmi, nominato segreta-rio della Congregazione Concistoriale, lasciò Napoli; il successi-vo 21 dicembre monsignor Bandino, colpito da infarto, chiuse gliocchi alla luce. Per i collaboratori del defunto rettore del semina-rio era ora di cambiare aria. Il 30 settembre 1960 don AgostinoCozzolino fu nominato parroco di Santa Maria della Neve aPonticelli, dove nel 1988 concluse la sua intemerata esistenza ter-rena. Don Luigi, invece, fu chiamato a ricoprire l’ufficio di cap-pellano dell’ospedale del Cto ai Colli Aminei e di cappellano ag-giunto del carcere di Poggioreale. Insegnò, inoltre, religione ne-gli istituti statali Margherita di Savoia e Pietro Colletta. Il 25maggio 1965 gli giunse la nomina a parroco di Sant’Anna aCapuana.

Il compito non era facile. Il popolare e popoloso quartiereCapuana si portava dietro le ataviche piaghe della povertà, dellamancanza di lavoro e dell’evasione dall’obbligo scolastico dei ra-gazzi, abbandonati a se stessi. Tutte cose che non sfuggivano al-l’attento pastore di anime, inviato dai superiori a svolgere mini-stero pastorale in quel quartiere. Comunque i parrocchiani pre-sero ad apprezzare quel prete pio e dal tratto amabile, ligio al do-vere, assiduo al confessionale, sempre disponibile, ma che nonscendeva a compromessi.

Stimato dall’Arcivescovo e dai confratelli, fu membro delConsiglio Presbiterale Diocesano, decano del nono Decanato,componente del Collegio dei Consultori. Il 24 maggio 1999, suproposta del Cardinale Michele Giordano, fu nominatoCappellano di Sua Santità.

Gli anni intanto correvano e i superiori, scomparso il peniten-ziere mons. Giovanni Mazza, opportunamente pensarono diconferire a lui quel delicato incarico. L’11 novembre 2008 mons.Luigi Rinaldi fu cooptato nel Capitolo Cattedrale. La scelta fattasi rivelò più che felice. Presto egli divenne un sicuro punto di ri-ferimento per le anime bisognose di riconciliarsi con Dio o desi-derose di trovare una valida guida spirituale. Nei primi giorni dimaggio del 2015, su sua richiesta, fu sostituito da un più giovaneconfratello.

Ha trascorso gli ultimi due anni nella Casa del clero, attiguaal tempio della Vergine del Buon Consiglio, dedicandosi al mini-stero delle confessioni. Lo scorso 29 settembre ci incontrammonella basilica di Santa Restituta per la celebrazione della messain suffragio di mons. Michele Schiano. In risposta a un mio com-plimento per la quarta gioventù che stava vivendo, mi accenno aisuoi anni che si facevano sentire. Si preparava ormai all’incontrocon il Padre. Come suo costume, nella serata del giorno 9 novem-bre, se n’è andato in punta di piedi alla Casa del suo Signore.

I funerali si sono svolti il giorno dopo nel tempio del BuonConsiglio. Ha presieduto la celebrazione della messa esequiale S.E. Mons. Salvatore Angerami, Vicario generale, con il quale han-no concelebrato S. E. Mons. Armando Dini, Arcivescovo emeritodi Campobasso, e un nutrito stuolo di sacerdoti amici.

Ora don Luigi, sacerdote mite e umile di cuore, è accanto a Dioper riscuotere il premio promesso a quelli che lo amano. Mentrechiediamo al Signore di essere per lui il sollievo dopo la fatica, lavita dopo la morte, vogliamo anche dirgli grazie per avercelo do-nato.

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Vita Diocesana Nuova Stagione6 • 11 dicembre 2016

LaCaritassi preparaal NataleMons. Gennaro Acampaha parlato con il cuore al cuore degli operatori

Il primo dicembre, numerosioperatori Caritas parrocchiali edecanali, con i giovani delservizio civile, si sono incontratiin via Trinchera per lapreparazione alla nascita diGesù.Il direttore diocesano don EnzoCozzolino ha presentato ilVescovo ausiliare mons.Gennaro Acampa. Intoducendoi due elementi chiave che stannoalla base dell’azione della Caritas:la relazione-comunione e laformazione.Mons Acampa ha parlato sultema: “I Poveri Sacramento diDio (Paolo VI) e Vestire gli ignudi(Lettera Pastorale di SE ilCardinale)” . Ha dato anche unatestimonianza personale diquando era, giovane prete, al suoprimo mandato come Parroco.Allora c’era la conferenza di S.Vincenzo, costituita da personedegnissime della società-bene diNapoli. Ma don Gennarosoffriva, vedendo l’atteggiamentodi sufficienza con il quale questepersone aiutavano i diseredati.“Mettetevi allo stello livello degliultimi… sono nostri fratelli, nonrazza inferiore…”. Dopo il Vescovo Acampa hannotestimoniato tre fratelli chehanno scoperto o riscopertoCristo attraverso la Caritas.Il primo, un ferroviere divorziatoe risposato, si era allontanatodalla Chiesa. Si è riavvicinato aCristo attraverso il volto deipoveri che un lungimirantesacerdote gli ha dato occasione diconoscere ed aiutare.Il secondo, un dirigente diazienda in pensione, volevalavorare in Curia “perammazzare il tempo”. Nellavicinanza con i poveri, hascoperto che Gesù gli stavatrasformando il cuore di pietra inun cuore di carne.Il terzo aveva nella mente solopartite doppie e bilanci aziendali.Poi ha scoperto, in un centro diascolto, di avere una particolarepenetrazione psicologica e dipoter ridare fiducia a tanta genteche la fiducia in se stessa avevaperduto.Dopo le confessioni con moltigenerosi sacerdoti presenti, c’èstato la celebrazione della S.Messa con un bellissimo coro diragazze del servizio civile ed unabreve omelia che si è conclusacon la storica frase: «se po’campa’ senza sape’ o pecche’, manon se po campà senza sape’ pechì».Il bacio della mano del vicino insegno di umiltà durante loscambio della pace e l’Eucarestiahanno coronato una mattinatabreve, toccante e densa di grazia edi spunti di riflessione.

Nello Mirone

L’abbraccio tra il Cardinale e le famiglie ferite

Incontro con separati, divorziati, conviventi, per incontrare tutte le situazioni familiari di dolore

«Rivestiti della dignità di figli di Dio»:Questo è stato il tema dell’ormai consueto in-contro che il Cardinale propone alle famiglieferite, tenutosi sabato 3 dicembre presso laSala delle udienze del palazzo arcivescovile.Infatti da almeno 7 anni puntualmente avvie-ne questo abbraccio tra il Cardinale Sepe e co-loro che vivono la separazione, il divorzio e lenuove unioni. Quest’anno l’appuntamento haassunto una valenza particolare, alla luce delGiubileo della Misericordia, appena concluso,delle novità apportate dall’EsortazioneApostolica Amoris Laetitia. Inoltre, il tema èstato scelto in armonia con la Lettera Pastoraledell’Arcivescovo “Vestire gli ignudi”.

Un intenso clima di raccoglimento ha con-traddistinto l’incontro, davvero partecipato.

Al momento di preghiera si è voluto dareuna connotazione familiare, offrendo la possi-bilità di un dialogo tra il pastore ed i fedeli.Anche la sistemazione della sala ha favorito inqualche modo l’instaurarsi di un clima davve-ro familiare: i partecipanti si sono sistemati at-torno ad un’unica tavolata opportunamentedisposta, ritrovandosi come intorno alla men-sa domestica. Dopo la recita del Salmo 24(“Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potràstare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocen-ti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chinon giura con inganno”), si è letta una medita-zione tratta da un’omelia di don GiovanniSansone, sacerdote della parrocchia diPiedigrotta ormai nella pace di Dio, molto sen-sibile alla realtà dei separati. Questo testo habene introdotto la proclamazione della Parola,dalla I lettera di S. Giovanni (“Noi fin d’ora sia-mo figli di Dio… noi saremo simili a Lui”). E’ se-guito il momento più accorato e familiare dellaserata, dove sono state porte domande attualie scottanti al Cardinale: sull’attenzione e sul-l’accompagnamento dei separati da parte deisacerdoti, che dovrebbero essere disponibilialla direzione spirituale; sulla cura pastorale esull’integrazione dei separati fedeli; sul discer-nimento proposto dall’Amoris Laetitia.Paternamente, come buon pastore, il

Cardinale ha richiamato in primo luogo l’im-portanza di riconoscersi figli di Dio amati dalPadre; successivamente ha preso in esame lequestioni poste alla Sua attenzione, chiarendole problematiche e aprendo orizzonti nuovi. Inparticolare, il Vescovo ha sottolineato la neces-sità che in tutti i sacerdoti ci sia la sensibilità ela preparazione per accogliere e accompagna-re le famiglie ferite dalla separazione; ha ricor-dato che la fedeltà al Matrimonio dopo la sepa-razione è un valore da proclamare e valorizza-re maggiormente; ha auspicato una serena edispirata prospettiva di riflessione e svilupponella guida al cammino di riavvicinamentodelle coppie risposate ai sacramenti dellaRiconciliazione e dell’Eucarestia, che andràvalutata necessariamente “caso per caso”. Inquesto senso, ha auspicato la costituzione diun’equipe diocesana formata di esperti chepossa coadiuvare il Pastore nell’opera di di-scernimento. In sintesi, l’incontro è statoun’occasione preziosa per vivere un’esperien-za di comunione e di Chiesa, in cui si è perce-pita attenzione, affetto, partecipazione e con-divisione.

Al termine, dopo la benedizione, si è distri-buito un omaggio/ricordo particolare: un om-brellino, come a dare un segno della protezione

del Padre per i suoi figli; era accompagnatodalla frase tratta da Isaia: “Ci sarà un riparo perfar ombra di giorno e proteggere dal caldo, e perservir di rifugio e d’asilo durante la tempesta e lapioggia.” La corale della parrocchia di S. CarloBorromeo del Centro Direzionale ha valida-mente contribuito assicurando l’animazionedei canti. Il caloroso saluto con l’Arcivescovo ele foto di gruppo sono stati connotati dallagrande gioia che in tutti traspariva. Lo Spirito,continuamente invocato, ha soffiato piena-mente e si è davvero fatto sentire.

Per continuare questo bel clima e dare altrepossibilità allo Spirito, ci si è lasciati dandosiappuntamento a marzo 2017, dove ci sarà unsecondo incontro con il Vescovo con la novitàdi una particolare attenzione alla situazione divedovanza. Anche questa rientra tra le “ferite”familiari. Infatti, il gruppo di lavoro, emana-zione dell’Ufficio, intende allargare il raggio diattenzione e di cura, e considerare tutte le feri-te della famiglia, non solo quelle derivanti dallaseparazione, per esprimere la reale vicinanza ecompartecipazione della comunità cristiana edel suo Pastore in tutte le situazioni difficili.

Un’ulteriore sfida, una bella proposta e pos-sibilità per la Chiesa di Napoli.

Ufficio Famiglia e Vita

Con la catechesi di oggi – ha detto Papa Francesco in apertura dell’u-dienza generale di mercoledì scorso - concludiamo il ciclo dedicato allamisericordia. Ma le catechesi finiscono, la misericordia deve continua-re! Ringraziamo il Signore per tutto questo e conserviamolo nel cuorecome consolazione e conforto.

L’ultima opera di misericordia spirituale – ha ricordato - chiede dipregare per i vivi e per i defunti. Ad essa possiamo affiancare anche l’ulti-ma opera di misericordia corporale che invita a seppellire i morti. LaBibbia ha un bell’esempio in proposito: quello del vecchio Tobi, il quale,a rischio della propria vita, seppelliva i morti nonostante il divieto del re(cfr Tb1,17-19; 2,2-4). E ci fa pensare a ciò che accadde il Venerdì Santo,quando la Vergine Maria, con Giovanni e alcune donne stavano pressola croce di Gesù. Dopo la sua morte, venne Giuseppe di Arimatea, un uo-mo ricco, membro del Sinedrio ma diventato discepolo di Gesù, e offrìper lui il suo sepolcro nuovo, scavato nella roccia. Andò personalmenteda Pilato e chiese il corpo di Gesù: una vera opera di misericordia fattacon grande coraggio (cfr Mt 27,57-60)! Anche oggi c’è chi rischia la vitaper dare sepoltura alle povere vittime delle guerre. Dunque, questa ope-ra di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenza quoti-diana. Deponiamo nella tomba il corpo dei nostri cari, con la speranzadella loro risurrezione (cfr 1 Cor 15,1-34). È un ringraziamento alSignore per averceli donati e per il loro amore e la loro amicizia. LaChiesa prega per i defunti in modo particolare durante la Santa Messa.Dice il sacerdote: «Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli, che ci hanno pre-ceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Un ricordosemplice, efficace, carico di significato, perché affida i nostri cari allamisericordia di Dio.

Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare anche di pre-gare per i vivi, che insieme con noi ogni giorno affrontano le prove dellavita. La necessità di questa preghiera è ancora più evidente se la ponia-mo alla luce della professione di fede che dice: «Credo la comunione deisanti». È il mistero che esprime la bellezza della misericordia che Gesùci ha rivelato. La comunione dei santi, infatti, indica che siamo tutti im-

mersi nella vita di Dio e viviamo nel suo amore. Tutti, vivi e defunti, sia-mo nella comunione, cioè come un’unione; uniti nella comunità diquanti hanno ricevuto il Battesimo, e di quelli che si sono nutriti delCorpo di Cristo e fanno parte della grande famiglia di Dio. Tutti siamola stessa famiglia, uniti. Quanti modi diversi ci sono per pregare per ilnostro prossimo! Sono tutti validi e accetti a Dio se fatti con il cuore.Penso in modo particolare alle mamme e ai papà che benedicono i lorofigli al mattino e alla sera. Ancora c’è questa abitudine in alcune fami-glie: benedire il figlio è una preghiera; penso alla preghiera per le perso-ne malate, quando andiamo a trovarli e preghiamo per loro; all’interces-sione silenziosa, a volte con le lacrime, in tante situazioni difficili per cuipregare.

Ieri –ha ricordato Papa Francesco - è venuto a messa a Santa Martaun bravo uomo, un imprenditore. Quell’uomo giovane deve chiudere lasua fabbrica perché non ce la fa e piangeva dicendo: «Io non me la sentodi lasciare senza lavoro più di 50 famiglie. Io potrei dichiarare il falli-mento dell’impresa: me ne vado a casa con i miei soldi, ma il mio cuorepiangerà tutta la vita per queste 50 famiglie». Ecco un bravo cristianoche prega con le opere: è venuto a messa a pregare perché il Signore glidia una via di uscita, non solo per lui, ma per le 50 famiglie. Questo è unuomo che sa pregare, col cuore e con i fatti, sa pregare per il prossimo.E’ in una situazione difficile. E non cerca la via di uscita più facile: «Chesi arrangino loro». Questo è un cristiano. Mi ha fatto tanto bene sentirlo!E magari ce ne sono tanti così, oggi, in questo momento in cui tanta gen-te soffre per la mancanza di lavoro … A volte, come dice San Paolo, «nonsappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso in-tercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Comunque, per noi e pergli altri, chiediamo sempre che si faccia la volontà di Dio, come nel PadreNostro, perché la sua volontà è sicuramente il bene più grande, il benedi un Padre che non ci abbandona mai: pregare e lasciare che lo SpiritoSanto preghi in noi. Abbiamo fatto il percorso delle quattordici opere dimisericordia ma la misericordia continua e dobbiamo esercitarla inquesti quattordici modi.

Udienza Generale di Papa Francesco

«Misericordia, impegno quotidiano»di Antonio Colasanto

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Vita DiocesanaNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 7

L’Azione cattolica celebra in Cattedrale con il Cardinale Crescenzio Sepe la festa dell’adesione

Continuiamo a scrivere la nostra storia@ Crescenzio Card. Sepe*

Mentre siamo in cammino per an-dare incontro al Signore che viene, vo-gliamo diocesi concentrare la nostraattenzione e le nostre preghiere su unevento così particolare che contraddi-stingue una parte della famiglia dioce-sana - l’Azione Cattolica - in uno deisuoi momenti più significativi: la festadell’adesione.

Aderiamo, ovvero dichiariamo uffi-cialmente di voler accogliere Cristo nel-la nostra vita, nelle nostre famiglie, nel-le nostre parrocchie, nei nostri decana-ti, nella nostra diocesi. Lo facciamo inun anno speciale, con una promessaspeciale, come quando nell’AnticoTestamento il popolo veniva chiamatoad esprimere la sua fedeltà a Dio conun’alleanza, con un patto stretto e irre-vocabile. Allo stesso modo ci leghiamoa Cristo, esprimiamo la nostra liberaadesione al Signore che ci guida, cheriempie di senso vero e profondo la no-stra esistenza, in questa realtà spiritua-le che è l’Azione Cattolica, il cui cari-sma, fin dalla sua nascita e lungo questicentocinquanta anni, è proprio quellodi essere pienamente inseriti e incarna-ti nella realtà della Diocesi, che si mani-festa attraverso la partecipazione allavita della Chiesa, nelle diverse realtàparrocchiali.

Come possiamo vivere questa chia-mata particolare del Signore nella no-stra vita per essere fermento nella co-munità e nella società? L’esempio civiene da Giovanni il Battista chiamatoa precorrere, cioè ad insegnare la stra-da e il modo per accogliere il Signoreche viene. Certo il Signore è venuto, loabbiamo conosciuto, abbiamo aderitoa Lui, siamo battezzati in Lui, viviamodi Lui, con la nostra fede. E certamenteil Signore verrà alla fine dei tempi perdare il premio a coloro che sono stati fe-deli al suo insegnamento, al suoVangelo. Ma tra questo passato e que-sto futuro c’è un presente che è la storiadella nostra vita.

Noi viviamo nell’attesa dell’incon-tro con Lui, conoscendolo attraverso ilsuo Vangelo, attraverso la vita dellaChiesa, rincontrandolo nella gloria

quando verrà… ma come possiamo an-dargli incontro, come possiamo accoglie-re questo bambino che nasce, come pos-siamo soprattutto cercare di rassomi-gliargli nelle cose che facciamo, nella vitaquotidiana, nella vita partecipativa delleparrocchie? Ancora una volta è Giovanniche ce lo insegna: attraverso un atteggia-mento di umiltà. Il Signore non si fa in-contrare dai superbi e dai prepotenti, dacoloro che vivono di continua sopraffa-zione, Egli desidera un cuore umile: siateumili come io sono umile, accoglieteminella culla del vostro cuore con quellasemplicità, povertà e umiltà con cui sononato a Betlemme. E se c’è qualche cosache ci ostacola in questo nostro andare, inquesto nostro pellegrinare nella vita, conun atto di umiltà e di conversione ricevia-mo quella misericordia che il Padre ci do-

na gratuitamente per ricostruire in noi lacasa di Dio, eventualmente l’avessimo bi-strattata.

Cari amici, caro presidente VitoGurrado - che ringraziamo per questi seianni che sono stati un’altra bella pagina distoria dell’Azione Cattolica non solo no-stra Chiesa diocesana ma anche naziona-le, avendo avuto anche a livello nazionaledelle personalità che hanno arricchito lanostra realtà diocesana - continuiamo asuggellare con il sigillo dell’adesione, delpatto dell’alleanza con Cristo, la storiadella Chiesa di Napoli, scritta appuntodall’azione Cattolica. È la storia sacra, difede, la storia vera che costituisce quellabase su cui anche la società può cresceree maturare.

Queste tessere mettiamole sull’altare,cioè nel cuore di Dio, nel cuore di Cristo,

impariamo da Giovanni Battista a testi-moniare il Signore nell’umiltà e nell’ade-sione senza paura.

Non abbiate paura, è Cristo che ci do-na la forza di testimoniarlo anche in un’e-poca così difficile e così pericolosa.“Aderire” significa entrare in questo rap-porto di amicizia così particolare con ilSignore, vincolo di amore, perché possia-mo tutti noi contribuire alla costruzionedel suo regno che, come abbiamo lettonelle pagine del profeta Isaia, è regno dipace, di giustizia, di carità, di solidarietà,di fraternità.

Cari amici dell’Azione Cattolica, Dio vibenedica per tutto quello che siete, per ilbene che fate alla Chiesa e, in modo parti-colare, alla nostra Chiesa di Napoli, e ‘aMadonna v’accumpagne!

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

Un “sì” che si rinnovaDomenica 4 dicembre, l’Azione cattolica della Diocesi di Napoli ha vissuto la festa

diocesana dell’Adesione, dal titolo “Una storia bella assaje”, nella Chiesa cattedrale, se-gno di comunione e unità della Chiesa di Napoli.

La festa dell’Adesione, che l’Azione cattolica vive tradizionalmente ogni anno l’8 di-cembre, è l’occasione in cui ogni ragazzo, ogni giovane, ogni adulto, rinnova il proprio“sì” a Cristo, alla Chiesa, al mondo, sull’esempio di Maria; è la scelta libera di uomini edonne di diventare cristiani con la proposta formativa dell’Ac; è la volontà di tante per-sone di camminare insieme, nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa, ben consapevoliche da soli si arriva prima, ma insieme si va più lontano.

“Una bella storia” è il tema che accompagna l’Azione cattolica italiana per l’adesione2017: vuole essere infatti il desiderio di fare memoria dei 150 anni che l’associazione fe-steggerà il prossimo 29 Aprile con l’incontro nazionale di Roma; di ringraziare gli uominie le donne che hanno scritto, scrivono e scriveranno queste pagine con la loro passione,le loro gioie, le loro fatiche; di rendere grazie a Dio per le meraviglie che continua a com-piere nella vita dei tantissimi ragazzi, giovani e adulti che scelgono di vivere il loroBattesimo con la proposta dell’Ac.

“Una storia bella assaje” è stata allora l’occasione per l’Azione cattolica di Napoli diritrovarsi insieme, con il suo Vescovo, per vivere tutto questo.

Il primo momento della mattinata ha visto le parrocchie radunarsi sul sagrato dellacattedrale e costruire, con le pagine realizzate dai diversi gruppi parrocchiali, il libro“una storia bella assaje”, segno di questa bella esperienza di Chiesa che si vive in circasessanta parrocchie della nostra diocesi.

A seguire, la Santa Messa caratterizzata da tre momenti speciali: la processione di in-gresso; il saluto del presidente diocesano; il rinnovo del mandato ai presidenti parroc-chiali. La processione di ingresso è stata accompagnata dai simboli dell’associazione: labandiera che ripropone il logo dell’Ac, cioè una croce da cui partono i raggi che devonoilluminare la Chiesa, il mondo, la vita di ciascuno; le tessere che rendono concreto la

scelta di far parte della famiglia dell’Ac; i testi che ogni anno propongono il cammino difede declinato secondo le diverse età e i catechismi che ancorano l’Ac nella Chiesa, perla Chiesa e con la Chiesa; il libro “Una storia bella assaje”. Il saluto, che il presidente dio-cesano Vito Gurrado ha rivolto al Vescovo e ai tanti ragazzi, giovani, adulti, intervenuti,è stato incentrato sul ringraziare Dio “per questa bella storia che va avanti da 150 anni edi cui l’Ac di Napoli è una bella pagina, che permette a ragazzi, giovanissimi, giovani, adulti,di vivere la passione per Gesù e il Vangelo, di fare una bella esperienza di Chiesa e di impe-gnarsi per le nostre città con coraggio e responsabilità” e “ciascuno per la passione, il co-raggio, la fatica che ogni giorno ci mettiamo per continuare questa storia bella assaje”. Ilrinnovo del mandato è stato il momento in cui i presidenti parrocchiali, a nome delle as-sociazioni parrocchiali che rappresentavano, hanno manifestato reciprocamente e ripe-tuto insieme gli impegni della vita cristiana e della missione, che ogni aderente assumeogni anno scegliendo di far parte dell’AC.

Il terzo ed ultimo momento ha visto i ragazzi, i giovani e gli adulti, raccontare alVescovo la vita quotidiana dei gruppi parrocchiali: la cura delle relazioni e delle comu-nità, la custodia del territorio, la passione per la formazione e la responsabilità. Il salutodel Vescovo, la maglietta #marricreo regalata dall’Ac al suo pastore e il selfie con lui han-no concluso la mattinata insieme, un’altra bella pagina di questa “storia bella assaje”.

Danilo VenturinoResponsabile diocesano Acr

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Speciale Nuova Stagione8 • 11 dicembre 2016

Giovedì 15 dicembre alle 19 al Museo diocesano si terrà a favore dei bambini ammalati con il concerto di Valentina Stel

Solidarietà in Quest’anno i progetti mirano alla creazione di un reparto per le cure odontoiatr

di Elena

Due progetti importanti verranno realizzati quest’anno con l’astadi beneficenza natalizia promossa come di consueto dal CardinaleSepe ed in programma il 15 dicembre a partire dalle 19 al Museo dio-cesano di Donnaregina. Protagonista della serata sarà ValentinaStella, presenteranno Gigi e Ross, battitore d’eccezione sarà PeppeIodice. Il primo progetto mira alla creazione di un reparto (il primonel Sud) per la cura dei denti ai bambini disabili le cui prestazioni so-no particolarmente problematiche, dato l’elevato grado di rischio e leevidenti difficoltà legate spesso alla mancanza di collaborazione daparte dei piccoli pazienti. Il reparto verrà realizzato presso l’UnitàOdontoiatrica Pediatrica del Policlinico Federico II diretta da LuigiCalifano e Aniello Ingenito.

L’altra opera è un’ambulanza pediatrica per neonati o prematuri afavore della clinica pediatrica della Sun. Per realizzarli bisognerà ov-viamente puntare ad un buon incasso. Anche quest’anno ci sarannopezzi importanti all’asta, sono già arrivati quelli di Papa Francesco,che ne ha mandati diversi: un bellissimo presepe in madreperla, unapreziosa conchiglia, un medaglione proveniente dall’Iraq raffiguran-te Cristo coronato di spine, una terracotta raffigurante la VergineMaria che protegge la famiglia, una lampada ad olio del venticinque-simo anno santo.

Dal presidente Renzi un vaso in vetro di Murano della prestigiosacasa Venini, due eleganti candelabri in argento dal ministrodell’Interno Alfano, una scultura di san Gennaro di Lello Esposito da

s Vaso di Murano della prestigiosa casa Venini, dono di Matteo Renzi

s Scultura di Lello Esposito raffigurante il voltodi San Gennaro offerta dal Sindaco di Napoli

Luigi de Magistris

s Presepe in madreperlat Medaglione proveniente dall’Iraq raffigurante Cristo coronato di spine

s Madonna in terracotta con

I doni di Pap

s Coppia di piatti da muro donati dal Direttoredell’Automobil Club di Napoli

Antonio Coppola

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SpecialeNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 9

à la serata di beneficenza promossa dal Cardinale Sepe lla. Presentatori Gigi & Ross. Battitore d’eccezione Peppe Iodice

n primo piano riche dei bambini disabili al II Policlinico e un’ambulanza pediatrica per la Sun

a Scarici

parte del sindaco, dal calcio Napoli la maglia numero 1 con la scrittaSepe regalata da Mertens al cardinale e il pallone con le firme dei cal-ciatori della squadra, una scultura dall’editore Rosario Bianco, unacoppia di piatti da muro dal presidente dell’Aci, Coppola. In arrivo idoni del presidente della Repubblica Mattarella, del prefettoPantalone del governatore De Luca.

All’incasso della serata bisognerà aggiungerà quello della trasmis-sione Made in Sud che arriverà in primavera perché va in onda a feb-braio. Lo ha ricordato il direttore della Rai di Napoli Francesco Pintoche in proposito ha anche spiegato che quest’anno la serata di bene-ficenza non si svolge all’Auditorium Rai solo perché c’è una scenogra-fia montata per le trasmissioni fino a fine gennaio ma che comunquela Rai non farà mancare il proprio sostegno. Pinto ha anche lanciatoun’idea originale.

“Promuovere il “format” asta di beneficenza anche per le altre dio-cesi d’Italia in modo che l’idea napoletana possa essere esportata inaltre parti del Paese così come si fa per le trasmissioni”.

Purtroppo i cinquantamila euro raccolti l’anno scorso a favore delCardarelli per comprare un ecografo di alta fascia sono fermi per pro-blemi interni all’ospedale. I biglietti per lo spettacolo del costo di 15euro possono essere acquistati presso la sede del nostro settimanalein largo Donnaregina, 22, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle15 alle 17 o presso il Museo Diocesano che è aperto i giorni feriali finoalle 16,30,anche il sabato mattina, ma è chiuso il martedì.

s Scultura offerta dall’Editore Rosario Bianco

s n in mano una corona di spine

s Una preziosa conchigliat Lampada ad olio del XXV Anno Santo

pa Francesco

s Coppia di candelabri in argento regalati dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano

s Maglietta con scritta numero 1 Seperegalata all’Arcivescovo da Mertens e pallone

con le firme di tutti i calciatori della squadra del Napoli

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Nuova Stagione10 • 11 dicembre 2016

Il primo Santo dei Fratelli delle Scuole Cristiane, martire della Rivoluzione Francese: San Salomone Leclercq, recentemente canonizzato da Papa Francesco

Un eroe per Cristodi Alfonso D’Errico

San Salomone ha accolto l’invito di Gesùe ha fatto emergere dagli abissi del suo cuo-re la spinta e il grido che, durante la rivolu-zione francese, gli chiedeva di congiungersicon tanti Fratelli delle Scuole Cristiane,Vescovi, sacerdoti di congiungersi al pro-prio Creatore. Si è fidato di Gesù, ed ha tra-sformato la sua vita in un pellegrinaggio cheha come meta finale raggiungere il Maestroe il suo fondatore, San Giovanni Battista dela Salle che nel 1716, anziano e stanco, hadesiderato ardentemente di visitare i suoidiscepoli nella città di Boulogne, che Mons.de Langhe li aveva chiamati nel 1710 nellasua Diocesi per istruire gratuitamente ibambini di ogni ceto sociale, fanciulli spor-chi, denutriti e ciarlieri. San Salomone chedurante il suo vissuto ha corso verso una pa-tria ultraterrena più sapiente e più saggiadegli altri, perché ha impegnato i beni dellasua esistenza terrena per accumulare tesoriche né ladri, le volubili circostanze, né la ti-gnola, il logorio del tempo che passa è in gra-do di intaccare e distruggere. Chi l’ha cono-sciuto o lo conoscerà non può che desidera-re di emulare, la sua corsa temporale versol’eterno. San Salomone, con tutte le sue for-ze, si è impegnato a raggiungere il senso pie-no della vita, la perfezione della creaturaumana in tutta la sua ampiezza. Ha impara-to a pensare e ad amare in grande, lasciandorespirare la fragilità umana. Tutta la sua vitasi trasforma in un canto che va crescendolungo il cammino.

Fratel Salomone si mette in ascolto diGesù che passa anche nei momenti terribilidella rivoluzione francese e chiama, si fidadi lui e si dispone a camminare con ilSignore, mano nella mano, lungo gli impre-visti di quegli anni bui che la Chiesa sta vi-vendo con eroismo. La testimonianza diFratel Salomone contiene una straordinariaforza di vita, come il seme del grano che, semuore nel solco della terra, produce moltofrutto. La proclamazione della santità diFratel Salomone è una benedizione per i fra-telli delle Scuole Cristiane sparsi nel mon-do. La sua santità e quella di tanti fratellimartiri è un invito per noi per approfondireil significato della nostra fede per esseresempre più testimoni credibili del Vangeloper divenire seme di rievangelizzazione del-la nostra società. Questi Fratelli delle ScuoleCristiane sono stati capaci di dare la vita,splendidi esempi di fedeltà e di fortezza SanGiovanni Battista de La Salle, fondatore deiFratelli delle Scuole Cristiane nella medita-zione per la festa di San BartolomeoApostolo. Conoscitore della quotidiana fe-deltà al servizio, autentico martire, invitavai suoi figli: «Siete chiamati a sopportare unmartirio continuo non meno violento per l’a-nima di quello che il corpo di SanBartolomeo, dovete, per dir così, strappare lavostra pelle, come si esprime San Paolo; spo-gliarvi dell’uomo vecchio per rivestirvi delloSpirito di Gesù Cristo, che è l’uomo nuovo».

Prodigi nell’eremoLa Canonizzazione di fratel Salomone

Leclercq, Fratello delle Scuole Cristiane,martirizzato a Parigi durante la rivoluzionefrancese, testimonia l’universalita dellaChiesa. La Congregazione delle Cause deiSanti ha infatti pubblicato, un decreto chericonosce un miracolo attribuito all’inter-cessione del Beato Salomone nativo diBoulogne: la guarigione inspiegabile di unabambina dei sobborghi di Caracas, capitaleVenezuelana. Nel 2007, Maria AlejandraHernandez, di cinque anni, viene morsa daun serpente molto velenoso vicino al piccoloorfanotrofio, dove era ospitata. Portata inospedale dopo due giorni, senza aver ricevu-to vere e proprie cure, i medici le danno po-che possibilità di sopravvivenza e propon-gono di amputare la garnba, dicendo che so-lo un miracolo l’avrebbe potuta salvare. Ibarnbini e le suore iniziano allora a pregareper l’intercessione del Beato SalomonLeclercq, la cui statua adorna la cappella

ca, è costretto a lavorare nell’impresa fami-liare.

Dopo un anno di noviziato, FratelSalomone ha l’incarico di insegnare ai bam-bini più piccoli. Porta avanti questo lavoroper nove anni, diventando, di giorno in gior-no, un insegnante molto esperto. La suaclasse contava ben 130 alunni! Per la festadell’Ascensione, il 17 maggio del 1768,Nicolas riceve l’abito dei Fratelli, assumen-do il nome di Fratel Salomone. In quella cir-costanza, il neo-Fratello promette di restarefedele alla sua vocazione fino alla morte.Nell’intendo di perfezionare la sua didatti-ca, tra il 1769 e il 1770, trascorre un anno aRouen per seguire dei corsi di pedagogia.Nel 1772, viene nominato vice-direttore delNoviziato di Maréville e l’anno successivodirettore. Alla sorella scrive una lettera chie-dendole di pregare, perché il Signore gliconceda la luce necessaria per guidare i no-vizi sulla via della perfezione.

Esigente con sé, osservante rigoroso del-la Regola dei Fratelli e dei comandamenti diDio e della Chiesa, Fratel Salomone guida inovizi secondo tre criteri: Lontananza dalmondo e libertà dalle creature; da qui derival’unione a Dio e l’attaccamento alla vocazio-ne. Acquisizione delle virtù – Progresso nel-la perfezione – Sforzo perseverante e gene-roso. Per progredire e ricevere aiuto neglisforzi: Eucaristia, devozione al Sacro Cuoree alla Santa Vergine.

In linea con la Scuola francese di spiri-tualità, Fratel Salomone incentra la sua de-vozione sulla persona di Gesù Cristonell’Eucaristia. Vi attinge le grazie necessa-rie sia ricevendola, sia desiderandola, sia vi-sitandola. Desideroso di unirsi maggior-mente al Salvatore, scopre con gioia il cultoal Sacro Cuore. Nel 1787 Fratel Salomonediviene Segretario del Capitolo Generale epoi del Superiorc Generale Fratel Agathon.Ncl giugno del 1777, per gli studi commer-ciali e contabili effettuati, viene nominatoProcuratore di Maréville. Dovette pensareai problemi pratici, al cibo per i confratelli,alla manutenzione della casa e alle pro-prietà dell’istituzione. Fece l’obbedienza,anche se avrebbe preferito dedicarsi alle co-se spirituali.

Il 14 luglio 1789 con la presa dellaBastiglia scoppia la rivoluzione francese. Ilfurore dei rivoluzionari si abbatte anche so-pra i sacerdoti e i religiosi che sono costrettia prestare giuramento alla CostituzioneCivile. Chi si rifiuta viene imprigionato. Trail 9 e il 10 agosto del 1792 viene imprigiona-to anche il re Luigi XVI e rinchiuso nellaPrigione del Tempio. Sarà ghigliottinato lamattina del 21 gennaio 1793. Nella notte trail 15 e 16 agosto una cinquantina di sbirri ir-rompono nella casa dei Fratelli in RueNeuve.

Prendono prigioniero Fratel Salomone elo conducono nella prigione del Carmelo. Ilgiorno prima aveva scritto una lunga letteraalla sorella Maria, dove tra l’altro si legge:«Soffriamo grati e allegramente le croci e le af-flizioni che Dio ci invierà. Da parte mia nonsono degno di soffrire per Lui, dal momentoche finora non ho sperimentato nulla di cat-tivo, mentre vi sono tanti confessori della fedein difficoltà».

Il 2 settembre del 1792 Fratel Salomoneviene ucciso a colpi di spada nel giardino delconvento. Non ha ancora 47 anni. Il giardi-no del Carmelo fu teatro di uno dei più ter-ribili eccidi avvenuti durante quegli anniterribili: 166 sacerdoti e missionari furonovi massacrati senza alcun giudizio e i lorocorpi gettati nel pozzo del giardino. Neglianni successivi la fama del martirio accom-pagnò la memoria di San Salomone e deicompagni. La vita di San Salomone costitui-sce una testimonianza storica e un esempioedificante per tutti noi oltre a rappresentareuna professione di fede, di speranza e di ca-rità nella gioia e nel dolore ed un bel simboloper i cristiani perseguitati nel momentoodierno.

dell’eremo vicino alla casa. Meno di due oredopo l’inizio della loro preghiera, la piccolaMaria Alejandra torna a riprendere colore ein pochissirno ternpo, scompaiono tutti isintomi del veleno. Il miracolo, che i mediciavevano auspicato sarà riconosciuto nel2011 dalla diocesi di Caracas.

Ma come ha fatto l’irnrnagine di questofuturo Santo, quasi sconosciuto nel suo pae-se d’origine, a entrare in questo eremo sullealture della capitale del Venezuela? È neces-sario sapere che non lontano da li, i Fratellidelle Scuole Cristiane avevano da moltotempo un irnportante noviziato, la cui cap-pella era stata adornata con una statua difratel Salomon, che era stato segretario delsuperiore generale dei Lasalliani, quando,nel 1791, dal governo rivoluzionario fu ap-provata la costituzione civile del clero.Rifiutando il giuramento costituzionale, ilreligioso visse in clandestinità a Parigi pri-ma di essere arrestato nel mese di agosto del1792 e imprigionato nella prigione deiCarmelitani, dove con altri 190 ecclesiastici,fu selvaggiamente ucciso a colpi di spadadurante i massacri di settembre. Questi“Martiri del convento dei Carmelitani” sa-ranno poi beatificati nel 1926 da Papa PioXI. Salomon Leclercq fu quindi il primomartire della sua congregazione, per cui lavenerazione nei suoi confronti si estese intutti i luoghi lasalliani del mondo.

Dopo la vendita del noviziatoall’Università Centrale del Venezuela nel1970, la statua di Fratel Salomon sarebbedovuta andare al collegio La Salle diCaracas, senonché un sacerdote, giàFratello, che aveva una grande devozioneper il Beato francese, chiese ai Fratelli la sta-tua per collocarla nella cappella del piccoloeremo, che egli stava cercando di far rivivereper gruppi di giovani svantaggiati. «Noi lo ri-ceviamo Beato e noi lo vogliamo Santo», di-chiarò il sacerdote installando l’immaginenella cappella. Un desiderio che si è realizza-to il 16 ottobre 2016, in piazza San Pietro,dove Papa Francesco celebrava la canoniz-zazione di san Salomon Leclercq.

I Fratelli di San GiovanniBattista de La Salle

I Fratelli delle Scuole cristiane, sono statiFondati alla fine del XVII secolo, ma è sol-

tanto nel 1725 che Papa Benedetto XIII liammette tra le congregazioni religiose. IFratelli di San Giovanni Battista de La Salle,o Lasalliani dal nome del Fondatore, posso-no dunque essere considerati come comu-nità nuova alla metà del secolo di Luigi XV.Tra i Fratelli non vi sono sacerdoti, né diaco-ni; un abito nero largo, originale, le facciolebianche, un cappello anch’esso nero e unmantello con le maniche svolazzanti, procu-rano loro il nomignolo di “Fratelli quattrobraccia”. Anche il loro insegnamento è com-pletamente innovativo: gratuito grazie allagenerosità dei donatori; niente latino ma ap-prendimento della lettura basato anzituttosul vernacolo, classi divise secondo le età edistinte per bambini destinati agli affari, alcommercio, e all’artigianato, un insegna-mento approfondito di materie più tecnichee professionali: aritmetica, scienze, scrittu-ra dei libri contabili in partita doppia, cambidi valuta, scrittura di contratti. Hanno an-che corsi serali per adulti. Con i Gesuiti, iFratelli delle Scuole cristiane sono tra glieducatori più audaci dell’epoca moderna espesso la loro eccellente reputazione fa sìche rnolte diocesi li richiedano.

Una famiglia cristianaNel 1745, in Francia, nella citta di

Boulogne-sur-Mer, nasce Nicolas Leclercq,futuro Fratel Salomone, da una famiglia be-nestante che commerciava vini, liquori, salee legname. I genitori, profondamente reli-giosi, trasmettono al figlio dei solidi valoricristiani; lo abituano alla preghiera quoti-diana, alla conoscenza della Parola di Dio ealla devozione alla Madonna. Il clima spiri-tuale della famiglia influenza la scelta diNicolas di consacrarsi a Dio, in seguito, scri-verà di sua madre: «Ella suscitò in me il desi-derio di servire Dio e di assicurarmi la salvez-za eterna». A Boulogne, Nicolas frequenta lascuola dei Fratelli delle scuole cristiane,quella che fu visitata dal La Salle nel 1716. Inquesta scuola, nel 1757, mentre imperversa-va la guerra dei Sette Anni tra Francia eInghilterra, Nicolas fa la sua PrimaComunione. Terminati gli studi, Nicolas hala prima ispirazione di seguire la vocazionereligiosa, ma ciò gli viene concesso solo al-l’età di ventidue anni, così, nell’attesa e a mo-tivo della guerra e della situazione economi-

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CittàNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 11

Napoli, aumentano

i morti per incidenti

stradaliUna vittima su due è un centauro.

Il cellulare alla guida è la principalecausa. 192 euro è il costo sociale

pro capite annuo della sinistrosità

Brusca inversione di tendenza sul piano della sicurezzastradale. Gli ultimi dati Aci-Istat sull’incidentalità, infatti,evidenziano un preoccupante incremento dei morti nel co-mune di Napoli, nonostante la diminuzione dei sinistri.

In particolare, nel 2015 hanno perso la vita 28 persone e2.948 sono rimaste ferite nei 2.169 incidenti rilevati nel ca-poluogo campano. Rispetto all’anno precedente, aumenta-no i decessi (+12%), in proporzione maggiore in confrontoall’andamento nazionale (+1,4% in Italia), mentre risultanoin calo sia i sinistri (-0,3%) che gli infortunati (-0,8%), in mi-sura, però, inferiore rispetto al trend registrato nel resto delPaese (rispettivamente, -1,4 e – 1,7 per cento). In altri termi-ni, benché meno numerosi, gli incidenti nella città di Napolisono più gravi, facendo registrare una media di 6 sinistri algiorno, 1 ferito ogni tre ore ed un 1 morto ogni due settima-ne.

Meno grave, sotto il profilo delle conseguenze mortali, è,invece, la situazione in provincia dove si rileva un andamen-to esattamente contrario: diminuiscono, infatti, i decessi (-6,5%; 86 in termini assoluti), mentre aumentano gli inciden-ti (+2,4%; 4.872) ed i feriti (+2,2%; 6.960).

«Tuttavia, i morti potrebbero essere anche in misura mag-giore - ammonisce il Presidente dell’Automobile ClubNapoli, Antonio Coppola - in quanto, secondo laConvenzione di Vienna del 1968, nelle statistiche ufficiali ven-gono presi in esame soltanto i deceduti sul colpo o, comunque,entro il trentesimo giorno dalla data dell’incidente».

In base ai costi generali medi per sinistro stradale, calco-lati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si puòstimare, sul solo comune di Napoli, un costo sociale annuoper gli incidenti con lesioni a persone pari a 187 milioni dieuro: in pratica i sinistri pesano su tutti i napoletani per uncosto medio pro capite pari a 192 euro all’anno.

La guida distratta, dovuta soprattutto all’uso del cellulareda parte dei conducenti, è la principale causa degli incidenti(35,8% dei casi) registrati nel comune di Napoli, compresiquelli mortali (31,3%), precedendo, persino, la velocità ec-cessiva (rispettivamente 17,2 e 25 per cento). Il venerdì è ilgiorno con il più elevato numero di morti (10), mentre la fa-scia oraria più a rischio è quella notturna (dalle 22 alle 6) con7 decessi. Il 28,6% delle vittime ed il 41,9% dei feriti hannomeno di 30 anni. Riguardo ai veicoli coinvolti, il rischio dimortalità più elevato è appannaggio delle due ruote: il 50 percento delle vittime è infatti un centauro.

Dopo Napoli, i comuni dell’area metropolitana dove si re-gistrano il maggior numero di incidenti e feriti sonoPozzuoli (rispettivamente 173 e 239) e Torre del Greco (144e 195), mentre quelli con la più alta quantità di morti sonoGiugliano in Campania (6) ed Acerra (5).

«L’incidentalità stradale è sempre più un’emergenza - com-menta il Presidente dell’Aci Napoli “anche perché le istituzio-ni, a partire dagli Enti locali, fanno molto poco per la sicurezzain questo settore. Preoccupa soprattutto il dato relativo ai gio-vani ed ai motociclisti che rappresentano le categorie più a ri-schio. Si pensi che ben il 71% dei morti causati da incidentinotturni è costituito da persone con meno di 30 anni. Questosignifica che bisogna incrementare le attività di formazione esensibilizzazione degli utenti della strada, ma anche i control-li, specialmente nei giorni, nelle ore e nei luoghi tipici della mo-vida. Nel contempo, urgono interventi per il miglioramentodelle condizioni generali della rete viaria urbana, caratterizza-ta da uno stato di allarmante abbandono. Occorre, pertanto,un’assidua ed efficiente manutenzione, utilizzando, allo sco-po, pure i proventi delle sanzioni, così come prevede l’articolo208 del Codice della Strada. Purtroppo, tali introiti sono, spes-so, impiegati per altre finalità di bilancio. A dimostrazione chei morti, i feriti e gli invalidi causati dai sinistri continuano adessere considerati <figli di un Dio minore>, vittime ineluttabilidi un fenomeno ricorrente che, proprio perciò, non fa più no-tizia. Ed è contro questa rassegnazione e apatia generalizzateche bisogna lottare per stimolare una presa di coscienza collet-tiva su un problema le cui conseguenze, direttamente o indi-rettamente, ci riguardano tutti da vicino».

Premio Aniello AmbrosioMagistrato

In adesione all’iniziativa promossa dalla prof. Lilia GiuglianoAmbrosio, responsabile del Comitato promotore del “Premio AnielloAmbrosio Magistrato”, il Cardinale Crescenzio Sepe ha avuto un incontrocon i due vincitori del Premio suddetto e i primi quindici (tutti napoletani)sui primi trentacinque vincitori del concorso in Magistratura.Nell’incontro con il Cardinale la professoressa ha sottolineato che questigiovani magistrati porteranno nelle sedi loro assegnate i valori culturali,civili e religiosi di Napoli. Uno dei giovani magistrati si è così espresso:«Sono sempre stato convinto che la sinergia tra la Chiesa e la magistraturapossa e debba contribuire a quella lotta strenua per la legalità nelle nostreterre. La speranza sia quella cristiana che quella laica e civile non deve maituttavia abbattersi, ma sempre rinnovarsi e acquisire nuova linfa».

A queste parole si sono aggiunte quelle di un altro vincitore del concor-so: «Sono davvero onorato di essere onorato di essere invitato ad un in-contro con il cardinale Sepe che anche prescindendo dall’altissima leva-tura morale tanto si spende per la nostra Napoli».

Una mensaa Melito

Le comunità parrocchiali diMelito insieme alle suore AncelleEucaristiche e ai Padri delleRedenzione hanno voluto dare unpiccolo segno che rendesse semprevivo l’Anno Santo della Misericordia.Non è segno clamoroso e che destastupore, ma è un piccolo segno cheapre alla speranza di chi, rimasto soloo vivendo la povertà, si è chiuso nellacommiserazione o nello sconforto. Ilsegno è una mensa che prevede ottan-ta pasti, due volte alla settimana,i quali saranno cotti e preparati nellacucina dei Padri della Redenzione eportati dai volontari in quattro puntidel paese dove saranno consumati. Èprevisto anche che un certo numerodi pasti saranno portati, in appositicontenitori, a casa di persone anzianeo impedite, perché ammalati o disa-bili.

È nostra intenzione attivare, in unprossimo futuro, un servizio di assi-stenza medico-infermieristica e lega-le alle persone in difficoltà.

Le comunità parrocchiali di Melito

Le Suore Ancelle EucaristicheI Padri Missionari

della Divina Redenzione

Al Teatro Acacia, la dodicesima edizione del “Premio Napoli c’è”,promosso dall’editore Rosario Bianco

Seguire il “Senso di marcia”di Eloisa Crocco

Lunedì 28 novembre, al Teatro Acacia, si è svolta la do-dicesima edizione del “Premio Napoli c’è”. Nata nel 2005per volontà dell’editore Rosario Bianco, la manifestazioneè indetta dal mensile “l’Espresso napoletano” (edito daRogiosi), da lui diretto, e premia ogni anno uomini e donneche si siano distinti in diversi campi per aver portato in altoil nome della città di Napoli, soprattutto per aver dimostra-to in Italia e nel mondo che il capoluogo partenopeo “c’è”,è vivo, presente, pulsante, e ricchissimo di linfa culturale,artistica, scientifica, sociale.

Quest’anno il tema scelto dagli organizzatori è stato il“Senso di marcia”, intendendo con questa espressione la di-rezione che ogni persona onesta e consapevole dovrebbedare alle sue giornate e più in generale alla sua vita, rispet-tando le regole della convivenza civile, vivendo in armoniacon coloro che incontra lungo il cammino, non scendendoa compromessi con le forze negative della società che purepremono e non sono sempre facili da respingere. Ma la giu-sta direzione alla propria esistenza la si può dare a partiredai piccoli, semplici gesti di ogni giorno; come ha spiegatoRosario Bianco nel suo intervento durante la serata,

«Il mio senso di marcia comincia a casa, ogni mattina,con mia moglie e i miei figli, per proseguire con gli amicidel bar, con i quali da anni condivido il caffè a inizio gior-nata, e poi con i miei collaboratori in ufficio». Un senso dimarcia che da anni si apre, attraverso le pagine de“l’Espresso napoletano”, e attraverso manifestazioni comeil “Premio Napoli c’è”, su Napoli e sulla Campania tutta,portando alla ribalta il positivo che caratterizza questa ter-ra. Particolare attenzione viene posta dal mensile e dalla ca-sa editrice al tema della legalità, a un “senso di marcia” chesignifichi essenzialmente onestà e rispetto delle regole; nelcorso della serata dedicata al premio è stato proiettato unestratto di “Senso di marcia”, docufilm del giornalista e vi-deomaker Duccio Giordano, che segna il debutto come pro-duttore di Danilo Iervolino, presidente dell’UniversitàTelematica Pegaso.

Il docufilm – che è valso a Giordano un premio specialede “l’Espresso napoletano” – narra la storia di un cronistadi nera in viaggio nel paese delle mafie, da Napoli a Gela,Palmi, Reggio Calabria, Milano e ancora Napoli, a toccarecon mano la realtà criminale che attraversa l’Italia da Suda Nord, al di fuori dei luoghi comuni. Undici i riconosci-menti assegnati per “Napoli c’è 2016”: a Raffaele Cantone(presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione) – riti-rato in sue vece da Catello Maresca, pm della DDA diNapoli; allo scrittore Maurizio de Giovanni; al cardiochi-rurgo pediatrico Carlo Vosa; al cardiologo Pio Caso; a LuigiCarrino, presidente del Distretto aerospaziale dellaCampania; all’imprenditore Amedeo Giurazza; ai ricerca-tori Annarita e Giovanni Migliaccio; alla cantante ‘MbarkaBen Taleb; a Enrico Zazzaro, coordinatore dell’area riabili-tativa del Centro IFLHAN di Monteruscello; a Enzo DePaola, presidente dell’Orchestra Sinfonica dei QuartieriSpagnoli, e a Elpidio Iorio, direttore di Pulcinellamente,una rassegna che ogni anno porta il teatro nelle scuole. Laserata è stata presentata da Gino Rivieccio e Simonetta DeChiara Ruffo, e si è aperta con un’esibizione dei ragazzi –tutti tra gli 8 e i 13 anni – dell’Orchestra Sinfonica deiQuartieri Spagnoli, mentre in conclusione si è esibita‘Mbarka Ben Taleb con la sua orchestra.

A consegnare i premi, tra gli altri, il sindaco Luigi deMagistris e il cardinale Crescenzio Sepe, sempre affettuo-samente vicino alla manifestazione. L’arcivescovo ha rice-vuto in dono da Rosario Bianco, in vista dell’annuale Astadi beneficenza organizzata nel mese di dicembre dallaCuria di Napoli, una splendida Madonna opera dell’artistaMario Iaione, autore anche di un’altra meravigliosa scultu-ra che il patron della manifestazione ha voluto regalare alcardinale. Anche Sepe, che da sempre è un faro per la cittàdi Napoli, in prima linea nell’opposizione al mondo del ma-laffare e della violenza, ha invitato il pubblico al giusto “sen-so di marcia”, verso il quale la Chiesa partenopea è chiara-mente orientata, ponendosi come guida per tutti i fedeli.

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Città Nuova Stagione12 • 11 dicembre 2016

Convegno sulla prevenzione e la lotta al cancro all’Aeroporto Militare di Capodichino,con una mostra fotografica di Daniele Deriu, organizzato dal comitato “Ad astra”

Ricucire le ferite(dvdl)Cancro e prevenzione in una loca-

tion d’eccezione: il Salone degli Aviatoridell’Aeroporto militare di Capodichino“Ugo Niutta”. Martedì 29 novembre, infatti,si è tenuto un importante convegno sul temadelicatissimo dei tumori femminili e sullanecessità di un’efficace campagna di pre-venzione tra le giovani donne. Un appunta-mento fortemente voluto dal Comitato “AdAstra” ed in particolare dalla presidenteGiovanna Passariello. Obiettivo dell’inizia-tiva essere vicino alle donne e far sentire lo-ro che non sono e non saranno sole se il malele ha già colpite.

Il Convegno si è aperto con il saluto delcolonnello Luigi Levante, comandantedell’Aeroporto, che ha sottolineato l’impor-tanza di favorire la collaborazione con tuttele istituzioni del territorio, a partire dallescuole. Toccante la relazione di MelaniaMalpede, oncologa dell’Asl Napoli 1 che, apartire dalla sua esperienza personale, haevidenziato come la malattia può essereconsiderata non solo una ferita ma un’op-portunità. Valentina Abate, psicoterapeutadel servizio di oncologia pediatrica dellaSun, e Daniela Barberio, dirigente psicologadella Fondazione Pascale, si sono sofferma-te sulla necessità di ricucire le ferite infertedalla malattia e sul bisogno di prevederenuovi percorsi per migliorare la qualità divita dei malati di tumore.

Michele Orditura, professore associatodi oncologia medica della SecondaUniversità di Napoli, invece, ha illustrato lacosiddetta “Tailored Therapy”, ossia un trat-tamento sempre più personalizzato e mira-to verso le sole cellule neoplastiche. InfineCiro Ruggiero, segretario dell’AssociazioneGenitori Oncologia Pediatrica (Agop) ha il-lustrato il ruolo fondamentale della fami-glia nella cura ai tumori, soprattutto se adessere colpiti sono i bambini.

Il dibattito ha avuto come forte cornice,la mostra fotografica “Scars of Life” allestita

da Daniele Deriu ed illustrata dall’architettoMauro Cangemi. Il titolo “Scars of Life” èemblematico e trasmette già la potenza dellaforza femminile. L’esposizione ha avuto co-me argomento centrale le storie di donneche hanno superato il trauma del tumore alseno e all’utero. Alcune donne si sono lascia-te, appunto, fotografare dall’eccezionale ar-tista sardo Daniele Deriu. “Scars of life” mi-ra ad esaltare il concetto di “ferita”. Nessunodovrebbe nascondere le proprie ferite (fisi-che o spirituali) o vergognarsene, ma valo-rizzarle perché sono le memorie: i simboli di

una lotta che lo hanno reso ciò che è.«In Giappone – spiega Deriu - esiste un

particolare tipo di artigianato che si chiama“Kintsugi” (letteralmente “riparare con l’o-ro”). Quando si rompe un vaso, i Giapponesinon lo gettano ma lo riparano e mettono inevidenza le crepe con l’oro.

Ogni ceramica riparata presenta così undiverso intreccio di linee dorate, unico ed ir-ripetibile. Questa pratica parte dall’idea chedall’imperfezione di una ferita possa nasce-re una forma ancora più alta di bellezza este-riore e interiore».

Semi di pace nella giornatadedicata alla donna

Presso la sede della Caritas Diocesana di Napoli si è svolto il con-vegno sul tema della violenza di genere, quale fenomeno complesso e

multidimensionale che colpisce donne e minori. La problematicanei suoi molteplici aspetti dolorosi e drammatici è da tempo al cen-tro dell’attenzione della cooperativa sociale “Seme di pace” onlusche, con il contributo della Caritas ha elaborato un progetto di assi-stenza psicologica, legale e sanitaria, di inserimento lavorativo peruna articolata riflessione sui temi della violenza assistita e del fem-minicidio con tre principali finalità: l’inasprimento delle pene, l’at-tuazione di misure di prevenzione e l’ideazione di un piano di pre-venzione straordinario contro la violenza sessuale con la possibilitàdi ospitalità presso strutture specializzate per la tutela delle madri edei figli. Nel corso del convegno è emersa la necessità di una norma-tiva che garantisca una efficace e adeguata combinazione tra l’ele-mento repressivo e l’ approccio preventivo.

Il modo migliore per celebrare la Giornata internazionale per l’e-liminazione della violenza contro le donne i bambini e i soggetti de-boli della società è la determinazione a trasformare i numerosi datinegativi in un’occasione di riflessione collettiva, solo attraverso unlavoro congiunto con i diversi attori della società e un processo ditrasformazione culturale, i dati cominceranno a raccontarci una so-cietà libera dalla violenza. Don Tonino Palmese introduce il dibattitoricordando i vari e significativi incontri di Gesù con le donne e la fra-se del Vangelo che recita: “chi dice donna dice dono” parola trasfor-matasi nel tempo in danno. Don Enzo Cozzolino direttore dellaCaritas di Napoli già missionario in Guatemala e Romania, accennaalle tante e dolorose ferite confidategli nel segreto della confessionee alle aggressioni virtuali che avvengono sul web: Per rivestire di di-gnità le donne e i bambini vittime di violenza è necessario un cam-biamento sociale e soprattutto mentale oltre che, purtroppo, di co-stume per eliminare la violenza, occorre attivare un cambiamentoculturale all’interno di una riflessione più profonda, che coinvolgala tradizione della Chiesa, in cui c’è una forte presenza delle donne.

Papa Francesco invita a fare una profonda teologia della donna, ri-cordando come nei Vangeli la presenza delle donne sia fondamenta-le. Occorre riconoscere qualcosa che forse si è dimenticato - ha ag-giunto don Enzo - e cioè che la Chiesa è fatta di donne e di uomini eche le donne sono state considerate da Gesù pari agli uomini. I mal-trattamenti e la violenza sulle donne sono al centro della riflessionee dell’impegno della Caritas non solo per intervenire concretamentea favore delle vittime ma anche per diffondere una cultura del rispet-to, dell’uguaglianza, della dignità della persona mediante una atten-ta e costruttiva sensibilizzazione soprattutto nell’educazione deigiovani, come tante volte ha ricordato e, talora tuonato nelle sueomelie il Cardinale Sepe contro ogni forma di crudeltà e violenza,verso un fenomeno purtroppo in crescita, quello della violenza do-mestica.

I centri antiviolenza sono sicuramente degli strumenti fonda-mentali, perché le donne non solo vengono messe in sicurezza mavengono anche sostenute, accolte e spesso ricostruite psicologica-mente. All’interno dei centri, le donne fanno un percorso individua-lizzato acquisendo sempre maggiore consapevolezza della violen-za subita e della necessità di tutelare la propria integrità fisica e lapropria dignità di persona e di uscire dal tunnel della violenza.All’incontro hanno partecipato avvocati e assistenti sociali per unaarticolata riflessione sui temi della violenza assistita e del femmini-cidio. Dai vari interventi e dal lavoro di monitoraggio e di interventosvolto dal progetto Hypatia è emerso che in Italia i dati sulle donneche subiscono o hanno subito violenza sono drammatici, quasi 7 mi-lioni, un terzo della popolazione femminile tra i 16 e i 70 anni. Si po-ne forte l’esigenza – ha dichiarato Giancamillo Trani, Vice Direttoredella Caritas Diocesana di Napoli – di una valutazione dei progressiregistrati nel corso dell’attività progettuale, ma anche della consta-tazione che, la violenza sulle donne, non è stata certo debellata e ne-cessita di un forte cambiamento culturale.

Anna Turiello

Costruirepontiper costruire la pacePapa Francesco, Cuba, StatiUniti. Analisi di un viaggio che ègià storia. Più che mai dopo lamorte di Fidel e l’elezione diTrump. Cambierà il disgelo,ormai realtà, si chiede il mondo?L’attualità di un viaggio,l’incontro con Castro, i discorsidel Papa Argentino a Plaza dellaRevolution, all’Onu, alCongresso Americano riproposti,con grande attualità, nel volume“The American Pope” (LEV2016) firmato da Paolo Messa,Direttore del Centro StudiAmericano e Consigliere diAmministrazione Rai, MassimoMilone, Direttore di RaiVaticano e Lara Jakes, ManagingEditor di News at Foreign PolicyMagazine di Washington.Dopo la presentazione allaColumbia University di NewYork il libro sarà presentato inanteprima nazionale a Napoli,lunedì 12 dicembre, alle ore ore18 a Palazzo Arlotta (viaChiatamone 63) per iniziativadell’Istituto di CulturaMeridionale presiedutodall’avvocato GennaroFamiglietti, coordinatorenazionale della Federazione deiConsoli Italiani. Presiederà ilCardinale Crescenzio Sepe,Arcivescovo di Napoli. Dopo isaluti del Direttore della LibreriaEditrice Vaticana don GiuseppeCosta e dell’Ambasciatore dellaRepubblica di Bulgaria, MarinRaykov, interverrannoPierferdinando Casini,Presidente della CommissioneEsteri al Senato, Antimo Cesaro,Sottosegretario Beni Culturali,Sergio Cuomo, PresidenteMentoring Usa-Italia Onlus,Alessandro Senatore, Presidentedell’Istituto di CooperazioneItalia-Cuba e SebastianoMaffettone, Consigliere per laCultura della RegioneCampania.Il viaggio americano di PapaFrancesco è già storia. Haportato risultati sorprendentiperché carichi di aspetti e diletture che invitano leistituzioni, la politica, i popoli,ad una pace mondiale che abbiacome modello la ripresa deldialogo tra Stati Uniti e Cuba.

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CittàNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 13

Chiusura Uffici di CuriaSi porta a conoscenzache gli uffici dellaCuria Arcivescovile diNapoli, largoDonnaregina 22,resteranno chiusi damartedì 27 dicembre2016 a giovedì 5gennaio 2017.

IN RICORDO

È tornato alla Casa del Padre

Don Antonio Rotondo

parroco emerito

di Immacolata

e Sant’Anna al Vasto

e Santa Maria

del Buon Cammino

Direzione, Re da zio -ne e Amministrazionedi “Nuova Stagione”partecipano al doloredella famiglia.

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha consegnato al Cardinale Sepe e allaDeputazione del Tesoro di San Gennaro lo Statuto che definisce i ruoli e le competenze

Buon senso per tuttidi Elena Scarici

Pace fatta tra Diocesi e Deputazione su SanGennaro. Il nuovo Statuto consegnato il 2 di-cembre in Curia dal ministro dell’InternoAngelino Alfano, accompagnato dal prefettoGerarda Pantalone, ha chiuso una polemicadurata oltre un anno.

La contesa si è chiusa nel migliore dei modi,a detta del ministro, «perché è prevalso il buonsenso e perché si è raggiunto il giusto equilibriotra la dimensione religiosa che resta in mano alcardinale e la gestione del Tesoro chè è dellacittà, figlia della devozione dei napoletani equindi, spetta alla Deputazione, organismoprettamente laico».

Concorde anche il cardinale che ha ribadi-to: «La laicità della Deputazione è stabilita dauna bolla pontificia. L’importante era trovarel’equilibrio giusto con il culto, che resta uncompito della Chiesa». A sollevare le polemi-che, a gennaio scorso, era stato un decreto delViminale che aveva ridotto i compiti dellaDeputazione ad un fabbriceria (un ente che

provvede alla conservazione e mantenimentodei beni dei luoghi sacri), e disposto che all’in-terno della Deputazione potessero entrare deimembri della Curia. In realtà questo nuovo sta-tuto, che rinnova quello del 1984, riconosce al-la Deputazione l’iscrizione al registro delle per-sone giuridiche ma senza metterne a repenta-glio l’autonomia.

«Tutto è bene quel che finisce bene. Adessofinalmente abbiamo un nuovo Statuto aggior-nato e moderno, che garantisce una stabilitàdelle regole: tutti gli equivoci sono sati brillan-temente superati». Poi i ringraziamenti al pre-fetto e all’arcivescovo che «ha esercitato tuttala sua saggezza ne porre fine a una vicenda cheè nata, e si è conclusa, sotto l’egida di SanGennaro».

Lo Statuto che ha visto un lungo lavoro e va-ri aggiustamenti introduce sostanzialmentedue elementi di novità. Il primo riguarda la no-mina dei membri della Deputazione che nondovranno essere più necessariamente apparte-

nenti a famiglie nobiliari e dovranno essere co-munque nominati sentito il parere dell’arcive-scovo.

L’altro elemento riguarda la gestione deglioggetti della cappella del Tesoro che restano dicompetenza della Deputazione però, trattan-dosi di oggetti sacri, in caso di mostre o altro,sono sottoposti al parere dell’arcivescovo.Equilibrio sí ma con qualche paletto. «È vero –ha aggiunto il cardinale Sepe ci sono state delleincomprensioni, ma sulla base della fede han-no avuto un esito positivo.

Lo Statuto non stravolge la sostanza dei no-stri rapporti: non abbiamo mai messo in di-scussione la laicità dell’istituzione che è statariconosciuta con lettera dal Papa, ma la re-sponsabilità del culto non poteva essere de-mandata ad altri che non fosse la Chiesa». Loha confermato anche l’assessore alla Culturadel Comune Nino Daniele, intervenuto in rap-presentanza del sindaco: «San Gennaro è unpunto di forza dell’unità di questa città»

Il 15 dicembre la Diocesi e l’Ufficio scolastico regionale firmeranno un protocollo d’intesa che consente agli studenti la possibilità di accedere ai percorsi previsti dall’alternanza

scuola-lavoro anche con con enti religiosi

Straordinaria opportunità di formazionedi Maria Pia Condurro*

La firma di un protocollo d’intesa tra due parti ha come presupposto un cammino in-tenso fatto di incontri, comunicazione, accordi, progetti e prospettive di bene comune.È stato, questo, il punto di partenza per un percorso che dal 15 dicembre 2016 segnerà ilfuturo di una intensa sinergia e concreta azione tra l’Arcidiocesi di Napoli e l’UfficioScolastico regionale rappresentati dal Cardinale Arcivescovo Crescenzio Sepe e dalDirettore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Luisa Franzese. È noto a molti chedal 2005 l’alternanza scuola - lavoro è un percorso obbligatorio per gli Istituti tecnici eprofessionali (da quest’anno 400 ore da farsi negli ultimi tre anni di scuola); non tutti, senon quanti operano nella scuola, sanno che questo percorso didattico e formativo è statoesteso anche ai Licei (200 ore da farsi negli ultimi tre anni di scuola), che da quest’annodovranno prevedere questi percorsi per completare la formazione dei giovani (DDL107/2015). La novità, costituita dalla firma del protocollo suddetto, consiste nel consen-tire agli studenti la possibilità di accedere a questi percorsi facendo anche esperienze conEnti religiosi, che possono essere di vario genere, se adeguatamente pronti a sostenerel’alternanza. La via è stata tracciata già da alcune regioni del nord, quali il Piemonte laLombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto, anche se la possibilità che offre questo pattoformativo è ormai divenuta prassi sia per le Associazioni laicali che per la Caritas e le par-rocchie di gran parte d’Italia, che ben hanno tradotto l’alleanza educativa in prassi quo-tidiana.

In un momento difficile in cui la famiglia è attaccata da più parti, gli adulti stentanoa ritrovare se stessi e il modo per divenire autorevoli per le nuove generazioni, quando itradizionali luoghi dell’incontro e dell’inculturazione dei valori sembrano essere superatida modelli e slogan che disorientano, facendo aumentare le fragilità di tutti, non bastaaffidare il proprio quotidiano e persino il futuro alle paludi dei social, dove i più fragili siperdono, se non accompagnati. A quanti si chiedono i perché della gravissima crisi di va-lori dovuta a una strisciante preoccupante mancanza di umanità, anche figlia di una “se-colarizzazione dolce”, la scuola rimane un luogo di trasmissione di valori e, per quantologorati da decenni di false aspettative e esiguità di strumenti, i docenti rimangono unpunto di riferimento essenziale, sia per il quotidiano che per i progetti del futuro dei no-stri giovani. La scuola, dunque, può essere il luogo dove che i giovani possono trovareancora un riferimento positivo, grazie ai tanti docenti che riescono con fatica e dedizione,talvolta con coraggio, a costruire relazioni positive. Per questo, oggi, possiamo coglierel’occasione che ci viene data dall’allargamento dei percorsi dell’alternanza scuola - lavo-

ro, dando la possibilità e la libertà agli studenti di scegliere esperienze e modelli finoralontani da questa esperienza metodologica e didattica che può coniugarsi con le migliaiadi esperienze del volontariato che offre da sempre la nostra Chiesa di Napoli.

A questo punto, viene spontaneo chiedersi se l’occasione dei percorsi di alternanzascuola-lavoro non possano essere visti come mero e maldestro tentativo di proselitismo.È ovvio che tutte le esperienze possono incappare in questo errore; pertanto, l’esperienzava vista come occasione straordinaria per fare incontrare i giovani con il mondo della so-lidarietà, della cultura della ricchezza del patrimonio artistico storico della Chiesa che èa Napoli, lasciando piena libertà ai giovani di scegliere di arricchirsi di quanto possiamooffrire come comunità. L’incontro, in questo caso, passa sempre attraverso le personeche accompagnano e fanno da guida nel cammino. Per questo motivo, sia l’UfficioScolastico Regionale che l’Ufficio delle Aggregazioni Laicali del Settore Laicato, in pienasintonia con l’Ufficio di Pastorale scolastica seguiranno da vicino le esperienze che, a par-tire da quest’anno potranno aprire la strada a decine di percorsi in cui gli studenti potran-no conoscere e sperimentare l’immenso flusso di generosità che vive nel nostro Paese eche per tanti potrà anche essere occasione per la scelta del terzo settore come strada perun futuro impegno lavorativo, oltre che modello di valori fatti quotidiano nella vita dellemigliaia di volontari che affollano le mense per i poveri, che fanno doposcuola gratuita-mente nelle associazioni e nelle parrocchie, nei volontari che portano cibo ai senzatetto,in quelli che studiano e fanno conoscere i tesori immensi dell’arte religiosa nei musei enegli archivi diocesani e parrocchiali ed in quelli che si chinano sui disabili di ogni genere,con l’amore e l’umanità che fa vivere e sperare questo mondo. Il 15 dicembre, dunque,presso il Salone Galatea della Stazione marittima, sarà firmato questo primo protocolloche vede Napoli come prima diocesi del Sud a intraprendere questa esperienza, dandoun quadro normativo completo e di riferimento per quelle realtà scolastiche e diocesaneche vorranno sperimentare questo cammino. I giovani studenti di 15 Scuole secondariedi secondo grado saranno i protagonisti veri di questo percorso. A loro spetterà presen-tare quanto già sperimentato nei progetti fatti, incontrando il mondo del volontariato edella solidarietà. Nella stessa mattinata, le scuole avranno anche l’opportunità di incon-trare i rappresentanti di Associazioni e Movimenti che potranno farsi conoscere e stipu-lare, nel futuro, protocolli d’intesa, che saranno di riferimento esperienziale per quantivorranno spendere questa straordinaria opportunità di formazione.

* Direttore Ufficio Aggregazioni laicali

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Cultura Nuova Stagione14 • 11 dicembre 2016

Opera PellegrinaggiArcidiocesi di Napoli

Viaggioin IndiaL’Opera Pellegrinaggidell’Arcidiocesi di Napoliorganizza un viaggio inIndia, da mercoledì 22 avenerdì 31 marzo 2017: diecigiorni e nove notti con volodiretto di linea dall’aeroportodi Fiumicino. La quota dipartecipazione è di 1.910euro, comprensiva diiscrizione e tasseaeroportuali.Prenotazioni entro martedì10 gennaio 2017.Per ulteriori dettagli einformazioni: 081.557.42.56– 333.581.75.25 –333.581.75.12 –[email protected]

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Al Teatro Augusteo Giuseppe Fiorello presenta il suo spettacolo su Modugno

La vita in un sogno«Salgo a bordo del deltaplano delle can-

zoni di Domenico Modugno e sorvolo la miainfanzia, la Sicilia e l’Italia di quegli anni, lefacce, le persone, vicende buffe, altre dolo-rose, altre nostalgiche e altre ancora che po-tranno sembrare incredibili. Attraversoquesto viaggio invito i protagonisti dellamia vita ad uscire dalla memoria e accom-pagnarmi sul palco, per partecipare insiemead un avventuroso gioco di specchi», cosìGiuseppe Fiorello presenta il suo spettaco-lo, in scena al Teatro Augusteo di Napoli, cheha registrato il tutto esaurito dal 2 al 4 di-cembre scorso.

“Penso che un sogno così…” di GiuseppeFiorello e Vittorio Moroni, con la regia diGiampiero Solari e le musiche eseguite dal vivo da DanieleBonaviri e Fabrizio Palma, dopo il grande successo delle prece-denti stagioni, è tornato, infatti a grande richiesta nei più impor-tanti teatri italiani.

In un gioco di rimandi Giuseppe Fiorello vola sulle note diDomenico Modugno alla ricerca del tempo perduto della sua in-fanzia, quando non era altro che un “picciriddu” timido e intro-verso; l’ultimo di quattro fratelli che sognava la musica, il cine-ma, il teatro.

E attraverso le canzoni di Modugno, Fiorello rievoca la me-moria di papà Nicola: scomparso all’età di 58 anni «in un giornodi carnevale e col sorriso stampato sulle labbra». Una figura chel’attore siciliano riveste di grande passione, ricordandone la vi-talità, gli slanci e la somiglianza con Modugno: dal baffo à laClark Gable all’abitudine di cantare con le braccia sempre aper-te. «E cantava e guidava, e guidava e fumava…».

Due ore di spettacolo dove Fiorello – in un intreccio continuotra la sua storia, quella della sua famiglia e, soprattutto, quelladel padre tanto amato – solca anche le orme di Modugno: cantoredi un’Italia felice, spensierata e – proprio per questi motivi –un’Italia che si apprestava a vivere i mitici ed indimenticabili an-ni Sessanta.

Due ore che scorrono via veloci in cui Fiorello, senza pause eflessioni, intreccia la sua autobiografia attraverso i successi delcantautore pugliese: da “Tu si na cosa grande” a “Resta cu me”,“Meraviglioso”, “Cavaddu ciecu de la miniera”, “Lu minaturi”,“Amara Terra Mia”, “Malarazza”, “Piove”, “Vecchio Frac”. Finoa che non arriva l’indimenticabile giacca color carta da zuccheroche Modugno indossò al festival che lo vide vincitore con “Nelblu dipinto di blu”.

Il pubblico entusiasta rivive un ricordo, un’emozione ma sen-za dubbio una interpretazione magistrale di un’artista a tuttocampo.

Rosanna Borzillo

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Beato Giovanni MarinoniSacerdote – 12 dicembre

Nacque a Venezia, il 24 dicembre del1490.

Dopo essere stato sacerdote in quellaDiocesi e canonico della Basilica di SanMarco, chiese a San Gaetano Thiene di es-sere accolto nella nascente famiglia reli-giosa dei Chierici Regolari.

Con ardore apostolico predicò la rifor-ma della vita cristiana a Napoli, dove sitrasferì nel 1533, e in altre città. Curò inmodo particolare i monasteri femminili,gli istituti di carità, la direzione delle ani-me, tra cui Sant’Andrea Avellino e il BeatoPaolo Burali d’Arezzo, e si adoperò per in-dicare ai potenti la via della pace.

Morì a Napoli il 13 dicembre del 1562 efu sepolto nella chiesa di San PaoloMaggiore.

Sant’AgnelloAbate – 14 dicembre

Dal “Libellus miraculorum SanctiAgnelli”, composto da Pietro Suddiacononel decimo secolo, si evince che il Santo fuAbate del Monastero di San Gaudioso aNapoli e che morì al tempo di SanGregorio Magno tra il 593 e il 600. SanPietro Suddiacono, che i calendari napo-letani, tra i quali il più antico è ilTutiniano, del dodicesimo secolo, ed an-che quelli di Lucca, attestano cheSant’Agnello visse sessantuno anni.

Egli fu esponente della prima vita ere-mitica e cenobitica a Napoli e si distinseper l’esercizio delle più elette virtù.Monumento di particolare importanzaera il suo titolo sepolcrale, visibile, fino al1915, sulla parete posteriore dell’altaremaggiore della chiesa parrocchiale diSant’Agnello a Caponapoli.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 11 dicembre 2016 • 15

La gioia: un preziosofruttoÈ la domenica della gioia,giorno in cui urlare al mondo lemeraviglie che il Signore staoperando nella nostra vita enella storia. Giorno in cuiraccontare tutto ciò che i nostriocchi vedono e che le nostreorecchie ascoltano (cfr. Mt11,4): gli zoppi camminano, isordi odono, i mortirisuscitano...Ma noi – diciamocelo –nonvediamo tutto questo. Anzi,forse, in questo momentoqualcuno tra noi hasperimentato la visita di sorellamorte, che non tornerà sui suoipassi. Forse qualcuno checamminava speditamente hainiziato a zoppicare e chi vivevabene sta morendo a causa diuna malattia. E poi in tanteparti del mondo la terra si staimpoverendo di vita, di cultura,di persone, a causa di guerre,ingiustizia e violenza.E allora, cosa dovremmoraccontare? Dove sta la gioia dicui parla il Vangelo? Dove sonofinite le promesse del profetaIsaia?L’apostolo Giacomo ci direbbe:«Guardate l’agricoltore: egliaspetta con costanza il preziosofrutto della terra» (Gc 5, 7-10).Forse è proprio qui la rispostache cerchiamo. Le promesse diDio non diventano storia, non sirealizzano senza di noi e senzala nostra povera e incerta fede.Le promesse sono il preziosofrutto che germoglia dalla nostravita quando Dio riesce adabitarla e a trasformala.E allora, facciamogli casa,prepariamogli una buonaaccoglienza, perché tutto ilmondo possa vedere eraccontare le meraviglie che Dioopera in noi sordi, zoppi, ciechi,morti...Vieni Signore Gesù, toccaci etrasformaci!

La preghieraVieni, Dio della gioiache brilla tra le lacrime;vieni, Dio della vitache germoglia nelle steppe;vieni, Dio della speranzache infrange la disperazione;vieni, Dio del futuroche va oltre la notte.

Signore Gesù, vieni tra noie insegnaci a vedereciò che i nostri occhinon riescono più a vedere,insegnaci a crederein ciò che il nostro cuorenon riesce più a sperare.Vieni, Signore, vienie donaci la gioia profondadi chi sa di avere in tetutto! Amen.

Le preghiere dei fedeli per ibambini, scritte ispirandosi alVangelo ogni domenica, verran-no messe a disposizione sul mioblog www.cantalavita.com.Potranno essere usate anche co-me preghiera di intercessionedurante l’incontro di catechesisettimanale.

Mariangela Tassielli

11 dicembre. Terza Domenica di Avvento

La parola di Dio è medicina che sanaIs 53, 1-6. 8; Sal 145; Gc 5, 7-10; Mt 11, 2-11

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

365 giorni con CristoQuesto libro raccoglie 365 pensieri su Gesù, scritti da poeti, romanzieri, saggisti, filo-

sofi, storici, critici letterari, scienziati, medici, cantautori, drammaturghi, attori, prove-nienti da ogni parte del mondo, del passato e contemporanei. Molti sono cristiani e tantialtri no, ma ogni citazione è comunque ricca di contenuto e di profondità, in qualche casodi meraviglia, in altri di commozione. Il libro accompagna il lettore giorno per giorno allascoperta del “volto” di Gesù Cristo all’interno di un cammino personale o comunitario.Marco Pappalardo 365 giorni con Cristo. Pensieri e parole di scrittori, filosofi, artisti, scienziati, cantautori Edizioni Elledici – 2016 pagine 304 – euro 14,90

Le lettere di Pietro e GiudaLe Lettere di Pietro e la Lettera di Giuda sono scritti di differenti autori che oggi risul-

tano particolarmente attuali e per motivi diversi si presentano strettamente legati fra loro.Sono stati oggetto di differenti e spesso vivaci studi che hanno prodotto commentari e mo-nografie in diverse lingue e hanno contribuito da un lato a un progresso scientifico per lacomprensione delle lettere e, dall’altro, al progresso del dialogo ecumenico. La prima let-tera di Pietro, testo di rara bellezza, mira a formare una forte identità dei cristiani in tuttii settori della vita: pone Cristo al centro di tutta la storia della salvezza, dando valore allasofferenza. La seconda lettera di Pietro è una lettera-testamento mirabile per il modo incui affronta e spiega l’apparente ritardo della parusia; fonda l’ispirazione della Scrittura;pone gli scritti del Nuovo Testamento accanto a quelli del Primo Testamento. La Letteradi Giuda, che ha sempre trovato poco spazio nell’esegesi e nella vita dei credenti, è un’o-pera breve, ma di notevole spessore, soprattutto per il tema della difesa della fede.Michele Mazzeo Lettere di Pietro. Lettera di GiudaNuova versione, introduzione e commento Edizioni Paoline – 2016pagine 552 – euro 55,00

L’albero dove i piccoli trovano il nidoSeconda parte di un ampio e collaudato sussidio di pastorale pre e post battesimale,

per accompagnare le famiglie nell’educazione cristiana dei figli fino ai 6 anni. Questo se-condo cofanetto contiene: il testo guida per il parroco e i catechisti, con indicazioni e sug-gerimenti per per l’accompagnamento dei genitori nell’educazione cristiana dei figli, ce-lebrazioni e preghiere per il celebrante, gli operatori parrocchiali e i genitori, un opuscolocon una lettera ai genitori, un libretto con preghiere e invocazioni allo Spirito Santo peri genitori, un opuscolo sui rapporti genitori-nonni-nipoti, schede catechistiche su vari ar-gomenti, per i genitori, i padrini e le madrine.Autori variL’albero dove i piccoli trovano il nido. Dal Battesimo ai 3 anni Edizioni Elledici – 2016 pagine 256 – euro 16,90

Cos’è la Chiesa? È prima di tutto unascuola di amore. La Chiesa insegna ai bam-bini, ai giovani, agli adulti e agli anziani adamare. La Chiesa insegna alle mogli e aimariti ad onorarsi e amarsi nella fedeltà rec-iproca; insegna ai figli a obbedire ai genitori;insegna ai cittadini a dare a Cesare quelloche è di Cesare e insegna ai governanti aguidare le nazioni con rettitudine di cuore.La Chiesa è scuola di Verità che rende l’uo-mo libero. Infatti, il Maestro che insegnanella Chiesa dice: «La Verità vi farà liberi».Se nella Chiesa si trovasse un maestro este-riore che insegnasse il contrario dell’amore,costui non è certamente discepolo delMaestro interiore il cui nome è Gesù Cristo,il Salvatore del mondo!

La Chiesa insegna la verità dell’amoreche viene dall’alto. L’amore non è materiaumana, ma divina. L’amore che insegna laChiesa e paziente, non è invidioso, vuolesempre il bene dell’altro, non è possessivo,non si adira, non tiene conto del male rice-vuto e non mette in pratica la legge deltaglione (occhio per occhio e dente perdente). Il testo scolastico che viene studiatosi chiama Vangelo, e contiene parole di vitaeterna, parole che, se incarnate nella mentee nel cuore degli uomini, generano pace,amore, gioia e unità nei popoli. Una cosa ècerta: le nazioni i cui governanti, per la loromalvagità, hanno proibito alla Chiesa di in-

segnare, hanno conosciuto immoralità,miseria e guerre fratricide.

Fiumi di sangue hanno attraversato lenazioni che non hanno voluto ascoltare gliinsegnamenti della Chiesa. Qualcunopotrebbe obiettare che anche la Chiesa, incerti periodi storici, ha usato la spada… Nonè stata la Chiesa! Ma rappresentanti dellaChiesa che non avevano il cuore delMaestro. Il regno di Gesù Cristo non è diquesto mondo. A Pietro che voleva difendereGesù Cristo fu detto: «Metti la spada nelfodero; chi di spada ferisce di spada perisce».

La Chiesa è un ospedale dove le malattiee le infermità dell’uomo vengono curate,guarite e sanate Se i ciechi non riacquistatola vista, gli zoppi non camminano, i sordinon riacquistano l’udito, i lebbrosi non sonosanati e i morti non risuscitano non siamo difronte alla Chiesa, ma ad un’associazioneumana. Ma chi sono i veri ciechi? Sono quel-li che non vedono la presenza e l’amore diDio in se stessi e negli altri, sono quelli chevivono senza sapere qual è il senso della vitae camminano senza sapere la meta da rag-giungere. Chi sono i veri sordi? Sono quelliche hanno l’orecchio chiuso all’ascolto dellaParola di Dio. Chi sono realmente gli zoppi?Sono quelli che non camminano spedita-mente nelle vie del Signore e spesso, avendole ginocchia deboli, cadono in tentazione.Chi sono i veri lebbrosi? Sono quelli che

vivono nel fango dei vizi e stanno facendo abrandelli la veste bianca del loro battesimo.Chi sono i morti? Sono quelli che amano so-lo se stessi e odiano chi li scomoda e infas-tidisce. La Chiesa, che opera con Cristo, inCristo e per Cristo, ha il potere soprannatu-rale di guarire e sanare ogni infermità dellospirito e del corpo. Con che cosa sana e guar-isce le malattie? Con la potenza della Paroladi Dio. Ecco perché il primo compito dellaChiesa è quello di annunciare la parola diDio con l’unzione dello Spirito Santo.Mediante la predicazione si comunica e siriceve lo Spirito Santo. La predicazione illu-mina i cuori degli ascoltatori, consola gli af-flitti, insegna a perdonare e ad amare il ne-mico. Mediante la predicazione le eresievengono distrutte e gli errori corretti. Qual èil mandato che Cristo diede agli apostoli?Quello di predicare e di insegnare.Purtroppo si catechizza, si insegna, si an-nuncia poco la Parola di Dio nelle nostre co-munità parrocchiali. Certo più di ieri, ma ilSignore ci chiede di essere più zelanti nellapredicazione perché il Regno di Dio venga innoi e tutti.

Svegliamoci, cari cristiani! Altrimenti,fra non molto, si insegnerà più il Corano cheil Vangelo! Più l’induismo che il Vangelo! Piùla psicologia che il Vangelo! Più l’antropolo-gia che il Vangelo.

Lorenzo Montecalvo sdv

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Nuova Stagione16 • 11 dicembre 2016

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