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  • CARAVAGGIO 21 0TT0BRE 2012

    LA LITURGIA

    Essenza e significato della Liturgia

    I.1. Liturgia: il termine e la sua storia La parola greca leiturgia (verbo: leiturgin - ) composta dal sostantivo rgon - (= opera) e dallaggettivo litos - (= attinente il popolo; derivato da les - , ionico las = popolo). Tradotto letteralmente leiturgia significa quindi opera-del-popolo. Si intendono ci i servizi prestati per il bene del popolo sia da parte di cittadini benestanti sia da parte di singole citt, come ad es. lallestimento del coro nel teatro greco, larmamento di una nave, laccoglienza di una trib in occasione di feste nazionali. Pi tardi con questa parola si intese qualunque pubblica prestazione di servizio e dal II sec. a.C. anche il servizio cultuale. I Settanta (traduzione greca dellAT, circa nel 250-150 a.C.) usano il termine per il servizio nel Tempio da parte di sacerdoti e leviti. In questo senso la parola ricorre pi volte anche nel NT (Lc 1, 23; Eb 9, 21; 10, 11); viene per usata anche in altri sensi, come per lattivit caritativa (ad es. 2Cor 9, 12) e il servizio degli angeli per le comunit (Eb 1, 7.14). Si trova anche nel significato di liturgia (At 13, 2). Una volta Cristo viene chiamato liturgo del santuario e della vera tenda (Eb 8, 2), e la sua mediazione liturgia (Eb 8, 6). Lepoca postapostolica conosce leiturga nel senso di servizio sia per Dio che per la comunit. Lentamente tuttavia nellOriente di lingua greca luso della parola si restringe alla celebrazione delleucaristia, un significato che ivi si mantenuto fino al presente. In Occidente la parola dapprima sconosciuta, e in suo luogo vengono usate per indicare le azioni liturgiche numerose espressioni latine, che ancor oggi si trovano in testi di preghiera tradizionali. Solo nel sec. XVI il termine "liturgia" viene introdotto anche in Occidente, soprattutto dagli umanisti, e nel sec. XVIII XIX questo termine viene adottato anche dalle chiese della Riforma, e precisamente nel senso ampio di liturgia cristiana; cos e accaduto anche nel CIC del 1917, dove si dice che competenza unicamente della Sede Apostolica regolare la sacra liturgia e approvare i libri liturgici (can. 1257). Per amore di completezza occorre ancora dire che "liturgia", nel senso di studio scientifico di quanto attiene al culto, sottintende il riferimento alla parola "scienza", per cui la dizione completa sarebbe "scienza liturgica". Un liturgista quindi da distinguere da un liturgo: il primo indaga sulla liturgia nel suo divenire storico, nelle sue strutture essenziali, nei suoi contenuti, effetti e forme, mentre il secondo compie le azioni liturgiche. I. 2. Essenza della liturgia Per cogliere lessenza della liturgia la miglior cosa partire dalle affermazioni del Vaticano II, e precisamente dalla SC, che il risultato di uno sforzo di decenni per una retta conoscenza e pratica del fatto liturgico. Le ultime due frasi del n. 7 possono essere considerate come una delle affermazioni pi essenziali: Giustamente perci la liturgia considerata come lesercizio della missione sacerdotale di Ges Cristo, mediante la quale

  • con segni sensibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione delluomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Ges Cristo, cio dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale. Perci ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che la chiesa, azione sacra per eccellenza, e nessunaltra azione della chiesa ne uguaglia lefficacia allo stesso titolo e allo stesso grado. Risulta chiaro che nella liturgia non si tratta in primo luogo di uno sforzo umano, ma della redenzione - compiuta da Dio in Ges Cristo per mezzo dello Spirito Santo - che continua a operare. Come il Cristo fu inviato dal Padre, cos anche egli ha inviato gli apostoli, pieni di Spirito Santo, non solo perch predicando il vangelo ad ogni creatura, annunziassero che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, ma anche perch attuassero (exercerent), per mezzo del sacrificio e dei sacramenti, sui quali simpernia tutta la vita liturgica, lopera della salvezza che annunziavano (SC 6). "Per realizzare unopera cos grande, Cristo sempre presente nella sua chiesa, specialmente nelle azioni liturgiche" (SC 7). Da queste affermazioni emerge che nella liturgia liniziativa parte da Dio, che in essa la storia della salvezza continua in linea diretta, e che protagonista e attore principale della liturgia il sommo sacerdote Cristo. Per questo la liturgia primariamente un evento di grazia, sia nella proclamazione del messaggio divino che nei sacramenti (misteri), con il mistero pasquale di Cristo in essi ripresentato. Scopo la santificazione delluomo. La liturgia, come parola e sacramento, quindi primariamente caratterizzata dalla linea strutturale discendente (linea di catabasi). Tuttavia questo non significa che luomo nella liturgia possa comportarsi in modo puramente passivo. Da lui, quale creatura libera e spirituale, viene richiesta innanzitutto la disponibilit a udire e a credere, ad ascoltare e a ubbidire. La parola di Dio lo spinge alla risposta, lamore di Dio al contraccambio di amore, la sua azione misericordiosa lo chiama alla lode riconoscente... Ma questa non solo voce di un uomo singolo, bens di un membro di quella comunit che nella teologia di s. Paolo designata come corpo mistico, il cui capo Cristo stesso. Cos allazione salvifica di Dio risponde la lode dellintera chiesa, alla quale si associa Cristo. Per questo si ha nella liturgia anche la linea ascendente (linea di anabasi). La liturgia ha un secondo attore, un secondo soggetto attivo, e cio la chiesa. Cos una definizione adatta rappresentata dalla frase essenziale: La liturgia loperare congiuntamente del sommo sacerdote Cristo e della sua chiesa per la santificazione delluomo e la glorificazione del Padre celeste. Alla luce di questa visione essenziale risulta chiara linsufficienza e anche la falsit di tante concezioni della liturgia. Ci vale innanzitutto per lidea falsa ma molto diffusa per cui la liturgia sarebbe la somma di tutte le cerimonie e le prescrizioni (rubriche) riguardanti le azioni liturgiche. Contro questa concezione superficiale protestava gi Pio XII nella sua enciclica Mediator Dei (1947), dove si dice: Non hanno perci una esatta nozione della sacra liturgia coloro i quali la ritengono come una parte soltanto esterna e sensibile del culto divino o come un cerimoniale decorativo; n sbagliano meno coloro, i quali la considerano come una mera somma di leggi e precetti con i quali la gerarchia ecclesiastica ordina il compimento dei riti. Anche in ambito protestante ci sono correnti che vogliono far passare la liturgia per lordinamento degli atti ufficiali o della loro "veste di preghiera". Una valutazione totalmente sbagliata, che si riscontra presso taluni psicologi del profondo e sociologi, vede in essa solo dei simboli sviluppati di una socializzazione. Molto comune lequazione liturgia = culto. Questa espressione (da colere = dedicarsi a, onorare) significa ladorazione di Dio con la lode e il ringraziamento, per mezzo di segni e

  • di simboli, attraverso il canto e la musica e con i pi diversi sacrifici. Si tratta quindi di ci che gli uomini e precisamente la chiesa, fanno per onorare Dio e ottenere la grazia divina. Emerge qui la linea ascendente, lactio delluomo. Ancora Pio XII faceva propria questa concezione scrivendo nella Mediator Dei: La sacra liturgia pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre come capo della chiesa, ed il culto che la societ dei fedeli rende al suo capo e, per mezzo di Lui, allEterno Padre: , per dirla in breve, il culto integrale del corpo mistico di Ges Cristo, cio del capo e delle sue membra. Veramente si deve dire ad onore dellenciclica che la linea discendente, che qui non appare, emerge in altri luoghi. In genere si ha limpressione che nei documenti della chiesa la parola culto, contrariamente al suo significato proprio, venga intesa sempre pi in un senso ampio, che comprende anche la linea discendente della santificazione. Cos suona anche il nome dellente romano preposto alla liturgia, costituito proprio dopo il Vaticano II: Congregatio pro cultu divino. Felicemente il nuovo CIC del 1983, nel can. 834, ha fatto propria la definizione di liturgia della SC nei suoi due aspetti: esercizio della funzione sacerdotale di Ges Cristo, nel quale... viene significata e realizzata... la santificazione degli uomini e viene esercitato dal corpo mistico di Ges Cristo, cio dal capo e dalle membra, il culto di Dio pubblico integrale. Dallanalisi dei diversi studi (anche nellambito protestante, soprattutto quello evangelico), si potrebbe prendere come pi appropriata lespressione "servizio divino" o "servizio di Dio". Solo non si deve considerare il genitivo "di Dio" unicamente come oggettivo, bens anche come soggettivo, e cio non solo la comunit serve Dio ma anche Dio serve gli uomini, dona loro il "servizio della salvezza" in Cristo, il quale ha detto appunto di non essere venuto per farsi servire, ma per servire... (Mt 20, 28; Mc 10, 45). Una liturgia cos compresa fa parte delle manifestazioni essenziali della vita della chiesa; insieme con lannunzio della fede (martyra) e col servizio di carit (diakona) essa una funzione fondamentale la chiesa. La SC non esita ad assegnarle il rango pi alto parlando del culmine verso cui tende lazione della chiesa e della fonte da cui promana tutto il suo vigore (SC 10). Nessunaltra azione della chiesa raggiunge la sua efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado (SC 7). Se si considera che la liturgia nasce dal mistero pasquale di Cristo e ne attualizza i frutti (santificazione degli uomini e suprema glorificazione di Dio) allora veramente non si