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Vita CittadinaDurante le feste patronali dei S.S. Matteo e Giustino a Fabrica di Roma, si è corso ilPalio di San Matteo e l’Accademia Internazionale D’Italia e Campo de’ fiori, hanno

consegnato il “Primo Trofeo Campo de’ fiori” al fantino vincitore

L’Accademia Internazionale D’Italia e Campo de’ fiori, durantele feste patronali dei S.S. Giovanni e Marciano a Civita

Castellana, hanno realizzato un concerto il 18 Settembre2004 in Piazza Matteotti con la partecipazione degli ARALDI,BLACK SILVER, RIFLESSI DEL SOLE, SARANNO BAVOSI. Hacondotto MAX (Sandro Anselmi) che ha cantato insieme a

Cecilia. Nella serata si sono esibite anche le “Belle ma Belle”direttamente da Domenica in. Hanno inoltre realizzato unacollettiva di pittura presso i giardini del Forte del Sangallo.

Via Morelli a Civita Castellana - unastrada di Serie D (Dimenticata).

Alcuni abitanti di Via Morelli ci segnala-no le pessime condizioni del mantostradale di questa via e l’abbandono

delle protezioni alla ferrovia CO.TRA.L.

Denunciavamo su Campo de’ fiori la pericolosità del

vecchio ponticello di ferro sulla ferrovia, in Via Falisca a

Civita Castellana. Constatiamo con piacere che

la stampa locale se ne sia interessata subito dopo.

24 Settembre - Cattedrale Santa Maria Maggiore di Civita

Castellana - Concerto del Coro Polifonico Santa Maria

Maggiore e l’orchestra “Terzo Suono” diretti da Mons. Don

Giuseppe Bellamaria.

Foto di Via Falerina, altezza bivio per la tangenziale.Strada senza segnaletica alcuna.

Quasi tutte le strade comunali, provinciali e statali,sono prive di segnaletica orizzontale, verticale e di

qualsiasi manutenzione!!

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Campo de’ fiori

Periodico di Politica, Cultura ed attua-lità edito dall’Associazione

“Accademia Internazionale D’Italia”(A.I.D.I.) - senza fini di lucro

Presidente Fondatore:Sandro Anselmi

Direttore:Sandro Anselmi

Direttore Responsabile:Sandro Anselmi

Segretaria di Redazione:Cristina Evangelisti

Impaginazione e Grafica:Cristina Evangelisti

Reg. Trib. VT n. 351 del 2/6/89Stampa:

Centro Poligrafico Romano

La realizzazione di questo giornale ela stesura degli articoli sono liberi e

gratuiti ed impegnano esclusivamentechi li firma. Testi, foto, lettere e dise-

gni, anche se non pubblicati, nonsaranno restituiti se non dopo pre-

ventiva ed esplicita richiesta da partedi chi li fornisce. L’editore non

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redazione, pubblicità ed abbona-menti: P.za della Liberazione, 2

01033 Civita Castellana (VT) C/C PT n. 42315580

Tel. e Fax 0761.513117e-mail: [email protected]

Redazione di RomaViale G. Mazzini 140

tiratura n. 30.000 copie

“TELESOGNO”

Se la televisione ci dà latestimonianza del tempo incui viviamo, questo allora èun bruttissimo tempo! Sonotroppi oramai i programmispazzatura che ci vengonopropinati a qualsiasi ora e,nonostante lo slalom con iltelecomando, troviamo soloviolenza, sesso e volgarità enon c’è più strada per evitar-li. L’imbarazzo che si provaguardando la televisione infamiglia, è praticamenteperenne ed i ruoli istituziona-li dei suoi componenti vengo-no così vigliaccamente sviliti.Non è più sopportabile chequesto pezzo di plasticariduca in cenere ogni formaelementare di rispetto e dieducazione, facendosi beffadei sani principi con i qualisono cresciute intere genera-

Sandro Anselmi

ERRATA CORRIGENell’articolo I GIGANTI DELLACERAMICA:CAV. BRUNO PROFILIsono stati omessi, fra i soci dellaCeramica Vitrinas, i nomi dellefamiglie Paolelli e Bernardi.

dienti sono sempre gli stessi,non ci si salva più. La propa-gazione di questo morbo hafatto un’ ecatombe di vittimespecialmente tra le casalin-ghe che, trasportate edammaliate da redivive sirene, telesognano il bel giovanot-to protagonista del program-ma del momento. Alla facciadei poveri mariti e di queimalcapitati figlioli che maga-ri hanno bisogno, nelmomento topico della milio-nesima puntata della soapopera, di chiederle dove èfinito il barattolo dello zuc-chero. Ma come si fa a spen-dere la vita così? Si, perchéuna donna che non lavorapuò passare fino a dieci oreal giorno davanti alla televi-sione e perde così la visionedella vita reale, che le scorrevia senza che se ne accorga.E allora volete un consigliosincero? Leggete Campo de’fiori. Le sue storie pulite, laricchezza dei suoi contenutivi salveranno. Nulla da direperò per i pochi, buoni pro-grammi che ancora vengonotrasmessi.Con questo numero abbia-mo raggiunto l’importantetiratura di 30.000 copie edallargato ancor più le zonedi distribuzione. Abbiamodato il battesimo alla reda-zione romana e per augu-rio le dedichiamo la coper-tina Campo de’ fiori.

Sandro Anselmi

zioni. Non se ne può più disentire parolacce, di vederescene all’eccesso dell’ inde-cenza e della volgarità gra-tuita. Possibile che nessunodifenda i nostri figli da que-sto bombardamento conti-nuo? Possibile che non siriesca a controllare questofenomeno amorale? Troppograndi sono gli interessi chemuove la televisione perchéqualcuno possa muovere undito. Eppure in passato hafavorito non poco la crescitaculturale del paese, è stataun elemento aggregante perle famiglie, i suoi contenutierano sani e salutari e nonmancava una vera venacomica. Programmi come IlCanzoniere, Lascia o raddop-pia, Piccolo mondo antico,Portobello, Fantastico e per-sonaggi come Macario, DonLurio, Renato Rascel,Corrado, Mario Riva …sonostati molto importanti per lacrescita e la diffusione diquella cultura popolare dellaquale si è nutrita per decen-ni la nostra società. Oggianche i conduttori più bravi epiù affidabili ci riserbanospesso sorprese e tradimenticon il loro adeguarsi aitempi. Tutte quelle finte cop-pie che cercano in televisionel’anima gemella; tutti queglisquallidi reality show in variecase ed isole, tutti queglispettacoli pseudo-comici e leinfinite soap opera; gli ingre-

GLIAMICI

DI CAMPO

DE’ FIORI

La redazione ed i collaboratori di Campo de’fiori danno il benvenuto a Loretta Manoni,Gianni Bracci, Letizia Chilelli e Mario Sardi cheda questo mese arricchiscono il nostro giorna-le di nuove rubriche.

Campo de’ fiori è distribuito a:Civita Castellana, Corchiano,Fabrica di Roma, Vignanello,Vallerano, Canepina, Vasanello,Soriano nel Cimino, Carbognano,Vitorchiano, Caprarola, Ronci-glione, Orte, Gallese, Bagnaia,Vetralla, Cura di Vetralla, Sutri,Capranica, Tarquinia, Civitavec-chia, Viterbo, Montefiascone,Blera, Nepi, Castel Sant’Elia,Monterosi, Campagnano, Sacro-fano, Morlupo, Castelnuovo diPorto, Rignano Flaminio, Faleria,Calcata, Sant’Oreste, TrevignanoRomano, Anguillara, Bracciano,Canale Monterano, Roma,Fregene, Ostia, Anzio, Nettuno,Magliano Sabina, Collevecchio,Tarano, Torri in Sabina, Calvinell’Umbria, Stimigliano, PoggioMirteto, Otricoli, Narni, Terni,Amelia e su tutte le stazioni dellaRoma-Nord. Inoltre viene speditoai nostri abbonati in Italia eall’Estero e alle migliori Università.Michele Moscioni e Enzo Biagi

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Nella danza con il Cuore

di Cristina Evangelisti

La danza standard è la disciplina che recente-mente è stata associata al C.O.N.I. e che per-tanto, molto probabilmente, farà il suo ingres-so alle prossime olimpiadi e chi meglio di PierPaolo Pinardi e Daniela Angelelli potrebberorappresentare il nostro paese ? Pier Paolo e Daniela, già trentenni, iniziano afrequentare, quasi per gioco, la scuola di ballo“Helena Dance” ma, quasi subito, si rendonoconto di avere delle buone capacità ed inizia-no a partecipare a delle competizioni collezio-nando così una serie di importanti successi.Nel 1998 vincono il Campionato Italiano 3°livello del settore preagonistico.Con la vittoria e col passaggio aduna categoria superiore, entranoa far parte di un nuovo Club, l’“Asso di cuori” di Bastia Umbradel quale fanno ancora parte. Nel 2000, infatti, vincono ilCampionato Italiano di Classe Cdel settore agonistico ed in segui-to alla vittoria, dalla federazione,ottengono l’ingresso in classe B.Nel 2001 arriva il bronzo alCampionato Italiano di classe B eapprodano, con grande soddisfa-zione alla classe A. Il sacrificio el’impegno viene ripagato con laclassificazione alle finali in CoppaItalia nel 2002 e con l’arrivo almassimo livello previsto per que-sta disciplina, e cioè la ClasseInternazionale. Il traguardo dellaClasse Internazionale è stato rag-giunto, in tutta la nostra penisola,soltanto da 40 coppie e, nella pro-vincia di Viterbo, gli unici a dete-nere questo titolo sono Pier Paoloe Daniela. L’approdo a questa ambita cate-goria li ha visti poi esibirsi in gare moltoimportanti all’estero. A Salou (Spagna) nelDicembre 2003 si sono classificati al 7° postosu 50 coppie e poi a Marsiglia nel 2004 sonostati premiati per il 2° posto su 48 coppie,dietro ad una coppia Tedesca imbattuta da 17competizioni consecutive. Pier Paolo eDaniela si allenano con costanza e sacrificiotutti i giorni, per almeno due ore al giornopresso la loro palestra “Tipsy Dance”, prepa-randosi per le prossime gare che si terranno ilil 19 Novembre a Vienna ed il 5 Dicembre dinuovo a Salou. Una frase di Pier Paolo mi ha colpito duranteil nostro colloquio: “questo è uno sport che mipiace perché ti da la possibilità di condividereciò che ami con la tua compagna di vita, conla tua famiglia. Non solo ti fa stare insiemenelle ore di allenamento e durante le gare,ma una volta a casa discuti, ti confronti e cer-chi di migliorare insieme alla persona che tistà accanto nella vita”. Questo l’ho moltoapprezzato. Di solito ognuno di noi frequentapalestre o svolge attività sportive diverse daquelle frequentate dai propri fidanzati o com-pagni. Pier Paolo e Daniela hanno volutocoronare la loro unione anche nella danza,dimostrandosi una grande COPPIA.

......a Marsiglia nel 2004 sono stati premiati per il 2° posto su 48 coppie......

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I FORZATI...DELLA ROMA -NORD

Erano gli anni 60, ave-vamo appena finito laterza media, ci trova-

vamo davanti alla scelta più importante dellanostra ancor giovane vita.Scegliere cioè gli studi superiori da intrapren-dere, e soprattutto dove farli. Per noi “civitoni-ci” due sole alternative: Roma o Viterbo, perchépurtroppo l’edilizia scolastica si arenava allascuola media.Come andarci? Un solo mezzo era disponibile aquei tempi: il traballante, rumoroso e lentotreno dell’ allora Roma-Nord, che nel suo tor-tuoso percorso, fiore all’occhiello dell’ingegne-ria ferroviaria del ventennio italiano, trasporta-va studenti e lavoratori nel tempo “record”di quasi tre ore da Roma a Viterbo.Riparlandone oggi, a distanza di tanti anni, miaccorgo dell’importanza che questo mezzo haavuto nella mia vita, come del resto in quella ditutti gli studenti di allora. Era un mondo a sé,ed i ricordi che mi accingo a narrare sperosaranno graditi a tutti gli ex forzati dellaRoma-Nord. Si partiva presto da Civita, alleore 6,30, chi verso la capitale, chi versoViterbo (eravamo più noi, che andavamo aViterbo), sempre lo stesso rito: il capostazio-ne che usciva dal suo ufficio, col suo berrettorosso, abbassava gli scambi manuali, un

fischio secco e prolungato a mò di arbitro cheassegna un rigore, la risposta dell’ OK strom-bettata del capotreno, e via verso il destinogiornaliero di chi, come noi, riponeva nello stu-dio un futuro migliore di qualche nostro coeta-neo, già avviato al duro e polveroso lavoro delceramista. Appena saliti, ognuno rigorosa-mente nel proprio vagone, la corsa ad accapar-rarsi i posti migliori, vicino al finestrino, chequando lo aprivi ti lasciava sulle mani un nau-seabondo odore di ottone. Cercavi di occu-pare più posti possibile, perché sapevi che aVignanello o a Soriano, quando il treno si riem-piva, sarebbero salite anche loro, le giovani stu-dentesse che ti avevano fatto prendere una“cotta tremenda”. Era duro conservare ilposto, perché gli altri viaggiatori e il bigliettaiospesso erano irremovibili, e tu che non ti alzavia cedere il tuo, manco si benanche, per dirlaalla “civitonica”, lo facevi con emozione egalanteria, non appena saliva “lei”. I sedili deivagoni erano in legno, quasi sempre graffiti da

cuori infranti con le iniziali degli innamo-rati, ed il maquillage che la Roma Nordogni tanto faceva passando una mano dicoppale, li rendeva accettabili, ma pur

sempre scomodissimi. Un solo vagone eraimbottito in pelle color vinaccia, allora si dicevache fosse stato il vagone riservato a Mussolini,che lo usò in un viaggio, forse unico, sul queltracciato da Roma a Viterbo, orgoglio dellaS.R.F.N. (Società Romana Ferrovie del Nord) ,da allora divenne l’unico vagone di prima clas-se, tanto agognato da noi studenti, che quan-do veniva declassato a seconda, era affollatissi-mo. Già, i vagoni erano qualcosa che ci appar-teneva, un posto dove si passavano ore “parti-colari”, dove le stagioni si susseguivano, testi-moniate dallo scarno arredamento. L’inverno colfreddo mattu-tino, che face-va appannarei vetri dei fine-strini, quandoci divertivamoa scrivere,magari a ro-vescio, peressere lettedall ’esterno,le frasi piùstrane, l’esta-te, quando letendine mar-roni, montatecon gli anellidi metallo,scorrevano sull’asta di ottone, per ripararti dalriverbero del sole, a picco sul vagone nei caldipomeriggi durante il viaggio di ritorno.

L’avventuraera comin-ciata aiprimi diOttobre conl’inizio del-l’anno sco-lastico, esubito il ritodella “sti-ra”, riser-vato aimaschiettidel primoanno, iquali veni-vano sotto-posti perb o n a r i o“ n o n n i -

smo”, ad un semidenudamento, con lievetiraggio delle parti intime, che li facevanoentrare di diritto tra i titolari nel vagone. Poic’era il “nonnismo culinario”che era rivolto alrapinare le colazioni, amorevolmente prepara-te dalle mamme dei più giovani, operazioneriservata agli studenti del 5° anno. Qualcunoperò esasperato da questi fatti, aveva escogita-to un piccolo trucco: quello di spalmare i pani-ni con forte peperoncino, che avrebbe creato inoti problemi al rapinatore di turno. Arrivatia Viterbo, i più andavano a scuola, qualcuno(molte volte anche il sottoscritto), o per motividi scarsa preparazione, o per evitare rischioseinterrogazioni, facevano “sega”. In italiano sidice bigiare la scuola, ma a parte i modi di direil risultato era sempre quello : passare le cinqueore di lezione lontano dai professori. Ma doveandare? A Viterbo era più difficile che a Romaevitare brutti incontri e trovare allegre alterna-tive, data l’estensione cittadina. Noi andavamo,nella bella stagione, tra il verde di

Pratogiardino, correndo però dei continuirischi, qualcuno, si spingeva fino al Bulicame,dove approfittava per fare salutari abluzioni.Nella stagione invernale c’era un luogo fisso peri segaroli viterbesi la famosa, mitica“Casbah”. Era una immensa sala biliardi,situata vicino alla UPIM, di fronte al palazzoINPS, quindi in pieno centro, un ambientefumoso, che ricordava i locali americani resicelebri dal film Lo spaccone. Il titolare eraL’Americano, un uomo anziano vestito peren-nemente da un sinalone nero, che ci ricordavaquello dei bidelli, lui che a modo suo era per noiun altro bidello. Voce roca, sigaro in bocca,riusciva a gestire con autorità quella “masna-da”di giovani rampolli, che ignari genitoriimmaginavano in classe. Ma ritorniamo alla

Roma Nord, al viaggio di ritorno, quando nonera raro vedere sgridate sacrosante fatte dalgenitore venuto a parlare coi professori proprioil giorno che avevi “fatto sega” e magari eriandato pure al Bulicame. Certo noi, che nonabitavamo sul posto, eravamo come dei “for-zati”, perché perdevamo tra andata e ritornocirca tre ore, e la levataccia mattutina, influivanon poco sullo studio pomeridiano, minatodalla stanchezza fisica causata da quel “tu-rutun-tu-rutun” tipico delle rotaie. Certo pas-sati i cinque anni (per qualcuno anche di più)delle superiori, il treno della Roma Nord rima-neva nei ricordi di una gioventù di “mezzo”come la nostra, ma per altri, come me, cheavrebbero intrapreso la loro vita lavorativa,fuori Civita, i lavori forzati continuavano,perché cominciava la vita da pendolare. Allorati accorgevi che i tempi stavano cambiando,venivano introdotte corse di pulman, con oraripiù elastici e più veloci tempi di percorrenza.Solo il vecchio caro treno rimaneva lo stesso,con le stesse vetture delle officine “DellaStanga di Padova”, lo stesso “tu-rutun-tu-rutun”, una sola cosa era certa: eri tu che stavicambiando, tu che ti recavi all’ Università, tuche avevi trovato il ”postarello” a Roma o aViterbo, tu che guardavi con occhi diversi queiragazzi che salivano e ti sedevano vicino, tu chepensavi connostalgia eun po’ dirimpianto aitempi dellas c u o l a ,quando eri econ t i nuav iad essere un“ f o r z a t odella RomaNord”

Come eravamo

di Alessandro Soli

la vecchia motrice che traina i vagoni della MET.RO.

l

la gloriosa motrice delle officine Della Stanga - Padova

logo della

Società Romana Ferrovie del Nord

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Se puoi ... devi.Se puoi ... devi.di Erminio Quadraroli

L’industrializzazione e il progresso con cui lanostra società si trova a convivere, hanno gene-rato innumerevoli ricchezze e, contemporanea-mente, alzato il livello di benessere di tutti…oquasi! Il mondo occidentale ha riscoperto unaricca felicità….ma essa ha parallelamente gene-rato un piacere sterile, fatto di divertimento, disoldi e di tanti “vuoti”. Il “ benessere”, per quan-to strano possa sembrare, ha prodotto pover-tà…una sorta di miseria che spesso non si vedee, altrettanto frequentemente rende l’uomoschiavo di se stesso! La dea della prosperità haimprigionato l’uomo in una gioia esteriore e gliha regalato un male terribile: la solitudine.Oggi, molte persone, soprattutto interiormente,sono sole e questa sensazione di abbandono lespinge a compiere azioni che mai avrebberopensato di fare. Altre invece sono aride comeun deserto e non riescono a percepire il grido dichi chiede aiuto. Alcune volte basta veramentepoco: un saluto, un sorriso, un piccolo posto dilavoro, possono realizzare miracoli insperati…

re. Nonostante l’operatività vera e propria siainiziata a giugno di quest’anno, già il grandeobiettivo principale sta prendendo forma: dareun aiuto concreto a chi ne ha veramente biso-gno. Attualmente lavorano alle dipendenze dellasocietà tredici persone di cui più del sessantaper cento è rapprersentato da coloro che, per lecause più disparate, fino ad oggi non hannoavuto modo di esprimere la loro voglia di lavo-rare. Grazie a queste persone che hanno decisodi percorrere i difficili sentieri della solidarietà,alcuni sguardi sono tornati a brillare…molticuori hanno ripreso a “battere”…molti esseriumani si sono sentiti finalmente utili.I soci di questa cooperativa, hanno intrapresoun percorso sicuramente vincente che li porteràad una crescita continua, poiché si sono impe-gnati a moltiplicarsi per alleviare le fatiche deglialtri e si sono discostati da coloro che assomi-gliano a una lussuosa villa con un ingresso mae-stoso ma con un interno senza arredo.

Per fortuna però, c’e’ anche chi dona parte dellapropria giornata ad aiutare persone che nehanno veramente bisogno… È nato così il tren-ta aprile del duemilaquattro, nella cittadina diRonciglione, con approvazione della RegioneLazio, il Progetto “Cooperativa socialeBiancaneve”. Questa idea ha preso origine nelduemilatre da un gruppo di persone molto vali-de e fortemente impegnate nel sociale.Ad oggi, il progetto, divenuto una splendidarealtà, regala innumerevoli soddisfazioni ai 12soci fondatori e allo stesso Comune diRonciglione che è presidente e socio giuridiconella persona di Agostino Mocavini. Grazieall’impegno costante del Presidente, delVicepresidente Vito Frascarelli e del SegretarioMaria Vittoria Sodini, l’associazione ora haanche una sede ubicata in Corso Umberto I n.41. Questa cooperativa si occupa principalmen-te di inserire nel mondo del lavoro personesvantaggiate che nell’attività lavorativa possonotrovare l’unica via di salvezza per un futuro sola-

L’uomo si distinguedagli altri esseriviventi per la suacapacità di ragio-nare, di creare, dipensare…Egli è da semprealla ricerca delsapere, anche secon esso mantieneun rapporto di odioed amore poiché lo

lega indissolubilmente al passato e lo conduceverso la luminosità del futuro. Sin dai primi annidella sua vita, si occupa di un terreno dove get-tare il seme che farà riempire di frutti squisitil’albero della sua esistenza: la cultura.In alcuni paesi molto piccoli, dove ancora sirespira l’aria del vecchio borgo, si trovanopalazzi logorati dal tempo dove, al loro interno,convive un intrecciarsi di insegnamenti e cono-scenza. Materne, asilo, elementari e medie, inesso, coesistono in simbiosi da sempre.Questi edifici sono longevi testimoni della cre-scita intellettuale delle generazioni cittadine.Nei giorni passati, in cui pian piano si sonoriaperte le scuole di tutta la penisola, si è assi-stito ad uno spettacolo accattivante. Una folla di persone dalle età più disparate si èincontrata ai cancelli di questi vetusti fabbrica-ti… Mamme vestite a festa, papà eleganti,

come se fossero ad un colloquiodi lavoro, e bambini gioiosi, inparte preoccupati per non averfinito i compiti dell’estate appe-na trascorsa, si ammassanoordinatamente aspettando che ilbidello inizi a smistare tutti nelle

varie classi. Nell’aria c’e’ un dolce danzare diinnumerevoli odori: i profumi delle signore,dominano su un sottofondo di fumo e squisitefragranze di pizza. Al piano terra si trova l’asi-lo…il primo impatto con la scuola, la prima verauscita dalle mura domestiche…il primo distaccotra mamma e figlio. Qui si assiste a scene esi-laranti quanto emozionanti: ragazzini che ten-gono stretti tra le braccia pelouches di pezza,urlano attaccati alla mano delle madri perchénon vogliono lasciare neanche per un attimol’affetto materno…genitori che a stento tratten-gono le lacrime per ilprimo “grande” passodel proprio “tesoro”.Girando lo sguardoverso una siepe checela agli occhi indi-screti la vista dellefinestre del pianodella strada, si vedo-no signore di ogni età“imboscate” come inuna trincea pronte asbirciare ogni piccolomovimento del pro-prio pargoletto…e,più in là…maritiarrabbiati appoggiatidi forza sul clacson,

stanchi di aspettare queste “strateghe dell’ap-postamento”. Al primo piano ci sono le ele-mentari…fanciulli vivaci alla ricerca della loroclasse e dei compagni, sfuggono dalle mani dimamme che di nascosto mettono nelle cartelleil kit di sopravvivenza per la colazione di mezzagiornata: la pizza bianca e il succo di frutta allapera!All’ultimo piano ci sono le medie…il vero regnodel passaggio dalla pubertà all’adolescenza.Qui, ragazzi di ogni età, che si devono riabitua-re ad alzarsi presto, con gli occhi semichiusi dalsonno studiano per piacere o per dovere.Loro si sentono oramai autonomi e nel primogiorno di scuola arrossiscono timidamente per-ché mamme mai prive di premura ancora liaccompagnano e da lontano abbassano il fine-strino della macchina e gridano: << Stella mia,te la sei ricordata la colazione?>>

E’ giunta l’ora

di Erminio Quadraroli

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Campo de fiori8

01033 Civita Castellana (VT)Via Falisca, 89 Tel. 0761.598182

Fax 0761.591579P.za Matteotti, 16 Tel. 0761.518145

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Alessandro Meloneun civitonico campione italiano della due ruote

Molto spes-so quandop e n s i a m oad un cam-pione que-sto ci sem-bra irrag-giungibi le,le sue azionitanto difficilie così im-possibili da

emulare. Allora la nostra menteinizia a sognare e si cala nelleimprese , facendo proprie tutte levittorie e le emozioni. A volte peròsi ha la fortuna di avere un cam-pione nella porta accanto e di nonesserne a conoscenza. Di lui cono-scono le grandi imprese solo pochiamici. Questa infatti è la storia diAlessandro Melone, ventiseiennecivitonico, che lo scorso 19Settembre ha partecipato al cam-pionato italiano di motociclismoCOPPA ITALIA 2004 classe 600super stock e si è aggiudicato iltitolo di Campione Italiano 2004;Titolo ambitissimo vinto negli annida altri grandi campioni del passa-to.Alessandro, come e quando èiniziata la tua carriera sulladue ruote?“Avevo 17 anni quando ebbi la miaprima moto 125 e spinto da un’ir-refrenabile passione iniziai quasiper gioco a sfrecciare con essasulla pista di Vallelunga, pista doveanche Max Biaggi iniziò la sua car-riera. Poi un bel giorno durante unmio normalissimo giro di pista unteam si accorse di me e m’ingaggiòcome suo pilota.Iniziavo così a capire che i mieisogni stavano forse diventandorealtà.”Nel 1997 a 18 anni, Alessandropartecipa al suo primo GranPremio classe 125, ma cosa piùimportante si conquista i primi

sponsor. Nel 1998 partecipa a duegare sempre nella classe 125 maincominciano ad esserci le primedivergenze con il suo team. Nel1999 decide di fare il salto di qua-lità e passa così dalla classe 125alla classe 600 R6 YAMAHA.Questo è un anno abbastanza duroma che gli servirà da rodaggio per-ché inizia così a correre nei circuitipiù importanti d’Italia comeMonza, Misano, Mugello eVallelunga. Dal 2000 al 2001 ottie-ne dei bei piazzamenti. Nel2002 passa dalla YAMAHA allaSUZUKI ma solo dal 2004 è ingag-giato ufficialmente dal teamSURIANO SUZUKI ITALIA di Ostia,con il quale raggiunte, lo scorso 19Settembre, questo grande succes-so, conquistato grazie a due vitto-rie e a tre secondi posti… Beh chedire…!!!“Un ringraziamento d’obbligo vaalla mia famiglia per avermi sem-pre sostenuto anche nei momentipiù difficili. Voglio poi ringraziare ilmio team SURIANO SUZUKI ITA-LIA per avere creduto in me e peril lavoro svolto. Ringrazio i mieisponsor SUZUKI ITALIA, la MET-ZELER GOMME, la WP SOSPEN-SIONI e tutti gli altri. Un particola-re ringraziamento va al Sindaco diCivita Castellana dott. MassimoGiampieri e all’AmministrazioneComunale per la gratificazionerivoltami dopo la vittoria.”Lo scorso 16 Ottobre AlessandroMelone ha rappresentato l’ Italia aiCampionati del Mondo di motoci-clismo classe 600 che si sono svol-ti in America nella pista di AtlantaRoad. Gara molto importante orga-nizzata proprio dalla casaGiapponese, che ha selezionato imigliori piloti Suzuki del mondo.Un “in bocca al lupo” dalla redazio-ne di Campo dè fiori e da tutti i let-tori per i suoi futuri successi.

di Roberto Moscioni

Alessandro Melone (primo a dx)

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Miti, Dei ed EroiZeus: il padre degli Dei di Barbara Pastorelli

Una sera di fine settembre, frugando in uncassetto della mia camera, ritrovo , conpiacere, un vecchio libro sulla mitologiagreca e latina e, in un momento, sfoglian-do le pagine di questo, riscopro il fascino ela bellezza di un mondo fantastico e mera-viglioso fatto di dei, eroi e gesta di popoloche mi riportano indietro con il tempo.Chiudo gli occhi e all’istante ho davanti ame il grande monte Olimpo che si ergeimponente in tutta la sua maestosità. Sullacima di questo sorge una città incantata equi vi abitano le divinità. In questo mondofantastico e carico di magia si incontranoeroi, indovini, storie intricate, uccisionispietate, vendette implacabili ma anchedeliziose vicende d’amore. Tutti questieventi si svolgono sotto l’occhio vigile edattento di colui che è sovrano dell’Olimpoe che, regnando su tutto l’Universo, è ilpadre degli dei.Questi non è altro che Zeuso Giove per i latini. La mitologia narra cheZeus, dopo la nascita, fosse stato sottrat-to dalla madre Rea al padre Crono chedivorava i figli appena nati per timore chequesti potessero sottrargli il potere e fossestato nascosto in una grotta sul monteIda. Fu così allattato da due ninfe,Adrastea e Melissea. Divenuto adulto Zeusdecise di combattere il padre Crono; anzi-tutto gli diede un farmaco che portò que-sto a rigettare fuori i figli da lui inghiottitie poi, grazie al loro aiuto, riuscì a sconfig-gerlo e ad insediarsi sull’Olimpo. Prese ilcomando sulla terra e sul cielo mentrelasciò al fratello Poseidone (Nettuno) ilcontrollo sul mare. Sposò Meti, figlia diOceano, ma , avvertito da Gea (la terra)ed Urano (il cielo), che da lei sarebbe natoun figlio che lo avrebbe spodestato,inghiottì la moglie come un tempo avevafatto suo padre Crono con i suoi fratelli.Visto però che la donna era incinta ,Zeusordinò a Efesto (Vulcano) di colpirlo allatesta dalla quale balzò fuori, armata di lan-cia e scudo, Atena (Minerva), sua figlia.Altri furono gli amori di Zeus tra i quali

Temi, Leto, Danae, Io e la famosa Era oGiunone da cui ebbe Ares (Marte) edEfesto. Zeus, come padre degli dei, erasovrano assoluto ed aveva il pieno control-lo sulle vicende degli uomini. Ne prevede-va il loro futuro e, se voleva, lo cambiava.Era custode della libertà, della giustizia edell’ordine dello stato. Il culto di Zeus fudiffuso in tutto il mondo e la sua fama fuillimitata. Tutti i comuni mortali dipendeva-no da questa divinità potente che incutevaenorme paura.Ma l’Olimpo non era abitato solo da Zeus;tante altre divinità e personaggi lo popola-vano. Di questi parleremo la prossimavolta.

Visione delloOlimpo Omerico.

Firenze,Galleria Pitti

Zeus che scaglia il

fulmine(bronzo).Berlino,

Staatliche Museen

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Campo de fiori12

Rodolfo Profili (o picchio)una vita da portiere

di Alessandro Soli

Quando vado ad intervistarlo, un sabato mat-tina, mi accoglie nella sua casa, e subito lamia attenzione va alle pareti delle stanze tap-pezzate di vecchie foto, che lo ritraggono inparate plastiche, o inginocchiato con la pallatra le mani, come nelle più classiche foto disquadra.Poi, dalla sua voce, resa gracchiante dall’ap-parecchio che usa per comunicare dopo un’o-perazione alle corde vocali, escono i ricordi diuna vita da portiere, una carriera breve,ma intensa, rovinata da un incidente giovani-le, di cui parleremo più avanti.E’ sicuramente un personaggio, uno che tuttia Civita Castellana conosciamo, ma che hatenuto nascosto per anni un segreto, che per-sonalmente appresi il 18/12/91, quando, inoccasione di un “Memorial RomaniStradonico” sul campo del Madami, al ter-mine della partita tra vecchie glorie ed exallievi di Stradonico, consegnò alla nostraAssociazione (Assoc. Romani Stradonico), unasua foto, che vedete qui riportata, ed una let-tera scritta di suo pugno.In essa svelava ai più il suo tremendo segre-to, quasi a giustificare il perché non era arri-vato ai vertici del professionismo. All’età di13/14 anni, giocando a pallone in campagna,tra pecore che pascolavano, vicino alla vignapaterna, su di un terreno accidentato, resopericoloso da vari cocci di ceramica , vetro emateriale di riporto, mimetizzato però dall’er-ba alta, il piccolo Rodolfo si tuffò su di un pal-lone, spinto da quell’istinto naturale tipico delvero portiere. Purtroppo il ginocchio sinistrofu squarciato da una brutta ferita, provocataappunto da un coccio nascosto. In quei tempiil primario dell’Ospedale Andosilla era ilProf. Vincenzo Ferretti, che, vista la gravi-tà della ferita, si impegnò nella difficile sutura

dell’arto. Rodolfo, nonappena ristabilito, rico-minciò come tutti iragazzi della sua età agiocare a pallone perstrada e nelle piazzet-te. Poi all’età di 16/17anni iniziò a frequenta-re le giovanili di CivitaCastellana. Mi raccontache d’estate i ragazzivenivano portati incampeggio al mare, aFregene, e l’alloradirigente accompagna-tore Carlo Cianivedendolo tuffarsidagli scogli e but-tarsi a volo sulla sab-bia, con tanta vivacitàed un certo stile, capìdi avere tra le mani unportiere “coi fiocchi”.E lo stimolava dicendo-gli: - Voglio vederese ti tuffi così sulcampo che è piùduro! Da qui nacquequel soprannome cheancora lo accompagna

e lo identifica “ ‘ O PICCHIO “, che abbina-to ad un portiere può significare sia la suavelocità e lo scatto di reni che lo assomiglianoal grazioso pennuto, oppure la temerarietàdelle uscite e i tuffi sui piedi degli attaccanti,(quindi sinonimo di “matto”) che identifica ipiù grandi portieri. Era come il pallone checalciava, si tuffava e subito rimbalzava inpiedi, aveva uno scatto di reni eccezionaleche non lo abbandonerà mai, come vedremo.Iniziò la sua carriera agonistica come portieretitolare nella squadra del Civita Castellana;Una sua perla fu la partita Viterbese-CivitaCastellana 1 a 1 nel Campionato diPromozione del 1955, quando per mante-nere il pareggio fuori casa, parò l’impossibile.Ma dopo circa due anni, il ginocchio sinistrocominciò a gonfiarsi sotto sforzo. Rodolfo capìsubito che era la conseguenza del brutto inci-dente avuto qualche anno prima: i dirigentiMarcello Mat-teucci e CarloCiani, fecero ditutto per il suorecupero. Le varievisite specialisti-che fatte a Romadove Rodolfo fuaccompagnato daAldo Riccioniallora membrodella S.S. Lazio,presso il Prof. LaCava alla Gar-batella, evidenzia-rono una precariaefficienza dell’ar-to. Tra mille sacri-fici ed enormi

sforzi fisici, continuò, anche se saltuariamen-te, la sua attività sportiva, ma vedeva persempre chiuse le porte del professionismo.Lasciò il calcio giocato a 33 anni, lui che eranato a Civita Castellana il 28/07/29, male sue parate continuarono a stupire tutti,specialmente in occasione dei tornei estivi chevenivano organizzati tra Bar e AziendeCeramiche, quando tutti volevano “accapar-rarselo”, per avere una saracinesca tra ipali.Memorabile fu la finale del 3° Torneo, il 5Luglio del 1969, tra la Cer. Vitrex e laCer. Simca terminato 1 a 1 con Rodolfo por-tiere della Vitrex che ricevette i complimentidalla terna arbitrale formata da fischietti diserie A quali D’Agostini, Lattanzi e Ricci.Aveva allora 40 anni, un fisico appesantito,ma lo scatto di reni era rimasto intatto. A talproposito voglio raccontarvi un episodio, dicui fui testimone: mio suocero Carlo Contiera titolare del Bar Roma in Piazza Matteottia Civita Castellana, una sera ‘ O Picchio, feceuna scommessa con alcuni presenti nel bar:riuscire a saltare da fermo, a piè pari, sullungo bancone in alluminio del caffè che eraalto circa un metro e venti, ebbene, mal-grado l’età e il fisico ormai appesantito, riuscìnell’impresa e così spumante e biscotti allieta-rono tutti i fortunati testimoni. Gli ho ricorda-to questo fatto e Rodolfo, in tutta sincerità, miha confessato che c’era stato un precedente:durante una cena con gli ex compagni disquadra, nell’allora ristorante da Decio aiSassacci aveva scommesso 50 bottiglie dispumante che sarebbe riuscito a saltare dafermo, a piè pari sul tavolo, con l’aggiunta diuna sedia sopra lo stesso. Era un’altezza note-vole, ma per uno che aveva ancora lo scattodi reni dei bei tempi, la scommessa fu unafesta. E’ passata più di un’ora dal mioarrivo,lui non mi vorrebbe più congedare, mimostra gli articoli di vecchi giornali, le foto, lecoppe vinte, si sforza a parlare con l’apparec-chio, i suoi occhi sono lucidi, poi lo saluto. Glilascio però una certezza , che il suo segreto èdivenuto il rimpianto per non aver avutoanche a Civita Castellana il nostro Profili,come Blera ha avuto il suo Peruzzi eBagnaia il suo Fimiani.

Spogliatoio del Campo Madami- anni ‘50: in alto da sx Pietro Sansonetti,Giuseppe Tomei, il piccolo Romani Mario in braccio al papà Stradonico,

Giuseppe Evangelisti (Ngonga), Federici, Antonio Sansonetti, Enzo Brunelli. In basso da sx Ivone Vegni, il piccolo Luigi Romani, Sergio Tribolati,

Rodolfo Profili e seduto davanti a tutti Alfredo Anzellini

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13Campo de fiori

Civita Castellana. Civita Castellana. Il Coro Ligneo della Chiesa di San Francesco in Piazza Matteotti (1736).

Committente: Cardinale Angelo Maria Querini (1680-1755).Architetto: Giovanni Battista Marchetti (1684-1758)

Prof. Arch. Enea Cisbani

L’opera del Cardinale Angelo MariaQuerini, patrizio Veneto di profondacultura europea e Prefetto dellaBiblioteca Vaticana dal 1730 al1755, rappresenta un momentoimportante nella storia politica, socia-le e culturale della Civita Castellanadel ‘700, come instancabile promotoredi varie opere pubbliche e religiose e ilsegno più importante della sua multi-forme opera e cultura è la realizzazio-ne, nel 1736, nella Chiesa di SanFrancesco, del Coro Ligneo per iPadri Conventuali dell’omonimoConvento attiguo alla Chiesa. DelCardinale Angelo Maria Querini,attualmente, manca ancora una defi-nitiva biografia critica che metta inpiena luce tutti gli aspetti, contrastan-ti, di questa multiforme personalità,discussa in vita e dopo la morte, macertamente dotata di un attivismo noncomune sia per gli impegni legati alsuo ministero religioso che per obiet-tivi di natura squisitamente erudita eletteraria. Come Committente di operereligiose fu davvero eccellente: Restaurodella Chiesa di San Marco in PiazzaVenezia a Roma (1736), ampliamentodella Biblioteca Vaticana (1734), Statua diBenedetto XIII nella Chiesa di Santa MariaSopra Minerva (1739), il Duomo e laBiblioteca di Brescia (1742), la Chiesa diSanta Edvige in Berlino (1730) e l’amplia-mento del Seminario di Sant’Eustachio inRoma (1737), per citare gli interventi piùimportanti e significativi. Fu protettore dinumerosi artisti: gli scultori BartolomeoPincellotti e Antonio Calegari e gliArchitetti Filippo Barigioni e GiovanniBattista Marchetti. In Civita Castellana,fu il diretto promotore della realizzazionedella Fontana di Corte in Via XIISettembre e del Completamento nel 1720del Ponte Clementino, in una fase cru-ciale della sua realizzazione dopo il sorge-re di alcune divergenze tra l’impresaappaltatrice dei lavori e la comunità diCivita Castellana per la cattiva qualità deimateriali impiegati nella costruzione dell’o-pera. Il rapporto singolare con Civita, deri-va dalla sua continua frequentazione diPadri Francescani del Convento di SanFrancesco in Piazza Matteotti, dove svolseun intenso magistero sia come benefatto-re, che come padre spirituale donando alconvento numerosi libri della BibliotecaVaticana, purtroppo perduti. Nel 1745 aVenezia, il Canonico della Chiesa di SanMarco in Roma, Abate Andrea Bacci, diedealle stampe un prezioso volume che con-tiene inedite notizie su tutte le opere com-missionate dal Cardinale nella sua lunga

ni Battista Marchetti, le notizie sonoabbastanza scarse: buon tecnico madal modesto repertorio formale e lessi-cale, le uniche opere certe e documen-tate sono quelle commissionate dalQuerini nel suo lungo e proficuo magi-stero, mentre non sono documentatealtre opere di rilievo. L’opera di mag-gior rilievo è la Biblioteca Queriniana diBrescia, che raccoglie l’intera, estesaed imponente Biblioteca del Prelato,donata alla città Lombarda nel 1754,ad un anno dalla sua morte avvenutain Roma nel Febbraio del 1755.Nell’opera civitonica il Marchetti nonindulge in inutili formalismi e decorati-vismi, ma anzi tutta l’opera è permea-ta da una profonda linearità di forme eapparati architettonici di chiara matriceClassica, come era nello spirito e negliintendimenti dello stesso Cardinale. IlCoro Ligneo è composto da 14 Stallicon inginocchiatoio, per i PadriFrancescani e da sedili lignei per iNovizi, posti dinanzi, e suddivisi in due

gruppi ben distinti dal portale di accesso algiardino della stessa Chiesa. I singoliStalli, con braccioli laterali, sono intervalla-ti da lesene con capitelli classici e corona-ti superiormente da un modesto cornicio-ne che conclude l’intero sistema. Postodietro L’Altare Maggiore, ha subito neltempo varie modifiche che hanno interes-sato in particolare la rimozione dell’interopavimento ligneo dell’abside così struttu-rato per le necessità dei Confratelli chepartecipavano alle varie funzioni religiosea piedi scalzi. Lo stesso con i marmi poli-cromi dell’altare, forma un complesso dirara bellezza e suggestione. Occorserodue anni per la sua realizzazione tecnica acura di una bottega artigianale Romana enel 1736 fu solennemente inaugurato conuna funzione religiosa officiata dalCardinale, a cui partecipò l’intera comuni-tà locale.

attività, tra cui il Coro di San Francesco:“Lettere dell’Abate D. AntonioSambuca scritte al Signor Abate D.Andrea Bacci canonico dell’insignecollegiata di San Marco in Roma”Venezia 1745. Dal Volume: “…quanto viprometti di ciò, che stampato o manoscrit-to è parto del fecondissimo ingegno delnostro Emo Padrone, tanto non possoassicurarvi dè Rami, che rappresentano lemagnifiche opere della sua inesaustagenerosità…… Io gli ho raccolti tutti: cote-sta Chiesa di San Marco, quella di SanGregorio, l’aggiunta Libreria vaticana perriporvi i libri donati, il Cortile del palazzoSan Marco, il coro di Civita Castellana deiPadri Conventuali…” . Il Volume contienepreziose informazioni documentarie sullostato e l’entità delle opere finanziarie delQuerini a Roma, Chiesa di San Marco –Chiesa di San Gregorio al Celio eSant’Alessio, Badia Polesine, Brescia, ilDuomo, Fossombrone, Terni, Fogligno,Cagli, Darfo e CivitaCastellana. In appen-dice, sono riportate leEpigrafi in onore delCardinale, a ricordodella sua Munificenzaposte in tutte le Chieserealizzate, tra cui quel-la visibile e collocataattualmente nellaChiesa di SanFrancesco in CivitaCastellana nell’absidedi fondo e in prossimi-tà del coro ligneo.Dell’Architetto Giovan-

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Album ricoCampo de fiori16

da sx Giovanni Munzi, Lina Mosolo, Adriana Munzi ed il marito Carlo in una foto degli anni ‘40. 1977 giovani corchianesi in gita a Castel Fusano

Fregene 1952-53: raduno sportivo di giovani centauri civitonici. Foto data dal Sig. Sergio Tribolati

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere

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deiordiCampo de fiori 17

Anni ‘60 : i bambini di Via I Maggio di Civita Castellana. Foto data dal Sig. Luigi De Angelis

Giovani C

ivitoniche degli anni ‘50: Foto data dalla Sig.ra Felisia C

astellucci

Maria Silvia, Adriana e Vincenza Cipriani foto data dalla Sig.ra Vincenza Cipriani

pubblicate le vostre foto portatele presso la redazione di Campo de’ fiori. Esse vi verranno subito restituite.

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Campo de fiori18

Una Fabrica

Fabrica di Roma - comizio in Piazza del Comune - anni ‘50

Com eraPiazza della Liberazione in

una foto degli anni ‘60.Esisteva già il monumento

ai caduti.Non c’era ancora il bar,

l’edicola e gli alberi, del-l’attuale giardino, eranostati appena piantati.Mancano ancora moltipalazzi e varie attività

commerciali

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201928 Fam

iglia Augusto G

iordani. Foto data dalla Sig.ra Luisa Giordani

Anni ‘50 : Fabrica di Roma , prima comunione anni ‘50 : bidelle delle scuole elementari di Civita Castellana

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1960 scuola media III C di Civita Castellana. Foto data dal Sig. Renzo Ciarletti

1958 Istituto Statale d’Arte di Civita Castellana. Foto data dalla Sig.ra Adriana Domizi

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Amarcord i luoghi dell’infanziadi Cristina Evangelisti

Il luogo visitato da Fabrizio e Massimoquesto mese è il complesso monumentaledi Santa Susanna del XII secolo, un tempoConvento Francescano. Qui la tradizionevuole soggiornasse San Francesco nel suoviaggio da Assisi a Roma per incontrare ilPapa. I nostri due amici, approfittando diuna tiepida giornata autunnale di fineottobre,si sono recati a visitare questoConvento dove , anni or sono, i civitonicitrascorrevano in compagnia il giorno diPasquetta per la famosa poggiata. Si par-tiva di buon mattino e a piedi percorreva-no la lunga discesa che immette sulla viaFlaminia e qui, superato il rettilineo detto“dritto di Remo”, si inerpicavano per il sen-tiero che conduceva all’alto pianoro doveera situato il Convento. Gruppi di ragazzie ragazze, con borse colme di cibo e gio-chi, si accaparravano un angolo di pratodove poter mangiare e giocare insiemeallegramente. Il dolce caratteristico cheveniva consumato in abbondanza era la“pizza di Pasqua”, lievitata e cotta rigoro-samente in casa, che veniva accompagna-ta da un bel bicchiere di buon vino. Era

questa l’occasione nella quale si era solitifare nuove amicizie ,dilettarsi in simpaticischerzi e cantare in compagnia. In quellagiornata veniva celebrata la Santa messa ela Chiesa veniva addobbata con ricchiparamenti e molti fiori. Quasi all’imbruniretutti tornavano stanchi ma soddisfatti alleloro case percorrendo, con le ultime ener-gie rimaste, la lunga via Palombarese.

La poggiata a Santa SusannaFabrizio e Massimo, tornati oggi in questoluogo lo hanno trovato, con loro granderammarico, completamente recintato eperciò inaccessibile. Non potendo cosìaccedere al convento sono stati assaliti daprofonda nostalgia e, accettando a malin-cuore questa delusione, hanno ripercorsonelle loro menti le meravigliose ore che untempo qui avevano trascorso.

i ruderi intorno a Santa Susanna

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Giornata del tesseramentoGiornata del tesseramentodell’dell’ A.T.A.M.O.A.T.A.M.O.

di Raniero Pedica

Il giorno 9 Ottobre si è svolta in PiazzaMatteotti, l’annuale giornata del tessera-mento del-l’A.T.A.M.O, (Associazione perla Tutela ed Assistenza ai Malati OncologiciONLUS), associazione di volontariatosenza fini di lucro che opera nel bacinod’utenza dell’ospedale Andosilla di CivitaCastellana. Da circa 4 anni i volontari, aiu-tati fattivamente da personale medico,paramedico, enti pubblici e privati, pro-muovono iniziative mirate a sostegno delle

persone toccate dapatologie oncologi-che. Quest’anno,uno degli obiettiviche l’associazionefinalmente è riusci-ta a raggiungere èla disponibilità diu n ’ a u t o m o b i l enuova per le attivitàoperative e di tra-sporto dei malativerso i centri ospe-dalieri di cura eriabilitazione. Unafiammante Opel

Agila, infatti, è stata donata all’associazio-ne col ricavato di fondi raccolti tra diversibenefattori. Il Sig. Orlando Barontini, pre-sidente del-l’A.T.A.M.O, nel ringraziare inumerosi intervenuti alla manifestazione,tra cui i Sindaci ed i rappresentanti deiComuni del comprensorio Ospedaliero, hadichiarato che l’autovettura è il frutto dellaspontanea solidarietà di Enti, benefattoried iscritti, che riteniamo utile per intensi-ficare gli interventi d’assistenza ai malati di

cancro ed ai loro familiari “Questo graditodono ci permette di operare in piena auto-nomia nel territorio senza gravare, in casodi necessità, sui mezzi del 118 e C.R.I” .Un accorato appello è stato lanciato dallostesso Presidente “rinnova la tessera sesei già socio o iscriviti se non lo sei” edancora “aiutateci ad aiutare chi soffre”invito rivolto a tutti gli intervenuti perfinanziare, tramite iscrizione come socioordinario e sostenitore, le prossime impor-tanti iniziative dell’Associazione. “Possiamo ritenere positivo il bilancio diquesta giornata di solidarietà che premia egratifica l’impegno dei nostri volontari. “ha infine concluso il Presidente Barontini. Chi è interessato ad iscriversiall’A.T.A.M.O. e chiunque desidera avereinformazioni su finalità e progettidell’Associazione può rivolgersi ai seguen-ti numeri telefonici:

3477206267 Sig. Orlando BarontiniPresidente A.T.A.M.O.0761507614 - 3335607032 - 3475610090Componenti del Direttivo.

Cari amici lastoria di Noel siarricchisce

sempre piø dinuove avventu-re. Conservategli inserti e...

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L angolo ... cin cin di Chilelli Letizia

Il Direttore e la redazione di Campo de’ fioridanno il benvenuto a Letizia Chilelli, di BustoArsizio (MI), sommelier di professione, che daquesto mese si occupa della nuova rubrica“L’angolo...cin cin”.

... Ma per le vie del borgodal ribollir de’ tiniva l’aspro odor de i vinil’anime a rallegrar...

Giosuè Carducci

E’ in questo periodo che i famosiversi della poesia “San Martino” civengono spesso in mente.Infatti, proprio in questi giorni lenostre vigne si popolano della piùgrande e profumata festa dell’anno:la vendemmia. In questa nuovarubrica cercherò di affrontare illungo viaggio nell’enologia: dallaproduzione fino agli abbinamenticibo-vino, per capire, almeno un pò,di cosa parliamo noi Sommeliersquando, con aggettivi “strani eimportanti” sui profumi e sui sapori,vi proponiamo una buona bottiglia divino. Ma, quali sono le tappe dellaproduzione enologica che renderan-no l’acino “un buon vino d’annata”?La prima fase è la vendemmia chedeve essere tempestiva, per evitarela sovrammaturazione delle uve eaccurata, per garantire così il per-fetto stato degli acini ed evitare laprematura fermentazione, cheapporterebbe risultati negativi alfuturo bicchiere di vino. Si passa poialla vinificazione dell’uva e qui scen-

na, che permettono di mantenere ed esalta-re le caratteristiche dello stesso e le corre-zioni che servono per compensare eventua-li carenze dovute, ad esempio, a variazioniclimatiche delle diverse annate. Si arriva allafermentazione alcolica che avviene graziealla presenza di lieviti, zuccheri, ossigeno etemperatura adeguata (per i bianchi 18-22°C e per i rossi 25-28 °) con la relativa tra-

sformazione degli zuccheri in alcoleetilico, anidride carbonica, sostanzesecondarie di fermentazione e for-mazione di calore. Si stabilizza poi ilvino ottenuto con pratiche chevanno dalla chiarificazione alla rifer-mentazione. Nella fase successiva siavrà l’imbottigliamento del vino cheavviene in genere a fine primavera oin autunno per il vino “fermo”, men-tre quello di un vino “frizzante” sipuò fare in marzo, in quanto il leg-gero innalzamento termico puòfavorire una leggera fermentazionein bottiglia, del poco zucchero rima-sto. Ma questa fase può essere pre-ceduta da un periodo più o menolungo di affinamento in recipienti dimateriale diverso a seconda dellediverse tipologie di vino. Si passacosì alla conservazione del vino conla possibilità della maturazione edell’eventuale invecchiamento. Siarriva infine all’immissione al consu-mo.

Fonti bibliografiche“Il Sommelier, nozioni generali”

Edizione Associazione ItalianaSommeliers, 1995

...continua sul prossimo numero

dono in campo processi come la pigiatura,che può essere soffice e da cui si otterrà unmosto-fiore delicato e dolce, oppure accen-tuata con un mosto meno dolce ma piùacido e tannico. Si arriva infine alla vinifi-cazione vera e propria che da vini bianchi,rossi e rosati. Altri importanti processi sono i trattamentidel nostro mosto come le pratiche di canti-

Semplice saporeCon indosso un grembiuli-no,prepari un piatto semplice edi gusto fino.Gli ingredienti vai a trovare, per poterti organizzare.Prendi sale e stuzzicantepasta,di fusilli quanto basta.Spinaci buoni e un po’ dierbetta,abbondante e saporitaricotta.In qualche minuto prontastai,e a preparare tosto tu vai.Come già prestabilito,gli spinaci han bollito.Or li prendi stretti stretti,li tagli in finissimi pezzetti.Nell’acqua che bolle sul for-

nello,poni la pasta e di sale qual-che granello.Nell’insalatiera già metti,ricotta spinaci ed erbetta apezzi.Quando ha fame il cuococon la rima non ci piglia,ma garbatamente un pocoti consiglia.Per le dosi puoi provare,ogni tanto ad assaggiare.Hai scolato la pasta edancora scotta,amalgama tutto con spinacie ricotta.Dopo breve mescolata,ti prepari alla mangiata.L’erbetta ne ha esaltato ilsapore,buon appetito a te di cuore.Erminio Quadraroli

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Scopri di Cristina Evangelisti

L’artista che incontro questomese è Cristina Stefani nata aVignanello (Vt) il 12 Novembre1981. Cristina eredita la pas-sione per l’arte dal padreInnocenzo, valente marmista.Ha frequentato l’istituto d’artedi Civita Castellana diploman-dosi brillantemente e contem-poraneamente ha iniziato acimentarsi nella creazionedelle sue prime opere. Attrattadalla policromia vivace dellevetrate delle splendide catte-drali gotiche, incomincia lasperimentazione della pitturasu vetro. I decori a smalto,applicati sul vetro a piombo,rendono palese il caratterevivo della giovane artista.L’interesse verso questo tipodi decorazione si accresceancora di più quando tre annifa Cristina si avvicina alla pit-tura ad olio, che le permette diraffinare la tecnica dosando

Cristina Stefani

nel giusto modo i diversi colori eravvivandone le tonalità. Soprag-giungono così i primi traguardi chela portano all’esposizione delle suemolteplici opere in diverse localitàcome Canepina, Vignanello,Viterbo, Roma... In quest’ultimoperiodo la passione verso la pittu-ra sta notevolmente intensifican-dosi, ed è per questo che l’artistasta cercando di perfezionarsi sem-pre di più nella lavorazione delvetro fuso, prendendo a modello ipreziosissimi ed unici lavori diMurano.

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1950: A CivitaCastellana si giraun film sulla sto-ria del brigante Mu-solino. Beppe Muso-lino era nato a SantoStefano d’Aspromon-te (Reggio Calabria)nel 1875. Condanna-to per omicidio, inbase a false testimo-nianze, a ventunoanni di reclusione

riuscì ad evadere e si vendicò dei suoi accu-satori commettendo sette omicidi. Arrestato ad Urbino nel 1901 fu condannato all’er-gastolo nel 1902 . Il brigante impazzì all’internodel carcere e dovette attendere il 1946 per esse-re graziato. Morì nel 1956.Quello del brigante Musolino fu uno dei casigiudiziari più importanti ed affascinanti dellanuova Italia unita, tanto che il poeta GiovanniPascoli dedicò a questo un’ode e il regista MarioCamerini ne trasse un film. L’anno è il 1950 e gran parte delle riprese furonogirate nell’ex Bastiglia di Roma, vale a dire il ForteSangallo di Civita Castellana.Il regista tornò sul luogo nel quale il brigante fuimprigionato e dal quale tentò, inutilmente, difuggire attraverso una conduttura fognaria. Il filmracconta dello scontro tra il carbonaio calabreseBeppe Musolino, interpretato dal noto attoreAmedeo Nazzari, e Pietro Solemi (Guido Morisi),un potente capo mafioso. Tra i motivi del conflitto fra i due c’è Mara, (nelfilm interpretata da Silvana Mangano) figlia di unoste, innamorata di Beppe ed ostile a Pietro. La storia si complica quando un altro vecchio excapo mafioso, Vincenzo Schepisi (Ignazio Bolsanosulla scena) cerca di liberarsi di entrambi ucciden-do Pietro e facendo ricadere la colpa dell’omicidiosu Beppe. Al processo Beppe verrà condannato mariuscirà ad evadere e a vendicarsi .Grazie all’aiuto offerto da Mara l’uomo si dà allamacchia e colpisce i falsi testimoni ma , alla fine,Vincenzo Schepisi, informato sul nascondigliodel fuggiasco, gli tende un agguato nel qualeperde la vita Mara. Beppe, nutrendo tanta rabbia dentro, si faràgiustizia da solo per poi costituirsi. Nel film diretto da Camerini vennero scritturatemolte comparse tra gli abitanti di Civita Castellanache, in quel periodo, vivevano all’interno del ForteSangallo, in attesa che le loro case venisseroricostruite dopo i bombardamenti dell’ultimoconflitto mondiale.Purtroppo oggi di questo film non si hanno moltenotizie, così mi è sembrato giusto poterlo ricor-dare in questo articolo perché spero anco-ra che un giorno si possa ritrovare erestaurare per poterlo nuovamente rivedereed apprezzare.

di Roberto Moscioni

Il Forte Sangallo - prigione del Brigante Musolino

Il Brigante

Amedeo Nazzari nella parte del Brigante Musolino

Silvana Mangano nella parte di Mara Il Brigante Musolino

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Vorrei incontrarti fraPeppinella in bicicletta ...

ma non soloChi non conosce Peppinella ? Basta pronunciare il suo nome e immediatamente lapensi a cavallo della sua vecchia bici che, fino a qual-che tempo fa, inforcava per i suoi spostamenti da unacasa all’altra del paese per fare punture e pedicure. Peppinella è Giuseppina Angelelli, ma non occorronospiegazioni: la conoscono tutti, però forse pochi cono-scono la sua vita avventurosa, il coraggio, lo spirito disacrificio e determinazione con i quali ha affrontato lavita. Io la conosco da quando ero bambina; carissimaamica di mia madre, era legata a lei da un profondoaffetto, al punto tale che la chiamavo “zi Peppina” e lachiamo così ancora oggi. Poco tempo fa, rovistandofra vecchie foto di mia madre, mi sono capitate tra lemani alcune foto di zì Peppina. Peppinella è nata il 24ottobre 1913, ultima di sette figli. Non ha conosciutoil padre, morto mentre la madre era incinta di lei e, adue anni, ha perduto anche questa. Ha vissuto la suainfanzia a Gargarasi, in campagna. Racconta che,bambina, andava a pascolare i maiali a piedi nudi. Hacalzato il primo paio di scarponi chiodati a 15 anni.Nonostante questa infanzia misera e tribolata, vivevain un ambiente stimolante, rude nei modi, ma ricco diaffetti autentici. Quando i fratelli lasciano la campa-gna per lavorare nelle fabbriche, vengono tutti ad abi-tare “all’orto funaro” (rione del centro storico di CivitaCastellana). Per sbarcare il lunario ha fatto mille lavo-ri: operaia in fabbrica, donna di servizio, “badante”agli ammalati; sapeva fare le iniezioni, raccogliere erammendare le sfilature delle prime calze di nylonnegli anni ’50, fare le maglie. Ha fatto la bidella nellescuole elementari, l’assistente nelle colonie estiveorganizzate dal fascismo e si è rivelata poi “imprendi-trice stimatissima di colonie estive casalinghe”, dimo-strando una capacità organizzativa e uno spirito di ini-ziativa fuori del comune. Infatti, per soddisfare il suodesiderio di conoscere, di viaggiare e divertirsi, nonavendo soldi, si è inventata un’attività inusuale perquei tempi. Per più estati di seguito, prendeva in affit-to casa al mare a Nettuno o ad Anzio e ci portava asoggiornare alcune ragazze che, le madri civitoniche,le affidavano con assoluta fiducia. Certo, si assumeva una bella responsabilità ma, unen-do l’utile al dilettevole, trascorreva un mese al mare eritornava a Civita Castellana con una abbronzaturainvidiabile. E non è finita qui…. Mi racconta che nonha mai sofferto di complessi di inferiorità, non ha mai

temuto di avvicinarepersone di classesociale superiore o piùistruite. Nel 1940 èstata assistente nellecolonie estive che ilfascismo organizzavaper i giovani civitonicial boschetto. In una delle sue tantefoto è ritratta con ilprincipe Umberto diSavoia insieme ad altriassistenti, vestendouna divisa da marinaiopresa in prestito dauno studente dell’acca-demia.

Peppinella a 15 anni con negli occhi chissà quale desiderio

Peppinella con il principe Umberto di Savoia Peppinella al mare

Peppinella con la chitarra

Colonia estiva a Civita Castellana Peppinella in bicicletta

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La storia

...continua dal n. 11

...La Casalba seguita con meritoad essere protagonista nella sto-ria musicale italiana annoveran-do, fra i suoi artisti, anche altrinomi di successo. Max però, perdiversi validi motivi, non parteci-pa più totalmente alle vicenderomane e, tornato a CivitaCastellana, si avvicina, con lafiglia Cecilia, al gruppo teatralelocale “I nunseponnoguardà”,diretto da Francesco Paolelli.Nell’anno 2000 il gruppo mette inscena, con numerose repliche, alcinema teatro Florida, lo spetta-colo comico - musicale “Canzo-nissime 2000”. Durante questospettacolo Max interpreta ilbrano “Nel Sole” di Albanoriscuotendo enorme successotanto che Albano stesso, dopoaver visionato una sua videocas-setta, lo contatta telefonicamen-te per complimentarsi personal-mente con lui. Sempre nell’anno2000 Max costituisce unComitato per il restauro dell’or-gano Aletti della cattedrale diCivita Castellana e, per l’occasio-ne, organizza il primo concertodell’Epifania con la partecipazio-ne di vari cori polifonici. La pre-senza nel coro lo porta ad averenumerose soddisfazioni compre-sa quella di ricoprire il ruolo disolista per l’interpretazione dibrani classici. La frequenza diCecilia alla scuola di cantodell’Accademia Muzio Clementi,lo porta poi a partecipare al CoroPolifonico della stessa, ricopren-do anche qui il ruolo di voce soli-sta. S.C.

Il gruppo teatrale “i nunseponnog

Coro Polifonico Santa Maria Maggiore di Civita Castellana e l’Orchestra “Il Terzo Suono”, diretti dal M. Mons. Don Giuseppe Bellamaria

Anna Tatangelo, vincitrice di San Remo 2002edizioni CASALBA di Max ( Sandro Anselmi)

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a di Maxalias Sandro Anselmi

...continua sul prossimo numero

guardà” Il gruppo musicale de “i nunseponnoguardà” con Max e Cecilia Il balletto de “i nunseponnoguardà”con Max

Coro Polifonico dell’Accademia Musicale “Muzio Clementi”diretti dal M. Paolo Matteucci

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N ATI Matrimoni Morti

Civ

ita C

aste

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Set

tem

bre

2004

04.09.2004 Roberto Carrisi/Federica Mancini

05.09.2004 Andrea Ciaccioni/Giuseppina Congiu

18.09.2004 Paola Del Priore/Vito Magaldi

26.09.2004 Raffaele Dell’Anna/Francesca Delussu

05.09.2004 Daniele Di Berardino/Moira Manoni

11.09.2004 Silvia Dionisi/Stefano Mecarelli

05.09.2004 Valentina Fani/Roberto Paiella

04.09.2004 Gloria Finesi/Angelo Modica

12.09.2004Sante Monteleone/Simona Valenti

12.09.2004 Patrizia Moscioni/Fabrizio Nelli

05.09.2004 Vitaliano Periti/Emilia Scalise

Ottorino Angelozzi 29.09.2004Rosa Anselmi 20.09.2004

Salvatore Antonaci 01.09.2004Maria Bonfiglioli 28.09.2004

Francesca Cutifani 07.09.2004Ines Di Famiani 26.09.2004

Gildo Drusiani 01.09.2004Alessandro Gabrielli 03.09.2004

Luigia Mancini 27.09.2004Nicola Masciangelo 21.09.2004

Ersilia Mengarelli 11.09.2004Carla Pezzica 02.09.2004

Carmina Razzino 08.09.2004Renzo Sabatini 20.09.2004

Benedetto Scarponi 01.09.2004Domenico Sorrenti 07.09.2004

02.09.2004 Lorenzo Campana30.09.2004 Federico Casaluce16.09.2004 Gabriele Cattani17.09.2004 Marco De Angelis23.09.2004 Claudia De Venanzi14.09.2004 Giorgio Dei08.09.2004 Francesco Federici26.09.2004 Leonardi Alin Ghita21.09.2004 Fabio Lucentini16.06.2004 Pierpaolo Lucia20.09.2004 Francesco Marini06.09.2004 Andrea Menichelli13.09.2004 Valerio Meraglia30.09.2004 Nathania Orrei12.09.2004 Federico Russo20.09.2004 Giulia Scarlaccini16.09.2004 Sofia Soldatelli01.09.2004 Tudor Costantin Tebeica17.09.2004 Sara Maria Urzica

Sul n. 11 di Campo defiori è stata pubblicataquesta foto dove sonostate riconosciute:Alvisia Ginevoli, MilviaBasso, Anna Bruzziches,Milvia Tribolati, LuciaMidossi, WandaMorganti, Elza Angeletti,Corinna Ceroni, CarlaMattioli, EneideGabrielli, Angela

Contenti, Mirna Bartoli, Anna Ricci, Liliana Bruzziches, Lucia Spinelli, AnnaPiergentili, Maria Silvia Cipriani, Maria Modesti, Marcella Basili, DirceGomiero, Giuseppina Ercolini.

In questa foto pubblicata sul n. 11 sono stati riconosciuti, con ilmaestro Ermanno Carabelli: da sx Amilcare Angeletti, GrazianoBasili, Alberto Mascioli, Maurizio Conti, Augusto Mariani, DomenicoPressi, Renzo Chitarrini, Fausto Sanapo, Massimo Canale, RobertoPaolelli, Danilo Mecarocci, Fernando Evangelisti, Armando Moretti,Ivano Cerri, Renato Colella, Angelo De Vittori, Franco Foglietta, TulioTalia, Luigi Mancini, Gianni Arrigoni, Stefano Sauti, Gerardo Sanapo,Santoro.

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Quando scopri che una persona a te caraè affetta da una grave malattia, il tuomondo si ferma improvvisamente, comin-cia a precipitare verso il basso e la paura ela disperazione prendono il sopravventodentro il tuo cuore. Questo è quello che èsuccesso alla nostra famiglia. Da CivitaCastellana, il paese dove viviamo, nostropadre è stato ricoverato urgentementepresso il reparto Ematologia dell’Ospedaledi Montefiascone e, per un uomo che intutti i suoi 61 anni non aveva mai subitoun ricovero, la notizia e l’evento non pote-va non essere che traumatico, per lui e perla sua famiglia. La paura non era soltantoquella di non essere in grado di poteraffrontare la malattia, ma anche quella didoverla combattere in un paese che nonconosci, con personale medico e infermie-ristico mai incontrato prima e del qualenon conosci la sensibilità e la disponibilità

al dialogo. Masubito il persona-le di quel repartosi è dimostratoSPECIALE. Oltread una professio-nalità ed efficien-za impeccabile,ognuno di loro,medici, infermieri

e personale ausiliario, ha dimo-strato una comprensione, unaumanità e disponibilità nei con-fronti di tutti i pazienti e dei lorocongiunti che ci ha lasciati senza parole.Avevamo già sentito parlare di quel repar-to ma, mai e poi mai, pensavamo di trova-re tanta dolcezza in tutte quelle personeche, ai nostri occhi, non svolgevano unlavoro, ma una vera e propria missione. Liabbiamo visti coccolare i pazienti, sedergli-si accanto nei momenti di sconforto e didisperazione per parlare con loro ed infon-dere coraggio. Per i famigliari c’era sempreuna parola di conforto nei momenti più cri-tici ed una disponibilità mai vista prima.Nonostante il nostro papà non sia riuscitoa superare la malattia che lo aveva grave-mente colpito, la nostra famiglia vuole rin-graziare tutti gli infermieri del reparto

ematologia ed i medici, Dott. Montanaro,Dott. Tini, Dott.ssa De Gregori e tutti quel-li del Day Hospital per la disponibilità eprofonda umanità. La cosa che più di tuttidesideravamo al mondo era quella di ripor-tare a casa il nostro papà. Mai e poi maipensavamo di perderlo così presto. Ma c’èuna cosa che ci dà un po’ di conforto ecioè che in quell’ospedale, oltre all’amoredei suoi figli e di sua moglie, nostro padreabbia potuto sentire il calore di tante per-sone che gli sono state vicine per curarloed assisterlo con tanta passione e dedizio-ne.

La famiglia Evangelisti ringrazia.

Montefiascone

A mia madreAltra canzone(Autunno)di Federico Garçia Lorca

Il sogno per sempre svanì!Nella sera piovosail mio cuore apprendela tragedia dell’autunnoche gli alberi mostrano in terra.

E nella dolce tristezzadel paesaggio che muorele mie voci si infransero.Il sogno per sempre svanì.Per sempre! Dio mio!Stà cadendo la nevesul deserto campodella mia vita, e teme l’inganno, che va lontano,di gelarsi o perdersi.

Come me lo dice l’acquache il sogno per sempre svanì!Il sogno è finito?Lo sostiene la nebbia,e la nebbia è soltantostanchezza della neve.

Il mio ritmo va narrandoche il sogno per sempre svanì.E nella sera brumosail mio cuore apprende la tragedia dell’autunnoche gli alberi mostrano in terra.

Federico Garçìa Lorca (1898-1936) ha scritto queste bellissime parolesull’autunno dell’animo umano. Sullo sgo-mento e sulla solitudine in cui ci gettano imomenti più tristi e dolorosi della nostravita, come quelli in cui sopraggiunge, atte-sa o inaspettata, la morte. Niente è più doloroso e straziante.

Ma la morte, per quanto inconce-pibile razionalmente, può essere ancheliberazione.Quella di mia madre ha rappresentatoanche la sconfitta di una grave malattia,combattuta con coraggio e tenacia, la vit-toria del bene sul male, il meritato ripo-so eterno per una esistenza dedicata allafamiglia e al prossimo. Nelle piccole enelle grandi occasioni, nelle piccole e gran-di difficoltà della vita, mamma aveva sem-pre in riserbo una parola buona, un pen-siero gentile, un incoraggiamento adandare avanti, traendo forza nella suaincrollabile Fede che è poi fiducia in undomani migliore.

Quando l’autunno dell’anima,mirabilmente descritto da Garçìa Lorca,accompagna taluni momenti di estremodolore, dobbiamo trovare la forza e ilcoraggio per raccogliere le nostre migliorienergie e andare avanti nel segno di chi ciha lasciato. Il ricordo e l’esempio dei nostricari ci guideranno nel cammino affinchèpossiamo sempre dare il meglio di noistessi.

Le azioni compiute nel loro nomedaranno un senso tangibile alla loro vita esoprattutto, per quanto possa sembrareinconcepibile razionalmente, alla loromorte.

Gianni Bracci

La redazione e i collaboratori di Campo de’ fioricongiuntamente ai componenti

L’Accademia Internazionale D’Italiapartecipano al dolore per la scomparsa del padre della

collega Cristina Evangelisti. Si uniscono inoltre al dolore per la perdita della madre

del nuovo collaboratore Gianni Bracci

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Italiani all’esterodi Cristina Evangelisti

Continua anche questo meseil nostro viaggio alla scoper-ta dei tanti italiani, moltospesso nostri compaesani,che diversi anni fa hannolasciato l’Italia per emigrareall’estero, per trovare lavoroo fortuna. E’ proprio di questi giorniuna lettera inviata alla reda-zione di Campo De’ Fiori daStefania Quintiliani, un’ita-liana originaria di Fabrica diRoma, partita per la Franciaalla ricerca di lavoro e dinuove prospettive per unfuturo roseo e non più torna-ta. A vent’anni lascia il suoamato paese, Fabrica diRoma, ed arriva in unaridente cittadina chiamataMelun, situata tra Parigi,Fontaineblau e Eurodisney-land. Qui, come ci dice nella suabellissima lettera, la sua vitacambia radicalmente. Tutto ricomincia da zero equella realtà nuova, scono-sciuta, all’inizio, le fa paura.L’integrazione con unanuova lingua e una diversacultura non sarà facile maStefania non si perde d’ani-mo e decide di mettersi allaprova. Nonostante abbia un diplo-ma di maestra accetta, per i

primi anni, di lavorare nellecucine di una clinica delposto. La sua volontà e caparbietàverranno presto premiate e,alla fine, arriva alla meta edoggi insegna , con soddisfa-zione, in una scuola del suopaese. La sua vita inizia a poco apoco a cambiare e ben pre-sto riesce a costruirsi ancheuna bella famiglia. Trova “un uomo splendido”(come ci ha scritto nella let-tera), anche lui italiano, edalla loro felice unionenascono Antonella, di venti-quattro anni, innamorata adismisura dell’Italia e il pic-colo Eric che, purtroppo, asoli due anni perde la vita aseguito di una grave malat-tia. Nonostante questa tristedisgrazia Stefania, insiemealla famiglia, non ha maiabbassato la guardia ed hacontinuato a vivere sperandoin un futuro migliore nondimenticandosi mai del suopaese natale, della sua fami-glia e dei tanti amici (tra iquali il nostro Max) con cuiha trascorso, in gioventù,momenti lieti e felici.

Stefania Quintiliani con il marito Franco

Franco con la figlia Antonella

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Il CERAL è un luogo, un’occasione, dove arric-chire il proprio bagaglio di conoscenze nellagestione delle relazioni umane che ognunoinstaura nel proprio ambito lavorativo, familiaree di coppia.A tal fine, il CERAL propone attività di formazio-ne e conseling per genitori, coppie, docenti,professionisti della comunicazione in ambitosociale e aziendale, assestement: orientamentoscolastico e professionale organizza, inoltre,conferenze pubbliche. Il CERAL opera presso la sede di via T.Tasso,6/a a Civita Castellana e dal 1991 effettuaattività di diagnosi e terapia nell’ambito deidisturbi della sfera: psicologica, emotivo – rela-zionale, cognitiva, linguistica, foniatrica, dellefunzioni buccali, del comportamento, dell’atten-zione, dell’apprendimento e dell’adattamentosociale in età evolutiva e adulta. L’equipe è for-mata da Neuropsichiatri, Psicologi, Logopedistie psicopedagogisti che in modo specifico inter-vengono nella fase di diagnosi e di trattamento.

Ma gli ambiti di formazione più specifici, qualisono?

Per genitoriI progetti non sono “programmi” da applicaread ogni contesto, bensì un percorso CON i geni-tori.Viene offerta l’opportunità di arricchirsi diconoscenze per sostenere i figli nelle varie fasidi crescita cognitive ed emotive.Riflettere per agire significa aiutare i genitori aporsi in un rapporto di reciprocità con i figli,dando e ricevendo, secondo modalità specifichee originali, dei singoli e delle diverse età.Per realizzare ciò, la pedagogia ha sempreposto l’accento sull’autoeducazione, cioè sullacapacità di ciascuno, bambino o adulto, didominare gli eventi, di risolvere i propri proble-mi, di porsi come protagonista della propria sto-ria.

Per docentiIl compito dell’insegnante è certamente arduo,impegnativo e pieno di responsabilità.La formazione e l’informazione dei docenti,quindi, si fa pressante e rappresenta un anelloindispensabile nella difficile e complessa gestio-ne del bambino “problematico”.Per le aziendeTutte le organizzazioni si reggono sulla comuni-cazione tra le persone.Saper comunicare efficacemente vuol dire poteraffermare le proprie idee, lavorare meglio inteam e, quindi, garantirsi una maggiore produt-tività.Lavorare in team vuol dire migliorare la condivi-sione delle informazioni per ottimizzare la per-formance, inglobare i confini del sistema divalori di ciascuno per imparare ad ascoltare ead ottenere informazioni utili al perseguimentodegli obiettivi ed al consolidamento dell’empo-werment.L’empowerment è la leva che permette di libe-rare il potenziale dei collaboratori favorendonel’autonomia ed il potere decisionale; tale poten-ziale è già presente in ogni soggetto, ma è for-temente sotto utilizzato.Un gruppo di lavoro che funzioni ha bisogno diuna leadership partecipativa che valorizzi com-petenze, motivazione ed impegno individuale,perché è provato che i team sono più efficacidegli individui nelle situazioni complesse.I percorsi formativi che proponiamo si distin-guono per la particolare attenzione rivolta all’a-spetto applicativo delle teorie e degli argomen-ti presentati nella parte teorica.

Questo perché è dimostrato che le maggiori dif-ficoltà nell’acquisizione di competenze specifi-che non si presentano tanto sul versante dellacomprensione teorica, quanto nella fase dimessa in atto delle informazioni acquisite.I training operativi da noi proposti mirano, dun-que, ad una formazione totale dell’individuoinserito nel suo contesto lavorativo.Ecco perché offriamo corsi di formazione pertutte quelle categorie di professionisti per lequali la comunicazione interpersonale rappre-senta una competenza fondamentale e trasver-sale.

Dal mese di Novembre 2004avranno inizio i percorsi formativi

annuali promossi dal CERAL :

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* Sviluppo delle competenze linguistiche e neu-ropsicologia dell’apprendimento: per genitoricon figli dai tre ai sette anni.

*Scelte educative che favoriscono l’autoregola-zione del bambino da 6 a 11 anni

* Adolescenti e Famiglia: stili educativi e rap-porti interpersonali nella famiglia che cambia.

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Campo de fiori36

Castel

In ricordo diMichele

di Riccardo Pieralisi

Il tempo scorre inesorabilmente, guardo il calendario e mi accorgo che sonopassati già cinque anni dalla sua scomparsa, eppure, in particolari momenti divita quotidiana, nelle tante chiacchierate che si fanno tra amici, percepiscoche il ricordo di Michele Darida è ancora vivo nella mente di molte personequi a Castel Sant’Elia. Questo perché Michele amava molto il suo paese ma,soprattutto amava la sua gente, nel suo piccolo era sempre pronto a prodi-garsi per chi ne aveva bisogno, sapeva fare di tutto e trovava sempre unasoluzione per ogni problema. Questa sua intraprendenza lo portava frequen-temente a rimanere fuori casa, a volte per intere giornate, senza mai però tra-scurare la sua famiglia, il suo lavoro, gli amici; sapeva conciliare ogni cosa.Rimescolando delle vecchie fotografie ne ho trovata una che lo raffigura, gio-vanissimo, come tamburino nella locale banda musicale, alcune seduto su unabicicletta per una gita da Lui stesso organizzata, altre in atteggiamenti scher-zosi con vecchi amici di merenda ma, le più numerose, sono quelle che loricordano come calciatore, la sua passione, conclusa poi ad insegnare calcioa generazioni di giovani castellesi. La dinamicità di Michele aveva del sor-prendente, era instancabile quando si trattava di organizzare feste e spetta-coli, impagabile il suo contributo. Senza cadere nell’esagerazione, posso direche Michele aveva l’innegabile capacità di risvegliare in ognuno di noi quelsenso di campanilismo, quell’amor proprio che ogni comunità ha per la pro-pria terra, per le sue tradizioni, le sue origini, la sua cultura. Il tempo scorreinesorabilmente, i ricordi si affievoliscono e per evitare questo, per mantene-re sempre forte il ricordo di Michele, dedico queste poche righe a tutti i castel-lesi.

Castel Sant’Elia 1939 famiglia De Santis Ausonia, Clara,Bruna, Fausto, Anastasio, Marisa Castel Sant’Elia - il complesso “I Rosacroce” anni ‘60

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Campo de fiori 37

Abbandonati dall’attenzione del mondo occidentaleV.A.

...continua dal n. 11

Ma veniamo a quei giorni. Il primo casosospetto si presenta a fine settembre del2000. Un’allieva infermiera di diciannoveanni, Christine, si ammala e muore inpochi giorni: febbre, emorragie, bloccorenale. Si pensa a malaria cerebrale. Gliesami di laboratorio non danno risultatichiari.Matthew Lukwiya era a Kampala perun Master in “Salute pubblica”.In suaassenza si ammalano altre due studentiinfermieri, Daniel e Monica, con gli stessisintomi. Matthew è richiamato urgente-mente a Gulu. Si comincia a pensareall’Ebola, (una febbre emorragica viralecontro cui ancora non esistono cure. Hadelle esplosioni improvvise, arriva, uccidequalche centinaio di persone, e poi spari-sce nel nulla. Ebola si trasmette per con-tatto diretto in poco tempo e colpiscequasi tutti gli organi, il dolore è lacerante,ed alla fine dissolve tutti i tessuti del corpoprovocando grosse emorragie da tutte lemucose e da tutti gli orifizi. La mente luci-da fino alla fine. Provoca la mortenell’80% dei casi). Le studentesse infer-miere vorrebbero tutte scappare e anda-re a casa loro. Matthew fa loro un discor-so molto semplice: “E’ possibile che si trat-ti di Ebola - dice. Il periodo di incubazionedella malattia è di circa venti giorni. Tuttinoi potremmo essere già infettati dal virus.Conviene che nessuno torni a casa, il viruspotrebbe infettare la vostra famiglia edistruggerla”. Matthew e Maria, chiamanole caposala, le infermiere e le portantine.Decidono di aprire il reparto isolamento ecercavano volontarie. Era presente anchesuor Genoveffa, comboniana di quasi set-

tant’anni, incaricatadella farmacia.All’appello di Matthewe di Maria nessunoalza la mano, dopoqualche istante solosuor Genoveffa alzala mano. Le infermiereavevano ben vivo ilricordo dei tre studentimorti pochi giorniprima. Dopo un po’Margaret Awot, capo-sala ed amica di Maria,dice a suor Genoveffache lei ha due figlie edha paura di morire manello stesso tempodice che non si puòlasciare queste perso-ne morire da sole edalza la mano seguitada un’altra ed un’altraancora. Arrivano adessere una quaranti-na. Un 10 % del perso-nale. Venerdì sera 13ottobre , arrivano i

risultati delle analisi dal Sud Africa eAmerica: si tratta di Ebola . I casi diventa-no sempre più numerosi. C’è anche ilrischio che l’epidemia si diffonda nei 35campi profughi nella zona di Gulu, dovevivono ammassate più di trecento milapersone in condizioni igieniche drammati-che.Anche i riti funebri rappresentano unveicolo di contagio tremendo. Il cadavereper tradizione viene sempre lavato e,come segno di unione con il defunto e congli antenati, tutti i membri del clan si lava-no le mani con la stessa acqua e così l’e-pidemia dilaga nei villaggi decimando lepersone.Le nostre ambulanze vengonochiamate molte volte al giorno, per rag-giungere villaggi sempre più lontani in cuisono segnalati casi sospetti di Ebola. Inmolti casi la segnalazione arriva quando èormai troppo tardi. All’inizio i sintomi siconfondono con quelli della malaria. .(Lenostre tre ambulanze in meno di due mesipercorrono 17.700 chilometri. Portano inospedale 564 persone). Dopo una settima-na dall’apertura del reparto ebola, i ricove-rati erano 63. I morti 18. In ospedale latensione e’ altissima. Il dr. Corti e il dr.Bruno, l’amministratore, sono in ferie.Rientreranno quanto prima.Ogni sera, allafine della giornata, Matthew viene a tro-varmi. Mi confida le sue preoccupazioniper il personale dell’ospedale, le difficoltàed incomprensioni che incontra con leautorità distrettuali e con le organizzazionisanitarie straniere, e non ultime le preoc-cupazioni per la famiglia che vive aKampala, lontana da lui. Una sera midice che sentiva la necessità più che mai dipregare, di chiedere aiuto a Dio, perchéfacesse passare presto questa prova, per-

ché nel personale volontario, la stanchezzacresceva sempre di più, erano in pochi contanto lavoro e diventava sempre più facilecommettere imprudenze inreparto.Cominciano infatti ad ammalarsiinfermiere e portantine. Ogni volta chemuore uno del personale è una tragedia. Atutto il personale vien voglia di scappare.Si formano capannelli di infermieri controMatthew, che non vuolearrendersi.Matthew è un po’ come Mosè: sisente solidale con il suo popolo; sente l’o-spedale, la gente, i malati, come suoi; edall’altra parte si lamenta con Dio, perchénon sa più cosa fare con il personale medi-co ed infermieristico che vuole abbandona-re l’ospedale e gli ammalati, venendomeno alla loro vocazione e alla loro mis-sione. Ha parole di fuoco per quelli che,senza lavorare nel reparto dell’ebola, mor-morano, sobillano e cercano di dissuaderequelli che si sono offerti volontari.Con ivolontari del reparto invece ha parolepiene di tenerezza. Pochi giorni prima dimorire, dice: “Voi non potete immaginarequanto mi siate cari. Siete quanto ho dipiu’ prezioso in questo momento. Il vostroviso e’ stampato dentro di me. ( Quel gior-no erano morte due infermiere).Con inostri sacrifici stiamo salvando molte viteumane. Siamo ancora liberi di andarcene.Ma saremmo senza pace. Sapremmo cheeravamo in grado di offrire aiuto e nonl’abbiamo fatto.” Il 18 novembre si amma-la Simon Ajok, un infermiere del reparto diisolamento. Tre giorni dopo, il 21 novem-bre, le sue condizioni sono gravissime.Comincia a sanguinare dal naso e dallemucose. In un tentativo disperato di ritro-vare il respiro, strappa via la maschera del-l’ossigeno. Tossisce violentemente proiet-tando tutto intorno molte particelle dimuco e sangue che macchiano anche lepareti della stanza. Come impazzito, escedalla stanza, si strappa il catetere e laflebo e entra nel lungo corridoio insangui-nando il pavimento. Erano le cinque dimattina. Babù era l’infermiere di turnoquella notte. Lui e le infermiere si ritiraro-no prese dal panico. Babù gridava: “Perfavore, Simon torna indietro”. Erano tuttiquanti protetti da cima a fondo: stivali,camici, grembiule, guanti, maschera, ber-retto ed occhiali. Era però la prima voltache vedevano un paziente di ebola che sicomportava così. Poi Babù ha fatto quelloche tutti avevano fatto per anni quando lecose andavano fuori controllo. Chiama echiede aiuto a Matthew. Matthew arriva inreparto. Non c’è tempo per pensare.Tentano di calmare Simon, lo riportano aletto, puliscono pavimenti e pareti dal san-gue. Matthew era ben protetto, ma non siera messo nè visiera nè occhiali. Simonsubito dopo muore in un mare di sangueche usciva dal naso.

...continua sul prossimo numero

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Campo de fiori38

M e s s a g

Auguri d’oro

per i 50 anni di matrimonio diAdriano Angelini e Elvira

Mazzafoglia festeggiati il 26Settembre.

I migliori auguri da parte dellefiglie, tutti i parenti e dalla reda-

zione di Campo de’ fiori

Il 16 Settembre2004

a Civita Castellana è nato ungrande amore che si chiama

SOFIA SOLDATELLI.Un bacio e un augurio per una

vita piena di felicità.BENVENUTA TRA NOI

Sara e Emanuela.Auguri dalla redazione.

- Tantissimi auguri a Roberto D’Antoni che il 27 Maggioha conseguito la laurea in Economia e Commercio, daparte della cugina Verena.- Roberto ricambia gli auguri alla cugina VerenaRocchetti che a Giugno ha conseguito la laurea in Letteree Filosofia.La redazione di Campo de’ fiori augura ai due giovani un

prospero futuro professionale.

Il 2 Ottobre ha compiuto gli anni la Sig.raRoberta Feliciani Anselmi. Auguri dal marito e

dai figli Cecilia e Federico. Auguri da tutta la redazione.

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Campo de

fiori43

Giornale CivitonicoAnno 1955

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Campo de fiori44In alcuni celebri versi della poesia“Commiato” Giuseppe Ungaretti, notopoeta del Novecento, così scriveva:“Poesia/ è il mondo l’umanità/ la propriavita/ fioriti dalla parola/ la limpida mera-viglia/ di un delirante fermento”. Per ilpoeta la poesia coincide con l’intera epiù gioiosa dimensione dell’esistenzache la “parola” può far sbocciare e fiori-re. Mi è sembrato questo il modo piùbello per introdurre il poeta di questomese, Mariano Ghirighini, che ha fattodella poesia la sua più grande passionecercando, nel tempo, di trasmettere ilgrande amore verso questa a tutte le

persone a lui vicine. Mariano Ghirighini è originario di Fabrica di Roma(VT) dove vive con la sua famiglia e lavora come Dirigente scolasticopresso l’Istituto comprensivo. Laureatosi in Scienze geologiche pressol’Università degli studi “La Sapienza” di Roma ha insegnato per bentredici anni nella scuola media per poi vincere il Concorso nazionale aPreside. Incontrare e conoscere Mariano mi ha dato subito modo dicapire quanto egli possa essere un uomo sensibile e profondamenteinnamorato del Verso. E’ attraverso questo che noi riusciamo a cono-scere tutte le sue emozioni più nascoste e i suoi pensieri. “Il lungoviaggio”, come egli dice, alla ricerca dei versi lo ha portato a pubbli-care ben tre raccolte di poesia, “D’Amore e d’altro ancora” (1996), “IlTarlo e il cuore” (1997) e l’ultima, dalla quale sceglieremo alcune poe-sie, del settembre 2004 “Con Parole mai dette”. Nel corso degli anniMariano è riuscito a donare a chi legge dei versi originali tali da per-mettergli di essere segnalato in molti tra i più importanti premi nazio-nali ed internazionali di poesia e a vincerne diversi tra i quali“Omaggio a Pirandello”, “I Protagonisti del 1996”, “Marcel Proust” e ilPremio internazionale “ Garçia Lorca”. Nelle prime due raccolte ilnostro poeta dedica tutti i suoi versi all’amore e ai sentimenti e lo faattraverso parole intrise di liricità e musicalità che danno al componi-mento poetico notevole spessore. E’ grazie a queste raccolte che aMariano Ghirighini è venuta l’idea di creare un sito internet,www.amoreinversi.splinder.com, dove ogni giorno moltissimi utentientrano e scoprono emozioni nuove perdendosi tra le righe di versid’amore. Con la raccolta “Il tarlo e il cuore”, in particolare, MarianoGhirighini nel 1997 è entrato nella cinquina dell’illustre premio “IlColosseo d’oro” su un totale di 439 opere presentate da diversi auto-ri. La sua attività poetica, così intensa e piena di fascino, lo ha resomolto noto tanto che la Constantinium University di Rhode Island negliStati Uniti lo ha insignito della Laurea Honoris Causa in Letteratura.Quando ho incontrato per la prima volta Mariano era un giorno di lavo-ro ed egli era immerso nei molteplici impegni nella scuola; purtuttaviaha voluto dedicarmi un po’ del suo prezioso tempo per rendermi par-tecipe di questa sua passione. Nel regalarmi la sua ultima raccolta dipoesie non ha potuto fare a meno di leggermi alcuni versi in essa con-tenuti e, attraverso questi, sono riuscita ad entrare nel suo mondo ea conoscerlo da vicino. Egli è un uomo che ama la cultura e che cercadi poterla diffondere attraverso spettacoli e manifestazioni a caratterelocale. Degni di nota sono, a tal proposito, i due spettacoli che haorganizzato nell’aula magna della scuola, in occasione delle Festepatronali di settembre del suo paese, per far conoscere il suo libro.Grazie anche alla partecipazione di alcuni personaggi noti, tra i quali ilgiornalista del Corriere della Sera Magdi Allam, questi spettacoli hannodimostrato quanto il pubblico ami leggere la poesia e quanto, soprat-tutto nei tempi difficili che stiamo vivendo, ci sia bisogno di estraniar-si immergendosi nella musicalità di un componimento in versi. E chimeglio di Mariano Ghirighini può riuscire in questo? Nell’ultima raccol-ta “Con Parole mai dette” egli regala alla Poesia le parole più vere epiù sentite. In essa si scopre veramente l’animo sensibile del poetache, molte volte, attende con trepidazione l’arrivo dell’ispirazione, per-ché è da questa che incomincia il suo lungo cammino alla ricerca diversi nuovi che colmano di emozione il cuore ed assistono, come amiciritrovati, nei momenti più dolorosi della vita.

di Barbara Pastorelli

Il gusto di riscoprire “Il magico mondo della poesia”

Prof. Mariano Ghirighini

DORMI IL TUO SONNO…….

Dormi il tuo sonno tranquillol’assedio di sillabe sparseoggi il tuo cuore non cinge.Le parole restano in rigasoldati in attesa d’un trillofuse da ritmi diversiche solo domanisaranno dei versi.

DEL TUO LENTO ANDARE…..

Del tuo lento andaredell’improvviso tuo fermarti,annaspando,come naufrago fra l’onde,di quel respiro intensoche ti scuoteva il pettoe consumava le forzecome fa con gli anni il Tempo,oggi non sento piùcarenze e assenze.Oggi sei il vecchioche non sei mai stato,che malcelato vive in un ricordoe nutre i versi di una poesia.

SE LIEVE……

Se lieve ti accarezzail suono delle mie parole,come la neniadi un vecchio cantastorie,vorrei arrivare a te.Le frasi scrittesu di un foglio biancosaranno fiumi,alberi e pianure,saranno un mondochiuso in una manosaranno il regnodi sogni ed avventure.

SE TU MI ASCOLTERAI….

Se tu mi ascolteraiin lunghe e fredde seresarà come sentire il marequel mormorio lontanoche un brivido ti lascia sulla pelle.Ti parleròdi quello che hai lasciatodei tanti inganniche ci dà la vita,mi troverainel verso che fa il ventoche lancia la sua vocefra le stelle.

Quello che provo...

Quello che provoquando sei lontananon lo diranno maiversi e parole;la rabbia ed il dolore,gelosamenteme li terrò nel cuore

INDOVINA IL VERSOConosci qual’è il titolo della poesia da cui è stato tratto il verso seguente ?

I primi tre che indovineranno e ne daranno comunicazione in redazioneavranno diritto a ricevere un premio offerto dalla libreria CLUSTER.

“E intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore eseco pensa al dì del suo riposo”

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Foto da leggere Pillole di sapienza

popolare

Da cosa deriva il detto “ …nonfarla lunga come la tela diPenelope”?Questo modo di dire ha originimitologiche ed antichissime.Il grande scrittore greco Omeronarra delle avventure per mari eper terre del coraggioso Ulisse,dopo la vittoria ellenica nellaguerra di Troia. Questo valorosouomo si trovò ad affrontare peri-coli di ogni genere nel viaggio diritorno verso la sua isola nataleItaca, mentre la moglie fedele loaspettava pregando ogni giorno gli Dei. Il nome dell’amatadonna era Penelope. La fedeltà promessa era un punto fermoche spingeva l’audace eroe a ritornare a casa. Da quando il valo-roso guerriero aveva abbandonato le sue terre, queste eranodiventate patria di saccheggiatori e uomini senza pietà che vole-vano sposarsi con la bellissima sovrana di Itaca. Questi individuidediti ad una vita di ozi e soprusi si chiamavano Proci.Lei promise che avrebbe scelto il successore al trono, solo quan-do avesse finito una tela a cui lavorava ogni giorno.Nel periodo in cui la luce solare faceva brillare le acque delloIonio, lei si dedicava intensamente a finire il tessuto.La notte però, mentre le mute fiaccole illuminavano il suo affa-scinante viso, la disfaceva affannosamente, ritornando al puntodi partenza.Il buio denso della notte era l’unico testimone di questo ingan-no.Così durò per alcuni anni senza che nessuno se ne accorgesse,mentre una schiera di pretendenti banchettava nelle sue stanzenell’attesa di una decisione che non sarebbe mai arrivata.

Erminio Quadraroli

I risparmiatori che hanno i lorodepositi pressoquesto istitutobancario in Via

della Repubblica, aCivita Castellana,possono dormire

sonni tranquilli, c’èchi fa buona guar-dia ai loro risparmicontro i maleinten-

zionati. Per la verità i

guardiani eranocinque, uno, però,alla vista dell’obiet-tivo, ha preferito

allontanarsialquanto

indispettito.

Mario Sardi

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Morlup

o Sagra dellasalsiccia baciona

V.A.Ottobre: siamo entrati nella terza stagione dell’anno – L’autunno.Con esso ci lasciamo alle spalle il bel caldo che ci ha accompagnatonegli ultimi mesi e che ci ha fatto trascorrere tranquille e riposantivacanze al mare o in montagna; andiamo incontro a giornate che sifaranno sempre più corte e meno calde, ma non per questo menobelle. In questo periodo iniziano le sagre dei vari prodotti gastrono-mici in molti paesini della nostra provincia e di quelle limitrofe. Tra legiornate dedicate ai vari prodotti nostrani, vorrei far conoscere quel-la che si terrà a Morlupo, un delizioso paese situato sulla strada sta-tale Flaminia in provincia di Roma, l’ultima domenica di Ottobre dedi-cata alla salsiccia “baciona” (prodotto locale di alta qualità e moltoricercato).E’una tradizionale sagra paesana che dal 1967 si rinnovaanno per anno. Essa inizia Sabato 30 e termina Domenica 31 Ottobre2004. La gastronomia tradizionale di Morlupo ha nella lavorazionedella carne suina, ed in particola delle salsicce, il suo punto di forzaed è proprio in questa domenica che si celebra la Sagra dellaSalsiccia con grande grigliata in piazza, corse di cavalli al fantino,spettacolo musicale, pirotecnico e tombolata. Un appuntamento danon perdere. Tutta la gente del paese e moltissimi turisti venuti daogni parte della provincia, si raccoglieranno intorno al tradizionalegrande camino in metallo collocato al centro di Piazza A. Diaz a man-giare pane casereccio e salsicce cotte alla griglia; il tutto accompa-gnato dal classico immancabile bicchiere di vino. Come avviene inqueste occasioni, la domenica della salsiccia morlupese sarà, appun-to, un giorno di festa; musica e divertimento per bambini ed adulti.

Foto panoramica del borgo di Morlupo

Stand di un salumificio Morlupese (foto 1967)

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Vivai Piante

“Sabina”Piante da Frutto-d’appartamento

Ornamentali-da giardino

Via Lambruschina sncLoc. Borghetto

Civita Castellana (VT)Tel. 0761. 540 733

GerberaOriginaria dell’Africa edell’Asia orientale è particolar-mente adatta per la produzio-ne di fiori da recidere. Si colti-vano in regioni di clima mite.Il periodo di fioritura va daMaggio a Settembre e crescea cespugli. La moltiplicazionepuò avvenire per seme, pertalea o per divisione. Non vàannaffiata frequentemente.

Vignan

e Individuo e Società“Lieta...mente insieme”: Vignanello festeggia i ragazzi venuti dal Brasile

di Gianni Bracci

Vignanello, mercoledì 29 settembre: unagiornata speciale all’insegna di valori impre-scindibili per una società civile, quali quellidell’amicizia, della fratellanza, dell’intercultu-ralità, la quale ha simbolicamente volutosignificare un momento di partecipazionesolidale alle sofferenze dei milioni di uominiche nel mondo vivono in condizioni di estre-ma povertà. Un’iniziativa messa in campodalla Parrocchia di San Sebastiano con ilpatrocinio del Comune, infatti, ha portatonella ridente cittadina dei Monti Cimini unabanda musicale costituita da circa 70 ragazzibrasiliani, cresciuti in un centro di accoglien-za - Centro Educational di Fortaleza - realiz-zato da Lieta Valotti nell’ambito di un ambi-zioso, ma fino ad oggi pienamente riuscito,progetto di solidarietà chiamato “OperazioneLieta”. Anche questi ragazzi, come tanti altri,sono stati adottati a distanza da famiglie ita-liane; loro, in particolare, insieme allo studiodelle materie scolastiche hanno intrapresoanche quello della musica e quindi costituitoun’affiatato complesso bandistico che si esi-bisce in questi giorni nelle numerose parroc-chie aderenti all’iniziativa: un modo per rin-graziare i sostenitori e per dimostrare pubbli-camente, semmai ce ne fosse bisogno, qualiottimi risultati possano derivare da quella chequalcuno ha definito “febbre della solidarie-tà”, una sorta di effetto domino per cui, pro-gressivamente, un sempre maggior numerodi persone si convince della bontà del pro-getto assistenziale ed educativo di Lieta edecide quindi di finanziarlo. “OperazioneLieta” è un’ Associazione Onlus nata nel 1983al fine di aiutare i bambini poveri che vivononel Nord-Est del Brasile, in particolare aFortaleza, una metropoli di oltre due milionidi abitanti che ha avuto negli ultimi anni unimportante sviluppo turistico. Fortaleza rap-presenta molto bene le contraddizioni intrin-

seche nell’attuale tessuto sociale di questoenorme Paese sudamericano, dove la ric-chezza è appannaggio di pochissime personementre la grande maggioranza della popola-zione vive nell’assoluta povertà (uno stipen-dio medio mensile corrisponde ad appena 60euro). In questo contesto di estremo degra-do, vagano senza meta precisa per le favelasmigliaia di bambini di strada, non di radoabbandonati dai loro stessi genitori. Bambiniai quali Lieta Valotti, con la collaborazione dinumerosi volontari e sostenitori, cerca diassicurare casa, cibo, affetto ed educazionescolastica, gettando così le basi affinchè pos-sano costruirsi un futuro migliore. Lieta è unagiovane bresciana artefice e protagonista diun sogno diventato nel tempo realtà: dare unfuturo a tante vittime innocenti della miseria.Tutto iniziò nel 1979, quando raccolse l’invitoad impegnarsi nel volontariato rivoltole daPadre Luigi Rebuffini, che già muoveva iprimi passi verso la realizzazione del CentroEducational di Fortaleza e strappava dallastrada i primi bambini. Successivamentelasciò famiglia e affetti per trasferirsi inBrasile: oggi i giovani ospiti del Centro sonodiventati centinaia grazie alla formula dell’a-dozione a distanza. Il collegio più importantesi trova nella località di Pacotì e attualmenteaccoglie ben 419 bambini. Il complesso resi-denziale di Eusebio, invece, è dedicato esclu-sivamente a 282 bambine, mentre sono statecostruite nuove case anche a Limoeiro dovead oggi vengono ospitati 171 ragazzi. Solo daqualche mese Operazione Lieta ha avviatouna campagna riguardante alcune centinaiadi adozioni a distanza a favore delle missionidi Ponta Grossa e di Sao Bento, zone pove-rissime ubicate rispettivamente nel sud e nelnord del Brasile. Sono altrettante centinaia ibambini più fortunati in quanto hanno unafamiglia e pertanto usufruiscono di queste

strutture solo nelle ore diurne, per frequen-tare la scuola o trascorrere il tempo libero,mentre la sera possono tornare a casa. A Vignanello e paesi limitrofi l’impegno delparroco Don Elio Da Gualdo ha dato la possi-bilità di far conoscere ed apprezzare questainiziativa umanitaria, tant’è che anno dopoanno è cresciuto in modo esponenziale ilcoinvolgimento della gente, per cui si conta-no a tutt’oggi oltre 200 adesioni. Con l’occa-sione si ricorda che eventuali interessati all’a-dozione di bambini a distanza potranno con-tattare i referenti in Italia dell’Associazionepresso il seguente indirizzo: Operazione LietaOnlus, Via ferri n. 91, 25123 Brescia, e-mailwww.piamartaaguanambi.hpg.com.br , tel.030 2306463. E’ stato scritto: “Nessuno hail diritto di negare ad un bambino la gioia diveder sorgere un giorno felice.”

Lieta eDon Elio

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Campagn

ano di Una passione...di

Campagnano: piccola cittadina che nei secoli ha vissuto un intenso susseguirsi diciviltà… I Popoli preistorici della tarda età del bronzo hanno lasciato il posto allagloriosa civiltà etrusca di cui Campagnano ancora oggi conserva numerose testi-monianze. Lasciando l’antica Cassia e proseguendo verso il paese, si può ammi-rare un “tessuto” storico fantastico: costeggiando reperti dell’età romana, si giun-ge ad osservare meravigliose costruzioni medioevali e rinascimentali che ancoraoggi sono espressione evidente della grandezza e dell’importanza che nei secoliquesto centro ha assunto. Molte delle strade che portano al paese, si uniscono inuna rotonda dove domina maestosa una porta del ‘700 attraverso la quale si giun-ge a Corso Vittorio Emanuele II. Questa storica via è, da innumerevoli anni, testi-mone di manifestazioni, mercatini dell’antiquariato e tradizioni che in altri luoghinon hanno trovato prosieguo. All’interno di Porta Romana, sulla quale eranoproiettati fantastici giochi di colori, il 24 e il 25 settembre si sono svolti una seriedi emozionanti spettacoli: è andata in scena la terza edizione del “Talia Festival”.Teatro sotto le stelle”. Artisti di strada di ogni età e provenienza si sono esibiti nellediscipline più disparate: acrobati, comici, giocolieri e attori hanno squarciato ilsilenzio del rosso tramonto e della cupa notte. Durante queste due gelide seratedi inizio autunno, i cuori di molte persone sono stati scaldati da coloro che hannoplasmato la loro immaginazione fino a creare una forma d’arte piena di emozionie divertimento. Attraverso battute e abili giochi anche gli artisti stranieri sonoriusciti a trasmettere le proprie sensazioni e come un seme che, rompendo il suoguscio, si prepara a germogliare, così loro hanno, chi per piacere chi per necessi-tà, fatto emergere la loro creatività. La loro arte dettata dal cuore si è impressanegli occhi degli spettatori che a tratti erano sorridenti e in altri avevano la pellesolcata da intensi brividi. La manifestazione, sempre all’insegna della sorpresa, siè chiusa con uno spettacolo di alta acrobazia che ha salutato spettatori affascina-ti dalla bravura di questa gente comune, che ha fatto della strada il proprio pal-coscenico. Alla fine di questo straordinario spettacolo gli artisti si sono mescolatialla gente confondendosi e perdendosi tra di loro, nella certezza che l’anno pros-simo saranno ancora pronti a riempire di gioia chiunque si troverà a passare perCampagnano.

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PianoforPianoforti - Sti - Strumenti - Edizioni Musicalitrumenti - Edizioni MusicaliVia Palazzina, 109 - 01100 Viterbo - Tel. 0761.309095

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Ronciglione e la CroceRossaIl 21 ottobre scorso, all’interno dell’ex Chiesa del Collegio, si è svolto un convegno organizzato dalla Croce Rossa italianadi Ronciglione, sezione femminile, dal titolo “ Pace: una scommessa possibile”.A questa interessante quanto emozionante manifestazione hanno preso parte le più importatnti personalità della cittadi-na cimina e della Croce Rossa stessa. Dopo il discorso di apertura del Sindaco Giancarlo Bianchini, hanno preso la parola Don Roberto Salvati, l’Avv. MaurizioScelli e il Dr. Magdi Allam che sono intervenuti sul tema della Pace e sull’importanza dell’intercomunicazione tra i popoli.

Quadraroli Erminio

Alcune crocerossine con il Commissario della C.R.I. Maurizio Scelli Erminio Quadraroli con Olympia d’Onofrio Bucossipresidente della sez. femminile della C.R.I.

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SantOre Gli UFO

visitano Sant’Oreste?

La montagna che è stata “L’Olimpo” dell’ antica Roma, che nasconde il tesoro segreto del Valentino Borgia, oltre tesori più recen-ti, che delinea profili più o meno evidenti, è oggi meta di oggetti misteriosi non identificati catturati nelle immagini scattate il 2Ottobre 2004. Le due foto del panorama di Sant’Oreste, sono state scattate in rapida successione al tramonto. Alla stampa dellefoto ci siamo accorti che nel secondo scatto appaiono, sulla destra, due oggetti non identificati.Se fossero stati aerei, sarebbero comparsi anche nella prima foto con una scia che, perdurando, sarebbe restata anche nellaseconda. Nella seconda foto abbiamo invece l’immagine dei due oggetti che stanno già uscendo dall’obiettivo. UFO?

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