Visto da l'Altraitalia

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La Rivista mensile dedicata agli italiani all'estero

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Ame fa quasi più paura la mafia che non uccide perchè è più sofisticata ed è opera di grandi professionisti., scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore italiano, vittima di Cosa Nostra, fu un per-

sonaggio carismatico, apprezzato dai propri collaboratori per la professionalità e il modo di vivere semplice. È stato di-rettore responsabile del “Giornale del Sud” e fondatore de “I Siciliani”, secondo giornale antimafia in Sicilia, e nei pri-mi anni ‘80 si esprimeva così:“

.Dunque mi chiedo, e sono convinta di essere una tra le tante, come mai la notizia dell'assessore lombardo, finito in manet-te per aver pagato voti alla cosca e aver assunto la figlia del boss, ha suscitato tanto scalpore e destato tanto scandalo.Leggiamo e sentiamo quotidianamente di casi di infiltrazioni mafiose che sempre più trovano terreno fertile per poterattecchire ovunque ed in tutti i settori.

questo il pen-siero di , Pubblico Ministero a Palermo, nel libro scritto assieme a “Assedio alla Toga”.E ancora, sulle commistioni mafia-politica:

,

Perchè allora tanta meraviglia, soprattutto da parte dei politici, quando è giunta notizia della vicenda lombarda? Si pen-sa davvero che quello dell'assessore sia l'unico caso di “patto” con la malavita organizzata? Di fronte al pro-clamato stupore della classe politica, il cittadino si sente, per usare un eufemismo, preso in giro. Vogliono davvero, lorsignori, convincerci della loro totale ignoranza sull'esistenza dell'enorme piovra che ha ormai tentacoli dappertutto? Atutti coloro che dicono di non sapere, consiglio il libro inchiesta di del sulla camorra napoletana.Eccone un passaggio:

.

E allora signori, mi vien da dire, finitela di nascondervi dietro a un dito!

Giuseppe Fava

Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a voltesono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se nonsi chiarisce questo equivoco di fondo ... Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la tagliasulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tut-te le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante. È un problema di vertici e di gestione dellanazione, è un problema che rischia di portare alla rovina e al decadimento culturale definitivo l'Italia"

"È certo che stiamo vivendo un momento di grave pericolo che incombe sulla tenuta di alcuni valori costituzionali, eogni magistrato per difendere quei principi dovrebbe trovare il coraggio di esporsi, di uscire dal riserbo”

Nino Di Matteo Loris Mazzetti"Un'abitudine al dialogo permanente tra poteri politici e poteri criminali

che anche in tempi recenti ha trovato ampi spazi di penetrazione. Sorprende però come rispetto a certi fatti, a rapportiaccertati (a prescindere dal loro rilievo strettamente processuale), in Italia non scatti mai un meccanismo di responsa-bilità politica che impedisca che esponenti che hanno conosciuto, frequentato, avuto significativi rapporti con mafiosi,continuino a rappresentarci in Parlamento”.

Zambetti

Marco Monnier 1863“Tutti quei bravi dei mercati di Napoli non si contentavano di rubare pochi soldi ai sempliciotti:

erano addivenuti uomini politici. Nelle elezioni proibivano tale o tal’altra candidatura, confortando co’loro bastoni lacoscienza e la religione degli elettori. Né si contentavano di inviare un deputato alla camera, e sorvegliarne da lungi lacondotta; spiavano il suo contegno, si facevano leggere i suoi discorsi, non sapendo leggerli da sé medesimi”

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Il suo sguardo dall'esterno sulla Sicilia ha fatto conosce-re anche a lei stessa delle sfumature che prima ignorava?

I siciliani che vanno al Nord oggi che atteggiamento han-no nei confronti della terra di approdo: remissivo o pari-tario?

Citando la bella prefazione di Messina, qual è il più gran-de incantesimo e la più grande maledizione che l'isola siporta tuttora dietro?

Tra milanesi e siciliani ci sono punti di incontro a primavista insospettabili?

Davvero "è rarissimo che un siciliano dia ragione al suointerlocutore"? Perché?

Su quali argomenti è meglio non contraddire un sicilianoper non urtarne la permalosa sensibilità?

Ma come si spiega il radicale attaccamento alla propriaisola e un certo menefreghismo nella sua gestione anchepolitica?

Non parlerei tanto di sfumature che ignoravo, quanto piut-tosto di conferme e approfondimenti di quello che ho regi-strato, magari anche inconsciamente, negli anni, frequen-tando la metà siciliana della mia famiglia e - non dimenti-chiamolo, sono mezza siciliana anch'io - di quello che iostessa ho dentro. Raramente mi sono stupita di qualcheaspetto nuovo, più frequentemente riconosco nella realtàsiciliana, quasi con stupore, sicuramente con divertimento eaffetto, i tratti che formano il “mio” siciliano. Forse una sfu-matura che non coglievo appieno e ho riscoperto (a mio dan-no) negli ultimi viaggi in Sicilia è quanto possono esseresmodatamente grandi i dolci siciliani, soprattutto a confron-to con gli striminziti pasticcini milanesi.

ma sempre, rigorosamente, sullo stesso piano di chic-chessia. Anzi, il siciliano, neanche tanto copertamente, èconvinto di onorare il Nord con la sua presenza.

L'incantesimo siciliano è diffuso e come sciolto dappertut-to, nella luce, nel sole, nel mare, nell'aria profumata dellecampagne, nell'ospitalità, nelle favolose architetture baroc-che così come nell'archeologia greca più bella che nella Gre-cia stessa (non per nulla nel film Maurice, di Ivory, il viag-gio in Grecia di uno dei protagonisti è stato in realtà am-bientato a Segesta ...). Quanto alla peggiore maledizione,ahimè, è di quelle che non toccano chi in Sicilia ci va sol-tanto in vacanza, e io ormai appartengo a quest'ultima cate-goria. Ma è una maledizione che ormai si sta estendendo atutta l'Italia, la maledizione dei paesi da cui troppi finisconocol dover fuggire.

Entrambi hanno la convinzione radicata di vivere nellavera capitale d'Italia. Per entrambi non c'è neanche para-gone tra la la città in cui vivono e Roma.

Pur spremendomi le meningi, credo di non ricordare chemi sia mai successo. Il motivo è semplice: sarebbe comeammettere che al mondo c'è qualcuno che, per quanto suun argomento solo, ne sa almeno quanto lui: e questo, perun vero siciliano, è impossibile.

Nella mia esperienza, uno dei temi più spinosi è proprio laSicilia. Non che il siciliano non ne parli mai male: ma è undiritto che concede rigorosamente soltanto a se stesso.

Con una certa disincantata indifferenza dei siciliani pertutto quanto è pubblico. Con una celebre frase di Enzo Sel-lerio: “Io non vivo a Palermo, io vivo a casa mia”.

Scherza? Remissivo un siciliano? Ma la regola d'oro, perogni siciliano, è quella che Tancredi consegna ad Angeli-ca,in procinto di essere introdotta nell'alta società paler-mitana: “Superiore a molti, pari a chiunque”. Ovunque sitrovi, un siciliano è gentile, cordiale, perfino amichevo-le:

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di Giovanni Zambito

“ Cannoli epolenta

“ Cannoli epolenta

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Guadando con disincanto il panorama politico, e soprat-tutto i suoi protagonisti, mi danno la sensazione di averein loro, due peculiarità fascinose:

Alcuni di loro sono belli paciocchi, paste piene di cremapasticciera o babà annaffiato con rhum o sfoglie lunghe,colorate e ricoperte di gelato al pistacchio; altri ancora lar-ghi, ripieni di marmellata, pinoli e rabarbaro.Dolci per attirare le simpatie dei consumatori, perché du-rano poco, e quindi si devono consumare in pochi giorni.Se lasciati nella bomboniera diventano subito secchi,asciutti, amari, aciduli per cui per loro la destinazione èpurtroppo segnata.Dolci perché sono sempre ripieni di tante cose apparente-mente buone e non in contrasto fra loro, per ammaliare ildegustatore, per confonderlo con le più prelibate e diverseleccornie, che di primo acchito conquistano ma che dopoqualche tempo dall'assaggio, magari per troppa ingordi-gia o per intrinseca poca qualità, restano indigeste, dannomal di pancia, diarrea , vomito.

Gabbana perché sembrano essere sempre indecisi e prov-visori sui sentieri percorsi, perennemente ondeggianti sullavia di Damasco, ove, alle prime difficoltà, si scende dalcavallo alato rincorrendo un altro miraggio che si presentacome la Valle dell Eden, cercando la soluzione al volutopercorso politico sorretto da opportunismo totale, per rive-larsi poi, e comunque, una discesa agli inferi.

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Dolci

Gabbana

OPINIONI

di Giovanni il Battista

Dolci &GabbanaDolci &

Gabbana

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Si ripropone quindi l'impulso di ricominciare tutto dacca-po, con chiunque altro permette e promette di rincorrere ilmiraggio del nuovo, del non veder ostacoli, del paradisopromesso: finalmente la via al successo per l'entrata al su-premo stadio della sublime beatitudine.La Gabbana, pesante soprabito d'altri tempi, ma comun-que sempre di moda, indossandola ti da la sensazione dicambiare pelle, di ricominciare tutto dal principio: è co-me voltare strada; proprio come voltar gabbana !Dura la vita per gli aspiranti alle più alte e qualificatefunzioni patriottiche! Come dicevo all'inizio, mi sono sof-fermato su qualche profilo conosciuto, così, solo per cu-riosare, per vedere da vicino l'effetto che fa!

: ha iniziato la sua vita politica con i Ra-dicali (1972), per poi passare ai VerdiArcobaleno (1989),per assestarsi con la Fed dei Verdi (1989), abbracciando iDemocratici (1999), creando la Margherita (2002), spo-sando il Partito democratico (2007), spostandosi sull'Ape(2009), convivendo con L'unione di centro (2010), divor-ziando e annettendosi ai Mille per l'Italia (2012).

: è nato con il movimento sociale/destranazionale, creando poi Alleanza nazionale, si innamoròperdutamente del Popolo delle Libertà per poi divorziare,creando Futuro e Libertà, convivendo poi con l'Unione diCentro nel terzo Polo, aggregandosi poi con qualche imba-razzo con i Mille per l'Italia (2012).

: (se risulta sconosciuto vedere su Wikipe-dia); ha peregrinato per la democrazia cristiana, svoltandonel 1994 forzatamente nel CCD, si è poi invaghito dellaUDC, dopo una grigia convivenza si è spostato sull’MFCPed ancora all'API, finendo (per quanto tempo?) in un Grup-po Misto.

: è un piccolo miracolo di camale-ontico percorso all'italiana; per l'UDC il Presidente delpartito è l'on. Buttiglione. Il segretario nazionale è l'on.Cesa. E Casini … ? È capogruppo alla Camera, ma èl'effettivo boss e porta-parola del Partito; ma che figuradi… fanno i due citati formalmente nominati alla testa delmovimento ma offuscati da … un semplice capogruppo?!Comunque, nasce Democristiano (fino al 1994), apre poiuna succursale della DC, il CCD (1994), inventa poil'UDC (2003), convoglia i suoi adepti nel Terzo Polo(2010), trascina poi i suoi nei Mille per l'Italia (2012).

Come vedete ce n'è per tutti. Scorrendo la storia ed i per-corsi dei nostri amici risulta chiaro che poco dopo averaderito ad un Partito o Movimento, non raccogliendo per imotivi più vari (essenzialmente per mancanza di consen-so elettorale e/o per promesse di posizioni di privilegio

) quanto sperato, i nostri Dolci hanno voltatoGabbana ...Nelle varie fasi, direi tutti loro, hanno bazzicato prima alcentro, poi a destra e poi a sinistra, per piazzarsi ora,all'inizio della composizione delle coalizioni, in un limboneutrale, sfogliando la margherita, chiedendosi forte-mente:

Quali alti ideali politici e so-ciali guidano queste eccellenze! Questa volta meditatebene italiani, meditate, prima di assegnare il vostro votoperchè siete ad una svolta epocale. In questa tornata avetein mano voi la fiche del vostro destino: non sprecatela!!!

Francesco Rutelli

Gianfranco Fini

Bruno Tabacci

Pier Ferdinando Casini

“Corro da solo? Se no con chi? Se in coalizionecosa ci guadagno? Non è che il Partito con il quale facciol'accordo, ad elezioni avvenute, mi frega? Faccio l'agodella bilancia? Sto con o contro Monti? E se Berlusconi sicomprasse Montezemolo?”

Quin pierde la riqueza, pierde mucho; quien pierde losamigos, pierde aùn màs; pero quien pierde el espiritu,pierde todo. Al buen entendedor, pocas palabras bastan.

mai ottenute

Fate in modo di non divenire Dolci e Gabbati! Mah!

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FRECCIATINE

Francesco Rutelli

Bruno Tabacci

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E, sempre in Italia, mentre si crea una strana dialettica,con il caso Ilva ed i dati sulla mortalità per cancro fra il2003 ed il 2009, fra salute e lavoro (come se l’uno esclu-desse l’altra); ci si meraviglia e si definisce choc la senten-za a sei anni, interdizione perpetua dai pubblici uffici e ri-sarcimento per 7,8 milioni, inferta alla CommissioneGrandi Rischi per i fatti dell’Aquila del 6 aprile 2009; af-fermando che così si da addosso alla scienza, scambiando-la per divinazione e non si comprende che non la scienza,ma la superficialità di una riunione su un fatto importante,è stato oggetto di esemplare condanna.Tuona il New York Times contro la sentenza del giudiceMarco Billi che ha ritenuto i sette membri della Commis-sione Grandi Rischi tutti colpevoli di omicidio colposo plu-rimo e lesioni colpose in relazione al terremoto all'Aquila eparla, in compagnia della maggior parte della nostra stam-pa, di oscurantismo, mentre Enzo Boschi, ex presidentedella Ingv, dichiara di sentirsi come Galilei.

di Carlo Di Stanislao

ATTUALITÀ

Traditi, umiliati,ma non vinti

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Vecchio sismografo

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SOCIETÀ

parla, in compagnia della maggior parte della nostra stam-pa, di oscurantismo, mentre Enzo Boschi, ex presidentedella Ingv, dichiara di sentirsi come Galilei.Le reazioni alla sentenza ci dicono, come stanno le cose suun terremoto con molte responsabilità e, ancora, scarsacoscienza, con 309 morti e la distruzione di secoli di storia,che tutti vorrebbero risolti con un nuovo auditorium, pe-raltro senza camerini e costruito in un luogo per lo menodubbio.Ha ragione Giudo Fioranti, figlio di uno delle vittime, dal-la cui denuncia solitaria è scaturito lo “scandaloso” pro-cesso: - ha detto -

.

che,

“fin da quando ero bambino se aL'Aquila c'era una scossa di terremoto, si scappava, nonc'erano santi. Poi sono arrivati il 31 marzo del 2009 e laCommissione Grandi rischi. E tutto è cambiato”Ma di questo, come pare dalle diffuse opinioni, nessuno èresponsabile, neanche del fatto che la riunione, convocatad’urgenza, aveva già pianificato di tranquillizzare la popo-lazione e fu sbrigativa, risolvendosi nel breve spazio diqualche ora.

, ha commentatoil senatore Carlo Giovanardi; che ha aggiunto:

.

, gli fa eco Maurizio Sac-coni, ex Ministro del Lavoro, della stessa parte politica.

Ma gli aquilani e le persone di buon senso, che ancora cisono nel Paese, in barba alla politica schiava dell’econo-mia e della smania di successo, sono dalla parte di StefaniaPezzopane, oggi assessore al Comune de L’Aquila,

“Bisogna in qualche modo fermarel'impazzimento di un sistema che condanna a sei anni chinon ha previsto un terremoto, che non poteva essere

previsto, nello stesso giorno in cui il governo denuncianon la corruzione reale ma quella percepita, che dipingeun paese fatto tutto di disonesti, distruggendo in ambeduei casi l'immagine dell'Italia nel mondo”

“Polvero-ni e caccia all'untore, sembrano i metodi sempre più usatiper eccitare l'opinione pubblica e distoglierla da un con-fronto serio e concreto sulle politiche da seguire per usci-re dalla crisi”“Ulteriore sentenza angosciante destinata a inibire as-sunzioni di responsabilità da parte di tecnici e scienziati ea determinare ingiustificati allarmismi e impraticabili pro-poste di ricorrente evacuazione”

L’ex presidente della Ingv Enzo Boschi

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ospite del Punto delle 20 su Rainews, ha detto:

e continuato:

.

Non vinti neanche dopo le graduatorie gratuite e fuori luogodi Gabrielli, neanche quando tutti affermano che il compor-tamento degli aquilani è stato quella tipico dell’assisten-zialismo immobile del Sud, perché, a ben vedere, a partealcuni abusi locali su cui già si sta facendo luce, ben poco,se non promesse e da almeno due governi, gli aquilani han-no ricevuto, oltre che schiaffi pubblici e privati.Dopo la sentenza, si è detto “scioccato” l’attuale presi-dente dell'Ingv, Stefano Gresta, secondo cui la sentenza

. E, sulla stessa linea, il presidente del Consigliodei geologi, Gianvito Graziano, che ha dichiarato:

.In realtà, ripeto, è proprio questo di cui si incolpa la Com-missione, non aver detto la verità su ciò che era impreve-dibile e poteva essere potenzialmente grave e, dopo unariunione pilotata e frettolosa, aver rassicurato, senza fon-damento, una intera comunità, esponendola a gravissimorischio. Per questo gli imputati sono stati condannati, perla morte di 29 persone ed il ferimento di altre quattro e con-dannati in solido tra loro e con il responsabile civile (Pre-sidenza del Consiglio dei ministri, in persona del Presi-dente del Consiglio dei Ministri pro tempore), per avererassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una fortescossa sismica, che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile2009, con le conseguenze che sono ancora davanti ai no-stri occhi e serrate, nei nostri cuori.

“Ci volevacoraggio e i giudici ne hanno avuto. Finalmente un po' digiustizia per L'Aquila” “Oggi più che maisento tutto il dolore per l'inganno che abbiamo subito. Qu-este persone erano venute all'Aquila con il proposito pre-determinato di rassicurarci. Una vicenda terribile. In que-sta giornata storica per quello che rappresenta, sono vici-na agli aquilani, traditi e umiliati ma non vinti”

“costituisce un precedente, in grado di condizionare inmodo determinante il rapporto tra esperti scientifici e de-cisori”

“Se lasentenza dovesse riguardare la mancata previsione delsisma, ciò significherebbe mettere sotto accusa l'interacomunità scientifica che, ad oggi, in Italia e nel mondo,non ha i mezzi per poter prevedere i terremoti”

L’Assessore Stefania Pezzopane

ATTUALITÀ

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Anche se gli anticonformisti pretendono di non sottostarea schemi precostituiti, l’esperienza mostra che gli schemiriguardanti una specifica psicologia dell’abbigliamentosono praticamente indistruttibili, ben ancorati alle rap-presentazioni collettive. Uno degli aspetti più sorpren-denti delle ricerche sulla psicologia dell’abbigliamento èsicuramente il carattere ludico degli esperimenti. Peresempio sono stati simulati furti in negozio in cui il ladroera un membro del gruppo di ricerca che indossava jeanse scarpe da tennis oppure giacca e cravatta: bene, è statodimostrato che la tenuta ideale da indossare per commet-tere rapine è in giacca e cravatta.Ovviamente questo perché è difficile pensare ad un malvi-vente ben vestito e, chi assiste al furto, non capisce subitoil gesto e cerca un’altra spiegazione rispetto a quella basa-ta sulla semplice osservazione: ma attenzione, questa ri-flessione richiede un lavoro cognitivo supplementare cheimpedisce al testimone di reagire in maniera appropriata.

di Laura Gazzella

ATTUALITÀ

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E che dire di quei ladri vestiti da preti che qualche tempofa rapinarono una gioielleria a Roma che vendeva oggetti-stica preziosa religiosa? Anche in questo caso l’abito, omeglio l’uniforme, ha avuto un potere nell’orientare i com-portamenti delle persone, in questo caso i gioiellieri chehanno tranquillamente aperto le porte del loro negozio.Non si può tralasciare il potere dell’uniforme che rappre-senta la funzione di chi la indossa, senza di essa non sa-remmo in grado di accordare legittimità al rappresentantedi una certa istituzione, ma il peso di quella legittimità ètalmente iscritto nell’uniforme da indurci ad obbedire an-che in situazioni in cui ciò che ci viene richiesto non èlegittimo, piuttosto grottesco o riconducibile ad un abusodi potere.

rimanendo a distanza di circa un metro l’uno dall’al-tro in mezzo alla folla dei pedoni. In un caso gli interlocu-tori erano vestiti da dirigenti, ossia in giacca e cravatta, inun altro in modo convenzionale, con jeans e maglietta.

In un esperimento sulla psicologia dell’abbigliamento èstato chiesto a due persone di scendere in strada e conver-sare

Il team di ricercatori ha poi osservato la proporzione di pe-doni che passavano in mezzo ai due uomini ignorandoli.Questo studio ha dimostrato che i passanti evitavano piùspesso la zona di interazione dei due protagonisti quando liconsideravano di stato sociale elevato, ossia quando indos-savano giacca e cravatta i passanti li aggiravano invece dipassare nel mezzo. Queste e altre numerose ricerche sullapsicologia dell’abbigliamento evidenziano sempre un van-taggio per chi veste con eleganza. Per esempio, è più facileche le persone facciano posto su una panchina ad una per-sona ben vestita, o che la aiutino più volentieri a raccogliere

qualcosa che le cade, così come è più pro-babile che un automobilista si fermi più fa-cilmente quando ha davanti una personavestita con cura.

Altri studiosi della psicologia dell’abbi-gliamento hanno chiesto ad alcuni respon-sabili delle risorse umane di valutare sullabase di fotografie un gruppo di candidatiad un lavoro.Gli psicologi hanno constatato che gli esa-minatori donna giudicavano più favore-volmente le candidate vestite con toni chia-ri o colorati, mentre gli uomini valutavanopiù favorevolmente le candidate che porta-vano abiti scuri. In ogni caso, gli uominiche indossano abiti scuri ottengono le valu-tazioni migliori. L’interpretazione di que-sti risultati si basa sul fatto che uomini edonne attribuiscono un senso diverso aicolori: le donne sarebbero attirate da abitipiù colorati perché valorizzerebbero piùdegli uomini le qualità di indipendenza deicandidati, gli uomini percepirebbero i colo-ri scuri invece come simbolo di potere, dun-que prediligendoli.Non c’è da stupirsi che i vestiti influenzino inostri giudizi, l’abito non è mai un elementoneutro, dà informazioni sull’individuo chelo indossa, ne esprime l'identità, anche sespesso entrano in gioco altri elementi impu-tabili a stereotipi o ad interpretazioni appros-simative.

Come dice un proverbio cinese:.

“Si rispettal’abito, anche se non si rispetta l’uomo”

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PSICOLOGIA

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dalla Redazione

ATTUALITÀ

Voglia dimusica

Voglia dimusica

“La vita senza la musica sarebbe un errore”Friedrich W. Nietzsche

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Festival dellaCanzone Napoletana

Festival dellaCanzone Napoletana

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Ospite d’eccezione il Console Generaled'Italia a Zurigo Mario Fridegotto

Vincenzo Fontana con Paolo Da Costa,Presidente Comites Zurigo

Vincenzo Gautieri,premiato con una Menzione

speciale della Giuria

EVENTI

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Sarà forse quella sensazione di centralità e importanza chela capitale esprime, o che magari deriva solo dal fatto chemetà delle notizie del telegiornale riguardano zone che tuattraversi giornalmente con il bus, alimentata di sicurodall’egomania del romano medio che Roma è il centro delmondo e poi non c’è nient’altro. E se c’è la Rai all’inau-gurazione dopo dieci anni di lavori, di due fermate dellametropolitana, beh allora sì, c’è di che esserne fieri.Che poi mica volevo essere polemica, anzi proprio sullametropolitana e i suoi scarsi progressi si sente semprequello che ormai è diventato un cliché al pari di

e certo anche a me è capitatodi dirlo:

. Beh amici non romani lo so che voi questo nonpotrete mai capirlo.

E poi tante piccole verità: capitale europea ma città provin-ciale; mangi bene se sai dove andare, ma devi evitare i me-nu turistici; bellissima se ci vieni in vacanza, ma viverci ètroppo stressante. Ed è per questo che me ne vado.I non indigeni di questa folle città, e lo siamo tutti, spessovengono accusati dai romani doc semplicemente di non far-cela: se vuoi la provincia torna in provincia, evidentemente

non fa per te. Sarà anche vero, ma da romanad’adozione che, lo giuro, c’ha provato, scuoto la testa e con-fermo che allora meglio la provincia. Coi romani, noi nonromani, su questo argomento, non possiamo proprio discu-tere. D’altra parte, come ha detto qualcuno:

E quindi forse anche Roma, chi lo sa, mi mancherà, proba-bilmente già un po’ mi manca.

“non cisono più le mezze stagioni”

“tre milioni di abitanti e due sole linee di metro ela colpa è di quei quattro sassi che trovano ogni volta chescavano”

La Capitale

“un luogo lon-tano, a giorni, lo sentiamo come il monco sente l’arto ampu-tato. Con questo di peggio: che non è illusione inutile; madistanza colmabile, fascino immediato. Possiamo infattimetterci in viaggio. Ma mentre la meta si avvicina e diventareale, il luogo di partenza si allontana e sostituisce la metanell’irrealtà dei ricordi; guadagniamo una, e perdiamol’altro. La lontananza è in noi, vera condizione umana.”

Voleva essere un articolosugli addii e le partenze, è diventato un articolo su Roma,l’ennesimo, probabilmente auto referenziale e poco inte-ressante per chi a Roma non c’è mai stato.Beh, sapete che vi dico: dovreste andarci! Il taxista che miha accompagnato in stazione diceva che Roma è semprebella e c’è caldo perché e impreca-va contro i pedoni che cercavano di sgusciare nel traffico.Gli ho lasciato la mancia. Forse non avrei dovuto. CiaoRoma, e grazie di tutto. In fondo ti ho voluto bene.

“noi c’avemo er Papa”

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ATTUALITÀ

di Chiara Morassut

Ciao ciaoRoma

Ciao ciaoRoma

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Scavi “a cielo aperto” della metropolitana

ATTUALITÀ

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Al dibattito ha partecipato un eccezionale oratore, espertodi organizzazioni mafiose e profondo conoscitore dellarealtà storico/culturale della Sicilia e della sua capitalePalermo: , procuratore della Repubblicaa Palermo e autore di numerosi libri sulla sua diletta città.La presenza ed il valido contributo della deputata PD allacamera del parlamento italiano signoraha conferito alla tematica della manifestazione unarilevanza politica; la conferenza è stata moderata dallasignora la quale, con abile competenzagiornalistica, ha saputo focalizzare elementi basali dellascottante realtà “mafia”, tema del dibattito, ponendo airelatori quesiti “ad hoc”. Al termine dell'intervento dellasignora Garavini il pubblico, animato da intrinseca moti-vazione per interesse tematico, ha avuto possibilità d'in-tervento ponendo quesiti o esprimendo proprie valutazionimolto pertinenti all'argomento dando luogo ad un infervo-rato dibattito, elemento che conferma il buon successo

Antonio Ingroia

Laura Garavini

Mariella Rosselli

dell’iniziativa da parte degli organizzatori, animati dallaintenzione di sensibilizzare, con costante riferimento algeneroso sacrificio dei magistrati Falcone e Borsellino, lacoscienza collettiva alla causa morale di coerente lotta pe-renne contro le mafie fino alla soluzione finale col rag-giungimento della loro estirpazione.

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UnderstandingMafia

UnderstandingMafia

di Umberto Fantauzzo

MafiaMafia

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Ovviamente il dibattito ha lasciato un incisivo messaggioeducativo nel cuore dei partecipanti conformemente allamassima che indubbia-mente contribuirà a rafforzare le nostre gambe per portareavanti lungo il nostro iter esistenziale

dei due eccelsi maestri ed operatori di etica peda-gogica che immolarono la loro vita per la granitica fedenei loro ideali di giustizia e legalità.

“ricordare per non dimenticare”

“le idee e le tensionimorali”

La complessità linguistica del termine “mafia” di naturapolisemica, rende impossibile poterne identificare l'esattadefinizione semantica che disponga di certezza scientificada poter specificatamente riferire al feroce fenomeno cri-minogeno che da secoli tormenta la Sicilia.In una recente ricerca di linguistica comparata, numerosesono state le ipotesi vagliate per proiettare luce etimologicasul termine e sull'evento mafia, delle quali tre le più merite-voli: in un attendibile assunto, procedendo a ritroso nel per-corso storico dell'isola mediterranea, possiamo risalire aimoti insurrezionali dei nel lontano1282, avvenimento in cui i palermitani volevano espelleregli invasori francesi al grido di

; ordinando le cinquelettere iniziali delle rispettive parole enunciate si dedurreb-be il lemma “Mafia; nell'interessante congettura di ordinestorico che risale ad una missione segreta di

in Sicilia nel 1860, un anno prima dell'Unità d'Italia,alcuni linguisti ritengono che il termine “Mafia” sial'acronimo della frase

; nella terza ipo-tesi, scientificamente più attendibile per la sua coerenzainterpretativa, gli esperti sostengono che con certezza eti-mologica il termine “Mafia” sarebbe riconducibile al voca-bolo arabo che nella sua accezione semanticasignificherebbe e dallemma scaturirebbero le espressioni dialettali

e denotante una persona arro-gante, prepotente e fiera; elementi lessicali derivanti dallacultura araba essendo stata la Sicilia dominata nel X secolodai musulmani.La denominazione assume una piena valenzagiuridica nel 1863, in virtù del procuratore capo di Palermo:

il quale per la prima volta in unrapporto sulla consistente criminalità palermitana menzionaespressamente la parola “mafia” per denotare la presenza diun forte nucleo di malandrini nel capoluogo siciliano;nel contempo tale termine assume un'identità letteraria permerito di due scrittori siciliani

nell'opera teatrale .Il motivo culturale dell'insor-genza della mafia a Palermosarebbe casualmente riconducibile all’atavica diffidenzadella popolazione siciliana per aver subito, nel suo per-corso storico, perenni vessazioni dalle numerose incur-sioni di pirateria coloniale.

“Vespri Siciliani”

(orte) (i)(rancesi) (talia) (nela)

Giuseppe Maz-zini

(azzini) (utorizza)(urti) (ncendi) (avvelenamenti)

“mayas”“spavalderia e vanto aggressivo”

“mafud”“mafiusu” “mafiuseddu”

“Mafia”

Filippo Antonio Gualtiero

Giuseppe Rizzotto e GaetanoMosca “I mafiusi di la Vicaria”

Durante il cruento e selvaggio processo di “piemontizza-zione” del Sud per opera del regno sabaudo e dei suoi ar-roganti, mediocri ed incompetenti funzionari ed ufficialiper la realizzazione dell'Unità d'Italia, il tentativo di voler

“M” “A”

“F” “I” “A”

“M” ”A”

“F” “I” “A”

SOTTO LA LENTESOTTO LA LENTE

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Numerosa e attiva la partecipazione al dibattito

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reprimere l'identità culturale dell'isola ha enormementecontribuito alla radicale diffidenza dei siciliani, ulterior-mente potenziata dalla perenne latitanza dello stato ita-liano sull'isola.

“la mafia del latifondo”

“mafiosamente” “la ma-fia dei giardini”

Ignazio Silone “Fonta-mara”

“mafioso”

(“I terroni” di PinoAprile)

Il baronato latifondista, formato da potentissimi proprie-tari terrieri, in opposizione sociale alla comunità rurale dipoveri analfabeti contadini, retaggio di ingiustizia socialedi secolare gestione borbonica del meridione, costituisceun fattore storico determinante la genesi della mafia inSicilia. Conformemente ad un valida documentazionestorica, l'incipiente nucleo malavitoso, operando sullabase di un tacito consenso sociale coatto, si strutturava indue ramificazioni: , la cui compe-tenza consisteva nella gestione dei pascoli e del bestiame,nel controllo del fitto e della compravendita dei latifondidei proprietari terrieri influenti; e

alla quale spettava il controllo e la distribu-zione dell'acqua, un'efficace angheria maestosamente de-scritta da nella sua opera letteraria

(fonte amara), realtà in cui i suoi povericafoni (contadini abruzzesi) subivano soprusi dall'ammi-nistrazione papalina, senza potersi ribellare; la loro unicapossibilità di contestazione contro il potentissimo papato

era lo sfogo gutturale della bestemmia che hadato origine allo strano fenomeno culturale della blasfemiain Italia; in tal modo lo stato papalino, per il suo famigeratotrascorso medievale simboleggerebbe il classico

di mafia, spesso echeggiante nel corso del dibattoin diversi interventi interpretativi degli astanti; sul merito,ai lettori l'ardua sentenza !!!

Con l'avvento del Regno d'Italia, a seguito della vendita for-zata dei sequestrati beni ecclesiastici, la mafia affondava edespandeva le sue radici in tutta l'isola divenendo una poten-za con la quale forzatamente negoziare qualsiasi riformaeconomica e sociale sull'isola; una prima manifestazionestorica dell'attuale sulla presunta tratta-tiva tra mafia e stato. In codesta fase evolutiva la mafia ini-ziava a infiltrare i suoi fedeli adepti in tutte le istanze politi-che: comunali, regionali e nazionali, divenendo influente atutti i livelli di gestione amministrativa con proponimentodi condizionare le decisioni normative che garantiscano lapriorità e la liceità degli interessi dei criminali associati.Col trascorrere del tempo, all'inizio del XX secolo, l'orga-nizzazione criminosa siciliana per la sua potenza a livellolocale e regionale assumeva i connotati di una piovra san-guinaria espandendosi con i suoi tentacoli non solo interritorio nazionale ma anche oltre oceano; trapianto cri-minogeno reso possibile dalla massiccia emigrazione dicontadini siciliani in direzione del nuovo mondo.Per il finanziamento di tale trapianto malavitoso, i crimi-nali del posto escogitarono un'astuta strategia consistentenel pagare il biglietto di viaggio dei migranti isolani versola “terra promessa”, con pretesa di restituzione dei costisostenuti, con interessi da usura, dopo una sistemazionedi lavoro nel paese agognato.La nuova mafia americana, avendo trovato nel nuovo mon-do un humus propizio dovuto alla momentanea grave crisieconomica, speculava sul proibizionismo con il trafficoillecito di superalcolici e whisky accumulando enormericchezza di denaro sporco. Successivamente la nuova cri-minalità organizzata, estendendosi nell'intero territoriostatunitense, assumeva peculiarità e dimensioni digangsterismo con l'appellativo di “cosa nostra”.

“esempiostorico”

“vexata quaestio”

Al Capone

MafiaMafia

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SOTTO LA LENTESOTTO LA LENTE

Avendo il fascismo sottoposto la mafia formalmente a se-vere misure repressive, in un primo tempo i malavitosioperavano illecitamente all'estero, soprattutto negli StatiUniti e nelle colonie italiane, a favore degli interessi

(denominazione comune dei grandi bosspalermitani). Durante l'oscurafase mussoliniana numerosi affi-liati mafiosi, dopo aver realizzatoche i gerarchi e i funzionari fasci-sti fossero, non solo corrotti e op-portunisti, ma soprattutto idioti ebeceri fanatici, con raffinata fur-beria levantina riuscirono a infil-trarsi nel partito, nella milizia enelle istituzioni del duce; essen-do corruzione, violenza, droga ecriminalità una consueta costu-manza del regime, i mafiosi, tro-vandosi nel proprio elemento,ebbero modo di agire serena-mente nell'interesse personale edel boss di riferimento,Nel caos bellico, durante la faseterminale della contesa armata,le mafie sia siciliana che ameri-cana recepirono la buona oppor-tunità di un ; infattil'esercito americano, invitò le organizzazioni mafiose delledue sponde a collaborare per facilitare, con il loro operatoin loco, lo sbarco degli alleati in Sicilia ed in altri punti stra-tegici della penisola; ai numerosi mafiosi in prigione, insegno di riconoscenza, venne concesso il condono e libertàdi azione; in tal modo le mafie meridionali ebbero la possi-bilità di reiterare la loro potenza criminogena da poter eser-citare nei territori di loro competenza: lae la .

“dipezzi i novanta”

“revival”

Mafia a PalermoCamorra a Napoli

Nell'immediato periodo postbellico la mafia palermitana,ampliando la propria capacità operativa con il controllodell'edilizia nell'urbe siciliana, dove ebbe inizio la vergo-gnosa deturpazione della bellissima metropoli con la ce-mentazione selvaggia della conca d'oro di Palermo, unaincantevole sequenza paesaggistica di estesi giardini diagrumeti che offrendo un paradisiaco spettacolo agli occhicuriosi dei visitatori, indusse persino lo svevo

, imperatore del Sacro Romano Impero dinazionalità tedesca, a trasferire la sua sede imperiale daAquisgrana a Palermo ed inoltre ispirò il poeta

a comporre la sua romantica liricaconsacrata al suo diletto amore che recita:

(Conosci tu la terra dove fiori-sce la zagara del limone? Costì desidero andare con te, ohmia diletta!).Lo scempio di selvaggia cementazione della “Concad'Oro” summenzionata costituisce il classico esempio delvergognoso eccidio paesaggistico della magica “urbe sici-liana” e di tutta la regione: una consueta prassi criminogena

della mafia. I maiali mafiosi del momento cominciavanoad impinguirsi a dismisura e senza scrupoli macchiandola loro crudele mano col sangue innocente delle vittimedell'ingordigia del potere criminale, fenomeno di enormenocumento umano, morale ed economico per la società

civile palermitana. Nel periodo del miracolo economico, lamafia si trasferiva definitivamente dalla provincia agricolaalla metropoli per avere un maggior controllo degli appaltidella pubblica edilizia e del mercato immobiliare: inoltrefungeva da ponte nel traffico della droga provenientedall'America del sud che, in consapevole assenza dello sta-to italiano approdava con estrema facilità nel porto di Pa-lermo, per poi inoltrarla in direzione Nord e Mitteleuropa;parte della “roba” rimaneva in sede per rifornire l'inci-piente mercato locale della droga gestito dalla “mala”.Nel lasso di tempo anni sessanta e settanta regnavano, poli-ticamente incontrastati, nella loro rispettiva funzionecomunale della città di Palermo due eminenti figure demo-cristiane membri della corrente di matrice an-dreottiana: e , ambedue fami-gerati emissari dell'emergente mafia corleonese coordinatada , detto perla sua feroce strategia omicida ed il sanguinario .

Federico IIdi Hohenstaufen

Weimar J.W. von Goethe “Lied”

“Kennst du dasLand wo die Zitronen bluehen? Dorthin moechte ich mitdir ziehen meine Geliebte”

“primavera”Salvo Lima Vito Ciancimino

Salvatore Provenzano “u' Zù Binni ù tratturi”Totò Riina

Salvatore Riina

Mafiosililiumjoker-liliumjoker.blogspot.ch

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Il primo, referente della mafia corleonese di nome Salvo,fungeva da tramite tra politica nazionale e cosca Riina / Pro-venzano; il secondo dal nome Vito, per il tramite del-l'attuale senatore Dell'Utri, tra il 1972-75 probabilmenteincontrava essendo e la cosca corle-onese, finanziariamente interessati a partecipare alla realiz-zazione del progetto .

Come menzionato nella parte propedeutica, la conferenza/dibattito, organizzata a testimonianza dell'eroica strategiaantimafia dei due magistrati vittime della malavita, ha resopossibile un vivace dibattito per la preziosa partecipazionedell'eminente relatore: il giudiceAntonio Ingroia.Il procuratore palermitano nella sua introduzione ha magi-stralmente configurato in un omogeneo compendiol'attuale realtà delle organizzazioni malavitose nella lorodiversificazione regionale dell'Italia meridionale:in Sicilia, in Calabria, a Napoli e

unita in Puglia.L'oratore, dipanando la complessità storica del titolo dellaconferenza con accurata elencazione dei fattori di base chehanno dato genesi alle quattro mafie: storia, mentalità, cul-tura ed economia del sud, ha inteso articolare il nucleo te-matico dell'incontro in tre sequenze: nazionalizzazionedella mafia per effetto della sua espansione capillare nel-l'intero territorio italiano, internazionalizzazione delle ma-fie in particolar modo in Germania e nella ConfederazioneElvetica e presunto trattato tra stato e mafia.Intenzionalmente l'oratore ha voluto enfatizzare i motividell'internazionalizzazione delle mafie: la crescente cupi-digia di denaro, il desiderio di potenziamento della lororicchezza materiale e la brama di potere; le tre cause chehanno indotto le mafie ad espandersi all'estero, fenomenoestremamente facilitato dalla globalizzazione, che con-sentendo maggiore mobilità di denaro e di persone alla ri-cerca di paradisi fiscali dove con opportuni investimenti in“cash” è possibile realizzare lauti profitti; un classicoesempio la Svizzera, che tuttora dispone di un sistema fi-nanziario impenetrabile con un ermetico segreto bancario.

Un ulteriore movente per la tendenza di infiltrazione ma-fiose all'estero, la possibilità di reperire, per effetto dellaglobalizzazione, nuovi spazi geografici come in AmericaLatina e in alcuni paesi asiatici per impiegare ingenti capi-taliBerlusconi “ù Zù Vitu”

Milano2

Mafia'ndrangata Camorra Sa-

cra corona

possibilmente da riciclare su illecite attività come dro-ga, prostituzione, commercio delle armi, e recentementeil brutale traffico degli organi umani, attività delinquen-

ziale che causa il criminale fe-nomeno di ratto di bambini, digiovanissime donne e di perso-ne adulte che comunementesvaniscono nel nulla senza trac-cia alcuna, in tale ambito le ma-fie sono moltoe versatili.La criminalità mafiosa all'este-ro per la magistratura italianacostituisce un fenomeno moltocomplesso da districare per ladiversità filosofica/culturaledella concezione di

; elementi for-mali che possono ostacolare lacollaborazione giuridica tra lenazioni, per esempio con laconfederazione elvetica per la

loro formalità eccessiva e la quasi patologica sensibilitàpatriottica e fierezza costituzionale per il segreto bancario.Solitamente le magistrature operano nei limiti nazionalimentre le organizzazioni mafiose esercitano le loro attivitàliberamente senza condizionamento e rispetto di confine eciò intralcia radicalmente la cooperazione e

tra le varie magistrature nella lotta contro il criminemalavitoso sia in Europa che in altro luogo.Su parere del procuratore l'articolazione strutturale edoperativa delle mafie all'estero fanno comunemente rife-rimento ai territori di origine ma l'epicentro delle loroorganizzazioni, che s'irradiano in lungo ed in largo per ilglobo terrestre, non si trova nelle casa madre bensì nellasede dell'organizzazione, fattore ostacolante la caccia allacriminalità mafiosa nel mondo.Per ovviare a tale disagio giuridico, almeno a livello comu-nitario, il relatore propone l'istituzione di una magistraturaeuropea per il coordinamento di iniziative inquisitorie eprocessuali tra gli stati membri dell'Unione Europea, snel-lendone così l'iter burocratico e le formalità e poter renderepiù efficiente la lotta contro la mafia internazionale.L'intenzione dei protagonisti della presunta trattativa tramafia e stato, avviata su iniziativa della mala corleonesenelle persona di Salvatore Riina e Bernardo Provenzanosubito dopo la stagione delle bombe, mirava al raggiungi-mento di un accordo tra stato e mafia che, prevedendo lafine della stagione stragista, lo stato si sarebbe impegnatoa garantire una mitigazione delle severe misure detentivecontemplate nell'articolo 41bis del 1975. Le condizionidel patto sarebbero state suggellate su un (dapapellu, termine siciliano dal significato biglietto scritto).

“professianal”

“dirittopenale e civile”

“de iure” “defacto”

“papello”

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Berlusconi con Dell’Utri

MafiaMafia

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SOTTO LA LENTE

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SOTTO LA LENTE

Il magistrato Ingroia, a conclusione del suo intervento, haaffermato che se il giudice Borsellino fosse stato a cono-scenza della trattativa stato/mafia nei dettagli non avrebbeesitato ad intervenire penalmente con i suoi colleghi.Il prezioso oratore, da considerare degno discepolo dellanobile scuola di pensiero giuridico di emanazione Falcone/Borsellino, ha dovuto lasciare la seduta dopo circa un'oradi conferenza per inderogabile impegno altrove.Il suo commiato è stato coronato da una lunga e calorosaovazione simboleggiante un affettuoso messaggio digratitudine morale e di ringraziamento da parte del foltopubblico presente per l'abnegazione e tenacia nel suo quo-tidiano impegno umano, etico e professionale nella lottacontro la criminalità organizzata, pur nella lucida consa-pevolezza del costante rischio esistenziale.

La seconda parte del dibattito è stata vivacizzata dall'inte-ressante animazione tematica della deputata parlamentare

, la quale ha introdotto il suo intervento pren-dendo le mosse tematiche dalla strage diDuisburg del il 15 agosto 2007 in cui sono state crudelmen-te falciate sei persone, infausto evento che ha lasciato atto-nite non solo le nazioni direttamente interessate ma l'interacomunità mondiale.La relatrice in tal senso ha enfatizzato con particolare rilie-vo come la repentina reazione dell'opinione pubblica tede-sca, invocante un massiccio e severo intervento da parte del-le competenti autorità per prevenire la riedizione di un ana-logo deplorevole avvenimento, sia stata talmente massicciae risentita da indurre i malviventi dell' 'ndrangata adover realizzare di aver commesso un grave errore di me-todo da evitare assolutamente in futuro per non turbare untranquillo svolgimento delle loro attività illecite.Da diversi decenni la coscienza civile tedesca, respingen-do a priori qualsiasi forma di organizzazione malavitosa,si è mostrata ben consapevole e sensibile al fenomeno del-la consistente presenza delle mafie in patria; purtroppo leautorità tedesche, ma soprattutto i partiti politici, igno-rando intenzionalmente l'emergenza del fenomeno mafiain Germania, negano la presenza di criminalità organiz-zata in patria.I motivi e gi obiettivi delle contese intestine tra le dispara-te bande mafiose in territorio tedesco, ideologicamentevincolate ai vecchi codici di operato mafioso vigenti nelpaese d'origine, in questo caso in Calabria, sono caratte-rizzati da enorme affinità con quelle delle altre cosche cri-minali sparse in tutto il mondo: conflitti di “leadership” econquista di territorio per il rafforzamento di potere e diricchezza.Ovviamente in un primo momento numerosi tedeschi,generalizzando sulla base di preesistenti pregiudizi, rite-nevano che tutti gli italiani fossero mafiosi, ma le strate-gie di difesa da parte italiana, opportunamente escogitateal caso, hanno dimostrato che la grandissima parte deglicittadini italofoni sono contrari alla mafia.Concludendo la sua orazione l'onorevole Garavini haaffermato che la Confederazione Elvetica, disponendo di

un sistema bancario e assicurativo perfetto ed impenetra-bile, al confronto con quello tedesco, presenta una morfo-logia finanziaria diversa e conseguentemente molto piùconsona agli obiettivi ed interessi delle mafie consenten-do nella sua funzione di “lavatrice” la favorevole oppor-tunità di riciclaggio di enormi capitali di lurido denaro,per il tramite delle banche elvetiche, premesse favorevoliper una proficua e tranquilla presenza malavitosa in terri-torio elvetico.

Laura Garavini“'ndranghitana”

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Diverse sono state le collaborazioni con redazioni giorna-listiche. Tra le più recenti, ricordiamo quella con la testatasiciliana “Live Sicilia” dove il Procuratore ha tenuto unarubrica e la più recente con il quoti-diano “L'Unità”. Al momento della consegna della sche-da, il procuratore ha affermato:

.

“Fuori dal Bunker”

“Non scrivo però roman-zi, come sostiene qualche uomo politico alludendo a no-stre recenti indagini”

Come si sente, a livello personale, in questo momento?

Non è intimorito dalle minacce ricevute di recente?

È un momento certamente non semplice, direi complicato.È da vent'anni, però, che mi occupo di indagini complicatee mi trovo in situazioni complicate. L'importante è mante-nere la dovuta serenità per fare il proprio dovere nel mi-gliore dei modi possibile e mi pare che oggi ci siano ancorale condizioni per poter lavorare serenamente.

Assolutamente no. Ripeto, da vent'anni mi occupo di inda-gini di mafia e, di conseguenza, sono spesso confrontatocon minacce, lettere anonime, telefonate, notizie di pro-getti di attentati alla mia vita. Non è quindi nè la prima enon sarà di certo nemmeno l'ultima volta. Ovviamente èimportante tenere gli occhi aperti e non lasciarsi condizio-nare da questi fatti. Piuttosto mi preoccupa il clima di ten-sione, a mio parere voluto, che si sta creando attorno a que-sta questione.

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MafiaMafia

di Maria C. Bernasconi

Antonio Ingroia

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In seguito all'inchiesta che lei sta svolgendo si è creatauna sorta di faida tra personaggi che nel 1992 erano alvertice dell'attività governativa. Martelli accusa aperta-mente Scalfaro di essere stato alla guida della trattativaStato/Mafia e accusa Amato, a quel tempo Primo Mini-stro, di non dire la verità. Questa scoperta di segreti diStato e questa difesa “d'ufficio” da parte dei protagonistifanno seguito ad una sua precisa strategia di conduzionedi questa inchiesta?

Lei ritiene che l'organizzazione della giustizia in Italia, aivari livelli, debba venire comunque rivisitata?

leggi ad pesonaem

L'indagine che lei sta conducendo potrebbe eventualmentecoinvolgere organizzazioni malavitose di altri stati?

Si può dire, per concludere, che lei ha raccolto l'eridità diFalcone e Borsellino?

“quellisi erano magistrati bravi e prudenti e voi, invece, no”

Una domanda che va al di là della sua indagine: cosa nepensa della vicenda Sallusti di cui nessuno parla più?

Sarebbero lunghi i tempi per modificare questa legge?

No, non mi attribuisca intenzioni, per così dire, addiritturaun po' velenose. Non intendo determinare divisione o con-trapposizione fra alti esponenti delle istituzioni del tempoe sicuramente preferisco non commentare le vicende cheriguardano specificamente il procedimento. L'unica cosache rilevo è che si è aperto quel muro di reticenzeistituzionali (qualcuno ha parlato addirittura di omertà isti-tuzionale) che regnava all'interno del mondo delle istitu-zioni di quel tempo di cui abbiamo sempre avuto unasensazione, un'intuizione, e di cui oggi incominciamo aregistrarne, concretamente, i risultati. Dopo di che ci saràun processo durante il quale ciascuno verrà sentito cometestimone e quello sarà il luogo nel quale, ne sono certo, sipotrà accertare la verità giudiziaria, la verità di questo pro-cesso, davanti ad un giudice e ascoltando questi testimoninel contraddittorio delle parti.

Certamente c'è un problema più grande, più ampio, di unagiustizia che non funziona bene come dovrebbe. Il proble-ma principale della giustizia in Italia è quello dei tempi: so-no troppo lenti. E quando i tempi della giustizia sono lenti ...La giustizia lenta è una giustizia inefficiente, direi quasi cheè una , o meglio ancora, quasi un'ingiustizia.In Italia, negli ultimi anni, anche a causa del fatto che moltiprocessi hanno riguardato uomini politici e uomini potentidel nostro Paese, le leggi sono state spesso indirizzate peragevolare questi ultimi, con delle , e quin-di sono state fatte, non per accorciare i tempi del processoma, al contrario, per allungare il più possibile i tempi dellagiustizia, per arrivare il più tardi possibile alla sentenza, alladecisione finale, per accorciare i tempi della prescrizioneche determina la battuta d'arresto della giustizia. Io speroche questa tendenza si possa invertire.Avremo una giustiziautile ai cittadini solo quando avremo una giustizia, ovvia-mente, garantista dei diritti degli imputati, ma che dia rispo-ste rapide ai cittadini.

Non posso ovviamente parlare delle indagini in corso. Almomento, per questo specifico provvedimento che ri-guarda la trattativa Stato/Mafia, non sono emersi specifi-ci collegamenti internazionali.

Non tocca certo a me dirlo. Quello che posso dirle è che,certamente, sono stato, e mi onoro dell'essere stato, unodegli allievi di Falcone e soprattutto di Borsellino e comeme altri magistrati che sono a Palermo e che operano a Pa-lermo. Questo, per me, è motivo di vanto e di orgoglio, macredo dovrebbe essere motivo di vanto e d'orgoglio per ilnostro Paese che uomini come Falcone e Borsellino ab-biamo fatto scuola, abbiano lasciato traccia in una genera-zione di magistrati che è venuta dopo di loro. Purtroppoquesto non ci viene riconosciuto e allo stesso tempo, spes-so, veniamo, invece, attaccati.Addirittura, in Italia, si ten-ta di contrapporci a Falcone e Borsellino dicendo:

.Questo ci sembra un po' ingeneroso. È ovvio che Falconee Borsellino erano di altra statura, di altro livello, come sisuol dire i classici fuoriclasse, ma ci sembrerebbe giustoche ci venissero riconosciuti i nostri meriti e, comunque, ilfatto obiettivo che siamo stati formati dalla scuola dei duegrandi magistrati ed abbiamo cercato, nei nostri limiti, diproseguire la loro opera secondo i loro insegnamenti.

Non tocca a me discutere una sentenza della cassazioneche applica la legge. Io sono contrario al fatto che per unreato d'opinione o comunque reato d'infamazione, sia pre-vista la carcerazione. Credo che, di fronte a reati di diffa-mazione, anche quando si tratta di diffamazione estrema-mente grave (a me è capitato spesso di essere oggetto didiffamazioni da parte della stampa, addirittura anche daparte di Sallusti in persona e del suo giornale. In quei casiho querelato, mi sono costituito parte civile chiedendo ilrisarcimento dei danni) sia esagerata la pena che attual-mente prevede la legge italiana. Credo che sia più appro-priata una sanzione, anche severa, pecuniaria ed anche unsevero, cospicuo risarcimento dei danni nei confronti dellapersona danneggiata.

Basterebbe semplicemente la volontà politica e l'accordoparlamentare e si potrebbe fare in poco tempo, ma toccaovviamente alla politica e al parlamento fare queste valu-tazioni.

non giustizia

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SOTTO LA LENTE

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SOTTO LA LENTE

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Si parte dal Belgio dove sono presenti le cosche edi Rosarno. Famiglie attive a Bruxelles soprat-

tutto nel riciclaggio di denaro e nel traffico di droga.Ma è l'Olanda la capitale europea del traffico di cocaina(insieme all'Italia). Qui sono presenti le famiglie ,

e . Insieme al traffico di cocaina c'èanche quello di ecstasy e di Lsd. L'Olanda negli ultimidecenni è diventata anche una delle mete preferite per i

latitanti e per reinvestire i contanti del traffico di cocacomprando immobili e imprese.Neppure l'Inghilterra è al riparo dalla . Nellazona londinese sono presenti uomini delle famiglie

AsconeBellocco

BelfioreNirta-Strangio Ursini

'ndranghetaMacrì

e , esperti nel traffico e nello spaccio di droga. Lavicina Irlanda è invece stata colonizzata da uomini dellacosca di Africo che hanno stretto affari con uo-mini dell'Ira per la vendita di armi ed esplosivi.Non si salva neppure il Lussemburgo, dove i hannouna rete di riciclaggio di denaro sporco, mentre in Poloniasono gli uomini della famiglia a controllare gliinvestimenti. Se Bulgaria e Croazia sono interessate daltraffico di droga, anche in accordo con le bande slave, laRomania e in particolare la capitale Bucarest negli ultimianni è diventata una meta ambita per le attività industrialie il riciclaggio di denaro con le famiglie e .L'Ucraina è invece terra dei trafficanti di rifiuti tossici,mentre la Russia e in particolare Mosca è stata meta dellafamiglia . Nella capitale russa le hannoacquistato immobili, banche, alberghi, casinò, imprese esi occupano di riciclaggio di denaro e contraffazione dirubli e dollari. Sempre secondo il rapporto 2010 dei cara-binieri, la Francia con le città di Clermont-Ferrand, Mar-siglia, Nizza, Tolone, Tolosa, e tutta l'area della costaAzzurra, è una zona privilegiata per l'acquisto di immobili,il riciclaggio e il traffico di cocaina in alleanza con i clanmarsigliesi. La vicina Spagna è invece lo storico porto ver-so l'Europa per i trafficanti di droga sudamericani, in parti-colare nella provincia di Cadice e a Ibizia e Marbella.

Ursini

Morabito

Pelle

Iamonte

Pino Sena

Mazzaferro 'ndrine

26

MafiaMafia

dalla Redazione

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SOTTO LA LENTE

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SOTTO LA LENTE

Qui sono presenti i clan e . Clanche è attivo anche in Svizzera non solo per il rici-

claggio, ma anche per il traffico d'hashish e di armi, insie-me ancora ai , ai e ai .Traffico di hashish ed eroina che riguarda anche la Grecia,rotta di passaggio verso le coltivazioni di papavero del Me-dio Oriente. Ma è la Germania, che si conferma capitaleeuropea della d'esportazione. Molte le cittàinteressate dalle infiltrazioni mafiose: Aachen, Blaustein,Bochum, Bous, Deizisau, Dortmund, Duisburg, Essen, Ha-gen, Krefeld, Francoforte, Lipsia, Monaco di Baviera,Mannheim, Mulheim an der Ruhr, Munster, Neukirchen-Vluyn, Stoccarda, e le zone del Baden-Wurttemberg, dellaTuringia e del Warstein. Non è un caso quindi che sia pro-prio Duisburg il teatro della più sanguinaria strage della

oltre confine, il 15 agosto del 20007.Le infiltrazioni in Germania sono molte e hanno radiciantiche. Si va dall'acquisto di beni immobiliari, alla com-pravendita di negozi e alla partecipazione nel mondodell'industria dell'acciaio. Ma insieme al traffico di cocai-na, a quello delle armi e ai sequestri di persona, c'è ancheil mercato della contraffazione e il controllo del traffico diimmigrati. Qui sono presenti le famiglie , ,

, , , , ,, , , , , ,

, e o.

Di Giovine, Talia FerrazzoFerrazzo

Di Giovine Mazzaferro Paviglianiti

'ndrangheta

'ndrangheta

Carelli CariariCritelli Farao Giampaolo Giorgi Grande Aracri Ia-monte Mazzaferro Mollica Morabito Vottari NirtaPelle Romeo Strangi

C'è la droga, ma ci sono anche i rifiuti, il traffico di dia-manti e quello di materie prime. Nel continente africanouno dei Paesi a maggiore infiltrazione della criminalitàcalabrese è il Marocco, storico approdo dei carichi di dro-ga dal SudAmerica e porta privilegiata verso l'Europa peril traffico di hashish e marijuana. In Marocco sono pre-senti uomini del clan , e delle famiglie

, , e .

In Togo, nel cuore dell'Africa centrale, sono presenti lecosche e di Rosarno che si occupano ditraffico di cocaina. Il mercato delle materie prime è inveceal centro delle infiltrazioni nella zona della Repubblicademocratica del Congo (ex Zaire) dove si estrae il coltan,un minerale molto costoso utilizzato dall'industria dellenanotecnologie. Non solo, perché la gestireb-be anche il traffico del materiale radioattivo i clan dellacriminalità locale.

E il business dei rifiuti è una risorsa importante della ma-fia in Africa con lo smaltimento di sostanze tossiche inKenya e in Somalia. In Sudafrica, e in particolare nella zo-na di Città del capo, Pretoria e Johannesburg, i clan si sonoinfiltrati nel mercato dei diamanti.

Il Medio Oriente è la capitale mondiale della produzione dioppio. In Libano sono presenti gli uomini del potentissimoclan reggino dei che cura il traffico di eroina ehashish. Mentre nella vicina Siria sono gli esponenti deiclan e a controllare il mercato dell'e-roina brown sugar. Ma la è presente anche neltumultuoso Pakistan dove si cura il traffico di cocaina versol'Europa, mentre in Turchia le cosche , ,

e controllano il traffico di eroina ehanno stretti rapporti con i , la potente mafia turca chesi occupa del trasporto e dell'importazione della droga. InThailandia sono invece presenti uomini delle

e che trafficano cocaina. La fascia dell'Indo-nesia è invece utilizzata per il riciclaggio di denaro.Terra di immigrati è invece l'Australia, storica meta delle

calabresi. Qui la presenza delle famiglie dellaè stata confermata anche da numerose inchieste negli an-

ni Ottanta e Novanta. Tra le città segnalate ci sonoAdelaide,Canberra, Griffith, Michelago, e le zone dell’Australia

Coluccio Di Giovi-ne Sergi Marando Morabito

Mancuso Pesce

'ndrangheta

De Stefano

Di Giovine Morabito'ndrangheta

Aquino Papalia Pa-viglianiti D'Agostino

Baba

'ndrine Ba-stoni Ianni

'ndrine Locri-de

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occidentale, del Nuovo Galles, di Queensland, di Perth, Vic-toria e Yelardin. Le cosche si occupano della coltivazionedella canapa, ma anche del controllo della prostituzione,dello spaccio di denaro falso, del gioco d'azzardo, e del traf-fico di armi e di eroina. L'Australia è talmente colonizzatadalle cosche calabresi da far registrare anche fenomeni diracket e di estorsione. Molte le famiglie presenti, dal ceppo

, , , , , ,, lo stesso radicato anche nella provincia di Milano,

fino alle cosche , , , , ,, , , , .

Negli Usa la è attiva nel traffico di cocaina e dieroina. Uomini dei clan , , e

, sono presenti nelle zone di New York, di Chicago, Las

Barbaro-Papalia Sergi Perre Trimboli Violi MusitanoZappia

Condello Alvaro Agresti Giorgi IelasiRomeo Polifroni Polimeni Rizzotto Tremarchi

'ndranghetaSergi Commisso Racco Archi-

noVegas, e nel New Jersey, in Florida e nel Connecticut.La presenza dei clan calabresi nel continente americano siconcentra poi in Canada, dove - non è un caso - nell'agosto2008 viene catturato il latitante . Il bossdi Marina di Gioiosa Ionica è stato arrestato a Toronto, male calabresi sono presenti anche nelle zone di Mon-treal, Ontario, Vancouver, Vaughan, Hamilton, British Co-lumbia e Québec. Molte le famiglie calabresi presenti nelterritorio canadese: , , , ,

, , , , e .

Tra le attività più importanti il riciclaggio di denaro sporco,il traffico di eroina, cocaina e armi. In Messico gli emissaridelle cosche hanno invece stretto rapporti con i temibilissi-mi e gli affari dei clan , , ,

sono entrati in numerose inchieste, non ultimal'operazione Solare della Dda di Catanzaro. In mezzo, ton-nellate di cocaina trafficate con le bande messicane. Nellostato di El Salvador, in Centro America, è invece presentela cosca attiva nel traffico di cocaina.Ai Caraibi, nel-la Repubblica dominicana sono invece presenti uomini delclan specializzati nel commercio di droga.

Il continente sudamericano è l'area più calda per il trafficodi droga, e la ha qui i suoi feudi più importanti.Si inizia dalla Colombia, il maggior produttore di cocainadel mondo. In Colombia sono presenti gli uomini delle co-sche , , , , , ,

, , , , , ,

, . In Colombia i clan - scrivono i carabinieri - sioccupano di acquisto di cocaina con la collaborazione del-le Unità di autodifesa della Colombia e hanno rapporti conil cartello di Cali. La presenza degli emissari della

interessati al traffico di cocaina è segnalata anche inEcuador, Paraguay, Cile e Uruguay. In Bolivia, altro Paesea grande produzione di coca, le cosche hanno basi operati-ve nella zona di Santa Cruz de la Sierra.Anche un paradisonaturale come le Antille olandesi però può nascondere gliuomini delle cosche.In particolare quelli del clan

attivi nell'acquisto di cocaina. Il Venezuela è inveceuna zona di investimento per i clan calabresi in particolareper le famiglie , , . I calabresi qui,secondo il rapporto dell'Arma, hanno contatti con il temutoclan di Cosa nostra attivissimo nel traf-fico di droga. Ma insieme al narcotraffico, in Venezuela la

si occupa di riciclaggio, costruzioni edili e diinvestimenti nel mondo delle fabbriche industriali.In Perù, sempre per quanto concerne il traffico di coca,sono presenti uomini della cosca , mentre inBrasile e in particolare a Fortaleza risiedono uomini dellecosche e , sempre attivi nel narco-traffico. Ma gli affari con i narcos si fanno anche in Ar-gentina dove sono presenti ancora uomini delle cosche

e insieme ai e ai ,storici alleati dei Morabito. In particolare il cartello delnarcotraffico calabrese si concentra nella zona di Moròn.

Giuseppe Coluccio

'ndrine

Commisso Costa Musitano PapaliaCotroni Di Giovine Gentile Gallo Rizzuto Violi

Los Zetas Aquino Coluccio MacrìSchiripa

Nirta

Cataldo

'ndrangheta

Anello Aquino Libri Marando Mazzaferro MolèMollica Morabito Nirta Paviglianiti Piromalli Sergi

Talia Tolone

'ndran-gheta

Mazza-ferro

Aquino Coluccio Tuozzolo

Cuntrera-Caruana

'ndrangheta

Paviglianiti

Morabito Mazzaferro

Morabito Mazzaferro Piromalli Talia

28

MafiaMafia

Polvere di eroina pura

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SOTTO LA LENTE

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SOTTO LA LENTE

Il rapporto rileva che le attività delle organizzazioni ma-fiose italiane in Svizzera sono improntate alla massimadiscrezione. Non si segnalano tentativi di instaurare uncontrollo territoriale, anche se ci sono indizi che indicanola presenza di figure di riferimento regionali.Per rafforzare la loro presenza, le organizzazioni mafioseitaliane cercano per le loro attività nell’ambito della crimi-nalità economica di collaborare specificatamente conesperti del mondo finanziario e bancario. I relativi reativengono commessi con la massima discrezione. Sonoquindi meno visibili rispetto ad altre forme della crimina-lità organizzata come il traffico di stupefacenti su strada ole effrazioni commesse in serie. ta acqui-stando una importanza la ‘ndrangheta calabrese.Uno scenario simile a quello constatato in Svizzera si ri-scontra anche nelle regioni limitrofe del Piemonte, dellaLombardia e del Baden-Württemberg. La pressione cre-scente esercitata dalle autorità italiane sulla ‘ndrangheta ele altre organizzazioni di stampo mafioso, inducono questeultime a rivolgersi alla Svizzera per certe transazioni fi-nanziarie. Le attività dei clan che operano in Svizzera sonotuttavia prevalentemente di carattere transfrontaliero.Nel quadro di inchieste nazionali o su rogatoria di partnerstranieri, nel 2010 in Svizzera sono state arrestate diversepersone. Alcune di esse, appartenenti a organizzazionimafiose, sono state estradate in Italia e condannate a lun-ghe pene detentive.Alcune avevano compiuto reati anchein Svizzera.

Le forme gravi della criminalità internazionale sonoormai diventate una minaccia a livello globale. La lotta

il traffico di migranti e, soprattutto, contro la cibercrimi-nalità, costituiscono tuttora le sfide di maggiore impor-tanza per le autorità svizzere di polizia. Internet e lo svi-luppo tecnologico influenzano in modo crescente la si-tuazione in materia di criminalità.

Dopo più di dieci anni dalla nascita di Fedpol (2000), si èpotuto constatare che le forme gravi di criminalità inter-nazionale si possono contrastare efficacemente soltantomediante un’intensa cooperazione a livello nazionale einternazionale. A più riprese è stata confermata l’impor-tanza strategica degli accordi bilaterali e multilateralinonché il loro ruolo determinante per un perseguimentoefficace della criminalità transfrontaliera.Fedpol collabora da due anni con diversi Cantoni e con ilCorpo delle guardie di confine per combattere il traffico dicocaina gestito da organizzazioni criminali africane. Loscopo di tale collaborazione è dissuadere i trafficanti dalvenire in Svizzera. Nel quadro della cooperazione, Fedpolha fornito assistenza sotto il profilo analitico, tecnico eoperativo in 70 procedure nel corso delle quali sono statesequestrate alcune centinaia di chilogrammi di cocaina esvariate centinaia di migliaia di franchi presumibilmentericavati dal traffico di droga.I lavori avviati recentemente per modificare l’accordo dipolizia del 2002 tra l’Austria, il Liechtenstein e la Svizze-ra, come pure la conclusione dell’accordo di polizia con laSerbia che è entrato in vigore nel 2010, dimostrano cheFedpol e i suoi partner dei paesi limitrofi seguono con at-tenzione gli sviluppi della criminalità.

In particolare, screscente

contro la criminalità organizzata, la tratta di esseri umani,

Cooperazione internazionale per combattere una cri-

minalità sempre più globalizzata

Crescente presenza dellamafia in Svizzera

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“L'idea fu quella di creare ungruppo di lavoro che si occupasse a tempo pieno e in viaesclusiva dei processi di mafia, frazionando così i rischi eassicurando una visione organica e completa del fenome-no” Giovanni Falcone Paolo Bor-sellino Giuseppe Di Lello Leonardo Guarnotta

Cosa NostraTommaso Buscetta

Antonino Meli

“tutto finito”

Carlo Azeglio Ciampi

“Lisento sempre vivi, più vivi che mai. Ho l'impressione cheveglino dall'alto proprio su di me”

, - spiegò lo stesso giudice -

. Accanto a sé chiamò e, e .

Il lavoro di quel pool portò al primo maxiprocesso controe agli atti, per la prima volta, finirono le di-

chiarazioni di pentiti come . Quandodecise di lasciare Palermo per tornare a Firenze indicò inFalcone il suo successore. Il Consiglio Superiore della Ma-gistratura gli preferì seguendo criteri di an-zianità e Caponnetto non nascose la sua amarezza per que-sta decisione.Nel 1990 andò in pensione con titolo onorifico di presi-dente aggiunto della corte suprema di Cassazione ma lemorti di Falcone e di Borsellino lo restituirono come testi-mone della lotta per la legalità. Pianse al momento dellamorte di Falcone, ebbe un momento di sconforto ai fune-rali di Borsellino, disse che era , ma il suoimpegno dal 1992 è stato continuo, nonostante l'età e i pro-blemi di salute.Lezioni ai ragazzi delle scuole sulla giustizia, l'impegnoin politica con la Rete che lo portò ad essere nel 1993 ilcandidato più votato alle amministrative di Palermo dovedivenne presidente del consiglio comunale, le mille inter-viste, la partecipazione e la promozione di convegni, lacreazione di una fondazione intitolata a Sandro Pertini, daultimo il sostegno per il movimento dei Girotondi.Cittadino onorario di Palermo e Catania, presidente delconsiglio comunale del capoluogo siciliano per un breveperiodo, per tre volte è stato candidato a senatore a vita conraccolte di firme. A fargli gli auguri per i suoi 80 anni, an-che il presidente della Repubblica .Li festeggiò in famiglia, con la moglie, i tre figli, i cinquenipoti e nel cuore il ricordo di Falcone e Borsellino:

.

30

dalla Redazione

AntoninoCaponnetto

MafiaMafia

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SOTTO LA LENTE

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SOTTO LA LENTE

Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che èvenuto nello spazio di due mesi due volte a Palermo con ilcuore a pezzi a portare l'ultimo saluto ai suoi figli, fratellie amici con i quali ho diviso anni di lavoro di sacrificio, digioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per unricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi diròe per una preghiera laica ma fervente.Il ricordo è per l'amico Paolo, per la sua generosità, per lasua umanità, per il coraggio con cui ha affrontato la vita econ cui è andato incontro alla morte annunciata, per la suaradicata fede cattolica, per il suo amore immenso portatoalla famiglia e agli amici tutti. Era un dono naturale chePaolo aveva, di spargere attorno a sé amore. Mi ricordoancora il suo appassionato e incessante lavoro, divenutofrenetico negli ultimi tempi, quasi che egli sentisse in-combere la fine. Ognuno di noi e non solo lo Stato gli èdebitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di pre-zioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, ea me in particolare mancheranno terribilmente quelle suetelefonate che invariabilmente concludeva con le parole:

ed io replicavo.

C'è un altro peso che ancora mi opprime ed è il rimorsoper quell'attimo di sconforto e di debolezza da cui sonostato colto dopo avere posato l'ultimo bacio sul viso ormaigelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di noi, e iomeno di chiunque altro, può dire che ormai tutto è finito.

Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro ladelinquenza mafiosa, mi sembrava che con la mortedell'amico fraterno tutto fosse finito.Ma in un momento simile, in un momento come questocoltivare un pensiero del genere, e me ne sono subito con-vinto, equivale a tradire la memoria di Paolo come purequella di Giovanni e di Francesca. In questi pochi giornidi dolore trascorsi a Palermo che io vi confesso non vorreilasciare più, ho sentito in gran parte della popolazione lavoglia di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppres-sione che ne cancella i diritti più elementari e ne vanificala speranza di rinascita.E da qui nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente ela rivolgo a te, presidente, che da tanto tempo mi onori dellatua amicizia, che è stata sempre ricambiata con ammirazio-ne infinita. La gente di Palermo e dell'intera Sicilia, ti amapresidente, ti rispetta, e soprattutto ha fiducia nella tua sag-gezza e nella tua fermezza. Paolo è morto servendo lo Statoin cui credeva così come prima di lui Giovanni e Francesca.Ma ora questo stesso Stato che essi hanno servito fino alsacrificio, deve dimostrare di essere veramente presente intutte le sue articolazioni, sia con la sua forza sia con i suoiservizi. È giunto il tempo, mi sembra, delle grandi decisionie delle scelte di fondo, non è più l'ora delle collusioni degliattendismi dei compromessi e delle furberie, e dovrannoessere, presidente, dovranno essere uomini credibili, one-sti, dai politici ai magistrati, a gestire con le tue illuminatedirettive questa fase necessaria di rinascita morale: è questoa mio avviso il primo e fondamentale problema prelimina-re ad una vera e decisa lotta alla barbarie mafiosa.Io ho apprezzato le tue parole, noi tutti le abbiamo apprez-zate, le tue parole molto ferme al Csm dove hai parlato diuna nuova rinascita che è quella che noi tutti aspettiamo, eladdove anche con la fermezza che ti conosco hai giusta-mente condannato, censurato, quegli errori che hanno con-dotto martedì pomeriggio a disordini che altrimenti non sa-rebbero accaduti perché nessuno voleva che accadessero.Solo così attraverso questa rigenerazione collettiva, que-sta rinascita morale, non resteranno inutili i sacrifici di Gio-vanni, di Francesca, di Paolo e di otto agenti di servizio.Anche a quegli agenti che hanno seguito i loro protetti finoalla morte va il nostro pensiero, la nostra riconoscenza, ilnostro tributo di ammirazione. Tra i tanti fiori che ho vistoin questi giorni lasciati da persone che spesso non firma-vano nemmeno il biglietto come è stato in questo caso, hovisto un bellissimo lilium, splendido fiore il lilium, e sottoc'erano queste poche parole senza firma:

. Mi ha colpito, presi-dente, questa frase che mi è rimasta nel cuore e credo chemi rimarrà per sempre.Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico,che non è solo, che accanto a lui batte il cuore di tutta Pa-lermo, batte il cuore dei familiari, degli amici, di tutta laNazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto fino al sa-crificio dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno dinoi, questa è una promessa che ti faccio solenne come ungiuramento.

“Ti voglio bene Antonio” “Anche io ti vo-glio bene Paolo”

“Un solo grandefiore per un solo grande uomo solo”

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di M. C. Bernasconi

MafiaMafia

Origini

Attività

Il 15 agosto 2007 a Duisburg nella Renania Settentriona-le/ Vestfalia davanti al ristorante italiano “Da Bruno”, seipersone appartenenti alla 'Ndrangheta vennero uccisenell'ambito di un regolamento di conti tra cosche; l'eventoè ricordato come la .In risposta alla rappresentazione frammentaria del pro-blema della criminalità organizzata italiana in Germania,spesso basata su stereotipi superficiali, un gruppo di immi-grati italiani a Berlino decise di impegnarsi per proporrealla società civile tedesca un'analisi e una riflessione piùcoerenti ed approfondite sulle attività mafiose in Germa-nia. Ispirandosi ad altre realtà di movimenti a tutela dellalegalitá sorti in Italia, quali e l'asso-ciazione “Mafia? Nein, Danke!” persegue i seguentiobiettivi:- contrastare le attività delle organizzazioni criminali ma-

fiose in Germania;- sensibilizzare l'opinione pubblica e la classe politica te-

desca sul problema della criminalità organizzata in Ger-mania, per il riconoscimento del fenomeno mafioso co-me prettamente extra-nazionale e, da contrastarsi quin-di, con una maggior collaborazione tra Stati, soprattuttomembri dell'Unione europea;

- affermare e difendere il valore della legalità e la consape-volezza che solo il rispetto condiviso delle regole può es-sere alla base di qualsiasi moderna società democratica;

- mantenere sotto costante osservazione le attività delfenomeno mafioso in Germania cercando di dare risaltoal lavoro di giornalisti, magistrati e forze di polizia cheoperano nel contrasto alle organizzazioni criminali;

- sostenere e promuovere progetti di educazione volti avalorizzare l'importanza della legalità;

- offrirsi come punto di riferimento per tutti coloro che,sentendosi minacciati dalle mafie, hanno bisogno di

Subito dopo la strage di Duisburg, nel dicembre 2007 espo-nenti di un clan della Camorra tentarono di estorcere del de-naro ad alcuni ristoratori a Berlino. “Mafia? Nein Danke!”permise a questi imprenditori di unirsi e facilitò la comuni-cazione con la polizia e la relativa denuncia della tentataestorsione. I malavitosi furono in seguito arrestati.Nell'arco del 2008 ha organizzato numerose iniziative voltea proporre una riflessione pubblica sul tema della criminali-tà organizzata e sugli strumenti necessari a contrastarla; inquesti incontri è emerso chiaramente ai fondatori dell'asso-ciazione il bisogno di approfondire con sistematicità il ritar-do del sistema legislativo tedesco in termini di contrasto alfenomeno mafioso.Attraverso la collaborazione con giornalisti, politici, ma-gistrati ed esponenti della società civile, “Mafia? NeinDanke!” ha tentato di richiamare l'attenzione sull'armo-nizzazione degli ordinamenti giuridici europei. In seguitoad un convegno organizzato a Berlino nel marzo del 2009ha ottenuto il primo successo nazionale in Germania nelsuccessivo mese di luglio, quando il Parlamento tedescoha finalmente introdotto la direttiva europea di riconosci-mento delle reciproche sentenze per gli stati membridell'Unione.“Mafia? Nein Danke!” intende proseguire il lavoro finorasvolto affinché anche la Germania così come tutti i paesidell'Unione Europea giungano a definire penalmente ilreato di associazione mafiosa e a prevedere lo strumentogiuridico della confisca come arma fondamentale del con-trasto al crimine organizzato.

“strage di Duisburg”

Addio Pizzo Libera,

ascolto, sostegno, consiglio; intende quindi mantenereviva la memoria di tutti coloro che hanno subito minaccee ritorsioni da parte di criminali mafiosi.

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SOTTO LA LENTE

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SOTTO LA LENTE

Come vede la mafia oggi, in Italia e all'estero, rispettoagli anni 80/90?

Non esiste mafia senza politica. E politica senza mafia?

A livello legislativo vi sarebbero ancora dei margini dimiglioramento?

Le mafie si sono “legalizzate”, sono riuscite ad entraresempre di più in sistemi legali, economici, politici ed am-ministrativi. Hanno assunto una veste apparentementeinnocua, coinvolgendo sempre di più i cosiddetti collettibianchi (impiegati di banca, notai, geometri, avvocati),cioè persone che fungono da cerniera tra la criminalitàorganizzata e la normale società. Al di fuori dei luoghi dioriginaria provenienza, dove si continua a sparare brutal-mente per strada, basti pensare alla ripresa della guerra trabande, in corso proprio in questi giorni a Scampia. Per lopiù le mafie sono riuscite a infiltrarsi nel tessuto economi-co e sociale, senza dare più nell’occhio. Uniscono abil-mente abitudini arcaiche e modernità. Da un lato operanoal nord Italia, ma anche all’estero, utilizzando le stessemodalità note al sud: riti di affiliazione, culto della fedeltàall’organizzazione criminale, omertà. D’altro lato sannodistricarsi molto bene nell’utilizzo, ad esempio, di nuovetecnologie, per sfuggire ai controlli o alle indagini.

Recenti indagini, concluse in Lombardia e in Piemonte,rivelano come anche in questi territori le mafie siano riu-scite a infiltrarsi nelle amministrazioni locali, cioè nellagestione della politica a livello locale. Sono emersi casi diassessori regionali o comunali eletti con i voti della‘ndrangheta, al fine di manipolare l’assegnazione di soldipubblici. E questo è drammaticamente grave.Una delle principali fonti di entrata per le mafie, accantoai proventi derivanti dai traffici di droghe, sono gli appaltipubblici. Anche in piccole realtà territoriali le mafie cer-cano di mettere le mani sugli appalti, che non sono altroche soldi stanziati, ad esempio, per costruire strade, scuo-le, ospedali, cimiteri o per raccogliere rifiuti. E lo fannoeleggendo propri uomini nelle amministrazioni locali, co-sì che questi politici, nel momento in cui vanno a sceglierea chi assegnare le risorse, optino per le aziende mafiose.Questo crea un circolo vizioso infernale in virtù del qualeil sistema mafioso si autoalimenta ed è in grado di metterein ginocchio interi territori. Ecco perché bisogna spezzarequesto vincolo. Innanzitutto bisogna modificare la leggesul voto di scambio, andando a punire chi compra voti incambio di promesse varie (posti di lavoro, delibere digiunta che prevedano il cambio di uso di terreni da agrico-li a edificabili, concessione di appalti). Poi bisogna intro-durre una sanzione seria per i partiti che hanno criminalial loro interno: togliere il finanziamento a quei partiti checandidano mafiosi. Infine ci deve essere una responsabi-lizzazione anche da parte degli elettori: non è possibileche in tornate elettorali in cui il cittadino ha modo di usarele preferenze là dove ci siano candidati risaputamente col-lusi, vengano regolarmente eletti.

unatask force apposita, a seguito dei fatti di Duisburgnell’agosto 2007, in cui furono uccisi sei ‘ndranghetisti ita-liani in una piccola cittadina tedesca. La task force, istituitaad hoc per fare fronte al problema contingente, ha sortitoottimi risultati, al punto che si è pervenuto in tempi breviall’arresto di mandanti ed esecutori della strage. Però, al dilà di collaborazioni estemporanee, in Italia si avverte lamancanza dell’adozione delle squadre investigative comu-ni, cioè di pool di forze dell’ordine che operino stabilmentein collaborazione con i colleghi stranieri. Proprio l’arrestodell’autore della strage di Duisburg, Giovanni Strangio,dimostra quanto possano essere efficaci squadre di questotipo: Strangio è un ‘ndranghetista italiano, autore di un cri-mine commesso in Germania, che ha poi cercato rifugio inOlanda. Se nel suo caso specifico si è pervenuti all’arrestoproprio grazie alla collaborazione instaurata tra forzedell’ordine di paesi diversi, altrettanto non si può dire persvariati casi in cui la criminalità organizzata delocalizza isuoi traffici criminali all’estero, proprio per approfittare diquesta debolezza investigativa. In sintesi, in Italia c´è ur-gente necessità di istituire le squadre investigative comuni.

Tutto sommato l´Italia dispone ancora di una legislazioneesemplare in materia di contrasto alla criminalità organiz-zata e questo nonostante le numerose incursioni effettuatedai precedenti Governi Berlusconi, miranti ad indebolire ilsistema della legalità (penso allo scudo fiscale, all’a-bolizione del falso in bilancio, alla riduzione dei termini diprescrizione). Ci sono però alcuni provvedimenti che do-vrebbero venire adottati urgentemente, ad esempio: biso-gna introdurre il reato di autoriciclaggio, il reato secondocui è punibile il criminale che investe i soldi derivanti daipropri traffici illeciti; inoltre bisogna prevedere l’adozionedi reati ambientali (oggi chi devasta l’ambiente non devetemere sanzioni particolari perché non viene consideratoreato); bisogna approvare una legge seria contro la corru-zione; bisogna poi reintrodurre il falso in bilancio. Inoltrebisogna recepire tutta una serie di trattati internazionali edi disposizioni europee che possono dare un contributostraordinario nella lotta alla criminalità organizzata.Le mafie hanno tratto grandi vantaggi dalla globalizzazio-ne. Hanno approfittato della diffusa impreparazione,anche legislativa, dei diversi Stati nel contrasto dei feno-meni criminali e hanno massimizzato i loro profitti. Unodegli aspetti che rendono le mafie oggi, più pericolose chemai, è proprio anche la loro capacità di internazionalizzar-si. Ecco perché le mafie non possono più essere contrasta-te a livello meramente nazionale. C’è bisogno soprattuttodi un´armonizzazione legislativa, che consenta di affron-tare il fenomeno nella sua interezza, anche oltre confine.

Quali sono i rapporti tra la polizia italiana e quella di al-tri Paesi?In generale i rapporti tra le forze dell’ordine a livello inter-nazionale nel contrasto alla criminalità organizzata sonobuoni.Ad esempio tra Italia e Germania è stata istituita

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Nel mondo vi sono alcuni appuntamenti canonici, imper-dibili per gli appassionati, capaci in molti casi di mobili-tare persone da tutti gli angoli del globo.È il caso del di Tokyo o del

diAngoulême in Francia, sicuramen-te i più prestigiosi eventi del settore con numeri di visitatoriper pochi giorni di festival davvero esorbitanti: più di500.000 per Tokyo e circa 250.000 per Angoulême. In Ita-lia, pur essendo il cinema di animazione e il mondo del fu-metto molte volte relegati a cultura di , la tradizio-ne di questi festival è molto forte con manifestazioni di am-pio respiro: , con i suoi più di 50.000 parte-cipanti in 3-4 giorni, il nella Capitale e così via.

Tra questi, svetta, senza dubbio, il, dall’1° al 4 novembre 2012. Nato nel 1966, ha una

lunga tradizione che l’ha posto ai vertici delle fiere e deifestival dedicati all’animazione, al fumetto, ai giochi siada tavolo che di ruolo e ai videogames.In una classifica internazionale il salone toscano si collo-cherebbe ad un ottimo terzo posto dopo le rassegne giap-ponese e francese, sia per prestigio che per numeri (ci ag-giriamo sui 150.000 circa).

Comiket Festival Internationalde la Bande Dessinée

“serie B”

Napoli ComiconRomics

Lucca Comics and Ga-mes

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CULTURA

di Armando Rotondi

Benvenuti in

un mondo magico

Page 37: Visto da l'Altraitalia

CINEMA

La kermesse di Lucca si presenta come di altissimo livel-lo sotto tutti i punti di vista: perfetta fiera/mercato; saloneculturale con incontri e dibattiti con autori, doppiatori,registi, fumettisti; presentazione in anteprima di serie ani-mate e film da tutto il mondo, così come retrospettive; mo-stre; spettacoli dal vivo.

Il festival vive per tutta la città e davvero essa diviene let-teralmente un mondo surreale e stralunato, abitato da per-sonaggi bizzarri, da visitatori travestiti che diventano eroi

e protagonisti, divi per una giornata, facendosi fotografa-re e “improvvisando” scene del loro repertorio, tratto dafilm celebri, cartoni o fumetti.Un appuntamento imperdibile in una location davverod’eccezione.

A questo già ricco programma che ogni anno si rinnova esi migliora si aggiunge l’arma in più della città e del suocentro storico che viene nella sua totalità coinvolto nellamanifestazione. Ogni angolo di strada, ogni piazza divie-ne un luogo del Lucca Comics and Games.

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AGENDA DI NOVEMBRE

www.luccacomicsandgames.com

CineturismoRagusa e provincia

Page 38: Visto da l'Altraitalia

di Generoso D’Agnese

CULTURA

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Page 39: Visto da l'Altraitalia

Vittorio Fossombroni

Galileo Galilei Evangelista Torricelli

Granduca Pietro Leopoldo I di Lo-rena Val diChiana

fu l’ultimo della sua stirpe e nonlasciò eredi diretti. Ma dietro di sé lasciò una geografiamutata, e restituì benessere a una valle che nessuno erariuscito a riportare agli antichi splendori. Neanche i gran-di scienziati ed .Intuì l’importanza della “bonifica per colmata” e nel 1788iniziò, su incarico del

quella riconquista terrena che oggi rendono launa delle perle del turismo ecologico italiano.

Nominato ministro degli esteri del Granducato di Tosca-na, Fossombroni dedicò tutte le sue energie nella bonificadelle paludi della Val di Chiana e della Maremma che neltempo avevano mietuto tante vittime per la malaria e perla peste nera. Il suo lavoro (morì nel 1844) diede subito isuoi frutti e nel giro di pochi anni l’aria divenne salubrepermettendo il ritorno dei rondoni. Il terreno tornò fertilee gli abitanti tornarono a coltivare l’antica valle di epocaetrusca e romana, un ripopolamento che si fermò soltantodopo la fine della seconda guerra mondiale, in seguito al-la distruzione di quasi tutte le cittadine e alle uccisionioperate dalle truppe tedesche.

ECOTURISMO

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Page 40: Visto da l'Altraitalia

Compresa tra le province tosca-ne diArezzo e Siena e tra quelleumbre di Perugia e Terni, la Valdi Chiana si presenta ai viaggia-tori con i suoi 100 chilometri diverde e lambisce i declivi dellaVal d’Or-cia e le pendici delMonte Cetona, che detiene lavetta più alta della zona, con isuoi 1148 metri. Facilmente rag-giungibile via treno e attraversol’autostrada, la valle rappresen-ta il punto di fuga ideale dalleattività cittadine di Roma e diFirenze ed è proprio in tale ve-ste che Cetona ha accolto neglianni numerosi nomi altisonantidella politica, del mondo intel-lettuale e scientifico. Tutti infuga, per almeno una settimana,dai ritmi infernali della routine quotidiana e pronti a riap-propriarsi di un bene che oggi vale più dell’oro: la quiete.Chianciano Terme, Sarteano, Pienza, San Quirico d’Orcia,Montepulciano rappresentano i capisaldi di questa vallata,oggi sinonimo di vini DOC e di una razza bovina tra le piùrinomate della ristorazione italiana e internazionale. Senzacontare la relativa vicinanza con Siena, Città della Pieve,Orvieto, Perugia e Assisi, pietre miliari della storia e dellacultura italiana.Per chi però volesse abbandonare le larghe strade che por-tano ai santuari del turismo internazionale e intraprenderei sentieri di un’Italia meno conosciuta e pubblicizzata,l’arrivo a Cetona rappresenta il giusto premio per un per-corso all’insegna del gusto e delle peculiarità territoriali,un percorso segnato da molte che fanno dellaex palude chianina una delle terre regine dell’agricolturaitaliana.

, per iniziare. La Val di Chiana è terra di vinipregiati, siano essi rossi o bianchi, fin dall’epoca etrusca.Scendendo verso Sud è possibile apprezzare i sapori delChianti e il Bianco Vergine della Val di Chiana, tra i vinibianchi più quotati nel Mondo.

Il Cortona, il Rosso di Montepulciano e il Vin Santo diMontepulciano rappresentano autentiche punte di diaman-te di una produzione vitivinicola incentrata sulla produzio-ne locale e sui consorzi, cui fa eco l’ottima produzione diolii d’oliva. Le colline chianine si fregiano dal 1998dell’IGP e del DOP grazie alle rese del Colline di Arezzo,un olio dal colore verde intenso e dal sapore piccante, leg-germente amaro e dal retrogusto persistente.La Val di Chiana è anche terra d’origine di una razza bovi-na rinomata e allevata in tutto il mondo, la razza chianina,che fa dei grandi bovini (arrivano a pesare 17 quintali) i pi-lastri di questa fertile terra alluvionale.Attraversando la valle è possibile incontrare numerosi ap-puntamenti tradizionali legati alla storia del territorio. Il

di Castiglion di Fiorentino o ladi Arezzo aprono la lista di un’offerta variegata.

La , la del-la battaglia di Scannagallo, la diCortona, il di Torrita di Siena, il

di Montepulciano, il di Cittàdella Pieve rappresentano solo alcuni degli appuntamentiche il viaggiatore del gusto potrà trovare in questo angolodi Italia collinare, lontano dal frastuono dei viaggi orga-nizzati e dalle comitive vocianti.Per chi sceglie di viaggiare a maggio, la tappa finale delpercorso attraverso la Val di Chiana regala la rassegna eno-gastronomica , nella quale èpossibile riassumere tutte le ricchezze alimentari delle ter-re bonificate da Fossombroni. Posta su un tratto seconda-rio della Via Francigena percorsa dai pellegrini del XIIIsecolo, accoglie i visitatori con il profilo dolce del-la sua montagna e con il castello di Scitonia, residenza difeudatari che nel corso della storia hanno sempre tratto ilmassimo dalla posizione di confine e dalle altalenanti con-tese territoriali. Fedelissima alla Repubblica di Siena, Ceto-na capitolò con onore agli assalti delle truppe medicee econservò una relativa autonomia amministrativa che nel

“Cultivar”

Montepulciano

Palio dei Rioni Giostra delSaracino

Maggiolata di Lucignano Rievocazione storicaGiostra dell’Archidato

Palio dei Somari Braviodelle Botti Palio dei Terzieri

“I sapori del Monte Cetona”

Cetona

CULTURA

Vicolo di Cetona

Montepulciano

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Page 41: Visto da l'Altraitalia

ECOTURISMO

Settecento la portò ad avere una prosperità invidiabile.Cetona tra l’altro finanziò con un prestito anche l’esercitogaribaldino e si dotò di un acquedotto per l’acqua potabileche nell’Otto-cento rappresentava una vera rarità per i pae-si della provincia italiana.Cetona nel 1900 fu anche la prima ad avere l’energia elet-trica e negli anni accumulò benemerenze culturali offren-do asilo ai perseguitati politici. La corsa alla “modernità”non ha tuttavia intaccato l’amore per la storia, regalando aivisitatori un’architettura fatta di pietre di paesaggio.

Risalendo le “coste” della cittadina, e addentrandosi nellacittadella è possibile così cogliere la poesia che emana daquesto borgo, perfettamente in equilibrio tra abitato me-dievale e paesaggio toscano dal sapore rinascimentale. Tut-to in Cetona evoca la quiete e la storia dell’Italia comunale.Le mura conservano il torrione del Rivellino risalente alXVI secolo e la struttura urbana viene esaltata da piazzaGaribaldi, realizzata dal marchese dettoil in una strana forma ovale e decisamente gran-de per il piccolo borgo chianino. Camminando tra le viemedievali di Cetona è possibile soffermarsi nella

e nella chiesa della co-struita tra il XII e il XIII secolo, visitare il perla Preistoria del Monte Cetona e arrivare infine alla ,con il suo maschio superstite immerso nel verde dei cipres-si. Tutto intorno domina la campagna toscana, con i suoicolori da cartolina e i suoi profumi intensi di olio e vino.E tra una passeggiata e l’altra non resta che provare i

, spaghetti fatti a mano e conditi con l’aglione (una sal-sa di pomodoro con molto aglio e peperoncino). AncheCetona da alcuni anni recupera le sue tradizioni culinarieoffrendo ai suoi visitatori i e i(biscotti rustici che devono il loro nome al verso dell’uc-cello), testimoniando con la qualità il proprio affetto aitanti nomi della cultura che hanno voluto fermarsi a sog-giornare nel borgo.L’industriale Umberto Agnelli, gli attori Giuliano Gem-ma, Giovanna Ralli, Ottavia Piccolo e Ronn Moss,l’ispanista Angela Bianchini, gli stilisti Viviana PecciBlunt e Federico Forquet, i giornalisti Giulia Massari e

Felice Ippolito, Ennio Maccari, il premio Nobel SeamusHeaney, l’intellettuale Guido Ceronetti, la principessaMargaret di Inghilterra, l’israeliana Lea Rabin, TommasoPadoa-Schioppa, Cesare Romiti, Valentino (che ha acqui-stato Palazzo Terrosi, con parco annesso) rappresentanosolo alcuni dei nomi eccellenti che hanno frequentato leviuzze del borgo medievale, così vicino alle grandi arteriedi comunicazione eppure così lontano dai rumori di sotto-fondo della vita contemporanea.

Gian Luigi VitelliChiappino

Piazzettadella Collegiata Santissima Trinità

Museo civicoRocca

“pi-ci”

“pastrignocchi” “cuculi”

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CULTURA

di Simona Guidicelli

Per quanto originaria dell'Asia, si è ottimamente acclima-tata nelle nostre regioni ed è tanto rustica che sovente ten-de a rinselvatichire per l'inseminazione spontanea, so-prattutto nelle regioni costiere del mediterraneo a climatemperato/caldo.Si coltivano diverse varietà orticole, che differiscono perla taglia delle piante, ma soprattutto per la conformazioneo il colore dei fiori, che possono essere semplici (come

nella specie originaria), oppure semidoppi, doppi, a petaliinteri o frangiati; il colore può vaiare dal bianco al viola-ceo, con tonalità intermedie.È una specie perenne, che generalmente si coltiva comebiennale, seminandola nella tarda primavera. È una pian-ta molto frugale, che cresce indifferentemente su terreniprofondi, fertili e abbastanza freschi, come pure su terrenipoveri e superficiali.

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Il MalvoneAlthea rosea

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BENESSERE E SALUTE

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Caratteristiche

Quando si raccoglie

Come si utilizza

È una pianta erbacea perenne o biennale, molto vigorosae rustica. Ha una radice ben ingrossata e fittonante, da cuisi sviluppano gli steli fiorali alti anche più di 2 metri, gros-si e non ramificati. Le foglie sono ampie, palmato/lobatee ben picciolate. La fioritura avviene d'estate e i fiori sonoassai grandi, rosati o porporini.

Del malvone si utilizzano unicamente i fiori, che vannocolti appena sono sbocciati; si scelgono quelli rossicci odi tinte forti, perchè più ricchi di mucillagini, di tannino edi alteina.

I fiori del malvone hanno proprietà diuretiche, emollientied espettoranti, analoghe a quelle dell'altea (althaea offi-cinalis).

si essicano all'ombra foglie, fiori e radici, conservandolipoi in sacchetti.

far bollire 2 cucchiai di radici in 1/2 litro di acqua freddaper 15 minuti, filtrare e bere una tazza al mattino a digiu-no e una alla sera prima di coricarsi, addolcendo con unagiusta dose di miele.

versare 1 cucchiaio di foglie in 1/4 di litro d’acqua calda efar bollire per 5 minuti. Filtrare e fare diversi impacchi.

in 2 litri di acqua calda versare 100 grammi di foglie e farbollire lentamente per 10 minuti. Filtrare e fare dei ba-gnoli.

versare in 50 grammi di olio di oliva 1 cucchiaino di fiorie far scaldare a bagnomaria per 15 minuti. Lasciare raf-freddare prima di filtrare. Ungere le parti colpite, ripeten-do più volte il trattamento.

cuocere in poca acqua una manciata di foglie per 10 minu-ti. Stendere il tutto su di una garza ed applicarlo ancoracaldo sulla parte. È bene togliere il cataplasma prima chesi raffreddi completamente.

versare un cucchiaio di fiori in 1 tazzina da caffè di acquacalda. Coprire e filtrare dopo 10 minuti, spremendo bene.Aggiungere 1 cucchiaino di miele e berne 2-3 tazzine algiorno finché dura la tosse.

Come si prepara per la conservazione:

Per rinfrescare l'intestino:

Contro l'irritazione agli occhi:

Contro le emorroidi:

Per le afte:

Quando vi è un foruncolo:

Per la tosse:

Curiosità

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Una presenza discreta e silenziosa, a dire il vero, vista laparsimonia con cui compare nei libri di storiadell'alimentazione. Ma la storia ufficiale, si sa, è moltopiù scarna di quella ufficiosa e “minore”, dove l'acciuga,invece, è protagonista di epiche storie di mare, di com-merci e di prelibatezze culinarie.

L'acciuga, o alice, è un pesce della famiglia degli Engrau-lidae, diffusa nell'OceanoAtlantico orientale ma presentee comune anche nel Mar Mediterraneo.Dal corpo lungo e ricco di squame, si distingue per averela mascella di sotto più corta di quella di sopra. Il colore èverde azzurro, i fianchi e la pancia sono di colore argento,affrescati da una linea marrone. Può essere lunga da 15 a20 centimetri. Le carni, come sanno tutti i suoi estimatori,sono particolarmente saporite, e vengono consumate siafresche che salate. Desalate e pestate in un mortaio, o pas-sate al frullatore, si ricava una salsa che dovrebbe essereanaloga al rinomato degli antichi romani, il condi-mento a base di interiora di pesce e pesce salato utilizzatoper accompagnare primi e secondi piatti.

Il periodo di pesca va da marzo a settembre, meglio se inpresenza della luna piena perché spinte in superficie. Insua assenza, infatti, l'acciuga viene attirata con sorgentiluminose artificiali, dette , e con unacongrua pasta di granchi come esca buttata sulle reti.

garum

lampare (foto sopra)

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Storiedi acciughe

Storiedi acciughe

CULTURA

di Gian Maria Bavestrello

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ENOGASTRONOMIA

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Dicevamo delle storie “minori”, e non a caso, visto che ilnostro paese ne è particolarmente ricco: esiste, innanzitutto, un'indicazione geografica tipica attribuita alleacciughe sotto sale del Mar Ligure, particolarmente equi-librate sotto il profilo del sapore.La denominazione è riservata al prodotto ottenuto dallalavorazione e conservazione sotto sale delle acciughe pe-scate nello specchio acqueo prospiciente la costa ligure, auna distanza massima di 20 km dalla costa, tra il 1° aprilee il 15 ottobre, con la tecnica di pesca della lampara conreti a circuizione. Dopo la cattura le acciughe vengonosistemate nelle tradizionali cassette di legno e avviate allalavorazione entro 12 ore.

Pulite a mano, con l'asportazione della testa, vengono col-locate a raggiera in barili di legno e in strati sovrapposti.Ogni strato è coperto di sale, mentre sull'ultimo va collo-cato un apposito disco su cui deve essere esercitata unapressione che permetta, in fase di stagionatura, la forma-zione del liquido di estrazione, che deve essere sostituitocon una salamoia. Come recita anche il disciplinare,

.Uno dei piatti italiani più celebri, a base di acciughe salate,non è però ligure, popolo che consuma il prodotto a crudo,accompagnato con pan biscottato o gallette locali, dopoaverlo marinato insieme all'aglio in olio extra vergine dioliva, è invece piemontese ed è noto come ,un pinzimonio caldo dove le acciughe salate vengonosciolte, con abbondante aglio, in buon olio d'oliva. Una vol-ta ottenuta la rinomata crema, si intinge in essa verdura cru-da: sedani, cardi, finocchi e peperoni.C'è almeno una seconda tradizione che merita di essereraccontata , ed è quella della colatura delle alici di Cetara,le cui origini si perdono nell'antichità. Prodotta nel picco-lo borgo marinaro di Cetara, in Costiera Amalfitana, lacolatura di alici è una salsa liquida trasparente dal colore

“nonc'è pescatore che non prepari a casa le acciughe sottosale, avvalendosi di tecniche antiche tramandate di gene-razione in generazione”

“bagna caoda”

La bagna cauda

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ambrato che viene ricavata grazie a un procedimento dimaturazione del tutto simile a quello delle acciughe sottosale. Le alici impiegate sono pescate nei pressi della co-stiera amalfitana nel periodo che va dal 25 marzo, che cor-risponde alla festa dell'Annunciazione, fino al 22 luglio,giorno di Santa Maria Maddalena. Alle alici, appena pe-scate, vengono rimosse la testa e le interiora; tenute per 24ore in contenitori con abbondante sale marino, sono tra-sferite in piccole botti di legno (dette terzigni), alternate astrati di sale, e ricoperte da un disco di legno sul quale so-no posti dei pesi, via via minori col passare del tempo.

A seguito della pressione e della maturazione del pesce,affiora del liquido in superficie che, nel caso di prepara-zione di alici sotto sale, come abbiamo visto, viene elimi-nato. Proprio questo liquido, invece, fornisce la base per lapreparazione della colatura di alici: viene conservato ingrossi recipienti di vetro ed esposto alla luce diretta delsole che, per evaporazione dell'acqua, ne aumenta la con-centrazione.Dopo quattro o cinque mesi, il liquido viene nuovamenteversato nelle botti con le alici, e fatto lentamente colareattraverso un foro, tra gli strati di pesce, in modo da racco-glierne ulteriormente il sapore. Viene infine filtrato attra-verso teli di lino, ed è pronto per gli inizi di dicembre.

La colatura è tipicamente usata per condire gli spaghetti,che debbono essere cotti senza sale essendo la colaturagià molto salata. Il condimento è costituito da prezzemo-lo, aglio e peperoncino, qualche pomodorino, un cucchia-io abbondante di colatura di alici per ogni commensale eolio extravergine di oliva, amalgamando il tutto a crudo.ACetara questo piatto è tipico della vigilia di Natale.Buon appetito.

CULTURA

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