Virginia Fontanabona - La Figura Della Donna Nel Futurismo

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ALA D’AERODONNA

La figura della Donna nel Futurismo

Virginia Fontanabona V^ B

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ALA D’AERODONNA

Benedetta, Barbara, Marisa Mori e le altre. Pochi sanno che sono esistite. Sono donne, artiste e futuriste. Sono le contemporanee di Tamara de Lempicka, ma sulla loro arte, sulla loro storia e sulla loro vita non si sa molto.

In principio fu Filippo Tommaso Marinetti che con il manifesto del 1909 lanciò la provocazione del movimento futurista.

La misoginia presente nel comma 9 del manifesto ed il <<disprezzo della donna>> furono soltanto iniziali; difatti il femminile, dopo un certo “travaglio” ,venne apprezzato dai futuristi attraverso una nuova ottica ed una profonda rivalutazione della figura della donna.

A sospingere Marinetti sulla via della rivalutazione della donna, fu la poetessa francese Valentine de Saint Point, collaboratrice del primo Manifesto della donna futuristauscito il 25 marzo 1912.

In tale contesto la de Saint Point riproponeva il mito dell’androgino, arrivando a delineare un’immagine femminile di tipo amazzonico, della donna guerriera; in termini moderni della donna autosufficiente, indipendente, sentimentalmente libera, combattiva e competitiva, in contrapposizione quindi all’immagine demetrica della madre, completamente annullata nella sua funzione, e a quella afroditica della donna amante, entrambi archetipi diffusi.

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Per rimediare al possibile fraintendimento, Marinetti dichiara nella Premessa in Mafarka il futurista del 1910, di essere stato frainteso, quasi rinnegando la discussa affermazione del Manifesto Futurista.La critica marinettiana fu infatti rivolta non contro la Donna in quanto tale, ma contro una concezione del femminile legata alle vecchie tradizioni passatiste: da un lato lo stereotipo decadente della “femme fatale” ,o di svenevole ispiratrice tardoromantica, tipica di certe eroine misteriosamente velate,tormentate da passioni e amori morbosi ed impossibili del visionario di

Gabriele d’Annunzio, considerato pertanto la “bestia nera” dei futuristi; dall’altro quello della donna sottomessa e succube dell’uomo. Del resto, nell’ottica rivoluzionaria del movimento ,che attaccava così saldamente il “passatismo”, era evidente la necessità di revisionare la vecchia immagine del femminile, al fine di strutturarne una nuova, più moderna, dinamica e, appunto, rivoluzionaria.

A questo proposito Marinetti afferma di voler rendere la donna indipendente, al pari dell’uomo, dandole il mezzo per sopravvivere senza fare la mantenuta di questo. <<Onorarla se si appresta a diventare madre, proteggerla e glorificarla, poiché è il simbolo della proprietà dello Stato>> scrive Marinetti in Democrazia futurista nel 1919.Alla donna, quindi, non si dovrà dare un’educazione diversa da quella dell’uomo, ma bensì dovrà avere come lui una cultura o un impiego sempre secondo la sua volontà, le sue tendenze e le sue aspirazioni. Concetti attualmente divenuti usuali, perfino ovvi, ma che in quegli anni suonavano davvero come profondamente innovativi.

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E non rimasero soltanto meri enunciati: infatti, fin dall’epoca del primo futurismo, la presenza femminile si concretizzò in ruoli attivi e appropriati all’evolversi della società moderna; la donna futurista infatti sarebbe stata artista, danzatrice, pittrice, aviatrice, politica: comunque sempre attiva e vitale, dinamica e competitiva, e mai esclusa da nessuno dei settori e delle attività considerate, da sempre, di competenza maschile.

Questa “complementarità” dei ruoli maschio-femmina si può ritrovare precedentemente anche nell’antica, ma contestualmente moderna, filosofia di Platone, il quale affermava, all’interno de La Politeia, che ,per quanto riguarda il governo di uno stato, non c’è nessuna attività riservata alla donna in quanto donna e all’uomo in quanto uomo, poiché le facoltà migliori sono disseminate nei due sessi.

Siamo ben lontani dalle affermazioni intransigenti e restrittive della radicale misoginia tracciata da Otto Weininger, il quale esortava a non avere paura della donna, poiché <<le donne non hanno né essenza né esistenza, esse non sono o sono nulla, e dunque la paura davanti alla donna è la paura davanti all’assenza di senso: è la paura di fronte all’abisso del nulla. >>

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Otto Weininger, Sesso e carattere – Una ricerca di base, p. 289

Un negativo giudizio nei confronti delle donne fu espresso anche da Schopenhauer con la teoria della Fondamentale debolezza d’intelletto della donna, ripresa nel concetto di “sesso debole”, divenuto antonomasia del femminile, per non parlare del più che svalutativo studio di Möbius su L’inferiorità mentale della donna.

Seguendo l’esempio dalla de Saint Point, molte furono le donne che raccolsero la “sfida” lanciata da Marinetti nel 1909 e la fecero propria; esse sono artiste che diedero un contributo originale e importante ad un movimento che nella sua essenza era anche misogino. Si tratta di donne che hanno lavorato soprattutto negli anni ’20 e ’30 e che avevano raggiunto fama e notorietà e partecipavano a tutti gli eventi più importanti dell’epoca come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma”.

La prima fra tutte da ricordare è sicuramente Benedetta Cappa, moglie di Marinetti. In lei era presente una forte ricerca di identità, ed ella si definiva un’”artista totale” che operava in diversi campi, non solo dell’arte visiva ma anche della scrittura: Benedetta era infatti pittrice, scrittrice, autrice di tavole parolibere ed anche scenografa. Anche la sua vita è stata trasgressiva: ha convissuto con Marinetti senza essere sposata: una scelta coraggiosissima ma fatta senza ostentazione. Di lei

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Marinetti ha scritto: <<Ammiro il genio di Benedetta: mia eguale, non discepola.>>

Altra grandissima donna futurista fu Barbara (Olga Biglieri Scurto), famosa per il suo coraggio fisico e morale, poiché, barando sulla data di nascita, a soli 16 anni prende il brevetto di volo a vela e diventa la prima donna aviatrice, e in seguito aeropittrice. Ha due grandi amori nella sua vita: il volo e la pittura. Presenta un modello di donna opposta a quello della donna degli anni ’30: è una donna autonoma, forte, sicura e intraprendente.

La diversità sostanziale di temi e linguaggio artistico ,che le differenzia dagli uomini futuristi, è che nelle donne la macchina

compare raramente ed in maniera marginale. Esse osservavano, descrivevano e raccontavano soprattutto la sensazione, l’ebbrezza del volo piuttosto che l’aereo. Le donne arrivarono ad un “biomorfismo” come ad esempio nell’opera di Benedetta “Velocità di motoscafo”, il movimento delle onde si frantuma in figure geometriche che sembrano prendere vita nelle movenze di un cigno.

Anche nel Golfo della Spezia si diffuse il movimento marinettiano, e fu introdotto inizialmente da un gruppo anarchico-futurista, animato dal pittore Giovanni Goverato, di cui fece parte anche la spericolata Rina Maria Stagi, unica donna del gruppo, nonché una delle fondatrici nel 1920 della rivista “Vertice”, un mensile d’arte e di bellezza, ma inequivocabilmente anche rivista anarchica di arte e di pensiero, che suscitò clamori e indignazioni da parte dei benpensanti, e che diede all’infervorato gruppo spezzino non pochi problemi giudiziari.

Il clima futurista si animò a la Spezia nel corso degli anni Trenta, nel cosiddetto secondo futurismo, grazie ad una serie di straordinari eventi voluti da Marinetti,

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che sempre riservava un occhio di riguardo verso la città ligure, definendola <<sintesi delle forze e delle gentilezze d’Italia>>

Nel 1932 ebbe luogo l’importante “Mostra Aeropittura Arte sacra Futurista”, organizzata a La Spezia dalla Casa d’Arte del gallerista Piero Salmojraghi, il quale si prese l’incarico di promulgare anche il Premio per la Pittura “Golfo della Spezia”, fondato da Marinetti, che ebbe luogo a partire dal 1933.

Naturalmente i primi artisti a prendervi parte furono appunto molti futuristi, che presentarono lavori di aeropittura, ovvero una declinazione pittorica prettamente futurista che consente una sintesi tra la velocità e l’ebbrezza del volo e la modernità della macchina e dell’aeroplano; lo stesso Marinetti aveva tratto ispirazione per il Manifesto dell'Aeropittura dopo un lungo volo in idrovolante sul Golfo della Spezia, esordendo con:

<<Gloria agli uomini che vestiti d’amianto, seduti sull’inferno di un motore, la cui potenza è simile alla divinità, e che si lanciano a 600 km all’ora, seminando come stracci dietro di loro i pezzi del suono sconfinato>>

F.T. Marinetti, Introduzione al Catalogo, Mostra Aeropittura Arte sacra Futurista 1932

Alla mostra del 1932 partecipò una sola donna: Marisa Mori, artista fiorentina e allieva prediletta di Casorati. Aderì al futurismo nel 1932, grazie soprattutto all’ influenza dell’aeropittore e scrittore Fillia. La pittrice esordì ad ali spiegate nell’aerovita futurista, assieme al gruppo dei futuristi liguri-piemontesi, proprio in occasione di tale mostra. L’ispirazione principale della sua arte fu il volo che ella praticò con coraggio e intraprendenza come aviatrice; a tale tematica furono dedicate

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numerose opere, presentate alla mostra spezzina, tra le quali “Aviatore che cade”. In seguito, nel 1933, la Mori partecipò alla prima edizione del Premio di Pittura “Golfo della Spezia”, conquistando un terzo premio di 2000 lire, con il trittico “Sintesi romantica, militare e gioiosa del golfo della Spezia” ,opera che, mediante delicatissime tonalità cromatiche, celebra con una visione aeropittorica i diversi aspetti della città e del golfo.La Mori partecipò in seguito alla Biennale di Venezia del ‘33 e ‘34, e alla Quadriennale di Roma nel ‘35; arrivò ad esporre addirittura a Parigi nel ‘37 e al Metropolitan Museum di New York nel ‘39.

Fu al Premio di Pittura del “Golfo della Spezia” che la Mori conobbe Maria Questa, un’artista spezzina che si accostò al movimento futurista proprio in occasione della grande competizione organizzata dalla Casa d’Arte Salmojraghi nel 1933, partecipando con le sue due opere “Rustico” e “S. Terenzo”.La Questa si distinse anche in occasioni meno ufficiali, come per esempio la serata danzante

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“travolgentemente futurista” svoltasi nell’agosto del ‘33 sul lungomare di Lerici: <<notte futurista riuscita in una fantasmagoria di luci e colori in un ambiente originalissimo creato dalla fantasia dei pittori>> ed impreziosito, a quanto sostiene la cronaca del tempo, da un’esibizione di Aerodanza simultanea eseguita in perfetto stile futurista.

In questa occasione erano presenti numerosi artisti futuristi, compresa Marisa Mori, nonché Fillia, Prampolini e lo stesso Marinetti, accompagnato dall’amica Eva Quajotto, pittrice mantovana, specializzata soprattutto nel settore della ritrattistica, e famosa per la capacità di penetrazione psicologica.

Il movimento futurista nasce nel periodo storico del primo decennio del Novecento, che vede Giolitti come presidente del consiglio, figura di liberale progressista che, per garantire l’ordine sociale del Paese, diviso principalmente tra socialisti e borghesi, aveva mantenuto lo Stato al di sopra delle parti. L'età giolittiana rappresenta per l'Italia il periodo del decollo industriale, soprattutto nel settore siderurgico e automobilistico, fondamentale per la “rivoluzione” artistica dei futuristi.

Lo scoppio del conflitto mondiale nel 1914, e la prospettiva per l’Italia di entrare in guerra, generarono un vasto dibattito e una violenta frattura all’interno dell’opinione pubblica, divisa tra neutralisti e nazionalisti.

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Tra questi ultimi si inserirono numerosi intellettuali, che adottarono il concetto di superuomo proposto dalla filosofia di Nietzsche, e assunsero la guerra come l’evento affascinante e avvincente per eccellenza, definita da Marinetti <<sola igiene del mondo>>.

Manifesto del Futurismo

1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo

esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo...un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.

5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.

8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.

9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

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10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.

11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Filippo Tommaso Marinetti Le Figaro - 20 febbraio 1909MANIFESTO DELLA DONNA FUTURISTARisposta a F.T. MARINETTI

“Vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore degli anarchici, le belle Idee che uccidono e il disprezzo della donna”.(Primo Manifesto del Futurismo)

L’Umanità è mediocre. La maggioranza delle donne non è né superiore né inferiore alla maggioranza degli uomini. Sono uguali. Meritano entrambe lo stesso disprezzo.Nel suo insieme, l’umanità non è mai stata altro che il terreno di coltura donde sono scaturiti i geni e gli eroi dei due sessi. Ma vi sono nell’umanità, come nella natura, momenti più propizi a questa fioritura. Nelle estati dell’umanità, quando la terra è bruciata dal sole, i geni e gli eroi abbondano.Siamo all’inizio di una primavera: quel che manca è una profusione di sole, cioè un copioso spargimento di sangue.Le donne, come gli uomini, non sono responsabili della palude in cui sono costretti a languire gli esseri veramente giovani, ricchi di linfa e di sangue.E’ assurdo dividere l’umanità in donne e uomini. Essa è composta solo di femminilità e di mascolinità. Ogni superuomo, ogni eroe, per quanto epico, ogni genio, per quanto potente, è prodigiosa espressione della sua razza e della sua epoca solo perché è composto ad un tempo di elementi femminili e di elementi maschili, di femminilità e di mascolinità: ossia perché è un essere completo.Un individuo esclusivamente virile non è che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è che una femmina.Per le collettività, e per i diversi momenti della storia umana, vale ciò che vale per gli individui.

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I periodi fecondi in cui, dal brodo di coltura in ebollizione, scaturiscono più eroi e più geni, sono periodi ricchi di mascolinità e femminilità.I periodi che videro solo guerre scarsamente feconde di eroi rappresentativi, perché livellate dal turbine epico, furono periodi esclusivamente virili; quelli che rinnegarono l’istinto eroico e, volti verso il passato, si annichilirono in sogni di pace, furono periodi in cui dominò la femminilità.Noi viviamo alla fine di uno di questi periodi. Ciò che più manca alle donne, come agli uomini, è la virilità.Ecco perché il futurismo, pur con tutte le sue esagerazioni, ha ragione.Per restituire una qualche virilità alle nostre razze infiacchite nella femminilità, bisogna educarle ad una virilità spinta fino alla brutalità. Ma bisogna imporre a tutti, uomini e donne, ugualmente deboli, un nuovo dogma di energia, per giungere ad un’era di superiore umanità.Ogni donna deve possedere non solo virtù femminili, ma qualità virili, senza le quali non è che una femmina. L’uomo che possiede solo la forza maschia, senza l’intuizione, è un bruto. Ma nella fase di femminilità in cui viviamo, soltanto l’eccesso contrario è salutare: è il bruto che va proposto a modello.

Basta le donne di cui i soldati devono temere “le braccia come fiori intrecciati sulle ginocchia la mattina della partenza”; basta con le donne-infermiere che prolungano all’infinito la debolezza e la vecchiezza, che addomesticano gli uomini per i loro piaceri personali o i loro bisogni materiali!... Basta con la donna piovra del focolare, i cui tentacoli dissanguano gli uomini e anemizzano i bambini; basta con le donne bestialmente innamorate, che svuotano il Desiderio fin della forza di rinnovarsi!

Le donne sono le Erinni, le Amazzoni; le Semiramidi, le Giovanne d’Arco, le Jeanne Hachette; le Giuditte e le Calotte Corday; le Cleopatre e le Messaline; le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che, spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l’orgoglio e la disperazione, “la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento”.

Che le prossime guerre suscitino eroine come la magnifica Caterina Sforza, che durante l’assedio della sua città, vedendo dall’alto delle mura il nemico che minacciava la vita di suo figlio per costringerla ad arrendersi, mostrando eroicamente il proprio sesso gridò: “Uccidetelo, ho ancora lo stampo per farne altri!”

E’ vero, “il mondo è marcio di saggezza”, ma per istinto la donna non è saggia, non è pacifista, non è buona. Mancando totalmente di senso della misura, essa diviene fatalmente, durante i periodi sonnolenti dell’umanità, troppo saggia, troppo pacifista, troppo buona. Il suo intuito e la sua immaginazione sono allo stesso tempo la sua forza e la sua debolezza.Essa incarna l’individualità della folla: fa da corteo agli eroi, o, in mancanza di meglio, sprona gli imbecilli.Secondo l’apostolo pungolatore dello spirito, la donna pungola la carne, immola o cura, fa scorrere il sangue o lo stagna, è guerriera o infermiera. E’ la stessa donna che, nella medesima epoca, a seconda delle idee prevalenti circa i fatti del giorno, si stende sui binari per impedire ai

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soldati di partire in guerra, oppure si getta al collo del campione vittorioso.

Ecco perché nessuna rivoluzione deve escluderla. Ecco perché, invece di disprezzarla, bisogna rivolgersi a lei. E’ lei la conquista più feconda che si possa fare, la più entusiasta, quella che, a sua volta, moltiplicherà gli adepti.

Ma niente Femminismo. Il Femminismo è un errore politico. Il Femminismo è un errore cerebrale della donna, un errore che il suo istinto riconoscerà.Non bisogna dare alla donna nessuno dei diritti reclamati dalle femministe. Accordarglieli non porterebbe a nessuno dei disordini auspicati dai Futuristi, ma anzi ad un eccesso di ordine.Dare alla donna dei doveri significa farle perdere tutta la sua feconda potenza. I ragionamenti e le deduzioni femministe non distruggeranno la sua fatalità primordiale: possono solo falsarla e costringerla a manifestarsi per vie traverse che conducono ai più gravi errori.

Da secoli si contrasta l’istinto della donna, se ne apprezzano solo il fascino e la tenerezza. L’uomo anemico, avaro del suo sangue, le chiede solo di fargli da infermiera. E lei si è lasciata domare. Ma gridatele una parola nuova, lanciatele un grido di guerra, e con gioia, cavalcando nuovamente il suo istinto, lei vi precederà sulla via di conquiste impensate.Quando vi serviranno le armi, sarà lei ad affilarle.Tornerà ad aiutare la selezione. Infatti, pur tarda nel discernere il genio, che tende a confondere con la fama passeggera, lei ha sempre saputo ricompensare il più forte, il vincitore, colui che trionfa coi muscoli e col coraggio. Davanti a questa superiorità, che s’impone brutalmente, lei non può sbagliarsi.Che la donna ritrovi quella crudeltà e quella violenza che la portano ad accanirsi sui vinti, proprio perché sono dei vinti, fino a mutilarli.Smettiamo di predicarle la giustizia spirituale, verso cui si è sforzato invano. Donne, tornate ad essere sublimi ed ingiuste, come tutte le forze della natura!Sciolte da ogni controllo, con il vostro ritrovato istinto, voi riprenderete posto fra gli Elementi, opponendo la fatalità alla volontà cosciente dell’uomo. Siate la madre egoista e feroce, che sorveglia gelosamente i suoi piccoli, e ha su di loro tutti i diritti e tutti i doveri, finché essi hanno fisicamente bisogno della sua protezione.Che l’uomo, svincolato dalla famiglia, viva la sua vita d’audacia e di conquista fin da quando ne ha la forza fisica, benché sia figlio e benché sia padre. L’uomo che semina non si ferma al primo solco da lui fecondato.Nelle mie Poesie d’orgoglio e ne La sete e i miraggi io ho rinnegato la Sentimentalità come spregevole debolezza, perché imbriglia le forze e le immobilizza.La lussuria è una forza, perché distrugge i deboli ed eccita i forti a spendere le energie, e quindi a rinnovarle. Ogni popolo eroico è sensuale. La donna è per lui la più esaltante dei trofei.La donna deve essere o madre, o amante. Le vere madri saranno sempre amanti mediocri, e le amanti, madri inadeguate per eccesso. Uguali di fronte alla vita, questi due tipi di donna si completano. La madre che accoglie un bimbo, con il passato fabbrica il futuro; l’amante dispensa il desiderio, che trascina verso il futuro.

CONCLUDIAMO:La Donna che con le sue lacrime e con lo sfoggio dei sentimenti trattiene l’uomo ai suoi piedi è

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inferiore alla ragazza che, per vantarsene, spinge il suo uomo a mantenere, pistola in pugno, il suo arrogante dominio sui bassifondi della città; quest’ultima, per lo meno, coltiva un’energia che potrà anche servire a cause migliori.

Donne, troppo a lungo sviate dai moralismi e dai pregiudizi, ritornate al vostro sublime istinto, alla violenza, alla crudeltà.Per la fatale decima del sangue, mentre gli uomini si battono nelle guerre e nelle lotte, fate figli, e di essi, in eroico sacrificio, date al Destino la parte che gli spetta. Non allevateli per voi, cioè per sminuirli, ma nella più vasta libertà, perché il loro rigoglio sia completo.Invece di ridurre l’uomo alla schiavitù degli squallidi bisogni sentimentali, spingete i vostri figli e i vostri uomini a superare sé stessi.Voi li avete fatti. Voi potete tutto su di loro.All’umanità dovete degli eroi. Dateglieli.

Valentine de Saint-PointParigi, 25 marzo 191219, avenue de Tourville

Bibliografia

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Sitografia

-http://www.gallerianarciso.it-http://www.arcadja.com/auctions/it-http://www.futur-ism.it