Virginia Oldoini. La donna che inventò la body art

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CARTACANTA 2011 FIERA DI CIVITANOVA STAND MUSINF MUSEO COMUNALE D’ARTE MODERNA DI SENIGALLIA VIRGINIA OLDOINI LA DONNA CHE INVENTO’ LA BODY ART Workshop su vita e opera fotografica della Contessa di Castiglione Nella foto: Virginia Oldoini, Pierre Luis Pierson, Christian Bérard Scherzo di follia (stampa Van Dyke, realizzata nel laboratorio didattico, a contatto dal negativo dell’originale, conservato al Museo D’Orsay

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Workshop su vita e opera fotografica della Contessa di Castiglione

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CARTACANTA 2011 FIERA DI CIVITANOVA

STAND MUSINF MUSEO COMUNALE D’ARTE MODERNA DI SENIGALLIA

VIRGINIA OLDOINI LA DONNA CHE INVENTO’ LA BODY ART

Workshop su vita e opera fotografica della Contessa di Castiglione

Nella foto: Virginia Oldoini, Pierre Luis Pierson, Christian Bérard Scherzo di follia (stampa Van Dyke, realizzata nel laboratorio didattico, a contatto dal negativo dell’originale, conservato al Museo D’Orsay

Le immagini di seguito riportate, che saranno an-anche esposte a Cartacanta, sono state stampate a contatto, in occasione della conversazione, pro-posta a Palazzo del duca dal Consiglio delle Don-ne, sulla vita e l’opera della Contessa di Castiglio-ne, direttamente da negativi tratti dagli originali, conservati al Museo d’Orsay di Parigi. Il laborato-rio didattico di antiche tecniche di stampa è stato, per l’occasione, tenuto da Massimo Marchini, uno dei fotografi docenti nel corso di fotogiornalismo del Musinf, coordinato dal reporter Giorgio Pegoli. Le tecniche usate sono state quella della gomma bicromata e quella Van Dyke, con le quali Marchi-ni ha una lunga consuetudine. La collocazione della conversazione e del labora-torio nel periodo delle celebrazioni per il cento cinquantenario dell’Unità nazionale ha certo influi-to sul far confluire l’attenzione di giornali e periodi-ci e quindi anche del pubblico su questa donna, che dell’ Unità nazionale è stata una protagonista di rilievo. Di donne protagoniste del Risorgimento ce ne sono state. Nessuna come lei è riuscita però a catalizzare su di sé un interesse così vasto e così vastamente differenziato, come testimoniano

le sue biografie. Lo specifico della riflessione, pro-posta nell’occasione della conversazione e del laboratorio a Senigallia , prima di tutto città della fotografia, si incentra particolarmente su un aspet-to che è quello del ruolo che la contessa ha svolto nell’ambito proprio della storia della fotografia ed in particolare sulla sua interpretazione, certo origi-nale e anticipatoria sulle possibilità comunicative ed artistiche delle tecniche fotografiche. In partico-lare della stampa fotografica su carta. E’ piuttosto evidente, come ha notato il prof. Bugatti, che il vasto corpus fotografico, conservato in vari musei di rilievo, costituisca, ante litteram, un esempio di body art. A parlare delle donne nella storia della body art, il Musinf e il Consiglio delle Donne han-no poi giustamente chiamato Maurizio Cesarini, che di body art a Senigallia è stato il primo teorico, cultore e testimone.

Maurizio Mangialardi Sindaco di Senigallia

Stefano Schiavoni

Assessore alla cultura

VIRGINIA OLDOINI: LA DONNA CHE INVENTO’ LA BODY ART Virginia Oldoini, figlia del marchese Filippo Oldoini e di Isabella Lamporecchi, nacque a Firenze il 22 marzo 1837. Appena quindicenne era già unani-memente considerata la donna più bella d'Europa e secondo il parere, certo autorevole, di Massimo d’Azeglio, si segnalava già anche come una viva-ce intelligenza. Nel 1854 sposò il conte Filippo Verasis di Castiglione. In seguito al matrimonio si trasferì a Torino nell'antico Palazzo Lagrange, contiguo al Palazzo Cavour, di proprietà dei conti Verasis di Costigliole d'Asti. E’ assai noto il fatto che svolse un ruolo decisivo di sostegno alla poli-tica risorgimentale di suo cugino, il conte di Ca-vour, agendo diplomaticamente a Parigi presso la corte di Napoleone III, di cui riuscì a influenzare direttamente le decisioni. Meno noto è il fatto che il suo protagonismo diplomatico non fu solo il ri-flesso della sua bellezza fisica e della strategia cavouriana, ma anche il risultato del suo persona-le talento, delle sue intuizioni e delle sue relazio-ni, che si estendevano dal campo artistico a quello politico e finanziario dei Rothschild e di Ignazio Bauer. Il nonno materno, il giurista, Ranieri Lam-porecchi, cui la formazione di Virginia Oldoini era stata affidata, era stato anche il tutore di Luigi Bonaparte. Seppe costruire un mito della propria bellezza anche attraverso l'utilizzo della fotografia e la sinergia con grandi fotografi come Pierre Louis Pierson (nei periodi 1856 e 1896-97), inter-pretando temi e soggetti letterari, teatrali, ma an-che squisitamente estetici. Oggi si può verificare agevolmente come abbia preceduto di oltre cen-to anni la body art e autrici, nostre contemporanee, come Yoko Ono. La fotografia dipinta, che era una specialità dello studio fotografico di Mayer e Pierson, fu da lei utilizzata ampiamente. Il procedi-mento fotografico base, che prendeva le mosse da una posa in acconciatura appositamente predi-sposta o da un tableau vivent, diveniva così solo la fase di partenza della dinamica creativa. Ab-bondantemente sull’immagine ripresa veniva poi investito l’intervento di pittori e miniaturisti. Quan-do necessario c’era l’azione sull’immagine con pastelli e pennelli da parte della stessa contessa, che desiderava fare di ogni atto della sua vita un evento e accrescere geometricamente il desiderio altrui di continuare ad avere il privilegio di vederla. A Costantino Nigra, Virginia Oldoini aveva donato

l’album di fotografie, che è conservato al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino. Il conte Ro-bert de Montesquiou, il dandy che appare in uno dei più famosi ritratti di Boldini, fu ammiratore di Virginia Oldoini e ne realizzò una biografia, che, alla pubblicazione, ebbe la prefazione di Gabriele D’Annunzio. Riuscì a raccogliere i cimeli i messi all'asta dopo la morte della contessa, avvenuta a Parigi nel 1899, insieme a ad una documenta-zione, che conta oltre 400 fotografie, in gran parte conservate al Metropolitan Museum di New York. Al Museo D’Orsay di Parigi, si trova un corpus rilevante delle storiche immagini, scattate da Pier-son. Oltre che nel periodo del Congresso di Parigi Virginia Oldoini ebbe un ruolo determinante anco-ra durante la guerra franco-prussiana, mettendo in campo le sue vastissime relazioni, al fine di contenere le pretese prussiane a danno della Francia. Fornì persino, in momenti difficili, qual-che buon consiglio politico a Pio IX, cui facilitò anche l’accesso ad un finanziamento di Rotschild. Trascorse nella capitale francese gli ultimi anni della sua vita, resi amari dal declino della bellez-za, dalla malattia psichica e dalla scomparsa del mondo di cui era stata una protagonista, come regina dei cuori, di Vittorio Emanuele II, di Napo-leone III, dei fratelli Costa e regina della moda, creatrice di toilettes complesse e sfarzose, conti-nuamente riprodotte e commentate dai giornali dell'epoca. CARLO EMANUELE BUGATTI, direttore del Museo comunale d’arte moderna e della fotografia di Senigallia

IL LABORATORIO DIDATTICO DI STAMPA Anche a Cartacanta, presso lo stand del Musinf, verrà tenuto da Massimo Marchini, un laboratorio ponendo a contatto i negativi, tratti dagli originali, conservati al Museo D’Orsay di Parigi. Massimo Marchini propone la stampa delle immagini, aventi per soggetto la contessa di Castiglione, tirate su carta Fabriano e altre carte cotone, usando le tec-niche Van Dyke e della gomma bicromata. La stampa, denominata "Van Dyke è una tecnica caratterizzata, oltre che dall'attrattiva ecologica, anche da poetiche tonalità bruno marrone, che assai bene si prestano anche attualmente alle esigenze degli appassionati di fotografia artistica. La tecnica fu introdotta nel 1842 e si deve origina-riamente agli studi e alle esperienze di John Fre-derick Herschel. Nato a Slough, nel 1792 e morto a Collingwood, nel maggio del 1871, aveva segui-to le orme del padre William, divenendo celebre come astronomo, matematico e chimico. Numero-si i suoi contributi in campo fotografico, Herschel applicò, tra l'altro, le proprietà dell'iposolfito di so-dio nel processo di fissaggio dell'immagine. A lui si deve anche l'introduzione degli stessi termini di fotografia, negativo, positivo. Nel 1848 Venne no-

minato baronetto e presidente della Royal Astro-nomical Society inglese. La tipologia di stampa conosciuta come Van Dyke, può avere a supporto diversi materiali, tra cui cartoncini cotone e stoffe quali la seta. Le immagini possono essere agevol-mente tirate da chi conosca le emulsioni necessa-rie. I costi delle stampe sono bassissimi. ll programma di antiche tecniche di stampa foto-grafica dei laboratori, condotti da Marchini al Mu-sinf, riguarda lo studio e la pratica delle tecniche per la preparazione dei negativi, nonché la stesura a mano dell'emulsione, l'esposizione a contatto e lo sviluppo per tirare poetiche immagini artistiche dai toni inconfondibili.

A Cartacanta sarà tenuto presso lo stand del Musinf, un laboratorio di Massimo Marchini di antiche tecniche di stampa.

Provincia di Ancona Osservatorio

della Fotografia

DIDATTICA DELLA

FOTOGRAFIA