VIRBAC NEWS 1 - it.virbac.com · scindere dal parlare di scienza e di etica in - sieme. Il valore...

23
virbac news www.virbac.it Speciale parassiti - gennaio 2016 N° 5 I.R. Parasites wars

Transcript of VIRBAC NEWS 1 - it.virbac.com · scindere dal parlare di scienza e di etica in - sieme. Il valore...

virbacnewswww.virbac.it

Speciale parassiti - gennaio 2016N° 5

I.R.

Parasites wars

2 Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Editoriale

La mission di Virbacnews................................................................................................................................................................................................3Angelo Giorgetti

Associazioni scientifiche

European Scientific Counsel Companion Animal Parasites: perché? ....................................................................................................4Ezio Ferroglio

Resistenza agli antiparassitari

Parassiti di tutto il mondo: il dubbio è “esistere o… resistere?”..............................................................................................................6Ezio Ferroglio

Babesiosi canina

Up to date su una malattia protozoaria riemergente del cane ...............................................................................................................8Sergio Aurelio Zanzani, Maria Teresa Manfredi

Malattie parassitarie nel cane

La leishmaniosi canina e le sue implicazioni.....................................................................................................................................................12Domenico Otranto

Wormy pets

Nematodi e cestodi: un problema ancora attuale nella pratica clinica veterinaria? ..................................................................16Laura Rinaldi

La scelta del medico veterinario

Milpro® Vet: L’alternativa Virbac per gli endoparassiti ................................................................................................................................21Stefano Rotondi

Sommario

Pubblicazione a carattere non periodicodella Società Virbac e pertantonon soggetta a registrazione ai sensidegli Artt. 2 e 16 Legge n. 47/1948.

Tipografia

Aziende Grafiche Printing srl

Peschiera Borromeo (Mi)virbacnewsTutti i diritti di traduzione, adattamento e riproduzione sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta né divulgata in qualsiasi forma, con mezzi elettronici, meccanici,con fotocopie e registrazioni, senza il permesso scritto di Virbac Italia.

3

� La mission di VirbacnewsIl valore dell’informazione

Editoriale

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Angelo Giorgetti, DVMMarketing managerVirbac Italia

orge Luis Borges scriveva: “Forse l’eticaè una scienza scomparsa dal mondointero. Non fa niente, dovremo inventarla

un’altra volta”.Da mio privilegiato osservatorio, dalla miaparticolarissima finestra sul mondo, mirendo conto di quanto non si possa pre-scindere dal parlare di scienza e di etica in-sieme. Il valore dell’informazione, anchequando è promossa da un’“azienda” equindi finalizzata al “commercio”, consisteproprio in questo: portare voci e idee a co-noscenza di tutti senza il filtro del pregiu-dizio, senza la comodità delle abitudini,senza la diffidenza dell’ignoranza, bensì conl’apertura della curiosità e il desiderio del-l’apprendimento. Questa è la mission di Virbacnews.La nostra modesta pubblicazione non vuoleavere la dimensione autoreferenziale e “mar-kettara” che spesso queste iniziative hanno,né ha la pretesa di essere rivista “scientifica”:non ne abbiamo la capacità e neanche l’am-bizione, ma soprattutto non è il nostro“compito”. Virbacnews vuole essere un mo-mento di comunicazione tecnica “easy touse”, dove vengono affrontati temi d’inte-resse medico portando alcune suggestioniinnovative e la voce di autorevoli esperti.Questo numero, dedicato integralmente aiparassiti, si apre con l’intervento del prof.

Ezio Ferroglio in veste di presidente diESCCAP Italia, organismo di divulgazionee aggiornamento scientifico indipendentee membro di un più alto European ScientificCounsel Companion Animal Parasites. Ab-biamo fortemente voluto la presenza diquesto gruppo e che l’incipit fosse tuttodedicato a questa autorevole voce: primadi tutto le regole del gioco!Poi troverete testimonianze provenienti dalmondo accademico e soprattutto articoli,che con equilibrio e grande competenza - ilprestigio degli autori ne è conferma - cidanno indicazione di quale dovrebbe esserel’approccio pratico alla prevenzione dellemalattie trasmesse da vettori, all’uso di pre-sidi antiparassitari nonché informazioni rela-tive al quadro epidemiologico di malattiespesso sottostimate o misconosciute.Ci siamo concentrati su tre macroargo-menti: ectoparassiti, endoparassiti e malat-tie trasmesse da vettori, come laleishmaniosi e la babesiosi. Il nostro obiet-tivo è quello di affrontare temi di impor-tanza quotidiana e che chiamano il clinicoa mettere in atto protocolli che possanoessere da un lato accettati dai clienti, quindisemplificati, ma nel contempo completi eall’avanguardia.Infine, abbiamo dedicato spazio a una co-municazione aziendale sull’innovazione

produttiva e sulle tecnologie di prepara-zione farmaceutica che in questo caso ri-guardano un’associazione di principi attivi,con efficacia comprovata contro i più co-muni endoparassiti, già presente sul mer-cato. Spesso dietro un farmaco, anchequando non rappresenta una novità di persé, esistono processi altamente complessie costosi. Questi processi sono atti a man-tenere elevata la qualità e la sicurezza evolti ad assicurare uno standard produttivorispettoso della salute dei pazienti, della si-curezza dei lavoratori e dell’ambiente. Tuttinoi addetti ai lavori sappiamo che nell’in-dustria farmaceutica non esiste più il “pa-iolo di mago Merlino” dove in continuaebollizione si preparano rimedi primordiali,ma è tale l’abitudine di vedere - e di assu-mere - compresse, confetti e sciroppi chediamo per scontato che tutto si può pro-durre e che tutto avviene con semplicità ea costi irrisori.Per fortuna, e aggiungerei per “etica”, la re-altà è molto diversa, gli standard da rispet-tare sono molto elevati e la tecnologiaimpiegata è altamente sofisticata. Virbac sipropone anche in questo caso comeazienda leader e all’avanguardia.Vorrei concludere augurando a tutti coloroche seguono con attenzione Virbacnews unsereno 2016.

J

Lo European Scientific Counsel Com-panion Animal Parasites nasceormai 15 anni fa, come gruppo in-

dipendente di parassitologi che si sonoposti l’obiettivo di produrre linee guidaper il controllo delle parassitosi negli ani-mali da compagnia. Attorno ad ESCCAPsono nate, al fine di raggiungere in modocapillare il territorio europeo, diversebranche nazionali, tra cui ESCCAP Italia:un gruppo indipendente di esperti in pa-rassitologia veterinaria e sanità pubblicache ha lo scopo primario di adattare al

contesto epidemiologico nazionale e didiffondere le linee guida promulgate a li-vello europeo dall’ESCCAP.

“Nuovi talenti” nel mondo dei parassitiQualcuno potrebbe chiedersi se ha sensoincludere il controllo dei parassiti deglianimali da compagnia nella formazionecontinua del medico veterinario. In findei conti abbiamo, o avremmo dovutofarlo, già studiato la parassitologia e lemalattie parassitarie ai tempi dell’Università,

e i parassiti non hanno certo cambiato iloro cicli in così pochi anni. In effetti i pa-rassiti non sono cambiati, ma è altrettantovero che quelli che ci interessano nonsono rimasti sempre gli stessi: come suc-cede nell’altalena della vita, alcune com-parse sono diventate attori principali eviceversa. Sono comparsi “nuovi talenti”,patogeni emergenti che per cambiamentiambientali, climatici e abitudini dei pro-prietari hanno esteso il loro areale o au-mentato la loro presenza nelle aree dovegià erano segnalati. Non va poi dimenticatoil gran numero di animali d’affezione chesi muovono, a seguito dei proprietari oper altri motivi, tra aree con rischi epide-miologici molto diversi e che quindi ri-schiano di “acquisire” parassiti realmente“esotici” rispetto a quanto affrontanonormalmente a casa loro. In più, negliultimi anni sono aumentate - e di molto- le conoscenze sulla patogenesi, maanche gli strumenti diagnostici e terapeuticie, di conseguenza, abbiamo sviluppatonuove strategie per la prevenzione e lacura delle parassitosi. Non rendersi contodi questo comporta continuare a ritenereche i parassiti siano un problema ormaisuperato e che ha poca rilevanza nellapratica veterinaria. Significa considerare illoro controllo non come attività qualificantee professionalizzante svolta dal medicoveterinario, ma ritenerlo un “problemaminore” a cui il proprietario può tran-quillamente trovare, in piena autonomia,una risposta usando uno dei tanti prodottiche si trovano “facilmente” in commer-cio.

Indicazioni indipendenti e fondate su basi scientifichesolideSicuramente i parassiti non richiedono

4

� Associazioni scientificheEuropean Scientific Counsel Companion Animal Parasites: perché?

ESCCAP Italia ha lo scopo di adattare al contesto epidemiologico nazionalee diffondere le linee guida promulgate a livello europeo dall’ESCCAP.A

nim

ali d

a co

mpa

gnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Prof. Ezio Ferroglio DVM, PhDDipl. EVPC, Dipl. ECVPHDipartimento di Scienze Veterinarie,Università degli Studi di Torino

Malattie parassitarie

quella iperspecializzazione, con magari re-lativa strumentazione, che fa tanto “trendy”e “in”. Proprio per questo però sono unargomento che interessa, o quantomenodovrebbe interessare, la stragrande mag-gioranza dei medici veterinari. Pensare dipoter relegare i parassiti al ruolo di “partenegletta” della nostra professione nonsolo vuol dire negare l’evidenza, ma so-prattutto favorire ulteriormente degli or-ganismi, i parassiti, che hanno fatto dellacapacità di “mimetizzarsi” una strategia divita. Non va poi dimenticato che moltiparassiti sono anche agenti di zoonosiche possono avere un impatto anche si-gnificativo sulla salute dell’uomo. Il mondoveterinario, che ha sempre fatto del con-trollo delle zoonosi un punto centrale,sembra aver dimenticato questa sua pe-culiarità proprio nell’era in cu tuttiparlano di “one health” e il concetto disalute unica tra animali e uomo si stadiffondendo sempre più.In questo contesto, che interessa in mododiverso a seconda del background culturaletutti i Paesi europei, è nata l’esigenza difornire indicazioni indipendenti e fondatesu basi scientifiche solide e sulle novitàche provengono dalla ricerca parassito-logica. In uno scenario come quello attuale,caratterizzato da rapidi cambiamenti nelladistribuzione dei patogeni e/o dei vettori,ma anche delle abitudini dei proprietaridegli animali, diventa fondamentale chegli aggiornamenti continui provenienti dalmondo della ricerca scientifica siano “ri-versati” sui veterinari. Per rispondere aquesta esigenza, ormai quindici anni fa,nasce l’European Scientific Counsel Com-panion Animal Parasites: un gruppo di pa-rassitologi europei che si è posto comeobiettivo quello di aumentare la consa-pevolezza sul controllo delle parassitosiattraverso la raccomandazione di misuredi controllo validate ed efficaci per latutela della salute degli animali da com-pagnia, nonché della salute dell’uomo.

Linee guida aggiornateAttualmente l’ESCCAP è formata da 12membri scelti sulla base del loro curri-

culum per rappresentare un Paese oun’area dell’Europa. Ognuno di questi membri è responsabiledella promozione delle attività del-l’ESCCAP nella sua zona, e soprattuttodella traduzione e divulgazione delle lineeguida prodotte da ESCCAP per il con-trollo dei parassiti.L’obiettivo di ESCCAP è quello di ridurreil rischio sanitario rappresentato dai pa-rassiti per gli animali da compagnia e perl’uomo in tutta Europa, concentrandosiin quelle aree dove il problema è piùpresente, ma paradossalmente meno sen-tito, senza dimenticare che la facilità dispostamento degli animali annulla i confinianche per i parassiti. Per raggiungere questo obiettivo ESCCAPsi interfaccia soprattutto con i mediciveterinari, attraverso la pubblicazione diLinee guida per il controllo dei parassitiche vengono periodicamente aggiornatee sono disponibili, assieme ad altro ma-teriale informativo, sul sito dell’Associa-zione. Chiaramente la divulgazione si estendeanche a tutti coloro che, a vario titolo,sono coinvolti nella gestione degli animalida affezione: enti pubblici e non, i pro-prietari, ma sempre con il preciso intentodi fornire indicazioni e valutazioni indi-pendenti e basate sulle conoscenze scien-tifiche. Al fine di raggiungere in modo capillareil territorio si sono create diverse branchenazionali di ESCCAP, tra queste vi è ap-punto anche ESCCAP Italia, anch’essaformata da un gruppo indipendente diesper ti in parassitologia veterinaria esanità pubblica, il cui scopo primario èquello di adattare al contesto epidemio-logico nazionale le linee guida promulgatea livello europeo dall’European ScientificCounsel Companion Animal Parasites, non-ché di diffonderle. L’obiettivo è di fornireindicazioni concrete e serie sulle miglioristrategie e modalità dicontrollo delle varie pa-rassitosi tramite le sei Li-nee guida finora prodotte(riunite nella versione ita-

liana in un unico volume) con informazioniche sono state validate da esperti indi-pendenti e che riassumono, con adatta-menti alla realtà nazionale, quanto emergedagli studi sull’epidemiologia, terapia econtrollo delle parassitosi in Europa.

Un rinnovato interesse per la parassitologiaNon abbiamo sicuramente la pretesa disostituirci alle varie Società scientificheche operano nel campo dell’aggiorna-mento del medico veterinario. Piuttostoabbiamo la consapevolezza che, comeper le altre branche delle scienze veteri-narie, dopo anni di oblio, c’è un rinnovatointeresse per un aggiornamento serio eindipendente anche per quanto riguardala parassitologia. Parlare e confrontarsi è il primo passoper poter lavorare a una soluzione deiproblemi, e il controllo dei parassiti,benché spesso negletto, è una realtàquotidiana per migliaia di medici veterinarie possessori di animali da compagnia. Ilnostro obiettivo non è quello di eliminarei parassiti, ma contribuire alla divulgazionedelle conoscenze che ne permettano unpiù efficace controllo sia per migliorarela salute dei nostri amici animali, sia,anche perché molti sono zoonosi, per lanostra stessa salute.Tanto più un tema viene trascurato dallaclasse medica, tanto più si creano le con-dizioni per favorirne la diffusione e l’im-patto sulla salute. L’obiettivo di ESCCAP è di tenere altal’attenzione su di un tema, le parassitosi,che, invece possono venire controllatein maniera efficace e spesso con sempliciazioni. E questo è, per tutta la classe veterinaria,un dovere per salvaguardare la salutedei pet, ma anche degli umani con cui inostri animali convivono.

5

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Le linee guida sono presenti in formato PDF sul sito di ESCCAP Italia:

www.esccap.it/interno.php?idpaginaprincipale=5&idpagina=5

Spesso il gap tra conoscenze scienti-fiche e loro applicazione alla realtàquotidiana è molto ampio. Si viene a

creare un vuoto tra dati scientifici e datianeddotici, lasciando spazio a interpreta-zioni personali che finiscono per esserescambiate come “verità assolute”. Questasituazione si adatta perfettamente al temadella resistenza agli antiparassitari usati percontrollare i parassiti di vegetali, animali euomo. Abituati a pensare ai farmaci come aproiettili magici che individuano e annientanoil bersaglio, indipendentemente dalle nostrecapacità di mira, ogni volta che il risultatonon è quello atteso ci si rifugia sempre incorner, additando la resistenza come causadel fallimento. Colpisce soprattutto che chila chiama in causa lo faccia spesso ritenendoche il problema è un fenomeno recenteche ci ha colto alla sprovvista e che staemergendo negli ultimi anni.

La differenza tra tolleranza eresistenzaIn realtà stiamo parlando di un fenomenoche ha molteplici sfaccettature (l’inefficaciadi antiparassitari contro insetti patogeni peri raccolti data al 1914), che non sempresono un segno di resistenza vera e propria,ma magari indicano solo che alcuni parassitisono tolleranti nei confronti di un compostoche non agisce o agisce in maniera inefficacesu quella determinata specie.Ecco che la differenza tra tolleranza, che èun fattore intrinseco per cui un determinatoparassita è poco sensibile a un farmaco, eresistenza, che è invece il risultato della se-lezione, è il primo punto da chiarire. Iltermine “resistenza” va riservato a queicasi in cui un farmaco perde la sua efficaciain una determinata popolazione di parassitiad una dose che era invece efficace in pre-

cedenza nella stessa popolazione o lo èper altri parassiti della stessa specie. Inpratica succede che, a causa di una mutazione,il farmaco non riesce più ad esplicare la suaazione. Ad esempio la semplice sostituzionedi un aminoacido (fenilalanina per isoleucina)a livello del canale del sodio in alcune po-polazioni di Rhipicephalus microplus modificala struttura dei canali del sodio in modotale da non rendere più possibile il legamecon un piretroide, la cipermetrina, cheperde quindi la sua efficacia nei confrontidi questa zecca.Per sottolineare come la selezione di ceppiresistenti non sia necessariamente dovutaall’impiego di farmaci “non recenti”, si ricordache la cipermetrina è un piretroide recentedi terza generazione (ma torneremo doposu questo tema). Se invece l’efficacia fossestata bassa fin dall’inizio, e/o anche in altrepopolazioni, si dovrebbe parlare di “tolle-ranza”, come avviene per molte zecche neiconfronti dei cloronicotinili (piriproxifen eimidacloprid) che hanno infatti azione in-setticida, ma non acaricida. La resistenza non è indotta dall’uso delprincipio attivo, come spesso qualcuno so-stiene, ma semplicemente viene favorito ilceppo “mutante”, che magari in naturaavrebbe meno chance di sopravvivere e ri-prodursi, perché i parassiti normali vengonoeliminati dal farmaco e quindi quelli “modi-ficati” riescono più facilmente a riprodursie a trasmettere questa loro variazione allaprole. Questo punto è importante perché ci aiutaa capire come la frequenza dei trattamentisia un fattore importante perché, se continuanel tempo, finisce con l’eliminare i parassitisuscettibili mentre quelli resistenti riesconoa riprodursi, aumentando quindi la frequenzaallelica dei geni della resistenza in una de-terminata popolazione di parassiti.

A questo punto è anche chiaro perchésiano state segnalate popolazioni di Rhipi-cephalus microplus resistenti a cipermetrinae magari questo non sia stato evidenziato,nella stessa area, per altri generi di zecche.R. micropilus è una zecca a un ospite, ilbovino, in cui quindi ogni stadio del parassita(larva, ninfa, adulto) è sottoposto al farmaco,per cui i ceppi “mutanti” sono oltremodofavoriti rispetto, ad esempio, a zecche a treospiti che compiono il loro ciclo su speciediverse. È evidente poi che molecole che agisconoa livello dello stesso recettore possonodare facilmente resistenze crociate. Adesempio già nel 1946 vennero segnalati inItalia ceppi di mosca domestica resistenti alDDT. Pochi anni dopo anche popolazionidi pulci, prima Pulex irritans nel 1949 e poiCtenocephalides felis nel 1952, mostraronoresistenza nei confronti del DDT. Poichéanche il dieldrin è, come il DDT, un orga-noclorurato, e quindi agisce anch’esso allostesso modo a livello dei canali del sodio,poco dopo le prime segnalazioni di resistenzain C. felis al DDT, nel 1956 vennero segnalateresistenze in questa pulce anche al dieldrin.Anche per quanto riguarda le zecche (Rhi-picephalus sanguineus e Dermacentor variabilis)vi furono, verso la metà degli anni ’50, se-gnalazioni di ceppi resistenti nei confrontidel DDT e del dieldrin. Il problema delle resistenza agli antiparassitarinon è un problema recentissimo, basti pen-sare che la definizione dell’Oms di resistenzaquale “sviluppo della capacità, in un ceppo diinsetti, di tollerare dosi di composto normal-mente efficaci in altre popolazioni della stessaspecie” è del 1957. Ciò che emerge direcente è che occorre pensare a come af-frontarlo nella pratica veterinaria.Il controllo degli ectoparassiti negli animalida affezione (pulci e zecche) ha subito

6

� Resistenza agli antiparassitariParassiti di tutto il mondo: il dubbio è “esistere o... resistere?”

La resistenza è fenomeno che ha molteplici sfaccettature,che non sempre sono un segno di resistenza vera e propria.A

nim

ali d

a co

mpa

gnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Prof. Ezio Ferroglio DVM, PhDDipl. EVPC, Dipl. ECVPHDipartimento di Scienze Veterinarie,Università degli Studi di Torino

Malattie parassitarie

negli anni un radicale cambiamento che havisto scomparire quasi del tutto i trattamentiambientali, molto usati e strategicamenteimportanti ai tempi degli organoclorurati edegli organofosforici, a favore del trattamentodel solo ospite con composti ad azione re-siduale che garantiscono normalmente unacopertura di un mese. Appare ovvio che il trattamento ripetuto econtinuativo rappresenta una condizioneche potrebbe favorire ceppi di pulci ozecche con una mutazione nel loro genomatale da permettere loro di sopravvivere altrattamento. Questa mutazione, una voltainsorta, potrebbe quindi finire con l’esserefavorita dal trattamento continuo che, eli-minando gli altri parassiti “normali”, porte-rebbe questi ceppi a predominare in quellapopolazione.

L’obiettivo dei trattamentimensiliQualcuno potrebbe quindi pensare, sullascorta di quanto sopra detto, che i trat-tamenti mensili andrebbero evitati. Inrealtà non è la frequenza del trattamentoin sé, ma il fatto che generazioni successivedel parassita (che, ricordiamo, deve co-munque aver subito una mutazione) sianosottoposte alla “selezione” rappresentatadal composto in causa. L’obiettivo deitrattamenti mensili è invece proprio quellodi ridurre, fin da subito, il numero diparassiti e di arrivare a ridurne rapidamentele popolazioni e, così facendo, ridurre ilrischio che possa nascere qualche parassitamutante. Ovviamente questo funziona inpopolazioni ridotte (sia di ospiti che diparassiti), quali sono quelle degli animalidi affezione.Per gli animali da reddito, dove le densitàdegli ospiti sono maggiori, con un ambienteche spesso presenta carichi elevati anchedi infestazione, con maggiori possibilità discambio tra classi di età diverse e/o conaltri ospiti del parassita (domestici o selvatici),il problema assume spesso ben altra portata.In effetti, se si osservano i dati bibliograficiriportati dal database sulla resistenza ai pe-sticidi negli artropodi, emerge come dei 36reports segnalati per le pulci, nessuno

interessi farmaci attualmente in uso. I reportssi riferiscono infatti a carbamati e, soprattutto,organoclorurati che non sono ormai usatida molti anni per il controllo delle pulci. Èinteressante notare come la resistenza os-servata nel ceppo di pulci KS1, usato in la-boratorio, a molti piretroidi, fipronil, imida-cloprid e spinosad è probabilmente dovuta,almeno per gli ultimi tre, a tolleranza e nona resistenza vera e propria, anche perché ilceppo è stato isolato e mantenuto in labo-ratorio molti anni prima che questi prodottivenissero utilizzati nel controllo delle pulci. Per quanto riguarda le zecche, la maggiorparte delle segnalazioni, ottantuno, riguar-dano R. microplus che, come già detto, èuna zecca dei bovini a un ospite chemostra resistenza a diversi piretroidi e al-l’ivermectina. Un ceppo di R. microplus re-sistente all’ivermectina si è però mostratosensibile al fipronil, anche se entrambiagiscono sui canali del cloro. Ovviamentequesto è possibile perché l’ivermectinaagisce sui canali del cloro non GABA di-pendenti, mentre il fipronil su quelli GABAdipendenti. Similmente un ceppo di R.sanguineus isolato a Panama resistentealla permetrina e all’amitraz, si è dimostratopienamente sensibile al fipronil. Alcuni studi suggeriscono che la possibile

resistenza alla deltametrina in alcuni ceppidi R. sanguineus sia imputabile a una modificain una esterasi che coinvolge la resistenzadi questa specie anche ad altri piretroidi. Inquesto contesto è chiaro che l’impiego dimolecole ad azione acaricida che agisconosu recettori diversi (es. piretroidi sui canalidel sodio e fipronil su quelli del cloro)possa garantire un più efficace controllo,garantendo comunque l’eliminazione dellezecche anche se presentano resistenza/tol-leranza a uno dei due composti. In generale, comunque, occorre segnalarecome, ad oggi, i casi di inefficacia dei trat-tamenti non siano imputabili tanto a fe-nomeni di resistenza, quanto piuttosto aerrori nell’uso dei prodotti di cui, spessoper trascuratezza e superficialità, sono re-sponsabili i veterinari. Infatti spesso i pro-prietari, potendoli acquistare senza ricettaveterinaria, utilizzano gli antiparassitari senzale adeguate conoscenze di base. Finiscecosì che spesso non rispettano i tempi e/oi dosaggi; oppure non si rendono conto(vale soprattutto per le pulci) che occorronoalmeno un paio di mesi perché si esauriscanole forme ambientali (uova, larve e ninfe) eche quindi ritrovare pulci sul cane o sulgatto non è dovuto a non efficacia del trat-tamento, quanto a re-infestazione. Gli ectoparassiticidi sono visti come unnon-farmaco da parte di molti proprietarie, purtroppo, anche da alcuni colleghi. Ilcontrollo degli ectoparassiti è un’attivitàche richiede una approfondita anamnesiper valutare la presenza di possibili fonti ditrasmissione, che siano quella domestica,selvatica o ferale (ad esempio una coloniafelina che, incolpevolmente, finisce spessoper essere una fonte perpetua di pulci percani e gatti che transitano nell’area). Un’attivitàche richiede conoscenze sui meccanismid’azione dei vari farmaci e sulla dinamicastagionale degli ectoparassiti e/o dei vettori,che va inclusa in una strategia integrata dicontrollo che dovrebbe essere appannaggioesclusivo del medico veterinario. Purtroppotemo che questi aspetti siano un po’ sfuggitialla nostra categoria che, a chi cerca di farlaragionare su questi aspetti, mostra spessosegni di… resistenza.

7

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

L’obiettivo dei trattamenti mensili è quello di ridurre, finda subito, il numero di parassiti e le popolazioni e, cosìfacendo, ridurre il rischio che possa nascere qualcheparassita mutante.

La babesiosi canina è attualmenteconsiderata una malattia proto-zoaria riemergente a seguito del

crescente numero di casi riportato negliultimi anni in Europa. La riemergenza ditale infezione può essere ricondotta al-l’espansione delle popolazioni di zecche,vettori della babesiosi, a seguito dei cam-biamenti eco-climatici. In questo articolovengono illustrate la tassonomia, le formecliniche, la diagnosi, il controllo e l’epide-miologia della babesiosi canina, con par-ticolare riferimento alle specie di Babesiapresenti in Italia.

Tassonomia e vettoriLa babesiosi canina è causata da speciedi protozoi del genere Babesia e Theileria(phylum Apicomplexa) a localizzazione in-traeritrocitaria. Si presentano come or-ganismi non pigmentati piriformi o conforma ad anello e, sulla base di criterimorfologici, vengono comunemente distintiin piccole (2x1,5 μm) e grandi babesie(5x2,5 μm) (vedere tabella).Recentemente, la tassonomia di questiemoprotozoi è stata ampiamente deluci-data grazie alle analisi molecolari filoge-

netiche che hanno consentito di ricono-scere l’esistenza di specie ben distinte, inprecedenza ritenute solamente delle sub-specie.In Europa, sono segnalate nel cane quattrospecie che si differenziano per diversiaspetti quali caratteristiche morfologiche,distribuzione e patogenicità. Due di esse,classificate come grandi babesie, risultanole più diffuse e in alcune aree sono en-demiche.Babesia canis è trasmessa da Dermacentorreticulatus e la sua distribuzione si so-vrappone a quella del vettore nelle areea clima temperato-freddo dell’Europa oc-cidentale e orientale.Babesia vogeli è invece trasmessa da Rhi-picephalus sanguineus ed è distribuitaprincipalmente nei Paesi dell’area medi-terranea quali Francia (territori sud-orien-tali), Italia (territori centro-meridionali),Spagna, Portogallo e Grecia. In Europa sono segnalate inoltre duespecie di piccole babesie: Babesia gibsoniche è riportata sporadicamente ed ècorrelata all’introduzione di cani infettidall’Asia, Stati Uniti e Australia; Theileriaannae (precedentemente denominate

Babesia microti-like specie) che è statadescritta recentemente in Spagna e causanel cane gravi infezioni. Per queste ultimespecie il vettore non è stato identificatocon certezza, si ipotizza che B. gibsonipossa essere trasmessa da R. sanguineuse T. annae da Ixodes hexagonus.La babesiosi è dunque correlata alla pre-senza di zecche dure (Ixodidae) che rap-presentano il vettore biologico dei pro-tozoi; infatti, nelle zecche le babesie, ac-quisite con il pasto di sangue su un ospiteinfetto, si moltiplicano (riproduzione ses-suata) producendo degli elementi infettanti(sporozoiti) che vanno a localizzarsi neitessuti dell’ar tropode. Gli sporozoiti sa-ranno trasmessi per via transtadiale oper via transovarica agli stadi successividella zecca, in cui si rinvengono prima indiversi organi e tessuti e poi, a seguito diun’ulteriore migrazione, nelle ghiandolesalivari e da qui potranno essere finalmenteinoculati nell’ospite vertebrato con unsuccessivo pasto di sangue. La forte as-sociazione esistente tra ciascuna speciedi babesia e il suo vettore comporta unadipendenza che influisce non solo sulladistribuzione geografica del protozoo, ma

8

� Babesiosi caninaUp to date su una malattia protozoaria riemergente del cane

La riemergenza può essere ricondotta all’espansione dellepopolazioni di zecche, per i cambiamenti eco-climatici.A

nim

ali d

a co

mpa

gnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Sergio Aurelio Zanzani DMVDipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica (DIVET)Università degli Studi di Milano

Prof.ssa Maria Teresa Manfredi DMVProfessore associato di Parassitologia e malattie parassitarie degli animaliDipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica (DIVET)Università degli Studi di Milano

Malattie parassitarie

Rhipicephalus sanguinens: vista dorsale e ventrale.

anche sull’andamento epidemiologico del-l’infezione che risulta quindi condizionatodal ciclo biologico della zecca.

DistribuzioneLa babesiosi canina ha una distribuzionecosmopolita, ma la prima segnalazione èdel 1895 e la si deve a Piana e Galli-Valerio, due ricercatori dell’Istituto pato-logico della Reale scuola veterinaria diMilano, che illustrarono il decorso clinico,la diagnosi e la terapia da loro impiegatain un cane da caccia infetto. Gli autoricompletarono la descrizione del casofornendo delle informazioni epidemiolo-giche che circoscrivevano il luogo dell’in-fezione alle marcite della zona di Corsico,comune della provincia di Milano. Inoltreè descritto per la prima volta il parassitanel cane (“Su di una infezione del canecon parassiti endoglobulari nel sangue”, IlModerno Zooiatro, 6: 163-169, 1898). In Europa casi di babesiosi sono stati ri-portati oltre che in Italia anche in Austria,Croazia, Francia, Germania, Ungheria,Olanda, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spa-gna, Svizzera, Norvegia. Dati recenti indi-cano che l’incidenza annuale della babesiosicanina in Europa occidentale è pari allo0,70%, con ampie variazioni sia tra le di-verse Nazioni europee sia all’interno diciascuna Nazione (0%-5,5%) (Halos et al2014).La babesiosi, causata da B. canis, è ende-mica in Francia dove sono interessatesoprattutto le Regioni sud-occidentali;era completamente sconosciuta nel Be-

nelux e in Germania tanto da essereconsiderata una malattia esotica. Negliultimi anni la babesiosi da B. canis apparein espansione in Europa e focolai diorigine autoctona sono stati segnalati inOlanda, Germania, Belgio e Svizzera.La babesiosi è diffusa anche in Spagna,dove è causata da B. canis nelle regionisettentrionali e da B. vogeli in quelle me-ridionali. Le aree nord-occidentali invecesono note come aree di iperendemiaper l’infezione causata da T. annae.In Italia, scarse sono le indagini epide-miologiche volte a chiarire la diffusionedella babesiosi e dei relativi agenti ezio-logici; è segnalata in Nord Italia, Toscana,Puglia e Basilicata, Sicilia e le speciecoinvolte sono principalmente B. canise B. vogeli. Vi sono alcune segnalazioni re-lative a B. gibsoni ma prive di supportomolecolare. Sporadiche sono pure le se-gnalazioni di B. microti-like, che in Italia èstata identificata in vettori (R. sanguineus,I. ricinus) che stavano compiendo il pastodi sangue su cani, con metodiche biomo-lecolari (Cassini et al 2009, Iori et al2010). In Lombardia, la babesiosi è co-nosciuta come una malattia endemica ti-pica di alcune aree di bassa pianura inprovincia di Milano e Pavia e il maggiornumero di casi si osserva in particolarenel periodo primaverile. Dati di siero-prevalenza hanno dimostrato la presenzadi anticorpi anti B. canis nel 34% di caniprovenienti da Regioni del Nord e CentroItalia, con ampie variazioni tra le areecampionate (Cassini et al 2009).

Patogenesi e segni cliniciL’infezione da Babesia spp. causa una pa-tologia ospite-mediata, emolisi accompa-gnata da anemia, iperbilirubinuria, emo-globinuria, coagulopatie e alterazioni d’or-gano. I segni clinici e l’esito dell’infezionedipendono dalla specie di Babesia coin-volta, dall’età e dallo stato immunitariodell’ospite. Il periodo di incubazione è dicirca 10-28 giorni, ciò significa che i primisegni clinici si evidenziano dopo che lazecca ha concluso il pasto di sangue -che in genere dura una settimana per lafemmina adulta - e si è già staccata(Koster et al 2015).B. canis generalmente causa la comparsadi moderati segni clinici, sebbene sianosegnalate anche forme iperacute o acute.I cani infetti mostrano febbre, depressione,debolezza, mucose pallide e ittero. L’infe-zione è caratterizzata da anemia emolitica,che può essere importante anche in sog-getti con bassa parassitemia; ciò suggerisceche la lisi dei globuli rossi è causata nonsolo dall’azione meccanica dei parassitima che intervengono altri meccanismitra i quali la eritrofagocitosi da partedella milza e del fegato, la produzione difattori emolitici e la distruzione mediatadal complemento e da immunoglobuline(nell’infezione da B. gibsoni e B.vogeli)(Solano-Gallego e Baneth 2011). In un’indagine basata su questionario con-dotta in Francia, i principali segni cliniciriportati dai medici veterinari sono stati:letargia (98%), anoressia (98%) e iper-termia ≥ 39 °C (80%). Sono stati inoltre

9

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Tabella. Specie di babesie segnalate attualmente nel cane

Specie Areale di distribuzione Vettore Grandi babesie Babesia canis Europa (endemica) Dermacentor reticulatus Babesia vogeli Cosmopolita Rhipicephalus sanguineus Babesia rossi Africa meridionale (endemica) Haemaphysalis elliptica Piccole babesie Babesia gibsoni Asia, USA, Europa, Australia Haemaphysalis longicornis Babesia conradae California Rhipicephalus sanguineus? Babesia microti like Spagna nord occidentale Ixodes hexagonus organisms (Theileria annae) (endemica)

rilevati pallore delle mucose nel 54% deicasi, modificazioni dell’aspetto delle urinenel 45% e splenomegalia nel 33%. Le piùcomuni alterazioni urinarie riguardavanoemoglobinuria (66%), proteinuria (63%)e bilirubinuria (78%).Altri segni clinici riportati furono doloriarticolari (15%), vomito (12%), alterazionidelle feci (9%), polipnea (7%) e alterazionidell’equilibrio (4%) (René-Martellet et al2013).B. vogeli causa un’infezione moderata deltutto inapparente nei cani adulti. La pa-rassitemia è molto scarsa e ciò comportadifficoltà nel riconoscimento dell’infezioneall’esame dello striscio di sangue. Neicuccioli sono segnalate forme di anemiapiù importanti. La scarsa virulenza diquesta specie è ricondotta alla lunga as-sociazione di questa specie di babesiacon il cane (Schoeman 2009).

DiagnosiLa diagnosi di casi acuti di B. canis è basatasulla sintomatologia e sulla dimostrazionedel parassita nei globuli rossi su strisci disangue periferico e colorato con Diff-Quick.Le grandi babesie appaiono come corpi di2,4 x 5 μm, generalmente appaiati; pochiglobuli rossi possono contenere fino a 6-8parassiti.Nei casi cronici, dovuti a specie meno viru-lente come B. canis e B. vogeli, in cui la pa-rassitemia è al di sotto della soglia di rileva-zione microscopica, la diagnosi diventa piùcomplessa e si basa sull’anamnesi pregressa,sull’esame clinico e sui titoli anticorpali de-terminati mediante immunofluorescenzaindiretta o sull’esito della ricerca molecolare(PCR).È possibile aumentare la sensibilità dellostriscio di sangue allestendo strisci più spessio concentrando l’osservazione alle parti

periferiche dove si addensano i globuli rossiparassitati. L’aumento dei titoli anticorpalinello spazio di 2-3 settimane indica un’infe-zione recente o ancora attiva; tuttavia, ladiagnosi non può basarsi solo sulla siero-positività in quanto soggetti che vivono inzone endemiche possono essere sieropositivisenza presentare alcuna sintomatologia. Peraltro, l’esame dello striscio di sangueconsente di diagnosticare un’anemia nor-mocromica normocitica non rigenerativada lieve a moderata e una anemia rigene-rativa (poco frequente), accompagnata daneutropenia. L’anemia non rigenerativa sievidenzia soprattutto nelle forme acute edè dovuta alla risposta tardiva del midollo(dai 3 ai 5 giorni) alla perdita acuta diglobuli rossi.A livello ematologico la caratteristica peculiaredella babesiosi, indipendentemente dallaspecie di babesia coinvolta, è la tromboci-

Ani

mal

i da

com

pagn

ia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Malattie parassitarie

10

I principali segni clinici della babesiosi sono rappresentati da letargia, anoressia e ipertermia.

topenia; tuttavia, anche nei casi in cui essarisulta marcata, la formazione di petecchieo i fenomeni di epistassi sono rari ad ecce-zione dei casi in cui vi è una infezione con-comitante da Ehrlichia. Sono aumentati ilivelli sierici di bilirubina che seguono l’entitàdell’anemia. Si riscontrano, inoltre, pigmenturiae bilirubinuria (dovuta all’emolisi).

EpidemiologiaI soggetti che risultano più colpiti dall’infe-zione da B. canis sono cani di età inferiorea 5 anni, probabilmente perchè trascorronopiù tempo all’aperto rispetto ai cani piùvecchi o presentano un deficit immunitarionei confronti delle specie di babesie coin-volte.L’infezione ha carattere stagionale e, in Eu-ropa, la babesiosi canina è segnalata so-prattutto in primavera e in autunno (René-Martellet et al 2013). Tuttavia, in un recentestudio, l’infezione in Francia risulta possiblelungo tutto l’arco dell’anno, compreso l’in-verno, sebbene andamenti stagionali differentisiano stati evidenziati in relazione all’areageografica di provenienza dei cani. Nelleregioni nord e sud-occidentali i casi di ba-besiosi sono registrati durante tutto l’annoe si osservano due picchi di infezione inprimavera e autunno con un forte calo deicasi in estate. Nelle regioni occidentali delbacino del Mediterraneo l’andamento sta-gionale è meno evidente e casi di babesiosisi riscontrano tutto l’anno e anche in esta-te.Le differenze regionali osservate potrebberoessere imputabili alla differente distribuzionedei vettori.In Francia due specie di zecche, Dermacentorreticulatus e Rhipicephalus sanguineus, sonoriconosciute vettori della babesiosi canina.D. reticulatus è diffuso nelle regioni setten-trionali e mostra due picchi di attività con-centrate in primavera e autunno, mentreR. sanguineus si riscontra principalmentenelle regioni del bacino del Mediterraneoed è attiva dalla primavera all’estate (Dan-tas-Torres et al 2011). Ne consegue chel’andamento bimodale della babesiosi nelleregioni settentrionali è riconducibile allapresenza di D. reticulatus, mentre la comparsa

di casi di babesiosi tutto l’anno e soprattuttoin estate nelle regioni dell’area mediterranealascia intendere il coinvolgimento sia di D.reticulatus che di R. sanguineus nella tra-smissione dell’infezione protozoaria (René-Martellet et al 2013).In Italia potrebbe verificarsi un andamentodella babesiosi analogo a quanto osservatoin Francia, in quanto sono presenti entrambele specie di zecche e recentemente è statodimostrato il coinvolgimento di D. reticulatusin un focolaio di babesiosi canina in provinciadi Milano (Manfredi 2000, Olivieri et al2015).

Terapia e controlloLe infezioni da B. canis e B. vogeli possonoessere trattate con imidocarb dipropionatoe diminazene aceturato. L’imidocarb dipro-pionato al dosaggio di 7,5 mg/kg una solavolta o a 7 mg/kg due volte a distanza di 14giorni IM è in grado di sterilizzare l’infezione.

Il diminazene aceturato, 3,5 mg/kg una solavolta IM/SC, ha un basso margine di sicurezzaterapeutico e specialmente nei cuccioli ladose deve essere calcolata correttamentee non è consigliata la ripetizione del tratta-mento prima di 3 settimane.Il controllo delle infestazioni da zeccheè di fondamentale importanza al fine diprevenire la babesiosi canina e deve te-nere conto delle peculiarità dei vettoriD. reticulatus e R. sanguineus. In tal senso,gli ectoparassiticidi attivi nei confronti diqueste specie di zecche, indipentementedalla loro formulazione (collari, spray ospot-on) devono essere somministrati aicani a rischio di infezione in funzione delperiodo di attività della zecca. In NordItalia, in cui è segnalato D. reticulatus, ilperiodo di somministrazione degli ecto-parassiticidi deve essere esteso alla prima-vera e all’autunno per difendere efficace-mente i cani dal rischio di babesiosi.

11

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

• Cassini R, Zanutto S, Frangipane di Regalbono A, Gabrielli S, Calderini P, Moretti A, Tampieri MP, PietrobelliM. Canine piroplasmosis in Italy: epidemiological aspects in vertebrate and invertebrate hosts. Veterinary Pa-rasitology, 2009;165:30-35• Dantas-Torres F, Figueredo LA, Otranto D. Seasonal variation in the effect of climate on the biology ofRhipicephalus sanguineus in southern Europe. Parasitology, 2011;138:527-536• Halos L, Lebert I, Abrial D, Danlois F, Garzik K, Rodes D, Schillmeier M, Ducrot C, Guillot J. Questionnaire-based survey on the distribution and incidence of canine babesiosis in countries of Western Europe. Parasite,2014;21:13• Halos L, Lebert I, Chao I, Vourc’h G, Ducrot C, Abrial D, Ravier JF, Guillot J. Questionnaire-based survey ondistribution and clinical incidence of canine babesiosis in France. BMC Veterinary Research, 2013;9:41• Iori A, Gabrielli S, Calderini P, Moretti A, Pietrobelli M, Tampieri MP, Galuppi R, Cancrini G. Tick reservoirsfor piroplasms in central and northern Italy. Veterinary Parasitology 2010 170: 291-296• Köster LS, Lobetti RG, Kelly P. Canine babesiosis: a perspective on clinical complications, biomarkers, andtreatment. Veterinary Medicine: Research and Reports, 2015;6:119-128• Manfredi MT, Dini V, Piacenza S. Tick infestation in domestic carnivores from north Italy. Parassitologia,2000;42:203.• Olivieri E. et al. The southernmost foci of Dermacentor reticulatus (Ixodida, Ixodidae) and an associatedoutbreak of Babesia canis in dogs from Italy. Parasite & Vectors, 2015in press • René-Martellet M, Chêne J, Chabanne L, Chalvet-Monfray K, Bourdoiseau G. Clinical signs, seasonal occur-rence and causative agents of canine babesiosis in France: Results of a multiregional study. Veterinary Parasi-tology, 2013;197:50-58• Schoeman JP. Canine babesiosis. Onderstepoort Journal of Veterinary Research, 2009;76:59-66• Solano-Gallego L, Baneth G. Babesiosis in dogs and cats - Expanding parasitological and clinical spectra. Ve-terinary Parasitology, 2011;181: 48-60• Solano-Gallego L, Trotta M, Carli E, Carcy B, Caldin M, Furlanello T. Babesia canis canis and Babesia canisvogeli clinicopathological findings and DNA detection by means of PCR-RFLP in blood from Italian dogs su-spected of tick-borne disease. Veterinary Parasitology, 2008;157:211-221• Trotta M, Nicetto M, Fogliazza A, Montarsi F, Caldin M, Furlanello T, Solano-Gallego L. Detection of Leishmaniainfantum, Babesia canis, and rickettsiae in ticks removed from dogs living in Italy. Ticks and Tick-borne Diseases,2012;3:293-296

Bibliografia

La leishmaniosi canina è una delle piùimportanti malattie del cane, nonsolo per le implicazioni che ha nella

clinica veterinaria ma anche perché, trattan-dosi di una zoonosi trasmessa da artropodi,rappresenta un problema di sanità pubblica.I principali protagonisti di questa temibile pa-tologia sono il parassita, il flebotomo vettoree il cane.

Il parassitaLeishmania infantum (Kinetoplastida, Trypa-nosomatidae) è un protozoo intracellulareobbligato appartenente al genere Leishmania,che si rinviene in forma di amastigote nellecellule del sistema reticolo endoteliale (vederefoto 1) di ospiti vertebrati quali roditori,carnivori domestici (cane, gatto) e selvatici(volpi) nonché uomo. La forma infettante, ilpromastigote, è trasmessa dal flebotomo(artropode vettore) durante il pasto disangue. Sebbene diverse siano le specie diLeishmania isolate o caratterizzate moleco-larmente nel cane (ad es. otto nel SudAmerica), L. infantum è la specie maggior-mente diffusa al mondo, nonché l’unica pre-sente in Italia e in Europa. L’analisi immuno-enzimatica ed elettroforetica ha permessodi stabilire che lo zimodema MON-1 è lavariante enzimatica maggiormente presentenella regione del Mediterraneo, responsabiledi oltre il 90% dei casi di leishmaniosiviscerale nei cani e negli esseri umani.

Il flebotomoGli artropodi vettori di L. infantum sonorappresentati dai flebotomi (Diptera, Psy-chodidae) del genere Phlebotomus nel VecchioMondo e Lutzomyia nel Nuovo Mondo.Questi insetti sono definiti anche pappataciper via della loro peculiare attività predatoriasilenziosa, che si svolge prevalentemente alcrepuscolo o di notte. I flebotomi sono

dotati di un corpo esile, color sabbia,ricoperto di peluria, di dimensioni non su-periori ai 3 mm. Essi non sono abili volatoripoiché volano a una velocità di circa 1 m/sec e raramente percorrono distanzesuperiori a un chilometro. Tale comporta-mento del vettore spiega perché la distri-buzione dei casi di leishmaniosi canina sia ti-picamente a macchia di leopardo, ovverofocale e concentrata. I flebotomi maschi sinutrono di succhi vegetali zuccherini, mentrele femmine necessitano di un pasto disangue per la riproduzione. L’ovodeposizionesi realizza in ambienti (breeding sites) protettidal vento, come crepe e anfratti, contraddistintida un’elevata umidità e dalla presenza dimateriale organico.

In Italia meridionale il periodo di attività diquesti insetti inizia a maggio inoltrato etermina a ottobre, questo intervallo peròvaria a seconda delle temperature stagionali.Durante il periodo estivo, e in presenza dicondizioni favorevoli, ci possono essere dueo più generazioni di flebotomi, mentre ininverno essi possono andare in diapausaallo stadio di larva.In Italia i flebotomi vettori di L. infantumsono Phlebotomus perniciosus, Phlebotomusneglectus, Phlebotomus perfilewi e Phlebotomusariasi. Tra questi, P. perniciosus è il più diffusosia in aree urbane sia rurali (vedere foto 2).In alcuni focolai, i flebotomi possono esseretrovati nelle vicinanze o all’interno delle abi-tazioni, questa evenienza incrementa il rischio

12

� Malattie parassitarie nel caneLa leishmaniosi canina e le sue implicazioni

I principali protagonisti di questa temibile patologia sono il parassita,il flebotomo vettore e il cane.A

nim

ali d

a co

mpa

gnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Prof. Domenico Otranto DVM, PhD, Dip. EVPCFRES Professor of parasitic diseasesDepartment of Veterinary MedicineUniversity of Bari

Malattie parassitarie

Foto 1. Amastigoti di Leishmania infantum in un macrofago (citologia linfonodale).

di trasmissione di L. infantum al cane e al-l’uomo.Durante il pasto di sangue su un soggettoinfetto, il flebotomo ingerisce gli amastigoti,che, nel suo apparato digerente in circa 19-21 giorni mutano in promastigoti metacicliciche rappresentano la forma infestante.Sebbene in natura la puntura dei flebotomirappresenti la modalità principale di tra-smissione della leishmaniosi canina, altre viedi trasmissione dimostrate sono quelle at-traverso le trasfusioni di sangue o i trapiantid’organo a partire da donatori infetti; oppurela via verticale materno-fetale e quella ve-nerea.Modalità di trasmissione sospette ma nonancora dimostrate comprendono la tra-smissione diretta attraverso il morso o leferite, oppure mediante altri artropodi comezecche e pulci. Il primo caso potrebbespiegare la presenza della leishmaniosi caninain allevamenti e canili di aree non endemiche,in cui il vettore è considerato assente.Di particolare interesse è il recente rinveni-mento, attraverso l’impiego di metodichemolecolari, di L. infantum in zecche (Rhipice-phalus sanguineus) e pulci (Ctneocephalidesfelisfelis) che avevano compiuto il pasto disangue su animali infetti. Tuttavia, molti dubbipersistono circa il ruolo di altri artropodiquali vettori di L. infantum, anche se studirecenti hanno permesso l’isolamento dipromastigoti di L. infantum da zecche che sierano precedentemente alimentate su caniinfetti.

Il cane (e gli altri possibili ospiti)Il cane è l’ospite preferenziale di L. infantume ne è considerato il principale serbatoio.Infatti, i cani infetti esposti ai flebotomi rap-presentano la più importante fonte di infe-zione da L. infantum per altri animali recettiviche vivono nella stessa area. Gli aspetti cherendono il cane un ottimo reservoir del pro-tozoo sono rappresentati dall’elevata con-centrazione di amastigoti presenti nella cute,dalla tendenza a sviluppare una forma cronica(spesso asintomatica) di malattia e il lungoperiodo di prepatenza, durante il quale l’ani-male può non essere riconosciuto comeinfetto. Inoltre, l’alta densità nel territorio

urbano e rurale di cani randagi o inselvatichititipicamente malnutriti, scarsamente resistentiall’infezione aumenta il rischio che questisiano reservoir della patologia.Oltre al cane, altre specie di animali domestici(gatto) e selvatici (volpe, lupo e rattocomune) possono fungere da ospiti delprotozoo.Il gatto è stato considerato a lungo unospite resistente all’infezione da Leishmania,a causa del limitato numero di casi clinici ri-portati e dell’esigua quantità di reperti ne-croscopici riferibili all’infezione da L. infantum(in Italia dagli anni ‘80 e fino al 2010 sonostati descritti in dettaglio 10 casi di leishmaniosifelina in Sicilia, Sardegna, Liguria e Abruzzo).Ad oggi, tuttavia, il coinvolgimento del gattonell’epidemiologia della leishmaniosi è statodimostrato attraverso studi sperimentali dixenodiagnosi, nel corso dei quali si è potutaevidenziare la presenza di amastigoti di L. in-fantum nei flebotomi vettori dopo il pastodi sangue sul gatto. Il fatto che l’infezionedei gatti sia in genere asintomatica e che leforme cliniche siano rare (la malattia con-clamata si manifesta soprattutto in animalicon deficit immunitario, come avviene incorso di FIV e FeLV) suggerisce la possibilitàche questa specie possa svolgere un ruolo

di serbatoio secondario della leishmaniosinelle zone endemiche per L. infantum. Tra i selvatici, volpe rossa (Vulpes vulpes),lupo (Canis lupus) e ratto comune (Rattusrattus) sono reservoir di L. infantum, e possonocostituire un serbatoio selvatico primariodel protozoo. I dati sulla reale importanzaepidemiologica di questi animali rimangonoanocra limitati e sono a tutt’oggi oggetto diricerca e discussione. Tuttavia, l’eventualepartecipazione di altri ospiti-serbatoio nelciclo zoonotico di trasmissione di L. infantumnon può essere esclusa.Il cane, e in particolare i soggetti infettiasintomatici, rimangono un serbatoio effi-ciente per la leishmaniosi; per questaragione e poiché essi vivono nello stessoambiente e in stretto contatto con gliesseri umani, il controllo dell’infezionenelle aree endemiche deve essere garantitoin tutta la popolazione di animali recettivi.

Diffusione della leishmaniosicanina in Europa e in ItaliaLa leishmaniosi canina è un’infezione co-smopolita, segnalata in più di 50 Paesi, intutti i continenti, fatta eccezione per l’Oceania.In Europa è endemica nei Paesi mediterraneicome Portogallo, Spagna, Francia, Turchia,

13

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Foto 2. Phlebotomus perniciosus vettore di Leishmania infantum.

Foto R

.P. Lia

.

Grecia, Cipro e Italia. Tuttavia, essa destagrande preoccupazione anche in altri Paesiad oggi considerati non endemici, nei qualil’importazione di cani malati o infetti puòrappresentare un problema di sanità pubblicaveterinaria.Fattori di natura ambientale ed ecologica,quali i cambiamenti climatici, nonché le di-namiche socioeconomiche come l’aumentatamovimentazione di persone e animali (ades. viaggi, adozioni), hanno portato a uncambiamento nella distribuzione della lei-shmaniosi in Europa, così negli ultimi annil’areale di diffusione dell’infezione è au-mentato dalle regioni dell’Europa meridio-nale verso quelle settentrionali, con casiautoctoni segnalati in alcune aree dellaSvizzera e della Germania. In questo scenario,l’Italia rappresenta uno dei casi più esem-plificativi dei cambiamenti avvenuti nel-l’epidemiologia della leishmaniosi canina.Nel nostro Paese, infatti, l’infezione è passatadall’essere considerata negli anni ’90 en-demica solo nelle Regioni meridionali,insulari e centrali, ad essere oggi presente

e ben conosciuta anche in quelle setten-trionali, dove tuttavia si presenta con pre-valenze inferiori rispetto alle tradizionaliaree di endemicità.Nelle Regioni del nord (ad es. Piemonte,Lombardia, Regioni del nord-est) l’estensionedell’infezione da L. infantum è stata valutatasulla base del rilevamento di casi autoctoninel cane e nell’uomo e attraverso il con-fronto con i dati retrospettivi presenti inletteratura. Tra il 1990 e il 2002 sono statiaccertati sette focolai autoctoni di leishma-niosi nel cane mentre negli anni seguentisono stati diagnosticati clinicamente e sie-rologicamente sedici nuovi focolai, con unaprevalenza cumulativa del 2,1%. Questidati sono stati, inoltre, confermati dall’iden-tificazione, nelle stesse aree, di quattrospecie di flebotomi vettori del protozoo.Tra queste P. perniciosus e P. neglectus rap-presentano le specie le cui popolazionihanno subito un maggiore incrementonelle Regioni settentrionali, così comeemerso da recenti monitoraggi entomologici.Dal quadro descritto, emerge la necessità

di un’accurata valutazione dei rischi e dellecontromisure da mettere in atto perarginare l’incremento dell’infezione nel norddel Paese e nello stesso tempo per limitarei cicli endemici già esistenti.

La malattiaLa leishmaniosi canina è una patologia si-stemica a decorso cronico e a caratterenon stagionale, caratterizzata da un periodod’incubazione molto variabile che oscillada 1 mese a 4 anni e da una distribuzionebimodale (le forme cliniche appaiono conun primo picco negli individui fino a 3 annie, in uno successivo, dopo i 7 anni).Il pleomorfismo clinico è la principale ca-ratteristica di questa patologia che può es-sere del tutto asintomatica, presentarsi conforme paucisintomatiche con lesioni loca-lizzate (ad es. a livello della cute) oppurecon forme gravi e generalizzate, che possonoesitare nella morte dell’animale se nonadeguatamente trattate.Alla base di un pleomorfismo clinico cosìvariabile vi sono numerosi fattori quali il nu-mero di punture infettanti, la specie di Lei-shmania coinvolta ma, soprattutto, l’intensitàe il tipo di risposta immunitaria dei singolisoggetti. A questo riguardo, è opportunosottolineare come molti degli effetti patogeniche caratterizzano il quadro clinico più severodi leishmaniosi canina derivino, paradossal-mente, dalla risposta immunitaria umoraleper via della ipergammaglobulinemia e dellaprecipitazione degli immunocomplessi Lei-shmania-anticorpo a livello dei capillari didiversi organi quali fegato, rene e linfonodi. Ilrisultato è rappresentato da fenomeni diepato-, spleno e/o linfoadeno-megalia, insuf-ficienza epatica e renale e lesioni cutanee(vedere foto 3). In particolare, l’insufficienzarenale cronica è una grave conseguenzadella progressione della malattia e la principalecausa di mortalità. Diversamente, le formeasintomatiche sarebbero correlate a una ri-sposta immunitaria cellulo-mediata prevalenteche ha effetto parassiticida ed evita la com-parsa dei segni clinici che, tuttavia, potrebberomanifestarsi in condizioni di immunosop-pressione. Se le forme cliniche “classiche”con sintomatologia conclamata sono mag-

14

Ani

mal

i da

com

pagn

ia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Malattie parassitarie

Foto 3. Cane con segni clinici di leishmaniosi.

Foto R

.P. Lia

.

giormente diagnosticate nelle aree in cui laleishmaniosi è stata introdotta più di recente,le forme asintomatiche sembra siano mag-giormente frequenti nelle Regioni ad altaendemia.

La prevenzioneIl controllo della leishmaniosi canina è resocomplesso dall’elevato numero di variabiliin grado di condizionare le strategie diprevenzione. Tali variabili sono correlateall’ospite recettivo (tipo di risposta immu-nitaria), alla specie di Leishmania e, soprat-tutto, alla specie, alla densità di popolazione,alla distribuzione del vettore e al numerodi punture per soggetto.La medicina preventiva nei confronti dellaleishmaniosi canina prevede una serie d’in-terventi con due target principali: l’ospiterecettivo e il vettore. Tra le misure di con-trollo che interessano il cane vi sono l’eu-tanasia degli animali infetti sintomatici e iltrattamento dei cani infetti.In alcuni Paesi del mondo, come l’India e laCina, l’eliminazione dei cani infetti e consintomatologia conclamata è stata consi-derata a lungo come l’unico metodo efficaceper eradicare l’infezione da L. infantumnella popolazione canina e umana. Tuttavia,questa misura preventiva, oltre ad esserescorretta e inaccettabile da un punto divista etico, non è utile per diminuire l’inci-denza dell’infezione dal protozoo (sononumerosi gli esempi di tale insuccesso inBrasile) perché non tiene conto di numerose“variabili” quali, ad esempio: la presenza innatura di altri animali che possono fungereda reservoir del protozoo, i limiti di sensibilitàe specificità dei test sierologici impiegatinella diagnosi di leishmaniosi canina, l’au-mento della percentuale di soggetti sensibilinella popolazione in seguito alla rapida so-stituzione dei cani abbattuti con animaligiovani e, soprattutto, l’elevato numero dicani infetti asintomatici presenti tipicamentenelle aree endemiche.Diversamente, il trattamento dei cani infettiè necessario per incrementare la loroaspettativa di vita e migliorarne la qualità,ma anche per ridurne la carica parassitaria,l’infettività per i flebotomi vettori e, di

conseguenza, il rischio di trasmissione di L.infantum. Misure di prevenzione consistono nel con-trollo del vettore da attuare nell’ambiente(agendo contro le forme larvali e adultedell’insetto) e sull’ospite recettivo.I piani di controllo volti a ridurre la popo-lazione di flebotomi nell’ambiente consistononell’impiego di insetticidi a base di comecarbammati e piretroidi. Queste strategie,oltre ad aver dato scarsi risultati a medio elungo termine, sono impraticabili per diverseragioni tra le quali: l’impossibilità nel rag-giungere il microhabitat di larve e pupe(radici degli alberi, tane di animali) e i siti diriposo e riproduzione degli adulti, la difficoltànello stabilire il dosaggio dei principi attivida utilizzare e i costi elevati. Altri rischi de-rivanti dall’impiego degli insetticidi com-prendono l’impatto ambientale, l’attivitàresidua nei confronti degli altri organismi ein particolare i fenomeni di resistenza aiprincipi attivi (come già conosciuto peralcuni vettori della malaria).Ad oggi, lo strumento più efficace per ilcontrollo del vettore e della leishmaniosicanina consiste nell’evitare che il flebotomosi alimenti sul cane così da prevenire l’ino-culazione dei promastigoti infettanti e quindil’infezione da Leishmania. Per attuare questamisura di prevenzione si impiegano piretroidiin diverse formulazioni direttamente sul-l’ospite recettivo. Essi sono dotati non solodi attività insetticida, ma anche di un “effettorepellente” o “antifeeding” grazie al quale ilvettore non compie il pasto di sangue sulcane. Ad esempio, l’uso dei piretrodi conproprietà repellenti all’interno di collariimpregnati e formulazioni spot-on rappre-senta uno degli approcci più adatti a ridurreil rischio di infezione da L. infantum neicani. In particolare, collari impregnati di delta-metrina al 4% o di imidacloprid al 10% eflumetrina al 4,5%, così come spot-on con-tenenti imidacloprid al 10% e permetrinaal 50% sono stati impiegati in numeroseprove di campo per valutarne l’efficacia diprotezione nei confronti dell’infezione daL. infantum. Più di recente, sono state testatele capacità anti-feeding e adulticida della

combinazione fipronil e permetrina spot-on nei confronti di P. perniciosus nei cani. Irisultati indicano che la somministrazionemensile di questa nuova associazione diprincipi attivi offre un’ottima protezionenei confronti del flebotomo (cioè > 87%) epuò essere utilizzata per il controllo dellaleishmaniosi canina in aree endemiche. Come ultima potenziale misura di preven-zione nei confronti dell’infezione da L.infantum è opportuno considerare la vacci-nazione. Nel corso degli ultimi decenni,infatti, sono stati selezionati antigeni di Lei-shmania e adiuvanti adeguati che potesseroessere impiegati in vaccini efficaci nel pre-venire la comparsa dei segni clinici dell’in-fezione. Solo due vaccini, composti dafrazioni purificate del parassita con una sa-ponina come adiuvante, hanno dimostratodi poter conferire una protezione significativanei confronti dello sviluppo della malattiae sono stati registrati per il cane. I dati ri-guardanti l’efficacia del vaccino confermanola sua capacità di indurre una significativarisposta cellulo-mediata di tipo Th1 conproduzione di interferone gamma, attivazionedel killing macrofagico e riduzione dellacarica parassitaria. In definitiva, una malattia complessa emultifattoriale come la leishmaniosi caninarichiede un approccio integrato, direttoverso diversi target e che unisca all’attivitàpreventiva del vaccino, l’effetto repellentee insetticida dei piretroidi applicati local-mente.

15

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

• Franc M, Liénard E, Jacquiet P, Bonneau S, NavarroC, Bouhsira E. Efficacy of a new combination offipronil and permethrin (Effitix®) againstPhlebotomus perniciosus in dogs. Vet Parasitol.2015;212(3-4):156-60• Otranto D, Capelli G, Genchi C. Changingdistribution patterns of canine vector borne diseasesin Italy: leishmaniosis vs. dirofilariosis. Parasit Vectors.2009;2 Suppl 1:S2• Otranto D, Dantas-Torres F.- The prevention ofcanine leishmaniasis and its impact on public health.Trends Parasitol. 2013;29(7):339-45• Pennisi MG, Cardoso L, Baneth G, Bourdeau P,Koutinas A, Mirò G, Oliva G, Solano-Gallego L. LeishVetupdate and recommendations on feline leishmaniosis.Parasit Vectors. 2015;8:302.

Bibliografia

Nonostante l’ampia disponibilitàdi prodotti antielmintici, le infe-zioni da nematodi e cestodi

rappresentano ancora oggi il leitmotivdella clinica degli animali da compagnia.Promuovere “buone pratiche diagnosti-che” delle infezioni parassitarie nei pet èla base per “una buona pratica clinica” fi-nalizzata a salvaguardare salute e benes-sere di cani e gatti, mediante l’utilizzo diprodotti antielmintici ad ampio spettro,efficaci, sicuri e facili da somministrare. Ancora oggi, nonostante la vasta dispo-nibilità di prodotti antielmintici dotati dicomprovata efficacia, i nematodi e icestodi sono ampiamente diffusi sia incani e gatti padronali, sia in quellirandagi/vaganti e, soprattutto, nei soggettiospitati in canili/gattili/rifugi. Le conseguenze delle infezioni da elminti,in particolare di quelli a localizzazioneintestinale e cardiopolmonare, sono mol-teplici e influiscono negativamente sulbenessere e sulla salute degli animali dacompagnia. Il fenomeno è esacerbatodalle frequenti infezioni miste (inclusoco-infezioni con protozoi, batteri e virus)sostenute da diversi generi e specie dielminti a diversa biologia, epidemiologia,potere patogeno, potenziale zoonosico,etc. per i quali sono richiesti, di conse-guenza, differenti approcci clinici, diagnosticie terapeutici. Il problema non riguardasolo l’ambito medico veterinario maanche la salute pubblica, nell’ottica dellaOne Health, in quanto numerosi elmintidel cane e del gatto sono responsabili diimportanti zoonosi. Proprio per questo,negli ultimi anni è sor ta la necessità,anche in Europa, di disporre di lineeguida per il trattamento e il controllodelle infezioni parassitarie negli animalida compagnia, sulla scia di quanto già

realizzato negli USA (ad es. CompanionAnimal Parasite Council e American Hear-tworm Society).Nel 2006 è stato fondato l’EuropeanScientific Counsel Companion Animal Para-sites (ESCCAP), un’organizzazione indi-pendente non-profit composta da espertinel campo della parassitologia e della sa-lute pubblica in tutta Europa, il cui ruoloprincipale è di sviluppare linee guida peril trattamento e il controllo dei parassitinegli animali da compagnia, tutelarne lasalute, migliorare la sicurezza per la salutepubblica e preservare il legame tra glianimali da compagnia e l’uomo.Le linee guida ESCCAP (già disponibilisul sito ESCCAP Italia, vedere ar ticolo apagina 4) riassumono, con adattamentialla realtà nazionale, quanto emerge daglistudi su epidemiologia, terapia e controllodelle parassitosi in Europa. Recentemente,le 5 linee guida (dedicate, rispettivamente,al controllo di infezioni elmintiche, micosisuperficiali, ectoparassiti, malattie trasmesseda vettori e infezioni da protozoi) sonostate raccolte in un unico volume arric-chito anche da un capitolo dedicato agliantiparassitari per il cane e il gatto incommercio in Italia (ESCCAP Italia, 2015).I principali elminti a localizzazione inte-stinale e cardiopolmonare di cani e gatticomprendono:- nematodi, definiti anche “vermi tondi”,tra cui ascaridi (Toxocara canis, Toxocaracati, Toxascaris leonina), ancilostomidi (An-cylostoma caninum, Ancylostoma tubaeforme,Uncinaria stenocephala), trichuridi (Trichurisvulpis), filarie (Dirofilaria immitis) e strongilicardiopolmonari (Angiostrongylus vasorum,Crenosoma vulpis, Filaroides hirti, Oslerusosleri, Aelurostrongylus abstrusus, Troglo-strongylus spp.);- cestodi, definiti anche “vermi piatti” (Di-

pylidium caninum, Taenia spp., Echinococcusspp., Mesocestoides spp.).Nelle linee guida ESCAAP dedicate aglielminti sono riportati sinteticamente leprincipali caratteristiche (elementi di dis-seminazione nell’ambiente, modalità diinfezione, prepatenza, patenza, sintoma-tologia, diagnosi, rischio zoonosico) deipiù importanti nematodi e cestodi a lo-calizzazione intestinale e cardiopolmonaredel cane e del gatto.La conoscenza di queste caratteristicheè fondamentale per un controllo razionaledei diversi gruppi di elminti che presen-tano differenti:- localizzazioni: piccolo intestino (ascaridi,ancilostomidi e tenie), grosso intestino(trichuridi), cavità cardiache (filarie), vierespiratorie (strongili broncopolmonari);- ciclo biologico: diretto, ovvero senzal’interposizione di ospiti intermedi (ascaridi,ancilostomidi, trichuridi), oppure indiretto,con presenza di ospiti intermedi/paratenici(tenie, strongili broncopolmonari) o vettoribiologici (filarie);- possibilità di trasmissione: via transpla-centare (ascaridi) e/o transmammaria(ascaridi, ancilostomidi), diffusione me-diante ospiti paratenici (ascaridi, ancilo-stomidi);- epidemiologia: alcuni ad ampia distri-buzione geografica, altri (es. Dirofilariaed Echinococcus) presenti in aree geo-grafiche più limitate;- potenziale zoonotico (particolarmenteimportante per Echinococcus, Toxocara,Ancylostoma);- manifestazioni cliniche, variabili da infe-zioni asintomatiche a severi quadri clinici,a volte perfino fatali (es. Rinaldi et al2014), in base a fattori legati al parassita(specie, carica elmintica) e all’ospite (età,stato fisiologico, immunitario).

16

� Wormy petsNematodi e cestodi: un problema ancora attuale

Le infezioni da elminti rappresentano ancora oggi il leitmotivnella clinica degli animali da compagnia.A

nim

ali d

a co

mpa

gnia

Virbacnews n° 5 - Speciale malattie parassitarie - gennaio 2016

Prof.ssa Laura Rinaldi, PhD, Ass. EvpcDipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni AnimaliUniversità degli Studi di Napoli Federico II

Malattie parassitarie

Il controllo va mantenutocostantemente per tutta la vitadegli animaliLe infezioni da elminti rappresentano an-cora oggi il leitmotiv nella clinica deglianimali da compagnia. Ad esempio, lacostante presenza di vermi intestinali(ascaridi, ancilostomidi, trichuridi, cestodi)nei pet dipende, tra l’altro, da numerosifattori, tra cui: alcune specie molto proli-fiche (ascaridi), resistenza delle uova inambiente esterno (ascaridi, trichuridi, te-nie), trasmissione per via transplacentare(ascaridi) e/o transmammaria (ascaridi,ancilostomidi), diffusione mediante ospitiparatenici (ascaridi, ancilostomidi), la man-canza di diagnosi specifica, e soprattuttol’uso improprio di antielmintici. Da sfatareanche la falsa convinzione che si tratti diparassiti solo di “cuccioli” e “gattini”.Difatti, sebbene i soggetti giovani siano amaggior rischio nei confronti di alcunielminti, le parassitosi non sono in strettorapporto con l’età e il rischio si mantienenel corso della vita anche nei soggettiadulti e anziani. Il controllo, quindi, deveessere mantenuto costantemente pertutta la vita degli animali (ESCCAP, 2006).Inoltre, la movimentazione dei nostri ani-mali da compagnia resa più easy dalla le-gislazione europea, insieme ai cambiamentiglobali (climatici, sociali, economici, culturali,ecc) ha portato a nuovi scenari epide-miologici nei confronti di elminti, soprat-tutto quelli cardiopolmonari, che primavenivano considerati rari o limitati a ri-stretti territori geografici (ad es. Dirofilaria,Angiostrongylus). Il medico veterinario si trova ogni giornoa dover affrontare sfide sempre nuoveper la gestione, il controllo e il trattamentodi “vecchi” e “nuovi” parassiti dei pet edè un errore considerare questi organismi“obsoleti e superati” trascurando aspettilegati alla loro epidemiologia, diagnosi,prevenzione e controllo.

In primo luogo… wormy petsGli elminti non sono affatto rari nei canie nei gatti. Al contrario, le prevalenzesono tutt’altro che trascurabili sia in cani

e gatti padronali che nei soggetti ospitatiin canili e gattili. Le attività diagnostichedi routine presso i laboratori di parassi-tologia veterinaria e studi condotti invari Paesi europei e in varie Regioniitaliane su cani padronali evidenziano lapresenza di numerosi elminti, sia a loca-lizzazione gastrointestinale che cardio-polmonare, con elevate prevalenze(>30%). I cani presenti nei canili sono apiù alto rischio di parassitosi. I risultati diun recente studio nei canili della Campaniaha evidenziato la presenza, spesso con-temporanea, di Trichuris vulpis (96,8%),Toxocara canis (74,2%), Ancylostomidae(67,7%), Dipylidium caninum (56,7%), An-giostrongylus vasorum (11,3%) e Dirofilariaimmitis (8,8%) (Rinaldi et al 2012). Ana-logamente, i risultati di un recente studiomulticentrico condotto su gatti padronaliin Europa (Beugnet et al 2014) mostranola presenza di endoparassiti nel 35,1%dei soggetti esaminati. Lo studio ha evi-denziato numerosi elminti, sia a localiz-zazione gastrointestinale (25,7%) che car-diopolmonare (5,5%).Tra i nematodi intestinali, Toxocara cati èrisultato il più diffuso (19,7%), seguito daAncylostomidae (1,4%) e Toxascaris leonina(0,3%). Elementi parassitari riferibili a ce-stodi (capsule ovigere di Dipylidium cani-num e uova di Taenidae) sono stati ri-scontrati nel 7% dei gatti esaminati. Nu-merosi soggetti, inoltre, presentavano in-fezioni miste sostenute da 2 o più speciedi elminti. Da sottolineare anche l’elevato rischiodi contaminazione ambientale da partedi uova di elminti eliminate dai pet inambiente urbano. Vari studi condottinelle aree pubbliche di diversi centriurbani in Italia hanno evidenziato alteprevalenze di elementi parassitari (so-prattutto uova di Trichuris, Toxocara, An-cylostomidae), superiori al 15% in studicondotti a Napoli (Rinaldi et al., 2006) eMilano (Zanzani et al., 2014). Al fine dicontrollare la contaminazione ambientaledi elementi parassitari ESCAAP suggeriscemisure di prevenzione mediante tratta-menti antielmintici rigorosi, rispetto delle

norme igieniche, raccolta delle feci e, so-prattutto, un atteggiamento responsabileda parte del medico veterinario e delproprietario.

Secondo punto importante…la “buona diagnosi” La “buona diagnosi” delle infezioni el-mintiche in cani e gatti è la base per“una buona pratica clinica”. L’esame co-prologico è ancora oggi, in piena erabiotecnologica, la procedura maggiormenteutilizzata per la diagnosi di laboratoriodelle parassitosi da elminti (e da protozoi)a localizzazione gastrica, intestinale, epa-to-biliare e broncopolmonare negli animali(e nell’uomo). Classicamente l’esame co-prologico comprende l’esame macrosco-pico e l’esame microscopico. L’esamecopromacroscopico ricerca elminti adultio parte di essi nel materiale fecale. Legrandi dimensioni degli ascaridi e dellamaggior parte dei segmenti (proglottidi)dei cestodi consentono una facile visione;spesso la loro presenza nelle feci deglianimali è segnalata direttamente dai pro-prietari che attirano così l’attenzione sulproblema parassitario. Per altri elminti, lepiccole dimensioni o il colore, troppo si-mile a quello delle feci che li contiene,non consentono una visione facile.L’esame copromicroscopico è finalizzatoalla messa in evidenza e/o alla conta deicosiddetti elementi parassitari (EP) deglielminti (uova e larve) e dei protozoi(oocisti e cisti) presenti in un campionedi feci. Questa è la così detta coproscopiasensu stricto, invece la coproscopia sensulato è la ricerca di antigeni e/o DNA neicampioni fecali attraverso l’utilizzo di tec-niche immunologiche (es. ELISA) o mo-lecolari (es. PCR). L’esame microscopicoprevede tecniche qualitative e tecnichequantitative. Le prime consentono solola messa in evidenza degli EP; le seconde,definite anche tecniche di Faecal EggCount (FEC), permettono la messa inevidenza e soprattutto la conta (o lastima) degli EP. L’unità internazionale diriferimento nella conta degli EP è il“grammo feci”; a seguito di un esame

17

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

per elminti, quindi, i valori si esprimonoin uova per grammo feci (UPG) o larveper grammo feci (LPG). L’unico metodoper valutare l’efficacia degli antielminticie di conseguenza per stabilire la presenzadi antielmintico resistenza è il Faecal EggCount Reduction Test (FECRT).La copromicroscopia quantitativa solita-mente richiede tecniche di arricchimento(basate sulla flottazione o sedimentazione)che consentono di concentrare gli EPpresenti nell’aliquota in esame e separarlidai detriti fecali. Tra le tecniche FEC dimaggior utilizzo ricordiamo le tecnicheFLOTAC e Mini-FLOTAC, McMaster, oltreai numerosi kit in commercio. La tecnicaBaermann è elettiva per la ricerca dilarve di elminti. In tutti i casi, l’accuratezzadei risultati di un esame copromicrosco-pico dipende dal campionamento, dallaconservazione del campione e dalla tec-nica utilizzata, inclusa la scelta della solu-zione flottante.Una buona diagnosi coprologica richiedeinnanzitutto un corretto campionamento.Se il campione non viene prelevato di-rettamente dal medico veterinario, è ne-cessario fornire chiare istruzioni al pro-prietario.Per cani e gatti, il campione (2-5 g) deveessere prelevato da feci raccolte su unasuperficie asciutta e pulita e riposte inun contenitore a chiusura ermetica, megliose con tappo a vite. Un’etichettaturacompleta dovrebbe prevedere la data, lalocalità del prelievo, la specie animale,eventualmente il nome, l’età, il sesso, l’at-titudine, il nome e l’indirizzo del pro-prietario.Per quanto riguarda la conservazione,meglio lavorare su campioni freschi, esa-minati possibilmente entro la giornata; incaso contrario è necessario refrigerarli a+ 4 °C (per non oltre 3-5 giorni) per li-mitare la evoluzione e/o l’alterazionedegli EP. Per periodi più lunghi si rendenecessaria l’aggiunta di un conservante(ad es. formalina 5% o altro idoneo con-servante); mentre il congelamento incidesempre negativamente sui risultati. Tuttiquesti fattori sono tuttavia raramente

Ani

mal

i da

com

pagn

ia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Malattie parassitarie

18

Principali parassiti dei pet e strumenti FLOTAC per copromicroscopia quali-quantitativa.

presi in considerazione e l’esame copro-logico, seppure adoperato di routinenella pratica clinica veterinaria, spessoviene eseguito con eccessiva superficiali-tà.Non è più accettabile utilizzare procedurediagnostiche inadeguate banalizzandol’approccio con “it’s only a faecal sample...vabbè è solo un campione di feci”. La dia-gnostica copromicroscopica deve avvalersidi conoscenza e professionalità nell’utilizzodi strumenti diagnostici multivalenti, sen-sibili e accurati da utilizzare nella praticaclinica per screening diagnostici, monito-raggi e follow-up post trattamento.Particolare efficienza per FEC e FECRTnei pet è stata dimostrata dalle tecnicheFLOTAC (Cringoli et al 2010): nuovetecniche copromicroscopiche quali-quan-titative multivalenti altamente sensibili,precise e accurate, i cui protocolli sonostati pubblicati anche sulla prestigiosarivista scientifica internazionale “NatureProtocols” e la cui efficienza ha attiratol’attenzione dei laboratori di parassitologiaveterinaria e umana di varie parti delmondo. La “famiglia” FLOTAC a tutt’oggicomprende tre strumenti diagnostici:FLOTAC, Mini-FLOTAC e Fill-FLOTAC.Tali strumenti sono stati validati per ef-fettuare una diagnosi sensibile (fino a 1UPG/LPG per gli elminti) accurata e pre-cisa tenendo soprattutto in considerazionela sicurezza dell’operatore (sono sistemi“chiusi”). Le tecniche FLOTAC, utilizzandodue soluzioni flottanti (una a base disodio cloruro e l’altra a base di zincosolfato) presentano un ampio spettrodiagnostico, consentendo nel cane e nelgatto la diagnosi quantitativa contempo-ranea di protozoi che eliminano oocistie cisti, e di elminti che eliminano uova elarve (Rinaldi et al., 2006; Cringoli et al2011; Maurelli et al 2014; Lima et al2015). Qualunque sia la tecnica utilizzata, atten-zione anche al frequente riscontro dipseudoparassiti! L’attitudine di alcuni canialla coprofagia fa sì che all’esame copro-microscopico possano essere spesso pre-senti uova di elminti - tra cui Toxocara

(incluso Toxocara cati), Trichuris e Taenidaeche, poiché molto resistenti nell’ambienteesterno, una volta ingerite passano inal-terate nell’apparato digerente del cane,dando così un falso responso parassito-logico. Uno studio svolto in Olanda haevidenziato che la coprofagia era re-sponsabile di errati responsi parassitologicinel 49% dei cani esaminati (Nijsse et al2014). Quindi, l’esame coprologico ri-chiede un’accurata interpretazione, basatasu precisi dati di segnalamento e anamnesi,sia individuale che ambientale.

Dulcis in fundo… il corretto usodegli antielminticiSono oltre 50 i prodotti antielminticiper cane e gatto disponibili in commercioin Italia, paradossalmente in numero su-periore rispetto agli elminti parassiti(Cringoli et al 2011). Eppure i parassitisono tuttora una costante negli animalida compagnia… allora dove è il problema?Senza regole gli antielmintici non fun-zionano! Non perché siano diffusi fe-

nomeni di antielmintico resistenza - alcontrario i farmaci funzionano perfinonei canili (Rinaldi et al 2015) - maperché la gestione dei trattamenti anti-parassitari da parte dei medici veterinari(e ancor più dei proprietari…) spessonon è corretta. Difatti, il controllo delleparassitosi è un problema complessoche necessita indispensabilmente di unapuntuale e accurata diagnosi al fine di unutilizzo razionale del farmaco.Per la situazione epidemiologica delnostro Paese, ESCCAP suggerisce pianidi controllo mirati verso i diversi elmintiparassiti di cani e gatti.La prima regola da seguire è quella dievitare trattamenti “alla cieca”, occasionalie sporadici, piuttosto occorre eseguiretrattamenti mirati, continuati e regolari.Trattamenti annuali o biennali non sisono dimostrati efficaci nel prevenireinfezioni patenti e l’indicazione generaledi ESCCAP è quella di un trattamentoripetuto almeno 4 volte nel corso del-l’anno (ESCCAP 2015). Gli antielmintici

19

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Al fine di controllare la contaminazione ambientale di elementi parassitari ESCCAP suggerisce misure di prevenzionemediante trattamenti antielmintici rigorosi, rispetto delle norme igieniche, raccolta delle feci e, soprattutto, unatteggiamento responsabile da parte del medico veterinario e del proprietario.

devono essere scelti in base alla loro ef-ficacia, sicurezza e facilità di sommini-strazione (inclusa l’appetibilità per i pro-dotti per os).L’ampio spettro d’azione è un’altra im-portante caratteristica dei prodotti incommercio per i pet, in particolare perquelli che vivono all’aperto e sono mag-giormente esposti al rischio di parassitosi.Quando sono frequenti le infezioni misteda nematodi e cestodi, sono utili le asso-ciazioni di antielmintici a base, ad esempio,

di lattoni macrociclici (avermectine e mil-bemicine) attivi contro i “vermi tondi”, epraziquantel, farmaco di elezione neiconfronti dei cestodi. La somministrazioneorale di associazioni a base di milbemicinaossima e praziquantel risulta efficace peril controllo simultaneo di ancilostomidi,ascaridi, trichuridi e cestodi, ma ancheper la prevenzione della dirofilariosi car-diopolmonare e per la riduzione deilivelli di infezione di angiostrongilosi. Oltreall’efficacia e alla sicurezza, la scelta del-

l’antielmintico può essere influenzata daaltre caratteristiche come ad esempio lafacilità di somministrazione e la appetibilità(Bernachon et al 2014; Rinaldi et al2015).Nella pratica clinica ambulatoriale il me-dico veterinario deve utilizzare tutti glistrumenti a disposizione (diagnostici, pro-filattici e terapeutici) per un controlloresponsabile delle infezioni da elminti,evitando di sottoporre gli animali (so-prattutto i cuccioli) a trattamenti farma-cologici non necessari. L’attenzione alproblema deve essere mantenuta co-stantemente per tutta la vita dei petsmediante protocolli antielmintici perso-nalizzati (in base a età, stato fisiologico,ambiente, stile di vita, spostamenti, rischiodi infezione), un approccio integrato (cli-nico, parassitologico), una formazionecontinua, e una corretta informazione aiproprietari.

Per concludere… gli elmintisono “alla moda” Anche se per lungo tempo sottovalutati,questi parassiti stanno ricevendo l’atten-zione che meritano sia in Medicina vete-rinaria che in Medicina umana. Questo ètestimoniato dal successo di ESCCAP,dal rinnovato interesse da parte di orga-nizzazioni internazionali (ad es. la WorldHealth Organization e la Bill & MelindaGates Foundation), nonché - ciliegina sullator ta - dal conferimento del PremioNobel in Medicina nel 2015 a ricercatoriche hanno rivoluzionato il trattamentodelle malattie parassitarie mediante l’uti-lizzo di lattoni macrociclici.

Ani

mal

i da

com

pagn

ia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Malattie parassitarie

20

• Bernachon N, McGahie D, Corvaisier D, Benizeau E, Crastes N, Chaix G. Comparative palatability of two veterinarydewormers (Milpro® and Milbemax®): a blinded randomised crossover cat study. Vet Rec Open,2014;1(1):e000080.• Beugnet F, Bourdeau P, Chalvet-Monfray K, Cozma V, Farkas R, Guillot J, Halos L, Joachim A, Losson B, Miró G,Otranto D, Renaud M, Rinaldi L. Parasites of domestic owned cats in Europe: co-infestations and risk factors. ParasitVectors 2014;7:291.Cringoli G et al. 2011. Parassiti d’Italia. Società Italiana di Parassitologia. Mappe Parassitologiche 14. Senior EditorCringoli G, 2011. ISBN: 978-88-95230-02-3.• Cringoli G, Rinaldi L, Maurelli MP, Utzinger J. FLOTAC: new multivalent techniques for qualitative and quantitativecopromicroscopic diagnosis of parasites in animals and humans. Nat Protoc 2010;5:503-515.• ESCCAP, 2006. Linea Guida No.1: Controllo delle infestazioni elmintiche nel cane e nel gatto.• ESCCAP, 2015. Linee guida ESCCAP per il trattamento e il controllo dei parassiti degli animali da compagnia byGenchi C, Kramer L, Peano A, Ferroglio E, Poglayen G, Brianti E, Otranto O, Rinaldi L, Cringoli G. ISBN 978-88-909777-2-5.• Lima VF, Cringoli G, Rinaldi L, Monteiro MF, Calado AM, Ramos RA, Meira-Santos PO, Alves LC. A comparison ofmini-FLOTAC and FLOTAC with classic methods to diagnosing intestinal parasites of dogs from Brazil. Parasitol Res2015;114:3529-3533. • Maurelli MP, Rinaldi L, Alfano S, Pepe P, Coles GC, Cringoli G. Mini-FLOTAC, a new tool for copromicroscopicdiagnosis of common intestinal nematodes in dogs. Parasit Vectors 2014;7:356.• Nijsse R, Mughini-Gras L, Wagenaar JA, Ploeger HW. Coprophagy in dogs interferes in the diagnosis of parasiticinfections by faecal examination. Vet Parasitol 2014;204: 304-309.• Rinaldi L, Biggeri A, Carbone S, Musella V, Catelan D, Veneziano V, Cringoli G. Canine faecal contamination andparasitic risk in the city of Naples (southern Italy). BMC Vet Res 2006;2:29.• Rinaldi L, Cortese L, Meomartino L, Pagano TB, Pepe P, Cringoli G, Papparella S. Angiostrongylus vasorum:epidemiological, clinical and histopathological insights. BMC Vet Res 2014;10:236. • Rinaldi L, Pennacchio S, Musella V, Maurelli MP, Guariglia I, Cappelli G, Cringoli G, 2012. Kennel dogs and helminthinfections in the Campania region. Proceedings of the Italian Conference of the Italian Society of Parasitology(SOIPA), 45.• Rinaldi L, Pennacchio S, Musella V, Maurelli MP, La Torre F, Cringoli G, 2015. Helminth control in kennels: is thecombination of milbemycin oxime and praziquantel a right choice? Parasit Vectors 8: 30. • Zanzani SA, Di Cerbo AR, Gazzonis AL, Genchi M, Rinaldi L, Musella V, Cringoli G, Manfredi MT. Canine fecalcontamination in a metropolitan area (Milan, north-western Italy): prevalence of intestinal parasites and evaluationof health risks. Scientific World Journal 2014:132361.

Bibliografia

21

� La scelta del medico veterinarioMilpro®Vet: l’alternativa Virbac per gli endoparassiti

Milpro® Vet ha un ampio spettro d’azione; agisce nei confrontidei principali parassiti intestinali dei pet

Anim

ali da compagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Stefania Rotondi DMVProduct manager Virbac Italia

Malattie parassitarie

Cos’è Milpro® VetMilpro® Vet è un prodotto contro i pa-rassiti intestinali del cane e del gatto abase di milbemicina ossima e praziquantel.Milpro® Vet non può essere consideratosemplicemente un prodotto generico delleader del mercato degli endoparassitariin Europa, anche se contiene gli stessiprincipi attivi, nelle stesse concentrazioni,del prodotto di riferimento. Milpro® Vetè invece un prodotto ibrido, in quantoper la registrazione sono stati effettuati

e presentati studi relativi alla tollerabilità,l’efficacia verso tutti i parassiti del fogliettoillustrativo e la bio-equivalenza per ciascunaspecie di registrazione. Milpro®Vet ha un ampio spettro d’azione;agisce nei confronti dei principali parassitiintestinali dei pet: Dipylidium caninum,Taenia spp, Echinococcus spp, Mesocestoidesspp, Ancylostoma caninum, Toxocara canis,Trichuris vulpis, Crenosoma vulpis e Angio-strongylus vasorum neicani; Dipylidium cani-num, Taenia spp, To-xocara cati e Ancylo-stoma tubaeforme neigatti. Milpro® Vet è anche indicato per laprevenzione della filariosi cardiopolmonarequando è indicato un trattamento con-comitante contro i cestodi.Studi condotti mediante infestazioni spe-rimentali dimostrano fino al 100% di effi-cacia (vedere figura 1 e tabelle 1 e 2).

Milpro® Vet:sviluppo e produzioneLa produzione di Milpro®Vet ha richiestoanni di ricerca e sviluppo; una delle sfideè stata quella di realizzare delle compressefacili da somministrare a cani e gatti(vedere figura 2). Si è lavorato molto sul-l’appetibilità, in quanto da una parte lamilbemicina ossima è chimicamente in-compatibile con la maggior parte degli

agenti appetibilizzanti,dall’altra il praziquantelpresenta un saporeamaro poco graditodai pet. La soluzione

adottata è stato un innovativo processoproduttivo: il rivestimento, in fase finale,delle compresse in modo da ridurre ilcontatto tra l’appetibilizzante (in superficie)e i principi attivi. Questo sistema pro-duttivo, tecnicamente molto complesso,e l’innovativa formulazione, hanno richiesto

Figura 1. L’Efficacia di Milpro®

1. Bernachon N, De Vos C, De Mari K, Bonneau S. Theefficacy of Milpro® tablets against adult Echinococcusmultilocularis in experimentally infected dogs, randomized,parallel-group, blinded and negative controlled study. -Poster presentato alla 25° Conferenza internazionale dellaWAAVP (World Association for the Advancement ofVeterinary Parasitology), Liverpool (UK), 15-20/8/2015.

Figura 2. Milpro® Vet facilita il compito dei proprietari nella prevenzione dei parassiti intestinali.

2. Dossier di registrazione.

3. Bernachon N, McGahie D, Corvaisier D, Benizeau E, Crastes N, Chaix G. Comparative palatability of two veterinarydewormers (Milpro® and Milbemax®): a blinded randomized crossover cat study. Vet Rec Open, 2014;1:e000080.

importanti investimenti per una nuovalinea produttiva, utilizzata per la primavolta in Virbac e brevettata sia in Francia

che in Giappone. Il risultato è stato un’ap-petibilità anche maggiore rispetto al pro-dotto di riferimento, con però lo stesso

spettro d’efficacia.Oltre all’appetibilità, anche la forma e ilcolore delle compresse hanno rappre-

Ani

mal

i da

com

pagn

ia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016

Malattie parassitarie

22

Tabella 1. Risultati dello studio sul trattamento con Milpro® contro T. leonina nel cane1

Gruppo Numero Milpro® Giorno di N° cani N° vermi Efficacia di cani orale trattamento con vermi per cane di Milpro®vet 1 10 No No 10 su 10 2-20 vermi n.v. 2 10 Si Giorno 0 3 su 10 1-2 vermi 97,2%

1. Bonneau S, De Vos C, De Mari K, Bernachon N. The efficacy of Milpro® tablets against adult Toxascaris leonina in experimentally infected dogs, randomized, parallel-group, blinded and negative controlled study.Poster presentato alla 25° Conferenza internazionale della WAAVP (World Association for the Advancement of Veterinary Parasitology), Liverpool (UK), 15-20/8/2015.

Tabella 2. Efficacia di Milpro® nei confronti di E. multilocularis nel cane e nel gatto

Scolici di E. multilocularis rinvenuti nei cani

Parametro basato Gruppo 1 Gruppo 2 (adulti)sul numero totale (controlli negativi) (milbemicina/praziquanteldi protoscolici n=10 al giorno 18) n=10

Mediana 312,5 0Minimo 0 0Massimo 990 0Media geometrica 91 0Media aritmetica 304 0Test Anova per la superiorità p<0,0001

Scolici di E. multilocularis rinvenuti nei gatti

Parametro basato Gruppo 1 Gruppo 2 (adulti) Gruppo 2 (giovani)sul numero totale (controlli negativi) (trattato con Milpro® (trattato con Milpro®

di protoscolici n=10 al giorno 11) n=10 al giorno 0) n=10

Mediana 461,5 0 0Minimo 5 0 0Massimo 1470 0 0Media geometrica 216 0 0Media aritmetica 481 0 0Test Anova per la superiorità p<0,0001 (Gruppo 1 rispetto al gruppo 2 o gruppo 3)

Cvejic D, Schneider C, Fourie J, de Vos C, Bonneau S, Bernachon N, Hellmann K. Efficacy of a single dose of milbemycin oxime/praziquantel combination tablets, Milpro®, against adult Echinococcus multilocularisin dogs and both adult and immature E. multilocularis in young cats. Parasitol Res. 2015 Dec 11. [Epub ahead of print].

sentato una sfida: si è cer-cato di realizzare dellecompresse che fossero ilpiù simili possibili al pro-dotto di riferimento siaper forma che per colore.Questo ha richiesto un in-tenso lavoro di team tra idipartimenti di Marketingoperativo e strategico, Le-gale e di Ricerca e Svilup-po.Sono state così realizzateper Milpro®Vet delle com-presse piccole e ovali, peri cuccioli, i gatti e i gattini,e rotonde per i cani soprai 5 kg, di colore da beige amarrone chiaro per cuccioli e cani, marroniper i gatti di peso superiore a 2 kg e darosa a rosse per i gattini, ottimizzate inmodo che siano assunte spontaneamentedai pet e facilmente ingerite. Le compressesono inoltre confezionate in blister di al-luminio in modo da proteggerle dallaluce e dall’umidità così da preservareinalterati efficacia e sapore. Inoltre, una

volta aperto il blister, le compresse pos-sono essere conservate e utilizzate finoa 6 mesi.

Vantaggi per il medicoveterinarioe per il proprietarioLe infestazioni parassitarie continuano acostituire un problema ampiamente diffuso

tra gli animali domestici e rap-presentano anche una pre-occupazione per la salute pub-blica. Solo il medico veterinarioè in grado di prevenire, dia-gnosticare e curare i pet at-traverso terapie personalizzatein relazione allo stile di vita ealle abitudini del singolo sog-getto. La disponibilità quindidi un prodotto come Milpro®

Vet che richiede una ricettamedico veterinaria sempliceripetibile, consente al medicoveterinario di consolidare ilsuo ruolo centrale come l’uni-co esperto di salute dei nostricani e gatti.

L’efficacia e la facilità di somministrazionerappresentano invece i due criteri essenzialiche facilitano il proprietario nella com-pliance e nell’adesione al piano terapeutico. Milpro® Vet è inoltre disponibile in con-fezioni da 2 compresse per cuccioli, cani,gatti e gattini in modo da evitare sprecodi prodotto, e si presenta ai proprietaricon un prezzo accattivante.

23

Malattie parassitarieA

nimali da com

pagnia

Virbacnews n° 5 - Speciale parassiti - gennaio 2016