FestadelPapà - GIOMI · 2015-06-04 · le mimose che vengono donate in questo giorno, sono un...

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D urante i festeg- giamenti riguardanti tutti i compleanni di questo periodo particolare attenzione è stata dedicata alla festa del papa’. Quest’anno, a grande richiesta, la festa del papà è stata festeggiata nella manie- ra piu’ tradizionale possibile: nella nostra stanzetta di terapia occupazionale siamo riusciti ad “attrezzare” una mini cucina dove, nell’ambito del programma del laboratorio di cucina, sono state fatte le tradizionali fritelle di S. Giuseppe. Ovviamente la parte del leone l’hanno fatta i nostri ospiti che fra canzoni e risa- te hanno preparato due pastelle diverse, una con la mollica di pane e l’altra con il riso che con il lento ribollire si sono pre- sto trasformate il deliziose fragranze dorate dal gusto morbidissimo il cui pro- fumo si è sparso per i corridoi della nostra rsa. Ma non finisce qui! I festeggiamenti sono proseguiti nel pomeriggio al piano, con le preziose delizie della nostra cuci- na ufficiale. tanti auguri a tutti i festeggia- ti ed a tutti i papà. C ome ogni anno anche qui alla Madonna Del Rosario sono ini- ziati i prepa- rativi di Pasqua, e con grande entusiasmo gli ospiti della resi- denza, insieme alla terapia occupaziona- le hanno creato dei piccoli cestini. Utilizzando le mollette di legno smontate ed incollate tra di loro, che in un secondo momento sono state dipinte sempre dagli ospiti con colori pastello che richiamano i colori tipici della Pasqua. Ogni cestino cosi realizzato è stato riempito poi con ovetti di cioc- colata ed e stato donato a tutti i ses- santa ospiti delle R.S.A. 15 Festa del Papà Cestini di Pasqua

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Durante if e s t e g -giamenti

riguardanti tutti icompleanni di

questo periodo particolare attenzione èstata dedicata alla festa del papa’.Quest’anno, a grande richiesta, la festadel papà è stata festeggiata nella manie-ra piu’ tradizionale possibile: nella nostrastanzetta di terapia occupazionale siamoriusciti ad “attrezzare” una mini cucinadove, nell’ambito del programma dellaboratorio di cucina, sono state fatte letradizionali fritelle di S. Giuseppe.Ovviamente la parte del leone l’hannofatta i nostri ospiti che fra canzoni e risa-

te hanno preparato due pastelle diverse,una con la mollica di pane e l’altra con ilriso che con il lento ribollire si sono pre-sto trasformate il deliziose fragranzedorate dal gusto morbidissimo il cui pro-fumo si è sparso per i corridoi della nostrarsa. Ma non finisce qui! I festeggiamentisono proseguiti nel pomeriggio al piano,con le preziose delizie della nostra cuci-na ufficiale. tanti auguri a tutti i festeggia-ti ed a tutti i papà.

Come ognianno anchequi alla

Madonna DelRosario sono ini-

ziati i prepa-rativi diPasqua, econ grandeentusiasmogli ospitidella resi-

denza, insieme alla terapia occupaziona-le hanno creato dei piccoli cestini.

Utilizzando le mollette di legno smontateed incollate tra di loro, che in un secondomomento sono state dipinte sempre dagliospiti con colori pastello che richiamano icolori tipici della Pasqua. Ogni cestinocosi realizzato è stato riempito poi conovetti di cioc-colata ed estato donatoa tutti i ses-santa ospitidelle R.S.A.

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Festa del Papà

Cestini di Pasqua

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M i presento: mi chiamo

Eugenio John Panaro.Sono nato a Philadelphia, Pensylvenia,Stati Uniti, il 24 gennaio del 1927.Come avrete intuito sono figlio di emi-granti italiani, sono un italoamericano diprima generazione.Mio padre è nato a Chieti, in Abruzzo esi chiamava Eugenio anche lui; miamadre invece è nata a Polica, vicino aSalerno. Si sono conosciuti e sposati aPhiladelphia.Io sono il più piccolo di cinque figli; miopadre lavorava in una fabbrica di forniper la cucina e con quel modesto sti-pendio è riuscito a mandare tutti i figli ascuola.Ho studiato fino ai 16 anni d’età ed a 17anni sono entrato nella Marina MilitareAmericana chiamata US NAVY. Hoconcluso il corso di addestramento nel1944 e sono stato subito mandato inguerra, nel teatro del Pacifico contro igiapponesi, più precisamente adOkinawa.

Il mio primo lavoro per la marina era ilradiotelegrafista, imbarcato sulla USSSCRIBNER APDIZZ e sono rimastoimbarcato su questa nave per 2 anni emezzo, muovendomi sempre tra Cina eGiappone. Tra il 1947 e di il 1961 hopraticamente girato tutto il mondo.Sono stato prima a Panama, poi inPerù, in Marocco, in Portogallo, nelMediterraneo; tra il 1956 ed il 1958sono stato anche a Bagnoli vicinoNapoli. Sono stato imbarcato in diversenavi tra cui la USS RECOVERY, la USSCAMBRIA e la USS GUADALCANAL.Nel 1961 ho lavorato per l’ambasciataamericana a Roma fino al 1964 quandomi sono congedato con il grado di Capo(CHIEF). Durante questo periodo gio-cavo a baseball in serie A con i RomaSenators al campo dell’ Acqua Acetosa.Ho fatto 5 campionati in Italia collezio-nando anche qualche “homerun”. Sonostati 5 anni di sport bellissimi che mihanno permesso di visitare gran partedell’Italia.E’ stato durante la mia permanenza inItalia e più precisamente a Roma cheho incontrato quella che sarebbe diven-tata mia moglie Dantina PicottiE’ stato amore a prima vista. Sebbenel’avessi appena incontrata avevo giàcompreso che la donna giusta per mesarebbe stata lei.Lei aveva studiato inglese a scuola elavorava per la PANAM come interpre-te, vicino l’aereoporto di Fiumicino. Ungiorno io rientravo con la mia nave nelporto di Fiumicino e li ci siamo visti perla prima volta. Poi ci siamo incontrati di

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Storia di un Americano...

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nuovo a Via Fanti dell’amore vicinol’ambasciata americana; lei abitava livicino così ci incontravamo spesso e cifermavamo a parlare, in inglese natu-ralmente.Poi abbiamo cominciato a parlare la lin-gua internazionale dell’amore ed il 28settembre del 1963, quando lei avevaappena compiuto appena 21 anni ed io35, ci siamo sposati.Nel 1964 mi sono congedato e siamoandati negli Stati Uniti; poi, tra il 1967ed il 1968, ci siamo di nuovo trasferiti inItalia e dopo qualche anno io solo sonodovuto tornare negli Stati Uniti per assi-stere mia madre che era molto anzia-na. Lavoravo in un ufficio postale aMonth Ephraim in New Jersey, un pic-colo paese a 5 km dal fiume Delawere,vicino al confine con la Pensylvania evicino alla mia Philadelphia.Per più di 15 anni, ogni 4 o 5 mesi,prendevo l’aereo per Roma e poi ritor-navo a lavoro tutto per rivedere la miaDantina. Nel 1988 sono andato in pen-sione e nel 1994 è scomparsa miamadre all’età di 102 anni. Nel 1995 misono quindi stabilito con Dantina defini-tivamente a S. Remo dove abbiamoabitato per 1 anno e mezzo. Poi siamotornati a Roma alla Giustiniana e nel2004 ci siamo trasferiti nuovamente,questa volta a S. Martino al cimino.Purtroppo nel settembre 2006 ho dovu-to subire un intervento di amputazionealla gamba sinistra. Ho fatto 6 mesi diriabilitazione a Villa Immacolata e nelmaggio del 2007 sono arrivato qui alGiovanni XXIII ed eccomi qua!

Posso dire senza ombra di dubbio e peresperienza diretta che l’Italia è il piùpaese del mondo: ha un bel clima e deibei posti ma soprattutto la gente èmolto simpatica e gli italiani possiedonoil cuore più grande che esiste al mondo.Anche il Perù è molto bello. Il clima èperfetto, la temperatura è sempre sui25° C tutto l’anno. Il Marocco pure èmolto bello con la sua capitale Rabat eCasablanca è molto interessante “se micapite al volo”.Devo dire che i miei 21 anni in marinasono stati una grande esperienza per-ché ho potuto conoscere molti luoghi emolte persone ma alla fine ho sceltol’Italia, soprattutto per Dantina.La mia vita qui al Giovanni XXIII è gra-devole e tranquilla; provo ancora delledifficoltà a muovermi con la mia gambaartificiale ed attraverso questa espe-rienza ho scoperto una cosa dell’Italiache non mi piace e cioè che ci sonotroppi sprechi.Spero di finire presto la riabilitazione etornare alla mia casa di S. Martino. Dabuon americano mi piace molto il base-ball e mi piace molto anche il caffèamericano ed è così che vi voglio salu-tare, con la mia tazza di vero caffé ame-ricano in mano.Ciao a tutti.

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Molto Italiano...

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La RSA Flaminia si sta preparando,anche quest’anno, per festeggiarein grande stile la Santa Pasqua.

Grazie alla terapia occupazionale eal costante impegno dei terapisti edei nostri, ormai collaudati ospiti

“artisti”, si stanno preparando con grandemotivazione, passione ed creatività, tantimanufatti in gesso il cui tema sarà appun-to la festività Pasquale. Ogni ospite done-rà il proprio oggetto realizzato ai propricari. Gli ospiti augurano a tutti una SantaPasqua ricca di tanta pace e serenità.

Lo scorso 8 marzo abbiamo festeg-giato la consueta festa della donnaanche all’interno della nostra strut-

tura. Come l’anno passato sono stateraccolte alcune fronde di mimose dallepiante che crescono nel giardino dellanostra residenza. Alcuni nostri pazientisono stati coinvolti nella preparazione deimazzetti da donare ad ogni donnaospitata nella residenza, abbiamo

cercato di coinvolgere soprattutto gliuomini nelle operazioni di composi-zione floreale e quelli che vi hannopartecipato hanno provato sincerodivertimento nell’occupare parte delloro tempo a favore di un sorriso del“gentil sesso”. È stato un momentosimpatico e molto piacevole ed èsembrato importante a tutti noi rinno-vare di anno in anno questa ricorren-za. Allora donne, al prossimo 8marzo.

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Lavori... di Pasqua

Festa della Donna al GiovanniXXIII

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L’otto marzo è la festa della donna,le mimose che vengono donatein questo giorno, sono un po’

l’emblema di questa festività;ma a pre-scindere da ciò, noi ricordiamo ledonne nella lotta per i diritti al voto,nella affermazione della parità di diritticon l’uomo.In questa data vengono ricordate,soprattutto, le donne che hanno subitogli incidenti sul lavoro, come ad esem-pio le tredici lavoratrici degli Stati

Elevazione di uno sguardo sfuggente,sapore di acqua di rose,velluto caldo e morbido,

esistenza profonda e misteriosa,animo libero e sensuale...

dimostrazione di un amore casto epuro

simbolo del peccato dall'inizio deitempi

ora sublime e insostituibile

Uniti che persero la vita per un infortu-nio. All’interno della terapia occupazio-nale, è tradizione consegnare ognianno per questa festività, una confe-zione di mimose come segno di affettoalle nostre “ nonnine”. La consegnadelle mimose, è stato un momentoricco di emozione e commozione, ogniospite nel ricevere il proprio mazzettoha ringraziato, con un sorriso. In ognu-na si è potuto osservare la felicità diquanto aveva appena ricevuto.

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Donna: Creatura Inimitabile

Otto Marzo...

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Mario non vedo l’oradi ballare con lei

dai Francesca, facciamo vedereche brave ballerine siamo

Paolo è propio un bravo cantantesono propio un bravo ballerino,

addirittura con due dame.

Francesca mi con-cede questo ballo

non vedo l’ora che arriva il giornodella festa per divertirmi

Maria lei è lamia ballerinapreferita

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Evento Musicale

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è bello ritrovarsi per unanuova festa!

iniziamo quindi le danzecon la ballerina più brava

… ed il tango è frai balli preferiti

e stefania che allieta la nonnacon la sua melodica voce

gli applausi sonosinceri e sentiti …

in attesa dell’arrivo delletorte preparate con curadalle nostre cuoche

con baci eabbracci ....

… e danno allegriaper aprire

nuove danze

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Evento Musicale

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Oliviero e compagnaad inizio festa... Federico apre le danze

il primo ballo diAntonino...

...che trascina nel vorticedelle danze anche Elena...

anche Palmira si prenotacon il primo ballerino...

...che instancabilmente balla contutte le signore della festa.

...senza dimenticareLiliana

Maria...e la polenta

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Evento Musicale

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Candida ...lasciatiandare in un valzer Anna che gioia vederti

Paola che bella festa sono propio felice

un applauso al signor Paolo checon i suoi canti ci ha rallegrato la

mattinata

mi chiamo Ada e vipresento la canzone“ Roma non far lastupida stasera...

voi ballate edio canto... bravi...bravi

con questoballo... diamoinzio alle danze

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Evento Musicale

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Maria Teresa Goretti (Corinaldo,16 ottobre 1890 – Nettuno, 6luglio 1902) è una santa italia-

na venerata come martire dalla Chiesacattolica. Vittima di omicidio a seguitodi tentato stupro, fu canonizzata nel1950 da papa Pio XII con il nome diSanta Maria Goretti.L'infanziaLa famiglia Goretti, originaria diCorinaldo nelle Marche, era compostadai coniugi Luigi Goretti e AssuntaCarlini e dai loro sette figli: MariaTeresa era la terzogenita. La vita dellagiovane Maria, fino al suo omicidio, nonfu diversa da quella dei figli di moltilavoratori agricoli che dovettero lascia-re le proprie terre per cercare sostenta-mento altrove: bassa o quasi nulla sco-larizzazione, semianalfabetismo (quan-do non analfabetismo vero e proprio) elavoro casalingo o nei campi fin dal-l’adolescenzaÈ in tale contesto sociale che matu-rò il tentativo di stupro e, a seguire,

l’omicidio della giovane contadina. IGoretti, in cerca di una migliore occu-pazione, si trasferirono dapprima aPaliano (nei pressi di Frosinone), oveconobbero i Serenelli, altra famigliamarchigiana con la quale strinsero rap-porti di collaborazione e buon vicinato.In seguito i Goretti e i Serenelli si tra-sferirono insieme alle Ferriere di Concanei pressi di Nettuno, cittadina sullacosta laziale in provincia di Roma. Nel1900 Luigi Goretti morì di malaria eanche il capofamiglia dei Serenellirimase presto vedovo; la collaborazio-ne tra le due famiglie si fece ancora piùstretta, dato che a sbrigare le faccendedomestiche di casa Serenelli provvede-vano le donne di casa Goretti, compre-sa la giovane Maria.La costante frequentazione della dodi-cenne Maria in casa Serenelli spinseuno dei figli, Alessandro, all’epocadiciottenne, a tentare approcci di natu-ra anche sessuale nei suoi confronti,che raggiunsero il culmine nell’estatedel 1902: il 5 luglio, dopo un ennesimotentativo fallito di ottenere riscontro allesue proposte, Serenelli tentò di violen-tare la giovane e, avendo trovato resi-stenza, la ferì più volte con un punte-ruolo. La ragazza venne trasportataall'ospedale di Nettuno; la morte nonsopravvenne subito, ma il giorno suc-cessivo, per le complicazioni a seguitodi un intervento chirurgico senza ane-stesia sfociato in peritonite. La cronacanarra che, dopo aver ricevuto i confortireligiosi, Maria Goretti perdonò il suoassalitore.

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Santa Maria...

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Il pentimento del suo assassinoAlessandro Serenelli fu condannato a30 anni di reclusione. Secondo quantoda egli stesso raccontato anni dopo,avrebbe tentato una riconciliazione conla famiglia e i propri dettami religiosidopo avere sognato la sua vittima chegli offriva dei gigli che si trasformavanoin fiammelle. Nel 1929, dopo 27 anni direclusione, Serenelli fu scarcerato echiese il perdono dei familiari di MariaGoretti. La madre glielo accordò. Dopotale episodio, Serenelli trascorse ilresto della sua vita come lavorantelaico in un convento di Cappuccini adAscoli Piceno e morì il 6 maggio 1970,a 88 anni, in un convento di Macerata.La canonizzazioneGià durante il Fascismo Maria Gorettiiniziò a divenire oggetto di culto tra glistrati meno istruiti della popolazione, inparticolare proprio quelli rurali, e lostesso regime cercò di cavalcare que-sta devozione popolare per favorire lanascita di un’icona cara ai contadini;una volta caduto prima il fascismo e poila monarchia sabauda, nel 1950, inpieno periodo di affermazione di unnuovo ruolo femminile in seno allafamiglia e alla società, l’immagine diMaria Goretti fu adottata a simbolo diuna visione tradizionale della donna,obbediente e dedita alla maternità e allavoro domestico e, in tale chiave, addi-tata a esempio anche dalla Chiesa cat-tolica: la canonizzazione avvenuta aopera di Pio XII precedette di poco laproclamazione del dogma dell’assun-zione di Maria. L'11 dicembre 1949 Pio

XII riconobbe come miracolose dueguarigioni attribuite all'intercessione diMaria Goretti: quella di Giuseppe Cupeda un grave ematoma (8 maggio 1947)e quella di Anna Grossi Musumarra dapleurite (11 maggio dello stesso anno).La cerimonia di canonizzazione sitenne il 24 giugno 1950 a piazza SanPietro nella Città del Vaticano e il gior-no di commemorazione istituito fu il 6luglio, anniversario della morte dellagiovane contadina. A motivare la suacanonizzazione sarebbe stato, a partela resistenza opposta al tentativo di stu-pro e il citato perdono concesso al suoassalitore, il proposito fatto a 11 anni almomento di ricevere la prima comunio-ne che, secondo l’agiografia del perso-naggio, sarebbe stato «di morire primadi commettere dei peccati» Il corpo e lereliquie di Maria Goretti sono conserva-ti a Nettuno, nel santuario di NostraSignora delle Grazie.

La casa dove Maria Goretti fu uccisa

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...Goretti

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T utti gli ospiti della ResidenzaCimina ringraziano i bambinidella scuola elementare “Suore

Provincia Italiana della CongregazioneMaestre Pie Venerini” per aver allietato

la giornata del 21 Dicembre 2007con la consueta recita natalizia.Felici per la Vostra partecipazione edell’amicizia dimostrataci rinnovia-mo l’invito per il Natale 2008.

Insieme alla tera-pista occupazio-nale, Donatella

abbiamo iniziatouna nuova attività “ Il Giardinaggio”.La mia passione amo vedere i fiorelliniche crescono sui prati e le dolci marghe-rite che si aprono a stelle e lo sbocciaredei fiori nell’aria primaverile. I fiori mifanno sentire il cuore leggero e gio-

vanile. D’altra parte l’amore per essi èuna cosa che io ho sentito sin da piccina,ed sono tanto felice di potermi occuparedi questa attività. Ogni giorno provvedoassieme alla mia amica Andreina adinnaffiarli prendendomi cura di essi comesi fa con i bambini. Amare i fiori significaavere un animo gentile e candido. Bellesono le mimose seducenti le margheritebellissimi i rossi e prorompenti papaveri eche dire delle meravigliose Rose, a mag-gio spero di potere piantarne qualcuna,mi piace il loro profumo e fare dei serticon le rose…magari poi regalarle a quel-le persone che si sentono un pò sole per-ché si rallegrino alla vista di questi fioriprofumati e coloratissimi. Ada Crippa

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Bambini in Residenza

Il Giardinaggio⁄ la mia passione

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Dopo tanto sentire parlare della par-tenza, finalmente martedì 22Febbraio 2008 alle ore 09.20 gli

ospiti hanno potuto vedere la loro nuova“casa”. Ad accoglierli la sig.ra Ing. MariaAlessia Balduini, il Presidente delGiovanniXXIII Mariano Di Pietro, e ladott.ssa Emilia Reda ed il personale pre-sente. L’ingresso nella nuova struttura èstato emozionante sia per gli ospiti cheper i famigliari che hanno potuto ammira-re la bellezza degli ambienti. Il tutto èstato organizzato nei minimi dettagli:Partenza Trasporto ed Arrivo: Gli Ospitisono partiti da Rignano Flaminio alle ore

09.00, ed accompagnati dai volontaridella Croce Rossa facevano il loroingresso alla nuova struttura, dove veni-vano accolti ed accompagnati nella lorocamera, lo stupore e l’emozione nelveder la bellezza e le comodità e prati-cità hanno commosso molti ospiti, i qualinon riuscivano a credere che tutto ciò chevedevano corrispondeva alla realtà, ifamigliari anche loro increduli nel poterconstatare l’enorme salto di qualità chel’amministratore Prof. Fabio Miraglia

aveva riservato ai propri cari. Anche se lagiornata è stata molto faticosa ed intensasi è riusciti a portare a termine il trasferi-mento di tutti gli ospiti nei tempi previstisenza il minimo disagio, grazie alla colla-borazione di tutti gli operatori è dei fami-liari. Un ringraziamento sentito e partico-lare al personale della Croce Rossa che

a reso possibile iltrasferimento. AlProf. FabioMiraglia un grazieda tutti …dipen-denti, ospiti efamiliari.

22 Febbraio 2008

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Finalmente... Flaminia

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La tradizionale corsa a vuoto deicavalli che caratterizza il carnevaledi Ronciglione ha alle spalle secoli

di storia. Ha origine infatti nel carnevaleromano del 1465 durante il pontificato diPapa Paolo II°.Le vicissitudini storiche, soprattutto graziealle conquiste francesi in Italia, contribui-rono a portare l’evento alle porte diRonciglione e da allora le corse a vuotosono diventate la caratteristica attrazionedel carnevale Ronciglionese. Il 1977,con la costituzione delle scuderie - asso-ciazioni sportive senza fini di lucro, lanuova regolamentazione delle corse e ipremi più consistenti rappresenta per ironciglionesi l’anno zero delle corse avuoto.L’iscrizione è aperta a tutti indipendente-mente dalla contrada di appartenenza. Lescuderie che si contendono il fatidicodrappo della vittoria sono: la Pace,Madonna di Loreto, S. Severo, Fontanagrande, Campanone, Monumento, Casenove, S. Anna, Monte cavallo. Ognuna diesse partecipa con una coppia di cavallipuro sangue a rappresentare i propricolori sociali.Attualmente la gara si svolge in due gior-nate Sabato e Martedì.Sabato si svolgono le 3 batterie di qualifi-cazione ognuna composta da sei cavalli.Accedono alla finale di martedì i primi dueclassificati di ogni batteria e due dei trecavalli arrivati terzi, scelti mediante sor-teggio. Tutti gli altri vanno a comporre labatteria di consolazione.Martedì grasso ha luogo per primala batteria di consolazione e subito

Scuderiala Pace

dopo si corre la finalissima composta daotto cavalli. La partenza è al piazzale delMonumento e i cavalli scossi, cioè senzafantino, percorrono la via principale delpaese. Il primo cavallo rappresentanteuna delle nove scuderie che taglia la lineadel traguardo è il vincitore ufficiale delPALIO DELLA MANNA.La Residenza Cimina della GIOMI R.S.A.ha partecipato alla sponsorizzazione dellanuova cavallina esordiente della scuderiaLa Pace, che per riconoscenza l’ha chia-mata Giomi.

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Una Cavalla di nome Giomi...

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Una storia vera; iniziata quandoavevo 6 anni e che continua tut-t’oggi che ne ho 84.

Sono Grazia M. nata il 22 Novembre del’23 in una modesta famiglia compostadai miei genitori, 2 fratelli e 2 sorelle.Mio fratello, il più grande, era negozian-te in tessuti e quando andava a compra-re dei nuovi capi di stoffe moderne chia-mava a mia madre e mia sorella mag-giore per farli vedere, dato che loro aduna certa distanza riuscivano ad osser-vare bene le stoffe; mentre io, cheavevo solo 6 anni, dovevo avvicinarme-le agli occhi perché ci vedevo poco. Miamamma pur se mi voleva bene mi pren-deva a schiaffi dicendo: “stà disgraziataha preso il vizio di mettere le cose pro-prio vicino agli occhi”. Vicino a noi ciabitava in una casetta una vecchietta dinome Monica, e io ogni tanto l’andavo atrovare. Monica aveva un cuscinettodove vi appendeva gli aghi con i fili percucire ed io le chiedevo: “nonna perchécosì lunghi?” e lei mi rispondeva: “pernon chiamare spesso le persone ad infi-lare l’ago”, e continuando le dissi”nonna da ora in poi non chiamare nes-suno verrò io ad infilarti gli aghi”. Dopoaver frequentato la la 5^ classe e posso

garantirvi che la scuola non era comeoggi dove i bambini vengono controllatianche riguardo la loro salute, ho inizia-to a lavorare in fabbrica sino a 24 annie proprio durante questo periodo lavista a iniziato a diminuire sempre dipiù, ma ciò non mi ha impedito di cono-scere l’uomo della mia vita, ma questoragazzo nel ’40 partì in guerra e midisse “mi dai parola che mi aspetti?” eio gli dissi di si. Così feci e ci sposam-mo nel ‘47, due anni dopo che la guerraterminò. Lui si accorse che non vedevoma non mi disse mai nulla per non farmisoffrire. Da lui ho avuto due figli, uno nel’48 e l’altro nel ’53. Avvenne che miamadre si ammalò agli occhi e visto chedoveva farsi controllare la vista, lapadrona di casa gli suggerì di farla con-trollare anche a me. Il dottore mi visitòsgridando mamma per non avermi com-prato gli occhiali prima quando ero piùpiccola, perché ormai ero miope.Comprati gli occhiali sono tornata acasa ed ho visto più bello mio marito,più belli i miei figli, anche la coperta sulletto era più bella. Adesso che ho 84anni riesco a leggere, scrivere ed infila-re il filo all’ago anche a cinque centime-tri malgrado anni di miopia, distaccodella retina, cataratta ad entrambe gliocchi e il diabete. Credo che sia statoun vero miracolo che quel giorno lapadrona di casa convinse mia mammaa portarmi dal dottore e per questo moti-vo ringrazio il Signore ogni giorno dellamia vita.

Grazia Moschetta.

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Storia di Vita...

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finalmente siamo arrivatial ipercoop di viterbo

pian pianino ci avviciniamoall'ingresso

quel giacchetto in vetrinapotrebbe interessarmi.

che bello !!! per noi è laprima volta visitare un centro

commerciale

...ed ora un girotra i banchi.

eccoci quà è anche unabellissima giornata di sole.

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Ecco Arriviamo...