Vincere quasi sempre con le 3A

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Edoardo Giusti - Alberta Testi L’ A SSERTIVITÀ

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L’assertività rappresenta un’abilità essenziale nell’affermare se stessi in modo costruttivo, scevro da passività o aggressività e frutto di scelte responsabili. Esprime la capacità di autoaffermazione soggettiva autentica ed efficace.

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Edoardo Giusti - Alberta Testi

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L’assertività rappresenta un’abilità essenziale nell’affermare se stessi in modo costruttivo,

scevro da passività o aggressività e frutto di scelte responsabili.

Esprime la capacità di autoaffermazione soggettiva autentica ed efficace, finalizzata

al raggiungimento dei propri obiettivi nel rispetto degli altri.

Sviluppare la propria assertività consente di comunicare adeguatamente

opinioni personali, di trovare strategie efficaciper la soluzione dei problemi e di acquisire

maggiori competenze utili a risolvere i conflitti nelle varie situazioni quotidiane.

Euro 18,00

Alberta Testi,Psicologa psicoterapeuta.Cultore della materia presso laFacoltà di Psicologia 1 dell’Universitàdegli Studi di Roma “La Sapienza”.È vicepresidente dell’Associazione“Areté Psicologia e Sviluppo” doveda anni gestisce Servizi di PsicologiaScolastica. Ha maturato un’importanteesperienza nell’ambito del supportopsicologico a bambini, adolescenti efamiglie. A Tivoli ha attivato il CentroIntervento Psicologico “Oikos” dove svolge attività clinica privata.

Edoardo Giusti,Presidente dell’ASPIC e direttore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Integrata autorizzata con DecretoMinisteriale. È professore a contratto presso la Scuola di specializzazione inPsicologia Clinica dell’Università degli Studi di Padova. Svolge attività di ricerca clinica e di supervisione didattica per psicoterapeuti.

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collana Psicoterapia & Counselingdiretta da Edoardo Giusti

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Centro Europeo di Ricercheper lo Studio delle Psicoterapie

Integrate e Comparate

PSICOTERAPIA�

COUNSELING�

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Edoardo Giusti - Alberta Testi

L’ASSERTIVITÀ

Vincere quasi semprecon le 3 A

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Sommario

Introduzione 11

1. Definizione e teorie sull’assertività 13• Gli stili di comportamento 17

– Lo stile passivo 19– Lo stile aggressivo 22– Lo stile manipolativo 25– Lo stile assertivo 27

2. Valutare la propria assertività 39

3. Le componenti dell’assertività 49• Immagine positiva di sé 51

– Fiducia in sé 57• Contatto con gli altri 60

– La comunicazione assertiva 60– L’ascolto attivo 78– L’empatia 87

• Libertà espressiva 91– Espressione delle proprie emozioni 91– Espressione delle proprie opinioni 98

• Gestione delle richieste 102– Fare richieste 103– Saper dire “No” 107

• Gestione del feedback 116– Dare e ricevere apprezzamento 117– Formulare critiche costruttive 124– Affrontare le critiche 131

• Gestione del conflitto 138– La negoziazione 138– Il problem solving 148

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4. Le origini dell’assertività 153• Lo sviluppo dell’assertività 153• L’assertività nella relazione genitori-figli 158

5. Assertività e ambiti di vita 171• Assertività nella scuola 171• Assertività e ambiente lavorativo 180• Assertività nella coppia 197

6. Assertività e disagio psicologico 203• Il bullismo 203• La personalità evitante 210

Bibliografia 213

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ESERCIZI PER L’ASSERTIVITÀ

Esercizio n. 96 Quella volta che sono stato passivo 21

Esercizio n. 97 Quella volta che sono stato aggressivo 24

Esercizio n. 98 Quella volta che sono stato manipolativo 26

Esercizio n. 99 Quella volta che sono stato assertivo 29

Esercizio n. 100 Riconosci il comportamento) (1) 31

Esercizio n. 101 Riconosci il comportamento) (2) 32

Esercizio n. 102 Riconosci il comportamento) (3) 34

Esercizio n. 103 Il mio livello di assertività 39

Esercizio n. 104 Sono assertivo? 41

Esercizio n. 105 Il profilo di assertività di Gilles 43

Esercizio n. 106 Il mio comportamento 46

Esercizio n. 107 Quella volta che non sono stato assertivo 47

Esercizio n. 108 Test di valutazione dell’immagine di sé 52

Esercizio n. 109 Sono dipendente? 56

Esercizio n. 110 I miei timori irrazionali 59

Esercizio n. 111 Sono un buon comunicatore? 62

Esercizio n. 112 Scheda di osservazione del comportamentoverbale 64

Esercizio n. 113 Scheda di osservazione del comportamentonon verbale 69

Esercizio n. 114 Valutazione di messaggi verbali 74

Esercizio n. 115 Valutazione di atteggiamenti e posture 76

Esercizio n. 116 Riconosco l’assertività nell’altro? 78

Esercizio n. 117 Quando sono ascoltato 80

Esercizio n. 118 La mia capacità di ascolto 80

Esercizio n. 119 Quando non mi ascoltano 85

Esercizio n. 120 È difficile ascoltare 85

Esercizio n. 121 Misura la tua empatia 89

Esercizio n. 122 Riconoscere le emozioni dell’altro 90

Esercizio n. 123 Il prossimo film 90

Esercizio n. 124 La mia empatia 90

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Esercizio n. 125 La mia rabbia 93

Esercizio n. 126 Quando sono arrabbiato 93

Esercizio n. 127 La mia rabbia da bambino 96

Esercizio n. 128 Sono libero di esprimere la mia opinione? 99

Esercizio n. 129 Il Messaggio Io 101

Esercizio n. 130 Quella volta che 102

Esercizio n. 131 La richiesta 104

Esercizio n. 132 Quando non chiedo 105

Esercizio n. 133 Le mie richieste 106

Esercizio n. 134 So dire di no? 109

Esercizio n. 135 Dico “Sì”, ma vorrei dire “No” 113

Esercizio n. 136 Cambiare opinione 114

Esercizio n. 137 Dire “No” 116

Esercizio n. 138 Dare apprezzamento 118

Esercizio n. 139 Le carezze che offro 121

Esercizio n. 140 Le carezze del passato 123

Esercizio n. 141 Le carezze che ricevo 124

Esercizio n. 142 Le critiche del passato 126

Esercizio n. 143 Caccia alle critiche manipolative 127

Esercizio n. 144 Fare le critiche 128

Esercizio n. 145 Perché non faccio critiche? 129

Esercizio n. 146 La critica assertiva 130

Esercizio n. 147 Come reagisco alle critiche? 132

Esercizio n. 148 Test delle critiche 133

Esercizio n. 149 Le svalutazioni 137

Esercizio n. 150 Io e il conflitto 143

Esercizio n. 151 Il mio stile di comportamentodi fronte al conflitto 144

Esercizio n. 152 La negoziazione 146

Esercizio n. 153 Il disaccordo 147

Esercizio n. 154 Il mio problema 151

Esercizio n. 155 Sono un genitore assertivo? 169

Esercizio n. 156 Sono un insegnante assertivo? 172

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Esercizio n. 157 Test di discriminazione dello stile assertivo 173

Esercizio n. 158 L’ascolto attivo 1 174

Esercizio n. 159 L’ascolto attivo 2 175

Esercizio n. 160 I nostri diritti 179

Esercizio n. 161 Io e il mio lavoro 182

Esercizio n. 162 L’impazienza 186

Esercizio n. 163 Il cambio di stivali 188

Esercizio n. 164 Il modulo 189

Esercizio n. 165 Le qualità del capo 191

Esercizio n. 166 Sono un buon manager? 192

Esercizio n. 167 Farsi rispettare 195

Esercizio n. 168 Essere assertivi con se stessi 197

Esercizio n. 169 So dire di no al mio partner? 202

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Introduzione

Oggi il tema dell’assertività è di grande attualità, in quanto vieneconsiderata come una capacità essenziale per avere un comportamentoadeguato alle diverse situazioni quotidiane in cui le relazioni persona-li ci coinvolgono.

Il termine “assertività” proviene dal latino asserere, in italiano “as-serire”. Quando una persona asserisce qualcosa, la afferma con con-vinzione e tenacia, pienamente convinta di ciò che sostiene. Questo èlo spirito che caratterizza il comportamento assertivo: la convinzionedelle proprie opinioni e la mancanza di remore ad esprimerle, con lacompleta assunzione della responsabilità di quel comportamento e diquella affermazione.

Come è stato sottolineato per l’autostima, anche al concetto di as-sertività si lega quello di responsabilità dell’azione, poiché è il sogget-to, in prima persona, a decidere di fare o di non fare.

L’assertività si esprime tramite competenze o abilità specifiche chenel corso di questa seconda parte verranno analizzate dettagliatamen-te.

La persona assertiva si esprime in modo efficace e autentico, saascoltare e chiedere chiarimenti. Si assume la responsabilità di quantodice o fa, accetta le critiche costruttive, rifiutando quelle manipolativeo svalutanti. Le sue critiche vanno nella direzione del cambiamento,quindi non suscitano disagio o frustrazione. Rifiuta di fare ciò che nondesidera e persegue coerentemente i propri obiettivi. Sa aiutare gli al-tri, se gli viene richiesto. Entra in contatto con le sue emozioni, sa ac-cettare le sconfitte. Tutto questo assicura maggiore consapevolezza eserenità nell’affrontare le situazioni quotidiane problematiche, facilitàdi relazione, soddisfazione e benessere personale.

Essere assertivi significa, dunque, avere un comportamento effica-ce e adeguato per ottenere il risultato desiderato, comunicarlo con au-tenticità, senza essere sottomessi o aggressivi, rispettando il proprio in-

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terlocutore. Il comportamento assertivo permette alla persona di co-gliere l’occasione migliore per ottenere i risultati desiderati, mante-nendo il rispetto di se stessi e degli altri (Giusti, Montanari, Montana-rella, 1995).

Le ricerche condotte su questo argomento si sono dirette su due ver-santi: il primo nell’ambito prettamente lavorativo; il secondo in quellopiù individuale. Nel primo caso si è evidenziato come una persona pos-sa raggiungere risultati insoddisfacenti nel suo operato perché inibitaad esprimere i suoi reali desideri, idee o bisogni da una inappropriatarelazione con i colleghi o con il capo. Nel secondo caso, invece, si è vi-sto come alcune forme di inibizione sociale, o di sofferenza e disadat-tamento psicologico, siano dovute alla mancata espressione di senti-menti e come, esercitandosi a manifestarli, la persona cambi decisa-mente opinione di sé e assuma atteggiamenti più propositivi.

Sviluppare la propria assertività offre la possibilità di comunicareed avere un comportamento che consenta di affermare se stessi, pur ri-spettando l’altro; aiuta a trovare strategie efficaci per la soluzione deiproblemi e ad acquisire maggiori competenze utili a risolvere i conflit-ti, con una comunicazione adeguata nelle varie situazioni che le rela-zioni quotidiane ci propongono.

Il percorso di miglioramento che conduce al comportamento asser-tivo è costituito dalle varie fasi di acquisizione, che riguardano:

– migliore conoscenza di se stessi e osservazione dei propri com-portamenti manifesti e nascosti;

– costruzione di una buona immagine di sé, sia personale che pro-fessionale, superando paure e inibizioni sociali;

– apprendimento di una comunicazione sicura ed efficace, poten-ziando le proprie capacità interpersonali;

– realizzazione di un comportamento equilibrato e costruttivo, chenon sia connotato da passività o aggressività e che sia frutto discelte responsabili.

“L’assertività non è una forma di potere estrinseco, ossia un mododi imporsi sugli altri, ma una forma di potere intrinseco, ossia di au-toaffermazione” (Nanetti, 2002b).

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Capitolo 1

Definizione e teorie sull’assertività

A partire dagli anni ’60 il concetto di assertività ha acquistatoun’ampia popolarità nell’ambito della psicologia grazie anche a unaserie di studi che hanno consentito di sviluppare via via tecniche ap-plicative in ambito clinico e professionale che nel loro insieme vengo-no oggi indicate sotto il nome di training dell’assertività.

Le origini storiche del training dell’assertività vanno ricercate nel-la psicologia comportamentale, nel lavoro di Pavlov, Salter e Wolpe,successivamente sviluppato ed approfondito da Alberti, Emmonds, La-zarus e Fensterheim. Successivamente sono state incluse tecniche deri-vanti dalla psicologia umanistica (Stringer-Moore, 1984).

Gli studi specifici sull’assertività sono iniziati intorno agli anni ’40sulla base di alcuni rilevamenti effettuati da psicologi su specifici com-portamenti.

Pavlov si è distinto per la sua ricerca sulla natura e per i suoi studi sulsistema nervoso. Egli ha scoperto che gli organismi viventi si adattano alloro ambiente. Se le condizioni ambientali si modificano, gli individuidevono adeguarsi ad esse, altrimenti vanno incontro a grandi difficoltà.

Salter (1949) ha notato come soggetti troppo condiscendenti, pas-sivi e rispettosi, si dimostrano poi inibiti nel confrontarsi con gli altri etendono a sviluppare ansia e depressione quando si trovavano da soli.Viceversa, un comportamento in cui le qualità espressive non vengonoinibite e un atteggiamento sciolto nella motilità e nell’espressione fac-ciale, come pure un chiaro tono di voce, non solo riducono l’ansia so-ciale, ma stabilizzano l’umore, rinforzando la fiducia e la sicurezzapersonali.

Determinante in questo campo di ricerca è stato Wolpe (1982), cuiè legato il concetto di “inibizione reciproca”, per il quale non possonosussistere contemporaneamente nell’individuo due emozioni contrad-dittorie. Da ciò egli ha derivato alcune tecniche comportamentali che

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hanno dimostrato come alcuni stati della persona - il rilassamento, lacollera, l’eccitazione sessuale, l’affermazione di sé - inibiscano l’ansia.Ne sono derivati studi tesi ad evidenziare quei comportamenti asserti-vi idonei ad inibire manifestazioni comportamentali che possono tra-sformarsi in reazioni patologiche, come stati emotivi alterati.

Il punto cardine attorno al quale ruota il training dell’assertività diSalter e Wolpe è quello di favorire l’espressione delle vere emozioni, chesono presenti nella situazione ansiogena e celate dalla paura. Esprimerei propri sentimenti legittimi, ad esempio la collera, sempre nei limiti del-la legalità, aiuta a indebolire il sentimento di paura, che fino ad alloraaveva inibito l’espressione della collera stessa. Dietro a paure sociali, co-me quella di parlare in pubblico, ci sono altri sentimenti che il soggettosi vieta di riconoscere e di esprimere; il training propone quindi un alle-namento a manifestare tutte quelle emozioni nascoste dietro comporta-menti che sono messi in atto proprio per contenere tali emozioni.

Alberti (1977; Alberti, Emmons, 2003), influenzato dall’approccioumanistico di Carl Rogers (1961), ha sottolineato l’importanza dellosviluppo di un comportamento assertivo in grado di promuovere l’u-guaglianza nei rapporti umani, mettendo nelle condizioni di agire nelproprio migliore interesse, di difendersi senza ansia, di esprimere cononestà le proprie sensazioni, di esercitare i propri diritti senza negarequelli degli altri.

Nella ricerca in campo clinico una figura determinante è stato Lie-bermann (1973), che ha messo a punto un programma terapeutico diassertività ad “ampio spettro”, indicato per una vasta gamma di distur-bi, quali ansia, somatizzazioni, disturbi depressivi. Tale programmaprevede incontri di gruppo in cui il singolo ha la possibilità di relazio-narsi agli altri e quindi di controllare le proprie emozioni e i propri sen-timenti di fronte a loro, come pure di discuterne direttamente. Nelgruppo si possono quindi ricreare tutte quelle situazioni che nella vitareale sono problematiche per l’individuo e prenderne contatto diretta-mente, con l’ausilio dei partecipanti.

Goldstein (1981) ha sviluppato una serie di esercizi per l’acquisi-zione di abilità sociali, finalizzati a superare difficoltà di apprendi-mento, riferite erroneamente a carenze intellettive. Infatti si è visto co-me queste incapacità possano dipendere da altre problematiche, comedifficoltà relazionali. Il programma di Goldstein prevede l’acquisizio-ne di abilità sociali specifiche quali: osservare l’interlocutore, espri-mere disaccordo, fare richieste, reagire a persone insistenti, risponde-re alle critiche, parlare in pubblico, ecc.

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Un contributo fondamentale è stato dato dallo psicologo americanoEllis (2000), con la terapia denominata RET, ossia “terapia razionaleemotiva”, il cui assunto di base è che dietro ad ogni emozione vi è un’i-dea, un pensiero, una cognizione; emozioni negative celano pensierinegativi, mentre emozioni positive sono sostenute da pensieri positivi.Un’emozione è quindi il risultato di un condizionamento, per il qualeabbiamo imparato a reagire con una certa emozione ad un determina-ta situazione, cosicché quella sensazione si genera automaticamenteogni volta che la situazione relativa si ripresenta.

Il training sull’assertività propone di attuare il decondizionamentodalle idee di base dette ‘idee irrazionali’, cui sono legate emozioniinappropriate. Tali idee sono quasi sempre preconcette e poco aderen-ti alla realtà, in quanto non si riferiscono a fatti concreti ed esperiti dal-la persona, ma sono precostituite e dogmatiche. Esse si contrappongo-no nettamente all’esigenza di essere realizzabili, che abbiamo detto es-sere il presupposto basilare di un pensiero assertivo.

Per smontare un’idea irrazionale non è sufficiente contrastarla ra-zionalmente, ma è necessario agire: per esempio, se si ha vergogna difare qualcosa, è necessario eseguire alcuni compiti, proprio quelli chepiù ci procurano vergogna, come uscire vestiti in maniera sciatta, quan-do di solito siamo molto accurati e precisi nella scelta del nostro abbi-gliamento.

Il training sull’assertività nasce, dunque, come tecnica della terapiacomportamentale (Giusti, Montanari, Iannazzo, 2000); oggi è essen-zialmente un percorso terapeutico durante il quale vengono forniti aipartecipanti strumenti specifici per modificare il proprio comporta-mento, al fine di renderlo più assertivo.

Il training assertivo mira, tramite il suo pacchetto di prescrizioni edi tecniche, a rendere più funzionale la relazione tra il piano delle emo-zioni, quello dei pensieri e quello delle azioni (Kelley, 1979).

Le tecniche insegnate nel training generalmente sono le seguenti(Morton, Rickey, Kellett, 1981):

– comunicazione verbale;– comunicazione non verbale;– riduzione dell’ansia e controllo;– riduzione della rabbia e controllo attraverso un riutilizzo di ta-

le energia per altri scopi;– incremento dell’autostima;– consapevolezza di sé e degli altri in situazioni interpersonali;– consapevolezza dei ruoli sociali e culturali del comportamento.

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L’assertività viene definita prevalentemente come una competenzasociale che caratterizza chi realizza se stesso manifestando le propriedoti ed esprimendo le proprie esigenze nel contesto relazionale.

Tra le varie definizioni proposte nel corso del tempo, un generaleconsenso viene riservato oggi alla definizione di assertività come lacapacità individuale di riconoscere le proprie esigenze (o i propri di-ritti) e di esprimerle con efficacia nel proprio ambiente, mantenendo,nel contempo, una positiva relazione con gli altri; oppure come la le-gittima e onesta espressione dei propri diritti; sentimenti; convinci-menti e interessi, evitando la violazione o la negazione dei diritti deglialtri (Galeazzi, Porzionato, 1998).

Tra i ricercatori viene attualmente sostenuta l’ipotesi di una struttu-ra multidimensionale di tale costrutto, in cui compaiono diversi fatto-ri, ognuno dei quali trova espressione in specifiche abilità. Seppur condelle differenze tra vari studiosi, vi è un generale accordo su questecomponenti dell’assertività (Galassi et al.,1981; Lazarus, 1973; Rich,Schroeder, 1976; Arrindell et al., 2004; Alberti, Emmons, 2003).

A seguito di un esame dei numerosi dati della ricerca, Galeazzi(1994) indica le seguenti principali componenti del comportamento as-sertivo:

– l’assertività positiva e l’assertività negativa, la prima rappre-senta la capacità di esprimere e di ricevere manifestazioni di ap-provazione, stima e affetto, mentre la seconda riguarda l’espres-sione della propria disapprovazione o delle proprie critiche aglialtri in modo adeguato;

– la difesa dei propri diritti quale capacità di proteggere ogni per-sonale diritto e di rifiutare richieste inappropriate o irragionevo-li, che ledono la libertà e le preferenze personali;

– l’assertività di iniziativa, ossia l’abilità nel risolvere problemi esoddisfare personali bisogni, che consiste anche nel saper avan-zare richieste, favori, ecc.;

– l’assertività sociale, quale capacità di interagire con le altre per-sone e di stabilire nuove relazioni, che si esprime nella padro-nanza relativa all’iniziare, continuare e concludere una conver-sazione nelle più diverse interazioni sociali, tanto con amiciquanto con persone autorevoli o sconosciute;

– la direttività, che corrisponde in larga misura alla dimensione dipersonalità sovente definita “dominanza”, concerne l’attitudinead assumersi delle responsabilità e l’abilità nell’influenzare eguidare gli altri nelle situazioni interpersonali problematiche.

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GLI STILI DI COMPORTAMENTO

L’assertività viene descritta da vari autori lungo un continuum com-portamentale che va dalla “passività” all’“aggressività”, estremi indi-cati come negativi e disfunzionali, che rappresentano l’assenza di as-sertività. Nell’area intermedia viene individuata l’assertività qualecomportamento sociale funzionale ed efficace (Anchisi, GambottoDessy, 1989; Campanelli, 1995; Lange, Jakubowski, 1976).

La differenza basilare sta nel fatto che l’assertività è fondata sul ri-spetto e sull’autoresponsabilità, mentre nella non-assertività questi duefattori sono assenti.

Il soggetto con un comportamento assertivo è colui che è capace diavere un atteggiamento positivo verso se stesso e verso gli altri e di ri-conoscere, rispettare ed esprimere i propri bisogni nel rispetto di quel-li altrui. Quando mancano, invece, la fiducia in sé e nell’altro e il ri-spetto verso se stessi e gli altri, è molto più probabile che le personereagiscano ad una particolare situazione con modalità non-assertive.

Comportarsi in modo assertivo vuol dire bilanciare i bisogni deglialtri coi propri. È un gioco a due a variabile zero, in cui non c’è unosconfitto e un vincente, ma entrambi gli interlocutori della relazionesono vincenti. I bisogni di entrambi vengono tenuti in considerazionee si può scegliere se dare la priorità alle necessità altrui o se conside-rare maggiormente le proprie necessità.

Comportamento Definizione

Passivo Quando si antepongono i bisogni degli altri ai propri.

Aggressivo Quando si antepongono i propri bisogni a quelli altrui.

Assertivo Quando si equilibrano i propri e gli altrui bisogni e si agiscesecondo le priorità che emergono.

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ASSERTIVITA’

PASSIVITA’ AGGRESSIVITA’

non assertivo assertivo aggressivo

BISOGNI ALTRUI BISOGNI PERSONALI

(passivo)

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Nell’uso comune si definiscono le persone come assertive, passiveo aggressive, ma è più corretto utilizzare l’espressione “stile di com-portamento” assertivo, passivo o aggressivo. Sebbene le persone pos-sano mettere in atto comportamenti assertivi, passivi o aggressivi, inrealtà ciascuna di esse mostra una tendenza ad avere un certo stile dicomportamento. Noi tutti ci comportiamo in maniera diversa a secon-da delle situazioni: a volte siamo passivi, altre volte aggressivi, altreancora assertivi (Hare, 1988).

“Non esistono persone sempre assertive, ma solo comportamentiassertivi, che possono essere manifestati da tutti. Ciononostante, è ve-ro che esistono persone che tendono ad essere aggressive, passive o as-sertive nella maggior parte delle situazioni” (Giannantonio, Boldorini,2002).

Essere assertivi è sempre il miglior modo di comportarsi? Sicura-mente è un comportamento che ci consente di poter raggiungere i no-stri obiettivi.

Ma cosa può indurci ad avere un comportamento diverso da quelloassertivo?

1. Innanzitutto, potremmo voler mantenere il nostro comporta-mento abituale, sia perché è più comodo, sia perché altre perso-ne potrebbero non apprezzare un nostro cambiamento e ci senti-remmo pertanto rifiutati. Noi desideriamo essere accettati e, inun certo senso, dipendiamo dagli altri nella costruzione della no-stra stima personale.

2. Se siamo abituati a prenderci cura delle altre persone e a daremaggior importanza ai loro bisogni piuttosto che ai nostri, nelmomento in cui veniamo a contatto con le nostre necessità cisentiamo degli egoisti e preferiamo continuare a comportarcipassivamente nelle varie situazioni.

3. Possiamo essere restii ad esprimere le nostre opinioni, le nostreidee, i nostri sentimenti, se non rientrano negli schemi larga-mente applicati e nella norma; forse non desideriamo essere “di-versi”, perché in molte culture ciò è considerato negativo. Quin-di, adeguandoci, evitiamo molti problemi.

I comportamenti aggressivi e passivi, considerati di per sé, non so-no l’assertività, mentre lo è la loro sapiente e consapevole miscela. Inalcuni casi, infatti, è un comportamento assertivo utilizzare un atteg-giamento passivo: ad esempio, non è il caso di dire tutto quello chepensiamo a qualcuno che in strada ci minaccia con un’arma per rubar-ci il portafoglio. Allo stesso modo, può essere un comportamento as-

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sertivo scegliere di avere un comportamento più duro nel rispondere aun venditore che non sente ragione di andarsene perché la merce nonci interessa.

La parola chiave risulta essere il concetto di “situazionalità”, cosìcome suggeriscono Bonenti e Meneghelli (1992). Le diverse compo-nenti emozionali, cognitive ed espressive vanno calibrate e compostein modo diverso a seconda delle situazioni, degli obiettivi e delle per-sone di quel momento specifico.

“L’assertività, tenendo presenti i propri obiettivi ed interessi, è lamanifestazione più immediata e diretta di emozioni, sentimenti, esi-genze e convinzioni personali, bilanciando, a seconda delle circostan-ze, l’aggressività e la passività. L’obiettivo è di ottenere il miglior van-taggio o il minor svantaggio per se stessi, sia nel breve che nel lungotermine” (Marcato et al., 2004).

Vediamo ora da vicino ciascuno di questi stili comportamentali.

Lo stile passivo

Per comportamento passivo si intende quello in cui il soggetto su-bisce le situazioni senza reazioni apparenti, assumendosi la responsa-bilità anche di eventi che non lo riguardano in prima persona. Si trat-ta quasi sempre di individui che non affermano le proprie idee, spo-sando e avvalorando quelle degli altri e svalutando il loro comporta-mento.

Il comportamento passivo si manifesta attraverso le seguenti diffi-coltà:

– non riuscire ad esprimere i propri bisogni e a fare richieste– mettere da parte le proprie esigenze e i propri diritti– subire gli altri – avere difficoltà a rifiutare richieste (dire di no)– avere difficoltà nel comunicare agli altri i propri sentimenti– avere spesso bisogno di approvazione altrui– dipendere o avere paura dal giudizio altrui– avere spesso paura di sbagliare– ritenere che gli altri siano migliori– avere difficoltà nel prendere decisioni– dirigere la rabbia verso di sé piuttosto che verso la fonte della

rabbia– sentirsi frustrati e scontenti.

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Alcune delle motivazioni alla base di un comportamento passivopossono essere:

1. desiderio di essere accettati da tutti. Questo tipo di comporta-mento si fonda su un’idea irrazionale e disfunzionale, ossia quella didover piacere a tutti sempre e comunque;

2. non volersi lasciare coinvolgere in conflitti. La persona è con-vinta di non saper gestire il conflitto o teme le sue conseguenze;

3. timore che le proprie azioni non producano risultati positivi. Lapersona mostra di non credere in se stessa o ritiene di non possedere lecapacità richieste per la soluzione di quello specifico problema;

4. timore di perdere il controllo di se stessi e di comportarsi in mo-do poco lecito. La persona evita di provare sensi di colpa.

Meazzini (2000) indica con chiarezza i vantaggi ed i costi di uncomportamento passivo, sottolineando come i primi siano speculazio-ni elaborate da parte della persona, mentre i secondi siano fatti con-creti, che possono verificarsi con probabilità elevate.

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Vantaggi

Si evitano i conflitti nel breve periodo.

Si ottengono con più facilità la simpatia el’approvazione da parte degli altri.

Si assumono minori responsabilità.

Talvolta si riesce ad esercitare un controllosugli altri attraverso messaggi colpevolizzan-ti e di tipo manipolatorio, senza cioè esplode-re.

Costi

Non si riesce ad evitare i conflitti nel lungoperiodo.

Non è possibile raggiungere sempre e con tut-ti questo risultato. La conseguenza è quella dicadere nella frustrazione quando tale obietti-vo non viene raggiunto.

Se il problema è della persona passiva, il suodisimpegno aggraverà la situazione.

Manipolare e colpevolizzare gli altri producesolo inimicizia e conflitti.

Si perde progressivamente stima in se stessi,perché si vorrebbe esprimere il proprio puntodi vista ma non si è in grado di superare i fre-ni inibitori.

Si rinuncia ad essere se stessi.

Si può andare incontro a repentini e inconte-nibili scoppi d’ira.

Page 23: Vincere quasi sempre con le 3A

Questo tipo di comportamento si ripercuote anche sulle persone vi-cine. In alcuni casi le porterà ad avere poca stima e rispetto dell’indi-viduo passivo, altre volte le farà sentire colpevoli o superiori. L’altro,infatti, potrà sentirsi in debito con la persona passiva (“È così buona!”)oppure superiore e tenderà ad approfittarsi di quella stessa bontà e di-sponibilità.

L’“iperadattamento” del passivo ha origine nelle prime esperienzeinfantili. “L’infanzia della persona anassertiva, infatti, è caratterizzatada figure genitoriale tendenti a dare eccessiva importanza agli aspettiformali dell’educazione, ad inibire l’espressione diretta di bisogni edesideri, a colpevolizzare in caso di conflitto (“Guarda come fai sof-frire la mamma”), e a rendere precario il legame affettivo attraversoimprovvisi e ingiustificati allontanamenti” (Nanetti, 2002b).

Ci sono, comunque, situazioni in cui può essere più efficace avereun comportamento passivo:

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Quella volta che sono stato passivo……

Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera pas-siva.………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

� Quali sentimenti ti suscita? � Soddisfazione� Insoddisfazione� Tristezza� Delusione� Gioia � Orgoglio� Preoccupazione� Rabbia� Altro…………………………………

� Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato inquesta situazione?

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Ex.96

Page 24: Vincere quasi sempre con le 3A

1. quando si ha poco tempo a disposizione: supponiamo di voleraffrontare una questione di estrema importanza con il nostro ca-pufficio, che può dedicarci solo pochi minuti a causa di altri im-pegni di lavoro; è meglio allora rimandare ad un giorno in cuisappiamo avrà più tempo e di conseguenza, una migliore dispo-sizione all’ascolto;

2. quando il proprio livello emotivo non è adeguato: se stiamo af-frontando una discussione con un’altra persona su una questio-ne per noi importante e i nostri sentimenti possono portarci a di-re cose molto spiacevoli per noi stessi e per l’altro, è meglio ri-mandare il confronto in un momento di maggiore calma;

3. quando il livello emotivo dell’interlocutore non è adeguato:anche la persona con cui stiamo parlando può avere uno statod’animo che non favorisce il dialogo e l’ascolto (es. eccessivarabbia, tensione, profonda tristezza); anche in questi casi con-viene rimandare.

Lo stile aggressivo

Il comportamento aggressivo si definisce per caratteristiche quasiopposte al precedente: il soggetto tende ad affermare se stesso con ar-roganza e prepotenza, senza tenere in seria considerazione le opinionie le esigenze altrui. Tale comportamento non esprime alcuna forma dirispetto per la persona con cui si interagisce (“Tu per me non esisti”).

Il comportamento aggressivo si manifesta attraverso le seguenti dif-ficoltà:

– volere che gli altri si comportino come fa piacere a noi– non modificare la propria opinione su qualcuno o su qualche co-

sa– decidere per gli altri senza ascoltare il parere dei diretti interes-

sati– non rispettare i diritti altrui– non accettare di poter sbagliare– non chiedere “scusa” per un eventuale comportamento errato– non ascoltare gli altri mentre parlano– interrompere frequentemente il proprio interlocutore– giudicare gli altri e criticarli– usare strategie colpevolizzanti o svalorizzanti– considerarsi il migliore.

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Page 25: Vincere quasi sempre con le 3A

Le principali motivazioni sottostanti un comportamento aggressivosono:

1. voler sempre ottenere ciò che si desidera. La persona è convin-ta che i suoi desideri debbano essere sempre soddisfatti anche sequesto significa prevaricare gli altri;

2. sfogare la propria rabbia contro qualcuno, aiuta a sentirsi me-glio. Gli altri vengono aggrediti pur di stare bene. Ci si può sen-tire meglio all’inizio, ma non si considera che a lungo andare co-sì si deteriorano i rapporti con gli altri;

3. credere che gli altri siano dei nemici dai quali proteggersi. Glialtri vengono visti come ostili e l’arma migliore, prima di esse-re attaccati, è attaccare;

4. credere che gli altri debbano adeguarsi alla nostra volontà. Chiragiona in questo modo è generalmente insensibile alle ragionidell’altro. È sufficiente che l’altro dissenta dalla sua opinioneper farlo scattare rabbiosamente.

La tabella qui di seguito indica i vantaggi e i costi di un comporta-mento aggressivo (Meazzini, 2000).

“L’aggressivo è cognitivamente miope. Vede, cioè, solo i risultati abreve termine del suo intervento e non quelli a lungo termine. In altreparole, si accorge che, gridando o minacciando, riesce ad intimidire glialtri e probabilmente a raggiungere il risultato sperato. Non si avvede,però, che così facendo crea le premesse per il suo fallimento lavorati-vo ed esistenziale. Per questo da molte parti si sostiene che la personaaggressiva sia socialmente ignorante, che abbia, cioè, un orizzonte co-

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Vantaggi

Si ottengono risultati nel breve periodo.

Si ha la sensazione di dominare la situazione.

Ci si vede come persone forti ed apprezzate.

Costi

Nel lungo periodo emergono segni di cre-scente insopportabilità, che producono inimi-cizia, boicottaggio, ecc.

La perdita di autocontrollo costituisce un mo-dello educativamente perdente.

Si creano rapporti basati sul timore e addirit-tura sull’odio.

Si creano inutili e pericolosi sensi di colpa.

Page 26: Vincere quasi sempre con le 3A

gnitivamente limitato, cui aggiunge l’assenza di strategie di prevenzio-ne e di gestione del conflitto” (Meazzini, 2000).

L’infanzia della persona aggressiva è caratterizzata da un’educazio-ne fortemente punitiva e normativa che nega e non riconosce nessunaforma di debolezza e fragilità.

Ci sono, comunque, situazioni in cui può essere più adeguato unostile aggressivo:

1. se vengono infrante delle regole: è il caso, ad esempio, del ge-nitore che, dopo diversi falliti richiami alla prudenza, alza la vo-ce con il proprio figlio per farsi ubbidire;

2. se si ha a che fare con persone particolarmente ostili o esigen-ti: ci sono persone a cui è praticamente impossibile far com-prendere l’inadeguatezza del loro comportamento; in questi ca-si è meglio mettere subito in chiaro le cose.

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Quella volta che sono stato aggressivo…

Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera ag-gressiva.………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

� Quali sentimenti ti suscita? � Soddisfazione� Insoddisfazione� Tristezza� Delusione� Gioia � Orgoglio� Preoccupazione� Rabbia� Altro…………………………………

� Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato inquesta situazione?

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Ex.97

Page 27: Vincere quasi sempre con le 3A

Lo stile manipolativo

Un altro stile di comportamento comune è quello passivo-aggres-sivo, generalmente tipico di una persona taciturna ed esteriormentenon assertiva, che però nutre un forte risentimento nei propri pensierie nelle proprie convinzioni (Castanyer, 1998). Il comportamento ma-nipolativo è indiretto e fonda le sue radici nella bassa autostima. Lepersone non specificano cosa vogliono o intendono, ma usano meto-di indiretti, quali l’ironia, il sarcasmo, i discorsi allusivi, ecc., in mo-do che l’altro debba supporre le loro intenzioni o sentirsi in colpa oresponsabile. In altre parole, le loro non-asserzioni determinano nel-l’altro delle non-asserzioni se questi, inconsapevolmente o cosciente-mente, collude.

Il comportamento manipolativo può essere subdolo e difficile da ri-conoscere. È possibile scoprire ad un tratto di essere stati manipolatiper molto tempo! Si può avere la sensazione di aver agito ingannevol-mente contro le proprie convinzioni. Quindi è importante acquisire laconsapevolezza di quanto sia difficile riconoscere i comportamentimanipolativi tesi a colpire vittime inconsapevoli.

Esempi di frasi manipolative:– Se mi fossi amico davvero, tu … (ricatto emotivo).– Se farai questo, non so cosa farò (altro ricatto emotivo).– Se io fossi nei tuoi panni… (decidere per l’altro).– Penso che tu dovresti… (dire all’altro cosa fare).– Non preoccuparti per questo, ci penserò io (protezione).– Se lo farai, ti sarò eternamente grato (offerta di ricompensa,

morale o materiale).– Se fai questo per me, io farò questo per te (ricattatorio).– È nel tuo interesse… È una grande opportunità per te (far cre-

dere di fare gli interessi dell’altro, quando in effetti si perseguo-no solo i propri).

– Non mi riguarda (passivamente, far sì che l’altro decida, per poigiudicare e disprezzare, quando le cose non funzionano).

– Potresti farmi questo grande favore? (provare a far sentire spe-ciale l’altro, in modo che gli sia difficile rifiutare).

– Se lo faccio, sarà un disastro (auto-svalutazione).– Se lo fai, mi sentirò molto meglio (lusinga pianificata).– Suppongo di sì (detto in un tono che fa intendere ‘No’; messag-

gio doppio: le parole trasmettono un messaggio e il tono di vo-ce un altro).

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Page 28: Vincere quasi sempre con le 3A

– Lo farò. Lo faccio sempre: se non lo faccio io, non lo farà nes-sun altro (fare il martire).

– Nessun altro pensa che sia una buona idea (esercitare una pres-sione sull’altro per farlo sentire isolato).

– Lui può farlo, perché tu no? (confronto sfavorevole).– Non devi fare niente di speciale sabato, vero? Quindi mi puoi

sostituire nella riunione? (mettere alle strette, in modo che siadifficile dire ‘no’).

Altri comportamenti manipolativi sono:– Approfittare della vulnerabilità dell’altro.– Dire solo una parte di verità e nascondere il resto.– Essere oltremodo gentile con l’altro.– Mostrarsi debole, così che l’altro si offra di agire al nostro posto.– Evitare l’altro o l’argomento non guardando l’altro deliberata-

mente o cambiando discorso.

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Quella volta che sono stato manipolativo…

Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera ma-nipolativa.………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

� Quali sentimenti ti suscita? � Soddisfazione� Insoddisfazione� Tristezza� Delusione� Gioia � Orgoglio� Preoccupazione� Rabbia� Altro…………………………………

� Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato inquesta situazione?

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Ex.98

Page 29: Vincere quasi sempre con le 3A

Lo stile assertivo

Se l’individuo passivo tende a subire e a compiacere e quello ag-gressivo tende a dominare e a imporsi, l’assertivo è disponibile alla ne-goziazione e al compromesso, senza per questo rinunciare alla propriadignità e a farsi valere (Nanetti, 2002b).

Il comportamento assertivo implica la consapevolezza dell’amoreper sé, oltre che il rispetto e conseguentemente l’amore per gli altri,perché solo apprezzando e riconoscendo le qualità della propria perso-na si possono individuare e apprezzare le stesse qualità nell’altro e, ingenerale, nell’essere umano.

Il comportamento assertivo riconosce la propria e l’altrui libertà,che non significa anarchia o assenza di regole, il “faccio come mi pa-re”, ma libertà da pregiudizi e condizionamenti ambientali che posso-no indurre ad assumere comportamenti negativi per sé.

Al concetto di libertà è strettamente collegato quello di reciprocità:accettare la libertà dei propri comportamenti significa riconoscere eaccettare, anche negli altri, lo stesso diritto.

In definitiva, il comportamento assertivo assume come basilare ilrispetto e l’osservanza dei “diritti umani”, che si esprimono attra-verso bisogni, valori, relazioni interpersonali, limiti del comporta-mento.

Essere assertivi significa rispettare se stessi e gli altri, credere nel-le proprie opinioni, nei propri pensieri e sentimenti e valutarli; averestima e provare rispetto per se stessi, riconoscendo anche i propri limi-ti. In poche parole, apprezzarsi per ciò che si è ed essere onesti con sestessi.

Comunicare assertivamente è … dire la verità (Alberti, 1977). Avolte siamo restii a dire la verità, persino a noi stessi, per vari motivi;spesso perché non accettiamo i nostri pensieri e le nostre sensazioni.Le persone assertive, invece, accettano le responsabilità delle loro scel-te di vita e prendono le loro decisioni senza farsi coinvolgere dagli al-tri.

Lo stile assertivo presenta le seguenti caratteristiche:– esprimere i propri bisogni e le proprie esigenze– assumersi la responsabilità delle proprie azioni e le conseguen-

ze che ne derivano– accettare il punto di vista e le critiche costruttive degli altri– rispettare i diritti degli altri– fornire critiche costruttive

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Page 30: Vincere quasi sempre con le 3A

– non giudicare– non svalutare o colpevolizzare gli altri– ascoltare gli altri, ma decidere in modo autonomo– essere pronto a cambiare la propria opinione– non permettere agli altri di manipolarci– non pretendere che gli altri si comportino come fa piacere a noi– ricercare l’altrui collaborazione– essere in grado di comunicare le proprie emozioni– valutarsi in modo adeguato– riuscire a mediare con l’altro.Vediamo quali sono i costi ed i vantaggi di questo stile comporta-

mentale (Meazzini, 2000):

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Vantaggi

Si mantengono e rinsaldano i rapporti con glialtri.

Si raggiungono per lo meno in parte i propriobiettivi.

Si ha la stima degli altri.

Si ha un’autostima saldamente positiva.

Costi

Si ha difficoltà ad acquisire tale stile, datoche assertivi non si nasce, ma si diventa. Ciòsignifica modificare, talvolta in modo davve-ro cospicuo, le proprie abitudini comunicati-ve.

In una cultura come la nostra, in cui l’aggres-sività, l’invidia sociale, la manipolazione del-l’altro, ecc., la fanno da padrone, è possibileche la persona assertiva non venga né credu-ta, né accettata. Il rischio è che ad essa ven-gano attribuiti sentimenti ed intenzioni chenon le appartengono.

Page 31: Vincere quasi sempre con le 3A

Possiamo ricapitolare quanto detto fino ad ora attraverso quantosuggerito da Bonenti e Meneghelli (1992):

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Quella volta che sono stato assertivo…

Individua una situazione in cui ti comporti o ti sei comportato in maniera asse-ritiva.………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

� Quali sentimenti ti suscita? � Soddisfazione� Insoddisfazione� Tristezza� Delusione� Gioia � Orgoglio� Preoccupazione� Rabbia� Altro…………………………………

� Quale ritieni sarebbe o sarebbe stato il comportamento più adeguato inquesta situazione?

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Ex.99

Comportamento

Obiettivo

Conseguenze

PASSIVO

È attento solo agli altri.È condizionato e in-fluenzato dagli altri.Subisce.Non si oppone.Ha un’elevata ansia so-ciale.

Benevolenza degli altried evitamento del con-flitto.

Frustrazione, ansia,senso di colpa, inibi-zione.Violazione del mondointeriore.Mortificazione dellapropria dignità.

ASSERTIVO

È attento a sé e agli altri.Non è condizionato da-gli altriUtilizza metodi moti-vanti e gratificanti.

Successo personale econ gli altri.

Emozioni e cognizioniprive di insicurezza e diansia.Attenta considerazionedegli altri.Fiducia in sé e negli altri.Scelte autonome.Dignità propria e altrui.

AGGRESSIVO

È attento solo a sé.Prevarica gli altri.Utilizza metodi coerci-tivi e distruttivi.

Potere personale e so-ciale.

Senso di colpa e difesapersonali.Collera, ostilità.Umiliazione e disprez-zo per gli altri.Mortificazione delladignità degli altri.

Page 32: Vincere quasi sempre con le 3A

Osserviamo ora attraverso un esempio i diversi comportamenti.Hai preparato la cena per alcuni amici e stai aspettando che arrivi-

no. Sei irritato perché sono in ritardo. Finalmente arrivano, un’ora do-po.

Le risposte possibili sono:

1. “Dove diavolo siete stati, il cibo è rovinato!”.2. “Oh, non vi preoccupate, non importa. Entrate e sarete serviti.”3. “Cosa è successo? State bene? Ero veramente stufa di aspettar-

vi. Vediamo se il cibo è ancora commestibile.”

Nell’esempio riportato, la prima risposta è aggressiva, la seconda èpassiva, la terza è assertiva.

Nella risposta aggressiva, non esiste alcuna pietà e alcun riconosci-mento dei problemi degli altri. La persona aggressiva ha poca autosti-ma: infatti, non sa dare spazio alle necessità degli altri.

Esiste, inoltre, l’aggressività indiretta: una persona dà l’impressio-ne che tutto sia a posto, mentre in realtà non lo è. Un individuo indi-rettamente aggressivo avrebbe dato la seconda risposta, esprimendorabbia con il linguaggio del corpo. Quindi, voi sapete che è irritato,anche se non lo mostra; se esprimesse la sua aggressività, sarebbe pervoi più facile combatterla. Ciò accade perché molti hanno un falsoconcetto della propria immagine, secondo il quale devono appariresempre “buoni” e tolleranti. Nella risposta passiva, la persona sipreoccupa poco di se stessa e considera i bisogni altrui più importan-ti dei propri.

Nella risposta assertiva, voi spiegate la vostra posizione e il conse-guente modo di agire, suggerendo una soluzione costruttiva per il fu-turo. Rispettate, quindi, sia voi stessi che l’altra persona. Il comporta-mento non assertivo può risultare utile nell’immediato, ma nel lungoperiodo rivelerà i suoi lati negativi.

Non è facile individuare il proprio e l’altrui stile di comportamen-to, in alcune situazioni si può essere aggressivi, in altre passivi e in al-tre ancora assertivi.

I prossimi esercizi ti saranno di aiuto per sviluppare la tua capacitàdi discriminare.

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Page 33: Vincere quasi sempre con le 3A

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Riconosci il comportamento? (1)

Identifica ogni stile di comportamento negli esempi seguenti e scrivi le risposteusando le seguenti abbreviazioni.

AG = Aggressivo NAS = Non assertivo AS = Assertivo

1. AG. Accusatoria, esagerata, sprezzante, invita alla difensiva.2. NAS. Esitante, passiva, apologetica, suggerisce noncuranza.3. NAS. I programmi possono essere cambiati. È subdola, disonesta ed è uno dei

modi più comuni di evitare di dire ‘no’.4. AS. Onesta, rispettosa, invita alla cooperazione.5. AS. Onesta, ferma, ma che apprezza.6. AG. Sarcastica, invita alla difensiva.7. NAS. Autosvalutazione, difesa, invito al non rispetto. 8. NAS. Esitante, deferente.9. AS Entusiastica, genuina, cooperativa.

10. AS. Diretta, rispettosa, invita alla cooperazione

Ex.100

1. Solo un idiota penserebbe ad una simile soluzione. Non ri-fletti mai prima di parlare?

2. Vedi, vorremmo pensare ad una diversa alternativa. Cosa nedici?

3. Oh! Non posso andare, ho altri programmi.

4. Non sono completamente soddisfatto della tua soluzione, po-tresti sviluppare almeno un’opzione in più?

5. No, grazie. Apprezzo la tua offerta, ma l’opera proprio nonmi diverte!

6. L’opera! Ma stai scherzando!

7. Questo probabilmente non è ciò che volevi, ma non ero mol-to sicuro su quanto hai detto, e comunque non sono moltobravo in questo genere di cose.

8. Va bene, se è quello che vuoi fare.

9. Ottima idea, facciamolo!

10. Tracy, per favore, manda questo a tutti gli uffici regionali, og-gi.

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Riconosci il comportamento? (2)

Leggi la descrizione di ogni situazione e indica nella rispettiva casella se leespressioni tra virgolette sono: Assertive – Passive –- Aggressive –- Manipolati-ve

Ex.101

ASS PAS AGG MAN

1. Siete appena stati dal vostro direttore per unchiarimento; rientrando nel vostro ufficio, ai col-leghi che vi chiedono informazioni al riguardo,dite: “Non so che cosa dirvi: la spiegazione chemi ha dato mi ha solo confuso le idee”.

2. Qualcuno vi chiede un passaggio fino a casasua: ciò vi porterebbe a fare un giro più largo esiete già in ritardo. Voi rispondete: “Oggi ho po-co tempo e posso darti solo un passaggio fino al-la fermata dell’autobus”.

3. È stato fissato il calendario di alcune riunioni: vabene per tutti, ma non per voi, in quanto l’orarioè tale per cui vi sarà impossibile partecipare re-golarmente. Alla richiesta di un parere sull’ora-rio, dite: “Suppongo che vada bene. Non potròpartecipare con assiduità, d’altronde un pro-gramma non può essere fatto a misura di ciascu-no”.

4. State parlando già da un po’ al telefono con uncollega. Vorreste terminare la conversazione edite: “Sono terribilmente spiacente, ma devo ri-prendere il lavoro. Spero che non te la prenda”.

5. Un collega sposato insiste per vedervi fuori del-l’ambiente di lavoro, dicendovi: “Che male c’è,Luisa, se andiamo una volta a cena insieme?”.Voi rispondete: “Mi piace il nostro rapporto cosìcom’è. Non mi troverei a mio agio in una situa-zione diversa, come quella di una cena insiemenoi due soli”.

6. Durante una riunione una persona vi interrompespesso mentre parlate. Gli dite: “Mi scusi, vorreifinire la mia frase”.

7. Un impiegato ha commesso diversi errori nel suolavoro. Vi rivolgete a lui dicendo: “Non può sta-re più attento?”

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33

8. Siete in difficoltà nello scrivere una lettera. Dite:“Non dovrei dirlo, ma non so proprio da cheparte incominciare”.

9. A una riunione voi siete l’unica donna e vi sichiede di essere la segretaria. Rispondete: “No,non sto bene e sono stanca di fare la segretariasolo perché sono l’unica donna del gruppo”.

10. Un impiegato, per la terza volta, arriva in ritardoa una riunione. Il coordinatore dice: “Se lei arri-va in ritardo, sono costretto a ripetere dall’inizioquanto stavo dicendo e ciò porta via molto tem-po. Questi suoi ritardi mi stanno seccando”.

11. Una persona chiede di rivedervi. Le avete già da-to un appuntamento una volta e non avete inten-zione di vederla ancora. Perciò rispondete: “So-no molto impegnato questa settimana e non cre-do che potrò vederla venerdì sera”.

12. Un genitore sta parlando al telefono con un figliosposato e vorrebbe che questi venisse a trovarlo.Quando il figlio gentilmente rifiuta, il padre glidice: “Non sei mai disponibile per me. Pensi so-lo a te stesso”.

13. I piani per fare le vacanze insieme sono improv-visamente mandati all’aria dal cambiamento diprogramma di un amico, che ve lo comunica pertelefono. Voi rispondete: “Perbacco, mi cogli pro-prio di sorpresa. Ti richiamerò più tardi quandoavrò digerito la notizia”.

14. Il capo vi ha ripreso per il vostro lavoro. Rispon-dete: “Penso che alcune delle sue critiche sianovere, ma avrei preferito che me le avesse dette inmodo meno brusco”.

15. Tocca a un collega stendere il verbale della riu-nione, ma vuole evitare il suo turno e chiede dinuovo a voi di prendere il suo posto. Dite: “Ho unpo’ di mal di testa, ma se ti fa piacere lo farò io”.

16. Un collega vi chiede in prestito l’auto. Gli rispon-dete: “La mia macchina non la presto a nessu-no!”

17. Un collega chiede spesso piccole somme di de-naro, che si dimentica di restituire. Di nuovo chie-de un prestito e voi gli rispondete: “Purtroppo hosolo il denaro sufficiente per il pranzo, oggi”.

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34

Confrontando le vostre risposte con quelle sotto indicate, potete valutare se levostre conoscenze in fatto di assertività sono adeguate.

Le risposte sono:Assertive: 2 - 5 - 10 - 13 - 14 - 22 - 23 - 24Passive: 3 - 6 - 11 - 15 - 17Manipolative: 12 - 19Aggressive: 1 - 7 - 16 - 18 - 20 - 21

Sono espressioni miste le seguenti:4: passiva la prima parte; aggressiva la seconda: “Spero che non te la pren-da”.8: leggermente passiva la prima parte: “Non sto bene”; aggressivo tutto il re-sto, perché la protagonista pensa male degli altri.

18. Vi state dirigendo verso la fotocopiatrice, quan-do un collega, che ogni volta vi chiede di faredelle fotocopie anche per lui, vi domanda dovestate andando. Gli rispondete: “Sto andando avedere la partita della Juventus, dove vuoi chevada?”.

19. Una nonna sta parlando al telefono con un figliosposato e vorrebbe che i nipoti andassero a tro-varla. Dice: “Ho fatto un bel sogno stanotte. Hosognato che venivano a trovarmi i miei nipotini”.

20. Fate un’osservazione a un collega e lui risponde:“Nessuno ha chiesto il tuo parere!”.

21. A vostro figlio, che a tavola esprime una sua opi-nione, dite: “Non dire sciocchezze!”.

22. Una persona telefona per avere una informazio-ne, mentre siete impegnati con un’altra allo spor-tello. A chi telefona dite: “Dovrebbe chiamare piùtardi: non posso risponderle ora”.

23. Un amico vi dà un appuntamento e arriva in ri-tardo. Gli dite: “Ho dovuto aspettare venti minu-ti!”.

24. Un collega ama fare delle battute ironiche su tut-ti. Gli dite: “Questo tuo comportamento ironicodopo un po’ mi annoia”.

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Ancora un altro esercizio per sviluppare la tua capacità di distin-guere tra uno stile passivo, aggressivo e assertivo (Nanetti, 2002a).

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Riconosci il comportamento? (3)

Identifica ogni stile di comportamento negli esempi seguenti e scrivi le risposteusando le seguenti abbreviazioni.

AG = Aggressivo NAS = Non assertivo AS = Assertivo

Ex.102

1. Due persone amiche stabiliscono un programma pertrascorrere le vacanze insieme. Pochi giorni prima dipartire, una telefona all’altra per dirle che ha decisodi cambiare il programma. L’altra risponde: “Oh, miprendi proprio alla sprovvista. Vorrei pensarci unmomento sopra per rendermi meglio conto di comestanno ora le cose”.

2. Un genitore rimprovera i figli che non hanno messoin ordine la loro stanza. Dice: “Siete i peggiori ra-gazzacci del mondo! Se lo avessi saputo, non avreimai fatto figli”.

3. Un marito vuole guardare la partita di calcio in tele-visione. La moglie vorrebbe guardare un altro pro-gramma. Lei dice: “Be’, non importa, tesoro, guar-dati pure la partita. lo forse mi metto a stirare”.

4. Il capufficio ha rimproverato un dipendente sul lavo-ro. Il dipendente risponde: “Mi pare che alcune suecritiche siano giuste, ma avrei preferito che nel far-mele lei fosse stato meno offensivo”.

5. Una persona finisce un lavoretto artigianale che gli èvenuto particolarmente bene e di cui si sente orgo-gliosa. La sera incontra un amico che gli domandacome è andata la sua giornata. Lui risponde: “Sonomolto contento perché oggi sono riuscito a finire be-ne una cosa a cui stavo lavorando. Mi piacerebbefartela vedere”.

6. Un bambino di dieci anni ha interrotto tre volte permotivi non urgenti il genitore che sta telefonando. Ilgenitore gli ha già chiesto assertivamente di non in-sistere. Il bambino lo disturba di nuovo. Il genitore di-ce: “Non riesco a fare due cose insieme: telefonare edarti retta. Quindi prima finisco questa telefonata epoi parliamo io e te”.

Page 38: Vincere quasi sempre con le 3A

36

7. In una riunione c’è una sola donna e tanti uomini.Viene chiesto a lei di fare la segretaria della riunio-ne. Lei risponde: “lo sono disposta a fare la mia par-te di lavoro, e questa volta gli appunti li prendo io.Ma per le prossime riunioni si dovrà fare a turno”.

8. Una persona chiede a un conoscente di prestarglil’automobile. Questo risponde: “Ma è matto? lo nonpresto l’automobile a nessuno!”.

9. Al piano superiore il giradischi suona a tutto volume.L’inquilino del piano di sotto telefona e dice: “Pronto.lo abito al piano di sotto. Il giradischi è molto rumo-roso e mi disturba. Per favore volete abbassarlo?”.

10. Una donna telefona a un’amica per dirle che ha bi-sogno del suo aiuto per organizzare una colletta ascopo di beneficenza. L’amica non vorrebbe saper-ne, e le risponde: “Oh, che peccato, Francesca, maGiuseppe se la prenderebbe troppo con me se io ac-cettassi. Lui dice che mi metto sempre in troppi im-picci. Lo sai come la pensa su certe cose…”.

11. L’autobus è affollato di studenti delle medie che par-lano animatamente tra di loro. Una persona vorreb-be scendere ma nessuno gli dà retta quando chiede“permesso”. Infine questa persona dice: “Ma insom-ma, ragazzi, che vi prende? lo devo scendere allaprossima fermata!”.

12. Una persona riceve un complimento da un amico aproposito del suo aspetto. La prima risponde: “Grazie,mi fa molto piacere. Anch’io oggi mi piaccio di più”.

13. Uno studente arriva a scuola in ritardo per la terzavolta. L’insegnante gli dice: “Se non sei presentequando io comincio la lezione, poi devo ripeterne unpezzo e questo fa perdere tempo. Io comincio a sec-carmi dei tuoi ritardi”.

14. Fila alla cassa del supermercato. Una persona conun solo acquisto chiede alla persona che gli sta da-vanti di lasciarla passare per prima. Questa rispon-de: “Capisco che lei non voglia fare la fila, ma ci so-no prima io e anch’io vorrei sbrigarmi”.

15. Un genitore parla al telefono con un figlio sposato egli chiede di andare a trovarlo. Quando il figlio gen-tilmente rifiuta, il genitore dice: “Tu non sei mai di-sponibile quando io ho bisogno di te. Pensi sempresoltanto a te stesso”.

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16. Il marito esige che la cena sia in tavola quando tor-na a casa dal lavoro, e si arrabbia se non è pronta.La moglie: “Oh, come mi dispiace per la cena. Lo soche sei stanco ed affamato… È tutta colpa mia. Sonoproprio una disgraziata”.

17. Una persona ha deciso di dedicare un’oretta, dalle 4alle 5 del pomeriggio, alle cose che desidera o ha bi-sogno di fare. Un’altra persona gli chiede di vederlaproprio a quell’ora. La prima risponde: “Be’…, sì, cipossiamo vedere. Allora sarebbe lunedì alle quattro.Ma è sicuro che va bene per lei?”.

18. Dopo un breve contrasto di opinioni, il partner am-mutolisce. La partner dice: “Eccolo, ora mette il mu-so. Una volta tanto, ti farebbe male sputare il ro-spo?”.

19. Il marito ha criticato l’aspetto della moglie davantiagli amici. La moglie gli dice: “Mi sento offesa quan-do mi critichi davanti agli altri. Se hai qualcosa da di-re, per piacere dimmelo prima che usciamo di casa”.

20. Una persona prende spesso piccole somme in presti-to dagli amici e non le restituisce se non le vengonochieste. Ora chiede un altro piccolo prestito a qual-cuno che preferirebbe non farglielo, e che gli rispon-de: “Oggi sono uscito con appena i soldi per il pran-zo”.

21. Una donna chiede continuamente in prestito l’aspira-polvere a una vicina. L’ultima volta lo ha rotto. Quan-do lo chiede di nuovo in prestito, la vicina risponde:“Mi dispiace ma non voglio più prestare il mio aspi-rapolvere. L’ultima volta che l’ho fatto mi è tornatorotto”.

22. Una ragazza viene intervistata per un impiego. Du-rante il colloquio, l’intervistatore la guarda malizio-samente e le dice: “A guardarla, lei sembra proprioavere tutti i requisiti per questo posto”. Lei risponde:“Sono sicura di essere in grado di saper fare il miolavoro”.

23. Un impiegato sta andando verso la macchina dellefotocopie, e un altro impiegato, che ha l’abitudine dichiedergli di fare delle fotocopie anche per lui, glidomanda dove sta andando. Il primo risponde: “Va-do al ballo in maschera… Non lo vedi dove sto an-dando?”.

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AS: 1 – 4 – 5 – 6 – 7 – 9 – 12 – 13 – 14 – 19 – 21 – 22 – 26 – 27 AN: 3 – 10 – 16 – 17 – 20 – 25 – 28 – 29AG: 2 – 8 – 11 – 15 – 18 – 23 – 24 - 30

24. Una madre chiede per la seconda volta in una setti-mana a un’amica senza figli di fare da baby-sitter asuo figlio mentre lei sbriga delle commissioni. L’ami-ca risponde: “Tu ti vuoi approfittare di me, ma io nonci sto mica! Ai tuoi figli ci devi badare tu!”.

25. Un impiegato vorrebbe un aumento e dice al princi-pale: “Ecco… lei crede che… insomma… sarebbepossibile… parlare del mio stipendio?”.

26. Una persona chiede un passaggio in auto a un ami-co che ha fretta e che non vuole andare troppo fuoristrada. Quindi risponde: “Oggi ho fretta e ti possoportare a una stazione di taxi o a una fermata del-l’autobus, ma non ce la faccio a portarti fino a casa”.

27. A uno studente è piaciuta la lezione fatta dall’inse-gnante, e dice: “Lei rende interessante questa mate-ria. Mi piace il modo in cui insegna”.

28. Una persona sta parlando al telefono con un amico,ma vorrebbe concludere la conversazione. Allora di-ce: “Scusami tanto ma devo scappare perché in cu-cina mi sta bruciando il pranzo. Mi dispiace tanto,ma spero tu capisca”.

29. Gli impiegati di un ufficio stanno discutendo comeorganizzare e dividersi un lavoro che devono svol-gere insieme. Uno degli impiegati avanza una pro-posta e poi chiede agli altri il loro parere. Alcuni so-no d’accordo ed altri fanno delle critiche. Quandoarriva il suo turno, un impiegato che non ha capitobene la proposta del primo, dice: “Mi sembra unaproposta molto interessante, e sono completamented’accordo”.

30. Una ragazza sta per uscire con delle amiche. La ma-dre le consiglia di prendere un golf più pesante per-ché potrebbe sentire freddo. La ragazza risponde:“Tu ti devi sempre impicciare degli affari miei. Quan-do lo capirai che non sono più una bambina e che loso io come vestirmi?”.

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NELLA STESSA COLLANA

Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psi-coterapia, 20001, pp. 272

Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224

Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001,pp. 240

Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modellid’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272

Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata,2002, pp. 288

Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224Feltham C. - DrydenW. (a cura di E. Giusti),Dizionario di counseling, 1995, pp.320

Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996,pp. 160

Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso.Come separarsi insieme, 2007, pp. 240

Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trat-tamenti psicologici, 2006, pp. 288

Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e dellameditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336

Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento dellaPsicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176

Giusti E. - Ciotta A.,Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005,pp. 256

Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professiona-le, 2005, pp. 256

Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’iden-tità verso la relazione, 2006, pp. 208

Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trat-tamento terapeutico, 2006, pp. 240

Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologi-ci integrati, 2007, pp. 224

Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp.464

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NELLA STESSA COLLANA

Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psi-coterapia, 20001, pp. 272

Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224

Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001,pp. 240

Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modellid’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272

Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata,2002, pp. 288

Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224Feltham C. - DrydenW. (a cura di E. Giusti),Dizionario di counseling, 1995, pp.320

Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996,pp. 160

Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso.Come separarsi insieme, 2007, pp. 240

Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trat-tamenti psicologici, 2006, pp. 288

Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e dellameditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336

Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento dellaPsicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176

Giusti E. - Ciotta A.,Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005,pp. 256

Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professiona-le, 2005, pp. 256

Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’iden-tità verso la relazione, 2006, pp. 208

Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trat-tamento terapeutico, 2006, pp. 240

Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologi-ci integrati, 2007, pp. 224

Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp.464

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Page 44: Vincere quasi sempre con le 3A

Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling,2003, pp. 160

Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violented’ira, collera e furia, 2003, pp. 224

Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160Giusti E. - Lazzari A.,Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione delSé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160

Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutivedei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396

Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia,2005, pp. 368

Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per pro-fughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192

Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficaciaed efficienza, 2005, pp. 320

Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie col-lettive integrate, 2004, pp. 304

Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione,1999, pp. 144

Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionaledel libero professionista, 1993, pp. 128

Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicolo-gico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192

Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004,pp. 240

Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione dellerisorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208

Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari epsicosociali, 1999, pp. 184

Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinicointegrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176

Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicotera-peutica, 2005, pp. 176

Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei tratta-menti psicologici, 2005, pp. 160

Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico comple-mentare per le demenze, 2004, pp. 144

Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352

Nella stessa collana

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Page 45: Vincere quasi sempre con le 3A

Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001,pp. 144

Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007,pp. 272

Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268Goldfried M.R.,Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psi-coterapie, 2000, pp. 288

Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp.576

Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata,2000, pp. 368

Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-com-portamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288

Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I:“Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400

Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II:“Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384

Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352

Videodidattica per le psicoterapie scientifichedell’American Psychological Association

• Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapiabreve integrata di J. Preston € 120,00

• Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried+ Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione dellePsicoterapie € 120,00

• Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + LibroManualedi Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00

• Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centratasulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00

Nella stessa collana

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Page 46: Vincere quasi sempre con le 3A

• Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante eRielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E.Giusti, C. Montanari € 118,00

• Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro PsicoterapiaPrescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00

• Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi dellaPsicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50

• Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling ScolasticoIntegrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00

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• Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioniin Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50

• 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione perl’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: €275,00

• Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M.Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento diEdoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50

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• Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi menta-li gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00

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• Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libroPsicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00

• Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapiadella rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00

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• Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libroPsicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00

Nella stessa collana

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Page 47: Vincere quasi sempre con le 3A

EDIZIONE SOVERA STRUMENTI

Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapiafocalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per ilcambiamento, in corso di stampa, pp. 368

Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione tran-sitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia plura-listica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580

Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, dia-gnosi e cura, 2006, pp. 240

Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base:dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256

Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicotera-pie innovative, 2007, pp. 400

Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza.Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa

Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’e-videnza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464

Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativodi strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480

Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007,pp. 304

Nella stessa collana

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